BioGuida 29 - Estate 2010

Page 1

Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 CNS TS

In caso di mancato recapito inviare al CMP/CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi.

ESTATE 2010

N. 29 Trimestrale di ricerca olistica e 2,90

ITINERARI DELLO SPIRITO

NAVIGARE DENTRO



BioGuida

Nuovo numero di telefono:

ITINERARI DELLO SPIRITO n° 29 estate 2010 Trimestrale di approfondimento e ricerca olistica. Aut. Reg. Tribunale di Trieste n° 1067 del 26/03/03

040.3229773

in questo numero

Testata iscritta al ROC n.16994. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 CNS TS

Editore: BioGuida Edizioni di Pierpaolo Bon Sede: Piazza Vico 7 B, 34131 Trieste Tel. 040.3229773 - Fax 040.9890285 Infoline: 338.8852117 info@bioguida.com - ppbi@bioguida.net Sito web: www.bioguida.com Abbonamenti: 040.3229773 - 338.8852117 info@bioguida.com CCP 51506707 Pubblicità e Marketing: 338.8852117 - 040.3229773 ppbi@bioguida.net

La via interiore:

La via delle piante:

I processi della mente istintiva Le trame della gelosia

..

....................................................

Realizzare i propri desideri Prigionieri della cattiveria

.....................

............................

4 8

La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente autorizzato. L’editore si mette a disposizione degli autori delle cui opere non sia stato possibile risalire alla fonte. I diritti di immagini e loghi pubblicitari sono forniti dai clienti dietro loro autorizzazione e responsabilità.

14

Direttore editoriale: Pierpaolo Bon Direttore responsabile: Mari Valentini I nomi di questo numero: Caterina Di Cosimo, Francesca De Carli, ostetriche, esperte in parto naturale.

............................................

16

La via della terra: La Radionica

.........................................................................................................

Risanare in modo bello ed efficente

..............................................................................

38

La via delle origini: Nascere secondo natura

I luoghi: I luoghi della BioGuida

...............................................................................................

12

Impaginazione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste Stampa: Grafiche Filacorda, Udine.

Trifoglio rosso, il grande riequilibratore

..........................................................................................

Androgino: verso l’unità originale

.....................................................

38 40

Parole e musica: 30

35

Sei corde lungo la penisola Recensioni libri

................................................................

........................................................................

42 44

Jacopo Fo, scrittore, attore, regista. Gianluigi Giacconi, psicologo, naturopata. Francesco Giordano, critico ed esperto musicale. Maurizia Lenardon, terapista della riabilitazione. Walter Pansini, giornalista scientifico. Alessandra Previdi, biologa, presidente della Società Italiana di Radionica. Marco Pizzi, psicologo, sessuologo, psicoterapeuta. Monica Zaulovic, educatrice e operatore sociale. Disegni e immagini: Cristina Bernazzani, Sabrina Degrassi, Moreno Tomasetig, Jacopo Fo. (quando non diversamente specificato) In copertina: “Vele” di Mario Buffa ”El Rio”

1


EDITORIALE

Tollerare la distanza

Disegno di Cristina Bernazzani.

È

difficile pensarci oggi in situazioni di reale ed assoluto silenzio interiore, in un luogo abitato dalla solitudine dell’animo, al riparo dai continui ed assordanti brusii del mondo attorno. I nuovi mezzi di comunicazione necrotizzano i nostri ritmi vitali più profondi ed essenziali, velocizzano ogni tempo della nostra quotidianità, li inducono a continui e nevrotici contatti con l’esterno, li esibiscono ad una dimensione ossessiva di scambio d’informazioni che non conosce pause e raccoglimento. L’uso della rete e dei cellulari sono intolleranti di ogni forma di distanza, ci costringono ad una nuova vita che non sopporta le lontananze e la mancanza di parole dette e spesso persino urlate. Un sentimento nuovo che ripropone il nostro essere bambini, risolvendo apparentemente quando la mamma s’assentava e ci sentivamo smarriti, incapaci di raggiungerla. Il cellulare sembra sopperire quest’angoscia ancestrale, come una panacea che guarisce quelle sindromi infantili spesso irrisolte e che identifica l’essenza di ognuno con la relazione ininterrotta e spesso futile con l’altro/a… Scrivere mail ed sms, chattare, telefonare, esibire foto e filmati banali che scandiscono la nostra vita su facebook,

2

annaspare contatti non perché si abbia qualcosa di significativo da dire ma per ricucire un bisogno di sicurezza antico ed incrinato, che non sa vivere ed abitare alcuna distanza. Dipendenza e onnipotenza sono le due dimensioni infantili che le nuove tecnologie non risolvono, al contrario, amplificano e riacutizzano rispetto ai primi nostri apprendistati esistenziali. Di qui l’illusione di controllare la realtà tramite una tastiera ed un auricolare, di qui una continua tensione emotiva che innesca incontenibili bisogni di braccare le azioni e i pensieri di chi ci è più caro negli spostamenti, i luoghi, le persone frequentate. In nome di questa nuova idea d’amore ci trasformiamo inconsapevolmente in investigatori privati permanenti, in grado anche di captare quei rumori e voci di sottofondo che ci forniscono indizi utili per placare la nostra ansia, o insospettirci ulteriormente su chi attornia la nostra vita. Quest’illusione di controllo inoltre si proietta anche sull’angoscia di poter governare gli eventi imprevedibili, di tacitare la paura, di non essere in balia degli eventi, come di fatto è, e continua ad essere. Così il cellulare, ed oramai anche i portatili, divengono protesi permanenti della

nostra vita di ogni giorno: per tacitare le nostre paure, per sopperire le nostre mancanze umane, per illuderci che qualcosa di radicale la tecnologia abbia portato nella nostra esistenza di sempre. Ma non solo dipendenza e onnipotenza, anche esibizionismo e terrore dell’anonimato sembrano scandire i nostri tempi, come osserva in un bel libro lo psicologo Luciano Di Gregorio (Psicopatologia del cellulare. Dipendenza e possesso del telefonino, Franco Angeli, Milano 2003), poichè le nuove tecnologie sembrano infantilizzare le nostre abitudini ed atteggiamenti: per strada, a teatro, al cinema, in tutti i luoghi frequentati parliamo ad alta voce, e senza alcuna remora, delle nostre vicende e sentimenti più intimi, con sconcertante ed acquisita disinvoltura. Ma allora cosa resta del silenzio, che è l’unica dimensione che ci riconnette a noi stessi e ci consente di continuare a conoscerci? Che ne è di quel soliloquio dell’anima che non sopporta i rumori del mondo e rappresenta ancora l’unico orizzonte di libertà che ci è dato di vivere oltre ogni patetica sorveglianza? Il direttore responsabile Mari Valentini marivalentini@libero.it


Dove trovare la BioGuida?

LA BIOGUIDA SI RICEVE SOLO IN ABBONAMENTO POSTALE: conto corrente postale: 51506707 intestato a: BioGuida Edizioni causale: abbonamento BioGuida CONTRIBUISCI ANChE TU AL SUCCESSO DEL PROGETTO BIOGUIDA: SOTTOSCRIVI UN SEMPLICE ABBONAMENTO ANNUALE! Come privato al costo dell’abbonamento di soli 10,00 e annuali, riceverai la BioGuida comodamente a casa tua...

Come associazione / operatore al costo dell’abbonamento di soli 18,00 e annuali, vedrai pubblicati i tuoi dati nella rubrica “I Luoghi della BioGuida”, oltre a ricevere la rivista. Dopo aver pagato il bollettino invia i tuoi recapiti da pubblicare al fax 040.9890285 oppure a info@bioguida.com

INFO LINE: info@bioguida.com 040.3229773 338.8852117


LA VIA INTERIORE

I processi della mente istintiva di Jacopo Fo www.jacopofo.it

F

in dal primo incontro con una persona, in un solo istante, trasmettiamo centinaia di informazioni attraverso il linguaggio dei movimenti, dei toni e dei ritmi. Questi messaggi non razionali sono il vero luogo dell’interazione sociale. Le parole che diciamo sono solo la confezione di una relazione con un altro essere umano. La sostanza sono i messaggi emotivi che cogliamo solo inconsciamente. (ad esempio, non dire a Berlusconi che se ne deve andare usando uno striscione, diglielo con il linguaggio del corpo!) Il libro “In un batter di ciglia” di Malcolm Gladwell cita numerose ricerche su quanto sia istantanea la capacita’ della mente irrazionale di dare giudizi. E sul punto esistono molti studi. Sto dicendo una cosa grossa. Sto dicendo che noi percepiamo la realtà molto di più di quanto ci si renda conto. La prova di questa nostra capacità incredibile ci viene dall’osservazione degli animali. Ad esempio, ci sono domatori che riescono ad insegnare agli animali fino a un centinaio di segnali impercettibili. In questa maniera diventa facile stupire il pubblico esibendo un cavallo che è abilissimo in matematica e dà i risultati battendo con lo zoccolo per terra. Ovviamente il cavallo non capisce nulla di quel che sta facendo e non ha nessuna idea del concetto “numero”. E’ il domatore che è bravo in matematica e gli dice: “batti 5 volte.” Ma il pubblico non se ne accorge perché il domatore usa 10 diversi segnali, tutti impercettibili, che in ore di allenamento ha associato a 5 colpi di zoccolo. Le percezioni degli animali colgono sfumature che a noi sfuggono, non perché non siamo capaci di vederle ma perché non ci occupiamo di identificarle. Per dimostrare questo fatto ho realizzato decine di volte un esperimento, sempre sfruttando la sensibilità dei cavalli al linguaggio corporeo. C’è un grande recinto con 6 cavalli liberi al pascolo. Un gruppo di persone si avvicinano, uno per volta. I cavalli hanno tre distinte reazioni: con una persona restano fermi e si lasciano avvicinare, con un’altra si allontanano ogni volta che lei si avvicina, con una terza persona invece sono i caval-

4

li ad avvicinarsi. E si può stare certi che, se i cavalli si allontanano da una persona, si tratta di qualcuno che ha gravi problemi anche nelle relazioni con gli esseri umani. Ho inventato questo esperimento proprio per dimostrare alle persone che vivono male la loro socialità che non possono limitarsi a dare la colpa agli altri. I cavalli non giudicano se sei bello o brutto, non sanno niente di moda e di eleganza, non leggono il tuo livello sociale. I cavalli guardano come ti muovi e che odore emetti e, su questa base, decidono se sei gradevole,

neutro o pericoloso. Sono animali erbivori e devono guardarsi dai predatori e, per questo, sono meno socievoli di cani e gatti ed è più facile interpretare le loro reazioni. Come vedremo, cambiare il messaggio corporeo è facile e automatico. Se pensi che tutti sono stronzi, mandi un semplice messaggio: siete tutti stronzi. Se ami le persone, il tuo corpo dice: vi amo. Se odi le persone e vuoi avere successo puoi imparare a fingere di amarle. Reciti esattamente come un attore. Puoi anche convincere le folle e diventare potente come Hitler. Ma, come vedremo, chi recita, per quanto bravo, sta fingendo e il suo messaggio corporeo sarà quindi meno limpido di quello di una persona che non recita, è se stessa. Forse leggendo queste parole puoi essere concorde ma valutare che gli effetti di questa comunicazione non verbale abbiano un peso limitato sulla nostra vita. Invece sto cercando di dimostrare che è su questo

terreno che le persone prendono le decisioni essenziali. E’ sulla base dei messaggi corporei che scelgo l’automobile, chi votare, chi frequentare, chi sposare, chi odiare. E la cosa più inutile che posso fare è cercare di denunciare le malefatte del governo usando “solo” il linguaggio verbale. Per comprendere quanto sia importante questo terreno della comunicazione emotiva possiamo occuparci per qualche minuto di come funziona il meccanismo della percezione. Un’altra questione importante della quale a scuola non ti dicono praticamente nulla… Comunemente noi diciamo “io vedo.” L’idea è che attraverso gli occhi noi si veda fuori come se si guardasse da una finestra. Ma la fisiologia ci spiega che l’occhio non è una finestra. E’ una telecamera digitale. L’occhio è una macchina incredibile che letteralmente “digitalizza” le immagini esterne, le trasforma in impulsi elettrici e poi le trasmette al cervello attraverso un cavo di trasferimento dati che si chiama nervo ottico. Quindi l’immagine, in un qualche modo che ancora non abbiamo pienamente colto, viene “proiettata" sopra milioni di neuroni e cellule che, in un’altra massa di cellule, producono tutta una serie di fenomeni che noi riassumiamo dicendo: “guarda là che bella ragazza!” In realta’ noi non vediamo un cazzo. Noi guardiamo il mondo attraverso un videocitofono. Ed è pure un videocitofono veramente strano… Illustri ricercatori come Piaget, hanno dimostrato che il processo di decodificazione di quello che vediamo è molto complesso e, per apprenderne le basi, dedichiamo i primi 3 anni di vita. Semplificando, potremmo dire che i nostri occhi ci inviano una massa enorme di dati e che il grosso problema è quello di interpretare le immagini, dare loro un senso comprensibile. Il bambino, prima di essere in grado di riconoscere una sedia, deve averla toccata, leccata, aggirata, esserci passato sotto, averla annusata, essercisi seduto sopra. Solo allora è in grado di riconoscere in una frazione di secondo una sedia, anche se la vede da punti di vista diversi, dipinta in colori diversi, con forme diverse. E’ un processo enorme. Si tratta di costruire un filtro tridimensionale in grado di processare l’insieme delle immagini e identificare le strutture note. Che questo processo sia molto difficile lo hanno veri-


ficato gli scienziati che da anni cercano di insegnare a un computer a riconoscere la funzione “sedia” all’interno di centinaia di immagini che contengono sedie di tutte le fogge. Sembra facile…. Il problema centrale della percezione è proprio quello di filtrare le immagini e leggerle, riconoscendo in ogni massa di colore simile una funzione analoga a una tipologia di oggetti. In realtà tutti sperimentano quanto sia complesso questo meccanismo ma non identifichiamo questa informazione. Vi è mai successo di guardare un oggetto da un’angolatura strana e, per qualche istante, di non riuscire a riconoscerlo? E succede anche di infilare le mani in tasca e cercare le chiavi di casa e non trovarle. Cerchi dappertutto, non ci sono, cerchi in tasca non ci sono, cerchi dappertutto, non ci sono, cerchi in tasca non ci sono, poi ricerchi in tasca e, ci sono! Le sentivi anche prima, solo che il cervello in quel momento non riusciva a decodificare il file che i nervi gli trasmettevano. L’intoppo in questi casi è nel servizio di decodificazione. Il processo di lettura della realtà è qualcosa di una complessità spaventosa. Se ci pensiamo vengono le vertigini. In ogni istante tutti i nostri sensi ci inviano milioni di bit di informazioni su quel che succede dentro e fuori di noi. E, in ogni istante, decodifichiamo questa massa spaventosa di informazioni e le interpretiamo sulla base delle nostre esperienze. E’ talmente complesso e difficile che è ovvio che basta un sovraccarico emotivo o un momento di stanchezza per mandare a pallini il nostro sistema di decodifica. Sentiamo qualche cosa in tasca ma non riusciamo a trovare niente utilizzando il filtro “chiave di casa”. Ce lo hanno detto a scuola che il problema più grosso è capire cosa succede veramente fuori da noi? Beh, se non lo hanno detto sono proprio degli stronzi. Sono cose arcinote da 50 anni, anche se ancora non tutti i processi fisiologici sono ben chiari. Ad esempio, recentemente si è scoperto che, se io penso di correre o di baciare una ragazza, non si attivano solo certe parti del cervello ma anche alcune zone della pancia. Ci sono sinapsi anche lì, collegate alla mente attraverso la spina dorsale. Ragioniamo anche con la pancia. I messicani e i cinesi lo sostengono da millenni. Dico questo per sottolineare quanto è complesso il funzionamento di tutto quello che facciamo in un secondo.

Ma come fa la mente a reggere uno sforzo continuo di questo genere? Non ci riesce. Quando entri in una stanza la decodifichi. Dopodichè smetti di farlo fino a quando non subentra qualche nuovo elemento. I film cambiano continuamente inquadratura proprio perchè così tengono viva l’attenzione. Costringono a leggere le immagini. A questo punto devo osservare che si verifica uno strano fenomeno nel processo percettivo. Proprio perché decodificare è faticoso, tendiamo a economizzare le forze. Ad esempio, mentre guardiamo la TV entriamo in uno stato catatonico che elimina gli altri sensi. Una cosa analoga succede se siamo sotto stress perché ci sentiamo minacciati. Riduciamo la quantità di dati che leggiamo. Ci concentriamo sulla ricerca di segnali di pericolo. E’ come se usassimo uno zoom percettivo concettuale, un filtro che ha il compito di identificare solo movimenti che possono essere collegati ad un attacco fisico. Quindi, a seconda che ci si senta minacciati o tranquilli, montiamo diverse ottiche al nostro sistema percettivo. Grandangolo, visione media, zoom. Se confronti il ricordo di un momento di relax con il ricordo di un momento di stress, potrai facilmente notare che, nei momenti di stress, la percezione globale di sè e del mondo è meno nitida, meno definita. Il fatto che comunemente non si parli di questo ha un impatto disastroso sull’umanità. Molte persone, ad esempio, soffrono immensamente di incapacità di amare, di innamorarsi, di godere emotivamente e fisicamente dell’intimità e della tenerezza, semplicemente perché non hanno capito che possono cambiare filtro percettivo a seconda delle necessità e che, quando dai un bacio, ti conviene usare il grandangolo, sentire tutto. E’ molto meglio. E’ chiaro che se il sesso mi stressa perché mi hanno detto che è peccato, prendo le malattie, resto incinta, soffro di insicurezza, sono ansioso perché desidero approvazione (ecc., ecc.) non riuscirò a mettermi ad ascoltare fino in fondo. Le nostre percezioni hanno il volume come uno stereo. Puoi alzarlo e abbassarlo. Se ti rilassi, sorridi, fai un pò di sbadigli e semplicemente ti metti in ascolto, succede automaticamente che aumenti il volume delle percezioni. Se c’è molto silenzio intorno a te puoi sentire perfino il battito del tuo cuore o il fruscio ritmico del sangue che scorre vicino all’orecchio interno, una specie di zzzzz… Capisci

che usare correttamente questa funzione è centrale nella costruzione del nostro benessere? Tocca proprio allenarsi a raggiungere il livello di massimo ascolto. Non è difficile: trova una persona simpatica che sia brava a fare i massaggi, promettigli che laverai i piatti e pulirai tutta la sua casa in cambio di 45 minuti di carezze (lente e

5


LA VIA INTERIORE

delicate). Dopo circa 31 minuti (come ha dimostrato Dittamo Montecucco) si arriva al massimo dell’empatia e della capacità di ascolto. Montecucco ha dimostrato che in 31 minuti avviene una sintonizzazione delle onde cerebrali. Succede nel massaggio, nello sport, nell’arte, nel sesso, nel gioco. E noi percepiamo questa sintonizzazione fisicamente come una sensazione diffusa di benessere. Chimicamente succede che produciamo dopamina, che e’ una droga meravigliosa, che sintetizziamo naturalmente, e che agisce positivamente sul sistema immunitario e sul buon funzionamento del metabolismo. Dal punto di vista del funzionamento della mente abbiamo aperto i filtri percettivi, abbiamo messo al massimo la capacità di lettura dell’insieme dei segnali esterni. Ce li stiamo godendo tutti. E’ come se il mio cervello stesse facendo una bella corsa liberatoria. Comprendere questo, scoprire cosa mi aiuta a entrare in questo stato di coscienza, allenarmi a farlo, identificare le modalità con le quali mi muovo in questo spazio percettivo è essenziale per la mia vita. Ed è anche piacevole: si tratta di immergersi in qualche cosa che piace e ascoltare tutte le sensazioni. L’ascolto delle sensazioni ha come primo effetto che, alla guida, la mente irrazionale si sostituisce a quella razionale. Poi il resto va da sé. Questo è importante e neanche questo lo dicono a scuola: ogni volta che ascoltiamo una sensazione, il cervello razionale si spegne. Prova a pensare e contemporaneamente a sentire un odore. Non ci riesci. Puoi passare velocemente, a intermittenza, dall’ascolto di una sensazione al pensiero verbale, ma non puoi fare le due cose assieme. E, se non c’è un motivo reale di pericolo, appena iniziamo ad ascoltare, iniziamo anche ad aumentare il volume e allargare la visuale, lo spettro percettivo. A questo punto torniamo al nostro discorso originario. Che importanza ha tutto quanto detto fin qui rispetto alla capacità di realizzare quel che desidero? Il modello della percezione che ho tratteggiato ci dice che la mente inconscia riceve mille volte più informazioni, poi al cervello razionale fornisce un riassuntino essenziale. Quando mi trovo in una situazione drammatica posso crollare in una crisi di panico o di depressione, oppure posso riuscire a entrare in un particolare stato di coscienza nel quale riesco a elaborare una super quantità di

6

informazioni e cogliere un’assonanza che permette di inventare istantaneamente un comportamento stupefacente che mi salva. E perché mi salva? Perché coglie di sorpresa il mio avversario, lo spiazza, gli toglie la terra sotto i piedi, semplicemente perché manda in tilt il suo sistema percettivo, non è più in grado di indentificare il contesto. Improvvisamente, il Carabiniere non se la sente più di fare il Carabiniere, il rapinatore non ha voglia di sparare al rapinato, il guerrigliero dei Khmer Rossi non vuole più sparare a Tiziano Terzani e lo stupratore ha paura della sua vittima (vedi http://www. jacopofo.com/come-evitare-rapine-e-trovare-amore-attitudine-peso-mentale-azioni). E questo è possibile perché le persone che vivono un ruolo stressante stanno montando un “super-zoom”. Se guardi una collina con un telescopio rischi di perderti. Lo stesso se cerchi un posto usando un ingrandimento di Google Maps troppo grande: devo zoommare all’indietro per capire dove sono finito. Ma c’è un altro aspetto: tutte le informazioni che non vengono inviate alla mente razionale dove finiscono? Non vengono buttate via. Vengono utilizzate dalla mente irrazionale per redigere una comunicazione emotiva. Parlavamo di mettere peso mentale nelle azioni. Ecco, questo peso dipende dal messaggio emotivo che la mente non razionale invia al cervello. Il messaggio emotivo è costituito da centinaia di micro sensazioni interne. Noi sentiamo il nostro corpo. Succede qualche cosa di fisicamente diverso se pensiamo alla parola “fragola” rispetto a quando pensiamo alla parola “banana”. E’ come se sentissimo qualche ricordo del sapore, delle esperienze legate al settore “banana” della memoria. Potremmo parlare di “colonna sonora”. Se ogni volta

che vediamo la faccia di una persona la mente inconscia invia un suono grave, minaccioso, sentiremo antipatia per quella persona anche senza un motivo razionale. Ed è importante sapere che questa colonna sonora determina le nostre scelte molto più dei pensieri razionali. Andiamo dove sentiamo suoni più confortevoli, frequentiamo persone insieme alle quali sentiamo una musica emotiva più piacevole. Questo livello di esperienza è in realtà quello primario, non è vero che è la mente razionale a decidere cosa facciamo nella vita. E’ una balla che ci hanno insegnato a scuola. Perché sono ignoranti. E’ chiaro che in un mondo nel quale pochissimi hanno capito questi semplici meccanismi mentali, quelli che li colgono hanno grandi possibilità, anche se magari sono un pò furbetti. Ad esempio, la sinistra italiana soffre di una grave paralisi storica sostanzialmente perché non ha capito niente della comunicazione emotiva, i suoi leader non lavorano sulla comunicazione corporea, non verbale. Obama ha 15 consulenti pagati profumatamente per rivedersi decine di volte i video dei suoi discorsi e scoprire dove sta mandando messaggi corporei negativi. E ogni volta che vedo Berlusconi in TV noto che, al di là di tutto, è un maestro della comunicazione emotiva e riesce a vivere e a percepire il suo ruolo con tale immedesimazione e padronanza dell’alfabeto delle espressioni e dei ritmi che, se lo ascolti, ti sembra effettivamente che abbia ragione. La differenza tra Obama e Berlusconi è che Silvio non ha neanche un consulente alla mimica. Lui insegnava queste tecniche ai suoi dipendenti già nel 1976. E’ un precursore e sicuramente uno dei più grandi specialisti al mondo. Quando parla, lui è assolutamente convinto di quello che dice. Anche se magari sa che è falso. Questa è la sua magia. E’ messianicamente convinto. La sua forza è la capacità di mettere peso nelle azioni. E’ quella che gli attori francesi chiamano “attitude”. Il povero Massimo D’Alema invece non sa nulla di come si sorride, non ha passato ore allo specchio a fare “la faccia da amico”. La faccia da bambino ferito, da padre preoccupato, da figlio pentito. Non sa nulla delle note musicali, dei ritmi da infondere nella voce. Non ha insegnato per anni ai suoi dipendenti questi trucchi. Non parla al cuore della gente, fa dei ragionamenti, delle lezioni, parla alla mente razionale. E perde…



LA VIA INTERIORE

Le trame della gelosia di Marco Pizzi (psicologo e psicoterapeuta)

C

osa produce una reazione di gelosia? Cosa muove una persona ad essere gelosa? Senza entrare in una disquisizione sul concetto del “sentimento” di gelosia entriamo nel tema. Il concetto di gelosia è un’altra delle tante mine vaganti nella cultura dominante. È una parola molto frequente, ma cosa indica in realtà? Un segno di amore? Un’insicurezza? Un modo di far capire all’altro/a il nostro interesse? Curiosamente, per alcuni la gelosia avrebbe un valore positivo, per altri negativo. Nell’insieme, sembrerebbe che una relazione senza una certa quota di gelosia non possa neanche considerarsi tale. Ma è proprio così? Si tengano a mente le riflessioni già apportate soprattutto sull’amore, a cui peraltro la gelosia è legata. L’amore veniva descritto come una qualità intrinseca e non tanto come una quantità misurabile e funzionale a qualcuno o a qualcosa. In altri termini, è la capacità essenziale di amare se stessi, che produrrà un sentimento profondo, una capacità di elevarsi allo stato “d’amore”. Viceversa, si sottolineava quanto, senza questo presupposto, il termine amore diventi confuso, sinonimo di possesso, cioè della paura di non essere amati, che si sostituisce alla capacità di amare. Questo bisogno di essere amati corrisponde ad uno stato psicologico infantile poiché è la prima esperienza che i bambini vivono. Se non si evolve ad un livello emotivo più profondo, questo sentimento diventa, in una parola, possesso… proprio come la gelosia. Ma sono dunque due sinonimi della stessa cosa? Proseguiamo con ordine: Wikipedia, fonte moderna per eccellenza, nostro malgrado, in merito alla gelosia, suggerisce che “…La gelosia più comune è quella che è ravvisabile all’interno della coppia, che a sua volta può manifestarsi in diverse forme, che vanno dalla semplice irritazione nel

8

venire a conoscenza di rapporti anche solo d’amicizia tra la persona amata ed altre persone estranee alla coppia, fino ad arrivare alla possessività più estrema in cui si cerca di controllare ogni spostamento ed atteggiamento ritenuto sospetto del proprio partner, quasi il tenere d’occhio l’altra persona diventi una missione di vita. A seguito di un rapporto finito, magari in modo traumatico, si instaura una forma di gelosia tra le peggiori, che porta il soggetto sofferente di mancato amore a compiere, alle volte, le azioni più deplorevoli nei confronti della persona amata per riconquistarla. In

questo stadio, in realtà, si è entrati in uno stato depressivo che induce il soggetto innamorato in un baratro di ossessione, rischiando di fare sfociare i propri impulsi in episodi di violenza (come spesso accade), ignorando il mondo circostante e, più in generale, tutto ciò che sia estraneo all’oggetto del desiderio. Ci si trova in questo caso in un risvolto patologico della gelosia che, invece, a piccole dosi dimostra semplicemente un attaccamento nei confronti del partner ed una paura cronica di perderlo”. E ancora: “la gelosia va considerata come parte integrante della mentalità umana. Un partner non geloso, è sospettabile di non essere interessato alla relazione. La gelosia, se manifestata in modo non eccessivo, può solo portare ad un rafforzamento

dell’unione. Inoltre, il partner che "subisce" la gelosia dell’altro, vuole sentirsi protetto. In sintesi, la gelosia non va assolutamente identificata come qualcosa di negativo, bensì come ulteriore dimostrazione del sentimento affettivo di un partner verso l’altro.” Si noti che, tra la prima parte della definizione e la seconda, ci sono notevoli incongruenze per cui, secondo la prima interpretazione, nella migliore delle ipotesi si ritiene che “a piccole dosi”, dimostra semplicemente un attaccamento nei confronti del partner ed una paura cronica di “perderlo”, mentre nella seconda parte si sostiene che “la gelosia non va assolutamente identificata come qualcosa di negativo, bensì come ulteriore dimostrazione del sentimento affettivo di un partner verso l’altro. Non si capisce ancora se sia una sofferenza o una “dimostrazione del sentimento affettivo”. Abbiamo già analizzato le forme di attaccamento per cui, per un adulto, questo bisogno indica un complesso edipico non risolto, specificato come una paura “cronica” di perdere il partner, per cui la gelosia sia una “ulteriore dimostrazione del sentimento affettivo di un partner verso l’altro.” Ed ecco aprirsi i nuovi ostacoli linguistici: attaccamento, paura, sentimento. Ma cosa significano veramente questi termini? Per esempio stabilire a priori che qualcosa sia negativo e qualcosa positivo è già un tema senza senso. Chi può dire ciò che è bene o male? Una legge? Il senso comune? Dio? Per esempio, per chi lascia una persona che non ama più è un bene, mentre per chi viene lasciato è percepito come un male; nel tempo però non è raro che la persona lasciata, tramite questa esperienza, maturi, cresca e quindi l’evento diventi un bene. Contemporaneamente, chi ha lasciato potrebbe pentirsi, scoprire che sia stato un errore, che ha avuto troppa fretta, quindi diventare un evento bloccante, frustrante e percepito come negativo. A questo punto, possiamo realizzare che bene e male sono concetti legati non solo allo spazio (l’even-



LA VIA INTERIORE

to) ma anche al tempo (le conseguenze dell’evento). Ciò significa quantomeno che, a tempi diversi, corrisponderanno anche sentimenti diversi. Abbiamo così trovato una definizione? Assolutamente no. Basti pensare che il concetto di bene e male fa capo al giudizio e spesso al pregiudizio per cui si è innamorati del giudizio, che è un processo mentale e non emotivo, così, riflettendo attorno a questi pensieri si dovrebbe ammettere che non siano uno stato emotivo ma logico. In quanto tali, non c’entrano con una qualità emotiva (Quanto mi ami? Domanda quanto mai antica, pari al dilemma di una risposta che in realtà non esiste). Ma la gelosia? Non è dunque legata anch’essa ad una quantificazione? Al numero di volte che si esprime verbalmente un “ti amo?” Al tempo passato assieme o, viceversa, alle volte in cui il/la partner si guarda in giro, che per il geloso corrisponde all’ossessiva idea che sia attratto/a da altri? Al numero di amici a cui rinuncerà “in nome dell’amore”? Primo problema: se il concetto di gelosia corrisponde ad una richiesta di quantificazione e quindi un qualcosa di visibile, implicitamente non è un sentimento: è un’idea, una sorta di logica: non esiste un sentimento di gelosia ma esiste una “mentalizzazione”, un bisogno di formare un’idea preconcetta dell’altro/a che permetta così di controllarlo/a, di gestirlo/a. Controllare e gestire gli eventi fa capo alle proprie paure e insicurezze; ecco perché nella definizione riportata da Wikipedia si dice che “la gelosia va considerata come parte integrante della mentalità umana”. È un termine preciso: non si direbbe delle emozioni umane ma della mentalità umana, poiché essa è un processo mentale, di pensiero. Non esiste un sentimento chiamato gelosia. Esiste la paura di essere lasciati, abbandonati; esiste il bisogno di controllare il mondo e tutto ciò che è incluso (esattamente come fanno i politici). Cosa c’entra questo modo di pensare e di agire con un sentimento? Nella migliore delle ipotesi si tratta solamente di paura. Eppure si parla di gelosia in termini di “sentimento”. Lo fanno anche gli specialisti del settore. Una riflessione in merito si può fare in questo senso: tanto più una persona non appartiene a se stessa ma appartiene ad un “noi”, ad una collettività, ovvero alla paura di sentirsi sola, tanto più sarà spersonalizzata. La spersonalizzazione impone al soggetto

10

il non ascolto delle proprie emozioni e dei propri desideri a favore del pensiero comune, in cui ci si sente rassicurati; e i sentimenti saranno anche loro comuni e non più propri. Questo meccanismo crea però anche profonde incertezze poiché il costo di questa operazione è la rinuncia a fidarsi di se stessi a favore dell’illusoria idea di delegare ad altri la nostra fiducia. Ecco allora la trasformazione del concetto di gelosia in un sentimento, per il semplice fatto che “così fan tutti”. Il meccanismo è semplice: ancora una volta basta creare una confusione concettuale: scambiare il concetto di fiducia (che appartiene ad una qualità intrinseca della persona) con il concetto di lealtà (che è una quantificazione rivolta all’esterno). Così se si dice: “mi fido di te” si è già posto il tarlo della confusione, dato che non si intende: “mi fido del fatto che, al di là di tutto, saprò tollerare ciò che agirai liberamente, perché così ho scelto”che corrisponde ad una profonda capacità di amare e di ri-conoscere l’individualità dell’altro/a.- ma si intende dire invece: “ devi essere leale e fare esattamente come io mi aspetto che tu debba agire e se mi tradirai, dovrai sentirti in colpa nei miei confronti e verso tutta la società”. Questo meccanismo prevede la spersonalizzazione dell’individuo e una profonda mancanza di rispetto nei confronti dell’oggetto che si desidera semplicemente possedere. Basta ora sostituire il termine fiducia con amore e il gioco è fatto: “ti amo” corrisponde allora non più ad un sentimento che si esprime, ad una sensazione di totale benessere, ma diventa un obbligo, un dovere. Se si dice “ti amo”, implicitamente ogni azione che verrà messa in atto sarà necessariamente “a fin di bene” e finalizzata all’amore che si nutre per l’altro/a. A questo punto la gabbia si chiude. Il “ti amo”, in questo modo, altro non è che una forma linguistica che autorizza la persona a possedere, ingabbiare e limitare l’azione dell’altro/a tramite la gelosia: sull’altare del presunto sentimento d’amore. Se, dunque, il “noi” prevede quest’idea per indicare il sentimento, allora basta capirsi. Rimane l’inganno, poiché non può in alcun modo essere un sentimento. Ma un inganno. È la stessa sensazione che si prova appena ci si rende conto che il sentimento espresso dall’altro/a non coincide con un miglioramento del proprio benessere quanto piuttosto ad una sensazione di soffocamento e di ansia. Perché la

gelosia altro non è che un modo per occultare sotto un altro termine le proprie ansie. Ma allora cos’è una relazione con una persona senza una propria identità? Per un “noi”? Nel pensiero comune del “noi” c’è l’idea romantica, chiamata anche fusione, poi la condivisione, il rispetto reciproco, ecc…, ma anche quella “giusta quota” di gelosia, che aiuta a mantenere il rapporto vivace. Resta dunque da capire cosa sia una relazione. Potremmo pensare per esempio che esistono tre principali forme di relazione: una “up-down”, dove ognuno ha il potere che esercita sull’altro; una “alla pari”, dove i soggetti si confrontano sullo stesso piano; e una “down-up”, dove si subisce il potere esercitato dall’altro. In termini affettivi, ci si dovrebbe aspettare che il principio sia la relazione alla pari. Ma è così? In casa non comanda nessuno? E se qualcuno invece avesse più peso nelle scelte, la relazione si potrebbe ancora definire alla pari? Già. È piuttosto difficile trovare relazioni alla pari. È un problema di maturità psicoaffettiva. Una relazione alla pari presume una capacità di tollerare idee e pensieri diversi dai propri, una capacità empatica tale da preoccuparsi anche delle esigenze dell’altro/a ma, attenzione: senza rinunciare alle proprie, perché altrimenti diventa una relazione down-up, una relazione, cioè, dove una persona mira al sacrificio, al martirio a favore dell’altro/a. In questo modo, la persona si garantisce la possibilità di lamentarsi, di viversi incompreso/a, di viversi, in sostanza, senza alcun desiderio di crescere, grazie alla guida più o meno consapevole dell’altro/a. Una relazione alla pari invece è frutto di un incontro tra due persone che hanno superato la paura dell’abbandono e sono pronte a fidarsi, di se stesse e della vita. Potremmo dire che è un incontro tra due persone che vivono nella sincronicità e non nella paura. Ma a questo punto non apparterebbero più a un “noi”. Apparterebbero solamente a se stessi, e neanche uno all’altra/o, ma solamente a se stessi. All’interno di sé stessi regna il sentimento oramai conosciuto, oramai conseguito perché cercato, dell’amore. Essi vivono il dono. Comprendono, per esempio, il vero valore del termine sacrificio: fare sacro. È nel fare sacro che esistono i presupposti per una relazione sincera, per il dialogo. Non più la paura ma la fiducia. Non più il dubbio ma la certezza. È matematico: una felicità più una felicità diventa


doppia felicità. Viceversa, un’insicurezza più una insicurezza diventa doppia insicurezza. È incredibile quanto questa semplice addizione sia così poco nota. E cosa c’è di più nobile e sacro dell’amore su questo pianeta? Morale: quando si parla di relazione, di condivisione, bisogna prima riflettere con grande attenzione a quale parametro ci si riferisca. Condividere, nella sua eccezione più semplice, significa fare assieme. Ma questo requisito non può essere sufficiente per definire un fare assieme quale una relazione, o quantomeno non per intendere una relazione sentimentale. Eppure, per molti è così: è un semplice fare assieme. Può in questi casi scattare un meccanismo di preoccupazione e di incertezza rispetto alla qualità e al senso di quella relazione? Certamente sì. E possono queste incertezze produrre quel fenomeno chiamato gelosia? Certamente sì. Una relazione sentimentale, allora, altro non può essere che un incontro tra due esseri che hanno già sperimentato positivamente la relazione con se stessi. Magari nella solitudine, lontani dal “noi”. Comprendersi, conoscersi, come insegnano gli alchimisti, è un processo evolutivo

difficile che costa tempo e fatica. Non c’è nulla di magico. Qualcosa accade perché lo si è desiderato a lungo e ci si è preparati per questo. La ricerca dell’amore romantico, viceversa, include l’idea del magico, del miracolo. È molto più comodo, basta aspettare che accada… ma poi non accade mai, seppur ogni volta ci si illude che sia accaduto. Chi di voi andrebbe a correre alla maratona di New York senza aver mai fatto neanche dieci metri di corsa in vita sua? Sarebbe un’idea folle, destinata a fallire. Eppure gli adoratori dell’amore romantico, del tutto e subito, ragionano così. E sono in molti a prediligere l’idea dell’amore romantico. Questa mentalità si è spinta nei secoli così avanti che oramai è diventata l’idea più conosciuta e, per il solo fatto di essere la più diffusa, ha acquisito valore di realtà. Una passiva accettazione di un male comune, dunque, al punto che si è trasformato, a difesa del proprio finto sé, in un qualcosa che “se manifestata in modo non eccessivo, può solo portare ad un rafforzamento dell’unione.” Mal comune mezzo gaudio allora. Se poi ci si soffermasse a riflettere sul significato di “modo non eccessivo” o “rafforza-

mento dell’unione”, e di che cosa si voglia indicare nello specifico con “unione”, non basterebbero tutte le pagine della rivista. Ci si accontenti di pensare che unione indica qualsiasi cosa sia legata assieme, e niente di più. Ora, arrivati a questo punto, molte menti si saranno aperte al senso critico e saranno uscite dal tunnel dei luoghi comuni e dei concetti precotti, si può capire perché non ci si sia soffermati ad analizzare i meccanismi della gelosia, cioè della quantificazione e la schematizzazione di un qualcosa che viene considerato un “sentimento”. Cos’è la gelosia dunque? Può essere considerata un sentimento nella misura in cui lo è il vampirismo energetico prodotto da chi la usa e niente più. E’ quindi insensato parlare di qualcosa che esiste solamente nel credo popolare ma che, tecnicamente, è soltanto una pericolosa manifestazione di ansie mirate ad inglobare l’altro/a dentro il proprio mondo, togliendogli la dignità di esistere. Magari è’ difficile apprezzare queste riflessioni riportate ma è bello pensare che ci sia una speranza, che si smetta di essere finti e si cominci ad amare le cose per quelle che sono, a partire dalla propria vita.

11


LA VIA INTERIORE

Realizzare i propri desideri di Gianluigi Giacconi (psicologo e naturopata)

M

agari! Potrebbe pensare qualcuno leggendo il titolo di questo articolo. Quand’ero bambino sognavo che dal cielo cadessero giocattoli e attrezzature sportive ma non è mai accaduto. Allora forse, non basta desiderare? Desiderare è il principio della realizzazione e della manifestazione nella realtà dei nostri sogni e delle nostre aspirazioni, ma è necessario innanzi tutto sapere come desiderare in maniera efficace e poi “svegliarsi”, aprire gli occhi ed agire efficacemente, avendo piani d’azione e risorse chiari e ben definiti. Il Vangelo ci ricorda il nostro potere: “chiedi e ti sarà dato, bussa e ti sarà aperto, cerca e troverai”. Ma come possiamo rendere concreto e direzionato consapevolmente questo potere creativo, per non ridurci a coltivare rimpianti, rimorsi, alibi, giustificazioni o scuse varie per le nostre frustrazioni o per i nostri insuccessi? Un’antica leggenda Indù racconta che l’uomo aveva in passato usato male il proprio potere e, quindi, gli Dei glielo avevano sottratto e nascosto in un posto molto difficile da trovare: esattamente dentro di lui. Ecco da dove partire: dalla ricerca interiore e dal contatto profondo con noi stessi per verificare la congruenza di ciò che vogliamo o crediamo di volere. Siamo un insieme integrato di pulsioni e motivazioni diverse e spesso contraddittorie; la pancia, il cuore, la ragione, la morale e l’istinto a volte non sono realmente allineati e desiderano cose diverse, creando confusione e conflitti interiori. Già questo abbatte totalmente il nostro potere personale. Quando corpo, emozioni, intelletto e coscienza sono allineati e congruenti tra loro, l’uomo possiede un enorme potere ed energia di creazione e di realizzazione, ma è molto raro che ciò avvenga. La forza impulsiva ed ardente del desiderio, con la sua passione e l’entusiasmo, la costanza e la determinazione della volontà, e la chiarezza ed il valore profondo dell’intenzione consapevole ed etica, sono un potenziale stupendo da poter usare per realizzare la vita che

12

“Where do questions come from?” di Cristina Bernazzani

desideriamo per noi, per gli altri e per il mondo in cui viviamo. Desiderio deriva etimologicamente dal latino “de-sidera”, che significa “dal mondo siderale/dalle stelle”. Quindi innanzi tutto si tratta di distinguere fra desideri-capricci, egoici ed infantili, falsi bisogni di potere e di appagamento ed invece i desideri e le aspirazioni più profonde, frutto di ispirazione celeste o di introspezione accurata. I nostri desideri ed obiettivi poi andranno verificati

da un punto di vista della realisticità e dell’ecologia interna ed esterna. I nostri sogni, una volta definiti nei dettagli (le nostre voglie generiche non si realizzano con facilità), necessitano di determinate risorse sia personali (preparazione, competenze, coraggio, perseveranza, ecc.) che esterne (denaro, tempo, aiuto e sostegno, collaborazione degli altri) che vanno valutate attentamente. Posso desiderare con passione qualcosa ma, se non ho le risorse adeguate, il sogno


resterà irreale e quindi irrealizzabile. Valutare l’ecologia delle nostre scelte significa, seguendo la metafora della salvaguardia dell’ambiente, valutare le conseguenze ed i prezzi da pagare delle nostre decisioni o delle nostre “non decisioni” (scegliere di non scegliere, è già una scelta precisa) sia per noi che per chi ci sta vicino e, in generale, per l’umanità intera. Le popolazioni dei nativi americani quando si riunivano per prendere decisioni importanti per il proprio villaggio e la loro tribù, valutavano l’impatto di queste scelte per le successive cinque generazioni. Ah, se i nostri politici ed amministratori avessero tale lungimiranza e tale coscienza etica… Niente si realizza a meno che prima non sia un sogno, chiaro e ben definito ma, fra il volere e il realizzare, ci sono ancora molti passaggi da definire. La formula della manifestazione va alimentata con sentimenti elevati di automotivazione, fiducia e coraggio. Bisogna essere, da una parte, capaci di costruire e rafforzare convinzioni e credenze vincenti ed ispiratrici e, dall’altra, saper riconoscere e destrutturare atteggiamenti disfattisti, vittimisti, fatalisti, perdenti e distruttivi. Un mio vecchio amico ed insegnante diceva: “ognuno ottiene dalla vita ciò che si merita o, per essere più precisi, ciò che nel profondo crede veramente di meritare. ‘Possono perché credono di potere’ affermava Virgilio ed io, al contrario, ripeto spesso ai miei allievi o clienti: ‘non potete perché credete di non potere’…”. Molti “virus psichici” possono sabotare o demolire i progetti più ambiziosi. Bisogna avere il coraggio di andare ad esplorare le nostre inconsce resistenze al successo ed alla felicità. Ce n’è, per esperienza, molte di più di quelle che pensiamo razionalmente e spesso agiscono nel profondo dell’incoscio. Quando fede e fiducia sono realmente incrollabili e solide, il nostro potere assume una considerevole qualità di resistenza ai problemi ed alle difficol-

tà (che sono cibo prelibato dei nostri virus). A volte la scarsa considerazione di sé e delle proprie risorse è alla base dell’autocastrazione delle nostre aspirazioni più importanti. Siccome non ci sentiamo all’altezza, neghiamo perfino di poter ambire e certi traguardi a cui magari teniamo tantissimo. Come quel ragazzo al liceo che per anni ha covato un innamoramento interiore mai rivelato per la più carina della classe, a cui non si è mai dichiarato per la paura del rifiuto, e poi dopo anni scopre che anche lei aveva un debole per lui, ma non lo aveva mai manifestato perché aspettava fosse il ragazzo a prendere

l’iniziativa… è un peccato rinunciare senza averci neanche provato! Questo esempio mi permette di inserire un altro elemento importante di quella che chiamo “la formula della manifestazione”: agire con energia, impegno e costanza nel fare, espormi al rischio, saper pianificare nel dettaglio tempi e mezzi a disposizione. “La magia è nell’azione” diceva Gurdjieff. Desiderare con chiarezza, essere competenti, avere fiducia e capacità di automotivazione, agire con solerzia e perseverare, nonostante ostacoli e difficoltà, sono abilità che si possono apprendere e migliorare e possono essere utili in

tutti gli ambiti sia personali, sia professionali, che nell’ambito delle relazioni interpersonali. Un ultimo aspetto fondamentale in questa analisi delle strategie che facilitano la realizzazione dei nostri obiettivi è la gratitudine. Coltivare la gratitudine durante il percorso. e non solo dopo aver tagliato il traguardo, ci eleva spiritualmente, alleggerisce il cuore, dona entusiasmo, allena ad essere grati alla vita sia per i doni, le opportunità, sia per le prove che ci concede. Quali sono i vostri sogni, i vostri progetti da qui al prossimo autunno? Cosa volete realmente realizzare, essere, ottenere per voi e nei vari ambiti della vostra esistenza? Ricordate: “la qualità della nostra vita dipende dalle domande che ci poniamo” dice John De Martini, e “dalle risposte che sappiamo darci” aggiungo io. Se mi accordo ora che la mia vita non assomiglia a quella che ho sempre desiderato, a quella che veramente mi piacerebbe vivere, posso fare molte cose. Posso rimanere ancorato al passato, giudicare gli altri responsabili del mio fallimento. Posso restare fermo immobile, bloccato da mille paure: “e se sbaglio… se non ci riesco… se, se…”. Posso delegare le mie scelte alla pigrizia e alla procrastinazione, al rimandare. Posso continuare a distrarmi cercando di non pensare mai e, quando un pensiero mi sfiora, recriminare chiamando in causa la sfortuna. Posso rimanere prigioniero del sogno e dell’inerzia. Posso lasciarmi confondere dalle scuse e dagli alibi e coltivare con costanza la sfiducia. Oppure… Posso decidere consapevolmente ciò che voglio e provare a cambiare: scegliere una direzione, tirare fuori il mio vero coraggio, la determinazione, stringere i denti ed iniziare a pensare: “Perché no? Perché non a me? Perché non io?” E’ molto più frustrante fallire quando non si è mai partiti, piuttosto che provare e, riprovando, accorgersi della difficoltà nella vita e decidere che ne vale comunque la pena e goderne la sfida. 13


LA VIA INTERIORE

Prigionieri della cattiveria di Monica Zaulovic (educatrice e operatore sociale)

P

uò essere difficile capire l’essenza, la sostanza, l’origine e l’evoluzione di questa apparentemente banale, ma usata parola. Suoni di sillabe messe assieme che creano qualcosa che la mente ha difficoltà a percepire: la “cattiveria“. Si può fermamente credere che essa non esista, che sia un termine astratto e comodo per coloro che non sanno andare a fondo, non possono conoscere, non hanno strumenti. Difficile credere alla sua esistenza come a qualcosa di unico. Credere che sia solo ed esclusivamente l’atteggiamento prodotto da un malessere, molto lontano da un’azione puramente volontaria. Legittimare alcun comportamento che i giovani pensieri, influenzati da studi filosofici, possono avvicinare più a Kant, che dichiarava in questo contesto: “ nessuna ragione umana potrebbe concepire il male per se stesso, ma solo se erroneamente percepito come bene e, quindi a seguito di una “corruzione” del giudizio morale “ Quindi, non rappresenta il male? Forse. Il male e il bene. Ricerche e riflessioni continue in ognuno di noi su questi concetti. A volte anche inconsciamente, eppure, anche lontani da etica, morale e religione ciò che ci spinge più o meno consapevolmente dinnanzi al dubbio dell’analisi “ se è bene o male. Cattiveria è “il male”? Esiste? Ha una forma, una sostanza? La curiosità potrebbe nascere molto prima del previsto nell’infanzia. Le favole. I bambini toccano questo concetto molto presto e, a volte per distrazione, lo sottovalutiamo. In ogni favola c’è il cattivo che pratica la cattiveria, già dai tempi di Cappuccetto Rosso il Lupo vestiva questo ruolo. In cosa differisce il buono dal cattivo nel mondo magico delle favole? Soffermandosi, emerge che entrambi, in realtà, perseguono lo stesso scopo: affermarsi. I buoni non sono così diversi dai cattivi: anche loro rincorrono successi e riconoscimenti, bramano fortuna, desiderano la principessa più bella e gioiscono nel diventare re. La differenza risiede nella modalità. I buoni favoriscono il benessere proprio e altrui, insieme. I cattivi cercano di affermarsi a danno degli altri e, per proprio,esclusivo

14

interesse. Egoismo e altruismo, allora? O bontà e cattiveria? Cos’è allora la cattiveria? E’ procurare volontariamente un danno a qualcuno, provando piacere nel farlo? Il più delle volte la cattiveria viene intesa come distruttività, violenza, aggressività. Termini apparentemente molto simili ma che, a parer mio, non possono essere reputati sinonimi in quanto concettualmente diversi. Credo che le forme di comportamento istintuale appena citate possono essere delle conseguenze della cattiveria. Ma la cattiveria è anche altro. Analizziamo la parola “cattivo”: deriva etimologicamente dalla parola latina captivus, che significa “prigioniero”. Prigioniero di un sistema di pensieri, prigioniero di un malessere, prigioniero di un meccanismo inconscio, anche se apparentemente può risultare intenzionale. Quanti pensieri diversi ho scoperto dinnanzi a questo concetto. Commenti opposti, simili e/o intersecati… “La cattiveria è un atteggiamento di chi ha la tendenza verso il male. La persona cattiva non ha qualità buone”. “La cattiveria più pericolosa è quella dei buoni”. “Dobbiamo ammetterlo l’uomo è cattivo, non è buono”. “La cattiveria è quella forza che ha il potere di contaminare la bontà”. “La cattiveria e la bontà sono solo delle idee”. Bene e male sono vicini, cattiveria e bontà sono collegate . Anche la società e il contesto in cui viviamo sono al contempo

buone e cattive. E noi , che spesso pecchiamo di egocentrismo, dobbiamo ricordare che ognuno di noi non è “il padrone“ del mondo ma un suo abitante, e questo implica le conseguenze. Secondo i principi della psicologia analitica junghiana, il “cattivo” rappresenta le radici dell’inconscio. Il complemento del pensiero cosciente. Se l’individuo si identifica con questa particolare forza interiore dell’Io e se, allo stesso modo, non la tiene in considerazione trascurandola, il disprezzo e la mancanza di rispetto verso gli altri deformeranno inevitabilmente le sue azioni. Questa forza potrebbe esplodere, prendendo possesso della sua personalità. Secoli di studi, riflessioni, filosofie, pensieri attorno a questo concetto ci portano oggi ad un’unica risposta. La cattiveria rappresenta ancora una profonda ambiguità. Noi possiamo notare e riflettere solo sui visibili frutti, non possiamo farlo con l’albero, non lo possiamo vedere. Facciamo semplicemente attenzione. Il malessere, la cattiveria, la gabbia che ci rende prigionieri potrebbe risiedere in noi, dentro le nostre paure, le nostre ignoranze, i nostri vuoti, i nostri quotidiani esercizi di potere. L’uomo vive in un mondo segnato da eventi che spesso non capisce e che lo spaventano, forze che non conosce, ma… che lo determinano. E’ piccola ma fondamentale la responsabilità che abbiamo. Teniamola a mente senza sottovalutarla, ma non diamo potere alla cattiveria rafforzando il pensiero su di essa né nella nostra mente, né nella mente altrui.



I Luoghi della BioGuida Percorsi ed itinerari per viaggiatori dello spirito

Associazioni, scuole, istituti, centri, terapeuti, seminari, corsi, conferenze ed altre proposte Per informazioni su come venire inseriti nella rubrica: info@bioguida.com - 040.302110 - 338.8852117

PIEMONTE TORINO Centro Buddha della Medicina Via Cenischia 13, Torino. Tel. 011.3241650, 011.355523. Centro Milarepa Largo Beato Umberto 8, Avigliana (TO). centro.milarepa@tiscali.it CENTRO STUDI CLOROPhYLLA Associazione Tecniche Naturali Via Settimo 1, San Mauro Torinese (TO) Tel. 338.5979532 www.centrostudiclorophylla.org csc.clorophylla@virgilio.it Centro Studi Maitri Buddha Via A. Guglielminetti 9, Torino. Tel. 011.359649. IL CERChIO VUOTO associazione religiosa per la pratica e lo studio del Buddhismo Zen Soto (responsabile spirituale rev. Dai Do Massimo Strumia) Via Massena 17, Torino. Tel. 333.5218111. www.ilcerchiovuoto.it dojo@ilcerchiovuoto.it

16

DOJO ZEN MOKUShO Via Principe Amedeo 37, Torino (TO). Tel. 011.883794. ASSOCIAZIONE EUROPEA DI MEDICINE TRADIZIONALI A.E.ME.TRA. Istituto di Alta Formazione Via Principessa Clotilde 77, Torino. Tel. 011.4375669, www.aemetra-valeriosanfo.it Corsi professionali: Naturopatia, Reflessologia, Operatore Ayurvedico, monotematici brevi. Scuola di Yoga Kalpa Vriksha Satyananda Str. Campetto 43, Piossasco (TO) Tel/Fax: 011.9042534, yogasatyananda@virgilio.it

NOVARA AURA - Associazione per la ricerca e lo studio delle filosofie orientali. Centro studi terapie naturali, Scuola di massaggio Via Maggiate 45, Borgomanero (NO). Tel. 0322.846011, www.aurauniversalmente.com CENTRO AKADEMIA AYURKIMA (sede centrale) Scuola di massaggio secondo la filosofia ayurvedica e non solo. Via Maggiate 45, Borgomanero (NO). Tel. 0322.846011, www.aurauniversalmente.com

ALESSANDRIA

STONE ThERAPY ITALIA Scuola di massaggio con le pietre calde con i maestri di massaggio ayurveda e autori del libro “Stone Therapy” Via Maggiate 45, Borgomanero (NO). Tel. 0322.846011, www.aurauniversalmente.com

Buddhadharma Center Via Galimberti 58, Alessandria. Tel./ Fax 0131.226322, penpa.tsering@tin.it

ASS. AMICI DEL VILLAGGIO VERDE Località San Germano - Cavallirio (NO). Tel. 0163.80447, 333.7639262 www.villaggioverde.org info@villaggioverde.org


I LUOGhI

SONDRIO CENTRO STUDI TIBETANI - SANGYE CIOELING Associazione culturale per la pace, l’armonia e lo sviluppo interiore, per la pratica del Buddismo Mahayana Vajrayana Via Vanoni 78/B, Sondrio. Tel 0342.513198, sangye@libero.it

LIGURIA LA SPEZIA ON ZON SU SChOOL Via Gaggiano 24, Arcola (SP). Tel. 0187.955456, 347.5826327, riflessologia@onzonsu.com www.riflessologiaplantare.org Ass. NATURALMENTE Via D. Manin 35, La Spezia (SP). Tel. 0187.20218 , Fax 0187.29547 natural.mente2006@libero.it www.naturalmente-sp.it Comunità Bodhidharma Eremo Musangam, Monti San Lorenzo 26, Lerici (SP). Cell. 339.7262753.

GENOVA CENTRO MUDRA Yoga e Danza Indiana. Via Ponterotto 90/A, Genova. Tel. 010.8394229, cell. 338.3385219. www.centromudra.it ENNEAGRAMMAINTEGRALE Consulenza individuale, seminari, laboratori e ritiri per esplorare chi siamo. Tel. 333.8477054, www.enneagrammaintegrale.it info@enneagrammaintegrale.it Ass. FIUME AZZURRO - ARTI PSICOFISIChE Studio pedagogico olistico per la crescita personale. Responsabile Didattico: Anna Mango Via W. Fillak 6, Genova. Tel/Fax: 010.413721, cell. 349.8096336, www.artipsicofisiche.it info@artipsicofisiche.it

SCUOLA SUPERIORE DI NATUROPATIA Scuola di formazione in Naturopatia e Floriterapia, corsi monografici e di approfondimento. Via Pisa 23/13, Genova. Tel/fax: 010.366494, www.scuolasuperioredinaturopatia.it scuola.naturopatia@libero.it

SAVONA Zen Savona Piazza del Popolo 5/7, Savona. Pratica Zazen: tel. 019.484956, www.zensavona.it

Centro Dharmadhatu Via Venezuela 3, Milano. Tel. 02.38005575 www.dharmadhatu.it Centro “il Fiore Del Tao” Via Felice Casati 8, Milano. Tel. 02.29537223 www.fioretao.com CIRCOLO OM ShANTI Via Piave 23, Motta Visconti (MI). Tel. 02.90001188 lucilla.disomma@tin.it

IMPERIA

Dott. GERMANA PONTE Trainer di Focusing, riconosciuta dal Focusing Institute di NewYork. Cell. 338.7812626 germana.ponte@libero.it www.focusing-consapevolezza.org

Centro Kalachakra Via Verrando 75, Bordighera (IM). Tel. 0184.252532.

Kunpen Lama Gangchen Via Marco Polo 13, Milano. Tel. 02.29010263.

LOMBARDIA MILANO ABYANGAM - MASSAGGIO AYURVEDICO Corso teorico-pratico di massaggio ayurvedico Milano, Firenze e in altre città italiane Cell. 328.1928818, www.abyangam.it info@abyangam.it Accademia Ayurveda Yoga Ananda Ashram Milano Via Prandina 25, Milano. Tel. 02.2590972, www.yogamilano.it ACCADEMIA DI KINESIOLOGIA Via Rutilia 22, Milano. Tel. 02.533634, info@accademiadikinesiologia.it www.accademiadikinesiologia.it Associazione culturale Onyhana Via Venezian 18, Milano. Tel. 02 70127984, www.assonyhana.it Associazione Culturale VEGA Via della Repubblica 16, Paullo (MI). Tel. 335.7065167, vega@vega2000.it www.vega2000.it Buddismo Zen Soto - Ufficio Europeo (Imamura Genshu Roshi) Via San Martino 11/C, Milano. Tel. 02.58327569.

Monastero Zen Il Cerchio Via dei Crollalanza 9, Milano. Tel. 02.8323652, www.monasterozen.it ThE NEW YUThOK INSTITUTE PER LA MEDICINA TIBETANA Corsi, meditazioni e seminari. Prof. dr. Pasang Yonten Arya T. Sherpa. Viale Spagna 77, Sesto S. Giovanni, (MI). Tel. 02.2536266, www.newyuthok.it . OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali Via Passerini 18, Milano. Tel. 02.6427882, www.oipaitalia.com info@oipaitalia.com ROBERTO FACINCANI Naturopatia Aura-Soma® Cranio-Sacrale PMT e Intolleranze Alimentari A Milano, Como e Bergamo. Cell. 340.3641193, www.astrobenessere.net info@astrobenessere.net SOCIETÀ ITALIANA AGOPUNTURA VETERINARIA S.I.A.V. - It. V.A.S. www.siav-itvas.org segreteria@siav-itvas.org

BERGAMO CENTRO YOGA MANDALA Via Borgo Palazzo 3, Bergamo (BG). Tel. 035.215395, 333.4576099.

17



I LUOGhI

GRUPPO ZEN BERGAMO Pratica di zazen c/o Ho Sha Do Via San Bernardino 18, Bergamo. Tel. 333.4400313, zazenbg@yahoo.it

BRESCIA Karma Cio Ling -Centro Buddhista della Via di Diamante V.le Venezia 198, Brescia. Tel. 030.301515. www.buddhism.it IKSEN Via F. Bianchi 3, Tosc. Maderno (BS). Tel 0365.641898.

COMO EDOARDO AMATO KOFLER Suggeritore per la scorciatoia che conduce alla Via Maestra. Bioterapeuta/Spirituale, Radiestesista, Ricercatore Energetico. Tel. 338.9310834 x1idea@hotmail.com www.armoniaesaggezza.com

CREMONA Istituto per l’Evoluzione Armonica dell’Uomo Via Carso 2, Cremona. Tel. 0372.433239.

PAVIA Ass. Scuola Soto Zen Centro Studi Zen Komyoji Loc. Costapelata-Fortunago Fortunago (PV). Tel. 0383.875584. ASSOCIAZIONE ZERO Associazione per il recupero e la trasmissione della tradizione interiore nello Hata Yoga. Sede sociale: via C. Marx 3, Voghera. Sedi di pratica: Pavia e Voghera. Tel. 328.4833411.

VARESE Associazione Maggio Via Sanvito Silvestro 40, Varese. Tel. 0332.235555.

19


I LUOGhI

VENETO PADOVA METODO CALLIGARIS Ass. Culturale “STELLA POLARE 9.9.9” Tel. 348.3027711, www.metodocalligaris.com info@metodocalligaris.org Centro Tara Cittamani Via Lussemburgo 4, Padova. Tel. 049.8705657. Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Chiesanuova 242/B, Padova. Tel. 049.8979333, assocsyn@tin.it Erboristeria VERDEACQUA Dott.ssa Marinella Camera, Iridologia, Naturopatia, Fiori Di Bach, Alimenti, Intolleranze Alimentari, Bio-Oggettistica, Cosmesi Naturale. Via Scapacchiò 32B 35030 Selvazzano Dentro (PD) Tel. 049.8056956, cell. 348.4417556 www.verdeacquaerboristeria.com info@verdeacquaerboristeria.com SCUOLA MEKONG Ayurveda e Massaggi Oreintali Via Monte Cengio 26 B, Padova. Tel. 049.8716235 info@mekong.it www.mekong.it

ROVIGO INTEGRAZIONE BIO-ENERGETICA aps Via Giolo 12, Porto Tolle (RO). Tel. 0426.81611, info@integrazionebioenergetica.it www.integrazionebioenergetica.it

TREVISO ASSOCIAZIONE LE QUERCE BIANChE Via Toti dal Monte - Cal del Bosco Barbisano di Pieve di Soligo (TV) Tel. 0438.987178, info@lequercebianche.org Fabio: 347.6202071, fabio@lequercebianche.org ISTITUTO OLISTICO Via Savallon 15, Anzano di Cappella Maggiore (TV). Tel. 0438.941457, info@istitutolistico.it www.istitutolistico.it

20

ASSOCIAZIONE CULTURALE NAShIRA Discipline bio naturali dal 1990 - Shiatsu, Yoga, Fiori di Bach Via Cavour int. 34/C, Conegliano (TV). Tel./Fax 0438.22530, cell. 346.0346404 centro.nashira@libero.it

ASS. ENERGY DARShAN OShO YATRILAND VENEZIA Via Alberoni 41, Lido di Venezia (VE). Tel. 041.5261853, 339.1199317, info@oshoyatrilandvenezia.com www.oshoyatrilandvenezia.com

SCUOLA KINERGIA Via Malan 59/2, Borso del Grappa (TV). Tel. 0423.910304, cell. 349.8834096. www.kinesiologiaviva.it info@kinesiologiaviva.it

UShIDA REIKI CLINIC Tel. 347 5386600 ushida@centrostudiobioenergie.it

VENEZIA

Centro Ming Men Corte Convento 28, San Michele ex. (VR). Tel. 045.8921109, www.centromingmen.com

CENTRO YOGA DhARMA Via Napoli 52, Mestre (VE). Tel. 041.5311954. www.yogadharmamestre.it info@yogadharmamestre.it METODO CALLIGARIS - Ass. Cult. “STELLA POLARE 999” Via Val Pusteria 9, San Donà di Piave (VE). Cell. 348.3027711, info@metodocalligaris.org www.metodocalligaris.org

VERONA

Centro Studi e Meditazione Buddista Karma Tegsum Tasci Ling Contrada Morago 6, Mizzole - Cancello (VR). Tel. 045.988164.

VICENZA Centro Studi Syn per l’Educazione Biocentrica Via Villa Glori 22, Vicenza. Tel. 0444.922682, assocsyn@tin.it ERBERIA Prodotti eroboristici selezionati. C.so SS. Felice e Fortunato 5, Vicenza. Tel 0444.322814. Associazione “YOGA e SALUTE” Kundalini Yoga, massaggio energetico, riflessologia plantare e terapie naturali. Via Verdi 3, Trissino (VI) Tel/Fax 0445.963764, cell. 380.7284724 assoyogaesalute@libero.it


TRENTINO ALTO-ADIGE BOLZANO CreativEvolution - Walter Sebastiani Frazione Albes 50, Bressanone (BZ). Per informazioni: tel. 0472.851163. ELEONORA BRUGGER & PAUL KIRChER S. Pietro Mezzomonte 40, Velturno (BZ) Ttel. 0472 802228 info@eleonorapaul.com www.eleonorapaul.com

TRENTO ASSOCIAZIONE PRANIC hEALING Trentino Alto Adige Via Perini 43, Trento. Tel 328 7065165, cell. 348 2399999. ASSOCIAZIONE SAMTEN ChÖLING ONLUS L’isola del Dharma per gli esseri di buon cuore Centro Buddhista nelle 10 Direzioni Corso Alpini 4, Trento. Tel e Fax 0461.038510, cell. 348.2601969 www.samtencholing.eu info@samtencholing.eu CASA DI SALUTE RAPhAEL Piazza De Giovanni, Roncegno (TN). Tel. 0461.772000, mail.info@casaraphael.com www.casaraphael.com CENTRO KUShI LING Centro di meditazione residenziale, organizza ritiri di gruppo e individuali Laghel 19, Arco (TN) Tel. 347.2113471 www.kushi-ling.com Centro Vajrapani P. S. Giuseppe 5, Bosentino (TN). Tel. 0461.848153, www.vajrapani.it

FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE CRANIO SACRALE Metodo Upledger Piazza S. Antonio Nuovo 6, Trieste. Tel. 040.3476191. www.accademiacraniosacrale.it

THERAPEIA Studio integrato Medicina - Psicologia Psicoterapia - Pedagogia clinica Viale XX Settembre 22 - 24, TRIESTE Tel/Fax 040.639122 - Cell. 346.8046369 laura.mullich@hotmail.it Lo studio integrato THERAPEIA, creato nel 1986, si pone come obiettivo il benessere della Persona, da perseguire attraverso la sinergia di diverse competenze professionali. In un ambiente accogliente e rilassante è possibile trovare una risposta alle proprie esigenze, sia attraverso l’intervento dei professionisti presenti all’interno della struttura, sia attraverso un’indicazione diversa qualora si rivelasse più opportuno un approccio differente. L’équipe dello Studio offre un ventaglio molto ampio di proposte, tanto in ambito clinico quanto in ambito formativo e culturale.

L’équipe dello Studio: dott. Laura Mullich psicoanalista: dott. Maria Luisa Tognon medico omeopata: dott. Luisa Manosperti pedagogista clinico: dott. Nadia Mozenich psicologa: dott. Donatella De Colle psicologa musicoterapeuta: dott. Antonella Chiurco consulente prof. in allattamento materno: dott. Diego Kriscak musicoterapeuta, terapia vibroacustica: dott. Maria Pellicanò medico chirurgo: dott. Roberto Speranza medico specialista in neurologia: Donatella Bratassevez terapista cranio-sacrale: Cristiana Pisani - massaggiatrice:

346 8046369 340 2961317 347 5854898 347 4842768 331 9077565 338 9058904 320 6007066 349 8060868 338 8824785 347 9148858 349 5667969

21


I LUOGhI

Centro Benessere

AYURVEDA di Tiziana Roselli Ass. Regionale Cranio Sacrale Metodo Biodinamico Dott.ssa Leonarda Majaron ATTIVITà Corsi di formazione

Trattamenti personalizzati su valutazione dei Dosha e della Tipologia della persona. Trattamenti con oli erborizzati, Shirodara e Swedana. Si riceve su appuntamento. Corso Italia 7, Trieste. Tel. 040.3721824 cell. 329.8423544

Per informazioni: cell. 329.8423544 Associazione IL GIARDINO Scuola di Shiatsu eTuina Via Lazzaretto Vecchio19, Trieste. Tel. 040.3223500 cell. 333.4691092 www.shiatsuilgiardino.it Associazione Culturale e Sportiva ALMA PSICOCORPOREA Via Tor San Piero 16/A, Trieste. Tel. 040.412304 www.psicocorporea.it Ass. Culturale INFINITA ESSENZA DELL’AMORE Via Mazzini 30, Trieste. Cell. 347/1404116 (Ylenia Harrison) Cell. 328/2160210 (Paola Bernetti) www.infinitaessenzadellamore.it A.s.d. YOGA JAY MA Via A. Emo 2, Trieste. Cell. 347 8461831 vie.vanna@yahoo.it BAI-LU Associazione CIELO E TERRA Cranio-sacrale, Shiatsu,Tai Chi Piazzetta Arco di Riccardo 2, Trieste Tel. 347 9574723. BUQI INSTITUTE TRIESTE Discipline praticate: Taijiwuxigong, Taiji37, Massaggio Buqi, Meditazione. Via Del Veltro 43,Trieste. Tel. 340.6535664, www.buqi.net

Cranio Sacrale Integrato metodo biodinamico con riconoscimento A.CS.I. (Ass. Cranio Sacrale Italia)

TRATTAMENTI

...cervicale, emicrania, mal di schiena, ansia, depressione, insonnia, colite, allergie... sono solo alcuni dei disturbi che possono essere dolcemente risolti con l’applicazione dei metodi: Cranio sacrale integrato, Cromopuntura, Fiori di Bach, Dieta psicosomatica, Test Intolleranze Alimentari PER INFORMAZIONI: VIA SAN LAZZARO 7, TRIESTE Tel. 347 6910549 - www.bcstrieste.it

CENTRO BUDDISTA TIBETANO SAKYA KUNGA ChOLING Corsi gratuiti di introduzione al buddhismo tibetano e programmi di adozione a distanza. Via Marconi 34, Trieste. Tel. 040.571048, www.sakyatrieste.it sakyatrieste@libero.it

JING TAO® Essenza in movimento di Sonia Rizzi fondatrice ed ideatrice del metodo. Tel. 338.7592945 www.jingtao.it info@jingtao.it

CENTRO STUDI E RICERCHE OLISTICHE di Maurizio Battistella Shiatsu, Kinesiologia, Reiki ed altro ancora. Via Palestrina 8, Trieste. Cell. 338.7592945. www.riversintooceans.it www.inochi.it - bat@riversintooceans.it


PERCORSO DI AUTOSTIMA A Trieste, presso lo Studio Marghi - Pizzi, partirà il percorso pratico-esperenziale di gruppo “ALLA RICERCA DELL’AUTOSTIMA”. L’obiettivo del percorso è potenziare e/o migliorare il rapporto con se stessi e gli altri. I gruppi saranno formati da 8 a 10 persone.

DOVE? A Trieste, in Via Dante Alighieri n.7, presso lo studio di psicologia-psicoterapia Marghi - Pizzi. QUANDO? A partire da ottobre. DURATA del percorso: 10 incontri a cadenza quindicinale, 2 ore a incontro. Costi, orari, info e iscrizioni: psicomarco@libero.it Il corso è a indirizzo psicologico ed è tenuto da due psicologi psicoterapeuti.

SINERGIE Centro Shiatsu, CranioSacrale, movimento e tecniche posturali. Via Lazzaretto Vecchio 9, Trieste. Tel. 339.1998074, 040.631398, gianspes@libero.it LAM - Il Sentiero Piazza Benco 4, Trieste. Tel. 040.0642281, cell. 328.5629546 lamilsentiero@gmail.com

STUDIO MAGIKA - GYROTONIC Via del Monte 7, Trieste. Tel. 040.3480797, www.magikasudio.com

IZANAMI di Rino Cortigiano Massaggi e trattamenti shiatsu. Per appuntamento: cell. 328.8746032, info@izanami.it www.izanami.it

STUDIO SOLARIS Corsi individuali e/o collettivi di Tarocchi per esercitare ed accrescere la propria intuizione. Tel 347.1098771, Trieste.

NEW AGE CENTER Via Nordio 4/C, Trieste. A disposizione la Saletta Argondia per seminari, conferenze, presentazioni, mostre ed altre iniziative. Tel 040.3721479, www.newagecenter.it

Ass. Int.le SWAMATEh ® a.s.d. Tel. 040.350114, 333.7229821. A Trieste. www.swamateh.org

TECNIChE ARTI ORIENTALI asd

Tecniche e pratiche della tradizione cinese per vivere meglio Via Cormor Alto 218, Udine. Mario Antoldi: 338.5074523, www.t-a-o.it info@t-a-o.it

INSTITUTE OF YOGIC CULTURE Via San Francesco 34, Trieste. Tel. 040.635718 (segr. tel. 24 h.), yogaway@tin.it

ASSOCIAZIONE SATYA Corsi di Yoga e QiGong Presso Palestra Spazio, Lucinico. Via Arcadi 4/B, Gorizia. Tel. 0481.32990. Emporio Erboristico “IL FIORE DELL’ARTE” Via G. Carducci 21, Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 0481.475545.

SENSITIVA E MEDIUM UN AIUTO A RITROVARE LA TUA SERENITÀ

VEGA Cell. 347.7498114

JOYTINAT YOGA AYURVEDA “Scuola ayurveda massaggi, yoga, trattamenti”. Via Felice Venezian 20, Trieste Tel.Fax 040.3220384 Cell. 339.1293329 www.joytinat-trieste.org info@joytinat-trieste.org

GORIZIA ALABATh Via Duca D’Aosta 45, Monfalcone (GO). Tel. 0481.43164.

23


I LUOGhI

UDINE

PEAK PILATES e NIA GLI APPUNTAMENTI DELL’ESTATE APERTI A TUTTI DI STUDIO OMNIACTION

NO GIUG 2010

A Grado - Parco delle Rose: Peak Pilates e Nia sulla spiaggia tutte le domeniche

A Trieste - Barcola “Estate in Movimento”: Peak Pilates e Nia martedì e venerdi dalle 17 alle 19 A Grado - Parco delle Rose: Peak Pilates e Nia sulla spiaggia tutti i sabato e domenica

STO AGO 2010

A Trieste - Barcola “Estate in Movimento”: Peak Pilates e Nia martedì e venerdi dalle 17 alle 19 A Grado - Parco delle Rose: Peak Pilates e Nia sulla spiaggia tutti i sabato e domenica - dal 8 al 22 agosto tutti i giorni PER INFORMAZIONI: STUDIO OMNIACTION Via San Francesco 15, Trieste. Tel. 348.0140407 - 333.1086622 giorgio.nia@hotmail.it - www.omNiaction.org

24

LUG LIO 2010

ASPIC UDINE Via F. Dormish 7, Udine. Tel. 0432.547168. BIODANZA Corso settimanale per principianti aperto a tutti. A Collalto di Tarcento (UD). Giovanni Ceschia, cell. 349.3314962, Centro “ES”, tel. 0432.791619, 339.8907819. IL CENTRO DEL CUORE Associazione di promozione sociale Via Leonacco 19, Udine. Tel. 0432.482215, 320.3265696, info@ilcentrodelcuore.it www.ilcentrodelcuore.it IL CENTRO DI INTEGRAZIONE Via Stiria 36/A, Udine. Tel. 0432.602530, info@centrodintegrazione.it


Nia è un programma fitness corpomente-spirito e una crescita personale. E’ un “sistema di vita” che lavora con la saggezza naturale e l’intelligenza del corpo, della mente, dello spirito e delle emozioni.

CENTRO RAShMI AYURVEDA YOGA Massaggi Abyangam - Trattamenti Ayurvedici e Reiki Via Roma 50, 33010 Magnano in Riv. (UD). Tel. 0432.782063, cell. 328.3919462, centro.rashmi@yahoo.it http://sites.google.com/site/centrorashmi/ C.Y. SURYA UDINE Scuola Yoga Ayurveda Corsi di Massaggio Abhyangam c/o Centro Rashmi Discipline Olistiche Via Brenari 10, Udine. Tel. 0432.1721329, cell. 333.7048880 marina_centro.rashmi@yahoo.it http://www.cysurya.milano.it/udine.html DEBORA SBAIZ Master in Danza/Movimento Terapia e Professional Counselor. Udine, Portogruaro e Lignano. Tel. 0431.422147 www.deborasbaiz.it info@deborasbaiz.it ESPRESSIONESEGNO della Prof.ssa Erika Celotti, Arteterapeuta Membro dell’Assoc. Prof.le Italiana Arteterapeuti® Iscrizione Registro n°120/2003 P.IVA 02357220306 Viale Tricesimo 101/A - int. 5, Udine. Riceve per appuntamento cell. 338. 3344705 info@espressionesegno.it www.espressionesegno.it

Nia si fonda sul principio del piacere: se ti fa sentire bene fallo , se fa male smetti. Il piano di azione Nia si basa sulla pratica e l’esperienza, si focalizza sulla guida interiore per cambiare e sviluppare la coscienza. Il metodo, orientato verso il processo, è facilitante nei confronti dell’utente. Nia mette in grado gli studenti e gli insegnanti di effettuare le proprie

scelte di movimento offrendo una struttura flessibile che può essere adattata e modificata secondo le esigenze individuali. Nia combina tra di loro sistemi di movimento orientali ed occidentali, concetti e filosofie che appartengono alle arti di guarigione (amore), alle arti marziali (presenza) e alla danza (tecnica). Nia raggiunge le persone sul piano emotivo, nei loro cuori, motivandole al conseguimento della forma fisica e della salute inducendo un profondo desiderio personale di esplorazione del proprio potenziale e di crescita.

Quello che rende Nia assolutamente innovativa è la sua illimitata adattabilità. Non solo chiunque può partecipare ad una lezione Nia, ma un’ampia gamma di modelli terapeutici, di wellness , di crescita personale ed educativi possono integrare Nia a tutti gli effetti.

STUDIO OMNIACTION Via San Francesco 15 - 34100 Trieste (TS) Info: 348.0140407 - 333.1086622 giorgio.nia@hotmail.it - www.omNiaction.org

25


I LUOGhI

ERRASTRANA organizza Domenica 27 giugno dalle ore 9 alle ore 18 Seminario di Auto-guarigione e Trasformazione del Sé: Spirito Anima e Corpo nella Nuova Energia A cura di Rossana Rebek (per informazioni: 349.2586361) Ospiti: Marcello Malusà: “La salute attraverso l’eliminazione delle scorie” (info: 340.4812287) Alessia Gerunda: “Una via all’auto-guarigione” Giorgio Rivari e Federica Tofful (Studio OmNiaction): “La salute attraverso il movimento” Raffaella Mendella: “Introduzione alla Medicina Tibetana“ Associazione Errastrana Info e prenotazioni: Lucia 338.9867011 Via Vicenza 9, loc. San Martino del Carso Sagrado (GO)

EMPORIO BIOEDILE Strada Prati S. Martino 2, Remanzacco (UD). Tel. 0432.648002, www.emporiobioedile.it Dott. GERMANA PONTE Trainer di Focusing, riconosciuta dal Focusing Institute di NewYork Cell. 338.7812626, germana.ponte@libero.it www.focusing-consapevolezza.org ThE EXPRESSIVE hEALING ARTS STUDIO Counseling a mediazione artistica, arteterapia, ricerca interiore. Corsi e sessioni individuali. A Udine. Cell. 340.3706330 mariacanci@interfree.it IL FORNO ARCANO Via del Cristo 8, Rive d’Arcano (UD). Tel. 0432.809348, forno.arcano@libero.it

26


PORDENONE ASSOCIAZIONE MIRA Corsi e seminari yoga, attività di sostegno umanitario. Pordenone, Via della Ferriera 22. Tel. 347.9455220, info@associazionemira.org www.associazionemira.org Ass. TERRAUOMOCIELO Qi Gong e Percorsi di salute Tel. 0434.20389 (Laura Guerra), info@terrauomocielo.it www.terrauomocielo.it CENTRO MASSAGGI Corsi di massaggio. Via C. Battisti 55, Prata di Pordenone (PN). Tel. 0434.611282 Cell. 333.7466849 manucanziani@virgilio.it CENTRO “TESIS” Centro Olistico e Culturale Sessioni individuali, Corsi e Seminari Tel. 0434.72782, Cell. 329.2399184. LE NUOVE RISORGIVE Piazzale San Lorenzo 14, Pordenone. Tel. 0434.551424. A.P.S. CENTRO OLOS Percorsi per migliorare la qualità della vita Accademia Olistica, Massaggi, Trattamenti Olistici, Tantra. Via Oberdan 3, Pordenone. Tel. 334.9161.209 www.centrolos.it

Via Meucci 4, Bologna. Telefoni: Maddalena 347.2461157, Giovanni 349.6068534. www.cenresig.org info@cenresig.org CENTRO YOGA “LE VIE” Via M. D’Azeglio 35, bologna. Tel. 051.19982056, www.yogalevie.it info@yogalevie.it Istituto himalayano di ricerca in Ayurveda Via De Leprosetti 2/A, Bologna. Tel. 051.262823, www.ayurveda.bo.it Scuola/Fondazione Matteo Ricci Via A. Canova 13, Bologna. Tel. 051.531595, www.fondazionericci.it SCUOLA DI YOGA CENTRO NATURA Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051.223331, 051.235643, sport@centronatura.it www.centronatura.it

PARMA Ass. LA GROTTA DI CRISTALLO Shiatsu, Tai Ji, Danze Orientali, Voice Dialogue, Reiki, Diapason Terapia, Naturopatia., Meditazione Guidata. Fidenza (PR). Tel. 0524.84450, 0524.62315. freeweb.supereva.com/grottadicristallo

BOLOGNA

Ass. AShTANGA YOGA Viale Dei Mille 22, Parma. Tel. 0521 207706, cell. 349 6185122. info@yogaparma.com www.yogaparma.com Ass. NAMASTE - Parma Per la promozione e la diffusione della meditazione. Via Mascagni 25, Rivarolo di Torrile (PR). Tel. 0521.810138, cell. 335.6713405. www.oshonamaste.it maprem@libero.it

CENTRO NATURA Discipline psico-fisiche, Centro benessere, Formazione, Ristorante BioVegetariano. Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051. 235643, 051.223331 www.centronatura.it info@centronatura.it

LIBERA ACCADEMIA SCIENZE UMANE Scuola di counseling professionale accreditata Cncp Incontri di crescita e formazione in ambito umanistico e transpersonale Via Sella 31/A (laterale Via Orlando), Parma. Tel. 0521.944410, www.lasu.it www.alchimia.org

CENTRO STUDI CENRESIG Centro per lo studio e la meditazione Buddista Mahayana

Monastero Zen Fudenji Bargone 113, Salsomaggiore Terme (PR) Tel. segreteria: 0524.565667.

SANITARIA Del PUP Via Molinari 38/40, Pordenone. Tel. 0434. 28897.

EMILIA ROMAGNA

27


I LUOGhI

Monastero Zen Sanbo-ji Pagazzano, loc. Pradaioli 27, Berceto (PR). Tel. 0525.60296. Associazione di promozione sociale SPAZIO ShIATSU Corsi di shiatsu professionali e amatoriali, meditazione za-zen, seminari di approfondimento. Via Dalmazia 71, Parma. Tel. 0521.533831, www.studishiatsu.it info@studishiatsu.it

MODENA CENTRO YOGA ShIVA Via Silvati 12, Modena. Tel. 059.364625, Cell. 338.5332728, yogash00@centroyogashiva.191.it www.centroyogashiva.191.it

RIMINI Ass. Culturale MANAGER ZEN Via San Giovenale 86, Rimini. Tel. 0541.736362, www.managerzen.it

UMBRIA, MARChE, ABRUZZI

Istituto Lama Tzong Khapa Via Poggiberna, Pomaia (PI) tel. 050.685654 www.iltk.it iltk@iltk.it

28

LAURA ELCE FABBRETTI Operatrice Reiki, iscritta al CONACREIS, trattamenti personalizzati su appuntamento, A Jesi (Ancona). Tel.328.6543327 elce-laura@gmail.com info@lauraelcefabbretti.net www.lauraelcefabbretti.net

MACERATA TARA CENTER C.da Ricciola, Recanati (MC). Tel. 071.7575847, cell. 393.9755533, www.taracenter.it info@taracenter.it

PESARO ASD LIBERA UNIVERSITÀ OKI DO MIKKYO YOGA Oki do Yoga, Meiso Shiatsu, Naturopatia Sede Legale: Via Nazionale 238/A, Colbordolo (PU) www.okido.us Sede Corso Naturopatia: Viale Monza 16, Milano c/o www.naturopatiaokido.it

TOSCANA

ANCONA

AREZZO

LA CITTÀ DELLA LUCE Associazione di Promozione Sociale Centro Studi Discipline Olistiche e Bionaturali - Associazione Conacreis Marche. Reiki. Ayurveda. Yoga. Costellazioni Familiari. Via Porcozzone 17, Ripe (AN). Tel. 071.7959090, www.reiki.it

AMO ACCADEMIA MASSAGGI OLISTICI Via Teofilo Torri 22-28. Arezzo. Pres.: Andrea Marini, cell. 388 9334692 www.massaggio-hotstone.it andrea.marini@massaggio-hotstone.it


GROSSETO Comunità Dzog-Chen Merigar, Arcidosso (GR). Tel. 0564.966837.

FIRENZE Ass. Cult. “L’ALBERO DELLO YOGA” L’associazione si occupa della diffusione dello Yoga e di alcune delle principali discipline olistiche attraverso incontri, trattamenti, corsi. Via della Libertà 61/65, Matassino Reggello (FI). Cell.333.3807726, www.lalberodelloyoga.it info@lalberodelloyoga.it SCUOLA DI AGOPUNTURA TRADIZIONALE DI FIRENZE del dott. Nello Cracolici. Via S. Giusto 2, Firenze. Tel. 055.704172.

PISA ISTITUTO LAMA TZONG KhAPA Via Poggiberna 15, Pomaia (PI). Tel. 050.685654, 050.685009, info@iltk.it segreteria@iltk.it www.iltk.it PUNDARIKA CENTRO RITIRI MEDITAZIONE Loc. Cordazingoli 18, Riparbella (PI) Tel. 0586.699077, 338.6759340 (Erica).

PRATO CRONOGENETICA di Mario e Domenica Grilli Via Compagnetto da Prato 37, Prato. Tel e fax 0574 33306 Cell. 331 9724607 www.cronogenetica.it

SIENA AGRITURISMO GLI ARCANGELI Azienda Agricola Podere Avere Azienda biologica con 5 camere con bagno, sauna, jaccuzzi, saletta meditazione, piscina all'aperto. Località Pievescola, Casole d’Elsa - Siena. Cell. 335.7072131, 338.1402493. www.gliarcangeli.com info@gliarcangeli.com

LAZIO ACCADEMIA DI YOGA Via XX Settembre 58 A, Roma. Tel. 06.4742427, accademiayoga@tiscali.it www.accademiayoga.it AMRITA CENTRO YOGA E AYURVEDA Via C. Colombo 436, Roma. Tel. 06.5413504, 06.5081202, www.amritayoga.it ASSOCIAZIONE ERBAMOLY Centro Kundalini Yoga secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajam Trattamenti di Sat Nam Rasayan Yoga in gravidanza. Via C. Baronio 90, Roma. Tel. 333.3236981, associazioneerbamoly@libero.it http://digilander.libero.il/Erbamoly/ ASSOCIAZIONE ShAKTI Centro di Kundalini Yoga e Sat Nam Rasayan Via dei Brusati 30, Roma. www.kundaliniyoga.it BUPPO DOJO praticare il Buddhismo Zen Soto Via Ferento 5, Roma. Tel. 06.70032022 buppodojo@gmail.com www.buppodojo.it CEDIFLOR Centro Diffusione e Didattica Floriterapia di Bach Via R.Fauro 82, Roma. Tel. 06.8074385, 333.4243663 www.cediflor.it info@cediflor.it CENTRO NIRVANA Ass. Spirituale per la Meditazione Chan e Zen Via A. Bono Cairoli 15, Roma. Tel. 338.7021800, 328.6848780, www.centronirvana.it centronirvana@libero.it CENTRO YOGA ED OLISTICO VIPAShYANA Channelling, regressioni karmiche, yoga, meditazione, cristalloterapia, mass. ayurvedico, riflessologia plantare, pranoterapia, reiki. Via Venezia 48/50, Ciampino – Roma. Tel. 347.8360990 www.vipashyanayoga.com CENTRO ZEN ANShIN Buddhismo Zen Soto. Sotto la guida di Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli.

Via Ettore Rolli 49,(Stazione Trastevere), Roma - Tel. 06.5811678, 328.0829035, 320.9671624, www.anshin.it guglielmo1@interfree.it ChICZA L’unico chewing-gum al mondo naturale e biodegradabile al 100% Viale dei Promontori 50, Ostia - Roma Info: 330.626511, www.chicza.com gino_digiacomo@virgilio.it Associazione Sportiva Dilettantistica DhARMA - SPORT E DISCIPLINE BIONATURALI (Coni Fijlkam Uisp) Via Cimone 12 , Roma. Tel 339.1286955 www.asddharma.ning.com asddharma@alice.it PIACERI UNICI EcoShop per appassionati di prodotti biologici, tipici, del commercio equo e solidale e dell’agricoltura sociale. Via Orvieto 30/34 (San Giovanni), Roma. Tel. 06.45443234, www.piaceriunici.it SCUOLA YOGA ROMA Via Cechov 83 - F6, Roma. Tel. 06.51530068, cell. 335.6571924 segreteria@scuolayogaroma.it eleonora.fiorini@scuolayogaroma.it www.scuolayogaroma.it YOGA, SCIENZA E ARTE Ass. Cult. Yoga-Meditazione-Medicina integrata Viale A. Magno 192, Roma. Cell. 339 1279335 www.albertacorsiyoga.it

CAMPANIA TAO - CENTRO DI RICERCA OLISTICA SCUOLA ITALIANA REIKI Via F. Cilea 91, Napoli (NA). Tel. 338.8495996 taocenter@tiscali.it www.taocenter.org

SICILIA Dott. RENATO IUDICA Rappresentanze Prodotti Naturali Via G. Arimondi 48, Palermo. Tel. 392.6893370, 347.6215339. I dati raccolti sono stati forniti o individuati da elenchi pubblici e sono trattati in ottemperenza alla legge 675/96 con particolare riferimento agli articoli 12 e 20. Agli interessati è riconosciuta la facoltà di esercitare i diritti di cui all’art.13. Il titolare del trattamento dei dati è l’editore.


LA VIA DELLA TERRA

La Radionica di Alessandra Previdi (biologa e presidente della Società Italiana di Radionica) “L’era dell’arte della guarigione dove al paziente venivano somministrati rimedi e sostanze chimiche della terra e dell’acqua è ora avanzata di un altro passo, per entrare nel ciclo dell’aria, conformandosi alla scoperta della radio, della televisione e della comunicazione senza fili”. Dr. Ruth Drown

L

a radionica è una straordinaria tecnica di riequilibrio energetico che nasce 100 anni fa a seguito degli studi di un brillante neurofisiologo americano e conta oggi operatori in tutto il mondo. Viene ufficialmente definita un “metodo di analisi e trattamento a distanza, che utilizza particolari strumenti congiunti alla facoltà radiestesica dell’uomo”. Il grande pioniere inglese George de la Warr la definiva “la scienza che studia l’azione della mente sulla materia e l’unione di tutte le cose”. Una delle sue particolarità principali è infatti la possibilità di operare a distanza. Mediante la facoltà radiestesia, gli appositi strumenti e un buon training, l’operatore radionico può analizzare e intervenire su qualunque sistema, vivente o non vivente, che si trovi vicino a lui come dall’altra parte del mondo. Sebbene ciò possa sembrare assurdo, le nuove scoperte della Fisica confermano che a certi livelli non esiste separazione e siamo un’unica cosa, come sostenuto dall’antico Sapere. Questo la radionica lo dimostra quotidianamente a migliaia di persone nel mondo in cui la utilizzano per mandare o ricevere un trattamento. Se guardiamo al passato, l’azione a distanza usata in radionica non è niente di nuovo, facendo parte del folklore e della medicina tradizionale dall’inizio dei tempi. Il famoso alchimista Paracelso credeva profondamente in questa possibilità: “Il sole può brillare attraverso un vetro, il fuoco può irradiare calore attraverso un muro, eppure il sole non passa attraverso il vetro, ed il fuoco attraverso il muro: allo stesso modo il corpo umano può agire a distanza”. Altri uomini di scienza come Leibnitz, Kant e Newton, e lo stesso Einstein hanno discusso questo fenomeno. Nel Sylva Sylvarum, pubblicato nel 1672, Francis Bacon scrisse: “E’ garantito che ungere la lama che provocò la ferita, la guarirà”. Prosegue poi descrivendo la preparazione di un unguento e le varie

30

prove a cui questa pratica è stata sottoposta, mostrando che la guarigione è ottenuta solo quando questo unguento è applicato sulla lama del coltello e non sulla ferita e che il coltello può trovarsi anche a grande distanza. Questo è un chiaro parallelo con il trattamento radionico: anche in questo caso l’agente curativo è messo in contatto con un "testimone’’ del paziente, (il sangue rappreso sulla lama) che ne rappresenta il tramite. Per svolgere la sua azione, la radionica si serve di pendoli, grafici, simboli, forme e strumenti di molti tipi. Sebbene utilizzi in alcuni casi strumenti di tipo elettronico. Non ha niente a che vedere con questa dimensione: opera infatti esclusivamente a quei livelli pre-fisici che sottendono la materia. La radionica è una scienza che ha a che fare con la coscienza: l’operatore, con il suo intento e le sue capacità, è parte imprescindibile di tutto il processo. I campi d’azione della radionica sono

molteplici, dalla salute, all’agricoltura, alla produzione di rimedi vibrazionali. La possibilità dell’azione a distanza la rende particolarmente interessante in moltissime situazioni. In realtà non esiste settore su cui non si possa intervenire positivamente con questa tecnica davvero speciale, preziosa per la salute e il futuro dell’uomo e di tutto il pianeta. Gli operatori radionici imparano ad usare la loro sensibilità e la loro conoscenza per determinare gli squilibri nel campo informativo del soggetto e per correggerli. L’analisi avviene a distanza, attraverso l’analisi radiestesica di un campione del soggetto. Per gli esseri umani si usa generalmente una ciocca di capelli, un ciuffo di peli per un animale, una foglia per una pianta e così via. La proiezione radionica viene compiuta, sempre a distanza, usando speciali strumenti o grafici radionici che permettono attraverso l’uso dell’intento dell’operatore, di inviare al campo conosci-


tivo del soggetto informazioni correttive e specialmente quelle sequenze numeriche correttive conosciute come “rate”, ovvero modelli di informazioni riequilibranti. Come questo avvenga non è ancora completamente chiaro ma, senza dubbio, il ruolo del pensiero e quindi dell’operatore radionico è fondamentale. La radionica non è un sistema di guarigione riconosciuto legalmente. Gli strumenti radionici dipendono moltissimo dall’abilità dell’operatore e, di conseguenza, non devono essere confusi con gli strumenti scientifici o elettronici convenzionali. Sebbene il suo studio richieda una spesa e un certo allenamento, la radionica può essere appresa dalla maggior parte degli individui e si stima che più del 90% della popolazione possieda le qualità intuitive richieste. La radionica è sia una scienza che un’arte e alcuni aspetti sono estremamente difficili da imparare in assenza di una guida. Un po’ di storia I principi della Radionica furono scoperti all’inizio del’ 900 dal medico americano Albert Abrams, che ne gettò le basi con la sua teoria elettronica della malattia, ed ideò i primi apparecchi di diagnosi e terapia. Scriveva: “Come medici, non possiamo mantenerci estranei al progresso raggiunto dalla scienza e separare l’essere umano dalle altre entità dell’universo fisico. La nostra differenziazione di materia è soprattutto morfologica: in realtà, si tratti di un uomo o di un seme, noi ci troviamo sempre di fronte ad un aggregato di atomi vibranti, i quali, nelle loro svariate combinazioni, costituiscono la base di tutto ciò che esiste.”Attraverso i suoi studi stabilì che ogni organo in buona salute possiede una specifica frequenza che risulta alterata in caso di malattia. Ideò così un metodo diagnostico completamente nuovo, identificando le frequenze delle differenti malattie e progettò personalmente anche gli strumenti idonei per curarle. Ottenne risultati spettacolari aprendo, di fatto, una nuova era nella medicina. Profondamente ammirato o osteggiato da molti dei suoi colleghi, venne infine espulso dall’Ordine e le sue scoperte furono coperte di ridicolo. Alla sua morte, la chiropratica americana Ruth Drown proseguì mirabilmente la sua opera. Mentre Abrams aveva bisogno di un soggetto sano e dei suoi riflessi per compiere l’analisi, Ruth Drown ideò un’apposita piastra che veniva strofinata dall’operatore e, mentre Abrams utilizzava strumenti elettronici, nella terapia radionica Drown l’elettricità era sostituita dall’energia vitale. Il paziente veniva posto in un circuito completo con sé stesso. La sua energia veniva raccolta da un piatto di metallo posto sul

plesso solare. Questa energia passava attraverso lo strumento, ritornando al paziente attraverso i piedi appoggiati su due piatti argentati. La sintonizzazione dello strumento, ottenuta girando le manopole su numeri specifici, stabiliva in quale area precisa del corpo doveva ritornare l’energia. Questa focalizzazione provocava l’accelerazione

Base 44 - strumento ideato da Rae e Tansley.

della divisione cellulare nel tessuto trattato, favorendo la comparsa di cellule sane che lentamente sostituivano quelle malate, portando infine alla guarigione. Ruth Drown scoprì per prima, tra le altre cose, che sia l’analisi che il trattamento potevano essere fatti a distanza: “Tutti noi viviamo immersi in un grande campo di energia che circonda e permea la Terra, quindi, tramite esso, siamo tutti connessi uno all’altro”. Era

Frigseal - strumento radionico professionale.

perciò possibile, utilizzando una goccia di sangue del paziente inserita dentro lo strumento come collegamento, curarlo a distanza. Inventò, inoltre, una macchina fotografica radionica capace di fotografare l’interno del corpo di pazienti che si trovavano anche a centinaia di chilometri di distanza. Secondo Ruth Drown una goccia di sangue possiede la memoria dell’intero individuo e, inserendola nel circuito della macchina, sintonizzata sull’appropriata frequenza (o meglio “rata”come venne poi definita in radionica, quando ci si accorse che l’elettricità non c’entrava niente), la pellicola veniva impressionata dalle sue vibrazioni. Ottenne in questo modo centinaia di fotografie spettacolari, con le quali spesso convalidava i risultati delle sue analisi. Ma neanche lei riuscì a sottrarsi

alla persecuzione: i suoi strumenti furono sequestrati e distrutti e venne imprigionata sotto l’accusa di truffa ed esercizio abusivo della medicina. Morì pochi anni dopo in seguito ad un attacco cardiaco. Sempre in USA, Curtis Upton, Howard Armstrong e William Knuth, iniziarono a sperimentare la radionica per analizzare e curare le malattie delle piante e dei raccolti, stimolando la crescita dei vegetali senza usare fertilizzanti e controllando l’azione dei parassiti senza impiegare velenosi pesticidi, risultando tutto ciò non solo in una azione ecologica ma anche in un notevole risparmio. Molte aziende agricole passarono all’uso della misteriosa ma efficace radionica abbandonando i costosi prodotti chimici. Infine, le grandi case produttrici di pesticidi si videro costrette a stroncare il loro successo, minacciandoli di morte. La famosa UKACO, la prima azienda produttrice e distributrice di strumenti radionici per l’agricoltura dovette chiudere i battenti. Sotto accusa e proibita in America, la fama della radionica si propagò tuttavia velocemente in Europa, dove sono vissuti molti suoi straordinari pionieri come il mitico George de la Warr che ne fu fondatore con la moglie Marjorie, dei Delawarr Laboratories a Oxford; Malcom Rae, David Tansley, Keith Mason, e tanti altri. Oltre alla produzione di migliaia di fotografie di parti interne del corpo fatte a distanza come Ruth Drown, la radionica inglese mostrò la sua potente azione in molteplici campi, dall’agricoltura, all’allevamento, dalla terapia, alla creazione di nuovi strumenti, alla riproduzione di rimedi omeopatici. In seguito al buon esito del famoso processo per frode contro i de la Warr, la radionica venne infine riconosciuta dall’Ordine dei Medici e da quello dei Veterinari. Questa sofferta conquista è oggi purtroppo sfumata nonostante l’azione e le prove portate dalla Radionic Association, l’organismo che la rappresenta in Gran Bretagna, nonchè la più antica e rinomata associazione di radionica del mondo. La radionica di carta e le onde di forma Nello stesso periodo, in Francia e in Belgio, a seguito dell’opera di aggregazione e di divulgazione dei fratelli Servranx di Bruxelles, si era sviluppata una differente radionica nata, piuttosto che da medici, dalle osservazioni e dagli esperimenti di ingegneri, scienziati, esoteristi e sacerdoti radioestesisti. La radionica franco-belga, dalle spiccate connotazioni “magiche”, dirige la sua azione a 360° su qualunque settore della vita e su qualunque suo elemento: una persona malata, un’azienda in difficoltà, una relazione problematica, un cavallo che partecipa ad una corsa, un vino da invecchiare o la pianta dalle foglie

31


LA VIA DELLA TERRA

ingiallite di un giardino. Ogni aspetto può essere migliorato o aiutato a funzionare meglio. Questa radionica è basata sull’utilizzo di simboli, numeri, poligoni, losanghe, cerchi, triangoli e altre forme rubate alla geometria: i grafici radionici, semplici disegni su carta, ottengono gli stessi risultati straordinari degli strumenti radionici americani. Molte scoperte speciali sono state fatte dai suoi ricercatori. La più importante è stata senz’altro quella delle “onde di forma”, ovvero la radiazione emessa da tutti i corpi in virtù della loro forma. Questa scoperta ha avuto due artefici principali, Chaumery e de Belizal, due grandi scienziati dell’epoca. Studiando le antiche civiltà e in particolare quella egizia, scoprirono il famoso “verde negativo”, cioè l’onda di forma emessa dalla piramide, responsabile della mummificazione degli oggetti posti al suo interno. Di loro si racconta un esperimento davvero incredibile. Presero una parte di una coltura di batteri seminata su un disco di Petri posto nel laboratorio di un ospedale e, a duecento chilometri di distanza, agirono su di essa mediante uno dei loro strumenti radionici. Il verde negativo emesso annientò non solo la coltura batterica presente, ma anche quella che si trovava nel laboratorio dell’ospedale. Oggi, gli operatori radionici possono contare su moltissimi grafici radionici, su pendoli dalle forme particolari e piramidi per svolgere efficacemente la loro opera. Senza contare l’estrema economicità di questi strumenti di carta! Le ricerche e le scoperte nell’affascinante campo della radionica si susseguono rapidamente nel tempo e sembrano non avere fine. Con l’avanzare della tecnologia, gli strumenti radionici hanno abbandonato le manopole e sono diventati digitali, sono nati programmi di radionica computerizzata e strumenti più sofisticati e costosi, come il Quantec tedesco, il NES, il Core Inergetix, e così via, in grado di analizzare in pochi secondi una persona e inviare trattamenti di ogni tipo, permettendo alla radionica, sbattuta fuori dalla porta tanti anni fa, di tornare nello studio dei medici dalla finestra, sotto il nome di “biorisonanza” o di “medicina quantistica”. Come funziona la radionica La radionica è strettamente legata alla radiestesia, l’arte della risonanza. Ma la radionica, a differenza di questa, usa degli strumenti, chiamati anticamente e spesso a titolo dispregiativo “scatole nere”. Tutte e due queste scienze si basano tuttavia sugli stessi semplici concetti. Il principale dice che esistono campi informativi associati a qualunque cosa. Solo per renderli più facilmente visualizzabili, possiamo pensarli simili ai campi magnetici emessi dalle

32

calamite. Questi campi possiedono tutte le informazioni necessarie alla formazione di ogni individuo, e guidano lo sviluppo degli uomini, delle piante e degli animali, attraverso la comunicazione col DNA contenuto nelle cellule. I campi informativi e le loro interazioni possono essere captati dal sistema nervoso umano. Questa capacità è collegata a quello che conosciamo ufficialmente come un non meglio definito “sesto senso”, e si esprime generalmente con una reazione neuro-muscolare. Questa reazione è chiamata “radiestesia”, che è infatti definita anche l’arte di ascoltare, e può prendere molte forme: molto spesso è un leggero movimento del corpo, una impercettibile contrazione muscolare che imprime un movimento al pendolo. Gli strumenti radionici aiutano la naturale capacità del corpo umano di captare e

Rafael - strumento digitale adottato dalla Scuola di Radionica.

interagire con i campi energetici informativi. Facilitano l’uso della radiestesia. Aiutano a discriminare tra le varie forme di energia e a misurarne la forza. Gli strumenti hanno anche la capacità di apportare dei cambiamenti desiderabili nei campi energetici, capacità che prende il nome di trattamento o proiezione radionica. Tansley, uno dei suoi pionieri morto recentemente, sosteneva che per almeno 50 anni le reazioni e le scoperte radioniche erano state interpretate scorrettamente, usando termini clinici presi direttamente dalla medicina ortodossa, quando avrebbero dovuto essere interpretati come indici di assorbimento, distribuzione e flusso di energie o la loro mancanza nella personalità umana. Introdusse nella radionica il concetto di due dimensioni di attività. Nella Dimensione I domina l’emisfero sinistro del cervello ed è l’aerea della logica e delle nostre attività ordinarie, il livello della realtà fisica. Nella Dimensione II domina invece l’emisfero destro e l’intuizione regna sovrana, è la dimensione della realtà trascendente olistica, della coscienza. In questa dimensione tempo e distanza non esistono e la guarigione avviene istantaneamente appena il campo energetico del

paziente e dell’operatore si intrecciano, quando l’operatore pensa al paziente. La radionica, quindi, funziona come “interfaccia con dimensioni più elevate di realtà e coscienza”, una forma di “guarigione mentale nella quale gli apparecchi non sono necessari per scoprire o misurare quelle energie che forniscono un quadro del paziente. Sono semplicemente un fattore di collegamento, o fattore chiave, in un processo di scambio di energie che avviene a un livello superiore a quello fisico. Gli strumenti possono avere il loro ruolo da giocare ma solo fino a che fungono da legame e da focalizzazione dei poteri di guarigione dell’operatore”. Kuepper crede che l’essenza della radionica sia “l’unità dell’operatore e del soggetto, stabilita dall’intento e aiutata dallo strumento.” Molti oggi credono che sia l’energia della mente il principio operativo fondamentale della radionica: una figura chiave nel portare questa nozione agli operatori radionici fu George de la Warr, che investigò il fenomeno sperimentalmente. Per esempio, condusse esperimenti su piante coltivate nella vermiculite. Disse ai suoi assistenti quale vermiculite era stata trattata radionicamente per aumentare la rata di crescita delle piante, e quale no. In realtà, nessuno dei due materiali era stato trattato, eppure le piante coltivate in quello che gli assistenti pensavano fosse stato trattato crebbero meglio. Simili esperimenti sono stati condotti anche da altri ricercatori. David Tansley certamente era sicuro che la radionica fosse magia. Ma la storia suggerisce che ciò che ieri era magia spesso diventa scienza in seguito. Hyland ha proposto quattro spiegazioni riguardo al ruolo del paziente e del curatore nel processo della guarigione. Il primo comprende meccanismi psicologici dove il terapeuta modifica la psicologia del paziente che si trova quindi in una posizione migliore per guarire con mezzi naturali. Nella seconda spiegazione (l’ipotesi del campo vitale), il terapeuta è l’agente attivo e controlla il campo energetico del paziente fornendo meccanismi correttivi, sebbene la natura del trasferimento energetico rimanga poco chiara. Poi passa a due spiegazioni che comprendono la meccanica quantistica. Con l’entanglement generalizzato, Hyland propone che il terapeuta influenzi il paziente a causa della connessione non locale che si forma tra il terapeuta e il paziente, per mezzo della quale viene trasferita l’informazione, ma senza che questa sia trasportata nel trasferimento d’energia. Questo è possibile tramite il concetto di non località, una proprietà dei sistemi correlati. Non località implica una connessione che non è limitata


dallo spazio o dal tempo ed è una conseguenza della teoria quantistica. A causa di questa fusione del campo del paziente con quello del terapeuta alcune informazioni correttive sono fornite dal terapeuta al paziente. L’entanglement generalizzato racchiuderebbe felicemente il concetto di guarigione a distanza e la mancanza di indebolimento del segnale con la distanza. Potrebbe anche spiegare addirittura perché a volte i pazienti si sentano meglio quando la terapia deve ancora cominciare!!! Tuttavia, non esiste alcun supporto empirico per l’entanglement generalizzato (a differenza dell’entanglement quantistico) ma è attraente come idea perché fornisce un modo di spiegare molti fenomeni diversi, come l’ESP, le premonizioni e non ultimo la guarigione. Con l’entanglement emergente, la sua quarta ipotesi, suggerisce che i guaritori non inviino segnali correttivi ai pazienti. Piuttosto, il terapeuta adotta un modo di osservare che aiuta l’entanglement a manifestarsi non solo all’operatore ma anche al paziente. Il terapeuta aiuta a creare una realtà che è condivisa da lui e dal paziente e questa realtà ha un effetto sulla salute. Facilita una efficace auto-organizzazione nel corpo; essenzialmente aiuta il paziente ad auto guarirsi correlandosi o ri-correlandosi con un sistema, ed è il sistema che ha l’azione correttiva, non il segnale del terapeuta. Infine, è il corpo che ritorna ad un piano meglio organizzato, forse una reminiscenza del campo morfogenetico di Sheldrake. Il teorema di Bell sulla non località introduce il concetto che tutto nell’universo è connesso con tutto. Questo è stato provato sperimentalmente da Aspect e i suoi colleghi nel 1982. Le interazioni non locali non sono mediate da alcuna forza osservata, sono istantanee e non sono ridotte dalla distanza. Infatti, come ha scritto Talbot, non esiste qualcosa come la separazione e “ogni cosa non è meramente parte di un tutto ma è il tutto che è la realtà primaria”. Così concetti come proiezione e trasmissione sono irrilevanti perché presumono tempo e spazio che, nelle tesi moderne della meccanica quantistica, non esistono. Non c’è il paziente e la sua mente, ma “il paziente nella mente”. Le esperienze di molti guaritori confermano questa visione, specialmente quando trovano, come succede spesso agli operatori radionici, se la guarigione è cominciata prima di aver iniziato qualunque trattamento. Che ruolo hanno gli strumenti allora nella pratica radionica? Molti vedono lo strumento come una estensione della mente dell’operatore che aiuta nell’esecuzione del suo intento. Kuepper va avanti dicendo che i protocolli di radionica hanno lo scopo

33


LA VIA DELLA TERRA

primario di chiarificare l’intento dell’operatore, essendo l’intento il fattore supremo nel decidere cosa farà lo strumento. Il lavoro di William Tiller, professore emerito all’Università di Stanford, sugli strumenti imprintati con l’intento (IIED, Intention Imprinted Electrical Devices) può essere rilevante per la radionica. Questi piccoli strumenti elettronici furono predisposti con un’intenzione specifica per lo svolgimento di un particolare esperimento-bersaglio da individui molto versati nella meditazione. L’esperimento consisteva nello spedire gli strumenti imprintati e non imprintati a circa ventimila miglia dal laboratorio dove dovevano essere utilizzati negli specifici esperimenti bersaglio. Sono stati condotti diversi esperimenti. Nel primo, l’intenzione era di innalzare o abbassare il pH dell’acqua pura di 1 grado. Nel secondo esperimento l’intento era di aumentare la “ratio” di due sostanze chimiche implicate nel metabolismo dell’energia (ATP/ ADP) nelle larve in sviluppo del moscerino della frutta, in modo da essere molto più in forma e quindi avere una significativa riduzione nel tempo di sviluppo richiesto per raggiungere lo stadio adulto. Nel terzo esperimento il fine era aumentare in modo significativo in vitro l’attività dell’enzima del fegato (fosfatasi alcalina). I risultati di tutti gli esperimenti sono stati eclatanti.

34

Ma strumenti imprintati per la guarigione o altri intenti non sono certamente una novità. Mesmer dichiarava che materiali e persone differivano nella capacità di assorbire il “vril” (la sua denominazione per forza vitale, chi, prana, ecc). Da tempo immemorabile amuleti e incantesimi sono stati caricati direttamente con l’energia. Sono potenziati da chi li usa e la loro efficacia deriva da quanto chi li usa ci crede, almeno a qualche livello di coscienza. Per questo motivo si può trasformare in amuleto o talismano qualunque oggetto si voglia. Quando si designa un oggetto come avente poteri speciali in realtà si sta usando quell’oggetto per stimolare quegli stessi poteri dentro di sé. L’uso delle “rate” è stato centrale dall’inizio della radionica, sia per l’analisi che per il trattamento. Le rate originali di Abrams erano resistenze lette sui reostati nel circuito ma poiché gli schemi cambiarono durante l’evoluzione degli strumenti esse non rappresentarono più una resistenza in un circuito ma divennero un set di numeri che erano ottenuti radiestesicamente per un fattore specifico, tenuto a mente o fisicamente presente. Strumenti diversi hanno differenti set di rate e, addirittura in uno stesso sistema, disturbi diversi o organi possono avere diverse rate; una rata rappresenta spesso più di un organo o disturbo e tutto ciò ha

acceso grandi dibattiti nel tempo. Tansley cristallizza i suoi pensieri sulle rate dicendo che “sono semplicemente degli strumenti per focalizzare la mente dell’operatore. Agiscono come punto focale tra i livelli di materia fisica e sottile.” Molti pensano che le rate siano semplicemente codici di accesso a gruppi di modelli di informazione energetici, loro stessi frequenze complesse in risonanza con campi di energia sottile di organi, tessuti o patologie. La radionica in definitiva, è un mezzo di trasferimento di informazioni che informa il sistema di cosa c’è bisogno per riportare se stesso in armonia. La radionica dimostra che i disequilibri di tutti i sistemi viventi sono il risultato di informazioni alterate che possono essere corrette fornendo quelle giuste, siano derivanti da rimedi vibrazionali come i rimedi omeopatici o altri rimedi della medicina vibrazionale, sia con l’uso delle tecniche della radionica. Questi concetti rivoluzionari sono assai lontani dalla teoria cellulare della malattia, che ancora viene perseguita dalla maggioranza degli scienziati. La radionica ha sempre visto la realtà in termini di energia e informazione, ed ora che l’umanità comincia a considerare l’Uomo in quest’ottica, senza dubbio giocherà un ruolo vitale in un prossimo futuro.


LA VIA DELLA TERRA

I.P.

Risanare in modo bello ed efficente U

n esempio di utilizzo di Piastre Radianti VARME KILDEN® per sanare situazioni di non-comfort in un asilo ligure.

Asilo Comunale San Bartolomeo al Mare

La struttura necessitava di interventi importanti per migliorarne l’efficienza energetica, ma per non far trascorrere alle operatrici e ai bambini un’altro anno di disagio dovuto principalmente al fatto che nel bagno del piano terra, esposto a nord-est con un volume di oltre 70m3, faceva sempre molto freddo, l’amministrazione ha deciso di intervenire con urgenza e, a gennaio 2010, ha fatto installare nel bagno una piastra radiante VARME KILDEN® che andasse a sostituire il vecchio calorifero. Visto che l’installazione avrebbe dovuto essere

fatta rapidamente ma soprattutto per verificare effettiva efficienza delle piastre radianti VARME KILDEN® si è deciso di collegarla al circuito esistente senza rimuovere il vecchio calorifero in modo che nel caso la piastra radiante VARME KILDEN® non avesse dato i risultati sperati avrebbe potuto essere rimossa e il vecchio calori-fero ricollegato all’impianto in attesa di un intervento più completo. A fine stagione il personale dell’asilo ha mostrato assoluta soddisfazione per la soluzione adottata tanto da segnalare che il locale non solo era diventato il più caldo delle struttura ma che ora lasciavano le porte del bagno aperte perché questo aiutava a mitigare la temperatura non proprio

perfetta dei locali adiacenti. Questa è solo una delle centinaia di installazioni in cui le piastre radianti VARME KILDEN® hanno dimostrato la loro grandissima efficienza e la loro efficacia nel sanare pesanti situazioni di non-comfort. Le piastre radianti VARME KILDEN® sono un brevetto Italiano e anche se possono sembrare assai simili ad altri prodotti di “termoarredo”, posso assicurare che l’unicità delle nostre piastre nasce da un diverso concetto di base da cui partiamo, ovvero le altre aziende di termo-arredo producono modelli di caloriferi che vadano ad evidenziare il lato estetico del loro prodotto, noi abbiamo badato solo all’efficienza e all’efficacia del corpo scaldante per massimizzare il comfort diminuendone nel contempo i consumi energetici. Le piastre radianti VARME KILDEN® sono nate per andare a sostituire vecchi termosifoni ma sono perfette anche per le nuove abitazioni e sono il non plus ultra per le integrazioni dei bagni con pavimenti radianti o per il riscaldamento di locali facenti parte di abitazioni in cui gli altri locali sono riscaldati tramite sistemi radianti inglobati nelle strutture perché possono essere tranquillamente alimentate alla stessa temperatura di questi sistemi. Come avrete modo di vedere dal nostro sito internet, noi non siamo una multinazionale ma una piccola azienda artigiana che esiste solo ed esclusivamente grazie alla credibilità che ha saputo crearsi con anni e anni di serio e duro lavoro, ovvero sul fatto che il 100% dei nostri clienti sia soddisfatto (a dimostrarlo ci sono oltre 750 installazioni con clienti felici) e sul rapporto diretto, corretto e personale che intratteniamo con tutti i nostri clienti. Tenete conto che le nostre piastre, non avendo interassi da predeterminare, sono estremamente facili da installare e possono essere installate da un qualunque installatore termoidraulico.

Oltre 750 famiglie italiane pienamente soddisfatte della nostra tecnologia ci fanno da testimonial e questo è il nostro miglior biglietto da visita. Visitate il nostro sito internet: www.varmekilden.it troverete non solo le informazioni che cercate ma anche centinaia di foto di installazioni VARME KILDEN® NON SOLO EFFICIENTI MA ANChE BELLE, MOLTO BELLE E FATTE SU MISURA

Le piastre radianti VARME KILDEN® sono fatte su misura per la tua casa ma costano sicuramente meno dei termoarredi industriali. Le misure standard sono ben 252 ma, senza alcun sovraprezzo, possiamo fare qualsiasi misura possa essere utile per soddisfare l’esigenze del cliente.

Questa non è semplicemente la ringhiera di una scala, ma una fantastica piastra radiante VARME KILDEN® Compra Italiano, aiuterai le piccole aziende come la nostra avendone in cambio qualità, prodotti non standardizzati e globalizzati, un rapporto diretto con le persone e la certezza di avere sempre un interlocutore pronto ad ascoltarti.

35


LA VIA DELLE PIANTE

Trifoglio rosso, il grande riequilibratore di Francesco Walter Pansini www.kailashedizioni.it Il trifoglio Si tratta di una comunissima pianta nei nostri giardini, che il Corriere della Sera del 16 marzo 2009 eleva alla cronaca con il titolo: “Trifoglio rosso, uno scudo contro il cancro”. Infatti è ricca in antiossidanti e fitoestrogeni specifici per l’apparato genitale maschile e femminile. Protegge la prostata negli uomini, combatte tutti i disturbi della menopausa nella donna e, in entrambi i sessi, favorirebbe la fertilità. E’anche capace di stimolare la produzione di ossido nitrico (o ossido di azoto), la cui azione di dilatazione sui vasi sanguigni ricorda quella dei farmaci anti-impotenza ma, in generale, dona una maggior elasticità alle arterie, prevenendo le malattie di questa area, oltre a favorire la microircolazione, ad esempio, del cervello. Nel caso dell’uomo non bisogna temere questi fitoestrogeni, che hanno una “potenza” 100 volte inferiore ai nostri estrogeni ma, essendo simili, riescono ad occupare le specifiche “porte di entrata” della prostata (recettori) e quindi gli estrogeni non possono più stimolare la proliferazione cellulare. I ricercatori del Dipartimento di Endocrinologia dell’ospedale St. Leonards a Sydney hanno verificato che il trifoglio, a parità di peso, è fino a 45 volte più attivo della soia nell’attenuare i disturbi derivanti da menopausa (vampate, nervosismo, insonnia,…) oltre che da quelle derivanti dalla post-menopausa, come l’osteoporosi e i disturbi della circolazione sanguigna, ma anche nel ridurre colesterolo e trigliceridi. Infine 20 anni di studi gli attribuiscono proprietà antivirali e antifungine. Le ultimissime esperienze ci permettono di affermare che il trifoglio rosso è un velocissimo riequilibratore generale dei sistemi ormonali, in particolare quello femminile, e quindi una vera alternativa alla pericolosissima terapia sostitutiva ormonale per la menopausa. Un interessante effetto è la capacità di “sgonfiare”, cioè di risolvere velocemente la ritenzione di acqua nei tessuti anche in giovani donne, evidentemente riequilibrando il meccanismo degli ormoni diuretici e antidiuretici. Siamo in piena fase sperimentale e quindi scopriamo “giornalmente” le sue potenzialità, ma è certamente un grande rimedio.

36

Il dosaggio necessario è di 57mg isoflavoni di trifoglio, che sono diversi da quelli della soia. Una volta stabilizzati i sintomi, si possono ridurre i dosaggi. In etichetta è necessario trovare scritto: titolato all’8% in isoflavoni (del trifoglio) che, rapportato al peso della compressa (ad esempio 250mg di estratto secco), corrispondono a 20mg e per raggiungere i 57mg dobbiamo quindi assumere 3 compresse al giorno. Gli ormoni Queste sostanze sono molto potenti. Ciò è particolarmente vero per le donne. La psiche di una donna è intimamente collegata al suo flusso mensile. Gli ormoni determinano i processi fisiologici, ma influenzano anche gli stati emozionali e psicologici, controllano la crescita e lo sviluppo muscolare, regolano il sistema digestivo, i livelli di zucchero nel sangue, la pressione sanguigna, l’equilibrio idrico, e possono anche condizionare l’autostima, il senso di benessere, l’equilibrio emozionale e l’acutezza mentale. Tra il 2002 e il 2003 in USA c’è stato un crollo del 10% dei tumori al seno, secondo un rapporto pubblicato sul prestigioso “New England Journal”, secondo cui il motivo è la diminuzione dell’uso di farmaci per la terapia ormonale sostitutiva. Lo sostiene anche uno studio pubblicato nel 2002 dal Journal of American Medical Association: donne che assumono ormoni di diversi tipi presentano comunque una percentuale di tumori al seno che va dal 60% all’85% in più rispetto alle altre. Inoltre, un più ampio studio sulle terapie ormonali in menopausa con estrogeni e progestinici è stato improvvisamente interrotto, dopo la scoperta che può far aumentare il rischio di tumore al seno. Le pazienti hanno ricevuto una lettera in cui si raccomanda di sospenderne l’assunzione. L’articolo non diceva altro, ma continua a confermare il nostro allarme. Nel 2003 ne ha parlato al TG2 anche Silvio Garattini, presidente dell’Istituto Negri di Milano. Lo scienziato ha confermato che negli USA è stato addirittura fermato per la sua pericolosità uno studio su 16.000 donne avviato da cinque anni, per verificare i risultati di tale somministrazione, che ha rivelato come l’assunzione di ormoni, in quella fase, produce incrementi significativi di cancro al seno ed utero, ma soprattutto un aumento di infarti, ictus cerebrali e complicazioni polmonari; in definitiva Garattini ne consigliava un uso minimo nel tempo

e come quantità. (TG2 Salute del 20/1/03, ore 15.45). Rimane significativo il fatto che la notizia dello studio sia stata censurata per un anno dalla stampa. Tra il 1980 e il 1990 la terapia sostitutiva ormonale (HRT, Hormone Replacement Therapy) si diffonde ma, nel 2003, da uno studio americano su un campione di 60.000 donne si dimostra scientificamente che HRT è dannoso per il cuore e favorisce il cancro. I pericoli sono emersi nel luglio del 2002, quando il più prestigioso studio condotto in materia ha scoperto che gli ormoni steroidei, gli estrogeni e le progestine sintetiche provocano cancro al seno, colpi apoplettici e coaguli sanguigni… (www.procaduceo.org/it_mater/articoli/farmaci/farmaci04.htmdi) Addirittura ammonta a 112 milioni di dollari il risarcimento per danni che la casa farmaceutica Pfizer dovrà versare a 2 donne americane che hanno fatto causa per l’insorgenza di cancro al seno in seguito a terapia ormonale sostitutiva. Lo stabilisce la Corte della Pennsylvania in 2 diverse cause nel 2009. Pillola contraccettiva e ormoni sintetici Nel dicembre del 2002 il governo federale statunitense ha pubblicato la l0° edizione del suo biennale “Rapporto sugli Agenti Cancerogeni”. Alla lista degli agenti cancerogeni “conosciuti” erano stati aggiunti tutti gli estrogeni steroidi impiegati nella terapia di sostituzione degli estrogeni e nei contraccettivi orali. A peggiorare ulteriormente la situazione, già nel 1997 l'Istituto Nazionale delle Scienze per la Salute Ambientale aveva elencato come accertati elementi cancerogeni il noretisterone, la progestina più comune nei contraccettivi orali a combinazione progestina-estrogeno, nonché altre progestine sintetiche utilizzate per iniezioni ed impianti.



LA VIA DELLE ORIGINI

Nascere secondo natura di Caterina Di Cosimo e Francesca De Carli (ostetriche) www.ostetricasecondonatura.eu

P

arlare di parto naturale significa esprimere rispetto per le competenze della donna e del bambino nel processo gravidanza/parto. Un’era tecnologica e ricca di strumenti di controllo come la nostra impedisce a molte donne di vivere appieno il momento più creativo della vita: formare un figlio, partorirlo, crescerlo ed educarlo. In un’epoca in cui si cerca di formare un mondo di “tutti uguali” si perdono di vista le unicità degli individui, il modo di vedere, sentire e le capacità innate sulla gravidanza, parto e crescita dei figli iscritte nel cervello di ogni donna. Lasciare che la natura si esprima al massimo senza interventi esterni dovrebbe essere l’unica regola da seguire in un momento così particolare nella vita di una donna e di un bambino che nasce. La maggior parte delle gravidanze sono fisiologiche, senza cioè situazioni che pregiudicano poi il travaglio e il parto e la maggior parte di queste sfociano in un inizio spontaneo del travaglio e del parto. Per capire meglio i meccanismi biologici potremmo dire che il travaglio di parto si divide in tre fasi: prodromica, dilatante, ed espulsiva; l’andamento di queste fasi è molto soggettivo e quindi diverso in ogni donna e corrispondono alla fase dell’adattamento, in cui la donna realizza che dopo poche ore il suo status cambierà e diventerà madre; simbiosi, in cui la madre e il bambino lavorano insieme per arrivare al momento della nascita; e la separazione, in cui la nascita rappresenta la prima separazione tra madre e bambino e, contemporaneamente, la nascita della donna come madre. Nel travaglio fisiologico non disturbato, la donna torna alle sue origini, al suo cervello antico, segue il suo istinto che l’equilibrio ormonale porta ai massimi livelli, quindi solo lei è in grado di sapere cos’è la giusta cosa da fare o la posizione nella quale mettersi in ogni momento per favorire la dilatazione e la discesa del bambino. Non disturbare, non interferire vuol dire rispettare le capacità innate della donna e del bambino nel partorire e nel venire alla luce, lasciare che gli ormoni e le sostanze che il nostro corpo produce quando mette al mondo un figlio agiscano per il bene di entrambi. Gli ormoni

38

presenti sono, per semplificare: ossitocina, adrenalina, endorfine che si mescolano in un cocktail che contemporaneamente fa contrarre l’utero, agisce in modo che ci sia la salvaguardia della specie e abbassa la sensazione dolorosa. Nessun dolore in natura ha la presenza di una fonte dolorosa e, contemporaneamente, di una antidolorifica. La donna può arrivare fino ad uno stato di “trans” dato dagli alti livelli di endorfine in circolo e che porta a non ricordare in seguito l’esatto andamento del percorso del travaglio/parto. Il rispetto assoluto di queste fasi e la protezione da tutto quello che può riportare la donna alla realtà, stimolando il cervello razionale (la neocorteccia), permettono un’esperienza gratificante e un legame profondo con il bambino. Gli stimoli da evitare sono molto semplici ma di fondamentale importanza per non ostacolare il processo naturale del parto: fare in modo che il compagno sia il garante del loro rispetto può essere un pretesto per farlo partecipare all’evento come persona attiva e non solo come osservatore. Gli stimoli da evitare sono: • il linguaggio verbale • le luci forti • le situazioni ambientali estranee. Mentre è molto importante soddisfare il bisogno di sicurezza dalla donna, in modo da abbassare i valori di adrenalina, l’ormone che a piccole dosi serve a proteggere il bambino ma che in alte dosi diventa antagonista dell’ossitocina e ne blocca la produzione.

L’ossitocina è l’ormone che determina le contrazioni dell’utero; è detta anche l’ormone dell’amore, presente infatti anche nei rapporti sessuali e nell’allattamento per la fuoriuscita del latte e utile a determinare l’innamoramento e l’attaccamento della nuova coppia mamma-bambino. Stimolata dalla produzione dell’ossitocina fetale, questa viene prodotta in travaglio, sempre nella quantità adeguata, e può diminuire la produzione nel caso in cui la madre o il bambino siano troppo stanchi, o si può proprio fermare se la donna viene disturbata con continue richieste verbali, con un’abbassamento della temperatura della stanza, con il continuo andirivieni di persone estranee e in tutti quei casi in cui la parte irrazionale e istintuale reputa ci sia un pericolo per la riproduzione della specie. Michel Odent afferma che l’ossitocina è “timida”, quindi solo nel caso in cui la donna si trovi in un ambiente familiare dove l’adrenalina non viene prodotta, questa può essere liberata nella giusta quantità e far sì che il travaglio proceda il suo corso senza impedimenti. Per questo motivo, in una gravidanza fisiologica, casa propria è il posto più adatto per partorire: le persone presenti hanno un rapporto confidenziale con la donna, così lei può sentirsi libera di esprimere al massimo e senza difese ciò che la natura detta. Il compito dell’ostetrica è quello di controllare il processo della gravidanza, del parto e del puerperio in “modo circolare”, valutando cioè la parte fisica (esami del sangue e procedure in gravidanza), la parte emotiva (emozioni, stati d’animo del nuovo divenire) e quella ambientale (affettività, casa, aiuto e sostegno familiare) ponendo sempre la donna e la coppia al centro del percorso e dando la possibilità di fare una scelta consapevole su tutti gli interventi e modificazioni del proprio stato. Non si danno solo consigli, ma si cerca assieme di trovare la propria strada nel pieno rispetto delle proprie capacità, possibilità e conoscenze. Rispettando la donna e le sue scelte si valorizzano la sue capacità, in modo da accrescere l’autostima, molto importante per diventare una nuova donna e madre. Per maggiori informazioni sul parto naturale sono consigliati i libri di Michel Odent: “Ecologia della nascita”; “La scientificazione dell’amore”, “Le funzioni degli orgasmi”, “Psiconeuroendocrinologia della nascita”; di Verena Schmidt “Venire al mondo e dare alla luce”); e di Ina May Gaskin “La gioia del parto”.



LA VIA DELLE ORIGINI

Androgino: verso l’unità originale di Maurizia Lenardon (terapista della riabilitazione)

I

l termine androgino deriva dal greco androgynos, ed è composto da anerandros, cioè uomo e gyne, donna. Viene usato per indicare in un individuo la coesistenza di aspetti esteriori, sembianze o comportamenti propri di entrambi i sessi. Non fa riferimento nè alle modalità di riproduzione (ermafroditismo), nè all’orientamento sessuale (bisessualità). L’androgino come archetipo è presente in molte tradizioni e culture: nel Tao, con i principi Yin e Yang fusi in un’unica sfera, nella Genesi prima della caduta, nell’antichità greco-romana, nell’antico mito di Aristofane, che Platone cita nel suo “Simposio”. Alle origini c’è quindi questo primo modello ideale e perfetto che, in seguito, viene scisso in due, per “colpa”, o per “invidia degli dei” o per un’umana necessità di consapevolezza degli opposti. Per androgino si intende quindi un ritorno all’unità originale. Il superamen-

“Il sonno del melo” di Sabrina Degrassi.

40

“L’angelo addormentato” di Sabrina Degrassi.

to degli opposti, della polarità, dei conflitti. Una trasformazione che ci porta verso un essere più armonico ed equilibrato, sereno e in pace verso se stesso e verso gli altri. Mente e corpo, non sono entità separate ma interconnesse, camminano di pari passo e si influenzano e condizionano a vicenda. Se agisco sul corpo agisco anche sulla mente e viceversa. L’emisfero sinistro del cervello (logico-razionale) controlla il movimento e la sensibilità della parte destra del corpo. L’emisfero destro (intuitivo-creativo) controlla il movimento e la sensibilità della parte sinistra del corpo. Spesso capita di avere una propensione verso un emi-lato del corpo (cioè metà lato) o problemi fisici ed anche traumi che (guarda caso) accadono sempre da un lato. Ad esempio la vista è migliore da un occhio piuttosto che dall’altro, mastichiamo più “volentieri” da un lato, ci duole un’anca proprio dalla stessa parte o magari il ginocchio ecc. Sono cose che accadono di sovente, se ci pensiamo un attimo, facciamo i collegamenti. L’emisfero destro per le sue caratteristiche di irrazionalità, intuizione,

atemporalità, e olismo, è la nostra parte femminile e sede dell’inconscio. Quello sinistro invece, razionale, logico, temporale e lineare è la nostra parte maschile e sede del conscio. Maschile e femminile sono due polarità del medesimo insieme, come possono essere alto e basso, avanti e dietro, bianco e nero. I principi Yin e Yang nella cultura orientale del Tao sono un simbolo che evidenzia quest’unità. Praticamente nessuno è solo femmina o solo maschio. L’essere umano è sia uomo sia donna, ognuno di noi è bisessuale perchè sono insite in noi le caratteristiche di entrambi i sessi. Nella personalità di ognuno sono compresenti caratteristiche maschili e femminili. Abbiamo dentro di noi enormi potenzialità che aspettano solo di essere liberate. Si dice infatti che utilizziamo consapevolmente il 10% del nostro potenziale cerebrale o comunque lo usiamo in minima parte. Dunque non resta che mettersi in gioco! La donna moderna occidentale ha molte più opportunità di mettersi in relazione con il suo potenziale maschile rispetto ai tempi passati, più


restrittivi per il suo campo d’azione. La maggioranza delle donne ha abbandonato il ruolo propriamente della casalinga ricoprendone molti in ambito lavorativo, riservati per eccellenza agli uomini e, viceversa, l’uomo comincia ad assumere ruoli che nella vita non erano soliti a lui per convenzione e cultura. Questo avvicinamento tra parte maschile e femminile sta avvenendo fuori e dentro di noi. Stiamo andando verso un’unità psicofisica, che sarà il tema pricipale di quest’era dell’Aquario che ci attende. L’unione dei due poli: Yin (femminile) e Yang (maschile) in un’unica sfera. Realizzare la propria identità di uomo e di donna è il frutto di questo processo di integrazione. Integrazione dell’insieme degli aspetti femminili presenti in forma inconscia nell’uomo e dell’insieme degli aspetti maschili presenti in forma incoscia nella donna. Una completezza che viene rappresentata dall’unione degli opposti di cui la figura dell’androgino è simbolo. La sensazione diffusa in questo periodo storico è che ci siano due tendenze in atto. Una verso un’androginia e un’altra che tende a contrastarla per conservare le polarità maschile e femminile ben divise nei loro ruoli. La discriminazione e i pregiudizi nella nostra società sono ancora molto radicati e creano, specialmente per l’universo maschile, un attrito verso il compimento di questa crescita spirituale che sfocia spesso nella violenza. Un adeguamento a modelli di comportamento maschile o femminile dominante per il proprio sesso è piuttosto uno stereotipo culturale e può essere limitante per

molti di noi. Questo conflitto che ci abita dentro, in questo periodo molto particolare, si sta manifestando nella vita di ognuno in forme e modalità diverse. Trasformare questo conflitto, questa polarità, in unione e armonia è un lavoro che possiamo fare sul nostro corpo. Essere oggettivi e sinceri con se stessi è complicato, per questo motivo è meglio farsi guidare da un “addetto ai lavori”. Allentando restrizioni, tensioni e ristagni energetici che limitano la motilità del corpo aumentiamo la sua vitalità e le potenzialità dell’organismo possono essere liberate ed espresse. Il corpo è la creazione di ciò che la mente crede e ciò che il cuore prova. Il corpo è una “porta” verso l’inconscio. Le tensioni si producono quando vogliamo essere qualcos’altro rispetto alla nostra natura, rispetto a ciò che siamo intimamente: si crea così un conflitto tra conscio e inconscio. E‘ uno sforzo cercare di essere quello che non siamo! In genere lo facciamo per soddisfare le aspettative altrui. Così facendo provochiamo divisione dentro di noi allontanandoci dall’armonia, dall’equilibrio e dall’unità. Cominciamo a stare male … ma è scomodo sentire questo malessere, così cerchiamo di celarlo a noi stessi respirando sempre meno e sempre più superficialmente, per paura di sentire un fastidioso blocco dentro di noi. Anche la postura ne risentirà. Ci può accadere a volte di non riuscire a stare comodi. Spesso accade di percepire la “scomodità” quando

ci rilassiamo, sul divano o a letto, ma anche lavorando, comunque in una postura (distesi, seduti o in piedi), non mentre ci stiamo muovendo. Stiamo scomodi perchè non siamo noi stessi, stiamo cercando di essere diversi. Siamo divisi. La tensione e le restrizioni le provochiamo noi e poi ci lamentiamo se non riusciamo più a stare comodi… Se dentro o fuori, le polarità sono divise e i ruoli sono ben definiti da qualcosa che avvertiamo come restrittivo, è arrivato il momento per superare questo schema. Questa situazione crea la tensione ottimale che ci darà l’energia e il coraggio per cambiare, per “ribellarci”. Lavorando sulla respirazione e sul corpo, ad esempio con la terapia cranio-sacrale possiamo diventare consapevoli e lucidi per poter scegliere nella propria vita. Parte destra e sinistra del corpo devono essere in “pace”, in armonia per funzionare bene, così come la forza e la sensibilità, l’inspirazione e l’espirazione. Ad esempio, se vogliamo fare qualcosa per la pace nel mondo, possiamo e dobbiamo partire da noi stessi, creando la pace interiore, dentro di noi. L’armonia crescerà man mano che ci avviciniamo a quello che noi realmente siamo nel profondo, la nostra essenza. E’ come ritornare a casa, ad una condizione di unità profonda, al modello androgino originario, pur restando ognuno nella sua bellezza e specificità. E’ un’opportunità per ampliare consapevolmente la capacità di amare noi stessi e gli altri per quello che sono realmente, senza maschere, discriminazioni e divisioni. Androgino infatti vuol dire “Non Diviso.”

41


PAROLE E MUSICA

Sei corde lungo la penisola a cura di Francesco Giordano

T

re modi di interpretare la chitarra, tre mondi musicali da esplorare e da conoscere a fondo. Abbiamo incontrato Antonio Onorato, uno dei più apprezzati musicisti jazz e d’avanguardia che ha recentemente festeggiato i primi 20 anni di carriera, Roberto Taufic che attraverso le sei corde da molti anni interpreta e propone i molteplici colori della tradizione brasiliana ed Enrico Gottardis, protagonista di un poliedrico caleidoscopio musicale tutto da scoprire. Antonio Onorato è uno dei chitarristi italiani che meglio ha saputo identificare la fusione del jazz di matrice mediterranea con la musica afroamericana. Nativo di Aquilonia ad Avellino, ma napoletano a tutti gli effetti, vanta collaborazioni con Toninho Horta, Joe Amoruso, Pino Daniele, Eddy Palermo, solo per citare alcuni nomi - su di lui ha espresso parole di grande apprezzamento in più occasioni Pat Metheny. Attivo sulla scena da oltre vent’anni ha avuto la consacrazione internazionale con un concerto tenuto nel dicembre del 2005 al Bue Note di New York. Il musicista è inoltre uno dei pochi specialisti della ‘breath guitar’ una particolarissima combinazione tra strumento a fiato e chitarra, unica nel suo genere, che gli permette di suonare la chitarra come uno strumento a fiato. Ha da poco pubblicato “Emmanuel”, un doppio cd che da un lato racchiude parte del suo percorso artistico e dall’altro sperimenta la cultura musicale dei nativi Americani. Abbiamo incontrato il talentuoso chitarrista in occasione del suo nuovo lavoro. Antonio, in Emmanuel c’è un omaggio al grande compositore francese Michel Colombier, ci vuoi raccontare come è nato questo nuovo progetto musicale e cosa ti ha ispirato l’omaggio a Colombier? Il CD Emmanuel rappresenta un po’ il sunto dei miei primi vent`anni di attività discografia... è come un caleidoscopio con le mie molteplici avventure ed esplorazioni musicali che trovano vita in un’unica strada, quella del cuore... l’omaggio al grande Colombier è nato, perchè la melodia del brano Emmanuel, che dà il titolo al CD, a mio avviso, è una delle più belle e struggenti che io abbia mai sentito... mi ha fatto piangere tante volte e ne ho voluto

42

fare una mia versione. Il doppio cd rispecchia due momenti importantissimi del tuo percorso musicale, anche attraverso l’utilizzo di diversi strumenti: nel primo cd ti troviamo prevalentemente all’acustica e alla gibson con brani tuoi, omaggi alla classica e alla tradizione, nel secondo c’è grande spazio alla breath guitar per il viaggio nel mondo dei Nativi d’America. Ci vuoi parlare di questi due momenti? È semplice, io sono una persona che ama la musica a 360 gradi, quella buona s’intende, e mi piace sperimentare in più direzioni...la musica si deve evolvere, bisogna trovare nuove strade, inventare nuovi linguaggi, ma tenere sempre uno sguardo rivolto alla tradizione... Anche in questa occasione non mancano collaborazioni importanti; fra queste c’è anche quella con l’attore Enzo De Caro peraltro anch’egli grande conoscitore di cultura dei nativi d’America: ci parli di queste collaborazioni nel tuo disco e di come è nata in te questa passione per la cultura dei Nativi Americani? Con Enzo siamo praticamente come due fratelli... Lui è una grande persona, molto evoluta ed empatica... La passione per i Nativi ce l’ho nel sangue... Immagina che mio padre un giorno mi ha raccontato che da piccolo a Natale, mettevo sul presepe i soldatini degli indiani insieme ai pastori... Sei sempre in attività dal vivo, sono numerose le tue apparizioni in USA, dove hai ottenuto grandissime soddisfazioni. Cosa hai in progetto ora per la tua attività live? Come sempre tanti concerti in giro per il mondo... Sono appena rientrato da un breve ma stupendo tour in Africa (Uganda)... e la mia valigia è sempre pronta per una nuova avventura musicale e di vita.

Il chitarrista triestino Enrico Gottardis ha appena pubblicato “Immagini Preziose”, lavoro per sola chitarra che segue a meno di tre anni dal precedente “Ricordando voi”. Ha studiato dalla chitarra classica alla jazz passando attraverso i molteplici linguaggi dell’elettrica e nella sua musica convergono in un originale mosaico strumentale elementi tratti dal rock, dal blues, dal progressive, dal jazz e dalla classica in un processo di eccellente fusione ed amalgama. Abbiamo incontrato l’artista per saperne di più su questo suo nuovo lavoro: Enrico, come nel precedente impegno discografico, anche “Immagini Preziose” è un lavoro pregno di significati, emozioni, immagini come il titolo stesso suggerisce. Vorrei sapere quanto ti assomiglia questo disco… Siccome continuo ad inseguire il mio personale Sogno, con questo secondo lavoro ho semplicemente inteso dare spazio a mie nuove piccole significative “ispirazioni”. Per la seconda volta ho quindi cercato di tradurre in note, prima di tutto a me stesso, delle immagini che mi rappresentassero; credo meno nostalgiche rispetto al primo CD, ma forse ancora più introspettive. In questo senso, quanto realizzato lo devo anche a chi ha lasciato mi esprimessi incondizionatamente, con piena ed assoluta libertà: in particolare l’amico Giuseppe Farace, che sempre con grande sensibilità, professionalità e pazienza, in fase di registrazione delle tracce e successivi mixaggio, editing e mastering ha conservato e valorizzato ogni mia intenzione musicale. Di più, mi ha anche regalato un meraviglioso e suggestivo arrangiamento d’archi nel pezzo che chiude il disco. Hai scelto di commentare ogni pezzo con delle frasi: si completa così il cerchio artistico fra immagini evocate dalla tua musica, la musica stessa e le parole. Come dicevamo il titolo dell’album “Immagini Preziose” testimonia pienamente questo legame fra diverse forme d’espressione artistica. Raccontaci come sono nate le immagini/musiche/pensieri dell’album.


Mi sono permesso di fornire una sorta di ulteriore “chiave di lettura” a delle composizioni che sono esclusivamente strumentali. Tutti i singoli titoli, un po’ anche per gioco, hanno un significato specifico. “Vibrazioni di chitarra elettrica”, ad esempio, è il titolo dell’opera dell’artista triestino Mario Calusa utilizzata per la copertina; “Aspettando domani” è un non brano che suonavo la sera, prima di andare a letto, saltellando da un pezzo all’altro senza soluzioni; “Pioggia e terra” l’ho composto dopo aver messo a dimora, appunto sotto la pioggia, un alberello di ulivo; “In quella casa dei dolci pensieri” è nata di getto pensando ad un regalo (che si vede nell’inlay dell’album) che il mio amico Paolo ha fatto tempo fa a mia figlia; un arpeggio che il giorno dopo, senza prove o studio particolari, ho registrato e che ancora mi piace per la sua diretta semplicità. Nei tuoi pezzi si respirano riferimenti classici, blues, jazz fino al rock sinfonico: cos’è che ti avvicina di più a un genere o a un altro nel comporre ed eseguire un pezzo visto che all’interno di uno stesso brano ci sono richiami a generi diversi? Le mie influenze sono date da ormai tanti anni di attento ed appassionato ascolto e metabolizzazione di quanto, nella musica, a me piace. Amo e mi lascio coinvolgere con entusiasmo sia dal rock duro e viscerale che dal jazz più soffuso, sia dal blues scarno e sofferto che dal magniloquente progressive. Di che musica si ‘ciba’ un musicista come te che sa coniugare molteplici generi musicali ? C’è tanta splendida musica che viene ogni giorno realizzata. Bisogna avere la curiosità e spesso il tempo e la disponibilità d’animo per poterla apprezzare. I più grandi musicisti non suonano, a parer mio, un genere definito, bensì lo inventano o lo hanno già inventato. Suonano la loro musica che poi noi, giustamente, ci sforziamo di catalogare in generi. A me piace essere spiazzato, come quando in un brano di un gruppo sostanzialmente heavy metal scopro che l’assolo centrale lo suona un trombonista! E che meraviglia poterne parlare… Quarantaquattro anni, chitarrista di grande talento, Roberto Taufic è nato in Honduras, nell’America Centrale, e dall’età di sei anni è vissuto in Brasile ove ha iniziato i suoi studi musicali. Dal 1990 si è trasferito in Italia, prima a Roma poi in Piemonte e nel frattempo

ha maturato numerose esperienze artistiche grazie a importanti collaborazioni con musicisti italiani e brasiliani. Il suo arpeggio raffinato e solare risente della grande scuola brasiliana ed è facile apprezzarne il valore in particolare nei progetti in duo, in trio o in quelli squisitamente solisti ove disegna a tinte morbide e calde i profumi e i colori del Brasile. Abbiamo incontrato il cosmopolita chitarrista in occasione del suo nuovo Eles & Eu: Roberto, dopo numerose esperienze in duo, in trio, o in gruppo è arrivato il momento di misurarsi come solista: come è nata l’idea di questo tuo nuovo album ? Il fatto di aver suonato tanto in situazioni dove ero l’unico strumento armonico e ritmico, cioè nelle mie collaborazioni in duo con diversi solisti, mi ha portato in modo naturale a concepire lo strumento come una piccola orchestra, come una tela su cui dipingere tanti colori e sensazioni e come un bel materasso dove i miei compagni di musica potessero comodamente esprimersi. Molti colleghi mi suggerivano di fare un disco da solo, ma io temporeggiavo, e quando nell’estate 2008 sono successe delle cose che hanno cambiato radicalmente la mia visione generale della vita e ho deciso di non rimandare più niente, ho contattato Federico Foce, mio carissimo amico, compositore e co-produttore del mio disco, per esporgli il mio progetto solistico. Eles & Eu è un lavoro doppio: da un lato omaggia alcuni classici del Brasile mentre il secondo cd propone tue composizioni. Quanto c’è di tuo nelle composizioni che hai riletto? I brani scritti da te a che periodi appartengono? Una mia caratteristica come musicista è quella di ricreare di continuo i pezzi che suono ed è cosi da quando ho cominciato a suonare in Brasile come autodidatta... brutto vizio!?!? Essendo da solo era impossibile comportarmi diversamente anche nella rilettura dei brani di questi compositori. Penso che nei pezzi reinterpretati c’è molto di mio dal punto di vista armonico, melodico e ritmico così in brani come “Round Midnight”, “Upa neguinho”, “Desafinado” o il “Nocturne Op. 9” di Chopin. Se un brano mi coinvolge il tratto come se fosse mio e in tal modo mi viene naturale dare il massimo a livello interpretativo ed emotivo! “Eu te amo” e “Falando de amor”, di Jobim, sono tra gli arrangiamenti che sento più miei, di quelli che suonerei per ore senza smettere. Poi in mezzo ai grandi compositori ho inserito un brano di Federico Foce che mi ha colpito

sin dalla prima volta che lui me la fece sentire... “Sem voçe”. Quanto ai brani che ho composto io, uno in particolare, “Retrato de um dia”, l’avevo composto di getto in una giornata un po’ triste nel 1989 quando arrivai in Italia, a 23 anni: questo brano è rimasto nel cassetto per quasi 20 anni. Poi ci sono versioni in solo di brani registrati nel CD Real Picture come “Parliamoci”, “Sonhos de valsa” e “Real picture”. Negli ultimi anni ho comunque scritto parecchio materiale per chitarra e la maggior parte dei brani del cd Eu proviene da quest’ultimo periodo. Sei sempre molto attivo nell’attività dal vivo: Eles & Eu verrà proposto anche in versione live ? In realtà è quello che desidero di più. Suonare in solo è una bellissima esperienza dove io e il mio strumento raccontiamo la stessa storia e in questo momento sento di aver molto da raccontare. Il mio desiderio è quello di portare questo progetto e la mia musica dovunque, suonando anche in contesti alternativi dove la musica possa arrivare al cuore delle persone e possa creare valore. Ci sono altri progetti artistici che stai seguendo in questo periodo o ai quali ti stai per dedicare? Si! ci sono. Ho progetti in duo con mio fratello Eduardo Taufic (Dois Irmãos), con Giancarlo Maurino (Um abraço), con Luigi Tessarollo (Jogo de cordas) e poi il duo con Gabriele Mirabassi che spero venga al più presto registrato. Sono tutti grandissimi artisti da cui ho imparato molto e continuo ad imparare. Sta nascendo una nuova collaborazione con Maria Pia De Vito, artista di cui ho una grande stima. Poi mi piacerebbe fare un disco con del materiale nuovo che ho scritto, magari in trio con contrabbasso e percussioni... o con un quartetto d’archi. Mi piacerebbe anche dedicare un disco alle composizioni di Federico Foce... sono veramente belle!


PAROLE E MUSICA a cura di Mari Valentini

Maria Moneti Codignola

Marco Bobbio

Philippe Pignarre

Ipazia muore

Il malato immaginato

(La Tartaruga edizioni)

I rischi di una medicina senza limiti

L’Industria della depressione

(Einaudi)

(Bollati Boringhieri)

T

rascinata in una chiesa. Brutalmente mutilata a colpi di conchiglia appuntita. Gli occhi cavati come punizione per avere studiato il cielo. Per avere troppo compreso. Uccisa senza alcuna pietà. Bruciata per non lasciarne alcuna traccia: Ipazia muore. Vissuta nel contesto torbido e intollerante del protocristianesimo il delitto si compie nel 415 d. C., per mano di un gruppo di monaci fanatici e volontà del Vescovo Cirillo. La filosofa e scienziata era nata ad Alessandria nel 370 ed era già nota nel mondo tardo antico come una delle intelligenze più vivaci e dissacranti di uno dei centri commerciali e culturali più inquieti e importanti dell’Impero Romano d’Oriente. Vi si intrecciavano appartenenze e culture, che come in un’anima nera, serpeggiavano per le strade della città, come impalpabili e inquietanti protagoniste di un’epoca fosca di mutamenti. Tra le figure più note della tarda antichità visse questa donna, forte, e dannata ad un destino crudele, sebbene rispettata ed ammirata da discepoli giunti da ogni angolo del mondo per conoscerla e seguirla. Figlia del matematico Teone, inventrice dell’astrolabio e del planisfero, esponente di spicco della scuola neoplatonica, Ipazia aveva cercato l’accesso ai luoghi degli uomini, con sprezzante spavalderia, dovendo poi, per impietose circostanze storiche e precise responsabilità, soccomberne…Protagonista di una pagina oscura della storia del pensiero dell’Occidente e di una pellicola attesa e discussa come il recente “Agorà”, questa pensatrice può essere considerata come una delle tante ingiuste vittime del fanatismo cristiano, che l’autrice del libro disegna in una biografia d’affetti e pensieri intima e toccante. 44

L

a Medicina occidentale da tempo, si sa, è prigioniera dei suoi stessi orizzonti. Continua un viaggio millenario tra i meandri dei particolari da curare, perdendo di vista il loro insieme. Incapace di guardare negli occhi il malato, è oramai solo in grado di indagare “le sue malattie”. In un libro coraggioso e dissacrante, l’autore, che è Primario di Cardiologia dell’Ospedale Santa Croce a Carle di Cuneo, si chiede se va poi così bene che questa scienza così riverita della nostra cultura sia ancora basata sul timore della malattia invece che su reali prospettive terapeutiche; perchè si fermi su parametri sclerotizzati alle statistiche: col risultato che si è certamente curati meglio rispetto a qualche decennio fa, ma, chissà perché, si sta tutti peggio. Bobbio affronta il disagio di una Medicina “ammalata”, lontana dalla persona nella sua interezza, capace solo di elencare dati, stilare sterili sequenze terapeutiche, induzioni al bisogno di cure, così come avviene per i più svariati, conclamati, eppure irresistibili, falsi consumi della nostra epoca. Una sorta di fervore messianico che vuole anticipare le patologia e va a braccetto splendidamente con gli interessi di piccole e grandi case farmaceutiche, in una sfavillante vetrina di “nuove malattie” da aggredire in nome della scienza trionfante che avanza. Fino a che anche al medico può capitare di essere inaspettatamente un paziente “sconosciuto”, un cittadino senza alcun’altra identità e umanità che quella della propria malattia.

L’

anima della nostra società soffre da oltre un secolo del male oscuro e dilagante della depressione. Un disturbo che oramai diviene universale, dilaga anche nell’estremo Oriente e lascia senza un’apparente perché. Ma all’autore, che dopo aver lavorato presso l’industria farmaceutica dal 1990 si è dedicato allo studio sistematico di questa patologia, non bastano spiegazioni sociologiche sui tassi di questa malattia epocale in Occidente: troppo semplici, troppo banali e datate. I risultati dell’Organizzazione mondiale della Sanità sono inequivoci: la depressione diviene un problema sanitario. E ne vanno indagate le cause, prima ancora che le sue manifestazioni esteriori e più conclamate. Non si può più credere, infatti, alla predisposizione genetica dell’individuo, o, ad un’interpretazione proietta e ne affida le matrici ai ritmi di vita di oggi, che genera aspettative inappagate e frustrazioni non risolte, infelicità ed inadeguatezza. E quale ruolo assumono allora gli psicofarmaci? E il mercato della depressione? Di una malattia che serpeggia attorno alle nostre esistenze tra semplificazioni e contraddizioni? Questo libro tenta di sviluppare un tema complesso in una pluralità di prospettive che non si risolvono solo alla somministrazione del farmaco ma in un terreno più ampio d’indagine che avvolge la personalità e la storia privata ed insindacabile di ognuno.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.