BioGuida 3 - Inverno 2003/04

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BioGuida

ITINERARI DELLO SPIRITO n° 3 inverno 2004 Trimestrale di ricerca olistica. Reg. Tribunale di Trieste n°1067 del 26/03/03. Editore: PPBì - BioComunicazione di Pierpaolo Bon Via Denza 4, 34124 Trieste. Tel/Fax 040.302110 - bioguida@libero.it Fotocomposizione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste Stampa: Artigraficheriva, Trieste Stampato su carta ecologica Fedrigoni Free-Life Pubblicità: PPBì - Tel. 040.302110. Cell. 338.8852117 ppbon@libero.it La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente indicato. Direttore responsabile: Mariangela Valentini marivalentini@libero.it I nomi di questo numero: Mario Antoldi, insegnante di Tai Chi. Roberta Benini, medico veterinario, esperta di medicine alternative. Stefano Cattinelli, medico veterinario, esperto in omeopatia, floriterapia, kinesiologia applicata. Piera Giacconi, formatrice e terapeuta “La Via delle Fiabe®” - Parigi. Maurizio Pelos, geometra, esperto in bio-edilizia e bio-arredamento. Elena Rojac, geo-biologa, naturopata, radioestesista e ricercatrice. Stefano Stefani, coordinatore ed insegnante nella Scuola di Medicina Tradizionale Occidentale (Spagiria), studia e insegna Canto Armonico. Marco Vittori, geologo, naturopata, insegnante di Medicina Tradizionale Occidentale (Spagiria). Enzo Ziglio, esperto di ottica, di esercizi per la vista e cromoterapia, Vision Coach © e naturopata. Manuela Zippo, biologa. Disegni e illustrazioni (ove non diversamente indicato): Moreno Tomasetig, illustratore, vignettista, animatore artistico. Inf. 320.0211106 In copertina: “Kaamos” - Crepuscolo Lappone - opera di M. Tomasetig.

in questo numero La via dei colori:

La via interiore:

luce d’inverno 4

osho tai chi fiabe

La via delle origini: simboli di Natale

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La via della scienza: spagiria 14 ayurveda 24 elettrosmog 62

Le interviste: malattia come cura

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38 54

I luoghi: itinerari dello spirito 28

La via delle piante: femidan ginepro

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La via degli animali: walnut

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La via della terra:

La via del cibo cioccolata ricette a 4 zampe

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feng shui

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20

Solidarietà: 46

il sole

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EDITORIALE

Sguardi d’inverno

“E vanno gli uomini ad ammirare le alte cime dei monti e i flutti ingenti del mare e i vastissimi corsi dei fiumi e l’immensa distesa dell’oceano e il corso delle stelle, e di se stessi non prendono cura” Agostino, Confessioni.

assieme a confronto ed in reciproche relazioni, seppure nell’ordine e nel rigore di ogni specifica sapienza, per raggiungere radici più profonde e comuni. In questo gioco di valenze, ribaltare è possibile senza stravolgere: la malattia divenire occasione del guarire; la morte di un animale caro, passaggio ad una consapevolezza e condizione nuova; la percezione della propria casa, esercizio quotidiano per verificare i propri spazi interiori; le fiabe riscatto di un’infantilità mai dismessa... E poichè ogni crescita che si voglia autentica non scorda i principi e le regole della quotidianità, restano i luoghi e gli appuntamenti, non più solo in Triveneto ma in una dimensione che si allarga a molte città del nord e del centro Italia, fino a Roma. Siano ben accolti tutti gli avventurieri dello spirito!

L’

inverno, talvolta, ci invita a prospettive di mondi rovesciati, in cui il volto vuoto e livido della natura attorno specchia i contorni sottili ed inquietanti di ogni perdita. E’ un passaggio obbligato, che svela la sua luce di ricchezza solo a sguardi ulteriori. Le vie della ciclicità che abbiamo deciso di seguire giungono dunque a questo terzo passo di stagione e si spingono, ancora una volta, ad un percorso e ad una volontà di ricerca che, per conoscere, congiunga invece che separare. Universi e visioni, civiltà e tradizioni, coscienza e spirito di natura, intelletto e ragione, umanità ed animalità, si trovano

Mariangela Valentini direttore responsabile 2



LA VIA DEI COLORI

L’ombra della luce di Enzo Ziglio

Causa di questo è il fatto che, mentre la terra gira intorno al sole, il suo asse è inclinato costantemente sul piano dell’orbita. L’altezza del sole a mezzogiorno ed il numero di ore di luce diurna variano di conseguenza con le stagioni e le differenze aumentano quanto più ci si avvicina ai poli. Ciò che influisce sul diverso riscaldamento terrestre è la maggiore o minore perpendicolarità dei raggi solari. Più i raggi sono verticali, minore è la superficie su cui concentrano il proprio calore. Farà quindi più caldo nelle regioni equatoriali e tropicali nelle quali l’irraggiamento solare è più concentrato, perché è più vicino alla perpendicolare. Per lo stesso motivo sarà più freddo nelle regioni polari, nelle quali i raggi del sole, durante i sei mesi di illuminazione, giungono molto obliqui. A causa dell’inclinazione dell’asse terrestre per una metà dell’anno è maggiormente illuminato l’emisfero boreale, per

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el corso dell’anno la terra percorre un’orbita ellittica intorno al sole, per cui in certi periodi è più vicina ed in altri più lontana dal sole. Ciò non ha però alcuna importanza per l’alternarsi delle stagioni, come dimostra praticamente il fatto che al principio di gennaio essa si trovi in posizione di perielio, a circa 147 milioni di chilometri di distanza dal sole, mentre al principio di luglio è in posizione di afelio, a circa 152 milioni di chilometri. Fa quindi più caldo, nel nostro emisfero, quando la terra è più lontana dal sole. Cambia durante l’anno l’inclinazione con cui i raggi solari colpiscono la superficie terrestre. Varia anche, per ogni punto della terra, la durata del giorno e della notte, tranne che all’equatore, che è sempre tagliato a metà dal circolo di illuminazione che separa l’emisfero illuminato da quello buio. 4


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l’altra quello australe. L’inversione delle ore di luce avviene gradatamente, per cui si passa dal solstizio d’estate a quello d’inverno e di nuovo all’estate successiva passando attraverso l’equinozio d’autunno ed a quello di primavera. Stiamo attraversando il periodo tra l’autunno e l’inverno. Tutti ci accorgiamo che le ore di luce sono sempre meno. Il 23 settembre,infatti, è stato l’equinozio d’autunno, quando il giorno ha la stessa durata della notte. Da allora gradatamente stiamo arrivando al 22 dicembre, quando la durata del dì sarà la più breve: sulla calotta polare artica regnerà la grande notte, in quella antartica il grande giorno. In questo periodo il sole descrive nel cielo archi paralleli sempre più bassi, finché nel solstizio d’inverno, il 23 dicembre appunto, sorge quasi a sud-est e tramonta quasi a sud-ovest.

I crepuscoli diventano sempre più lunghi, sia alla mattina che alla sera, poiché la luce solare illumina, per diffusione, l’atmosfera quando il sole non è ancora sorto e quando è già tramontato. Inoltre, a causa della rifrazione, cioè della progressiva curvatura subita dai raggi solari nell’attraversare strati atmosferici sempre più densi, si può vedere il sole quando è ancora o già di poco sotto l’orizzonte. Il fenomeno della rifrazione ha però anche un effetto meno visibile, ma più importante, sulla luce del sole. I raggi, passando dal vuoto siderale all’atmosfera, un mezzo più denso, rallentano e, se la colpiscono obliquamente, vengono deviati secondo un angolo proporzionale a quello d’incidenza. Come è noto, nella seconda metà del 1600, Isaac Newton scoprì che la luce “bianca” è formata in realtà dall’insieme


LA VIA DEI COLORI

dei colori dello spettro, che diventano visibili quando attraversano un prisma. Esiste un semplice esperimento, che tutti abbiamo provato da bambini, che dimostra come la rifrazione della luce “bianca” cambi secondo lo spessore del mezzo attraversato. Basta fare una bolla di sapone e si verifica che in alto, dove la pellicola è più sottile, la bolla è scura, mentre in basso, dove è più densa, rimane quasi bianca; nella zona centrale si hanno tutte le bande di colore, che variano con il movimento, perché cambia lo spessore. La conoscenza di questo fenomeno risale a molto prima di Newton. I filosofi, fin dall’epoca di Aristotele, hanno esposto varie teorie sui colori come risultato di diverse miscele di luce e oscurità, anche se non erano in grado di dimostrarle. Secondo loro la luce “bianca” era la più pura e brillante, ma, quando si univa a un po’ di ombra si otteneva una luce rossa, come al tramonto, quando il giorno e la notte si uniscono. Man mano che si aumenta l’ombra, passando per il verde, si ottiene il blu, che è il colore più vicino al nero, che non è più un colore, ma l’assenza di luce. Quello che vediamo al tramonto, possiamo verificarlo nell’arco dell’anno, sia pure in modo più lento e meno evidente. I raggi luminosi partono dal sole tutti paralleli e colpiscono simultaneamente la terra. Abbiamo visto però che l’asse terrestre è inclinato, per cui lo spessore di atmosfera che i raggi devono attraversare varia con le stagioni. Se varia lo spessore, cambia la velocità di propagazione ed i raggi solari si dividono in radiazioni di colore più veloci ed in altre più lente. Questo fa sì che nel nostro

emisfero d’estate si abbia un’abbondanza di radiazioni rosse, altamente calorifiche, mentre d’inverno ci siano moltissime radiazioni blu, più fredde. Qual è la differenza che ci fa percepire il rosso come caldo ed il blu come freddo? È noto che ogni colore ha una lunghezza d’onda specifica, che è inversamente proporzionale alla quantità di energia veicolata, per cui maggiore è la lunghezza d’onda minore sarà la carica energetica e più forte la penetrazione. In base a questa legge percepiamo le radiazioni rosse, che hanno un’ampia lunghezza d’onda, come calde, perché penetrano profondamente nel nostro corpo, contrariamente al blu, che ci dà una sensazione di freddo. Nel nostro emisfero d’inverno vi è un’abbondanza di radiazioni blu, che non arrivano in profondità, ma infondono molta più energia del rosso. Nel corso della giornata c’è poi il colore della notte, l’in6


LA VIA DEI COLORI

daco, con una lunghezza d’onda ancora più corta. Se il rosso ci dà sensazioni di calore, gioia e dinamismo, il blu ci invita alla calma, al silenzio ed alla moderazione. L’alternanza del colore della luce, sia nel giorno che durante l’anno con l’alternanza delle stagioni, influenza il ritmo biologico dell’uomo, che naturalmente sarebbe portato a modificare il proprio comportamento, seguendo un ritmo quotidiano ed uno annuale. Le trasformazioni della natura tra giorno e notte e tra estate ed inverno hanno da sempre stimolato l’uomo a porsi domande su sé stesso e sui passaggi chiave della sua vita: la nascita e la morte, visti come luce e buio. Se la luce solare muore ogni sera per rinascere la mattina, l’uomo, associando il suo destino al fenomeno naturale, spera nell’eternità della sua esistenza. Sono nati così infiniti miti e leggende, diversi fra loro per ambientazione e simboli, ma con significati del tutto simili. Nell’antico Egitto il dio Seth incarnava la luce delle tenebre, malefica e terribile, mentre Anubi la luce del sole, vivificante ed esaltante, quella da cui emerge l’universo e che introduce le anime nell’altro mondo. Per questo gli egiziani facevano cucire sul lenzuolo mortuario un amuleto solare. Se la luce rappresenta la forza che dà e toglie la vita, il livello e la natura della vita stessa dipendono dalla qualità e quantità della luce ricevuta. In Cina l’alternanza di luce e tenebre è associata ai concetti di ying e yang, per cui durante la vita un’epoca oscura è seguita in tutti i piani cosmici da un’epoca luminosa, pura rigenerata. Nei rituali

di iniziazione si ritrova il simbolismo dell’uscita dalle tenebre ed il neofita è come un seme sepolto da cui uscirà una nuova pianta. Per i celti la luce rappresenta l’intervento degli dei, mentre tutto ciò che è malefico è respinto nell’ombra della notte. Anche nella tradizione dell’Islam la luce è simbolo della Divinità. Al-Nûr, la luce, è essenzialmente identica ad Al-Rûh, lo spirito. Il Corano dice: ”Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia in un muro in cui si trova una lampada; e la lampada è in un vetro ed il vetro è come una stella brillante. Essa è accesa con l’olio di un albero benedetto, un olivo che non è d’oriente né di occidente; e quest’olio è acceso e lo splendore della sua luce brilla senza che vi sia stato messo il fuoco. È luce su luce. Dio guida verso la sua luce che egli vuole”. L’Antico Testamento parla del giorno e della luce come creazioni di Dio. Nel libro dei Salmi la luce rappresenta la vita, la salvezza,la felicità accordata da Dio, che è esso stesso la luce. Anche la legge di Dio è una luce sul cammino degli uomini, così come la sua parola. Dal Vangelo secondo San Giovanni: ”In principio era il Verbo, e il Verbo era pres-

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LA VIA DEI COLORI

so Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose furono fatte per mezzo di lui, e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini; e la luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno accolta”mi piace meditare, per questo, sulla traduzione in friulano dell’ultimo versetto, squisitamente onomatopeico: ”E la lûs e fâs lûs tal scûr ma il scûr nol à rivât a cjapâle”. Per tutti quindi la luce è alla base della vita, per cui il rapporto giorno-notte e l’alternarsi delle stagioni è fondamentale per l’uomo, anche se nel tempo qualcosa è cambiato. L’uomo primitivo ha vissuto in modo passivo l’alternanza di luce e tenebre , sino alla conquista del fuoco, quando il freddo e la notte non trascendevano più il suo controllo. Oggi, nelle nostre case e negli ambienti di lavoro, possiamo ricreare qualunque clima si desideri e persino scegliere la luce che vogliamo, con la lunghezza d’onda a noi congeniale. Non è però salubre discostarsi troppo dalla natura, in ogni ora ed in tutte le stagioni, poiché siamo geneticamente conformati dall’eredità del tempo nel quale l’uomo ha vissuto in simbiosi con l’ambiente ed il suo ritmo di luce rossa e blu. Durante l’estate la forte quantità di luce rossa fa sì che l’energia termica penetri nel terreno come nel nostro corpo. La linfa vitale corre veloce nelle piante, per

far nascere e maturare i frutti. Il lavoro nei campi si fa sempre più frenetico fino allo stivaggio del raccolto per far fronte al lungo e freddo inverno. L’energia termica, penetrando in profondità nei tessuti, prepara i muscoli allo sforzo fisico, dona ottimismo, desiderio di lavorare e di comunicare e stimola alla ricerca di un compagno, con un aumento della libido. In inverno tutto è invece predisposto per donarci un lungo periodo di riposo. Mentre la natura protegge i semi, ben riparati dalla terra e dalla neve, la luce ricca di blu e le lunghe notti fanno sì che il cuore pulsi più lentamente, rallentano la circolazione e persino il battito delle palpebre è meno frequente. L’energia del blu, meno penetrante ma più potente del rosso, non stimola all’azione, ma al pensiero, alla rielaborazione dell’esperienza estiva. L’indaco poi, il colore della notte, purifica dalle tensioni emozionali, invita alla meditazione e lascia libera la mente di separarsi dal corpo per incontrare l’infinito. Il blu e l’indaco, i colori della saggez8


Istituto di Medicina Naturale • Urbino za e della verità delle anime dopo la morte, ci lavano come acqua dello spirito. Durante le notti invernali, grazie all’abbondanza di radiazioni di questi colori, possiamo con facilità avvicinarci in forma speculativa alla trascendenza. Sarebbe bene trascorrere lunghe sere accanto al fuoco narrando esperienze passate, leggende e miti di ogni cultura e religione. Secondo la tradizione nel camino va messo un ciocco di quercia, sul quale si sistema altra legna per farlo consumare lentamente nei dodici giorni tra la vigilia di Natale e l’ Epifania, simboli dei mesi dell’anno; diffonderà così luce e calore come il sole che, a partire dal solstizio d’inverno, darà energia alla terra per tutto l’anno. Pur tralasciando la descrizione dei mille riti e tradizioni ,collegati al simbolo della luce, che circondano questo periodo dell’anno di un particolare fascino, dalla festa di Santa Lucia all’albero di Natale sino ai fuochi d’artificio e al “pignarul”, è importante comprendere che, per assimilare in pieno il significato della “luce d’inverno”, occorre che la nostra vita segua un ritmo più naturale, più consono alle vere necessità del corpo e dello spirito, perché questa stagione, buia e fredda, possa tenere al caldo quel seme che è in noi e che nascerà e si svilupperà con il raggio rosso dell’estate. Per questo teniamo per noi un tempo particolare, invernale, nel quale poter meditare, riflettere e, chi crede, pregare: ci accorgeremo così della potenza energetica del raggio blu della “luce d’inverno”.

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LA VIA DELLE ORIGINI

Natale: simboli, leggende e tradizioni di Pierpaolo Bon

battesimo, alla marchiatura a fuoco ed alla salita ai sette gradi iniziatici. Gli adepti vivevano in condizioni di purezza e integrità morale, guidati da un pontifex maximus , (il pater patrum ) poche sono le notizie su questi riti, risalenti per lo più ai Padri della Chiesa chiamati in causa dalle rilevanze sociali dei riti, poichè il mitraismo si era infiltrato nello stesso cristianesimo primitivo. E pur scontradovisi presenta con esso moltissime analogie: immortalità, resurrezione, giudizio dopo la morte, paradiso, inferno, battesimo, acqua santa, domenica come giorno festivo e, soprattutto, Natale al 25 dicembre. Il culto mitraico divenne anche culto ufficiale dal tempo di Traiano a Diocleziano, per sopravvivere poi in località isolate, come nell’attuale Val di Non, in Trentino. La Depositio Episcoporum confermò poi la celebrazione cristiana del Natale al 25 dicembre dell’anno 336. Dal VI secolo la liturgia cattolica istituì la celebrazione di tre messe da parte di ogni sacerdote, simbolo della triplice nascita di Cristo: nascita nell’eternità dal Padre (alla mezzanotte), nel tempo da Maria (all’alba) e nell’anima dai cristiani (al mattino). Dopo l’XI secolo l’uso delle tre messe si estese a tutto l’Occidente cristiano. Il rito occidentale distinse tra Natale, inteso come nascita di Gesù Cristo ed Epifania, momento della venuta e dell’adorazione dei Magi, mentre quello orientale accolse

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l Natale è la festività cattolica più importante, poichè coincide con la celebrazione della nascita del Figlio di Dio, suprema incarnazione dell’essenza divina nella finitezza umana, evento iniziale dell’esistenza terrena di Gesù, conclusasi con il supplizio della croce, l’esperienza della mortalità e il ritorno all’Eterno dato dalla Resurrezione, ultimo atto della parabola di transustanzazione assoluta. La festività liturgica del Natale viene fissata dalla Chiesa Cattolica il 25 dicembre, data convenzionale della nascita di Gesù Cristo. La festa fu istituita a Roma nel 336 d.C, e si diffuse nel corso del IV secolo. Il primo accenno al Natale è la Depositio Martyrum di Dionisio Filocalo (354), che ne rileva la corrispondenza con la festa pagana del “dies natalis solis invicti”, la nascita di Mithra. Quest’ultima è divinità originaria, maschile, indoeuropea e vedica, nota anche come Mitra, protettrice dei patti e delle alleanze, associata a Varuna, castigatore dei trasgressori dei patti. Attorno alla figura di Mitra prese corpo uno dei misteri più significativi che venivano celebrati in templi sotterranei (mitrei) od in cunicoli (spelei) e prevedevano una serie di prove di resistenza fisica, il cui compito era propedeutico al 10


LA VIA DELLE ORIGINI

la sola Epifania, vale a dire propriamente il battesimo di Gesù. Nella cultura popolare il Natale divenne anche la più tradizionale delle feste cristiane, trovando espressione nella diffusissima usanza del Presepe, introdotto da San Francesco d’Assisi, ed in seguito, dell’albero di Natale e di Babbo Natale. L’albero, collegato ai riti propiziatori di tipo agrario, è di origine relativamente recente (XVI secolo) e tradizionalmente diffuso in Germania, Francia, Italia, Scandinavia e Russia, divenuto simbolo “internazionale” dello scambio di doni ed auguri di fine anno. (Sotto l’albero, un abete illuminato ed adorno, vengono infatti posti i regali impacchettati per parenti e amici cari). Dopo l’ultimo dopoguerra, in Italia la tradizione dell’albero si fuse con quella locale del presepe raggiungendo, come

ben noto, altissimi vertici di produzione artigianale. Babbo Natale invece è di origine celtica, diffuso nei paesi germanici ed anglosassoni, caratterizzato dalla veste rossa e dalla lunga barba bianca; collegato con il nostrano San Nicola di Bari e il tedesco Santa Claus o Klaus. Molto conosciuta è anche la tradizione del ceppo natalizio, legata all’antica festa pagana del fuoco, nel solstizio invernale, le cui ceneri, una volta bruciate, vengono sparse nei campi nel periodo tra Natale ed Epifania. (A tale usanza si possono collegare anche i riti dei fuochi e dei falò, ben noti nelle campagne friulane). E, se l’Epifania conclude il lungo periodo di festività invernali cattoliche, diventa giornata fondamentale anche per la Chiesa Ortodossa, vero momento di celebrazione della nascita di Cristo (dal greco επυφανευα = apparizione).

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LA VIA DELLE ORIGINI

Per il cattolicesimo l’Epifania è divenuta simbolo di incorruttibilità e salvezza spila festa dell’adorazione dei re Magi, ai rituale e si rivolge a Lui come Profeta. quali viene attribuito il compito di “rico- Suggestiva, poi, l’ipotesi che identifica i noscere” la natura divina di Gesù bambi- Magi come i 3 capi dell’Agarthi, mitico no, quasi a legittimarne valore grazie alla regno delle montagne, centro iniziatico e loro altissima levatura esoterica. iniziale dell’intera civiltà umana. I Magi, astrologi, indovini e fattucchieri La Massoneria, invece, collega il Natale secondo le tarde fonti greche e romane, con il solstizio d’inverno (come evento sono figure alquanto singolari nella tradi- cosmico), con la festività di San Giovanni zione delle Scritture e appartengono sto- Evangelista (patrono dell’istituzione masricamente alle classi sacerdotali della sonica) e celebra ritualmente la festa religione iranica primitiva, successiva- della Luce. mente trasformatasi nello zoroastrismo. Questa illumina progressivamente l’iniEssi lavoravano ziato e rapprealla ricerca di senta la manifesegni premonistazione dello tori dell’avverarstesso pensiero si di un’antica iniziatico, ossia profezia zoroaquell’insieme di striana, che anidee eterne che nunciava la vesopravvive alle nuta del Salvamenti dei singotore, come rili individui e ne portato nelle diventa la forza Scritture ( Isaia, vibrante. Salmi, Numeri). Proprio per imQuesta ricerca, manenza e presecondo la tradiziosità, la “luzione catto-lica, ce” sussiste allo “Adorazione dei Magi” S. Botticelli li portò a stato latente (National Gallery - Washington - USA) individuare nella in ogni essere nascita del Cristo la realizzazione del- umano, fino al giorno in cui le si offre la l’antica profezia ed il loro numero oscillò possibilità di manifestarsi attraverso l'initra 2 e 12 fino a 3 definitive figure distin- ziazione: da questo momento comincia te. Nel VI secolo d.C., ai Magi vengono lentamente a risplendere fino al suo attribuiti l’appellativo di “Re” e i nomi di pieno dispiegarsi nella persona di ogni Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. nuovo Maestro Massone. Il primo è colui che porta in dono al pic- Nella tradizione massonica essa rapprecolo Gesù l’oro, simbolo di regalità, salu- senta quanto di più elevato vi è nell'inteltandolo come Re; il secondo porge l’ inligenza e nella volontà umana, in grado censo, simbolo di potere spirituale, e lo di giungere alla percezione della verità e saluta come Sacerdote; l’ultimo la mirra, alla realizzazione della saggezza. 12



LA VIA DELLA SCIENZA

Spagiria, allopatia ed omeopatia tra affinità e differenze di Marco Vittori e Stefano Stefani

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nche i greci, di cui abbiamo testimonianze certe a partire da Tolomeo, utilizzavano l’astrologia per fare diagnosi. Un particolare tipo di astro-diagnosi è appunto chiamata iatromatematica e si basa sulla teoria umorale. Il sistema Umorale (dei 4 umori) conduce direttamente alla medicina IppocraticoGalenica, che oggi noi diciamo essere allopatica, ma che non lo era affatto. La medicina greca si basava su due precisi e differenti metodiche di intervento. Una prima, che possiamo chiamare effettivamente allopatica, “dei contrari” e biochimica (c’è caldo, raffreddo, c’è freddo riscaldo, se è secco uso l’umido, se è umido uso il secco), che veniva impiegata quando si riteneva di dover scacciare dal sistema-uomo “gli invasori esterni”, per cui per combatterlo si usava il contrario. Ed un’altra quando invece si fosse ritenuto che una persona avesse una debolezza costituzionale, o comunque una carenza reattiva, per cui si usava un rimedio che sostenesse l'energia deficitaria. Noi ci rivolgeremo ad un metodo prettamente spagirico-alchemico che non si basa assolutamente sulla teoria umorale (nonostante questa sia stata utilizzata da figure illustri del passato come ad esempio Raimondo Lullo) e ci interessa quasi esclusivamente la questione del

“simile”, la cui tradizione è molto più remota di quella greca e che, comunque, in quel filo rosso invisibile che ci conduce dai Greci e dagli Arabi fino ai giorni nostri, è sempre sopravvissuta. Anche a questo livello le modalità di intervento si diversificheranno conseguentemente all'assunto filosofico in base al quale si opererà. Più esplicitamente occorrerà valutare se indurre una risposta utilizzando il “simile patologico”, il suo “contrario” o il “simile fisiologico”. In questo vi è la differenza di fondo tra la visione omeopatica, allopatica e spagirico-alchemica. Siamo quindi di fronte a tre precise e differenti metodiche terapeutiche e conseguentemente a tre forme di rimedio divergenti, che hanno caratteristiche diverse e che proprio per questo si adattano ad una di queste tecniche di cura e non all'altra. Analizziamo allora le caratteristiche di questi farmaci: la prima caratteristica del 14


LA VIA DELLA SCIENZA

farmaco allopatico è di possedere una azione bio-chimica molto più importante rispetto ad un complesso fitoterapico. Il fitoterapico si pone similmente come atteggiamento ma conserva sempre la propria molteplicità nella varietà dei principi attivi (Fitocomplesso). Invece il farmaco di sintesi contiene ed è determinato da un particolare principio attivo che viene somministrato in dose ponderale. Questa metodica è un classico sistema dei contrari. Da questo punto di vista il rimedio fitoterapico è analogo al rimedio allopatico: la pianta che ha proprietà antibiotiche molto spiccate le ha proprio in senso allopatico. La valeriana per esempio ha un’azione allopatica ben precisa, che è ben definita e che non si discosta dalle indicazioni fitoterapeutiche tradizionali. Parlando di allopatia includiamo dunque anche la fitoterapia e anche tutti quei rimedi che sono preparati in un modo tale da non avere altra azione che quella biochimica. Nel rimedio spagirico invece, all'azione descritta per il fitoterapico (azione biochimica), grazie ad una opportuna lavorazione, si associano qualità bio-fisiche. Questa azione bio-fisica, ottenuta attra-

sanitaria dott.ssa Anna

Del Pup

il piacere di stare bene

verso la dinamizzazione, non avviene con la diluizione come nel rimedio omeopatico: non si rinuncia all’aspetto bio-chimico per l’aspetto bio-fisico, anzi lo si conserva e lo si esalta; gli oligoelementi sciolti nel rimedio dopo la calcinazione delle ceneri sono uno dei fattori che completano e integrano l'azione biochimica degli altri principi attivi. La dinamizzazione, fatta senza diluizione e in maniera lenta (cioè senza succussione) viene praticata mediante lentissima evaporazione in cucurbita con capitello cieco o in pellicano per irraggiamento dei raggi soli-lunari. Questo dona a questo tipo di rimedio proprietà bio-fisiche che sono fisiologiche ed in analogia alle proprietà bio-chimiche. Queste proprietà inoltre non sono riducibili in termini di mero “magnetismo”: sono invece il richiamo di un campo energetico caratterizzato da “forze” ben precise dette Archetipi. Per C.G.Jung “… gli archetipi sono dati psicoidi che interferiscono con un determinato ambito di spazio e tempo”. Ciò significa che in ogni spazio e tempo, cioè in ogni cronotopo (in ogni campo diremmo noi oggi), vi sono forze di ordine non fisico, quindi psicoidi, che

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Pordenone - Via Molinari, 38-40 - Tel. 0434-28897 Portogruaro - Viale Trieste, 142 - Tel. 0421-3943790


LA VIA DELLA SCIENZA

interferiscono negli accadimenti di quello spazio-tempo. Questi psicoidi sono in spagiria appunto gli Archetipi, quindi forme non fisiche ma psichiche che occupano i campi energetici. Quando noi pensiamo ad una pianta non dobbiamo pensarla solo come entità materiale; ogni individuo di natura ha un proprio campo e questo è informato da determinate forze. Il compito dello spagirista è rendere operanti queste forze che sono latenti nella pianta. Le proprietà “sottili”, perché impercettibili ai sensi, vanno esaltate in modo che poi questo potere si manifesti come colore. È questo colore che avrà il compito di “tingere” anche l'anima del soggetto che ne ha bisogno. Solo a queste condizioni una tintura può considerarsi spagirica. Il rimedio omeopatico, infine, è un farmaco a tutti gli effetti (nel senso di veleno) ma non è un farmaco (contrariamente all’allopatico) che produca effetti collaterali. Il rimedio omeopatico, al contrario, basa la sua funzionalità sull'effetto collaterale perché ne usa l'effetto come agente curante: esso stimola l’energia vitale ad una risposta “peggiorando” lo stato patologico del paziente che è presente in quel momento. In questo modo l’energia vitale - come riferisce il padre dell’omeopatia Hahnemann nell'Organon -”si sente aggredita da una malattia artificiale” (che è effetto del rimedio omeopatico) e per rispondere a questa, annulla anche i sintomi della malattia naturale. In sintesi il rimedio omeopatico si comporta come una malattia artificiale mentre il rimedio spagirico come una fisiologia artificiale. Il rimedio allopatico, purtroppo, necessariamente inibisce o reprime determinate

funzioni fisiologiche e nel risolvere una patologia comporta sempre alcuni effetti collaterali, sia pur lievi. Il rimedio omeopatico e quello spagirico “ben scelto” (e somministrato nei modi dovuti) non comporta effetti collaterali. L'unico effetto collaterale alla somministrazione è la sana risposta fisiologica dell'Energia Vitale. Bisognerà imparare dunque ad usare il buon senso ed i rimedi opportuni quando e come necessitano le situazioni. Corso annuale di spagiria teorica e pratica A Gradisca D’Isonzo (Go): inizio 31 gennaio. Inf. 040/394173, 347/1057822. A Milano: inizio 17-18 gennaio. Inf. 02/93790010.63. La scuola è consigliata a medici, farmacisti e veterinari; verranno vagliate eventuali altre candidature molto qualificate.

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LE INTERVISTE

La malattia cura dell’anima di Mariangela Valentini

sciuti rispetto alla medicina cosiddetta tradizionale, senza escluderne tuttavia il rigore del ragionamento, con il dottor Girolamo Bufo, medico chirurgo, naturopata ed esperto di iridologia. Come e perchè si è avvicinato alla naturopatia ed alla fitoterapia ed ha avvertito l’insufficienza della medicina tradizionale? La medicina tradizionale, con l’esperienza, finisce per rivelarsi semplicistica, perchè obbliga a schemi e deduzioni che sacrificano la fantasia e la creatività del medico e le stesse aspettative dei pazienti. Nella nostra tradizione medica l’idea di salute e malattia vanno sempre e comunque interpretate. A mio avviso, invece, non va considerato malato chi ha esami di laboratorio “alterati”, tanto quanto non va considerato in salute chi presenta valori “regolari”. Salute e malattia incrociano infatti un’idea molto più ampia e complessa di ogni uomo. Allopatia, naturopatia e spagiria: quale, o quali modelli di cura predilige? In quali situazioni e perchè? Mai discriminare un metodo rispetto all’altro, purchè resti fermo, per il medico, il rispetto nei riguardi dell’individualità, la formazione e la piena libertà e volontà del paziente. Il medico deve sempre valutarne la predisposizione, oltre che il più urgente bisogno di cura. Questo è un principio insindacabile.

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a malattia può divenire essa stessa principio di salute. Non assalto al corpo di ignote forze, quanto rinnovato inizio ed espansione di sè, spunto e situazione di conoscenza più profonda. Non solo oggetto di studi sempre più specialistici ed illusori nel possedere verità occulte di oscuri disagi, come accade, talvolta nostro malgrado, nelle scienze onnivore dell’occidente, ma spazio nuovo ed aperto ad una comprensione che affondi le sue radici più antiche nelle tradizioni misteriche delle medicine di ogni civiltà e tempo, senza escludere quelle vette d’intuizione dimenticate, per comodità o pigri vizi d’intelletto, dai nostri saperi più recenti. Nè risulti singolare che sia proprio il potere accademico a garantire generazioni di tecnici della medicina e della scienza incapaci di storicizzare i perchè del loro operare in relazione ai pazienti ed impreparati ad oltrepassare lo sterile orizzonte antropocentrico delle conoscenze apprese in laboratorio e nelle corsie d’ospedali, troppo spesso in forme coattive ed acritiche. Ed è proprio la ricerca indomita di una via che scavalchi questi limiti conoscitivi subìti dalla nostra contemporaneità che ci ha spinto a comparare e proporre ragioni e metodi terapeutici meno cono18


LE INTERVISTE

Lo specialismo e l’iperspecialismo nelle nostre scienze hanno finito per rappresentare una sorta di paradossale malattia etica dell’occidente. Il filosofo Edmund Husserl ha definito la scienza occidentale contemporanea incapace di indagare i perchè dei suoi perchè, separando, immedicabilmente scienza e tecnica: che ne pensa? E’ indispensabile per ogni scienza la definizione di un punto di partenza. Ma quel punto dovrebbe poi dilatare i proprii confini e non restringerli. Il problema della specialità del conoscere va inserito nel “tutto” e non escluso dalla totalità che appartiene alla vita umana ed alla natura. Non a caso uno dei pilastri della medicina occidentale è l’osservare, per possedere progressivamente una visione d’insieme su ciò che si va, di volta in volta, studiando. E’ tanto importante, quindi, sia il momento ed i momenti dell’analisi che della sintesi. Va precisato inoltre che la scienza si è sempre posta i “perchè” ed i “cosa” dei suoi oggetti di conoscenza dimenticando l’importanza del “come”, che invece garantisce il movimento di ogni situazione di ricerca. E’ per garanzia e conservazione dei proprii poteri che le accademie difendono i linguaggi ed i saperi specialistici? La trasmissione dei saperi in medicina è volutamente criptica, è il contrario della volontà di comunicazione. Dovrebbe ambire ad un linguaggio universale, nel senso di una contemplazione di un valore più ampio dello scambio ed invece non è affatto così per la comodità di pochi rispetto al bisogno di molti. Lo spacialismo finisce per perpetuare la superiorià di chi espone il sapere. La stessa

comunicazione informatica rappresenta una falsa illusione del comunicare, di fatto non la possediamo ma ne siamo posseduti. I rapporti tra gli operatori di naturopatia ed omeopatia ed i medici “istituzionali” continuano ad essere irrisolti e difficili. Resta il problema di una ridefinizione delle competenze in mondi dove, talvolta, l’improvvisazione e la superficialità rappresentano un reale pericolo. Quali sono a suo avviso le ragioni di questo conflitto, quali le cause più profonde e quali le eventuali soluzioni? Le difficoltà e le diffidenze più forti sono mosse, nel nostro paese, dall’Ordine dei medici. Invece che essere stimolati a nuovi ambiti e forme di conoscenza per i più è comodo restare nel proprio recinto di formazione senza ulteriori sforzi. Tuttavia è interessante che il Ministero della Salute abbia stabilito che non esistano più medicine “alternative” ma “complementari a quelle ufficialmente riconosciute. Sono entrate in vigore, inoltre,le cosiddette prove di efficiacia terapeutica: ossia, quale essa sia la terapia va accettata se efficace. Certamente sotto questo aspetto l’Italia resta più oscurantista e lontana da altri paesi europei, come l’Inghilterra e la Francia. Cosa rappresenta per lei la ricerca olistica? L’olismo è ricerca continua. Rispetto per l’espansione che è propria di ogni esistenza. Desiderio di superare i dualismi (corpo - mente, malattia fisica - malattia mentale...). Attenzione a tutto ciò che sia in evoluzione, all’intelletto ed all’emozionalità. E’ ascolto paziente di ogni aspetto vitale che traduce sempre nuove modalità di conoscenza ed esperienza. 19


LA VIA DEL CIBO

Cioccolato: morsi di felicità di Manuela Zippo Biologia del cacao

L

a pianta del cacao, Theobroma cacao L. allo stato selvatico è alta 15 metri (coltivato arriva fino a 8 metri). I baccelli crescono direttamente sui tronchi o dai rami più bassi della pianta. Essi sono lunghi 15-25 cm e assomigliano a grossi limoni grinzosi che assumono diverse colorazioni: dapprima verdi, dorati, diventano gialli, rossi porpora o anche marroni. All’interno ci sono i semi 25-50 fave ovoidali, i semi del cacao. Il genere Theobroma è suddiviso in 22 specie del quale la specie cacao è la più conosciuta. Gli alberi fioriscono esclusivamente nella fascia tra 20° N e 20° S dell’equatore (tra il tropico del Cancro e quello del Capricorno) a una temperatura media tra i 20° e 36°. Poiché teme l’esposizione diretta al sole la pianta cresce all’ombra di alberi più alti, soprattutto palme, palme da cocco, banani. Esiste una classificazione, più o meno accettata, che distingue due varietà principali di cacao: criollo: originario del Venezuela, ma coltivato in piccole quantità anche nel Messico meridionale,Tabasco, Belize, Guatemala, Giamaica, Sri Lanka e Madagascar. Rappresenta solo il 5% della produzione mondiale. E’ il cacao

della migliore qualità, molto aromatico, non amaro, chiamato anche cacao fine. forastero: significa “straniero” (nativo del Sud America; così chiamato dai produttori del Venezuela per differenziarlo da quello locale) . Viene considerato “cacao ordinario” e rappresenta l’80% della produzione mondiale. Un’eccezione è considerato il Nacional che è un forastero coltivato in Ecuador, che viene spesso paragonato al criollo per la bontà. I baccelli del forastero hanno un gusto amarognolo e vengono chiamati anche “chicchi robusta di cacao”. 20


LA VIA DEL CIBO

Esiste una terza varietà, il trinitario che ebbe origine a Trinidad come ibrido del criollo e forastero in conseguenza della quasi totale distruzione delle piantagioni di criollo dovuta ad un’epidemia o più probabilmente ad un disastro naturale, un uragano nel 1727. Viene usato per preparare cioccolato pregiato e rappresenta il 10-15% della produzione mondiale. Esso presenta caratteristiche sia del criollo che del forastero. Quindi ecco che il consumatore di cioccolato può già comprendere la pregiatezza di una barretta di cioccolata osservando la materia prima di cui essa è costituita. Dalla raccolta del cacao alla cioccolata “A sud di Bahia, cacao è l’unico nome che suona bene. Le piantagioni sono belle quando sono cariche di frutti dora-

ti… Si partiva la mattina con le lunghe pertiche, in cima alle quali il falcetto brillava al sole. Ci infilavamo sotto gli alberi per la raccolta. Nella piantagione dove lavorava Joao Evangelista, una delle migliori della fazenda, lavorava un gruppo grande. Io, Honoris, Nilo, Valentim e altri sei raccoglievamo. Magnolia, la vecchia Julia, Simeao, Rita, Joao Grilo e altri radunavano e spaccavano i frutti. Mucchi di semi bianchi da cui scorreva il miele. Noi raccoglitori lavoravamo lontani uno dall’altro e scambiavamo appena qualche parola. Quelli che radunavano i frutti chiacchieravano e ridevano. Arrivavano i muli per il trasporto e le ceste si riempivano. Il cacao veniva rovesciato nei truogoli a fermentare per tre giorni. Dovevamo ballare sui semi e il vischio avvolgeva i nostri piedi. Un vischio che resisteva al lavaggio e al sapone da bucato.


LA VIA DEL CIBO

Dalla pasta di cacao, mediante delle presse idrauliche, si estrae il burro di cacao. Quello che rimane è il cosiddetto “panello di cacao” che contiene ancora un 10-20% di materia grassa il quale attraverso un’ulteriore macinazione fornisce il cacao in polvere. Quattro sono i tipi di cioccolato alla base di tutti gli altri prodotti, ottenuti mescolando gli ingredienti base secondo le ricette fondamentali: fondente (pasta di cacao + burro di cacao + zucchero + vaniglia o vanillina) al latte (pasta di cacao + burro di cacao + zucchero + latte in polvere + vaniglia o vanillina) gianduia (pasta di cacao + burro di cacao + zucchero + pasta di nocciole) bianco (burro di cacao + zucchero + latte in polvere + vaniglia o vanillina).

Poi, liberato dal miele, il cacao veniva messo a seccare al sole nelle vasche. Anche lì ci ballavamo sopra e cantavamo. I nostri piedi si allargavano, le dita divaricate. Dopo otto giorni i semi di cacao diventavano scuri e profumavano di cioccolato.” Jorge Amado nel libro “Cacao” ci offre una perfetta descrizione della preparazione delle fave del cacao come avveniva negli anni trenta. Ancora oggi è questo il percorso, magari meno poetico e magico, che porta il cacao ad essere materia prima per i prodotti finiti (cioccolata) e semilavorati (polvere di cacao e burro di cacao). Il percorso continua con la pulizia delle fave, la loro frantumazione e decorticazione per ottenere la granella di cacao. Quest’ultima viene torrefatta a una temperatura di 120-140 gradi per sprigionare gli aromi dei semi di cacao. I semi tostati e frantumati vengono miscelati a seconda delle varie ricette ed è grazie a questa miscelazione di semi provenienti da diverse coltivazioni che si ottengono i cioccolati con il loro sapore specifico, delicato o forte. Dalla miscela di granella si passa ad una macinazione fina, dove il calore generato dalla pressione e dallo sfregamento fonde il burro di cacao ottenendo la “pasta di cacao”.

Degustazione Come si degusta il cioccolato? Niente al mondo possiede una tale complessità di aromi e profumi. Il chicco di cacao contiene più di 400 aromi. Molti dei componenti chimici sono identici o simili ad altri che si trovano nella frutta, nella verdura, nelle spezie, nelle erbe. Ecco perché gli amanti del cioccolato 22


LA VIA DEL CIBO

tendono a paragonare gli aromi in esso contenuti a miele, vaniglia, pepe tabacco, liquirizia ecc. L’aspetto del cioccolato deve essere di un colore uniforme e una tonalità di mogano o rosso. Non deve avere crepe, bolle d’aria, striature o una patina di zucchero provocata dagli sbalzi di temperatura. Al tatto deve essere setoso, non appiccicoso; deve emanare un buon profumo non appena si apre l’involucro e la fragranza deve essere dolce. Si deve rompere senza lasciare tracce ossia senza sbriciolarsi; si deve sciogliere immediatamente in bocca dove avviene un’esplosione di sapore. Il sapore deve essere dolce-amaro, fruttato e speziato, equilibrato da una lieve acidità e la fragranza deve durare diversi minuti. Si sostiene che il sapore di un buon cioccolato si continua a gustare per 45 min. dopo che lo si è mangiato.

A tutela del consumatore in Italia è in vigore da agosto’ 03 una legge secondo la Dir. 2000/36CE che stabilisce l’obbligo di indicare in etichetta gli ingredienti del cioccolato e la data di scadenza. Inoltre c’è l’obbligo di segnalare la denominazione “contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao”. In Italia può essere utilizzata la dizione “cioccolato puro” quando la cioccolata contiene solo burro di cacao. “Bevo il mio cacao e gioisco. Il mio cuore è appagato. Il mio cuore è felice” un poeta Nahuatl. Bibliografia: “Il grande libro del cioccolato” Sara J. Stanes ed. Newton & Compton. “Cacao” Jorge Amado, ed. Einaudi. www.cioccolato-italia.org


LA VIA DELLA SCIENZA

Dalla pelle al cuore a cura del Centro Lakshmi Nell’Abyangam assimilare vuole dire ringiovanire, nutrire; eliminare significa sciogliere, liberare. Si usa Abyangam per mantenere la salute, alleviare i dolori, fortificare e rimanere sciolti, agendo su tre livelli: energia, psiche, struttura, per arrivare a toccare l’anima, la mente, il corpo. Gli effetti dell’Abyangam possono essere riflessi, cioè il risultato dell’attività riflessa del sistema nervoso autonomo. Il rilassamento provoca una serie di benefici psicofisici: piacere e benessere di corpo e anima, calma, riduzione di stress e tensioni, dilatazione o contrazione delle arterie, espansione della respirazione spontanea. Oppure possono essere meccanici, ossia la stimolazione della circolazione sanguigna e linfatica, eliminazione dei liquidi extravascolari, innalzamento della soglia del dolore, mobilizzazione delle articolazioni, nutrizione di pelle e muscoli. L’Abyangam porta molti benefici, che possono essere fisici, fisiologici e psicologici. Tra i benefici fisici troviamo disintossicazione e ringiovanimento dei tessuti, fortificazione il corpo, poiché l’aumento della circolazione dei fluidi vitali e l’eliminazione delle tossine consentono un miglior nutrimento dei tessuti. Porta

I significati del massaggio secondo la Scienza Ayurvedica

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l massaggio è il modo più antico per comunicare, alleviare il dolore, prevenire alcuni disturbi. Nella vita di tutti i giorni abbiamo moltissimi momenti in cui, inconsapevolmente, facciamo un massaggio: darsi la mano, accarezzarsi, l’atto di respirare, l’aria sulla pelle, tutto ciò che è tocco. Quando il massaggio è consapevole, conscio ed eseguito secondo i principi dell’Ayurveda, diventa Abyangam: si entra in contatto con la persona, si riconoscono i suoi bisogni, le sue reazioni, la sua costituzione, ma anche l’effetto di ciò che stiamo facendo, in modo da apportare il maggior beneficio possibile. Perciò un massaggio ayurvedico è sempre modellato sulla persona e, di volta in volta, sulle sue esigenze, quindi non è mai standardizzato, ma anzi è possibile che non si applichino due volte le stesse manualità. I due principi basilari dell’Abyangam sono assimilare ed eliminare. Durante tutta la vita continuamente assimiliamo ed eliminiamo: i pensieri, le emozioni, il cibo. 24


LA VIA DELLA SCIENZA

rilassamento, in quanto il massaggio migliora il sonno, acquieta la mente, toglie la fatica, sia essa causata da sforzo mentale, muscolare o da accumulo di tossine. Rallenta l’invecchiamento, rafforza la pelle, mantenendone la corretta idratazione e rendendola morbida e luminosa, migliora la carnagione in quanto migliorando il tono della pelle, la rende più forte e sana. Tonifica i muscoli, corregge inabilità psicofisiche, migliora la vista, porta miglior flessibilità alle giunture, diminuzione dei dolori reumatici, benessere in gravidanza e per i neonati. I benefici fisiologici compendono il buon funzionamento degli organi, dei sistemi digestivo, circolatorio, escretorio, e respiratorio. Favorisce l’aumento delle difese immunitarie. Per quanto riguarda i benefici psicologici, porta contentezza, calma, chiarezza

mentale, resistenza allo stress, eliminazione di traumi emozionali, stanchezza, depressione, insonnia e ansia, miglioramento della comunicazione. Aiuta a ritrovare l’armonia riequilibrando il sistema nervoso autonomo. L’Ayurveda, inoltre, comprende una serie di trattamenti che lavorano nel specifico su alcune problematiche, sfruttando olii, erbe e preparati tutti rigorosamente naturali e che seguono le antiche tradizioni, sia per il loro utilizzo, che per la loro produzione. Dare e ricevere un massaggio devono essere due aspetti dello stesso gesto, è comunicazione tra due persone che condividono una medesima esperienza. Dopo un massaggio, sia chi dà, sia chi riceve, deve sentire il beneficio apportato. Quando si fa del bene, il benessere ritorna a se stessi.

Centro Benessere Ayurveda

Lakshmi

I benefici della scienza Ayurvedica attraverso le tecniche del massaggio L’Ayurveda, antica scienza indiana, è un sistema di medicina olistica adatta a chiunque desideri ritrovare o mantenere il proprio equilibrio psicofisico. I nostri Trattamenti e Massaggi Ayurvedici (Abyangam) ristabiliscono l’armonia tra corpo, mente ed anima, attraverso un approccio olistico di nutrimento, fortificazione e rilassamento. Serenella, Cristiana e Siro sono operatori diplomati “Abyangam” (Massaggio Ayurvedico) e “Nidan e Chikitsa” (Diagnosi e Terapia Ayurvedica).

Centro Benessere Ayurveda Lakshmi Trieste, Via Milano 35. Tel. 040.362320 centrolakshmi@supereva.it


LA VIA INTERIORE

Invito alla meditazione a cura di Osho Anandita

tare un’attività molto semplice - quella di osservare - verso l’interno. Come sottolinea Osho, sappiamo tutti come guardare un film, quindi possiamo anche guardare il corpo e la mente allo stesso modo. E’ come se tutta la nostra vita fosse un film, di cui siamo i protagonisti. Secondo la proposta di Osho la meditazione è semplicemente la scienza dell’osservazione. Così come le altre scienze osservano il mondo oggettivo, questa scienza interiore osserva il mondo soggettivo. La meditazione è solo osservare, guardare, essere consapevoli di tutto ciò che accade. Ciò che viene osservato non è affatto importante. La cosa fondamentale è osservare. Osservare gli alberi è osservare. Osservare le nuvole che scorrono è osservare. Osservare te stesso che giochi a tennis o nuoti è osservare. Osservare come il tuo respiro diventa più veloce quando stai per incontrare la persona amata è osservare. Osservare è osservare, è osservare. Siamo stati educati a pensare di essere la mente o il corpo. Quindi è naturale essere confusi dalla domanda: chi sta osservando chi? L’idea di un osservatore separato dai nostri corpi, dalle nostre menti e dalle emozioni ci è veramente poco familiare. Anche se abbiamo sentito parlare di questa teoria, sperimentarla è tutto un’altra cosa. Osho ha creato appositamente potenti tecniche di meditazione per aiutare l’uo-

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eneralmente in Occidente non si comprende cosa voglia dire meditare e a cosa possa servire. Innanzitutto perché la parola meditazione (sinonimo di riflettere su qualcosa) significa tutt’altro rispetto a ciò che dovrebbe: non esiste altra parola nelle lingue occidentali che possa tradurre zen, dhyana o ch’an che, in giapponese, sanscrito e cinese si riferiscono a uno stato di coscienza dove la mente tace ed è presente una certa qualità della consapevolezza. La parola meditazione è come uno specchio che, nel tempo, ha raccolto su di sé la polvere, il che può portare facilmente a scoraggiarsi. Viene di solito considerata come qualcosa di speciale - magari immaginiamo qualche santone seduto con i piedi annodati dietro al collo, con un’espressione di superiore distacco, dal momento che sta facendo qualcosa che dimostra come lui sia in una categoria ben diversa... Al contrario, la proposta di Osho al riguardo è quella di essere assolutamente normali, di comprendere che tutti i nostri tentativi di essere “speciali” sono solo sfizi dell’ego, specie quando hanno a che fare con l’essere “meditatori”, o con qualche altra ambizione “spirituale”. La meditazione consiste solo nel riorien26


LA VIA INTERIORE

mo moderno - con la mente sempre al lavoro e il corpo pieno di tensioni - a trovare una strada veloce verso la tranquillità interiore ed il silenzio. Quando meditiamo la mente tace e, allo stesso tempo, rimaniamo consapevoli: è presente in noi il testimone. Lo stesso fenomeno avviene nel nostro cervello. Un’area del cervello rivela uno stato di calma e di rilassamento (produce più onde theta e delta) mentre un’altra area rivela uno stato di attenzione (produce più onde alpha e beta). La meditazione è un puro metodo scientifico. La scienza è osservazione, osservazione degli oggetti. Quando ti rivolgi al tuo interno si tratta della stessa osservazione, solo stai guardando dentro di te. La pratica della meditazione ci aiuta a ritrovare un rapporto con noi stessi dato che, normalmente durante la giornata, la

nostra attenzione è rivolta all’esterno e chiudiamo gli occhi per rivolgerci all’interno solo per dormire, passando spesso dai pensieri all’incoscienza, magari anche aiutati da medicine o alcolici. Volgere l’attenzione dentro significa usare i nostri sensi per esplorare il mondo interiore, tornare a sé, invece di essere sempre al servizio di ciò che è esterno. Conoscere chi siamo in modo più completo e vero, porta maggiore equilibrio tra il mondo “fuori” e il mondo “dentro” di noi. Approfondendo la pratica della meditazione, portiamo sempre più luce e consapevolezza alla nostra vita, accrescendone la qualità e la capacità di vedere e vivere la realtà per quello che è, piuttosto che attraverso i condizionamenti indotti dall’educazione, dalla religione, e dai media.


I LUOGHI

I Luoghi della Bioguida: percorsi ed itinerari per viaggiatori dello spirito

Centro Lama Tzong Khapa Via General Pennella 12, Treviso. Tel. 349/3270081, 0422/444711, cltktreviso@tin.it Delfino Blu via Geppa 4, Trieste. Tel. 338/8144318.

MEDITAZIONE E YOGA Aletheia via S.Giacomo 34, Monfalcone (GO). Tel. 333/2858588. L’Albero Magico viale Mazzini 32, Tarcento (UD). Tel. 0432/782004. Ananda Ashram Via Prandina 25, Milano. Tel. 02/2590972 info@yogamilano.it Centro Andromeda Corso del Popolo 67, Mestre (VE). Tel. 041/971230 centroandromeda@libero.it Centro Buddista Tibetano Sakya via Marconi 34, Trieste. Tel. 040/571048.

Ass. Espande Trieste Trieste: 040/575648 - 380/7385996. Udine: 0432/44772 - 348/7404470. trieste@espande.it Centro Espande Treviso via E. Mattei 2, Dosson di Casier (TV) Tel. 0422/490523. Findhorn Foundation - Scotland Isabella Popani, isa.popani@spaziosol.it Hara Yoga Dojo Sheegana Via Savona10, Milano Tel.02/89422500 info@harayoga.it Monastero Zen Il Cerchio via dei Crollalanza 9, Milano. Tel. 02/8323652 cerchio@monasterozen.it


I LUOGHI

Monastero Zen Sanbo-ji Pagazzano, loc. Pradaioli 27, Berceto (PR). Tel. 0525/60296

Osho Information Center via Sauro 2/B, Pordenone. Tel. 0434/43164, sw.firdauz.a@iol.it

Om Shanti Via dei Grabizio 7, Gorizia. Tel. 0481/21138, 349/5448214 omshantih@libero.it

Osho Pratyahar M.C. via Casarsa 9, Arzene (PN). Tel. 0434/89714, 340/2840698. osho.pratyaharmc@libero.it

Osho Anandita LocalitĂ Banne 99, Opicina (TS). Tel. 349/0981408, 349/5448214, mail: anandita@spin.it.

Rakesh OMC via Costantini 8, Tricesimo. Tel. 0432/854031, rakesh.omc@libero.it

Osho Meditation Center via Cavour 7/A, Ponzano Veneto (TV). Tel. 0422/968485, omctv@tin.it Osho Meditation Center via Guastalla 21, Sommacampagna (VR) Tel. 045/515499, omcsomma@tin.it

Reiki.. la via del cuore corso Italia 10, Trieste. Tel. 040/660991. Sahaja Yoga Milano Via Vetere 9, Milano. Tel. 02/8360692 www.sahajayoga.it


I LUOGHI

ASSOCIAZIONI CULTURALI

Il Sorriso del Cerbiatto Via San Rocco 2/A, Udine. Tel. 0432/282454, 0432/44788 . Naturopatia Tibetana: inizio del corso lunedì 19 gennaio presso la sede del centro a Udine. Inf. 329/1595882. Lunedì 19 e sabato 24 gennaio: inizio del corso a Pordenone. Inf. 0432/282454. Insegnante terapeuta: Monica Lazzara. In collaborazione col dr. Jhampa Kalsang.

ACTIS

Ass. Cult. Teatro Immagine Suono Via Corti 3/A Trieste. Tel 040/3480225. L’ACTIS è presente nel mondo della ricerca artistica, dal teatro alla danza e nella ricerca del benessere, sia nella formazione che nelle manifestazioni. Lunedì 8 dicembre: alle 17.30, conferenza introduttiva del Laboratorio di Visualizzazione Energetica con Manlio Verchi (inf. 340/5397019), seguita dal corso propedeutico, venerdì 19 dicembre (14.30-18.30) e dalle lezioni nei giorni 9, 23 e 30 gennaio (20.45). Venerdì 6 febbraio: alle 20.30 prosegue all’ACTIS, con il II° happening , la 3 a edizione del Danceproject, dove la ricerca è anche interazione tra i diversi linguaggi artistici.

Spazio Armonico viale Tricesimo 172, Udine. Tel. 0432/470163 spazioarmonico@libero.it Joytinat Centro Yoga Ayurveda Sede nazionale: Via Balbi 33/29, Genova. Tel. 010/2758507. Sedi locali: Milano, Torino, Como, La Spezia, Belluno, Sondrio, Gorizia, Udine, Trieste, Palemo. info@joytinat.it Yoga Integrale via Stuparich 18, Trieste. Tel. 040/365558.

ALABATH via Duca D’Aosta 45, Monfalcone (GO). Tel. 0481/43164

Zeleni Center Vrpholje (Kozina), Slovenia. Tel. 339/7248645 zeleni_center@hotmail.com

Animali di Città via Ampezzo 33, Udine. Tel 0432/486004, adcudine@tin.it

YOGA CLUB LIBERTAS

ARES - Vic. delle Acque 2/3, Pordenone; via Porta Nuova 7/24, Udine. Tel 0432/229054, aresud@tin.it Udine, Palazzolo dello Stella (UD) e Rivignano (UD). Tel. 0432/547594.

La Bioteca Via Villa Glori 41, Udine. Tel. 0432/231143, bioteca@adriacom.it 30


I LUOGHI

CALICANTO DUEMILA Via Carducci 21, Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 0481/475545.

L’ARNIA

Programma di conferenze: Sala Consiliare del Municipio di Ronchi dei Legionari (GO). Inizio alle ore 20.30 La terapia verbale: Giovedì 4 dicembre, relatrice: dott. Gabriella Mereu. Messaggi dalle stelle per una nuova era: Giovedì 11 dicembre, relatrice: Jo Alberti. Gli angeli del Natale: Giovedì 18 dicembre, relatrice: Anna Maria Poclen. Qi Gong taoista: Venerdì 16 gennaio, relatore: m.ro Robertho. Il Ki delle nove stelle: Giovedì 22 gennaio, relatrice: Anna Maria Poclen. I cerchi di grano e altri misteri: Giovedì 29 gennaio, relatore: prof. Antonio Chiumiento. One Brain: Giovedì 5 febbraio, relatrice: Susanna Gasparini. Esercizi per la felicità: Giovedì 12 febbraio, relatrice: Carla Gavassa Ferrari. Il potere della nostra energia: Giovedì 19 febbraio relatrici: Paola Bigi e Giorgia Muller. Quando le cellule si ribellano: Giovedì 4 marzo, relatore: dott. Girolamo Bufo. La terapia del soffio: Giovedì 11 marzo, relatore: Federico Ballarin.

Libera Associazione per la Ricerca in Naturopatia, Igienismo e Autoterapie Piazza Goldoni 5, Trieste. Tel./fax: 040/660805, e-mail: larniats@libero.it CORSI E SEMINARI: Corso di Teatro a cura di Chiara Minca. Scoprire le proprie potenzialità creative attraverso il linguaggio del teatro e della musica. Inizio: giovedì 22 gennaio. Presentazione: martedì 20 gennaio alle 18. Corso: Come stare bene con l’utilizzo del colore nella vita quotidiana a cura di Enzo Ziglio. Inizio: venerdì 16 gennaio. Otto volte io - Laboratorio di Autobiografia a cura della dott.ssa Patrizia Rigoni. L’autobiografia come processo di conoscenza. Otto incontri da venerdì 6 febbraio. Presentazione: martedì 3 febbraio alle 18. Corso di Psicografologia a cura della dott.ssa Silene Piscanec. Presentazione: martedì 17 febbraio alle 18. Centro Culturale Estrada via A. Zezzos 9, Treviso. Tel. 0422/420708 Centro Mandala Viale Pio VII 41/a, Genova. Tel. 010/391674, 010/3992979 mandalagenova@tiscalinet.it 31


I LUOGHI

CentroNatura Via degli Albiari 6, Bologna. Tel. 051 235643 info@centronatura.it

Centro Te Hara via Bonporti 17, Rovereto (TR) Tel. 0464/556772 tehara@iol.it

Gruppo Ricerca Metodo Feldenkrais Viale Venezia 12, Udine. Tel. 328/9580419 (Monia), 0432/854454 - 347/8188431 (Angela).

Il Giardino Via Torbandena 1, Trieste. Tel. 040 366568 Istituto Europeo di Shiatsu V.le Don P. Borghi 200, Roma. Tel. 06/5290743 shiatsu_ies@flashnet.it

La Sorgente via Risorgimento 34, Treviso. Tel. 0422/412844

Istituto Europeo di Shiatsu a Milano e Firenze Via Lucignano 39, Montespertoli (FI). Tel. 0571/670 269. Sede attivitĂ : Via Aristotele 39, Milano. Tel. 02/27001500, 800/998585 info@shiatsu.mi.it

SHIATSU Accademia Italiana Shiatsu Do Sede Nazionale: Via Settembrini 52, Milano. Tel. 02/29404011 mondo.shiatsu@tin.it

Istituto Itado Via Goito 12, Torino. Tel. 011/6698482 istituto.itado@tiscalinet.it

Centro Adhara Via Porta Pescara 20, Chieti. Tel. 0871/331606 info@adhara.it Centro Shiatsu-Do Via Giovanni da Udine 26, San Giorgio di Nogaro (UD). Tel. 0431/621585, 335/6033463 centroshiatsudo@virgilio.it

IZANAMI Scuola di Shiatsu e Medicina Cinese Galleria Protti 4, Trieste. Tel. 040/660898, www.izanami.it. Majinai Via Caccialepori 18/a, Milano. Tel. 02/48709114 mario.vatrini@tin.it

Centro Studi Shiatsu Naga-Iki Via Quattro Martiri 10, Arzignano (VI), Via F. Filzi 11, Olmo di Creazzo (VI). Tel. 0444/676600, cssng@albaclick.com Centro Cult. Oasi di Shiatsu Via Celepina 75, Trento. Tel. 046/1982781, shiatsu.oasi@tin.it

Meiso Shiatsu Via dei Dalmati 37, Borgo San Lorenzo Roma - Tel. 06/4451244 - 4456372 okidoroma@okido.it

Centro Studi e Ricerche Shiatsu Via XX Settembre 34/12, Genova. Tel. 335/8050307 c.shiatsu.r-ge@libero.it

Oki Do Italia Via Nazionale 238/a, Colbordolo (PU). Tel. 0721/495117 shudojo@okido.it 32


I LUOGHI

Istituto Olistico V.le della Vittoria 307/Gall. IV Novembre 4 Vittorio Veneto (TV). - Tel 0438/941457 info@istitutolistico.it

Scuola Keiraku Shiatsu Via Vegli 31, Roma. Tel. 06/87189101 - 8170747 ass.keis@inwind.it

Scuola Integrale di Shiatsu Via Alessandria 24, Torino. Tel. 011/2476380 info@shiatsusis.it

Scuola di Shiatsu Arche’ Via Vanchiglia, 30, Torino. Tel. 011/8178100 shiatsu.arche@libero.it

Scuola Internazionale di Shiatsu Corso Milano 29, Padova. Tel. 049/8762464

Scuola di Shiatsu Tradizionale Via Monte Sirottolo 16/18, Padova. Tel. 049/8685965 seve.maistrello@tin.it

Scuola Italiana Ki Shiatsu C.so Francia 4, Rivoli (TO) Tel. 011/9581463 energhy@inwind.it

Scuola Shiatsu Trieste Via del Pesce 4, Trieste. Tel. 329/2145214 shiatsuscuola@libero.it

Scuola Italiana Yoga-Shiatsu Via S .Pertini 12, Monteriggioni (SI). Tel. 057/750414 ckeyogashiatsu@tin.it

Shambala Shiatsu Via Jean Jaurés 9, Milano. Tel. 02/26141690 shambala@tin.it

BASIC WATSU lo Shiatsu in acqua. Con Gianni Mazzesi di Watsu Italia. Corso base di Watsu introduttivo per la formazione professionale Si svolgerà il 7 e 8 Febbraio a Conegliano (TV). FISIOGNOMICA come leggere il corpo. Seminario con il dott. Sivano Sguario il 21 e 22 Febbraio (aperto a tutti). CORSO BASE DI SHIATSU Con inizio a partire dalla prima settimana di Febbraio nelle sedi di: Vittorio Veneto, Belluno, Conegliano, Pordenone, Azzano X°, Spresiano, Moriago della Battaglia. Durata: 30 ore. Frequenza: serale. Introduttivo per la formazione professionale. La Scuola di Shiatsu Istituto Olistico è fiduciaria A.P.O.S.(Albo Professionale Operatori Shiatsu). Istituto Olistico, Viale della Vittoria 307 / Galleria IV Novembre 4, Vittorio Veneto (TV) Tel. 0438/941457 - Fax: 0438/943512 - info@istitutolistico.it - www.istitutolistico.it


I LUOGHI

Shiatsu-Ki Via Turr 21, Firenze. Tel. 055/5001280 shiatsuki@yahoo.com Shiatsu Xin Via Maiocchi 18, Milano. Tel. 02/29510029 master@shiatsuxin.it Shibumi Shiatsu School Via L. Manara 134, San Benedetto del Tronto (AP). Tel. 0735/757568 shibumiyang@libero.it Sinestesi V.le Beretta/Via Piave, Casalemonferrato (AL). Tel. 014/2921448 sinestesi@libero.it Il Soffio Via Rotate 10, Pordenone. Tel. 0434/978466 - 347/5102713 ilsoffio@yahoo.it JONATHAN PROJECT Via Canada 8, Udine - Tel. 0432/523386.

SpazioShiatsu Via Dalmazia 71, Parma. Tel. 0521/533831 info@studishiatsu.it

Centro Ricerche Tai Chi Italia Campo del Grappa 10, Venezia. Tel 041/2770051, www.taichi.it.

Tan Den Via Canalazzo 47, Ravenna. Tel. 0544/460831 fabioki@libero.it

Istituto Superiore Arti Marziali “D. Brecevaz” Trieste: cell. 339/3170762. Ronchi dei Leg. (GO): Tel. 0481/777255.

VARIE Centro Olistico Take Off via L.Perna 51, EUR-Montagnola, Roma. Tel. 06/54225603, 347/3706437. Corsi di gruppo per smettere di fumare con l’aiuto della Floriterapia, divisi in 10 sedute secondo la metodologia dei GFT (dr. Giacomo Mangiaracina) accreditata su basi scientifiche. Anche on-line: www.floriterapia.com

OIPA - Organizzazione Internazionale Protezione Animali. Via Passerini 18, 20162 Milano. Tel. e Fax: 02/6427882 www.oipaitalia.com info@oipaitalia.com Laura Pontini: Vicepresidente. Via Ellero 5/9D, S. Maria la Longa (UD) Tel. 349/2886751 - 0432/995452 info@lamentorumeno.com 34


I LUOGHI

Ricerche di Vita Borgo Tramontins 4, Faedis (UD) Tel. 0432/728071 ricerchedivita@hotmail.com

VISIONI DEVICHE

Scuola di Medicina Tradizionale Cinese Jiangsu ® via Quattro Martiri 10, Arzignano (VI), Tel. 0444/676600 jiangsu@albaclick.com Tecniche Arti Orientali (associata al C.R.T. Italia ) Via Biella 92, Udine. Tel. Mario Antoldi: 0432/478149, www.t-a-o.it info@t-a-o.it Il Lions Club Trieste Miramar indice un premio di 2.000 euro per la realizzazione di un progetto mirato di assistenza al disagio sociale. Possono partecipare: associazioni, circoli, cooperative, gruppi di volontariato, non a scopo di lucro o onlus, in attività da almeno tre anni. Il progetto deve pervenire in busta chiusa alla Casella Postale 932 Trieste Centro entro il 15/03/04. La realizzazione concreta del progetto non deve eccedere la somma di 2.000 euro e devono essere indicati con precisione dettagli, tempi e modalità di realizzazione, previsti non oltre il 30/06/04. I progetti pervenuti saranno esaminati da un comitato tecnico nominato dal Lions Club Trieste Miramar, il cui giudizio insindacabile verrà comunicato a mezzo posta ad ogni partecipante. Il vincitore, avvertito a mezzo raccomandata, dovrà permettere la diffusione dei propri dati sensibili ai sensi della legge 675/96 ed autorizzare la verifica dell’avvenuta realizzazione del progetto. La consegna dei premi avverrà giovedì 15 aprile 2004 durante la “Cena del Service”.

di Gianfranco Bernardi Inaugurazione della mostra martedì 9 dicembre alle ore 19.30 presso la sala espositiva “Argondia” del New Age Center, Via Nordio 4, Trieste. Presentazione dell’arch. Marianna Accerboni. Le Visioni Deviche (dal sanscritto DIV, “portatore di luce”) di Gianfranco Bernardi sono supporti di meditazione che, attraverso vibrazioni cromatiche, ripercorrono la scala ascensionale dell’evoluzione mistica e mettono a disposizione di chi ha occhi per vedere e cuore per sentire, strumenti utili per cercare dentro di sè quanto necessita di essere modificato per prepararsi al balzo quantico che riequilibrerà il pianeta alle soglie della quarta dimensione. L’esposizione delle opere durerà fino a sabato 3 gennaio con orario di negozio: 9.30 - 13.00 e 15.30 - 20.00, comprese tutte le domeniche ed i lunedì.

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I LUOGHI

IZANAMI

Scuola di Shiatsu e Medicina Cinese Galleria Protti, 4 - Trieste - Tel. 040.660898 www.izanami.it GENNAIO

PNL - PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA Ciclo di tre week end: 14/15 febbraio, 13/14 marzo, 17/18 aprile. Con Roberto Antonangeli, Master in PNL - Associazione YogaPnl

CORSO DI YOGA per principianti Metodo Satyananda A Trieste, da lunedi 12 gennaio. Con la dott. Manuela Zippo.

SHIATSU E DONNE IN GRAVIDANZA Tecniche di sostegno nella gravidanza e nel parto con la visione in MTC. Con il dott. Renato Toffanin e Rino Cortigiano. Data da definire.

SHIATSU-DO CORSO DI SHIATSU 1° LIVELLO A Trieste, Sabato 10 e Domenica 11 gennaio. Con Rino Cortigiano e il dott.Renato Toffanin.

MARZO MOXA (Moxibustione) Antica arte di lavoro sui punti del corpo (Tsubo) con calore e Artemisia, per praticanti Shiatsu. Con il dott. Renato Toffanin e Rino Cortigiano. Data da definire.

LE MASCHERE L’arte del comunicare con se stessi e gli altri Con Rino Cortigiano e il dott. Renato Toffanin. Data da definire. APRILE

FEBBRAIO SHIATSU ADVANCED TRAINER Seminario intensivo per operatori Shiatsu su tecniche di sblocco dei tre cancelli. Con Rino cortigiano e il dott. Renato Toffanin. Data da definire.

L’ENERGIA SOTTILE (l’Arte del Guarire) Conoscere e individuare le energie vibrazionali positive: Sabato 7 e Domenica 8 febbraio. Seminario con Rino Cortigiano. 36



LA VIA INTERIORE

Tai Chi Chuan: il ritmo dell’universo di Mario Antoldi

T

ai Chi è un principio molto importante della filosofia cinese:l’ ”ultimo supremo”, la madre di tutte le cose, l’ origine dei mille cambiamenti e delle diecimila trasformazioni. Non c’è niente che non sia contenuto in Tai Chi. Esso rappresenta l’incessante fluire che origina tutte le cose, l’eterno alternarsi degli opposti: Yin e Yang, bianco e nero, caldo e freddo, luce e ombra. La figura che lo rappresenta è il cerchio, con due metà di colore opposto. Le due parti Yin e Yang si compenetrano, sono avvolte l’una sull’altra e si originano a vicenda: ognuna contiene un punto, il seme dell’altra. Da questo Tai Chi primordiale nasce il nome Tai Chi Chuan, la “Suprema Arte di Combattimento, la Boxe della Suprema Polarità”, la disciplina che applica i principi del fluire e del continuo trasformarsi. La circolarità dei movimenti e la comprensione dell’alternarsi di vuoto e pieno, duro e morbido, vincente e perdente sono, infatti, i principi fondamentali di questa arte. Il suo scopo è liberare il corpo e la mente dalle tensioni che impediscono la circolazione della energia vitale Chi. Le tecniche del Tai Chi Chuan, considerate molto potenti, sono rimaste per

secoli segrete, studiate e attentamente custodite da quelle famiglie che le tramandavano al loro interno, di generazione in generazione. La possibilità di conoscerle era un privilegio rarissimo e il suo studio veniva affrontato con rispetto e dedizione totale. In tempi recenti il Tai Chi Chuan , come altre discipline orientali, è stato reso accessibile a tutti. Le sue tecniche vengono utilizzate per agire su vari aspetti dell’equilibrio psicofisico: migliorare la postura del corpo, aiutare la respirazione, sciogliere e rilassare le articolazioni, sviluppare la concentrazione e calmare i pensieri e la emozioni. 38


LA VIA INTERIORE

Rispetto e dedizione, sono comunque ancora gli elementi fondamentali per lo studio e la pratica di quest’arte, insieme alla disponibilità a creare uno spazio per l’incessante fluire e l’armonioso ritmo che governano l’universo. L’apprendimento del Tai Chi Chuan comincia con le posizioni, la calma della mente, la concentrazione e la memorizzazione: si studiano e si imparano i movimenti con rigorosa conformità agli insegnamenti. Si presta attenzione agli aspetti interni ed esterni e anche alle parti del corpo, superiore e inferiore, avanti e indietro, sinistra e destra. Negli aspetti interiori, si usa la mente invece della forza. Si affonda l’attenzione nel basso addome e si eleva lo spirito verso l’alto. Negli aspetti esterni, tutto il corpo è sciolto, con le articolazioni connesse in modo flessibile dai piedi alle

gambe, fino alla vita: si rilassano le spalle, si affonda il petto e si lasciano cadere i gomiti, in modo che l’intero corpo partecipi totalmente. “Senza forma, senza ombra, il corpo intero, trasparente e vuoto, dimentica ciò che sta intorno. Sii naturale, come il rimbombo del gong sulla montagna dell’ovest, come tigre ruggente o scimmia urlante, come fonte limpida o acqua immonda, come fiume vorticoso o mare in tempesta”.

L’associazione Tecniche Arti Orientali, associata al Centro Ricerche Tai Chi Italia, promuove e divulga attraverso l’insegnante Mario Antoldi corsi, lezioni individuali, intensivi di Tai Chi Chuan e Chi Kung in Friuli V. Giulia e Slovenia. Tel. 0432/478149, 338/5074523. www.t-a-o.it , info@t-a-o.it.


LA VIA DELLE PIANTE

I.P.

Il mare oltre le rughe

I

l modello è la bellezza serica delle pelli d’Oriente. La ricetta: i microrganismi marini, lo zinco, la vitamina C (estratta dalle bacche di acerola - la pianta Malpighia Punicifolia originaria dell’America Centrale), la vitamina E ed il silicio. Il risultato: “Femidan”. Si tratta di un prodotto in compresse nato da un brevetto giapponese a base di alghe, plancton, e piccoli pesci dell’Oceano Pacifico congelati, essicati e ridotti in polvere. Così trasformati, diventano compresse capaci di ritardare l’invecchiamento dell’epidermide e la formazione delle rughe, di riparare il tessuto cutaneo, ispessendolo ed elasticizzandolo, di migliorare la salute di unghie e capelli. Queste proteine stimolano l’azione del ricambio, facilitano il trasporto e l’assorbimento delle sostanze nutritive da parte delle cellule, alleggeriscono il sangue dai grassi ed esercitano un’azione riparatrice sul collagene, favorendo l’idratazione della pelle. Femidan agisce in particolare sull’ispessimento dell’epidermide, riuscendo a risolvere il rischio più grave di ogni pelle,

quello dell’assottigliamento e del rilassamento determinati da umidità, smog e stress imposti dalla quotidianità. Le sperimentazioni condotte in Giappone, Finlandia ed Inghilterra hanno provato che, in seguito ad un uso regolare di Femidan per due-tre mesi, la pelle è risultata più elastica del 25% e più spessa dell’ 84%. Le ricerche, condotte su donne e uomini di età compresa tra i 26 ed i 53 anni (età media di 44,5 anni) hanno rilevato che, dopo 90 giorni di trattamento costante del prodotto (due compresse al giorno per 60 giorni ed una per i successivi 30) l’incremento epidermico, l’elasticità del collagene ed il nutrimento cellulare sono risultati migliorati dell’83,3%. Nello specifico del composto, lo zinco partecipa in maniera sensibile all’azione sulle funzioni enzimatiche delle cellule umane. La vitamina C influenza l’azione di ricostruzione del collagene, la vitamina E protegge dall’invecchiamento precoce, il silicio favorisce l’elasticità della pelle. Gli stabilimenti di produzione e i laboratori di ricerca della Hankintatukku Oy, 40


I.P.

LA VIA DELLE PIANTE

immersi nel verde ai confini di un parco naturale a circa 60 km da Helsinki, in Finlandia, seguono una filosofia di ricerca e lavorazione assolutamente rispettosa dell’equilibrio ecologico, inteso dal suo punto di vista più ampio nella complessità delle interazioni tra natura, individuo e animale.

dell’azienda prevede un processo di estrazione a freddo dal mollusco, che viene trattato e lavato per ridurne il sale e il livello di apurina e quindi seccato con ghiaccio. Questo permette di ottenere un livello di qualità ottimale del prodotto finito, difficilmente raggiungibile tramite l’essicazione immediata tradizionale.

L’azienda produttrice finlandese, specializzata in prodotti naturali ad alto contenuto tecnologico, fornisce una gamma di circa 200 prodotti, tra cui pure alcuni concepiti per piccoli animali. Da questo ampio catalogo, oltre al Femidan, sono distribuiti in Italia anche altri prodotti, come “Bodyflex Strong”: un prodotto in capsule di estratto di mollusco della Nuova Zelanda, dimostratosi efficace soprattutto nel garantire sollievo alle rigidità giunturali, ai dolori causati da strappi muscolari, a curare danneggiamenti alle articolazioni e al palmo delle mani, oltre a migliorare l’efficienza delle articolazioni stesse. Il mollusco, il “perna canaliculus” neozelandese, viene utilizzato all’estero con successo da circa 25 anni per contrastare le infiammazioni ed i gonfiori articolari. La particolare formula di preparazione

“Ubigold” antietà: una crema antiossidante a base di ubiquinone, olio di primula spremuto a freddo, acido gammalinoleico, olio di mandorla, vitamine E , A e B5, che protegge l’epidermide dai radicali liberi garantendone compattezza e lucentezza per tutto l’arco della giornata. E ancora “Pycogel”: un gel al picogenolo, estratto dalla corteccia del Pino Marittimo, privo di coloranti, con aloe vera, pantotenolo e vitamina E, in grado di riparare i danni prodotti dal sole alla pelle.

Per ulteriori informazioni, il distributore per l’Italia del Femidan e degli altri prodotti naturali della Hankintatukku è a disposizione al seguente recapito: MPO Group, via G. Murat 2, 34123 Trieste. Tel: 040/311749, Fax: 040/311750, Cell. 329/9766093. 41


LA VIA DEGLI ANIMALI

Il fiore dell’addio (Parte prima)

di Stefano Cattinelli

ogni cane è incredibilmente unico nel momento in cui si relaziona con il “suo” umano), quanto piuttosto perché quel cane era di razza Beagle. Durante i primi anni di Università, quando ancora pensavo che fosse importante frequentare le lezioni perché dovevano rappresentare il meglio di una lunga ed approfondita conoscenza accademica, mi capitava spesso di passare dietro il padiglione di medicina interna. Un po’ nascosto dagli altri edifici, c’era un piccolo appezzamento di terra con in mezzo un palo verde; in cima a questo palo, alto circa due metri, c’erano alcune pertiche perpendicolari, che correvano tutto in torno, come un raggiera, alle quali erano attaccate catene che arrivavano fin per terra. Il profondo solco circolare sul terreno, che correva tutto intorno al palo, indicava che quella strana giostra veniva usata piuttosto frequentemente. Un giorno, mentre mi aggiravo per i padiglioni universitari, sentii un continuo e penetrante cigolio proveniente dal terreno con il palo verde. Con mio grande stupore vidi che la giostra era in funzione: alla catena erano attaccati 8 o 10 cani che erano obbligati a correre in tondo; un inserviente dal camice verde controllava che i cani non rallentassero l’andatura. Completamente attonito per la scena che stavo vedendo, mi avvicinai all’uomo e gli chiesi quale fosse lo scopo di quella strana messa in scena; candidamente l’in-

Sperimentazione animale

L

a data del 6 maggio 1976, cambiò molte cose in Friuli; ma quella data, per me, ha avuto anche un altro significato: ha sancito l’inizio della relazione con il regno animale. Dopo un lungo dibattito famigliare e numerose consultazioni sui libri per capire quale sarebbe stato l’animale più adatto ad una vita in città e ad un rapporto con scatenati bambini di 12 e 13 anni, decidemmo che il Beagle poteva essere la razza che più si avvicinava alle nostre esigenze. Il suo arrivo nella nostra casa coincise con il terremoto che sconvolse il Friuli. Non ci eravamo neanche abituati a considerare che la a famiglia era diventata un po’ più numerosa, tant’è che nella fuga lungo le scale di casa, qualcuno improvvisamente dovette fare rapidamente retromarcia per afferrare quel cucciolo che, troppo piccolo per sentire la ben che minima variazione tellurica, si era acciambellato sotto il tavolo della cucina. Da quel giorno ebbi la possibilità di trascorrere i momenti più intensi della mia vita emotiva, l’adolescenza, il liceo e i primi anni di università, a contatto con un’essenza animale molto particolare; non tanto perché quel cane avesse qualcosa di incredibilmente unico (in realtà 42


LA VIA DEGLI ANIMALI

serviente mi rispose che stavano sperimentando un nuovo antifiammatorio e, per vedere se funzionasse, bisognava prima di tutto creare lesioni ai ginocchi degli animali; per questo motivo, dopo averli operati per creare artificiosamente queste lesioni, facendoli correre per un po’ di tempo, l’articolazione si sarebbe infiammata a sufficienza per sperimentare l’efficacia del nuovo prodotto. I cani legati a questa macabra giostra erano Beagle! Non riuscii mai a capire la differenza che c’era tra uno di loro e il cane che aveva scelto di trascorrere la sua vita con me. Per me avevano gli stessi occhi, lo stesso sguardo fiducioso e soprattutto gli stessi ginocchi. Veramente non potevo capire come un animale fosse più importante dell’altro e perché per il beneficio di alcuni, dovevano necessariamente soffrire in molti. Fu così che capii che il modello che mi stavano proponendo, quello scientifico universitario, era un modo di rapportarsi al mondo animale che includeva nel suo interno il concetto inevitabile e indiscutibile di sofferenza. La sperimentazione animale, fatta sia per provare i farmaci umani sia quelli veterinari, sta alla base di ogni farmaco chimico che usiamo per noi e per i nostri animali. Ogni antibiotico, ogni diuretico, ogni antinfimmatorio, ogni molecola di sintesi e non, che appartiene al mondo

scientifico, lascia dietro di sé sempre una scia di sofferenza e di dolore. Era questo che volevo? Volevo veramente essere un complice passivo di questa realtà? Attraverso gli animali Mi avvicinai alla gatta e sentii che la candela era ridotta al lumicino; da 5 giorni non mangiava niente e da 2 non scendeva dal letto; ictus era stata la diagnosi: paralisi delle zampe anteriori. La ragazza mi aveva chiamato perché sapeva che a volte collaboro con una guaritrice spirituale, e riteneva giunto il momento di affrontare la situazione in maniera differente. Dopo un lungo periodo di terapie, camminando abilmente in bilico sul filo dell’accanimento terapeutico, la gattina non sembrava avere alcun miglioramento, e bisognava prendere una decisione in merito a questa situazione. Non volendo imporre un’ennesima forzatura chimica, mi chiese se potevo aiutarla con una miscela di Fiori di Bach. Quando varcai la porta di casa mi accolse un uomo di mezza età, che si presentò come il padre. Mi disse che sua figlia aveva chiamato e che sarebbe arrivata un po’ in ritardo; intanto potevo accomodarmi e iniziare a visitare la gatta. Che magnifico strumento lo stetoscopio: “Per favore, un po’ di silenzio che non riesco a sentire” mi sentii di dire al padre che continuava a raccontarmi le vicissitudini terapeutiche 43


LA VIA DEGLI ANIMALI

ma, che in occasioni sia pure frequenti, rischiano di perdere di vista le loro convinzioni o i loro obiettivi a causa dell’entusiasmo o di fronte alle convinzioni e alle opinioni forti degli altri. Il rimedio dona costanza e protegge dai condizionamenti esterni“. Ovviamente non mi azzardai a proporre la stessa terapia anche alla ragazza, ma, come molte volte accade, fu proprio lei a chiedermi se poteva prendere la stessa miscela di fiori, visto che la vita gli aveva dato la possibilità di vivere questa esperienza di passaggio, insieme alla sua migliore amica. Non solo mi trovò d’accordo, ma mi sentii anche di sottolineare, davanti a sua madre, la presenza e la maturità mostrata in questo frangente dalla figlia. Due giorni dopo mi chiamò al telefono dicendomi che la gattina si era addormentata per sempre senza soffrire. Ringraziò per l’aiuto e disse che avrebbe continuato a prendere l’essenza floreale perché sentiva che la stava aiutando molto.

della gattina; e immediatamente si creò così una dimensione di suoni e non suoni che permette alla coscienza, attraverso l’immaginazione, di scivolare lungo i mille percorsi del corpo dell’animale, attraverso ventricoli e atrii, seguendo il flusso e il riflusso delle valvole, immergendosi in un universo incredibilmente ricco di informazioni. Ad un tratto, molto educatamente entrò la figlia, e chiese al padre di lasciarci soli: “È un momento di grande cambiamento per me” - si confessò - “Per la prima volta in vita mia sto cambiando casa e vado a vivere con il mio ragazzo. Ho anche un nodulo al seno come lei - mi disse accarezzando la testa della micia - e sono consapevole che per entrambi è un momento molto difficile”. La ragazza era abbastanza serena, anche perché la gattina era malata da diversi giorni e gradualmente si stava abituando a non vederla più girare per casa. Data la giovane età della ragazza, mi colpì molto la maturità con la quale decise di affrontare la situazione. Non feci più domande e lei non aggiunse altro. Percepii i mille giochi fatti da bambini; i mille agguati con la pallina e con il filo di lana. I primi pianti e la “pelliccetta” della gatta che assorbiva tutti i dolori; sentii i profumi del cibo e delle crocchette; capii che un mondo che stava scomparendo, si stava dileguando insieme alla casa dei suoi genitori. L’esitazione nel compiere il passo successivo, il peso dell’abbandono dei vecchi legami per quanto riguardava la ragazza e la difficoltà a lasciare il corpo fisico per la gatta, potrebbero essere mitigati dall’essenza floreale Walnut, pensai. “Walnut: per quelli che nella vita hanno ambizioni ed ideali precisi da realizzare

Autosperimentazione Ecco dunque la grande differenza tra il modello scientifico e quello spirituale; il primo è basato sulla sperimentazione chimica fatta da ricercatori che usano gli animali per il proprio fine. Il secondo è basato sull’autospermentazione fatta sempre da ricercatori (ricerca intesa questa volta come ricerca interiore) che condividono con l’essenza animale un momento di crescita. Nel primo l’esperienza viene delegata ad altri e quindi deleghiamo all’esterno l’interpretazione della realtà (gli scienziati ci dicono che quel farmaco è indispensabile e non possiamo fare altro che credergli, perché non abbiamo 44


LA VIA DEGLI ANIMALI

strumenti sufficienti a confutare tali tesi), nel secondo caso invece siamo noi i protagonisti della realtà che viviamo e l’esperienza che ne traiamo diventerà la nostra verità (e nessuno potrà affermare il contrario!). Condividere significa dividere con, quindi fare a metà con qualcuno quell’esperienza che sto vivendo. In questo caso la condivisione avviene tra due, diciamo così, realtà diverse. Da una parte c’è l’uomo e dall’altra parte l’animale. Queste differenti realtà però hanno un punto in comune: esiste, nel rapporto uomo-animale, un momento in cui è possibile instaurare una comunicazione che abbia lo stesso modello di linguaggio. Questo anello che unisce l’uomo all’animale è rappresentato dalle emozioni: l’animale, come l’uomo, si relaziona al mondo esterno attraverso le emozioni.

E per l’uomo, le emozioni, rappresentano il principale mezzo per vivere in maniera autonoma la realtà esterna. Le emozioni sono per l’uomo, il linguaggio attraverso il quale fa l’esperienza interiore del mondo; fa la “sua esperienza”, perché quel sentire che si sviluppa nella sua interiorità appartiene a lui e a lui soltanto. Ecco dunque che la visione dei cani che venivano fatti girare sulla giostra ha suscitato in me un’emozione fortissima; rendermi conto di come la mia interiorità risuonava con quella visione, mi ha fatto scegliere nuovi percorsi: ho dovuto rispettare la mia interiorità, nonostante altri volessero indicarmi la strada da seguire, perché solo seguendo e rispettando questo impulso interiore, che nella fattispecie riguardava la mia relazione con il mondo animale, posso manifestare al mondo la mia vera essenza.


LA VIA DEL CIBO

Ricette di Natale “a quattro zampe” di Roberta Benini

e quindi può essere che le dosi non siano precisissime. Fortunatamente anche i biscotti un po’ coriacei saranno comunque apprezzati. Anche se non specificato è sempre meglio utilizzare carne di allevamenti biologici.

U

na delle tradizioni del periodo natalizio è l’indigestione che segue l’immancabile abbuffata di dolci e dolcetti ai quali nessuno sembra poter rinunciare. Né gli adulti né i bambini, né i cani né i gatti si sottraggono a questo rito che affatica stomaco ed intestino con le noiose conseguenze che tutti conoscono. Alcune sostanze possono essere davvero pericolose se ingerite dai nostri beniamini a 4 zampe: la cioccolata non solo non è indicata per i cani, nei gatti è addirittura tossica, i dolci in generale possono scatenare violente diarree che, specialmente nei cuccioli, possono essere molto debilitanti, anche l’uvetta ed i canditi possono essere davvero fastidiosi. Nello spirito natalizio vi propongo allora alcune ricette di biscotti da utilizzare come dono senza andare a penalizzare la salute di nessuno, sono ricette facili, potrebbero essere un modo per trascorrere un pomeriggio in cucina in compagnia dei bambini.

BISCOTTI ALL’AGLIO per cani 120 ml di olio di oliva 1 cucchiaio da tavola di aglio tritato 4 cucchiai di prezzemolo 480 ml di brodo (anche di verdura, non di dado) 200 grammi di farina di orzo 350 grammi di farina di segale. Riscaldare il forno a 180° C. In un recipiente mescolate l’olio di oliva con l’aglio ed il prezzemolo. Riscaldare il brodo e aggiungerlo all’olio aromatizzato, mescolando aggiungere la farina di orzo. Lasciar raffreddare in modo da poter impastare senza scottarsi le mani. Aggiungere la farina di segale necessaria ad ottenere un impasto elastico. Lavorare la pasta su una superficie infarinata con farina di segale per 5 minu-

Dosi ed Ingredienti Queste ricette sono state adattate da ricette americane che prevedono un sistema di misure - “cup” diverso da quello metrico, 46


LA VIA DEL CIBO

ti, poi stenderla con uno spessore di 6mm e tagliarla con la forme volute (ad esempio piccoli ossi ) o semplicemente a quadretti. Cuocere i biscotti su un foglio di carta da forno, distanziati almeno 6 mm, per circa 30 minuti, poi girarli e cuocerli per altri 30 minuti, finché siano dorati su entrambi i lati. Quando tutti i biscotti sono cotti, stenderli su una teglia a lasciarli nel forno spento per tutta la notte. Questi biscotti sono adatti anche per i cani intolleranti al glutine, e utilizzando brodo di verdura sono anche vegetariani. BISCOTTI AL MIELE E ARACHIDI 60 ml di miele 1 tazzina da caffè di burro di arachidi 480 ml di brodo oppure di acqua 6 cucchiai di olio di arachidi 85 gr di fiocchi di avena 100 grammi di crusca di avena 350 grammi di farina di avena Scaldare il forno a 180°C. in un tegame mescolare il miele, il burro di arachidi, il brodo e l’olio di arachidi. Sempre mescolando portare ad inizio di ebollizione, togliere dal fuoco ed aggiun-

gere mescolando la crusca e i fiocchi di avena. Lasciar raffreddare. Aggiungere poco a poco la farina di avena per ottenere un impasto compatto. Lavorare l’impasto su un piano infarinato per circa 5 minuti, e quindi procedere come per la ricetta precedente. Se durante la lavorazione la pasta diventasse troppo secca aggiungere qualche goccia di acqua ed impastare per 30 secondi. Cuocere 30 minuti per lato e lasciare nel forno spento per tutta la notte. Questi biscotti sono meno croccanti, veri dolcetti natalizi, e non possono essere mangiati ogni giorno !!! DELIZIE FORMAGGIO E VERDURE 50 grammi di formaggio cheddar grattugiato (anche quello di soya) oppure di formaggini di tipo tigre sbriciolati 3 cucchiai di olio di oliva 3 cucchiai di succo di mela non zuccherato 50 grammi di verdure miste 1 spicchio di aglio 120 grammi di farina di frumento latte scremato, q.b.


LA VIA DEL CIBO

Scaldare il forno a 200°C. Mescolare l’olio, il succo di mela e il formaggio, poi aggiungere le verdure, l’aglio e la farina, mescolare bene. Aggiungere latte necessario a formare una palla, coprire il recipiente e refrigerare per 1 ora. Stendere la pasta su una superficie infarinata, ritagliare 12 -15 forme ed infornare su una teglia preparata con carta da forno non imburrata. Cuocere per 15 minuti o finché dorati. Lasciar raffreddare.

In una ciotola mescolare i primi sei ingredienti. Aggiungere lentamente l’olio, il brodo, il pollo e mescolare bene. Su una superficie leggermente infarinata stendere l’impasto con uno spessore di 3 mm, cuocere su un foglio di carta da forno leggermente imburrato finché sia di un bel colore dorato. Raffreddare e poi rompere in piccoli pezzi, ne verranno circa 30. Metterli in un sacchetto di carta con il lievito e scuotere bene. Conservare in un contenitore ermetico in frigorifero.

Ed ora una ricetta solo per gatti:

Se poi vi siete incuriositi e vi ripromettete di cucinare più spesso per gli animali di casa, ecco alcuni siti: www.recipegoldine.com, www.gbronline.com, www.pastrywiz.com, www.thepoop.com. E per festeggiare tutti insieme ecco un piatto che possiamo mangiare quasi tutti: gli ingredienti sono gli avanzi… “QUICHE” SENZA CROSTA 3 tazze di quello-che-avanza (cereali cotti, tofu, ricotta, carne, verdura cruda o cotta, specialmente zucchine, pomodori, spinaci, broccoli) condimento per aromatizzare (tamari, aglio, lievito, erbe aromatiche) 1\2 tazza di latte 1 tazza di ricotta di latte di pecora o di capra 3 uova sbattute Scaldare il latte, unire il pecorino ed amalgamare bene. Coprire il fondo di una pirofila con il misto di carne e verdure condito con gli

170 grammi di farina di frumento integrale 150 grammi di farina di segale 150 grammi di farina integrale di riso 2 cucchiai di germe di grano 1 cucchiaino di alfalfa 1/2 cucchiaino di aglio tritato 4 cucchiai di olio di oliva 360 ml di brodo 1/2 kg di pollo tritato 2 cucchiaini di lievito alimentare Scaldare il forno a 180°C. 48


aromi scelti. Mescolare al latte le uova sbattute e versare il tutto nella pirofila. Cuocere in forno caldo a 180° per circa mezz’ora. Gli unici che non possono partecipare al banchetto sono gli intolleranti al latte, ecco allora una ricetta anche per loro. SFORMATO DI LENTICCHIE 3 tazze di brodo 1 tazza di lenticchie 2 tazze di farina di mais o di avena 1/4 di tazza di farina di soya 1/4 di tazza di olio 1 o 2 uova sbattute 1 spicchio di aglio 1/4 di tazza di salsa di pomodoro

Versare mescolando le lenticchie nel brodo bollente e cuocere per 20 minuti. Aggiungere la farina di soya e di quella di avena, lasciare a riposo per 10 minuti. Unire gli altri ingredienti e versare in una pirofila dai bordi alti coprire con la salsa di pomodoro. Cuocere in forno a 180° per circa mezz’ora. “Gli animali emettono versi come i poeti” Carlo Picca (piccacarlo@libero.it)


LA VIA DELLA TERRA

Feng Shui come intuito ed istinto di Maurizio Pelos

Ricordiamo che il termine cinese Feng Shui significa “vento-acqua” ed esprime il potere delle forze che scorrono nell’ambiente naturale. Il Feng Shui insegna a percepire e individuare i flussi nascosti di energia che percorrono la terra allo stesso modo dei meridiani lungo il corpo umano. Lo scopo del Feng Shui è quello di non turbare l’armonia della natura ed il suo equilibrio. La stessa armonia ed equilibrio noi la possiamo ricreare all’interno delle nostre abitazioni ma per far questo dobbiamo attivare la nostra capacità di percezione. Esistono diversi livelli di percezione che vengono guidati dal nostro istinto e dal nostro intuito. L’istinto è una qualità biologica. Noi siamo esseri “bio-logici”. Conserviamo sensazioni antiche, nella nostro ventre. Non è un pensiero, neanche una conoscenza, è qualcosa di profondo, di radicato dentro di noi. Un contatto con l’ara, con il chakra più basso: è l’istinto originale, l’istinto animale, sessuale, l’istinto di sopravvivenza. L’acqua è vita, il cibo è vita, tutto quello che ci circonda è vita. Noi sentiamo la vita ed il nostro istinto ci aiuta a percepirla. Se fossimo costretti a vivere alcuni giorni in un bosco saremmo in grado di sopravvivere mangiando quello che troviamo senza per questo ingoiare cose dannose pur non essendo esperti di botanica.

... percepire il modo in cui si viaggia è più importante dell’arrivare il più lontano possibile...

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i vuole attivare il Ch’i nella propria casa? Posizionare campane a vento nell’ingresso o nel portico. Si vuole riattivare il matrimonio e la felicità amorosa? Sistemare due candele o due cuori rossi nell’area sud ovest della camera da letto. Si vuole attirare la fortuna dell’abbondanza materiale? Collocare una sorgente d’acqua (una fontanella, un acquario) nell’area sud-est della casa. Si vuole dare la possibilità ai figli di ottenere buoni risultati negli studi? Usare e posizionare oggetti metallici nella zona ovest della casa. ... ma sarà vero che questi “rimedi Feng Shui” possano risolvere i problemi, cambiare la vita? Che sia sufficiente spostare qualche oggetto, porne un altro in qualche posizione strategica, per modificare alcuni aspetti dell’esistenza? Questo non é Feng Shui, o meglio ne è solo una minima parte. E’ forse solamente la parte conclusiva di un complesso sistema di analisi e interpretazione di flussi di energie e di elementi che compongono gli ambienti in cui viviamo quotidianamente. 50


LA VIA DELLA TERRA

Questo è l’istinto e, non a caso, è molto forte nei bambini e nelle donne. Anche in relazione al Feng Shui si può sentire qualcosa di molto profondo, attraverso i piedi, che sono il nostro più immediato contatto con la terra. L’energia che si sprigiona dalla terra, a contatto con le piante dei nostri piedi si incanala, attraverso i punti dell’agopuntura, in connessione con i reni fino ad arrivare a questi. Ed è per mezzo di essi che si può avvertire l’energia della terra e si è in grado, affinando l’istinto, di percepire se il terreno sotto i nostri piedi sia più sabbioso oppure argilloso, sciolto o compatto. I rabdomanti ascoltano l’energia che viene sviluppata dai corsi d’acqua sotterranei, dalle faglie (scorrimenti di strati geologici), dalle perturbazioni geomagnetiche (fasci e nodi di Hartmann e Curry). Non è nelle loro braccia, non è nella loro testa o nel cuore, tutto arriva dai piedi. L’istinto, infatti, è una conoscenza senza tempo, può essere illogica o senza nessuna causa razionale e solo quando viene “distratta” dalle informazioni ed inquinata dalle conoscenze

scolastiche, culturali, scientifiche, ecc., si trasforma in intuito. L’intuizione, invece, è più emozionale. E’ orientata ai nostri cinque sensi, vista, udito, tatto, olfatto e gusto, è regolata da forze celesti e non terrestri. Possiamo definire l’intuito come l’istinto che viene mediato dalla nostra mente e con entrambi si accede al mondo vibrazionale. Affinando, o meglio, riappropriandoci di queste abilità originarie saremo in grado di “sentire l’ambiente” che ci circonda. E’ bene quindi come prima cosa imparare a usare appieno i cinque sensi. Questi si riveleranno porte di livelli percettivi mai neppure immaginati: sono infatti l’uso che abitualmente si fa dei propri sensi e il modo in cui la mente inquadra e limita le informazioni che bloccano le percezioni sensoriali. Tuttavia, superati questi ostacoli, scopriremo che oltre la vista vi è la chiaroveggenza, e oltre l’udito e il tatto vi sono più alti livelli di percezione e sensitività. E, poichè nel mondo occidentale, la vista è bombardata da moltissimi stimoli che spesso la affaticano può quindi essere utile e salutare allargare la propria espe-


LA VIA DELLA TERRA

rienza visiva proprio in relazione all’arte del Feng Shui, con semplici esercizi da fare a casa. Aprite tutte le porte della vostra casaappartamento, quindi posizionatevi all’ingresso e osservate nel più assoluto silenzio quello che vi sta davanti. Il raggio d’azione visiva sarà di qualche metro, perchè pareti e mobilio vi impediranno di vedere oltre. Concentrate la vostra vista dapprima sulle cose più vicine, quindi guardate attraverso gli spazi lasciati liberi (non guardate i mobili e le suppellettili ma concentratevi sugli spazi attorno alle cose, come fosse un negativo fotografico). In questo modo diverrete coscienti di uno spazio più vasto, per intenderci di quello lasciato libero dalle suppellettili. Arriverete a percepire una seconda barriera di mobili e oggetti. Se ripetete ciò che avete fatto prima, cercando di intravedere ciò che esiste oltre gli spazi tra mobili, oggetti e porte aperte, anche questa barriera crollerà, aprendo la vista ad una realtà più vasta. Ripetete questo esercizio da diversi “punti di vista” della vostra casa, dalla cucina, dalla camera, da bagno ecc.. Eseguitelo lentamente, altrimenti si rischia di perdere il contatto con gli stadi intermedi, respirando profondamente e sempre solo in silenzio.

Consideratelo una sorta di meditazione. Concentrarsi sugli spazi vuoti e non su quelli pieni costituisce un modello per l’espansione della propria coscienza. Quando avrete sperimentato la vista su questi spazi più ampi, provate ad esercitarla su spazi più piccoli, concentrando la vostra attenzione su un campo visivo ristretto, oppure fatelo da “punti di vista” inusuali, da una scala ad esempio, dal pavimento, oppure sottosopra un po’ come facevamo da piccoli e guardavamo la nostra cameretta con la testa fra le gambe: era un mondo completamente diverso, il nostro mondo. Per quest’ultimo esercizio vi consiglio di tirare bene le tende alle finestre e accertarvi di essere soli in casa... sareste considerati certamente matti o comunque molto stravaganti dai vicini! Alla fine di questi esercizi, la vostra casa vi apparirà in modo completamente diverso, come non l’avete mai vista. Vi diverranno evidenti molti particolari che non si erano mai notati prima e vi stupirete di quanto ancora si possa scoprire. Se a questo punto chiuderete gli occhi, vi accorgerete di “sentire” la vostra casa.

Bibliografia consigliata: “Le energie positive degli Alberi” di Patrice Bouchard. 52



LA VIA INTERIORE

Fiabe, saggezza e magia di Piera Giacconi

Possibile, per continuare a chiedere l’insperato. Questo è tutto l’insegnamento delle fiabe. Il modo corretto di considerare il nostro quesito, è quindi di restituirlo a questa realtà totale, che include la potenzialità senza limiti. Ovvero, la risposta tanto cercata è già qui, solo un velo immaginario ci separa da essa. Imparare a considerare l’elemento assente come se fosse presente, significa apprendere a concepire la dimensione del miracolo e dipenderne. Solo l’infinito insito nella mia domanda potrà ricevere la risposta dal Tutto-Possibile: da infinito a infinito, questa è la chiave d’accesso alla potenzialità, la procedura concreta trasmessa dall’antico insegnamento delle fiabe. Affermare i nostri sogni anche quando tutto sembra perduto, continuare a credere anche se le circostanze sono avverse, è la saggezza trasmessa fin dalla notte dei secoli attraverso le fiabe, narrate di bocca in bocca, stagione dopo stagione in tutte le culture del pianeta. Esse non servono per addormentare i bambini, ma per risvegliare la coscienza dell’uomo e della donna che siamo. La fiaba ha come scopo quello di risvegliare la nostra struttura di verità, di metterla in movimento, di farcela percepire, in modo da porci all’unisono con essa e riordinare la nostra vita conformandoci alla verità. Esse rappresentano “la parola che guarisce” e ci parlano di quando il mondo era bambino. Si rivolgono alla struttura di verità infinita di cui siamo costituiti, facendo vibrare le

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ertamente vi è capitato di vivere un momento magico nella vostra esistenza. Uno di quegli istanti in cui le coincidenze si condensano e fanno sì che tutto si compia, come per grazia: gli ostacoli vengono superati, il nostro progetto si realizza con forza, le nostre iniziative si concatenano con leggerezza e chiarezza. Un momento in cui l’ispirazione giunge a vivificare la nostra vita, rendendo possibile un rinnovamento proprio là dove soffrivamo tanto. Allora proviamo riconoscenza per ciò che la vita ci ha donato, ma non sappiamo poi come ritrovare un simile slancio quando ne abbiamo nuovamente bisogno. Soprattutto nei momenti difficili. Ebbene, le fiabe ci ricordano che l’ispirazione è accessibile e si lascia trovare da chi la cerca. Ciò che caratterizza le fiabe è l’accesso immediato al cambiamento nell’istante creativo, attraverso l’incontro diretto con le risposte cercate. Le troviamo in una dimensione della realtà che ci è velata, a causa della limitatezza dei nostri pensieri condizionati e dalla chiusura del nostro cuore deluso. E’ questa realtà che le fiabe ci invitano a raggiungere, tagliando corto con le complicazioni del nostro spirito limitato. Ci accompagnano a concepire in volume, ovvero in forma multidimensionale, a porci nell’infinito dei possibili, in contatto con il Tutto54


LA VIA INTERIORE

nostre potenzialità innate. L’intimo di noi stessi si risveglia nello specchio della fiaba e si rianima nella risonanza con la visione libera e semplice, applicata sui contenuti dell’esistenza che tanto ci pesano. C’è un’identità tra noi e la fiaba: essa è la nostra storia messa in scena sotto forma metaforica. Il Re, l’Eroe, la Fata ed il Tutto-Possibile sono delle funzioni in noi che la fiaba riattiva attraverso degli esercizi pratici, grazie al metodo de “La Voce delle Fiabe”. E poiché segue il ritmo del pianeta, è un’opera stagionale. Durante l’inverno tutta la natura si raccoglie in se stessa. Anche noi, per fare il bilancio di com’è andato l’anno: quali propositi abbiamo portato a buon fine, quali nuove risorse abbiamo espresso nel quotidiano, quali arricchimenti interiori abbiamo ottenuto. E’ dunque il momento del Re - ovvero della funzione di giudizio superiore - che ci consente di valutare con saggezza cosa manca, di vitale, al regno che siamo. Il Re pensa i nostri desideri ponendoli nel volume illimitato dove si trovano tutte le risposte; suppone una posizione forte di fronte ad una situazione altrettanto avversa. Il Re rappresenta la nostra capacità di scegliere. All’appello del Re risponderà l’Eroe in noi,

avvero la funzione attiva di confronto con gli ostacoli. Nei tempi antichi, ci si sedeva la sera intorno al fuoco per ascoltare le gesta eroiche della tribù: tutte le generazioni erano presenti, il senso d’identità e di dignità venivano rinforzati. I bambini non hanno bisogno di spiegazioni per comprendere a livello mentale la fiaba: a loro essa parla direttamente al cuore, all’infinito di cui sono costituiti, ricordando che vivere è un percorso da eroi. Per attraversare boschi oscuri, incontrare giganti, orchi, streghe e demoni senza perdere di vista ciò che ci è più caro - la struttura di verità che li costituisce -, senza abbattersi di fronte alle difficoltà, ma considerarle un’opportunità per esprimere talenti e risorse nascosti. L’innocenza del nostro cuore bambino riconosce il codice di saggezza contenuto in questa trasmissione popolare, dove la potenza e la semplicità delle immagini ci consentono di operare contemporaneamente sul piano fisico, emozionale, mentale e spirituale, effettuando un lavoro reale e delicato di conoscenza e di trasformazione di sé , per riportare alla luce il tesoro nascosto che siamo e farlo brillare, affinché la vita sia. Dentro e fuori di noi.


LA VIA DELLE PIANTE

Il Ginepro fiore del letargo di Dario Blasich

la bella e calda stagione. Il pascolo appare come un tavolato spoglio e desolato, mentre la forte bora fa rotolare qualche pezzo disseccato di Calcatreppola ametistina tra le rupi, che spiccano come vere e proprie sculture di calcare. Tutto è tranquillo, si sente solo il fischiare del vento, tra i rami del Ginepro. Il Ginepro ama diffondersi nei prati più freschi e nei luoghi ove in passato pascolavano molti animali, che non alimentandosi di questa pianta, ne hanno favorito l’estensione insieme ad altre piante spinose come i Cardi. Il Ginepro era conosciuto già al tempo degli Egizi, presso i quali era adoperato come diuretico e diaforetico. Per queste sue proprietà e per le altre molteplici che gli venivano attribuite, il Ginepro era apprezzato come pianta medicinale dai più noti medici dell’antichità classica, medievale e rinascimentale. Nel Medioevo le foglie e i rami del Ginepro venivano bruciati per tenere lontano il Maligno. Insieme al legno di Faggio veniva usato per affumicare e conservare i prosciutti. I frutti servivano per preparare una tinta marrone.

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urante l’inverno la vita nel prato è in letargo, soprattutto nel Carso. I semi, i tuberi e i bulbi sono protetti dalla coltre di erbe secche, pronti ad aspettare i primi tepori primaverili per germogliare e farsi largo tra gli steli rinsecchitti della Carice minore. Il freddo e la riduzione della luce impediscono lo sviluppo delle piante. La grande maggioranza delle specie vegetali scompare fino alla primavera successiva. Durante gli inverni meno rigidi, dopo il periodo natalizio, però può spuntare qualche fiore dello Zafferano falso, che abbellisce i prati spogli. Le gemme invernali sui rami nudi dei cespugli e degli alberelli sono in attesa di germogliare. Anche la vita animale, influenzata dalle rigide temperature e dalla riduzione delle piante, è in riposo. Alcuni animali si adattano al rigore invernale, altri vanno in letargo, mentre gli uccelli migrano. Gli insetti invece muoiono o resistono allo stadio di pupe o in altre forme di quiescienza. Il prato d’inverno rivela ben poco della sua attività frenetica durante 56


LA VIA DELLE PIANTE

In medicina popolare veniva usato per proteggersi dalla peste, per curare i morsi di animale e come antidoto contro i veleni. In caso di emicrania si metteva una manciata di bacche di ginepro nel crine o nella lama del cuscino. Il Ginepro rientra nella composizione di molti preparati sia delle farmacopee ufficiali, sia della medicina popolare per curare le affezioni genito-urinarie, quelle delle vie respiratorie, gli stati uricemici e reumatici, le raccolte ascitiche e le tumefazioni edematose. Nella farmacopea erboristica britannica viene citato come rimedio per le cistiti e per i dolori reumatici. Era apprezzato anche come amaro tonico, infatti stimola la secrezione gastrica. Era usato pure per via esterna per le sue proprietà rubefacenti. In Etiopia i ramoscelli verdi di Juniperus procera, un albero di alto fusto, sono usati dagli indigeni in decotti contro l’amenorrea, le metriti, inoltre viene adoperato come diaforetico e diuretico. Il legno di Ginepro di colore rosso e profumo odoroso, si impiegava per suffumigi contro i dolori reumatici e per lavori d’intaglio. Con il legno del Ginepro di Virginia si fabbricano ancora oggi le matite di migliore qualità. Diffuso nell’ambiente, l’olio essenziale di Ginepro è un tonico ed energizzante psi-

chico, purifica la mente ed è utile nei momenti di paura e debolezza. Favorisce la meditazione e il raccoglimento. È riequilebrante ma leggermente eccitante, euforizzante. Ha un buon effetto antistress. È un ottimo nervino, particolarmente indicato negli stati ansiosi e nel sovraffaticamento mentale. Va usato negli stati caratterizzati da freddo, paura, tremore, debolezza e languore. L’essenza di Ginepro appartiene, nella scala dei profumi, alla nota di cuore. Quella estratta dai frutti è un liquido mobile trasparente o giallino, con fresco odore balsamico – dolce simile a trementina. Invece quella dagli aghi e dal legno è un liquido mobile trasparente o giallino, con odore dolce, fresco, legnoso – balsamico. L’olio essenziale di Ginepro si armonizza bene in miscela con vetiver, sandalo citrino, cedro, lentisco, muschio quercino, galbano, elemi, cipresso, salvia selarea, pino, lavanda, abete bianco, rosmarino,

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LA VIA DELLE PIANTE

no usato come nascondiglio quando erano stati inseguiti dai soldati di Roma. Il suo legno servirà poi per costruire la croce. Gli abitanti del Carso ne appendevano un ramo in casa e lo addobbavano a Natale, come simbolo di luce nell’inverno. Dopo il letargo invernale, da febbraio, il prato carsico comincia a coprirsi di fioriture variopinte ed appariscenti come lo Zafferano triestino, frequentissimo nei prati del Carso triestino, da non confondere con lo Zafferano maggiore (Crocus napolitanus), dal fiore più grande e diffuso nel Carso isontino. Nei luoghi erbosi e tra i cespugli fiorisce prima (febbraio) la Viola irta dai fiori violetti e poi (marzo) il Soldatino dai caratteristici fiorellini cerulei. In mezzo alle distese dell’umile Carice minore, o rossigna, sbocciano i fiori gialli della Fragola vellutina in luoghi rupestri e aridi. Da aprile dondola al venticello di primavera lo stupendo fiore dalle tonalità viola della Pulsatilla. Il Carso rappresenta una zona di passaggio tra la penisola balcanica, la regione mediterranea e l’Europa centrale sia dal punto di vista geografico che da quello climatico, influenzando così enormemente la flora. Il Carso isontino risente particolarmente l’influenza della zona mediterranea ed in più rispetto a quello triestino, dell’entroterra alpino. Si spiega così la presenza di piante come l’Elleboro profumato (Helleborus odorus) che si ibrida nel Carso con l’Elleboro verde (Helleborus multifidus subspc. istriacus), ai margini dei boschi e dello Zafferano maggiore nelle fresche doline.

benzoino, balsamo del Tolù, geranio e oli agrumati. È curioso notare come il Ginepro sia caratterizzato dal numero 3: 3 foglie, 3 bacche, 3 brattee, 3 semi e 3 sono gli organi beneficiati dalla sua azione terapeutica: fegato, rene e articolazioni. Al Ginepro è stato attribuito fin dall’antichità un ruolo di protezione contro malattie e miasmi, ma anche contro gli spiriti e le forze del male. Per questa ragione si piantavano i Ginepri vicino alle abitazioni, oppure si appendeva un ramo di Ginepro su tutte le porte di casa, per tenere lontano streghe e spiriti malvagi. Nella tradizione cristiana il Ginepro è considerato benedetto dalla Madonna, perché aveva aperto i suoi rami alla Vergine e a Gesù bambino, che l’aveva-

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LA VIA DELLE PIANTE

“Il fiore dell’inverno” Dorme l’Inverno a fondo, freddo, grigio e bagnato: ormai l’intero mondo di ogni vita è spogliato. No, aspetta, non è morto! Guarda, si sveglierà! Non vedi che è risorto un Fiore, là? Dario Blasich In questo periodo avviene il ripasso degli uccelli che rientrano dai siti di svernamento. Alcune specie si fermano sul Carso, altre sostano solo alcuni giorni, il tempo di alimentarsi con larve o con i primi insetti che il tiepido sole primaverile ha risvegliato, per riprendere poi il viaggio verso gli abituali luoghi di nidificazione.

Testo, notizie, disegni e foto sono tratti dai libri: “Il Prato” di Dario Blasich e Alfio Scarpa; “Erbe per la salute” di Dario Blasich e Alfio Scarpa; “Sentimento dell’acqua” di Maurizio Martinelli. Per informazioni: Dario Blasich tel. 0481/475545 - 0481/411658.


SOLIDARIETÀ

Il Sole dei bambini

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Sanità: pozzi, dispensari di medicine e, da quest’anno, “L’ambulanza su due ruote”, un motociclo dotato di lettiga in grado di viaggiare agevolmente attraverso le “strade” dell’entroterra Burkinabé. Istruzione: ristrutturazione e costruzione di edifici scolastici in Burkina Faso ed India. Corsi di formazione professionale per persone a bassissimo reddito in Etiopia Il Planinverso “Ribaltiamo il mondo”: ciò che per qualcuno è realtà, potrebbe non esserlo per qualcun altro. La carta “Ribaltiamo il Mondo” è ruotata di 180°. Essa non vuole entrare nel merito della cartografia; vuole presentare una realtà oggettiva ma diversa da quella a cui siamo abituati. Cartina: 12 euro. Maglietta (vari colori): 16 euro.

l Sole Onlus nasce nel 1997 a Como come associazione apartitica, laica e senza fini di lucro per iniziativa di un gruppo di persone particolarmente sensibili ai problemi dell’infanzia e di comprovata esperienza nel settore, con l’obiettivo prioritario di garantire ai bambini, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, uguaglianza di diritti, opportunità e dignità. Il Sole opera in India, Etiopia, Burkina Faso, Ghana. In cinque anni di attività ha realizzato 1500 adozioni a distanza. Il Sole investe in risorse umane: non fa beneficenza. Tutti gli interventi sono mirati ad innescare catene di sviluppo socio-economico. Il Sole tutela tutti i bambini, di qualsiasi religione o etnia essi siano. Si affianca alle culture dei paesi in cui “investe”, amandone la storia, la gente ma soprattutto l’infanzia. Non vi è proprio personale all’estero perché vengono attivate risorse già esistenti. Fiori che rinascono: centro consultorio per bambine vittime di stupro in Etiopia un progetto che non ha precedenti in Africa e si occupa delle piccole dal punto di vista sanitario, psicologico e di reinserimento sociale. Nel maggio del 2003 il centro ha in carico 120 bambine (delle quali 10 madri in seguito alla violenza). Aiuta 120 famiglie a superare il trauma ed il senso di vergogna ad esso legato, portando la consapevolezza che la violenza sui bambini è un crimine! Microcredito: prestiti senza interessi per avviare attività economiche per persone a bassissimo reddito.

Il Sole. Assoc. per la cooperazione internazionale e le adozioni a distanza Onlus. Via Mentana 15, 22100 Como. Tel 031/275065. c/c postale n° 11751229 intestato a “Il Sole Onlus”. www.ilsole.org. 60


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LA VIA DELLA SCIENZA

Inquinare il corpo di Elena Rojac

Poiché all’interno di tutti gli organismi viventi esistono campi e correnti elettriche di natura endogena che hanno una funzione basilare sui meccanismi biologici a controllo fisiologico. Il modo in cui le onde elettromagnetiche ripercuotono i sistemi biologici è determinato in parte dall’intensità del campo e in parte dalla quantità di energia di ogni pacchetto. Alcuni rapporti scientifici hanno spinto, negli ultimi anni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad avviare un progetto internazionale sui campi elettromagnetici per valutare gli effetti sanitari ed ambientali da esposizione di campi elettrici e magnetici statici e variabili nell’intervallo di frequenze 0-300 GHz. Ossia le linee elettriche a frequenze industriali, e di trasporto e distribuzione di energia, apparecchiature elettrodomestiche, cablaggi dentro casa e strumentazioni elettriche dentro gli ambienti di lavoro. In questa situazione di basse frequenze, il campo elettrico e magnetico costituiscono due entità fisiche ben distinte e nel caso degli elettrodomestici i campi possono essere molto elevati nelle vicinanze della fonte e poi decrescere rapidamente con la distanza. L’intensità dei campi generati, invece, da elettrodotti ad alte tensioni dipende da molti fattori tra cui la tensione di esercizio e l’intensità della corrente che scorre sulla linea. Quindi, dal momento che il corpo

L’influenza dell’elettromagnetismo nella quotidianità

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ol termine Elettrosmog ci riferiamo all’eccesso di campi elettromagnetici prodotti artificialmente dall’uomo che si sommano al campo di origine naturale, ossia di fondo: quale componente geomagnetica, radiazione elettromagnetica a radio-frequenze e microonde generate dall’emissione del sole e dalle galassie. Un qualsiasi campo e.m. si può considerare come un pacchetto di energia che si propaga nello spazio in forma di onda e.m. L’energia di ogni pacchetto è direttamente proporzionale alla frequenza dell’onda. A seconda della loro energia le onde elettromagnetiche si possono classificare in radiazioni ionizzanti e radiazioni non ionizzanti. Le NIR (radiazioni non ionizzanti) che rappresentano quella parte dello spettro in cui l’energia è troppo bassa per rompere i legami atomici, comprendono gli ultravioletti, la luce visibile, gli IR (radiazioni ionizzanti), campi di radio frequenze e micro onde, gli ELF (frequenze a bassa emissione) e i campi elettrici e magnetici statici. Grazie a questo eccesso di radiazioni creiamo l’alterazione delle condizioni biologiche sugli esseri umani animali e vegetali.

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li con modificazioni delle membrane cellulari (effetti genetici di crescita e sviluppo). Il campo elettrico invece, induce forze elettromagnetiche nel corpo conduttore esposto dando origine alla circolazione di corrente che si localizza principalmente nelle zone prossime alla superficie esterna del corpo. I campi elettromagnetici a radiofrequenza e micro onde compresi nell’intervallo tra 30-300GHz, comprendono invece i telefoni cellulari, babyphone, PC e forno microonde, trasmittenti radiotelevisive, antenne per la telefonia cellulare e radar. Le differenti intensità del campo rendono il suo comportamento diverso nella sua interazione con i sistemi biologici ed eventuali effetti sanitari che ne possono seguire. Per effetto biologico s’intende una variazione fisiologica naturale da esposizione

umano è una macchina elettrochimica ad attività elettrica, dove i campi elettromagnetici determinano una serie di modificazioni biochimiche e strutturali dentro la cellula biologica, la distanza diventa un parametro fondamentale nel tenere sotto controllo l’intensità del campo. Per ciò che concerne le interazioni biologiche in riferimento al campo magnetico, nel ’79 lo studioso statunitense Leeper e la sua collaboratrice Wertheimer segnalalarono una correlazione tra leucemia e abitazioni adiacenti alle linee di distribuzione dell’elettricità. Nel ’96 gli Stati Uniti hanno confermato un rischio cancerogeno associato a campi magnetici di 60 Hz. Oltre a questo, diversi ricercatori hanno segnalato che questi campi possono sopprimere la secrezione della melatonina, favorire malattie neurologiche e comportamenta-

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a campi elettromagnetici. Invece per effetto dannoso alla salute s’intende quell’effetto biologico che l’organismo non può più compensare. Gli effetti biologici acuti da esposizione a radiazioni non ionizzantisi si possono così suddividere: 1) al di sopra di circa 1 MHz di frequenza, dove l’esposizione provoca soprattutto riscaldamento indotto nel corpo, che da luogo ad un innalzamento di temperatura nei tessuti e diverse conseguenze fisiologiche legate alla termoregolazione 2) campi RadioFrequenza al di sotto di circa 1 MHz , troppo deboli per riscaldare, inducono invece alcune correnti e campi elettrici nei tessuti, interferendo con la funzionalità fisiologica di trasporto dell’informazione nel corpo, con perturbazioni della percezione sensoriale (allucinazioni ottiche) e disturbi di motilità muscolare e cardiaca (contrazioni muscolari involontarie). Negli effetti biologici cronici delle NIR (radiazioni non ionizzanti) la situazione è invece molto diversa. Qui gli effetti si manifesteranno dopo diversi anni, a differenza degli effetti acuti, che si attenuano con l’allontanamento della sorgente irradiante l’individuo e non su tutti gli individui esposti. La prima ricerca italiana che ha correlato un elevato tasso di sviluppo di linfomi a esposizione di radiofrequenze, in ratti geneticamente modificati (!!!), è iniziata nel ’97 con implicazioni sanitarie non ancora chiare. Interessanti sono le ricerche estere come quella di Lubecca, che ha correlato la telefonia digitale ad un aumento di correnti cerebrali a contatto col cellulare dopo 15 minuti, evidenziato da diversi

picchi di elettroencefalogramma. Questi picchi perduravano fino a 24 ore dopo lo spegnimento del cellulare, con una reazione immunitaria scesa fino al 90%. Ora anche la letteratura scientifica internazionale ha dimostrato che i livelli di rischio per esposizione a lungo termine possono essere notevoli. Si auspica pertanto che gli individui interessati, anche in forma coattiva, da nuove installazioni di antenne nelle immediate vicinanze abitative, siano più consapevoli dei rischi sulla propria salute evitando di dare il proprio assenso, fino a chiari provvedimenti che individuino una migliore qualità di vita.

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