BioGuida 35 - Inverno 2011/12

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INVERNO 2011-2012

N. 35 Trimestrale di ricerca olistica e 2,90

ITINERARI DELLO SPIRITO

CAMBIARE VISIONE



Nel cielo brilla una nuova stella. Buon viaggio mamma.

BioGuida

ITINERARI DELLO SPIRITO n° 35 inverno 2011-2012 Trimestrale di approfondimento e ricerca olistica. Aut. Reg. Tribunale di Trieste n° 1067 del 26/03/03

14 dicembre 2011

in questo numero

Testata iscritta al ROC n.16994. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 CNS TS

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La stagione dello spirito Il cerchio della vita

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La diagnostica visuale di Hicketien

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La via delle stelle: Il ciclo delle Case

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I luoghi della BioGuida

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La via degli animali: L’effetto placebo e la forza di auto-guarigione

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Parole e musica: 12

Intervista a Maurizio Grondona Recensioni CD

I luoghi:

Direttore responsabile: Pierpaolo Bon

L’iride e i suoi tre cerchi

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Stampa: Mosetti Grafiche, Trieste.

Coordinamento di redazione: Mari Valentini

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Nessun limite al respiro

Impaginazione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste

La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente autorizzato. L’editore si mette a disposizione degli autori delle cui opere non sia stato possibile risalire alla fonte. I diritti di immagini e loghi pubblicitari sono forniti dai clienti dietro loro autorizzazione e responsabilità.

La via della scienza:

La via interiore:

40-42

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Recensioni libri ............................................

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I nomi di questo numero: Elisabetta Conti, antropologa, iridologa. Marinella Camera, naturopata. Manuela Gatti, consulente in bio architettura. Gianluigi Giacconi, psicologo. Francesco Giordano, critico ed esperto musicale. Roberta Giurissevich, astrologa.

Gli incontri:

La via della terra:

Rodolfo Carone, Gendai Reiki Italia.

Feng Shui

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Il suono dell’universo 28

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Il mondo oltre un vestito

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Rosalba Matarrese, giornalista. Andrea Sergiampietri, medico veterinario, omeopata. Nadia Sinicco, psichiatra, psicoterapaeuta. Francesca Tuzzi, Gendai Reiki Italia. Disegni e immagini: Cristina Bernazzani, Manuela Frisone, Moreno Tomasetig, Quing Yue (quando non diversamente specificato)

In copertina: “Soffice” di Sabrina Degrassi

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EDITORIALE

L’anima e il tempo N

on vi è parola o dimensione dell’essere più familiare, e vicina a noi, del tempo. L’esistenza di tutti gli uomini, di ogni fase della storia e della vita, di ogni cultura e civiltà, ne è intessuta e vi si intreccia fin dal nostro apparire sulla scena del mondo, fin dal nostro primo respiro e vagito, fin da quando ne siamo solo partecipi e non ancòra consapevoli. Nella nostra tradizione di pensiero il tempo è stato continuo oggetto d’indagine ed attenzione, con prospettive di sorprendente coincidenza con le culture d’Oriente. Nel libro XI delle Confessioni di Agostino, il

ràdica allora il tempo nel distendersi dell’anima in tre direzioni, nel passato come memoria, nel presente come attenzione e nel futuro come attesa. “Senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe il tempo presente” - egli scrive. Per il grande padre della Chiesa latina occidentale non basta che qualcosa ci salvi dal tempo, perché è tutta la vita degli individui, non solo quella intellettuale, ma la vita delle passioni e dei sensi, che deve oltrepassare il tempo e trovare

dei giorni” che costituisce il nostro percorso esistenziale, di decisione in decisione. Una questione di grande fascino nel pensiero di Agostino è, infatti, quello per cui ciò che ci fa individui non è l’intelligenza ma la nostra volontà, facoltà da cui dipendono l’affettività, l’amore, l’intenzione di essere e vivere nel mondo. E’ quell’amor ordinatus che orienta tutte le creature, fatte di carne, mente e spirito, nel loro slancio verso il divino, verso lo spirito dell’universo. Ogni creatura è una scintilla di Dio, uno specchio dell’intero e conserva la stessa dignità e profondità dell’Uno ori-

filosofo che per primo ha assunto l’esistenza di un uomo in carne ed ossa come base sperimentale del pensiero, dopo aver analizzato il rapporto tra Dio, cose create e tempo, viene posta la questione della sua realtà, che nell’incessante fluire, appare priva di stabilità e consistenza, dissolvendosi nel “non essere più” e nel “non ancòra”. Sembra una nozione ovvia, perché nel nostro linguaggio comune e quotidiano lo presupponiamo continuamente, ma così non è, perché nel porci la domanda “che cos’è il tempo?” questo concetto appare tutt’altro che ovvio. Agostino

la sua dimensione di salvezza. Non a caso, il labirinto interiore dell’inquietudine dell’uomo e il suo anelito alla beatitudine sono le due note fondamentali del capolavoro agostiniano. Come concepire Dio e come concepire l’Io sono idee connesse l’una all’altra, nell’orizzonte della nostra finitudine e responsabilità. Ogni momento del tempo e del nostro tempo, per Agostino, ci richiama alla scelta tra l’essere e il non essere, tra l’eterno e il finito. E’ tra la vita e la morte che realizziamo continuamente la nostra avventura terrena, l’idea del volere, della nostra individualità, il “filo

ginario. Con una bella immagine platonica, Agostino ridefinisce il tempo come un’icona “mobile” dell’eternità e l’essere come un avvenire partecipe delle creature e della natura, a cui si associa l’idea del tempo come vissuto, come dimensione della temporalità, continuamente divisa e oscillante tra l’abisso dell’angoscia e l’abisso della felicità, che fende continuamente l’anima umana tra il bene e il male. L’eternità è un attimo di sé stessa, è trasformazione della sua spiritualità in divenire. Mari Valentini marivalentini@libero.it

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LA VIA INTERIORE

La stagione dello spirito di Nadia Sinicco (psichiatra, psicoterapaeuta, esperta in tecniche di rilassamento)

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e ad un gruppo di persone si chiede se preferiscano l’estate o l’inverno, la risposta è quasi scontata: la maggior parte risponderà che ama la stagione calda, con le sue giornate di lunghissima luce, con il sole che scalda ed imbrunisce la pelle. Solo pochi oseranno dire di preferire l’inverno, con la sua oscurità, le nebbie che rendono il visibile meno certo ed il freddo che invita al chiuso tepore della propria casa. Dal punto di vista simbolico queste due stagioni sono come le due facce della luna: quella visibile, l’estate ed in senso più lato, riferita alla vita, l’epoca ricca della maturità, che seppur variabile nelle sue fasi, comunque mostra la sua luce a rischiarare la notte ed allude all’inevitabilità che dopo un tratto di oscurità tornerà il chiarore dell’alba e l’altra, la faccia oscura, l’inverno e la stagione esistenziale della vecchiaia, con le sue incognite ed i fantasmi di solitudine e decadimento che da sempre aggrediscono e inquietano in cuore dell’uomo. Eppure l’inverno, con i suoi crepuscoli precoci, con la brina che imbianca i campi e ingioiella i rami degli alberi, con le castagne cotte sul focolare e gustate alla luce del fuoco in compagnia di un libro che cattura i sogni, l’inverno è la stagione dell’io “profondo”, di quella parte dell’anima che rifugge la luce accecante del sole ma che fa capolino nell’alone riposante di una piccola lampada da tavolo, nel silenzio non rotto dal cicaleccio di voci estive ma piuttosto cullato dal rumore della pioggia contro i vetri. L’io “profondo” vive nella caverna del nostro inconscio e non gli sono congeniali la folla, la musica assordante dei bar a cielo aperto, l’iperattività, peraltro a volte fisiologica, dell’estate e della giovinezza, ma sono piuttosto di suo gradimento la solitudine, scelta come momento di concentrazione su se stessi, il guardarsi dentro non distratti da altro suono se non dal proprio respiro che scandisce il

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tempo ed il luogo del proprio ritrovarsi, riconoscersi, ri-amarsi. Marcela Serrano nel suo bellissimo libro “Dieci donne”, attraverso una delle protagoniste, così parla dell’inverno: “…Da allora mi sono affezionata all’inverno, perché sento che è vero, non come l’estate che vola via e sembra così divertente e allegra, ma non lo è, perché il sole è sempre di corsa e lascia tutti con l’amaro in bocca. L’inverno non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante, perché una si raggomitola su se stessa e si protegge e osserva e riflette, e credo che soltanto

in questa stagione si possa pensare per davvero…” L’inverno è il tempo in cui Cerridwen, la dea Celtica di questa stagione, accende il fuoco nella sua caverna, appende il calderone alla trave e crea i mistici infusi della vita e della morte. Perchè nel buio dell’inverno la vita, come oggigiorno la conosciamo, con i suoi ritmi furibondi ed il correre incessante, come per fuggire da qualche cosa che ci insegue e che, inutilmente, cerchiamo di seminare, questa vita rallenta e come un cuore a riposo dopo uno sforzo intenso, acquista un ritmo calmo che prelude


il sonno. Ma in questa nostra società dove il giorno può essere artificialmente allungato ad oltranza, il sonno, la quiete, l’inattività scelta e non obbligata, alludono ad un’altra immagine non amata e costantemente esorcizzata: quella della morte. E’ risaputo in psichiatria come i pazienti depressi vivano i momenti peggiori al risveglio, migliorino con il trascorrere della giornata e trovino, all’interno della loro sofferenza, una piccola tregua nelle ore buie della sera e nell’abbandonarsi al sonno. Sicuramente questa crepuscolarità deve essere interpretata come un segno di difficoltà ad affrontare la vita e la sua dinamicità ma, mi chiedo, quanto non comprendiamo la necessità per queste persone di abbandonarsi al letargo dei sensi e della mente vissuto come balsamo per le loro ferite? Quando i ritmi di vita erano diversi, quando gli esseri umani vivevano ancora in una dimensione comunitaria e c’era sempre qualcuno disposto a prendersi cura di chi, per uno spazio di esistenza, aveva bisogno di lasciare il timone ed andare alla deriva, il ritirarsi, lo stare nella tana tiepida del letto, l’inoperosità, non spaventavano nessuno. Qualcuno entrava in punta di piedi nella tua camera, lasciava una tazza di brodo caldo sul tuo comodino e magari

una mela rossa o una rametto di edera in un bicchiere, forse passava una mano leggera ma carezzevole sulla tua fronte e sistemava una coperta sui tuoi piedi perchè stessi bene al caldo, ma sapeva tacere, non ti pressava con domande e non ti dava risposte non richieste. Un tempo, quanto il ritmo delle stagioni era chiaro, si sapeva che al sonno dell’inverno, inevitabilmente, seguiva un nuovo risveglio, lo splendore della primavera, al quale né la natura né gli uomini possono sottrarsi. Cerridwen è la nonna che cucina le dolci castagne nel suo sacro calderone, è la donna nel suo femminile invernale, apparentemente spoglio ed addormentato ma che, in realtà, cova sotto la coltre nevosa un seme foriero di una nuova, consapevole, esplosione vitale. Lei è la depositaria dei segreti della natura e dell’animo umano perchè, da tempo immemorabile, nel suo antro rischiarato dal fuoco della conoscenza, accoglie il dolore e la gioia, l’amore e l’odio, la memoria e l’oblio e combinandoli da abile alchimista

qual’è, crea filtri che trasformano la morte in vita e che rendono dolce il passaggio dalla vita alla morte. Forse dovremmo amare di più l’inverno, dovremmo accoglierlo come un sacro canto alla pace della mente e del cuore, assaporarlo e lasciarlo sciogliere in bocca come miele profumato di pino e di eucalipto, perchè prepari la nostra gola alla canzone della primavera che verrà.

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LA VIA INTERIORE

IL CERCHIO DELLA VITA: molte voci per la stessa canzone

di Rodolfo Carone e Francesca Tuzzi (Gendai Reiki Italia)

Il nostro problema collettivo è un problema di identità, di chi pensiamo di essere.

“Con la coscienza che siamo un’unità chiamata umanità, dove possiamo andare tutti assieme, mettendo in coerenza i nostri cuori e le nostre menti, in un intento comune di armonia e pace?”

Il nostro corpo è un esempio perfetto di comunità globale: ognuno di noi si considera una singola entità, dimenticando forse che siamo composti da miliardi di cellule, ognuna con la sua vita individuale. Ogni singola cellula infatti potrebbe essere paragonata ad un essere umano in miniatura, con il suo “sistema nervoso”, il suo

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uesta domanda non è certo nuova, né forse originale, ma di certo provare a dare una risposta è ancora, e sempre di più, un imperativo per tutti noi. Siamo davvero convinti che dal tipo di risposta che verrà data, decideremo quale futuro e quale mondo lasceremo a chi verrà dopo di noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti? Di ciò che ci differenzia gli uni dagli altri siamo perfettamente a conoscenza: siamo perennemente in contatto con una realtà di divisione, tra popoli, stati, razze, ceti sociali, religioni, filosofie, educazione ecc… Eppure, siamo tutti parte di un unico corpo, un’unica umanità, abbiamo sogni, bisogni e desideri comuni, siamo tutti alla ricerca di una personale felicità e, se ci prendiamo il giusto tempo e il giusto atteggiamento per farlo, potremmo molto facilmente constatare che sono di gran lunga molti di più i punti che abbiamo in comune che non quelli che all’apparenza ci separano. Abbiamo tutti bisogno di realizzare noi stessi e di sentirci amati, abbiamo bisogno di essere in connessione con la vita, di aprire una comunicazione appagante con essa. Questi aspetti ci uniscono tutti, in m o d o t ra s ve r s a l e , d a s e m p r e . L’umanità è una, ma soffre di “personalità multipla”; è una, ma pensa di essere “tante”. 6

“sistema riproduttivo”, il suo “sistema di eliminazione” ecc… Di fatto siamo un consorzio di tante vite che ci compongono, ci pensiamo come un “noi”, ma “noi” è un composto di miliardi di differenti esistenze, la somma di tutte e quel “qualcosa in più” che definiamo “noi”, appunto. Neppure se potesse farlo, una singola cellula potrebbe soltanto immaginare quello che noi definiamo un essere umano. Ciò che tutte assieme creano è qualcosa che và aldilà delle singole capacità di ognuna. Potremmo davvero per un attimo chiudere gli occhi e riflettere su questo punto: ciò che definisco me stesso è una forma dove tante vite si combinano tra loro, nascono e muoiono. Ciò che definisco me stesso, è letteralmen-

te una forma, attraversata dalla vita. Esattamente come l’umanità: un’unità attraversata da tutte le nostre vite. Noi siamo cellule di questa unità e, come accade nel corpo umano, quando le cellule dimenticano di essere connesse le une alle altre, quando perdono la comunicazione armoniosa tra esse e con l’unità, si viene a creare ciò che chiamiamo tumore o malattia. La comunicazione è guarigione. Quando le parti comunicano in modo proficuo tra di esse, abbiamo come risposta una relazione armoniosa, sia se parliamo di cellule, che di persone, coppie, amici o nazioni. La comunicazione è la guaritrice della divisione. Le differenze tra noi sono una ricchezza da valorizzare. Tornando all’esempio del corpo umano, dentro di noi ci sono cellule epatiche, cardiache, nervose, tutte diverse, ognuna all’interno della sua comunità ma tutte predisposte ad un movimento verso il bene collettivo. Non dobbiamo fonderci in un’unica idea, un unico credo, un unico sistema o tradizione, ma condividere ciò che ci unisce, entrare in comunicazione con noi stessi, con gli altri e con la vita. Ognuno nella sua splendida diversità, con la coscienza di far parte di questa unità chiamata umanità. Carlos Barrios, il grande studioso della tradizione Maya, nonchè profondo conoscitore della tradizione dei calendari antichi e delle loro profezie, afferma: “Viviamo in un mondo di polarità, giorno e notte, uomo e donna, positivo e negativo. Luce ed oscurità hanno bisogno l’una dell’altra, rappresentano un equilibrio. In questo periodo specifico il lato oscuro è assai forte ed i suoi rappresentanti mantengono saldamente la propria visione, priorità e gerarchia. Dal lato della luce tutti pensano di essere i più importanti,


che le loro visuali o quelle dei loro gruppi siano la chiave, c’è competizione, divisione, dispersione ed assenza di un unico obiettivo. Sviluppatevi secondo la vostra tradizione e date ascolto al cuore, ma ricordate di rispettare le diversità e di perseguire l’unità.” Queste parole sono perfette per riassumere dei concetti molto importanti. Tante persone lavorano e si adoperano per lo sviluppo della coscienza, ognuno con le sue tecniche, conoscenze, credo e filosofia, ma troppo spesso ognuno lo fa separatamente,

in piccoli gruppi, sovente in antagonismo con gli altri, deprezzandosi vicendevolmente e indebolendo inevitabilmente i messaggi veicolati. Ognuno pensa che non sia compito suo, che stia già facendo abbastanza, meglio di tanti altri, o perlomeno che l’importante è pensare a se stessi e alla propria famiglia. Questa visione ci accompagna almeno da quando i libri di storia iniziano a raccontarci le nostre origini, e il risultato è facilmente constatabile sui giornali o le TV, e osservando i cicli e i ricicli che accompagnano le vicende dell’umanità, troppo spesso intrise di crisi, guerre, violenze e soprusi perpetuati gli uni verso gli altri. Se non siamo disposti a cambiare niente di ciò che facciamo di solito, di pensarci in modo diverso di come facciamo quotidianamente, la risposta non può essere diversa da quella che vediamo ogni giorno davanti ai nostri occhi.

Pensare alla propria famiglia, vuol dire pensare di creare un ambiente armonioso dove poter prosperare, dove tutti stiano bene, dentro e fuori. Pensare di poter essere divisi dagli altri invece è come pensare che, all’interno del nostro corpo, ogni organo lavori per sé senza curarsi dell’equilibrio dell’intero organismo. Se accettiamo questa visione parziale di noi stessi e delle nostre relazioni, continueremo a partecipare alla malattia della nostra società e tutti, alla lunga, ci troveremo davanti alle sue conseguenze. Come cita in maniera evocativa e diretta il titolo di una canzone dei “Manic Street Preachers”: “Se tolleri questo, i tuoi bambini saranno i prossimi”. Appunto. Possiamo cominciare a rispondere a nuove domande, più interessanti di quelle che ci siamo posti finora, possiamo veramente guardarci e muoverci per quello che siamo, un “consorzio di vite” accomunate da un medesimo destino, una medesima forma che, se cosciente di questo, può realizzare e pensare ciò che è stato impensabile e inimmaginabile finora. La coscienza è una, indicata da tante dita, questo è uno degli

insegnamenti comuni a tante culture, (da quella aborigena a quella nativo americana, da quella hawaiana a quella andina). Il problema di tanti praticanti delle svariate vie e percorsi personali, è quello di pensare che le dita siano la coscienza. E che il proprio dito sia quello più importante, associandoci al concetto di Carlos Barrios: “se, per un attimo, alziamo lo sguardo dalle nostre dita e intrecciamo le mani connettendoci assieme, allora potremo rispondere davvero alla domanda iniziale, o perlomeno provare a farlo”. Tante iniziative e tanti studi recenti si muovono in questa direzione: siamo all’inizio di questo percorso e siamo ancora dei pionieri in questo ambito, ma di certo è la strada da percorrere se vogliamo lasciare questo mondo un pò meglio di come l’abbiamo trovato per chi verrà dopo di noi, seguendo un agire naturale e cosciente. Lo scorso ottobre, abbiamo avuto la fortuna di organizzare e partecipa-

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LA VIA INTERIORE

re ad un esperimento durante l’evento “Circle of Life” tenutosi a Trieste, in collaborazione con il famoso fisico russo Konstantin Korotkov. Egli ha sviluppato un’apparecchiatura in grado di visualizzare la distribuzione del campo energetico delle persone e di qualsiasi altra cosa, compresi metalli, sassi, piante, acqua, ecc… Oltre ad evidenziare questo campo, il suo strumento (il GDV) riesce a monitorare ed evidenziare l’influenza che le persone e l’ambiente esterno possono avere su esso. In altri termini, nel caso specifico, abbiamo monitorato per circa tre ore una bottiglia d’acqua e il rispettivo campo energetico. Durante questo tempo, nella sala del convegno dove si teneva l’evento, sono state svolte attività varie, tra cui un canto armonico collettivo con Albert Rabenstein, e pratiche guidate di vario tipo, tutte volte a creare un ambiente “armonico”. Ma, come si è reso evidente in un grafico mostrato in sala successivamente, il momento in cui il dottor Korotkov ha evidenziato una maggior influenza sul campo energetico dell’acqua, rendendolo più intenso, è stato quando ogni persona in sala, per appena qualche minuto, ha mandato all’acqua un’intenzione di amore, armonia o guarigione, seguendo la propria rispettiva pratica. Non sappiamo quanti esperimenti siano stati fatti in sala con tutti i partecipanti a lavorare assieme e misurandone i risultati, ma di certo non è pratica comune, ed è stato emozionante. Il vero successo di questo esperimento è stato che il risultato maggiore, è avvenuto con il lavoro e la partecipazione di tutti i presenti, ognuno seguendo le proprie pratiche, non livellandole ad un’unica e migliore rispetto alle altre, ma connettendole e indirizzandole in uno scopo comune. Ed era esattamente ciò di cui eravamo convinti, ciò che tenevamo ad evidenziare,quello che i relatori stessi presenti all’evento, rappresentanti 8

di tradizioni antiche o esponenti di scienze moderne ci hanno ribadito: Il cerchio della vita ha molte voci, che cantano la stessa canzone, interpretandola e arricchendola con i propri differenti colori. Non sappiamo di certo che significato possa realmente avere questo esperimento, e la portata di altri esperimenti del genere. Possiamo tuttavia incominciare ad avvicinarci ad una comprensione diversa sull’ impatto che abbiamo sul nostro mondo, come singoli individui e come collettività. Se tutte le persone che praticano tecniche quali reiki, yoga, pranic healing, reconnection, shiatsu, sciamanesimo hawaia-

Connessioni al Cerchio della Vita nel 2012: Domenica 29 gennaio Domenica 26 febbraio Domenica 25 marzo Domenica 29 aprile Domenica 27 maggio Domenica 24 giugno Domenica 29 luglio Domenica 26 agosto Domenica 30 settembre Domenica 28 ottobre Domenica 25 novembre Domenica 30 dicembre Ovunque, dalle 17.00 alle 18.00, ora locale.

no, percorsi dei nativi americani, andini ecc… ma anche quelle che non seguono nessuna di queste pratiche o vie, e semplicemente ricercano la bellezza nella propria vita, trovassero un “focus” comune (“camminando le proprie parole” come direbbero i nativi americani), allora forse vedremmo un maggior equilibrio tra la luce e l’oscurità (come dicono i maya), o potremmo incominciare a cambiare il sogno di questo pianeta (secondo la visione tolteca). Questa visione ha unito le diverse realtà che hanno partecipato all’evento, l’intento ora è quello di ampliare le connessioni, e renderle pratiche, ed è per questo che abbiamo indicato delle date, concordate con tutti i gruppi che hanno aderito al nostro progetto, in Italia e nel mondo, dal Giappone all’Australia, dal Perù alle Hawaii, dove unire i nostri intenti in una direzione comune, per rafforzare il legame, e lavorare assieme. L’ultima domenica di ogni mese, dalle 17 alle 18, ognuno a suo modo con la modalità con cui si trova a proprio agio, manderà un intento di amore, armonia, guarigione al cerchio ideale che ci connette tutti e, in particolare, alle acque di Fukushima, l’area del Giappone che recentemente è stata compromessa dalle radiazioni. Questo per almeno sei mesi. Il dottor Masaru Emoto, famoso per il suo spettacolare lavoro sulla memoria dell’acqua, ha reagito in maniera entusiasta a questo progetto e si è detto disponibile a rilevare dei campioni delle acque di Fukushima, prima e dopo questo periodo in cui si effettueranno le connessioni al cerchio della vita, in modo da poter vedere eventualmente i risultati del lavoro collettivo attraverso le sue foto dei cristalli d’acqua ottenuti con questi campioni. Interessati a questo esperimento si sono detti sono anche i membri dell’Heart Math Institute, ideatori del progetto “Global Coherence”, che


studiano da anni, con una vasta documentazione e in maniera rigorosamente scientifica e su scala mondiale, gli effetti della coscienza coerente e globale sul nostro pianeta. Il loro è un lavoro illuminante da condividere e appoggiare completamente. Sarà un’altra occasione per creare connessioni tra le persone. Se si espande il concetto iniziale per cui noi siamo tutti “cellule di un unico corpo”, chiamato umanità, al nostro pianeta, allora potremmo dire che le piante e gli alberi che condividono con noi questo mondo potrebbero facilmente essere immaginati come i polmoni della Terra. Gli animali, potrebbero essere la carne ed il cuore pulsante di questo corpo, i minerali le ossa, i mari ed i fiumi logicamente il sangue, l’essenza vitale. E l’uomo? Quali sono le nostre capacità? Quale il nostro apporto a questo sistema perfetto ed elegante? Noi abbiamo un’unica capacità, abbiamo coscienza di noi stessi e del creato. Noi siamo il sistema nervoso di questo mondo. Abbiamo coscienza della nostra realtà, attraverso i sensi,

espressi nel nostro sistema nervoso, che connette interno ed esterno mettendoli in comunicazione. Così, quello che ci viene chiesto è di essere la coscienza di questo pianeta, tutti assieme, i custodi della Terra, come le tradizioni antiche ci indicano da sempre. E se non svolgiamo il nostro compito, non è difficile intuirne le conseguenze. Dobbiamo recuperare il nostro ruolo nell’armonia della vita, dobbiamo trovare ciò che ci appartiene e compete, dobbiamo connetterci tra noi e stabilire una comunicazione con il mondo. Sembra ambizioso forse, ma non abbiamo molte altre scelte... Racconta una vecchia storia che un tempo esisteva un villaggio ai piedi di una grande montagna. Questa montagna era così grande che non permetteva alla luce del Sole di far filtrare i suoi raggi. A causa di questo, i raccolti crescevano a stento e i bambini nascevano rachitici e malaticci. Finchè un giorno il vecchio del villaggio, così anziano che nessuno sapeva quanti anni avesse, ma rispettato da tutti, si avviò verso la montagna con

un cucchiaio in mano. A tutti parve un comportamento strano, e qualcuno ipotizzò che fosse ormai uscito di senno. Solo poche persone ebbero il coraggio di avvicinarsi a lui e chiedergli cosa stesse facendo e quali intenzioni avesse. Il vecchio molto tranquillamente rispose: “Vado a spostare la montagna.” E prima che le persone potessero obiettare, o cercare di dissuaderlo, aggiunse: “So benissimo che non la vedrò mai spostata, e magari toglierò solo alcuni sassolini, ma qualcuno da qualche parte dovrà pur cominciare?”. Il Cerchio della Vita, le connessioni domenicali, il progetto della “Global Coherence”, forse saranno solo una piccola goccia nel grande mare che ci contiene ma, senza porsi aspettative, da qualche parte qualcuno dovrà pur cominciare a rispondere alla domanda iniziale… “Con la coscienza che siamo un’unità chiamata umanità, dove possiamo andare tutti assieme mettendo in coerenza i nostri cuori e le nostre menti, in un intento comune di armonia e pace?”

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LA VIA INTERIORE

Nessun limite al respiro di Gianluigi Giacconi (psicologo) www.centrodisaluteintegrata.com

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bambini sono messi al mondo negli ospedali con scarsa sensibilità. Viene tagliato loro il cordone ombelicale prima che i piccoli polmoni abbiano avuto il tempo di liberarsi dal fluido che li riempiva quando erano nell’utero, perciò il primo respiro del neonato è dettato dal panico e provoca un dolore lancinante perché i suoi tessuti delicati subiscono il violento ingresso dell’aria per la prima volta. La maggior parte delle persone porta le conseguenze di questo trauma e, inconsciamente, non cerca mai di respirare a fondo per paura di sperimentare nuovamente quel dolore. Inoltre, sempre da bambini, si è imparato che il fatto di essere pienamente vivi non è accettabile per gli adulti; il fatto di avere troppa energia crea problemi. Si è quindi appreso di limitare la vitalità limitando la respirazione, in quanto più profonda è la respirazione più le sensazioni e le percezioni sono amplificate... “Più respiro e più sento e più energia circola nel corpo, meno respiro e meno sento.” Fin dalla più tenera età impariamo che quando qualcosa è spaventoso o troppo doloroso, si può attutire la sensibilità di quel momento trattenendo il respiro, ottenendo un effetto quasi anestetico. Dunque, quando si deve bloccare una risposta spontanea nei confronti dell’ambiente esterno, spesso mettiamo in atto due strategie di repressione e controllo: - diminuire l’ampiezza della respirazione, in questo modo s’impedisce la produzione dell’energia necessaria a favorire l’espressione del sentimento o dell’emozione “non consentiti” - la seconda consiste nell’utilizzare un’energia uguale e contraria a quella che servirebbe per effettuare il movimento spontaneo. In questo secondo caso l’energia almeno uguale e contraria, viene indirizzata ai muscoli antagonisti e si inibisce così l’azione 10

proibita, spendendo però, di fatto, moltissima energia e creando una corazza muscolare fatta di tensioni che si cronicizzato e di blocchi bioenergetici. Se si incoraggiano i pazienti a respirare spontaneamente e profondamente si fa un lavoro inverso a quello fatto nel corso dell’infanzia, quando si è stati costretti a contrarre il respiro per inibire la voce, i suoni e i movimenti spontanei. La tecnica del respiro consapevole aiuta così ad elaborare situazioni emozionali bloccate spesso fin dalla nascita. Quando si rispondeva: “No” si veniva sgridati, se si piangeva veniva detto “non piangere, fai soffrire la mamma”, se si pestavano i piedi veniva ordinato di stare fermi. Le tecniche di respirazione consapevole allora aiutano a superare molte situazioni che erano state represse e rimosse dalla coscienza; limitando invece la respirazione, si possono “spegnere” delle sensazioni e dei sentimenti che non sono o non erano in passato accettabili per il nostro ambiente. Quando si è arrabbiati si respira in un certo modo ma, se non si

continua a respirare in quel modo, è pressoché impossibile riuscire a mantenere a lungo la collera. Così quando un attore vuole stimolare uno stato d’animo collerico, lo fa respirando in quel particolare modo. Lo stesso principio si applica a tutte le sensazioni e i sentimenti. Modificando quello schema di respirazione si può “spegnere” l’eccitazione come con un interruttore. Riuscendo a modificare la nostra respirazione nevrotica e condizionata è possibile non solo sbloccare ed imparare a gestire proficuamente tutte le nostre emozioni ma è una via concreta alla modificazione del carattere. Quindi se è vero che ogni emozione modifica il nostro modo di respirare, è logico pensare che, se sappiamo come agire consapevolmente sull’inspirazione e l’espirazione, si può imparare ad agire concretamente sulle nostre emozioni e sentimenti. Tutti regolano costantemente il proprio comportamento con la respirazione, in modo inconscio, automatico; questo tipo di autoregolazione ha senza dubbio i suoi vantaggi e aiuta efficacemente a sopravvivere: protegge contro


il dolore, la paura, la collera, o l’eccitazione sessuale eccessiva, ma finisce per reprimere tutto quello che cerca di svilupparsi nell’essere umano (un desiderio eccessivo d’amore, un piacere esagerato nell’essere vicino a qualcuno di speciale, gioia per il semplice fatto di essere vivi). Ci si sistema quindi in una gamma molto ristretta di esperienze, rinunciando a rischiare le conseguenze di un fluire libero delle sensazioni e della consapevolezza. Proprio come si è usato il respiro per reprimere i sentimenti, respirando in un certo modo si può nuovamente accedere a parti oscure e nascoste della psiche, e riportarle alla coscienza. Questi sentimenti non se ne sono andati, sono stati semplicemente sepolti: non riconosciuti, non sperimentati e rifiutati, continuano a vivere spesso al di fuori del nostro controllo. Le vecchie paure, le vecchie ferite, i vecchi risentimenti dell’infanzia continuano indirettamente a infestare le

esperienze di vita, sabotando le nostre buone intenzioni di cambiamento. Con la respirazione consapevole, questi sentimenti sepolti cominciano a tornare a galla in modo da poter essere affrontati con una visione adulta e matura per essere così risolti, elaborati e guariti. Si può lavorare con calma per risolvere questi sentimenti accumulati, sperimentarli, osservarli mentre vengono vissuti, e infine lasciarli andare. Se le esperienze reali dolorose non ci hanno distrutto, permettersi di riviverle da adulti non ci ucciderà, anzi aumenterà il nostro essere vivi e sensibili. Finalmente si diventa liberi di vivere esattamente quello che accade in ogni momento. Arriva la collera: si può notarla, sperimentarla e poi osservare come sparisce con il respiro successivo, o decidere di usarla canalizzandola costruttivamente, così non c’è accumulo, non c’è ritenzione. Respirare profondamente mentre si attraversa un’esperienza spaventosa la trasforma in un’avventura di autoco-

scienza, potendola così gestire invece di esserne gestiti. Non può esistere ansia o angoscia (parola derivata dal latino angere = stringere) senza un blocco respiratorio con fenomeni di ipossia e, conseguentemente, di iperventilazione. Se controllo il respiro e riesco a renderlo lento, profondo e consapevole, l’ansia viene a mitigarsi ed è gestibile, anzi può diventare eccitante. Si può facilmente constatare questo principio nella propria esperienza: ansietà + ossigeno = eccitazione; come quando andiamo sulle montagne russe. Man mano che si diventa coscienti dei processi del corpo, si impara a diventare coscienti dei processi dei pensieri e dei sentimenti, istante dopo istante, attraverso la consapevolezza del respiro. Più sono padrone del mio respiro, più divento padrone dei miei flussi di pensiero. Con la respirazione consapevole diventerò sempre più il burattinaio e non il burattino di me stesso e delle mie reazioni.


LA VIA DELLE STELLE

Il ciclo delle Case di Roberta Giurissevich (astrologa)

C

hi si interessa di astrologia si imbatte spesso in termini complessi quali “cuspide” e “Casa”. Ma cosa sono e qual è il significato di Case astrologiche? Trattandosi di un argomento fondamentale per comprendere la modalità di lettura di un oroscopo vale la pena affrontare la materia in modo più approfondito. Il cerchio zodiacale si divide in dodici settori, detti appunto Case; tale suddivisione viene definita sistema di domificazione. Tra i metodi di suddivisione esistenti i più noti sono: quello delle case uguali, in base al quale ogni settore equivale a 30 gradi (il cerchio intero ne misura ovviamente 360), quello di Koch e quello di Placido, secondo il nome degli studiosi che lo hanno ideato, in base ai quali la grandezza delle case è variabile. La domificazione di Placido è tra quelle attualmente più applicate. La ripartizione zodiacale in settori designa i campi di esperienza nei quali si manifestano le energie dei pianeti. La cuspide di una Casa corrisponde al grado iniziale di ognuno di questi campi. Il cerchio zodiacale si divide in quattro assi principali, che corrispondono alle Case più importanti: la prima Casa in un oroscopo è l’Ascendente, la quarta il Fondo Cielo (o Imum Coeli), la settima il Discendente e la decima il Medio Cielo (o Medium Coeli). Procedendo nell’analisi, la prima Casa, o Ascendente, è notoriamente la più importante di tutte. L’Ascendente corrisponde al grado esatto del segno zodiacale che sorge all’orizzonte orientale al momento della nascita, coincide con il primo respiro e segna l’inizio del ciclo vitale. Per questo ai significati determinati dal segno ospitante e dai pianeti eventualmente contenuti nella prima Casa si fa riferimento per definire alcuni dati essenziali inerenti la personalità. Più specificamente l’Ascendente contiene preziose informazioni sul carattere dell’individuo e cioè su quelle qualità che ognuno di noi gradirebbe mostrare 12

all’esterno, ma che non corrispondono esattamente al nucleo più intimo e profondo del soggetto. L’Ascendente inoltre fornisce informazioni sulle caratteristiche fisiche e sull’aspetto, sui gusti e sulle peculiarità relative al modo di mostrarsi della persona. Ogni segno zodiacale corrisponde a delle caratteristiche sul piano dell’aspetto che si collegano al pianeta governatore del segno (i segni zodiacali hanno ciascuno un pianeta che li informa delle loro caratteristiche di fondo definito appunto il “governatore” del segno). Per esemplificare, un Ascendente in Toro avrà di solito corpo robusto e ben piantato, capigliatura folta (il Toro è governato da Venere, che corrisponde alla bellezza e alla leggiadria), viso e occhi rotondi e un carattere posato che nel complesso ispirerà un senso di solidità. L’Ascendente Gemelli, invece, determina un fisico nervoso, snello, alle volte minuto (è governato da Mercurio), viso magro, occhi brillanti, movimenti veloci e scattanti, carattere simpatico, socievole, caratterizzato da una notevole propensione alla verbalizzazione e talvolta alla comicità: il Gemelli ama parlare, comunicare e intrattenere. Questo tipo di descrizione corrisponde alle caratteristiche della prima Casa, o Ascendente che esprime i tratti fondamentali del segno in cui si colloca. La seconda Casa è in relazione con il mondo materiale, in essa si va a ricercare il rapporto che l’individuo ha con la materia, intesa sia come beni materiali, che come capacità del soggetto di plasmarla e maneggiarla. In seconda Casa si trovano i valori personali, ciò che per l’individuo corrisponde a un “bene” e infine l’immagine (nella seconda Casa, che è analoga al segno del Toro, si esalta la Luna, che brilla di luce riflessa), nel senso dell’immagine che il soggetto proietta di sé sul mondo che lo circonda, quindi la popolarità, oltre che

la capacità di osservare, apprezzare o riprodurre le immagini, dunque le doti artistiche connesse alle arti visive. La terza Casa corrisponde al mondo circostante e al movimento in spazi non lontani. E’ analoga al segno dei Gemelli, governato da Mercurio. In essa si riscontrano i rapporti con le persone che incontriamo nel quotidiano, le parentele, i fratelli, i piccoli viaggi, la comunicazione e gli scritti. A questa Casa corrispondono anche i bambini, gli adolescenti e gli studi inferiori. La quarta Casa, o Nadir, è importante in quanto corrisponde a uno dei quattro assi portanti del tema. E’ il settore delle radici, nel quale troviamo la storia personale, la famiglia, gli antenati, il legame con la terra, la patria, ma anche il mondo dell’inconscio e della primissima infanzia: è collegata alla psiche più profonda. La quinta è il settore più giocoso, è la Casa del gioco in tutte le sue forme, ma soprattutto dall’innamoramento e dell’amore, nel senso erotico e passionale: in questo settore si vede come uno ama e si innamora, la carica erotica, la fertilità, i figli e, per estensione, l’educazione. E’ il campo più creativo dell’oroscopo, la sede della creatività e della propensione artistica in relazione a ogni forma espressiva. La sesta Casa corrisponde al quotidiano e a due aspetti della vita che in esso si manifestano: il lavoro e la salute. Per spiegare meglio come funziona la lettura delle Case, il segno in cui cade


la Casa sesta, ad esempio, definisce quali siano gli organi più predisposti ad ammalarsi, mentre il pianeta che vi sia eventualmente ospitato descrive la modalità di espressione della malattia e nel contempo anche il miglior metodo di guarigione. La settima come la quarta è una Casa angolare, inizia dal Discendente, uno dei quatto assi portanti dell’oroscopo. All’altro lato dell’Ascendente, questo punto rappresenta l’altro da sé, ciò che ci attrae nell’altro proprio perché diametralmente opposto. Per questo la settima viene definita la Casa del matrimonio, o più in generale il settore delle associazioni. Nella lettura di un oroscopo si ricercano in questo campo i legami duraturi, le relazioni importanti, di coppia, ma anche lavorative e di altra natura. Il segno del Discendente fornisce importanti indicazioni sul modo di relazionarsi del soggetto e sul tipo di partner e, più in generale, sul tipo di persone, dalle quali è attratto. Il segno in cui si trova e gli eventuali pianeti qui contenuti forniscono indicazioni più precise; ad esempio un soggetto con la Casa settima in Pesci che ospita la Luna sarà attratto da un partner estremamente sensibile, con qualità femminili, doti artistiche o comunque una particolare propensione per tutto ciò che va al di là della realtà e della “normalità”, anche se non sempre del tutto affidabile. Il problema di un soggetto con questo Discendente può essere la tendenza a prendersi cura in modo eccessivo del proprio partner, di essere affetto cioè da quella che viene definita la “sindrome della crocerossina”. L’ottava, come la quarta, è una Casa d’acqua che si esprime principalmente a livello inconscio; analoga al segno dello Scorpione si associa ai significati dell’ottavo segno: la sessualità, la morte e la rigenerazione. In quanto successiva alla settima, che rappresentava l’incontro con l’altro, in ottava si realizza la fusione profonda con l’altro, che implica il superamento dei confini della propria identità: in tal senso l’ottava segna la morte dell’io e la rinascita come noi. Per analogia di significato in questo campo si leggono anche le questioni inerenti i beni in comune con altri, i valori condivisi e le eredità. Dal Discendente in poi le Case vanno analizzate per polarità: se la seconda

rappresentava i beni, il settore opposto, la Casa ottava, corrisponde ai patrimoni comuni, analogamente se la terza rappresentava l’ambiente circostante, la nona Casa rappresenta il “lontano”, ovvero tutto quanto si possa considerare tale sia in senso fisico che mentale. In questo settore si trovano i paesi stranieri, i lunghi viaggi, l’estero, ma anche gli studi superiori e la filosofia, intesa come viaggio della mente in dimensioni più elevate. La decima Casa è importante poiché la sua cuspide coincide con lo Zenith. Il punto più alto dell’oroscopo, detto Medio Cielo (Medium Coeli), che corrisponde all’intersezione tra l’eclittica e il meridiano locale, racchiude in sé la simbologia di massimo raggiungimento personale. E’ la Casa del successo, degli obiettivi, della carriera, della realizzazione. Il segno in cui si trova e gli eventuali pianeti contenuti in questo campo forniscono indicazioni sugli scopi, sulle aspirazioni personali e sulle modalità di raggiungimento degli obiettivi. Dopo aver conseguito il massimo grado di realizzazione nella decima Casa, nel settore successivo l’io intraprende un percorso di spersonalizzazione. L’undicesima Casa infatti corrisponde ai gruppi, ai sistemi di pensiero, alle ideologie, al senso di appartenenza a un tutto più ampio, al progresso, all’evoluzione collettiva, alla coscienza sociale, all’interesse verso le cause umanitarie e la politica. In questo settore si colloca inoltre la simbologia dell’amicizia, intesa sia come il valore che le viene attribuito, sia come il tipo di amici che una persona sceglie, che come il modo in cui viene dato avvio a una relazione amicale. Nell’undicesima si trovano infine le aspirazioni, gli obiettivi e i progetti a livello ideale, mentre la loro realizzazione è resa effettiva in Casa decima. La dodicesima Casa conclude il ciclo, insieme alla quarta e all’ottava, è una Casa d’acqua (queste tre Case sono così dette in quanto analoghe ai tre segni

d’acqua: Cancro, Scorpione e Pesci) ed è dunque fortemente connotata sul piano psichico. In questo campo si ha la massima indifferenziazione dell’io, il desiderio inconscio del ritorno a un’unità primordiale, che si esprime nel misticismo, nella meditazione e nella trascendenza attraverso la ricerca di unione con il divino o con qualcosa che vada al di là dei confini individuali. Trova qui espressione il collettivo nella sua dimensione più transpersonale e universale, ma anche la fuga dalla realtà, intesa sia come ritiro dalla vita mondana verso una condizione di isolamento, che attraverso comportamenti autodistruttivi quali la ricerca di stati alterati di coscienza attraverso l’uso di sostanze psicotrope. Nella dodicesima Casa l’ego viene sacrificato in funzione del prossimo, infatti questo settore corrisponde anche a tutti i coloro che nella società occupano ruoli di servizio, cura e assistenza e alle istituzioni preposte a tale scopo (come ospedali, cliniche, case di cura). In conclusione come nel cammino della vita, anche procedendo attraverso il ciclo delle dodici Case astrologiche, la coscienza individuale ha l’opportunità di intraprendere un percorso che va dalla nascita e dalla differenziazione come entità individuale alla scoperta che alla fine del cammino possiamo definirci individui solo grazie alla relazione con un tutto più ampio che ci contiene e di cui facciamo parte in modo totale.

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LA VIA INTERIORE

La diagnostica visuale di Hicketier di Marinella Clara Camera (naturopata) marinella.camera@tiscali.it

A

l naturopata si presenta spesso la difficoltà di decidere quale sia il rimedio migliore per la persona che ha di fronte. A volte infatti il colloquio è viziato da una particolare e inadatta predisposizione da parte del paziente, il quale percepisce con chiarezza di aver bisogno di aiuto ma, proprio per questo, giunge all’appuntamento in uno stato emotivo alterato che però produce una certa confusione nelle risposte alle domande del naturopata, quando non un reale offuscamento della memoria necessaria a richiamare i dati da riferire. Altre volte è il terapeuta, in presenza di più elementi in contraddizione fra loro, a scivolare nell’incertezza, facendosi magari influenzare da un proprio vissuto durante la raccolta dei dati e, soprattutto, durante la fase della lettura dei medesimi... così la scelta della terapia più adatta potrebbe farne le spese. Affidarsi al proprio sentire è senza dubbio fondamentale per un buon naturopata: lavoro di centratura, riequilibrio energetico, pulizia interiore sono “conditio sine qua non”, se un terapeuta vuole davvero definirsi ed essere tale. Tuttavia “siamo umani” e quindi imperfetti e consapevoli, con umiltà e intelligenza, che i Taumaturghi con la bacchetta magica e la magica pozione esistono altrove (nelle favole?) e che i miracoli... li fa il buon Dio, se e quando. Sono sempre stata attratta, come naturopata, da figure di riferimento che avessero lottato per trovare strumenti condivisibili fino a trovarli, sperimentarli, protocollarli e donarli al mondo. Kurt Hicketier è stato una di quelle figure. Tedesco di Thuringen, nato nel 1891, si accostò alla Biochimica di Schussler e negli anni elaborò un metodo che gli consentiva di “leggere” nel viso di una persona i segni della carenza di uno o più sali minerali....la scelta della terapia biochimica più adatta fu da allora per lui la risultante di una osservazione attenta da parte di colui che Hicketier definì “Sonnerschau”, termine quasi intraducibile e misterioso per gli stes-

si suoi connazionali, ma che pressappoco allude a un “guardatore solare”, colui che si pone nella giusta prospettiva e applica la diagnostica visuale alla luce del sole. Il prezioso dono di Kurt Hicketier è giunto sino a noi, perpetuato dai moltissimi che hanno imparato da lui e che ancora praticano nello spirito della sua opera e dei suoi insegnamenti a Kemmenau, nella casa di cura che Hicketier, dopo tante peripezie, riuscì a costruire poco prima di morire, nel 1958. Se, all’interno della sua ampia valigia, il naturopata è così saggio da trovare posto per una terapia con i Sali Minerali di Schussler, allora ecco che le indicazioni pratiche di Hicketier gli vengono in aiuto, assicurando la correttezza del risultato finale. Indicazioni pratiche per poter effettuare una corretta diagnosi visuale L’ambiente adatto è luminoso, con la possibilità di lasciare entrare la luce solare. La persona deve essere fatta sedere comodamente, con le spalle rivolte alla fonte di luce naturale. I raggi diretti del sole vanno schermati in modo che non causino effetti interferenti con l’osservazione. La persona dveve presentarsi senza trucco né crème sul viso. Eventualmente le si darà modo di detergersi in nostra presenza. Se indossa abiti dai colori sgargianti è bene metterle al collo un piccolo asciugamano sottile o uno scialle di colore neutro affinché nessun riverbero ci tragga in inganno. La osserveremo sia da vicino - pochi centimetri, sia da lontano - 2/3 metri. Al soggetto daremo man mano indicazioni su come girare la testa; se e quando necessario gli sfioreremo il viso ma con delicatezza e chiedendogli prima il permesso. Non chiederemo eventuali malattie, ma queste possono esserci riferite spontaneamente, né le diagnosticheremo. I segni diagnostici di carenza: Calcium Fluoratum. Sale n. 1 a) rughe a quadretti e cubi (stato cronico) b) rossiccio-nericcio (stato acuto) c) luccichio vernice (stato cronico)

Calcium Phosphoricum. Sale n.2 a) colorito cereo (stato acuto) b) colorito caseoso (stato acuto) Ferrum Phosphoricum. Sale n.3 a) rosso ferrum (stato acuto) b) ombre ferrum (stato acuto e cronico) Kalium Chloratum. Sale n.4 a) color latte (stato acuto) b) colore caseoso (stato acuto) Kalium Phosphoricum. Sale n.5 a) grigio cenere (stato acuto) b) tempie infossate (stato cronico) Kalium Sulfuricum. Sale n.6 a) giallo marrone (stato acuto e cronico) Magnesium Phosphoricum Sale n. 7 a) rosso magnesia (stato acuto e cronico) Natrium Chloratum. Sale n.8 a) lucentezza gelatinosa (stato acuto) b) pori dilatati (stato cronico) c) orlo della palpebra unto (stato cronico ) d) guance a scoppiare (stato acuto ) Natriu Phosphoricum. Sale n.9 a) lucido grasso ( stato acuto ) b) comedoni (stato cronico) c) guance grasse (stato cronico) Natrium Sulfuricum. Sale n.10 a) rosso acceso (barbera) (stato acuto) b) giallo verdognolo (stato acuto e cronico) Silicea. Sale n.11 a) riflesso vitreo (stato acuto) b) palpebre infossate (stato acuto e cronico) c) zampe di gallina (stato cronico) Calcium Sulfuricum Sale n.12 a) colorito grigio sporco (stato cronico) b) pigmentazione senile (stato cronico) c) colorito giallastro-verdognolo, cereo (stato acuto e cronico). Una volta effettuata la diagnostica visuale, il terapeuta consiglia l’assunzione del o dei Sali carenti. La posologia dipenderà dal grado di carenza riscontrato e da altri fattori soggettivi (capacità digestive del soggetto, età, ecc. ) Se una qualche curiosità qualcuno avesse, e per approfondire eventualmente le modalità della Diagnostica Visuale, si rimanda ai testi delle note bibliografiche, specie all’apporto fondamentale di Ursula Salm, una vera maestra per umiltà e disponibilità.



I Luoghi della BioGuida Percorsi ed itinerari per viaggiatori dello spirito

Associazioni, scuole, istituti, centri, terapeuti, seminari, corsi, conferenze ed altre proposte Per informazioni su come venire inseriti nella rubrica: info@bioguida.com - 040.302110 - 338.8852117

PIEMONTE TORINO Centro Buddha della Medicina Via Cenischia 13, Torino. Tel. 011.3241650, 011.355523. Centro Milarepa Largo Beato Umberto 8, Avigliana (TO). centro.milarepa@tiscali.it

DOJO ZEN MOKUSHO Via Principe Amedeo 37, Torino (TO). Tel. 011.883794. Scuola di Yoga Kalpa Vriksha Satyananda Str. Campetto 43, Piossasco (TO) Tel/Fax: 011.9042534, yogasatyananda@virgilio.it

ALESSANDRIA

SONDRIO CENTRO STUDI TIBETANI - SANGYE CIOELING Associazione culturale per la pace, l’armonia e lo sviluppo interiore, per la pratica del Buddismo Mahayana Vajrayana Via Vanoni 78/B, Sondrio. Tel 0342.513198, sangye@libero.it

LIGURIA LA SPEZIA

CENTRO STUDI CLOROPHYLLA Associazione Tecniche Naturali Via Settimo 1, San Mauro Torinese (TO) Tel. 338.5979532 www.centrostudiclorophylla.org csc.clorophylla@virgilio.it

Buddhadharma Center Via Galimberti 58, Alessandria. Tel./Fax 0131.226322, penpa.tsering@tin.it

Centro Studi Maitri Buddha Via A. Guglielminetti 9, Torino. Tel. 011.359649.

AURA - Associazione per la ricerca e lo studio delle filosofie orientali. Centro studi terapie naturali, Scuola di massaggio Via Maggiate 45, Borgomanero (NO). Tel. 0322.846011, www.aurauniversalmente.com

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ASS. AMICI DEL VILLAGGIO VERDE Località San Germano - Cavallirio (NO). Tel. 0163.80447, 333.7639262 www.villaggioverde.org info@villaggioverde.org

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IL CERCHIO VUOTO associazione religiosa per la pratica e lo studio del Buddhismo Zen Soto (responsabile spirituale rev. Dai Do Massimo Strumia) Via Massena 17, Torino. Tel. 333.5218111. www.ilcerchiovuoto.it dojo@ilcerchiovuoto.it

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PAVIA Ass. Scuola Soto Zen Centro Studi Zen Komyoji Loc. Costapelata-Fortunago Fortunago (PV). Tel. 0383.875584. ASSOCIAZIONE ZERO Associazione per il recupero e la trasmissione della tradizione interiore nello Hata Yoga. Sede sociale: via C. Marx 3, Voghera. Sedi di pratica: Pavia e Voghera. Tel. 328.4833411.

VARESE Associazione Maggio Via Sanvito Silvestro 40, Varese. Tel. 0332.235555.

VENETO

ASS. ENERGY DARSHAN OSHO YATRILAND VENEZIA Via Alberoni 41, Lido di Venezia (VE). Tel. 041.5261853, 339.1199317, info@oshoyatrilandvenezia.com www.oshoyatrilandvenezia.com ASSOCIAZIONE CULTURALE MAYA Salute e benessere per il corpo e lo spirito. Corsi di Formazione. Seminari. Consulenze individuali Vicolo San Francesco d’Assisi 1 31032 Casale sul Sile (TV) (presso Hotel Claudia Augusta) Tel. 335.8752254 beppe.maya@libero.it

SCUOLA MEKONG Ayurveda e Massaggi Orientali Via Monte Cengio 26 B, Padova. Tel. 049.8716235 www.mekong.it

USHIDA REIKI CLINIC Tel. 347 5386600 ushida@centrostudiobioenergie.it

TREVISO

VERONA

ASSOCIAZIONE LE QUERCE BIANCHE Via Toti dal Monte - Cal del Bosco Barbisano di Pieve di Soligo (TV) Tel. 0438.987178, info@lequercebianche.org Fabio: 347.6202071, fabio@lequercebianche.org

Centro Ming Men Corte Convento 28, San Michele ex. (VR). Tel. 045.8921109, www.centromingmen.com

ISTITUTO OLISTICO Via Savallon 15, Anzano di Cappella Maggiore (TV). Tel. 0438.941457, info@istitutolistico.it www.istitutolistico.it ASSOCIAZIONE CULTURALE NASHIRA Discipline bio naturali dal 1990 - Shiatsu, Yoga, Fiori di Bach Via Cavour int. 34/C, Conegliano (TV). Tel./Fax 0438.22530, cell. 346.0346404 centro.nashira@libero.it SCUOLA KINERGIA Via Malan 59/2, Borso del Grappa (TV). Tel. 0423.910304, cell. 349.8834096. www.kinesiologiaviva.it info@kinesiologiaviva.it

Centro Studi e Meditazione Buddista Karma Tegsum Tasci Ling Contrada Morago 6, Mizzole Cancello (VR). Tel. 045.988164.

VICENZA Centro Studi Syn Via Villa Glori 22, Vicenza. Tel. 0444.922682, assocsyn@tin.it ERBERIA Prodotti erboristici selezionati. C.so SS. Felice e Fortunato 5, Vicenza. Tel 0444.322814.

TRENTINO ALTO-ADIGE

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VENEZIA

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ASSOCIAZIONI PROGETTO BENESSERE Viale Stazione 134. Montegrotto Terme (PD) Tel. 049.8910706 - 335.6745856 www.associazioniprogettobenessere.it www.gioiabertha.it

CENTRO YOGA DHARMA Via Napoli 52, Mestre (VE). Tel. 041.5311954. www.yogadharmamestre.it info@yogadharmamestre.it

CreativEvolution - Walter Sebastiani Frazione Albes 50, Bressanone (BZ). Per informazioni: tel. 0472.851163.

Centro Tara Cittamani Via Lussemburgo 4, Padova. Tel. 049.8705657.

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METODO CALLIGARIS Ass. culturale “STELLA POLARE 999” Via Val Pusteria 9, San Donà di Piave (VE). Cell. 348.3027711, info@metodocalligaris.org www.metodocalligaris.org

ELEONORA BRUGGER & PAUL KIRCHER S. Pietro Mezzomonte 40, Velturno (BZ) Tel. 0472 802228 info@eleonorapaul.com www.eleonorapaul.com


TRENTO ASSOCIAZIONE PRANIC HEALING Trentino Alto Adige Via Perini 43, Trento. Tel 328 7065165, cell. 348 2399999. ASSOCIAZIONE SAMTEN CHÖLING ONLUS L’isola del Dharma per gli esseri di buon cuore Centro Buddhista nelle 10 Direzioni Corso Alpini 4, Trento. Tel e Fax 0461.038510, cell. 348.2601969 www.samtencholing.eu info@samtencholing.eu CASA DI SALUTE RAPHAEL Piazza De Giovanni, Roncegno (TN). Tel. 0461.772000, mail.info@casaraphael.com www.casaraphael.com CENTRO KUSHI LING Centro di meditazione residenziale, organizza ritiri di gruppo e individuali Laghel 19, Arco (TN) Tel. 347.2113471 www.kushi-ling.com Centro Vajrapani P. S. Giuseppe 5, Bosentino (TN). Tel. 0461.848153, www.vajrapani.it

FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE ACCADEMIA CRANIO SACRALE Metodo Upledger Piazza S. Antonio Nuovo 6, Trieste. Tel. 040.3476191. www.accademiacraniosacrale.it ANTONELLA CHIURCO - IBCLC Consulente Professionale in Allattamento Materno DESIDERI VIVERE AL MEGLIO E IN MODO NATURALE L’ESPERIENZA DELL’ALLATTAMENTO AL SENO? Telefona per una consulenza: cell. 338 9058904. Si riceve per appuntamento presso Stare Bene Pilates, Via Battisti 1 a Trieste. ASHRAM NATABARA - DAS GIORGIO GADDA Bakti Yoga, Psicologia Transpersonale, Yoga Nidra, Meditazione. Via Imbriani 2, 4° piano. Trieste. Tel. 328.1839881, 347.9648358.

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I LUOGHI

Dott.ssa

Lucia Rigo

NLP Counsellor e Trainer - Personal e Light-coach Operatrice Olistica Riceve su appuntamento Trieste - Via Vittorino da Feltre, 6 Tel. 333 6023567 luciarigo@gmail.com - www.luciarigo.it

LAM - Il Sentiero Piazza Benco 4, Trieste. Tel. 040.0642281, cell. 328.5629546 lamilsentiero@gmail.com NEW AGE CENTER Via Nordio 4/C, Trieste. A disposizione la Saletta Argondia per seminari, conferenze, presentazioni, mostre ed altre iniziative. Tel 040.3721479, www.newagecenter.it SINERGIE Centro Shiatsu, CranioSacrale, movimento e tecniche posturali. Via Lazzaretto Vecchio 9, Trieste. Tel. 339.1998074, 040.631398, gianspes@libero.it STUDIO MAGIKA - GYROTONIC Via del Monte 7, Trieste. Tel. 040.3480797, www.magikasudio.com Ass. Int.le SWAMATEH ® a.s.d. Tel. 040.350114, 333.7229821. A Trieste. www.swamateh.org INSTITUTE OF YOGIC CULTURE Via San Francesco 34, Trieste. Tel. 040.635718 (segr. tel. 24 h.), yogaway@tin.it

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STUDIO ESSENYA Via del Marcese 57, Trieste. Tel. 040.381410 www.vivianasossiessenya.it vivianaessenya@yahoo.it JOYTINAT YOGA AYURVEDA “Scuola ayurveda massaggi, yoga, trattamenti.” Via Felice Venezian 20, Trieste Tel.Fax 040.3220384 Cell. 339.1293329 www.joytinat-trieste.org info@joytinat-trieste.org

GORIZIA ASSOCIAZIONE SATYA Corsi di Yoga e QiGong Presso Palestra Spazio, Lucinico. Via Arcadi 4/B, Gorizia. Tel. 0481.32990. AGEAC - Associazione Gnostica di Studi Antropologici, Culturali e Scientifici Corsi per l’Autoconoscenza volti alla Realizzazione dell’Essere Sede di Monfalcone (GO). Tel. 0481 484626, www.ageac.org

Emporio Erboristico “IL FIORE DELL’ARTE” Via G. Carducci 21, Ronchi dei Legionari (GO). Tel. 0481.475545.

UDINE ASPIC UDINE Via F. Dormish 7, Udine. Tel. 0432.547168. ASS.OPE.A. Associazione Operatori Ayurveda Tutela e Aggiornamento Professionale Operatori Iscrizione al Registro Regionale delle Professioni non Ordinistiche Legge 22/04/2006 n. 13 art. 5 Tel. 0432.1721329 - Cell. 328.3919462 info@assopea.it - www.assopea.it BIODANZA Corso settimanale per principianti aperto a tutti. A Collalto di Tarcento (UD). Giovanni Ceschia, cell. 349.3314962, Centro “ES”, tel. 0432.791619, 339.8907819. IL CENTRO DEL CUORE Associazione di promozione sociale Via Leonacco 19, Udine. Tel. 0432.482215, 320.3265696, info@ilcentrodelcuore.it www.ilcentrodelcuore.it



I LUOGHI

Ass. Regionale Cranio Sacrale Metodo Biodinamico Dott.ssa Leonarda Majaron ATTIVITà Corsi di formazione

Cranio Sacrale Integrato metodo biodinamico con riconoscimento A.CS.I. (Ass. Cranio Sacrale Italia)

Kung Fu: martedì-venerdì 18.30-20.00 Tai Chi: lunedì-giovedì 19.30-21.00

Associazione Sportiva Dilettantistica

Trieste - Via Carducci 12 (4° p.) - Tel. 338.8704978 info@avvolgere.it - www.avvolgere.it

TRATTAMENTI

...cervicale, emicrania, mal di schiena, ansia, depressione, insonnia, colite, allergie... sono solo alcuni dei disturbi che possono essere dolcemente risolti con l’applicazione dei metodi: Cranio sacrale integrato, Cromopuntura, Fiori di Bach, Dieta psicosomatica, Test Intolleranze Alimentari PER INFORMAZIONI: VIA SAN LAZZARO 7, TRIESTE Tel. 347 6910549 - www.bcstrieste.it

IL CENTRO DI INTEGRAZIONE Associazione culturale per lo sviluppo integrato dell’essere. Via Stiria 36/A, Udine. Tel. 0432.602530, info@centrodintegrazione.it CENTRO RASHMI AYURVEDA YOGA Massaggi Abyangam - Trattamenti Ayurvedici e Reiki Via Roma 50, 33010 Magnano in Riv. (UD). Tel. 0432.782063, cell. 328.3919462, centro.rashmi@yahoo.it http://sites.google.com/site/centrorashmi/

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DEBORA SBAIZ Master in Danza/Movimento Terapia e Professional Counselor. Udine, Portogruaro e Lignano. Tel. 0431.422147 www.deborasbaiz.it info@deborasbaiz.it EQUILEARNING di Sonia Struggia Horse Assisted Education Via Cortona 17, Fiumicello (UD). Tel. 0431.91437, Cell. 335.6816129 www.equilearning.it sonia.struggia@equilearning.it ESPRESSIONESEGNO della Prof.ssa Erika Celotti, Arteterapeuta Membro dell’Assoc. Prof.le Italiana Arteterapeuti® Iscrizione Registro n°120/2003 P.IVA 02357220306 Viale Tricesimo 101/A - int. 5, Udine. Riceve per app. cell. 338. 3344705 info@espressionesegno.it www.espressionesegno.it

Dott. GERMANA PONTE Trainer di Focusing, riconosciuta dal Focusing Institute di NewYork Cell. 338.7812626, germana.ponte@libero.it www.focusing-consapevolezza.org THE EXPRESSIVE HEALING ARTS STUDIO Counseling a mediazione artistica, arteterapia, ricerca interiore. Corsi e sessioni individuali. A Udine. Cell. 340.3706330 mceharts@gmail.com IL FORNO ARCANO Via del Cristo 8, Rive d’Arcano (UD). Tel. 0432.809348, forno.arcano@libero.it GRUPPO ZEN UDINE Via Cormor Alto 218, Udine. Ogni mercoledì alle 21.00 appuntamento di meditazione Za-Zen. Per informazioni: Maurizio KoGyo Florissi, cell. 348.3071667.


CENTRO DI SALUTE INTEGRATA

DOTT. GIANLUIGI GIACCONI Psicologo e Naturopata Medicina Naturale Psicologia Integrativa Attività educative e terapeutiche per famiglie, bambini e ragazzi

CENTRO DI SALUTE INTEGRATA del Dott. Gianluigi Giacconi Via Stiria 36A, Udine. Tel. 0432.602530 www.centrodisaluteintegrata.com gianluigigiacconi@centrodisaluteintegrata.com Dr. CRISTIANA SCOPPETTA Sociologa, Analista BioEnergetica Via XXIV Maggio, 21 Cervignano del Friuli (UD). Tel. 349.8606782 www.cristianascoppetta.it taodao@libero.it

PORDENONE ASSOCIAZIONE MIRA Corsi e seminari yoga, attività di sostegno umanitario. Pordenone, Via della Ferriera 22. Tel. 347.9455220, info@associazionemira.org www.associazionemira.org Ass. IL SOFFIO - Scuola di Shiatsu Via Rotate 10, Pordenone. Tel. 347.5102713 Ass. TERRAUOMOCIELO Qi Gong e Percorsi di salute Tel. 0434.20389 (Laura Guerra), info@terrauomocielo.it www.terrauomocielo.it STUDIO EQUILIBRYA MASSAGGI OLISTICI Trattamento Cranio Sacrale, Shiatzu, Linfodrenaggio Via Martiri della Libertà 18 Prata di Pordenone (PN) Tel. 0434.611282 333.7466849 manucanziani@virgilio.it CENTRO “TESIS” Centro Olistico e Culturale Sessioni individuali, Corsi e Seminari Tel. 0434.72782, Cell. 329.2399184.

LE NUOVE RISORGIVE Piazzale San Lorenzo 14, Pordenone. Tel. 0434.551424.

CENTRO YOGA “LE VIE” Via D’Azeglio 35, Bo. Tel. 051.19982056, www.yogalevie.it info@yogalevie.it

Dott.ssa Doriana Mimma DE VIDO Naturopatia & Bilanciamento Somatico. Riceve per appuntamento a Sacile (PN): Tel. 0434.72782, Cell. 329.2399184.

Istituto Himalayano di ricerca in Ayurveda Via De Leprosetti 2/A, Bologna. Tel. 051.262823, www.ayurveda.bo.it

A.P.S. CENTRO OLOS Percorsi per migliorare la qualità della vita - Acc. Olistica, Massaggi, Trattamenti Olistici, Tantra. Via Oberdan 3, Pordenone. Tel. 334.9161.209 www.centrolos.it SANITARIA Del PUP Via Molinari 38/40, Pordenone. Tel. 0434.28897.

EMILIA ROMAGNA BOLOGNA

Scuola/Fondazione Matteo Ricci Via A. Canova 13, Bologna. Tel. 051.531595, www.fondazionericci.it SCUOLA DI YOGA CENTRO NATURA Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051.223331, 051.235643, sport@centronatura.it www.centronatura.it

PARMA Ass. LA GROTTA DI CRISTALLO Shiatsu, Tai Ji, Danze Orientali, Voice Dialogue, Reiki, Diapason Terapia, Naturopatia., Meditazione Guidata. Fidenza (PR). Tel. 0524.84450, 0524.62315.

CENTRO NATURA Discipline psico-fisiche, Centro benessere, Formazione, Ristorante BioVegetariano. Via degli Albari 6, Bologna. Tel. 051. 235643, 051.223331 www.centronatura.it info@centronatura.it

Ass. NAMASTE - Parma Per la promozione e la diffusione della meditazione. Via Mascagni 25, Rivarolo di Torrile (PR). Tel. 0521.810138, cell. 335.6713405. www.oshonamaste.it maprem@libero.it

CENTRO STUDI CENRESIG Centro per lo studio e la meditazione Buddista Mahayana Via Meucci 4, Bologna. Telefoni: Maddalena 347.2461157, Giovanni 349.6068534. www.cenresig.org info@cenresig.org

LIBERA ACCADEMIA SCIENZE UMANE Scuola di counseling professionale accreditata Cncp Incontri di crescita e formazione in ambito umanistico e transpersonale Via Sella 31/A (lat. Via Orlando), Parma. Tel. 0521.944410, www.lasu.it www.alchimia.org

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I LUOGHI

Monastero Zen Fudenji Bargone 113, Salsomaggiore Terme (PR) Tel. segreteria: 0524.565667. Monastero Zen Sanbo-ji Pagazzano, loc. Pradaioli 27, Berceto (PR). Tel. 0525.60296. Associazione di promozione sociale SPAZIO SHIATSU Corsi di shiatsu professionali e amatoriali, meditazione za-zen, seminari di approfondimento. Via Dalmazia 71, Parma. Tel. 0521.533831, www.studishiatsu.it info@studishiatsu.it

MODENA CENTRO YOGA SHIVA Via Silvati 12, Modena. Tel. 059.364625, Cell. 338.5332728, www.centroyogashiva.191.it

RIMINI Ass. Culturale MANAGER ZEN Via San Giovenale 86, Rimini. Tel. 0541.736362, www.managerzen.it

UMBRIA, MARCHE, ABRUZZI ANCONA LA CITTÀ DELLA LUCE Ass. di Prom. Soc. Centro Studi Discipline Olistiche e Bionaturali Associazione Conacreis Marche. Reiki. Ayurveda. Yoga. Costellazioni Familiari. Via Porcozzone 17, Ripe (AN). Tel. 071.7959090, www.reiki.it

MACERATA TARA CENTER C.da Ricciola, Recanati (MC). Tel. 071.7575847, cell. 393.9755533, www.taracenter.it info@taracenter.it

PESARO Istituto Lama Tzong Khapa Via Poggiberna, Pomaia (PI) tel. 050.685654 www.iltk.it iltk@iltk.it

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OKI DO MIKKYO YOGA Oki do Yoga, Meiso Shiatsu, Naturopatia Sede Leg.: Via Nazionale 238/A, Colbordolo (PU) www.okido.us Sede Corso Naturopatia: Viale Monza 16, Milano c/o www.naturopatiaokido.it

PERUGIA ANANDA ASSISI Via Montecchio 61, Nocera Umbra (PG). Tel. 0742.813620, www.ananda.it CASAYOG (Yogi Gyanander) Strada San Marino 21, Perugia. Tel 075.5899339, www.casayog.com

TOSCANA AREZZO AMO Accademia Massaggi Olistici ads Associazione Dilettantistica Sportiva Scuola Accreditata SIAF Via Teofilo Torri 22-28, 52100 Arezzo (AR). Responsabile: Andrea Marini: 388.9334692 www.massaggiohotstone.it andrea.marini@teletu.it

GROSSETO Comunità Dzog-Chen Merigar, Arcidosso (GR). Tel. 0564.966837.

FIRENZE Ass. Cult. “L’ALBERO DELLO YOGA “ L’associazione si occupa della diffusione dello Yoga e di alcune delle principali discipline olistiche attraverso incontri, trattamenti, corsi. Via della Libertà 61/65, Matassino Reggello (FI). Cell.333.3807726, www.lalberodelloyoga.it info@lalberodelloyoga.it Centro Terra di Unificazione Ewam Via R. Giuliani 505/A, Firenze. Tel. 055.454308. SHINNYO-JI TEMPIO ZEN FIRENZE Via Vittorio Emanuele II 171, Firenze. Tel. 339.8826023, www.zenfirenze.it SCUOLA DI AGOPUNTURA TRADIZIONALE DI FIRENZE del dott. Nello Cracolici. Via San Giusto 2, Firenze. Tel. 055.704172.

PISA ISTITUTO LAMA TZONG KHAPA Via Poggiberna 15, Pomaia (PI). Tel. 050.685654, 050.685009, info@iltk.it segreteria@iltk.it www.iltk.it


PUNDARIKA CENTRO RITIRI MEDITAZIONE Loc. Cordazingoli 18, Riparbella (PI) Tel. 0586.699077, 338.6759340 (Erica).

PRATO CRONOGENETICA di Mario e Domenica Grilli Via Compagnetto da Prato 37, Prato. Tel e fax 0574 33306 Cell. 331 9724607 www.cronogenetica.it

SIENA AGRITURISMO GLI ARCANGELI Azenda Agricola Podere Avere Azienda biologica con 5 camere con bagno, sauna, jacuzzi, saletta meditazione, piscina all’aperto. Località Pievescola, Casole d’Elsa - Siena. Cell. 335.7072131, 338.1402493. www.gliarcangeli.com info@gliarcangeli.com

LAZIO ACCADEMIA DI YOGA Via XX Settembre 58 A, Roma. Tel. 06.4742427, accademiayoga@tiscali.it www.accademiayoga.it AMRITA CENTRO YOGA E AYURVEDA Via C. Colombo 436, Roma. Tel. 06.5413504, 06.5081202, www.amritayoga.it ASSOCIAZIONE ERBAMOLY Centro Kundalini Yoga secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajam - Trattamenti di Sat Nam Rasayan - Yoga in gravidanza. Via C. Baronio 90, Roma. Tel. 333.3236981, associazioneerbamoly@libero.it ASSOCIAZIONE SHAKTI Centro di Kundalini Yoga e Sat Nam Rasayan Via dei Brusati 30, Roma. www.kundaliniyoga.it BUPPO DOJO praticare il Buddhismo Zen Soto Via Ferento 5, Roma. Tel. 06.70032022 buppodojo@gmail.com www.buppodojo.it CEDIFLOR Centro Diffusione e Didattica Floriterapia di Bach Via R.Fauro 82, Roma. Tel. 06.8074385, 333.4243663 www.cediflor.it info@cediflor.it

CENTRO NIRVANA Associazione Spirituale per la Meditazione Chan e Zen Via A. Bono Cairoli 15, Roma. Tel. 338.7021800, 328.6848780, www.centronirvana.it

YOGA, SCIENZA E ARTE Ass. Culturale Yoga-Meditazione-Medicina integrata Viale A. Magno 192, Roma. Cell. 339 1279335 www.albertacorsiyoga.it info@albertacorsiyoga.it

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TAO CENTRO DI RICERCA OLISTICA c/o “CULTURA YOGA” Via Tuscolo 1, Latina. Tel. 349.5100190 - 348.0401281 www.culturayoga.it www.taocenter.org

CENTRO TARA BIANCA Danza Creativa, Arti Terapeutiche, Meditazione. Via Ettore Rolli 49, Roma. Tel. 06.5811678, www.centrotarabianca.it CENTRO ZEN ANSHIN Buddhismo Zen Soto. Sotto la guida di Annamaria Gyoetsu Epifanìa e Guglielmo Doryu Cappelli. Via Ettore Rolli 49,(Stazione Trastevere), Roma. Tel. 06.5811678, 328.0829035, 320.9671624, www.anshin.it guglielmo1@interfree.it Associazione Sportiva Dilettantistica DHARMA - SPORT E DISCIPLINE BIONATURALI (Coni Fijlkam Uisp) Via Cimone 12 , Roma. Tel 339.1286955 www.asddharma.ning.com asddharma@alice.it Fondazione Maitreya Via della Balduina 73, Roma. Tel 06.35498800, www.maitreya.it PIACERI UNICI EcoShop per appassionati di prodotti biologici, tipici, del commercio equo e solidale e dell’agricoltura sociale. Via Orvieto 30/34 (San Giovanni), Roma. Tel. 06.45443234, www.piaceriunici.it SCUOLA YOGA ROMA Via Cechov 83 - F6, Roma. Tel. 06.51530068, cell. 335.6571924 segreteria@scuolayogaroma.it eleonora.fiorini@scuolayogaroma.it www.scuolayogaroma.it

CAMPANIA TAO - CENTRO DI RICERCA OLISTICA SCUOLA ITALIANA REIKI Via F. Cilea 91, Napoli (NA). Tel. 338.8495996 taocenter@tiscali.it www.taocenter.org DOTT. GIOVANNI MONTANARO ODONTOIATRIA E TERAPIE NATURALI Omeopatia, Posturologia, Agopunutra, Test e rimozione dei metalli pesanti. Via A. Scarlatti 126, Napoli Tel. 081.5786956, cell. 340.1495053 Omeo57@hotmail.it

PUGLIA e SICILIA Centro Buddhista della Via di Diamante Via Gaetano Postiglione 14/E, Bari. Tel 349.7751145, 368.575880, bari@diamondway-center.org Dott. RENATO IUDICA Rappresentanze Prodotti Naturali Via G. Arimondi 48, Palermo. Tel. 392.6893370, 347.6215339. I dati raccolti sono stati forniti o individuati da elenchi pubblici e sono trattati in ottemperenza alla legge 675/96 con particolare riferimento agli articoli 12 e 20. Agli interessati è riconosciuta la facoltà di esercitare i diritti di cui all’art.13. Il titolare del trattamento dei dati è l’editore.

www.bioguida.com

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NUOVA ERA Nuova Era è un sogno diventato realtà: il luogo dove l’uomo può iniziare il cammino verso sé stesso, ritrovando la pace interiore attraverso la “corretta” relazione con la natura e le leggi universali. Con Nuova Era esiste la possibilità di inziare per tutti un cammino di ricerca e crescita spirituale in un luogo privilegiato, unico nel suo genere. Dalla notte dei tempi, le necessità fondamentali dell’essere umano sono rimaste inalterate: reperire il nutrimento fisico e spirituale. È per rispondere a questo bisogno primordiale che l’uomo, nel corso dei millenni, ha delimitato fisicamente, ma soprattutto idealmente, luoghi particolari per le loro caratteristiche geofisiche ed energetiche. Energia è un termine derivato dal greco, dato dalla fusione di due parole, “en” = dentro ed “ergon” = lavoro, opera. Dunque, i cosiddetti “luoghi d’energia”, vanno a significare quelle porzioni di spazio idealmente o materialmente delimitati in grado di produrre autonomamente e intimamente un lavoro. In altre parole, quei luoghi capaci di estrinsecare energie di varia natura che, inevitabilmente, si compenetrano e interagiscono con tutte le altre forme di energia, inclusa quella più compressa, ovvero la materia. Il percorso di crescita spirituale in Nuova Era è diviso in due parti: una parte teorica di filosofia, che farà da base a una parte pratica/fisica di qigong. La fusione del lavoro tra filosofia e qigong è la chiave per accedere ad una maggiore, autentica consapevolezza del sé, e recuperare l’armonia in un contesto di natura incontaminata. È una opportunità nuova, nata e cresciuta in Italia su antiche basi cinesi, per diffondere il messaggio che ora l’umanità è chiamata a prendere una nuova consapevolezza, in questo importante momento di passaggio di un’era che si chiude e di un’altra che si apre.

NUOVA ERA Per informazioni: www.nuova-era.net - contatti@nuova-era.net

“Le Tre Lune”, associazione fondata a Pordenone nel novembre 2011, ha come suo obiettivo l’informazione e la formazione nel campo del femminile, al fine di portare le associate a fare propri strumenti concreti di prevenzione ed auto guarigione, sia nel campo della salute fisica, che psicologica e spirituale. A tale fine l’Associazione promuove eventi, stages, workshop, serate di musica e poesia, performances teatrali e tutto ciò che costantemente emerge dalla creatività femminile. Promuove altresì l’integrazione etnica tra le donne nella convinzione che la “rete” sia uno strumento formidabile di evoluzione personale e di gruppo, al di là di ogni diversità di radice culturale e di credo e, all’interno di essa, intende recuperare conoscenze antiche, forzatamente dimenticate, ma ben ancorate all’inconscio collettivo delle donne, pronte ad essere riportate alla luce ed utilizzate. Uno degli strumenti che maggiormente ricorrerà nei nostri workshop e stages sarà quello dello “sciamanesimo”, percorso privilegiato per aprire, in modo estremamente rispettoso, una breccia nell’“io profondo” e recuperare ambiti di “potere personale” efficaci e spendibili nella realtà quotidiana, per il recupero di un maggior equilibrio psico-fisico ma anche per una migliore capacità di relazionarsi con se stessi e con il mondo variegato che ci circonda.

Le Tre Lune Via G. Ferraris 18/D 33170 Pordenone info@le3lune.it www.le3lune.it Nadia: cell. 349 5005490, Prassede: cell. 328 1720088 26

Nel corso delle nostre presentazioni vengono proposte ai partecipanti alcune tecniche per creare una migliore connessione con il femminile profondo che c’è in ognuno di noi. Andiamo a collegarci, attraverso una tecnica antichissima che proviene dallo sciamanesimo precolombiano, al potere dell’acqua, la “Nustar Nera”, come la chiamano gli sciamani Queros. Inoltre, con un esercizio che attinge allo sciamanesimo celtico, andiamo ad incontrare il lato oscuro del nostro femminile, quello più ribelle e creativo, integrandolo alla parte più consapevole e luminosa. E ancora, la proposta di un “viaggio” per creare un contatto con il proprio animale di “Potere Femminile”, che ognuno potrà richiamare nelle vita quotidiana, nei momenti di necessità.


Bergloewenschule

I.P.

Il linguaggio del Cuore, della Natura e della Pace

M

antenere il linguaggio del cuore, imparare il linguaggio della natura e diffondere il linguaggio della pace. Questo è la missione della Bergloewenschule - la “Scuola Leoni di Montagna” - in Val di Funes/Dolomiti, nell’Alto Adige. In mezzo alla piacevole natura, con prati e boschi tranquilli, protetti dalle alte montagne delle Dolomiti, si trova la base della Scuola, un maso di contadini delle montagne. Stefan Braito, il fondatore della scuola, e la sua famiglia vivono in questo maso e invitano bambini e adulti a regalarsi il tempo e lo spazio per sviluppare la comunicazione al livello più alto possibile per noi uomini: la comunicazione tra cuore e cuore. Come dice il dr. Masaru Emoto, lo scienziato giapponese che ha dimostrato con le sue straordinarie fotografie dei cristalli d’acqua come questa sia intelligente: “Chi parla il linguaggio del cuore, riesce a parlare con l’acqua”. E come Stefan Braito aggiunge: “Chi comunica dal cuore, riesce a comunicare con tutta la vita: vento, fuoco, pietre, piante, animali, uomini, di tutte le culture, giovani, anziani…”

Per poter comunicare dal cuore bisogna però conoscere il linguaggio del Cuore. Questo è un linguaggio semplice, diretto, efficace. È sempre spontaneo, sincero, vero, nel qui e ora. E i maestri più grandi nel linguaggio del Cuore sono proprio i bambini e la natura. Loro parlano il linguaggio più puro. La “Scuola Leoni di Montagna” cerca con i suoi programmi e le sue proposte di fare in modo che i bambini riescano a mantenere e a raffinare il linguaggio del Cuore. Gli adulti invece vengono accompagnati piuttosto a ricordarsi di questo linguaggio dimenticato. Utilizzando le tecniche degi Heyokah, i Sacri Clown dei popoli nativi americani, i partecipanti dei programmi vengono accompagnati ad immergersi nella natura. Qui imparano le tecniche di sopravvivenza: costruiscono una capanna con materiale naturale per avere un sacco a pelo, costruiscono la base per un fuoco e lo accendono e spengono a turno, allenano tutti i cinque sensi, imparano a riconsocere le piante commestibili e le erbe curative, costruiscono un bastone da lancio e tante

altre cose. Dopo queste esperienze i bambini e gli adulti parlano di nuovo direttamente dal cuore e riescono a capire il linguaggio della natura. Quando si arriva a praticare bene questi due linguaggi, allora si inizia a parlare anche un terzo linguaggio: il linguaggio della Pace. Chi comprende il proprio cuore e capisce i principi e i cicli della natura, diventa un’ambasciatore di pace. I bambini e gli adulti che hanno trovato la pace interiore ed esteriore, sono pronti a diffonderle nel mondo. Stefan Braito ha scritto un libro sull’argomento “linguaggio del Cuore” che verrà pubblicato nei primi mesi del 2012. Per saperne di più, il sito di Stefan Braito e la sua “Scuola Leoni di Montagna” è: www.bergloewenschule.it

Nuova Era, Le Tre Lune e la Bergloewenschule saranno presenti alla Fiera BioSalute (TV) il 10-11 marzo 2012.

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LA VIA DELLA TERRA

Feng Shui: decodificare il divino di Manuela Gatti consulente in bioarchitettura di CNG www.cerchinelgrano.it

La nostra percezione della realtà

Noi possiamo, una volta consapevolizzato questo fondamentale concetto, riferirci alla realtà, per convenzione, come ad un qualcosa di fisico e possiamo osservare con i nostri limitati sensi ciò che ci circonda e che ci appare.

“Conoscere il principio originario è l’essenza della Via”, scriveva il saggio cinese Lao Tse, nel Tao Te Ching…

N

oi non siamo “solidi”, non abbiamo solidità, non abbiamo limiti fisici. Noi siamo consapevolezza, siamo senza limiti… Allora perché ogni cosa appare così reale, solida e tridimensionale? La scienza afferma che tutto ciò che ai nostri occhi sembra avere una forma – persone, edifici, paesaggi ecc. – è costituito da atomi, ma il punto è che gli atomi non sono solidi e per di più sono essenzialmente vuoti. Può qualcosa che non è solido dare origine ad un solido? Non può. Noi decodifichiamo le infinite frequenze di questa dimensione in immagini olografiche, tridimensionali, nel nostro cervello. Ma gli ologrammi non sono realmente tridimensionali o “solidi”, semplicemente è così che ci appaiono. La fisica quantistica ha compreso da molto tempo che il mondo fisico è illusorio: ha scoperto che le particelle subatomiche, come gli elettroni, possono manifestarsi sia sotto forma di particella (fisica) che sotto forma di onda (non fisica) e possono muoversi avanti e indietro dall’uno all’altro stato. Questo non vuol dire che non esista un soffice tessuto di velluto, significa semplicemente che il velluto ha due aspetti molto differenti rispetto alla realtà: secondo Karl Pribram, quando il velluto, nella fattispecie, viene filtrato attraverso la lente del nostro cervello, esso si manifesta sotto forma di morbida stoffa, ma se riuscissimo a togliere di mezzo queste nostre lenti, lo percepiremmo come un pattern di interferenza, un “ritratto vibrazionale” o forma d’onda dell’oggetto in questione. Quale è reale e quale è una illusione? “Per me sono entrambe reali” dice Pribram, “o, se vogliamo, nessuna delle due lo è”. 28

Cosa vediamo? Cosa è reale e cosa no? Possiamo convenire che le “forme” sono fisiche ma i numeri sono concetti, che una oggetto è fisico ma il suo colore è “non fisico”, che il minerale chiamato ferro è fisico ma la forza che lo attira verso una calamita è non fisica, che un farmaco agisce fisicamente così come un placebo e quindi che le idee e i pensieri non sono fisici ma agiscono sul fisico, in ultima analisi che i nostri pensieri creano la nostra realtà (olografica, illusoria). Confinati in una questa realtà tridimensionale, attraverso i nostri limitati sensi percepiamo solo una limitatissima parte di un universo multi vibrazionale: se siamo in grado di percepire coscientemente la sola realtà tridimensionale attraverso i nostri cinque sensi, questo non significa che esista solo questa realtà, significa semplicemente che il nostro DNA, la nostra antenna ricetrasmittente, è sintonizzata solo sulle vibrazioni più

dense, quelle in grado di percepire la realtà fisica, la materia densa … mentre la parte maggiore che lo costituisce e che la nostra scienza ufficiale chiama “DNA spazzatura”, è stata probabilmente disattivata, allo scopo di manipolarci e intimorirci. Permane un ricordo del divino che forse non può essere cancellato in quanto ciò corrisponderebbe probabilmente all’eliminazione fisica dell’uomo: permane a livello dell’ inconscio “l’immagine che è Dio in noi”, “fatti a Sua somiglianza”, la nostra parte divina che reclama se stessa nonostante i limitati strumenti in suo possesso. Questa immagine di Dio la vediamo riflessa in un volto, in un dipinto, in un’opera d’arte, la riconosciamo in una forma che ci fa stare bene e mai ci intimorisce, nei colori, nei materiali e nei rapporti armonici di una casa, in un canto melodioso, in un concetto … la ricordiamo, la sperimentiamo attraverso i simboli, espressioni di principi che non possono essere capiti mentalmente, ma, appunto, solo sperimentati. Attraverso le opere architettoniche, l’arte, gli scritti, i simboli, che uomini saggi ed illuminati ci hanno tramandato, spesso al prezzo della propria vita, siamo tutt’ora collegati ad un antichissimo sapere, una conoscenza diffusa su tutta la terra, che prende i nomi più diversi: yoga, astrologia, arti marziali, geometria e architettura sacra, I Ching, numerologia, Feng Shui … una conoscenza mai sopita perché occultata e tramandata senza essere svelata, una conoscenza che proprio in questa epoca sta per essere decodificata. Cosa accade quando il sapere viene coscientemente applicato? Cosa accade, invece, quando il sapere – la nostra memoria divina – viene dimenticato, ignorato, o peggio, usato per manipolare? Nel primo caso si verifica armonia, nel secondo dis-armonia. Ci siamo mai chiesti come mai stiamo così bene quando meditiamo, quando pratichiamo yoga o arti marziali, quando cantiamo o danziamo? Come mai stiamo così bene contemplando le espressioni e i panorami della natu-


L’ARREDO ECOLOGICO

Con l’esperienza acquisita negli anni produciamo su progettazione e su misura L’ARREDAMENTO NATURALE. Il nostro obiettivo è di creare ambienti alimentando il fluire dell’energia positiva, ottimizziamo gli spazi e soprattutto ascoltiamo le esigenze delle persone che abiteranno i locali da noi arredati. Adoperiamo solo legno massiccio, certificato, le lavorazioni e gli assemblaggi vengono fatte ad incastro, senza uso di colla, i trattamenti sono fatti solo con olio e cere naturali, i colori sono ottenuti con ossidi sciolti nell’olio, otteniamo superfici satinate e piacevoli al tatto. Evitiamo tutte le finiture con spigoli, otteniamo così forme morbide e arrotondate. Dedichiamo una particolare attenzione ai bambini e ragazzi... curando in modo particolare le loro camerette. Adoperando solo LEGNO, OLIO E CERA si evitano tante forme di allergia... non si creano cumuli di cariche elettrostatiche, gli ambienti sono sani, piacevoli, armoniosi... il legno ha la caratteristica di essere termoregolatore: assorbe l’umidità in eccesso per ridarla quando l’ambiente ne ha bisogno. Progettazione per noi vuol dire anche: curare i particolari come il colore delle pareti, la posizione del letto, l’illuminazione data dalle lampade ionizzanti con la loro luce vivificante... Cerchiamo di seguire il nostro cliente con la massima premura e con la nostra professionalità... Via del Lavoro 18, 31013 Codognè (Tv) - tel./fax 0438 777236 - bioliving@libero.it - www.bioliving.it


LA VIA DELLA TERRA

ra? Come mai siamo rapiti davanti alle immagini dei Cerchi nel Grano? Quando siamo in contemplazione di un panorama o di un soggetto armonico siamo connessi con la divina forza della creazione… viceversa quando osserviamo scempi della natura, quando lo scenario intorno a noi è rappresentato da architetture scadenti e stridenti, da rumori invece che da suoni armonici, quando i simboli che ci circondano sono volutamente usati per incuterci paura, allora siamo in preda delle forze di distruzione, siamo in preda al dualismo, sprofondiamo sempre più nell’illusoria realtà tridimensionale. Il Campo Vivente E come mai, davanti ad una cattedrale gotica, davanti a una piramide egizia o davanti ai dolmen celtici, restiamo senza fiato? Ammirati e… sottomessi? Le grandi opere, di carattere religioso piuttosto che “sociale”, sono sempre state commissionate da chi detiene il potere con un solo ed unico scopo: incutere soggezione e paura! Attraverso la paura indotta l’uomo ha via via perso il proprio cosciente collegamento con il proprio potere interiore, con la propria parte divina, con la propria consapevolezza, con il proprio essere illimitato: da essere divino a fantoccio, prigioniero di questa realtà limitata, sensoriale, tridimensionale, illusoria. La rilettura della storia, la reinterpretazione della storia dell’arte e dell’architettura, la comprensione di quel sapere antico diffuso capillarmente ed ermeticamente su tutta la terra in grado di contrastare ed opporsi a chi di questo sapere ha fatto proprio uso ed abuso, le intuizioni di ricercatori e studiosi spesso al di fuori dell’ambito della scienza ufficiale: tutto questo sta causando quel processo di risveglio che gran parte dell’umanità sta attuando in maniera massiva in questo periodo storico, attraverso il raggiungimento di una notevole massa critica, come accadde nell’episodio della “centesima scimmia”. Ciò 30

che appare ai nostri occhi e ai nostri sensi, e che produce in noi emozioni, altro non è che un programma informatico limitato che il nostro corpo-computer decodifica e che noi chiamiamo realtà. Con buone ragioni e supportati dalla nostra scienza ufficiale, possiamo immaginare ciò che chiamiamo realtà (che decodifichiamo come un insieme costituito da pieni e vuoti, separati ognuno dagli altri), come un tutt’uno, un unico campo di frequenze - alcune più dense, che chiamiamo materia, altre più sottili e che non riusciamo a

percepire, che chiamiamo vuoto. “Un campo - scrive Michele Proclamato, studioso di architettura sacra, simbolismo e cinetica - le cui implicazioni multidimensionali vanno chiaramente oltre la nostra limitata percezione scientifica e spirituale della realtà. Insomma una vera e propria teoria del tutto incardinata sull’ottuplice percezione di un campo vivente e intelligente, direzionalmente interpretabile, come esattamente fa il Feng-Shui. Siamo di fronte ad un sapere il quale sa che Dio è ‘pattern’ , ma soprattutto lo concepisce all’interno della materia come dello spazio- tempo,

essendo esso stesso tutto ciò. Sarebbe stupido quindi immaginare di progettare, costruire e utilizzare edifici che con “Lui” non siano armonicamente interagenti. Il Feng Shui non è un esoterico modo geomantico di interpretare lo spazio e il tempo, bensì il sopravvissuto urlo di gioia di una civiltà che per prima e millenni prima di noi, riuscì a capire “dove” si trovava il nostro creatore. Un dove che andrebbe studiato con molta, moltissima serietà anche dall’ufficialità, per capire che tutto è vivo intorno a noi ma, soprattutto, che tutto è geometricamente nascente da pochissime “frequenze dimensionali” incredibilmente codificate per “noi” da “chi” mai la Terra ha voluto lasciare. Sarebbe ignorante da parte di nostra non riconoscere nel Feng Shui quello stesso sapere attraverso il quale qui , in Occidente , si è costruito, scritto, scolpito, dipinto, suonato, contato, cantato, geometrizzato, pregato ecc. Di conseguenza dovremmo pensare ad un destino umano resosi difficile, alacre e sofferente solo per ignoranza, presunzione e superficialità e beffardamente ammettere che la soluzione è qui da sempre. Anche nel caso del Feng Shui, come di tutte le applicazioni mediche, marziali, nonché filosofiche e spirituali provenienti dall’Oriente, si è di fronte ad una delle numerosissime applicazioni, aventi come cardine: “la codifica di un atto creante dalle caratteristiche divine, un atto che pone dimensionalmente altrove la matrice materica della nostra realtà”. Simboli e Feng Shui Le origini e la comprensione degli archetipi e dei simboli che permeano le grandi architetture del passato, fanno dell’architettura un’arte che genera una graduale influenza “sottile” che penetra nell’uomo, che “risuona” con l’uomo e la natura. All’origine della civiltà, ovunque si trovasse l’uomo sulla Terra, immerso in realtà climatiche, territoriali e faunistiche diverse, si può supporre che considerasse il mondo dove viveva come “il centro del mondo” e tutt’intor-


no l’ignoto: ciò che ritualmente univa ogni singolo abitante era il nascere del giorno con la luce del sole e il giungere della notte con il cielo stellato. Questo comportò in tutti i luoghi le medesime deduzioni archetipiche, un processo imitativo del cosmo, una sintesi tra cielo e terra ancor oggi racchiuso nelle grandi opere diffuse su tutto il pianeta: l’uso dei simboli non è dunque prerogativa di un’epoca, ma un mezzo per esprimere quegli archetipi universali insiti nella stessa natura umana, una forma di sintesi che si ritrova nei miti, nei rituali, nel folklore, nei sogni e che è la base della vita stessa. E’ possibile affermare che già prima del 6.000 a.c. nei territori della Cina e della vicina India si sia raggiunto un metodo di analisi globale del territorio, dato da continue esperienze ed osservazioni atte a determinare i siti più vantaggiosi per edificare, che confluirono in un’ampia conoscenza della configurazione del territorio, delle montagne e delle acque circostanti. Questa conoscenza, che successivamente prese il nome di Kan Yu, ovvero l’arte dell’equilibrio tra cielo e terra, fu utilizzata soprattutto dagli Imperatori e Nobili per controllare e mantenere il potere delle dinastie mantenendo segreti la maggior parte dei precetti. Si costruivano città, palazzi e templi seguendo i dettami del maestro di Kan Yu, il quale sfruttava al massimo le forze del Cielo e della Terra per mantenere la prosperità della dinastia attraverso il controllo e la gestione del territorio. Parallelamente, in Occidente, dietro le righe e i simboli che parlano, possiamo ritrovare la medesima antica conoscenza di “attivazione e consacrazione”nei luoghi prescelti per le costruzioni di potere, quali cattedrali, piramidi, edifici Romani: ognuna di queste costruzioni veniva realizzata tenendo conto di questi precetti, diventando un punto di forza “sottile” per irradiare e mantenere il potere di chi le gestiva. Non si tratta di miti ma di storia occulta, esoterica, che ha rappresentato la vera storia, non descritta ovviamente da quella ufficiale… Lo stesso sapere poteva essere utilizzato per scopi diversi, per il bene comune piuttosto che per l’interesse dei singoli. Il Feng Shui, letteralmente “vento e acqua”, rappresenta una selezione di questi antichi saperi, focalizzati un tempo per la realizzazione di

tombe e di abitazioni, cioè le dimore dei morti e quelle dei vivi. L’attribuzione del nome Feng Shui sembra derivi da un antico testo datato intorno al 250 a.C. di uno studioso chiamato Kwok Po, che enuncia il seguente precetto: ”l’energia del drago (la montagna) viene dispersa dal vento, fermandosi al bordo dell’acqua (fiume o lago in genere)”, sottintendendo che i due elementi vento e acqua dovessero essere bilanciati nel modo più preciso possibile ai fini insediativi, in quanto un vento delicato garantiva buoni raccolti e bestiame sano e fiumi e sorgenti procuravano cibo e assicuravano la sopravvivenza di un insediamento nei periodi di siccità.

Questi accenni alle origini sono necessari per comprendere che si sta parlando di un’arte e di una scienza che non mira ad “insediarsi” nel mondo, al contrario interpreta a diviene co-creatrice della natura, non padrona ma figlia, allora come oggi. Non una moda ma un sapere che utilizza e interpreta i simboli per creare coscientemente armonia all’interno della creazione della Natura. Il lo-p’an, la bussola cinese, l’I Ching, il più antico libro di divinazione, il t’aichi, principio di mutamento o di trasformazione, il Ba Gua, la base terra e cielo di riferimento per l’indagine Feng Shui, sono solo alcuni esempi di strumenti che utilizzano la simbologia e che stanno alla base del Feng Shui, un sapere attorno al quale sono nate e si sono

consolidate scuole che, a tutt’oggi, sono il riferimento per chi pratica questa antica scienza e che sono la “Scuola San Yuan Pai” e la “Scuola San He Pai” (tutti gli altri sono metodi o interpretazioni, come la scuola della Forma, la scuola della Bussola, la scuola delle Stelle Volanti ecc.) Feng Shui e Bio Architettura Il Feng Shui, arte e scienza taoista del vivere in armonia con l’ambiente, nell’odierna applicazione trova un senso compiuto esclusivamente se inserito nel contesto di un progetto in bio architettura, e comporta che vengano attentamente valutati una serie di parametri quali l’indagine geobiologica del sito, la scelta di materiali naturali, l’installazione di impianti a basso consumo e una tipologia costruttiva di tipo “passivo” : un tempo i materiali che si utilizzavano per edificare erano ovviamente naturali, la tipologia costruttiva rispondeva sempre alle esigenze degli abitanti, ci si coricava presto lasciando a torce e candele il compito della fioca illuminazione necessaria, il fuoco di un camino o di una stufa era quanto serviva per il riscaldamento. Diversamente, ogni applicazione parziale sarà riduttiva rispetto ai contenuti e, di conseguenza, ai risultati. In conclusione, prendendo come modello la scelta e la progettazione di un edificio ad uso abitativo, i passaggi fondamentali per un’indagine Feng Shui, sono: • Valutazione dell’ambiente esterno: paesaggio, edifici e caratteristiche naturali e artificiali • Valutazione dell’ambiente interno: forma dell’edificio, planimetria e caratteristiche architettoniche degli interni • Lettura delle direzioni dell’edificio e stesura della carta geomantica, con sovrapposizione alla planimetria • Interpretazione della carta geomantica e progettazione dell’uso della spazio • Armonizzazione tra gli occupanti e l’edificio • Disposizione dell’arredamento. 31


LA VIA DELLA SCIENZA

L’iride e i suoi tre cerchi di Elisabetta Conti (iridologa) www.adacqua.net

ricca, impegnata, piena di interessi. Se la distanza dalla pupilla è eccessiva, la siepe viene identificata come ”anello della dispersività”. Sul piano fisico, la siepe iperplastica o ipoplastica indica squilibri viscerali; dilatata, dilatazioni viscerali e diverticoli; ristretta, spasmi intestinali. E molto altro ci sarebbe da aggiungere, sia interpretandola da un punto di vista embriologico, sia leggendola come “luogo” del tempo ciclico (definito “cronorischio” da Daniele Lo Rito).

L

e strutture organiche richiamano non di rado figure geometriche. Nel corpo dell’uomo e degli animali più “evoluti”, l’iride appare come una corona tra due circonferenze concentriche, che hanno cioè lo stesso centro (la pupilla). Le imperfezioni di tale doppia corona, di volta in volta diverse, ci comunicano importanti informazioni sull’intero corpo, sulla psiche e sullo stato energetico della persona in esame. Poiché la pupilla (il “buco nero”), oltre che centro, è essa stessa un cerchio, possiamo dire che l’iride, se ne consideriamo le caratteristiche geometriche in una prospettiva bidimensionale, è contraddistinta da 3 cerchi concentrici, con un diametro totale (compresa la pupilla) di circa 12-13 mm. (Vedremo che, in tridimensionale, ha uno spessore medio di 0,3 mm e raggiunge lo spessore massimo a livello della siepe, l’alto bordo del cratere che circonda e protegge la pupilla alla distanza di circa 1,5 mm )

IL PRIMO CERCHIO: LA PUPILLA L’iride è provvista di una apertura centrale, la pupilla (vedi immagine 1), che permette e regola il passaggio dei raggi luminosi. Secondo San Isidoro di Siviglia (560-636 d.C.), le pupille si chiamano così per il fatto che chi guarda da molto vicino gli occhi, vede la propria immagine riflessa entro il 32

contorno delle pupille, così piccola ed irriconoscibile da sembrare l’immagine di un “pupo”, un bambinetto. La pupilla ha un diametro medio di 3-4 mm., che può raggiungere circa 6 mm. quando si dilata. E’ di maggiori dimensioni nei bambini e nelle donne, di diametro inferiore negli anziani. La pupilla non occupa una posizione perfettamente centrale: è frequente un leggero spostamento verso la parte nasale o temporale. IL SECONDO CERCHIO: LA SIEPE Nell’immagine 2 la siepe (più spesso denominata B.C. = Bordo della Corona) è messa in evidenza come linea di confine tra il colore giallo e il colore blu. La scuola del dott. Magnano la definisce come anello delle reattività, quanto ci dà informazioni sulle modalità di risposta agli stimoli ambientali della persona analizzata: quando la siepe è molto evidente e rilevata siamo in presenza di un individuo molto reattivo. Addiritura, la reattività è ancora maggiore e addirittura abnorme se la siepe è in alcune parti spezzata. In questo caso, siamo di fronte a persone che vanno facilmente incontro a traumi psichici; in genere non sopportano rumori, stimoli, tensioni che per altri sarebbero appena fastidiosi. Inoltre la siepe ci informa di tendenze e propensioni. Quando decorre molto vicina alla pupilla, il soggetto è molto chiuso, si preoccupa solo dei suoi problemi e del quotidiano. Se la siepe è distante dalla pupilla, indica una personalità

IL TERZO CERCHIO: L’AURA E’ l’anello irideo più esterno: corrisponde alla pelle, al cervello, all’Aura. E’ il cerchio ombreggiato e più scuro nella zona periferica dell’iride (vedi immagine 3).

Il cervello elabora e assimila emozioni e pensieri come l’intestino fa con gli alimenti. Da un punto di vista fisico rappresenta la zona della pelle e della circolazione periferica, quindi il luogo del deposito delle scorie provenienti dal metabolismo cellulare, con la facoltà di eliminarle attraverso le feci, urine, sudore, respirazione; sotto l’aspetto psichico indica la facilità di eliminare dalla mente esperienze spiacevoli, e quindi la capacità di liberarsi da emozioni negative, l’apertura senza preconcetti alla vita. Interpretata come zona di confine tra il corpo fisico e le energie sottili, se è particolarmente evidente denota forte propensione alla ricerca spirituale.



LA VIA DELLA SCIENZA

LA LETTURA ANALOGICA: il cerchio e l’ellisse Il cerchio Le figure circolari e le forme concentriche hanno una caratteristica comune: un CENTRO dal quale l’energia viene emanata e si proietta nello spazio. “Il cerchio è il segno dell’Unità del principio e dell’Unità del Cielo e, come tale, ne indica l’attività e i movimenti ciclici. E’ lo sviluppo del punto centrale, la sua manifestazione: tutti i punti della circonferenza si ritrovano al centro del cerchio, che è il loro principio e la loro fine” (Proclo). In particolare il ben noto psicoterapeuta Carl Gustav Jung (18751961) si è dedicato a lungo all’analisi di soggetti in stato di disorientamento o di dissociazione psichica, e nota come l’ordine severo imposto da un’immagine circolare riporta ad un auto-orientamento. Il punto e il cerchio hanno proprietà simboliche comuni: perfezione, omogeneità, assenza di distinzione o di divisione, e riaprono l’impulso verso l’“interezza”. Attraverso la costruzione di un punto centrale al quale ogni cosa sia 34

correlata, il “malato” compensa il disordine e la confusione dello stato psichico. Del resto anche l’anima, secondo la tradizione occidentale, ha forma “rotonda”. Tale archetipo sopravvive in ognuno di noi, come necessità di orientarsi verso un punto/centro di riferimento fisicoemozionale, mentale-spirituale, anche se spesso non ce ne rendiamo conto o non vogliamo ammetterlo. (“Gli archetipi dell’Inconscio Collettivo” e “ Concerning Mandala Symbolism” di C.G. Jung) . L’ellisse (iride destra e iride sinistra) In Occidente il modello tolemaico stabiliva che il moto dei pianeti non potesse essere che circolare, perchè il cerchio è la figura piana perfetta. Keplero (1571-1630) fu il primo a stabilire che i pianeti si muovono intorno al Sole su orbite ellittiche, non circolari. L’ellisse è una circonferenza “distorta”, è la figura geometrica definita da due centri. Il sole non sta al centro, ma occupa uno dei due fuochi dell’ellisse. E questo moto ellittico accomuna satelliti, pianeti, Soli, Galassie, Universi in espansione e contrazione... (N.B.Queste conoscen-

ze astronomiche erano comunque già patrimonio di antichissime civiltà). Secondo alcune scuole iridologiche, le nostre due iridi - fedele microcosmo della geometria del macrocosmo - rappresentano i due “fuochi” di un’ellisse . Un’iride (potrebbe essere quella destra o la sinistra) rappresenta, nella personalità dell’individuo, la luminosità del Sole, ciò che di noi appare agli altri, l’azione. L’altra è la nostra “zona d’ombra”, ciò che è rimasto registrato nel nostro passato o vive a livello emozionale (si ritornerà su questo tema a proposito di Animus e Anima in iridologia). (immagine tratta da http://www.coianiz.org)

UN PO’ DI PRATICA Nella maggior parte dei seminari di iridologia, i partecipanti vengono forniti di carta, matita e colori pastello. Nel caso siano in possesso delle foto delle iridi (che in genere vengono scattate dall’iridologo all’inizio del seminario) è utile anche la carta copiativa per ricalcare una stampa delle foto in bianco e nero


(al fine di ottenere un maggiore rispetto delle proporzioni e della morfologia). E’ interessante notare come nei disegni ricalcati appaiono molto facilmente delle “omissioni”. Ad esempio, qualcuno dimentica (lapsus?) di disegnare una parte della siepe. Procedendo nell’analisi, capiterà quasi sicuramente di notare che la zona omessa è proprio quella che individua i problemi particolari del soggetto analizzato. Per un primissimo approccio all’iridologia può essere sufficiente, anche un semplice specchio da trucco, per “zoomare” le dimensioni della propria iride , o meglio una lente d’ingrandimento luminosa, di almeno 10x: in questo caso però le esercitazioni devono essere fatte in coppia, osservando l’iride di chi vi sta di fronte. Poi questi mezzi “artigianali” non saranno più sufficienti per scoprire dettagli molto interessanti che la superficie dell’iride puo’ fornire, specialmente per quanto riguarda le “immagini“ dell’inconscio o del vissuto di chi si fa analizzare, e sarebbe veramente auspicabile servirsi di un buon iridoscopio o di una macchina fotografica con obiettivi adatti a macrofoto:

diventa allora più facile evidenziare le notizie che il nostro microcosmo personale ci offre, con differenziazioni tra iride destra e iride sinistra.

ro” compatto? E’ vicino alla pupilla o distante da essa? • Il cerchio dell’Aura è ben visibile o poco pronunciato? Potremmo vederlo anche di colore biancastro, oppure ombreggiato più in certe zone rispetto ad altre, o addiritura “traforato”... Se vogliamo essere più precisi, teniamo presente che la lettura tradizionale dell’iride si effettua guardando l’occhio come il quadrante di un orologio, cioè in senso orario (comunque vedremo in seguito che, diversamente, la lettura del “tempo” si svolge in senso antiorario ) Quindi potremmo annotare, ad esempio, che la pupilla appare appiattita e quasi “schiacciata” dalle ore 4 alle ore 6, e questo ha già un significato ben preciso: nella topografia iridologica, questa zona della pupilla corrisponde alla parte lombo/sacrale destra o sinistra della colonna vertebrale...

Proviamo a prendere in considerazione i 3 cerchi Dopo averli disegnati cercando di rispettarne in linea di massima le distanze reciproche, mentre le osserviamo, prendiamo ora qualche appunto in rapporto alle domande sotto elencate. • La pupilla è perfettamente centrata oppure sembra che sia spostata verso la parte nasale o la parte temporale del l’occhio? E’ contratta (piccola) o dilatata (ampia)? Ovviamente la dilatazione o meno della pupilla è determinata anche dalla oscurità o luminosità dell’ambiente in cui la “sperimentazione” viene fatta. • E’ rotonda o tendente all’ellisse? Appare un pò “appiattita“ verso il basso, verso l’alto o lateralmente? La pupilla destra ha le stesse dimensioni della sinistra? La vediamo “pulsare” o sembra perfettamente immobile? • Riusciamo ad individuare il cerchio della Siepe? E’ assente, spezzato, ondulato, “squadrato” o appare come un “sentie-

Se invece soffriamo di dolori cervicali, l’appiattimento potrebbe essere individuarlo nella zona ore 11/13. In contemporanea, secondo la lettura analogica, potremmo già verificare alcune tendenze psichiche. I problemi alle vertebre cervicali sono determinati dalla postura, ma sono anche conseguenza di un eccesso di “presa di responsabilità”, del prevalere di un Super Ego forte che ci lega al giogo di un forte senso del dovere, non di rado scomodo e pesante... 35


LA VIA DEGLI ANIMALI

L’effetto placebo e la forza di auto-guarigione di Andrea Sergiampietri (medico veterinario)

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ffetto placebo e memoria dell’acqua, questi sono due delle colonne portanti dell’incomprensione tra omeopatia e allopatia. Entrambi gli argomenti rivestiranno nei prossimi anni un ruolo fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi medicina. La riflessione sull’effetto placebo ha inizio mentre sono seduto sulla poltrona del dentista, il quale, con una battuta, ha appena detto che io curo solo gli animali che credono nell’omeopatia. Difficile rispondere subito a questa bonaria provocazione e non solo perché in quel momento non dispongo della bocca... ma anche perché per parlare correttamente di placebo ed effetto è necessario documentarsi ripulendo questi concetti, molto importanti per ogni medicina, dalle leggende che una cattiva informazione continua a perpetuare. Per lungo tempo la locuzione “effetto placebo” è rimasta un concetto mal definito. Ancora oggi nel linguaggio colloquiale si attribuisce a questa nozione una validità esclusivamente psicologica; semplificando: la malattia guarita dal placebo è una malattia immaginaria. A causa di opinabili ricerche sull’efficacia del rimedio omeopatico, mi riferisco al contrastato articolo comparso sul “Lancet” nel 2005, viene attribuita all’omeopatia un’azione terapeutica equivalente a quella del placebo. Come conseguenza anche l’animale che viene curato omeopaticamente deve credere nel rimedio per trarne giovamento e la sua patologia non può essere reale..ma immaginata. Bene: è arrivato il momento di dare un colpo di spugna a tutte queste vecchie congetture e approdare al 2012! Ci aiuterà in questa missione un importante articolo dal titolo “Come i placebo cambiano il cervello dei pazienti” pubblicato l’anno scorso sulla rivista

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“Neuropsychopharmacology” e scritto da alcuni ricercatori del dipartimento di neuroscienze della facoltà di Medicina di Torino. In questo lavoro viene fatto il punto della situazione riguardo alle ricerche sull’effetto placebo. Lo stato dell’arte delle conoscenze in questo campo viene stabilito considerando una corposa bibliografia di 125 pubblicazioni di lavori di ricerca, in buona parte effettuati nell’ultimo decennio. In particolare sono stato colpito da questa frase “I placebo non sono sostanze inerti come per lungo tempo è stato ritenuto. In realtà sono fatti di parole e rituali, simboli e significati e tutti questi elementi hanno un ruolo attivo nel determinare una risposta ben definita nel cervello del paziente” In questa citazione non si può non cogliere un passaggio epocale. E’ la conferma tangibile delle intuizioni di migliaia d’anni di tradizioni spirituali, culturali e filosofiche. Infatti quello che viene dimostrato è l’effetto biologico prodotto da parole, rituali, simboli e significati associati alla somministrazione di una sostanza priva di effetti chimico-farmacologici specifici e di rilievo. La dimostrazione dell’azione biologica del placebo è stata verificata anche tramite l’osservazione

dell’attività cerebrale utilizzando la PET (tomografia a base di positroni), una tecnica di medicina nucleare in grado di fornire informazioni di tipo fisiologico attraverso la comparazione di immagini biologiche; in parole povere l’attività cerebrale viene “filmata” in diretta tramite la produzione di immagini a colori che indicano quali aree del cervello vengono stimolate e la strada che segue il flusso di stimoli-informazioni. Senza entrare nei dettagli, che comunque potete leggere nell’articolo originale, sono stati individuati diversi cambiamenti a livello cerebrale indotti dall’assunzione del placebo, con attivazione di sistemi neuroendocrini e liberazione da parte di determinate aree cerebrali di sostanze ad azione neuro-ormonale. Nella ricerca vengono passati al vaglio i miglioramenti in pazienti affetti da lieve e grave depressione, morbo di Parkinson e in varie condizioni patologiche che richiedono l’uso di antidolorifici. Un paziente può trarre miglioramento dall’assunzione di una sostanza, passando da una condizione di sofferenza ad una di relativo benessere, se non di vera guarigione, attraverso 3 meccanismi biologici: guarigione spontanea non dipendente dall’azione della sostanza (es. ho la febbre e passa da sola), effetto positivo del principio attivo del farmaco


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LA VIA DEGLI ANIMALI

(es.: ho la febbre e prendo del paracetamolo il quale abbassa la temperatura) oppure grazie all’azione determinata dall’assunzione di una sostanza priva di effetti farmacologici peculiari (es.: ho la febbre e mi passa con acqua e zucchero). Si stima che, anche utilizzando un farmaco, la remissione spontanea dei sintomi sia responsabile del 25% delle guarigioni, stessa percentuale per i ritorni allo stato di salute dovuti all’azione chimica del un farmaco, mentre il resto delle guarigioni (50%) è dovuto non all’azione chimica del farmaco ma al reale effetto placebo che l’assunzione dello stesso produce ovvero a causa di parole e rituali, simboli e significati. Quindi l’effetto placebo è un effetto psichico ma anche biologico, misurabile; non interessa “malati immaginari” ma anzi è in grado di portare beneficio ad un paziente realmente sofferente. A questo punto per evitare confusione sarebbe opportuno trovare un nome diverso a questo effetto biologico, perché continuando a chiamarlo placebo corriamo il rischio di non coglierne l’esatto significato rimanendo legati agli antichi retaggi di “falsa-medicina per falsi-malati”. Personalmente se devo definire con un nome il meccanismo messo in atto dal mio organismo per ristabilire una condizione di salute non posso che pensare alla “forza di auto-guarigione” già individuata da Hippocrates di Kos 2400 anni fa e da lui chiamata vix medicatrix naturae. Questo è un concetto molto

caro a noi omeopati, riscoperto da Samuel Hahnemann, medico tedesco fondatore della medicina omeopatica! L’obbiettivo di Hahnemman fu proprio quello di fornire gli strumenti per una vera Arte Medica in grado di stimolare la forza di autoguarigione nel paziente ripristinando uno stato di autentica salute. Dunque la forza di autoguarigione comprende un meccanismo psicobiologico ora evidenziato dalla scienza ufficiale, questo effetto può essere indotto da un insieme di fattori che accompagnano la somministrazione di una sostanza e non dipende dalla sua composizione chimica. Per rispondere al dentista, senza farsi traviare da facili sillogismi, il rimedio omeopatico è in grado di stimolare e far reagire positivamente la forza di autoguarigione del paziente. Non è corretto tuttavia sostenere che un qualsiasi rimedio (nux vomica, lachesis oppure ambra grisea..) dato senza considerare la natura del paziente sia in grado di determinare l’effetto terapeutico. Quindi l’azione del rimedio non è equivalente all’azione del placebo. Il rimedio omeopatico può essere la causa per l’attivazione della forza di auto-guarigione. Ragionando per assurdo, se il valore terapeutico del granulo omeopatico si identificasse solo nell’insieme di “parole e rituali, simboli e significati” che lo accompagnano e considerando che dall’omeopata va soprattutto chi si aspetta qualcosa dall’omeopatia (il candidato ideale per ricevere il beneficio del reale effetto placebo) allora qualsiasi tera-

peuta sarebbe in grado di ottenere un risultato nel 75% dei casi clinici (25% per guarigione spontanea e 50% per il reale effetto placebo), prescrivendo uno qualsiasi dei 3000 rimedi omeopatici (e il risultato si otterrebbe già alla prima somministrazione senza la necessità di una seconda visita o una seconda prescrizione). Nella sudata pratica quotidiana purtroppo le cose non stanno così, in molti casi è necessario cambiare rimedio anche ben più di due volte prima di trovare quello che nel paziente determina una positiva attivazione della forza di autoguarigione. Il rimedio è ben scelto quando è in grado, in quel determinato paziente, di riattivare la capacità dell’organismo di ripristinare il miglior equilibrio di salute possibile. Questo processo di auto guarigione si avvale anche dei meccanismi biologici evidenziati dagli studi sul reale effetto placebo e soprattutto avviene senza effetti collaterali, senza sperimentazione su animali. Anche il farmaco con i suoi principi attivi può agire attraverso il meccanismo del reale effetto placebo (stimolando la forza di auto-guarigione), però avendo una composizione chimica ha sempre e comunque un effetto chimico sull’organismo che lo riceve e non è detto che questo sia esclusivamente terapeutico. Altra fondamentale riflessione che possiamo fare grazie al lavoro di tutti questi ricercatori riguarda il valore delle parole e della qualità della comunicazione tra medico e paziente. Se il messaggio, inteso come parole ma anche intenzioni, che accompagna la somministrazione di una medicina è in grado di condizionare positivamente o negativamente l’esito della cura allora dobbiamo prestare la massima attenzione a quello che diciamo e a come viene percepito, perché spesso ha più valore quello che esce dalla nostra bocca che la compressa che vi entra.. Bibliografia consultabile online: How Placebos Change the Patient’s Brain (Fabrizio Benedetti, Elisa Carlino and Antonella Pollo, Department of Neuroscience, University of Turin Medical School, and National Institute of Neuroscience, Turin, Italy) http://www. nature.com/npp/journal/v36/n1/full/ npp201081a.html.

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PAROLE E MUSICA

intervista di Francesco Giordano

Maurizio Grondona

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hitarrista, cantante e compositore, Maurizio Grondona è uno degli artisti che è riuscito a fondere meglio lo smooth jazz di matrice americana con sonorità mediterranee colorandolo con personalità e talento. Nato a Bari ha fin giovane mostrato un approccio immediato con il jazz. Ha al suo attivo importanti esperienze di pubblico, avendo partecipato a festival nazionali. Oggi l’artista è particolarmente attivo con date e tour che corrono lungo tutta la Pensisola. Lo abbiamo incontrato per conoscere meglio i suoi attuali progetti. Dal tuo debutto nel 1987 a oggi cos’è cambiato nella tua musica e cosa ti ha più influenzato in questi anni? Sicuramente da allora è cambiato l’approccio con la composizione dei miei brani, oggi sono più attratto dai grooves e dalle tensioni ritmiche/armoniche, abbandonando rispetto agli anni passati, quegli stilemi compostivi tipici della pop music. Le influenze sono facilmente riconducibili alla black-music, e in generale a tutta l’area musicale “contaminata”.

Hai recentemente pubblicato tre album, una raccolta, un live e un disco squisitamente smooth jazz. Ci vuoi descrivere più a fondo “Musica se vuoi”, “In my hands”, e “The sound of life” e cosa ti ha portato a proporre questi lavori in un arco di tempo abbastanza ridotto? “In My Hands” è il lavoro che in teoria ha consacrato la mia maturità artistica (non fosse altro che per la mia età) e che ha annoverato, per mia grande soddisfazione artisti internazionali quali: Andrew McKinney (James Taylor Quartet) Annabel Williams (corista Michael Bolton, insegnante di can-

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to della scoparsa Amy Winehouse) Tormento (ex Sottotono), Maurizio Quintavalle. Sono molto contento di questo mio ultimo lavoro. “Musica Se Vuoi” è il CD compilation che racchiude un periodo artistico ed espressivo del Maurizio Grondona Group in evoluzione. Alcuni brani presenti hanno ricevuto riscontri positivi sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. “The Sounds Of Life” è il primo lavoro live del Progetto Grondona, è chiaramente frutto del lavoro “on the road” della mia formazione. Per me è piacevole respirare nell’ascolto del disco il profumo dei palchi. In Italia spesso lo smooth jazz viene trascurato in quanto, a parte qualche nome di spicco (vedi George Benson), non c’è grande spinta commerciale: in America, Giappone e in molti Pesi europei è invece uno dei generi più amati e diffusi. Come ti spieghi questo atteggiamento, pensi sia causato dai circuiti radiofonici, le major o da una scarsa produzione italiana nel settore? E tu come ti rapporti con il mercato estero? Il mercato estero per me è una piacevole conferma. Non finisco mai di stupirmi quando riscontro, nei listati delle vendite dei miei albums o dei down-load ufficiali, un gran numero di appassionati al mio genere e ai miei lavori che acquistano con tanta naturalezza la mia musica. Questo spiega il grande interesse da parte dei paesi da te citati al jazz d’ascolto o smooth, filone artistico mai diffuso in Italia, probabilmente ritenuto quasi un sottomenù del jazz… penso che nel nostro paese non esista un vero interesse per la musica in generale, ma esclusivamente la necessità di condividere quello che già è condiviso dalla stragrande maggioranza. Sei particolarmente attivo in veste live: nel tuo gruppo hanno suonato James Senese, Roberto Ottaviano, Michele Carrabba, Rocco Ventrella, Franco Bernardi, Gino Palmisano, Enzo Modugno, Michele Vurchio, Michele Marmo, Mino Petruzzelli, Rosario De Gaetano, Michele Perruggini, Pierluigi Balducci, Francesco Attolini, Piero “pecos” Di Bari, Pippo Lombardo, Giuseppe Sequestro, Luca Cacucciolo, Kekko Fornarelli, Giuseppe De Lilla, Joe Belviso, Tony Semeraro, Gino Rana, Maurizio Quintavalle. Ci parli dell’attuale assetto e impegni del Maurizio Grondona Group? Ormai da diverso tempo la mia formazione si avvale di musicisti per me troppo importanti: Giuseppe Grondona, nonché figlio di 32anni, che ha fatto della sua passione il

suo lavoro. Insegna batteria e percussioni a Londra, nella più grande scuola europea, la Drumtech, oltre ad essere un musicista innovativo. Nicky Belviso bassista, ritengo sia uno dei pochi musicisti italiani a non far rimpiangere gli americani più grandi, per il suo tocco e per le tensioni che riesce ad esprimere. Paolo Iannattone tastierista, è di quei musicisti poliedrici, nonché arrangiatore e compositore. Ha un gusto moderno a tutto tondo. Quali sono i progetti musicali per il 2012 di Maurizio Grondona? Per quanto riguarda gli impegni futuri del Maurizio Grondona Group, c’è la mia volontà di continuare a confrontarmi con

realtà internazionali. A tal proposito vorrei tanto creare un progetto musicale ancora più caratterizzato da esecuzioni ritmiche, da sonorità più contemporanee possibili, e dalle atmosfere più rarefatte. Per individuare meglio l’area stilistica a cui miro, mi riferirei senz’altro a Robert Glasper, che ho potuto apprezzare nel suo “experiment” Grazie per avermi dato la possibilità di parlare un po’ del mio modo di interpretare la musica, ma fondamentalmente di parlare di musica. Ciao Francesco, grazie ai gentili lettori di BioGuida.


Christian Mcbride

The Good Feeling (Mack Avenue/Egea)

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n sogno ha preso corpo: per il contrabassista americano di Filadelfia Christian McBride, classe 1972, uno dei più apprezzati e conosciuti talenti dello strumento emersi nel mondo del jazz nelle ultime due decadi, il desiderio di suonare con una big band era da sempre un sogno né proibito né celato ora finalmente messo in atto. Collaborazioni con Milt Jackson, Roy Haynes, Chick Corea, Herbie Hancock, Pat Metheny, Isaac Hayes, Chaka Khan, Lalah Hathaway, Sting, James Brown sono un dato inequivocabile circa le capacità di questo musicista di essere fra i più richiesti contrabbassisti in circolazione anche al di fuori dei confini del jazz. Il nuovo “The Good Feeling” pubblicato dall’etichetta Mack Avenue, distribuita in Italia da Egea, esalta un Christian McBride leader, arrangiatore e direttore d’orchestra della sua big band. Nel 1995 gli fu commissionato dal Jazz At Lincoln Center la composizione di “Bluesin ‘in Alphabet City”per l’orchestra di Wynton Marsalis: fu il battesimo con una Big Band. Al fianco di McBride un gruppo di solisti di assoluto spessore: il trombettista Freddie Hendrix è uno degli uomini di punta della Big Band, come lo stesso contrabbassista afferma, così come Frank Greene, insieme ai trombonisti Michael Dease e Steve Davis. Al sax ci sono Steve Wilson e Ron Blake, peraltro già collaboratori di McBride nei suoi ultimi lavori. Fra i pezzi del CD troviamo riletture e brani originali dello stesso McBride: “When I Fall In Love”, “The More I See You” e “A Taste of Honey”, sono peraltro impreziositi dalla voce di Melissa Walker, moglie del contrabbassista.

Eliane Elias

Light My Fire (Concord/Universal)

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a brasiliana Eliane Elias è forse la miglior pianista jazz del mondo, famosa per lo stile musicale molto personale che mescola le radici brasiliane ad una straordinaria e impressiva impostazione classica e jazz. Da giovane inizia la carriera concertistica

e quella di insegnamento: fra le numerose collaborazioni, basta ricordare quelle con Gilberto Gil, Caetano Veloso e Herbie Hancock. Eliane ha inoltre il merito di aver fatto conoscere attraverso concerti e dischi la musica del suo Paese d’origine grazie a un latin jazz che ha sempre avuto come riferimento samba e bossanova. L’ultimo progetto discografico della pianista e cantante brasiliana si chiama Light my fire, a omaggio dello storico pezzo dei Doors: si tratta di un album nel quale Eliane rilegge alcune cover che spaziano dal jazz al pop alla bossanova oltre ad alcuni pezzi firmati da Gilberto Gil. Quest’ultimo è uno degli ospiti del CD: in tre pezzi infatti Gil duetta con la Elias, mentre fra i nomi che hanno collaborato alla realizzazione del disco ci sono anche persone legate alla vita privata dell’artista brasiliana; suonano infatti con Eliane il bassista Mark Johnson attuale marito di Eliane, l’ex marito il trombettista Randy Brecker che interviene in un arrangiamento particolare di Take Five, e la figlia Amanda Brecker che fa la corista in un brano. Fondamentale inoltre la presenza di Oscar-castro Neves, chitarrista e compositore brasiliano fra i più ricercati in sala d’incisione, il cui tocco straordinario si accompagna alla perfezione al piano di Eliane.

Enrico Blatti

Espresso 443 (Egea)

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omano, il quarantaduenne compositore Enrico Blatti vanta un ricco curriculum artistico: diplomatosi in clarinetto con il massimo dei voti, si diploma successivamente in Composizione e Strumentazione per Banda, Direzione d’Orchestra e Musica Corale e Direzione di Coro. Vincitore di numerosi concorsi e rassegne musicali, come direttore d’orchestra ha diretto in Argentina, Cile, Uruguay, Ungheria, Austria, Portogallo, Lituania, Turchia e Grecia. Ha inoltre scritto e arrangiato brani per Richard Galliano, Lee Konitz, Amji Stewart, Cheryl Porter. In questo continuo percorso fra classica, jazz e musica popolare Enrico Blatti oggi si propone con Espresso 443, lavoro nel quale si alternano questi tre mondi che alimentano la sua musica, fra improvvisazione, richiami alle basi classiche e incursioni nelle culture musicali contemporanee. Al suo fianco in

questo lavoro troviamo al sax Pietro Tonolo, al clarinetto Gabriele Mirabassi, al violino Ettore Pellegrino, alla fisarmonica Mario Stefano Pietrodarchi, al contrabbasso Maurizio Luciani, all’arpa Elena Trovato e alle percussioni Pietro Pompei. Il disco è stato realizzato per Egea, la label italiana che più di ogni altra valorizza i suoni della tradizione e i percorsi musicali a cavallo fra jazz e classica.I tanti strumenti utilizzati in Espresso 443 creano dei paesaggi musicali dai molteplici colori portando l’ascoltatore fra atmosfere tzigane, neoclassiche, mediterranee, dove la musica è un pretesto per un viaggio immaginario senza limiti e confini, proprio come è nelle intenzioni del suo autore.

George Benson

Guitar Man (Concord Jazz/Universal)

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erfetta celebrazione di se stesso con un titolo che fotografa nel migliore dei modi l’artista George Benson, vera icona della chitarra e indiscusso maestro della sei corde. Si intitola infatti Guitar Man il nuovo album del pluripremiato chitarrista americano che fa seguito di due anni all’ottimo Songs and Stories pubblicato nell’estate 2009. Per il nuovo lavoro Benson si avvale dell’apporto di artisti alla sua altezza come Joe Sample e David Garfield alle tastiere, Harvey Mason alla batteria e il promettentissimo Ben Williams al contrabbasso. Guitar Man, prodotto da John Burk, è la seconda prova discografica per la prestigiosa Concord Jazz e vede il grande chitarrista alle prese con otto brani strumentali oltre a quattro pezzi cantati. Il disco si apre con Benson all’inusuale acustica deliziando immediatamente con la straordinaria rilettura di Tenderly. Lo spessore di George si intuisce già nella selezione dei brani: difficile che altri artisti riescano a far convivere con la stessa classe Naima di Coltrane e Tequila di Flores, o che affrontino un songbook americano tinto di jazz, My one and only love, e Beatles, I wanto to hold your hand con la medesima intensità. Ancora SinceI fell for you di Buddy Johnson dove voce e chitarra si sposano al piano di David Garfield che ha, peraltro, arrangiato il disco, o la cover di Stevie Wonder My cherie amour. Guitar Man propone un Benson ad altissimi livelli dove eclettismo, classe, stile, melodia si affermano facendo diventare il jazz un territorio musicale apprezzabile da tutti.

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GLI INCONTRI

Il suono dell’universo intervista di Mari Valentini

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lbert Rabenstein si occupa da sempre del potere terapeutico dei suoni e delle vibrazioni. La sua famiglia è di origini tedesche ma è nato a Buenos Aires, dove vive ed è direttore del Centro “Sonidos y Estudios Armonicos”. Membro dell’associazione “Music Therapists for Peace” di New York, dedica tutte le sue ricerche ed energie alla progettazione e realizzazione di ciotole tibetane, diapason e campane tubolari, che utilizza per meditazioni di gruppo e liberare la mente. Lo abbiamo incontrato nella seconda edizione di conferenze “ Il Cerchio della vita”, tenutasi a Trieste per conoscere il suo percorso di vita e spiritualità. Com’è nata il tuo interesse e la tua vocazione per il suono? Studiando il suono ho cominciato a studiare tutto ciò che vivo e le vibrazioni

lente e sottili che agiscono nella nostra vita. Per questo lavoro nelle diverse tecniche terapeutiche in cui si può applicare, nelle cerimonie sacre come nei gruppi, dove ogni singolo può cambiare e agire le energie del gruppo. Abbiamo la capacità di cambiare tutto ciò che ci circonda, superando le barriere ed i limiti del nostro ego e raggiungere l’armonia con noi stessi e l’universo. Vivere il presente per me è proprio la capacità di vivere ogni attimo della nostra esistenza “qui ed ora”, in ogni istante che ci viene regalato dalla magia del creato. L’importante dunque non è tanto soffermarsi sulle note musicali, perché esse sono convenzioni, quanto sulle vibrazioni che producono, perché tutto ciò che esiste vibra e ci mette in connessione con gli altri e ciò che ci circonda. Ogni volta che usiamo la voce, per esempio produciamo un’informazione d’ordine, e tutto il corpo si mette in moto armonicamente.

Ma anche il silenzio ha un significato particolare? Che valore ha dunque per te? Certo, anche il silenzio è una vibrazione, nella meditazione il silenzio è essenziale. Quando si arriva al “suono del silenzio” si raggiunge una straordinaria connessione con l’universo e quel silenzio, interiore ed assoluto coincide con il suono assoluto. Come hai cominciato a lavorare con le ciotole tibetane? Dopo un viaggio in Oriente? No, per caso, fin da piccolo usavo i suoni e la musica per guarire i miei malumori e le mie sofferenze. Il dolore passava e io sperimentavo il suo straordinario valore terapeutico. Così ho cominciato a studiare la musica ed i suoni per avere e raggiungere una visione d’insieme di ciò che avevo sperimentato in ambiti separati. Ho cominciato a produrre ciotole che sono diventate per me uno strumento straordinario del mio lavoro di ricerca. Qual è il tuo rapporto con il sacro e la spiritualità? Per me la spiritualità è un’intima connessione con tutto ciò che vibra, un connettersi mentale o un livello più profondo ed interiore. In questo senso “tutto” per me è spiritualità, suonare una ciotola tibetana, meditare è un lavoro sacro. Quando nei miei seminari raggiungo la sintonia con il gruppo e lo modifico per me è un’esperienza sacra.

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PAROLE E MUSICA

Paolo De Benedetti

intervista di Rosalba Matarrese

L’alfabeto ebraico

Giampaolo Balsamo Vegliando oltre il Cancello

A cura di Gabriella Caramore (Morcellania)

(Secop) Una donna che veglia per più di un anno i corpi delle due sorelle morte: un incredibile e tragico fatto di cronaca da cui nasce “Vegliando oltre il cancello” del giornalista Giampaolo Balsamo. Una storia singolare che presto sarà lo spunto di un’opera teatrale. Qualche domanda all’autore per saperne di più. Ci racconti in breve questo fatto di cronaca? Il 10 agosto del 2007 in una villa alla periferia di Barletta, in Puglia, sulla strada che porta a Canne della Battaglia (ribattezzata in seguito la villa degli orrori) gli agenti della Polizia municipale e i vigili del fuoco della città, nel corso di un sopralluogo dopo alcune segnalazioni, scoprirono due cadaveri. Erano i corpi senza vita di due sorelle, Carla e Angela Teresa Tupputi. La terza Stefania, allora settantenne, sopravvissuta a se stessa conviveva da tempo con i cadaveri mummificati delle sorel-

le, perché nella solitudine e nell’oblio di quel luogo, nella sua fede intrisa di misticismo credeva in una resurrezione terrena delle sorelle. Una storia sconvolgente e definita dagli inquirenti “senza precedenti”. Perché meritava di essere raccontato? “Nel mio lavoro di cronista, questa storia mi ha profondamente colpito. E’ una storia in cui la realtà supera la fantasia, ho voluto raccontarla anche per restituire un senso al dolore e dignità alla disperazione. E’ una vicenda che deve far riflettere, certamente emblematica dei nostri tempi, di una società presa dai propri bisogni da non accorgersi di ciò che accade intorno. Un accaduto intriso di misticismo e di fede, di follia e dolore, ma anche di tanta indifferenza, l’indifferenza di una società che non si accorge del disagio, della sofferenza di ciò che ci cela oltre le apparenze, di ciò che era custodito oltre quel cancello”. Giampaolo Balsamo ha dunque raccontato un fatto di cronaca con rigore e acutezza giornalistici, raccogliendo testimonianze, elementi reali e atti giudiziari, ed utilizzando le pagine sparse del diario di Stefania. Qualcuno ha parlato della nascita di un genere nuovo, a metà strada tra cronaca, inchiesta e trasposizione letteraria. Il libro si arricchisce della prefazione del sostituto procuratore Luigi Scimè e del criminologo Francesco Bruno.

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l linguaggio è l’essere delle cose, la radice dei fenomeni in cui si identifica. Nella cultura ebraica in particolare, l’alfabeto è ricco di storia e di senso, in relazione agli uomini ed a Dio. Carne e sangue si intrecciano ai segni, alla religiosità ed al sacro.Per questo De Benedetti dedica ad ogni singola lettera dell’alfabeto attenzione e cura, analisi e passione. Oltre ad un valore numerico, le lettere esprimono la loro propria sonorità, la vibrazione, la spiritualità, l’essenza dell’ebraismo. Assecondando un ragionamento basato sempre sul dubbio e mai sulle certezze, l’autore presenta ed illustra per ogni lettera un’alternativa possibile, un’opzione di senso che non stordisce la mente ma induce a rifuggere da indicazioni assolute e dogmatiche. Ogni lettera concede una pausa al pensiero, al pensiero assoluto. In questo “se così si può dire”, l’analisi di De Benedetti fornisce una soluzione nuova d’interpretazione e la possibilità d’aprirne un senso “altro”. Attenzione, amore, rispetto per la cultura ebraica, a partire dall’alfabeto, sono i criteri che ci avvicinano ad una lingua sacra e antica, dove ogni ipotesi di giudizio si affida al mistero supremo. M.V. 43


GLI INCONTRI

Il mondo oltre un vestito intervista di Mari Valentini

“Niente è più evidente di ciò che è nascosto” Confucio

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iamo abituati ad osservare e giudicare le donne di alcuni paesi dell’Oriente segregate dai loro abiti, prigioniere di un’identità velata. Ma sulla nostra presunta libertà d’espressione e d’esibizione femminile, in Occidente, qualche dubbio è d’obbligo. Spinta da questo interrogativo, la pittrice e fotografa Qing Yue ha voluto occuparsi del “burqua” il vestito che custodisce le donne afgane dalla testa ai piedi - innoltrandosi in un viaggio interiore che si specchia tra le loro misteriose ed “invisibili” figure, tra le anime di coloro che lo indossano per tradizione e convenzione sociale; rovesciando tuttavia le prospettive, rendendo questa veste pesante di una leggerezza inconsueta, come una nuvola colorata, di celeste e di porpora, che si libra nell’aria. Ha tradotto questo desiderio in forma di una mostra approdata a Trieste nello scorso novembre, ma che ambisce a spostarsi in altre città, verso altri orizzonti e scenari… com’è già accaduto per le sue precedenti tappe, in collettive d’Austria e Germania. Ed allora abbiamo chiesto all’artista, di matrice cinese e cosmopolita d’adozione, per circostanze di vita, e soprattutto cosmopolita nel cuore: com’è nata l’idea del progetto? La mia antica ambizione è sempre stata quella di raccontare il “diverso” come un’esperienza di fascino e seduzione, e non come una prospettiva negativa. Per esempio in alcuni dei miei viaggi in India e Spagna, il mio sogno era quello di descrivere una realtà del femminile che esige giustizia, reciprocità e non conflitto…Ed anche il fruscio di una seta sul corpo, come il burqua, può rappresentare un confine sottile di percezione del mondo, non una separazione d’obbligo, ma una modalità d’ascolto e di comunicazione con “l’esterno”. Nell’opera “Trasformazione” che apre la mostra, per esempio, vi è una speranza ardita di libertà, di libertà di scelta: gli scarafaggi

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si trasformano in farfalle, e poi in uccelli, e poi in cavalli, in una sequenza magica e ritmica che ci apre al mistero, libero e senza veli. L’energia del cambiamento ci raggiunge e ci coglie come i passi di una danza lenta ed armoniosa. Nella mostra, a “Trasformazione”, seguono poi alcune foto… cosa rappresentano? Si tratta di 6 foto “rosse” e 6 foto “azzurre”, i colori della mia terra, tutte su sfondo nero: ritraggono donne che vestono il burqua in pose diverse, che ricordano i vasi Ming. Anche se la modella è la stessa gli atteggiamenti davanti all’obiettivo sono ora raccolti e sottomessi, timidi e schivi, ora fieramente eretti, in atto di dignità, e talvolta di sfida e coraggio, o ancora volteggianti di una freschezza morbida ed impalpabile. Ho realizzato gli abiti con la seta della mia Cina, come una sorta di ritorno simbolico alla mia “Itaca” mentale ed ideale, a cui approdare e da cui ripartire nelle esperienze della mia ricerca artistica.

Dove ti piacerebbe portare questa mostra? Credi sia più “adatta” alle metropoli occidentali o alle realtà ed alle culture orientali? Mi piacerebbero entrambe le direzioni, perché in Occidente la tematica che mi è cara è quella dei “burqua invisibili”, quelli che vestiamo talvolta simbolicamente, senza esserne consapevoli, condizionati da pressioni sociali striscianti e difficilmente stanabili ( per questo ho fatto indossare i burqua ai visitatori della mostra che lo volessero, per far percepire loro, uomini e donne, come si vive il mondo oltre quella stoffa). In Oriente la mostra potrebbe essere proposta con dinamiche diverse ma non dissimili. In Cina, per esempio, dove le minoranze non sono ben accette, in particolare quelle musulmane e buddiste. La libertà dell’interpretazione si può spostare dal vestirsi troppo allo svestirsi troppo. Perché anche i volto ed i corpi senza volto e senza corpo, come oltre un burqua possiedono una bellezza nascosta, ce lo ricorda Confucio.




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