BioGuida 2 - Autunno 2003

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BioGuida ITINERARI DELLO SPIRITO n° 2 autunno 2003 Trimestrale di ricerca olistica. Reg. Tribunale di Trieste n°1067 del 26/03/03. Editore: PPBì – BioComunicazione Via Denza 4, 34124 Trieste. Tel. 040/302110 - bioguida@libero.it Fotocomposizione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste Stampa: Artigraficheriva, Trieste Stampato su carta ecologica Fedrigoni Free-Life Pubblicità: PPBì - Tel. 040/302110. Cell. 338/8852117 ppbon@libero.it La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata esplicitamente dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è autorizzato se non indicato nella testata. Direttore responsabile: Mariangela Valentini marivalentini@libero.it I nomi di questo numero: Maddalena Bolognesi, naturopata, esperta di riequilibrio alimentare, fiori di Bach e tecniche antistress. Pierpaolo Bon, editore, pubblicitario, master reiki. Stefano Cattinelli, medico veterinario, esperto in omeopatia, floriterapia, kinesiologia applicata. Antonella Gaeta, giornalista, collaboratrice de “La Repubblica”. Monica Lazzara, naturopata, esperta in Medicina Tibetana. Luciana de Leoni d’Asparedo, astrologa, esperta in floriterapia e olii essenziali. Maurizio Pelos, geometra, esperto in bio-edilizia e bio-arredamento. Nicoletta Rocco, terapista Aura Soma ed Enseñanza, cristalloterapeuta. Enzo Ziglio, esperto di ottica, di esercizi per la vista e cromoterapia, Vision Coach © e naturopata. Manuela Zippo, biologa. Disegni di: Moreno Tomasetig, illustratore, vignettista, animatore artistico con la Coop. socio-educativa Aracon di Udine. Tel. 320/0211106 In copertina: ” I Numeri ” da Il Pentateuco, opera di Gianfranco Bernardi.

in questo numero La via delle stelle:

La via degli animali:

equinozio d’autunno

essenza animale

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La via della terra:

Gli incontri: medicina tibetana

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I viaggi: kathmandu 8 sahara 48

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La via del cibo il pepe scuole bio

feng shui

La via della scienza: naturopatia 44

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il magenta

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Solidarietà: Oipa in Romania 55

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I luoghi:

La via interiore:

speciale associazioni 20

tarantismo reiki

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La via dei colori:

La via del mare: sos delfini

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EDITORIALE

Bioguida d’autunno: itinerari di un’idea

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on solo vie da scegliere, ma da percorrere. La seconda tappa del nostro viaggio attraversa l’umbratile autunno con la volontà di indicare passi leggeri e concreti nei mondi della ricerca olistica. I luoghi, le associazioni, le scuole ed i programmi dove, chi voglia, possa sperimentare forme di conoscenza e pratiche di percezione svincolate dalle dimensioni più categoriali dell’esistenza e del pensiero, ma non, per queste ragioni, meno ricche di spunti e di crescite. Un cammino pragmatico, tuttavia, che si arricchisce di cronache e storie che vengono anche da molto lontano. Dal cuore del torrido Salento, dove la musica e le danze ipnotiche ed inebrianti della “pizzica” stregano e rivivono antiche possessioni menadiche, alle tradizioni incise sui monili bluastri dei Tuareg sahariani, dai riti e le abitudini di un giovane monaco, scanditi dalla vita di un tempio a Kathmandu, ai principii curativi di un medico tibetano, in cui astrologia e sapienza erboristica approdano a soluzioni ed indicazioni molto distanti dal nostro quotidiano sentire. Ed ancora: ci piace l’ascolto di racconti di spezie, colori e di animali, questi ultimi spesso richiamo e viatico silenziosi e preziosi dei nostri difficili cammini interiori. Infine dei confini ancora non degnamente riconosciuti della naturopatia, della tortuosa affermazione delle mense biologi-

che nel nostro paese e della necessità di una più disciplinata chiarezza nella trasmissione di alcuni saperi esoterici. In questa docile ed espansa alternanza è la cifra dell’umana sensibilità e della tenerezza che si specchia tra le pagine del nostro andare.

Mariangela Valentini direttore responsabile

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LA VIA DELLE STELLE

Geometrie astrali: l’equinozio d’autunno di Luciana de Leoni

to futuro e il terreno migliore cui affidarlo. Spesso i nati sotto il segno della Bilancia sono accusati di temporeggiamento nelle scelte, ma, considerato sotto questo punto di vista, il loro prender tempo fa parte della meccanica naturale delle cose. La scelta richiede grande sicurezza di gusto, e questo è il motivo per il quale il pianeta Venere, che simboleggia anche l’estetica, ha il proprio domicilio astrologico in questo segno. Altra caratteristica nota è lo spiccato senso di giustizia che, secondo il glifo che rappresenta la Bilancia, sta ad indicare esattamente l’imparzialità necessaria per compiere le scelte giuste. Ne consegue un rigore implacabile nell’eliminare quanto potrebbe compromettere il prossimo ciclo vegetativo. Il lucido criterio di scelta e il profondo senso di giustizia non tollerano impulsività: ecco perché è difficile trovare dei nati Bilancia aggressivi. Gli slanci generosi dell’estate sotto il segno del Leone sono ormai terminati, e vengono opportunamente sostituiti da una freddezza che non è esente da considerazioni di comodo. La natura si prepara moralmente ad una nuova vita, eliminando ogni scoria del passato: quasi a voler ripetere questa ciclicità, gli uomini abbandonano le follie goderecce estive e riprendono il loro ritmo all’insegna di un’oculata esistenza. In questo periodo dell’anno, si sono osservate contrazioni economiche per i beni di consumo goliardici o effimeri, i soldi ven-

È

un appuntamento astronomico ed astrologico carico di simbolismo, come tutti i passaggi da una stagione all’altra. Si conclude l’estate, ed arriva una fase più calma e ponderata. Astronomicamente parlando, l’eclittica, cioè il cerchio disegnato dal Sole durante il suo moto apparente intorno alla Terra, interseca l’Equatore celeste in due punti: gli equinozi (dal latino aequinoctium, composto da aequus , “uguale” e nox, noctis, “notte”). Quando il sole attraversa questi punti, il 20-21 marzo (equinozio di primavera) e il 22 – 23 settembre (equinozio d’autunno), la durata della notte è uguale a quella del giorno. L’equinozio di primavera, detto anche punto gamma o punto vernale, avviene a 0 gradi dell’Ariete, mentre l’equinozio d’autunno si ha a 0 gradi della Bilancia. Dal punto di vista astrologico, la simbologia si rapporta alla corrispondenza stagionale della preparazione alla semina: si spegne il Sole all’inizio del ciclo invernale, e la madre Terra si prepara alla fecondazione che la porterà al ciclo primaverile. Ogni segno della tastiera zodiacale ha una sua ragione di esistere, e tutti i segni hanno un compito specifico legato al ritmo biologico della vita. In autunno, alla Bilancia spetta il compito di scegliere il seme più adatto per assicurare il raccol4


LA VIA DELLE STELLE

gono spesi per acquisire attrezzature per l’istruzione (semina del sapere). Il segno della Bilancia determina il superamento del primo emiciclo zodiacale, e affronta il secondo emiciclo dei sei segni rimanenti: infatti, la Bilancia è il settimo segno. L’equilibrio fra i giorni e le notti è lento, e la notte tende a sopravanzare l’arco diurno: il ciclo vitale, naturale, organico, iniziato con l’Ariete in primavera, giunge a compimento. Nell’equinozio d’autunno è simbolicamente situato il punto mediano dell’equilibrio assoluto tra l’evoluzione e il principio della involuzione: per tale motivo dinamico, abbiamo l’immagine della Bilancia che misura, nei due piatti, i due pesi o le due misure. Inizia il prevalere della forza notturna e spirituale su quella diurna solare ed immanente. Nell’intimo dell’uomo, il simbolo zodiacale è costituito da due elementi che si equilibrano a vicenda: l’etimologia greco - latina del termine richiama l’idea del piatto e persino del letto nuziale, che si estende al significato di generazione e crescita secondo la giusta misura e l’equilibrio delle energie preposte all’espressione affettiva. Il geroglifico della Bilancia è composto da due linee orizzontali, in cui la superiore contiene nel centro un piccolo semicerchio; questo ideogramma è molto simile al geroglifico egizio dell’equilibrio. Qui inizia nello zodiaco il ciclo involutivo, in cui la vegetazione va verso la

morte, la trasformazione, per rigenerarsi in altre forme e sostanze, caratteristiche principali del segno dello scorpione che segue subito dopo. Qui l’uomo integra il proprio Io con il Tu, scoprendo le leggi della societas, della polis, dell’unione fra due persone, ma anche percepisce il proprio destino oltre le barriere del concreto e del fisico, in una dimensione del trascendente che lo condurrà alla morte ed alla trasformazione (Karma) del vitale egocentrico solare, in vitale universale che si concluderà nel segno dei Pesci. La Bilancia, come espressione dell’equilibrio e della giusta misura di tutte le cose, implica la presa di coscienza che abbandona un vecchio modo di essere per andare incontro ad un nuovo modo complementare: la unio, la coniunctio oppositorum nel senso citato da Jung. La simbologia stagionale dell’equinozio, dunque, realizza l’unione delle forze, delle immagini e delle persone; unisce le anime, i cuori, i sentimenti o le cognizioni come proiezione dell’unità indipendente in un’altra unità, allo scopo di realizzare il doppio, il due, nel segno dello hyeros gamos, dell’agape, dell’amore. All’insegna di questo amore ci si augura che l’autunno, con il suo equinozio equilibrio degli opposti, sia foriero di scelte oculate ed equilibrate in campo politico, sociale, economico, nell’ottica di vivere meglio e di rispettare la natura, che con i suoi cicli, ha sempre tanto da insegnarci. 5


GLI INCONTRI

Il cielo copre, la terra sostiene I fondamenti dell’astrologia e della medicina tibetana spiegati dal medico Jampa Kalsang

di Mariangela Valentini

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saperi dell’Oriente si specchiano nell’universo. E assecondano il fluire delle cose e delle esistenze con docile pazienza, non con febbre di potere e velocità come le scienze dell’Occidente. Per questa ragione l’astrologia e la medicina possono viaggiare assieme nell’interpretazione e nell’ individuazione di una cura, ed un quadro astrale precedere con naturalezza la prescrizione di una ricetta d’erbe o di pillole preziose. Per questo l’anamnesi di un paziente, attraverso l’analisi del polso e delle urine, com’è consuetudine nella tradizione terapeutica tibetana, può durare persino anni. E’ l’idea e la formazione del medico tibetano Jampa Kalsang, intervenuto all’ultima edizione di “Essere e benessere”, a villa Giacomelli di Pradamano, il 15 giugno scorso, ad avercelo ricordato in una conferenza, tenuta con la grazia leggera di chi vive le forme della conoscenza umana come strumenti di fede più alti e sottili e non come fini prestabiliti, o verità dogmatiche. Non a caso, in Tibet, i momenti più adatti allo studio degli astri, ha spiegato Kalsang, sono quelli in cui la vita degli uomini si congiunge ai riti ed alla sacralità: dalla nascita ai matrimoni. L’oroscopo del bambino serve a vagliare le sue inclinazioni ed i suoi percorsi a lui più consoni, ad evitare aspettative sbagliate ed imposizioni

fuorvianti da parte dei genitori e non è percepito, come ci aspetteremmo al di quà del mondo, come violazione del nostro libero arbitrio, al contrario, come suo completamento. E così per le unioni, l’astrologo lavora sullo studio e le previsioni delle energie comuni ai due sposi, segnalando i momenti e le situazioni di eventuale difficoltà e squilibrio, soffermandosi su alcuni aspetti fondanti di ogni relazione come la prolificità, il denaro, il successo, la salute: consigliando antidoti, delineando percorsi di crescita. Sebbene non comprensibile, nè compatibile e provabile dalle scienze occidentali, lo studio e l’applicazione di queste tecniche si basa su cinque elementi: aria, spazio, terra, acqua e fuoco, da cui dipendono la produzione, la trasformazione e la distruzione del mondo fisico e morale. Ad essi corrispondono le cinque facoltà fondamentali dell’agire umano: muoversi, parlare, vedere, sentire, pensare. Accordare questi elementi alle facoltà produce l’ordine universale, e chi vi riesce è sapiente. E’ tutt’altro che importante intervenire nel corso dei cicli naturali: la via più autentica del pensiero e della vera saggezza è nei passi lenti. 6


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I VIAGGI

L’alba e la conchiglia bianca: cronache da un monastero tibetano di Monica Lazzara

stupa. Gli edifici sono contenuti in un grosso cortile recintato con due entrate. Alla destra della prima si trova una costruzione a due piani, a forma di “elle” munita di terrazza; nella quale al piano superiore e’ costodito un “mandala” (iscrizione circolare delle energie dell’universo) di Yamantaka, emanazione del Buddha che sta alla linea di confine fra la vita e la morte. La grande iscrizione e’ incisa nel legno ed appartiene al “lignaggio tantrico”. Vi sono due livelli di insegnamento uno del “sutra”e l’altro del “tantra”; quest’ultimo, al contrario di quanto si dica in Occidente, e’ marginalmente conesso con la sessualita’. E’ una pratica energeticamente piu’ elevata del sutra. Al piano inferiore vi sono alcuni alloggi dei monaci piu’ anziani ed una sala adorna di dipinti del Buddha con una grande ruota della preghiera alta circa quattro metri di colore rosso intenso con all’interno le iscrizioni del mantra “om mani padme Hum” che significa “saluto al gioiello del loto”. Questo gioiello e’ l’amore e la compassione. A sinistra dell’ingresso principale si trovano la cucina e la mensa ed al centro il monastero stesso. L’edificio ‘a elle’ incornicia il cortile per l’area ricreativa. L’ingresso del Pelghieling ha un antro per posare le scarpe prima di entrare nel “gompa” (sala di preghiera) da una porta rossa. Su tutte le pareti sono visibili coloratissimi affre-

(dal monastero Pelghieling a Kathmandu)

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Kathmandu, per la precisione nella zona di Swaiambu c’è il grandissimo e altrettanto venerato stupa (tempio) omonimo. Intorno ad esso si trovano alcuni monasteri tibetani, tra cui il Pelghieling situato alla destra dell’ingresso della salita dello

Monaci in preghiera

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I VIAGGI

schi di immagini del Buddha nei luoghi piu’ importanti in cui impartì le sue lezioni. Appena entrati ci si imbatte in due grandi tamburi, anch’essi dipinti a mano e quattro linee di bassi sedili con relativi scrittoi per posare i testi sacri. In alcuni vi sono lunghe trombe e conchiglie da suonare durante le cerimonie. Il suono dolce della conchiglia e’ paragonato alle parole sacre del Buddha. In fondo alla sala c’e un grande palco e ai lati vi sono due troni sui quali si possono sedere solo i grandi maestri detti “Rimpoce” (prezioso). C’e’ un terzo trono per sua santita’ il Dalai Lama (capo politico e spirituale del Tibet), con annessa foto attorniata da una “kata” ( tradizionale foular bianco) in segno di riverenza. Al centro del palco c’e’ una statua di Buddha “Sakyamuni” alta circa tre metri con relative offerte confezionate con farina e burro e sette coppe colme d’acqua. Con esse si immagina di offrire a Buddha due coppe per bere e lavarsi, una terza per i fiori, poi incenso, una lampada, del cibo ed infine della musica. A destra della statua centrale c’e un’antichisima scultura, proveniente dal Tibet, di Milarepa (unico discepolo che riuscì ad illuminarsi in una sola vita). Subito sopra e’ situata la statua di Buddha Maytreia che si dice sia la prossima manifestazione di Budda sulla terra. A fianco a Milarepa c’e la scultura gigante di “lama Tzonkapa”, un grande insegnante, con accanto due discepoli. Alla sinistra del Buddha centrale sorge la divinita’ femminile di “Tara bianca” amatissima protettrice, custode del mantra “om tare tuttare ture soha”. Vicino troviamo la statua di “Atisha” a cui viene attribuito l’onore di aver diviso i testi tantrici da quelli del

Avalokitesvara Ekadasamukha sutra, quando in Tibet c’era ancora confusione sull’argomento. Accanto ad Atisha c’è la scultura di “Avalokiteswara” a cento rami (amore e compassione), di cui e’ rappresenante il Dalai Lama. Di seguito “Guru Rimpoce”, colui che classificò i voti monacali e la pietra nera con il calco d’orato dei piedi del sesto Dalai Lama. Ogni oggetto e’ ricoperto d’oro e i soffitti sono dipinti con gli otto simboli di buon auspicio e prosperose divinita’ femminili, tra cui si scorgono draghi azzurri tipici della cultura cinese. Dietro il monastero sorge un bellissimo edificio bianco in stile tibetano, adibito a dormitorio, senza tetto ma munito di una spaziosa terrazza e ampie finestre ove sul muro centrale è incisa la lampada di “Nagaryuna” alta circa tre metri, simbolo della pace. 9


I VIAGGI

Accanto e’ confinante un cortile con un bambini. Per i tibetani il primo stadio edificio simile, bello e luminoso,con una “dell’avere coscienza di sé stessi” è piccola terrazza dove vi e posato uno all’età di sette anni ed è da quel momenstupa alto circa tre metri. E’ denominato to in poi che si possono prendere i voti “Milarepa guest-house” custodito dai per i novizi e le novizie. monaci, un tempo operativo: ora vi allog- I voti sono 36 per i novizi e 252 per i giano gli ospiti e raramente qualche turi- monaci completi. sta. A questo primo livello si inizia a studiare Nel monastero vivono circa una cinquan- molte pratiche, ma soprattutto a recitare tina di monaci di tutte le età. Molti ven- a memoria le puja di purificazione della gono direttamente dal Tibet dove è anco- mattina. Ciò avviene alla fine delle puja ra in uso mandare stesse, dalle sette alle almeno un figlio sulla nove, prima dell’inizio via del monacato. della scuola. La giornata inizia alle Tutti e 36 i voti sono cinque di mattina al importantissimi, si suono di una conchiparla di non cantare, glia bianca. Si tratta non fare sesso, non del richiamo per tutti i creare discordie nella monaci per partecipare comunità monastica, alla consueta puja non ballare, non avere (preghiera rituale); qui la barba e i capelli è d’uso praticare alculunghi ecc.; quattro ne visualizzazioni di sono fondamentali per figure buddiche che cui una volta violati rappresentano l’enernon è più possibile gia evocata insieme a restare nel monastero. mantra particolari per Si tratta di quattro pulire l’ambiente estermodi differenti di no e l’interno della uccidere. Il più imporpropria mente, per ini- “Dorje” o Vajra (scettro) e “Drilbu” tante è di uccidere gli ziare una giornata di o Ghanta (campana). esseri umani. Questa Principali oggetti liturgici usati dai lama buona qualità. azione porta senza durante le cerimonie religiose. Per ringraziare le dividubbio ad una rinascinità per l’energia ricevuta si fanno con ta non umana. Secondo la filosofia budregolarita’ offerte di cibo e incenso, per dista noi viviamo nel “Samsara”, cioè un dare simbolicamente qualcosa in cam- cicuito di vite che è regolato dal bio. “Karma”, ovvero l’effetto delle azioni Si costruiscono inoltre statue a base di commesse. Il Karma a sua volta è direfarina e burro che rappresentano figure zionato da tre azioni: l’intenzione di fare rituali per scacciare le negativita’. una determinata cosa, l’atto di compierla La mattina presto ci sono anche i monaci ed infine essere soddisfatti di averla svol10


I VIAGGI

ta. A volte le azioni commesse sono solo nella nostra mente, sotto forma di intenzione, anche questo stadio crea Karma. Si deduce che anche il solo desiderio di uccidere sia contemplato in questa legge. La prima cosa da fare per diventare buddista e monaco è di “prendere rifugio” in Buddha, Dharma e Shanga per distruggere le quattro sofferenze fondamentali dell’uomo che sono: la nascita nel ciclo delle rinascite, l’agire secondo l’effetto del Karma, la sofferenza del dolore fisico e la morte. Il Buddha è come un dottore che è arrivato alla completa onniscenza, ci dà la cura . Il Dharma è la cura stessa cioè lo strumento per risolvere i nostri problemi. I Shanga sono i praticanti degli insegnamenti di Buddha che ci aiutano lungo la via come se fossero i nostri infermieri. Pelghieling significa “il luogo dove cresce il Dharma”. Il Dharma è lo studio e la pratica principale. Si tratta degli insegnamenti lasciati dal Buddha. Egli spiegò come sviluppare la mente di “Bodhicitta”, che letteralmente significa “mente illuminata”. Per arrivare a questo stadio elevato bisogna praticare l’amore e la compassione per tutti gli esseri senzienti. Questo vuol dire amare e relazionarsi con tutti come fossero nostra madre. Il monaco deve sviluppare prima l’amore, che significa avere una mente pacifica nei confronti di tutti gli esseri e successivamente la compassione, lo stadio consequenziale dell’amore: in pratica quando siamo in grado di vedere i difetti degli altri, comprenderne le cause e per questo perdonarli. Un’altra pratica fondamentale è la meditazione suddivisa in due punti, una anali-

tica e una di concentrazione. La meditazione analitica è il metodo per familiarizzare con le virtù tramite l’esame logico e lo studio. La meditazione di concentrazione è lo stadio di generazione di amore e compassione. Questo porta alla mente del monaco calma e pace. I benefici delle pratiche sono legate ai tre livelli di motivazione ed il più elevato è quello di arrivare all’Illuminazione: avere una mente di completa onniscenza, liberandosi definitivamente dalla ruota delle rincarnazioni continue, per essere d’aiuto agli altri. Un monaco ha varie possibilità di specializzazione nello studio. Può diventare esperto negli insegnamenti del Buddha studiando o al monastero “Sera” o a “Gandong” (sud India) dove si specializza con il titolo di Gheshe dopo aver intrapreso un minimo di vent’anni di università monastica; oppure diventare Master con dieci anni studi a Benares (l’attuale Varanasi, nord-India). Università quotatissima per diventare filosofo dove oltre alla filosofia buddista si studiano anche la filosofia occidentale, la politica, il sanscrito (lingua arcaica indiana) e l’inglese. C’è poi la possibilità di continuare con un dottorato di ricerca e traduzione di testi antichi indiani di ulteriori quattro anni. Questo spiega Lama Lobsang, 26 anni, diplomando all’università di Benares, persona splendida, solare e piena d’amore: un monaco tibetano. Foto 1,2,3: tratte da “Tibet. Oltre la leggenda” Civiltà ed arte dal XII al XX secolo. Catalogo della mostra omonima, Bari 1999, a cura di Sikra Editore. 11


LA VIA DEL MARE

Delfini

A

gosto 2003: L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha appena approvato una proposta che caratterizza la “sottopopolazione” Mediterranea del delfino comune (Delphinus delphis) come “Endangered”, ovvero “in pericolo”, nella sua celebre Lista Rossa degli animali minacciati. I delfini comuni erano considerati abbondanti in gran parte del Mediterraneo fino a tempi recenti. Tuttavia, si è verificato un improvviso declino su ampia scala e oggi questi animali sopravvivono solo in porzioni relativamente piccole del loro precedente areale mediterraneo. In alcune zone questi delfini sono diventati rari o completamente assenti.

docente di Tutela dei cetacei all’Università di Venezia. “Altri fattori che possono aver contribuito al declino della specie comprendono la contaminazione da sostanze chimiche prodotte dall’uomo, che può provocare soppressione del sistema immunitario e/o danni alla riproduzione, e la mortalità incidentale nelle reti da pesca, specialmente le reti da posta”. Cambiamenti ambientali come quelli associati al riscaldamento globale possono peggiorare la situazione in futuro, per esempio influenzando la quantità di prede disponibili per i pochi delfini rimasti. E’ allo studio un piano di tutela dettagliato che si basa su una valutazione complessiva dello stato di salute dei delfini comuni e delle minacce che questi animali devono affrontare nelle zone del Mediterraneo dove sono ancora presenti. ACCOBAMS - ovvero l’“Accordo per la Conservazione dei Cetacei del mar Nero, mar Mediterraneo e zona Atlantica contigua”, stipulato dal programma per l’ambiente delle Nazioni Unite in collaborazione con WDCS (società internazionale per la tutela dei delfini e delle balene), e ASMS (associazione svizzera per la tutela dei mammiferi marini) ha promosso un progetto per la tutela dei delfini comuni del Mediterraneo che è coordinato dall’Istituto Tethys. L’iniziativa è finalizzata a mettere immediatamente in atto le iniziative prioritarie per proteggere questa vulnerabile popolazione di delfini nelle aree chiave del loro areale, come raccomandato dal Piano d’Azione per i

Una recente revisione sullo stato di salute dei delfini comuni ipotizza che il declino sia largamente dovuto ai cambiamenti avvenuti negli ultimi 30-40 anni. “Le minacce principali sembrano essere costituite dalla ridotta disponibilità di cibo causata dalla pesca eccessiva e dal degrado dell’habitat” afferma Giovanni Bearzi, presidente dell’Istituto Tethys e 12


LA VIA DEL MARE

ricerca sui delfini comuni indicano che una riduzione dello sforzo di pesca porterebbe beneficio non soltanto agli animali ma anche ai pescatori, che hanno portato le risorse ittiche vicine al punto di collasso”, conclude Niki Entrup, Direttore di WDCS Germania. Per informazioni contattare:

Cetacei dell’IUCN. “Le parti contraenti dell’accordo per la tutela dei cetacei riconoscono che le misure per impedire la completa scomparsa dei delfini comuni dovrebbero includere una riduzione dello sforzo di pesca e azioni volte a proteggere alcuni habitat critici in Mediterraneo” - spiega Marie-Christine Van Klaveren, Segretario Esecutivo di ACCOBAMS. “Dieci anni di

Giovanni Bearzi: Presidente Istituto Tethys. Tel. 041/2750206 - Fax 041/721000 e-mail: bearzi@inwind.it - www.tethys.org Giuseppe Notarbartolo di Sciara: Presidente Comitato Scientifico ACCOBAMS. Tel. 335/6376035 - Fax 02/700518468 e-mail: disciara@tin.it - www.accobams.org Marie-Christine Van Klaveren: ACCOBAMS Permanent Secretariat, Boulevard de Suisse16, MC 98000 - Monaco. Tel. 377 93 / 158010 - Fax 377 93 / 154208 www.accobams.org

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LA VIA DEL CIBO

Sulle tracce delle Spezie – un racconto tutto pepe –

di Manuela Zippo

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roseguiamo il nostro percorso all’interno della bottega dello speziale soffermandoci davanti ai contenitori di vetro che custodiscono aromi di paesi lontani. La nostra attenzione è catturata da quelle bacche grinzose che assumono diverse colorazioni a seconda del grado di maturazione, le quali ancora oggi trovano posto sulle tavole dei commensali di gran parte del mondo. Ma si che le conoscete, sono le drupe del re delle spezie, Piper nigrum L. ... il pepe !!! Il pepe giunse nel bacino del Mediterraneo probabilmente grazie ai Fenici che ricevevano spezie dai nomadi provenienti dalla Mesopotamia dove si stava sviluppando il commercio con l’India e l’Estremo Oriente. A Roma divenne massiccia la sua presenza tanto

che nel 92 d.C. furono costruiti dei particolari depositi (i granai del pepe). Il pepe infatti rientrava tra i tributi che i sovrani soggetti a Roma pagavano alla città, ai consoli, al senato. Re delle spezie, pianta solare, veniva citato da Teofrasto nel IV sec.a.C. col nome di peper i dal sanscrito pippali (bacca) che i romani tradussero in piper. Era la drupa più costosa e più richiesta donde l’espressione popolare “caro come il pepe”. Dioscoride ne esaltava l’efficacia nella cura dell’epilessia, mentre la medicina araba lo utilizzava contro i calcoli della vescica e dei reni. Nel Medioevo il pepe spesso era compreso nelle doti nuziali o poteva essere versato come tributo o moneta nel pagamento di debiti e multe. Secondo i rinascimentali il pepe facilitava la digestione. Nella tradizione Ayurvedica si afferma 14


LA VIA DEL CIBO

che alcune erbe concentrano l’elemento fuoco e questa attività viene espressa mediante il loro carattere pungente. A questa categoria appartengono anche il pepe nero e il pepe di cayenna. Il pepe “Piper nigrum ” è una liana dal fusto legnoso. Appartiene alla famiglia delle Piperaceae originario delle coste del Malabar. Ha fiori piccoli giallo-verdastri e drupe poco carnose di forma sferica dapprima verdi, poi gialle e infine rosse. Raccolte verdi e conservate in aceto e alcool e poi disidratate diventano il pepe verde che tutti conosciamo. Quando sono rosse vengono staccate dalla pianta e vengono fatte seccare al sole, diventando così grani di pepe nero. Raccolte quando sono mature e private della polpa che le avvolge (peri-

carpo), sfregandole con le mani nell’acqua, acquistano il colore bianco (pepe bianco). Una curiosità: quello che noi tutti conosciamo come pepe rosa non è pepe, bensì un’altra pianta originaria delle regioni centromeridionali dell’America dal nome Schinus molle L. appartenente alla famiglia delle Anacardiaceae. Le sue drupe più tenere ricordano il gusto del pepe, ma sono avvolte da una fragranza floreale che le rende più delicate e quindi da usare ad esempio in piatti a base di pesce. Anche il pepe di Cayenna non è pepe, ma è un chili, polvere ottenuta dal capsico (peperoncino). Originariamente era la versione essiccata e polverizzata di un

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LA VIA DEL CIBO

piccolo chili rosso e piccante del Sudamerica. Oggi la polvere del pepe di Cayenna proviene piuttosto dai chili sudamericani o dall’India o Sri Lanka. Viene definito pepe anche il pepe della Giamaica, Pimento officinalis conosciuto col nome volgare di pimento. Si dice che sia stato portato in Europa dalla Giamaica da Cristoforo Colombo. Era usato dagli Atzechi per aromatizzare la cioccolata. Le sue drupe ricordano quelle del pepe sebbene siano più grandi. I frutti vanno raccolti prima della maturazione ed essiccati in pieno sole fino a quando assumono un colore rosso. Ci apprestiamo a farci suggerire dallo speziale circa l’utilizzo del pimento (perché del pepe chi non ne conosce i segreti?).

Il pimento lo si può usare in bevande quali Vin brullè o nei piatti di carne. Viene usato anche macinato sulle torte o può essere utilizzato per aromatizzare i frutti di mare. Il sapore ricorda i chiodi di garofano (viene chiamato anche pepe garofanato), le bacche di ginepro, il macis, la cannella; questo è il motivo per cui gli inglesi lo chiamano “allspice”. Per uso cosmetico lo si può grattugiare un po’ nell’acqua del bagno come antisettico e anestetico, ma soprattutto per il suo piacevolissimo aroma. Bibliografia: “Florario” A. Cattabiani; Ed.Mondadori 1996 “Spezie” M.A.Webb; Ed. Idealibri 2002 “Le Spezie” M.C. Salemi; Ed. Nardini Editore 1997

QUALCHE RICETTA? Masala Chai (tè speziato): mescolate tè nero di Ceylon e latte con semi di cardamomo, grani di pepe nero, chiodi di garofano, zenzero polvere o fresco grattugiato: Da gustare sia caldo che freddo. Filetto di maiale al pepe verde e rosa: una parte di pepe verde, due parti di pepe rosa, pestare grossolanamente le drupe intere del pepe (si può utilizzare il pestello o una bottiglia di vetro) e quindi avvolgere il filetto prima con un filo d’olio e poi con il pepe. Porre il filetto in un tegame e cucinarlo per circa 20 minuti a seconda dei gusti. Aioli: è una salsa spagnola da servire con verdure crude: servono 10 grandi spicchi d’aglio, 2 tuorli d’uovo freschi, 250ml di olio extravergine di oliva, succo di limone, un pizzico di sale, spolverata di pepe bianco. Si riduce a poltiglia l’aglio pelato, si aggiungono i tuorli e si mescola fino ad ottenere una pasta omogenea. Si aggiunge l’olio goccia a goccia. Quando si raggiunge una consistenza densa si versa l’olio rimanente. Salare e pepare a piacere.

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LA VIA DEL CIBO

Biologico a scuola: tutti i numeri del Friuli di Maddalena Bolognesi

piccola percentuale (abbiamo censito una decina di esperienze) i genitori degli alunni di una scuola provvista di cucina si associano fra loro e facendo una convenzione con il comune provvedono al reperimento dei fornitori e delle merci per la stessa (a volte il sistema funziona così bene che l’associazione finisce per occuparsi dei rifornimenti per tutto il plesso scolastico). I fornitori sono, per l’80%, operatori con sede extra regionale, selezionati soprattutto per la capacità di fornire una linea completa di prodotti alimentari o di servizi accessori (educazione alimentare, personale di pulizie...) Posto che le aziende bio si siano sviluppate in Friuli meno che nella media del territorio nazionale e che i piccoli produttori non riescano a proporsi come fornitori, gran parte del valore aggiunto viene trasferito al di fuori della regione e, di conseguenza, gran parte dei prodotti biologici che viene utilizzata è di provenienza extra- regionale, se non europea (non è raro che le patate o le carote biologiche siano tedesche o olandesi). Confrontando questi dati con quelli nazionali emerge un quadro in cui tutte le regioni producono e mangiano il loro biologico in maniera equivalente, mentre il Friuli ha sorpassato questo disavanzo fra la domanda e l’offerta, a eccezione della Val d’Aosta, che però non ha coltivazioni biologiche sul suo territorio.

C

ORMONS - “Mangiar bio a scuola, aspettative e realtà nell’alimentazione scolastica in Friuli Venezia Giulia”. E’ il titolo di un convegno, tenutosi lo scorso giugno, frutto di una tesi di ricerca, promossa dall’Università degli Studi di Udine e da APROBIO, che fotografa bene la situazione attuale. I comuni in cui esistono scuole che utilizzano prodotti biologici nella refezione scolastica sono, alla fine del 2002, 53. Si tratta soprattutto dei capoluoghi di provincia e di molti dei comuni maggiori; in totale la quota di persone che usufruiscono del servizio è pari al 57% del totale della popolazione regionale( circa 11.200 i pasti giornalmente serviti : 50% nelle scuole elementari, 40% negli asili e restante 10% nelle scuole medie). Ma, in concreto? Il Comune, che spesso non dispone di una cucina attrezzata o dichiarata idonea nei locali della scuola o che trova troppo oneroso il costo del personale, delega ad una ditta esterna il servizio di produrre, trasportare e somministrare i pasti. Per il 23% c’è la gestione diretta dell’amministrazione: sempre tramite appalto si trovano i fornitori delle derrate biologiche che andranno distribuite alle varie cucine nelle scuole (e qui, per comodità si cerca sempre uno, massimo due fornitori). Per una 18


LA VIA DEL CIBO

Dalla relazione di Cristina Micheloni, di AIAB FVG, tenuta durante il convegno, si evince che il problema è vecchio e che coinvolge anche i prodotti convenzionali. Per fare un esempio la nostra regione produce tanto mais per l’alimentazione animale, il quale però finisce in Veneto per essere lavorato e viene da noi ri-acquistato sotto forma di mangime. Tra le varie proposte per migliorare la situazione, AIAB e Legambiente hanno promosso un’azione che ha portato ad un incremento dei contributi previsti dalla L.R. n° 15/00: dal 30% al 50% per il sostegno delle spese sull’acquisto di derrate biologiche, tradizionali e tipiche per le mense. Già quest’anno, per i comuni e gli enti che hanno presentato domanda verrà erogato un contributo pari al 41%. Un’altra idea è quella di specificare sui capitolati d’appalto che una percentuale dei prodotti biologici sia di provenienza regionale e garantire cibi più freschi. In più favorire in proprio la gestione delle cucine, magari attraverso un consorzio tra Comuni. Le esperienze delle associazioni di genitori si sono dimostrate vincenti sotto • bevande • pane • latte • forno dolce e salato • ortofrutta • latticini • insaccati • carni certificate • uova • macrobiotica • tofu • seitan

questo profilo: sono una struttura di gestione snella, che può permettersi diversi fornitori anche piccoli, ad un prezzo assolutamente competitivo (per la maggior parte utilizzano un 100% di prodotti biologici allo stesso prezzo di un buono pasto convenzionale). Il controllo della qualità è costante e garantito, proprio perché lo stesso genitore sceglie e controlla cosa mangerà suo figlio. Se vi interessa provare e se nella vostra scuola esistono i presupposti, presso APROBIO e AIAB troverete tutte le informazioni ed il sostegno per realizzarla. Domenica 28 settembre: “BIOFATTORIE APERTE”: dalle ore. 10 in poi accoglienza, visite guidate in campo, degustazioni dei prodotti aziendali e varie proposte correlate, a seconda delle opportunità offerte dall’azienda. Sabato 5 e domenica 6 ottobre: “BIOèLOGICO” a Codroipo: mostra, mercato e sagra dei prodotti biologici dell’Alpe Adria e del naturale. Domenica 6 ottobre: “BIODOMENICA”: nelle piazze dei capoluoghi gli agricoltori vanno ad incontrare i consumatori e a far assaggiare i loro prodotti. APROBIO: tel. 0432/820165, e-mail: aprobio@tin.it

Antichi sapori Trieste - Via Ghega 8/a - Tel. 040.3480873 Alimentazione biologica e biodinamica vasto assortimento di prodotti DA NOI TROVATE L’ALTERNATIVA PER LE VOSTRE ALLERGIE E INTOLLERANZE ALIMENTARI!

• pasta • salse • farine e chicchi • dolcificanti • marmellate • prodotti dell’alveare • frutta secca • prodotti per l’infanzia • erboristeria • igiene casa e persona


I LUOGHI

I luoghi della Bioguida: proposte concrete per viaggiatori dello spirito

Centro Culturale Estrada, Via Zezzos 9, Treviso. Tel. 0422/420708. Delfino Blu, via Geppa 4, Trieste. Tel. 338/8144318. Ass. Espande Trieste L’Associazione Espande Trieste fa parte di un gruppo di associazioni impegnate nello sviluppo interiore dell’uomo, utilizzando metodi sviluppati in vent’anni di ricerca tra le antiche culture orientali e le più moderne conoscenze scientifiche occidentali. Proponiamo seminari condotti da Sauro Tronconi e corsi di Yoga, Bioenergetic Body Liberation e Medinamica. Trieste: 040/575648 - 380/7385996. Udine: 0432/44772 - 348/7404470. www.espande.it, trieste@espande.it

MEDITAZIONE E YOGA Aletheia via S.Giacomo 34, Monfalcone. Tel. 338/2858588. L’Albero Magico, viale Mazzini 32, Tarcento (UD). Tel. 0432/782004. Corsi, seminari, conferenze, teatro. Centro Andromeda Corso del Popolo 67, Mestre (VE). Tel. 041/971230 centroandromeda@libero.it Lezioni di gruppo del Metodo Feldenkrais, Medinamica, Bioenergetica, Iki, Reiki-do, Kamaway e Chakra awareness, realizzati in collaborazione con Espande.

Centro Espande Treviso Via E. Mattei 2, Dosson di Casier (TV) Tel. 0422/490523. Centro Lama Tzong Khapa Via General Pennella 12, Treviso. Tel. 349/3270081, 0422/444711, cltktreviso@tin.it

Centro Buddista Tibetano Sakya via Marconi 34, Trieste. Tel. 040/571048.

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I LUOGHI

OSHO ANANDITA Opera nel campo della ricerca etica e spirituale dal 1992 come Osho Meditation Center riconosciuto dalla Osho Comune International di Puna. L’Associazione offre una vasta scelta di corsi, seminari e gruppi, improntati su tecniche diverse, dove l’espressione del corpo, la consapevolezza e la meditazione possano diventare la chiave per un benessere globale: Osho Yoga, Balancing, Meditazione, Reiki, Gruppi su tematiche specifiche. Si possono inoltre ricevere cicli di sessioni individuali su tecniche di rilassamento, craniosacrale biodinamico, aurasoma, cromoterapia, respiro, fiori di Bach. La sede è in Località Banne 99, a Opicina (TS). Tel. 349/0981408, 349/5448214, mail: anandita@spin.it.

Osho Meditation Center, via Cavour 7/A, Ponzano Veneto (TV). Tel. 0422/968485, omctv@tin.it Osho Meditation Center via Guastalla 21, Sommacampagna (VR) Tel. 045/515499, omcsomma@tin.it Osho Information Center, via Sauro 2/B, Pordenone. Tel. 0434/43164, sw.firdauz.a@iol.it Osho Pratyahar M.C., via Casarsa 9, Arzene (PN). Tel. 0434/89714, 340/2840698. osho.pratyaharmc@libero.it Rakesh OMC, via Costantini 8, Tricesimo. Tel. 0432/854031, rakesh.omc@libero.it

PROGRAMMA Settembre - Dicembre Domenica 21 Domenica 28

SETTEMBRE REIKI 1° LIVELLO Campo di meditazione

Domenica 21

OTTOBRE FIORI E CHAKRA

Associazione di promozione sociale Località Banne, 99 - Opicina - TRIESTE Centro di Meditazione di Osho

con la dott.ssa Marinella Starace

Domenica 26

Campo di meditazione NOVEMBRE

Sabato 8 e Domenica 9

Sessioni individuali su appuntamento

Osho Yoga: Lunedì 20.00-21.30 Martedì18.00-19.30 Giovedì 9.30-11.00 Balancing: Martedì20.00-21.30 Giovedì20.00-21.30 Meditazione:Campi mensili intensivi

FAMILY COSTELLATION con Siddho

Domenica 30

Campo di meditazione

A Muggia presso il Circolo della Vela:

Domenica 21 Mercoledì 31

DICEMBRE Campo di meditazione CELEBRAZIONE DI FINE ANNO

Osho Yoga: Mercoledì18.30-19.30 Mercoledì20.00-21.00 Balancing: Venerdì 20.00-21.00

Per Informazioni e Iscrizioni: 349-0981408 Nirmala 349-5448214 Alok E-mail:anandita@spin.it


I LUOGHI

Prossimi seminari: Qi Gong e purificazione ( a ottobre e marzo ), Protezione e Potenziamento energetico (a novembre), Qi Gong Buddista ( a dicembre e febbraio), “l’Energia degli Alberi” (a maggio ). La sede è in viale Tricesimo 172, Udine. Tel.0432/470163, spazioarmonico@libero.it

Reiki.. la via del cuore, corso Italia 10, Trieste. Tel. 040/660991. IL SORRISO DEL CERBIATTO, Centro Tibetano, via S.Rocco 2/A, Udine. Tel. 0432/501697.

Corso di Medicina Tibetana Durata triennale: inizio lunedì 13 ottobre.

Joytinat Yoga Ayurveda, Via F. Venezian 20, Trieste. Tel. 040/3220384.

Studio: della mente, del corpo, dei tre costituenti, dei quattro Tantra. Pratica : moxabustione, massaggio, horme, coppettazione, Tsa-rlung therapy. Uso: piante medicinali, decotti, fomentazione. Conduce: Monica Lazzara, naturopata tibetana, operatrice shiatzu, riflessologa, esperta in Ayurveda, medicina tradizionale cinese, fiori di Bach, pranic healer, cristallo terapia, insegnante di sciamanesimo. Esaminatore: Dr. Jampa Kalsang, diplomato al Men Tsee Kang di Darhamsala (India) diretto da S. S. Dalai Lama. Per informazioni: Elena Braida, tel. 0432/44788.

Institute of Yogic Culture, via San Francesco 34/36, Trieste. Tel. 040/635718. Yoga Integrale, via Stuparich 18, Trieste. Tel. 040/365558. YOGA CLUB LIBERTAS

Yoga Nidra e Hatha Yoga. Palestre a Palazzolo dello Stella e Rivignano (Udine). Tel. 0432/547594.

Spazio Armonico Le attività in programma prevedono: corsi trimestrali di Tai Chi per principianti e corsi avanzati, Qi Gong, tecniche Buddiste, Taoiste e di MTC (Medicina Tradizionale Cinese), ginnastica energetica, equilibrio energetico, mobilità articolare e tonicità muscolare, Tai Chi per ragazzi. Ogni sabato: incontri di meditazione da diverse tradizioni e lezioni di approfondimento di Tai Chi.

Zeleni Center, Vrpholje, Slovenia. Tel. 339/7248645. Il Zeleni Center è immerso nei boschi dopo il paese di Vrhpolje, in Slovenia, a circa 4 km dal confine di Pese (Trieste). Svolge attività legate all’ambiente, all’educazione, alle terapie naturali e alla crescita interiore. La partecipazione alle attività, escluse quelle organizzate da altre associazioni è a offerta libera. 22


I LUOGHI

ASSOCIAZIONI CULTURALI

riore, realizza inoltre, laboratori teatrali e di danza con professionisti del settore. Nei vari campi artistici le attività svolte sono rivolte anche ai ragazzi, per i quali vengono organizzati corsi e laboratori di giocoleria e di teatro seguendo percorsi che vogliono essere stimolo per la loro creatività, rendendoli protagonisti ed artefici e lasciando emergere, attraverso gli strumenti appropriati, la voce, le opinioni e la loro fantasia.

ACTIS Ass. Cult. Teatro Immagine Suono Via Corti 4/A Trieste. Tel 040/3480225. L’Associazione Culturale Teatro Immagine Suono “ACTIS” è presente nel panorama culturale triestino da più di 10 anni. Suo scopo istituzionale è quello di promuovere attività e manifestazioni culturali atte a favorire la diffusione del teatro, della danza, delle arti figurative e di ogni forma di arte contemporanea. In questi ultimi anni l’ACTIS è stata presente con spettacoli e performances in diverse manifestazioni organizzate a Trieste, “Palcoscenico Giovani” al Teatro Miela, “Il Mare” (progetto di animazione pittorica e teatrale con i Servizi Sociali del Comune di Trieste), e fuori provincia come “Cuore e Cemento” nella rassegna ” Corpi Sensibili - Danza Teatro Città” a Udine e con il Comune di Latisana “Hemingwey a Villa Ivancich”. L’ACTIS è presente nell’organizzazione di “Altre Espressività” - Rassegna dei teatri delle diversità, prodotta dalla Provincia di Gorizia , realizzata nei teatri di diverse città della sua provincia e riproposta anche quest’ anno dal 3 al 18 ottobre. Infine, produzione ACTIS è il “ Danceproject ”, rassegna annuale di danza contemporanea, ideata da Claudio Viviani e sviluppatasi nell’arco dell’anno attraverso happening a tema: nel maggio 2003 al Teatro Miela, “ Danceproject festival “, che ha visto la partecipazione di diversi artisti e compagnie di danza nazionali ed europee . L’Associazione promuove corsi e seminari nell’ambito del Teatro, della Danza, delle Arti figurative e della Ricerca inte-

Sabato 27 settembre alle 19.30, presso la sede in via Corti 3/A, festa di inaugurazione delle attività. Programma Attività: Teatro: inf. 328/2684565. Laboratorio teatrale: ottobre. Teatro Ragazzi: ottobre. Danza: inf. 328/4426884 (Classica) 338/3271828 (Contemp.). Danza Classica: fine settembre. Danza contemporanea: fine settembre. Danceproject: I happening (8-9 novembre). Canti etnici: inf. 340/0736176. All’ origine del canto: ottobre. Video: inf. 347/9487650. Tecniche cinematografiche: ottobre. Ricerca interiore: inf. 335/7118709. Seminari: “Il Potere nascosto della Voce” con Advaita (18-19 ottobre). “L’Apertura del Cuore” con Lucie Dejouy (25-26 ottobre). Laboratori settimanali: “Libera la tua Creatività” : ottobre. “Il Potere del Femminile”: ottobre. 23


I LUOGHI

Venerdì 17 ottobre: “Aromaterapia: gli olii essenziali, proprietà ed utilizzi”. Con Margareth Ischia. Venerdì 24 ottobre: “Sistema immunitario e infezioni virali”. Con il dott. Stefano Scoglio. Venerdì 31 ottobre: “Scienze quantistiche e guarigione”. Con il dott. Gaetano Conforti. Giovedì 6 novembre: “Introduzione alla cristalloterapia”. Con Fufi Sonnino. Venerdì 14 novembre: “Il cerchio delle donne: il potere del femminile”. Con la dott.ssa Lucie Dejouy. Venerdì 21 novembre: “Dalla pubertà alla menopausa, conoscere il proprio corpo”. Con la dott.ssa Giuliana Battigelli. Venerdì 28 novembre: “La pratica della meditazione per ridurre l’ansia ed aumentare l’autostima”. Con il dott. Vincenzo Tallarico.

ACNIN Associazione Culturale Nazionale Discipline Igienistiche Naturali Sede centrale: via Carpenè 12 Conegliano (TV). Tel. 0438/370155. Agorà, Via del Monte 2, Trieste. Tel. 040/637167. Animali di Città, Via Ampezzo 33, Udine. Tel 0432/486004, adcudine@tin.it ALABATH, Via Duca D’Aosta 45, Monfalcone. Tel. 0481/43164. L’associazione “Gruppo Alabath” nasce nel 1999 dall’incontro di un gruppo di persone interessate, per professione o per cultura personale, alle tematiche delle cosiddette “medicine alternative”. Sin dai primi incontri la notevole partecipazione di pubblico ha confermato la necessità di divulgare conoscenze antiche come l’alchimia, la fitoterapia, o quelle più recenti dei fiori di Bach e l’alimentazione macrobiotica, nell’ottica di una filosofia di vita nel pieno rispetto dell’equilibrio tra uomo e ambiente. La grande risposta del pubblico in tutta la regione ha spinto anche quest’anno alla formulazione di un calendario avvincente di conferenze che si svolgeranno nella Casa Albergo di via Crocera 30 a Monfalcone (GO), tutte con inizio alle ore 20.30. Venerdì 3 ottobre: “Malattie: perché vengono e perché vanno”. Con il dott. Jader Tolja. Venerdì 10 ottobre: “Il problema della nutrizione: la nutrizione è un problema?” Con Nevio Sgherla.

ARES Istituto di Ricerca e Studi Giuridici e Ambientali. Vicolo delle Acque 2/3, Pordenone; via Porta Nuova 7/24, Udine L’Istituto ARES e la Scuola Italiana di Feng Shui Classico organizzano i corsi 2003-2004 di Feng Shui Tradizionale Cinese. Sono rivolti a cultori della materia, progettisti ed architetti e saranno tenuti da docenti italiani e stranieri, presso la sede ARES di Udine, nei fine settimana da ottobre a giugno, per 120 ore di lezione totali per corso. Il termine per le iscrizioni è il 15 ottobre 2003. Informazioni ed iscrizioni: Istituto ARES, Udine. Tel. 0432/229054, aresud@tin.it 24


I LUOGHI

- Venerdì 10 ottobre, ore 18.30: “Ayurveda, la Scienza della vita” con il dott. Ezio Gallas. - Martedì 14 ottobre, ore 18: “L’importanza dell’ascolto nella comunicazione e nel pre-teatro” con Chiara Minca. - Giovedì 16 ottobre, ore 17: “One Brain” (kinesiologia emozionale) incontro dimostrativo a cura del dott. Giorgio Crismani (ripetuto giovedì 23). - Domenica 19 ottobre: escursione e visita al Zeleni Center (Slovenia). - Martedì 21 ottobre, ore 18: “Ascoltare la voce, ascoltare il corpo” con Paolo Loss. - Martedì 28 ottobre, ore 18: “L’esercizio della coscienza di se” - Martedì 4 novembre, ore 18: “Un possibile percorso di salute al naturale” con Giorgio Minca. - Martedì 11 novembre, ore 18: “Alimentazione ayurvedica come stile di vita” con Siro Cantarella - Martedì 18 novembre, ore 18: “Metti il letto al posto giusto: come difendersi dalle perturbazioni geomagnetiche” con Maurizio Pelos. - Martedì 25 novembre, ore 18: “Medicina olistica: comprensione e cura del Malato nel suo insieme.” con la dott. Monica Bossi. - Martedì 2 dicembre, ore 18: ”Fede e sogno. La coscienza contemporanea e la ricerca di Dio” con Alessandro Di Grazia. - Martedì 9 dicembre, ore 18: “Le piante ayurvediche: un dono prezioso” con Mariateresa Pascottini. - Martedì 16 dicembre, ore 18: “L’utilizzo del colore nella vita quotidiana” con Enzo Ziglio.

L’ARNIA

Libera Associazione per la Ricerca in Naturopatia, Igienismo e Autoterapie Piazza Goldoni 5, Trieste. Tel./fax: 040/660805, e-mail: larniats@libero.it Riprende, come ogni anno, l’attività dell’Arnia, con l’aiuto e l’esperienza di importanti professionisti del settore naturopatico ed olistico. Dopo il convegno sull’acqua all’auditorium del museo Revoltella a Trieste, con esponenti delle associazioni di volontariato, della politica ed esperti del settore, tra cui i rappresentanti della LVIA di Cuneo, prende piede il nuovo calendario del progetto:

Laboratorio percorsi di salute e di pace CONFERENZE:

- Martedì 23 settembre, ore 18: “La scrittura creatrice di senso” con la dott. Graziella Atzori. - Martedì 30 settembre, ore 18: “Introduzione al massaggio Thai” con Marino Bonazza. - Martedì 7 ottobre, ore 18: “Stress buono e stress cattivo” con il dott. Giorgio Crismani. 25


I LUOGHI

terà il tema da un punto di vista olistico, prendendo spunto dalle ultime acquisizioni della scienza e dell’evoluzione della ricerca spirituale. La sede è in via Villa Glori 41, a Udine: tel. 0432/231143, bioteca@adriacom.it .

CORSI E SEMINARI: - Corso di scrittura creativa, a cura della dott. Graziella Atzori: inizio lunedì 6 ottobre. - Corso base di massaggio Tailandese, a cura di Marino Bonazza: inizio mercoledì 15 ottobre. - Seminario di One Brain di 1° Livello, a cura del dott. Giorgio Crismani: sab/dom 25/26 ottobre - Corso di teatro, a cura di Chiara Minca: inizio giovedì 30 ottobre. - Corso di cucina naturale e corretta alimentazione con lo chef Nicola Michieletto in due fine settimana: 1/2 novembre e 15/16 novembre. - Corso “La salute nel canto”, a cura di Paolo Loss, cantante e insegnante della vocalità: inizio venerdì 7 novembre.

CALICANTO DUEMILA Via Carducci 21, Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 0481/475545. Nella terra delle erbe, dove le leggende fioriscono rigogliose, in una giornata d’inverno il Calicanto, un arbusto dei nostri giardini, fu l’unico alberello ad accogliere tra i suoi rami spogli un passero per proteggerlo dai rigori e dalle intemperie della stagione fredda. Come ricompensa, dal cielo arrivarono alcune stelle che si appoggiarono sui suoi rami. Da quel giorno, ogni anno, è il primo arbusto che fiorisce in inverno, prima ancora della comparsa delle foglie. Con i suoi fiori il Calicanto illumina e profuma le giornate buie e fredde. Così Calicanto Duemila raccoglie e promuove iniziative che consentano una maggior coscienza e conoscenza delle problematiche relative alla salute psicofisica, all’ambiente e ai beni culturali. Dunque una luce, una stella, come i fiori del Calicanto nel buio mondo inquinato da rifiuti nocivi e idee malsane. Da molti anni l’associazione organizza conferenze aperte al pubblico su argomenti riguardanti l’armonia e il benessere dell’uomo e dell’ambiente. Le origini dell’associazione si perdono ormai nel lontano 1974 con l’acquisto collettivo di un sacco di riso integrale da parte di un gruppo di persone, a quel tempo pionieri della macrobiotica, che formarono poi il circolo e, dopo diverse

La Bioteca L’associazione è nata nel 1984 da un’idea di Sergio De Prophetis. L’ eco-biologico viene inteso come una filosofia di vita, una visione del mondo dove la Natura è sinonimo di armonia, bellezza e finalità. La Bioteca progetta ogni anno decine di conferenze, corsi e seminari: il calendario di conferenze ”Star Bene”, arrivato alla 17ma edizione, punta a spiegare i meccanismi della salute e le proposte terapeutiche delle medicine dolci. Viene gestito anche uno spaccio di alimenti biointegrali, erbe e rimedi salutistici, frutto di una continua ricerca. Gli associati si avvalgono della consulenza di una dietologa e di un medico per i propri problemi di salute. In preparazione per l’autunno un secondo “Convegno sulla Morte” che affron26


I LUOGHI

denominazioni, acquisì quella definitiva di Calicanto Duemila. Presentiamo il prossimo ciclo di incontri, organizzato con il patrocinio del Comune di Ronchi dei Legionari: “IL CIELO, LA TERRA e quel che sta nel mezzo”

per riscoprire il potere di guarigione che è dentro l’uomo e la natura Tutte le conferenze inizieranno alle ore 20.30 Sala del Consiglio Comunale di Ronchi dei Legionari - Giovedi’ 11 settembre: “Meraviglioso effetto di una meditazione pranayoga”. Con Margherita Guida, master Reiki, naturopata, pranayoga.

- Giovedi’ 18 settembre: “L’altro volto della realtà”. Esseri appartenenti a civiltà più evolute ci sostengono. Con Ricardo Gonzalez. - Giovedi’ 25 settembre: “La violenza sul femminile”. Con Anna De Lucia, operatrice olistica brasiliana. - Giovedi’ 2 ottobre: “Il posto dove si sta: Feng Shui e Ruota di Medicina”. Con Annamaria Poclen, master Reiki; dott. Paolo Zanier. - Giovedi’ 9 ottobre: “Colori e cristalli per l’equilibrio psicofisico”. Con Nicoletta Rocco, consulente aura-soma e cristalloterapia. - Giovedi’ 16 ottobre: “Emozioni € Denaro”. Con Gloria Maria Garcia Pereira, sociologa, specialista in economia e marketing e Anna De Lucia.

SWAMATEH

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LÕuomo ed il suo benessere ÒConsiste in un armonico funzionamento del proprio sŽ, inteso nellÕunitˆ mente-corpo-anima in equilibrio con il proprio ambienteÓ

Le vie e le ampie possibilitˆ olistiche per lÕarmonizzazione, lÕequilibrio e la crescita del proprio sŽ. Scegli i metodi adatti per il tuo SŽ, per aumentare il tuo benessere psicofisico. ❍ Trattamenti per il benessere e la crescita: ❍ MASSAGGI e RIFLESSOLOGIA - BIOPRANOTERAPIA - REIKI - CHAKRA ❍ GUARIGIONE SPIRITUALE/OLISTICA - CONSULENZE PERSONALI ❍ Corsi: comunicazione interpersonale - iniziazioni REIKI - ed incontri regolari ❍ con esercizi meditativi, respirativi ed altre tecniche armonizzanti ed equilibranti Ronchi dei Legionari ¥ tel. 0481 776597 ¥ cell. 333 7229821 ¥ www.swamateh.org


I LUOGHI

- Giovedi’ 23 ottobre: “Attualità della Ruota di Medicina”. Con il dott. Paolo Zanier. - Giovedi’ 30 ottobre: “Shiatsu: un’arte antica per il benessere psicofisico”. Con Donatella Boldrin, insegnante shiatsu. - Giovedi’ 6 novembre: “Energie di luce, Energie d’amore”. Con Cristina Aprato e Giancarlo Zerbini. - Giovedi’ 13 novembre: “Cristalmantra: acque tibetane”. Con Norma Stocco, operatrice olistica - Giovedi’ 20 novembre: “Le fiabe, sostegno al cambiamento”. Con Piera Giacconi, formatrice metodo debailleul. - Giovedi’ 27 novembre: “Numerosophia”. Con Vicky Vicario, esperta in numerologia e statistica.

ed ingegnere israeliano laureato alla Sorbona di Parigi, maestro d’arti marziali (fu allievo diretto del maestro Jigoro Kano e fondatore del primo Judo club di Parigi) ed educatore somatico. Dopo aver subito un grave incidente al ginocchio, Feldenkrais decise di occuparsi da solo della sua rieducazione sperimentando diversi movimenti che gli permisero di affinare la consapevolezza cinestesica fino ad arrivare a sentire i più sottili collegamenti neuromuscolari. Nell’elaborare il suo metodo, egli realizzò una fusione tra le sue conoscenze scientifiche negli ambiti della meccanica, dell’anatomia, della neurofisiologia, della psicopedagogia, dell’etologia ecc... e la cultura orientale. I principi teorici di questo metodo pratico di lavoro sul corpo, sono esposti approfonditamente nel primo libro che Feldenkrais scrisse nel 1949 intitolato Corpo e comportamento maturo. Il metodo si realizza in due forme: lezioni di gruppo denominate CAM (Conoscersi Attraverso il Movimento®) e lezioni individuali denominate IF (Integrazione Funzionale®). Durante le lezioni di gruppo l’insegnante con la sua voce guida le persone attraverso una serie di movimenti inusuali e piacevoli, che vengono eseguiti lentamente e con l’attenzione volta ad ascoltare le sensazioni che questi movimenti producono. In questo modo viene stimolata la capacità dell’organismo ad apprendere, a riscoprire nuove e più efficaci possibilità d’azione, per rompere le abitudini che ci tengono prigionieri, ci limitano ed a volte possono diventare dannose. Le lezioni coinvolgono non solo ogni

Il Gattile di Giorgio Cociani Via della Fontana 4, Trieste. Tel. 040/364016. Il Giardino delle 8 Direzioni, Martignacco (UD). Tel. 0432/956009. La Sorgente, Via Risorgimento 34, Treviso. Tel. 0422/412844.

METODO FELDENKRAIS Gruppo Ricerca Metodo Feldenkrais Il Metodo Feldenkrais® è un particolare processo d’apprendimento basato sulla profonda interazione tra movimento, sensazione, sentimento e pensiero. Porta il nome della persona che negli anni 40 lo ha elaborato: l’israeliano Moshe Feldenkrais (1904-1984), fisico 28


I LUOGHI

parte del corpo, ma anche l’immaginazione e la percezione di sé poiché il movimento rivela chi e come siamo, è il supporto dei nostri stati d’animo, delle nostre sensazioni ed emozioni. Nelle lezione individuali il processo d’apprendimento è guidato dalle mani dell’insegnante in un dialogo prevalentemente non verbale. Attraverso questa manipolazione gentile e non invasiva l’allievo scopre la propria struttura ed il suo più intimo funzionamento. Praticando il Metodo Feldenkrais® si riscopre la piacevolezza del movimento, si arricchisce il repertorio di gestualità del sistema neuromotorio, sviluppando più fiducia nelle proprie capacità e migliorando l’utilizzo di sé nella vita di tutti i giorni, nei gesti lavorativi, nelle attività che si svolgono a casa, nello sport praticato ecc… S’impara a diventare più coordinati, così che tensione e senso di affaticamento lasciano il posto a flessibilità e nuovo vigore. Il metodo Feldenkrais® si rivolge in generale a chiunque voglia migliorare il proprio modo di muoversi, in particolare

sanitaria dott.ssa Anna

Del Pup il piacere di stare bene

a chi soffre di disturbi posturali, chi conduce un tipo di vita stressante, chi usa il proprio corpo come strumento di lavoro (sportivi, danzatori, attori, musicisti, terapisti, allenatori, insegnanti …)

L’Associazione Gruppo Ricerca Metodo Feldenkrais propone corsi, seminari e lezioni individuali secondo il Metodo Feldenkrais nella sede di Udine in Viale Venezia 12 e presso il centro Diabasi in Viale Tricesimo. Corsi vengono organizzati anche a Fagagna e Tricesimo e in altre sedi da definire. Per informazioni: 328/9580419 (Monia) 0432/854454 347/8188431 (Angela).

• ERBORISTERIA • ALIMENTAZIONE BIOLOGICA • INTEGRATORI PER SPORTIVI • ALIMENTI PER L’INFANZIA • ARTICOLI SANITARI • CALZATURE ORTOPEDICHE • ABBIGLIAMENTO NATURALE

Pordenone - Via Molinari, 38-40 - Tel. 0434-28897 Portogruaro - Viale Trieste, 142 - Tel. 0421-3943790


I LUOGHI

SHIATSU

CENTRO SHIATSU-DO

Accademia Italiana Shiatsu Do Via Torino 63/a, Mestre (VE) . Tel. 041/5319328 shiatsudomestre@libero.it Centro Studi Shiatsu Naga-Iki Via Quattro Martiri 10, Arzignano (VI). Tel. 0444/676600, cssng@albaclick.com

Via Giovanni da Udine 26, San Giorgio di Nogaro (UD). Tel. 0431/621585, 335/6033463. Molti libri dell’antico Oriente raccontano che l’Imperatore Giallo un giorno radunò tutti i medici di corte rimproverando loro che da quando i suoi contadini venivano curati con medicine tradizionali spesso si ammalavano e di certo tutto questo non giovava alla vitalità ed al potere dell’Impero. L’Imperatore prese una decisione: da quel giorno in poi i medici avrebbero ricevuto lo stipendio solo se i suoi contadini avessero lavorato in piena salute e, in caso contrario, sospesi. “Perciò i Saggi non curarono coloro che erano già ammalati; ma istruirono coloro che non erano malati. Essi non vollero governare coloro che erano già ribelli… Somministrare medicine per malattie che si sono ormai sviluppate e reprimere le rivolte che sono ormai scoppiate è paragonabile al comportamento di coloro che, iniziano a scavare il pozzo dopo avere già avvertito la sete, o al comportamento di coloro che iniziano a fondere armi dopo avere ingaggiato battaglia. Non sono forse, queste azioni, troppo tardive?” - si legge nel Nei Jing. Così nacque lo Shiatsu, una pratica sviluppata fin dall’antichità, con umiltà e cuore, anche nel fabbisogno familiare ed

Centro culturale Oasi di Shiatsu Via Celepina 75, Trento. Tel. 046/1982781, shiatsu.oasi@tin.it Centro Te Hara Via Bonporti 17, Rovereto (TR) Tel. 0464/556772 tehara@iol.it Istituto Olistico, Viale della Vittoria 307, Vittorio Veneto (TV). Tel 0438/941457. luigipianca@tin.it Il Giardino Via Torbandena 1, Trieste. Tel. 040 366568. L’Associazione il Giardino nasce nel 1992 nell’ambito dell’esperienza dell’ Oki-Do del maestro Yuji Yahiro. Lo studio dell’associazione è stato da subito lo Shiatsu e lo Yoga, inteso come situazione globale legata alla vita. Nell’arco degli anni l’ambito di studio si è esteso a situazioni diverse come il Qi Gong, il Metodo Feldenkrais, la Meditazione Zen, la Danza Butoh, la Terapia Cranio Sacrale. Shiatsu e Shin Tai school Via Sette Martiri 130, Padova. Tel. 049/8685591 albatross@neonet.it 30


I LUOGHI

Scuola di Shiatsu Tradizionale Via Monte Sirottolo 16/18, Padova. Tel. 049/8685965 seve.maistrello@tin.it

in condizioni di povertà, tramandata di generazione in generazione, come molte ricette a base di erbe che scavalcano ancora oggi le medicine occidentali e definite convenzionali. Lo Shiatsu è diventato per molti operatori una motivazione di vita, che richiede responsabilità, disponibilità, condivisione ed empatia con chi decide di affidarsi a questa singolare forma di cura, fino ad arrivare a condividere gioie e pene, lacrime e sorrisi. La pratica dello Shiatsu ha in sé un piccolo miracolo ed il potere di trasformare la fugacità dell’esistenza in gesti di scambio.

Scuola Internazionale di Shiatsu Corso Milano 29, Padova. Tel. 049/8762464 IZANAMI Scuola di Shiatsu e Medicina Cinese Galleria Protti 4, Trieste. Tel. 040/660898, www.izanami.it. Programmi e Attività: Corso di SHIATSU primo livello con Rino Cortigiano e Renato Toffanin:

“Nella ricerca della verità vi sono domande che non sono importanti: di che materia è fatto l’universo? Perché esiste? L’universo è eterno? L’universo ha dei limiti oppure no? Se un uomo dovesse rinviare la ricerca e la pratica dell’illuminazione fino alla soluzione di questi problemi, morirebbe prima di scoprire il Dharma.” (Buddha).

1. Posizione di base / principio del centro 2. Shiatsu e comunicazione corporea 3. Primo kata: la schiena e le gambe 4. Secondo kata: le gambe (anteriore), le braccia, l’addome (hara) 5. Terzo kata: il collo, il viso e i piedi 6. La visione olistica: analisi posturale 7. I cinque elementi in Medicina Tradizionale Cinese 8. Lo Ying e lo Yang / Il Kjo e il Jitsu 9. I dodici meridiani 10. Diagnosi e pratica di hara 11. Corpo umano: Anatomia e Fisiologia 12. I meridiani secondo S. Masunaga

(Dharma inteso come qualità e significato della propria vita). Vittorio Fornasir Progetto Shiatsu, Via Rinaldi 18, Padova. Tel. 049/605243, progettoshiatsu@tiscalinet.it Scuola Shiatsu Trieste, Via del Pesce 4, Trieste. Tel. 329/2145214 shiatsuscuola@libero.it

Gli incontri si svolgono nei weekend (200 ore) per 12 incontri mensili, più due rientri mensili il mercoledì. La Scuola è riconosciuta della Federazione Italiana Shiatsu e si adegua alle direttive e agli standard europei per la formazione di operatori Shiatsu. Le iscrizioni si accettano in segreteria

Il Soffio, Via Rotate 10, Pordenone. Tel. 0434/978466 - 347/5102713 ilsoffio@yahoo.it 31


I LUOGHI

da lunedì a giovedì, dalle ore 16 alle 18. Tel. 040/660898.

YOGA INTEGRALE (metodo SATYANANDA) Con la dott. Manuela Zippo. Ogni lunedi e giovedi ore 20-21.30

DAO-JIN (Automassaggio) Mercoledì 1° ottobre alle ore 9.00. Con Rino Cortigiano.

In Puglia:

Il Dao-Jin è una via di conoscenza semplice e antica, che trova le sue basi nelle civiltà orientali (Cinese e Giapponese), in quelle Tibetane e Druidiche e, ancora, nelle moderne Bioterapie. La pratica costante del Dao-Jin porta nel tempo un benessere psicofisico impagabile: mente e corpo si riconoscono in una sola entità, Il Dao-Jin è accessibile a tutti e non comporta limiti d’età: dona serenità, scioltezza muscolare, chiarezza mentale, regola il ritmo corporeo, il Ph del sangue e la pressione arteriosa.

Corso di Shiatsu professionale 1° livello Venerdi 31 ottobre a San Pietro Vernotico (BR). Iscrizioni: Antonio Epifani 0831/676167 e Stefania Tarantino 347/0068289 In preparazione: LA TERAPIA DEL SOFFIO (Attraverso gli insegnamenti del Venerabile Sensei Inoue Muhen) Con Rino Cortigiano.

Il GIOCO CONSAPEVOLE (per ragazzi dagli 8 ai 12 anni) Giovedì 9 ottobre alle ore 17.00. Con Rino Cortigiano.

Insegnare agli altri a soffiare: è questo che il Maestro Muhen ha raccomandato ad alcuni di noi tempo fa. Non occorre essere Terapisti o Medici ma semplicemente avere voglia di conoscere un modo semplice di “aiutare” e crescere interiormente, in un mondo che ha sempre più bisogno di contatto. Imparare è facile, bastano due giorni: un week end e tutti potranno praticare il Soffio.

I giovani sono gli uomini del futuro, lo spirito del domani, i prossimi cittadini del pianeta. E’ importante guidarli verso un cammino di consapevolezza, proponendo loro di ri-conoscere le funzioni psico-fisiche del proprio corpo-mente. Verranno proposti esercizi di respirazione (Pranajama), meditazione (Za-zen), concentrazione e rilassamento guidato e immaginativo, oltre a posizioni tratte dallo Yoga per una corretta postura. Verrà dato anche spazio al dialogo, in un clima giocoso e divertirtente.

SERVIZIO SOCI: Trattamenti individuali di Shiatsu Terapia vibrazionale Massaggio emozionale

MASSAGGIO OLISTICO Inizio corso: lunedì 13 ottobre Con Rino Cortigiano

Vi aspetto, Rino Cortigiano. 32


I LUOGHI

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I LUOGHI

VARIE

ogni lunedi e giovedì dalle 19.30 alle 21. Negli stessi giorni, dalle 20 alle 22, si tiene il corso di “Pencak Silat”, antica arte mistico-guerriera Indonesiana. Per informazioni: cell. 339/3170762.

Centro Ricerche Tai Chi Italia, Campo del Grappa 10, Venezia. Tel 041/2770051, www.taichi.it. Per il Friuli Venezia-Giulia: Mario Antoldi 338/5074523, www.t-a-o.it

Libera Accademia d’Arte Sport e Cultura “LUCKY 5” Via Roma 15. Ronchi dei Legionari (GO), Tel. segreteria: 0481/777255.

Istituto Superiore Arti Marziali “D.Brecevaz”, Trieste L’Istituto propone una strada per l’evoluzione dell’uomo sia sul piano fisico che su quello spirituale. Tutti i corsi sono tenuti dal Maestro D.Brecevaz (4° grado superiore, dirigente dell’ I.S.A.M. Europa e responsabile nazionale C.S.E.N) e si svolgono nella palestra della Scuola “Codermaz”, in via Pindemonte, a Trieste. Il corso di Kali-Arnis-Escrima, arte marziale di origine Filippino-Europea (praticata a mani nude e con le armi) si svolge

YOSEIKAN BUDO Via Canada 8, Udine. Tel. 0432/523386.

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I LUOGHI

JONATHAN PROJECT

Obiettivi: Le tecniche vengono proposte in modo collettivo e le sensazioni personali sono autogestite senza alcun intervento esterno. L’espressione e la libera spontaneità di ogni partecipante vengono rispettate poichè ognuno è unico e irripetibile, per cui indicazioni ed intuizioni individuali, che eventualmente scaturiscono durante lo svolgimento del corso , oltre ad aumentare il bagaglio di conoscenza personale, restano estremamente esclusive e private. “Progetto Jonathan” è una proposta nuova per chi è interessato a conoscersi meglio, per vivere sempre più in armonia con sé stessi e con gli altri.

“Progetto Jonathan” è nato nel 1984 in ambito sportivo Yoseikan con l’intento di dare agli istruttori ed insegnanti tecnici di arti marziali una adeguata preparazione e conoscenza completa dei meccanismi psicofisici. Per l’importanza dei contenuti e delle tecniche proposte, ha successivamente avuto una sempre più vasta partecipazione anche tra le persone non appartenenti necessariamente al mondo dello sport. Da questa nuova esigenza è nata l’Associazione “Jonathan Project” con il preciso scopo di dare una splendida opportunità a tutti coloro che vogliono arricchirsi di una esperienza unica. Per noi, la grande soddisfazione di poter condividere le nostre esperienze insieme ad altre persone “positivamente curiose” ed impazienti di aumentare la propria consapevolezza. Contenuto del corso: “Progetto Jonathan” è una proposta aperta a tutti coloro i quali vogliono conoscere meglio se stessi, le proprie capacità e le proprie potenzialità. Tutto questo attraverso semplici tecniche corporee di rilassamento, massaggio, respirazione, ginnastiche bioenergetiche ed altro, senza alcuna distinzione di sesso, età, attività lavorativa o impegno sportivo. Il programma propone inoltre una serie di esperienze condotte da preparati istruttori, basate su tecniche di comunicazione verbale e non verbale, tecniche di grounding, P.N.L. e di affinamento alla percezione dei propri desideri e mete, con relative modalità di raggiungimento.

Jonathan Project Associazione culturale promotrice di corsi e seminari finalizzati alla crescita ed al benessere psicofisico. Via Canada 8, Udine. Tel. 0432/523386. E-mail: info@jonathan-project.it 35


LA VIA DEGLI ANIMALI

Percorsi di guarigione ed essenza animale di Stefano Cattinelli

dovendo necessariamente sottostare all’obbligo di quelle esperienze pratiche, eravamo indubbiamente agevolati proprio dalla vicinanza geografica di tali strutture. Ripetei quell’esame per ben 5 volte; sembrava che la vita volesse insistere profondamente su quel punto. “Ma non vedi l’incongruenza? Ma veramente non la vedi?“ mi continuava ad urlare in faccia, attraverso il professore e gli assistenti, i quali, sessione dopo sessione, mi riconsegnavano il libretto ripetendomi sempre la medesima frase: “Avanti il prossimo.“ Solo molti anni dopo capii che quel punto, quell’esperienza quasi insostenibile, avrebbe rappresentato l’inizio di una profonda fessurazione che, negli anni, avrebbe messo in crisi il mio intero sistema di conoscenze. Questa crepa aveva incominciato ad incrinare per prima cosa il mio mondo emozionale; preso com’ero a cercare di superare gli esami che si ripetevano con ritmo incessante, non mi concedevo la possibilità di mettere in discussione quello che mi stavano insegnando. Ascoltavo, privo di una ben che minima coscienza critica, i professori mentre spiegavano che un farmaco, la punta di diamante dell’atto terapeutico, sia che fosse indirizzato al consumo umano sia a quello veterinario, doveva necessariamente passare attraverso una lunga procedura burocratico - sanitaria; bisognava fare sperimentazioni su animali malati (cioè sani ma ammalati appo-

Modelli scientifici opo l’intensa esperienza emotiva fatta per affrontare l’esame “Lavori pratici nei macelli e Anatomia Patologica“ al 4° anno di medicina Veterinaria, decisi di diventare vegetariano. Gli occhi di quegli animali, lo sguardo pieno di terrore e di non comprensione per quello che l’uomo stava facendo, lasciarono un segno indelebile nel lungo percorso di conoscenza accademica che l’Università mi stava dando. Il macello, con annesso il bar che accoglieva le gioie e le preoccupazioni degli studenti, sempre alle prese con nuovi esami, l’inceneritore, che nelle fredde ed uggiose mattine d’inverno diffondeva l’acre odore degli animali inceneriti e la facoltà di Medicina veterinaria, erano stati costruiti a poca distanza l’uno dall’altro. A quel tempo, nel 1988, non ero ancora abituato a ragionare prendendo in considerazione diversi possibili modelli di guarigione; pensavo che il modello scientifico universitario dovesse essere l’unica realtà esistente e che, includere in un raggio di un chilometro un luogo di cura, quale si proponeva la Facoltà con le varie cliniche mediche e chirurgiche, e un luogo di sofferenza, quale era il mattatoio, dovesse essere l’unica soluzione possibile. D’altronde, anche noi studenti,

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LA VIA DEGLI ANIMALI

sta a seconda delle malattia da curare), per verificarne la tossicità (dose letale 50), gli effetti collaterali e quegli indesiderati. E tutti questi passaggi erano inevitabili se veramente si voleva immettere sul mercato un farmaco che avesse un reale significato terapeutico. Ovviamente nulla è mai trapelato, durante le lezioni, a proposito delle pressioni che le multinazionali esercitano su chi sperimenta il farmaco, dell’innumerevoli quantità di molecole di sintesi che vengono immesse sul mercato e poi ritirate perché, dopo numerosi disastri sparsi nel mondo, ritenute dannose, o di quei farmaci i quali, benché necessari, non vengono prodotti perché non sono supportati da un sufficientemente remunerativo ritorno economico. Alla fine del mio percorso universitario, mi ritrovai ad avere un pezzo di carta da appendere al muro ed un unico grande modello da seguire, il cui motto diceva: “ Quando vedi un sintomo,......fallo sparire al più presto”. E per essere in grado di svolgere al meglio questo compito, mi avevano fornito tutta una serie di strumenti che incominciavano per anti-: antibiotico, antifiammatorio, antipiretico, antiedemigeno, antiemetico, antimicotico, antidiarroico, ecc. Equipaggiato ogni anno di armi sempre più potenti, mi sono ritrovato a combattere una guerra senza fine contro un nemico che continuamente cambiava aspetto: le dermatiti lasciavano

il posto alle otiti, le riniti alle atriti, per parlare solo delle patologie più superficiali, in un’escalation di sintomi che portavano l’animale a manifestazioni sempre più gravi. Per non perdersi d’animo, all’università insegnavano che, qualora non si fosse riusciti a risolvere il problema, c’era sempre la chirurgia che in maniera definitiva eliminava alla radice l’organo malato. Questo modello, l’insieme cioè di tutte quelle metodiche terapeutiche la cui nascita venne sancita definitivamente nel 1927 con il postulato di Koch, può venire riassunto in un unico concetto: la causa della malattia è fuori di me. L’origine della malattia cioè, è sempre da considerarsi esterna a chi la subisce. Da quella data in poi, nell’umanità intera è stata creata un forma pensiero per cui l’ambiente nel quale viviamo è ritenuto sempre più ostile: batteri, virus e funghi fanno da padrone e alla medicina, non resta che dichiarare guerra a questa o a quella malattia, dirottando l’attenzione dei media, e di conseguenza dell’opinione pubblica, verso una ricerca sfrenata per tentare di sconfiggere definitivamente questo o quell’altro agente patogeno. La ricerca scientifica rappresenta l’apice di questa grande piramide, la cui base è rappresentata da tutte quelle persone che credono ciecamente in tale modello. Durante la mia preparazione scientifica e ancora per qualche anno dopo, mi sono immedesimato anch’io in questo model37


LA VIA DEGLI ANIMALI

lo. Dalla sperimentazione animale alla vivisezione, dal consumo di carne agli allevamenti intensivi, passando per una strada che apporti ricchezza a chi ha in mano la gestione di tali risorse, si è sempre considerato il regno animale come un mezzo da sfruttare, nascondendosi dietro il paravento del benessere dell’umanità. E’ mai possibile, mi domandavo, che svolgendo una professione nella quale l’atto terapeutico risulta essere la cosa più importante, la scelta del rimedio che ha il potere di guarire l’animale ( e anche l’uomo, ovviamente ) debba sempre e comunque derivare da una sofferenza animale? Qual è il senso di usare un tipo di terapia che crea beneficio al singolo se la stessa, solo poco tempo prima, ha creato la sofferenza a molti, passando per l’iter della sperimentazione animale?.

Addison?“ “Mamma mia, che figuraccia pensavo - non posso non ricordarmi di un caso clinico così interessante; probabilmente sarà venuto una volta sola; magari tanto tempo fa.” La mia mimica facciale lasciava palesemente trapelare il mio imbarazzo. “Sette anni fa, io e mia moglie siamo venuti qua da lei, e lei ci ha dato una cura omeopatica. Dopo tanti anni sono venuto a dirle che la cagnetta ora è morta... di vecchiaia. La sua terapia aveva funzionato molto bene. Si ricorda che Lilly era già vecchietta“. Poco a poco incominciavano ad emergere lontani vaghi ricordi. “E’ vissuta altri sei anni, senza farmaci, senza vaccini e senza niente di chimico, come ci aveva consigliato lei. “Bene - mi sentii solamente di aggiungere. “In realtà non è per questo che sono venuto”, disse, avvicinandosi a me ed abbassando il tono di voce“: Un giorno, mentre camminavo con Lilly in città, vidi nella vetrina di una libreria un libro di omeopatia. Era da parecchio tempo che Lilly era guarita e mi era sempre rimasta la curiosità di capire come tutto ciò fosse accaduto. Sa....io sono un ingegnere in pensione; la mia mente è abituata a ragionare, diciamo..... sulla materia. Lei mi aveva spiegato che i rimedi omeopatici non contengono principi materiali, ma sinceramente non avevo mai pensato che dietro la scelta di un rimedio dovesse necessariamente esistere un modello di cura così profondamente diverso da quello al quale ero abituato. Per farla breve, anche perché vedo che è molto impegnato, ho comprato quel libro; l’ho letto approfonditamente e , insieme a mia moglie, abbiamo deciso di intraprendere anche noi una diversa strada per risolvere i nostri problemi di salu-

Attraverso gli animali “Buon giorno dottore“ mi salutò con un ampio sorriso, il robusto signore in giacca e cravatta che era appena entrato in ambulatorio. Era una di quelle mattine nelle quali lo squillo del telefono e il suono del campanello si rincorrevano a ritmi serrati generando un aumento di velocità nei miei pensieri e nelle azioni. Mentre cercavo di scandagliare la mia mente in cerca del file che contenesse l’immagine di quella persona insieme a qualche animale, in maniera decisa l’uomo mi venne incontro e si affrettò a dire: “Si ricorda di me?” La mia ricerca mnemonica si fece ancora più intensa, ma proprio non riuscivo ad associare quella faccia a nessun caso clinico. “La bretoncina, si ricorda, quella cagnetta alla quale avevano diagnosticato il morbo di 38


LA VIA DEGLI ANIMALI

te; una strada alternativa, a tutti i farmaci che stavamo prendendo. Non dico che ora non abbiamo più alcunn malanno, ma sicuramente stiamo molto meglio di un tempo, e soprattutto abbiamo imparato che esistono nuove possibilità terapeutiche. Tutto questo grazie alla nostra Lilly. Sinceramente sono convinto che questo sia il più bel regalo che ci abbia lasciato in eredità. Volevo semplicemente raccontarle questo e ringraziarla per l’opportunità che ci ha dato.“

la si usa sotto forma di rimedio, sia mentale, se si vuole accogliere lo stimolo evolutivo che la dottrina apporta. Il fatto che sia una porta, un passaggio verso nuovi modelli terapeutici, lo si percepisce dal fatto che questo sistema terapeutico pur non nascendo dalla sofferenza animale (non esistono sperimentazioni animali né tantomeno vivisezioni) pur tuttavia non riesce completamente a emanciparsi dall’utilizzo dell’essenza animale per la preparazione dei rimedi. Benché infinitesimali e diluiti tra i rimedi omeopatici sono presenti anche alcuni preparati di origine animale. Abbiamo detto però, che l’omeopatia è un modello di passaggio, e un ponte verso nuove dimensioni dell’essere, e poiché la guarigione avviene per tappe e l’evoluzione spirituale per passi successivi, anche nel mio percorso di veterinario, l’omeopatia ha rappresentato e rappresenta tuttora una tappa molto importante. La via degli animali e, quindi, l’integrazione della loro essenza nella nostra interiorità, passa attraverso la maturazione di forme terapeutiche che rispettino questo regno di Natura; e questo concetto ha maggiormente valore per chi decide di camminare insieme all’essenza animale.

Modelli spirituali La guarigione può seguire strade alle quali non siamo abituati. L’omeopatia è una di queste vie e attraverso l’omeopatia sono riuscito a guarire dalla malattia contratta all’università.. Non che avessi realmente qualche problema fisico tale da indurmi ad affidarmi alle cure di un omeopata; mi ha guarito perché mi ha regalato la conoscenza di un modello di guarigione diverso da quello al quale ero abituato. Così, poco dopo la laurea, ho incominciato a smantellare uno per uno tutti i capisaldi della conoscenza scientifica. Non rinnego la mia esperienza universitaria, anzi la reputo un eccellente base sulla quale ragionare e confrontare le nuove conoscenze apportate dal nuovo modello. L’omeopatia, per chi la voglia accogliere nella sua pienezza, è una porta verso il mondo spirituale. Il rimedio che passa dalla materia alla “non materia”, attraverso le successive diluizioni, permette all’umanità di poter accedere ad un livello di benessere sempre maggiore, sia fisico, se

Domenica 26 ottobre Guarire gli animali guarire se stessi Come mantenere sani i nostri amici a 4 zampe, senza usare farmaci chimici (1a parte). Seminario di Stefano Cattinelli Per informazioni: Nicoletta cell. 347/7704556 tel 040/569390 (ore 16 - 18) ni-na@libero.it

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LA VIA DELLA TERRA

Acqua e vento: l’arte del Feng Shui ... nel feng shui c’è qualcosa di magico, qualcosa di divino e che non si può imparare dai libri. (“Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani)

Il vento e l’acqua ... elementi positivi generatori di vita, ma anche elementi negativi portatori di distruzione. Feng Shui vuol dunque dire “le forze della natura” e l’esperto di Feng Shui è colui che, conoscendo gli elementi fondamentali di cui il mondo è fatto, sa giudicare l’influenza di uno sull’altro e di come queste forze siano generatrici di un flusso di energia vitale che gli antichi cinesi denominavano “Ch’i”. Il Feng Shui basa la sua teoria sull’idea che tutto ciò che compone un ambiente (persone, oggetti, atmosfera) è abitato da questa energia vitale chiamata Ch’i. Se questa energia viene bloccata, comincia un processo di declino che investe i più svariati aspetti della vita, mentre, al contrario, il successo e il benessere possono essere raggiunti rafforzando l’energia Ch’i . Orientamento, forme, materiali concorrono a “catturare” e a “incanalare” il Ch’i. Ma, alle origini del Feng Shui, arte che ha almeno tremila anni, c’è il culto dei defunti. Per tutti i popoli antichi, e i cinesi tra questi, dal benessere dei morti e quindi dal loro umore dipendevano le sorti dei viventi. Per questo, particolare

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eng Shui non è una parola magica ma il nome di un’antica tecnica cinese di progettare ambienti armoniosi in perfetta sintonia con la natura, in cui vivere e lavorare in salute e che porta benessere, felicita’ e successo a chi la segue. Letteralmente in cinese Feng signica “vento” e Shui “acqua”. Il vento e l’acqua sono due delle più importanti forme di energia presenti sulla terra. Sono quelle che maggiormente hanno contribuito a modellarne l’aspetto, creando montagne e colline, scavando valli e levigando le pianure. Una leggera brezza rinfresca l’aria, trasporta il polline dei fiori, asciuga i panni messi a stendere. Un vento forte, la bora, un tornado, sradica gli alberi, scoperchia le case. La pioggia bagna i boschi, le piante; un fiume irriga, consente di trasportare, navigare; un bicchiere d’acqua disseta. Un nubifragio innonda, sommerge; una mareggiata, un maremoto sgretolano le coste, ditruggono quello che vi é cresciuto sopra. 40


LA VIA DELLA TERRA

Entriamo così nella “teoria” dello YIN e YANG, due elementi opposti ma complementari fra loro. I Cinesi avevano notato il puntuale ripresentarsi dei cicli e di alcune opposizioni, quali il giorno e la notte, le stagioni calde e le stagioni fredde, il maschile e il femminile. YIN e YANG sono l’espressione di un equilibrio ritmico. Possiamo dire che tutto quanto ha una certa forza ed un

cura veniva posta nella realizzazione di tombe e cimiteri, verificando attentamente il loro orientamento, la posizione, luminosità e forma, in modo che l’energia potesse circolare liberamente e nutrire i defunti. Solo in seguito l’arte di abitare bene passò dal mondo dei morti a quello dei vivi. Se il Feng Shui era ritenuto valido per le tombe, a maggior ragione doveva esserlo anche per le case. Tutto dovrebbe essere scelto con cura: la forma della casa, la sua collocazione, l’orientamento delle stanze e perfino l’arredamento. Gli antichi conoscevano quasi istintivamente questa arte e non c’era tempio, citta’, reggia in Oriente, che non venisse eretto nel rispetto dell’armonia e dell’equilibrio tra cielo e terra. L’intervento umano, però ha modificato questo equilibrio, orientando in maniera errata ponti, strade e costruendo edifici troppo alti. Lo scopo del Feng Shui è di creare nuovamente l’equilibrio in questo sistema sistemando ad arte fossati, alberi, piante, specchi e altri oggetti, oppure con giochi di colori e piccole modifiche. La lettura di un manuale di Feng Shui potrà sembrare estremamente ermetica a noi occidentali ma per i cinesi, attenti osservatori della natura, tutto viene trasformato in simbolo da decodificare. Cime, valli e fiumi sono impersonati da una serie di animali, come draghi, tigri, cani, tartarughe e uccelli. Invece le energie positive o negative del luogo vengono identificate con spiriti e demoni. Il drago rappresenta l’energia maschile, la tigre quella femminile, ugualmente potenti ma di polarità opposta.

Ideogramma Yang

Ideogramma Yin

movimento ascendente è YANG, ciò che possiede minor forza e movimento discendente è YIN. L’atto della respirazione ne è un esempio: il movimento di inspirazione (YANG) ed il movimento di espirazione (YIN) provocano una vibrazione che è alla base dell’energia della vita stessa. La polarità magnetica, polo positivo (YANG) e polo negativo (YIN), provocano una vibrazione che consente a tutte le cose di rimanere unite, dalla più piccola cellula al più mastodontico masso. Nel Feng Shui inoltre grande attenzione viene posta alla disposizione dei “cinque elementi”. Come Yin e Yang e Ch’i, i “cinque elementi” non sono sostanze fisiche ma poteri o essenze che descrivono tutte le cose e i loro attributi. Gli antichi Cinesi pensavano che l’universo fosse regolato dall’energia di cinque elementi visibili quotidianamente intorno a noi, ossia: il Legno, il Fuoco, la 41


LA VIA DELLA TERRA

Terra, il Metallo e l’Acqua. Questi vennero contraddistinti con il termine cinese xing, “elementi”, il cui significato corretto è “stato di mutazione”. Veniva in questo modo eseguita un’analisi più dettagliata e e più viva del ciclo di YIN e YANG: di espansione e di contrazione. I cinque stadi di questo modello sono: la crescita verso l’alto, chiamata energia del Legno o Albero; lo stadio della piena fioritura e dell’energia più attiva, pulsante, chiamata energia del Fuoco; lo stadio di transizione, in cui l’energia viene raccolta, verso il basso, stabilizzata, chiamata energia della Terra; lo stadio di condensazione, verso l’interno, della materializzazione e del rafforzamento, chiamata energia del Metallo; lo stadio dell’energia fluente, scorrevole, in cui ogni forma svanisce e ogni crescita si dissolve, chiamata energia dell’Acqua. Da questi flussi di energia, nella tradizione orientale, tutto ha origine. I “cinque elementi” sono collegati tra loro: bisogna rispettare l’ordine di produzione reciproca ( ciclo Cheng). Così il legno produce il fuoco, il fuoco produce la terra (ceneri), la terra produce il metallo (minerali), il metallo produce l’acqua (si liquefa), e l’acqua

nutre il legno (linfa). Questo ordine è sempre benefico, perché generatore. Esiste, per contro, un ordine distruttore (ciclo Ko): il legno toglie nutrimento alla terra, la terra intorbidisce l’acqua, l’acqua spegne il fuoco, il fuoco fa fondere il metallo, e il metallo spacca la legna. A ognuna di queste cinque energie vengono associate caratteristiche e vibrazioni che fanno parte della nostra vita quotidiana: direzioni, forme, colori, odori, sapori, le stagioni, i cibi, numeri, ma anche sensi, organi ... Questo sistema è anche adottano nella medicina cinese tradizionale sia per la terapia di base che per l’agopuntura. Il sistema delle corrispondenze è vasto, e permette di regolare quantitativamente tutte le mutazioni materiali. Ma la casa non è solo un luogo fisico, un vuoto contenitore che noi “riempiamo”: è anche uno spazio simbolico che comunica con il nostro inconscio. La sua struttura rivela la struttura stessa della psiche di chi lo abita. Ecco che il Feng Shui prende in considerazione anche questo aspetto e divide l’esistenza dell’individuo in nove aree importanti e le mette in relazione con 42


LA VIA DELLA TERRA

ordine e pulizia nel corrispondente aspetto e situazione della nostra vita. Il più delle volte mettiamo in pratica il Feng Shui senza nemmeno accorgercene: usando la nostra sensibilità o la nostra intuizione saremo in grado di creare delle case felici. Importante sarà capire l’essenziale per la nostra casa, avere la percezione migliore, trovare il posto giusto, il colore, il mobile che ci vuole… Lo scopo non sarà di mettere in mostra quanto si possiede, ma di stare bene a casa propria. Tuttavia ci sono casi in cui una conoscenza più approfondita dell’affascinante arte del Feng Shui ci può davvero aiutare, soprattutto in quei momenti in cui tutto sembra andare bene… tranne che in un’area particolare, lavoro o vita privata, nella quale ci troviamo in una situazione di stallo.

quelle specifiche della casa. Questo sistema di orientamento spaziale che corrisponde alle situazioni della vita, interessa la “carriera”, il “matrimonio”, i “figli”, gli “antenati”, la “conoscenza interiore”, le “amicizie”, la “fortuna”, la “fama” e la “salute”. Intervenendo con opportuni trattamenti in una di queste aree specifiche, individuate internamente alla nostra casa, potremmo riconquistare il benessere psicofisico, superare una crisi (sentimentale o lavorativa), ritrovare energia. Buona parte degli interventi che il Feng Shui ci suggerisce potranno sembrare semplici regole di buon senso, e per certi aspetti è così; ma, a pensarci bene è molto di più. Quindi, mettere ordine e buttare il superfluo che abbiamo accumulato in qualche angolo della nostra casa, vuol dire fare

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LA VIA DELLA SCIENZA

Naturopatia e dintorni di Enzo Ziglio

n tempi in cui essere, malessere e benessere assumono contorni sfuggenti e, talvolta, sempre più inquietanti anche per la medicina occidentale, è opportuno precisare quali siano i compiti, gli obiettivi ed i limiti di una visione della malattia più ampia e accogliente, anche se ancora fraintesa, qual’è quella della naturopatia. Ma cos’è, di fatto, e chi è un naturopata? Secondo la definizione data dalla Fe.Na.I. (Federazione Nazionale Italiana per la Naturopatia) il naturopata è “un operatore della salute intesa come entità positiva, in termini di benessere e di gioia di vivere”. Salute non è quindi assenza di malattia, ma stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva già espresso nel lontano 1948. Con il passare degli anni, oltre all’equilibrio dell’individuo, viene maggiormente considerata l’interazione con l’ambiente, poiché i cambiamenti sempre più veloci ed innaturali nello stile di vita delle persone hanno incrementato a dismisura nuove malattie degenerative croniche. Si afferma il concetto di rischio ambientale, per il quale la prevenzione sembra essere l’unica soluzione possibile. Il mutare della società si inserisce gravemente anche nei rapporti interpersonali, anche i più intimi, per cui le componenti fisica e psichica si influenzano a vicenda in un rapporto sempre più stretto.

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Foto di Alfio Scarpa

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Gli individui, spesso anche i più giovani, perdono gradatamente il senso di benessere. Difficilmente ci si accorge di non ridere o di non sorridere più. Si è più nervosi, più stanchi, più insoddisfatti. Finché arriva il primo malanno. Niente di grave, chi non ne ha? Malgrado il nostro corpo ci abbia avvisato in ogni modo, quando capita la prima “malattia” un po’ più grave ci stupiamo, ci rifugiamo in mille esami clinici, sperando che diano al medico una risposta chiara, con molta difficoltà ci si riprende fisicamente, ma nella psiche rimarrà l’ulteriore “cicatrice” 44


Istituto di Medicina Naturale • Urbino di quell’evento. C’è soluzione per tutto questo? La naturopata è una scienza magica? Assolutamente NO. Per comprendere meglio, partiamo dall’inizio, cioè da quando la naturopata è nata dalle “medicine” naturali del 18° e 19° secolo. Il termine venne adottato dal dottor John Scheel di New York nel 1895, derivandolo da “nature path”, sentiero naturale. I primi naturopata infatti già “consideravano l’uomo parte integrante della natura e dell’universo ed erano certi che la salute dipendesse dal mantenimento dell’armonia con essi. Sapevano che i mezzi atti alla conservazione del benessere sono presenti nell’aria, nella luce, nell’acqua, negli alimenti, nel moto e nel riposo, nei bisogni fondamentali della vita stessa”. Basandosi sulla convinzione che l’organismo possieda il potere curativo della natura (vis medicatrix naturae), cioè la capacità innata di riequilibrare se stesso, la naturopata usa stimoli non invasivi, compatibili con la proprietà risanatrice del corpo. Oltre al già citato “vis medicatrix naturae”, i principi fondamentali della naturopata sono: 1) Primum non nocere, innanzi tutto non nuocere; 2) Trovare la causa del disequilibrio; 3) Occuparsi della persona nella sua totalità, considerando l’interazione tra i fattori fisici, emotivi, dietetici, genetici, ambientali, sociologici, legati allo stile di vita e di ogni altro tipo; 4) Prevenire, insegnando i principi base per mantenere salute e benessere; 5) Educare la persona, rendendola responsabile del proprio benessere.

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LA VIA DELLA SCIENZA

Foto di Alfio Scarpa

È chiaro quindi che compito del naturopata non è “guarire” un malato, ma operare perché si riappropri della propria salute. Il soggetto diventa così consapevole del diritto-dovere al proprio benessere, è informato dei fattori di rischio presenti nella sua esistenza e, se lo decide nella massima autonomia, ha la possibilità di cambiare stile di vita. Potrà così gradatamente ridurre o arginare le cause perturbatrici del proprio equilibrio. La figura del naturopata non è quindi quella del “guaritore”, magico o tecnico, ma quella del “consulente”, che consiglia il cliente, senza mai imporsi. La sua linea di pensiero non è in alternativa a quella medica, ma complementare. Occupandosi del benessere della persona e non della malattia, l’interesse del naturopata non è rivolto ad un solo organo, ma al meccanismo che stabilisce il controllo e la capacità di recupero. Il concetto stesso di malattia è differente dal punto di vista della naturopata rispetto alla medicina tradizionale. Per quest’ultima infatti è una forza che disturba il corpo dall’esterno, mentre, con una visione naturale, non è altro che un modo del corpo di dare l’allarme, perché la persona prenda coscienza della necessità di cambiamento. Per questo il naturopata deve essere in grado di comprendere tutti quei fattori di rischio che, messi insieme, fanno sviluppare la malattia. Ma qual è l’iter formativo che permette di arrivare a tanto? Nella maggioranza dei casi, si parte da esperienze personali che, come tali, sono estremamente differenti per ognuno. Quello che è essenziale è che la preparazione sia approfondita e che comprenda:

1) Un’adeguata formazione di base socio – sanitaria; 2) Un’esauriente competenza nel settore del benessere, della prevenzione e degli stili di vita; 3) L’acquisizione di una base filosofica ed un approccio operativo olistico ed integrato; 4) L’acquisizione di competenze nel settore ambiente – salute”. Anche la Comunità Europea ha verificato la “necessità sociale di nuovi operatori opportunamente addestrati per attuare programmi di educazione alla salute e alla prevenzione”, cioè di naturopata, che si integrino con le figure già esistenti partendo da uno studio fondato sulla salute e non sulla malattia. In Italia la figura del naturopata non è riconosciuta, né regolamentata, mentre la realtà europea, molto più avanzata, si è concretizzata già nella risoluzione del Parlamento Europeo del 29 maggio 1997, con la quale le medicine non convenzionali 46


LA VIA DELLA SCIENZA

hanno ottenuto un riconoscimento formale, poiché occorre “garantire ai cittadini la più ampia libertà possibile di scelta terapeutica”. A tutt’oggi soltanto Italia e Spagna non hanno una legislazione in materia, anche se qualcosa, lentamente, sta iniziando a muoversi. Occorre innanzi tutto distinguere tra medicine non convenzionali, come agopuntura, omeopatia, ayurveda e altre, competenza esclusiva dei medici, e pratiche terapeutiche, come shiatsu, riflessologia e naturopata, cui si può accedere con corsi adeguati. È in studio attualmente presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati una legge che regolamenti finalmente tutte queste discipline. Alcune Regioni avevano tentato di legiferare localmente su questo tema, ma è stato loro richiesto di collaborare ad un testo unico, che serva

da base per gli studi della Commissione. Uno dei pochi punti su cui tutti sono d’accordo è che l’iter formativo per diventare naturopata dovrà essere serio ed approfondito, prevedendo un minimo di 1500/1600 ore, più un eventuale ed auspicabile tirocinio. L’importante è comprendere che diventare naturopata non è soltanto l’apprendere delle nozioni o l’approfondire una filosofia, ma è soprattutto un mutare se stessi, mettersi in continua discussione, poiché siamo noi i primi a dover percorrere il “nature path”, se vogliamo essere in grado di insegnarlo ad altri. Brani tra virgolette e in corsivo tratti da: La Naturopatia Italiana a cura di: FE.NA.I Federazione Nazionale Italiana per la Naturopatia, Associata FE.I.D.I. (Federazione Italiana Discipline Integrate), Novembre 2002.

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I VIAGGI

Le sapienze ambrate del Sahara di Luciana De’ Leoni

ghiaia, Erg sono le dune modellate dal vento. I popoli che vivono nel Sahara sono di diverse etnie: Bambara, Dogon, Mauri, Tuareg, etc. A scrivere la storia del deserto sono stati alcuni fieri popoli che ancora oggi svolgono un ruolo decisivo nella comunità sahariana. I Mauri, come i Tuareg, sono un popolo nomade di origine arabo – berbera, spesso definiti “uomini blu”. Il nome deriva dal colore indaco della Gandurah , l’ampia veste indossata sopra pantaloni altrettanto comodi. Per effetto della tintura naturale, il colore del tessuto si trasferisce sulla pelle conferendole un aspetto bluastro. I Tuareg sono fieri nomadi che ancora oggi dominano il commercio transahariano con le loro carovane, conservano uno spirito guerriero e discen-

I

l Sahara (che si pronuncia “sahrà”, con l’acca bene aspirata e l’accento sulla “a” finale), è il padre ed il simbolo di tutti i deserti. Nella sua purezza e nella sua apparente immutabilità, è anche il simbolo dell’infinito e dell’eterno: il filosofo Filone di Alessandria scrisse: “la sapienza è amica del deserto”. I Tuareg insegnano che il deserto fu dato da Dio agli uomini affinché vi ritrovassero la loro anima. Lungo cinquemila chilometri, e largo duemila, il Sahara è il più grande deserto del mondo, con tre tipi di superfici: Hammada è il deserto roccioso, Reg sono le distese di

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I VIAGGI

dono dai Berberi, e sono riconoscibili dalla carnagione chiara e dai turbanti blu scuro; le donne Tuareg possiedono magnifici gioielli con coralli e pietre preziose,lavorati in argento, il metallo pregiato di cui sono fatte anche le spade degli uomini. Le mani della fortuna sono quelle dei berberi, abilissimi orafi e tessitori, che hanno dato ai loro raffinati manufatti forti significati simbolici: un appassionante universo di segni e talismani in cui è scritta la storia dei popoli del deserto. Erano, infatti, di stirpe berbera la maggior parte degli operai e degli artisti dell’arte araba, la loro abilità manuale ed il gusto nell’accostamento dei colori ne fa un popolo di creatori. Un tempo, ogni tribù possedeva la sua parure esclusiva con oggetti particolari come flaconi porta kajal, ornamenti per trecce, porta corani e porta amuleti in argento, con figure d’animali e piante ornati da pietre preziose con particolari proprietà: lo zaffiro per la verità, il rubino contro la sete, lo smeraldo contro i demoni, la giada contro i brutti sogni e l’occhio di gatto contro il malocchio. I berberi sono i più superstiziosi di tutta l’Africa, i gioielli erano legati a particolari simbologie, il cui senso ancora oggi sfugge ai più. Nella varietà di segni, il tema dominante è quello della vita e della nascita, con il simbolo di Tanit, dea cartaginese della fecondità, ma più di tutti usano il segno della mano, che è protettrice dal malocchio e talismano femminile. Per i popoli del Sahara, i disegni mostrano una sorta di ossessione: nelle loro menti rimane il miraggio del deserto che duemila anni fa era fertile, con valli verdi, fiumi e laghi ricchissimi d’acqua. Raffigurazioni di questa ricchezza appaiono sulle rocce con

i loro antichissimi graffiti, sui manufatti fossili e sulle pietre minerali, sui tessuti, sui tappeti, kilim annodati scrupolosamente a mano di seta, di lana e di cotone, sulle ceramiche e sui gioielli, quasi a preservare il fertile passato. I misteriosi uomini blu, considerati i più orgogliosi fra tutti i popoli del Sahara, ottimi cavalieri, grandi combattenti, creatori di romantiche liriche dedicate alle donne, sono da sempre avvolti da un alone di

magia. Il turbante e la striscia che protegge il volto dal sole e dalla sabbia, hanno un identico colore: un indaco che ha la stessa sfumatura del cielo del deserto. Si è molto favoleggiato sui motivi per cui i mitici discendenti della regina Antinea lo abbiano scelto. La realtà sembra essere prosaica: nel’400, un mercante di tessuti scozzese pare sia arrivato con un ingente 49


I VIAGGI

mondo fanno a gara per appropriarsi di antichi gioielli, maschere e statuette feticcio. Esistono bellissimi tessuti dipinti con il fango, gioielli con corallo, corniola, oro e ambra, come pure le pietre acquisite negli scambi si sposavano con l’argento, il metallo del Profeta, simbolo di purezza e onestà. Vi sono gioielli in elettro, una lega d’oro e d’argento con motivi di luna e sole, il corallo simboleggia l’albero “Colui che muore per far vivere nuove radici”. Ancora, oggetti artigianali di bronzo e rame, finemente manufatti dagli artigiani, ceste ottenute dalle fibre di palma nana, che possono contenere le varie spezie importate dall’oriente, dalle carovane sulla mitica via del sale: hennè, cristalli di antimonio, cumino, finocchio, zenzero, timo, ed altre essenze dal vago sapore magico. Profumi e distillati di piante e fiori o di resine: arancio, gelsomino, lavanda, camomilla, rosa del Marocco, etc. Ottimi i distillati d’acqua di rose e mandorle, ricostituenti della pelle e antirughe. Rari da trovare ma particolarmente belli, sono i piatti tuareg di sabbia e rosso d’uovo, ottenuti mediante cottura nella sabbia del deserto: sono decorati semplicemente con argilla rossa, le raffigurazioni sono geometriche e hanno significati simbolici. Ma i manufatti più belli sono i kilim berberi delle tribù del medio e dell’alto Atlante, chiamati Hambel. Sono tappeti tessuti con fili di lana grossa, con motivi geometrici e colori più vari, sui quali predominano il rosso, l’arancio e il blu. Il Sahara offre mille tesori nascosti e regala emozioni stupende a chi riesce ad impadronirsi delle sue ricchezze senza depredare o privare questi antichi popoli del patrimonio etnico e culturale.

quantitativo di Calicò blu, che non riusciva a vendere in Europa perché stingeva. Questo difetto divenne un estimabile pregio tra i berberi, che già amavano il blu e lo sceglievano per le ceramiche. E così, a creare il mito di questi orgogliosi e solitari nomadi del deserto, contribuì anche l’imbroglio di uno straniero venuto da lontano. Parlano ancora la lingua berbera (Tamazight), una lingua camitica, diversa dall’arabo che è una lingua semitica. La parola “berberi” proviene da barbari ed è stata coniata dai popoli invasori, ma loro preferiscono chiamarsi Imazighen , che vuol dire “uomini liberi”. I nomi di alcuni popoli berberi compaiono già nelle più antiche iscrizioni egiziane intorno al 3.000 A. C. e questi popoli seppero resistere con capi valorosi (Massinissa, Giugurta, etc.), ma finirono per cedere agli invasori arabi le terre più fertili, ritirandosi sui monti e nei deserti. Ecco alcuni berberi famosi: L’imperatore romano Settimio Severo, il Papa San Vittore, scrittori latini come Apuleio e Frontone, padri della Chiesa San Cipriano e Sant’Agostino e le dinastie degli Amoravidi e degli Almohadi che dominarono anche su gran parte della penisola Iberica. Personaggi odierni sono l’attrice Isabelle Adjani e il calciatore Zinedine Zidane. La cultura berbera è rimasta per secoli prevalentemente orale, conservata e tramandata nei manufatti, nella musica, nei gioielli e nei simbolismi dei kilim tessuti a mano dalle donne. L’artigianato sahariano è vastissimo, il grande deserto è abitato da una quantità di popoli che, perché nomadi, hanno mutuato tecniche di lavorazione, materiali e significati simbolici degli oggetti l’uno dall’altro. Collezionisti e galleristi di tutto il 50


TESTATINA CAPITOLETTO

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LA VIA DEI COLORI

Riflessi d’autunno: il magenta viatico dell’anima di Nicoletta Rocco

debba passare attraverso questa porta che ci connette con il divino, con il nostro sé superiore, con ciò che realmente siamo, e basti accedere a questa conoscenza per dissolvere tutti i malanni. Per questo è importante la memoria di ciò che siamo stati e saremo, per avere un’unità di pensiero, un’unità di fine nelle nostre azioni, per non disperdere le nostre energie in azioni inutili, per non dimenticare la ragione per cui ci siamo incarnati. È un nuovo raggio che ancora stiamo imparando a conoscere, che governa il cristallino dell’occhio, (e ricordiamo che l’occhio ci permette la visione e metaforicamente questo colore ci permette di vedere attraverso i veli, oltre le apparenze e nel profondo di noi stessi, al di la delle cose, oltre la materia se necessario). Il magenta è l’amore divino, l’amore per le piccole cose, l’amore devozionale e materno con la sua capacità di donare tenerezza, ma è anche il colore dello scienziato che ha cura per i dettagli, dello scienziato onesto che studia, conosce, ricerca e non s’improvvisa, che ha anche amore per gli altri o attenzione nelle cose che fa. Questo colore ci esorta a prendere visione delle nostre ombre, dei nostri lati oscuri, ad andare oltre la superficie dello specchio ed a guardare con attenzione nei dettagli, nelle pieghe della nostra anima. Il sistema Aura Soma ci aiuta a superare, a sciogliere i timori, a rendere la mente e il

L’

autunno e l’inverno invitano all’introspezione. Per questo scriviamo del nuovo raggio magenta, perché ci può aiutare ad essere più consapevoli ed umili nel viaggio all’interno della nostra anima, forse migliori. Il raggio magenta ci connette con il divino, l’unico Dio, con ciò che ognuno di noi è. Per Aura Soma il magenta è il colore dell’VIII chakra, sede della stella dell’anima. Questo punto racchiude la memoria di tutti gli esseri che siamo stati in passato e che saremo in futuro. È il chakra di passaggio, la porta di connessione con il divino, il punto in cui arriva il nutrimento energetico agli altri chakra. In cristalloterapia è collegato alla Mente Superiore (sulla fronte sopra il terzo occhio); se attivato permette di liberarci dalle vecchie forme di pensiero e dai condizionamenti creando nuove sinapsi, guardare a volo d’uccello le cose che ci capitano. Questo colore in Aura Soma esiste in due tonalità: il magenta e il magenta profondo. Quest’ultimo è il colore più scuro e inquietante della gamma ed è presente in molti Rescue: fisico: blu magenta profondo; spirituale: blu reale magenta profondo; della corona: viola magenta profondo; dell’energia: rosso magenta profondo; della saggezza: oro magenta profondo. Quasi a simboleggiare che la “guarigione” 52


LA VIA DEI COLORI

corpo più fluidi. Come i suoi olii, che galleggiano mollemente sull’acqua, possono emulsionarsi e poi dividersi ritornando alle caratteristiche iniziali, anche noi dobbiamo avere queste capacità di emulsionarci al mondo, agli altri, pur mantenendo le nostre caratteristiche nel rispetto della natura nostra e altrui. Il magenta aiuta a portare in equilibrio i due emisferi cerebrali. Noi siamo l’involucro della nostra anima, ne siamo il tempio e dobbiamo averne rispetto. Il magenta è molto presente nella nuova “serie degli Arcangeli”. Gabriele è Magenta oro, l’annunciatore che esorta a lavorare ogni giorno per raggiungere le proprie mete, vivendo il qui e ora, legato alla sefirah Yesod, l’immagine del mondo, posta tra ciò che avviene all’esterno nel mondo materiale (Hod è ciò che avviene all’interno di noi , Netzah raccoglie le informazioni psicologiche e fisiche che nella sefirah sono rese leggibili). In Aura Soma però la bottiglia n° 95 è posta sul sentiero che porta da Hokhamah (la parte più profonda della mente, la saggezza), a Tiferet (la bellezza, la natura essenziale dell’uomo), abbinata al tarocco della stella.

Methatron, è magenta profondo. È la guida dei pellegrini, aiuta a guardare dentro di noi nella nostra anima. Questa bottiglia ha il fascino dell’equilibrio e la luce del chiaro sul magenta profondo, sembra un’isola d’argento che fluttua su un mare di passione e d’amore. Methatron è insieme a Samael, l’angelo con 12 paia d’ali, secondo la tradizine alto 17 metri come l’uomo perfetto che possiede 52 cromosomi, come le 52 carte da gioco, l’uomo al V° livello di coscienza (1). Methatron è l’arcangelo legato alla sefirah Kether, della volontà cosmica, dell’albero della vita. È il principe delle energie cosmiche situato sulla sefirah che è la fonte di vita, la sorgente. Entrambi: Gabriele e Methatron sono sul pilastro centrale dell’equilibrio. Samael è verde oliva profondo magenta profondo. È una bottiglia particolarmente forte, ha incominciato a prendere forma nel pomeriggio dell’11 settembre del 2001, legata a Marte (2) e alla torre. Lo possiamo porre sulla sefirah Binah, l’intelletto, la comprensione esteriore, con una procedura lunga si arriva dall’intuizione alla sua formulazione. Binah permette di dare forma alle “comu-

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Gioielli e Cristalli Candele Fontane Feng Shui Incensi Tibetani Ceramica Raku Lampade di Pietre dure e Sale ■ Cristalloterapia ■ Aura Soma

di Nicoletta Rocco Via Gemona 32 - Udine Tel. 0432.508974 Cell. 347.3301098


LA VIA DEI COLORI

Goethe è uno dei tre colori fondamentali e insieme al Ciano e al Giallo permette la stampa a colori. Il magenta pone l’accento sulla qualità delle cose che facciamo, e soprattutto parla di cooperazione sorridente, di morbidezza, disponibilità amabile e materna, oltre le difficoltà e gli stenti quotidiani, come accade, più che in Occidente, in numersose e più sfortunate parti del mondo.

nicazioni”, che ci arrivano dal profondo di noi stessi, rendendole comprensibili, leggibili. Rappresenta l’arcangelo della morte. Morte come rinascita, nuove opportunità. In questa bottiglia il magenta profondo ci chiede di ricollegarci con il divino ed avere fede (anche se la fede è più legata al verde oliva, dell’amore che ci viene dato dall’alto, dell’ affidarci alle piccole cose, alle sensazioni). Ci esorta al cambiamento, al decondizionamento, tanto che l’ultimo arcangelo nato è Haniel, blu pallido opalescente magenta profondo, un dono dell’ultima Pasqua passata, intesa come resurrezione. Haniel è legato alla bellezza, a Venere ed è posto sul pilastro della tolleranza nella sefirah Nezah. Per Aura Soma possiamo porre questa bottiglia 103 sulla sefirah Hokhmah in contrapposizione a Binah, a Samael che “mette in pratica”; in Hokhmanh troviamo l’illuminazione, l’intuizione che ci parla dal nostro intelletto interiore. Arcangelo della gioia, Haniel, raffigurato spesso con l’immagine di una bella donna, rende proficuo ciò che non lo è e ci esorta a trovare la bellezza in noi piuttosto che all’esterno e, se siamo capaci di prenderci cura delle piccole cose inanimate, delle piante e degli animali, allora possiamo avere cura del nostro prossimo. Afferma Mike Booth: “Si potrebbe pensare a Haniel, come Volontà Superiore, come la bottiglia della restaurazione della pace verso l’interno e verso l’esterno”. Dal punto di vista “fisico” possiamo vedere che il magenta è un colore terziario, composto da due parti di rosso e una parte di blu. La materia, il rosso, con la sua passione, trova la pace nel blu, nella comunicazione. Nella teoria dei colori di

NOTE: 1) Noi siamo nella terza dimensione. Le nostre forme pensiero, alcune impronte dei defunti, ciò che viene canalizzato e i così detti spiriti sono nella quarta dimensione. In questa dimensione possiamo trovare mostri e angeli. In questo passaggio epocale ci stiamo preparando a elevare le nostre vibrazioni fino alla quinta dimensione, la dimensione in cui tutto è armonico, in cui tutto è amore e, proprio perché siamo in un momento di transizione, abbiamo la possibilità di materializzare i nostri desideri ma anche le nostre paure: infatti non è un luogo comune o buonismo se vi si chiede di fare attenzione alle parole che usiamo e ai nostri pensieri, che hanno il reale potere di materializzarsi. 2) In questo periodo Marte è molto vicino alla terra e quando l’Arcangelo Samael ha regnato sul nostro pianeta ci sono state grandi rivoluzioni e molti regni sono stati rovesciati, dal 1190 al 1510 d.C.

Bibliografia: Irene Dalichow e Mike Booth: “Aura Soma, guarire con le energie dei colori, delle piante e dei cristalli” ed. Mediterranee. Galaadriel Flammini e Robert Hasinger “l’iniziazione all’Aura Soma terapie di luce e colore” ed. Iniziazione Mediterranee. (Uno speciale ringraziamento a G.Flammini e a R.Hasinger per la trasmissione della loro conoscenza nei corsi di Aura Soma). Haziel “Angeli e arcangeli” e Haziel “Gli angeli planetari” ed. Nuovi Misteri Oscar Mondatori. R.Hasinger, G.Flammini e Z’ev Ben Shimon Valevi “L’albero della vita, la via della cabala” ed. Xenia. 54


SOLIDARIETÀ

Randagismo in Romania

È

dell’agosto 2000 il primo viaggio in Romania dell’OIPA. I metodi cruenti del sindaco Basescu per risolvere il fenomeno del randagismo hanno mobilitato gran parte delle associazioni animaliste europee. Il massacro dei randagi nel territorio rumeno ha spinto l’associazione a prendere parte attiva portando aiuti di prima necessità. Inizialmente l’OIPA ha collaborato con tre canili di Bucarest: sono stati forniti strumenti chirurgici, medicinali, materiale sanitario e fondi per l’acquisto del cibo. Lo scorso anno, in collaborazione con l’associazione NATURE di Bucarest, coordinata dall’architetto Carmen Milobenzchi, è nata la decisione di costruire un canile ed attivare campagne per la raccolta di fondi e d’informazione sui progetti. E’ nata l’adozione a distanza che ha garantito un pasto giornaliero e le cure veterinarie necessarie a circa 80 cani e 30 gatti dall’agosto dello scorso anno a tutt’oggi (è stato acquistato un terreno di 3.000 mq a sud di Bucarest dove ora è in costruzione il canile). Attualmente l’associazione si avvale della collaborazione di quattro persone che a Bucarest stanno curando gli animali, affiancati dai collaboratori dell’Associazione Nature. Non solo: molti anziani, malgrado le loro precarie condizioni economiche, hanno messo a disposizione le loro abitazioni e i loro giardini per salvare i randagi dalle

strade e accogliere quelli in difficoltà. Per poter gestire con adeguatezza il canile, l’ OIPA ha deciso di ospitare un numero di cani non superiore a 100 e di 50 gatti, per non dover affrontare impegni finanziari insostenibili e per avere sempre la possibilità di accogliere cani e gatti in difficoltà in caso di emergenza e raccoglie fondi per la realizzazione di una clinica veterinaria all’interno del canile (un immobile costituito da una cucina, i servizi, una dispensa, una saletta di ricevimento, una sala chirurgica, un vano di ricovero per la degenza postoperatoria, un vano di accoglienza per i cuccioli). Tra gli obiettivi anche quello di assistere quei privati che, non avendo possibilita’ economiche, intendano sterilizzare i loro animali. Per contatti ed informazioni: OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali. O.N.G. affiliata al Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU. Sede: via Passerini 18, Milano. Tel. e Fax: 02/6427882 mail: www.oipaitalia.com info@oipaitalia.com Laura Pontini: Vicepresidente OIPA Italia Onlus Via Ellero 5/9D, S.Maria la Longa (UD) Tel. 349/2886751 - 0432/995452 mail: info@lamentorumeno.com www.lamentorumeno.com DONAZIONI: C/C postale n. 33798307 intestato a “FUGA DA BASESCU” OIPA - Udine C/C bancario n. 33798307, ABI 07601, CAB 12300 intestato a OIPA - Udine

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Il morso di Dioniso Il fenomeno del Tarantismo salentino rivive nelle musiche “pizzicate”

di Antonella Gaeta

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state bollente del 1959. Maria di Nardò danzava scompostamente su un lenzuolo bianco spiegato. Era il suo quadrato magico. Violino, tamburello, organetto diatonico intorno ne assecondavano i movimenti di disperata assenza. Gli occhi chiusi, il corpo a contorcersi in terra. Ragno anche lei e, nello stesso tempo, vittima del morso del ragno. Doppia certezza armonico-menadica che fermava i secoli in una casa di campagna nel basso Salento. Lo studioso napoletano Ernesto De Martino, per la prima volta, profanava scientificamente il rito. Svelando precisamente il tarantismo. Con lui c’erano un’equipe formata da uno psichiatra, uno psicologo, un sociologo e l’etnomusicologo Diego Carpitella e il risultato fu la splendida ed epocale pubblicazione ‘La terra del rimorso’ del 1961. Il fenomeno di possessione indotta (questa la supposizione) dal veleno della taranta, il ‘latrodectus tredecim guttatus’, fu poi condiviso con antropologi di tutto il mondo e codificato anche dal francese

Georges Lapassade come stato modificato di coscienza. Secondo la sua definizione, infatti, “sotto l’etichetta di SMC si raggruppano un certo numero di esperienze nel corso delle quali, il soggetto, ha l’impressione di un certo regolamento del funzionamento abituale della sua coscienza e di vivere un altro rapporto con il mondo, con se stesso, con il suo corpo e la sua identità” (‘Stati modificati e transe’, edizioni ‘Sensibili alle foglie’). La ‘tarantata’, dunque, dopo il morso cadeva in uno stato di inerzia dal quale riusciva a risvegliarla solo la musica secondo precisi tempi (4/4 e melodie tonali). Danzava con l’ausilio di una terapia coreuticamusicale assicurata da musicisti specializzati che per lei suonava la cosiddetta pizzica tarantata. Fino a quando non riusciva a espungere il veleno. L’uso del passato per descrivere questa fenome56


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nologia è, infatti, d’obbligo. Da oltre un decennio non si registrano più casi di tarantate (la casisitica femminile è stata, decisamente, la più nutrita nei secoli) o tarantati. Le ipotesi sulle origini del fenomeno che ha il suo centro nella provincia di Lecce sono, al solito, molteplici. Lo studioso Luigi Chiriatti, ad esempio, ne individua almeno tre. Il primo risale al dionisimo in una terra costantemente sotto l’influenza della Grecia e che, ancora oggi, ospita una comunità di minoranza linguistica detta Grecìa salentina. Il fenomeno potrebbe avere, in seconda ipotesi, un’origine autoctona come dimostrano gli scavi archeologici di Roca di epoca messapica con dovizia di simbolismi affini al tarantismo. La terza ascendenza è definita ‘linea femminile’ e lega il tarantismo al culto della dea Atena con simbolismi che sono poi gli stessi di San Paolo, il protettore dei tarantati. Il periodo attestato di massima fioritura per il fenomeno è tra l’899 e il 1300, nel periodo in cui “Occidente e Islam entrarono in collisione e in cui massima fu l’espansione musulmana nel Mediterraneo e l’offensiva in Terra Santa. E la Puglia da sempre terra di confine, palcoscenico di imbarchi e approdi e quindi di conflitti, vide tra le file degli eserciti occidentali episodi di avvelenamento collettivo, una sorta di sindrome da rifiuto alla partenza per la guerra” (Anna Nacci, ‘Tarantula rubra’, edizioni Onda rossa libri). L’avvento del cristianesimo, prima ancora, aveva del resto dissolto i culti orgiastici e del menadismo “i miti e i riti di un mondo antico che fungevano da filo d’unione tra religioni misteriche e forme di catarsi popolare”.

Il periodo d’insorgenza del male andava da maggio ad agosto, cioè nel periodo del ciclo della primavera e del raccolto, come per le feste pagane poi ‘occupate’ da quelle cristiane. Anticamente si riteneva che proprio in questo periodo le donne, che nelle campagne raccoglievano le spighe da terra, fossero le più facil-

mente attaccabili dal morso della tarantola. Per Ernesto De Martino la tarantola, invece, stava in casa. Nel quotidiano. La donne viveva una condizione di totale sottomissione e repressione e cercava, almeno una volta all’anno di affermare una propria identità e di ricevere le cure che era solerte nell’assicurare sempre alla sua famiglia. In qualche maniera provava a liberarsi e sfrenarsi, occupare un proprio spazio da protagonista, anche attraverso la malattia. Per Lapassade, tra l’altro, il tarantismo è più vicino al coribantismo che al dionisismo che è esaltazione dell’unità e riunione di opposti. Il tarantismo è affermazione di diversità e contrasto rispetto alla comunità. Anche De Martino credeva alla sopravvivenza di un coribantismo degenerato individuabile in due momenti: la diagnostica musi57


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cale e la danza pubblica di possessione. Il morso della taranta provoca palpitazione, mal di stomaco, sudorazione e spasmi muscolari. La liturgia musicale prevede l’esecuzione della pizzica, caratterizzata da una ripetizione ritmica circolare e sincopata. Il gruppo di musicisti, ingaggiato dalla famiglia che assiste al rito, prova a suonare diverse pizziche (la più comune è la pizzica di Santu Paulu’) fino a quando non riesca ad individuare quella che sveglierà la malata dall’inerzia e la porterà a ballare. La si aiuterà anche

sotto l’effetto del veleno e dopo il compimento della ‘cura’ deve recarsi in pellegrinaggio al santuario di Galatina per ringraziarlo dell’avvenuta grazia. Dal morso, insomma, non si guarisce mai. ‘Ballati, ballati tutti quanti, ca la taranta è viva e non è morta’ recita un canto tradizionale. Il fenomeno con il determinarsi della sostanziale affermazione del ruolo sociale della donna e la fine della sua preclusione è praticamente dissolto. Ma nuovi tarantolati si aggirano in Puglia e conquistano l’Italia. Si ricollegano al ‘movimento della pizzica’, questa volta espressione soltanto musicale. Centinaia di gruppi che recuperano gli antichi canti e ne fanno repertorio di grande raffinatezza e qualità. Associazioni culturali che rinnovano e suscitano lo studio della malattia e della cura. La pizzica è un ritmo straordinario e unico, induce al movimento naturalmente e conquista chi lo ascolta con la forza del rito. La taranta è (quantomai) viva.

mostrandogli dei nastri di diversi colore che la porteranno a riconoscere quello del ragno che l’ha pizzicata. All’inizio della liturgia coreutica la tarantolata sta supina su un lenzuolo. All’udire la musica comincia a contorcersi come un ragno e questo compone il cosiddetto periodo di identificazione con lo stesso. La conquistata posizione eretta è il segno della separazione e dell’inizio della reazione al ragno. La tarantolata cerca di schiacciarlo sotto i suoi piedi che saltano ossessivamente nella danza anche con velocità impressionanti e difficilmente controllabili. La musica e il raccomandarsi a San Paolo determina la guarigione. Per questo, la tarantolata in corrispondenza della festa del santo, il 29 giugno, ricade

Libri: ‘La danza della piccola tarantata’ di Giorgio Di Lecce, ed. Sensibili alle foglie. ‘Il ritmo meridiano’ autori vari, Besa Editore. ‘Il tarantismo pugliese’ Ignazio Carrieri, Edizioni Altamarea. Dischi: ‘Robba de smuju’ - Uccio Aloisi Gruppu ‘Per incantamento’ - Ghetonia. ‘Attarantati’ - Arakne Mediterranea. Fotografie originali tratte da: Chiratti L. e Nocera M. “Immagini del Tarantismo” Capone Editore, Lecce. 58


C oniugare

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Vi aspettiamo la bellezza di un TESTATINA CAPITOLETTO alla Fiera di Udine ambiente a caratteristiche ecologiche è sempre stato il nostro sogno “CasaModerna” nel cassetto. Costruire con materiali sani, esenti da inquinanti è il nostro motto. Essere un punto di riferimento anche per le altre imprese e per i privati che amano il fai da te, è ormai una realtà. Offriamo ai nostri clienti i migliori prodotti ecologici e biologici, testati e certificati, non solo per la costruzione della casa, ma anche per la sua manutenzione, scelti dal nostro team di tecnici in base alla loro esperienza e ai migliori criteri di valutazione di ecocompatibilità.

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Valenze filologiche dei simboli reiki di Pierpaolo Bon

riori ai due pittogrammi sopra accennati (che ne formano uno a sé), è facile dedurre che l’insieme sia di per sè semanticamente significante, vale a dire che significhi proprio quello che dice la traduzione. Spieghiamoci meglio: i simboli Reiki sono quattro e vengono attivati durante due distinti livelli di iniziazione, il ‘secondo’ e il ‘terzo’ (poiché il primo comporta un’attivazione senza consegna di simboli). I simboli, come tutte le iniziazioni, sono segreti, nella misura in cui chi li riceve deve conoscere anche il modo di attivarli e utilizzarli (una sorta di chiave eterica), altrimenti risulterebbero del tutto inutili. Questo implica una forte carica energetico-vibrazionale insita nei simboli stessi e nei vari momenti di svolgimento dell’iniziazione. La diversità della lingua italiana, e di qualsiasi lingua occidentale, da quella giapponese, paese originario del Reiki così come lo conosciamo, aiuta certamente a creare un alone di “mistero” e di esotismo attorno al significato semantico dei simboli (la traduzione), alla loro fonetica (la pronuncia) e al loro utilizzo (tracciatura e pronuncia del mantra relativi). A ciò si aggiunga che tutti e quattro i simboli non vengono insegnati come ideogrammi comuni dotati di senso (parole comuni, per intenderci), ma segni con valenza astratta cui, per comodità logica, è stato dato anche un signifi-

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uesto articolo prende forma dall’intento di comunicare l’inizio di un percorso di ricerca e approfondimento appena iniziato, un “work in progress” di cui rendere conto. Lo spunto nasce da un evento casuale, da un piccolo particolare inatteso e imprevisto. Durante una ricerca iconografica ci è capitato di sfogliare le pagine di un ponderoso libro d’arte e di soffermarsi su un intero capitolo dedicato alla calligrafia. Sempre cercando immagini e spunti per motivi professionali, quindi diversi, l’occhio si fermava su due precisi pittogrammi cinesi. Due simboli: il sole e la luna, esattamente uguali all’ultima parte del quarto simbolo del Reiki, quello del master, ‘terzo livello’, “3b” o “shinpiden”, per citare una carrellata di definizioni omologhe (riferendoci al simbolo orginale e tradizionale di Mikao Usui, non quelli talvolta manipolati in Occidente). Interessante, poi, il significato che la lingua cinese dà all’accostamento dei due pittogrammi: sole + luna = brillante, luminoso. Per i conoscitori del terzo livello la consonanza con la traduzione dell’ultima parte del simbolo, “Grande Luce Risplendente”, come viene reso nella lingua italiana, è evidente. Considerato che il simbolo Reiki è formato da 3 ideogrammi, di cui due supe60


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cato “letterale”. Questo almeno per chi non conosce il giapponese... Nonostante la situazione attuale del Reki in Occidente stia finalmente cambiando, grazie alla rete di contatti ormai consolidata con il Reiki Giapponese (originale...) smitizzando gli apparati organizzativi creati, del tutto autonomamente, dalle scuole americane ed europee, possiamo ancora affermare che non si hanno elementi certi riguardo l’ideazione e la genesi del metodo di Mikao Usui. Inoltre, sgombrate per sempre le leggende occidentali sulla sua scoperta, sappiamo che l’attuale tecnica è stata assemblata dopo lunghe ricerche, pellegrinaggi e meditazioni: un percorso progressivo e laborioso. Quasi sicuramente il buddismo Vajrayana e le correnti locali, quali il buddismo Tendai, hanno fornito un serbatoio di stimoli cui deve aver attinto Usui, così come quelle esoteriche dello scintoismo giapponese. Ma veniamo ai simboli e alla loro identificazione.

zione più corretta pare risuonare “spirito tranquillo”. La provenienza sembra di origine sanscrita. Il 3° simbolo Reiki è un insieme di kanji, ideogrammi che formano una successione di significati. I segni sono stati trasformati per “concatenare” meglio il simbolo formato da 5 kanji originari, tutti identificabili ma il cui significato contrasta con quello complessivo del mantra, che è formato da un suono non immediatamente corrispondente alla pronuncia dei singoli ideogrammi. Il simbolo è sicuramente quello che ha subito la maggiore manipolazione e trasformazione da parte di Usui e sembra riconducibile alla corrente scintoista Ko-Shinto. Il 4° simbolo sembra chiaramente un simbolo buddista cinese. E’ formato da 3 ideogrammi identici sia in cinese che in giapponese, tutti dotati di senso compiuto e perfettamente coincidenti con il significato del mantra, tradotto Grande Luce Risplendente , il cui suono è quello degli ideogrammi giapponesi corrispondenti. Ha però una valenza “poetica”, astratta, cioè non di uso comune quotidiano (come potrebbe essere una rima di una poesia in italiano).

Il 1° simbolo Reiki viene utilizzato dalla corrente scintoista Mykkio e dalla corrente Ko-Shinto, oltre ad essere utilizzato largamente nel buddismo esoterico (quindi probabilmente sanscrito). Il suo suono, o mantra, non ha un significato corrente nella lingua giapponese. La sua traduzione più corretta pare essere “spirito (energia) diretta”. Il 2° simbolo è riconducibile al buddismo e pare diffuso nei templi giapponesi. Non ha corrispondenze nella calligrafia giapponese o cinese, mentre il mantra può essere associato ad una traduzione letterale puttosto controversa: la tradu-

Non essendo possibili ulteriori approfondimenti in queste pagine, diventa forse opportuno aprire una breve parentesi sulle forme di scrittura. La calligrafia giapponese deriva da quella cinese, pure essendo le due lingue completamente differenti. La scrittura (cinese) venne introdotta in Giappone solo nel III secolo d.C. e il suo utilizzo e apprendimento si diffuse a partire dal VI secolo. Dal IX secolo in poi si sviluppò un sistema proprio e particolare, formato 61


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dagli attuali alfabeti fonetici katakana e hiragana (assieme chiamati kana), oltre ai 1945 kanji cinesi fondamentali che rappresentano la base culturale di ogni giapponese scolarizzato moderno. L’introduzione del cinese scritto in Giappone avvenne prevalentemente per merito di emissari coreani e, poi, di monaci buddisti della setta Chan (inizialmente fondata dal mitico Bodhidharma) che portarono la calligrafia in patria dopo gli studi fatti in Cina, mentre la sistematizzazione di katakana e hiragana viene fatta risalire a Kobo Daishi, fondatore della setta buddista esoterica giapponese Shingon. Curioso scoprire che la setta scintoista Mykkio, di cui si è detto col 1° simbolo, era divisa in due rami: Tendai e... Shingon! Le interpretazioni potrebbero farsi davvero interessanti. La calligrafia giapponese e le sue origini dalla calligrafia cinese, introdotta da monaci buddisti Chan (poi Zen), i simboli riconducibili ad alcune correnti dello scintoismo (religione autoctona giapponese), unitamente alla matrice comune di tutti i simboli buddisti derivante dal sanscrito, lascia spazio a una suggestiva “scia” linguistico-simbolica che attraversa l’India, la Cina, la Corea, il Giappone, fino a giungere all’illuminata intuizione di Mikao Usui. Tutto ciò, naturalmente, non porta chiarezza ma aggiunge ulteriori spunti di riflessione. Il Reiki è stato “assemblato” da Mikao Usui grazie alla sua straordinaria conoscenza letteraria ed esoterica del buddismo, dello scintoismo e dei suoi simboli? Oppure si tratta di un sistema completo

“riscoperto” per intero, sviluppatosi all’interno di canali così segreti da non avere lasciato traccia nelle dottrine ufficiali del buddismo indiano, tibetano, giapponese? Infatti nessuna iniziazione buddista conosciuta sembra riconducibile al Reiki, né, al contrario, nessuna autorità religiosa di prestigio ha mai rivendicato o riconsociuto il Reiki come di propria appartenenza. Sulla base di queste semplici considerazioni filologiche vengono anche a cadere tutte le ipotesi più affascinanti circa le origini remote del Reiki che, in probabile buona fede e sicura grande fantasia, individuano tracce sicure tra gli Esseni, gli Egizi, i Paleo-Cristiani e via dicendo. Il Reiki, così come è stato codificato e diffuso da Mikao Usui è un sistema giapponese con quattro simboli (e basta!), di cui due formati da ideogrammi giapponesi/cinesi e altri due da segni di derivazione buddista (sanscrita presumibilmente). Difficile quindi, ad esempio, che gli Egizi con i loro geroglifici (per altro conosciuti e tradotti...) possano aver mutuato ideogrammi di civiltà ancora da venire... Forse sarebbe meglio concentrare gli sforzi sulla ricerca dei profondi misteri legati alla capacità vibrazionale dei simboli e preoccuparsi di diffondere le proprie intuizioni alla comunità Reiki (purché supportate da prove accettabili) contribuendo così a gettare luce su un sistema straordinario e potentissimo di cui, ancora, non conosciamo tutte le chiavi di lettura. Al di là delle facili suggestioni storicofantastiche, infatti, perché non tentare di intraprendere un lavoro serio per capire 62


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come alcuni simboli, pur essendo formati da segni e parole assolutamente comuni, riescano a produrre una canalizzazione energetica così straordinaria e “universale”, vale a dire valida a prescindere dalla cultura e dalla lingua di chi la riceve? Il meccanismo è lo stesso che vale per tutti i mantra: così esotici per noi occidentali ma perfettamente significanti per gli autoctoni, eppure universalmente vibranti. Il Reiki è già di per sé un sistema esoterico e misterico: non serve aggiungere altro alla sua meravigliosa valenza occulta. Basterebbe studiarla con modestia e serietà, senza divagazioni romantiche e fascinose. L’augurio è che queste pagine possano portare stimoli, contatti, suggerimenti, validi ad una ricerca appena agli inizi e

sicuramente suscettibile di ulteriori sviluppi. Namastè. Bibliografia: “La scrittura cinese” di Yuan Huaqing, ed. Vallardi; Dizionario Giapponese-Italiano, ed. De Agostini; “Usui Ryoho 1 e 2”, dispense di Dario Canil; “Manuale del Reiki illustrato” di F.A. Petters; “Arte dell’Estremo Oriente” a cura di G. Fahr-Becker, ed. Konemann; “Lo Zen” di Christmas Humpreys, ed. Ubaldini Editore; siti internet: www.threshold.ca/reiki/, www.usui-do.org/, www.reiki.org/, www.geocities.com/HotSprings/6542/. Un ringraziamento particolare per la preziosa collaborazione nella traduzione dal giapponese va a Chiara Gamboz.

Per informazioni, approfondimenti, seminari e attivazioni tradizionali: 338/8852117.


DISTRIBUZIONE

Centro Ricerche Tai Chi Italia (Venezia e Udine) UMBRIA, EMILIA ROMAGNA: Istituto di Medicina Naturale (Urbino) – Scuola Italiana di Naturopatia (Rimini) MARCHE: Gioxema (Osimo - Ancona) PUGLIA: Gold Gym Sporting Club (S. Pietro Vernotico - BR)

FRIULI VENEZIA - GIULIA: TRIESTE: Abitalmente – Ass. ACTIS – Alternativa e Annapaola – L’Albero del Pane – Antichi Sapori – Erb. Antichi Segreti – Ass. L’ARNIA – Erb. La Bottega delle Spezie – Bio..Logico – Erb. Elisir – Ass. Espande Trieste – Ass. Il Giardino – Institute of Yogic Culture – Ass. Izanami – Erb. La Mandragola – Mynybù – New Age Center – Petra – Sartori Arredamenti – Vision House – Benini/Cattinelli Veterinari (Opicina) – Erb. Herbaria (Opicina) – Ass. Osho Anandita (Opicina) – Punto Bio, B.go S.Mauro (Sistiana) GORIZIA: Antica Erboristeria – B’Io (Natura) – Erb. Naturamica – Ass. Aletheia (Monfalcone) – Bertolini Supermercato (Mossa) – Erb. Il Filo di Paglia (Monfalcone) – Il Fiore dell’Arte (Ronchi dei Legionari) – Il Fiore dell’Arte (Monfalcone) – L’Isola di Avalon (Monfalcone) – Maoleo (Grado Centro e Grado Pineta) UDINE: Ass. ARES – Il Baobab – Ass. La Bioteca – Cebi – Centro Shiatsu Do (S. Giorgio di Nogaro) – Erb. Erbe e Salute – Erb. La Mimosa – Natura Sì – Nur – Tesori del Sahara – Elisa Vidussi – Erb. L’Albero Magico (Tarcento) – Ecolabio (Gemona del Friuli) – Emporio Bioedile (Remanzacco) – Terra e Sole (Cervignano) – Erb. Morgana (Cividale) PORDENONE: Erb. L’Albero della Vita – Erb. Aux Erbes Sauvages – Erb. Fior di Campo – Erb. La Ginestra – Erb. La Perla – Le Risorgive – Emporium (Porcia) – Sanitaria dott.ssa Del Pup VENETO: Sanitaria dott.ssa Del Pup (Portogruaro) – Centro Andromeda (Mestre - VE) – Istituto Olistico ( Vittorio Veneto - TV)

Presso le librerie specializzate e le migliori edicole con pubblicazioni del settore. La lista è in continuo aggiornamento. Per informazioni su come diventare distributori, per ordinativi o per abbonamenti alla rivista: tel. 040/302110 ppbon@libero.it

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