Red oberlandbignamisporter15 2012

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Oberland Arms M5

Oberland Arms M5 alias Bignami Sporter 15

L’

AR-15 è forse uno dei fucili più diffusi e, diciamolo, di moda oggi. La cronaca e le immagini dei conflitti mediorientali lo hanno fatto conoscere a tutti, almeno quanto il suo diretto antagonista, l’AK-47. È un’arma con una lunga vita operativa, che è stata reinterpretata in diverse chiavi ed adattata a ogni possibile esigenza che si possa incontrare sul campo, quindi è difficile per un costruttore introdurre vere innovazioni a questo schema classico. L’eccellenza, però, può essere ottenuta non solo tramite migliorie radicali, ma anche attraverso un’esecuzione curata in ogni dettaglio. Vediamo come la casa tedesca ha interpretato quest’arma.

Commercializzato in Italia come Bignami Sporter 15, l’OA-15 M5 è una versione corta del classico di Eugene Stoner. Realizzato dalla tedesca Oberland Arms è costruito seguendo standard produttivi elevatissimi Di Marco Dell’Acqua

Primo contatto

A un primo impatto visivo, l’OA-15 M5 dà subito un’impressione di cura, precisione e grande qualità: i piani sono nettissimi, la superficie è liscia, apparentemente priva di segni di utensile (che invece ci sono, come vedremo, ma sono di un tipo particolare). La calciatura, in sintetico, di tipo fisso in questo esemplare, è di buona qualità, con impugnatura anatomica in gomma. La peculiarità più evidente dell’M5 è la canna, lunga 16” ¾, ma dotata di astina guardamano corta, come quella dell’M4, cui l’arma finisce per somigliare molto, nonostante una canna più lunga di oltre 10 cm, proprio per l’astina corta. L’arma è fornita con il classico maniglione che costituisce un elemento fortemente caratterizzante dell’estetica di questa famiglia di fucili. In questo caso, però, esso può essere rimosso, liberando una slitta a standard MIL-STD-1913, meglio co-

nosciuta come Picatinny, dal nome dell’arsenale dove venne formalizzato lo standard nel 1995 (e non, come taluni credono, nel 1913). La canna, di tipo pesante, è realizzata dalla Lothar Walther ed è costruita con un acciaio inox specifico (al posto del 416 più usualmente utilizzato) caratterizzato da una grana fine particolarmente adatta al processo di bottonatura con cui viene rigata, introdotto proprio dalla casa tedesca. Questa accoppiata tra materiale e processo produttivo garantisce un’elevata precisione che resta costante per tutta la durata utile della canna stessa, che è

rifinita con una copertura superficiale nera al teflon e dotata del classico spegnifiamma a cinque sfiati superiori. Questa disposizione serve in parte a far sì che questo funzioni anche da compensatore, in parte serve a non sollevare nuvole di polvere che rivelerebbero la posizione del tiratore quando si spara in posizione prona. Una curiosità è il fatto che la canna sia dotata della scanalatura per il fissaggio del lanciagranate M203: una scelta palesemente dettata da esigenze di economia di produzione, visto che la scanalatura è ovviamente del tutto futile su un’arma civile.

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La finestra d’espulsione, in cui si può vedere la testa dell’otturatore in apertura.

Il mirino e gruppo presa di gas è quello classico delle armi della famiglia AR-15. Il mirino è regolabile in altezza per azzerare l’arma La slitta Picatinny riporta i riferimenti numerati, utili per riposizionare le ottiche sempre allo stesso modo dopo eventuali smontaggi

Dettaglio della parte anteriore del fusto, con il drago sputafulmini emblema della casa tedesca

Lo spegnifiamma/compensatore a cinque sfiati, posti nella parte superiore dello stesso

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Dettaglio del ponticello ribaltabile e del caricatore plastico nel bocchettone. Il pezzo di gomma espansa dietro al grilletto è un espediente semplicissimo ma efficace per ridurre il collasso di retroscatto

Le diciture sul lato sinistro del fusto identificano l’arma come Bignami Sporter

Il forward assist (pistone per la chiusura dell’otturatore) è a pulsante tondo I comandi sono quelli classici dell’AR-15. La grafica del selettore di tiro è tipicamente tedesca. Notare il risalto d’arresto previsto per la posizione di raffica, che ovviamente manca sulla versione civile

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fucil i Il castello dell’OA-15, lato sinistro, con l’ottica a riflessione cinese usata per la prova: economica ma efficace. Il grado di finitura del fucile è molto buono

Come funziona

L’OA-15 è basato sul sistema Stoner: allo sparo parte dei gas sono prelevati da un forellino presente nella canna e, attraverso un tubetto d’acciaio, arrivano fino al portaotturatore. Qui si espandono in un’apposita camera cilindrica, ad una estremità della quale si trova la coda dell’otturatore. Questa è dotata di tre fasce elastiche, dalla funzione assolutamente analoga a quelle presenti nei pistoni di un motore a scoppio. E proprio come il pistone di un motore il sistema si comporta, tranne per il fatto che non è l’otturatore a spostarsi, bensì il porSapendo cosa osservare, i segni di lavorazione ci sono, e anche ben evidenti

Il maniglione smontabile con i comandi della tacca di mira. Qui è ben evidente il tamburo di regolazione dell’alzo

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Dal lato destro possiamo osservare lo sgancio caricatore di tipo fenced e la finestra d’espulsione con il tipico sportellino parapolvere. Lo strano oggetto davanti all’ottica è un pezzo di resina termoplastica adattato alla slitta per tenere un raccoglibossoli, utile in poligono

taotturatore. Questo, arretrando sotto la spinta dei gas, che sfogano poi da due forellini laterali, produce la rotazione dell’otturatore tramite un’asola opportunamente profilata, in cui si innesta il perno che unisce le due parti. Ruotando, l’otturatore disimpegna le sue alette di bloccaggio da quelle, complementari, ricavate nella culatta della canna (la cosiddetta “barrel extension”) ed è libero di arretrare sotto l’impulso del portaotturatore. Questo infatti continua nel frattempo nel suo moto, comprimendo la molla di recupero situata in un tubo contenuto nel calcio. Contemporaneamen-

te, il bossolo spento viene estratto e proiettato all’esterno dell’arma da un espulsiore a pistoncino posto nella testa dell’otturatore, mentre viene riarmato il cane. Sotto la spinta della molla di recupero il gruppo otturatore porta-otturatore torna poi ad avanzare, prelevando una nuova cartuccia dal caricatore, camerandola e andando in chiusura quando la massa avanzante del portaotturatore provoca la rotazione dell’otturatore grazie alla medesima asola che ne aveva prodotto l’apertura. Il sistema Stoner ha il difetto di “sporcare dove mangia”, cosa che ha

dato origine a un’infinita diatriba tra i detrattori, che sostengono che ciò nuoccia pesantemente all’affidabilità dell’arma, e i sostenitori, che affermano che la precisione e dolcezza al tiro delle armi della famiglia AR-15 siano dovute proprio a questo sistema che, se correttamente manutenuto, risulta assolutamente affidabile.

Il tamburo di regolazione in deriva Gli evidenti segni della fresatura della parte cilindrica dell’upper, dove si raccorda con la culatta del castello

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Per lo smontaggio rimuoviamo il caricatore

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Il caricatore, in polimero semitrasparente, ha all’origine una capacità di dieci colpi, ma è stato limitato per il mercato italiano a soli cinque, con il rivetto visibile nella parte anteriore

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Ci accertiamo visivamente che la camera di cartuccia sia vuota

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Spingiamo il perno posteriore. Sul campo ci si può aiutare con la punta di una cartuccia, come nella foto. Normalmente per sicurezza è bene non tenere munizioni accanto mentre si smonta l’arma per pulirla Una matita o un cacciaspine funzionano altrettanto bene

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Estraiamo il perno posteriore, consentendo all’upper di basculare in avanti

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L’upper basculato ci consente l’accesso alla meccanica. Notare il numero di matricola inciso anche all’interno del lower receiver


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Allo stesso modo, rimuoviamo il perno anteriore

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Separiamo l’upper dal lower receiver. Aiutandoci con la manetta d’armamento arretriamo il gruppo otturatore

Per quanto ritenga che ci sia del vero in entrambe le scuole di pensiero, non posso esprimermi in merito sull’OA-15, perché l’ho usato solo in poligono e con una pulizia sempre accurata. Comunque, per quel che vale, problemi non ne ha dati.

Finiture dentro e fuori

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Estraiamo il gruppo otturatore

Allo smontaggio l’arma mosta all’interno la stessa cura visibile esternamente. Tutte le parti sono ben rifinite e comunicano un’impressione di elevata qualità. Gli accoppiamenti tra upper e lower receiver sono perfetti, senza il minimo gioco, e anche le superfici non soggette a lavoro presentano la stessa precisione di lavorazione di quelle direttamente coinvolte nel ciclo di funzionamento. Dal punto di vista delle finiture, come dicevo, occorre fare una precisazione. Ho sentito dire più volte che gli AR Oberland siano dotati di finiture notevoli. In realtà, non è esattamente così. Anzi, di fatto l’OA-15 non ha “finiture”, nel senso comunemente inteso di fasi finali di lavorazione dedicate a migliorare l’aspetto delle superfici. È invece lasciato praticamente come esce dalla macchina utensile

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Rimuoviamo la manetta d’armamento estraendola dalla fresatura opportunamente predisposta nel cielo dell’upper receiver.

Procediamo allo smontaggio del gruppo otturatore. Con la solita cartuccia o cacciaspine, rimuoviamo la coppiglia di fermo del percussore.

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Notare che il portaotturatore è svasato in modo da accogliere la punta della cartuccia

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Sfiliamo la coppiglia e la riponiamo al sicuro, dove siamo certi di non perderla.

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Il perno di fissaggio dell’otturatore

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Rimuoviamo il percussore dalla parte posteriore del portaotturatore.

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Oberland Arms M5 produzione. I nuovi OA-15 comunque sono dotati di un selettore di tiro che passa da sicurezza a colpo singolo in un arco di soli 45°, a tutto vantaggio della praticità d’uso.

L’OA-15 in poligono

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Estraiamo il perno che accoppia al portaotturatore l’otturatore e che ne attua il movimento di rotazione

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Sfiliamo l’otturatore dal portaotturatore

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Le tre fasce elastiche che garantiscono la tenuta di gas tra otturatore e portaotturatore, cuore del sistema Stoner. Le aperture delle tre fasce devono essere sfalsate. Il sistema funziona anche con una fascia elastica sola

e anodizzato, solo che le parti sono lavorate non da fresatrici tradizionali, ma da macchine utensili a controllo numerico ad alta precisione, sicché le superfici presentano lavorazioni molto accurate, tali da non necessitare di ulteriori passaggi. È un bene visto che, già così, l’arma è venduta a un prezzo non esattamente popolare. È comunque un buon esempio di qualità e precisione teutonica. I comandi sono quelli classici dell’AR-15, con sgancio del caricatore protetto da rilievi nella carcassa contro pressioni accidentali (il cosiddetto tipo “fenced”) e il selettore di tiro a tre posizioni: sicurezza, colpo singolo e raffica, di cui l’ultima ovviamente assente, anche se il fianco del lower receiver presenta comunque il secondo arresto per la leva. Anche qui, si tratta evidentemente di una scelta dettata da esigenze di semplicità di

Al tiro l’OA-15 si comporta come ci si aspetta da un AR-15 di alta gamma, ossia molto bene. Il rinculo della cartuccia è mitissimo, e gli scatti sono molto buoni (anche se non eccelsi). Il caricatore prismatico in sintetico trasparente è da dieci colpi all’origine, limitato a 5 cartucce con un rivetto per ottemperare alle discutibili esigenze legislative italiane. Poco male per il tiro in poligono, ma limitante in un’eventuale ottica di tiro dinamico, o anche solo per il plinking. Il maniglione porta le classiche mire metalliche di tipo A2, regolabili in elevazione e brandeggio tramite due tamburi, con doppia diottra ribaltabile: l’apertura più piccola per l’uso normale e quella più grande intesa secondo i manuali per l’uso in condizioni di scarsa visibilità o in condizioni “dinamiche”. Vi è anche una differenza di puntamento in elevazione tra le due aperture, così che quando la diottra più piccola è correttamente tarata sui 300 m, quella più grande (marcata 0-2 e solitamente definita “da combattimento”) è azzerata a 200. Si tratta in effetti di ottime mire metalliche che, pur pensate per impiego militare, non sfigurano affatto nel tiro di precisione. Ho tuttavia preferito smontare il maniglione e dotare l’arma di un mirino ottico a riflessione che, pur decisamente economico, ha svolto molto bene il suo lavoro. Il pregio principale di questa soluzione consta nel fatto che riferimento di mira e bersaglio sono sullo stesso piano focale, a tutto vantaggio della facilità e immediatezza di puntamento e, soprattutto, con minor affaticamento dell’occhio, cosa da non sottovalutare per il tiro in poligono. Le finiture sono una bella cosa ma, come si suol dire, la prova sta nel bersaglio e devo dire che, nei limiti delle capacità dell’autore, l’OA-15 ha dato ottima prova di sè, e la canna Lothar Walther s’è dimostrata all’altezza della fama del produttore. L’astina non è del tipo flottante, quindi

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fucil i L’arma durante le prove di tiro. Il rinculo è mitissimo e lineare

Bersaglio a 50 metri con cartucce ricaricate

Rosata ottenuta a 50 metri con le Barnaul a punta morbida

Rosata a 50 m con le Wolf, che il fucile sembra gradire particolarmente

L’OA-15 sembra non amare le Igman, che hanno prodotto sempre rosate larghe

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è sempre meglio evitare che interferisca con supporti o altro quando si tira. Per la prova sono state utilizzate cartucce Igman, palla FMJ da 55 grani e bossolo in ottone di produzione bosniaca, Wolf con palla FMJ da 55 grani e bossolo in ferro di produzione russa, Barnaul palla JSP da 55 grani e bossolo in ferro zincato di produzione russa e ricaricate, bossoli Lapua, palla Sierra Match King da 69 grani, 25,6 grani di polvere Vihtavuori N140, inneschi CCI Small Rifle Bench Rest, OAL 57,4 mm. L’arma è stata provata alla distanza di 50 m, sia per il tipo di ottica montato, poco adatto al tiro di precisione a distanze superiori, sia per problemi… ottici dello scrivente, che comincia ad accusare il peso del tempo. Avendo a disposizione un’ottica da 4-6 ingrandimenti e un tiratore migliore si sarebbero potuti ottenere risultati senza dubbio più esemplificativi delle doti di precisione intrinseca dell’arma. Una curiosità: l’OA-15 è consegnato con un manuale di istruzioni molto completo che, oltre alle istruzioni di utilizzo e smontaggio, presenta persino le tecniche di tiro base con il fucile. Purtroppo è solo in tedesco.


Oberland Arms M5 L’arma sul bancone di tiro

Scheda tecnica

Le confezioni delle cartucce utilizzate nella prova

Le quattro cartucce a confronto, da sinistra a destra: ricaricate JHP 69 grani, Igman FMJ 55 grani, Wolf FMJ 55 grani e Barnaul JSP 55 grani

Produttore: Oberland Arms, Germania - www. oberlandarms.com Importatore: Bignami, via Lahn 1- Ora (BZ) Tel. 0471 803000 www.bignami.it Modello: OA-15 M5 (Bignami Sporter 15) Calibro: 223 Remington Funzionamento: semiautomatico a presa di gas sistema Stoner Mire: metalliche, con maniglione rimovibile e slitta picatinny Lunghezza canna: 16” ¾ Passo rigatura: 1/8” Lunghezza: 910 mm Peso: 4,1 Kg Caricatore: ridotto a 5 colpi Sicura: a leva sul castello Prezzo: € 2830

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