BioGuida 24 - Primavera 2009

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PRIMAVERA 2009

N. 24 Trimestrale di ricerca olistica e 2,90

ITINERARI DELLO SPIRITO

SOLO BUONI FRUTTI...



Sin dai lontani anni ’70, il dott. John Upledger si e’ dedicato all’evoluzione dell’osteopatia cranica ed è stato il pioniere della Cranio-Sacral Therapy (Terapia Cranio-Sacrale), oggi riconosciuto come il massimo esponente mondiale di questa metodica. I suoi testi sono ormai considerati da tutti gli esperti del settore, come libri di riferimento per questa materia e, nel mondo, ci sono più di 90mila terapisti che hanno appreso ed applicano la sua metodica. Nel 2000 il dott. John Upledger è stato citato sia dal “Time Magazine”, che gli ha dedicato la copertina, che dalla rete televisiva “CNN”, come uno dei massimi esponenti mondiali delle medicine alternative (ora chiamate “Bio-Discipline”). Spesso, purtroppo, si diventa maggiori esponenti, riconosciuti globalmente per qualche merito, solo nel momento in cui si viene a mancare… Questo non è il caso del dott. John Upledger. Da tutti gli angoli del globo, chi è genuinamente interessato nelle terapie non convenzionali, ambisce ad un certo punto della propria carriera a poter incontrare il dott. Upledger di persona, per conoscere il terapista ma soprattutto l’uomo che ha sostenuto, a dispetto di tutti i pareri cattedratici ostili, che: “il cranio NON è una struttura ossea calcificata, ma tutte le ossa del cranio si muovono ed assecondano un ritmo che si percepisce attraverso una sua specifica Simmetria - Qualità - Ampiezza e Frequenza” (SQAF) e che “il Ritmo Cranio-Sacrale (RCS) che si percepisce, è la manifestazione tangibile del Sistema Cranio-Sacrale (SCS) che partecipa all’unisono nella nostra vita con tutti gli altri sistemi dell’organismo”. Inoltre il dott. Upledger ha sostenuto e provato che il Ritmo Cranio-Sacrale, nella complessità del proprio movimento, registra ed è esso stesso indice dei fattori emotivi (fattore significativo) che testimoniano la memoria dell’organismo sulla formazione di una somatizzazione fisica e permette così, in molti casi, di poter rilevare le cause che hanno provocato l’insorgere della sintomatologia e della disfunzione fisica. Questa “semplice” scoperta ha messo in evidenza al mondo qualche cosa che prima non si sospettava nemmeno, ha portato alla conoscenza umana un tassello in più nello studio di questa meravigliosa complessità che è l’organismo umano ma, soprattutto, ha permesso di risolvere problemi e disfunzioni che erano considerate irrisolvibili o ignote.

Per altre informazioni: www.upledger.com oppure www.accademiacraniosacrale.it

AGOSTO 2009: ci sarà la possibilità di incontrare in Florida - USA il dott. Upledger, in uno degli ormai rari incontri al pubblico, consentiti dall’età e dagli impegni L’opportunità viene presentata dall’Accademia Cranio Sacrale Metodo Upledger, che ha organizzato questo incontro, aperto a chi ha portato a termine almeno il primo livello di Tecnica e Terapia Cranio-Sacrale (CST 1) Due giorni in agosto in Florida con il dott. Upledger potrebbero essere indimenticabili e darvi modo nel tempo di poterli ricordare come un regalo estremamente prezioso fatto a voi stessi In questi due giorni vedrete di persona il dott. Upledger e potrete assistere ai suoi trattamenti, oltre ad avere l’opportunità di condividere le vostre conoscenze e le vostre esperienze con il dott. Upledger stesso (Per partecipare al corso occorre essere soci della Accademia Cranio-Sacrale Metodo Upledger) Accademia Cranio-Sacrale Metodo Upledger Piazza S. Antonio Nuovo 6, 34122 Trieste Tel. 040 3476191 - Fax 040 3487121 info@accademiacraniosacrale.it - www.accademiacraniosacrale.it 1



BioGuida

ITINERARI DELLO SPIRITO n° 24 primavera 2009 Trimestrale di approfondimento e ricerca olistica. Aut. Reg. Tribunale di Trieste n°1067 del 26/03/03

in questo numero

Testata iscritta al ROC n.16994. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 CNS TS Editore: BioGuida Edizioni di Pierpaolo Bon Sede: Via F. Denza 4, 34143 Trieste. Tel. 040.302110 - Fax 040.9890285 Cell. 338.8852117 info@bioguida.com - ppbi@bioguida.net Sito Web: www.bioguida.com Abbonamenti: 040.302110 - 338.8852117 info@bioguida.com CCP 51506707 Pubblicità e Marketing: 338.8852117 - 040.302110 ppbi@bioguida.net Fotocomposizione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste Stampa: Grafiche Filacorda, Udine. La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente autorizzato. L’editore si mette a disposizione degli autori delle cui opere non sia stato possibile risalire alla fonte. I diritti di immagini e loghi pubblicitari sono forniti dai clienti dietro loro autorizzazione e responsabilità.

Direttore editoriale: Pierpaolo Bon Direttore responsabile: Mari Valentini

La via interiore:

I luoghi:

Medicina, psiche e malattie: dalla parte del paziente

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“Clinica Verde” di Jacopo Fo (2a parte) Musicoterapia e Vibroacustica

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Il respiro, il grande integratore Nuove frontiere del Reiki (4a parte)

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La malattia “sacra”

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Quando e quanto sogniamo durante la notte? Iridologia naturopatica

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Gli incontri: Lo “strano caso” di Carlo Parlanti

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La via del cibo: Un peperoncino al giorno...

La via della scienza:

I nomi di questo numero: Giovanni Babbolin, naturopata, esperto in Psicologia Hindovedica e Ayurveda. Umberto Carmignani, maestro di reiki, counselor transpersonale e ricercatore spirituale. Daria Fago, antropologa, naturopata, diplomata massaggio Tuina. Jacopo Fo, scrittore, attore, fondatore della Libera Università di Alcatraz. Roberto Gava, medico specializzato in cardiologia, farmacologia e tossicologia, esperto di agopuntura cinese e omeopatia. Gianluigi Giacconi, psicologo, naturopata e operatore HQI. Francesco Giordano, critico ed esperto musicale. Paul Kircher e Eleonora Brugger, insegnanti training mentale e interpretazione dei sogni. Diego Kriscak, musicoterapeuta, esperto in terapia vibroacustica. Paolo Loss, cantante lirico, insegnante di canto gregoriano e vocalità. Marco Pizzi, psicologo, sessuologo, psicoterapeuta.

I luoghi della BioGuida

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Parole e musica:

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Recensioni CD

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Recensioni libri

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Disegni e immagini: Cristina Bernazzani, Jacopo Fo, Anna Longo Moreno Tomasetig (quando non diversamente specificato) In copertina: opera originale di Ugo Pierri

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EDITORIALE

Fratello Sole, sorella Luna “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” M. Gandhi

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i piace sperare in una primavera di luce. Più luminosa di quanto stia accadendo in questi giorni bui. Il messaggio del XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, che pubblichiamo, è un altissimo invito alla speranza e alla pace, non solo rispetto alla situazione del popolo tibetano, ma a molte altre ingiustizie che accadono. Nei monasteri del Tibet come nei canili-lager della Sicilia, dove lo spirito e il corpo di uomini e animali soffrono diversamente l’arroganza di chi predica un’idea di amore e solidarietà che non si comprende perché è ipocrita e irresponsabile. Dove, da una parte, le telecamere del mondo si sono spente, dopo i fasti olimpici, sulla libertà e il bisogno d’espressione del popolo tibetano e dove, da tutt’altra parte, il parroco di una piccola

comunità siciliana, in provincia di Ragusa, con scarsissima memoria francescana, nell’omelia funebre del bambino dilaniato da un branco di cani disperati, ha invitato i suoi fedeli a posporre “l’idolatria degli animali rispetto alla dignità della persona umana”, come se uomini e animali non appartengano tutti alla stessa grande madre della vita. Nella stessa provincia il sindaco di un’altra piccola comunità, a seguito del drammatico assalto ad una turista tedesca da parte da altri cani affamati e abbandonati a loro stessi, ha stabilito che si li si possa sparare se minaccino la sicurezza dei cittadini, sorvolando con sorprendente leggerezza sulle responsabilità giuridiche, prima ancora che etiche, degli umani indegni che sono stati, e sono, gli artefici reali di uno scenario di violenza così efferato e triste. Il direttore responsabile Mari Valentini (marivalentini@libero.it)

Messaggio di Sua Santità il Dalai Lama al popolo tibetano in occasione del capodanno tibetano:

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In occasione del capodanno del 17° ciclo Rabjung nell’anno regale tibetano del 2136, mi piacerebbe salutare tutti i tibetani residenti sia fuori che dentro il Tibet. Io prego affinchè ci sia pace e prosperità, e che sopraggiunga una soluzione alla nostra giusta causa. Anche se non vi è una vecchia o una nuova fase nel ciclo continuo dei movimenti planetari, il che si traduce in giorni, notti, mesi e anni, c’è una tradizione in tutto il mondo di osservare l’inizio di un nuovo anno dopo il completamento di quello precedente. Allo stesso modo, nella Terra delle Nevi del Tibet, abbiamo la tradizione di osservare il nuovo anno nel primo mese lunare facendo celebrazioni che comprendono sia gli elementi spirituali e che quelli temporali. Tuttavia, l’anno scorso in Tibet centinaia di tibetani hanno perso le loro vite e diverse migliaia sono stati sottoposti a detenzioni e torture, solo perchè avevano mostrato il loro malcontento per le politiche intraprese dale autorità cinesi nella regione. Pertanto, dal momento che i tibetani hanno affrontato enormi difficoltà e sofferenze, il capodanno non è certamente una ricorrenza nella quale possiamo avere l’allegria e i soliti festeggiamenti. Ammiro il comportamento determinato dei tibetani che non indulgono nel capodanno in attività celebrative. Invece, tutti dovrebbero utilizzare questo periodo abbandonando il compimento di azioni non virtuose e dovrebbero impegnarsi in azioni positive, acquisendo in tal modo meriti così che tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per la causa del Tibet, compresi quelli che hanno perso la vita nei tragici eventi dell’anno scorso, possano avere una rapida realizzazione di Buddhità attraverso successive rinascite negli stati superiori. Questa dedizione dovrebbe anche arrivare a tutti quelli che in questo momento stanno soffrendo in modo che immediatamente possano godere della felicità della libertà. Attraverso un

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tale accumulo di meriti collettivi dobbiamo tutti impegnarci per una rapida soluzione per la giusta causa del Tibet. Proprio come avevamo sospettato, sono state rilanciate in Tibet le campagne ‘colpisci duro’ e nella maggioranza delle città in Tibet c’è una forte presenza di carri armati militari. Dappertutto coloro i quali osano uscire mostrando i loro ideali devono affrontare la detenzione e la tortura. In particolare sono state imposte delle restrizioni speciali nei monasteri, sono state lanciate di nuovo le campagne di ‘rieducazione patriottica’ e sono state imposte delle restrizioni alle visite dei turisti stranieri. Sono stati impartiti ordini provocatori per le celebrazioni del capodanno tibetano. Tutti questi sviluppi mostrano le chiare intenzioni delle autorità cinesi: sottoporre il popolo tibetano a innumerevoli crudeltà e vessazioni intollerabili e, quindi, costringere i tibetani a manifestare. Quando ciò accadrà le autorità cinesi potranno poi adoperarsi in una repressione senza precedenti. Pertanto, vorrei fare un forte appello al popolo tibetano ad esercitare la pazienza e a non cedere a queste provocazioni in modo che le preziose vite di molti tibetani non siano vanificate e sottoposte a torture e sofferenze. Va da sé l’ammirazione che nutro per l’entusiasmo, la determinazione e i sacrifici di tutti i tibetani in Tibet. Tuttavia, è difficile ottenere un risultato significativo sacrificando delle vite. Soprattutto, il percorso della non-violenza è il nostro impegno irrevocabile ed è importante che non ci sia nessuna deviazione da questo percorso. Ancora una volta, io prego affinchè il popolo tibetano venga liberato dall’oppressione e dalla tortura e possa godere della gioia e della libertà. Che tutti gli esseri senzienti possano godere la felicità in ogni momento.

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Tenzin Gyatso, IV° Dalai Lama, 25/02/2009


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LA VIA INTERIORE

disegno di Ugo Pierri

Medicina, psiche e malattie: dalla parte del paziente di Marco Pizzi (www.psicologoonline.it)

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ssere sani, essere in forma e godere di buona salute è uno dei pensieri più ricorrenti in ogni essere umano. Come qualsiasi macchina biologica, il corpo (e la mente) necessitano di attenzioni e di cure, e talvolta, per così dire, necessitano di “riparazioni”. In molti casi, l’organismo provvede da sé, avendo iscritti al suo interno dei meccanismi di prevenzione (per esempio le terminazioni nervose) e dei meccanismi di riparazione (per esempio la capacità di cicatrizzare una ferita). Già questo pensiero, in sé, si può rivelare complesso: l’idea di un corpo “autosufficiente” è molto lontana dal pensiero occidentale moderno. Normalmente non crediamo alle capacità di auto-difesa dell’organismo e ci si affida a specialisti nel settore. In altri termini, si è creata una sfiducia nelle capacità autorigeneranti dell’organismo a favore delle capacità di qualcosa di “esterno”, quali specialisti o farmaci, che si sostituiscano al posto dell’organismo stesso e provvedano al suo buon funzionamento. Questo modo di pensare non è di per sé qualcosa di sbagliato, quanto piuttosto qualcosa di sbilanciato, di non equilibrato. La fiducia verso l’esterno, così facendo, diventa totale e, allo stesso modo, la fiducia nelle proprie capacità crolla a zero. Da troppi anni oramai è in atto un perverso meccanismo che genera una particolare angoscia, comunemente designato con il termine “rischio di malattia”. Malattia è una parola che terrorizza molte persone. È l’idea di non essere più adeguati, utili, o addirittura indispensabili, in un mondo dove ogni cosa viene valutata in termini di efficienza. La malattia, in particolare “qualcosa di grave”, allontana le altre persone, come la visione di uno spettro brutale. All’improvviso si diventa dipendenti dagli altri, incapaci, totalmente abbandonati alla speranza di una guarigione, inermi. Per taluni vale l’opposto: la malattia diventa un modo per ricevere attenzioni, tramite essa si diventa “visibili”, importanti, accuditi. In ogni caso, all’improvviso cambiano i valori interni, anzi cambia il modo di vedere

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molte cose… almeno sino a che dura la malattia. Che, in realtà, è spesso un fantasma. Una diagnosi è già un forte evento traumatico. Ma la cosa peggiore è che la diagnosi prevede l’uso di un termine per indicare qualcosa che non si capisce. Una parola, cioè un riferimento certo, nasconde un mondo sconosciuto. Nella migliore delle ipotesi esistono delle spiegazioni sul come agisce, sul che cosa potrebbe provocare la malattia, ma raramente sul che cosa l’ha causata. Inizia così una inutile ricerca di spiegazioni, nel cercare di comprenderne il perché, con il solo risultato di trovarsi davanti a tutta una serie di pensieri, man mano più ossessivi, nel tentativo di individuare la causa di un male. Già la causa. Perché se una persona a cui viene diagnosticato una seria malattia non ne capisce la causa, non può neanche avere uno strumento per difendersi dal male stesso. Il tutto si riassume allora in termini di “cure”. Attenzione però. Parlare di cure non significa necessariamente parlare di guarigione. A questo punto non si conosce la causa e non si conosce neanche il modo per risolvere il problema… Un paziente una volta mi raccontò di essere stato molto contento perché un medico finalmente gli aveva spiegato i processi che si erano messi in atto nel suo organismo. Aveva preso la mappa di un corpo umano e gli aveva fatto vedere il tutto. Non gli aveva parlato di guarigione o di cure, ma semplicemente spiegato cos’era successo. Questo paziente, per il solo fatto che qualcuno finalmente si fosse preso la briga di dargli una spiegazione, si è sentito sollevato, seppur nulla fosse cambiato. Spesso invece questo, a quanto pare, non accade. Un malato (o un suo caro), cerca le notizie dove può, magari da riviste o su internet…. Il guaio è che, da quel momento in poi, entra in un mondo fatto da infiniti universi, ognuno dei quali si fa portatore di guarigioni ma che, alla fine, non possono mantenere la loro promessa. Il tutto però favorisce nel malato un costante, infinito senso di frustrazione e angoscia: quale, fra le mille verità, sarà quella giusta? Ed esiste poi una vera cura?

Ma intanto ci si può chiedere: perché tutte le varie cure proposte, per poter “autoreferenziarsi” hanno la necessità di screditare le altre possibili cure? Cosa rappresenterebbero questi “giochi politici” in cui ci si preoccupa più dell’orticello del vicino anziché coltivare il proprio? Qual’ è l’obiettivo di un simile meccanismo sociale in atto? Procediamo per ordine. Ho espresso all’inizio due concetti: 1 - la diagnosi, associata al concetto di malattia 2 - la guarigione, associata al concetto di cure.

La diagnosi Con la diagnosi si intende dare un nome ad un evento-malattia. Dare un nome però non implica darne anche una spiegazione. Il paziente si trova spesso davanti ad un termine, talvolta terribile, di cui magari non ne sa molto. Talvolta si chiedono spiegazioni direttamente al medico, ma il più delle volte la spiegazione lascia insoddisfatti. Questo accade perché la diagnosi non spiega la domanda cruciale: perché è avvenuto un simile evento? Iniziano a farsi strada i pensieri persecutori proposti tramite i mass media rispetto allo stile di vita, all’alimentazione che poteva essere sbagliata, al non aver seguito i consigli di fare delle attività fisiche oppure di averne fatta troppa, di essere o essere stati fumatori, o quant’altro vi viene in mente. In sostanza inizia una “caccia all’uomo” alla ricerca di un respon-


sabile che rimane sconosciuto, occulto, ma che favorisce sicuramente una serie di paure e di sensi di colpa. Il tutto naturalmente passa per il concetto: “sei sbagliato e solo di noi puoi fidarti”.

La guarigione, le cure La verità è che nessuno ha cure o guarigioni certe; si brancola nel buio. Questo è tanto più vero quando si parla di tumori. La situazione è ben diversa da quella tanto reclamizzata su giornali e TV, con annunci di scoperte incredibili e di prodigiosi macchinari. Ancora oggi l’unica strada che persegue la medicina allopatica (al di là degli indubbi progressi nel campo della chirurgia) è quella di iniettare un veleno nel corpo nella speranza di debellare un tumore, ma nella certezza di fare innumerevoli danni all’organismo. Una mia conoscente è stata operata al seno per un carcinoma ancora piccolo L’operazione è riuscita bene, infatti al controllo è risultato essere tutto a posto. Bene, tutto risolto… invece no! Le chiedono di fare dei cicli di chemioterapia a scopo preventivo, o almeno una radioterapia. Lei si rifiuta ed insiste nel sapere quali controindicazioni possono avere queste cure, dal momento che è sana. Il medico, messo alle strette, ammette che tra le controindicazioni ci può essere anche il rischio di un… tumore! Senza contare i rischi (o certezza?) di rimanere sterili. Sorvolando su tutti i tentativi di colpevolizzazione che ha dovuto subire per il rifiuto di una “cura preventiva” che potrebbe anche causare un tumore, questo è forse la parte più indicativa di tutto il mondo che ruota attorno alla salute. Pur davanti ad un successo, la medicina stessa non si fida dei propri risultati e va in crisi davanti ad una persona (sana) che rifiuta qualsiasi cura (visto che è sana) invasiva e pericolosa per la propria salute… Che paradosso. Ma, a questo punto, se neanche i medici si fidano di loro stessi, come può fidarsi un ammalato? E ancora: perché seguire delle cure la cui utilità non solo non è assolutamente certa, ma che indubbiamente creano notevoli danni all’organismo? Nella frustrazione di non avere una risposta sulle cause di un tumore e, spesso, a seguito di innumerevoli ricerche tramite riviste o internet, nel tentativo di saperne di più, il paziente si trova davanti alla necessità di fare delle cure (un intervento chirurgico per esempio). Il guaio è che, dietro alle tante parole spese tramite i mass media di pro-

gressi medici, la persona ammalata si rende conto di brancolare nel buio. Al massimo si trova davanti a statistiche di riuscita, di cure di cui nessuno può garantire i risultati. Così è la medicina ufficiale stessa che, ostinandosi nel suo percorso di terapia locale, ostinandosi a focalizzarsi esclusivamente sulle cellule e rifiutando qualsiasi altro discorso che non sia il proprio, al punto da sospendere dall’albo dei medici tutti quelli che si permettono di cercare strade alternative alla chemioterapia (vedi le cure a base di diete proposte dal dott. Nacci, con tanto di indicazione del successo di dette cure, per fare uno degli innumerevoli esempi), diventa la prima imputata nel favorire una infinita proliferazione di terapie proposte da figure senza vere professionalità, di forti speculazioni economiche, portando così all’ammalato non solo il danno, ma pure la beffa. Compaiono, tra le righe, figure che si professano “esperti”, “conoscitori” o che si firmano come “dott”... Ma dottori in cosa? Per scoprire che sono magari laureati in qualcosa che non ha alcuna attinenza con la materia. Un mare infinito di figure senza una vera professionalità pronti a proporsi per salvare l’ammalato. Mi chiedo francamente quando è nato tutto questo, quando l’ammalato abbia perso la sua dignità di essere umano per diventare solamente un business da sfruttare. Così vale anche per la cosiddetta “nuova medicina hameriana” (o “nuova medicina germanica” - NMG). I principi che guidano tale approccio si rivelano quanto mai interessanti e sensati ma, paradossalmente, anziché favorire una sua divulgazione e a procedere con una seria ricerca (in particolare rispetto ai limiti di questo approccio), in Italia ha preso piede uno sviluppo “settario”, spesso condotto da figure non professionali che in questo approccio trovano facilmente spazio per professarsi “terapeuti”. Allo stato attuale, forti di una diagnostica che inquadra anche il senso e la causa di una malattia, le “cure”, consistono nella quanto meno maldestra idea che basta riferire al paziente il conflitto (cioè l’evento shock) sottostante perché questa guarisca. Magari una piccola indicazione del tipo “faccia questo o non faccia quell’altro” e tutto si risolverà. Una persona un giorno mi raccontò di essersi rivolta alla NMG per il figlio che soffriva di una malattia psichiatrica. Ne emerse che il ragazzo di 18 anni aveva avuto alcune difficoltà con i suoi coetanei (bullismo). L’indicazione per risolvere il problema è stata quella di suggerire al signore

di far chiudere suo figlio per due anni in un ospizio, in modo da non avere alcun contatto con i suoi pari e tutto si sarebbe risolto positivamente… Lascio al lettore ogni commento in proposito. Uno dei principi guida della NMG è la negazione di qualsiasi altra possibile cura (in primis le cure mediche “ufficiali”), chiedendo ai loro pazienti di affidarsi esclusivamente ad essa, seppur non disponendo di alcun vero intervento di guarigione, ma confidando semplicemente in processi di remissione spontanea della malattia. Altro aspetto è che si vorrebbe sostituire la medicina ufficiale con la nuova medicina germanica. Come a dire: “solo noi abbiamo capito” (in merito si veda anche: www. dossierhamer.it). Questo genere di pensiero accompagna, purtroppo, molte aree che trattano la salute, non solo la NMG. Mi chiedo il perché di tanta difficoltà ad integrare e ad apprendere anche da altre strade, se il fine ultimo è la salute della persona e se, attualmente, piaccia o no, si è ancora veramente in alto mare nell’aver compreso la gran parte delle malattie e, peggio, non si hanno vere e funzionali cure a disposizione (si veda ad esempio il libro di M. Pamio “Cancro SpA”). Per lo scrivente è evidente che soltanto mettendo assieme tanti pezzi di verità e di conoscenze derivate da più branche del sapere si potrà iniziare a capirne qualcosa. Non è vero che la medicina ufficiale è inutile, non è vero che la nuova medicina hameriana è solo una fantasia, non è vero che la medicina cinese sia inutile, così come la psicosomatica, la naturopatia, l’etologia umana, ecc.. Il problema è che a nessuno interessa creare un vero progetto integrato, comune. Per rispondere alla domanda posta poc’anzi, temo di aver capito la risposta: chi detiene il monopolio della salute detiene un potere, sia sociale sia economico, immenso. La vera “ricerca” non è così nobile come si vuol far credere. La vera lotta, ancora oggi, come da sempre nella specie umana, è basata esclusivamente sul potere autoreferenziato e sulla lotta tra le caste che inseguono questo potere in infiniti giochi politici, di cui l’ammalato diventa vittima e sponsor. C’è chi spera che qualcosa cambi alla fine del 2012… vorrei poter avere anch’io questo ottimismo. L’uomo, da quando esiste, ha sempre e solamente messo in atto gli stessi meccanismi; non è certo indossando una giacca e cravatta o cambiando la suoneria del cellulare che si evolverà.

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LA VIA DELLA SCIENZA

opera di Anna Longo

La malattia “sacra” di Giovanni Babbolin

L’

epilessia è una malattia che si manifesta con attacchi in cui si verifica una perdita momentanea della memoria o della coscienza. Considerando le varie statistiche mondiali, si può affermare che l’1% della popolazione soffre di epilessia, che insorge spesso nell’infanzia o nella pubertà e interessa ambedue i sessi. Per quanto riguarda un gran numero di pazienti, le sue cause sono sconosciute: può essere di origine ereditaria, può essere la conseguenza di un trauma da parto, può essere causata da un tumore al cervello, da incidenti o da infezioni. Il medico greco Ippocrate, per esempio, sottolineava che l’epilessia sarebbe stata considerata “divina” solo fino a quando non fosse stata compresa. Vari studi condotti su soggetti malati, descritti da Ramachandran e Blakeslee nel capitolo “Dio e il sistema limbico” di “Fantasmi nel cervello, la donna che morì dal ridere” (Mondadori, 1999), hanno permesso invece di inaugurare una tradizione “elettrica” del misticismo. Il lavoro di ricerca di questi studi sostanzialmente prevedeva di stimolare artificialmente i lobi temporali, nei quali si situano le connessioni fra i centri sensoriali e l’amigdala. Questa è un centro del sistema limbico, la cui parola deriva dal greco e significa “mandorla”, perché appunto ha tale forma, ed è preposta a ricevere ed elaborare stimoli che provengono dall’esterno e dall’interno. Potremmo dire che essa funge da “archivio” delle nostre memorie emozionali, che servono a dare significati emotivi agli avvenimenti esterni. Stimoli inusuali ai lobi temporali possono provocare disfunzioni dell’amigdala, con conseguente assegnazione di valenze “cosmiche” a oggetti e fatti anche banali. Ma la stimolazione dei lobi temporali può avvenire anche spontaneamente, ad esempio nelle crisi epilettiche. La connessione tra epilessia e religione è troppo diffusa per essere casuale: lo dimostrano, simmetricamente, sia le intense esperienze spirituali provate da molti epilettici durante gli attacchi, che la malattia di molti profeti e santi. Illustri protagonisti del passato, quali

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Richelieu, Alessandro Magno, Pietro il Grande, Carlo V, Napoleone, Cesare, Caligola e, fuori dalla politica, personalita’ di tutt’altre inclinazioni e caratteristiche psicologiche come Maometto, Dostoevskij, Haendel, Flaubert, Petrarca, Byron, Tasso, Alfieri, Paganini, Van Gogh, Pio IX. Questo elenco (incompleto) non sta a indicare certamente che per diventare grandi bisogna avere l’epilessia, ma che quest’ultima non impedisce in alcun modo di diventarlo. E’ meglio precisarlo perché il vero nemico delle persone epilettiche è il pregiudizio... Un pregiudizio vecchio come l’uomo e fonte, tuttora, di dolorosa emarginazione. Già il codice babilonese di Hammurabi del secondo millennio a. C. prescriveva che chi soffrisse d’epilessia non potesse contrarre matrimonio, non potesse testimoniare in giudizio e che uno schiavo avesse avuto una crisi entro tre mesi dalla stipula del contratto d’acquisto, tale contratto poteva considerarsi nullo. Se gli antichi greci chiamarono “male sacro” l’epilessia, interpretandola come una punizione degli dei, il loro grande medico Ippocrate già nel 400 a.C. disse che non c’era nulla “né di sacro né di divino” e che quella era una malattia come le altre, la cui origine era una disfunzione del cervello. I ricercatori della Società di Neuroscienze di New Orleans fecero una singolare scoperta, se così si può dire: individuarono una zona del cervello deputata al “pensare religioso”. I malati, durante l’attacco epilettico, possono cadere preda di

visioni mistiche ed esperienze religiose e, anche tra un attacco e l’altro, dimostrano grande interesse per argomenti di carattere spirituale. Allora è inevitabile porsi una domanda: i santi e i mistici del passato erano diventati tali perché avevano sviluppato una zona specifica del cervello? L’aspetto mistico della persona esula dalle attività neuronali, certo non ci sono prove concrete che il mistico abbia un’attività cerebrale magari più intensa, ma allora anche un musicista, un pittore, un scrittore dovrebbero avere la stessa facoltà. Magari l’aspetto creativo della persona porta a sminuirne quello razionale, ma allora potremmo asserire che l’aspetto religioso è una facoltà emergente dell’individuo. Tutti gli artisti, tutti i grandi mistici, religiosi del passato dovrebbero essere stati quindi molto credenti? Venerato in alcune culture, ma perseguitato in altre, il concetto dei pazienti afflitti da epilessia nel corso della storia è stato collegato con il divino, il demoniaco e il soprannaturale. Osservazioni cliniche nel corso degli ultimi 150 anni, associano e sostengono che i pazienti hanno avuto esperienze religiose durante l’attacco, dopo l’attacco e tra l’uno e l’altro attacco. Inoltre le crisi epilettiche possono aumentare, modificare, o diminuire l’esperienza religiosa. Questo è stato osservato soprattutto in un piccolo gruppo di pazienti con epilessia del lobo temporale. I lobi temporali elaborano il riconoscimento visivo, la percezione


uditiva, la memoria e l’affettività. Pazienti con lesione acquisita unilaterale del lobo temporale destro perdono in genere l’acuità per gli stimoli uditivi non verbali (es. per la musica). La lesione del lobo temporale destro compromette gravemente il riconoscimento, la memoria e la produzione del linguaggio. I pazienti con “foci epilettogeni”, nelle parti mediali limbico-emozionali del lobo temporale, vanno in genere incontro a crisi parziali complesse, caratterizzate da umore incontrollabile e funzioni cognitive, emotive e vegetative anomale. Talvolta, questi pazienti presentano alterazioni della personalità, caratterizzate da irritabilità, misticismo e ossessività. Negli uomini, può esserci calo della libido. Dalla letteratura scientifica le indagini hanno rivelato che, tra il 3% e il 4% dei pazienti con epilessia parziale si sono verificate esperienze di tipo “religioso” (sintomi religiosi premonitori sono stati segnalati nel 3,9% dei pazienti con epilessia). Le esperienze religiose posteriori e durante l’attacco, si verificano più spesso in pazienti con TLE (epilessia del lobo temporale) bilaterali, vale a dire in un 2.2% dei casi TLE contro il 1,3% di tutti i pazienti con epilessia. Molti pazienti hanno anche dimostrato una vera e propria conversione religiosa dopo l’attacco. In altri casi si è potuto osservare come il cambiamento comportamentale dei pazienti sia specificatamente dovuto all’intensità della crisi e non tanto al tipo di crisi. Tanto più la crisi si intensifica e dura, tanto più si riscontrano problemi di tipo comportamentale nei soggetti colpiti. In psicologia viene usato il termine PTSD (Post Traumatic Stress Desorder), o Stress Post Traumatico. In questo caso la risposta allo stress e alla paura non cessa quando cessa l’evento traumatico, ma persiste, come se l’evento continuasse, senza fine... Ci si sente di continuo minacciati e in pericolo, ogni evento nuovo o con analogie con quello traumatico, turba e angoscia che fanno precipitare in uno stato di agitazione o di depressione. Questo tipo di stress può essere riportato anche nei soggetti che sono colpiti da crisi epilettiche, anche se il PSTD è rivolto più ad altri tipi di traumi, come riportato nella rivista “Monitor of Psychology” (gennaio 2008) riguardo ai soldati tornati da una guerra. Quindi, secondo valutazioni fatte su soggetti, dopo la crisi, la perdita di coscienza può

essere vissuta dal paziente come la “fine” della vita terrena. Cosa si intende con questo termine? L’essere umano tende a proiettare verso l’esterno, nel mondo la propria identità, ma non riesce a rendersi conto che questa proiezione esterna condiziona la propria mente; essa diventa quindi la padrona del nostro intero essere. Ma, la dimensione dello spazio e del tempo non si addicono alla nostra vera dimensione antropologica. L’evoluzione in vita dell’essere umano o, per meglio dire, dell’individuo (cioè “non diviso”) è la sua realizzazione spirituale e la proiezione che noi abbiamo nel mondo e soltanto una proiezione, che ci consente di vivere all’interno di una dimensione, che non è la nostra vera natura, ma una dimensione condizionata, o meglio, illusoria (come espresso nell’idiologia indovedica, il mondo di “maya”, illusione). Ecco che, quindi, il senso di smarrimento, il senso di “fine” della vita, provato da chi ha questi attacchi, è un senso di distacco totale dai cinque sensi, una sorta di trance profonda. Nella meditazione il processo è simile a questo: quando si entra in meditazione profonda, i nostri sensi si ritirano all’interno e, in quel momento, il cervello non registra più la differenza da ciò che è oggettivo e soggettivo, dal mondo esterno a quello interno. Una volta entrato in meditazione, tutto si placa, e allora il soggetto può mantenere il controllo, in senso generale, dei sensi. Ma, in questo momento, nel “passaggio”, potrebbe presentarsi la stessa sensazione di una pre-crisi, con la differenza che nella meditazione il processo è controllato, mentre nella crisi epilettica tutto avviene in un attimo, lasciando un senso di terrore e di paura. Ecco perché usare il termine di “fine” della vita terrena, perché nel momento in cui i nostri 5 sensi sono proiettati all’interno da un evento traumatico incontrollato, si verifica proprio la fine della nostra “proiezione” nel mondo fenomenico, nel mondo delle cose, la fine della nostra esperienza con il corpo fisico. Molte sono le testimonianze di pazienti che affermano questo concetto. E’ stato inoltre possibile constatare come un paziente epilettico passi in un attimo attraverso le cinque fasi del malato terminale, secondo la teoria di Elisabeth Kluber Ross: Negazione,

Rabbia, Patteggiamento, Depressione, Accettazione. Ma, mentre le cinque fasi della dott. ssa Ross sono relative ad un paziente ancora cosciente, al quale è stata diagnosticata una malattia grave, come un tumore, nel caso di un epilettico tutto avviene durante l’attacco vero e proprio, quindi in un un attimo. Le cinque fasi per un malato terminale di cancro cosciente possono essere dure da affrontare e hanno molte altre sfaccettature ma, nel caso di un attacco epilettico, non si ha una preparazione per affrontarlo poichè, com’è il significato del termine stesso, esso coglie di sorpresa; la sensazione è che l’inizio e la fine della vita passi attraverso un attimo di percezione della nostra breve esistenza. La consapevolezza che esista qualcosa che non si possa spiegare con le parole, i numeri o con qualsiasi altra legge fisica, spaventa moltissimo, a tal punto da entrare in quella dimensione che è stata definita dimensione astrale. Questa è la percezione di essere dotati di un’anima e che se ne stia andando “senza di noi”, cioè senza il nostro corpo fisico e, proprio in quell’istante, si attiva l’identificazione di essere la nostra mente e che tutto giri attorno al nostro corpo, alla nostra fisicità, alle cose che possiamo percepire con i sensi e nient’altro. Ma non è così. Forse, nel momento dell’attacco, si potrebbe realmente capire che siamo ben altro che un semplice corpo e che tutto quello che ci governa lo conosciamo ben poco: ecco il perché della paura, della rabbia, della rassegnazione e dello sconforto. E’ necessario capire e diventare consapevoli della nostra vera natura e dimensione ontologica per scoprire realmente la bellezza della percezione dell’essere ”immortali e felici” in armonia con l’universo. Ecco, dunque, come l’attacco epilettico potrebbe venir compreso. L’epilettico potrebbe avere la chiave di lettura del proprio sé spirituale, ma il piano fisico glielo impedisce procurandogli continue scosse (crisi) attraverso i cinque sensi. Nonostante egli senta e percepisca l’esistenza di qualcosa “al di là” della percezione sensoriale, tuttavia non possiede la giusta chiave di lettura e continua a sbattere contro quella porta chiusa che lo porterebbe da quell’“altra parte”, dalla parte della comprensione e della consapevolezza.

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LA VIA INTERIORE

disegni di Jacopo Fo

La “Clinica Verde” di Jacopo Fo

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asciamo, moriamo e tra le due cose ci becchiamo pure un sacco di rotture di scatole. Non ci sarebbe tanto da stare allegri... Invece abbiamo la fantastica possibilità di ridere. E ridendo rovesciamo la prospettiva del mondo. Non abbiamo scelto i genitori, il posto dove nascere, il nostro corpo, però possiamo scegliere di ridere. Ridere ci distingue dagli animali e dalle macchine. Ridere ci rende pari agli dei. La vita contiene un segreto meraviglioso. La vita è una domanda: “Che senso ha la vita?”. Ridere è la via per trovare la risposta. Ridere è la risposta. Le filosofie umane si dividono in due categorie. Ci sono i filosofi seri che pensano che non soffriamo abbastanza e che ci propongono di farci un po’ di male anche da soli. E ci sono i filosofi poco seri che pensano che gli spaghetti sono già buoni ma che si possono migliorare. Questi filosofi buffoni sono sempre stati pochi e le persone serie hanno sempre cercato di strozzarli. Ciononostante le loro idee non sono mai morte. Sono giunti fino a noi i “Papiri Magici” greci che raccontano che Dio creò i sette pianeti ridendo. Gli insegnamenti di Democrito ed Epicuro considerano sacro il ridere. L’indovino Calcante morì dal ridere. E nei “isteri Eleusini” Demetra, la Dea Madre matriarcale, giunta a Eleusi accompagnata da un corteo di vecchie, scoppia a ridere comunicando, così, che il riso è parte sacra del rito. I sacerdoti dei Misteri di Cibele concludevano il corteo scoppiando in un riso incontenibile e giocoso. A Roma, i Luperci ridevano quando il sacerdote li toccava sulla fronte con un coltello insanguinato. C’erano rabbini ridanciani presso gli ebrei e il primo miracolo di Gesù fu quello di cambiare l’acqua in vino. E con tutto quel vino così buono è mai possibile che nessuno si sia messo a raccontare barzellette? E pare anche che San Francesco, quando parlava agli uccelli, stesse in realtà prendendo in giro gli uomini che non riuscivano a capire quel che lui diceva. Ci 10

sono grandi maestri come Tanzan (Zen) Kunga Legpa (Tibetano); il primo era famoso per le sue battute al vetriolo, il secondo faceva sghignazzare la gente durante le sue prediche con battute scurrili. Oggi finalmente non c’è più nessuno che neghi che il ridere è bene. Ma c’è ancora chi pensa che i problemi seri si debbano affrontare in modo serio. Cavolata mostruosa! Uno che ha un problema serio vuole che diventi un problema da ridere. Se fate le persone serie i problemi diventano ancor più seri. Cosa ci guadagnate? Perciò, prima di tutto, di qualunque tipo siano i tuoi guai, la prima cosa che devi fare, la più importante, quella decisiva, è cercare di trovare dov’è che il tuo problema fa ridere. E se un politico ti dice che è una persona seria non votarlo! E se il tuo medico non ti fa ridere, cambialo! Ridere fa benissimo Le persone allegre vivono più a lungo e, soprattutto, vivono meglio perché: • Ridere aumenta le nostre difese immunitarie. Ormai è stato dimostrato il rapporto diretto tra cali d’umore e risposte del sistema immunitario. • Il riso riduce la secrezione di ormoni da stress come il cortisolo e stimola la produzione di betaendorfine, analgesici prodotti dal nostro organismo. • Distrae la mente dal dolore. Mentre stai ridendo non senti il male provocato dal passaggio di un tram sopra il tuo alluce sinistro. • Facilita il processo di rilassamento muscolare. Una risata di pancia è molto più efficace di dieci pastiglie anticolitiche.

(parte seconda) • Un bambino che ride cresce di più e meglio di uno che è contornato da musoni. • Ridere è priorità umana ed è un comportamento innato e istintivo. Non vorrai mica andare contro natura, eh? • Alza il volume dei ricettori del piacere. • Cambia il nostro stato di coscienza. La risata ti sorprende modificando così la percezione della realtà. • Neutralizza la paura, pulisce il tuo cervello eliminando le scorie dei pensieri negativi. • È un eccezionale strumento di seduzione e un potente afrodisiaco. • È una buona ginnastica. Per piangere usiamo solo venti muscoli. Per ridere più di sessanta. Muovetevi, pigroni! • Mobilita il diaframma, ossigena i polmoni, tonifica gli intestini, galvanizza il velopendulo. • Ridere è un cicatrizzante per l’anima. Se riesci a ridere dei tuoi dolori essi si ridimensionano fino a scomparire. • È un atto sacro di fusione con il creato. • È gratis. Dormire dolce dormire… Dormire rigenera le energie e permette al corpo di usare tutte le forze per ottimizzare le funzioni fisiologiche. Nell’incoscienza del sonno torniamo a essere tutt’uno con il creato. Dormire è una forma potente di esplorazione inconscia e di meditazione passiva. Molti disturbi spariscono semplicemente dormendo in modo profondo. E anche la lucidità mentale, la creatività e l’immaginazione, dipendono dalla quantità e dalla qualità di sonno. Non date retta a quei dottori che dicono che dopo i 40 anni si può dormire meno. Non si può mai dormire meno di 9 ore per notte senza intaccare le proprie energie vitali e far ricorso a riserve che invece devono usarsi solo in casi di emergenza come i periodi di crisi, le malattie gravi e i momenti di pericolo. Dormire galvanizza lo spirito, dà il buonumore, evita gli sprechi energetici e gli inquinamenti, e rende meno frequenti gli errori, i malintesi e gli infortuni. Quando dormiamo siamo perfetti. Non rinunciate a questo


elisir di lunga vita e di felicità. Non è vero che chi dorme non piglia pesci. La via lenta alla vita vi farà pigliare forse meno pesci ma non vi perderete quelli migliori . Per addormentarsi bisogna prima riuscire a entrare in uno stato di coscienza intermedio tra la veglia e il sonno. Per ottenere questo, si può ricorrere alla “meditazione passiva” e all’ascolto di se stessi, o al “movimento rallentato”. Un esercizio specifico molto efficace è immaginare di passare attraverso un cerchio molto lentamente, visualizzando le parti del corpo che lo attraversano una dopo l’altra. Si comincia dalle dita dei piedi. Dopo pochi secondi si sente che i piedi e le gambe diventano caldi e si ha la sensazione di un aumento di peso o di un formicolio. Il sonno arriva in pochi minuti, generalmente prima che si arrivi a far passare il bacino attraverso il cerchio. Facendo questo tipo di esercizi a volte sembra di restare per ore sospesi tra la veglia e il sonno, mentre l’osservatore resta sveglio. In realtà si sta dormendo profondamente e solo a tratti si sperimenta un basso livello di coscienza. Al mattino si è comunque perfettamente riposati. Via via che si fa esperienza si può imparare anche a rilassarsi completamente e addormentarsi per una trentina di minuti, così da riacquistare in pieno le energie.

Come si fa a incontrare qualcuno che faccia il miracolo giusto? Riuscire a godersi un miracolo non è una questione di intelligenza. Le persone intelligenti sono spesso anche molto razionali. E questo è un problema. Il subconscio è molto irrazionale. Se tendi a mantenere il controllo sulla situazione non ottieni niente. Perché le terapie non convenzionali e le magie funzionino, lasciati andare liberamente alla suggestione. Solo così arriverai a toccare la zona giusta del tuo cuore, della tua pancia... sì, perché il cervello inconscio non sta solo nella testa, è una facoltà diffusa. Si tratta di seguire un filo affascinante di casualità e suggestioni. Si tratta di dare spazio ai desideri che l’inconscio esprime facendoti apparire più luminosa, armonica o morbida un’idea. La tua razionalità non può da sola trovare questa chiave di guarigione. Devi seguire l’intuizione, la curiosità, le casualità, le coincidenze, il capriccio. Accettare che sia l’inconscio a guidare la danza, a indicare la strada giusta con il linguaggio delle emozioni. È una scelta ardua e affascinante. Devi trovare molta fiducia per seguire così, senza senso apparente, il girovagare di questa ricerca. E proprio perché la posta in gioco è la tua vita devi affidarti alla clemenza dei giudici, alla divina provvidenza, alla tua buona stella. Sei come Indiana Jones nel film “L’Ultima Crociata”, quando deve attraversare il ponte che non c’è. Se sarai certo dell’esistenza del ponte invisibile, i tuoi piedi lo troveranno, ma se non hai fiducia non ci sarà nessun ponte a sostenerti e precipiterai nell’abisso. Devi avere una smodata fiducia nel fatto che la forza vitale sia in te abbastanza forte da salvarti. Forse fallirai comunque ma, in ogni caso, avrai realizzato un’intimità nuova con la tua stessa vita. E questa sola, pur nella tristezza della tua esistenza, ti avrà ripagato della fatica di vivere. L’unica traccia che in questo viaggio si può seguire è la piccola luce che brilla dentro di noi. No, non sto parlando in modo retorico. Parlo di qualche cosa di concreto e tangibile che puoi sentire se chiudi gli occhi e ti ascolti. Quante volte l’hai sentita? Cerca di ricordare come ti sentivi nei tuoi momenti di gioia di innamoramento o come ti senti ogni volta che scoppi a ridere. Questi stati di felicità sono generalmente associati a una percezione maggiore della

luminosità intorno a noi. A tratti, per brevi istanti, sembra addirittura di sentire che questa luminosità si sprigiona anche dentro di noi. La forza misteriosa che ci fa vivere diventa quasi palpabile. Viviamo queste esperienze per troppo poco tempo e dedichiamo troppo poco tempo ad ascoltare in ogni particolare le sensazioni meravigliose che questi stati di coscienza ci regalano.

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LA VIA INTERIORE

disegni di Moreno Tomasetig

Musicoterapia e vibroacustica di Diego Kriscak

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opo aver introdotto gli elementi generali su cui poggia la terapia viboracustica, possiamo ora approfondire i cosiddetti parametri del suono, parte integrante di quell’area d’intervento terapeutico che agisce specificatamente sul sistema uditivo.

La percezione uditiva Le caratteristiche fondanti del suono possono essere classificate in tonali, dinamiche, temporali e qualitative. Le tonali riguardano l’altezza, il timbro, la melodia e l’armonia. Quelle dinamiche dipendono dall’intensità. La durata, il tempo e il ritmo sono legati alle caratteristiche temporali; il timbro e la composizione armonica a quelle qualitative. Secondo una classificazione da un punto di vista percettivo, i parametri musicali si possono suddividere in base al seguente schema: 1. intervalli: percezione orizzontale e verticale 2. intensità: percezione delle ampiezze 3. timbro o colore: percezione del colore 4. frequenza: percezione delle altezze 5. durata e ritmo: percezione ritmico/ temporale

Percezione orizzontale Immaginiamo la melodia come un flusso continuo, una successione di note, o meglio, di suoni, legati fra loro da una serie di intervalli. In questo flusso continuo, definibile con il termine di percezione orizzontale, a suoni seguono altri suoni che possono assumere valori temporali diversi. L’orecchio percepisce, istante per istante, la successione, ma soprattutto percepisce gli intervalli, vale a dire le distanze tra i relativi suoni. Non è possibile fare alcun raffronto se manca il punto di vista statico. Un suono preso da solo non rappresenta alcunché se non viene rapportato a qualcos’altro, a un suono di partenza, dato per scontato, a volte implicito, che esiste a livello di coscienza. Sono gli intervalli che creano tensione sistematizzando il discorso musicale. Nella musica tonale, il suono di partenza, quello che crea l’impianto

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di base, viene definito con il termine di tonica, intesa come centro gravitazionale attorno al quale tutto deve ruotare. Lo sviluppo orizzontale segue un andamento che prevede dei punti fermi, dei pilastri, che sostengono la struttura, dando sicurezza e stabilità. La tonica è il più importante di questi pilastri di sostegno. È il linguaggio con il quale si è deciso di comunicare. Gli argomenti della comunicazione, invece, si legano strettamente ad altri due piloni, vale a dire quello della sottodominante (posta a distanza di una quarta superiore o di una quinta inferiore) e quello della dominante (posta alla distanza di una quinta superiore o di una quarta inferiore). Sono questi ultimi che danno senso al discorso, che ribadiscono concetti, sistematizzano punti fermi, trasformano balbettii incoerenti in discorsi a tutto tondo.

Percezione verticale L’Armonia evoca magicamente colori, crepuscoli, catene di vette e di lontane montagne, tempeste, paesaggi primaverili, città sommerse, volti. Se la percezione orizzontale identifica il movimento nel tempo, quella verticale va intesa come una serie di istantanee di rapporti intervallati secondo formule logaritmiche, come evidenzia Ernest Ansermet (E. Ansermet, Les Fondements de la musique dans la conscience humaine,

Boudry, 1987). Le due percezioni, i due concetti, sono fra loro interdipendenti, in quanto la presenza dell’uno non può prescindere da quella dell’altro. Lo stesso singolo suono contiene già in sé tutta la gamma sonora esistente. Nella creazione spontanea della successione melodica interviene il concetto di Armonia, come, allo stesso modo, nel concetto di Armonia interviene quello di Melodia. Ogni suono eseguito, o soltanto pensato, ha in germe una serie di altri suoni legati allo stesso in base al principio dei suoni armonici risultanti.

La serie degli armonici 1. Qualsiasi suono non viene percepito singolarmente, ma come la somma di una serie di suoni simultanei, definiti armonici. Ogni suono, quindi, è già per sua natura un accordo. Anche se il discorso vale per uno qualsiasi dei dodici suoni e a qualsiasi altezza, per comodità prenderemo come modello di suono fondamentale il do1. Gli armonici risultanti più immediati saranno i seguenti: do2, sol2, do3, mi3, sol3, sib3, do4, re4, mi4, fa4, sol,4,ecc 2. La nota fondamentale (do1) crea la più forte intensità percettiva, in quanto, come si vede dalla successione, è presente con maggior frequenza, oltre che a qualificarsi già in partenza


come suono generatore. 3. Quello che l’orecchio in successione percepisce è la cosiddetta quinta giusta del suono fondamentale (in questo caso il sol2). Suono che si presenta subito dopo il do2 e di conseguenza con maggior frequenza rispetto agli altri. 4. Ogni suono risultante dalla fondamentale emergerà come fondamentale a sua volta di altri armonici risultanti. Ad esempio, il sol2, risultante dal do1, avrà come risultanti più immediati i seguenti armonici: sol3, re4, sol4, si4, re5, ecc. 5. Non va dimenticato che, a sua volta, il do, suono fondamentale, risulta dipendere da un altro suono (in questo caso il fa, che si trova una quinta sotto). Ciò ci porta, come conseguenza, al sol che dipende dal do che dipende dal fa. La stessa nota fa dipenderà a sua volta da un’altra nota che si troverà posta esattamente una quinta sotto, vale a dire il sib. Un procedere, quindi, a cascata, che andrà a coinvolgere tutta la gamma sonora. Il risultato sarà quello che Anton Weber definisce come una specie di “parallelogramma di forze” perfettamente bilanciate (A. Weber, 2Der Weg zur Neuen Musik”, Wien, 1960.). Come si può notare, quindi, ogni suono è generatore di altri suoni dipendenti, definiti armonici, che, a loro volta, generano altri suoni con continuità. Per dare chiarezza, possiamo dire che qualsiasi linea melodica contiene al suo interno una produzione armonica e da qualsiasi istantanea armonica può nascere una struttura melodica, come prodotto risultante della serie degli armonici.

Percezione delle ampiezze Secondo la definizione del fisico Pietro Righini, l’intensità di un suono va intesa come l’energia sonora trasmessa nell’unità di tempo in una determinata direzione attraverso l’unità di superficie perpendicolare a quella direzione (P. Righini, “Acustica musicale”, in “Dizionario della Musica e dei Musicisti”, Il Lessico, Vol. I, Torino, 1983). L’intensità di un determinato suono è correlata all’ampiezza delle

vibrazioni, all’energia della fonte sonora, che a sua volta va ad influire sul volume e sulla sua percezione soggettiva. Quest’ultima è racchiusa entro due soglie, quella del dolore (130 decibel) e quella minima uditiva (0 decibel), vale a dire, dall’assordante al quasi impercettibile. Juliette Alvin sostiene che l’intensità è importantissima per l’effetto complessivo della musica e può quasi essere, di per se stessa, un mezzo di gratificazione: se l’ascoltatore non raffinato preferisce di solito la musica sinfonica a quella da camera, è probabile che questo dipenda dall’ampio volume che la prima possiede, indipendentemente dal valore musicale della composizione (J. Alvin, “Music Therapy”, London, 1966). Nel mondo occidentale, denso di inquinamento acustico, è molto più probabile che si riesca a percepire la soglia del dolore piuttosto che quella dell’udibilità. D’altra parte, l’uomo d i m o s t ra u n ’ e v i d e n t e predilezione per i rumori eccessivi (H. Smith, “The World’s Earliest Music Traced to its Beginning in Ancient Lands”, London, 1900). L’elemento dinamico proprio dell’intensità permette, attraverso sfumature di potenza crescenti o decrescenti, di rendere espressivo un suono, di renderlo sommesso o debordante. Ancora, attraverso l’intensità, il pensiero tradotto in azione musicale acquista spessore, diventa efficace. Gli intenti sonori vengono chiarificati. Un suono potente può denotare forza, vigore, rabbia, aggressività; un volume sommesso si trasforma in un messaggio che trasmette intimità, che parla di piccole cose, di sentimenti delicati, di dolcezza, di dolore contenuto. Le altre variabili della percezione delle ampiezze sono, nell’ordine: - la soglia di mascheramento: il livello di suono necessario a coprirne un altro, alterandone il significato o rinforzandone il senso. - la sovrapposizione con il tono: quando si ha l’impressione che un tono cresca d’intensità durante l’esecuzione

di passaggi acuti. la risonanza e le proprietà fisiche: degli strumenti sonori e della voce umana. - l’energia: necessaria per produrre il suono su un determinato strumento, incluso il movimento preparatorio. - il controllo motorio: legato alla produzione del cambiamento del livello d’intensità. - gli aspetti relativi: a distanza e posizione rispetto alla fonte sonora.

Percezione del colore Il timbro, o colore, è la qualità che permette di distinguere due suoni di uguale intensità e altezza, ma che producono una diversa sensazione uditiva. Arnold Schoenberg afferma: “non posso ammettere l’esistenza di una distinzione fra timbro e altezza. Mi sembra che un suono sia percepito essenzialmente dal suo timbro, del quale l’altezza non è che una dimensione. Il timbro è un dominio vastissimo, nel quale l’altezza occupa soltanto un piccolo elemento” (A. Schoenberg, Harmonielehre, Wien, 1922). Le differenze di timbro non vengono date soltanto da strumenti diversi, ma anche dallo stesso strumento, suonato con modalità differenti. Il caso più emblematico è forse proprio quello della voce umana. Secondo il compositore Aaron Copland, le differenze nel colore del tono sono le prime percepibili da un orecchio non addestrato (A. Copland, “Music and Immagination”, Cambridge, 1952). La percezione del timbro è la risultante di un processo psichico di fusione a partire dalle componenti dello spettro sonoro, dove possono intervenire anche componenti non armoniche, che si generano “per ragioni fisiche più complesse, o suoni risultanti da più combinazioni. Di fondamentale importanza è lo stretto legame del timbro allo spazio temporale, dove le variazioni possono essere multiple: si pensi ad esempio a quelle legate alla coda sonora, nella quale spariscono velocemente le frequenze più acute, mentre quelle più gravi hanno la tendenza a una durata maggiore. Il tim-

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LA VIA INTERIORE

bro applicato alla voce umana determina particolari melodie legate, a loro volta, a precise funzioni, quali quelle dei canti funebri, o quelle associate ai matrimoni o alle nascite, o ancora ai canti di battaglia, o ai messaggi vocali. È piuttosto evidente che il timbro della voce di una donna che vuole addormentare suo figlio sarà notevolmente diverso da quello della stessa donna che canta gioiosamente al matrimonio della sorella o si dispera per la scomparsa di una persona cara. Le stesse altezze, se vogliamo, sono differenti. Nei lamenti funerari dell’Albania, denominati vajtim, la donna preposta a tale compito si rivolgerà alla salma con un timbro lamentoso e farà uso di determinate altezze e di intervalli armonici ben precisi. La sua voce avrà un andamento a cascata, con salti discendenti generalmente di secondo grado, con melodie che non superano mai l’intervallo di quinta, con note ripetute sulla sillaba “hej”. L’uso specifico di questa particolare sillaba porterà inevitabilmente ad emettere determinati suoni, che dipenderanno anche dalla posizione della lingua nel palato (A. Lloyd, “Folk Music of Albania”, London, 1964). Nello “Sprechgesang”, la cosiddetta “declamazione ritmica” affermatasi attraverso le composizioni di Arnold Schönberg, maturate all’interno dell’espressionismo tedesco, la melodia delle parti vocali indicata in partitura non è stata destinata al canto. L’interprete ha il compito di trasformarla in una melodia parlata (A. Berg, “Lirische Suite”, Milano, 1995). Perché ciò avvenga, il ritmo dev’essere precisamente osservato e l’esecutore dev’essere pienamente consapevole della differenza esistente tra l’intonazione del canto e l’intonazione del discorso.

Percezione delle altezze La frequenza è l’elemento fondamentale che definisce qualitativamente un suono. Le variazioni della pressione nel tempo ne modificano la percezione sonora. L’azione che si produce agisce sull’essere umano a un livello puramente fisico in maniera del tutto razionale. La frequenza

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più bassa udibile si aggira attorno ai 16 Hz, la massima è attestata sui 16000 Hz. Quella di riferimento nel campo musicale è il La di 440 Hz. Frequenza e altezza tonale sono due concetti ben distinti, il primo è un dato oggettivo facilmente quantificabile, il secondo ha un significato prettamente psicologico. Il concetto di altezza è molto importante ai fini di stabilizzare le posizioni relative dei suoni all’interno delle loro successioni. C’è un legame evidente tra la frequenza e la nostra impressione soggettiva del suono. Più le vibrazioni sono rapide, più la nostra percezione dell’altezza è maggiore e viceversa (L. Bunt, “Musicoterapia, un’arte oltre le parole”, Roma). Un profondo legame unisce l’altezza alla tensione e al rilassamento e ciò lo si può tanto più notare nella tecnica vocale di emissione sonora o nella respirazione di chi suona strumenti a fiato. Dati facilmente verificabili indicano una correlazione molto stretta tra psiche e altezza, persone nervose o in stato di tensione possono essere influenzate negativamente da una frequenza alta, specialmente se di lunga durata (J. Alvin, “Music Therapy”, London, 1966). Le vibrazioni molto frequenti costituiscono indubbiamente un potente stimolo nervoso e possono creare agitazione, d’altra parte, quelle lente, come dicevamo, hanno la facoltà di portare rilassamento. Ancora, suoni molto acuti (con vibrazioni molto frequenti), se ripetuti possono indurre l’insorgenza di crisi epilettiche in soggetti particolarmente predisposti.

vento, l’intermittenza della goccia che cade, il rombo costante della risacca) e artificialmente, legato quindi all’espressione umana. Come l’armonia e la melodia, il ritmo presenta una caratteristica oscillazione tra la sua autonomia e l’integrazione nell’insieme del fenomeno musicale (J. J. Nattiez, “Il discorso musicale”, Torino, 1977). Di conseguenza si assiste a un’alternanza di tensione e distensione. Juliette Alvin sostiene che si possono scorgere delle relazioni fra il tempo della musica e le funzioni fisiche involontarie, come il battito del cuore e la respirazione. C’è una necessità di ritmo legato al senso del primitivo, alla fusione tra l’uomo e la natura. Quando questo si ripete senza soluzione di continuità, dimenticando o accantonando la forma canonica, le sensazioni primordiali emergono senza riserve. Ritmo e durata rappresentano due aspetti, quello oggettivo, relativo al primo termine e quello soggettivo, legato invece al secondo. Per il musicoterapeuta, il processo di correlazione tra questi due aspetti si svolge dall’interno all’esterno, un’interiorizzazione del tempo che si rivela attraverso l’estrinsecazione del prodotto sonoro che va a scontrarsi/incontrarsi con quella del paziente, a sua volta mosso dall’interno. Quando ritmo e tempo del paziente e del terapeuta si correlano, non soltanto a livello teorico, ma in tutto e per tutto, comprendendo l’aspetto psicologico/soggettivo e quello reale/oggettivo, si assiste a una totale fusione a livello comunicativo. Uno spalancarsi delle porte che danno accesso alle stanze, altrimenti sigillate, che contengono le strutture endogene di entrambi.

Percezione ritmico/temporale

Visti quelli che sono i parametri della percezione (ciò che alla fine agisce sul sistema uditivo), proviamo ora a entrare nello specifico dell’intervento nella terapia vibroacustica. In base agli studi compiuti negli anni precedenti da Olav Skille (O. Skille, “Vibroacustic Therapy”, in America Journal of Music Therapy n.8), si sono potuti appurare i risultati benefici sulle seguenti patologie:

Questa percezione è legata alla comparazione di elementi in proporzioni pari oppure dispari nel tempo (C. Terni, “Ritmo e Tempo in Dizionario della Musica e dei Musicisti”, vol. 4, Torino, 1983). La realtà ritmica è insita nell’instabilità delle cose. Un emergere di punti nei quali il bisogno di continuità si rivela fondamentale. Questo parametro si può presentare in due modi ben distinti: in natura (fenomeni quali il soffiare del

1. Autismo 2. Asma/cistofibrosi 3. Dolori addominali/dolori causati da colica


4. Paralisi cerebrale ed altre condizioni spastiche 5. Stipsi intestinale 6. Algie del collo e delle spalle 7. Dolori mestruali/tensione premestruale 8. Algie della parte inferiore della schiena 9. Depressione indotta da stress 10. Lesioni dovute ad attività sportiva 11. Insonnia 12. Malattia di Bechterev 13. Poliartrite 14. Deficit circolatori e polmonari 15. Fibromiositi/fibromialgie 16. Sclerosi multipla e morbo di Parkinson Il sistema, sviluppatosi da quello originale, va ad agire per mezzo di quella che a grandi linee potremo definire come una grande cassa acustica in grado di trasmettere basse frequenze, regolabili in base alla manipolazione di un generatore di frequenza molto preciso e di un amplificatore monofonico che ne controlla l’uscita. Ogni frequenza va ad agire su determinate parti del corpo stimolandole. Abbiamo verificato che le frequenze tra i 70 e gli 80 Hz sono quelle che nella grande maggioranza dei casi agiscono indiscriminatamente su tutto il corpo. Le frequenze comprese tra i 40 e i 50 Hz interessano piuttosto la parte del bacino, quelle più basse si localizzano nella parte inferiore del corpo, anche se con delle risposte localizzate in altre zone. Su casi da me testati ho notato che alle seguenti frequenze il corpo vibra nelle seguenti zone specifiche:

80 Hz: mediamente tutto il corpo, con particolare rilevanza su base spina dorsale, nuca, piedi. 70 Hz: mediamente parte superiore del tronco 60 Hz: cuore, polmoni 50 Hz: bacino, ma anche gola e nuca 40 Hz: gambe in rilevanza, ma anche spalle 35 Hz: bacino, ma anche spalle 30 Hz: schiena, bacino, ma anche collo 25 Hz: gambe, in particolare polpacci 20 Hz: cosce, bacino, gambe

Attraverso la somministrazione di basse frequenze, quindi, possiamo notare che si va ad agire in maniera specifica su zone del corpo ben localizzate. Se alla somministrazione delle basse frequenze percepite dal corpo sommiamo riproducendo, per mezzo di una cuffia stereofonica ad alta fedeltà, della musica che in qualche modo vada ad accentuare la frequenza in questione, lavorando perciò sugli armonici di quest’ultima (ci troviamo ora nella seconda fase dell’intervento), il risultato che si ottiene è quello di moltiplicare in maniera esponenziale la sensazione iniziale. I mezzi adottati possono essere di due tipi: riproduzione di brani scelti appositamente, in qualche maniera composti su note e frequenze ben precise, oppure per mezzo di musiche composte sul momento dal terapeuta che tengano conto dello stesso principio. La composizione, generalmente avviene attraverso l’uso del computer e di tastiera midi. Oltre a ciò, come detto in precedenza, esiste la concreta possibilità di un’interazione effettiva con il paziente che, attraverso l’uso del microfono, può “vocalizzare” entrando in empatia col terapeuta. In base a test effettuati si è riscontrato, nella somma dei due interventi (quello inferiore, legato alla somministrazione di note a bassa frequenza percepite dal corpo come vibrazione, e quello superiore percepito dall’apparato uditivo) i seguenti risultati: 1. frequenza 60Hz, brano proposto “Terebellum” (autori: Robert Fripp, Brian Eno), risposte verbali del paziente dopo la prova: piacevole, estremamente rilassante, vibrazione ben localizzata nella zona del cuore. 2. frequenza 60 Hz, brano proposto “In der Garten Pharaos” (autori: Popol Vuh), risposte verbali del paziente dopo la prova: sui suoni lunghi occhi chiusi (nessuna attività oculare), al subentrare delle percussioni l’attività oculare interna prende forma. La vibrazione passa in secondo piano.

3. frequenza 55 Hz, brano proposto “Phaedra” (autori: Tangerine Dream) , risposte verbali del paziente dopo la prova: una sensazione di distacco dal corpo quasi immediata, brividi di piacere zona schiena, crescita di energia, la progressione (ad un certo punto del brano c’è una progressione) non sarebbe dovuta finire mai. Le prove effettuate non hanno superato la durata di venti minuti ciascuna e si è potuto notare quanto segue: respiro regolare, corpo estremamente rilassato, occhi chiusi, sorrisi, aperto stato di benessere. Per concludere, posso aggiungere che la percezione sonora è alla base di qualsiasi espressione, compito del terapeuta è quello di fornire il giusto sostegno armonico. In base al principio della consonanza, i suoni armonici più prossimi al suono fondamentale sono quelli che più naturalmente risuonano creando stabilità. Negli interventi interattivi, quindi non limitati alla sola soministrazione di basse frequenze, il terapeuta dovrà applicare quelle costanti che rientrino nella dimensione di una composizione canonica. A un suono, o ad una serie di suoni prodotti dal paziente, si potrà rispondere con l’imitazione, la variazione, la ripetizione, la ripresa, lo sviluppo, oppure decidere di evitare qualsiasi suono di risposta. Il risultato sarà comunque legato a uno sviluppo orizzontale e verticale del discorso sonoro. Si potrebbe assistere, in definitiva, alla creazione di una linea melodico/armonica che avrà un suo andamento ben preciso. Naturalmente, il progredire nel tempo della melodia potrà portare a un grado di comprensione maggiore, in quanto si aprono due possibilità: quella legata alla ricorrenza e l’altra al continuo cambiamento. Tutti e due i casi sistematizzeranno le modalità di interazione. Molto spesso si assiste alla tendenza verso la spinta a una situazione di ricorrenza, con la ripresa delle proposte del paziente che vengono inizialmente ripetute o imitate. È il primo tentativo di stabilire una modalità espressiva comune. In un secondo momento gli altri elementi del discorso musicale potranno sostituire i primi.

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LA VIA DELLA SCIENZA

Quando e quante volte sogniamo durante la notte? di Eleonora Brugger e Paul Kircher (www.comprendereisogni.it)

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o sapevate che ogni persona sogna dal momento in cui si addormenta fino a quando si sveglia e cioè per tutta la notte? Durante il sonno spaziamo con la coscienza in altre dimensioni in cui facciamo delle esperienze, superiamo blocchi ed impariamo cose nuove che ci preparano per il giorno seguente. Dopo la breve fase dell’adormentamento, durante la quale prendono forma le prime immagini oniriche, conosciute anche come visioni o “esperienze ipnagogiche“, ci caliamo nella fase del sonno profondo. Le ricerche di laboratorio sul sonno fanno osservare che nelle fase intermedia tra il sonno ed il sonno profondo, si attiva il sistema nervoso autonomo. E’ la fase REM, o movimento oculare rapido (REM, dall’inglese Rapid Eye Movement). Questo stadio si consegue dopo circa un ora, un ora e mezza di sonno profondo. Nei successivi 10 minuti circa, sprofondiamo nuovamente nel sonno profondo. Questo movimento ritmico ad onde si ripete fino a 7 volte durante la notte, con una sempre minor profondità del sonno. Nella fase del sonno profondo e anche in quella REM, veniamo a trovarci in una sorta di paralisi, i nostri muscoli sono rilassati in modo che non possiamo muo-

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verci. Si tratta di un meccanismo di salvaguardia che impedisce movimenti non voluti che potrebbero metterci in pericolo durante il sonno. Le misurazioni da Elettroencefalogramma (EEG) mostrano nella fase REM un attività quasi tempestosa, come se il dormiente si trovasse in una situazione di forte agitazione o di panico. Il battito cardiaco e la pressione diventano irregolari, come nelle situazioni di grande emozione. Il consumo di ossigeno cresce rapidamente e, nell’attimo seguente, il dormiente si trova in una condizione simile all’affanno. La produzione di ormoni fa registrare dei picchi e, seppur di poco, ma in modo evidente, varia anche la temperatura del cervello. Quasi nessuno si accorge consapevolmente delle quattro fino alle sette fasi di sogno possibili. Ciononostante sembra che il dormiente medio viva ogni notte una crescita della coscienza. In realtà sogniamo anche nella fase nonREM, ma le esperienze della ricerca evidenziano che solo poche persone se ne ricordano e i ricordi risultano spesso frammentati. La fase del sonno profondo (non-REM) corrisponde alle cosiddette onde delta (fino a 4 Hertz). La fase REM invece, intervalla dai 4 agli 8 Hertz. Gli incubi accadono più spesso nella fase di sonno profondo. Questo per quanto riguarda le fonti ufficiali e quanto scientificamente misurabi-

le ma, c’è dell’altro: se osserviamo con attenzione il processo di addormentamento, possiamo renderci conto che, poco prima del sonno, siamo in grado di recepire dati che hanno poco a che fare con la nostra quotidianità. Come già descritto, affiorano delle immagini ipnagogiche (che costituiscono in effetti un campo di transizione) e non ci accorgiamo che l‘attenzione della nostra coscienza si è spostata. In realtà da questo punto in poi non siamo più vincolati da parametri spazio temporali e, con la giusta tecnica, possiamo aprirci consapevolmente alla dimensione “iperspaziale“. Superata questa prima fase infatti, possiamo entrare direttamente e coscientemente in un sogno che già si sta svolgendo e nel quale il nostro corpo onirico è già attore e… ammesso che abbiamo imparato a realizzare “sogni lucidi“, possiamo poi scegliere se entrare in questo corpo onirico vivendone l’esperienza, oppure assistere al sogno stesso da semplici spettatori. Sogniamo continuamente, ventiquattro ore su ventiquattro. Anche in questo momento, mentre state leggendo questo testo, voi sognate, solo che non partecipate consapevolmente al sogno. Coloro che hanno la capacità di osservare con attenzione il processo di addormentamento sanno che la multidimensionalità è una realtà e non solamente un’ipotesi teorica.


Plasma di Quinton

Boswellia

La talassoterapia si avvale delle risorse del mare. L’acqua viene semplicemente filtrata e riscaldata, per preservare tutte le qualità originarie. I fanghi marini e le alghe sono utilizzate per applicazioni locali o impacchi su tutto il corpo, dagli effetti rivitalizzanti o snellenti. Il sale marino entra nei trattamenti per le sue proprietà esfolianti. L’acqua di mare si può considerare la più completa acqua minerale, in quanto in essa sono contenuti quasi tutti gli elementi esistenti in natura. Utilizzata in combinazione con il clima marino può curare diversi disturbi e svolgere un’azione rivitalizzante, detergente e antibatterica.

Nella Fitoterapia occidentale si utilizzano spesso estratti di piante extra-europee, derivanti nella maggior parte dei casi dalla medicina tradizionale di molte popolazioni.

L’acqua di mare è in commercio, con il nome di plasma di Quinton, appena modificata per le esigenze dell’organismo e resa sterile, permettendo così di rimineralizzare l’organismo, ristabilendo il metabolismo minerale alterato e l’equilibrio ionico. Una cura con acqua di mare moltiplica fino a 10 volte il tasso di magnesio, con notevole miglioramento delle manifestazioni allergiche, dell’assimilazione e diminuendo le fermentazioni gastriche. Il Plasma di Quinton è acqua di oceano pura, sterilizzata a freddo. È in vendita in farmacia, sotto forma di fiale. L’acqua di mare è ricca di oligoelementi e sali minerali, elementi che entrano nel nostro corpo attraverso la pelle riattivando in questo modo la circolazione, stimolando il metabolismo e le attività d’assimilazione e d’eliminazione. Queste sostanze hanno più efficacia se la temperatura dell’acqua è tra i 30 ed i 32 gradi. L’acqua di mare è inoltre raccomandata per curare le artrosi, le infiammazioni dei tendini, dei muscoli e dei nervi, delle prime vie respiratorie e per combattere l’obesità e la cellulite. Il plasma di Quinton bevuto a stomaco vuoto, può guarire numerosi disturbi: dermatiti, psoriasi, allergie alimentari, riniti e sinusiti, osteoporosi, dolori reumatici, astenia e sindromi depressive. “Il mare guarisce le malattie degli uomini” (Euripide)

E’ ad esempio il caso della Boswellia (Boswellia serrata Roxb), della famiglia delle Burseraceae, un albero originario dell’India, forse più conosciuto per il fatto che dalla sua corteccia si estrae una resina chiamata “incenso”, certamente conosciuto per l’uso che ne è sempre stato fatto durante le cerimonie religiose. Recentemente l’attività antireumatica degli estratti di Boswellia è stata confermata anche sull’uomo, con particolare riferimento all’artrite reumatoide: i pazienti affetti da artrite reumatoide sono stati trattati con estratto di Boswellia, da solo o in associazione ad altre piante antireumatiche, valutando la variazione della velocità di eritrosedimentazione (VES) e di alcuni parametri clinici. Gli autori hanno concluso che si trattava di un trattamento sicuro, ben tollerato anche nella terapia a lungo termine, capace di modificare l’andamento clinico della malattia, utilizzabile anche in associazione ad altri farmaci, efficace nella riduzione del dolore e del gonfiore articolare e nel ristabilire un buona funzione articolare. Alcuni acidi boswellici hanno dimostrato sperimentalmente un’importante attività antitumorale, dimostrata tuttavia soltanto in vitro su cellule leucemiche, ma non ancora sull’uomo. Estratti di Boswellia possono essere prescritti nella terapia di numerose patologie dell’apparato osteoarticolare e non: dolori artritici, artrosi, artrite reumatoide, fibromialgie, miositi, tendiniti, periartriti, flogosi delle parti molli, reazioni allergiche bronchiali o rinosinusali, malattie infiammatorie croniche o allergiche della pelle, colite ulcerosa, morbo di Crohn, epatopatie croniche. In certi casi è possibile giungere anche alla riduzione di farmaci antiinfiammatori, cortisonici e non, abitualmente utilizzati.

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PIEMONTE TORINO Centro Buddha della Medicina Via Cenischia 13, Torino. Tel. 011.3241650, 011.355523. Centro Milarepa Largo Beato Umberto 8, Avigliana (TO). centro.milarepa@tiscali.it Centro Studi Maitri Buddha Via A. Guglielminetti 9, Torino. Tel. 011.359649. IL CERChIO VUOTO associazione religiosa per la pratica e lo studio del Buddhismo Zen Soto (responsabile spirituale rev. Dai Do Massimo Strumia) Via Massena 17, Torino. Tel. 333.5218111. www.ilcerchiovuoto.it dojo@ilcerchiovuoto.it DOJO ZEN MOKUShO Via Principe Amedeo 37, Torino (TO). Tel. 011.883794.

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I LUOGhI

Ass. ASPIC - COUNSELING E CULTURA Via San Gallo 41, Milano. Tel. 02.70006555, aspicmilano@libero.it www.aspicmilano.com Associazione culturale Onyhana Via Venezian 18, Milano. Tel. 02 70127984, www.assonyhana.it Associazione Culturale VEGA Via della Repubblica 16, Paullo (MI). Tel. 335.7065167, vega@vega2000.it www.vega2000.it Associazione Essere Pace (Maestro Ven. Thich Nhat hanh) Via Tertulliano 30, Milano. www@esserepace.org BioBi - laboratorio di architettura bioecologica Via Rombon 33, Milano. Tel.02.2151059, fax. 02.700410149, www.biobi.it spirab@iol.it Buddismo Zen Soto - Ufficio Europeo (Imamura Genshu Roshi) Via San Martino 11/C, Milano. Tel. 02.58327569. CENTRO AYURKIMA Corso Vercelli 18, Milano. Tel. 349.7904392, ayurkima@tiscali.it Centro Dharmadhatu, Via Venezuela 3, Milano. Tel. 02.38005575, www.dharmadhatu.it Centro “il Fiore Del Tao” Via Felice Casati 8, Milano. Tel. 02.29537223, www.fioretao.com CIRCOLO OM ShANTI Via Piave 23, Motta Visconti (MI). Tel / fax 02. 90001188 lucilla.disomma@tin.it Dott. GERMANA PONTE Trainer di Focusing, riconosciuta dal Focusing Institute di NewYork. Cell. 338.7812626, germana.ponte@libero.it www.focusing-consapevolezza.org Kunpen Lama Gangchen Via Marco Polo 13, Milano. Tel. 02.29010263. Mandala - Centro Studi Tibetani Via Martinetti 7, Milano. Tel. 02.70128088.

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Monastero Zen Il Cerchio Via dei Crollalanza 9, Milano. Tel. 02.8323652, www.monasterozen.it ThE NEW YUThOK INSTITUTE PER LA MEDICINA TIBETANA Corsi, meditazioni e seminari. Prof. dr. Pasang Yonten Arya T. Sherpa. Viale Spagna 77, Sesto S. Giovanni, (MI). Tel. 02.2536266, www.newyuthok.it . OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali Via Passerini 18, Milano. Tel. 02.6427882, www.oipaitalia.com info@oipaitalia.com ROBERTO FACINCANI Naturopatia Aura-Soma® Cranio-Sacrale PMT e Intolleranze Alimentari A Milano, Como e Bergamo. Cell. 340.3641193, www.astrobenessere.net info@astrobenessere.net

PAVIA Ass. Scuola Soto Zen Centro Studi Zen Komyoji Loc. Costapelata-Fortunago Fortunago (PV). Tel. 0383.875584. ASSOCIAZIONE ZERO Associazione per il recupero e la trasmissione della tradizione interiore nello Hata Yoga. Sede sociale: via C. Marx 3, Voghera. Sedi di pratica: Pavia e Voghera. Tel. 328.4833411.

VARESE Associazione Maggio Via Sanvito Silvestro 40, Varese. Tel. 0332.235555.

VENETO BERGAMO Centro Giang Ciub Via Del Colletto 7, Paladina (BG). Tel./Fax: 035.637060. CENTRO YOGA MANDALA Via Borgo Palazzo 3, Bergamo (BG). Tel. 035.215395, 333.4576099. GRUPPO ZEN BERGAMO Pratica di zazen c/o Centroyogamandala Via Borgopalazzo 3, Bergamo. Tel. 333.4400313, zazenbg@yahoo.it

BRESCIA Karma Cio Ling -Centro Buddhista della Via di Diamante V.le Venezia 198, Brescia. Tel. 030.301515. www.buddhism.it IKSEN Via F. Bianchi 3, Tosc. Maderno (BS). Tel 0365.641898. www.iksen.it

CREMONA Istituto per l’Evoluzione Armonica dell’Uomo Via Carso 2, Cremona. Tel. 0372.433239.

PADOVA METODO CALLIGARIS Ass. Culturale “STELLA POLARE 9.9.9” Tel. 348.3027711, www.metodocalligaris.com info@metodocalligaris.org Centro Tara Cittamani Via Lussemburgo 4, Padova. Tel. 049.8705657.

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VERONA Centro Ming Men Corte Convento 28, Verona. Tel. 045.8921109, www.centromingmen.com

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I LUOGhI

Centro Studi e Meditazione Buddista Karma Tegsum Tasci Ling Contrada Morago 6, Mizzole - Cancello (VR). Tel. 045.988164.

VICENZA Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Villa Glori 22, Vicenza. Tel. 0444.922682, assocsyn@tin.it ERBERIA Prodotti erboristici selezionati. C.so SS. Felice e Fortunato 5, Vicenza. Tel 0444.322814. Associazione “YOGA e SALUTE” Kundalini Yoga, massaggio energetico, riflessologia plantare e terapie naturali. Via Verdi 3, Trissino (VI) Tel/Fax 0445.963764, cell. 380.7284724 assoyogaesalute@libero.it

TRENTINO ALTO-ADIGE BOLZANO Associazione Iridologia Italiana Via A. Hofer 12/B, Bolzano. Tel. 0473 623565. Centro Studi Attività Motorie Via Ralser 3/B, Vipiteno (BZ). Tel 0472 649028, cell. 347 1877727. CreativEvolution - Walter Sebastiani Frazione Albes 50, Bressanone (BZ). Per informazioni: tel. 0472.851163.

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ISTITUTO PER L’INTUIZIONE E LA CREATIVITÀ Dott. Eleonora Brugger & Dott. Paul Kircher S. Pietro Mezzomonte 40, Velturno (BZ). Tel. 0472 802228, info@eleonorapaul.com www.creativpower.it www.eleonorapaul.com

TRENTO MEDITAZIONE ZAZEN condotta da Maria Luisa GinGetsu Coppa, discepola del maestro Taisen Deshimaru e membro della Sotoshu giapponese. A Fiera di Primiero (TN), per informazioni: cell. 335.5412173, 347.1636967, 349.8060253. Associazione Armonia Via Tartarotti 20, Rovereto (TN). Cell. 320 5710251, 347 8172640. ASSOCIAZIONE PRANIC hEALING Trentino Alto Adige Via Perini 43, Trento. Tel 328 7065165, cell. 348 2399999. ASSOCIAZIONE SAMTEN ChÖLING ONLUS L’isola del Dharma per gli esseri di buon cuore Centro Buddhista nelle 10 Direzioni Corso Alpini 4, Trento. Tel e Fax 0461.038510, cell. 348.2601969 www.samtencholing.eu info@samtencholing.eu CASA DI SALUTE RAPhAEL Piazza De Giovanni, Roncegno (TN). Tel. 0461.772000, mail.info@casaraphael.com www.casaraphael.com Centro Darshan Via Paradisi 15/3, Trento. C. 347.7603015.

I dati raccolti sono stati forniti o individuati da elenchi pubblici e sono trattati in ottemperenza alla legge 675/96 con particolare riferimento agli articoli 12 e 20. Agli interessati è riconosciuta la facoltà di esercitare i diritti di cui all’art.13. Il titolare del trattamento dei dati è l’editore.

FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE ACCADEMIA CRANIO SACRALE Metodo Upledger P.zza S. Antonio Nuovo 6, Trieste. Tel. 040.3476191. www.accademiacraniosacrale.it Ass. Sportiva e Culturale “ENOSIS” Corsi di Yoga. Info: 340.2768293, 347.0149218, 328.4717996, enosis@tiscali.it Ass. Cult. INFINITA ESSENZA DELL’AMORE Via Mazzini 30, Trieste. Cell. 347/1404116 (Ylenia Harrison) Cell. 328/2160210 (Paola Bernetti) www.infinitaessenzadellamore.it CENTRO BUDDISTA TIBETANO SAKYA KUNGA ChOLING Corsi gratuiti di introduzione al buddhismo tibetano e programmi di adozione a distanza. Via Marconi 34, Trieste. Tel. 040.571048, www.sakyatrieste.it sakyatrieste@libero.it BUQI INSTITUTE TRIESTE Discipline praticate: Taijiwuxigong, Taiji37, Massaggio Buqi, Meditazione. Via del Veltro 43,Trieste. Tel. 340.6535664, www.buqi.net


Centro Benessere

AYURVEDA di Tiziana Roselli

LAM IL SENTIERO ReikiUsui e Karuna速Reiki Vivation速 Canto Armonico Cranio-Sacral Therapy Yoga Riflessologia plantare Shiatsu - Meditazione - Grafologia Piazza Benco 4, Trieste. Tel. 040.0642281, cell. 328.5629546, lamilsentiero@gmail.it

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I LUOGhI

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• visita medica tradizionale • visita medica omeopatica e omotossicologica • test e terapia per allergie e intolleranze alimentari • terapia del dolore articolare e anticellulite con mesoterapia e dielettroforesi • test e terapia per la candida • floriterapia di Bach

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SEDI CONFERENZE a Trieste presso la sala riunioni di “Therapeia”, in Viale XX Settembre 24 (2° piano) presso il Circolo delle Assicurazioni Generali, Piazza Duca degli Abruzzi 2

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ORA ANCHE IN ITALIA La terapia vibroacustica, largamente in uso nei paesi anglosassoni, baltici, e dell’area nord-europea, utilizza la commistione tra vibrazioni in bassa frequenza e l’ascolto mirato in stretta relazione alla frequenza emessa. Nello studio che troverete a Trieste, in Salita della Trenovia, potrete immergervi in un ambiente sonoro e vibrazionale, lasciando semplicemente che il vostro corpo, in risonanza con le vibrazioni emesse dal lettino, massaggi se stesso. Il trattamento innovativo, coadiuvato dall‘ascolto in cuffia di musiche specifiche, farà sì che l‘immersione nel “bagno sonoro” sia totale. Più di 4.000 ore di test hanno dimostrato l‘efficacia della terapia vibroacustica nel trattamento delle seguenti patologie:

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• Depressione indotta da stress • Lesioni dovute ad attività sportiva • Insonnia • Malattia di Bechterev • Poliartrite • Deficit circolatori e polmonari • Fibromialgie • Sclerosi multipla e morbo di Parkinson

Il dottor DIEGO KRISCAK, musicoterapeuta e ricercatore presso il centro di ricerca CARMA di Feletto Umberto (UD), iscritto all’Ordine “Specialistes in Disciplines Psychologiques” presso la Federation Europeenne des Ordres Professionnels, socio dell’ISVA (International Studies for Vibroacoustic), riceve per appuntamento a:

TRIESTE - Salita Della Trenovia 1/A cell. 320.6007066

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I LUOGhI

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UDINE IL CENTRO DEL CUORE Associazione di promozione sociale Via Leonacco 19, Udine. Tel. 0432.482215, 320.3265696, info@ilcentrodelcuore.it www.ilcentrodelcuore.it IL CENTRO DI INTEGRAZIONE Via Stiria 36/A, Udine. Tel. 0432.602530, info@centrodintegrazione.it DEBORA SBAIZ Master in Danza/Movimento Terapia e Professional Counselor. Udine, Portogruaro e Lignano. Tel. 0431.422147 www.deborasbaiz.it info@deborasbaiz.it Dott. GERMANA PONTE Trainer di Focusing, riconosciuta dal Focusing Institute di NewYork Cell. 338.7812626, germana.ponte@libero.it www.focusing-consapevolezza.org

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EMPORIO BIOEDILE Strada Prati S. Martino 2, Remanzacco (UD). Tel. 0432.648002, www.emporiobioedile.it ThE EXPRESSIVE hEALING ARTS STUDIO Counseling a mediazione artistica, arteterapia, ricerca interiore. Corsi e sessioni individuali. A Udine. Cell. 340.3706330 mariacanci@interfree.it IL FORNO ARCANO Via del Cristo 8, Rive d’Arcano (UD). Tel. 0432.809348, forno.arcano@libero.it GRUPPO ZEN UDINE Via Cormor Alto 218, Udine. Ogni mercoledì alle 21.00 appuntamento di meditazione Za-Zen. Per informazioni: Maurizio KoGyo Florissi, cell. 348.3071667. Arrigo Plozzer Naturopata - Kinesiologo Via Del Gelso 3, Udine. Tel. 335.6253344, mandiarry@libero.it

PORDENONE ASSOCIAZIONE MIRA Corsi e seminari yoga, attività di sostegno umanitario. Pordenone, Via della Ferriera 22. Tel. 347.9455220, info@associazionemira.org www.associazionemira.org Ass. IL SOFFIO - Scuola di Shiatsu Via Rotate 10, Pordenone. Tel. 347.5102713, 338.9075470, ilsoffio@yahoo.it Ass. TERRAUOMOCIELO Qi Gong e Percorsi di salute Tel. 0434.20389 (Laura Guerra), info@terrauomocielo.it www.terrauomocielo.it CENTRO MASSAGGI Corsi di massaggio. Via C. Battisti 55, Prata di Pordenone (PN). Tel. 0434.611282 Cell. 333.7466849 manucanziani@virgilio.it CENTRO “TESIS” Centro Olistico e Culturale Sessioni individuali, Corsi e Seminari Tel. 0434.72782, Cell. 329.2399184.

Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Francesco Baracca, 12/4 S.Vito al Tagliamento (PN) Tel. 0434.833019, assocsyn@tin.it Coop. LE RISORGIVE Piazzale San Lorenzo 14, Pordenone. Tel. 0434.551424. Dott.ssa Doriana Mimma DE VIDO Naturopatia & Bilanciamento Somatico. Riceve per appuntamento a Sacile (PN): Tel. 0434.72782, Cell. 329.2399184. GAIA Via Mestre 7, Pordenone. Tel. 0434.28043. SANITARIA Del PUP Via Molinari 38/40, Pordenone. Tel. 0434. 28897.

EMILIA ROMAGNA BOLOGNA CENTRO NATURA Discipline psico-fisiche, Centro benessere, Formazione, Ristorante BioVegetariano. Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051. 235643, 051.223331 www.centronatura.it info@centronatura.it CENTRO STUDI CENRESIG Centro per lo studio e la meditazione Buddista Mahayana Via Meucci 4, Bologna. Telefoni: Emanuela 392.5712783, Maddalena 347.2461157, Giovanni 349.6068534. www.cenresig.org info@cenresig.org

CENTRO YOGA “LE VIE” Via M. D’Azeglio 35, Bologna. Tel. 051.19982056, www.yogalevie.it info@yogalevie.it Istituto himalayano di ricerca in Ayurveda Via De Leprosetti 2/A, Bologna. Tel. 051.262823, www.ayurveda.bo.it Scuola/Fondazione Matteo Ricci Via A. Canova 13, Bologna. Tel. 051.531595, www.fondazionericci.it SCUOLA DI YOGA CENTRO NATURA Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051.223331, 051.235643, sport@centronatura.it www.centronatura.it

PARMA Ass. LA GROTTA DI CRISTALLO Shiatsu, Tai Ji, Danze Orientali, Voice Dialogue, Reiki, Diapason Terapia, Naturopatia, Meditazione Guidata. Fidenza (PR). Tel. 0524.84450, 0524.62315. freeweb.supereva.com/grottadicristallo Ass. NAMASTE - Parma Per la promozione e la diffusione della meditazione. Via Mascagni 25, Rivarolo di Torrile (PR). Tel. 0521.810138, cell. 335.6713405. www.oshonamaste.it maprem@libero.it LIBERA ACCADEMIA SCIENZE UMANE Scuola di counseling professionale accreditata Cncp. Incontri di crescita e formazione in ambito umanistico e transpersonale Via Sella 31/A (laterale Via Orlando), Parma. Tel. 0521.944410, www.lasu.it www.alchimia.org

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I LUOGhI

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GROSSETO Comunità Dzog-Chen Merigar, Arcidosso (GR). Tel. 0564.966837.

FIRENZE Ass. Cult. “L’ALBERO DELLO YOGA “ L’associazione si occupa della diffusione dello Yoga e di alcune delle principali discipline olistiche attraverso incontri, trattamenti, corsi. Via della Libertà 61/65, Matassino Reggello (FI). Cell.333.3807726, www.lalberodelloyoga.it info@lalberodelloyoga.it SCUOLA DI AGOPUNTURA TRADIZIONALE DI FIRENZE del dott. Nello Cracolici. Via San Giusto 2, Firenze. Tel. 055.704172.

LAZIO ROMA AMRITA CENTRO YOGA E AYURVEDA Via C. Colombo 436, Roma. Tel. 06.5413504, 06.5081202, www.amritayoga.it ASSOCIAZIONE ERBAMOLY Centro Kundalini Yoga secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajam Trattamenti di Sat Nam Rasayan - Yoga in gravidanza. Via C. Baronio 90, Roma. Tel. 333.3236981, associazioneerbamoly@libero.it digilander.libero.il/Erbamoly/ Ass. cult. L’ALBERO E LA MANO Via della Pelliccia 3 (Trastevere) , Roma. Tel. 06.5812871, 339.8818866 www.lalberoelamano.it ASSOCIAZIONE ShAKTI Centro di Kundalini Yoga e Sat Nam Rasayan Via dei Brusati 30, Roma. www.kundaliniyoga.it BUPPO DOJO praticare il Buddhismo Zen Soto Via Ferento 5, Roma. Tel. 06.70032022 buppodojo@gmail.com www.buppodojo.it

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I LUOGhI

FLORITERAPIA DI BACh La CedifLor annunCia iL Corso di formazione in fLoriterapia di BaCh tenuto in anteprima in itaLia daL dr. eduardo GreCCo iL più Grande maestro ed esperto a LiveLLo mondiaLe. Il Corso, di altissimo livello, verrà strutturato come svolto in Messico, nell’ambito della “Escuela de Terapeutas Florales” ed è la prima volta che il Dr. Grecco esporta in Europa la Formazione nella sua interezza. Il Diploma, alla fine del Corso di Formazione, è anche riconosciuto dalla “Asociacion Iberoamericana de los Terapeutas Florales”. Per informazioni e iscrizioni:

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Istituto Lama Tzong Khapa Via Poggiberna, Pomaia (PI) tel. 050.685654 www.iltk.it iltk@iltk.it

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CENTRO ZEN ANShIN Buddhismo Zen Soto. Sotto la guida di Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli. Via Ettore Rolli 49,(Stazione Trastevere), Roma Tel. 06.5811678, 328.0829035, 320.9671624, www.anshin.it guglielmo1@interfree.it

Centro Olistico Take Off Via L.Perna 51, EUR-Montagnola, Roma. Tel. 06.54225603, 347.3706437. www.floriterapia.com PIACERI UNICI EcoShop per appassionati di prodotti biologici, tipici, del commercio equo e solidale e dell’agricoltura sociale. Via Orvieto 30/34 (San Giovanni), Roma. Tel. 06.45443234, www.piaceriunici.it

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PUGLIA Centro Buddhista della Via di Diamante Via Gaetano Postiglione 14/E, Bari. Tel 349.7751145, 368.575880, bari@diamondway-center.org

SICILIA Ass. Culturale YOGA SAMAJ Via Nuovalucello 25, Catania. Tel. 095.336488, cell.340.9030005, www.yoganaturopatia.it


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GLI INCONTRI

disegno di Cristina Bernazzani

Lo “strano caso” di Carlo Parlanti di Pierpaolo Bon

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arlo Parlanti è un cittadino italiano che dal giugno del 2005 si trova rinchiuso in un carcere della California, con l’accusa di aver sequestrato e violentato nel 2002 la sua convivente, Rebecca White. Vicenda terribile. Ma se si ripercorre brevemente la storia degli avvenimenti, forse la prospettiva cambia, e di molto.

Nel 2001 Carlo Parlanti incontra la donna con la quale intreccia una sporadica relazione. Nello stesso anno i due si traferiscono assieme in Sud California. Dopo alcuni mesi il rapporto si incrina e il 16 luglio 2002 si conclude definitivamente. Qualche settimana dopo, nell’agosto del 2002, Carlo Parlanti decide di ritornare in Italia alla ricerca di nuove opportunità di lavoro e riprendere la sua vita di sempre. Non sa che il 18 luglio 2002, Rebecca White lo ha denunciato dichiarando di essere stata picchiata, legata e stuprata nella notte del 6 luglio, poi ritrattata al 29 giugno (continuando quindi a vivere con il suo “carnefice” per oltre due settimane). Paradossalmente, il mandato di arresto spiccato dalle autorità americane non viene mai inviato in Italia: Carlo continua a lavorare e viaggiare, ignaro di tutto. Nel luglio del 2004 mentre si trova all’aeroporto di Duesseldorf, viene arrestato dalla polizia tedesca e trasferito in carcere. Qui rimane detenuto senza ricevere alcuna comunicazione in lingua italiana, solo in inglese tramite il suo avvocato tedesco, che chiede alla corte di Duesseldorf di considerare la completa mancanza di evidenze a suo carico. Sia Duesseldorf che la Corte Superiore Tedesca si appellano al diritto di estradarlo amministrativamente senza entrare nel merito delle accuse, in violazione del precetto di pari trattamento tra cittadini europei negli stati membri. Intanto il Ministero di Giustizia italiano tenta di far rientrare il connazionale in Italia, ma senza successo. Nell’aprile 2005 il legale italiano presenta ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per violazione dei trattati internazionali in materia di estradizione, ma il ricorso viene giudicato inammissibile. Il 3 giugno 2005 la Germania accoglie la richiesta di estradizione e Carlo Parlanti viene trasferito in California.

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Una volta estradato viene incarcerato e sottoposto a procedimento penale. Nella prima udienza il procuratore distrettuale introduce il caso dichiarando che l’imputato ha precedenti penali in Italia per stupro e rapina a mano armata. Sull’estratto della sua fedina penale del casellario giudiziario si legge invece: NULLA. Durante il processo, Rebecca White non solo conferma le sue precedenti accuse ma aggiunge nuovi e sconvolgenti dettagli, mai rivelati prima, di violenze sessuali tremende e sanguinarie. Dichiarazioni gravissime per cui non è stata mai richiesta alcuna indagine medica. Le versioni dei fatti sono sempre state diverse e oggetto di continue ritrattazioni, rese necessarie dalle controdeduzioni della difesa e dalle richieste di chiarimenti dell’accusa. Anche alcune foto scattate dagli invesitgatori ai tempi della denuncia presentano la casa in perfetto ordine. Altre foto fornite dalla vittima sono talmente incongruenti da apparire palesemente un falso. Nel tenore delle accuse, basti citare la dichiarazione che l’imputato avesse bevuto quattro bottiglie intere di Chardonnay prima delle violenze, fatto che da solo avrebbe assicurato l’inevitabile sopravvenienza di un coma etilico. Inoltre, la Procura stessa era a conoscenza della notizia che la presunta vittima fosse abitualmente dedita a mentire. Alla fine del dibattimento (anche in questo caso solo in inglese, senza interprete) il verdetto della giuria popolare è di piena colpevolezza. La sentenza viene emessa il 7 aprile 2006 e fissa la pena in nove anni di reclusione. La motivazione data dal giudice si fonda sul concetto: ”seppur non vi sono referti medici, seppure la sig.ra White è stata inconsistente e quanto raccontato va oltre la realtà, penso che il sig. Parlanti l’abbia danneggiata psicologicamente da renderla inconsistente, e che il sig. Parlanti sia una persona pericolosa…”. Carlo Parlanti è rinchiuso nella prigione di Avenal in California, privato della sua libertà dal 2005 per un crimine che non ha commesso. Da allora le sue condizioni di salute hanno subito pesanti ripercussioni: ha contratto l’epatite C, la piorrea

dentale e alcune complicazioni polmonari e alla pleura. La sua compagna italiana e i suoi familiari confidano nella richiesta di nuovo processo, già presentata dalla difesa nel 2006. La richiesta si basa su elementi di fatto e di diritto ed intende mettere in evidenza l’inconsistenza della denuncia e della testimonianze: prove incoerenti, foto falsificate, mancate verifiche mediche e sanitarie, affermazioni impossibili da un punto di vista fisiologico e biologico, sospetti di omissione e manipolazione da parte degli investigatori, continue ritrattazioni e manifesta confusione della dichiarante, solo per citarne alcune. La famiglia non si è mai stancata di cercare di interessare il Governo Italiano ad agire per la tutela di un nostro concittadino detenuto senza alcun elemento probatorio. Abbiamo avuto la possibilità di sentire Katia Anedda, compagna di Carlo Parlanti e promotrice delle iniziative di sostegno per tenere alta l’attenzione sul caso e tentare di ottenere la riapertura del processo a suo carico. Come può succedere una cosa del genere in un paese come gli USA? Non è successa una cosa del genere in un paese come gli USA, ma in una contea degli USA, Ventura, probabilmente in una città come Los Angeles o San Francisco o NewYork non sarebbe accaduto. Hanno fatto troppi errori prendendo in maniera troppo leggera la vicenda, da avere difficoltà a tornare indietro soprattutto nel


momento in cui sono state presentate prove false e in cui la polizia ha potuto appurare la verità dei fatti. Ma a chi può aver giovato l’accanimento su un’azione legale così palesemenete inconsistente, se non addirittura il compimento di fatti omissivi e criminosi veri e propri? Penso che gran parte della risposta è quella precedente: sarebbe stato un grosso problema per la contea di Ventura ammettere l’errore e hanno dovuto rischiare con un processo costringendo all’inventiva e omissione di documentazione. Poi ne giova molto la presunta vittima che in questo moldo ha potuto ottenere un indennizzo a vita. Come è possibile che l’Italia non sia in grado di tutelare un cittadino italiano così chiaramente discriminato, nella sua stessa sicurezza fisica? Sino ad oggi all’Italia non è stato di interesse il problema dei detenuti all’estero, anche perché spesso le famiglie non ne parlano, preferiscono nascondere le cose. La mentalità media italiana è: se è in galera qualcosa avrà fatto… non fanno notizia i detenuti italiani all’estero, perché non c’è la giusta cultura. Così il Governo non si sente costretto ad intervenire. Quali sono le speranze giuridiche di riapertura del processo? Se l’opinione pubblica viene sensibilizzata e il nostro Governo si ricorda che non esistono italiani di serie B e di serie A, il processo si dovrebbe riaprire immediatamente. Quali le aspettative di riduzione della pena e di espulsione dagli USA? Beh speriamo di no, in nessuno dei due casi. E’ quello che tutti coloro che hanno sbagliato, compreso il Governo italiano, sperano: portare Carlo all’espulsione da colpevole. Non dobbiamo dimenticare che se Carlo avesse patteggiato sarebbe tornato già da 4 anni da uomo libero… Il dolore e la rabbia che derivano dall’aver subito un’ingiustizia, sia pur piccola o banale, sono sensazioni che probabilmente ognuno di noi ha provato in uno degli episodi spiccioli della vita quotidiana… Ma davanti ad un’enormità del genere, come fai a gestire la tua vita? Dio ti manda ogni tanto degli angeli e con me e Carlo lo fa, quando siamo proprio a terra loro ci aiutano a rialzarci e gestire la nostra vita, o almeno tentare di farlo, sino al giorno in cui la parola Giustizia potrà avere un senso… E come possiamo immaginare possa sentirsi Carlo Parlanti? Secondo te cosa provoca

in lui la maggiore sofferenza, pensando ad una triste scala di valori al contrario? Sicuramente la prima cosa che fa male a Carlo è il silenzio creatosi attorno ai crimini commessi contro di lui. La documentazione, le relazioni dimostrano l’impossibilità dei fatti e quindi la conseguente irregolarità del processo e della sua detenzione. L’omertà che gravita attorno alla sua innocenza, la difficoltà incontrata in questi anni nel denunciare i crimini subiti lo ha ferito profondamente. Ed ancora la detenzione, caratterizzata da episodi lesivi della dignità umana, le malattie contratte in carcere, i problemi susseguitisi con gli avvocati americani, hanno di certo contribuito ad aggravare una situazione di per sè non facile. Anche la sua salute ne sta risentendo in qualche modo, spero la situazione sia migliorata? Fortunatamente è sotto controllo, non ancora buona, sicuramente l’epatite non viene curata, l’asma non migliora a causa della zona desertica, ma sembra che i valori del fegato siano migliorati. Quali iniziative portate avanti tu e la famiglia? Cerchiamo di sensibilizzare, di non far spegnere i riflettori sulla vicenda, con molta probabilità nelle prossime settimane chiederò un incontro all’ambasciatore americano e farò un presidio sotto l’ambasciata americana e degli striscioni in segno di solidarietà davanti ad ogni consolato americano in Italia. Sto chiedendo a diversi gruppi e associazioni di appoggiarmi in questo, stiamo allo stesso tempo cercando di fare delle denunce appropriate affinché intervengano anche le forze di polizia europee. A maggio, contiamo di andare in USA io e 3 supporter di Carlo che mi aiuteranno con la lingua ed eventuali conferenze. Come aiutarvi in concreto? Sono tanti i modi in cui si può aiutare. Sul sito: www.thepeoplevscarloparlanti.com ci sono le trascrizioni del processo, tradotte in parte sul corrispondente italiano. Ci serve aiuto per tradurle completamente, sensibilizzare medici, avvocati che studino il caso e ne evidenzino le incongruenze, divulgando la sua storia e sensibilizzando i media italiani e stranieri. Scrivere a Carlo in segno di solidarietà, aiutandoci a trovare persone in loco (California) che ci possano coadiuvare con le comunicazioni con Carlo, con la logistica, andando a trovare Carlo, aiutandoci a trovare avvocati seri in “probono” negli USA e medici in “pro-bono”

che valutino quanto riportato dai medici italiani. Aiutarci con i prossimi viaggi per poter agire direttamente negli USA, sia a livello logistico, o chi ha la possibilità di poter regalare dei biglietti per Los Angeles. Sostenere “Prigionieri del Silenzio” : www. prigionieridelsilenzio.it , il cui caso principe in questo momento è proprio quello di Carlo. E’ possibile aiutare in qualche modo direttamente Carlo Parlanti? Certo, sia scrivendogli direttamente: www.carloparlanti.it/aiutarci.htm (al link superiore trovate tutte le indicazioni per aiutarlo), oppure blog.libero.it/carlofree/, in questo link, l’elenco dei libri ricevuti per non inviare qualcosa che ha già letto (scrivendo al blog legge le e-mail Mara Marino che invece è al corrente di quello che Carlo vorrebbe leggere). Sul primo link trovate un iperlink al sito “jpay” che è il modo per poter inviare dei soldi a Carlo per i beni di prima necessità in prigione o il suo conto corrente italiano, che gestisco io e quindi naturalmente uso i contributi per quanto possa servire per la difesa e la vita di Carlo. Ogni tre mesi gli si può spedire un pacco: di solito lui invia a me la lista della spesa che va dai cibi in scatola, perché quello della prigione è immangiabile, ai calzini, dentifricio, ecc. Si può effettuare solo tramite i siti che hanno l’appalto alla prigione e si può fare solo una volta, quindi alcuni amici possono cercare di contribuire alla spesa di quel pacco o alle spese speciali se vengono approvate. Infatti proprio qualche giorno fa ho inviato una richiesta sul gruppo di Facebook per chi volesse regalare a Carlo una radio con cuffie di cui gli è stata data l’approvazione. Nel profondo del tuo cuore, senti vicina una soluzione, magari inaspettata? Ci spero, se è vero che Dio non ti da mai una croce che non puoi sopportare, allora la soluzione deve essere vicina, perché siamo molto stanchi... Tutti i riferimenti per i contatti: www.carloparlanti.it www.thepeoplevscarloparlanti.com http://blog.libero.it/carlofree/ su Facebook: katia anedda, carlo parlanti Per tutti gli altri casi di italiani all’estero detenuti arbitrariamente dalle autorità: www.prigionieridelsilenzio.it

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LA VIA INTERIORE

Il respiro, il grande integratore di Gianluigi Giacconi

Fisiologia della respirazione

L

a respirazione è un atto indispensabile per la vita: il corpo umano respira dalla nascita alla morte e non può resistere che pochi minuti senza respirare, mentre può resistere giorni o più se privato di altre fonti di nutrimento. La funzione respiratoria va inquadrata nel più vasto ambito del ricambio energetico dei viventi: si definisce infatti “respirazione” ogni processo in cui si libera energia attraverso la trasformazione di materiale organico. Si ricordi al proposito che l’energia non può essere né creata né distrutta, ma solo mutata da una sua forma all’altra. Questo avviene, così come in tutti gli organismi, anche nel corpo umano: si trasforma e si trasferisce l’energia contenuta nei legami delle molecole del cibo ingerito e dell’ossigeno inspirato in energia per le funzioni vitali cellulari (ATP: Adenosin-Tri-Fosfato). Questo processo avviene durante quella che chiamiamo respirazione “interna” o cellulare. La respirazione “esterna” è invece lo scambio gassoso con l’ambiente, a cui comunemente ci riferiamo come respirazione tout-court. Questo processo avviene a livello degli alveoli polmonari, in cui il sangue venoso cede all’ambiente esterno anidride carbonica e si ricarica di ossigeno, attraverso una barriera cellulare molto sottile che consente un rapido scambio dei gas. Il continuo ricambio di aria necessario a garantire l’approvvigionamento di ossigeno al sangue è garantito dai movimenti respiratori (inspirazione ed espirazione). I polmoni sono l’organo col maggiore volume di contatto con l’esterno, molto più della pelle e dell’apparato digerente, il quale si occupa della metabolizzazione di materia più solida e grossolana in energia. I polmoni invece mangiano aria e prana (molecole di ossigeno, azoto ed altri gas in quantità minimali e cariche elettromagnetiche – ioni positivi e negativi – di cui l’aria è piena) e metabolizzano informazioni più fini e sottili. Così come per la nutrizione la qualità del cibo ed il buon funzionamento degli

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organi deputati favoriscono un’ottimale ingestione, digestione, assimilazione, assorbimento dei nutrienti ed evacuazione di ciò che non è utile, anche nel processo respiratorio la qualità dell’aria - sia sul piano biochimico-molecolare che su quello energo-vibrazionale, la profondità ed il buon funzionamento delle capacità polmonari favoriscono o interferiscono con le funzioni vitali della ricezione e dell’assorbimento di queste informazioni e di questi nutrienti più raffinati. Questi messaggi più sottili sono essenziali per il buon funzionamento di tutte le funzioni psichiche, delle cellule e di tutti gli organi interni, in particolare a livello del sistema nervoso, del cervello. La respirazione umana si può dire “cardio-polmonare” poiché è attraverso la circolazione e l’ossigenazione del sangue, assicurate appunto da questi due organi, che la respirazione interna e quindi la sopravvivenza dell’organismo è garantita. Torniamo ora alla respirazione interna, che chimicamente corrisponde a una combustione molto lenta. Tutte le combustioni richiedono ossigeno: se mettiamo una candela accesa sotto un bicchiere, in modo da isolarla dall’aria, dopo pochi minuti la fiamma si spegne. Allo stesso modo, per “bruciare calorie”, per estrarre energia dai nutrienti che deriviamo dal cibo, è necessario l’os-

sigeno, senza il quale, come la nostra candela, il corpo si spegnerebbe. La respirazione cosiddetta “normale” è in realtà un tipo di respirazione nevrotica, breve, parziale, limitata, condizionata dai blocchi perinatali, dal modo di respirare materno e dai successivi blocchi emozionali. È inoltre una respirazione tipica della vita sedentaria: gi atleti hanno un volume d’aria corrente molto maggiore. Essa non consente un’ossigenazione appropriata. Con questa modalità automatica di respirare si ha la tendenza ad usare sempre e solo un settore polmonare rispetto agli altri ed in maniera superficiale, limitando così il nostro potenziale energetico e psichico e favorendo lo sviluppo di aspetti nevrotici e di stagnazione energetica, rendendo difficile una buona comunicazione tra la pancia, il cuore e la testa. È interessante notare come modificazioni del respiro siano spesso espressione di diversi eventi patologici e come le patologie respiratorie possano accompagnarsi a patologie a carico di altri organi o addirittura determinarne l’insorgenza. La psiche influenza il respiro ed il respiro influenza la psiche: per esempio non è possibile provare ansia senza una respirazione “ansiosa”, bloccata, innaturale, e viceversa il sentirsi prigionieri, costretti entro una corazza


respiratoria rigida crea angoscia. Questo solitamente avviene attraverso meccanismi automatici, mediati dal sistema neurovegetativo, ma le stesse interazioni reciproche tra psiche e sistema respiratorio valgono se si applica una modificazione volontaria appropriata del respiro – in particolare del ritmo e della profondità. La respirazione è l’unica funzione mediata dal sistema nervoso autonomo che può essere facilmente modificata dalla volontà dell’uomo, e su questo si può intervenire. La regolazione volontaria del respiro, soprattutto attraverso tecniche specifiche, è quindi uno strumento molto potente che l’uomo ha per influenzare i propri stati psicoemotivi. La respirazione è anche uno strumento per la conoscenza di sé. Questo appunto perché non si può agire sul corpo e sul respiro senza contestualmente agire sulla psiche. Il respiro è un potente mezzo per la salute, il ben-essere, l’equilibrio e l’evoluzione umana se usato consapevolmente e con perizia, comprendendo chiaramente come agiscono inspirazione ed espirazione, e le relative pause a polmoni pieni e vuoti: sul piano organico, sulla nostra sensibilità emotiva, sulle

funzioni cognitive ed intellettuali e sul risveglio della coscienza e della padronanza di sé. A livello fisico: ossigenazione, nutrimento e rigenerazione cellulare. Riattivazione e riequilibrio del sistema nervoso ed endocrino. Rafforzamento delle difese immunitarie. Drenaggio delle tossine metaboliche. Potenziamento delle funzioni sensoriali. Rilassamento profondo, scioglimento delle tensioni, recupero veloce da virus e da affaticamento. Diminuzione dell’acidità tessutale. Regolazione dell’attività cerebrale. Si raddrizza la postura, migliora l’elasticità polmonare e l’attività cardiocircolatoria. A livello emozionale: aumento della consapevolezza e della sensibilità emotiva. Possibilità di modulare l’intensità delle sensazioni per una migliore gestione dell’emotività. Sblocco della corazza muscolare dovuta al meccanismo repressivo. Decondizionarsi dagli stati d’animo che generano sofferenza e conflitto. Accrescere abilità dell’intelligenza emotiva. A livello intellettuale: miglioramento di tutte le funzioni psichiche: concen-

trazione, memoria, lucidità, acutezza percettiva, capacità di analisi, sintesi e riflessione, chiarezza e calma mentale, sviluppo della creatività. A livello di coscienza: maggiore connessione con la parte più profonda di sé. Silenzio interiore: migliora l’intuizione ed il sesto senso. Aumenta la consapevolezza e la padronanza di sé. Favorisce la sperimentazione di stati di estasi, di espansione della coscienza e di unione. Illumina l’interiorità. Inoltre la respirazione consapevole ci rende più pazienti, rilassati ed empatici nelle relazioni interpersonali, allenandoci ad osservare e lasciar fluire invece di giudicare negativamente ed entrare in conflitto. Nel rapporto con noi stessi, per la salute, l’armonia e l’equilibrio psicofisico, per integrare l’aspetto somatico e la parte emotiva con l’aspetto morale e razionale di noi, per una migliore vita affettiva e sessuale, per uno stile sociale e professionale di relazione più cordiale e tollerante, il respiro consapevole è un tesoro prezioso e potente. Da più di dieci anni diverse centinaia di persone che frequentano o hanno frequentato i nostri programmi ne sono testimoni.

Tendenza a generare e accumulare: blocchi emotivi ansia stress e tensioni distanza da sé stessi e dalla realtà

Minore ossigenazione ➞ innalzamento del ph sanguigno

Disfunzione del centro del plesso solare

Minore contatto con le proprie sensazioni e con il proprio corpo e appannamento sensoriale

Respirazione superficiale, bloccata, parziale, inconsapevole, nevrotica.

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LA VIA DELLA SCIENZA

Iridologia naturopatica di Marinella Camera

L’

iridologia è l’analisi dell’iride dell’occhio, dove per iride si intende la zona colorata che sta attorno alla pupilla. La parola “iride” deriva del greco e significa infatti “arcobaleno”, o “aureola”. L’iridologia è una pratica di indagine visiva, e non invasiva, dell’iride. Grazie a uno strumento denominato “iridoscopio” (naturopatico, e cioè privo della lampada a fessura che invece caratterizza l’iridoscopio dell’oculista), l’iridologo è in grado di osservare le caratteristiche della zona pigmentata che circonda la pupilla - l’iride, appunto - e valutare da essa lo stato energetico della persona, la sua costituzione, i punti di forza e quelli di debolezza, allo scopo di individuare i rimedi più adatti a riequilibrare eventuali disarmonie e a prevenirle. Fin dagli albori della civiltà umana, gli occhi sono stati fonti di indizi per ottenere informazioni sullo stato di salute delle persone. I Cinesi riconoscevano le predisposizioni alle malattie dalle dimensioni, dalla forma, dalla posizione degli occhi...per la tradizione ayurvedica indiana invece il colore degli occhi rientra nel “dosha” (costituzione o “tipo”) della persona, ma è nei papiri medici dell’Antico Egitto, datati intorno al 1500 a.C., che si trovano scritti i primi riferimenti all’analisi dell’occhio in relazione alle malattie dell’uomo. L’iridologia moderna nasce però nel 1866, in Ungheria, con la pubblicazione della prima topografia iridea del medico omeopata, Ignatz von Peczely. Si racconta che all’età di 10 anni von Peczely catturò un gufo nel giardino

della sua casa, in Ungheria. Per tentare di sfuggire dalle mani del suo predatore, il gufo si ruppe una zampa e immediatamente Von Peczely notò il formarsi di una macchia di colore scuro nell’iride dell’animaletto. Da qui prese le mosse per i suoi studi... e noi gliene siamo ancora grati! A lui, come a quel piccolo gufo. Estensione, rapporti di superficie con le altri parti dell’occhio, colore, differenze cromatiche, macchie, segni iridei (ne esistono a centinaia)... l’iride si presenta all’iridoscopio come una “carta topografica” che riproduce, nel suo piccolo, la mappa del corpo umano cui appartiene: la sua anatomia, le sue funzioni, i suoi equilibri. Tra i cinque miliardi di persone che abitano la Terra, nessuno possiede iridi identiche alle nostre. Non solo il colore, ma le miriadi di variazioni strutturali che si possono osservare in ciascuna iride (non ne esistono due di uguali) costituiscono la prova, geneticamente stabilita, della nostra unicità. Fra l’altro, è proprio per la possibilità di registrare in un’iride media una stima di circa duecento segni distintivi, che l’identificazione dell’iride si sta diffondendo nel mondo come misura di sicurezza tra le più avanzate. L’iridologia è una pratica olistica e naturopatica. In altri termini, è utilizzata rigorosamente all’interno di un pensiero forte, strutturato sopra la convinzione che la persona vada “guardata” nella sua interezza e non certo a pezzetti, come avviene sistematicamente in altri sistemi curativi. Già Ippocrate diceva: “è più importante conoscere che tipo di persona ha una malattia, piuttosto che conoscere il tipo di malattia che una

persona ha”. Era il “padre della medicina”, ma non è azzardato affermare che la sua eredità pare essere stata raccolta al di fuori del campo della medicina allopatica. Il terapeuta olistico, in modo particolare il naturopata, ritiene che consigliare un rimedio e/o uno stile di vita appropriato per ciascuno si debba basare su di una valutazione accurata e approfondita dell’intera persona e dei fattori che ne hanno, sino a quel momento, guidato la vita. Avvalendosi dell’iridoscopio è possibile raccogliere moltissime informazioni su costituzione, fattori ereditari e genetici, predisposizioni della salute e infine indizi fondamentali sulle risposte psicologiche ed emotive di ciascuno e di quanto queste abbiano influenzato malesseri e disturbi anche fisici. Concludiamo nel segno della prevenzione, che è quello di elezione dell’iridologia: diventando consapevoli delle nostre debolezze e rispettandole, possiamo trasformarle in punti di forza...dunque nessuna paura di segni premonitori: non è questa l’iridologia! Ogni malfunzionamento è una opportunità per noi di accrescere e volgere al meglio il nostro stato di benessere. Con un fiore, un’erba, una vitamina o un minerale... giusti per noi.

Dott.ssa Marinella Camera

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LA VIA INTERIORE

Le nuove frontiere del Reiki di Umberto Carmignani

S

i conclude con questa quarta parte il lungo trattato sul Reiki e le sue origini, nel tentativo di portare un po’ d’ordine in una disciplina fin troppo abusata e semplificata nel suo adattamento occidentale.

“Reiki Kanjo”: l’antica cerimonia di iniziazione al Reiki Il “Reikiki” è il testo che descrive l’antica iniziazione al Reiki ed è una strana combinazione di elementi Shintoisti, Taoisti e Buddhisti e, nonostante la sua importanza, poco si sa circa la genesi del “Reikiki”. Ciò che segue è la ricostruzione della l’antica cerimonia di iniziazione al Reiki (“Reiki Kanjo”): “Vengono sistemati il bruciatore per l’incenso e le offerte. Il Maestro e il discepolo prendono i loro rispettivi posti su delle stuoie preparate allo scopo e s’inchinano due volte l’un l’altro. Il Maestro solleva la sua mano destra e il discepolo la sinistra e insieme formano il simbolo del “vajra” a cinque punte; cantano la formula del Vajra e del regno Garbha, cioè, rispettivamente, ” vajradhatu vam” e “a vi ra hum kham”. Il Maestro e il discepolo si inchinano due volte l’uno all’altro e ripetono la precedente operazione ma invertendo le mani (il Maestro usa la sua mano sinistra e il discepolo la destra). Il Maestro solleva la sua mano destra e il discepolo la sinistra e insieme formano il simbolo del non dualismo senza luogo; cantano le origini mantriche dei cinque Buddha del regno Vajra (“ vam hum tra hrih ah”) e le cinque trasformazioni della lettera A in rappresentanza del regno Garbha (“a a am ah amh”). Il Maestro e il discepolo si inchinano due volte l’un l’altro e ripetono la precedente operazione, ma invertendo le mani (il maestro usa la sua mano destra e il discepolo la sinistra)”. Le due serie di mantra che sono il centro di questo rituale d’iniziazione, rappresentano i due principi che strutturano l’universo: maschile e femminile, principio (rei) e forma (ki), il Mandala Vajra (il Diamante) e il Mandala Garbha (l’Utero). La cerimonia rappresenta l’illuminazione originaria, l’innata possibilità di ognuno di diventare un Buddha.

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(parte quarta)

coscienti che il Buddha) nella forma delle cinque saggezze. (namu bhagavate amitabhaya tathagataya)

Il Regno di Diamante del Buddha Mahavairocana Il primo mantra che viene insegnato è vajradhatu vam, il regno (dhatu) di Vajra (vajra) Mahavairocana (vam), cioè la modalità del Buddha cosmico nel regno Vajra. L’origine mantrica della Mente Unica Il mantra seguente, “vam hum trah hrih ah”, rappresenta lo stato di illuminazione associato al regno Vajra. Il mantra indica i cinque “DhyaniBuddha” (rispettivamente, MahaVairocana, Aksobhya, Ratnasambhava, Amitabha, Sakyamuni). Secondo il Buddhismo esoterico l’illuminazione corrisponde all’acquisizione delle cinque saggezze e consiste nella trasformazione della ordinaria consapevolezza. Questa trasformazione è prodotta da una serie di mantra: • i cinque sensi diventano coscienza globale: “Ah” in particolare rappresenta la trasformazione delle cinque consapevolezze sensorie in saggezza, permettendo la perfezione di tutte le azioni. • la capacità di cogliere il particolare nell’universale: “hrih” indica la trasformazione della sesta consapevolezza nella capacità di apprezzare le particolarità individuali nella totalità indifferenziata. • la capacità di cogliere l’unità: “Trah” indica la trasformazione della settima consapevolezza nella saggezza dell’identità indifferenziata di soggetto e oggetto. • la capacità di vedere ciò che è: “hum” sta per trasformazione dell’ottava consapevolezza nella saggezza di riflettere tutte le cose come uno specchio perfetto. • la capacità di attingere alla Mente Universale e alla Natura Originaria: “Vam” rappresenta la nona consapevolezza, non è soggetta a trasformazione, costituisce il mandala non dualistico, la saggezza della natura originaria del Dharmadhatu. Ecco perché queste cinque sillabe sono definite come l’origine mantrica della mente unica degli esseri coscienti: esse rappresentano la mente universale, pura ed incontaminata che pervade il “Dharmadhatu” (sia gli esseri

Mahavairocana e i cinque elementi Il terzo mantra, “vam a vam ram ham kham”, rappresenta Mahavairocana e i cinque elementi (rispettivamente terra, fuoco, acqua, vento e spazio, rappresentati dalle seguenti cinque sillabe) che costituiscono il suo corpo materiale. Il seguente insieme di formule si riferisce al principio femminile dell’universo: il regno Garbha (l’Utero, il Ventre). “A vi ra hum kham” è una rappresentazione alternativa ai cinque elementi. I quattro stadi del divenire un Buddha: “A a am ah amh” rappresenta, in ordine, i quattro stadi verso il divenire un Buddha (desiderio d’illuminazione o “bodhicitta”, pratica religiosa, raggiungimento dell’illuminazione ed entrata nel nirvana), terminando con la sillaba mistica “amh” di Mahavairocana. La dea del sole Amaterasu e l’“origine divina” del Reiki: sembra che, prima ancora che l’Imperatore Daigo scrivesse il “Reikiki”, secondo quanto attribuito dalla tradizione, i mudra e i mantra del “Reiki Kanjo” erano stati trasmessi da una generazione di dei a una generazione di imperatori. Mahavairocana e i tre Paesi: vi è un’altra linea di trasmissione del Reiki Kanjo. Datata 1513, è nota come la “trasmissione attraverso i tre Paesi”: India, Cina e Giappone. Questa lista fu trasmessa dal lignaggio Hirosawa della scuola Shingon e ne esistono molte copie. In questo caso il “Reiki Kanjo” segue la trasmissione degli insegnamenti concernenti il regno Vajra secondo la scuola Shingon. Il “Reikiki” fu da qui in poi considerato una scrittura esoterica buddhista. Bibliografia: Fabio Rambelli, “The Ritual World of Buddhist Shinto”. Japanese Journal of Religious Studies 2002. Jacqueline Stone, “Original Enlightenment and the transformation of Medieval Buddhism”. Honolulu University of Hawai’ Press 1999. Mark Teeuwen, “The Kami in esoteric Buddhist thought and practice” ed. John Breen and Mark Teeuwen, London 2000.

Per la lettura delle altre parti finora pubblicate si possono richiedere le copie arretrate della BioGuida n. 21 - Estate ’08, n.22 - Autunno ’08 e n.23 - Inverno 2008 direttamente alla e-mail: info@bioguida.com oppure alla infoline: 338.8852117.



LA VIA DEL CIBO

Un peperoncino al giorno… di Daria Fago (www.altrasalute.it)

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popoli dell’America Latina conoscevano e utilizzavano il peperoncino (Capsicum frutescens) già seimila anni fa. La scoperta, annunciata recentemente sulla rivista americana Science, fa di questa spezia uno dei cibi domestici più antichi. I ricercatori hanno trovato per la prima volta le evidenze fossili dell’uso del peperoncino in sette siti archeologici del Venezuela, Bahamas, Panama, Ecuador e Perù. Furono gli Spagnoli a diffonderlo in Europa dopo la conquista delle Americhe, sperando di ottenere ingenti guadagni dal commercio della polvere ricavata dalla macinazione della pianta, considerata all’epoca alla stessa stregua di una spezia preziosa. Infatti, il chile “cili” (questo è il nome che fu dato all’epoca alla spezia e che è rimasto fino ai giorni nostri), ebbe un grande ed immediato successo, ma le aspettative di guadagno dei Reali rimasero ben presto deluse: infatti la pianta si era rapidamente e perfettamente ambientata sia nel continente europeo sia in Africa, tanto da essere coltivata con facilità un po’ ovunque ed essere successivamente denominata la droga dei poveri. Il peperoncino oltre ad essere un alimento è infatti un’erba medicinale preziosa, è uno stimolante eccellente e si usa per trattare diversi disturbi, da quelli circolatori, ai digestivi, dalle artriti alle coliche, al raffreddore. La sostanza responsabile della piccantezza del peperoncino è la capsaicina, insieme ad altre quattro che vengono individuate congiuntamente come capsaicinoidi. La diversa proporzione dei capsaicinoidi determina le differenze tra le specie di peperoncino. Cinque sono le specie esistenti ma solo due quelle rico-

nosciute dalle farmacopee europee: il C. annuum meglio noto come Paprika (polvere) e il C. frutescens o Pepe di Cayenna. Una delle caratteristiche meno note del peperoncino è l’alta concentrazione di vitamina C presente nel frutto, oltre alle altre vitamine: la A che contribuisce a risolvere i problemi legati all’apparato visivo; la E dal grande potere antiossidante; la P che tonifica la circolazione sanguigna ed elasticizza i capillari; la K antiemorragica. È ricco anche di minerali: Calcio, Ferro, Fosforo, Potassio e Sodio. Il peperoncino è un ottimo alimento per il sistema circolatorio in quanto fornisce gli elementi necessari alla struttura cellulare delle arterie, delle vene e dei capillari; questi riacquistano così l’elasticità della giovinezza, e la pressione del sangue si normalizza. Regola il flusso del sangue dalla testa ai piedi equilibrandolo, ha un effetto istantaneo sul cuore, grazie anche allo stimolo sulla produzione di corticosteroidi, che ne fa un tonico eccellente. Ricostruisce il tessuto dello stomaco e rimargina le ulcere gastriche e intestinali; normalizzando la circolazione del sangue crea un calore naturale e, stimolando la peristalsi dell’intestino, ne facilita l’assimilazione e l’eliminazione e favorisce la digestione. Ha anche un’azione “rubefacente”, cioè aumenta il flusso di sangue nella zona trattata, stimolando la circolazione nelle condizioni reumatiche fredde, agevolando la rimozione degli scarti metabolici, è presente come antidolorifico in diverse preparazioni farmaceutiche, come cerotti, stick, balsami, pomate, per reumatismi fibromuscolari, lombalgie e nevralgie post-erpetiche. Antisettico nelle tonsilliti, mal di denti (in gargarismo), raffreddori, ferite (sembra assurdo ma non irrita!). L’assunzione del peperoncino per uso interno è sconsigliata ai bambini, alle donne in gravidanza, ai soggetti che soffrono di problemi dell’apparato digerente (ulcera,

gastrite, gastroduodenite, infiammazione del colon, emorroidi), a chi assume farmaci anticoagulanti; a coloro che soffrono di emorragie.

È il momento per la semina La semina avviene agli inizi della primavera, il frutto si raccoglie a maturazione durante la stagione estiva, e viene poi essiccato all’ombra. Il metodo più semplice è quello di rivolgersi ad un rivenditore specializzato, verificate se sulla confezione è indicato che i semi non siano stati geneticamente modificati; infatti recentemente vengono prodotti semi di peperoncino che danno vita a piante rigogliosissime ma sterili. Altro metodo, il meno dispendioso, è quello di far essiccare un paio di peperoncini, estrarne i semi e piantarli l’anno successivo. La scelta del seme sembra una cosa banale, invece è l’inizio del nostro lavoro, quindi va fatta con la dovuta cura. Il peperoncino può essere coltivato praticamente ovunque: in campagna, ovviamente ma anche in giardini, terrazzi e balconi cittadini, possibilmente esposti al sole. Si semina da fine febbraio a metà marzo. I semi debbono essere posti in un semenzaio contenente terriccio da semina o torba. Una volta spuntati, (attenzione, in base al clima il peperoncino può impiegare anche alcune settimane a farsi vedere) attendete che siano alti almeno 10 cm e trapiantateli a coppia ad una distanza di 15-20 cm l’una dall’altra. Se la piantagione è sottoposta a vento forte, legate le giovani piante ad una cannuccia di bambù. Le piante di peperoncino dovrebbero essere esposte al sole ed annaffiate quotidianamente con generosità: la terra deve sempre rimanere umida.

Le ultime scoperte dalle riviste internazionali Un team di ricercatori dell’Università di Nottingham in Gran Bretagna, ha scoperto che la capsaicina attiva particolari recettori coinvolti nella trasmissione del dolore e ha dimostrato una notevole azione antiproliferativa nel cancro del polmone e del pancreas, andando a colpire direttamente i mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule. Da questa scoperta potrebbero nascere nuovi farmaci e questo spiegherebbe anche la bassa incidenza di patologie tumorali nelle popolazioni che fanno largo


uso di spezie (Messico e India). (Journal Biochemical and Biophysical Research Communication).

Salse a base di peperoncino Chili: Polvere rossa, molto piccante, ottenuta da peperoncini essiccati e macinati, miscelati con aglio, cumino, origano e altre spezie; la variante rosso scuro, quasi marrone (di derivazione americana) è ricavata per tostatura. Il chili è molto diffuso in Messico e nell’America latina. Salsa Adobo: Salsa messicana piccante e bordeaux, costituita da peperoncini ancho, aceto, pomodoro concentrato ed erbe. Usatela per la marinatura o come salsa d’accompagnamento per carni e verdure. Curry o Masala: Tipica miscela di spezie indiane, in cui compare il peperoncino come ingrediente principale. L’arte di miscelare le spezie costituisce la vera essenza della cucina indiana e, pressoché ogni famiglia, è depositaria di una particolare composizione. Paprica: Polvere rossa, di sapore dolce, ottenuta da una particolare varietà di peperoncini non molto piccanti. E’ ingrediente essenziale del gulasch e di molti altri piatti ungheresi e balcanici. Peperone rabbioso: Tipica spezia turca, preparata con peperoncini moderatamente piccanti della Turchia e dell’America del Sud. Le varietà più scure sono le migliori. Talvolta la miscela viene arrostita per esaltarne il sapore. Salsa di peperoncino dolce: Salsa dolce, forte, largamente utilizzata nella cucina thailandese. Aggiungetela ai piatti durante la cottura o servitela a tavola come condimento o intingolo. Salsa Piri Piri: Salsa portoghese al peperone fatta con peperoni, aglio, zenzero, spezie e olio. I portoghesi la usano per ungere il pollo alla carbonella, ma può essere anche utilizzata come salsa di accompagnamento per altre carni. Red-hot sauce: Salsa “arrabbiata”, tipica della Malesia, a base di peperoncino e zenzero. Sambal: Salsa al peperoncino miscelato con altre spezie, tipiche dell’Indonesia, dove vengono servite come condimento, in piccole ciotole a parte. Tabasco: Salsa assai piccante, prodotta in Louisiana e nota in tutto il mondo, fatta con peperoncino rosso e aceto distillato, lasciata macerare in botte per tre anni. E’ ingrediente insostituibile del famoso cocktail Bloody Mary.

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PAROLE E MUSICA a cura di Francesco Giordano

Cecil Corber

Deuter

Gary Stadler

Songbook Vol. 2

Atmospheres

Fairy Lullabies

(Keltiamusique/New Age Center)

(New Earth/Evolution)

(BSC Music/Evolution)

L’

arpista e interprete bretone, Cecil Corbel, reduce dal suo tour in Australia, propone dopo il fortunato “Songbook vol.1”, il nuovo “Songbook vol.2”, prosecuzione temporale e naturale del precedente lavoro. La deliziosa arpista dalla voce cristallina ha inoltre nobilitato il suo progetto volendo contribuire ad aiutare con i proventi della vendita del cd la Birmania, tramite una associazione francese per la difesa dei diritti umani in quel paese. “Quest’album è il frutto di tanti anni passati a suonare l’arpa”, afferma l’artista francese; “leggende bretoni, fiabe irlandesi, fumo scozzese, sono stati fonte di ispirazione e autentici compagni di viaggio sia dal vivo che in studio”.

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cona della musica New Age, Deuter è nativo di Falkenhagen, villaggio della Germania: con oltre 30 anni di attività alle spalle, l’artista è oggi uno dei più grandi interpreti e compositori di musica per il rilassamento ed il benessere. Autodidatta nello studio della chitarra, del flauto e dell’armonica, e ‘di ogni altro strumento che capita per le mani’, come egli stesso afferma. Nel suo più recente lavoro, “Atmospheres”, vi è un felice incontro fra sonorità morbide e rilassanti disegnate da piano e violoncello con i delicati suoni della natura che creano atmosfere oniriche e sospese nell’immaginario. Deuter ha realizzato un altro album che è un perfetto viatico per la meditazione.

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The Rough Guide

Sangit Om

Franco Battiato

The Music Of Japan

Qi Gong / Chi Kung

Fleurs 2

(World Music Network/Egea)

(Oreade/Evolution)

(Universal Music)

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S

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a Rough Guide è una delle migliori e più complete raccolte nell’ambito della musica etnica. “The Music of Japan” è il capitolo dedicato alla scoperta della migliore musica cont e m p o ra n e a giapponese attraverso generi e stili fra loro fra i più diversi. Si tratta di un cd che spazia dall’antico gagaku, ai più intensi gruppi roots odierni, alla fondamentale enka fino a brani maggiormente legati alla tradizione, come quelli di Seijin Noborikawa o Michiko Suga, o ancora a pezzi più moderni e d’avanguardia come quello della band Oki Dub Ainu che arriva persino a comprendere un Boogie Woogie in salsa nipponica risalente agli anni cinquanta. 42

angit Om è il nome d’arte del cinquantacinquenne artista tedesco Stefan Petersilge, un musicista che dopo aver completato gli studi musicali presso l’Università della Musica di Hannover, si è innamorato dei suoni dell’ India. Proprio dell’India è il mantra “sangit om” che diviene il suo nome d’arte. Il suo nuovo lavoro si ispira al qi gong (o chi kung), che nell’antica Cina è la scienza del pensiero, della meditazione e del movimento. “Qi Gong / Chi Kung”, è un sentito omaggio dell’artista tedesco a questa pratica cinese: lungo 11 tracce, Sangit Om ripercorre alcuni principi filosofici che sono la base del del qi gong, e nel contempo richiama i movimenti tipici della disciplina nota come ‘i cinque animali’ o ‘il sole e la luna’.

l pianista e compositore Gary Stadler è uno dei più apprezzati interpreti di musiche per far stare bene sia il corpo che lo spirito. In questo suo “Fairy Lullabies” ha creato un viaggio alla scoperta del mondo incantato delle fiabe, per esaltarne la bellezza, pura e innocente e cantarne con note avvolgenti le grandi capacità. Calmanti. Stadler ha riproposto alcuni dei suoi pezzi più famosi rileggendoli per l’occasione con arrangiamenti dolci e morbidi in modo da riproporli come incantevoli ninnananne per i bambini. Le delicate melodie del pianoforte si fondono con le note dell’arpa celtica di Lisa Lynne e un tessuto di voci sovraincise crea un’atmosfera magica e rassicurante sia per i più piccoli che per i più grandi.

on quest’ultimo “Fleurs 2” Battiato ha voluto cantare alcuni tra i fiori musicali dei grandi classici della tradizione europea del ‘900. E lo ha fatto con una scelta ancora più ricercata dei già preziosi “Fleurs 1” e “Fleurs 3”, dedicati a celebrare capolavori per lo più italiani, da Lucio Battisti a Fabrizio De Andrè e Sergio Endrigo, per citarne solo alcuni. Brani che vanno da “Sitting on the dock of the bay” a “Il venait d’avoir 18 ans”, da “La Musica muore” a “Tutto l’universo obbedisce all’amore”. Il musicista siciliano ha ripercorso questo ultimo lavoro in due generosi concerti anche al Teatro Rossetti di Trieste il 13 e 14 febbraio scorso, con la consueta e ieratica leggerezza, accanto ai capolavori più noti del suo repertorio. Mari Valentini


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PAROLE E MUSICA a cura di Mari Valentini

A cura di ani Sherab Choden (Malvina Savio)

The kids’way

La via dei ragazzi Trieste - Tibet (Hammerle Editori)

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alvina Savio è una monaca buddista. La sua vocazione spirituale si manifesta nell’innata gentilezza e accoglienza, ma anche nella forza d’animo con cui si occupa del Centro Sakya Kun-Ga Cholin di Trieste per aiutare gli studenti Tibetani profughi in India. Con tenacia e devozione, da quasi vent’anni, cerca di sostenerne gli studi e di avvicinare all’Italia questo mondo che ci può apparire lontanissimo ma di fatto non lo è. Gli introiti del libro “La via dei ragazzi”, le cui spese editoriali Malvina Savio ha integralmente sostenuto, saranno devoluti al campo profughi Bylakuppe, Distretto Mysore, nel Sud dell’India, con cui la scuola elementare Ruggero Manna di Trieste ha realizzato un bel gemellaggio, fatto di vivacità e freschezza. Com’è nata l’idea del libro? Lavorando con le adozioni a distanza, mi è sembrato naturale pensare ad una sorta di premio per i bambini tibetani profughi in India e ad un modo concreto per consentire loro di poter studiare con strumenti ed occasioni migliori di quanto le condizioni economiche del luogo consentano. Il contatto con i ragazzi della scuola Ruggero Manna di Trieste ha reso possibile questo progetto. Proprio a partire dai loro racconti e poesie è nata questa piccola “competizione” a distanza, un ponte tra culture che si è realizzato meravigliosamente nel libro. Il libro parla per sé stesso, leggendolo si possono comprendere le differenze tra le due civiltà ma i bambini hanno una purezza d’animo e di cuore che si rivela oltre ogni differenza. Questo libro vuol essere un premio alla loro purezza. I bambini tibetani non sono dunque diversi da quelli occidentali? I bambini sono bambini ovunque, in tutte le parti del mondo. Il loro è un universo a sé, anche se la loro sensibilità in alcune situazioni può apparire differente rispetto alla cultura d’appartenenza. E’ ipotizzabile far venire alcuni dei bambini tibetani a Trieste? E’ impossibile, purtroppo, farli venire in Italia ed a Trieste in particolare, per ragioni economiche. Non hanno il passaporto ed il viaggio stesso costa molto.

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Quali progetti per il futuro, quando il tuo prossimo viaggio? Tra le iniziative che mi piace segnalare una mostra di disegni che è stata inaugurata alla scuola Manna il 27 febbraio scorso ed una raccolta di denaro per l’acquisto di un PC che possa consentire ai bambini tibetani di comunicare con i loro compagni occidentali e triestini, anche se il bisogno essenziale resta sempre l’acquisto del materiale scolastico più semplice, della divisa scolastica per esempio, cose che a noi appaiono scontate e che per loro non lo sono affatto. Mi auguro di tornare in India al più presto naturalmente. Per acquistare il libro o contribuire con una donazione: CENTRO BUDDISTA TIBETANO SAKYA KUNGA ChOLING Via Marconi 34, Trieste. Tel. 040.571048 www.sakyatrieste.it sakyatrieste@libero.it

Paola Mazzetti

E tu di che fiore sei? (Editrice Aam Terra Nuova)

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d ognuno un fiore. Ad ognuno un rimedio, per aiutare sé stessi e coloro con cui siamo in relazione, scambi d’opinioni e d’emozioni. Questo libro, deliziosamente illustrato, ci spiega, tra scienza ed esperienza, come rispondere ai nostri bisogni più intimi, alle difficoltà più insidiose, ai blocchi psicologici e comportamentali che soffocano la nostra quotidianità: a quella parte di noi che chiamiamo “io”. Senza reprimere o negare i nostri impulsi e le nostre inclinazioni, ma con un esercizio d’attenzione

e pazienza, e con i rimedi floreali di Bach, sarà possibile modificare e limare quelle situazioni che ci appaiono difficili e talvolta insuperabili. Per facilitare la scelta del rimedio più idoneo, nel libro si susseguono 338 simpatici disegni, che raffigurano e sintetizzano altrettanti profili e situazioni, corredati dal rimedio floreale più adatto e dalla descrizione delle caratteristiche principali dei casi descritti, poichè ogni processo della nostra vita presuppone e comporta continue trasformazioni.

Giuliano Gherpelli

Il segreto di Bali (Vedredechiaro edizioni)

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n libro che ci tiene per mano e ci insegna le meraviglie della cultura balinese. Attraverso appunti di viaggio ed immagini pazientemente raccolte, l’autore descrive i rituali e le feste tradizionali di quest’isola magica; le abitudini sociali, i culti divini, le feste sacre che ne scandiscono la vita quotidiana e ne abitano i ritmi più profondi ed antichi. Appare una realtà armonica e luminosa, ricca di malioso fascino, come in un mondo d’altri tempi che sfugge al nostro tempo e regala un quadro di ricchezza e di espressioni inimmaginabili nella cultura dell’occidente. L’autore ci illustra la sua esperienza di scoperte compiutesi in tre fasi, dal 1986 al 2001, come un viatico di percorsi interiori che si succedono in tanti brevi capitoli e raccontano la bellezza inafferrabile ed indefinitamente segreta dei suoi templi, delle sue cerimonie, del suo luminoso senso d’appartenenza alla vita ed alla natura.


I PROSSIMI APPUNTAMENTI DEL 2009 A SAN DONÀ DI PIAVE (VE): 09 - 16 APRILE (7gg.), 23 - 26 APRILE (3 gg.) 21 - 24 MAGGIO (3 gg.), 18 - 21 GIUGNO (3 gg.), 16 - 19 LUGLIO (3 gg.) CHE COS’E’? La Dark Room 432hz® è un’anticamera potente di “Trasformazione-Alchemica-Interna” dove tutto accade nei “giusti tempi” senza l’uso o stimolazione con sostanze o strumenti. Nel suo interno si può praticare sia la meditazione statica che dinamica, i conduttori sono esperti e preparati in ambedue i casi. Oppure si può rimanere semplicemente nell’“inattività calcolata” e decidere con il conduttore il programma che comunque rispetterà la priorità del corpo. Consente un isolamento totale alla luce di un minimo 72 ore (3 giorni), oppure di 7 o 14 giorni consecutivi, per portare a compimento un’esperienza "energeticalchemica", risvegliando la risonanza e la connessione con i centri di potere del cervello: Ghiandola Pineale e Pituitaria, Talamo e Ipotalamo (il cosiddetto “Terzo Occhio”). Per i popoli antichi, di ogni tempo e luogo, la connessione con i centri di potere del cervello costituiva la base per la conoscenza attraverso il “Terzo Occhio” (dal sanscrito “trilochana”) che, una volta “aperto”, permette la percezione di cose altrimenti ineffabili. Il supporto del coach è quello di notare quello che accade e, con semplici metodi (Metodo Calligaris, Borzoi, Cronogenetica, Morfogenetica, ecc.), guidare la persona nel trovare il significato delle percezioni e nel capire e stimolare le potenzialità che poi torneranno utili per esprimere nella quotidianità i propri talenti, scoperti nell’esperienza al buio (intuizioni, indicazioni, soluzioni, sogni, risposte spontanee, veggenza...).

IL CIBO In questo processo evolutivo importante è l’assunzione, tramite il cibo, di “triptofano”, un aminoacido aromatico essenziale non sintetizzabile dall’uomo e di beta-carotene. Il cibo che viene suggerito durante le giornate è un cibo che si integra con il processo metabolico di integrazione nel corpo della melatonina, quindi ricco di triptofano e beta-carotene. Si può praticare il digiuno, per chi lo desidera, o la disintossicazione con tisane biologiche, alghe azzurre, alga klamath, acqua diamante, aloe vera, secondo il proprio sentire. Si può scegliere di mangiare macrobiotico, vegetariano, vegetaliano e onnivoro. E’ assolutamente vietato l’assunzione di alcol, di qualsiasi genere di droghe e fumo.

COME ORGANIZZARSI Si consiglia di portare a termine prima dell’entrata nella Dark Room tutte le incombenze pratiche di vita quotidiana, per sentirsi liberi all’interno dell’esperienza e permettere ai conduttori di seguirvi in un perfetto isolamento dall’esterno. E’ vietato portare all’interno della Dark Room orologi, computer, cellulari, macchine fotografiche e qualsiasi dispositivo con led luminosi che possano disturbare l’ambiente, perché la percezione nella "stanza buia" diventa estremamente sensibile alla minima illuminazione. Per le comunicazioni urgenti con l'esterno, si dovrà dare come riferimento i numeri di telefono degli organizzatori.

PER QUALSIASI TIPO DI INFORMAZIONE: Adriano Violato: cell. 348.3027711 Antonella Trevisiol: cell. 347.4821991 www.darkroomeditation432hz.it - www.metodocalligaris.org



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