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Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Le definizioni di comunicazione si possono dividere in due grandi campi:

Comunicazione come trasmissione, passaggio di informazioni

Comunicazione come relazione, condivisione, comprensione

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DUE GRUPPI DIDEFINIZIONI Comunicazione come trasmissione, passaggio di informazioni:

Comunicazione come relazione, mettere in comune, comprensione

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MODALITA’ COMUNICATIVE La comunicazione può essere: •Comunicazione verbale: utilizza le parole •Comunicazione non verbale: espressione del volto, gesti, tono della voce, etc. E' meno facilmente sottoponibile a "censura", e quindi tradisce gli effettivi sentimenti, stati d'animo, opinioni. •Comunicazione simbolica: il nostro modo di vestire, gli oggetti di cui ci circondiamo, etc, costituiscono una parte molto significativa della nostra comunicazione

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L'apprendimento varia al variare delle tecniche comunicative e dunque dei diversi canali di percezione. Tecniche di comunicazione

Canale di percezione

% di apprendimento

Solo udito

20%

Grafica-gestuale- iconica

Solo vista

30%

Mista

Udito + vista

50%

Verbale

Mista Mista + sperimentazione

Udito + vista + discussione

70%

Udito+vista+discussione+uso

90%

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In ogni caso occorre fare molta attenzione perchÊ non tutto quello che viene comunicato arriva al ricevente Anzi, di solito: il soggetto vuole dire 100 in realtà dice 80 il ricevente sente 50 (a causa dei disturbi dell'ambiente) capisce 30 ricorda 20 Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Quindi per una gestione cosciente della comunicazione è sempre necessario definire con esattezza: 1. a chi ci rivolgiamo (chi sono i soggetti con i quali devo entrare in relazione?) 2. l'obiettivo (cosa vogliamo che facciano, pensino, abbiano presente, al termine della comunicazione?)

3.che cosa comunicare (quali sono i punti fondamentali che devo comunicare per ottenere l'effetto voluto e creare la relazione?) 4.come comunicarlo (quali sono "gli strumenti" di comunicazione piĂš adatti a ottenere l'effetto voluto? Scritto, orale, ecc. )

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Appena arriva una comunicazione, tutti noi decidiamo in modo estremamente veloce se ci interessa o meno, se la ascolteremo o meno. Avete poco tempo per dividere il mondo in due: chi sarà interessato al vostro messaggio, e continuerà a prestare attenzione, e chi invece no Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Ma come riuscire a farci ascoltare? 1. Dite in modo chiaro il concetto fondamentale, e ricordatevi che solamente se riuscite a creare una "relazione" la lettura andrĂ avanti 2. Scegliete il "focus“, il concetto fondamentale che dovete comunicare (quello che vi permette di raggiungere il vostro scopo comunicativo) Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Il focus è, solitamente, il concetto base esposto dal punto di vista del ricevente (comunicazione come relazione) Mettetelo in risalto e fate in modo che sia immediatamente riconoscibile come il messaggio piÚ importante, il principale, all'interno della comunicazione.

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LA COMUNICAZIONE IN SICUREZZA

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Contenuti • Informazione e comunicazione interna • Contenuti ed attori dell'informazione • Fonti informative extraziendali • Piano e strumenti informativi • Gestione Riunioni

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INFORMAZIONE "trasferimento di idee, dati e concetti al personale interessato, in maniera chiara e completa, tramite strumenti verbali e scritti.“

"elemento che consente di avere conoscenza di fatti, situazioni ecc.; notizia, ragguaglio"

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Comunicazione interna

Approccio psicologico

Approccio organizzativo

• Pone l’accento sulla dimensione interpersonale

• Pone l’accento sui flussi di comunicazione

Come interagiscono gli individui

Come gli individui operano nell’’organizzazione nell

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Comunicazione interna

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Comunicazione interna • Fase 1: comunicazione interna per impartire ordini e controllare (ordini di servizio, circolari, ecc.) • Fase 2: comunicazione interna integrazione (focus sui valori e la cultura)

per

produrre

• Fase 3: conoscenza

per

produrre

comunicazione

interna

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Comunicazione interna

Quindi Il ruolo centrale della comunicazione interna è quello di orientare i comportamenti lavorativi verso il rispetto dei principi aziendali e verso il conseguimento degli obiettivi. Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Comunicazione interna ed informazione L’informazione è maggiormente efficace se programmata nell’ambito della strategia di miglioramento ed integrata con le altre azioni di comunicazione interna

Legislazione: programmi di informazione …......

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Comunicazione interna

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Comunicazione interna Quindi in pratica la comunicazione interna consiste nel: • INFORMARE (far conoscere il prodotto - VALORE) • PERSUADERE (convincere della sua VALIDITÀ) • MOTIVARE (spingere a comprarlo - RISPETTARLO)

POSSIBILI STRATEGIE?

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Possibili strategie • Fornire informazioni • Suscitare paura • Presentare le 2 facce del problema • Ripetere il messaggio • Premiare o gratificare • Essere/trovare un modello da imitare

• Mostrare, rinforzare • Fare leva sulla professionalità • Sanzionare • Emarginare • Sedersi a tavolino • Suscitare l’emotività (se ci fosse tuo figlio qui….) • ………………….

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Contenuti dell’informazione Tutti i rischi per la salute e la sicurezza presenti in azienda Misure di prevenzione e protezione adottate dall'azienda Rischi specifici della propria mansione, normative di sicurezza riguardanti questi specifici rischi e sulle disposizioni aziendali Pericoli legati all'uso di sostanze, impianti, macchine, utensili (e situazioni anormali prevedibili) Mezzi di protezione disponibili e come usarli correttamente Cosa fare in caso di pericolo, incendio od incidente Persone a cui rivolgersi in caso di emergenza Chi è il RSPP, addetti ed il medico competente

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Attori dell’informazione •Datore di lavoro/Dirigente •Preposto •RSPP •Medico competente •Ciascun lavoratore Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Piano di informazione Personale cui rivolgersi Obiettivi da conseguire: Migliorare la presa di coscienza delle proprie condizioni di rischio e delle misure preventive in modo da adottare comportamenti positivi Diffondere Know How (sapere come...) Azioni da realizzare Scegliere gli strumenti (Modalità e canali informativi) Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Strumenti di informazione

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Strumenti piĂš usati Avviso - avvertimento, informazione, notizia Circolare - comunicazione scritta fatta per dare istruzioni o chiarimenti

Opuscolo - libretto di poche pagine, per lo piĂš di carattere divulgativo o pubblicitario

Manuale - libro contenente le nozioni fondamentali di un arte o di una disciplina, esposte in modo da permettere una rapida consultazione

Cartellonistica - Supporti (cartelli, display, insegne,ecc.) che hanno un forte impatto visivo

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Riunioni

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Riunioni

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Riunioni - Obbiettivo Perché ci siamo riuniti, qual è il traguardo da raggiungere, qual è il risultato atteso... CHIARO, UNICO

Evitare rischio che: ciascuno segua il proprio obiettivo (ognuno per sé) il gruppo sostituisca l'obiettivo ufficiale (decidiamo cosa fare) il gruppo ingigantisca l'obiettivo (facciamo qualcosa in più) CONDIVISO?

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Riunioni - Compito Cosa e quali attività il gruppo dovrà svolgere? CHIARIRE PER VERIFICARE L’ADEGUATEZZA RISORSE

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Riunioni - Metodo Definire un certo numero di regole funzionali al raggiungimento dell'obiettivo Prestazione

Modalità tecniche di realizzazione dell'attività

Rapporti interpersonali

Modalità di interazione fra i componenti per permettere alla pluralità del gruppo di esprimersi

PIENA CONDIVISIONE DEL METODO

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Riunioni - Metodo Processo di carattere negoziale e contrattuale Nella definizione del metodo il gruppo riflette su se stesso, stabilisce le modalità di lavoro capaci di: •influenzare le probabilità di successo/insuccesso nella prestazione •influenzare le probabilità di soddisfazione/insoddisfazione nella relazione Determina il clima e genera cultura

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Riunioni - Risorse I contesti organizzativi vedono una pluralitĂ di gruppi all'opera, ciascuno con il proprio obiettivo e tra loro interconnessi, e pongono a ciascuno di essi vincoli ed opportunitĂ . La corretta consapevolezza di risorse e vincoli: A. permette l'utilizzo di tutte le risorse a disposizione B. facilita il rispetto dei vincoli C. promuove atteggiamenti proattivi e propositivi volti a negoziare le risorse necessarie per il conseguimento degli obiettivi

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Riunioni - Coordinamento Fare coordinamento significa prendere per mano il gruppo e farlo procedere, andare avanti, progredire nel lavoro comune che consente di conseguire l'obiettivo in modo disciplinato e metodico. Coordinare significa: A. fissare/chiarire obiettivo e sub-obiettivi B. garantire il metodo C. padroneggiare risorse e vincoli

FARE ORDINE INSIEME

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Riunioni - Coordinamento Alimentare la motivazione e costruire la fiducia

CREARE E MANTENERE INTRECCIO VIRTUOSO TRA AZIONE E RELAZIONE

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Riunioni - Coordinamento Come Alimentare la motivazione e costruire la fiducia? SIGNIFICATO (spiegare, far comprendere, convincere, ecc.) ENERGIA (attivare voglia di fare, motivazione, vitalità, sicurezza, ecc.) VICINANZA (verificare costantemente che tutti siano connessi) CLIMA (elaborare i conflitti, farli esprimere, canalizzare energie verso obiettivi) CURA (entrare in contatto, interessarsi, riconoscere l'individualità, ecc.) ESEMPIO (punto di riferimento, modello, fonte ispirazione, ecc.) COESIONE (senso di appartenenza, riconoscersi, sentimento del noi, identità collettiva, rafforzare consapevolezza dell'interdipendenza reciproca, ecc)

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Riunioni - Coordinamento Và realizzato senza soluzione di continuità, tuttavia ci sono tre momenti particolarmente importanti che richiedono un presidio più attento

A. AVVIO DEL LAVORO B. PASSAGGI CRUCIALI: passaggio attività, decisione, interferenza interna/esterna, sospensione lavori, ecc. C. CONCLUSIONE (piano cognitivo ed emotivo)

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Riunioni - Coordinatore Preparazione della riunione

Leggere tutto il materiale sull'oggetto della riunione Considerare quali potranno essere le opinioni dei partecipanti alla riunione Decidere come poter "accompagnare" i partecipanti al raggiungimento degli obiettivi posti.

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Riunioni - Coordinatore 1. Cominciare in tempo 2. Mettere le persone a proprio agio 3. Essere pronto ed orientato all'obiettivo 4. Riassumere contenuti di precedenti riunioni per i nuovi membri 5. Esporre l'obiettivo della riunione 6. Ricordare l'ordine del giorno 7. Ricordare l'orario di chiusura 8. Controllare la discussione

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Riunioni Si deve tenere la riunione periodica ai sensi dell'art 35 del D.Lgs 81/2008 Sono presenti: datore di lavoro, RSPP, RLS, medico competente ES. di comunicazione preparata dal RSPP ed inviata a tutti i partecipanti: “Per il giorno 5 marzo p.v. alle ore 11.30 è convocata la riunione periodica ai sensi dell’art. 35 del D.Lgs 81/2008 . La partecipazione di tutti i soggetti invitati è obbligatoria” obbligatoria” .

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Riunioni Art. 35. (Riunione periodica) 1. Nelle aziende e nelle unità produttive che occupano più di 15 lavoratori, il datore di lavoro, direttamente o tramite il servizio di prevenzione e protezione dai rischi, indice almeno una volta all’anno una riunione cui partecipano: a) il datore di lavoro o un suo rappresentante; b) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi; c) il medico competente, ove nominato; d) il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. 2. Nel corso della riunione il datore di lavoro sottopone all’esame dei partecipanti: a) il documento di valutazione dei rischi; b) l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali e della sorveglianza sanitaria; c)I criteri di scelta, le caratteristiche tecniche e l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale; d)I programmi di informazione e formazione dei dirigenti, dei preposti e dei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della loro salute.

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Riunioni Art. 35. (Riunione periodica)

3. Nel corso della riunione possono essere individuati: a) codici di comportamento e buone prassi per prevenire i rischi di infortuni e di malattie professionali; b) obiettivi di miglioramento della sicurezza complessiva sulla base delle linee guida per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul lavoro.

4. La riunione ha altresì luogo in occasione di eventuali significative variazioni delle condizioni di esposizione al rischio, compresa la programmazione e l’introduzione di nuove tecnologie che hanno riflessi sulla sicurezza e salute dei lavoratori. Nelle ipotesi di cui al presente articolo, nelle unità produttive che occupano fino a 15 lavoratori é facoltà del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza chiedere la convocazione di un’apposita riunione.

5. Della riunione deve essere redatto un verbale che é a disposizione dei partecipanti per la sua consultazione.

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GESTIONE DELLA RIUNIONE PERIODICA DI PREVENZIONE, DALLA PREPARAZIONE ALLA PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITA': NORME, TECNICHE E STRUMENTI.

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E' stata istituita dal DLgs 626/94, ed è stata confermata dal DLgs 81/08 (art. 35) e dal DLgs 106/09. • E' un elemento importante del processo di comprensione e gestione del rischio occupazionale, quindi anche un elemento importante del sistema d'impresa nel suo complesso.

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I componenti obbligatori Il datore di lavoro o un suo rappresentante. Il RSPP. Il medico competente, se nominato. Il RLS.

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I componenti facoltativi Sono utili come presenza sistematica, soprattutto nei sistemi aziendali di grandi dimensioni; possono anche essere integrati nella mailing-list di tutte le riunioni.

Gli ASPP. ASPP. I dirigenti aziendali che, seppure non membri del SPP, hanno un ruolo sistematico nelle azioni aziendali di prevenzione (ad esempio, il dirigente dell’Ufficio Acquisti) Acquisti).. I consulenti aziendali “esterni”, il cui ruolo non è sostitutivo di quello del datore di lavoro ma di sostegno tecnico a quest’ultimo.. quest’ultimo

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Gli argomenti che devono essere necessariamente affrontati nel corso della riunione: Resoconto delle evoluzioni significative che sono intervenute nel sistema aziendale. Resoconto aggiornato della valutazione dei rischi. Consuntivo degli interventi già realizzati di prevenzione, protezione, promozione della salute e della sicurezza. Esposizione dei risultati della sorveglianza sanitaria. Analisi degli eventi negativi accaduti (ovvero “non conformità” nelle aziende dotate di un SGS): casi-sentinella e cluster di infortuni, “quasi-infortuni”, malattie professionali etc. Definizione del programma delle cose che si intende fare.

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Una riunione periodica di prevenzione significativa ... … può essa stessa portare ad un aggiornamento significativo del documento di valutazione dei rischi (DVR), eventualmente anche del documento di valutazione dei rischi da interferenza (DUVRI). Tale aggiornamento può essere semplicemente costituito da un verbale della riunione ben fatto fatto..

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Un argomento che può essere utile affrontare nel corso della riunione, anche in assenza di uno specifico obbligo di legge, è: il dettaglio applicativo del DVR nelle sue varie articolazioni (compreso il DUVRI) specificando già in tale sede “chi fa che cosa”, con quale grado di responsabilità e autonomia, con quali scadenze temporali per le varie sotto-fasi di processo, con quali risorse. Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Di ogni riunione periodica di prevenzione, esattamente come di quella di condominio,va steso un verbale. Chiunque vive in condominio sa che si tratta di tutt’altro che una formalità, anche solo per dare atto della circostanza che non si è riusciti a trovare un accordo su uno o più punti. E’ normale riunirsi una volta all’anno, anche solo per dirsi (e scrivere!) che non ci sono novità sostanziali e tutto è andato bene, ma se occorre ci si riunisce anche più spesso: ad esempio perché si è rotta la caldaia per il riscaldamento a metà novembre e non si può aspettare di discuterne dopo l’inverno.

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Premesse generali alla riunione Deve pre-esistere un linguaggio comune, comprensibile a tutti e con significati-base condivisi. Anche la riunione meglio preparata e più partecipata può essere resa vana dal “tecnichese” del geometra incaricato di studiare le possibili soluzioni al problema delle perdite d’acqua al tetto, dell’igienista industriale che parla di microgrammi al metro cubo, TLV e VLEP, del medico che parla di FVC, VEMS e DLCO, interloquendo solo con “i propri simili”, così come dall’oscurità dei numeri esposti da un amministratore che, non sapendo o non volendo farsi capire, mantiene incomprensibili gli elementi che compongono il bilancio (nel caso specifico, quello della prevenzione).

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Ci vogliono le parole per dire e per comprendere. Poiché è illogico dare per scontato che tutti possiedano già in partenza le conoscenze necessarie a comprendere alcuni contenuti tecnici degli argomenti che vengono trattati, è fondamentale che igienisti industriali e medici provvedano a spiegare e spiegarsi. Possono essere molto utili un’appendice della riunione periodica o una riunione straordinaria ad hoc, organizzata in forma seminariale, in cui l’igienista industriale spieghi, ad esempio, i concetti essenziali relativi ai valori-limite e i medico spieghi, ad esempio, i concetti essenziali relativi all’audiometria, alla spirometria, al monitoraggio biologico.

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Altre premesse generali alla riunione: devono essere stati stilati, da chi ne ha capacità e poteri, quanto meno un’ipotesi di bilancio consuntivo e un’ipotesi di bilancio preventivo. Consuntivo e preventivo presuppongo che sia stata condotta una valutazione dei problemi in atto (“è crollato un cornicione”) o anche solo potenziali (“potrebbe crollare un cornicione”) e che tale valutazione: a) esista davvero (non sia un pacco di fotocopie o un copia/incolla di file preconfezionati); b) sia possibile leggerla, comprenderla, commentarla da parte di tutti i soggetti coinvolti; c) sia aggiornabile sulla base dell’evoluzione della “realtà della casa”, dell’esperienza maturata (ad esempio: gli inconvenienti avvenuti, i ”quasi incidenti”), dei commenti di cui sopra, delle nuove leggi, delle nuove conoscenze tecnico-scientifiche.

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Carattere generali della riunione Deve avere un Ordine del Giorno, comunicato per tempo a tutti gli invitati, che comprenda anche la possibilità di inserire delle “varie ed eventuali”. Deve portare a decisioni, con una chiara definizione degli impegni (anche economici), degli incarichi e delle responsabilità, dei risultati attesi, della scala delle priorità, dei tempi di attuazione. Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


La riunione va preparata. Questo per un RLS vuol dire: -aggiornare la propria conoscenza di tutti i luoghi di lavoro che non siano “i suoi”, anche recandosi sul posto; -ascoltare i lavoratori, promuovendo situazioni che facilitino la loro espressione (sopralluoghi informali, assemblee, questionari); - definire con i lavoratori ciò che una volta si sarebbe definita una “piattaforma” (cioè un quadro di esigenze, obiettivi, priorità, strumenti, scaletta dei tempi).

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Gli strumenti per preparare la riunione da parte del RLS (impiegando il suo “monte-ore” specifico): costruire una buona “cassetta degli attrezzi” attrezzi”. • Sopralluoghi; • Assemblee; • Questionari; • Tavoli di lavoro per definire la “piattaforma”, cioè un quadro organico di informazioni e chiarimenti da chiedere, impegni da stabilire, risultati di miglioramento da raggiungere.

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Sopralluoghi congiunti con RSPP, ASPP, M.C. - Costituiscono l’occasione di una verifica “sul campo” del DVR, con il valore aggiunto della compresenza e competenza di vari interlocutori “professionali”. - Sono un ottimo momento per studiare soluzioni tecniche e organizzative a problemi come la scelta della conformazione e del posizionamento di una cappa aspirante, la difficoltà di utilizzare la protezione dell’organo lavoratore di una macchina o un DPI, la complessità della comprensione di una criticità di postura e/o di movimento legata a operazioni di lavoro particolari. - Problemi e ipotesi di soluzione individuati potranno integrare l’Ordine del Giorno della riunione.

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Sopralluoghi più informali condotti dal RLS (previo assenso del sistema organizzativo aziendale) Cogliendo tali momenti per un colloquio non rituale con i lavoratori. Sono occasioni per una prima definizione e per successive verifiche dell’articolazione, delle caratteristiche costitutive e del profilo dei problemi attivi dei GRUPPI OMOGENEI di lavoratori (la “carta d’identità” dei gruppi omogenei).

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Assemblee con i lavoratori Possono essere iniziative specifiche sui temi della salute e della sicurezza oppure iniziative “generaliste”, nell’ambito delle quali i temi della salute e della sicurezza costituiscono semplicemente uno o più dei punti all’Ordine del Giorno • Possono essere molto utili come momenti di informazione, sensibilizzazione, partecipazione ma possono essere molto difficili da organizzare, soprattutto in realtà aziendali piccole o frammentate. • Anche queste assemblee possono prevedere un’utile partecipazione di invitati “esterni”, ad esempio il medico competente. • Anche questa assemblee possono servire alla definizione dei GRUPPI OMOGENEI di lavoratori.

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Questionari • Sono ottimi strumenti operativi anche perché lasciano traccia di sé: così, ad esempio, si possono confrontare le risposte date dai lavoratori oggi con quelle date qualche tempo prima, per verificare se vi sia la percezione di una stabilità, di un miglioramento o di un peggioramento dello stato di salute soggettivo e della sicurezza. • Possono essere di più facile gestione rispetto alle assemblee nelle realtà aziendali piccole o frammentate, così come in tutti i casi in cui sia difficile raggiungere personalmente i lavoratori. • I questionari sono sempre molto utili come contributo alla definizione dei GRUPPI OMOGENEI di lavoratori.

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Il concetto di GRUPPO OMOGENEO di lavoratori. Omogenei per tipologia di lavoro e ambiente in cui esso si svolge, ma anche per tipologia di rischi e “problemi” nel loro complesso. L’omogeneità, ovviamente, non può essere assoluta=identicità; è però essenziale che esista una fisionomia precisa del gruppo omogeneo in cui tutti i suoi membri si riconoscano (nessuno può essere troppo diverso da tale fisionomia, altrimenti vuol dire che fa parte di un gruppo diverso).

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Quello di GRUPPO OMOGENEO è un concetto che deriva, con contenuti pressoché identici, da due storie molto diverse:

-la metodologia partecipativa di approccio ai rischi occupazionali elaborata dal Sindacato italiano negli anni ‘70 del secolo scorso; -la metodologia scientifica di approccio ai rischi occupazionali elaborata dagli igienisti industriali e adottata, tra l’altro, dalla ACGIH statunitense e dall’AIDII italiana (si veda l’introduzione a tutte le edizioni del loro manuale sui “valori-limite”).

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I gruppi omogenei non vanno affatto definiti una volta per tutte: la loro articolazione può e deve essere verificata e aggiornata nel tempo. La loro definizione è un’ottima occasione per promuovere la partecipazione dei lavoratori al processo di prevenzione, aumentando la loro consapevolezza dei problemi e delle azioni necessarie per affrontarli (anche con loro coinvolgimento e responsabilità individuale). Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Un primo approccio, molto semplice, alla definizione dei gruppi omogenei è quello di farli coincidere con i reparti (“manovia, magazzino materie prime, uffici …”) o le mansioni (“saldatori, tornitori, verniciatori …”). Questo primo strumento di lavoro va poi verificato e affinato (basta non affinarlo troppo, evitando di far sì che alla fine si arrivi ad avere tanti gruppi omogenei quanti sono i lavoratori…). Si ribadisce che si parla di gruppo omogeneo, non di gruppo di identici.

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APPARE CHIARO CHE LA VALUTAZIONE DEI RISCHI E’ UN PROCESSO DI RICERCA CONTINUA, CHE SI SVILUPPA NEL TEMPO

• IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (DVR), COSI’ COME IL DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE (DUVRI), E’ UN FOTOGRAMMA DI QUESTA RICERCA Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Spesso si confonde la valutazione dei rischi con il documento di valutazione dei rischi • La valutazione comporta: a) che esistano e siano disponibili informazioni sulla realtà aziendale specifica e sulle esposizioni che vi si realizzano b) che queste informazioni siano elaborate, sulla base di conoscenze / esperienze professionali e di capacità decisionali adeguate. • Il DVR (così come il DUVRI) ha mero valore strumentale alla valutazione e al lavoro che ne consegue: deve tradurli in forma leggibile, comprensibile, consultabile, aggiornabile.

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La valutazione dei rischi è una descrizione della realtà, non contiene la soluzione automatica di tutti i problemi; Dopo la valutazione occorre decidere come intervenire e intervenire per modificare. • Per questo già il DLgs 626/94 stabiliva che il DVR si completa con un programma di azioni da realizzare per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza. • Il DLgs 81/08 ha sviluppato tale concetto, aggiungendo in modo esplicito che il programma deve essere corredato dalla definizione di chi fa che cosa, quando e con quali risorse.

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


IL DLgs 81/08, più fortemente ancora che il DLgs 626/94, stabilisce un obbligo di consultazione reale rispetto a tutto il percorso della valutazione dei rischi fino alle decisioni che ne conseguono. Ma esattamente su che cosa i vari soggetti aziendali della prevenzione si devono confrontare e consultare, nella riunione periodica di prevenzione come in ogni altra situazione della dinamica delle relazioni aziendali ? CI SI PUO’ CONFRONTARE E CONSULTARE SOLO RIGUARDO A QUALCOSA DI CUI TUTTI POSSEGGONO UNA LORO CONOSCENZA !!!

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


I RLS CONOSCONO L’AZIENDA ? SANNO VALUTARNE RISCHI E PERICOLI ?

• Spesso si dà per scontato che gli RLS (come gli altri soggetti della prevenzione) possiedano a priori una loro conoscenza e una loro lettura della realtà aziendale e dei suoi punti critici: in linea generale non è così (spesso, nel migliore dei casi, l’RLS conosce bene solo la lavorazione a cui è addetto), i vari patrimoni di conoscenze e le varie chiavi di lettura vanno costruiti. Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


INFATTI IL RLS “TIPICO” NON E’ INGEGNERE, NON E’ MEDICO, NON E’ CHIMICO, ECC.... COME PUO’ RIUSCIRE QUINDI A CONOSCERE VALUTARE I RISCHI PRESENTI IN AZIENDA ?

E

• Contano molto le interazioni. E’ certo che se la consultazione si limita alla lettura “ciascuno per proprio conto” di un DVR già “finito” ed alla condivisione rituale, con relativa controfirma, del DVR medesimo, il processo è inutile e potenzialmente dannoso: induce false sicurezze in chi non conosce i pericoli reali, sfiducia e passività in chi li conosce.

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


IMPARARE IL “MESTIERE DI RLS”. UN METODO DI LAVORO PER VALUTARE I RISCHI, SOCIALIZZARNE LA CONOSCENZA, TROVARE SOLUZIONI.

• Come può un RLS costruire la conoscenza materiale e la capacità di lettura della realtà aziendale che nessun corso di formazione “tecnica”, per quanto “specifico per il comparto”, può garantirgli ? Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Un “buon” RLS DEVE parlare e saper parlare con i lavoratori che rappresenta, rappresenta, ascoltarli, aiutarli a identificare problemi ed esprimere bisogni bisogni..

• Si ribadisce che suoi strumenti fondamentali sono i sopralluoghi, le assemblee con i lavoratori (nelle aziende medie e grandi, reparto per reparto), i questionari; Sono importanti anche le riunioni con le rappresentanze sindacali per tutti quei temi di salute e sicurezza che toccano anche l’organizzazione del lavoro (ad esempio, le pause, la turnazione, il lavoro notturno). • Un passaggio fondamentale del percorso del RLS è che la definizione dei GRUPPI OMOGENEI sia condivisa con i lavoratori (possibilmente, anche con l’azienda). • Valutazioni e azioni di miglioramento andranno condotte, oltre che per l’intero complesso dell’azienda o dello stabilimento, anche in funzione di singoli gruppi omogenei.

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Un “buon” RLS DEVE saper parlare con datore di lavoro, responsabile e addetti dell’SPP, medico competente (anche al di fuori della riunione periodica), così come con capi-reparto e capisquadra. Un “buon” RLS DEVE saper parlare con l’organo di vigilanza, avendo chiaro quando ricorrere ad esso e cosa chiedergli. Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


OGNI RLS HA LE SUE CARATTERISTICHE PERSONALI SPECIFICHE (specifiche capacità di comunicazione, di relazione, di sostegno agli altri, di apprendimento …) • Valorizzando al meglio queste caratteristiche, ciascuno può imparare a svolgere in maniera adeguata il “mestiere di RLS”, anche in funzione delle riunione periodica di prevenzione.

E’ questo che la formazione specifica degli RLS deve insegnare:: come fare, ma soprattutto come imparare ad insegnare imparare.. imparare

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


IMPARARE DAI FATTI ACCADUTI • DOVE, COME E PERCHE’ SONO ACCADUTI INFORTUNI IN AZIENDA ? Come si può conoscerli ? • QUANTE E QUALI MALATTIE PROFESSIONALI SI SONO VERIFICATE IN AZIENDA E “DOVE” ? Come si può conoscerle ? • CI SONO STATI DEI “QUASI-INFORTUNI” OVVERO “INFORTUNI NON ACCADUTI” CHE SI CONFIGURANO COME “EVENTI SENTINELLA” ?

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


IMPARARE DAI LAVORATORI E DALLE LAVORATRICI IN OGNI REPARTO … • … dal lavoro, dal “capitale umano” (come lo chiamano gli economisti aziendali) • Quanti lavoratori ? • Quante lavoratrici ? • Quanti lavoratori immigrati ? • Quanti lavoratori molto giovani e quanti molto anziani ? • Quanti lavoratori con problemi psicofisici, malati, “inidonei” ? • Che tipo di competenze ed esperienze hanno i lavoratori rispetto alle diverse mansioni ? • Quali tipologie di rapporti di lavoro sono presenti in azienda ? • Che impatto hanno il lavoro prolungato, il lavoro notturno, il lavoro straordinario sull’organizzazione produttiva generale ?

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


IMPARARE RIGUARDO A LOCALI DI LAVORO, IMPIANTI, MACCHINE, ATTREZZATURE IMPARARE RIGUARDO ALLE MATERIE PRIME IMPARARE RIGUARDO AL PROCESSO PRODUTTIVO

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IMPARARE, IN SPECIFICO, RIGUARDO AL PROCESSO PRODUTTIVO COME RELAZIONE “IMPOSTA” TRA: 1. LAVORO 2. LOCALI, IMPIANTI, MACCHINE, ATTREZZATURE 3. MATERIE PRIME

Le forme secondo cui l’azienda collega questi tre elementi costituiscono l’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, con tutte le sue componenti dinamiche (orari, ritmi, partecipazione, conflitti …): da comprendere se si vuole davvero comprendere i rischi e affrontarli.

Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Imparare a conoscere “oggettivamente” i rischi Più o meno consapevolmente, ma inevitabilmente dobbiamo confrontare la realtà che abbiamo di fronte con uno standard di riferimento che consideriamo ottimale o quanto meno accettabile. Se esiste uno standard, esiste sempre anche un confine, un limite, tra il “buono” e il “non buono”, tra l’accettabile e il non accettabile; Aver chiaro questo limite ci è indispensabile per dare un giudizio sulla nostra realtà e per prendere decisioni.

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Soprattutto per i rischi “fisici” e “chimici” esistono dei valori valori--limite stabiliti per legge Ma conoscere i valori-limite è inutile: -se non si sa quali siano gli agenti che determinano/possono determinare un’esposizione; -se non si sa chi siano gli esposti (attuali e potenziali); -se non esistono misurazioni / stime delle esposizioni, che tengano buon conto delle variazioni nel tempo; -se non esistono proiezioni riguardo al rischio che consegue a dette esposizioni. Ma se la valutazione dei rischi è “buona” e viene aggiornata quando è necessario, abbiamo tutti gli elementi per comprendere se ci troviamo di fronte a una situazione pessima, “così così”, buona o ottima.

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Nel DLgs 81/08 appare (in maniera più o meno definita a seconda degli agenti di rischio considerati) una riconoscibile architettura generale basata su un sistema “semaforico” a tre fasce e due soglie FASCIA VERDE VERDE: accettabilità completa, rischio assente o trascurabile (ovviamente, bisogna aver chiaro secondo quali criteri è stata stabilita l’accettabilità del rischio) FASCIA GIALLA: GIALLA un rischio significativo non può essere escluso, bisogna approfondire subito la valutazione e, possibilmente, iniziare in tempi ragionevoli l’attuazione di azioni di miglioramento FASCIA ROSSA: ROSSA il rischio è certo e significativo, vanno subito attuate azioni di bonifica

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Nel DLgs 81/08 appare (in maniera più o meno definita a seconda degli agenti di rischio considerati) una riconoscibile architettura generale basata su un sistema “semaforico” a tre fasce e due soglie

VALORE D’AZIONE D’AZIONE: separa la fascia verde da quella gialla VALORE LIMITE vero e proprio: proprio separa la fascia gialla da quella rossa Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


Tra i datori di lavoro vi è spesso la convinzione (erronea) che realizzare di trovarsi “in fascia gialla” o peggio “rossa” comporti per loro un’automatica “auto-denuncia”. • E’ esattamente il contrario: è il non rendersi conto (o peggio, il non volersi rendere conto) che ci si trova in una condizione critica che, comportando la persistenza indefinita e ingiustificata del rischio, costituisce una violazione di legge! • Questo deve essere chiaro per tutti gli attori della prevenzione, certamente non esclusi gli RSL. • Nella riunione di prevenzione si può, anzi si deve parlare apertamente e serenamente delle situazioni “gialle” e “rosse”.

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E ALLORA: • Se concludiamo di trovarci in fascia verde siamo tranquilli, basta mantenere la situazione sotto controllo e monitorarla: possiamo rivederci alla prossima riunione annuale, a meno che non ci siano novità. • In fascia gialla ci preoccupiamo un po’, dobbiamo approfondire e fare qualcosa in tempi ragionevoli. • In fascia rossa siamo decisamente preoccupati, bisogna capire e decidere (anche tramite una riunione straordinaria a brevissimo termine !!), quindi agire immediatamente !

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Sono queste decisioni e il controllo sulla loro realizzazione che fanno la differenza … … tra un sistema aziendale che funziona, a partire dalle relazioni interne, e uno che non è in grado di affrontare e risolvere i problemi di salute e sicurezza. Perché è chi lavora in un’azienda che sa: • quali operazioni sono più problematiche; • quali inconvenienti sono più frequenti e più seri; • quali pulizie, manutenzioni, riparazioni si fanno quando nessun consulente e nessun operatore pubblico (salvo casi eccezionali) sono presenti in azienda, ad esempio di notte, nei fine settimana, nelle pause produttive per le ferie.

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Classificazione generale degli strumenti di comunicazione interna Gli strumenti sono suddivisi in quattro famiglie:

Strumenti relazionali (caldi) Strumenti cartacei (freddo-tiepidi) Strumenti elettronici (freddi) Eventi (caldi)

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Gli strumenti di comunicazione interna caldi: RELAZIONALI STRUMENTO RELAZIONALE

DESCRIZIONE

Lo stile direzionale

Lo stile direzionale e il rapporto fra il responsabile della struttura e il personale è la leva del funzionamento operativo

Le riunioni

Assai diffuse per quattro tipi di obiettivi: informazione; coinvolgimento; consultazione; co-decisione;

Il Team briefing

riunioni di gruppo che hanno come scopo l’informazione e la raccolta di opinioni inerenti la valutazione di eventi passati e la definizione degli obiettivi su cui concentrarsi

Supporter

dipendenti addestrati a sostenere la funzioni della comunicazione interna. Sono “diffusori” e “termometro“

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Gli strumenti di comunicazione interna caldi: EVENTI

Eventi

Descrizione

Convention

Incontro di gruppi omogenei e pubblici interni. Solitamente organizzati in luoghi specifici

Family day

Apertura degli uffici alle famiglie dei dipendenti per fare conoscere l’ambiente di lavoro e illustrare i processi e gli scopi dell’organizzazione

Premiazioni e celebrazioni

Cerimonie in cui sono presenti tutti i gruppi formali organizzati e i ruoli professionali ma anche personaggi esterni. Hanno lo scopo di sottolineare il merito, l’impegno e le tappe della carriera professionale

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Gli strumenti di comunicazione interna TIEPIDI STRUMENTO CARTACEO

DESCRIZIONE

House-organ

Periodico identificato da un titolo e pubblicato dall’azienda secondo uno specifico calendario. Solitamente viene distribuito indifferentemente a tutti i dipendenti.

Newsletter

Strumenti cartacei semplici, veloci, poco costosi da produrre. inadeguata a trattare informazioni approfondite ma ha il vantaggio di poter essere realizzata da comunicatori non professionali con modeste capacità editoriali.

Cartellonistica

Efficace per attirare l’attenzione del pubblico interno su un argomento/tema specifico (qualità, sicurezza, mobilità, ecc.) con effetto a breve termine

Bacheca

Posizionate solitamente in aree di alta visibilità e di facile accesso alla lettura. Il loro impatto si riduce quando messaggi importanti devono competere per lo spazio disponibile con messaggi datati

Booklets

Manuale per informare e coinvolgere su particolari temi o attività di specifico interesse dell’organizzazione. Solitamente prevede la realizzazione di più numeri, i quali vengono poi raccolti sotto forma di collane tematiche monografiche o pluritematiche


Gli strumenti di comunicazione interna FREDDI

Strumento elettronico

Descrizione

Posta elettronica

Presenta grandi vantaggi: Illimitatezza del numero di utenti, possibilità di sostituire, in alcuni casi, la bacheca, la circolare, la newletter, facilità di uso e da la possibilità di archiviazione e di riduzione dell’impiego di carta

Intranet

Consente di incrementare la produttività del lavoro attraverso il miglioramento del flusso comunicativo interno, la diminuzione sensibile sui costi, il risparmio sui tempi.

Telegiornale aziendale

notiziario televisivo periodico 5-15 min. Può essere registrato su cassetta e inviato a casa, trasmesso in azienda durante gli intervalli

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Gli strumenti di comunicazione interna FREDDI

Strumento elettronico

Descrizione

Video istituzionale

Filmato che presenta l’organizzazione, i suoi prodotti/servizi, i mercati in cui opera, le tecnologie, le strategie, gli obiettivi, i valori ecc. È una “brochure video”,. Produce un forte impatto emotivo e facilita l’assimilazione e la memorizzazione dei messaggi trasmessi

Bacheche elettroniche

Consentono ai dipendenti di poter accedere a informazioni e novità aziendali dalla propria scrivania, permettendo anche lo scambio di messaggi. Ciò facilita l’accesso a notizie più dettagliate e variegate

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La scelta degli strumenti Vi sono vari strumenti di comunicazione che possono essere usati per la comunicazione interna, alcuni di questi possono appartenere a queste tipologie: - scritti lettere, circolari, questionari, house organ, interviste, vademecum - parlati incontri, riunioni, focus group, interviste - visivi cartellonistica, bacheche - tecnologici telefono, posta elettronica, intranet/sito intranet, portale pubblico, newsletter. Risulta importante non perdere di vista il fatto che si ha a che fare con un pubblico,che anche se composto da persone che lavorano e operano all’interno dell’ente, resta sempre un pubblico. pubblico Quindi, sarà opportuno affiancare ad alcuni canali di comunicazione generalisti come bacheche o cartellonistica, altri canali espressamente dedicati a tipologie specifiche dei destinatari. Questa programmazione risulta utile per aumentare l’efficacia della comunicazione, in modo da contattare in modo diretto specifici gruppi di personale. In pratica si opera una segmentazione del pubblico interno sulla base delle loro caratteristiche e bisogni particolari.

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Comunicazione tramite linguaggio “digitale”

Il linguaggio DIGITALE (linguaggio del CONTENUTO) ha una SINTASSI logica complessa ed efficace, adatta a scambiarsi una gran massa di informazioni, ma manca di una SEMANTICA adeguata a definire il tipo di relazione esistente fra chi comunica.

INFORMAZIONI E DATI Ing. Vincenzo Staltieri – Corso CSP/CSE


COMUNICAZIONE VERBALE •Riunioni, •convention annuali •assemblee aziendali •attività di formazione in aula

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COMUNICAZIONE SCRITTA • Opuscoli • manuali interni • newsletter • giornali aziendali (house organ) • circolari e ordini di servizio • rassegna stampa • comunicazioni in bacheca

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COMUNICAZIONE AUDIOVISIVA ED ELETTRONICA

• Videonotiziari • filmati • e-mail

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Comunicazione tramite linguaggio “analogico”

Il linguaggio ANALOGICO (linguaggio della RELAZIONE) ha una SEMANTICA ricca e sofisticata, ma manca di una SINTASSI appropriata alla definizione non ambigua delle relazioni.

EMOZIONI E ATTEGGIAMENTI INTERPERSONALI

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La comunicazione non verbale : sistema di comunicazione sociale complesso ed elaborato strettamente legata ad un contesto influenzata da fattori culturali (es: cultura giapponese,del silenzio e della distanza; cultura latina,della parola e della vicinanza )

svolge svariate funzioni utilizza canali autonomi e ben definiti

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Funzioni della comunicazione non verbale Esprimere emozioni Comunicare atteggiamenti interpersonali Presentare se stessi Sostenere , modificare , completare , sostituire il discorso

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Elementi della comunicazione non verbale Le espressioni La prossemica ( distanza – vicinanza fra gli individui ) La postura La gestualità La prosodia ( elementi paralinguistici quali intonazione, ritmo, accenti, ecc..)

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Le espressioni del volto hanno la funzione di comunicare le emozioni e gli atteggiamenti interpersonali Sopracciglia : forniscono un costante commento al discorso.

Sguardo : rivela soprattutto l’intensità dell’emozione.

Posizioni del capo,atteggiamento di labbra,bocca , mento : sostengono ed accompagnano il discorso.

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La distanza interpersonale

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Orientamento del corpo

Orientazione fianco a fianco :

indica un certo grado di intimità ed anche atteggiamenti cooperativi.

Orientazione frontale :

è utilizzata in situazioni più formali ed in cui si tende a stabilire un rapporto gerarchico, indica anche atteggiamenti competitivi.

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La postura Può riflettere: Uno stato d’animo Un atteggiamento Il ruolo o status sociale L’immagine che si ha del proprio corpo

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GESTI E MOVIMENTI

• Le gestualità è collegata al movimento Esistono gesti spontanei, universali e innati, e gesti appresi, con un valore convenzionale tipico di un determinato background culturale, che assumono il loro significato in determinati contesti •

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USO DELLA VOCE E’ il canale su cui si esercita un minor controllo

Rivela in modo più veritiero i reali stati emotivi e gli atteggiamenti interpersonali

Può diventare una delle caratteristiche di una persona ( sesso,età,provenienza geografica)

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La congruenza

Da noi, cortesia e disponibilità verso la persona sono al primo posto

Un messaggio è CONGRUENTE quando tutte e tre le componenti (VERBALE, PARAVERBALE e NON VERBALE) sono coerenti, cioè si accordano tra loro nell’esprimere il messaggio.

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L’incongruenza

Da noi, cortesia e disponibilità verso la persona sono al primo posto

Un messaggio è INCONGRUENTE quando le tre componenti ( verbale , paraverbale , non verbale ) sono incoerenti, cioè sono in conflitto tra loro nell’esprimere il messaggio.

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“ Con il tono giusto si può dire tutto, con quello sbagliato non si può dire nulla “

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