Pubb sigsauer p210 cap 2015

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L’ultima leggenda La Sig Sauer ha riproposto, qualche anno fa, la P210 Legend. Pistola che è stata argomento di interesse per molte riviste del settore. Questo modello, nella sua versione base, rappresentava la continuità con l’originale svizzero. Così non è, invece, per l’interpretazione “americana” presentata allo Shot Show 2016

di Silvio Biagini

L

a P210 non ha bisogno di presentazioni: sono convinto che tra gli appassionati del settore, qualunque sia il loro retroterra culturale in materia di armi, la pistola in questione non presenta segreti di sorta, meccanica compresa. Tutti avranno sentito parlare della “sua straordinaria precisione e affidabilità considerata, al momento, praticamente ineguagliabile”: così ne descriveva le qualità in un suo vecchio catalogo la nota e antica firma tedesca Sauer che, dal 1970, ha ripreso la produzione di armi corte, dopo aver stabilito una partnership con la svizzera Sig. La Sig Sauer P210, quindi, non è stata altro che la prosecuzione tedesca del progetto originale svizzero dell’omonima pistola. Una locandina pubblicitaria della casa svizzero tedesca, infatti, presentava la P210 Legend come “Precisione svizzera costruita in Germania”. Su quest’arma militare e

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Una Sig P210 in uniforme danese, la DK M/49

La Sig Sauer P220, il rimpiazzo della P210

La Sig Sauer P210 Legend con tacca di mira regolabile “vecchio tipo”: è evidente il telaio “pesante” con lo sperone a “coda di castoro”. Le munizioni RWS e Geco da 124 grani sono del gruppo Ruag Ammotec e, anche se in 9x21, rispettano le caratteristiche originali delle munizioni svizzere 9x19

Locandina pubblicitaria della Sig Sauer P210, “Precisione svizzera fabbricata in Germania”

civile, utilizzata nel passato e nel presente, per servizio, per difesa personale, per tiro a segno, per collezione, sono stati scritti i soliti fiumi di parole sotto forma di libri, articoli, saggi e commenti. L’obiettivo di queste note è volto solo ad approfondire il perché di alcune piccole modifiche che sono state apportate al disegno originale svizzero, oltre che ipotizzare come la Legend sia l’ultima delle P210 tradizionali. La Sig Sauer, nel catalogo in lingua inglese, l’ha già inserita nell’elenco delle pistole fuori produzione (discontinued). La nuova Sig Sauer P210 Usa ha spezzato, infatti, la tradizione europea. Una scelta in controtendenza Da sempre appassionato di Colt in genere, e di M1911 in particolare, ammetto di non aver mai considerato per un utilizzo sportivo la P210. Ho sempre ritenuto le

Sig P210 “italianizzate” in 9x21 private del loro valore “da collezione” (come, peraltro tutte le altre armi da collezione in 9x19 “violentate” in 9x21). Credo sia sufficiente “immaginare” di rivendere in Svizzera una rarissima Sig 47/8 originale monomatricola a quattro cifre (pagata una fortuna come da tradizione italica) con la canna originale alesata in 9x21. Forse sarebbe più semplice vendere una Colt .45HP negli States. La comparsa delle prime P210 di Sig Sauer, invece, destò il mio interesse: forse perché nasceva in 9x21 per il mercato italiano e cominciai a seguire le recensioni sul nuovo gioiello della Sig Sauer sin dai suoi primi passi nell’oramai vasto mondo delle semiautomatiche moderne. È stata sicuramente una scelta lungamente meditata quella di investire risorse umane e meccaniche, oltre che economiche, su di un’arma FOCUS

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La San Swiss Arms chiude la produzione svizzera di questa pistola

La costosa Luger Krieghoff postbellica…e non ha le guancette in legno di noce

con un disegno sicuramente datato, anche se di elevato profilo, in azione singola e con caricatore monofilare. La Legend è una classica, tradizionale pistola in acciaio con fusto, carrello e tutte le componenti (compreso il fondello del caricatore) ricavati dal pieno e dotata di guancette Karl Nill in pregiato legno di noce ricavate da un unico blocco di legno e finemente zigrinate. Una scelta, quella della Casa tedesca, che molti avranno definito in controtendenza, considerata la sempre più massiccia presenza di plastiche, resine, policarbonati, leghe, lamiere stampate, microfusioni oltre che di sempre nuovi perfezionamenti dei meccanismi a doppia azione, scomparsa delle sicure tradizionali, e caricatori a grande e grandissima capacità. La controtendenza, spesso, è quella sottile molla che porta a prendere, quasi d’istinto, decisioni opposte a quelle che caratterizzano la massa delle persone che basano le loro scelte quasi esclusivamente sull’apparenza, sulla tendenza o sulla moda. Qualche anno di riflessione e, infine, arrivai alla decisione di prendere una delle ultime P210. La Sig Sauer P210 Legend e le Sig P210 Dei tre modelli base di Sig Sauer P210, ovvero la Legend con tacca fissa (non più reperibile già dalla fine del 2015) e regolabile, la Target (con tacca di mira regolabile di nuova generazione) e la Super Target (con canna più lunga oltre tutta una serie di accorgimenti esclusivamente da tiro e già “americaneggianti”), la mia scelta è caduta sulla Legend con tacca regolabile “vecchia generazione”, una ver-

sione sportiva che costituisce il punto di unione tra il passato e il presente in una continuità senza tempo. Ripercorrendo il lungo elenco delle varie versioni svizzere, disponibile ovunque in rete, la Legend appare come la logica continuità dell’ul-

tima Sig prodotta, la P210-8. Peraltro, sulla confezione esterna “americana” in cartone della Sig Sauer P210 Legend compare la scritta 210-9-Legend-Tgt (sulla confezione europea è più semplicemente riportata la scritta P210). Per

La Sig P210-8 a cui la Legend fa evidente riferimento come continuità dello stile Sig. L’esemplare nella foto ha un numero di matricola “finto”. L’originale dovrebbe essere nell’ordine del P330000

La Sig Sauer P210 Target evidenzia, rispetto al modello precedente, una nuova presa del carrello e l’abbandono della classica tacca di mira regolabile oltre a un ponticello di nuovo profilo

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evidenziare le differenze vorrei considerare prima gli aspetti comuni. La Legend, o P210-9, ha in comune con la P210-8 il classico fusto pesante da tiro, marcato Heavy Frame (pesante) negli esemplari svizzeri, il pulsante di sgancio caricatore stile Borchardt-Luger (classico europeo e non “american style” come dicono gli “americanofili”… è nato in Europa, non negli Usa), il profilo del fondello o soletta del caricatore, il fissaggio del pacchetto di scatto al fusto tramite vite, l’assenza dell’anello per il correggiolo, la classica presa per l’armamento del carrello che ospita sulla sua sommità la mira fissa (per tutte le Sig è regolabile in direzione o sostituibile con tacche di diversa altezza) o quella classica regolabile identica a quella originale montata sulle varie versioni di Sig da tiro. Ovviamente sono presenti i classici meccanismi interni superbamente rifiniti oltre a grilletto, cane, leva di fermo del carrello e sicura in metallo bianco. Infine la finitura esterna è nera anche se, a differenza del passato, è prevista la inox. Come luogo di pro-

duzione è indicata la Germania e, secondo la tradizione svizzera, le tre componenti principali dell’arma (carrello, canna, castello) riportano la stessa matricola. Da qui elenchiamo le differenze: la più evidente è data dal profilo dello sperone del fusto che è a “coda di castoro” (bevertail per gli anglofili). Segue la presenza Prototipo in versione bifilare della Sig (Sig 44-16) di due viti tipo “torx” al posto delle classiche a taglio (una per centimetro la superficie di contatto tra le guancette e una per il pacchetto di le due parti durante l’arretramento del scatto). Diverso è anche il procedimento carrello. Due piccole differenze non sono per ottenere la finitura nera che è la nuovisibili. La prima è la sicura al percussore va “Nitron” utilizzata dalla Sauer. Altra contro la caduta accidentale. La seconda differenza con la P210-8 è la rotaia di è l’adozione di un nuovo sistema di molscorrimento del carrello che si estende file della sicura che consente il movimento no alla parte anteriore di questo e non si della relativa leva con minore sforzo e, interrompe all’altezza della fine del fusto. per gli amanti della perfezione, eliQuesto particolare aumenta di qualche

La Sig Sauer P210 Legend con tacca di mira fissa

FOCUS

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168 L’evoluzione della P210 È noto che la P210 è nata in Svizzera nel 1947 come arma da fianco per uso militare e di polizia con il preciso obiettivo di sostituire le inimitabili e costose Luger svizzere in servizio dal 1901. Basata sul progetto Petter, la P210 è rimasta in servizio come arma da fianco fino al 1975 per essere sostituita dalla Sig Sauer P220. È poco noto, forse, che lo studio sulla nuova arma da fianco iniziò mentre nel resto dell’Europa infuriava la Seconda guerra mondiale. Furono prese a riferimento le varie ordinanze allora in servizio come la Browning HP35, la Walther P38, la Mas Mle 1935A. Anche la Colt M1911 fu presa in considerazione, ma in calibro 38SA. I primi prototipi videro la luce negli anni 1943 e 1944. Alcuni di questi – la Waffenfabrilk Bern 1943 e la Sig44-16 – presentavano anche ver-

sioni con caricatore bifilare. Iniziata la produzione come SP 47/8 (Selbstlade Pistole, Pistola autocaricante Mod. 47, 8 colpi), dopo piccole modifiche fu adottata come P49. Sin dall’inizio, grazie alla sua superba costruzione, questa pistola militare rivelò un’ottima propensione al tiro sportivo. Tanto che la sua produzione come arma “civile” continuò fino al 2000 nello stabilimento della Sig di Neuhausen am Rheinfall per passare poi alla San Swiss Arms che proseguì fino al 2006. Dopo un’interruzione di circa 4 anni la produzione riprese, in numero limitato, negli stabilimenti tedeschi Sig Sauer GmbH per terminare, presumibilmente, tra fine 2015 e inizio 2016. Attualmente, la Sig Sauer è la sussidiaria in Europa della L&O Holding americana che include anche la Swiss Arms AG. Lasciamo da parte

il complicato mondo delle società (non solo di armi) che hanno la sede dei loro quartieri generali ed alcuni impianti in Stati diversi da quelli d’origine e torniamo al progetto Sig P210. Essenzialmente le varie versioni civili e militari differiscono per piccoli aspetti tecnici e, in particolare, estetici. La meccanica, invece, è rimasta sempre invariata. Le modifiche estetiche, a loro volta, interessano essenzialmente i modelli destinati al mercato civile, soprattutto quelli destinati al tiro. Anche se costruita “in serie”, la cura nella sua realizzazione, unita alla sua particolare meccanica, la rendevano più simile a una arma artigianale che di massa. Nonostante ciò, la sua adozione sicuramente costituiva un risparmio nei confronti delle Luger, anche se limitato in termini di spese militari. Quanto fosse

mina l’odioso “segno” originato dal suo inserimento-disinserimento, visibile sui fusti delle vecchie Sig. Qualche precisazione in merito alle differenze Fondamentalmente sono tre. Si può dire subito, a mio modesto parere, che l’uso delle viti tipo “torx” al posto delle classiche a taglio non ha nessun rilievo dal punto di vista funzionale, anzi. Passando alla finitura Nitron proprietaria di Sauer, chiaramente non supera in bellezza la profonda brunitura blu dei primi esemplari della P210-1. Per contro è un notevole passo avanti rispetto al trattamento opaco presente sulla maggioranza delle versioni svizzere della P210. Sicuramente il trattamento Nitron di Sauer (presente anche sulle armi lunghe) è più resistente agli agenti atmosferici e al maneggio rispetto a quelli precedentemente adottati. Inoltre è estremamente ben fatto (anche nelle superfici interne) e sufficientemente brillante da offrire all’arma un corretto tocco di classe. Resta la differenza estetica

limitato questo risparmio lo evidenzia proprio la ricerca da parte della Svizzera, a partire già dagli inizi degli anni 70, di un’arma da fianco ancora “più economica”. Tuttavia, credo si possa affermare che la Sig Sauer ha potuto riprendere la produzione della P210 con prezzi sì elevati ma ancora “accettabili” grazie solo alla disponibilità di moderni macchinari e relativi software che hanno ridotto i lunghi e complessi interventi manuali. Se avesse affrontato l’obiettavo di riprodurre un’arma siffatta, seguendo passo per passo i procedimenti originali degli anni 50, è verosimile che i pochi esemplari prodotti avrebbero avuto costi decisamente più elevati, come è stato, per esempio, per le Luger Krieghoff postbelliche, con un costo di partenza di circa 12mila euro.

La confezione europea (per il mercato italiano…) con la semplice denominazione P210. L’importatore italiano è Bignami (www.bignami.it)

P a r t i co l a re della volata con carrello arretrato. È evidente, oltre alla finitura del complesso, il maggior appoggio della lunga guida del carrello sul fusto

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Foto pubblicitaria della Sig Sauer P210 Legend: tra le voci elencate sono di interesse la finitura Nitron, la sicura manuale migliorata per ridurre la durezza ed evitare i segni sul fusto. Lo sperone a coda di castoro e le guancette in legno Nill. Le altre indicazioni riprendono elementi propri non solo della Sig P210-8 ma anche di altre versioni di Sig come, per esempio, la lavorazione della parte anteriore dell’impugnatura per migliorare la presa, le mire aggiustabili e sostituibili, la canna da 5”, il caricatore da 8 colpi con fondello da tiro. Ovviamente non è menzionato lo sgancio caricatore “american style”…

I piani interni del carrello perfettamente tirati senza traccia di utensili

più evidente tra le tre accennate, la coda di castoro: direi che in fondo, per chi conosce le Sig P210, questa non è una vera differenza o una “novità” copiata dai soliti americani. La Sig M49, nata per un rustico impiego militare, presentava un piccolo difetto simile a quello della M1911, ovvero la tendenza, della cresta del cane, a pizzicare la mano del tiratore nella fase di arretramento del carrello. Chiaramen-

Dettaglio delle superfici interne del fusto

te questa sensazione non è gradevole, oltre che controproducente, nelle sessioni di tiro sportivo: da qui il disegno e l’applicazione di alcune prolunghe allo sperone. Il citato Karl Nill non è solo un noto produttore di guancette da tiro ma anche di altri accessori per armi. Tra questi, ha ancora in catalogo la “coda di castoro” da aggiungere allo sperone della Sig utilizzando l’alloggiamento della vite

di fermo del pacchetto di scatto. Inoltre, la Sig ha prodotto nel tempo, su specifica richiesta di alcuni preparatori, fusti già dotati di sperone a coda di castoro. La scelta fatta dalla Sig Sauer, quindi, di produrre l’ultima P210 con questa caratteristica non deve essere, sempre a mio modesto parere, considerata una stranezza, ma solo la logica conclusione di una modifica del fusto auspicata dai tiFOCUS

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La plastica ha sostituito le eleganti confezioni in cartone della Sig. Comunque è ben rifinita

Come si presenta la confezione con il manuale di istruzione e le dotazioni

ratori e già “sperimentata”. Pertanto, alla fine, non vi sono stranezze innovative nella P210 Legend. Tutt’altro, questa si presenta come un’arma estremamente ben curata nei dettagli che evidenziano, anche all’interno, superfici “tirate” prive della minima traccia di utensile, ottimamente rifinita e ben curata anche nella presentazione nella sua valigetta.

Le P210 Usa durante le prove di tiro allo Shot Show 2016, viste dal lato sinistro

Il lato destro delle P210 Usa. È evidente l’ispessimento laterale del carrello che abbandona il classico profilo della P210

La Sig Sauer P210 “American Style”, ovvero fine dello stile europeo Per concludere un cenno alle vere stranezze innovative “americaneggianti” introdotte dalla Sig Sauer Usa allo Shot Show 2016. Alla presentazione della “sua” P210, la Sig Sauer Usa ha specificato che da inizio 2016 queste pistole saranno prodotte negli Usa e non più importate dall’Europa. Non sono ancora nel catalogo 2016 ma la loro comparsa sugli scaffali americani è prevista entro l’estate. Già questo passaggio è volto a ridurre i lunghi tempi necessari per le pratiche di importazione oltre che ad abbattere sensibilmente i costi. Costi ridotti ulteriormente grazie a “piccole modifiche” strutturali introdotte dalla Casa americana. Poco sopra ho accennato alla versione Super Target della Sig Sauer P210 Legend utilizzando il termine “americaneggiante”. In questa versione tedesca, infatti, non sfugge quella che sembra essere la mano della controparte

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La classica finestra di espulsione della Sig Sauer P210 eu171 ropea che lascia intravedere l’eleganza dell’accoppiamento canna-carrello con una finestra di espulsione dal profilo arrotondato. Anche l’estrattore trova alloggiamento in un apposito spazio nel carrello. Da osservare che la matricola dell’arma è il proseguimento della serie delle P210

La versione della Sig Sauer P210 Usa Target esposta allo stand della casa

americana della Sauer. Si osserva effettivamente una pesante modifica di dubbio gusto all’estetica e ai comandi dell’arma con l’introduzione di una leva della sicura completamente diversa oltre a un nuovo disegno del fermo carrello, del ponticello oltre alla tacca di mira regolabile che è integrata nel carrello. Questa versione, tra quelle europee, era (o meglio, è, per gli esemplari ancora disponibili) la più costosa. La Sig Sauer P210 Usa si basa sul fusto di questa versione con alcune “piccole modifiche”, a dire della casa, ma che piccole non sono. Queste, infatti, riguardano il “cuore” dell’arma,

La Sig Sauer P220 Usa esposta allo Shot Show 2016. Nel guardare l’immancabile “guida Picatinny” viene da chiedersi quando tempo dovrà passare prima di vedere anche la Sig Sauer P210 Usa dotata di questo fondamentale accessorio

ovvero la parte della meccanica che assicura la chiusura a corto rinculo di canna e relativa modifica del carrello e dell’estrattore ivi alloggiato oltre che ai piani superiori ed inferiori della canna. Viene abbandonato il sistema originale P210 a favore di quello della P220. Il primo è sicuramente più costoso, in termini di lavorazione di canna e carrello e relativa cura nell’accoppiamento delle parti, rispetto al secondo che riproduce quella semplificazione delle lavorazioni, e quindi economica, ricercata dagli svizzeri nel passaggio dalla P210 alla P220. Tradotto in soldoni ciò significa che se prima, in

tempi “normali” di produzione e importazione, una Sig Sauer P210 Super Target europea poteva costare sui 4mila dollari, la nuova Sig Sauer P210 Usa non solo sarà disponibile in tempi più brevi ma avrà prezzi che oscilleranno tra i 1.200 e i 1.300 dollari a seconda dell’allestimento. Non poteva mancare, tra l’altro, anche l’idea di prevedere una versione “americana” con canna da 4”. Questa è la pistola che ha segnato la fine della classica P210: è quanto mai verosimile che, con l’esaurimento degli ultimi “fondi di magazzino europei”, si chiuderà definitivamente la storia di una vera leggenda. CM FOCUS

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