BioGuida 10 - Autunno 2005

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BioGuida

ITINERARI DELLO SPIRITO n° 10 autunno 2005 Trimestrale di approfondimento e ricerca olistica. Reg. Tribunale di Trieste n°1067 del 26/03/03. Editore: PPBì - BioComunicazione di Pierpaolo Bon Sede: Via Denza 4, 34124 Trieste. Tel/Fax 040.302110 - info@bioguida.net Uffici: Via Mazzini 30, 34121 Trieste. Tel/Fax 040.639289 - ppbi@bioguida.net Abbonamenti: www.bioguida.net - www.bioguida.com Pubblicità e Marketing: 040.639289 - 338.8852117 - 347.7704556 Fotocomposizione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste

in questo numero La via interiore:

Parole e musica:

Meditazione: 4 che confusione! Percorsi del benessere 10 La voce che guarisce 46 . .............................................

CD

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Libri

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Stampa: Artigraficheriva, Trieste Stampato su carta ecologica Fedrigoni Free-Life La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente indicato. Direttore responsabile: Mariangela Valentini I nomi di questo numero: Cristina Cuomo, esperta di Nutripuntura, ricercatrice sul sistema nervoso centrale e l'equilibrio cellulare. Tania Coceancig, storico dell’arte. Alessandro Di Grazia, amministratore della Scuola Waldorf (TS). Jacopo Fo, scrittore, attore, fondatore della Libera Università di Alcatraz. Francesco Giordano, critico ed esperto musicale. Francesca Gregoricchio, responsabile corsi di formazione Emporio Bioedile. Lucia Lorenzi, psicologa e psicoterapeuta. Paolo Loss, cantante lirico, insegnante di canto gregoriano e vocalità. Cristina Radivo, massaggiatrice thai e “asokananda authorized teacher”. Claudio Trupiano, membro dell’“Associazione Alba”. Manuela Zippo, biologa. Disegni e immagini: Cristina Bernazzani, Manuela Frisone, Moreno Tomasetig, (salvo diversamente specificato). In copertina: Vesna Benedetich, “Gatto tra i libri”. In allegato: I.P. DINE srl, Cristina Cuomo, Creativ Power.

La via della scienza:

I viaggi: Un tocco di Thailandia 54 ......

Medicina germanica 16 Immunità in movimento 20 ...................

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La via delle origini: I punti Varma Colore e simbolo

Gli incontri:

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24

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Pedagogia Waldorf

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La via della terra:

I luoghi: I luoghi della BioGuida 26 ...

Poesia della calce

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EDITORIALE

“Io fui già un tempo giovane e ragazza ed anche pianta e uccello e muto pesce che salta fuori dal mare” Empedocle, Frammenti

In che lingua traduce l’Occidente?

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l legame tra linguaggio e storia del pensiero ha assunto, ed assume ancóra, un valore assoluto nella filosofia occidentale, aprendo dilemmi tutt’ora irrisolti. Nominare vuol dire anche comprendere il fluire dell’esistenza, darle una forma, significato e senso? Oppure tra linguaggio, pensiero e realtà si snodano distanze incolmabili perché la vita scorre altrove ed oltre tutte le codificazioni possibili? L’opera più importante del linguista fiorentino Giovanni Semerano, recentemente scomparso, intitolata “Le origini della cultura europea” (ed. Leo Olschki, 1984) avanza un’ipotesi poco conosciuta, anche perché scomoda ai poteri delle accademie italiane, per aver messo in discussione l’origine indeuropea delle lingue mediterranee, per aver rintracciato nell’accadico-sumero gli idiomi delle antiche civiltà fiorite in Mesopotamia ed aver scoperto le influenze delle culture orientali sulla civiltà dell’Occidente. Una lettura coraggiosa e documentata che lo ha portato ad interpretare il significato di alcune parole chiave della filosofia occidentale e metterla in discussione, facendola in alcuni casi vacillare pericolosamente. In un altro testo intitolato “L’infinito, un equivoco millenario” (Mondadori, 2001) Semerano dimostra, per esempio, che la parola del filosofo Anassimandro, “apeiron” – che è la prima parola della filosofia greca e che è nata in Asia Minore – non vuol dire “infinito” o “indeterminato” come vogliono Platone ed Aristotele e, dopo di loro l’intera storia della nostra metafisica - ma semplicemente “terra”, “polvere”, “fango”, dall’accadico “eperu”, dal

semitico “apar”, da cui l’ebraico “aphar”. Che accade dunque se filosofi illustri hanno speso molte pagine sul significato di queste e altre parole conferendo loro un significato “sbagliato”, con implicazioni filosofiche completamente differenti dalla modestia di queste nuove e rivoluzionarie etimologie? Gli esempi potrebbero continuare ma la questione resta aperta e torna ad una domanda capitale che si potrebbe porgere, di rimando, al filosofo tedesco Martin Heidegger, e con lui a tanti filosofi e filologi anteriori e posteriori: ma in che lingua traduce l’Occidente? E che valore può assumere una parola rispetto alle categorie ed alle costruzioni dei nostri pensieri senza che divengano costrizioni invece che autentiche aperture alla comprensione? Più volte il filosofo Umberto Galimberti ha additato proprio nell’etimologia della parola “comprendere”, così com’è concepita in Occidente, il suo stesso limite: cum-prendere vuol dire afferrare, imprigionare ed ha indicato nelle parole dell’Oriente una via più seducente della nostra: nel taoismo “wu-wei” significa lasciar andare, nello zen “wou-nien”, “hi-shiryo” è il pensiero “non pensato”, che non è “non-pensiero”. L’essere, dunque, lungi dal coincidere col pensiero se ne separa, lo lascia andare appunto. “Più vi appoggerete fermamente al suolo, meglio potrete allungarvi verso l’alto” ammonisce non a caso il maestro Kodo Sawaki perché “cio che è non può smettere di essere.” Il direttore responsabile Mariangela Valentini



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Meditazione, che gran confusione di Jacopo Fo

lasciate andare, questo pensiero vi esce dalla testa e subito ne arriva un altro. Lascerete andare anche quello e ne verrà un terzo e così via. Non succede nulla di travolgente o soprannaturale. Semplicemente smettendo di tenere sotto pressione il vostro cervello, questo si svuota dei pensieri. Si rilassa.. Dopo qualche secondo che fate questo, sentite un prurito, una voce, un profumo. Bene, ascoltateli. Questo è ottimo. Quando ascoltate passivamente, senza aguzzare le orecchie, il vostro cervello è ancora più rilassato di quando lasciate fluire i pensieri senza sforzo. Ma non sforzatevi di ascoltare, dopo qualche momento, di nuovo un pensiero vi viene in mente, voi lo seguite per qualche secondo, poi vi ricordate che non avete voglia di pensare attivamente, siete pigri, lo lasciate andare e ne arriva un altro. Andando avanti così per qualche minuto arriverete a uno stato di torpore o vi addormenterete.. La cosa eccezionale che accade è che mentre meditate vi distraete, per qualche istante. Ovviamente non ve ne potete accorgere perché si tratta di pochi secondi di tempo, ma succede: il cervello si spegne e tutte le vostre forze fluiscono al corpo, curandovi l’ulcera e il mal di fegato. Per questo dopo qualche minuto di meditazione vi sentite un filo meglio e un filo più riposati. È una sensazione che cresce col tempo. È meraviglioso e non costa niente. Provateci.

H

o incontrato molte persone che mi hanno detto: ”Ho provato a fare meditazione ma non ci riesco”. Impossibile, dico io, meditare è la cosa più facile che ci sia. Il problema è che c’è un enorme malinteso. Meditare non vuol dire concentrarsi, costringere la propria mente a pensare a questo o a quello. Gli esercizi di concentrazione servono, in teoria, a prepararsi a meditare ma non sono meditazione. Anzi secondo me sono inutili, se non dannosi.. È inutile tentare di impedirsi di pensare, è una cosa impossibile. Se penso a non pensare sto comunque pensando. Ugualmente non è buona cosa tentare di meditare in posizioni scomode: uno è tutto preso a resistere ai dolori alle ginocchia e ai crampi alla schiena e non riesce proprio a meditare. Lo scopo della meditazione è quello di rilassare il cervello, farlo riposare, restituire al corpo quelle energie che la mente si accaparra per seguire paure, ansie, ecc. Noi impieghiamo molte energie per pensare e ripensare le stesse cose, in modo paranoico. Pensando ci sforziamo. Bisogna smettere di fare questo. Non bisogna cercare di non pensare, bisogna smettere di sforzarsi a pensare. Essere pigri, sonnolenti, sornioni.. Quando pensiamo possiamo quasi sentire la sensazione del pensare, lo sforzo del cervello. Ecco, rilassatevi. Non investite più nel lavorìo mentale. Regalatevi cinque minuti di tregua. Sdraiatevi comodi, respirate profondamente, morbidamente, rilassatevi, sbadigliate. Accantonate per un attimo tutti i problemi che vi agitano. Dovete liberare il cervello ingorgato. Se lo fate i pensieri vi fluiranno in testa da soli uno dopo l’altro. Un pensiero arriva, vi passa per la testa. Se voi non ci mettete la vostra volontà a seguirlo, lo

Meditazione... Ohh cara... Quindi per meditare bisogna soltanto essere pigri. Non sforzarsi a pensare. Succede allora che i pensieri vi entrano in testa ma voi non avete voglia di seguirli, lasciate andare un pensiero e subito ne arriva un altro.


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Poi sentite che vi prude un dito o sentite un suono e voi lo ascoltate senza aguzzare le orecchie. Poi arriva un altro pensiero e voi lo lasciate, e così via per cinque minuti.. Come ho già detto, facendo così passate dal pensiero attivo, volontario a quello passivo, involontario. In questo modo provocate il fatto che vi distraete. Cioè il cervello, senza che voi lo vogliate o ve ne accorgiate, si spegne per qualche istante. Mano a mano che meditate questo tempo si allunga. Distrarsi, interrompere il flusso dei ragionamenti è fondamentale per il nostro equilibrio psichico e fisico. Tutti lo facciamo naturalmente. Guidando l’auto o la bicicletta, guardando la TV, facendo l’amore, attraversiamo momenti nei quali la noia o l’eccitazione spengono la nostra vigile razionalità.. Però quando siamo incazzati, il nostro amore ci ha traditi, la banca ci minaccia, la vita ci va storta, cadiamo in uno stato di paranoia e non riusciamo più a distrarci, i nostri pensieri continuano a torturarci la mente in modo ossessivo e angosciante. Per questo è stata inventata la meditazione. Imparare a disperdersi, rilassarsi, abbandonarsi nel pensiero passivo, ci aiuta a distrarci anche nei momenti di sfiga disumana. È un muscolo, una capacità che cresce col tempo. Un caro amico, dopo una conversazione sulla meditazione mi ha detto: “Sì, ci proverò, ma non so se sono capace di farlo”. La difficoltà nel fare meditazione sta proprio e soltanto in

questo modo di pensare. Noi siamo convinti che per ottenere qualche cosa di importante dobbiamo agire. E tanto più quello che vogliamo ottenere è importante tanto più sarà difficile quello che dobbiamo fare. Visto che si dice che la meditazione è importantissima e che porta addirittura al Nirvana, al Tao e allo Zen, figuriamoci quanto sarà difficile riuscire a farla. E invece no. L’unica difficoltà sta nell’accettare l’idea che non bisogna fare proprio un bel niente. Bisogna smettere di fare qualche cosa, questo sì. Bisogna smettere di sforzarsi a pensare. Non bisogna pensare attivamente. Tutto qui. Possibile che non siate capaci di fare un bel cavolo di niente?

Kit da viaggio Dopo aver fatto un po’ di pratica con la meditazione passiva (almeno tre o quattro volte) e solo dopo che avrete ben individuato lo sbiro, potrete partire per questo giro turistico speciale. È un’esperienza che è una bomba. La chiameremo: “Il tuffo dal ponte nella botte di rosolio”. Ti porta al nocciolo in un soffio. Ho anche preparato un piccolo kit di immagini da viaggio che ti serviranno per mantenere la rotta.. Iniziamo a vedere questa attrezzatura mentale. Ti sarà utile nello stato di abbandono quando solo il pensiero per immagini è funzionante. Il pensiero verbale, il più faticoso, è inutilizzabile se sei in uno stato di coscienza rilassato.


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sempre scegliere la donna che è viva, anche se hai paura delle emozioni che ti dà e del suo possibile rifiuto. Invece sarai sempre tentato di scegliere il manichino che è un oggetto, che ha un prezzo, che si può vendere. Devi decidere se vuoi usare la meditazione per arrivare a sentire di più la vita (ma devi continuare ad ascoltare) oppure preferisci un vantaggio materiale: essere più sicuro di te, più forte, più affascinante, possedere più cose, avere i superpoteri, fare miracoli... con la donna non puoi fingere, devi ascoltare, aprirti... Guarda la scaffalatura. Rappresenta i 4 livelli fondamentali dello stato di coscienza. Sul ripiano c’è il libro (la razionalità), sul secondo la scarpa (la percezione di sè: la scarpa stretta dà fastidio). Nel terzo ripiano c’è la scatola, (il mondo delle micro percezioni intime). Per terra, sotto la scaffalatura c’è il bicchiere vuoto (la totale assenza di coscienza, il satori). È importante che tu abbia chiara questa mappa degli stati di coscienza. Il tuo viaggio è in discesa, parte dal primo scaffale (il libro) e scende verso il bicchiere vuoto. Guarda la tua mano aperta. Se vuoi prendere otterrai solo vantaggi passeggeri. Se non chiudi la mano, se la tieni aperta, potrai toccare il mondo. Vuol dire: ricordati di non contrarti.

Il volo della farfalla è fluido e incessante. “Voler osservare lo sbiro” non vuol dire tentare di fermare la mente, focalizzando l’attenzione sullo sbiro. Al contario, si tratta di seguire il vago girovagare tra distrazione, ascolto, pensiero a immagini e pensiero verbale. Solo quando la mente girovagando si ricorda,

Immagina una donna vicino a un manichino .. Mentre cerchi dentro di te, sarai sempre davanti a un’alternativa: proseguire la ricerca oppure arraffare quello che hai già scoperto e usarlo sfruttando i vantaggi materiali che ti offre. Durante il viaggio devi sapere che ti conviene


spontaneamente, senza sforzo, che tu volevi ascoltare lo sbiro, solo allora, puoi guardare lo sbiro. E solo per un secondo o due, poi l’attenzione si volge altrove. L’immagine è quella di una farfalla che svolazza e ogni tanto si posa su un quadrato bianco. Allora, e solo allora, puoi guardare oltre la finestra e vedere lo sbiro, sentirne il profumo.

Pronti... Partenza... Via! Ora che vi siete impossessati del corredo mentale da viaggio avete tutto quel che vi serve. Sdraiatevi, rilassatevi, sbadigliate, sorridete, respirate, regalatevi un po’ di tempo. Partite ascoltando il piacere del respiro. Poi, a intermittenza, liberamente, osservate se percepite lo sbiro da qualche parte. Quando lo percepite non afferratelo. Non resistete, lasciate che si ampli, che cresca, che invada tutto il corpo. Per farlo vi serviranno molti singoli istanti di ascolto intermittente.. Quando avrai lo sbiro nel tuo campo percettivo lascia che la sua corrente di energia ti pervada. Lascialo crescere, lascia che arrivi alle gambe, ai piedi, alle braccia e poi alla testa, superando la strettoia del collo. Apriti alla sensazione. Osservala senza resistere, si scioglierà in piacere.. Dopo circa un quarto d’ora, mezz’ora di questa meditazione, sentirai sensazioni molto particolari. Alcuni arrivano a percepire un calore fortissimo, altri si sentono luminosi, altri perdono il senso del confine fra il proprio corpo e il resto del mondo, altri si sentono, più semplicemente, molto bene. In ogni caso è un’esperienza che arricchisce. Se sei riuscito a seguirmi fino a qui, sei alla meta. Ti basterà restare per qualche giorno ad ascoltare i microscopici “sbiri” che si susseguono ogni minuto, più o meno piacevoli, più o meno fastidiosi, e non riuscirai più a scrollarti di dosso queste sensazioni. Sono troppo al centro di te per non sentirle quando ormai le hai identificate.. Un tassello nuovo si è aggiunto alla tua conoscenza e non lo puoi dimenticare. Una volta che l’hai visto sai che c’è. Praticamente hai le


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mani sul rubinetto delle tue percezioni, senti il tubo, senti la saracinesca che lo tappa e senti le sensazioni che vibrano oltre il metallo e senti che è piacevole. Ma non preoccuparti, la tua vita non cambierà tutto d’un botto. Semplicemente non aprirai il rubinetto. E ti accorgerai che non lo apri perché non vuoi aprirlo. Temi che tutta quell’ondata di energia travolga le tue abitudini e i tuoi piaceri mentali con un getto insostenibile di piacere fisico. Siamo nati in gabbia, abbiamo paura di uscire fuori sotto il sole. Abbiamo tutti i nostri tic, ai quali siamo tanto affezionati. Soprattutto amiamo quella vita irreale con la quale giochiamo.. Io passo ore a immaginarmi avventure nelle quali sono l’eroe o la vittima... A pensare e a ripensare fantastici progetti futuri o evoluzioni negative di cavolate fatte in passato... A te succede? Non è forse questa mania di inventarti un passato, un presente e un futuro che ti porta a non guardare la gente per quello che è? Così alla fine ti innamori di una tagliatrice di teste tedesca convinto che sia una tenera contadinella pugliese.... Noi adoriamo queste vite virtuali che ci hanno fatto compagnia per così tanti anni. Siamo tossicomani del piacere mentale che ci dà questo fantasticare onori e vendette. Non importa che non ci permetta di vedere chi siamo realmente e dove viviamo. Siamo affezionati. Siamo abituati. Abbiamo paura di cambiare. Paura. È necessario del tempo per lasciarsi andare fino in fondo. Devi esaurire tutte le tue vite virtuali. Dissiparle. Quando mi sono reso conto che in realtà avevo messo la mano sul super-rubinetto cosmico e non avevo il coraggio di aprirlo, ci sono restato male.. Ma come? Dopo tanti anni... finalmente sei lì... e ti fermi? Sono stato male tre giorni nello scoprire che io non volevo andare avanti. Viene fuori un’immagine diversa di te stesso. Ti vedi con tutte le tue manie e le tue paure. È una nuova consapevolezza di te. Non importa se ti sei bloccato. L’essenziale è esserne consci. Sapere dov’è il rubinetto e a cosa serve. E tenerci la mano sopra.. Col tempo, ascoltando le vibrazioni dell’energia vitale compressa nei tubi, dentro di noi, la

paura si scioglierà. Già è molto bello mettere al minimo il motore del cervello, essere pigri, sbadigliare, respirare, sorridere, ascoltare la vita rimbombante oltre la saracinesca del rubinetto. Già questo è un grande piacere. Che importa se impiegherai uno o dieci anni a trovare il coraggio di aprirti. Ora che sai che il fuori è dentro di te, niente altro importa. Sei arrivato. Shalom. Post Scriptum (sussurrato) L’illuminazione è sulle tue dita; contemplala senza afferrarla...

E se non riesco a fare meditazione passiva? Può essere che tu sia in un periodo molto stressante della tua vita. Quando l’ansia ti prende non riesci a stare sdraiato a meditare passivamente. Dovrai aspettare un momento più favorevole per fare questi esperimenti avanzati.. C’è un tipo di meditazione che ti può aiutare: correre. Se non ti piace correre, va bene qualunque attività comporti sforzo fisico. Metticela tutta, stancati allo stremo e poi lasciati andare per terra.. La prima cosa che farà il tuo corpo per superare la stanchezza sarà di spegnere il cervello per un minuto o due. Poi l’attività mentale riprenderà, all’inizio a sprazzi, con pensieri fatti di immagini e non di parole. Se il movimento veloce non ti piace, prova a danzare, a dipingere, suonare, coltivare le piante, cucinare, far l’amore. Cerca di abbandonarti in queste attività. A tratti perderai la coscienza di te, sarai totalmente immerso in quel che fai e l’attività razionale sarà ridotta al minimo... Cioè sperimenterai diversi livelli di quello che viene chiamato “stato di trance”. Se neppure questo ti riesce mettiti a scrivere, leggere o guardare film (tieniti sul genere comico mi raccomando, i film di orrore e violenza non ti aiutano a rilassarti). Quando c’è di mezzo la parola, scritta, letta o ascoltata, non è possibile spegnere del tutto il cervello verbale (sennò non si capiscono le parole). Però anche così si scivola in stati di coscienza nei quali il pensiero è passivo.



LA VIA INTERIORE

Percorsi del benessere di Lucia Lorenzi

si accompagnavano al nascere di aree sempre più estese di disagio, che passavano sotto il termine di stress, panico, depressione, per citare solo alcuni grandi temi che hanno inciso profondamente nella realtà sociale di quel paese e che oggi ci riguardano molto da vicino. Il sistema sanitario non era in grado di sopperire alla domanda di salute così come si andava progressivamente delineando, né d’altra parte lo era il sistema privato. Da quel fermento prende vita un movimento fondato su gruppi di iniziativa che alimentano aree di interesse e di ricerca negli ambiti più diversi del pianeta benessere. La logica del self-help ha permesso a tutta una serie di esigenze diffuse nella popolazione di divenire realtà operante, favorendo la gestione di tematiche specifiche all’interno di gruppi autogestiti. Una vasta produzione letteraria del fai da te ha invaso il mercato editoriale proponendo manuali e ricette per ogni problema. Sapienza e insensatezza coesistono e spesso si mescolano in questo caotico assortimento di tecniche, filosofie e culture di guarigione; al rischio di superficialità e pressappochismo connesso a questo fenomeno, si accompagna tuttavia la restituzione di una parte del mandato riguardante la salute che coinvolge le persone in una presenza attiva, critica e spesso costruttiva nell’individuazione dei percorsi di benessere. Oggi questi aspetti sono entrati a pieno titolo nella nostra cultura favoriti anche dalla possibilità di curiosare a tutto campo nel pianeta del benessere attraverso la navigazione virtuale. Un ‘alta percentuale di persone ha contattato almeno una volta le medicine non convenzionali e le metodiche provenienti dalle aree che vengono chiamate biodiscipline; alcuni per affinità, altri per disperazione. L’aspetto ideale che caratterizza queste metodiche spesso molto diversificate tra loro, si può riassumere nella ricerca del naturale, di una visione olistica che consideri

S

e guardiamo la parola benessere nella sua funzione simbolica, possiamo cogliere un’immagine in movimento che sintetizza l’essenza della ricerca edonistica, esistenziale, e spirituale di un dato stadio di civiltà. Benessere, essere bene, stare bene. Tra i sinonimi più conosciuti troviamo la doppia accezione di salute e ricchezza: vigore, energia, appagamento, soddisfazione, tranquillità, felicità, e anche prosperità, fortuna, agiatezza e completezza. Se ci fossimo interrogati solo pochi anni fa su queste caratteristiche, le avremmo riferite innanzitutto agli aspetti più concreti e materiali dell’esistenza. Dal sogno delle “mille lire al mese” di una allegra canzone del dopoguerra al mito pragmatico della solidità economica degli anni 60, ai miti creativi che negli anni 70 cercano di coinvolgere la realtà sociale e la trasformazione delle istituzioni; così, il mito del benessere passa dalla sfera strettamente materiale, a quella psicologica e relazionale, sia in ambito pubblico che privato. Nell’ultima parte del secondo millennio, l’avvicendarsi delle trasformazioni politiche economiche e culturali porterà a una progressiva interiorizzazione delle tematiche del benessere che verrà percepito sempre più come istanza soggettiva, che integra le risorse fisiche, psichiche ed energetiche dell’individuo. Alla fine degli anni 70 ho avuto modo di occuparmi di quella che in America veniva chiamata la psicologia della salute. Il termine designava una tendenza che teneva conto della realtà sempre più complessa della società americana e della difficoltà di trovare risposte adeguate e sufficienti per far fronte alla domanda di promozione della salute in relazione al piano fisico, psichico e spirituale dell’individuo. I profondi cambiamenti economici e culturali 10


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l’essere umano nella sua dimensione completa e della promozione del benessere globale. Questo orientamento dedica molta attenzione a migliorare l’equilibrio dell’organismo e a renderlo più forte nella sua unità psicofisica. Se da un lato la medicina scientifica considera l’aspetto meccanicistico dell’essere umano, l’approccio al benessere si occupa invece di attivarne la parte vitalistica, definita come forza vitale o energia vitale. Sotto la spinta delle grandi trasformazioni avvenute nel panorama delle conoscenze scientifiche del secolo scorso e delle acquisizioni della fisica moderna, si stanno modificando i paradigmi conoscitivi e l’ambito olistico traduce questa nuova tendenza della scienza. Potremo aggiungere che nuove discipline come la psicobiologia, la psiconeuroimmunologia e la ricerca sugli stati alterati di coscienza, per citarne solo alcune, hanno contribuito a dimostrare l’inscindibile relazione e interazione tra il corpo e la mente. Atteggiamenti mentali e stati emotivi possono influire sull’attività biochimica dell’organismo favorendo i processi di guarigione e il mantenimento del benessere psicofisico. L’essenza del benessere oggi risponde all’esigenza di integrare gli aspetti esteriori di bellezza, salute, forza, con le istanze dell’Io profondo. Si parla di unità psicosomatica, di percorsi di consapevolezza, di processi evolutivi. In un’edizione recente dello Zingarelli troviamo per esempio questa definizione di benessere: buono stato di salute, stato di soddisfazione

sanitaria dott.ssa Anna

Del Pup il piacere di stare bene

interiore, risultato di equilibrio psicofisico, oltre che agiatezza, che sembrano tradurre una consapevolezza acquisita dalla nostra cultura, riguardo alla relazione corpo-mente e spirito. In un’accezione più ampia, quindi, la ricerca del benessere diviene attenzione verso una più alta qualità del vivere quotidiano che tenga conto dell’essere umano nella sua realtà complessa di salute e malattia, nell’interazione degli aspetti fisico-psichico ed energetico. Si viene così a delineare un nuovo concetto di benessere non più chiuso, predefinito o standardizzato, bensì idoneo a contaminare le esperienze più diversificate nell’ambito della salute. Nel prezioso dizionario di Psicologia del professor Umberto Galimberti, alla voce salute troviamo una definizione che ci permette di chiarire alcuni passaggi: “per salute si intende la condizione di piena efficienza funzionale, che nell’essere umano, comprende anche funzioni logiche, affettive, relazionali in contesti interpersonali e sociali. Tale condizione varia con le fasi della cultura e non può essere tipizzata in modo definitivo. Come condizione di piena efficienza funzionale, la salute è qualcosa di più della semplice assenza di malattia e per questo non può essere ridotta a categoria medica”- In altre parole possiamo dire che nell’accezione di salute trova collocazione sia l’ambito strettamente sanitario, che quello tutto da definire del benessere inteso come percezione soggettiva cioè un’idea che cambia a seconda dell’età, della condizione

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variabili significative anche nel rapporto con i servizi e gli operatori sanitari, ampliando di fatto le prospettive del settore legato alle pratiche del benessere e le possibili applicazioni nel campo della salute. Presupposto fondamentale per poter definire tali ambiti e le possibili aree di intervento è l’apertura verso esigenze, metodi e culture diversificati, mettendo a fuoco di volta in volta i possibili contorni di questa parola immagine, che può essere utilizzata nei significati più contrastanti come passe-par-tout per le più diverse realizzazioni progettuali. Possiamo allora cercare di identificare più chiaramente le caratteristiche di questo modello tra le tante possibilità che questa immagine evoca; accanto agli aspetti già considerati, vi sono infatti stili di vita diversi nella popolazione, che richiedono modelli differenti di salute e cura di sé. La necessità costante di “vivere al meglio” può portare infatti a forti paradossi, innescando una tendenza quasi compulsiva a migliorare se stessi e la propria condizione di vita, ricercando sempre più freneticamente prodotti e soluzioni che la rendano sempre più piacevole e perfetta; troviamo questa tendenza culturale nelle immagini che esaltano la ricerca della perfezione attraverso l’esasperazione di una sensibilità estetica che tende a eliminare ciò che viene considerato imperfetto attraverso gli aspetti estremi della dieta, del fitness, della chirurgia estetica. Come l’enfatizzazione del naturale, così la visione artificiale del benessere può produrre pericolosi eccessi, se diviene mito unilaterale e fuga dalla realtà. Un’altra possibilità di esasperazione nella per-

sociale, e del momento che si sta vivendo, sia come costante oggettivabile, cioè un’a-priori, un “qualcosa che viene prima” un pensiero centrato sull’importanza di “far stare bene le persone” siano esse operatori o utenti della salute. Il benessere è allora innanzitutto la possibilità di trasformare il negativo e la sofferenza non solo materiale e fisica ma anche psicologica ed esistenziale. Potremo dire che nell’idea di benessere possiamo immaginare il risveglio di forze creative individuali al servizio dei processi di autorisanamento. Ma cerchiamo di andare per gradi, per cogliere le diverse po ssi bil it à che la parola prefigura con grande immediatezza: benessere riguarda l’essere bene, lo stare bene in tutti i significati e le forme che gli attribuisce l’immaginario collettivo, ambiti che per la loro rilevanza entrano ormai a far parte di specifiche aree di ricerca. Il tema trova infatti riscontro nello sviluppo di un settore specializzato all’interno della comunicazione di massa a riprova del fatto che il fenomeno risponde ormai a specifiche esigenze socio-culturali diffuse. Il crescente interesse per queste questioni, spazia dall’esigenza d’informazione sanitaria per muoversi più agevolmente nel complesso panorama degli ambiti specialistici alla ricerca di alternative in ambiti non convenzionali. Dalla ricerca di soluzioni per intervenire sulla malattia, ai suggerimenti utili per permanere nella salute; spazi di cura e di accudimento, di terapia o di vacanza rigenerante; questo processo culturale determina lo sviluppo di pratiche di auto-informazione e di autogestione del benessere che introduce 12


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ritiro. La possibilità di utilizzare questa centralità, che chiameremo “presenza”, permette un sano equilibrio tra il centro e la periferia, tra l’individuo e la società favorendo quel processo armonico di andata e ritorno dall’esperienza che preserva dalle conseguenze dello stress a cui ognuno è sottoposto dalle richieste della vita di oggi. Il tema del benessere interessa più diffusamente anche l’ambito della comunità sociale sia negli aspetti istituzionali, che nelle forme autogestite; qui troviamo diversi orientamenti che fanno parte delle strategie del benessere: quello basato sulla prevenzione che riguarda soprattutto gli interventi mirati a evitare qualcosa di dannoso, come le cattive abitudini alimentari o le dipendenze da fumo, alcol e droghe. L’approccio salutista che propone un’arte di vivere sana, con buone regole igieniche che preservino la salute dell’individuo e la sua serenità e l’approccio olistico, che coltiva le arti del benessere e dell’accudimento, attingendo alle conoscenze tradizionali delle diverse culture della salute. Alla base di tali sistemi troviamo una visione del mondo unitaria e interconnessa, che trae origine da antichi saperi tratti dalla tradizione sciamanica, dalle conoscenze delle medicine tradizionali orientali, come quella cinese e ayurvedica, da sistemi basati su complessi presupposti filosofici come lo yoga, l’antica tradizione ermetica, alchemica, gnostica o antroposofica. In occidente la consapevolezza dell’importanza di preservare e sviluppare questi antichi saperi terapeutici appartenenti ad altre tradizioni culturali, si è accresciuta in concomitanza con fattori di moda come il

cezione del benessere è il condizionamento alla pulsione del “tutto subito e al meglio”, in cui il benessere diviene sinonimo di consumismo e stare bene è direttamente proporzionale alla possibilità di “consumare; il movimento simbolico è di tipo ascendente e si traduce nei messaggi che esaltano il mito della soddisfazione illimitata dei desideri”. La componente edonistica di questo modello, esalta una corsa alla felicità, che diviene non solo un diritto, ma quasi un dovere; manca la pausa, la fase di espirazione, il ritmo. Il punto in cui le forze si ritirano e si può permanere nell’attesa riflessiva. La ricerca dell’energia a tutti i costi, riflette la difficoltà a restare nella sospensione della fase di passaggio, del momento discendente, del tempo inutile, percepito come vuoto da riempire. Il punto debole è l’ansia da prestazione e in molti casi le società fondate su questo modello di benessere fanno largo uso di ansiolitici e psicofarmaci. Parallelamente alla cultura del “piacere immediato” e dell’accelerazione del tempo, vi può essere invece un’attenzione maggiore verso le priorità di vita, che possa portare alla ricerca del significato personale che si attribuisce allo stare meglio, che permetta l’attivazione di strategie che favoriscano il conseguimento di tale benessere e la possibilità di mantenerlo nel tempo. In questa dimensione il tempo del benessere contempla la possibilità di rallentare per governare la propria ricerca di equilibrio. Questo tema ci conduce all’immagine dell’uomo cosciente di essere al centro del processo ritmico che prevede un’alternanza armonica tra espansione e 13


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nano i temi simbolici riguardanti l’aspetto maschile che agisce nel processo di distruzione-rigenerazione. Il fuoco corrisponde al tema del calore-luce che purifica e trasforma: simbolo del sole, del cuore, del rosso, delle passioni quali l’amore e la collera. Nei rituali antichi il fuoco accompagnava i bagni e le fumigazioni. Il simbolo porta con sé la possibilità del passaggio dal calore esterno al risveglio del calore interiore. La medicina tradizionale cinese, per esempio, utilizza tra le varie metodiche , la moxa, un cono composto da artemisia seccata e pressata che una volta accesa, produce un forte calore che viene diretto su punti specifici dislocati lungo i meridiani energetici. L’aria è associata simbolicamente al soffio, al respiro vitale e al respiro cosmico e le sue qualità di purezza o di inquinamento si compenetrano ad ogni respiro con la nostra più profonda identità psicofisica. Alla terra appartengono i simboli di fecondità e rigenerazione legati ai temi del guarire e fortificare. L’idea è sempre la stessa: rigenerarsi attraverso il contatto con le forze della terra, lasciando andare le forme precedenti, per rinascere a nuove forme: i fanghi , le sabbiature, i bagni di fieno, i cataplasmi di erbe all’interno dei quali percorrere il proprio rituale di rigenerazione. Si può iniziare a intravedere come l’attenzione al benessere si collochi come orientamento di senso tra i due estremi della cura e del businnes indicando una via per entrambi. In questa accezione, la ricerca di uno stato di benessere può accompagnare situazioni molto differenziate: dal mantenimento della salute psicofisica nell’individuo sano, al potenziamento di risorse personali o sociali nella persona con problemi. Gli studi di psiconeuroimmunologia come abbiamo visto hanno aperto una via che mette in relazione la realtà soggettiva dell’evento emozionale con la realtà oggettiva del concomitante processo fisiologico, sollecitando in tal senso molti interessanti quesiti: per esempio come incide la percezione soggettiva dello stato di benessere sulla prevenzione della malattia, quanto sul decorso della malattia

fascino per l’esotico, ed anche in relazione ad una crisi di legittimità della medicina scientifica intesa come unica risposta al problema del disagio psicofisico. Nella famosa dichiarazione di Alma Ata del 1978 l’OMS sollecita a favorire l’uso delle metodiche tradizionali nell’attivazione dei programmi sanitari dei paesi in via di sviluppo. In uno studio di recente pubblicazione su questo tema (“L’ambulatorio del guaritore”, Biblioteca di antropologia medica), gli autori cercano di comprendere quanto e come la specificità olistica delle medicine tradizionali, possa influenzare e/o arricchire le capacità-possibilità terapeutiche dei servizi sanitari. Essi sembrano pervenire alla conclusione che queste metodiche non rappresentano solo residui nostalgici, ma vere e proprie strategie vitali, in quanto pratiche di forte valenza simbolica capaci di attivare processi di riequilibrio psicofisico. Se osserviamo le tecniche e le metodologie offerte dai santuari del benessere che si stanno sviluppando un po’ dovunque anche nel nostro paese, possiamo ritrovare questo principio rituale e simbolico sia nelle immagini proposte che nella sostanza degli interventi che realizzano il principio dell’accudimento e della rigenerazione. Accoglienza, purificazione, ritmo, contatto, sono componenti fondamentali per attivare processi di autorisanamento. Secondo le cosmogonie tradizionali vi sono 4 elementi che stanno alla base di tutti i fenomeni dell’universo: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria. I significati simbolici dell’acqua si possono identificare con tre temi fondamentali: sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione. Simbolicamente legata agli aspetti del femminile, le sue proprietà passano attraverso il movimento di accoglienza, avvolgimento, fluidità. Gli ambiti di applicazione di questo elemento vanno da quelli più conosciuti come le pratiche termali , le piscine terapeutiche, i vari tipi di bagni, alle ricerche più avanzate in ambito energetico quali possono essere quelle legate agli aspetti vibrazionali di alcune acque dette “acque di luce”. Nell’immagine del fuoco purificatore troviamo la polarità con l’aspetto acquatico. Qui domi14


LA VIA INTERIORE

stessa, quanto sulla fase di recupero. Spesso la separazione tra malato vero e individuo sano che vuole mantenersi in forma, porta a sottovalutare la funzione del benessere nella produzione della salute. Il malato vero esiste e necessita ovviamente di cure mediche e di adeguate prestazioni sanitarie, ma può interagire nei suoi percorsi con pratiche che ne alleviino la sofferenza aggiunta migliorando la sua qualità di vita , in termini di riconoscimento e rispetto dell’identità individuale. E’ chiaro che di fronte a una grave malattia non sempre si può parlare di salute in termini di ripristino dell’efficienza funzionale, ma probabilmente si possono prefigurare per quanto possibile, degli ambiti di sollievo che tengano conto dei diversi livelli di stratificazione dell’essere umano: il livello fisico, il livello mentale, il livello emozionale-psichico e l’ambito spirituale-energetico. L’attenzione al benessere può essere in questo senso un percorso trasversale che collega emergenza ed eccedenza favorendo la realizzazione di punti di eccellenza nella Sanità grazie a punti di sociale che si autogoverna. Benessere può significare allora poter avere riferimenti chiari dopo una dimissione ospedaliera: collegamenti, supporti, riferimenti operativi, risorse attivabili, informazione, formazione, solidarietà, confronto replicati da una rete efficiente tra servizi, privati, sociali e di volontariato, nei luoghi più diversificati del benessere. Inoltre, se assumiamo che l’opportunità del

benessere come produttore di salute evidenzia innanzitutto l’importanza di essere nella propria identità, il più possibile allineati a se stessi, l’attenzione al benessere diviene un approccio metodologico mirato a produrre salute negli ambiti più diversi della realtà sociale. Ecco allora che lo spazio e le risorse legate al benessere appartengono a tutte quelle realtà che permettono identità: luoghi di scambio, di incontro, di confronto, di crescita personale o sociale. Il campo di bocce, di basket o di calcio nel quartiere; la pista ciclabile, la sauna e la palestra. La riscoperta degli ambiti di accudimento del corpo, della mente e dello spirito. Spazi di incontro e ricreazione per donne e uomini, giovani e meno giovani. Luoghi di scambio di saperi e di sperimentazioni, di strumenti per crescere, respirare, occuparsi di sé e degli altri, nutrirsi, educare, anche divertirsi. Reti per connettere identità e riconoscersi: nella condivisione dei saperi non codificati, nella sperimentazione e nel reciproco accudimento. Bibliografia: “La salute come moda postmoderna”, Ingrosso M., in L. Bovone, “Mode”, Ed. Angeli, Milano. “I periodici del benessere”, Ingrosso M., Ed. Angeli, Milano. “L’ambulatorio del guaritore”, Biblioteca di antropologia medica - Ed. ARGO 2000. (Disegni di Cristina Bernazzani)

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LA VIA DELLA SCIENZA

La nuova medicina germanica del dottor Hamer La rivoluzione copernicana nella diagnosi medica di Claudio Trupiano

Nuova Medicina Germanica. A questo evento hanno partecipato più di mille persone da Austria, Germania, Francia, Spagna e Italia. Nell’ aprile 2004 , si è tenuta un’udienza presso il Tribunale di Stoccarda, dove il prof. Niemitz dell’Università di Lipsia, col supporto di altri ricercatori, ha richiesto la possibilità del riconoscimento delle teorie del medico tedesco, già più volte verificate in diversi consessi scientifici, compresa l’Università di Trnava nel 1998. Ma nel mondo occidentale, dove si presume lo Stato di diritto e dove la ricerca scientifica viene giustamente promossa e finanziata, riconoscendo soprattutto il diritto della libertà di ricerca, perché la Nuova Medicina Germanica di R.G. Hamer viene di fatto osteggiata e si cerca di impedirne la divulgazione? La risposta è semplice. Paragonate la cura delle malattie ad un pavimento sempre bagnato. Cosa fareste per asciugarlo? Potreste usare degli stracci o dei secchi e, se dopo averlo asciugato vi doveste accorgere che è ancora bagnato, potreste ripetere l’operazione, ma, anche ricercando sempre dei nuovi tipi di stracci o secchi, non finirete mai di asciugare quel pavimento. Ora immaginate che un giorno arrivi qualcuno che vi dica: perché non chiudete il rubinetto dell’acqua? La scoperta straordinaria di questo medico è stata proprio quella di aver trovato la causa delle patologie e questo però presuppone un radicale capovolgimento della diagnosi medica. Ma per chi non conosce come è nata questa scoperta, va fatto un passo indietro nella storia. Il 16 agosto del 1978 il principe ereditario Vittorio Emanuele litiga con un medico romano davanti all’isola di Cavallo, in Corsica, e decide di far valere le sue ragioni sparando con

S

e è vero che la dimensione e la delicatezza di un argomento, come la Nuova Medicina Germanica del dr. Hamer, sono tali da far desistere chiunque dall’affrontare un tema così straordinario e sconvolgente, è anche vero che ormai se ne sente parlare sempre di più. Inoltre da poco più di un anno si è costituita un’associazione in Italia, denominata ALBA (Associazione Leggi Biologiche Applicate), che raggruppa molti ricercatori tra medici, psicologi e terapeuti, che si sono prefissati di studiare e verificare le scoperte di Hamer. Nel campo della ricerca medico-scientifica ogni giorno si leggono sui giornali promesse di soluzioni alle nostre malattie, ma, dopo che gli uomini hanno finito di litigare per arrogarsi il diritto della scientificità e della veridicità di determinate scoperte, il tempo inesorabile, da buon ed unico giudice, spazza via l’inutile, con qualche resistenza solo per le scoperte un po’ più redditizie. Così, escludendo le figure di lestofanti (maghi e ciarlatani) che sfruttano solo economicamente la paura e l’ignoranza, vediamo fiorire e morire tentativi che fanno sperare per un momento anche i casi più gravi( dalla terapia Di Bella all’estratto del taxus, dall’ipertermia all’AZT), ma alla fine restiamo sempre in attesa del farmaco che “… nei prossimi anni” sconfiggerà “tutte” le malattie. In questo continuo fermento di scoperte, la Nuova Medicina Germanica del dr. Hamer, da oltre 25 anni, come una macchia d’olio continua, anche se a fatica, a suscitare interesse in tutto il mondo. Recentemente (14 maggio 2005) a Tubingen è stata svolta una manifestazione a suo favore per il riconoscimento della 16


LA VIA DELLA SCIENZA

studi e verifiche, a partire dal 1981 ha cercato di divulgare al mondo la sua scoperta. In fondo era una scoperta molto semplice e cioè la connessione esatta tra psiche, cervello e organo, in funzione di altrettanto semplici leggi biologiche, che il corpo umano nella sua evoluzione ha codificato e programmato nella sua fisiologia per consentire semplicemente un continuo rafforzamento della specie umana. In sintesi Hamer aveva scoperto che tutti i sintomi del nostro corpo, ricollegabili ad una malattia, non sono altro che una delle fasi di un processo più ampio, dove la prima parte è sempre costituita da “un conflitto biologico, inaspettato, immediato, acuto e vissuto con sofferenza in solitudine", mentre la fase dove appaiono i sintomi dolorifici, quelli che madre natura c’impone semplicemente per fermare ogni nostra attività, è in effetti la fase di riparazione. Questo processo ci consente quindi di riportarci in carreggiata, a condizione però di essere a riusciti a risolvere il nostro conflitto. Hamer per la sua ricerca è partito dal tumore,

un fucile. Un colpo attraversa la paratia di una barca ormeggiata vicino, dove stava dormendo un ragazzo tedesco. Si chiamava Dirk Hamer, figlio di un oncologo tedesco, Ryke Geerd Hamer. Dopo quattro mesi di agonia il ragazzo muore tra le braccia del padre. Indipendentemente dagli esiti processuali della vicenda, accade un fatto quanto meno strano. Dopo un mese dalla morte del figlio, ad Hamer viene diagnosticato un tumore al testicolo. Chiunque avrebbe considerato il fatto come semplice concausa di uno stress psicofisico, ma egli, oltre che un medico oncologo, ginecologo, psichiatra e teologo, era anche un inventore (a lui si devono infatti le scoperte brevettate di bisturi da sala operatoria) e questa malattia non poteva quindi essere solo una coincidenza di una cellula impazzita o di un DNA programmato al tumore. Così, tornato nella sua clinica ha cominciato a chiedere a tutti i suoi pazienti malati di tumore se avessero subito qualche trauma. La sua intuizione si rivelò esatta e, dopo anni di

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LA VIA DELLA SCIENZA

tutte le donne, ma solo per quelle che vivono tristemente la loro menopausa, così come, in maniera analoga per l’altro sesso, mi è capitato di ascoltare il racconto di un uomo di 35 anni, al quale era stata diagnosticata l’ osteoporosi. Cos’era successo? Un giorno sul posto di lavoro fu chiamato e si sentì dire: “guardi, che la dobbiamo licenziare, perché non è valido nemmeno per fare il netturbino” . Quale dunque il rimedio proposto dalla Nuova Medicina Germanica? Ridare all’individuo, sia donna che uomo, la fiducia nel suo esistere e rivalutare la sua persona, solo così l’ipofisi tornerà a mandare alle paratiroidi il messaggio di depositare calcitonina nelle ossa, senza bisogno di assimilare inutilmente chili di formaggio grana, né tanto meno dosi massiccie di calcio farmacologico. Se dunque il rubinetto da chiudere è l’individuo nella sua capacità di soluzione del conflitto biologico, ci ritroviamo di fronte all’affascinante percorso di ciascuno di noi, dove il superamento delle prove della vita diventa la prova d’esame che ci dà il diritto di restare in gioco. E’ evidente che a questo punto ci ritroviamo di fronte ad un percorso dove spiritualità e scienza vanno di pari passo, con la conseguenza inevitabile che il discorso si restringe e non tutti sono pronti ad accettare tale impostazione. Ma anche questo fa parte dell’evoluzione della specie umana e la Nuova Medicina Germanica, nella sua scientificità, diventa comprovante al 100% solo per chi sa appropriarsi della consapevolezza del suo divenire biologico. I tempi possono essere ancora lunghi, ma il tempo, come sappiamo, resta sempre il miglior giudice e tutto lascia pensare che la Nuova Medicina Germanica sarà la medicina del futuro, e comunque non prima di aver superato le resistenze dei… produttori di stracci e di secchi. Gli esempi di come la Nuova Medicina abbia trovato il nesso tra psiche, cervello e organo sono innumerevoli, o meglio, uno per ogni patologia, ma per chi ne volesse sapere di più l’Associazione ALBA organizza corsi in diverse parti d’Italia, sia a livello introduttivo che avanzato (per saperne di più si veda: www.nuovamedicina.com oppure www.albanm.com).

ma in definitiva in una logica biologica naturale, si è ritrovato una risposta per tutte le patologie, obbligandolo di fatto ad una ristrutturazione dei fondamenti della medicina. La novità eclatante era che finalmente, tutti i casi (oltre 45.000) da lui studiati rispondevano al rispetto di queste leggi biologiche: la verifica riguardava quindi il 100%, e non il 30 o 40%. Manca in questo spazio la possibilità di una esemplificazione completa della verifica delle teorie sostenute dal medico tedesco, ma, tralasciando, perché non è qui la sede, le cause biologiche di malattie cosiddette più gravi, proviamo a citare l’esempio di una delle patologie più diffuse: l’osteoporosi. La medicina ufficiale l’attribuisce ad un fenomeno ormonale femminile (calo di estrogeni), che si verifica inspiegabilmente solo per una donna su tre, dopo la menopausa. Ora se, in primo luogo, non si capisce il perché di questa proporzione di 1 a 3, in secondo luogo l’osteoporosi può avvenire anche su persone di sesso maschile, quindi la teoria ormonale non sembra reggere. Quali i rimedi attuali proposti dalla Medicina Ufficiale? Assunzione di ormoni (calcitonina) e di calcio, in dosi farmacologiche o quanto meno alimentari. Quali le prospettive? “…nei prossimi anni si arriverà ad un farmaco che diminuirà la proteina chiamata Ciita, che dalle ultimissime ricerche sembra esserne la causa”. La Nuova Medicina Germanica del dr.Hamer considera invece semplicemente l’individuo “femmina”, ma solo quella donna, che, arrivata alla menopausa, può ritrovarsi all’improvviso di fronte ad un sentimento ed un conflitto di svalutazione, per cui il meccanismo biologico che può instaurarsi è quello di una decalcificazione della struttura ossea. In fondo è lo stesso meccanismo biologico, più volte verificato dagli studiosi di etologia, che accade in natura all’animale maschio, che, dopo aver perso la sua sfida con il suo antagonista per la conquista della femmina e quindi del suo territorio, sa di non essere più valido e quindi avvia lo stesso processo di decalcificazione delle ossa. Solo così si capisce perché l’osteoporosi è un fenomeno che non si verifica per 18



LA VIA DELLA SCIENZA

Camminare: l’immunità in movimento di Cristina Cuomo

immunitario! In realtà camminare non è così semplice, ma richiede un apprendimento che dura circa 12 mesi. Osservando un neonato, è evidente che dovrà fare molti passaggi prima dei primi passi! Spontaneamente attraversa tappe transitorie, come strisciare o camminare a quattro zampe, che si concatenano in modo preciso, in funzione del ritmo della sua evoluzione motoria. Questa è legata alla maturazione del suo cervello (non ancora funzionale alla nascita), a quella dei fascia e al rodaggio delle sue articolazioni. Attraverso questo “ rodaggio corporeo ” il bambino sviluppa parallelamente anche la propria percezione, costruisce la sua postura e interiorizza lo schema corporeo.

E

se un movimento semplice come quello di camminare, che pratichiamo ogni giorno per muoversi nello spazio, permettesse all’organismo di modulare l’attività immunitaria? In realtà il movimento, che attiva soprattutto le fibre muscolari, sollecita anche i macrofagi, cellule-chiave della risposta immunitaria. Queste cellule, capaci di riconoscere e fagocitare gli agenti infettivi, si trovano, fra l’altro, nei fascia, una trama costituita di tessuto connettivo, una sorta di “tela di ragno” che collega la testa con i piedi, garantendo l’integrità anatomica del nostro corpo. Questa trama avvolge ogni muscolo, gli conferisce una certa autonomia d’azione unendolo alle diverse catene muscolari che costituiscono la struttura globale dell’organismo. Potremmo paragonare i fascia, 5 in tutto, ai tensori di una tenda, il cui ruolo principale è quello di costruire la nostra verticalità. Grazie al loro sviluppo e alla loro azione complementare, ogni bambino riesce a mettersi in piedi, posizione caratteristica della specie umana e base della bipedia. Camminare è un’attività fisica, spesso sottovalutata, che pratichiamo tutti, sportivi o sedentari, ogni giorno e per tutta la vita. Sebbene si cammini spesso in modo automatico, quest’attività ritmica implica movimenti complessi, che richiedono la partecipazione di numerose strutture organiche e un’enorme coordinazione. In effetti camminando si attivano moltissimi settori dell’organismo: il cervello, le ossa, i muscoli, le articolazioni, gli organi interni (polmoni, cuore…), i cinque sensi… e, perfino, attraverso i fascia, il sistema

Affinare il proprio sistema neuro-endocrino attraverso il movimento La maniera personale di muoversi, e soprattutto di camminare, è lo specchio dell’organizzazione neurologica di un individuo. Quest’organizzazione conferisce un carattere individuale alla nostra andatura ed ai nostri gesti. L’organizzazione neurologica è un processo dinamico che si attiva alla nascita, grazie all’interazione che nasce con l’ambiente, e finisce solo alla morte. La qualità di quest’organizzazione dipende dagli stimoli che ogni bambino riceve dall’ambiente (umano e non) e dall’apprendimento del movimento, inteso some strumento per conoscere e gestire il proprio corpo. In effetti tutti gli stimoli forniti dall’ambiente, sono indispensabili allo sviluppo delle nostre potenzialità: senza luce, ad 20


LA VIA DELLA SCIENZA

esempio i nostri occhi sarebbero condannati alla cecità, così come le nostre orecchie, in assenza di suono, non potrebbero sviluppare il loro potenziale uditivo. Il cervello, che evolve nutrendosi d’informazioni sensitive, non potrà dunque registrare dati visivi o uditivi, indispensabili per aumentare le sue conoscenze. Ma, durante l’apprendimento, l’ingrediente più importante per stimolare la funzionalità nostro cervello è il movimento, in particolare quelli archetipici che preparano il camminare. Questi gesti primitivi costituiscono un vero linguaggio che invia messaggi sequenziali di organizzazione e di coordinazione cellulare, attivando i recettori neuro-endocrini-immunitari che permettono di tracciare le reti che collegano tra loro i neuroni. E’ dunque grazie ad un’attività muscolare geneticamente programmata (inizialmente riflessa, cioè non volontaria) che il nostro sistema nervoso centrale costruisce i suoi circuiti neurologici, la sua organizzazione interna, necessaria per raggiungere il controllo volontario del movimento e manifestare facoltà come il linguaggio o il pensiero astratto. Oggi, questa relazione tra movimento e organizzzaione cerebrale, già evidente per Temple Fay (neurochirurgo americano che, negli anni 50, ha descritto l’impatto

dei movimenti archetipici del neonato, nella maturazione funzionale del cervello), è stata rafforzata dalle ricerche fatte recentemente in psico - neuro - endocrino - immunologia (PNEI). In effetti, grazie a questa nuova scienza, che cancella ogni barriera tra i diversi sistemi di regolazione dell’organismo, è stato possibile scoprire una relazione molto stretta tra sistema ormonale, immunitario e nervoso. Questi tre sistemi, apparentemente diversi, lavorano invece in sinergia per permettere all’organismo di interagire e di adattarsi all’ambiente. Sappiamo, per esempio, che il cervello ed il sistema immunitario comunicano costantemente grazie alla produzione di molecole (neuromediatori e ormoni) necessarie per regolare vicendevolmente la loro attività. Attraverso una comunicazione multidirezionale, l’attività del sistema neuro-endocrino e di quello immunitario sono dunque collegate per garantire un certo equilibrio psicofisico. Fra l’altro, recentemente, è stato scoperto un legame anatomico, cioè fisico, ben concreto, che permette al cervello, attraverso alcune fibre del sistema nervoso autonomo, di collegarsi direttamente col sistema immunitario. Secondo le ultime ricerche, quest’ultimo è considerato come un organo di senso, una


LA VIA DELLA SCIENZA

sorta di “sguardo interno“, preposto a sorvegliare il suo territorio e capace di differenziare il “tollerabile“ dall’“intollerabile“. Inoltre i linfociti sono 100 volte più numerosi delle cellule nervose e, diversamente da queste, possono muoversi, spostarsi e circolare nell’organismo. Interagiscono con il sistema nervoso ed endocrino, modificandosi, se stimolati, da virus, batteri, tossine e sotto l’azione dello stress.

Ruolo del fascia: - E’ una superficie che delimita la forma e lo spazio di un muscolo. - Costituisce una barriera che conferisce un’autonomia parziale d’azione ad ogni muscolo, collegandolo parallelemente con altri muscoli. - E’ un tessuto che partecipa al processo di difesa dell’organismo. - Svolge un ruolo di supporto della nostra postura. - Garantisce l’integrità del corpo, permettendogli di ammortizzare lo sforzo. - Permette gli scambi tra i diversi settori che collega.

Apprendimento, immunità e stress Alla nascita, il sistema endocrino (costituito da diverse ghiandole) è molto efficace e modula l’istinto di sopravvivenza del neonato: i suoi ritmi e le sue funzioni di base sono dunque assicurate. Le sue prime emozioni, riflesse ed inconscienti, sono anch’esse il risultato di secrezioni ghiandolari. Il cervello invece, matura gradualmente, attraversando numerose fasi di sviluppo: in effetti per attivare il potenziale di questo incredibile «sistema di riconoscimento», programmato per raggiungere un certo livello di coscienza, è necessario molto tempo e un’enorme quantità di stimoli. Abbiamo visto come il cervello si nutra sia delle informazioni trasmesse dai 5 sensi (gustative, uditive, olfattive, visive e tattili) che degli input che riceve dai movimenti del corpo, strumento indispensabile per l’evoluzione del sistema neuro- endocrino-immunitario. Quest’ultimo viene plasmato dall’apprendimento: ogni esperienza modifica la sua memoria permettendogli di evolvere costantemente. L’equilibrio di questa tripla rete è anche molto sensibile allo stress, che inibisce la vitalità dei linfatici, cellule base dell’immunità. E’ dunque importante poter gestire al meglio il proprio equilibrio psicofisico per ottimizzare la dinamica delle “cellule-guardiane” dell’integrità del nostro corpo.

movimenti e che hanno plasmato il nostro modo di camminare. Questo lavoro permette di migliorare l’equilibrio dei fascia (e dunque la dinamica immunitaria) nonché la qualità dell’organizzazione neurologica, elemento indispensabile per fare di ogni esperienza della vita un elemento costruttivo della nostra “immunità psicofisica”. In effetti se da un punto di vista immunitario i linfociti sono considerati come un sistema di riconoscimento del Sé, affermare in ogni circostanza la propria identità, è un mezzo per rafforzare la propria integrità immunitaria. I movimenti atchetipici, chiavi della costruzione della rete neuro-endocrino-immunitaria e della verticalizzazione, rappresentano allora un eccellente strumento per rafforzare il riconoscimento del Sé. Cristina Cuomo (cristinacuomo@msn.com) E’ autrice di un libro, pubblicato recentemente in Francia (‘La marche et ses bienfaits: mode d’emploi en 12 mouvements’ Editions du Dauphin disponibile su: www.amazon.fr) dove descrive gli effetti dei movimenti primitivi che precedono il camminare, sia a livello articolare, che posturale, così come le loro ripercussioni sulla coordinazione motrice.

Aggiornare i propri schemi motori Se si desidera salvaguardare quest’integrità, è necessario fare un “aggiornamento” degli schemi motori che controllano oggi i nostri

(per maggiori informazioni si veda l’allegato alla rivista)

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LA VIA DELLE ORIGINI

I punti Varma a cura del Centro Lakshmi

per colpire e vincere l’avversario. La conoscenza dei 107 considerati letali era interdetta a tutti, a parte alcuni studenti che, dopo un lungo tirocinio, avevano dimostrato di avere maturità, buon carattere e determinazione a non abusare del sistema, né di insegnarlo ad altri. Vengono classificati secondo la localizzazione, la loro grandezza, il tessuto di cui sono composti, o secondo il grado di pericolosità, qualora fossero lesi:

I

l significato di Varma (o Marma) è “segreto”. Sono i punti vitali, si trovano in tutto il corpo ed hanno un’importanza particolare sia nella vita quotidiana sia nei trattamenti. Un punto Varma danneggiato può portare alla morte, è importante peraltro evitare questi punti nella pratica chirurgica. Un Varma è un punto concentrato di Prana in presenza di alcune strutture anatomiche (muscolo, osso, canali del sangue, articolazioni, ecc.). Sono collegati da canali, detti Nadi, che in genere scorrono in profondità, ma affiorano occasionalmente sulla superficie della pelle. In questi punti si costituisce un Varma, cioè un’area di bassa resistenza della pelle con una presenza concentrata di Prana. Intervenendo su questi punti è possibile modificare e quindi regolare il flusso del Prana nel corpo, migliorando la salute fisica, mentale ed emozionale della persona trattata. L’Ayurveda afferma che ci sono 72.000 punti Varma nel corpo umano, I 7 principali punti energetici sono situati lungo la colonna vertebrale e sono i Chakra, poi ce ne sono altri 120 secondari e 107 letali. Gli altri non vengono classificati perché di minore importanza. Sushruta (medico Ayurvedico del 600 a.C. il cui testo è giunto fino ai giorni nostri) descrive accuratamente questi punti, la loro localizzazione, la loro grandezza ed il grado di pericolosità nel caso subiscano un trauma. Infatti i medici dovevano studiarli e tenerli in considerazione in caso di intervento chirurgico o quando un paziente si feriva. Se ciò avveniva nell’area di un Varma, poteva provocare l’invalidità o la morte, immediata, lenta o tardiva. Erano ben conosciuti anche dai guerrieri che li proteggevano accuratamente, e si servivano di questa conoscenza

Secondo la localizzazione: 24 nella testa 8 nel collo 16 nelle braccia 15 nel tronco anteriore 41 nel tronco posteriore 16 nelle gambe Secondo la struttura: 11 muscolari 41 sanguigni 27 legamenti 20 articolazioni 8 ossa 13 tendini Con lo sviluppo della tecnica del massaggio, questa conoscenza veniva e viene tutt’oggi usata per stimolare e rinforzare gli organi interni e i sistemi del corpo collegati ai vari punti. II trattamento di questi punti deve essere più delicato, eseguito con più consapevolezza, conoscenza a preparazione. Quando la pressione su uno dei punti provoca dolore, significa che l’organo corrispondente è squilibrato, oppure che lungo il canale si è verificato un trauma. Questa 24


LA VIA DELLE ORIGINI

sensibilità si chiama dolore riflesso, perché si riferisce ad un’area più lontana. In questo modo possono essere usati dal medico Ayurvedico come metodo diagnostico degli squilibri nel corpo, perché in essi si accumulano tossine, stress, tensioni e paure. Durante il trattamento Ayurvedico l’operatore può riscontrare in queste zone presenza di dolore, gonfiori, blocchi, calore e altri sintomi che daranno un’indicazione precisa su come agire per ripristinare l’equilibrio. Proprio perché toccare i punti Varma può essere doloroso, il trattamento viene di solito compreso nel contesto più ampio dell’Abyangam (massaggio Ayurvedico), in modo da poter “cancellare lo stress” causato dalla pressione. Esistono vari modi per stimolare i punti Varma: l’agopuntura, la moksha e, natural-

mente, tutti i metodi che prevedono le mani. Sicuramente la tecnica principale utilizzata dai massaggiatori è la digitopressione, che può essere fatta con le dita, le nocche, i gomiti, a seconda dell’ampiezza e della pressione che si vuole imporre. Per punti molto ampi si usa tutto il palmo della mano. In ogni caso si può scegliere la pressione, la vibrazione o la stimolazione attraverso il massaggio che è senz’altro la tecnica più dolce. Inoltre il trattamento può essere coadiuvato con l’utilizzo di oli essenziali specifici per il problema in esame o che favoriscano lo sblocco del punto. Corso di Ayurveda e Abyangam Presentazione gratuita: Lunedì 3 ottobre Inizio corso: Lunedì 10 ottobre Centro Ayurveda Lakshmi, Via Milano 35, tel.040.362320.

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I LUOGHI

I Luoghi della Bioguida:

percorsi ed itinerari per viaggiatori dello spirito L’ARNIA

FRIULI VENEZIA-GIULIA TRIESTE ACTIS Associazione Culturale Teatro Immagine Suono Via Corti 3/A Trieste. Tel 040/3480225. actis1@libero.it L’ACTIS è presente nel mondo della ricerca artistica dal teatro alla danza e nella ricerca del benessere, sia nella formazione che nelle manifestazioni. ACCADEMIA CRANIO SACRALE Metodo Upledger Piazza S. Antonio Nuovo 6, Trieste. Tel. 040/3476191. ACCADEMIA CENTAUREA Associazione Italiana Ricerca Rimedi Floreali www.centaurea.it

Libera Associazione per la Ricerca in Naturopatia, Igienismo e Autoterapie Piazza Goldoni 5, Trieste. Tel./fax: 040/660805, larniats#libero.it Ass. Cult. DELFINO BLU Via Geppa 2, Trieste. Tel. 349 2840064, delfinoblutrieste@libero.it http://fit.supereva.it/delfinoblutrieste/index.html Ass. Cult. Infinita Essenza Dell’Amore Via Mazzini 30, Trieste. Cell. 347/1404116 (Ylenia Harrison) Cell. 328/2160210 (Paola Bernetti) www.infinitaessenzadell’amore.it Istituto BERI KRI Corso Italia 7, Trieste. Tel. 348.0967359 info@berikri.org www.berikri.org


I LUOGHI

Centro Buddista Tibetano Sakya Via Marconi 34, Trieste. Tel. 040/571048. Centro Studi e Ricerche Olistiche di Maurizio Battistella Shiatsu, Kinesiologia, Reiki e altro ancora. Via Palestrina 8, Trieste. Tel 040/382045 338/7592945. www.riversintooceans.it bat@riversintooceans.it REIKI.. LA VIA DEL CUORE Via Marconi 14, Trieste. Tel. 040/660991. IL GIARDINO - Shiatsu Via Lazzaretto Vecchio 19, Trieste. Tel. 040/3223500.

ERMES Ass. Sportiva IL NUOVO BENESSERE Via San Francesco 15, Trieste Orario segreteria: tutti i giorni 14.00-17.00, lun. e mer. 11.30-13.30. Tel. 040/3478600. Corsi di Hata Yoga, Ginnastica Orientale, Ginnastica Posturale, Danza Ricerca, Pancafit, Aerobica, FitBall, Callanetica-Fisiotonica, Gagsb. LAM - Il Sentiero Reiki, Vivation, Tecnica Cranio-Sacrale, Shiatsu, Riflessologia plantare. Scambi settimanali di Reiki. Piazza Benco 4, Trieste. Tel. 349/5885291.


I LUOGHI

YOGA INTEGRALE e IL DRAGO D’ORO Via S.Maurizio 9/F, Trieste. Tel./Fax: 040/365558, cell. 320/0975010, www.transetaoista.it Ass. Reiki Amore Universale c/o Marco Gallone, Via Gorizia 18, Trieste. Cell. 333/4502314, marco.master81@libero.it Associazione Int.le Swamateh® Via Orsenigo 22/1, Trieste. Tel. 040/350114, 333/7229821, info@swamateh.org www.swamateh.org L’Associazione promuove lo sviluppo e l’integrazione di una nuova forma di coesistenza e convivenza nel rapporto di coppia e nell’ambito familiare e si occupa, inoltre, di sviluppo e crescita personale. Offre tecniche per migliorare la stabilità, l’armonia e l’equilibrio della personalità.

WAI THAI di Cristina Radivo. Percorsi didattici e formativi di Traditional Thai Yoga Massage: a Trieste, Torino, Como, Varese, Trento… Tel. 347/1638121, www.waithai.it info@waithai.it

Zeleni Center Vrpholje (Kozina), Slovenia. Tel. 339/7248645.

GORIZIA ALABATH Via Duca D’Aosta 45, Monfalcone (GO). Tel. 0481/43164. ALETHEIA Via S. Giacomo 34, Monfalcone (GO). Tel. 333/2858588. ISENRO’ Ist. Sup. Europeo di Naturopatia e Reflessologia Olistica Via Duca D’Aosta 50, Gorizia. Tel. 0481/536232, isenro@email.it CALICANTO DUEMILA Via Carducci 21, Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 0481/475545.


ACCADEMIA CRANIO-SACRALE METODO UPLEDGER L’Accademia Cranio-Sacrale nasce con l’esigenza di proporre in Italia la Tecnica Cranio-Sacrale (Cranio-Sacral Therapy) del dott. Jhon E. Upledger sia ai Terapisti, che ai Medici, al Personale Sanitario e a tutti gli Operatori che si occupano di tecniche del Benessere per l’Individuo. Diego Maggio D.O. CST-D. è il Presidente dell’Accademia. E’ inoltre docente internazionale di Tecnica Cranio-Sacrale. Allievo diretto del dott. John Upledger, è il massimo esponente in Italia per l’insegnamento a tutti i livelli della Cranio-Sacral Therapy ed è abilitato per la formazione di operatori e docenti per questa Tecnica. Questa tecnica può essere applicata a più livelli funzionali, infatti data la sua natura non invasiva, trova la sua attuazione sia come metodo riabilitativo e terapeutico da parte del personale medico, sia nell’uso olistico come tecnica del benessere successiva alla diagnosi medica. E’ un’evoluzione dell’osteopatia cranica ed agisce principalmente sul meccanismo auto-correttivo del corpo attraverso il Sistema Cranio-Sacrale. Il Sistema Cranio Sacrale (SCS) è un sistema fisiologico funzionale. Esiste infatti uno stretto legame tra il SCS, il Sistema Nervoso Centrale (SNC), il Sistema Nervoso Autonomo (SNA), il sistema muscoloscheletrico, quello endocrino ed il sistema fasciale di tutto il corpo, ed è formato dalle ossa del cranio, le meningi che avvolgono il cervello ed il midollo spinale, il liquido cerebro-spinale, le prime vertebre cervicali, l’osso sacro e il coccige. Il liquido cerebro-spinale ha un ritmo che permette di monitorare le funzioni del SCS. Questo ritmo ha una sua definita frequenza, ampiezza, simmetria e qualità che possono essere valutati con la palpazione. L’Accademia Cranio-Sacrale Metodo Upledger organizza corsi di TERAPIA CRANIO-SACRALE e RILASCIO SOMATO-EMOZIONALE.

Il 1° livello “CST 1” si svolgerà a TRIESTE presso l’ACCADEMIA DAL 12 AL 15 OTTOBRE con orario dalle ore 9.00 alle ore 17.00. Per informazioni: Tel. 040 3476191 e-mail: info@accademiacraniosacrale.it

PER SAPERNE DI PIÙ IL NOSTRO SITO È : www.accademiacraniosacrale.it Il corso di Tecnica e Terapia di Drenaggio Linfatico (LDT) è stato studiato per operatori e terapisti: quindi è disegnato per l’operatore al suo primo approccio, che non ha mai avuto contatti precedenti con le tecniche linfatiche, ma è anche strutturato per gli esperti di terapie linfatiche e linfodrenaggio, indipendentemente dal fatto che siano stati formati alle tecniche Vodder, Foldi, Leduc, Casley-Smith, osteopatiche, o in base ad altri approcci. La LDT utilizza specificamente tecniche innovative su zone, campi e/o interventi con applicazioni che altre scuole solitamente non prevedono. Nella LDT, i terapisti lavorano con le mani piatte, utilizzando tutte le dita per simulare delicati movimenti ondulatori specifici. Queste leggere manovre manuali attivano la circolazione dei fluidi linfatici e interstiziali, stimolando il funzionamento del sistema immunitario e di quello nervoso parasimpatico. È dimostrato che, con tali interventi, si possono ottenere i seguenti risultati: riduzione di edemi (rigonfiamenti) e linfedemi di varie origini disintossicazione del corpo rigenerazione di tessuti (tra cui ustioni, lesioni e rughe) effetti antinvecchiamentoattenuazione di numerose infiammazioni croniche e subacute, tra cui sinusite, bronchite e otite attenuazione di dolori croniciriduzione dei sintomi di sindrome da affaticamento cronico e fibromialgia azioni antispastiche per migliorare stati quali ipertonicità muscolare e alcune forme di costipazione rilassamento profondo che contribuisce a risolvere casi di insonnia, stress, perdita di vitalità e di memoria diminuzione dell’adiposi e dei tessuti cellulitici. In ragione della natura e del ruolo del sistema linfatico, la LDT può dimostrarsi una tecnica valida per correggere numerose condizioni, ma anche per prevenire stati patologici. Per questo molti medici utilizzano la LDT, tra cui medici generici, osteopati, chiropratici, fisioterapisti, terapisti del lavoro, naturopati, infermieri, specialisti in linfedemi, dentisti, massoterapisti e bodyworker.

Il 1° livello “LDT 1” si svolgerà a MONTEGROTTO TERME (PD) DAL 20 AL 23 OTTOBRE con orario dalle ore 9.00 alle ore 17.00


I LUOGHI

OM SHANTI Via dei Grabizio 7, Gorizia. Tel. 0481/21138, cell. 347/7195065, omshantih@libero.it SoleLuna - Scuola di Shiatsu Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 339/8435858, info@riyue.it

UDINE Associazione L’ALBA Scuola di Shiatsu, Cranio-Sacrale e Yoga Via J.Augusta Bueriis, Magnano in Riviera (UD). Tel. 340/1456671, www.associazionealba.it info @associazionealba.it Animali di Città Via Ampezzo 33, Udine. Tel 0432/486004, adcudine@tin.it La Bioteca Via Villa Glori 41, Udine. Tel. 0432/237221. bioteca@bioteca.org

IL CENTRO DEL CUORE Associazione di promozione sociale Via Leonacco 19, Udine. Tel. 0432/482215, 320/3265696, info@ilcentrodelcuore.it www.ilcentrodelcuore.it IL CENTRO DI INTEGRAZIONE Via Stiria 36/A, Udine. Tel.0432/602590. OIPA - Org. Int. Protez. Animali (Laura Pontini) Via Ellero 5/9D, S. Maria La Longa (UD). Tel. 349/2886751, 0432/995452, info@lamentorumeno.com GRUPPO RICERCA METODO FELDENKRAIS Viale Venezia 12, Udine. Tel. 328/9580419 (Monia), Tel. 0432/854454 - 347/8188431 (Angela). CENTRO “IL DELFINO” Via Pasubio 54, Tarcento (UD), Tel. 0432/783398 / Fax 0432/793491 info@il-delfino.it - www.il-delfino.it


I LUOGHI

JONATHAN PROJECT Via Canada 8, Udine. Tel. 0432/523386. www.jonathanproject.it info@jonathanproject.it

Ass. TERRAUOMOCIELO

con il Patrocinio del Comune di Pordenone presenta: La Terapia Verbale come Medicina della Consapevolezza Gabriella Mereu a Pordenone 4-5-6 ottobre 2005 CONFERENZA: martedì 4 ottobre Sala Zanin c/o Collegio Don Bosco, ore 20.45. SEMINARIO BREVE: 5 e 6 ottobre Sala Incontri Chiostro San Francesco, dalle ore 20.45 alle ore 23.00 per entrambe le serate. (Seminario di tipo informativo-esperienziale, nessun prerequisito necessario alla frequenza). VISITE INDIVIDUALI: su appuntamento per i giorni 5 e 6 ottobre.

RAKESH OMC Via Costantini 8, Tricesimo. Tel. 0432/854031, rakesh.omc@libero.it RICERCHE DI VITA Borgo Tramontins 4, Faedis (UD) Tel. 0432/728071, www.ricerchedivita.it ricerchedivita@hotmail.com Centro Shiatsu-Do Via G. da Udine 26, S. Giorgio di Nogaro (UD). Tel. 0431/621585, 335/6033463.

Per informazioni: Laura Guerra, tel. 0434 20389 www.terrauomocielo.it info@terrauomocielo.it

Spazio Armonico Viale Tricesimo 172, Udine. Tel. 0432/470163, spazioarmonico@libero.it

BIOEDILIZIAITALIA Coordinatore tecnico dott. Gianluigi Pirrera Segreteria organizzativa corsi: Tel/fax 0434/958100, 347/7607171, corsi@bioediliziaitalia.org www.bioediliziaitalia.org

Tecniche Arti Orientali (associata al C.R.T. Italia) Via Biella 92, Udine. Tel. 0432/478149 (Mario Antoldi), www.t-a-o.it info@t-a-o.it

Associazione MIRA Corsi e seminari yoga, attività di sostegno umanitario. Pordenone, Via della Ferriera 22. Tel. 347/9455220 associazionemira@libero.it

YOGA CLUB LIBERTAS Udine, Palazzolo dello Stella (UD) e Rivignano (UD). Tel. 0432/547594.

PORDENONE

Ass. “IL SOFFIO” Scuola di Shiatsu Via Rotate 10, Pordenone. Tel. 347/5102713, 338/9075470.

Associazione L’AURORA Via Piave 17 Versiola di Sesto al Reghena (PN). Tel. 0434/688591, 329/9793351.

Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via F. Baracca, 12/4 S.Vito al Tagliamento (PN) Tel. 0434/833019, assocsyn@tin.it 31


I LUOGHI

ISTITUTO GESTALT Piazza Risorgimento 1, Pordenone. Tel. 0434/241798, www.istitutogestalt.it - info@istitutogestalt.it Osho Pratyahar M.C. Via Casarsa 9, Arzene (PN). Tel. 0434/89714, 340/2840698.

VENETO PADOVA Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Chiesanuova 242/B, Padova. Tel. 049/8979333, assocsyn@tin.it

CENTRO YOGA SHAKTI Via Trieste 26, Padova (PD). Tel. 049/8753903. Laboratorio di Yoga e Cultura Via Rogati 54, Padova. Tel. 049/657863. Ass. Cult. Libera.Mente Via Eustocchio 2/A, Padova. Tel. 049/8808777. MAHAMUDRA Istituto di ricerca per lo sviluppo dello spirito Padova - Tel. 348/7621710 segreteria@mahamudra-pd.org info@mahamudra-pd.org www.mahamudra-pd.org

Centro Studi Yoga Corso Milano 29, Padova.

Palestra Accademia Wado Ryu Italia Via Savonarola 80, Padova (PD). Tel. 049/8719796.

Centro Tara Cittamani Via Lussemburgo 4, Padova. Tel. 049/693928.

SEPY&A Educazione Prenatale Yoga e Ayurveda Via Eraclea 12, Padova. Tel. 049/684187.


I LUOGHI

Scuola di Shiatsu Tradizionale Via Monte Sirottolo 16/18, Padova. Tel. 049/8685965 seve.maistrello@tin.it

Centro per lo Studio delle Bioenergie San Polo 1056, Venezia. Tel. 349/283 7638, 347/5386600.

TREVISO

Circ. Cult. Diffusione Reiki Via G.Felisati 69, Venezia. Tel. 041/974459. Centro Ricerche Tai Chi Italia Campo del Grappa 10, Venezia.

Associazione Oltre l’Infinito Via Garibaldi 5, S.Lucia di Piave (TV). Tel. 0438/701054, cell.335/431571.

Centro Yoga Dharma Via Genova 16, Venezia. Tel. 041/5311954.

Centro Culturale Estrada Via Brigata Marche 24, Treviso. SCUOLA KINERGIA Via Malan 59/2, Borso del Grappa (TV). Tel/Fax 0423/910304, 349/8834096. www.kinesiologiaviva.it info@kinesiologiaviva.it

VERONA

Centro Espande Treviso Via E. Mattei 2, Dosson di Casier (TV). Tel. 0422/490523.

Centro Ming Men Corte Convento 28, Verona. Tel. 045/8921109.

Ass. Cult. Yoga & Ben-Essere Via Stella 9, Verona. Tel. 045/8039107.

Centro Studi e Meditazione Buddista Karma Tegsum Tasci Ling Contrada Morago 6, Mizzole (VR). Tel. 045/988164.

Centro Lama Tzong Khapa Via General Pennella 12, Treviso. Tel. 349/3270081, 0422/444711. Istituto Olistico V.le della Vittoria 307, Vittorio Veneto (TV). Tel 0438/941457, info@istitutolistico.it

Yoga Rebirthing Il Mosaico Via Zeila 4/D-E, Verona. Tel. 045/972652.

OSHO MEDITATION CENTER Via Cavour 7/A, Ponzano Veneto (TV). Tel. 0422/968485, info@oshotreviso.com www.oshotreviso.com

VICENZA

La Sorgente Via Risorgimento 34, Treviso. Tel. 0422/412844.

Circolo Yoga e Benessere Viale del Progresso 25 - Cavazzale, Monticello Conte Otto (VI). Tel. 0444/945266.

Area Yoga Via D. Manin 23, Schio (VI). Tel. 0445/512020.

Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Villa Glori 22, Vicenza. Tel. 0444/922682, assocsyn@tin.it

VENEZIA Accademia di Aikido Via G. Rizzardi 85, Venezia.

Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai Via S. Massimiliano Kolbe 17, Thiene (VI). Tel. 0445/386017, 0445/386027.

Ass. Island of Future Yoga Torcello 6, Venezia. Tel. 041/735080. 33


I LUOGHI

LOMBARDIA

Istituto Yoga Contrà S. Faustino 21, Vicenza. Tel. 0444/542642.

MILANO

Zen D’Occidente - Centro di Vicenza Via De Amicis 11, Vicenza. Tel. 0444/569784, 347/4844925.

Accademia Italiana Shiatsu Do Via Settembrini 52, Milano. Tel. 02/29404011. ACCADEMIA DI KINESIOLOGIA Via Plinio 1 e Via Rutilia 22, Milano. Tel. 02/96720346 info@accademiadikinesiologia.it www.accademiadikinesiologia.it

TRENTINO ALTO-ADIGE MEDITAZIONE ZAZEN condotta da Maria Luisa GinGetsu Coppa, discepola del maestro Taisen Deshimaru e membro della Sotoshu giapponese. A Fiera di Primiero (TN), per informazioni: cell. 335.5412173, 347.1636967, 349.8060253.

Ananda Lombardia Via Parravicini 16 (MM centrale) Tel. 348/2616102. Ananda Ashram Via Prandina 25, Milano. Tel. 02/2590972.

Centro Cult. Oasi di Shiatsu Via Celepina 75, Trento. Tel. 046/1982781.

Associazione Essere Pace (Maestro Ven. Thich Nhat Hanh) Via Tertulliano 30, Milano. info@esserepace.org

Centro Te Hara Via Bonporti 17, Rovereto (TN). Tel. 0464/556772.

Ass. Nazionale Insegnanti Yoga Alzaia Naviglio Grande 12, Milano. Tel. 02/8361288.

Centro Vajrapani Via G. Prati 2, Bosentino (TN). Tel. 0461/848153.

Bem Vivir Via dei Tigli 2, Arese (MI). Tel. 02/93580260.

CREATIVPOWER (Walter Sebastiani) Frazione Albes 50, Bressanone (BZ) Tel. 0472/851163, info@creativpower.bz.it www.creativpower.bz.it

Centro Italiano Zen Sôtô Via G. Agnesi 18, Milano. Tel/Fax 02/58306763. Centro meditaz. Siddha Yoga Viale Monza 129, Milano. Tel. 02/26145189 .

Helianthus Via Trieste 12, Levico Terme (TN). Tel. 0461/706677.

Centro cult. Ray Via Monfalcone 4, Milano. Tel. 02/2619070.

Scuola di Iridologia e Naturopatia LUIGI COSTACURTA dell’Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G.Galilei” Largo Nazario Sauro 11, Trento. Tel/Fax: 0461/985102, accademia.gal@iol.it www.scuolairidologiacostacurta.com

Centro Rondò dei Pini Via Casanova 7, Monza (MI). Tel. 039/320918. Centro Studi “Samael Aun Weor” Gnosis, il cammino spirituale e il percorso dei Grandi Maestri. Corsi gratuiti (MI, TO, BG, BO, GE). Via Aprica 24, Milano. Tel. 340/3215525 (Marina Russino)

Shiatsu Recherche Via Della Roggia 17, Bolzano. Tel. 0471/974727. 34


I LUOGHI

Nirava T. Dainotto Sciamanesimo, meditazioni sociali, bodywork, terapie naturali: tel. 338/7926563 - 02/48027474 www.altropensiero.com www.laviadeglienergizzatori.com

Centro Yoga Bhadra Via G. Bruno 11, Milano. Tel. 02/347939. Centro cult. Yoga Maya Via Jacopo Palma 5, Milano. Tel. 02/48704202.

OIPA Organizzazione Internazionale Protezione Animali. Via Passerini 18, Milano. Tel. 02/6427882, www.oipaitalia.com info@oipaitalia.com

Centro Yoga Raggio di Sole Via E. Morosini 16, Milano. Tel. 02/55016558. Centro Yoga Sadhana Via Toscana 11, Monza. Tel. 039/2003516.

Olistica Salus Via S.Martino della Battaglia 14, Milano. Tel. 02/58300910.

Centro Yoga Satyam Via Don L. Milani 6, Desio (MI). Tel. 0362/303898.

Il Piccolo Amrit Via Tagiura 25/26, Milano. Tel. 02/48954095.

Centro Yoga Satyam Via S. Francesco 10, Seregno (MI). Tel. 0362/328113.

Pratica-Mente Via Osti 2, 20122 Milano (MI). Tel. 02/878346, praticamenteit@yahoo.it

Centro Yoga Satyananda Via G. B. Pergolesi 9, Milano. Tel. 02/6693896.

Sahaja Yoga Milano Via Vetere 9, Milano. Tel. 02/8360692.

Centro Rabten Ghe Pe Ling Via Euclide 17, Milano. Tel. 02/2576015.

Shambala Shiatsu Via Jean JaurĂŠs 9, Milano. Tel. 02/26141690. Shakti Centro Studi Yoga Alzaia Naviglio Grande 12, Milano. Tel. 02/8361042.

Hara Yoga Dojo Sheegana Via Savona10, Milano. Tel.02/89422500 info@harayoga.it

SHIATSU E NATURA Via Einstein 4, Monza (MI). Tel. 039/2848533, cell. 338/4030662, b.allegrezza@homegate.it www.zenshiatsu.it

Majinai Via Caccialepori 18/a, Milano. Tel. 02/48709114. MONASTERO ZEN IL CERCHIO ENSO-JI Via dei Crollalanza 9, Milano. Tel. 02/8323652 cerchio@monasterozen.it www.monasterozen.it

Shiatsu Xin Via Maiocchi 18, Milano. Tel. 02/29510029. Spazio Vallisa Yoga G. Del Maino 16, Milano. Tel. 02/4815105. Â Shen Ass. Culturale Via Padre G. B. Martini 30, Milano. Tel. 02/28510617.

Mandala - Centro Studi Tibetani Via Martinetti 7, Milano. Tel. 02/70128088. 35


I LUOGHI

PIEMONTE

La Valle di Ren Riequilibrio Energetico Naturale Via Aristotele 67, Milano. Tel. 02/27080753.

ISTITUTO ITADO Via Goito 12, Torino. Tel. 011/6698482, istituto.itado@tiscalinet.it www.itado.org

Yoga Darsana Path Via A.Banfi 19, Vimercate (MI). Tel. 039/6918222.

ISITUTO DI SHIATSU INTEGRALE Via Alessandria 26/b, Torino. Tel. 011/2476380. info@isishiatsu.it www.isisshiatsu.it

BERGAMO Centro Yoga Dalmine Via Don Rocchi 22, Dalmine (BG). Tel. 035/370216.

KALPA VRIKSHA SATYANANDA Metodo Satyananda - Bihar Yoga Str. Campetto 43, Piossasco (TO) Tel/Fax: 011/9042534, kalpavriksha@tin.it

CENTRO YOGA MANDALA Via Borgo Palazzo 3, Bergamo (BG). Tel. 035/215395, 333/4576099.

YOGA EDUCATIVO SATYANANDA Via Cantalupo 3/A, Torino, kalpavriksha@tin.it

BRESCIA

Scuola Italiana Ki Shiatsu C.so Francia 4, Rivoli (TO). Tel. 011/9581463.

Accademia Maharishi Sathyananda Via F.lli Ugoni 4, Brescia (BS). Tel. 030/294947.

Scuola di Shiatsu Arche’ Via Vanchiglia, 30, Torino. Tel. 011/8178100.

Scuola Kriya Yoga Maharishi Sathyananda Via Iseo 12, Erbusco (BS). Tel. 030/7702450. Via Brescia 22, Montichiari (BS). Tel. 030/962932. Via Paolo VI 1, Sarezzo (BS). Tel. 030/802438.

Dojo Zen Mokusho Via Principe Amedeo 37, Torino, Tel. 011/883794.

LIGURIA

PAVIA

Associazione Biodanzando Corsi di Biodanza a Genova, La Spezia, Savona, Acqui Terme. Tel 010/394134, 33975459651. www.biodanzando.it biodanzando@virgilio.it

Maha Deva Cascina Orologio - Frazione Boschi 2, Travaco’ Siccomario (PV). Tel. 0382/482809. Associazione Scuola Soto Zen Centro Studi Zen Komyoji Loc. Costapelata - Fortunago, Fortunago (PV). Tel. 0383/875584.

Associazione NATURALMENTE Via D. Manin 35, La Spezia (SP). Tel. 0187/20218 , Fax 0187/29547 natural.mente@virgilio.it

VARESE

CENTRO MANDALA Viale Pio VII 41/a, Genova. Tel. 010/391674, 010/3992979, mandalagenova@tiscalinet.it www.centromandala.it

Il Sole la Via del Respiro Centro Studi Yoga Via Monte Tabor 7, Varese. Tel. 0332/237179. 36


I LUOGHI

Scuola di Yoga Satyananda Ashram Italia Via Cà Baldone 62, Trarivi di Montescudo (RN). Tel. 0541/984710.

JOYTINAT Centro Yoga Ayurveda Sede nazionale: Via Balbi 33/29, Genova. Tel. 010/2758507, www.joytinat.it joytinat@libero.it - info@joytinat.it Sedi locali: Milano, Torino, Como, La Spezia, Belluno, Sondrio, Gorizia, Udine, Trieste, Palermo.

Centro Yoga Shiva Via Silvati 12, Modena. Tel. 059/367618 - Cell. 320/1561213.

Centro Studi e Ricerche Shiatsu Via XX Settembre 34/12, Genova. Resp. Didattico: Alberto Roti. Tel./Fax 010/593414 - cell. 335/8050307. www.studiericercheshiatsu.com info@studiericercheshiatsu.com

Scuola/Fondazione Matteo Ricci Via A. Canova 13, Bologna.

UMBRIA, MARCHE, ABRUZZI

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Pundarika Loc. Cordazingoli 18, Riparbella (PI) Tel. 338/6759340 (Erica), 050/694063 (Dino). Scuola Italiana Yoga-Shiatsu Via S .Pertini 12, Monteriggioni (SI). Tel. 057/750414.

Ass. Cult. Centro Yoga Tara C.da Ricciola 10, Recanati (MC). Tel/Fax 071/7575847.

Istituto Lama Tzong Khapa Via Poggiberna 9, Pomaia (PI). Tel. 050/685654.

Centro Adhara Via Porta Pescara 20, Chieti. Tel. 0871/331606. Oki Do Italia Via Nazionale 238/a, Colbordolo (PU). Tel. 0721/495117.

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Tel. 050.685654 - segreteria@iltk.it “Come migliorare le sementi nella vitalità e qualità attraverso le tecniche dell’Agricoltura Biodinamica”

ASHRAM JOYTINAT Via Ripa 24, Corinaldo (AN) Tel. 071/679032, www.joytinat.it - ashram.corinaldo@libero.it

Docenti: Paolo Pistis, Fabio Foravanti.

LAZIO

TOSCANA

Accademia di Cultura Orientale Via Bagnone 6, (P.zza Minucciano), Roma Tel. 06/8109390, cell. 339/3559363.

CENTRO ZEN FIRENZE Via San Domenico 77, Firenze. Cell. 339/8826023, centro@zenfirenze.it www.zenfirenze.it

Ass. Culturale Armonia Via Prati Farnesina 29, Roma. Tel. 06/3341003.

Centro Studi Bhaktivedanta Via Livornese Est 172, Perignano (PI) Tel. 0587/618448, cell. 320/3264838.

Ass. Culturale VersOriente Via dei Reti 58/B, Roma. Tel. 06/4440173.

Istituto Maithuna srl Villaggio Upacchi 51, Anghiari (AR). Tel. 0575/749330.

Amrita Centro Yoga e Ayurveda Via C. Colombo 436, Roma. Tel. 06/5081202.

Ist. Europeo Shiatsu a Milano e Firenze Via Lucignano 39, Montespertoli (FI). Tel. 0571/670269.

Ananda Marga Yoga Via delle 7 Chiese 120, Roma. Tel. 06/55268912. 38



I LUOGHI

Ananda Roma Largo della Gancia 5, Roma. Tel. 06/37516057, 06/6292016. Centro di Meditazione Zen “Hui - Neng” Via Giuseppe Di Vittorio 30, Roma. Tel. 06/2576139, cell. 338/8658246. Centro Olistico Take Off Via L.Perna 51, EUR-Montagnola, Roma. Tel. 06/54225603, 347/3706437. Corsi di gruppo per smettere di fumare con la Floriterapia: www.floriterapia.com Centro Yoga Casalpalocco Viale Alessandro Magno 192, Roma. Tel. 06/5053097, 333/3417079. Centro Zen L’Arco Piazza Dante 15, Roma. Tel. 06/70497919. Fondazione Maitreya Via della Balduina 73, Roma. Tel. 06/35498800. Istituto Europeo di Shiatsu V.le Don Borghi 200, Roma. Tel. 06/5290743. NATURALANDIA Alimenti e accessori per animali, consulenze di naturopatia. Via delle Giunchiglie 11, Roma. Tel 349/2881156. Scuola Keiraku Shiatsu Via Veglia 31, Roma. Tel. 06/87189101, 06/8170747. Unione Buddhista Italiana Via Euripide 137, Roma. Tel. 06/52363005. I dati raccolti sono stati individuati da elenchi pubblici e sono trattati in ottemperenza alla legge 675/96 con particolare riferimento agli articoli 12 e 20. Agli interessati è riconosciuta la facoltà di esercitare i diritti di cui all’art.13. Il titolare del trattamento dei dati è l’editore. Tel./Fax 040/639289, e-mail: info@bioguida.net



PAROLE E MUSICA

a cura di Francesco Giordano

Claude Challe

“DOLPHIN SONG”

“NIRVANA LONGUE 3”

(Erga / Halidon)

(Chall’O Music)

L

I

AA.VV.

e gioiose melodie di “Dolphin Song” sono un invito alla celebrazione della vita: il progetto musicale dedicato ai delfini, attraverso il loro canto che fa da sfondo a musiche particolarmente distensive e rilassanti, richiama alla mente la magia e il potere evocativo del mare. Sonorità di flauto, chitarra, percussioni, tastiere, viola e violino si mescolano con i naturali canti dei delfini, il fruscio del vento e le onde del mare, per una miscela sonora serena e rigenerante, ideale per rilassarsi o semplicemente per lasciare lo spazio a qualche minuto di riflessione. Da molti è riconosciuto il legame che unisce l’uomo ai delfini: le teorie sull’evoluzione degli esseri sulla terra hanno ipotizzato un’antica parentela fra il mammifero marino e la nostra specie, confermata dal particolare grado di evoluzione cerebrale sviluppato dai delfini. “Dolphin Song” vuole celebrare questo antico legame che ci unisce ad essi attraverso un percorso musicale semplice, lineare e diretto. Fra i musicisti impegnati in questo progetto troviamo James Bini alle chitarre, Saha Romano al basso, Kevin La Ferla alla batteria, Oscar Zarbarini alle tastiere. Una melodia in grado di generare musicalità fresche come la brezza del mattino che aiutano a vedere il mondo sotto una luce migliore.

l produttore, DJ e business man, Claude Challe ha legato il suo nome ad alcune compilation di grande successo come Buddha Bar e Nirvana Lounge. Il terzo capitolo della fortunata serie “Nirvana Lounge”, suddiviso in doppio CD, procede nel segno e nel gusto di un genere che sposa Etnica e New Age, meditazione e Chill Out, Oriente ed elettronica. Attraverso un cliché molto collaudato, il doppio CD non si differenzia molto dalle precedenti omonime raccolte e dai vari “Buddha Bar” che, a loro volta, hanno generato una serie di imitatori e proseliti inflazionando il mercato. Da parte sua, Challe è sempre alla ricerca di un ”autore sconosciuto”, di diversi generi di musica, di n u ove c r e a zioni e, anche se i margini di creatività oggi si sono ridotti, gli si deve riconoscere un’impronta rivoluzionaria dal momento che fino a una decina di anni fa questa musica nei locali era assolutamente sconosciuta. Dalle atmosfere indiane di “Indian Touch” di Pierre Cosso o di “Tea Party In Bombay” dei Surfers, alla lounge francese e italiana di “Carmenita Lounging” di Adam Plack e lo stesso Claude Challe, si passa a quelle elettro-dance del secondo disco come nella rilettura di “Besame Mucho” di Gadjo, o di “Another Brick In The Wall” di Dream In Goa.

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PAROLE E MUSICA

Tim Wheater & David Lord

“IN UNITY” (MG Music)

I

l flautista e compositore Tim Wheater è uno degli esponenti di spicco del mondo New Age. Il suo percorso musicale inizia con gli studi effettuati alla Guildhall School di Londra e dopo aver vinto una borsa di studio a Parigi. Numerose collaborazioni lo legano da allora al mondo del Pop con tour al fianco dei Bronski Beat e con collaborazioni assieme agli Eurythmics e al mondo del Jazz con Al Di Meola e Sonny Stitt. Il debutto solista nel 1988 lo porta verso territori

musicali più intimi e introspettivi. Oggi lo troviamo al fianco di David Lord, specialista negli strumenti a corda, nel recente “In Unity”. Si respira un’aria avvolta da magia e mistero sprigionantesi dall’avvolgente flauto agrodolce di Tim Wheater che crea un’armonosa fusione con le dilatate atmosfere create da David Lord. E’ una musica New Age che scava nel profondo, ispirando sentimenti di pace e serenità, sempre in bilico fra immaginazione e magia, ideale per la meditazione o per ricercare in se stessi quel senso di quiete tanto anelato. Dodici tracce di musica spirituale che esplora la parte più interiore dell’ascoltatore, atmosfera ideale per creare un ambiente tranquillo fuori e dentro di sé.


PAROLE E MUSICA

a cura di Pierpaolo Bon

Eugen Herrighel

“LO ZEN E IL TIRO “IO AMO MEDITARE” CON L’ARCO” Swami Kriyananda (Ananda Edizioni)

(Ed. Adelphi)

D

U

opo il manuale omonimo, ecco il CD con il quale Swami Kriyananda, discepolo diretto di Paramhansa Yogananda ci insegna a meditare. L’ascolto costante e la messa in pratica delle visualizzazioni contenute sul CD permetteranno di ritrovare la calma e l’equilibrio interiore., riappropriarsi della propria parte creativa, utilizzare efficacemente le proprie intuiz i o n i , l i b e ra r s i da dipendenze e condizionamenti, migliorare i rapporti interpersonali e focalizzare meglio i propri obietti vi nella vita, nel lavoro, negli affari. Il CD contiene dieci visualizzazioni guidate, ognuna con un tema diverso, seguendo un percorso ideale progressivo di rilassamento e liberazione dalle tensioni e dagli stati mentali negativi. Le meditazioni sono condotte da 2 attori professionisti, che da anni le praticano direttamente, accompagnate dall’ispirante musica composta dallo stesso Swami Kriyananda: un connubio tra voce e musica a guidarci nel viaggio verso le proprie regioni interiori. Ideali per calmare mente ed emozioni, vivendo momenti di profondo relax, sono anche la perfetta preparazione all’utilizzo s u c c e s s ivo di tecniche di meditazione più sofisticate.

n piccolo libro che, come una lama sottile di parole e pensieri, non smette di sfidare il tempo e l’Occidente. Scritto nel 1948, edito per la prima volta per quelli di Adelphi nel 1975, e giunto alla sua trentaseiesima edizione nella primavera dello scorso anno( con l’introduzione di Daisetz Teitaro Suzuki, a cui si deve l’introduzione dello Zen nella cultura occidentale), la storia del professor Herrighel, docente di filosofia ad Heidelberg e chiamato nel 1924 a tenere corsi accademici all’Università Imperiale di Sendia, in Giappone, ci ricorda che spesso i fondamenti dei nostri pensieri sono un misero e beffardo inganno. Si tratta di un resoconto lucido e sferzante di un occidentale che, per avvicinarsi allo Zen, inizia un lungo ed arduo tirocinio al tiro con l’arco, un’arte in cui da secoli questa disciplina si applica. La ritualità degli esercizi a cui Herrighel deve sottoporsi, costretto dal Maestro, è spietata: lo obbliga ad ammettere che la sua volontà ed i suoi gesti, le cose stesse su cui si affida sono d’ostacolo ad una meta “senza meta”, ad alcun fine pratico che gli sfugge di comprendere. Il tiro con l’arco non viene esercitato per colpire il bersaglio, così come la spada non s’impugna per colpire l’avversario ma perché il tiratore ed il bersaglio siano una cosa sola. Perché la freccia “si tiri da sé”, oltre la volontà dell’atleta. La suprema libertà e perfezione del risultato non risiede nell’abilità tecnica ma nel guizzo di una dimensione altissima, eppure semplice, in cui il divenire coincide con l’ordine assoluto delle cose e delle divinità, degli uomini e della natura. 44


PAROLE E MUSICA

Thomas Cleary

“WUMENGUAN” (Ed. Oscar Mondadori)

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koan oggi sono divenuti famosi poiché utilizzati alla stregua di argute storielle che, nelle fulminanti battute di un dialogo o in un’essenziale trama narrativa, nascondono piccole perle di saggezza valide per la nostra caotica vita di tutti i giorni. In realtà, essi rappresentano gli insegnamenti fondamentali della filosofia Zen, essendo stati utilizzati in origine come potenti strumenti di meditazione da parte dei maestri della scuola Rinzai (Lin Chi). E’ tale particolare scuola, infatti, che ha utilizzato e sviluppato questo particolare metodo di concentrazione, il cui scopo effettivo era quello di “rompere” gli schemi logico/lineari del pensiero razionale, costringendo la mente ad infrangersi contro un paradosso razionalmente insormontabile, superabile solo attraverso un “salto” in grado di aprire una dimensione concettuale del tutto diversa, intuitiva ed olistica, “Zen” appunto… Per questo essi appaiono a prima vista incomprensibili al lettore occidentale, enigmatici e sfuggenti. In realtà occorre sempre ricordarsi che, dietro il manto di esotica arguzia, si nascondono secoli di

meditazioni, di trasmissioni orali da maestro a discepolo, di tormenti e sofferenze, prima di giungere a quello squarcio liberatorio in grado di trascendere i limiti della visione lineare e analitica della logica ordinaria. Non va dimenticato infatti che, in alcuni casi, i koan, proprio perché così profondamente destabilizzanti per il pensiero razionale, potevano e possono portare a forti scompensi nei processi mentali individuali: essi venivano impartiti durante le sedute di meditazione, quindi in una fase di concentrazione molto elevata, lasciando poi come compito al discepolo quello di elaborarli incessantemente fino a giungere a una soluzione da proporre al maestro che, solo lui, avrebbe potuto accettarla certificando così il raggiungimento di un livello di coscienza più profondo da parte dell’allievo. Il Wumenguan è una delle più popolari raccolte di koan: Thomas Cleary, profondo conoscitore della cultura e della letteratura cinesi, ci guida alla comprensione di questi piccoli tesori di saggezza. Attraverso 5 livelli progressivi di lettura ci viene illustrato così il significato letterale e quello nascosto dei koan, dove ogni testo è corredato con i commenti, in versi e in prosa, degli antichi maestri Zen, in modo da poter almeno avvicinarsi allo straordinario tesoro nascosto dietro queste antiche, semplici parole.


LA VIA INTERIORE

La voce che guarisce di Paolo Loss

funzione terapeutica, eccone alcuni esempi. Orfeo, figlio della musa Calliope e del dio Apollo, cantore e suonatore di lira, con la sua uando si affronta un argomento nuovo, musica muoveva gli alberi e le pietre; affasciriguardante l’uso della voce, per renderlo nava ed ammansiva le fiere selvatiche; persino più facile da spiegare e da capire può essere i mostri infernali Cerbero e Caronte si tranutile farsi aiutare da qualche esperienza con- quillizzavano al suono del suo canto, quando creta. Ho lavorato, come cantante, per 25 anni egli si era recato in quei terribili luoghi per nel Coro di un Ente Lirico; in qualche cen- liberare Euridice, sua moglie, morta per il tinaio di sere all’anno succedeva che la fine morso di un serpente. dello spettacolo coincidesse con un interven- Nel capitolo 16 del I° libro biblico detto di to vocale abbastanza lungo ed impegnativo. Samuele si narra che il re Saul soffrisse di una Immancabilmente, mentre profonda depressione anzi, salivamo le scale che ci nel testo, si dice che “uno portavano alla sala dove spirito cattivo, mandato dal ci saremmo tolti i costumi, Signore, si impossessava avveniva che molti dei coriimprovvisamente di lui”: sti, miei colleghi, ripreni suoi servi lo consigliadessero a cantare quanto rono di cercare un uomo avevano appena finito di esperto nel canto che si eseguire in palcoscenico. accompagnasse con la Mi sono chiesto tante volte cetra perché egli, ascoltanperché questo avvenisse, dolo, potesse sentirsi sollenonostante la comprensibivato. Trovarono il giovane le fatica del lavoro giornaDavide, figlio di Issai, e lo liero. La prima risposta era portarono a corte. Il narche il piacere ottenuto nel ratore, dopo aver descritto corso del lavoro ci spingeSaul in preda ad uno dei va a ricercare le circostansuoi attacchi e dopo esserze che l’avevano prodotto e si dilungato nella narraquindi riprendevamo a canzione dei particolari, conDavide Salmista, pagina miniata del libro manoscritto dei Salmi, Riccardiana, Firenze. tare; oggi, con un bagaglio clude con queste parole: di più ampie esperienze, mi “Quando lo spirito mandapare di poterne dare una seconda affermando to da Dio invadeva Saul, Davide prendeva la che il nostro corpo si comportava come una cetra e cantava, accompagnandosi di propria pila che, mentre dà energia, trova il modo di mano; allora Saul si calmava, si sentiva più ricaricarsi, rendendo così più leggero il lavoro sollevato, e lo spirito cattivo si allontanava da e meno pesante la fatica, facendoci ritrovare lui”. immediatamente le risorse fisiche per ripren- Ma non dobbiamo dimenticare che già nel dere a cantare. Il canto così si mostra una libro di Giosuè, cap. 6, si narra dell’effetto splendida terapia contro la fatica. Il mito e la dirompente, dell’unione del suono delle tromstoria, da tempi lontanissimi, ci raccontano be e delle grida del popolo nei confronti delle che l’uomo ha usato il canto ed il suono in mura di Gerico: “ Il popolo dunque lanciò

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LA VIA INTERIORE

delle grida: le trombe squillarono. E mentre il popolo, all’udire le trombe, andava gridando, il muro della città crollò dalle fondamenta…”. Nell’Odissea si dice che le Sirene, figlie di una Musa e come le muse legate all’arte del canto, facessero, con la loro soavissima voce, dimenticare ogni cosa, anche la patria e la famiglia, ai marinai di Ulisse, se non si fossero turati gli orecchi con la cera ed Ulisse stesso, se non si fosse fatto legare all’albero della nave. Nella storia della musica antica sono numerosi i personaggi noti per l’uso terapeutico del canto e del suono. Pitagora viene indicato come scopritore dei fondamenti della musica e della natura musicale dell’universo, tanto che, si dice che ne sentisse le melodie. Egli fondò una scuola di tipo monastico e retta da regole molto rigide. Tra gli altri, viene ricordato il tarantino Aristosseno, (seconda metà del sec. IV a.c.), a cui si attribuiscono molte opere come teorico della musica, allievo del pitagorico Xenofilo e di Aristotele, e noto anche per aver sperimentato, a Tebe, gli effetti della musica sui malati di epilessia. Yara Borges Caznok, insegnante di Psicologia sociale e di Armonia ed analisi musicale nelle Università di San Paolo, Brasile, in un recente articolo intitolato “Il tempo e l’armonia”, (Mente e cervello, marzo 2005) commentando la ricerca dell’astronomo Keplero sui movimenti dei pianeti e le note della scala musicale fa notare che nei tempi antichi “fare o ascoltare musica non era un semplice passatempo,

bensì un atto di comunione con le forze dell’universo, forze che influenzavano lo stato dell’anima, la condizione morale, l’umore e la disposizione fisica dell’uomo”. L’autrice, risalendo a Platone e ad Aristotele ricorda che per i greci musiche diverse ottenevano effetti diversi attraverso un particolare ethos (creando una facilitazione, una abitudine). L’ethos praktikon stimolava azioni coraggiose ed eroiche. L’ethos ethikòn, invece, stimolava la forza spirituale dell’uomo, la sua integrità morale, il suo senso di giustizia, il suo carattere virile ed il suo equilibrio. Mentre l’ethos enthousiastikòn, poteva stimolare gli eccessi, gli stati emotivi estremi, la perdita momentanea della coscienza e dell’identità. Per ottenere questo operavano con il canto secondo modi diversi (frigio, dorico,ecc.) e con l’uso di strumenti: i musicisti nella Grecia antica, infatti, usavano strumenti differenti per ottenere effetti emotivamente diversi: la lira era usata per i suoi suoni dolci, armoniosi e commoventi mentre l’aulos (strumento a fiato con ancia) era usato per i suoi suoni estatici. Anche nell’ambito dell’islamismo si sono sviluppate teorie sull’uso terapeutico del canto e della musica. Queste teorie derivano da una parte dall’ambiente biblico e dall’altra dalla tradizione greca. Ci sono testimonianze, specialmente nell’ambiente del sufismo (i sufi, nell’islam si distinguono per il loro misticismo e per la straordinaria libertà nei confronti del potere politico; a causa di ciò vantano moltis-


LA VIA INTERIORE

simi martiri) di un uso terapeutico della musi- ginali, esistono in traduzione italiana con alleca. Nel 1498, ad Edirne, fu fondato un mani- gato un esempio in CD. Il discorso si allarga comio e tra le terapie in uso in questo ospe- ad altri articoli, anche a ricercatori italiani. dale va annoverata la musicoterapia. Oggi, in Nel primo volume apparso in Italia e nel suo questo complesso di edifici, è sorto il museo sito (www.planetevoix.net) egli si presenta storico della medicina islamica e vi si visitano come esperto di rilassamento attivo (speciale sale che erano adibite alla musicoterapia. lizzazione ottenuta negli Stati Uniti), musiTeresa Pasqua, musicoterapista nell’Atelier cologo e musicoterapeuta (Università di di Musicoterapia Artemusa presso il CERN di Parigi VIII), compositore e cantante (laureato Ginevra ci ricorda, nelle pagine del suo sito al Conservatorio e alla Scuola Normale di web http://club-artemusa.web.cern.ch, che Musica di Parigi). Nelle sue ricerche egli si è in molte parti del mondo antico e moderno interessato agli stati modificati di coscienza il valore terapeutico ed educativo del canto e ottenuti attraverso i suoni e all’azione ristruttudella musica è un fatto noto rante della voce sulle cellued accettato: dai Padri della le, le ghiandole endocrine Chiesa a Confucio, dalle e i centri energetici. Esperto tradizioni tibetane ed indiadi Canto armonico e di ne alla cultura tradizionale Tecniche vocali dell’Asia africana. Per quanto riguarCentrale, egli ha ideato un da il nostro tempo, occorsistema terapeutico attraverre trovare il tramite della so i suoni armonici: l’Armopsicologia e della psicananicoterapia©, inserito in un lisi perché la terapia “non processo di sviluppo indiverbale” ritrovi la sua stracato col nome di La voce da “ufficiale” ed accettata. che guarisce© che è anche Dagli inizi pionieristici del il titolo del primo volume dopoguerra sono passati più apparso in Italia. Questa di cinquant’anni e la musiprima opera, apparsa in coterapia è oggi una disciFrancia nel 1999 e l’anno plina con titoli accademici seguente in edizione italiae ricerche ufficiali, istituziona, vuole essere la ‘summa’ nalmente accolta in molti delle cure operate con la Stati. Tuttavia accanto alla voce e porta come sottotidisciplina ufficiale si è diffutolo “Tecniche di guarigiosa, stimolata dalle esperienne con le terapie vocali”. ze di canto orientali, una I Chakra, illustrazione di Hugh Dunoford-Wood Il volume contiene un CD per il libro Chakra, ed. Sonzogno. corrente di uso terapeutico dimostrativo della durata di del canto e della musica che circa 20 minuti mirato a: potremmo chiamare di ricerca sperimentale in dinamizzare la sessualità, aprire il cuore e cui, accanto all’uso più vario degli strumenti aprirsi al mondo e, infine, liberare la capacità musicali, confluiscono il nada yoga, il canto espressiva e comunicare meglio. Con un taglio dei mantra e il canto armonico di varia prove- prevalentemente pratico, il libro abbonda di nienza (indiano, tibetano e mongolo di diverse esercizi e tecniche di ogni genere riguardanti tradizioni). la respirazione, il risuonare a bocca chiusa e Tra gli altri mi preme di farvi conoscere il fran- con le sillabe energetiche. Sondare ogni angocese Philippe Barraqué, valido per l’ampiezza lo del proprio corpo con i suoni è un’esperiendella sua ricerca e della sua sperimentazione za dalla quale non si ritorna indietro: una volta ed anche perché i suoi libri, stimolanti ed ori- svegliato, il corpo riconosce le vibrazioni dei 48


LA VIA INTERIORE

suoni al proprio interno ha il suo corrispettivo e sa quali usare e quali pratico, il suo esercievitare. I suoni miranzio respiratorio, il suo ti a rivitalizzare i centri suono nel corpo, alla energetici (chakra) sono ricerca del proprio ampiamente descritti e suono personale per spiegati. Dice Philippe ritrovare lo stato vibraBarraqué nel presentare zionale ottimale. Un la sua opera: ”Le vibragrande passo di ricerzioni della voce sono ca personale è suggericome molecole, dei to, infine, nel libro “Il corpi puri che si inscricanto degli spiriti”; in vono nella memoria del esso Philippe Barraqué. Silenzi e ritmi della natura: Il Carso (proprietà Touring Club Italiano). nostro organismo, nella suggerisce un percorso caratteristica tonale di sciamanico alla scoperogni luogo: Servirsene come strumento di ta dei suoni dell’ambiente in cui viviamo e armonizzazione e di guarigione significa can- delle tradizioni ancestrali, per ristabilire, dentare l’essere e il rinascere, nelle sue energie tro di noi, la comunicazione con le forze della creatrici e nei suoi silenzi interiori”. A questo natura. Ogni nostra cellula suona nel ricordo primo volume sono seguiti in breve tempo, degli elementi di cui è costruita e con il suono nel 2001, “Alle sorgenti del canto sacro” e, nel ritrova la strada dell’evoluzione individuale e 2002, “Viaggi nella voce e Il canto degli spiri- collettiva. ti”. Mancano all’appello due testi non ancora tradotti: “La thérapie vocale” (La terapia voca- Bibliografia: le) e “La guérison Harmonique” (La guarigione La voce che guarisce, ed. Il punto d’incontro, Vicenza. Alle sorgenti del canto sacro, armonica). Una frase mi ha colpito in particolare, nella ed. Il punto d’incontro, Vicenza. copertina del libro “Alle sorgenti del canto Viaggi nella voce, ed. Il punto d’incontro, Vicenza. Il canto degli spiriti, ed. Il punto d’incontro, Vicenza. sacro”: “Non è il canto ad essere sacro ma Numero speciale di “mente e cervello”, il legame che esso crea negli esseri”. La via marzo-aprile 2005; AA.VV. su “Il potere della musica”. che Philippe Barraqué propone non è una www.mtonline.it (la musicoterapia in Italia) via del solo “conoscere” ma è la via del “fare www.sufi.it per conoscere”; ogni pagina teorica o storica www.puntosufi.it (siti sul sufismo, in lingua italiana).


LA VIA DELLE ORIGINI

Il colore e il simbolo uomini era Iris, che era rappresentata dall’arcobaleno. In Egitto è Iside a intrattenere questo rapporto con i mortali, ed è attraverso la sua veste iridata che la dea riflette la luce di Osiride. L’arcobaleno è dunque il ponte celeste che unisce uomini e divinità, è il simbolo naturale del pontificato poiché il pontifex, che letteralmente significa “costruttore di ponti”, è colui che adempie la funzione di mediatore tra questo mondo e i mondi superiori. E’ opinione comune che i colori che compongono l’arcobaleno sono sette: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e viola; ma è strano vedere in questa sequenza, composta dai colori primari rosso, giallo, blu, e dai secondari arancio, verde, viola, un colore come l’indaco, il quale non è altro che un’ennesima gradazione tra il blu e il viola. Questo inserimento fu probabilmente effettuato per portare il numero dei colori da sei a sette, che simbolicamente è un numero sacro e fausto. Il numero sette può rappresentare lo spazio formato dai punti cardinali con in più lo zenith, il nadir e naturalmente il centro stesso, da cui si dipartono le sei direzioni; il sette può rappresentare anche i periodi ciclici del tempo, dei quali il settimo è considerato una fase di ritorno al principio; sette sono i colori, ma se li consideriamo complementari a due a due, ne avremo soltanto sei, il settimo può non essere l’indaco,

di Tania Coceancig

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e tutte le cose partecipano dell’essenza divina allora tutte le cose che esistono fanno parte dell’ordine che la divinità, nel momento della creazione, ha imposto sul caos primordiale. Se tutte le cose e tutti i fenomeni rientrano in quest’ordine, in questo stesso ordine rientreranno anche i due aspetti che presenta la materia ordinata, cioè la forma e il colore. Forma e colore sono aspetti essenziali della realtà che esprimono: il primo l’aspetto “matematico” della realtà, il secondo, invece, esprime l’aspetto “sensuoso”. Se la forma materiale può essere utilizzata come termine simbolico per riferirsi ai livelli superiori della realtà, allora anche il colore può essere utilizzato a questi fini, in quanto qualsiasi sia la realtà a cui ci si vuole riferire, comunque appartiene all’ordine della creazione. Uno dei simboli più importanti che allude alla comunicazione tra le realtà superiori e quelle inferiori, o all’unione tra il cielo e la terra è l’arcobaleno. Ad esso è stato dato questo senso da tutte le tradizioni. Nel libro della Genesi Dio dice a Noè: “Io pongo il mio arco nella nuvola, e servirà di segno del patto tra Me e la terra” (Genesi IX 11-17). Presso i Greci l’intermediaria tra gli dei e gli 50


LA VIA DELLE ORIGINI

bensì il bianco, e quindi nel cerchio dell’iride è esso stesso che può essere considerato come il centro. Il bianco è il colore della luce e la luce bianca fu oggetto di osservazioni ed esperimenti. Isaac Newton fu il primo ad osservare che, se la luce bianca veniva diretta su un prisma di cristallo, essa si scomponeva nell’immagine dei colori dello spettro, i quali, ricomposti, davano per converso la luce bianca. Contro la teoria di Newton polemizzò Goethe che, con un’opera dedicata interamente ai colori, cercò di focalizzare l’attenzione su di essi e sul fenomeno visivo in generale piuttosto che considerare la loro produzione per mezzo della rifrazione della luce, e in linea con la cultura antica egli ribadisce che la luce è la condizione per vedere, anche i colori, ma non è l’unica componente che entra in gioco nella loro formazione. Secondo Goethe, infatti, i colori sono generati dall’interazione della luce e delle tenebre e anche l’occhio umano, quando osserva un colore, ne richiama automaticamente il complementare. Il giallo è generato dalla luce vista attraverso mezzi opachi, come ad esempio l’aria, o si genera portando, con una lente concava, il margine di una superficie nera su un’altra bianca, oppure, dal punto di vista chimico, dall’acidificazione dei metalli. La sensazione di vedere azzurro, invece, si ottiene guardando l’oscurità attraverso un mezzo opaco, con una luce che illumina marginalmente, oppure osservando, attraverso una lente convessa, il margine di una superficie bianca portato su di una superficie nera; dal punto di vista chimico l’azzurro viene generato dagli alcali. Goethe, inoltre, attraverso diversi esperimenti, nota che questi due colori, se, ad esempio, vengono osservati attraverso un mezzo via via più opaco, oppure se si osservano strisce bianche e nere attraverso il prisma e quindi si portano i margini sempre più l’uno sull’altro, o se si aumenta l’acidità o l’alcalinità delle sostanze, il giallo e l’azzurro che prima abbiamo visto formarsi, ora si intensificano, dando vita al colore rosso. “Da tutto ciò sembra risultare che in natura giallo ed azzurro sono divisi da una certa frattura, che mediante incrocio e

mescolanza può essere atomisticamente colmata e superata nel verde, ma risulta anche che, propriamente, l’autentica mediazione tra il giallo e l’azzurro è svolta solo dal rosso”. E’ il rosso dunque, che appare a Goethe il termine di congiunzione degli opposti e il colore che contiene, in atto o in potenza, tutti gli altri. F. Portal, che nell’ottocento scrive un trattato sui simboli del colore, dice che la simbolica ammette due colori primitivi: il rosso e il bianco, è escluso il nero perché dall’autore è considerato la negazione dei colori stessi. Secondo Portal, il rosso rappresenta l’amore divino, mentre il bianco rappresenta la divina sapienza, da questi due qualità divine emana la creazione dell’universo ed è da questi due colori che vengono emanati tutti gli altri. Rosso e bianco rappresentano l’esistenza in sé, dove dominano l’amore e la volontà. Dai primi due colori vengono emanati il giallo ed il blu, che corrispondono, rispettivamente, alla rivelazione dell’amore e della sapienza di Dio, e alla manifestazione della sapienza di Dio attraverso lo spirito di verità. Giallo e blu rappresentano la manifestazione della vita, dove dominano l’intelligenza e la parola. Il verde, che è formato dall’unione di giallo e blu, indica la manifestazione dell’amore e della sapienza divini nell’azione: il verde è il terzo e l’ultimo grado delle emanazioni. Questi tre gradi corrispondono, nell’uomo, alla volontà, al ragionamento e all’azione e indicano, anche tre ordini di idee: la sfera della divinità, dove il colore appare nel raggio luminoso; il mondo spirituale, dove il colore appare nei corpi traslucidi; il grado naturale, dove i colori appaiono nei corpi opachi. Goethe ritiene che ci possono essere tre gradi di utilizzazione del colore: a livello allegorico il colore può essere impiegato come un segno, il cui significato è stato convenzionalmente codificato; a livello simbolico il colore è utilizzato in accordo con la sua natura, cioè a seconda dell’azione che esso esercita sull’animo dell’uomo (ad esempio il verde dà una sensazione di riposo, mentre il giallo ha un’azione stimolante…); al livello di utilizzo del colore, livello che Goethe definisce misti51


LA VIA DELLE ORIGINI

co, l’autore dice: “Poiché infatti lo schema nel quale è possibile rappresentare la molteplicità dei colori ci rinvia a rapporti originari, appartenenti all’intuizione umana non meno che alla natura, non vi è alcun dubbio che delle loro caratteristiche ci si possa servire in certo modo come di un linguaggio, allo scopo di esprimere appunto quei rapporti primigeni che non cadono sotto i sensi con altrettanta forza e varietà”. R. Gilles sostiene che i colori nell’antichità avevano significati precisi e che il loro impiego era determinato da leggi rigorosamente applicate. L’arte religiosa presso diversi popoli prevedeva canoni fissi di rappresentazione, formale e coloristica, e l’innovazione poteva essere perseguibile (notizie sulla rigida regolamentazione dell’arte egizia si trovano in Platone, Leggi, II 656 e).. Anche la pittura di icone prevedeva regole precise, di rigida impostazione sia formale e sia esecutiva e tutti gli elementi che venivano usati per realizzare l’opera avevano forti valori simbolici. Gilles sostiene che la conoscenza intorno al simbolismo dei colori abbia iniziato ad indebolirsi sin dal XV, cadendo a poco a poco nell’oblio più completo. M. Pastoreau osserva che tracce degli antichi significati possono essere trovati nell’araldica, che è l’ultimo riassunto, seppure manierato, di un sistema di pensiero basato sul rapporto analogico piuttosto che causale. L’Araldica, per ogni colore che considera, istituisce relazioni analogiche con il mondo naturale e con quello umano, creando così un sistema simbolico che può comprendere tutti i fenomeni. Trascrivo qui di seguito esempi di come essa interpreta i colori. Il testo è tratto da Le blason des armoires (Lione 1581).

L’ORO rappresenta: delle virtù: fede, forza e costanza. Dei sette pianeti: il Sole, il più bello e nobile luminare al quale sono paragonati i giusti perseveranti, la Legge ed il Timore di Dio. Dei dodici segni: il Leone. Dei dodici mesi: giugno. Dei giorni della settimana: la domenica. Delle pietre preziose: il crisolito detto topazio. Delle età: l’adolescenza. Dei fiori: la calendola, l’eliotropio, la tagete, l’elianto e altri. Dei numeri: uno, tre, sette. Dei metalli: sé stesso. L’ARGENTO rappresenta: delle virtù: la speranza, e indica purezza, innocenza, umiltà, bellezza, vittoria, felicità e candore. Dei sette pianeti: la Luna. Dei dodici segni: il Cancro. Dei dodici mesi: luglio. Dei giorni della settimana: il lunedì. Delle pietre preziose: la perla. Dei quattro elementi: l’acqua. Delle quattro complessioni: il linfatico. Delle età: l’infanzia. Dei fiori: il giglio, la rosa bianca e altri. Dei numeri: due e undici. Dei metalli: sé stesso. Il gola o ROSSO rappresenta. delle virtù: carità e indica magnanimità, valorosità e arditezza. Per leggi precise, era ordinato agli antichi che nessuno portasse il rosso nelle sue armi, se non fosse stato principe o gli fosse stato da questi permesso o concesso. Dei sette pianeti: Marte. Dei dodici segni: l’Ariete e lo Scorpione. Dei dodici mesi: marzo e ottobre. Dei giorni della settimana: il martedì. 52


LA VIA DELLE ORIGINI

Delle pietre preziose: il carbonchio, il rubino e altre. Dei quattro elementi: il fuoco. Delle quattro stagioni: l’autunno. Delle quattro complessioni: la collera. Delle età: la virilità. Dei fiori: il garofano e le rose rosse. Dei numeri: tre e dieci. Dei metalli: il ferro, con il quale sin dai tempi degli antichi Romani si facevano anelli, di cui si ornavano i soldati valorosi. L’AZZURRO rappresenta. delle virtù: Giustizia e indica lealtà, lode, bellezza, chiarezza, purezza, scienza, gentilezza e rinomanza. Dei sette pianeti: Venere. Dei dodici segni: il Toro e la Bilancia. Dei dodici mesi: Aprile e Settembre. Dei giorni della settimana. Venerdì. Delle pietre preziose: lo zaffiro. Dei quattro elementi: l’aria. Delle quattro stagioni: l’estate. Delle quattro complessioni: il sanguigno. Delle età: la puerilità. Dei fiori: Le rose ed altri. Dei numeri: Quattro e nove. Dei metalli: il rame, del quale con arte si fa un bell’azzurro. Il sabbia o NERO rappresenta: delle virtù: prudenza, e indica costanza, pazienza, semplicità, dolore, tristezza e fermezza. Dei sette pianeti: Saturno. Dei dodici segni: il Capricorno e l’Acquario. Dei dodici mesi: Dicembre e Gennaio. Dei giorni della settimana: il sabato. Delle pietre preziose: il diamante, che è duro e solido, il marmo nero. Dei quattro elementi: la terra. Delle quattro stagioni: l’inverno. Delle quattro complessioni: il malinconico. Delle età: la decrepitezza. Dei fiori: la chelidonia. Dei numeri: cinque e otto. Dei metalli: il piombo, con il quale, oltre al piombo bruciato, si fa un bel nero. Il sinoplo o VERDE rappresenta. delle virtù: forza, e indica onore, esultanza,

amore, cortesia, bellezza, bontà e giovinezza. Dei sette pianeti: Mercurio. Dei dodici segni: i Gemelli e la Vergine. Dei dodici mesi: Maggio e Agosto. Dei giorni della settimana: il mercoledì Delle pietre preziose: lo smeraldo, il diaspro. Delle quattro stagioni: la primavera. Delle età: la giovinezza. Dei fiori: ogni specie di verzura, come pascoli, legname, campi. Dei numeri: il sei. Dei metalli: l’argento vivo, da cui con arte si fa un bel verde come il cinabro. Il PORPORA rappresenta: delle virtù: temperanza, e indica abbondanza, larghezza e dignità, grazia di Dio e del mondo. Anticamente era ordinato “per l’abbigliamento e decorazione dei Monarca e Re a causa dell’eccellenza del suo prezzo, colore e bellezza; è composto di gola e d’azzurro. Nelle armature teneva il primo rango fra i colori e per questo era grandemente magnificato e in qualche nazione nessuno ne osava armare le sue armi, non più che con l’oro, essendo questo specialmente riservato per il Principe o il Re”. Dei sette pianeti: Giove. Dei dodici segni: il Sagittario e i Pesci. Dei dodici mesi: Novembre e Febbraio. Dei giorni della settimana: il giovedì. Delle pietre preziose: l’ametista, il giacinto e molte pietre fini. Delle età: la vecchiaia. Dei fiori: l’iris e altri. Dei numeri: sette e dodici. Dei metalli: lo stagno, senza l’aiuto del quale gli smalti non si formerebbero. Bibliografia: Il re del mondo, R. Guénon, Milano 1977. Il significato dei colori nelle civiltà antiche, L. Luzzatto, R. Pompas, Milano 2001. Sui colori simbolici, F. Portal, Milano 1997. La teoria dei colori, J. W. Goethe, trad. Renato Troncon, Milano 1979, Weimar 1808. Le porte regali, P. Florenskij, Milano. La promotion de la couleur bleue au XIIIe siecle, M. Pastoreau, in AA.VV., Il colore nel Medioevo. Arte, simbolo, tecnica, Atti del convegno, Lucca 1995. 53


I VIAGGI

Un tocco di Thailandia di Cristina Radivo

Thailandia! e scatta nella testa di molti, un’associazione di idee: massaggio thailandese! Queste due semplici parole - “massaggio thailandese” - hanno un bizzarro potere, specie in alcune persone di sesso maschile. Evocano il sogno, più o meno confesso, di molti uomini occidentali e non. Una bella, sensuale e disinibita ragazza, con un corpo minuto e il portamento dalle morbide e aggraziate movenze orientali, che si prende cura dell’uomo che la sta sognando; che ne asseconda i desideri e le pulsioni, anticipando e soddisfacendo le sue necessità. Silenziosa, discreta e accondiscendente. Una creatura estremamente femminile che non discute o contesta. Che non pone domande, non accampa pretese, non crea problemi. Questa giovane donna incarna il desiderio inespresso di una buona percentuale degli uomini. Niente di personale, è la realtà, una presa di coscienza, un dato di fatto. Sì, la Thailandia, purtroppo e suo malgrado, può offrire anche più di questo, tutto è business, e la prostituzione così come la diffusione della droga, fortemente combattute dal Governo Thailandese, seguono la crudele legge di mercato. La cementificazione delle sue bellissime spiagge, deturpate da giganteschi complessi turistici, Bangkok come viene chiamata dagli occidentali la capitale o Krung Thep, “la città degli angeli”, come la chiamano i thai, e il suo soffocante inquinamento da smog, il sovraffollamento delle città e l’esodo dalle risaie e alcuni altri aspetti poco positivi; rispetto a questo mercato della carne, beh… passa quasi in secondo piano. La legge della domanda e dell’offerta! Tutto ha un prezzo, a volte, decisamente sproporzionato. L’Asia è affascinante a prima vista, ma è cruda, dura e la Thailandia, non dimentichiamolo mai, è in Asia. Sì, la Thailandia, purtroppo, è anche questo, ma non solo.

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a mente rievoca immagini di spiagge tropicali, palme, noci di cocco, una luce abbacinante e un mare da sogno, templi con guglie affusolate e ricoperte d’oro, enigmatiche rappresentazioni del Buddha e profumi d’incenso, cibi speziati, sapori mai sperimentati ed effluvi decisamente intensi, vacanze… Relax! Recentemente, a causa dello Tsunami e della tragica devastazione provocata dall’ondata atipica, anche questo bellissimo e seducente paese, ha sofferto moltissimo. I mass-media ci hanno fatto vedere spiagge ingombre di rottami, centri di accoglienza e di soccorso per i superstiti, gente disperata, confusa e gli elefanti, guidati dai loro mahut, al posto dei bull-dozers, al lavoro, tra le macerie di un paradiso tropicale sconvolto, e molti di noi hanno, finalmente, collocato la Thailandia, in una zona geografica ben definita. Non più in un generico “paese tropicale a Oriente” o “nel Sud-Est asiatico…” ma posizionata proprio lì, in una area precisa, che confina con la Birmania, il Laos e la Cambogia, stretta e sovrastata dai giganti dell’India e della Cina; a guardare la carta geografica, assomiglia quasi all’Italia. Come l’Italia, la Thailandia è una penisola, che a Sud si assottiglia e si allunga, immergendo le radici delle mangrovie, nel mare e a Nord ha alture montagnose e la foresta pluviale, a proteggerle le spalle. La gente è solare e ospitale, il carattere delle persone è gentile e allegro. Certo la lingua, le parole, i nomi, sono estranei al nostro orecchio di occidentali, hanno una sonorità molto diversa; richiamano alla mente visioni di lontani paesi da fiaba o immaginari mondi da operetta. Spiagge, città d’oro, una luce diversa, orchidee, bufali negli acquitrini, odori penetranti, frutta sconosciuta, svaghi… massaggi! 54


I VIAGGI

Questo paese incantevole, ha generato, nel corso della sua storia, una fiorente cultura delle arti, che si evidenzia in ogni ambito, sia religioso che profano; un patrimonio di conoscenze e tradizioni che è permeato da una profonda spiritualità. Una particolare arte, tra le moltissime di cui si fa onore l’antico Regno del SIAM, la Thailandia del presente, è il Nuad Boran o Massaggio Tradizionale. Il Massaggio Tradizionale, da non confondere assolutamente, con gli show dei bar di PatPong, a sfondo manifestamente sessuale ad uso di turisti curiosi, o abbinato alle prestazioni, di accondiscendenti “massaggiatrici” in topless. Questi aspetti commerciali, nulla hanno a che vedere, con quello che è il Nuad Boran, un’arte di benessere e di riequilibrio energetico e psico-fisico, originale, autentico e di una specificità unica; con una forte componente spirituale e delle proprie caratteristiche ben definite. Il vero Massaggio Antico, poiché questo è il significato della parola Nuad Boran, affonda le sue radici in tempi remoti, si rispecchia e si accompagna, nel corso dei secoli, di pari passo alle vicende storiche e all’evoluzione spirituale che sono l’origine della trasformazione, del Regno del SIAM, nell’odierna Thailandia. Nuad in lingua thai significa semplicemente: massaggio, Boran esprime il concetto di antico, arcaico o tradizionale. Tanto basta a definire quest’arte, in Thailandia; non è necessario specificarne l’origine, la pro-

venienza, talvolta basta unicamente dire: Nuat - massaggio, ed è implicito che si tratta del massaggio che è “di casa”, che tutti i thai conoscono, che ci si scambia tra famigliari, tra amiche o amici, come gesto abituale e dimostrazione di affetto. Nuat: come dedizione all’altro, dialogo silenzioso, scambio di informazioni, mutuo sostegno, cura dell’anima e del corpo, coccole. Nuat, attività quotidiana, come lavarsi i denti. In Occidente, dove la cultura del massaggio, per molto tempo, ha avuto una valenza prettamente terapeutica, e i tipi di massaggio a disposizione sono numerosissimi e catalogati in modo ben definito, adatto alla nostra mente schematica, questa precisazione della provenienza, si rende necessaria. In Thailandia, no, il massaggio è Nuat. D’altro canto, se in Italia avessimo una tecnica caratteristica, che è parte integrante della tradizione culturale del Paese, non ci sarebbe nessuna necessità di specificarne la provenienza o l’origine; salvo forse all’estero. Basti pensare alla pizza! Sappiamo tutti, in Italia, qual’è l’origine della pizza; non dobbiamo dire “pizza italiana”. La lingua thai e i caratteri della scrittura, sono enormemente dissimili da quelli occidentali; è un modo d’esprimersi monosillabico e tonale, composto da 44 consonanti, 24 vocali e 5 toni! Questa abbondanza crea una gamma di suoni simili a delle sillabe accentate, con una varietà di inflessioni e sfumature non facilmente ripro-


I VIAGGI

ducibili. Questo spiega, per quale motivo, in Occidente, troviamo disparate forme di trascrizione fonetica della stessa parola: nuad-borarn, nuat-bo-ram, nuat thai borarn, nuad thai… e così via. Più frequentemente e diffusamente, nei Paesi europei e nel continente americano, vengono usate alcune varianti della traduzione in lingua inglese, come: thai massage, traditional thai yoga massage, talvolta thai stretching etc. … Senza prendere in considerazione il termine con cui viene abitualmente definito, le persone che sono state in Thailandia e hanno avuto modo di provare un massaggio thailandese, ne riconoscono, anche se in maniera non approfondita, le caratteristiche inconfondibili. Un operatore esperto osservando un trattamento classico, ne riconosce gli elementi distintivi, riuscendo, in base ai passaggi eseguiti, a definire lo stile della scuola thailandese di provenienza. Il Nuad Boran si differenzia da altre tecniche, per una gamma di passaggi che lo caratterizza, e per il ritmo tipico, abbinato alla respirazione, con cui vengono effettuate delle pressioni manuali lungo i differenti settori del corpo. Durante il trattamento, ai passaggi sulle linee d’energia, sia con il palmo della mano che con i pollici, sono sempre abbinati, allungamenti muscolari e mobilitazioni articolari. Analogamente ad altre tecniche, di origine orientale, come Ayurveda, Shiatsu, Tuina, tanto per citarne alcune, non si tratta di un massaggio puramente fisico, in quanto la sua componente energetica e spirituale sono parte integrante e talvolta predominante, dello stesso. Il Nuad Boran ha una sua propria base filosofica ed una sua teoria energetica e intuitiva, che pur ricordando altre tecniche come similitudine, si differenzia nei princìpi; i suoi concetti di base, rispecchiano la posizione storico-geografica-culturale in cui la Thailandia si colloca. Vengono considerati alcunii percorsi energetici, che sono denominati Sen, inoltre vengono trattati, con opportune stimolazioni, dei punti specifici, che pur non avendo una nomenclatura schematizzata o una numerazione sequenziale, agiscono con modalità simili ai marma ayur-

vedici, ai punti di agopuntura della Medicina Tradizionale Cinese e agli tsubo dello shiatsu, nel riequilibrare il flusso d’energia presente nel corpo umano. Pertanto anche il massaggio thailandese, il Nuad Boran, ha come obiettivo il mantenimento, e l’eventuale ristabilimento, dell’armonia psico-fisica dell’individuo. Molte persone, che non sono state mai in Thailandia, o in contrapposizione, che ci siano già state, sentendo il termine: “massaggio thailandese” esprimono, oltre ad una certa curiosità quasi morbosa, anche qualche timida diffidenza. Una delle domande più frequenti, espressa con un tono di voce che può variare, da timoroso e apprensivo ad allusivo e pieno di aspettativa, è se si fa nudi. No! Tradizionalmente il Nuad Boran viene praticato su un materassino, relativamente morbido e non troppo spesso, appoggiato al pavimento; la persona riceve il massaggio indossando leggeri e comodi indumenti di cotone. Alle volte, in caso di necessità particolari, che richiedono l’uso di balsami o impacchi caldi di erbe officinali, alcune parti del corpo vengono scoperte, per ovvi motivi. Il rispetto del corpo e della persona nella sua globalità, durante il trattamento, è sempre presente. L’eventuale imbarazzo è dovuto, in buona parte, a personali fattori culturali. L’idea, che il Massaggio Thailandese sia qualcosa di peccaminoso a sfondo sessuale, la si deve, ad un contesto completamente diverso, che pur coabitando, nella realtà, discutibilmente commerciale, del turismo sessuale, purtroppo presente, in alcune aree circoscritte, nella società thailandese (come i qualsiasi altra parte del mondo, del resto), non ha niente a che vedere con il vero Massaggio Thailandese, il Nuad Boran. Non ancora sufficientemente conosciuto in Occidente, il Nuad Boran, un’Arte antica, raffinata nel corso dei millenni, estremamente efficace su corpo-mente-spirito, nella loro completezza; si sta diffondendo ed inizia ad essere apprezzato da molti, per le sue indiscusse qualità. 56



GLI INCONTRI

Analfabetismo dei sentimenti e Pedagogia Waldorf di Alessandro Di Grazia

Questi gravi fatti però non sono una tegola che ci cade dall’alto a nostra insaputa, come una casualità naturale, ma sono anche la spia di una malattia ben più estesa, che ci coinvolge tutti e di cui essi sono in fondo solo i sintomi esteriori. Quei fatti però ci sorprendono, non per la loro stranezza, ma allo stesso modo di quando ci scopriamo ammalati. Abbiamo sempre saputo che prima o poi avremmo potuto ammalarci, ma quando accade realmente, restiamo spiazzati. E’ la sorpresa di chi non è in grado di tracciare una linea che congiunga un fenomeno (tragico) e le cause che lo hanno prodotto. Tutti noi però dobbiamo convenire che quelle cause non possono essere superficiali ed accidentali, ma che al contrario esse sono profonde, sedimentate e radicate nel mondo di noi adulti e nelle forme sociali ed educative che siamo riusciti a darci. A nulla vale pensare che qualcuno abbia responsabilità maggiori di altri, è importante invece da subito riuscire ad identificare, ognuno dal suo punto di osservazione, cosa sia possibile fare per migliorare, per risanare e rieducare la vita umana che nella sfera dei sentimenti e degli affetti ha il suo perno. Prima di tutto occorre perciò che ognuno si rieduchi, ponga seriamente mano alla propria autoeducazione. Nessuna riforma, nessun programma potranno insegnare, da soli, la grammatica della convivenza se prima non riesaminiamo a fondo i pensieri e soprattutto gli atteggiamenti che portiamo incontro agli altri e specialmente a chi da noi deve essere educato. Ad esempio, una delle idee più limitanti e avvilenti per la dignità dell’essere umano che gradualmente entra nella vita attiva, è che la scuola debba preparare ad entrare nel mercato del lavoro. Solo l’immagine evocata da queste parole “mercato del lavoro”, dovrebbero procurare una qualche angoscia. Personalmente,

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n questi ultimi anni, purtroppo, gli organi di informazione italiani e stranieri si sono spesso occupati di gravi fatti di cronaca, che hanno avuto bambini o adolescenti come protagonisti. Non di rado viene richiesto il parere degli esperti per tentare una spiegazione di questi tragici eventi. Un dato sconcertante emerge dalle testimonianze di chi deve sostenere terapeuticamente questi giovanissimi, poco più che bambini: la totale assenza di rapporto con ciò che è stato compiuto, una freddezza, un gelo interiore e in definitiva l’assenza di sentimenti che possano orientare moralmente. Dall’analisi di questa condizione sconvolgente è emersa una felice sintesi che caratterizza la condizione propria non solo del bambino che affronta la pubertà, ma anche, io credo, di gran parte della nostra società contemporanea: l’“analfabetismo dei sentimenti”. La parola “analfabetismo” ci ricorda immediatamente l’essere di fronte alla mancanza di una qualche forma di educazione. Sorge perciò una domanda: - ma i sentimenti si possono educare? Vi può essere una qualche forma di educazione che sia in grado di insegnare la virtù, il retto sentire? Ci risulta chiaro che il comportamento, più o meno morale, di un individuo è strettamente connesso con ciò che di più personale egli sperimenta, cioè la vita del sentimento. E risulta anche chiaro che è proprio in questa sfera che risiede la possibilità o l’impossibilità della relazione umana; quindi, in definitiva, è nell’esperienza del sentire che è riposto il destino della società nel suo insieme, inteso come luogo di partecipazione, come luogo politico. Anche un’altra cosa è abbastanza chiara: una volta non avevamo questo problema! 58


GLI INCONTRI

mi viene in mente la scritta che campeggiava all’entrata di Auschwitz: “Arbeit macht frei”, un mostro che bramoso attende il suo pasto! L’educazione diviene istruzione, la scuola è sempre meno formativa e sempre più produttiva, rivolta appunto al mercato del lavoro. E’ una tendenza che spinge l’utilizzo degli strumenti informatici fino alle scuole elementari ed anche prima. Per questa via l’istruzione assomiglierà sempre più all’ammaestramento, che non ha precisamente a che fare con qualcosa di propriamente umano. Insomma insegniamo a fare ai bambini di oggi quello che poi faranno come adulti domani. Ma una domanda il buon senso porrebbe immediatamente: Ma avranno anche desiderio di farlo? Altrimenti detto: Da dove sorge il desiderio al lavoro e all’iniziativa? Già perché il fatto di aver voglia di fare qualcosa non è per niente implicato nel saperlo fare! In realtà ho desiderio di fare qualcosa poiché intravedo in questa attività una strada per esprimere me stesso e quando ciò mi appare utile agli altri, allora posso sperimen-

tare ciò che si avvicina alla gioia. Chi può seguire questi pensieri può facilmente comprendere che la felicità non è ricevere qualsivoglia “cosa” ma avere gli strumenti per poter dare. La società ha ragione a preoccuparsi di creare individui utili al mantenimento della comunità, ma non potrà raggiungere questo imprescindibile requisito alla convivenza se non si renderà conto che non lo può attuare estromettendo e inibendo fino all’inverosimile il portato del destino individuale. Solo rispettando quest’ elemento potremo educare secondo “virtù”. Questo è il punto di vista dello spirito nei confronti dell’educazione. Per questo ancora dopo 80 anni la pedagogia Waldorf ha la vitalità per continuare ad espandersi. Tale vitalità deriva dal fatto che uomini abbiano preso in seria considerazione il fatto che non vi sia niente di più importante che il rispetto di quello spazio di libertà che ogni uomo porta con sé fin da quando nasce. Ma cosa significa ciò in concreto? Certo in un testo di poche righe non si può avere la pretesa di spiegare cosa si fa nelle


GLI INCONTRI

scuole Waldorf, però un punto è caratteristico più di ogni altro e che forse può illuminare una delle prospettive feconde di quest’arte pedagogica: la cura della volontà. Per quanto mi sia dato di sapere la pedagogia inaugurata da R. Steiner nel 1919 è l’unica che tratti in modo metodico questo aspetto della vita, non solo come tema di conoscenza dell’uomo, ma anche elaborando in concreto quanto occorre in questo senso all’armonico sviluppo del bambino che cresce. Ma cos’è la volontà? O meglio: come si manifesta? Torniamo all’inizio di questo discorso: una cosa si può dire dei fatti di sangue a cui si accennava: le persone coinvolte avevano perso il controllo, agendo sotto la spinta di impulsi e istinti sproporzionati rispetto alle possibilità di elaborazione della coscienza. Una delle cose più sorprendenti è che questo delirio può essere lucido permettendo di organizzare e programmare atti complessi, un fatto che induce molte volte i periti a decretare la “normalità” e la “sanità” di mente di chi si rende responsabile di delitti di particolare efferatezza. Una contraddizione che non può non sorgere dall’impossibilità di valutare la vita della volontà nelle sue metamorfosi durante lo sviluppo. Nella sua forma più originaria, nel neonato, essa si manifesta come movimento, puro movimento corporeo del tutto disarticolato. Cosa significa? Ciò significa che questa volontà non si trova già bella e pronta per questa terra, ma che deve essere incanalata, esercitata, ma non repressa. Qualcuno potrebbe dire che questo fenomeno dipende dal fatto che certe strutture del sistema nervoso si formano solo gradualmente nel piccolo corpo dell’essere umano e che quando questo abbia raggiunto la sua maturità, anche i movimenti diventano ben coordinati. Questo sarebbe vero se noi, solo attraverso l’alimentazione, potessimo ottenere tale risultato. Ma la realtà è molto diversa! Ciò che veramente permette questa maturazione è l’imitazione di un modello, non certo teorico, ma vivente: i movimenti, le parole, l’atteggiamento più o meno amorevole degli adulti, tutto ciò crea ordine e bellezza nel bambino.

In definitiva il principio di imitazione andrebbe osservato fino ai suoi risvolti fisiologici. Se insegniamo a scrivere facendo tracciare dei segni grafici al bambino, facciamo appello all’attività rappresentativa, che per sorgere nell’essere umano, necessita proprio della soppressione della volontà. L’uomo sopporta tanto meglio questa morte interna, quanto più ha sperimentato nell’infanzia la vita, l’entusiasmo e l’imitazione di fattori salutari per la sua anima. Per questo vi è una grande differenza tra questo modo di insegnare la scrittura, del tutto astratto, da quello che si pratica nelle scuole Waldorf, dove ogni lettera viene portata incontro al bambino attraverso un racconto, l’uso di colori e la forma poetica. E poi non c’è tutta questa fretta. Oggi sembra che se non si sappia scrivere già a quattro anni c’è qualcosa che non va. Questo piccolo esempio richiama una fattore fondamentale dell’educazione: i tempi. Impariamo a conoscere il mistero della volontà solo nel tempo. L’essere umano deve in realtà imparare quasi tutto, ma non è disposto ad imparare qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Questo è centrale nella pedagogia Waldorf! Appena nato il bambino non può mangiare una bistecca. Per essere autonomo in questa attività deve per lo meno mettere su i primi denti. Questo semplice fatto viene oggi regolarmente contraddetto per quanto attiene alla vita dell’anima. Essa ha i suoi tempi di sviluppo e metamorfosi. Imparare tutto astrattamente equivale, per un bambino, ad impedire con dei legacci il movimento degli arti. Se tenete legata una persona ad una sedia per sette anni, niente di strano che ne esca non del tutto sana e che perda il senso dell’orientamento nel mondo. La pedagogia Waldorf non è quindi altro che il tentativo di rapportarsi in modo organico alla volontà del bambino che cresce e quindi di dare “da mangiare” il giusto cibo alla sua anima. Tanto meglio riusciremo a fare ciò, tanto maggiormente daremo all’uomo di domani una solida base, anche corporea, per affrontare le difficoltà e le responsabilità che il futuro sempre più richiederà. 60



LA VIA DELLA TERRA

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“...Poesia della calce che si spegne bollendo“ di Francesca Gregoricchio

e proprio codice etico, i responsabili del corso hanno saputo tradurre il momento costruttivo in un’occasione preziosa per avvicinare la nuova Resoconto del primo corso di edilizia leva di professionisti alle esigenze di cantiere. applicata “Cantieri Scuola in Bioedilizia”, La scelta delle stratigrafie, le soluzioni tecniche, Cividale del Friuli (UD), luglio 2005. i materiali impiegati, tutto è stato precisamente spiegato e compreso, grazie anche alla felice idea ogliate perdonarci ma la tentazione di di convertire le ormai passate lezioni universitarie lasciarci prendere dall’entusiasmo è grande: nella fatica fisica del recupero di un rustico in un abbiamo portato in cantiere, in un vero cantiere, antico borgo di Cividale. Un’esperienza unica, chi non aveva mai preso in mano nemmeno una altamente qualificante, riuscita nel duplice intencazzuola. Abbiamo dato loro non solo la cazzuo- to di rafforzare le personali conoscenze tecniche la ma anche strumenti e matee sensibilizzare il futuro proriali che conoscevano solo in fessionista alle problematiche teoria e… li abbiamo messi a legate alla gestione di un canlavorare. Il primo di una serie tiere edile.” di corsi di Bioedilizia pratica, Andrea Putrella, ingegnere. infatti, aveva come obiettivo E poi ancora: “Il corso è stata l’analisi geobiologica del sito, un’esperienza unica, lavorare la realizzazione del vuoto in cantiere non solo permette sanitario, la rifondazione e di capire meglio le problemalo spegnimento della calce. tiche ma anche di acquisire “Vuoto sanitario”. L’ultimo giorno abbiamo porquelle conoscenze specialistitato i partecipanti a scortecciache dei materiali e delle lavore, a mano, alcune travi. Hanno resistito per circa razioni che al solo livello teorico non sono commezz’ora poi hanno chiesto pietà…Comunque plete. Lo svolgere inoltre, tutte le operazioni ed sia, questo è quanto alcuni di loro hanno scritto essere sempre coordinati da maestranze esperte alla fine del corso: permette di vivere in prima persona e sentirsi “Ero partito da Milano alla volta del cantiere partecipi di un processo costruttivo in perfetta friulano con un bagaglio di entusiasmo e curio- armonia con l’ambiente, quale è la filosofia della sità, alimentati dal desiderio di “sporcarmi” le Bioedilizia. La scelta della ristrutturazione, quale mani con malta, pietre, laterizi e quant’altro intervento non facile, mette in evidenza l’attuaavessi studiato al Politecnico. Una volta raggiunta bilità e la ripetibilità, in tutte le situazioni progetCividale, mi sono reso conto di poter dispor- tuali, dei principi della Bioedilizia che devono re dell’esperienza e della professionalità di un diventare una scelta prioritaria. Dopo questo team affiatato e competente, pronto a guidare corso mi rendo conto della concrete possibilità con pazienza e precisione le attività del cantie- delle tecniche bioedili nel migliorare la vita di noi re. I ragazzi dell’Emporio Bioedile riescono a stessi e dell’ambiente che ci circonda”. coniugare perfettamente la serietà professionale Gabriele Gratton, architetto conservatore. con la passione per un’edilizia sana e rispettosa Infine, un autentico tocco di poesia femminile: dell’uomo e dell’ambiente: trascinati da un vero “Sono passati già due giorni dal mio ritorno da

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LA VIA DELLA TERRA

Cividale e dal cantiere scuole in Bioedilizia ed gli interventi ed i tempi di lavoro, portarli a tocè ora di aprire lo zaino e lavare. Apro la sacca, care con mano quanti e quali materiali possono tiro fuori i pantaloni di battaglia, gli anfibi e il essere usati in sostituzione di quelli attualmente caschetto di cantiere. Odore di calce e terra. Se si in uso, con i risultato di costruire case più sane potesse catturare, come nella mente sono restate ma anche più belle. Consentire loro di impratila densità della boiacca, la spigolosa leggerezza chirsi delle tecniche bioedili al fine di agevolarli, delle tavelle e le stagge leggere un domani, nella progettaper lisciare la malta del maszione e nella quantificaziosetto, il rumore dei picconi… ni degli interventi di recupeLa prima impressione è la sodro o di nuova realizzazione. disfazione del creare e sapere Crediamo di esserci riusciti e “che è così che si fa”. Questo quindi continueremo. primo corso, ed ogni futura Il prossimo corso riguarderà iniziativa, parla con gli strula realizzazione di un tetto in menti da lavare a fine giornata, orditura lignea e dovrebbe i microgetti di consolidamento svolgersi tra fine settembre e I conci nel “vuoto sanitario”. e la poesia della calce che si inizio ottobre. Al momento ci spegne bollendo. Sapendo di è impossibile fissare una data aver imparato qualcosa di spendibile in futuro e certa perché i corsi si adattano, innanzitutto, indelebile nella testa. Antica alchimia. Splendida, alla tempistica del cantiere in cui si svolgono, in privilegiata poesia.” Piera Puntel, architetto. secondo luogo, trattandosi del tetto, alle condiSotto un caldo torrido e un’umidità così alta da zioni climatiche. far “fiorire” la calce senza intervento umano, Sarà comunque solo il secondo di una serie di si è dunque svolto il primo di una serie di corsi otto corsi che potranno dare il quadro completo in Bioedilizia applicata “Cantieri Scuola in di un intervento globale di ristrutturazione in Bioedilizia”. I primi, in Italia, tenuti in un vero Bioedilizia. cantiere, rispettando le stesse normative, i tempi e i metodi previsti per una reale intervento di Tutte le informazioni riguardanti l’iniziativa ristrutturazione di uno stabile in Bioedilizia. Un “Cantieri Scuola in Bioedilizia” dell’Empotentativo, ottimamente riuscito, di riavvicinare i rio Bioedile sono reperibili sul sito www. professionisti, quelli già rodati e quelli freschi di emporiobioedile.it oppure telefonando allo laurea, alle problematiche cantieristiche concre0432.648002. te. Fornire loro elementi pratici per ottimizzare





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