Red glock 17 29 26 gen4 2014

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TagliaS,M,oL? di Gianluigi Guiotto

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A confronto le tre Glock destinate alla difesa personale e abitativa nel calibro più amato dagli italiani, il 9x21IMI: la 26, la 19, e la 17, dalla più piccola alla più grande, o, come dicono in Glock, dalla Subcompact alla Standard passando per la Compact. Tutte nell’ultima versione, la Generation 4, che ha introdotto molte interessanti innovazioni in un modello già di successo

ella selva di numeri che compongono il catalogo Glock è facile perdersi. Con austriaca pragmaticità, infatti, i modelli sono designati da un numero, a partire dalla 17, la capostipite (vedi riquadro per la storia

delle Glock). Abbiamo allora ipotizzato di dover scegliere un modello tenendo come punto di partenza il calibro, il 9x21IMI, il più diffuso tra i tiratori italiani. Così, con un “taglio” trasversale nel listino Glock, abbiamo trovato tre

Tacche di mira e back-strap a confronto: le differenze sono solo nelle dimensioni. Sulla 26 la tacca di mira è fissa e inserita in una fresatura a coda di rondine. Su 17 e 19, invece, le tacche di mira sono regolabili

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modelli, studiati per la difesa personale, e tutti in 9x21: la 17, appunto, la 19, e la 26, appartenenti, rispettivamente, alle categorie Standard, Compact e Subcompact (abbiamo tralasciato la 34 destinata al tiro pratico e all’impiego “tattico”). Dopo l’introduzione del primo modello nella Generazione 4 nel 2010 allo Shot Show, la fiera americana che ogni anno anticipa novità e tendenze di mercato, (erano la 17 e la 22), tutti i modelli sono disponibili con le importanti migliorie apportate dalla nuova versione. Che sono la Dual Recoil Spring, la trama Rough Textured Frame super grippante, il Modular Back Strap system, e il pulsante di sgancio-caricatore maggiorato e reversibile: vediamoli nel dettaglio. Ancor più ergonomica Il salto tecnologico del nuovo disegno è sicuramente importante e riguarda alcune caratteristiche in grado di modificare la sostanza del disegno e la reale fruibilità dell’arma. La prima modifica sostanziale riguarda l’adozione di una nuova molla e della relativa guida: nella Generazione 4 al posto del classico guida-molla in plastica con la molla elicoidale a sezione circolare c’è un nuovo componente metallico su cui s’innestano due molle telescopiche a spire schiacciate che forniscono un’area di lavoro assai più estesa che non la precedente. Il nuovo gruppo, monolitico, pesa una decina di grammi in più del precedente ma non influisce sul peso complessivo dell’arma in quanto, per ospitarlo, è stato necessario realizzare delle fresature sul carrello e modificare il punto di contatto con la culatta; interventi che, in definitiva, hanno sottratto tanto materiale quanto ne è stato aggiunto. L’intervento è stato pensato per ridurre il rinculo dell’arma, già di per sé contenuto grazie alle caratteristiche di resilienza del fusto in polimero, che è in grado di assorbire e smorzare una componente significati della forza che si sviluppa al momento dello sparo. La seconda innovazione che caratterizza la Gen 4 riguarda la trama (texture) dell’impugnatura, che in passato è stata già oggetto di modifiche e migliorie.

GLOCK 17, 19, E 26 CAL. 9X21IMI


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Le tre Glock protagoniste del nostro confronto: dal basso, la 26, la 19, e la 17

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058 Anzitutto cambia la conformazione delle cuspidi cui è demandato il compito di creare attrito tra la mano dell’operatore e l’arma: quelle nuove (chiamate Polymids da Glock), presentano una forma piramidale mutuata da quella della versione RTF2 del 2009 ma con il vertice piatto, così da non essere eccessivamente brutali con il palmo della mano (la RTF2 nasce per essere usata indossando guanti tattici e presenta quindi caratteristiche estreme) e i vestiti durante il porto. Permangono le scanalature anatomiche sulla parte anteriore dell’impugnatura e i solchi lineari sulla parte anteriore della guardia del grilletto. Inoltre, la Gen 4 ha introdotto il sistema MBS (Modular Back Stap) che consente di variare la dimensione del dorsalino dell’impugnatura stessa. A differenza di altre pistole, dove il dorsalino può legittimamente dirsi intercambiabile, in questo caso l’arma nasce con una data impugnatura di dimensioni standard cui possono essere sovrapposti in alternativa

Anche per i mirini non ci sono differenze tra i tre modelli

i due dorsalini presenti nella confezione di vendita. Andando questi a sovrammettersi a un dorsalino già esistente mediante due scanalature allo scopo predisposto, necessitano di una spina di fissaggio più lunga rispetto a quella comunque presente sull’arma (e che va a bloccare il sistema di scatto). I dorsalini presentano spessori di 2 e 4 millimetri così da accomodare praticamente tutte le mani. È evidente che l’impiego di questi accessori supplementari va a modificare la distanza relativa del grilletto (trigger reach).

La nuova conformazione dell’impugnatura ha messo i progettisti austriaci nella condizione di lavorare anche sul pulsante di sgancio del caricatore. Questo, infatti, sempre mantenuto a dimensioni molto contenute per evitare sganci involontari in contesti operativi o agonistici, ha dovuto subire un significativo sovra-dimensionamento così da essere raggiungibile anche utilizzando il dorsalino Large, quello più spesso. La sua lunghezza è quindi più che raddoppiata e – caratteristica degna di nota – il nuovo pulsante è diventato reversibile, così da accontentare i tiratori mancini. La reversibilità del pulsante ha imposto la realizzazione di una modifica al caricatore, che adesso presenta un incavo in più per il suo bloccaggio; ne consegue che i nuovi caricatori possono ancora essere impiegati sulle precedenti versioni della pistola ma che questo non può dirsi per i caricatori pre-Gen 4: non possono essere bloccati se la sicura è spostata sul lato destro del fusto.

Primo piano della 26, la subcompatta: notare l’assenza della slitta per la torcia nella parte inferiore del fusto, e la nuova trama dell’impugnatura

GLOCK 17, 19, E 26 CAL. 9X21IMI


059 Il segreto nella safe action La safe action è stata la vera chiave di volta dell’arco su cui poggiano le fortune commerciali della Glock. È una semi-doppia azione a percussore lanciato nella quale il carrello arma parzialmente il percussore, che resta in quiete fino a quando non si preme il grilletto; con la pressione sul grilletto il percussore viene armato completamente e, quando giunge al punto morto posteriore, sfugge dalla leva di scatto spinto dalla sua molla cinetica. La safe action non prevede sicure manuali, ma solo automatismi di sicurezza come il pistoncino di blocco del percussore e la levetta al centro del grilletto. Quest’ultima viene azionata “automaticamente” quando

premiamo sul grilletto e ha la sola funzione di bloccarlo, bloccando così la catena di scatto, allo scopo d’impedire spari accidentali per inerzia dello scatto nel caso l’arma cada a terra. La safe action è sicura contro spari accidentali, non ha transizione tra singola e doppia azione (si presenta come una singola azione particolarmente “lunga”), e non ha sicure da togliere prima di aprire il fuoco. Unico limite è l’impossibilità di ribattere il colpo in caso di cilecca, ma non sembra sia un limite che abbia influenzato più di tanto gli utenti “conquistati” dalla semplicità e immediatezza di uso… proprio come su un revolver. (V. B.)

La vista dall’alto mette in risalto la straordinaria compattezza delle Glock, nonostante i caricatori bifilari molto capienti Le tre volate a confronto

Polimeri e Safe action Fatte salve le novità specifiche dell’arma, anche il modello 17 Gen 4 adotta le caratteristiche che hanno fatto la fortuna delle pistole Glock. Il fusto è realizzato in polimero ad alta resistenza (non rinforzato in fibra come quelli di molti concorrenti) ed è in grado di resistere a situazioni climatiche estreme nonché all’attacco di acidi, lubrificanti, agenti corrosivi. Al suo interno, estraibile mediante la rimozione della spina passante visibile nella parte alta dell’impugnatura, è collocato il sistema di scatto Safe Action, una doppia azione impura che consente un reset molto rapido del grilletto senza che questo debba raggiungere il punto di massima estensione in avanti per poter ingaggiare il percussore. Ne consegue che, pur rimanendo lo scatto sempre in doppia azione, lo sgancio dei colpi successivi al primo è molto più rapido e istintivo. Non sono presenti sicure manuali ma le ormai tradizionali tre sicure automatiche di Casa Glock a ingaggio successivo: quella incorporata al grilletto nella ARMI CORTE


060 fattispecie di un’appendice mobile (non consente lo sgancio del percussore se non dopo la sua pressione, inibendo l’esplosione del colpo a causa di trazioni laterali sul grilletto o a causa di cadute), quella classica al percussore e quella al disconnettore (che lo porta a contatto con il percussore solo quando si agisca correttamente sull’appendice di scatto). Questa conformazione fa sì che le Glock, nessuna esclusa, siano composte da un numero ridottissimo di componenti (34 in tutto), con evidenti benefici in termini di manutenzione, affidabilità, e costi. La meccanica, per concludere, adotta un sistema di chiusura geometrica tipo Browning modificato; la canna presenta una rigatura poligonale e un estrattore che funge anche da indicatore di cartuccia camerata. Ottimi, infine, i trattamenti superficiali: la finitura in Tenifer è applicata sopra due trattamenti d’indurimento che rendono le pistole Glock più resistenti a corrosione e altri agenti esterni rispetto allo stesso acciaio inossidabile. I tre modelli a confronto Smontate e confrontate, le tre Glock non mostranno differenze oltre a quelle legate alle diverse dimensioni legate al calibro: quindi, canna, carrello, fusto, e caricatore sono diversi ma le minuterie interne (catena di scatto, percussore eccetera) sono sempre gli stessi. È una scelta che contribuisce a mantenere molto basso il loro prezzo. Guardando bene, notiamo che, a differenza delle altre due, la 26 non ha una slitta sul dust cover dove inserire una torcia: sarebbe stato un controsenso rispetto alla destinazione d’uso della

Anche il funzionamento è identico nei tre modelli; notare gli espulsori, di diversa lunghezza, e le guide del carrello annegate nel polimero

Un’azione modulabile Nell’azione Glock c’è una parte che funge da leva di scatto e che nella manualistica in inglese viene definita come connector: montato di serie sulle pistole da difesa, fa sì che il peso di scatto (con molla standard) si collochi intorno a 2,5 kg e faccia avvertire al tiratore l’istante in cui si abbassa liberando il percussore. È disponibile anche un connector che fa scendere il peso di scatto

intorno a 2 kg (standard sulle pistole da tiro pratico come le 34 e le 35), ma, per chi vuole un peso di scatto più elevato e una maggiore accentuazione dell’istante in cui si ha lo sgancio del percussore, Glock propone il connector da 3,5 kg. La molla standard della safe action garantisce un carico costante lungo tutta l’escursione del grilletto per un peso di scatto pari a kg 2,5, che in

molti considerano troppo basso per l’impiego sotto stress da parte di personale normalmente addestrato. Se a questo aggiungiamo che diversi operatori, in particolare quelli assuefatti al revolver, preferiscono un carico progressivamente crescente, ecco il motivo che ha portato Glock a proporre come accessorio due diversi “New York Trigger”: il NY1 e il NY2. Col primo si ha un

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peso di scatto crescente da 2,5 a 4,9 kg, col secondo il carico cresce da 3,5 a 5 kg, ed è accentuata la sensazione “da revolver” nell’agire sul grilletto. Inutile forse aggiungere che il “New York Trigger” è stato messo a punto quando il Police Department della Grande Mela si è standardizzato sulle Glock ed è oggi nel listino degli accessori Glock. (V. B.)


061 Uno sguardo al passato Tutto ha inizio nel 1980 quando Gaston Glock – ingegnere totalmente inesperto nel settore armiero ma con solide conoscenze in quello dei polimeri sintetici – riunisce un dream team di progettisti per rispondere all’esigenza dell’esercito austriaco di una nuova arma da fianco in sostituzione della gloriosa Walther P38. Da questo sforzo congiunto uscirà il modello 17 (così chiamato in quanto 17° brevetto dell’azienda), che nel 1982 andrà ad armare gli effettivi austriaci come pistola P80 e, successivamente, forze militari e di polizia di tutto il mondo. Il cammino che porta alla Gen 4 inizia quindi nel 1982 e vede una successione di tappe di avvicinamento. Nel 1988 (Gen 2) vengono introdotte zigrinature e cuspidi per aumentare il grip nelle aree anteriore e posteriore dell’impugnatura e sul ponticello e una placchetta metallica con il numero di matricola sul fusto. Negli anni Novanta fa la comparsa la terza generazione dell’arma (Gen 3) con interventi apportati in due momenti successivi (alcuni autori parlano di una generazione 2,5 di transizione che precede la terza, altri di una terza generazione primitiva e di una tarda) e che riguardano l’introduzione delle scanalature anatomiche sulla parte anteriore dell’impugnatura, di un poggiapollice e di una scina atta ad ospitare aggiuntivi ottici di puntamento o

di illuminazione per l’impiego tattico. L’anno precedente la nascita della Gen 4 Glock ha presentato l’allestimento RTF2 (Rough Texture Frame), pensato per l’impiego con guanti tattici, mutuato dalla nuova arma con significativi interventi migliorativi. Stante l’abitudine del produttore a nominare i suoi prodotti secondo un principio cronologico che si riferisce alla successione dei brevetti, il mondo Glock può apparire un po’ contorto. Ma così non è. Accanto all’arma standard, di cui il modello 17 è l’archetipo, sono presenti altre quattro famiglie di armi: Compatte, Sub Compatte, Slimline e Competition, alcune delle quali disponibili solo per alcune famiglie di calibri. Per rimanere alla nostra 17, sono attualmente a catalogo le versioni 19 (Compact), 26 (Sub Compact) e 34 (Competition). Oltre a questa sommaria catalogazione, le pistole Glock sono declinate in una moltitudine di calibri (9 mm, .40 SW, .45 ACP, .45 GAP, .357 Sig, .380 Auto, 10 mm). Il modello 17, che vanta la più lunga vita operativa, è stato approntato nelle varianti L (1988) con canna e carrello allungati, C (1996) con canna compensata, MB con leva di sgancio del caricatore ambidestra (dismessa con l’introduzione della Gen 4). Si deve poi ricordare il modello 18, arma che ricalca il modello 17 con l’aggiunta di un selettore per il tiro a raffica.

Il pulsante di sgancio, reversibile, è leggermente più grande rispetto ai precedenti. Al centro del grilletto sporge la sicura automatica che impedisce l’arretramento del grilletto dovuto a trazioni laterali involontarie o a cadute dell’arma

Le dimensioni del ponticello non variano nei tre modelli: l’uso con i guanti indossati è sempre un’opzione possibile; la piastrina con il numero di matricola è rimasta al suo posto sotto il copricanna

I tre caricatori a confronto: da sinistra, quello della 26 da 10 colpi, quello della 19 da 15 colpi, e quello della 17 da 17 colpi

Le tre canne in acciaio con rigatura poligonale

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062 Glock 17, 19, 26 cal. 9x21IMI

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Costruttore: Glock, Austria, eu.glock.com Importatore:Bignami, tel.0471803.000,www.bignami.it; BersaglioMobile, tel.0522518.344, www.bersagliomobile.com; Paganini,fax.011835.418, www.paganini.com

PREZZO del modello 17 PREZZO del modello 19 PREZZO del modello 26

da 609 euro da 609 euro da 612 euro

A sinistra: la Gen 4 ha introdotto anche la reversibilità del pulsante di sgancio del caricatore, per la gioia dei tiratori mancini Soto da sinistra verso destra: il profilo sinistro della Glock 17, della Glock 19, della Glock 26 cal. 9x21IMI

Modello: 17 Tipo: pistola semiautomatica a chiusura geometrica Calibro: 9x21 IMI Caricatore: bifilare da 17 colpi Sistema di scatto: Safe Action Peso scatto: 2,5 kg Percussione: percussore lanciato

Modello: 19 Tipo: pistola semiautomatica chiusura geometrica Calibro: 9x21 IMI Caricatore: bifilare da 15 colpi Sistema di scatto: Safe Action Peso scatto: 2,5 kg Percussione: percussore lanciato Organi di mira: tacca registrabile, mirino sostituibile con profili bian Sicure: sicura automatica al grilletto, al percussore, alla catena di scatt Lunghezza canna:114 mm Lunghezza linea di mira: 165 mm Lunghezza totale: 186 mm Materiale del fusto: polimero Finitura: Tenifer nera opaca Peso con caricatore pieno/vuoto: 710/910 grammi

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più piccola delle tre Glock, che comunque resta arma da fondina: non ha dimensioni così ridotte da consentire un porto “in borsetta”, più sicuro inserirla in una fondina priva di ganci per impedire che qualcosa vada a premere sul grilletto. La prova a fuoco Dopo un pomeriggio al TSN di Legnano, in compagnia delle Glock e della gentile Elisabeth Ratti, titolare dell’omonima armeria di Seregno, in provincia di Mila-

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no, che ha messo a disposizione le armi, possiamo dire che, riprendendo il motto latino,“virtus stat in medio”, nel senso che, alla fine, è stata la 19 a uscire vincitrice dal confronto. La 19, infatti, offre le qualità della 17 e della 26, attenuando gli aspetti sfavorevoli. Intendiamoci: con un budget illimitato, avrei detto a Elisabeth di vendermi tutte e tre le Glock, perché ognuna ha un suo utilizzo definito: la 17 per le sedute in poligono e le gare di tiro dinamico, la 26 per il porto occulto, la 19

GLOCK 17, 19, E 26 CAL. 9X21IMI


063 A sinistra: L’autore durante i test 1. Rosata di 5 colpi ottenuta con la Glock 17 a 15 metri, senza appoggio, con Fiocchi Top Target da 124 grani 2. Rosata di 5 colpi ottenuta con la Glock 19 a 15 metri, senza appoggio, con Fiocchi Top Target da 124 grani 3. Rosata di 5 colpi ottenuta con la Glock 26 a 15 metri, senza appoggio, con Fiocchi Top Target da 124 grani

Modello: 26 Tipo: pistola semiautomatica chiusura geometrica Calibro: 9x21 IMI Caricatore: bifilare da 10 colpi Sistema di scatto: Safe Action Peso scatto: 2,5 kg Percussione: percussore lanciato Organi di mira: tacca registrabile mirino sostituibile con profili bianchi Sicure: sicura automatica, al grilletto, al percussore, alla catena di scatto Lunghezza canna: 102 mm Lunghezza linea di mira: 153 mm Lunghezza totale: 174 mm Materiale del fusto: polimero Finitura: Tenifer nera opaca Peso con caricatore pieno/vuoto: 670/855 grammi

La Generazione 4 delle Glock ha introdotto i dorsalini intercambiabili, accogliendo finalmente il principio per cui l’arma deve adattarsi il più possibile al tiratore

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per… entrambe le finalità. Infatti, la 19 è controllabile quasi come una 17 (le manca davvero poco) e, grazie alla nuova normativa in tema di caricatori, è possibile dotarla dello stesso numero di colpi della sorellona. Che, a sua volta, è da preferire se si prevede di destinarla a un carico di lavoro pesante. Avendo mani mediamente grandi, ho riscontrato qualche leggera difficoltà con la 26 col dorsalino standard, prontamente risolte sostituendolo con quello maggiorato (l’operazione è co-

Organi di mira: tacca registrabile, mirino sostituibile con profili bianchi Sicure: sicura automatica al grilletto, al percussore, alla catena di scatto Lunghezza canna: 87 mm Lunghezza linea di mira: 137 mm Lunghezza totale: 160 mm Materiale del fusto: polimero Finitura: Tenifer nera opaca Peso con caricatore pieno/vuoto: 615/740 grammi

munque rapidissima), e abituandomi a sfruttare gli intagli alla base del caricatore. La nuova texture su fusto e impugnatura è risultata estremamente gradevole. La collimazione e il rapido ritorno in linea sono stati facilitati dai riferimenti presenti su tacca e mirino. M C

Ringraziamo l’armeria Ratti di Seregno (www.armiratti.it) ed Elisabeth Ratti per aver messo a disposizione le armi fotografate

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