BioGuida 5 - Estate 2004

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BioGuida ITINERARI DELLO SPIRITO n° 5 estate 2004 Trimestrale di approfondimento e ricerca olistica Aut. Reg. Trib. Trieste n°1067 26/03/03. Editore: PPBì - BioComunicazione di Pierpaolo Bon Via Denza 4, 34124 Trieste. Tel/Fax 040.302110 - info@bioguida.net Abbonamenti: www.bioguida.net Pubblicità: PPBì - Tel. 040.302110 Cell. 338.8852117 - ppbi@bioguida.net Fotocomposizione: Luglio Fotocomposizioni, Trieste Stampa: Artigraficheriva, Trieste Stampato su carta ecologica Fedrigoni Free-Life La riproduzione anche parziale di immagini o testi deve essere autorizzata dall’editore. La rivista viene distribuita esclusivamente in punti selezionati e autorizzati. Nessun allegato alla rivista è da considerarsi tale se non esplicitamente autorizzato. L’editore si mette a disposizione degli autori delle cui opere non sia stato possibile risalire alla fonte. Direttore responsabile: Mariangela Valentini marivalentini@libero.it I nomi di questo numero: Dario Blasich, biologo, erborista, naturopata, floriterapeuta. Roberta Benini, medico veterinario, esperta di medicine alternative e cucine non convenzionali. Stefano Cattinelli, medico veterinario, esperto in omeopatia, floriterapia, kinesiologia applicata. Luigi Caricato, giornalista, esperto oleologo, direttore del settimanale on-line www.teatronaturale.it Antonella Gaeta, giornalista, collaboratrice de “La Repubblica”. Paolo Loss, cantante lirico, insegnante di canto gregoriano e vocalità. Maurizio Pelos, geometra, esperto in bioedilizia e bio-arredamento. Elena Rojac, geo-biologa, naturopata, radioestesista professionista e ricercatrice. Rossana Serpo, operatrice shiatsu. Marco Vittori, geologo, naturopata, insegnante di Medicina Tradizionale Occidentale (Spagiria ). Stefano Stefani, coordinatore ed insegnante nella Scuola di Medicina Tradizionale Occidentale (Spagiria), studioso e insegnante di Canto Armonico. Enzo Ziglio, esperto di ottica, di esercizi per la vista e cromoterapia. Vision Coach © e naturopata. Manuela Zippo, biologa. Disegni e immagini: Moreno Tomasetig, Alfio Scarpa (quando non diversamente specificato). In copertina: SoleLuna di Luisa Tomasetig, tratto da “Galebov solski dnevnik 2000” ed. Galeb.

in questo numero

I luoghi: I luoghi della BioGuida

La via della scienza: Occhio all’estate

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Alimenti radiovitali

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Recensioni CD Intervista Radiodervish

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La via degli animali:

La via delle origini: .................

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Il fiore dell’addio

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Prevenzioni estive

La via delle piante: Fiori d’Estate

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La via del cibo:

Abbronzatura e integratori

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La via interiore: Voce e Ascolto

Qualità negli extravergini

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Parole e musica:

Preparazione spagirica 26

Ayurveda e alimenti

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La via della Terra: 18 14

Abitare in Bioedilizia Gambe in equilibrio

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EDITORIALE

Egologie

Elaborazione da M.C. Esher: band, litografia, 1956

“Per quanto tu cammini e percorra ogni strada non potrai raggiungere i confini dell’anima, tanto profondo è il suo logos ” Eraclito, D.K., fr.45

“servetta che è la grammatica” e come sarebbe difficile per l’Occidente far comprendere le proprie costruzioni sulla soggettività ai popoli caucasici che non ospitano nella loro grammatica la parola “io”. Prima ancora che l’Occidente e l’Oriente fossero destinati a contrapporsi come “tramonto” ed “alba” delle civiltà invece, l’evocazione ai simboli dell’ego trovavano, al di là delle differenze, risposte comuni. Ma quanti degli avventurieri di oggi, fanatici dell’una o dell’altra cultura, sono capaci di sacrificarlo autenticamente nei sipari di tutti i giorni? Eppure, senza questa abolizione, scrive il filosofo Umberto Galimberti, la nostra vita non conoscerebbe trasformazioni e novità. Solo attraversando le crisi e le demolizioni delle nostre realtà psichiche più profonde può esserci un autentico e nuovo posto per le dimore dell’io. Solo oltre la vertigine della sua perdita ed il dono di sè stessi negli incontri e nelle relazioni grandi e piccole che l’esistenza ci offre possiamo trovare un nuovo senso ed una radicale e più gioiosa libertà.

L

a nozione dell’Io nasce nel cuore dell’Occidente ed al suo interno è progressivamente demolita. Già Platone ha sottolineato come più si resta invischiati nelle dinamiche del corpo e dell’anima, individuali, mutevoli e molteplici, più ci si allontana dalla Verità, unica ed assoluta. Nella storia del pensiero moderno e contemporaneo le parabole della soggettività si sono nel tempo duplicate, moltiplicate ed infrante fino a scoprire la loro plasticità e “debolezza”. Quotidianamente l’esistenza ci spinge al rischio degli incontri con l’Altro e ci consegna ai continui duelli in cui ognuno si scopre, allo stesso tempo, passeggero ed ospite dell’egoità altrui, abbarbicato funambolo di quegli equivoci linguistici che ci obbligano a difenderci o ci spingono all’esibizione narcisistica delle grammatiche dell’io. Friedrich Nieztsche, non a caso, è stato tra i primi ad avvertire quanto molti dei nostri pensieri, pulsioni e paure non dipendano affatto da quella

Il direttore responsabile, Mariangela Valentini 2



LA VIA DELLA SCIENZA

L’estate nello sguardo I nessi tra occhio e alimentazione endocellulare di Enzo Ziglio

autoregolazione, necessaria per mantenere uno stato di salute ottimale. L’estate è dunque un momento privilegiato per potenziare le risorse dell’organismo e fare il pieno d’energia per gli occhi. Per ritrovare l’amor proprio e il desiderio di vivere, è necessario però liberare gli ostacoli che bloccano le correnti vitali dell’estate. Questi freni sono il frutto della deviazione delle diverse famiglie di organi: la coppia rene-vescica, con le sue paure esistenziali; la coppia polmone-colon, con l’atteggiamento perfezionista; la coppia stomaco-pancreas, con la sua logica implacabile; la coppia fegato-vescicola biliare con la sua collera. Quando l’energia non fluisce liberamente all’interno di una coppia d’organo prima di una modificazione funzionale, abbiamo una modificazione emozionale, come è stato scritto poc’anzi. Le emozioni interagiscono con il processo di assimilazione degli alimenti, in prima battuta, e una non corretta assimilazione del cibo mangiato influisce sull’efficienza fisica. La salute, il benessere psico-fisico, di una persona è un fragile equilibrio, risultato dal funzionamento armonioso degli organi interni e dei cinque sensi. Quando i sensi sono equilibrati ci permettono di apprezzare la vita, di percepire le informazioni, di comunicare, di imparare, di discernere, di essere vigili e presenti in ogni momento della giornata. In ogni individuo le interferenze dell’ambiente in cui vive, in funzione della costituzione e della sensibilità, generano una variazione di energia all’interno delle correnti vitali che scorrono lungo i meridiani. Gli stimoli, siano essi di natura interna o esterna, possono attivare modificazioni funzionali, o variazioni di comportamento, alterazioni che, se ripetute e perpetuate nel tempo, riescono ad alterare le funzioni cellulari.

P

erché quando arriva la primavera gli occhi faticano a vedere limpido e trasparente, si stancano facilmente, diventano “svogliati”? Perché quando arriva l’estate, come per incanto, abbiamo la sensazione di vedere meglio? Forse soltanto i miopi “mentalmente” più irriducibili non hanno provato d’estate la gioia di usare meno gli occhiali senza essere a disagio. Succede perché si è in vacanza? O perché l’aria più tersa meno ricca di polveri sottili, rispetto a quella invernale che favorisce la diffrazione della luce bianca e satura di radiazioni blu, è invece ricca di radiazioni rosse, perfettamente bilanciate da quelle verdi riflesse dalla natura? O forse più semplicemente perché il senso della vista ha il suo domicilio nel periodo estivo? Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, MTC, ogni stagione sensibilizza uno dei cinque sensi, considerato come elemento integrante della famiglia-chiave della stagione. Ogni stagione sollecita una famiglia di organi, composta dai due capi famiglia dai quali dipende l’equilibrio di tutte le correnti vitali durante la stagione. Estate: Fine Estate: Autunno: Inverno: Primavera:

Cuore - Intestino tenue - Vista Stomaco - Milza Pancreas - Gusto Polmone - Colon - Olfatto Rene - Vescica - Udito Fegato - Vescica Biliare - Tatto

L’organismo interagisce con l’ambiente che lo circonda. Il ciclo delle stagioni influenza direttamente le correnti vitali di alcuni organi, di volta in volta diversi, che diventano più sensibili in funzione del periodo dell’anno. Nutrendoli all’inizio di ogni stagione si facilita la loro 4


LA VIA DELLA SCIENZA

La prima risposta psico-biologica dell’organismo è la ricerca dell’omeostasi all’interno di tutte le cellule del corpo. Quest’equilibrio sarà il risultato dell’interazione tra stimoli interni ed esterni: i primi innati, in altre parole dipendenti dalla predisposizione genetica di ognuno o conseguenti a comportamenti psico-affettivi (sentimenti, personalità, carattere), i secondi legati al clima, alle stagioni, all’alimentazione, alla geobiologia, alle usanze, alla cultura e all’educazione, vale a dire derivati dall’ambiente. Tutte le informazioni che circolano nell’organismo, necessarie alla vita che vengono lette, mediate e trasmesse dai recettori del sistema nervoso, sottostanno alle leggi generali dell’e-

lettromagnetismo: la bipolarità. La bipolarità è una legge che si trova in tutte le espressioni biologiche: diastole-sistole, nel sistema circolatorio; inspirazione-espirazione, nel sistema respiratorio; acido-base, nel sistema digerente; contrazione-distensione, nel sistema muscolare; lo yin e lo yang, nel pulsare della vita e pure due sono i grandi poli energetici che controllano l’armonia del nostro vivere: il polo cerebrale sensitivo motore ed il polo metabolico, secondo la MTC. L’organo più rappresentativo del polo cerebrale sensitivo motore è il sistema nervoso centrale con il compito di analizzare e dirigere la dinamica di tutto l’organismo ed è in rapporto diretto con i seguenti organi: il cuore, lo sto5


LA VIA DELLA SCIENZA

maco, i polmoni e i reni. L’organo più rappresentativo del polo metabolico è il fegato che fornisce il carburante necessario alla vitalità del corpo ed è “collegato” con i seguenti organi: l’intestino tenue, la milza, l’intestino crasso e la vescica urinaria. Gli organi non sono isolati, ma comunicano tra loro per favorire l’omeostasi dell’organismo. Partecipano, ognuno con la sua funzione, al linguaggio cellulare ed all’espressione globale dell’individuo. Una visione unicamente anatomica e funzionale degli organi è quindi riduttiva. In realtà ogni organo non svolge solo una funzione biochimica, ma interviene sull’equilibrio strutturale, umorale, endocrino, immunitario e psichico dell’individuo. Per di più gli organi possono influenzarsi tra loro, in funzione gerarchica e di circuiti di comunicazione molto complessi, e ogni nutrimento modula la circolazione delle informazioni su dei punti precisi dei meridiani che, a loro volta, regolano diverse funzioni all’interno del corpo. L’occhio in che rapporto sta con gli altri organi? Quali sono le correnti vitali coinvolte nel funzionamento del senso vista? Le risposte che seguono non vogliono e non possono essere esaustive, perché qualsiasi disciplina filosofica, artistica, fisica, medica, psicologica, sociologica, antropologica, ecc., ha studiato il processo visivo e, da sempre, ha proposto le sue conclusioni che non sono mai riuscite a smentire le precedenti ma le hanno completate, fin da quando gli studiosi arabi raffiguravano l’occhio come il centro dell’universo e il riflesso del macrocosmo nel microcosmo dell’occhio. L’estrema attenzione analogica del pensiero cinese ha portato a collegare l’occhio destro al sole e quello di sinistra alla luna. Di conseguenza nel primo caso siamo nell’ambito yang della luce, del movimento, dell’energia, mentre nel secondo in quello yin della staticità, della passività, del passato; sono tutti rimandi a contenuti archetipici universali. A sua volta la pupilla assume tutta un’altra serie di significati simbolici; è il centro che funge da vera e

propria comunicazione con l’interno, il profondo, il microcosmo, l’inconscio, l’elemento acqua è detto, anche in agopuntura, orificio del Fegato. Basta sfogliare un manuale di agopuntura per scoprire che attorno all’occhio e nelle sue immediate vicinanza iniziano o terminano diversi meridiani, e precisamente in senso orario, partendo dal canto interno dell’occhio: vescica, triplice riscaldatore, vescicola biliare e stomaco; davanti alle orecchie c’è l’intestino tenue, mentre a fianco delle ali del naso l’intestino crasso. Quando prendiamo in considerazione un alimento, i nostri sensi valutano il colore, il sapore, l’odore di un cibo; mentre la nostra mente razionale ne valuta la digeribilità, la probioticità, il giusto apporto di calorie chiedendoci quanti carboidrati, grassi, proteine, fibre e vitamine contiene. Sovente ci interroghiamo sul valore energetico vibrazionale di un alimento, se esso è naturale o di sintesi, biologico o transgenico ecc. dando per scontato che esso contenga sempre e comunque quelle minime quantità di minerali essenziali per la salute, gli oligoelementi. Il termine “oligoelementi” viene usato nei paesi latini, “trace elements” nei paesi anglosassoni, per indicare quegli elementi chimici, metalli per lo più, che sono presenti in piccolissime tracce nella materia vivente, quindi sono parte costituente dell’organismo umano. La scarsa quantità differenzia gli oligoelementi da quegli elementi chimici che sono presenti nell’organismi in abbondanza. Gli elementi più presenti o maggiori sono: Idrogeno, Ossigeno, Carbonio, Azoto (circa il 96%), Calcio, Fosforo, Cloro, Sodio, Potassio, Zolfo e Magnesio. Combinati con acqua e proteine questo gruppo ha un ruolo fondamentale nella struttura delle cellule perché vi sono importanti costituenti del protoplasma, delle ossa, dei denti, dei fluidi corporei e del sangue che assolvono un importante ruolo strutturale; mentre quando si combinano con i glucidi e i lipidi, svolgono un ruolo energetico. Gli elementi minori sono: Manganese, Rame, Iodio, Zinco, Cobalto, Molibdeno, Nichel, 6


LA VIA DELLA SCIENZA

Alluminio, Cromo, Bismuto, Silicio, Litio, Stagno, Fluoro, Selenio, Germanio e Vanadio e rappresentano in totale pochi grammi di peso, quindi hanno una concentrazione uguale o inferiore allo 0,01% del peso secco del corpo umano, da qui il nome oligoelementi. Oggi il Ferro viene catalogato fra gli oligoelementi, in quanto presente in quantità molto piccole rispetto al peso totale di un organismo umano anche se nettamente superiore a quelle degli altri oligoelementi. Gli oligoelementi hanno ruoli di tipo strutturale o funzionale a seconda della molecola a cui si legano. Se la molecola “pater” è una sostanza organica non enzimatica, il ruolo dell’oligoelemento implicato sarà di tipo strutturale com’è il Ferro nell’emoglobina e lo Iodio nella tiroxina. Se invece l’oligoelemento fa parte di un enzima, come cofattore metallico, allora il suo ruolo sarà funzionale, in quanto interverrà in maniera altamente specializzata a catalizzare una determinata reazione biochimica, inserendosi così nel complesso sistema del metabolismo umano.

La leggi della termodinamica, ci informano che una reazione chimica può avvenire solo se il contenuto energetico di due o più sostanze è superiore al contenuto energetico del prodotto finale della reazione, nel rispetto della legge fisica che enuncia: la Natura va sempre verso uno stato di quiete. Esistono, quindi, reazioni chimiche che procedono ad altissima velocità ed altre che sono invece estremamente lente. Le reazioni biochimiche che avvengono in una cellula procedono ad altissima velocità; basti pensare alla quantità di reazioni che avvengono nello spazio di frazioni di secondo, proprio perché i tempi compatibili con la vita sono strettissimi. Ma quali sono le condizioni “atmosferiche” all’interno del nostro corpo? Temperatura di circa 37°C, pressione atmosferica normale vicina a 1Hg/mm e un ph vicino alla neutralità: condizioni così sfavorevoli che sicuramente avremmo velocità di reazione estremamente basse, troppo lontane dai tempi che la vita impone ai suoi meccanismi biologici. Per accelerare il tempo di reazione, pur


LA VIA DELLA SCIENZA

non modificando le condizioni termodinamiche della reazione stessa si utilizzano i catalizzatori. In natura esistono sistemi di adeguamento molto efficaci e sofisticati, basati su processi biocatalitici regolati da particolari sostanze chiamate enzimi. Gli oligoelementi fanno parte integrante del pool enzimatico, quindi sono indispensabili alla vita e al benessere del nostro organismo. Una carenza di oligoelementi può quindi portare ad un blocco, sia pure parziale, di un sistema enzimatico, con conseguente squilibrio metabolico e riflessi negativi per la salute. L’ametallosi è una carenza locale o generale, momentanea o persistente, continua o intermittente degli ioni metallici necessari per lo svolgimento delle reazioni metaboliche che non possono effettuarsi in modo fisiologico senza la loro partecipazione. La Kinesiologia Sistemica Applicata è un metodo di valutazione delle funzioni corporee unico nel suo genere. La maggior parte dei test muscolari usati in K.S.A. non valutano la potenza di un muscolo; cercano piuttosto di capire in che modo il sistema nervoso controlli la funzione del muscolo. Nella maggior parte dei casi il risultato del test non dipende dalla forza o dalla debolezza di un muscolo, ma piuttosto dal controllo esercitato dal sistema nervoso. Mentre esaminiamo i muscoli attraverso i test “parliamo” con l’intero corpo. Ad ogni muscolo corrisponde un organo e ad un organo corrisponde un meridiano energetico, che può essere indebolito o rafforzato sia da un problema fisico - alimentare come da uno stato emozionale o energetico. Come abbiamo già visto in precedenza, non dobbiamo mai considerare solamente e prettamente il corpo fisico ma anche quello bio-chimico, quello emozionale e quello energetico. Sul British Journal of Medicine è apparso che nelle intolleranze alimentari i test kinesiologici raffrontati con i test del sangue fornivano dati validi al 98%. Il problema sta semplicemente nell’interrogare il corpo con il test appropriato. Sovente assistiamo all’utilizzo della leva corta o ring per i test alimentari. Nell’ esecuzione del ring si utilizzano due muscoli: o il

muscolo “oppositore lungo del pollice”, la punta del pollice opposta alla punta del mignolo, che corrisponde al meridiano milza pancreas oppure il dito medio opposto al pollice, che indica il processo biochimico. Sono entrambi muscoli che si stancano facilmente e quindi possono diventare inattendibili, una volta stanchi, utilizzati da un inesperto e dare informazioni poco chiare, univoche. Un sistema è quello di utilizzare i grandi muscoli delle braccia o quelli delle gambe, si stancano pochissimo, e testare tutti i muscoli indicatori dell’apparato digerente: lo stomaco, l’intestino tenue, l’intestino crasso e gli organi annessi: il fegato, la vescicola biliare, la milza e il pancreas. Durante i test alimentari se il corpo viene a contatto con un alimento non gradito e il muscolo testato da forte diventa debole, si consiglia di sospendere l’assunzione di quel preciso alimento per un certo periodo, trascorso il quale si esegue un ulteriore controllo. Invece se si è in presenza di un muscolo debole e la vicinanza di un alimento lo rinforza, se ne consiglia l’utilizzo per un certo periodo e un successivo controllo. Le sostanze probiotiche possono essere alimenti completi, oppure le vitamine e gli oligoelementi. È sempre bene utilizzare i kit kinesiologici e testare qualsiasi alimento o integratore alimentare. Mettere assieme una filosofia medica e alcune tecniche a servizio degli occhi mi ha profondamente stimolato nel mio lavoro permettendomi di “osservare” l’organo di senso “vista” non solo sotto il profilo anatomo-fisiologico tipico della cultura occidentale, di cui è riconosciuta la supremazia in campo mondiale, ma anche sotto un profilo olistico, che permette di ascoltare e interpretare il linguaggio del corpo. Utilizzando l’alimentazione endocellulare in sequenze specifiche è possibile “esaminare” molte delle strutture anatomiche che compongono l’occhio e le funzioni specifiche dell’organo vista, dando sempre una priorità ai problemi presenti al momento dell’esame, priorità che solo il corpo conosce e che viene evidenziata facilmente utilizzando la kinesiologia. 8



LA VIA DELLE ORIGINI

Il cibo specchio delle idee a cura del centro Lakshmi

siderato un atto sacro da compiersi con rispetto. Per il principio fondamentale dell’Ayurveda, tutto in uno e uno in tutto, noi diventiamo ciò che mangiamo e ciò che pensiamo, e le due cose si influenzano a vicenda. Come il sole dà la vita e riscalda, anche il corpo umano possiede al suo interno un sole in miniatura che cuoce gli alimenti e li trasforma nei tessuti del corpo: AGNI. Il termine Agni significa letteralmente "fuoco" e da esso dipende la vita stessa. Può essere definito come il potere digestivo e metabolico del corpo, è il fuoco gastrico. Tale potere va salvaguardato, protetto con cura e studiato nei suoi aspetti Se Agni è debole si producono tossine (Ama), con conseguente fermentazione e putrefazione dei cibi non digeriti, malattie endogene e squilibri nel corpo e nell'anima. Agni viene indebolito dagli errori dietetici e dagli stati psichici negativi come rabbia e tristezza. Bisogna mangiare correttamente, possibilmente con calma e tranquillità. Bisogna liberare la mente dalla menzogna, dall'ira e dalla collera, bisogna coltivare la quiete. È perciò molto importante conoscersi e convincersi che la nostra salute e la nostra armonia sono direttamente influenzati da ciò che mangiamo. Queste semplici regole andrebbero osservate sempre, ma soprattutto d’estate, quando il tipo di cibo che assumiamo è essenziale per sopportare le ore più calde, governate da Pita. Pita si occupa della digestione attraverso gli enzimi, ma anche della “digestione“ delle idee, della regolazione ormonale, del sistema endocrino. Se è in eccesso si avrà sensazione di calore (corpo e mente) e desiderio di fresco, abbondante sudorazione, bruciori, carenza di forza e organi deboli, vertigini e svenimenti, sonnolenza, bruciori di stomaco, pelle delicata ed arrossata. A livello emozionale sarà più facile arrabbiarsi. Per bilanciare l’eccesso di calore di Pita

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bbiamo già visto come il tempo e le stagioni influenzino i tre Dosha (Vata, Pita, Kapa). L’estate è dominata da PITA, il fuoco, quindi può succedere che esso vada fuori equilibrio. Anche il cibo è sotto il dominio dei Dosha: il suo assorbimento verrà influenzato da noi stessi, e i suoi Dosha ci influenzeranno. L’Ayurveda vede l’assunzione del cibo come introduzione di energia positiva o negativa, capace di generare o di bruciare. Il cibo è Energia Divina, è come una divinità che ha il potere di conservare la vita delle creature. Quando si assume cibo non ci si limita ad introdurre energia ma si prendono a prestito dall'universo ordine ed intelligenza, si entra in comunione con esso. Mangiare è quindi con-

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LA VIA DELLE ORIGINI

andranno perciò scelti cibi freschi, frutta succosa, vegetali e cereali. Si potranno aggiungere ai cibi spezie rinfrescanti e digestive. Il gusto dolce, assunto con moderazione, darà la giusta energia, mentre bisognerà prestare attenzione a non abusare del piccante che aumenta il fuoco di Pita. Naturalmente bisognerà bere molto, ma non bevande ghiacciate che bloccherebbero la digestione. Anche le nostre abitudini dovrebbero cambiare leggermente. Se in primavera è importante la purificazione, la preparazione all’estate richiede di eliminare le cellule morte dalla nostra pelle con un trattamento simile al peelig, a base di erbe. Viso e corpo sono pronti per l’esposizione al sole, dopo il quale e necessario applicare sempre una crema nutriente e rinfrescante per prevenire l’invecchiamento cellulare. Per dissipare l’eccessivo caldo accumulato, può essere utile un massaggio leggero con oli rinfrescanti e applicazioni di olio medicato sul capo per riportare la temperatura corporea alla normalità.

Dolce (madhura) Si trova in: zuccheri, carboidrati, oli, grassi, aminoacidi. Forma i tessuti, può bloccare i condotti e i canali, essendo freddo smorza il fuoco gastrico. In eccesso porta malattie Kapa (obesità, diabete, cattiva circolazione, indigestione, congestioni respiratorie). A livello emotivo dà soddisfazione, ma in eccesso causa pigrizia, compiacenza, ghiottoneria, insoddisfazione.

Aspra (amla) Si trova in: frutta e vegetali acidi (acido ascorbico), nell’alcol (acido ossalico), in prodotti fermentati e caseari (acido lattico), nelle proteine (aminoacidi), nei grassi (acidi grassi). Rafforza Agni e quindi è controindicato per tutti i disturbi Pita (gastriti, ulcere, infiammazioni, ecc.). Stimola appetito e digestione, aumenta l’eliminazione delle sostanze di rifiuto e riduce gli spasmi. È associato a invidia, gelosia, insoddisfazioni. È opposto al dolce.

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Lakshmi I benefici della scienza Ayurvedica attraverso le tecniche del massaggio L’Ayurveda, antica scienza indiana, è un sistema di medicina olistica adatta a chiunque desideri ritrovare o mantenere il proprio equilibrio psicofisico. I nostri Trattamenti e Massaggi Ayurvedici (Abyangam) ristabiliscono l’armonia tra corpo, mente ed anima, attraverso un approccio olistico di nutrimento, fortificazione e rilassamento. Serenella, Cristiana e Siro sono operatori diplomati “Abyangam” (Massaggio Ayurvedico) e “Nidan e Chikitsa” (Diagnosi e Terapia Ayurvedica).

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LA VIA DELLE ORIGINI

Salato (lavana)

Amaro (tikta)

Si trova in forma concentrata nel salgemma e nel sale marino, in forma diluita i tutti i cibi provenienti dal mare, nella frutta e verdura (sali minerali). Favorisce la digestione, l’appetito, l’equilibrio elettrolitico e l’eliminazione delle scorie. Aumenta la gioia di vivere e diminuisce paura ed ansia. In eccesso causa infiammazioni, gonfiori, ritenzione idrica, rughe, invecchiamento precoce. A livello emotivo porta edonismo, desideri insaziabili, rabbia per l’impossibilità di continuare a godere del piacere fisico.

Si trova nelle verdure amare (tarassaco e indivia), erbe amare (genziana) e radici amare (curcuma). Se assunto regolarmente purifica ed asciuga le secrezioni, tonifica e rinsalda i tessuti. Utile in caso di mancanza di appetito, problemi digestivi, febbre, irritazioni del fegato e della pelle. In eccesso crea disturbi Vata come: perdita di peso, irritazioni ai nervi, pelle secca e screpolata, mancanza di secrezioni. Emotivamente dà insoddisfazione, consapevolezza del bisogno di cambiamenti, riduce rabbia e compiacenza, in eccesso può dare ostinazione, frustrazione, afflizione, insicurezza.

Pungente (katu)

Astringente (kashaya)

Si trova nelle spezie. Ha la funzione di stimolare le secrezioni e gli enzimi digestivi, di aumentare l’appetito ed il metabolismo. È adatto ai trattamenti anti Kapa, come cattiva circolazione, obesità, tosse, congestione delle vie respiratorie, inoltre aiuta l’eliminazione delle scorie attraverso la pelle. In eccesso causa o aumenta dolori, bruciori, sete, impotenza, svenimenti, debilitazione e tutti i disturbi Pita. Mentalmente porta estroversione, bisogno di stimoli, aumenta irritabilità e rabbia.

Si trova in elementi che contengono tannini, in cortecce e resine, in erbe e verdure astringenti come legumi, patate ed erba medica, nel miele grezzo. In piccole quantità riduce le secrezioni, rinsalda e purifica i tessuti. In eccesso asciuga troppo le secrezioni e i tessuti causando costipazione, sete, tremori, formicolii. Emotivamente, se in eccesso, porta introversione, senso di separazione, paura ed ansia.

Tabella riassuntiva Dolce

Aspro

Salato

Pungente

Amaro

Astringente

Terra Acqua

Terra Fuoco

Acqua Fuoco

Fuoco Aria

Aria Etere

Aria Terra

Vata

-

-

-

+

+

+

Pita

-

+

+

+

-

-

Kapa

+

+

+

-

-

-

Pesante Freddo Untuoso

Pesante Caldo Untuoso

Pesante Caldo Untuoso

Caldo Leggero Secco

Freddo Leggero Secco

Freddo Leggero Secco

Elementi

Proprietà

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LA VIA DEL CIBO

L’abbronzatura vien mangiando... Utilizzo degli integratori alimentari per un’abbronzatura sana

di Manuela Zippo

mento sono visibili quali l’alterazione dell’elasticità della pelle e l’aumento delle rughe. Il danno nei tessuti biologici è soprattutto di tipo ossidativo. Si vengono a creare radicali liberi, piccole molecole estremamente reattive che si comportano come mine vaganti e che vanno ad intaccare i tessuti, ledendoli. Essi possono anche danneggiare il DNA creando danni ben più gravi. L’organismo umano naturalmente si difende neutralizzando continuamente i radicali liberi mediante enzimi specifici che lavorano in sinergia con la vitamina C ed E ed i carotenoidi, ricavati dalla digestione ed assimilazione degli alimenti. La pelle è continuamente bombardata da sostanze ossidanti causate dal fumo, inquinamento dalle prolungate esposizioni al sole, dalla vita quotidiana frenetica e stressante ed i normali mezzi di riparazione di cui si avvale fisiologicamente diventano insufficienti, pertanto si rende necessario assumere con la dieta ulteriori sostanze antiossidanti per svolgerne l’azione protettiva. Dalle piante si ricavano la maggior parte degli

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l sole fa bene all’organismo, ma non è vero, come comunemente si crede che sia un toccasana per la pelle. La sua radiazione permette la sintesi di vit D, uccide i germi patogeni, riscalda, favorisce la cura di certe malattie e aiuta a formare alcune molecole necessarie al buon umore, mentre la pelle in effetti si difende dall’aggressività della radiazione ispessendo lo strato corneo, allertando le cellule immunocompetenti e i sistemi antiossidanti ed attiva un insieme di processi biochimici che conducono alla sintesi della melanina. La melanina è il principale fotoprotettore naturale della pelle ed agisce respingendo la luce, assorbendo i raggi ultravioletti soprattutto UVB ed eliminando i radicali liberi formatisi sotto l’azione degli stessi raggi. La pelle esposta alla luce solare invecchia, cioè sviluppa quei segni dovuti all’accumulo di danni e lo fa in maniera accelerata. Gli effetti del fotoinvecchia14


LA VIA DEL CIBO

integratori alimentari necessari a questo scopo. Le piante sono costantemente sottoposte a stress di tipo ossidativo, dovuto alla radiazione solare pertanto hanno sviluppato efficienti sistemi antiossidanti primi tra tutti i carotenoidi. Essi sono pigmenti naturali liposolubili di cui l’esponente più conosciuto è il beta-carotene. Sono responsabili della colorazione rossa, arancio, gialla e verde dei vegetali. I carotenoidi sono dei veri e propri “radical scavengers”, neutralizzano i radicali liberi e difendono dalle aggressioni elevando la soglia di comparsa dell’eritema e diminuendo il rischio di scottature. Il beta-carotene agisce come precursore alimentare della vitamina A. Lo si trova abbondantemente in cavoli, spinaci, melone, frutta di colore arancio e olio di palma. Esso viene trasformato a livello intestinale in vitamina A fino a quando sono raggiunti i livelli normali di quest’ultima nel plasma, poi il processo si blocca. Quindi, livelli alti di beta-carotene nel sangue non determinano né tossicità da vitamina né altri disturbi. Altri carotenoidi alimentari conosciuti sono l’alfa carotene, il licopene, la luteina.

Li possiamo trovare anche in alimenti di origine animale come crostacei, tuorlo d’uovo e nel latte. Agendo in sinergia con le vitamine C ed E è consigliato assumerle giornalmente con la dieta entrambe, al fine di ottenere il massimo dei benefici e mantenere un’abbronzatura uniforme, sana e duratura nel tempo diminuendo il rischio di scottature e foto-allergie. E’ bene utilizzare questi integratori alimentari almeno un mese prima di esporsi al sole, continuandone l’assunzione sia durante che dopo, l’avvenuta abbronzatura. L’assunzione di questi integratori non può sostituire l’uso di filtri o schermi solari durante l’esposizione al sole. Essi contribuiscono a proteggere la pelle, ma è sempre consigliato far uso anche del filtro solare opportuno adeguato al fototipo al quale si appartiene.

Bibliografia: “Carotenoidi” Ed Planta Medica “Natural” Rivista n.25 anno III Ed GV “Chimica, biosintesi e bioattività delle sostanze naturali” Paul M.Dewick Ed. Piccin


LA VIA DELLA SCIENZA

Radiovitalità degli alimenti di Elena Rojac

l’alimento sia elevata tanto da averne in surplus dentro all’organismo umano. Nella determinazione del livello energetico di un alimento si usa la caloria; questa misurazione del potere-energetico “caloria” è troppo semplicistico perché non considera altri parametri che contribuiscono al livello energetico globale dell’alimento: ossia non si tiene conto dell’energia libera di cui l’alimento dispone. Questa energia, o radiovitalità del cibo, deriva dalle sue reazioni interne ed esterne e non si configura con l’energia calorica, ossia quella che tiene unite le particelle fondamentali della sostanza alimentare. Grazie a Simoneton, ricercatore francese, in trent’anni di prove ed esperimenti radioestesici sui cibi, si è giunti alla misurazione del valore d’energia sottile emessa dall’alimento: quindi il suo campo tachionico vagliando un parametro che è la lunghezza d’onda emessa oppure, in modo equivalente, dal Bovis (unità di misura dell’energia sottile). Quindi con la radioestesia si sono considerati altri fattori nella combinazione alimentare: freschezza, tipo e modalità di conservazione, grado di maturazione e presenza o meno di sostanze che facilitano le trasformazioni biochimiche (vitamine). Si possono distinguere, all’interno del “campo sottile”, due tipologie di energia da alimento:

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gni sostanza esistente in natura ha una propria lunghezza d’onda che, oltre a caratterizzarla, può emettere radiazioni. Non di meno anche gli alimenti, ed il cibo in generale, la irradiano: si definisce, allora, la radiazione naturale della materia peculiare per quel tipo di materia. L’energia emessa da ogni sostanza si genera non solo in seguito al contatto con quelle esterne, come ad es. nella dinamizzazione dell’acqua, ma anche da trasformazioni di demolizione, che avvengono all’interno della materia stessa (come cibo avariato). Gli organismi viventi, durante la funzione digestiva, assimilano alcune sostanze esterne che vengono successivamente ridotte in componenti più semplici creando grosse quantità di energia dentro al corpo: questo è il vero scopo dell’alimentazione. Quindi le molecole alimentari all’interno del corpo, ri-assemblate in molecole più piccole, costituiscono una vera e propria pila nucleare in cui l’energia residua prodotta serve per il funzionamento dell’intero organismo in tutte le sue funzioni ( fisiologiche ed altro). Affinché tutto funzioni nel migliore dei modi è indispensabile che l’energia propria del-

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la pietanza presenta una bassa lunghezza d’onda, quindi con un apporto energetico nullo come nel caso degli alimenti fermentati o scadenti

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l’alimento presenta una notevole emanazione della banda InfraRosso in cui l’apporto energetico è notevole come nelle vitamine

Mentre le prime sono energie sottili dannose per l’uomo, favorendo l’insorgenza di malattie, le seconde sono energie vitali che si contraddistin16


LA VIA DELLA SCIENZA

guono per la presenza di calore (infatti rientrano nella banda IR). Il calore, in genere, è sempre sinonimo di vita. Tutte le reazioni chimiche che avvengono nella materia sono sempre accompagnate da calore che ne ravviva le funzioni vitali, per contro, le sottrazioni di calore (o raffreddamento) inibiscono le attività fisiologiche. Quindi ricercare il calore all’interno di un alimento significa individuarne la radiovitalità. Il potere degli alimenti non dipende solo dalla presenza di sostanze riconosciute indispensabili alla salute ma principalmente dalle interazioni di queste che sono sinonimo di vitalità. Quindi, in ultima analisi, bisogna sempre ricercare che dentro alla pietanza ci sia la presenza di quelle sostanze che attivano le reazioni chimiche dell’alimento-digestione e che contribuiscono a creare irradiazioni nell’IR e nel Visibile. Queste sostanze instabili con forte potere catalizzante sono le vitamine: misurare il potere vitaminico di un alimento equivale a misurarne la sua radiovitalità.

Perché l’uomo deve essere attento nella scelta dei cibi con maggiore radiovitalità? Perché gli alimenti ricchi d’energia aiutano l’organismo a riportarsi ai suoi livelli (di campo tachionico ed elettromagnetico) di salute. Si tratta di un passaggio di energia dall’alimento all’organismo debilitato per riportarsi alla pari della pietanza. Al contrario l’assunzione di cibi poveri di radiovitalità depaupera l’organismo della propria radiazione interna che serve, invece, per caricare l’alimento e portarlo alla pari dell’energia del corpo fisico. Se l’energia del corpo è elevata, gli eventuali agenti patogeni, in un organismo debilitato, non possono attivarsi con una lunghezza d’onda maggiore alle proprie. Se per cause diverse l’organismo irradia le stesse lunghezze d’onda degli agenti patogeni, per un fenomeno di risonanza, allora questi ultimi si attivano originando possibili malattie... quindi non ci rimane che scegliere cibi ad altissima radiovitalità: con un’abbondante presenza di vitamine. 17


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Per un’etica della scelta La qualità degli extra vergini oltre i luoghi comuni: un prodotto di pregio per il consumatore di Luigi Caricato

1. Esiste una qualità di carattere fisico-chimico, equivalente a una serie di parametri stabiliti dal legislatore e riguardanti i principali profili compositivi di un extra vergine. Per esempio: l’acidità libera, il numero di perossidi, gli assorbimenti specifici nell’ultravioletto. Riferimenti, questi e altri non citati, estremamente tecnici, verificabili solo attraverso una serie di analisi di laboratorio, ma fondamentali per la valutazione qualitativa di un extra vergine. Non mi soffermo su tali aspetti, perché è materia ostica, ma resta però utile considerare quanto le differenti identità di uno specifico prodotto incidano sulla valutazione finale che se ne dà. 2. Esiste una qualità sensoriale, immediatamente percepibile attraverso l’operato dei nostri sensi, con l’olfatto e il gusto in particolare. Tale approccio consente di cogliere un grado di piacevolezza di un olio attraverso la degustazione. Ma non si tratta di un metodo improvvisato e soggetto ai gusti personali, esiste infatti un criterio che è stato codificato e sottoposto ad appositi regolamenti che ne rendono valido il giudizio in quanto espresso da un panel (gruppo) di degustatori professionisti, ovvero da un gruppo di otto, o più, esperti che si riuniscono con l’intenzione di valutare eventuali pregi e difetti. 3. Esiste infine una qualità nutrizionale, che si desume dalla presenza di specifici attributi qualitativi, come nel caso degli extra vergini ad alto contenuto in acido oleico e in sostanze antiossidanti. Componenti, questi, che seppure si aggirino tra l’uno e il due per cento della composizione totale di un olio di oliva, giocano un ruolo di primo piano per via delle decisive azioni di natura biologica che sono in grado di esercitare sia per ciò che concerne la bontà e la stabilità degli oli come tali, sia per la notevole influenza sulla salute dei consumatori che lo scelgono come alimento.

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a qualità è un lasciapassare che fa buona breccia sulle intenzioni d’acquisto del consumatore. Quando si tratta di scegliere tra le varie bottiglie di olio extra vergine di oliva presenti in commercio, è inevitabile che sorga più di un dubbio nell’individuare il prodotto giusto, quello appunto di qualità. Tutti la esibiscono, ma come la si può effettivamente distinguere, la qualità, senza il rischio di cadere in errore? E’ un bel dilemma, visto che si tratta di un’espressione molto abusata, e nessuno, oltretutto, ammetterebbe di produrre un olio scadente o comunque mediocre, ai limiti della sufficienza. La qualità vera, autentica, quella che va oltre i luoghi comuni non è tuttavia difficile da scoprire; è necessario prestare la massima attenzione per non essere ingannati. Per questo ho pensato di presentare la qualità oltre le frasi fatte, individuando gli elementi che contraddistinguono un extra vergine di eccellenza per presentarli di conseguenza anche al consumatore meno esperto. Intanto è importante distinguere non una ma tante differenti connotazioni della qualità. Ne elenco almeno tre. 18


LA VIA DEL CIBO

La qualità di un olio comprende in ogni caso un quadro di valutazioni ben più ampio e complesso, riguardando anche gli aspetti igienicosanitari, e non solo. Poste tuttavia tali premesse, è opportuno chiarire alcuni aspetti poco conosciuti dal consumatore. Un recente regolamento comunitario impone tra l’altro, accanto alla qualifica merceologica di “olio extra vergine di oliva”, la dicitura obbligatoria, in etichetta, di “olio di oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante processi meccanici”. Si tratta, questa, di una specifica poco persuasiva, in quanto non aiuta il consumatore a distinguere tra un prodotto di alta qualità ed uno mediocre. Con tale accezione, diventa di “categoria superiore” sia un prodotto d’eccellenza e tipico, riconducibile a un dato territorio, sia un olio anonimo e senza pregi. Ecco che diventa importante cogliere le differenze qualitative, superando ciò che il legislatore non favorisce. La qualità di un extra vergine la si può individuare solo attraverso la conoscenza diretta del prodotto. Ma chi è bravo a non essere preso in giro da abili venditori, sa bene che una variabile decisiva è anche offerta dal prezzo: la qualità non può mai costare poco. Ciò non significa che il prezzo alto giustifichi necessariamente il valore del prodotto, questo no; ma la capacità di comprendere il giusto rapporto qualità-prezzo non è neppure un’acquisizione facile. Ecco pertanto venire incontro, come nel caso del vino, l’ausilio di pubblicazioni in cui gli esperti

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segnalano gli oli più meritevoli di considerazione, oppure i criteri per individuarli. La strada però più appagante è quella di chi si adopera nel cercare da sé gli extra vergini più pregiati e degni di lode. Ricorrere a produzioni fedelmente legate a un territorio è un primo passo significativo. Nel caso degli oli giuliani, per esempio, sappiamo di una loro bontà com-

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“spremuta di olive”, quindi un prodotto come tale di alta qualità, soprattutto sul fronte nutrizionale e salutistico; diventa perciò poco conveniente sbagliare acquisto affidandosi a un prodotto generico e senza storia. Con ciò non si vogliono certo demonizzare le produzioni di massa, ma la qualità del nostro stile di vita, con il benessere fisico e psicologico che ne deriva, sono l’obiettivo prioritario di chi voglia puntare, proprio attraverso una sana e corretta alimentazione, a trarre sempre il meglio da sé. La scelta della qualità è da riporre, al momento, nell’individuazione di un produttore di cui fidarci, oltre che nella capacità di coglierla direttamente all’assaggio. L’etichettatura offre garanzie e forme di tutela minime, alquanto lacunose, non favorisce né indirizza verso scelte giuste. La qualità tuttavia non è da ritenere impercettibile. Tutti quanti noi sappiamo ben distinguere le differenze tra un’automobile di lusso e una semplice ma dignitosa utilitaria. La scelta della qualità è una scelta che va compiuta per il proprio bene, trattandosi di un alimento con risvolti importanti per la nostra salute. Optare dunque per un olio di eccellenza è una via praticabile da tutti, a differenza di una Ferrari che in pochi possono permettersi. Trattiamoci bene, perciò; ma non sottovalutiamo nello stesso tempo il rischio di incorrere in venditori di una qualità solo esibita. La qualità sostanziale, quella autentica, si nota anche dalla buona impressione che un produttore ci comunica attraverso l’impegno, la serietà e la competenza con cui agisce. La scelta di un extra vergine di qualità equivale dunque anche a una scelta etica, non dimentichiamolo. (www.teatronaturale.it)

plessiva che è oramai nota a quanti sono sensibili ai differenti volti della qualità. C’è un profilo chimico-fisico ideale: per esempio, un alto contenuto in acido oleico e una carica polifenolica altrettanto determinante. La famiglia dei polifenoli comprende una serie di sostanze responsabili di attributi positivi che si riscontrano anche all’assaggio: l’amaro, il piccante, le notazioni aromatiche; ma è lo stesso bagaglio di antiossidanti che ne evidenzia la buona stabilità nel tempo, quindi una migliore conservabilità e salubrità del prodotto. Quando poi l’extra vergine riconducibile a un dato territorio di produzione lo si studia sotto il profilo sensoriale, nelle sue caratteristiche organolettiche, si scopre un’identità che come tale non è riproducibile altrove; e anche questo è un volto della qualità che non si può trascurare. Ecco perché è intrinsecamente sbagliato affidarsi a un prodotto generico, sottocosto, estremamente commerciale e senza sicurezze e garanzie. Dal momento che l’extra vergine è un prodotto che, se buono, lo si utilizza con parsimonia, in quanto è sufficiente versarne poche gocce per insaporire il cibo, non ha dunque senso puntare a prodotti mediocri, pensando in tal modo di risparmiare. L’extra vergine – lo ricordiamo – è una 20



LA VIA DELLE PIANTE

La luce fiorita dell’estate di Dario Blasich

in prossimità di luoghi abitati caratterizzati dalla presenza dell’Avena altissima, insieme al Fiordaliso maggiore, al Tarassaco (Taraxacum officinalis), alla Radicchiella o Radicella (Crepis taraxacifolia), alla Carota selvatica (Pastinaca sativa) dagli ombrellini gialli e alla Veccia piccola (Vicia cracca), dai fiori azzurri somiglianti ad uccelli che ne beccano il fusto. Le associazioni vegetali dei suoli più ricchi sono caratterizzate da una gamma di colori limitati, mentre quelle legate ai terreni più poveri presentano maggiori varietà di colorazioni e di odori di richiamo, così l’impollinazione in questi luoghi è dovuta agli insetti, con minor spreco del prezioso e limitato polline. Infatti le tinte dei fiori e i profumi derivano da metaboliti secondari della pianta, quindi con poco dispendio di energia. Invece, nelle zone più ricche il polline è più abbondante e la disseminazione avviene anche con il vento, dissipatore degli animali impollinatori. Ogni pianta , comunque, va raccolta nel suo periodo balsamico e cioè quando contiene maggiormente i principi attivi. I fiori dell’Iperico si raccolgono a mezzogiorno del giorno di San Giovanni dopo che la rugiada “miracolosa” della notte del solstizio d’estate ha bagnato la pianta. La festa di San Giovanni (24 giugno) coincide con la piena esplosione della natura quando tutte le piante sembrano avere il massimo della loro forza vitale. Da secoli, in questo giorno si usa festeggiare con riti propiziatori e impartire la benedizione ai fiori. Ancora oggi nelle mon-

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’arrivo dell’estate sul Carso è annunciato dalla fioritura del Fiordaliso giallo, pianta tipica dei prati aridi e sassosi dell’altipiano triestino, insieme ad altre specie vegetali capaci di svilupparsi in terreni scarsamente fertili e carenti d’acqua, come la Carice minore e il Forassaco comune (Bromus erectus) dalle corte barbe e la Bozzolina (Polygala nycaensis subsp. Mediterranea) dai fiori policromatici (violetto, rosso, rosa e bianco). Nel Carso isontino le specie caratteristiche nei prati più aridi e soleggiati sono invece il Fiordaliso carsico e l’Erba da spazzole. Nei luoghi erbosi splendide Orchidee: il Fior d’ape, il Fior di ragno e l’Ofride insettifera, attirano l’attenzione degli impollinatori con i loro variopinti colori, gli odori di richiamo e le corolle simili ad insetti e ragni. Nelle radure, ai margini dei cespuglieti e dei boschi fiorisce la splendida e profumata Frassinella, dai fiori bianco rosa. Nella piena estate il sole sembra prendere il pennello. Facendo sbocciare il Cardo rosso e il Garofanino selvatico, dipinge di chiazze rosso porpora i prati colorati di giallo dai fiori estivi. Nei luoghi aridi e sassosi, tra le rupi, fioriscono gli ombrelli gialli del Finocchiaccio (Ferulago galbanifera) e le infiorescenze sferiche e rosa purpuree dell’Aglio delle bisce (Allium sphaerocephalon). In piena estate fiorisce anche, ed a lungo, la comunissima Salvia di prato nei prati sfalciabili, 22


LA VIA DELLE PIANTE

tagne friulane al mattino del 24 giugno donne e bambini si riversano nei prati dove raccolgono secondo scelte e regole trasmesse di generazione in generazione. I mazzetti d’erbe vengono benedetti nel pomeriggio in chiesa con una suggestiva cerimonia. Questi mazzi sono conservati in soffitta e bruciati al momento opportuno. I fiori benedetti hanno lo scopo di preservare la campagna dalla grandine e le case dai fulmini e dal “malocchio”. Queste piante benedette sono ritenute particolarmente terapeutiche. Accanto alle piante di significato protettivo, come il Nocciolo, (si narra che la Madonna durante un furioso temporale trovasse riparo solo sotto le sue fronde), e i Cacciadiavoli (Iperico) si includono nel mazzo anche diverse piante officinali come la Melissa, la Camomilla, l’Artemisia, l’Assenzio, la Verbena e la Salvia, con un preciso scopo curativo. Basteranno pochi frammenti di queste erbe benedette e “magiche”, nelle tisane, per assicurare una maggiore azione benefica contro i disturbi

invernali. Nella medicina casalinga l’Iperico (Hipericum perforatum), come indica il suo nome dialettale “erba de piaghe”, è la pianta che veniva usata comunemente per le ferite, i tagli, le piaghe, le scottature e le ulcerazioni. E’ certo che questa nobile pianta appartiene al lato luminoso della vita terrestre. I semi germogliano soltanto alla luminosità, nei luoghi scuri, nell’umidità, possono soggiornare per anni senza produrre nulla. L’Iperico è conosciuto anche con il nome di Cacciadiavoli in quanto nei tempi andati si credeva che avesse il potere di mettere in fuga gli inviati del diavolo. Senza dubbio questa reputazione è dovuta al suo profumo di incenso che emana quando viene bruciato. Predilige i suoli secchi e magri, cresce spontaneo nei campi abbandonati e lungo i bordi dei boschi. La sua radice è vivace e vigorosa e in primavera il suo germoglio sale verticalmente, si allarga verso l’alto a parasole, simulando un po’ una piramide posata sulla sua punta. Si corona di un ricco mazzo di fiori gialli, ordinati su una falsa ombrella. Le sue foglie, osservate


LA VIA DELLE PIANTE

sono raggruppati in tre fasci. Come le Orchidee dispensano le loro facoltà creatrici di forme nei loro fiori, le Felci nelle loro foglie e le Crocifere nel loro frutto, così le Guttifere a cui l’Iperico appartiene le dispensano ai loro stami. Qui si manifesta un’attività formante per la polverizzazione, e la volatilizzazione, poiché con la sua polvere pollinica il vegetale si spinge nell’aria penetrata di astralità. Così in questa pianta tutto tende verso l’altro, verso la luce. Il fiore annuncia il solstizio d’estate, il tempo di San Giovanni e la forza totale del sole vi si incarna. L’Iperico gode di una grande reputazione. Paracelso ne ha decantato ampiamente le lodi. Attraverso le analisi chimiche si scoprirono in tempi più moderni tutta una serie di sostanze interessanti: tannini, olio eterico e l’ipericina che oltre ad avere attività curative è un colorante dotato di una fluorescenza intensa, facendo sì che sia consacrato ai processi luminosi del solstizio. È considerato il rimedio contro la depressione e di disturbi legati ai problemi nervosi. L’infuso delle sommità fiorite grazie al suo contenuto di ipericina serve a dare il buon umore intervenendo contro lo stress e l’emicrania. E’ utile anche per la cattiva digestione, nell’intossicazione del fegato, per regolare le mestruazioni, per i disturbi asmatici e bronchiali. L’Iperico spazza via le nuvole del nostro cattivo umore e caccia via, come dicevano i nostri avi, i diavoli, le cose nefaste e il mal di vivere. La tisana di fiori d’Iperico elimina anche l’incontinenza dei bambini e fa sparire i vermi, bevendo una tazza al mattino ed una alla sera. La sua essenza floreale Saint John’ Worth serve per eliminare le paure radicate nel profondo e per eliminare gli incubi notturni. Incoraggia alla sperimentazione della luce interiore in modo tale da guidarci attraverso livelli di coscienza sempre più elevati.

in controluce, hanno puntini trasparenti, come fossero forati da spilli (da ciò deriva il nome della specie perforatum). Questi punti sono delle ghiandole traslucide che contengono olio essenziale. Sono presenti anche punti neri, in questo caso si tratta di sostanze che racchiudono sostanze aromatiche e balsamiche. I cinque petali non hanno forma simmetrica: una delle loro metà è più importante dell’altra, un po’ come accade in un’elica d’aereo, il chè dà al fiore l’aspetto di una ruota luminosa, solare, pronta a girare dolcemente. I numerosi stami

Per ulteriori informazioni si consiglia: “Il prato” “Le erbe per la salute” “Il quaderno delle buone erbe” di Dario Blasich ed Alfio Scarpa. 24



LA VIA DELLA SCIENZA

La preparazione spagirica di Marco Vittori e Stefano Stefani

grafica sono elementi importanti: l’uno ci dice che sarà un terreno che riceve i raggi lunari secondo un’inclinazione prossima alla perpendicolarità. Un terreno esposto a Est sarà diverso da uno esposto a Ovest, o Sud, o a Nord; e quindi anche le piante avranno una diffusione diversa che dipenderà con la propria simpatia o antipatia verso l’irraggiamento solare.

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arleremo in questo articolo delle varie maniere di manipolazione delle piante che la Natura ci elargisce e che la tradizione antica ci ha tramandato. Per tutto quanto si andrà esponendo vale la medesima accortezza di tenere conto, il più possibile, dell’armonia del Cielo e della Terra nel preparare la forma farmaceutica, anche nel momento della sua somministrazione.

I tempi Altrettanto importante è seguire i giusti tempi in cui effettuare la raccolta delle piante da manipolare per ottenere un preparato spagirico. Il primo da tenere conto è il tempo di vegetazione, ovviamente, per cui la pianta va raccolta nel periodo dopo l’inizio dell’Equinozio di primavera, quando, le giornate aumentano come durata e forza del Sole stesso, evidentemente, esce la forza generativa che sino a quel momento “dormiva” sottoterra. Poi, sempre per raccogliere la forza vitale che esiste nella pianta, raccoglieremo un periodo del ciclo lunare adeguato, cioè con la Luna crescente, magari più possibile vicina alla Luna piena. Fermiamoci un attimo a riflettere del perché vi sia questa necessità operativa; nell’Uomo convivono due forze che noi chiamiamo Maschile e Femminile, attivo e passivo, espandente e contraente. La nostra esistenza fisiologica è regolata da queste due forze, spesso in maniera chiara e manifesta, altre volte in maniera più esaminabile da chi conosce le segrete “cose” della funzione organica. Quelle palesi sono l’atto dell’essere svegli e attivi, dormienti e passivi, il nostro inspira-

La raccolta Chi ben comincia è a metà dell’opera (detto popolare). La raccolta delle piante, è il momento più delicato; i parametri che determinano una buona manipolazione sono, oltre alla preparazione di chi raccoglie, in senso ampio e poco tecnico, diversi. Li analizziamo con rapidità, lasciando ad altri luoghi e tempi diversi la maggior precisazione operativa.

I luoghi E’ necessario, prima di tutto, possedere uno strumento di riconoscimento delle piante che vogliamo raccogliere, che si tratti di cultura personale o di un libretto con foto o disegni. Poi si farà attenzione a dove vivono le piante medesime: non devono esserci fonti di inquinamento, chimico o elettromagnetico (per quello che è possibile avere oggi), ma bisognerà raccogliere tali piante dove le medesime stanno svolgendo la loro funzione specifica nell’ecosistema ove stanno vivendo. L’inclinazione del luogo e la direzione geo26


LA VIA DELLA SCIENZA

re ed espirare, la sistole e la diastole cardiaca, ecc. Quelle più nascoste sono, per esempio, una per tutte, l’attività nervosa autonoma, che si divide in sistema simpatico e sistema parasimpatico. Quindi tenere conto dei ritmi dei due luminari è fondamentale, irrinunciabile e sperimentabile negli effetti curativi delle manipolazioni. Inoltre esistono alcune scelte particolari di raccolta in una giornata specifica della settimana(1), che sia in sintonia con l’archetipo di cui la pianta è la rappresentazione. E si creda: si può scegliere un’ora (2), chiamata planetaria, adeguata all’archetipo che si va a raccogliere. Infine il tempo atmosferico deve essere favorevole alle differenti operazioni che dovremo fare. C’è poi un altro metodo che possiamo utilizzare, nel caso della raccolta dei fiori, profittando dell’ esperienza di lavoratrici che conoscono il loro mestiere: le api. Se osservate l’operazione della bottinatura, scoprirete che le api svolgono quest’arte sui fiori in determinate ore della giornata e cosa particolare, ignorando certi fiori della medesima specie o pianta perché non adeguati. Seguitele e cogliete quei fiori in quel momento particolare, possibilmente senza disturbarle, un po’ come le spigolatrici del grano facevano stando adeguatamente distanti dai mietitori. Il risultato finale sarà sicuramente notevole. Se invece vorremmo raccogliere le radici andremo a farlo di notte e nei tempi di riposo della pianta, quando la parte aerea avrà terminato il suo ciclo superficiale.

plicità che è composta di sostanze acquosa e idrosolubili, non idrosolubili e sali. Se poniamo in alcool una pianta estrarremo i principi che il solvente può portare con sé, che gli sono affini, ma la gran parte dei sali, per esempio non saranno presenti, perché fanno parte dello scheletro della pianta. Sono quindi presenti nelle strutture legnose della pianta stessa. Per estrarle useremo l’artificio della calcinazione, appunto: consiste nel portare a cenere bianca il residuo della filtrazione e separazione della parte liquida da quella solida, tramite un fuoco modulato secondo l’Arte dell’esperienza. Questa cenere viene posta con il liquido di macerazione.

Le forme farmaceutiche Le tisane La preparazione delle tisane o infusi è la forma più semplice di terapia, ma non per questo inferiore in efficacia rispetto ad altre forme più complesse. La tisana, spagiricamente intesa, sarà preparata a partire da piante raccolte e seccate con i metodi che, un tempo non lontanissimo, rispettavano le donne anziane nelle comunità rurali. Volendo si possono usare anche piante fresche, specie in caso di malanni acuti che abbiano temporalità di manifestazione “analoga” al malanno. Se si intende conservare secca la pianta, si abbia cura di porla a seccare all’ombra in ambiente asciutto e aerato. L’importante è non “lessare” la pianta, ma giungere a una leggera prima bollitura dell’acqua, che andrà versata sulla pianta, fresca o secca che sia, posta in giusta quantità nella tisaniera. Lasciata

La calcinazione E’ un’operazione, che si svolge in Luna calante, a cui viene sottoposta la pianta dopo la macerazione in alcool o olio per ricomporre la sua triNOTE (1) cfr. Il Serto di Iside - Angelo Angelini - edizioni Kemi Milano.

(2) Non ci si stupisca di ciò, poiché la Natura non segue le divisioni del tempo, in frazioni uguali di sessanta minuti, ma varia come durata nelle dodici ore giornaliere e in quelle notturne, in maniera diversa a seconda che siamo dopo l’Equinozio di Primavera o dopo l’Equinozio d’Autunno. Solo nei due giorni equinoziali le ore diurne e notturne sono esattamente di sessanta minuti.

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LA VIA DELLA SCIENZA

riposare pochi minuti, coperta con un tappo affinché gli “spiriti” della pianta non la abbandonino. E invero, si badi, che non ci si riferisce solo alla sostanza chimica più volatile.

Decotti e pozioni In caso di radici o parti secche piuttosto coriacee si procederà invece alla preparazione di un decotto. In questo caso si porrà in acqua a freddo la parte della pianta, portando il tutto lentamente ad un lieve sobbollire. Dal momento della messa a bagno al termine passano, circa una decina, ventina di minuti. Tale metodo permette di estrarre una parte dei sali solubili e anche una parte dei principi attivi che, idrolizzandosi, passano in soluzione. Il decotto quindi è più vicino alla “completezza” originale della pianta, che non una semplice tisana. Gli egizi per i decotti usavano l’acqua, ma anche la birra, che del resto utilizzavano spesso come solvente in alternativa al vino ed anche quelle che noi chiamiamo pozioni composte di una parte medicamentosa, di un veicolo, con funzione unica di “solvente” e di un edulcorante, quasi sempre miele, che ha solo la funzione di mascherare l’eventuale gusto sgradevole delle sostanze medicamentose. Tali preparazioni avvenivano ponendo a freddo, determinate sostanze quasi sempre ridotte in polvere, per breve tempo in un veicolo liquido; il tutto filtrato, veniva assunto per via interna(detti anche macerati a freddo).

cerina, vitamine, zuccheri, sali minerali, proteine, polifenoli e sostanze aromatiche che partecipano per estrarre efficacemente tutte le sostanze di quanto messo in esso, che possono interessare alla terapia. L’efficacia di tale operazione rende così subito disponibile all’organismo della persona che a cucchiai o a bicchierini assume l’ enolito. Ricordiamo che il vino possiede diverse caratteristiche terapeuticamente interessanti. Risulta un buon diuretico ed eupeptico. L’alcool per sua natura stimola l’apparato boccale a secernere ptialina, un enzima salivare, capace di demolire le lunghe catene degli amidi in quelle più corte ed assimilabili degli zuccheri. Inoltre, permette l’emulsione dei grassi di origine animale, poiché stimola la produzione dei succhi

Gli enoliti Gli enoliti partono dall’ infusione di piante, o parti di esse, o di minerali in vino. Normalmente non si compie l’operazione che la spagiria richiede, cioè la filtrazione e la calcinazione della parte solida della pianta. A parte questo, normalmente, si utilizza un buon vino dove si pone “l’individuo” in infusione a freddo per uno o più cicli lunari. Poi viene messa a riposo al buio per un certo periodo a riposare. L’efficacia di tali preparazioni era conosciuta ampiamente nell’antichità, ed è tale per il contenuto del vino stesso che consta di: acqua, alcool, gli28


LA VIA DELLA SCIENZA

pancreatici, come i formaggi, al punto che i francesi pur essendo grossi consumatori di formaggi e di vino rosso soffrono notevolmente di minori disturbi legati alle dislipidemie di altri popoli più “sobri” o che preferiscono i vini bianchi.Gli acidi contenuti nei vini, inoltre, favoriscono l’aumento del Ph del bolo alimentare diminuendo così i tempi di permanenza nello stomaco, stimolando la secrezione di pepsina e dell’acido cloridrico, preposti alla demolizione delle catene peptidiche delle proteine. Una giusta quantità di vino, poi, giova alla tristezza e alla malinconia dei malati (anche dei sani!), perché dona allegrezza e fortifica. Se poi si assume un vino, che contenga i principi vitali e biochimici della pianta o del minerale medesimi, i risultati saranno eccellenti. A testimonianza di ciò portiamo che persino agli arabi, già nel tredicesimo secolo il medico Ibn-al Awam consigliava l’assunzione di vini medicamentosi.

si”, questa sarà messa nel cosiddetto alcool “autoctono”. In pratica la pianta, fresca e spontanea, viene fatta fermentare, attraverso metodi e modi diversi da preparatore a preparatore. Il “vino” di pianta viene rettificato e distillato, viene aggiunto il sale derivante dalla pianta fermentata e calcinata. Poi si procede come un normale macerato. Attraverso la fermentazione vengono “spiritualizzate” molte delle sostanze presenti nella pianta, oltre ovviamente agli amidi e agli zuccheri. Tale spiritualizzazione consente di operare, una volta somministrata alla persona che ne avesse necessità, anche a livello “sottile” per analogia.

Fermentati In questo caso dopo avere fermentato la pianta e aggiunto il sale dalla calcinazione potrà essere somministrato così come un vino curativo. Va precisato che solitamente il basso grado alcolico ottenuto da queste fermentazioni, costringe ad aggiungere alcool alloctono, per evitare fenomeni di putrefazione o acetificazione, sopratutto se ne si prevede di non consumarlo in breve tempo.

Macerati in alcool Per alcool, intendiamo qui, quello proveniente da qualsiasi distillato di frutta o di idromele. Non entriamo nello specifico della distillazione attraverso le varie metodologie, partiamo semplicemente dal prodotto finale della distillazione. Ci si comporterà come nel caso degli enoliti con le medesime premesse e operatività già portate all’attenzione. La differenza sostanziale esiste nella gradazione dell’alcool dello spirito; tanto questo sarà di gradazione elevata tanto più sarà capace di estrarre i principi analoghi o simili presenti nella pianta. Di fatto la macerazione in alcool ad alta gradazione, che sia grappa o distillato di vino è un metodo più recente di quelli egizi. In questo caso si aggiungono i sali derivati dalla calcinazione e si pongono a riposo al buio per qualche lunazione.

Aceto balsamico Oggi relegati ad un uso esclusivamente culinario, un tempo erano molto usati, sia per uso esterno per frizionare sulla pelle, sia per uso interno quando necessitasse anche un’acidificazione dell’organismo della persona malata. Le modalità di preparazione sono di porre le piante in un vaso o altro contenitore. Man mano che si consuma l’aceto balsamico si continua ad aggiungere aceto ed eventualmente altra pianta fresca.

Immagini di pag. 26-27 tratte da: www.esonet.org (incisioni di apparati alchemici e distillatori dai Lavori del Geber, Londra 1678).

Elixir

Nel prossimo numero della BioGuida tratteremo di: quintessenze spagiriche, acque salate, oleoliti, saponi, pomate e melliti.

La differenza rispetto al macerato in alcool, del punto precedente, sta nel fatto che invece di porre la pianta in infusione in alcool “qualsia29


I LUOGHI

I Luoghi della Bioguida: percorsi ed itinerari per viaggiatori dello spirito

ACTIS

FRIULI VENEZIA-GIULIA

L’ACTIS è presente nel mondo della ricerca artistica, dal teatro alla danza e nella ricerca del benessere, sia nella formazione che nelle manifestazioni.

TRIESTE

Associazione Culturale Teatro Immagine Suono Via Corti 3/A Trieste Tel 040/3480225 actis1@libero.it

L’ARNIA Centro Buddista Tibetano Sakya Via Marconi 34, Trieste - Tel. 040/571048 Delfino Blu Via Geppa 4, Trieste - Tel. 338/8144318 Libera Associazione per la Ricerca in Naturopatia, Igienismo e Autoterapie Piazza Goldoni 5, Trieste Tel./fax: 040/660805, e-mail: larniats@libero.it

Espande Trieste Trieste: 040/575648 - 380/7385996 Udine: 0432/44772 - 348/7404470 www.espande.it


I LUOGHI

Il Giardino - Shiatsu Via Torbandena 1, Trieste - Tel. 040 366568

Vuoi essere inserito nella rubrica “I Luoghi”?

Istituto Superiore Arti Marziali “D.Brecevaz” - Trieste Via Roma, 15 - Ronchi dei Legionari (GO) Tel. 0481/777255 - cell. 339/3170762

Invia i tuoi dati a: info@bioguida.net - fax 040/302110

Osho Anandita Località Banne 99 - Opicina (TS) Tel. 349/0981408 - 349/5448214 mail: anandita@spin.it Associazione Culturale Reiki... la via del cuore Via Marconi 14 - Trieste - Tel. 040/660991

I dati raccolti sono stati individuati da elenchi pubblici e sono trattati in ottemperenza alla legge 675/96 con particolare riferimento agli articoli 12 e 20. Agli interessati è riconosciuta la facoltà di esercitare i diritti di cui all’art.13. Il titolare del trattamento dei dati è l’editore.

Associazione Internazionale Swamateh A Trieste e a Ronchi dei Legionari Tel. 0481/776597 - 333/7229821 www.swamateh.org

Scuola Shiatsu Trieste Via del Pesce 4, Trieste - Tel. 329/2145214

Zeleni Center Vrpholje (Kozina) - Slovenia Tel. 339/7248645 e-mail: zelenicenter@hotmail.com

Yoga Integrale e Il Drago d’Oro Via San Maurizio, 9/F - Trieste Tel. 040/365558 - cell. 320/0975010 www.transetaoista.it

QUING FENG WUSHU Scuola di Arti Marziali Cinesi Tel. 347/6475956 quingfengwushu@libero.it


I LUOGHI

Maria Perlangeli Operatrice in tecniche Bioenergetiche Attivazione della Sensibilità Psichica Attivazione dei Talenti Artistici Colin (comunicazione con gli esseri di luce) I Tiranni (sciogliere le catene dentro di noi)

Associazione Culturale Alétheia Via San Giacomo, 34 - Monfalcone (GO) Tel. 333/2858588 ISENRÒ Istituto Superiore Europeo di Naturopatia e Reflessologia Olistica Via Duca D’Aosta 50 - Gorizia Tel. 0481/536232 - isenro@email.it

Presso: Izanami - Tel. 040/660898

Associazione “IZANAMI”

Om Shanti Via dei Grabizio 7 - Gorizia Tel. 0481/21138 - cell. 347/7195065 omshantih@libero.it

Scuola di Shiatsu e Istituto di Ricerca sulle Medicine Non Convenzionali e Biodiscipline La Scuola è riconosciuta a livello nazionale dalla Federazione taliana Shiatsu

Associazione Internazionale Swamateh A Ronchi dei Legionari e a Trieste Tel. 0481/776597 - 333/7229821 www.swamateh.org

Da Settembre: corsi di Shiatsu, Massaggio An-ma, Yoga CALICANTO DUEMILA Ronchi dei Legionari (GO) Via Carducci 21 - Tel. 0481/475545

Seminari su: I colori dei Chakra Mantra e il suono del silenzio La terapia del soffio I tre cancelli (tecniche avanzate di Shiatsu) Shiatsu e donne in gravidanza

Organizza: Venerdì 25 giugno Le Essenze della Madre Terra Trattamenti con Luce, Colore, Vibrazione Conferenza con Andreas Korte Presso la Sala Consiliare del Municipio di Ronchi dei Legionari (GO) Inizio alle ore 20.30 Seguirà un seminario di approfondimento sabato 26 e domenica 27 giugno con Andreas Korte nella sede dell’associazione Aletheia in Via San Giacomo 34 a Monfalcone (GO) Per informazioni e iscrizioni: 0481/ 475545 - 0481/411658

Per il servizio soci: Shiatsu, Massaggio An-ma, Tecniche Bioenergetiche Izanami - Galleria Protti 4, Trieste Tel. 040/660898 - www.izanami.it

GORIZIA Alabath Via Duca D’Aosta, 45 - Monfalcone Tel. 0481/43164 32



I LUOGHI

Centro Studi Discipline Energetiche Orientali Scuola di formazione Shiatsu

CORSO SHIATSU BASE 23-24 OTTOBRE 2004 I corsi base sono creati per misurare l’attitudine dei partecipanti a questa disciplina e per valutare l’opportunità all’iscrizione alla scuola professionale. Il corso essenzialmente pratico, si articola in 40 ore, e fornisce gli elementi necessari per consentire di effettuare un trattamento Shiatsu generale, migliorando la vitalità e lo stato di salute della persona che lo riceve. Portando l’attenzione agli esercizi sul respiro e rilassamento, andremo a consolidare e fluidificare lo scorrimento dell’energia dentro di noi. Analizzeremo le caratteristiche generali della

pressione Shiatsu: uso del peso; perpendicolarità; pressione, uso del respiro e lo sviluppo di una postura corretta da assumere per potersi muovere correttamente durante il trattamento. Si utilizzeranno tecniche che prevedono l’uso del palmo della mano e del pollice sulla persona da trattare, studiando le sequenze di trattamento in posizione prona e supina, che sono quelle più semplici e di più vasto impiego . L’insegnamento si fonda sulla pratica ripetuta e controllata: mostra le tecniche trattando gli allievi che sono poi invitati a ripetere quanto visto, lavorando a coppie.

CORSO SHIATSU PROFESSIONALE 27-28 NOVEMBRE 2004 Si accede dopo aver frequentato il corso base. Il corso Shiatsu professionale si articola in 600 ore distribuite nell’arco di tre anni. L’insegnamento si basa sulla pratica (sequenze base, trattamenti specifici, etc.), sulla teoria (fondata sulla Medicina Tradizionale Cinese – M.T.C.), su esercizi di stretching dei meridiani. Il tutto verrà trattato via via più approfonditamente nel corso dei 3 anni. Per informazioni ed iscrizioni SoleLuna - Boldrin Donatella Ronchi dei Legionari (GO) Tel. 339 8435858 - www.riyue.it – info@riyue.it

La via del Cuore è così profonda. E’ profonda come gli oceani e senza confini come i Cieli. Quanti davvero lo sanno? (S.W. cap. 78) 34



I LUOGHI

UDINE

JONATHAN PROJECT Via Canada 8, Udine Tel. 0432/523386

L’Albero Magico Viale Mazzini 32 - Tarcento (UD) Corsi, seminari, conferenze, teatro Tel. 0432/782004

E’ in programmazione un nuovo corso "Jonathan" presso l' Hotel "Cà Brugnera" di Brugnera (PN). Il corso è residenziale da venerdì 25 giugno a domenica 27 giugno.

Animali di Città Via Ampezzo 33 - Udine. Tel 0432/486004 - adcudine@tin.it ASSOCIAZIONE L’ALBA Scuola di shiatsu, cranio-sacrale e yoga Via J. Augusta Bueriis Magnano in Riviera (UD) - Tel. 340/1456671 www.associazionealba.it info@associazionealba.it

Per ulteriori informazioni: www.jonathan-project.it info@jonathan-project.it.

Rakesh OMC Via Costantini 8 - Tricesimo Tel. 0432/854031 - rakesh.omc@libero.it

La Bioteca Via Villa Glori 41 - Udine Tel. 0432/231143

Ricerche di Vita Borgo Tramontins 4 - Faedis (UD) Tel. 0432/728071 - ricerchedivita@hotmail.com

IL CENTRO DEL CUORE Via Leonacco 19 - Udine Tel. 0432/482215 - 347/2526281 info@ilcentrodelcuore.it - www.ilcentrodelcuore.it

Il Sorriso del Cerbiatto Via San Rocco 2/A - Udine Tel. 0432/282454 - 0432/44788

Il Centro di Integrazione Via del Carbone 1 - Udine - Tel. 0432/21023 www.centrodintegrazione.it

Spazio Armonico viale Tricesimo 172 - Udine Tel. 0432/470163 - spazioarmonico@libero.it

Centro Shiatsu-Do Via G. da Udine 26 - S. Giorgio di Nogaro (UD) Tel. 0431/621585 - 335/6033463

Tecniche Arti Orientali (associata al C.R.T. Italia) Via Biella 92 - Udine - Tel. 0432/478149 (Mario Antoldi) - www.t-a-o.it - info@t-a-o.it

GRUPPO RICERCA METODO FELDENKRAIS Viale Venezia 12 - Udine Tel. 328/9580419 (Monia) Tel. 0432/854454 - 347/8188431 (Angela) Istituto Pranic Healing Italia c/o Healing Center - Via Colloredo 148 Pasian di Prato (UD) - Tel. 320/2749952

YOGA CLUB LIBERTAS

OIPA - Org. Int. Protez. Animali Laura Pontini - Santa Maria la Longa (UD) Via Ellero 5/9D - info@lamentorumeno.com Tel. 349/2886751 - 0432/995452

Udine Palazzolo dello Stella e Rivignano (UD) Tel. 0432/547594 36


I LUOGHI

PORDENONE

Sepy&A Educazione prenatale yoga e ayurveda Via Eraclea 12 - Padova - Tel. 049/684187

Associazione L’Aurora Via Piave 17 Versiola di Sesto al Reghena (PN) Tel. 0434/688591 - cell. 347/1432562

Scuola Internazionale di Shiatsu Corso Milano 29 - Padova - Tel. 049/8762464

Associazione Culturale Risveglio Felice Pordenone - Tel. 338/1099227 (Valeria) 347/2721261 (Adriano)

Scuola di Shiatsu Tradizionale Via Monte Sirottolo 16/18 - Padova Tel. 049/8685965 - seve.maistrello@tin.it

Osho Information Center Via Sauro 2/B - Pordenone - Tel. 0434/43164

VICENZA

Osho Pratyahar M.C. Via Casarsa 9 - Arzene (PN) Tel. 0434/89714 - 340/2840698

Area Yoga Via D. Manin 23 - Schio (VI) Tel. 0445/512020

Il Soffio Via Rotate 10 - Pordenone Tel. 0434/978466 - 347/5102713

Ass. Cult. Yoga & Ben-Essere Via Stella 9 - Verona - Tel. 045/8039107 Circolo Yoga e Benessere Viale del Progresso 25 - Cavazzale Monticello Conte Otto (VI) Tel. 0444/945266

CENTRO STUDI SYN per l’Educazione Biocentrica Via Francesco Baracca, 12/4 San Vito al Tagliamento (PN) Tel. 0434/833019 - assocsyn@tin.it

CENTRO STUDI SYN per l’Educazione Biocentrica Via Villa Gori, 22 - Vicenza Tel. 0444/922682 - assocsyn@tin.it

VENETO PADOVA

Centro Studi Shiatsu Naga-Iki Via Quattro Martiri 10 - Arzignano (VI) Via F. Filzi 11 - Olmo di Creazzo (VI) Tel. 0444/676600 - cssng@albaclick.com

Centro Yoga Shakti Via Trieste 26 - Padova (PD) Tel. 049/8753903

Istituto Yoga Contrà S. Faustino 21 - Vicenza Tel. 0444/542642

CENTRO STUDI SYN per l’Educazione Biocentrica Via Chiesanuova, 242/B Padova - Tel. 049/8979333 assocsyn@tin.it

Scuola di Medicina Tradizionale Cinese Jiangsu ® Via Quattro Martiri 10 - Arzignano (VI) Tel. 0444/676600 - jiangsu@albaclick.com

Ass. Cult. Centro Studi Yoga Corso Milano 29 - Padova - Tel. 049/8762464

Zen D’Occidente - Centro di Vicenza Via De Amicis 11 - Vicenza Tel. 0444/569784 - 347/4844925

Laboratorio di Yoga e Cultura Via Rogati 54 - Padova - Tel. 049/657863 37


I LUOGHI

VENEZIA

OSHO MEDITATION CENTER Via Cavour 7/A - Ponzano Veneto (TV) Tel. 0422/968485 - info@oshotreviso.com www.oshotreviso.com

Accademia di Aikido Via G. Rizzardi 85 - Venezia Ass. Island of Future Yoga Torcello 6 - Venezia Tel. 041/735080

TRENTINO ALTO ADIGE Centro Culturale Oasi di Shiatsu Via Celepina 75 - Trento Tel. 046/1982781

Centro per lo Studio delle Bioenergie San Polo 1056 - Venezia Tel. 349/2837638 347/5386600

Centro Te Hara Via Bonporti 17 - Rovereto (TN) Tel. 0464/556772

Circ. Cult. Diffusione Reiki Via G. Felisati 69 - Venezia Tel. 041/974459

Helianthus Via Trieste 12 - Levico Terme (TN) Tel. 0461/706677

Centro Ricerche Tai Chi Italia Campo del Grappa 10 - Venezia

Shiatsu Recherche Via Della Roggia 17 - Bolzano Tel. 0471/974727

TREVISO Centro Culturale Estrada Via A. Zezzos 9 - Treviso Tel. 0422/420708

LOMBARDIA MILANO

Centro Espande Treviso Via E. Mattei 2 Dosson di Casier (TV) Tel. 0422/490523

Accademia Italiana Shiatsu Do Sede Nazionale: Via Settembrini 52 - Milano Tel. 02/29404011 Ananda Ashram Via Prandina 25 - Milano - Tel. 02/2590972

Centro Lama Tzong Khapa Via General Pennella 12 - Treviso Tel. 349/3270081 0422/444711 cltktreviso@tin.it

Ass. Nazionale Insegnanti Yoga Alzaia Naviglio Grande 12 - Milano Tel. 02/8361288

La Sorgente Via Risorgimento 34 - Treviso Tel. 0422/412844

Bem Vivir Via dei Tigli 2 - Arese (MI) - Tel. 02/93580260

Istituto Olistico Viale della Vittoria 307 Vittorio Veneto (TV) Tel 0438/941457 info@istitutolistico.it

Centro meditaz. Siddha Yoga Viale Monza 129 - Milano - Tel. 02/26145189 Centro cult. Ray Via Monfalcone 4 - Milano - Tel. 02/2619070 38


I LUOGHI

Centro Rondò dei Pini Via Casanova 7 - Monza (MI) Tel. 039/320918

Il Mosaico Via G. Romano 11 - Milano Tel. 02/58317962

Centro Yoga Bhadra Via G. Bruno 11 - Milano - Tel. 02/347939 Centro cult. Yoga Maya Via Jacopo Palma 5 - Milano Tel. 02/48704202

OIPA - Org. Int. Protez. Animali. Via Passerini 18 - Milano Tel. 02/6427882 www.oipaitalia.com - info@oipaitalia.com

Centro Yoga Raggio di Sole Via E. Morosini 16 - Milano - Tel. 02/55016558 Centro Yoga Sadhana Via Toscana 11 - Monza - Tel. 039/2003516

Olistica Salus Via San Martino della Battaglia 14 - Milano Tel. 02/58300910

Centro Yoga Satyam Via Don L. Milani 6 - Desio (MI) Tel. 0362/303898

Il Piccolo Amrit Via Tagiura 25/26 - Milano Tel. 02/48954095

Centro Yoga Satyam Via San Francesco 10 - Seregno (MI) Tel. 0362/328113

Pratica-Mente Via Osti 2 - Milano (MI) Tel. 02/878346 - praticamenteit@yahoo.it

Centro Yoga Satyananda Via G. B. Pergolesi 9 - Milano Tel. 02/6693896

Sahaja Yoga Milano Via Vetere 9 - Milano - Tel. 02/8360692 Shambala Shiatsu Via Jean JaurĂŠs 9 - Milano - Tel. 02/26141690

Hara Yoga Dojo Sheegana Via Savona10 - Milano Tel. 02/89422500 info@harayoga.it

Shakti Centro Studi Yoga Alzaia Naviglio Grande 12 - Milano Tel. 02/8361042

Kriya Yoga Maharishi Sathyananda Via Cascina del Sole 44/46 Novate Milanese (MI) Tel. 02/3541029

SHIATSU E NATURA Via Einstein 4 - Monza (MI) Tel. 039/2848533 - Cell. 338/4030662 b.allegrezza@homegate.it www.zenshiatsu.it

Majinai Via Caccialepori 18/a - Milano Tel. 02/48709114

Shiatsu Xin Via Maiocchi 18 - Milano Tel. 02/29510029

MONASTERO ZEN IL CERCHIO Via dei Crollalanza 9 - Milano Tel. 02/8323652 cerchio@monasterozen.it www.monasterozen.it

Spazio Vallisa Yoga G. Del Maino 16 - Milano Tel. 02/4815105 39


I LUOGHI

VARESE

Shen Ass. Culturale Via Padre G. B. Martini 30 - Milano Tel. 02/28510617

Il Sole la Via del Respiro Centro Studi Yoga - Via Monte Tabor 7 - Varese Tel. 0332/237179

La Valle di Ren Riequilibrio energetico naturale Via Aristotele 67 - Milano - Tel. 02/27080753

Il Melograno (emporio naturale) Via Roma 5 - B. Arsizio (VA) - Tel. 0331/624516

Yoga Darsana Path Via A.Banfi 19 - Vimercate (MI) Tel. 039/6918222

PIEMONTE

BERGAMO

ISTITUTO ITADO Via Goito 12 - Torino - Tel. 011/6698482 istituto.itado@tiscalinet.it - www.itado.org

Centro Yoga Dalmine Via Don Rocchi 22 - Dalmine (BG) Tel. 035/370216

Scuola Integrale di Shiatsu Via Alessandria 24 - Torino - Tel. 011/2476380

Centro Yoga Mandala Via Borgo Palazzo 3 - Bergamo (BG) Tel. 035/215395 - 333/4576099

Scuola Italiana Ki Shiatsu C.so Francia 4 - Rivoli (TO) - Tel. 011/9581463

BRESCIA

Scuola di Shiatsu Arché Via Vanchiglia, 30 - Torino - Tel. 011/8178100

Accademia Maharishi Sathyananda Via F.lli Ugoni 4 - Brescia (BS) Tel. 030/294947

Sinestesi V.le Beretta ang.V. Piave - Casalemonferrato (AL) Tel. 014/2921448

Scuola Kriya Yoga Maharishi Sathyananda Via Iseo 12 - Erbusco (BS) - Tel. 030/7702450 Via Brescia 22 - Montichiari (BS) Tel. 030/962932 Via Paolo VI 1 - Sarezzo (BS) - Tel. 030/802438

LIGURIA Joytinat Centro Yoga Ayurveda Sede nazionale: Via Balbi 33/29 - Genova Tel. 010/2758507. Sedi locali: Milano, Torino, Como, La Spezia, Belluno, Sondrio, Gorizia, Udine, Trieste, Palermo.

PAVIA CENTRO MANDALA Viale Pio VII 41/a - Genova Tel. 010/391674 - 010/3992979 mandalagenova@tiscalinet.it www.centromandala.it

Maha Deva Cascina Orologio - Boschi 2 Travaco’ Siccomario (PV) - Tel. 0382/482809 Kriya Yoga Maharishi Sathyananda Via Argonne 6 - Pavia - Tel. 0382/29300 Via F. Busca 55 - Mezzanino (PV) Tel. 0385/716104.

Centro Studi e Ricerche Shiatsu Via XX Settembre 34/12 - Genova Tel. 335/8050307 40


EMILIA ROMAGNA Accademia Italiana Medici e Farmacisti Omeopatici Piazza Malpighi 7 - Bologna Tel. 051/228356 Monastero Zen Sanbo-ji Pagazzano, loc. Pradaioli 27 - Berceto (PR) Tel. 0525/60296 CENTRO NATURA Palestre, ristorante e centro massaggi. Via degli Albiari 6 - Bologna Tel. 051/235643 - 051/223331 info@centronatura.it - www.centronatura.it Istituto Shiatsu Integrato Piazza F.D. Roosevelt 4/F - Bologna Tel. 051/220848 La Terra degli Incantesimi VIa Idice 30 - San Lazzaro di Savena (BO) Tel. 348/8146621 - isabellafonsati@libero.it SpazioShiatsu Via Dalmazia 71 - Parma - Tel. 0521/533831 Eruppakkattu Jose Via E. Fermi 19 - 29100 Piacenza (PC) Tel. 0523/756633

UMBRIA, MARCHE, ABRUZZI AICU - Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus 2003 Piazza del Municipio 1 - Castelplanio (AN) Tel 0731/817644 www.aicu.it - info@aicu.it Ananda Assisi Via Montecchio 61 - Nocera Umbra (PG) Tel. 0742/813620 - Fax 0742/813536 Centro Adhara Via Porta Pescara 20 - Chieti Tel. 0871/331606


I LUOGHI

Oki Do Italia Via Nazionale 238/a - Colbordolo (PU) Tel. 0721/495117

Ananda Roma Largo della Gancia 5 - Roma Tel. 06/37516057 - 06/6292016

SHIBUMI SHIATSU SCHOOL Via L. Manara 134 San Benedetto del Tronto (AP) Tel. 0735/591071 www.shiatsuschool.it - shibumiyang@libero.it

Ass. Cult. Armonia Via Prati Farnesina 29 - Roma Tel. 06/3341003

TOSCANA

Centro Yoga Casalpalocco Viale Alessandro Magno 192 - Roma Tel. 06/5053097 - 333/3417079

Amrita Centro Yoga e Ayurveda Via C. Colombo 436 - Roma - Tel. 06/5081202

CENTRO ZEN FIRENZE Via San Domenico 77 - Firenze Cell. 339/8826023 centro@zenfirenze.it - www.zenfirenze.it

Centro di Meditazione Zen “Hui - Neng” Via Giuseppe Di Vittorio 30 - Roma Tel. 06/2576139 - cell. 338/8658246

Findhorn Foundation Isabella Popani - isa.popani@spaziosol.it

Centro Zen L’Arco Piazza Dante 15 - Roma - Tel. 06/70497919

Istituto Maithuna srl Villaggio Upacchi 51 - Anghiari (AR) Tel. 0575/749330

Centro Olistico Take Off via L.Perna 51, EUR - Montagnola - Roma Tel. 06/54225603 - 347/3706437 Corsi di gruppo per smettere di fumare con l'aiuto della Floriterapia www.floriterapia.com

Istituto Europeo di Shiatsu a Milano e Firenze Via Lucignano 39 - Montespertoli (FI) Tel. 0571/670 269 Pundarika Località Cordazingoli 18 - Riparbella (Pisa) Telefoni di riferimento: cell. 338/6759340 (Erica), tel. 050/694063 (Dino) Scuola Italiana Yoga-Shiatsu Via S .Pertini 12 - Monteriggioni (SI) Tel. 057/750414

Istituto Europeo di Shiatsu V.le Don P. Borghi 200 - Roma - Tel. 06/5290743

Shiatsu-Ki Via Turr 21 - Firenze - Tel. 055/5001280

LAZIO

Meiso Shiatsu Via dei Dalmati 37 - San Lorenzo - Roma Tel. 06/4451244 - 06/4456372 okidoroma@okido.it

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Scuola Keiraku Shiatsu Via Veglia 31 - Roma Tel. 06/87189101 - 06/8170747 42



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Il fiore dell’addio Parte Terza di Stefano Cattinelli

nizio della nostra relazione con lui. Simile ma non sicuramente uguale, perchè nel frattempo, ho avuto modo di percorrere un tratto della mia esistenza insieme ad una scintilla del regno animale e, almeno per un pò, avrò avuto modo di mutare interiormente. Ed è proprio per richiamare questo concetto di circolarità che l’inizio di questa terza parte si intitola: premessa e conclusioni, affinchè il lettore più curioso abbia la possibilità di rivedere, qualora ne sentisse la necessità, l’insieme delle tre parti, con un unico colpo d’occhio.

Premessa e conclusione La mia intenzione, nello scrivere questa prima serie di articoli intitolata Il fiore dell'addio, era quella di porsi una domanda fondamentale: è possibile fare dell'esperienza della morte del proprio animale un passo verso l'autorealizzazione? E' possibile uscire dal comune ed abituale sentiero della pratica dell'eutanasia, per avventurarsi lungo nuove strade interiori che diano un senso più profondo all'esperienza che l'uomo vive insieme al proprio animale? La grande opportunità che ci offre il regno animale nell'esecitarsi a prendere confidenza con il proprio mondo emozionale (1° parte), nell'accrescere la propria responsabilità nei confronti di chi è stato al nostro fianco per tutta la sua vita (2° parte) e nell'incominciare a percorrere i primi passi verso un nuovo modo di comunicare con il regno animale (3° parte), sono le prime riflessioni da svolgere nella propria interiorità se non si vuole arrivare completamente impreparati a tale evento. Roberto Assagioli nel suo libro L'atto di volontà (casa editrice Astrolabio) scrive: "[..] ... la generosa accettazione di una sofferenza inevitabile, produce illuminazione e crescita interiore e realizzazione", e in tal senso ci aiuta a capire che non ha senso interrompere l'esperienza di una intera vita (quella dell'animale) e bloccare così il fluire naturale che tale esperienza può portare ad entrambi, semplicemente perchè questo evento ci porta a confrontarci con aspetti poco noti di noi stessi. L'esperienza con il proprio animale dovrebbe, secondo me, avere un andamento circolare; dovrebbe cioè concludersi con un atto d'amore simile a quello che aveva sancito l'i-

Attraverso gli animali La persona che quel giorno entrò in ambulatorio era un ragazzo che non avrà avuto più di vent'anni; era piuttosto magro, di costituzione asciutta e con lunghi capelli ondulati che gli arrivavano fino alle spalle. Dalla maglietta attillata che indossava, sulla quale, a lettere cubitali, c'era scritto ”no alla guerra”, si capiva che non aveva alcuna difficoltà a prendere posizione su certi temi; il suo modo di fare, disinvolto e diretto, mi fece pensare che forse, quella maglietta, altro non era che un modo, una possibilità, o ancora meglio, un’opportunità che si era creato, per difendere i suoi ideali anche, o soprattutto, con le parole. Con poche battute arrivò subito al nocciolo della questione: aveva deciso di praticare l'eutanasia al suo gatto di 14 anni. Argomentò e perorò la sua causa per ben quindici minuti, durante i quali per più volte sottolineò l'importanza di evitare inutili sofferenze all'animale e in generale, sull'inutilità di prolungare l'esistenza, qualunque esistenza, anche quella umana, qualora ci si trovasse davanti ad una malattia inguaribile. Mi spiegò che lui, nonostante la sua giovane età, aveva riflettuto a lungo sulla questione e che certi 44


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paesi europei erano molto più avanti di noi, ipocriti cattolici italiani, i quali non sceglievano l'eutanasia ma che poi mandavano i nostri ragazzi a farsi ammazzare mascherandosi dierto la facciata perbenista delle missioni di pace. Lo lascai parlare, anche perchè il suo modo di essere e di articolare gli argomenti non lasciava certo spazio ad una potenziale replica dell'interlocutore. Alla fine dissi: " Va bene, allora è deciso: facciamo l'iniezione letale. Prima però c'è ancora un passo da fare". "E quale?" mi domandò serenamente, convinto che mi riferissi a qualche disbrigo amministrativo da completare. "Qualcuno glielo deve spiegare al micio, cosa sta succedendo; o pensi che anche lui sia stato in grado di arrivare alle tue stesse conclusioni ? Sei tu quello che si è occupato di lui, nella salute e nella malattia, e ora, penso che dovresti essere propio tu ad assumerti l'onere di comunicargli la tua decisione" "E come faccio?" mi chiese il ragazzo, facendo trapelare una leggera inflessione di voce. "Come hai fatto sempre; come quando hai dovuto comunicargli che cambiavi casa o che ti assentavi per un lungo periodo" aggiunsi. "Ma io non gli ho mai spiegato niente, - disse - lo faccio e basta. Ma perchè, gli animali capiscono quello che gli spieghi?" "Non capiscono le parole nel senso che intendiamo noi, cioè come una sequennza

logica che trova il suo senso nel proiettare un concetto nel futuro, come " tornerò tra due giorni "; loro capiscono quello che c'è dietro le parole" "Beh... ma dietro le parole c'è un ragionamento logico, una serie di pensieri che articolandosi prendono forma nella parola." "Si certo, poichè per spiegare un pensiero usi le parole, ma poi tu realmente vai via; quindi c'è anche un'azione che segue il pensiero." "E loro capiscono questa azione?" mi domandò il ragazzo che incominciava ad essere realmente interessato a quello che stava emergendo da questo inatteso dibattito. "No, loro, gli animali, vivono quello che c'è nel mezzo. A metà strada tra il pensare e il fare, tra il pensiero e l'azione, c'è il sentimento; quello si che lo percepiscono!" "Allora come dovrei fare in questo caso?" mi domandò ancora. "Beh, oltre al pensiero razionale e alla decisione già presa di portarlo qua per fare l'eutanasia, dovresti anche metterci un pò di sentimento. E' con tale sentimento che gli comunichi i tuoi pensieri, le tue decisioni e, di conseguenza, le tue azioni." dissi. Il ragazzo mi guardò fisso; poi abbassò lo sguardo e allungò la mano per accarezzare il gatto. "Vedi che non è difficile comunicare con loro" Il ragazzo piangeva in silenzio. "Non posso fargli questo, non posso proprio"


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disse alzando lo sguardo per cercare una qualche via d'uscita a quella nuova esperienza emozionale. "Va bene, rincominciamo da capo, - dissi - e valutiamo passo dopo passo come possiamo muoverci. Ad esempio, secondo quali parametri valuti la sofferenza del tuo micio? E' una sofferenza fisica, o emozionale; e come strumento d'indagine usi il mentale o provi a sentire quello che sente lui?" E da lì, da quell'incrocio tra il mentale e l'emozionale, incominciò per entrambi una nuova strada: al micio venne data l'opportunità di seguire l'andamento naturale delle cose, e al ragazzo di far fluire, dentro di sè, consapevolmente, le proprie emozioni. E in breve tempo il cerchio si chiuse.

La sintesi L'amore nei confronti degli animali non si riduce ad una semplice questione di sentimento, non è semplicemente una condizione o una disposizione affettiva. Per amare bene si richiede tutto ciò che si richiede per praticare una qualunque arte, in verità una qualunque attività umana, e precisamente, una misura adeguata di disciplina, di pazienza e di costanza. Per accudire il proprio animale, per accompagnarlo durante una fase di passaggio così intensa come la morte, per stabilire un buon rapporto d'amore è necessario avere, o acquistare, una adeguata conoscenza fisica, psicologica e spirituale di quello che sta accadendo. Occorre, in un certo senso, prepararsi un pò per tempo all'inelut-

tabilità di questo evento, in modo da poter cogliere completamente la bellezza che tale esperienza può regalare. Potrà sembrare assurda questa mia affermazione, perchè chiunque potrebbe affermare che assistere alla morte del proprio animale non potrà mai essere un evento lieto; ma è proprio questa forma mentale, questo modello precostituito, questo luogo comune che più di tutto mi preme cambiare attraverso queste mie riflessioni scritte. Non penso che sia una fortuna per la medicina veterinaria, essere in possesso di una strategia medica così potente, come l'eutanasia, perchè troppe volte questo atto non appoggia 46


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un reale bisogno di mettere fine alle sofferenze, quanto piuttosto sostiene la nostra incapacità a vivere consapevolmente e spiritualmente la complessità della morte. Gli animali hanno bisogno di amore, non di atti che non fanno che aumentare la nostra paura ad esplorare il nostro mondo interiore. E in tal senso, come moltissime volte ho visto, sono disposti anche ad aspettare serenamente, proprio nell'ultimo attimo della loro vita, il momento in cui decidiamo di lasciarci andare; attendono, come ultimo regalo, proprio quell'attimo; quella piccola frazione di tempo nella quale, dentro di noi, ogni cosa si trasforma e da un luogo molto profondo di noi stessi, del quale non conosciavamo nemmeno molto bene la sua esistenza, scaturisce, in maniera del tutto indipendente, una potente onda, la quale, giungendo rapidamente a coscienza, si trasforma in un immenso sentimento di gratitudine che ci libera il cuore da ogni pesantezza. Solo attraverso questo tipo di vissuto animico, la tristezza e il dolore inevitabile che tale esperienza reca con sé, possono lasciare il posto ad un sentire nuovo, ad un moto inedito dell'anima che, facilmente ognuno riconoscerà come autenticamente appertenente al propio essere. Ecco dunque da dove nasce la gioia di chi mi dice "Sa dottore, la mia Bibi è morta, ma sono così felice; è così difficile spiegare..." Entrare in contatto con quella parte della pro-

pia anima con la quale, nel quotidiano, difficilmente ci relazioniamo, porta una gioia immensa. Si certo, abbiamo dovuto passare attraverso tante emozioni, tante debolezze, tanti ostacoli, tante pressioni di quelle persone che sono fermamente convinti che l'eutanasia al proprio animale sia una cosa inevitabile, ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Ovviamente il cammino verso questo modo di precepire il mondo animale non è sempre facile, e dipende molto da quanto siamo disposti a lasciare che le cose accadano, ma, vi assicuro, che se solo lo permettiamo, proprio una tale esperienza così tragica, potrà rivelarsi foriera di risvolti inaspettati. La sintesi, interiore con una parte di noi stessi, ed esteriore, con una parte del regno animale, sarà allora completata e la circolareità dall'esperienza avrà avuto modo di manifestarsi di nuovo; questa volta però, è un archetipo vissuto consapevolmente.

Guarire gli animali, guarire se stessi Seminario di 1° livello a cura di Stefano Cattinelli, medico veterinario e insegnante di floriterapia all’Accademia Centaurea (FI) Info: cell.338/8144318


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Gli ospiti “sgraditi” degli animali Come combatterli di Roberta Benini

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n questi giorni siamo “gentilmente” invitati dagli spot pubblicitari a proteggere i nostri animali dai parassiti esterni, con la velata minaccia che siano altrimenti preda di malattie inquietanti. Vediamo un po’. Tutti questi parassiti si nutrono del sangue dell’ospite scelto sul quale trascorrono solo il tempo necessario al pasto ed in questo momento possono trasferire agenti patogeni: la filaria è un verme che si localizza nel cuore ed è trasmessa dalle zanzare, la borrelliosi è trasmessa dalle zecche, le pulci poi possono “recapitare” le tenie. Per la filaria esiste una profilassi valida che permette di sopprimere il parassita che eventualmente sia stato inoculato prima che si localizzi nel cuore: è una compressa da somministrare ogni mese ed ogni veterinario si potrà dare delucidazioni in merito all’utilizzo corretto; inoltre eliminano anche alcuni parassiti intestinali. Vorrei però vedere la situazione parassiti da un altro punto di osservazione. E’ innegabile che animali debilitati, in scarse condizioni igieniche, che vengono nutriti con alimenti scadenti hanno più problemi di ectoparassiti. La soluzione è rendere i nostri animali un “pasto sgradito” per i parassiti. Quindi il primo passo è la corretta alimentazione, con alimenti freschi e variati, opportunamente integrati con lievito alimentare ed aglio, fresco o in polvere oppure in tavolette. Per i gatti si può mescolare la punta di un cucchiaino di aglio tritato con olio e prezzemolo, eventualmente aggiungere una goccia di tamari: è un condimento che viene ben accettato nel pasto.

Il secondo passo è la buona igiene del mantello: una bella spazzolata, quotidiana nel periodo di cambio del pelo, permette di eliminare le facilitazioni di transito e di sosta dei parassiti. I bagni troppo frequenti impoveriscono cute e mantello, invece è buona regola spruzzare e massaggiare il sottopelo una volta a settimana con una soluzione ottenuta facendo macerare un limone non trattato e tagliato a fette in mezzo litro di acqua bollente per 24 ore in un contenitore di vetro (mi raccomando né plastica né metallo). Questa soluzione mantiene un certo grado di acidità della cute che risulta sgradevole ai possibili ospiti. Se è necessario fare il bagno l’ultimo risciacquo può essere fatto con una soluzione di acqua ed aceto bianco o di mele che toglie i residui di detergente e, ancora una volta, acidifica. Se i parassiti che vediamo su nostri animali 48


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sono circa il 10% dove si trovano gli altri? Nell’ambiente che ci circonda! Le uova e le larve delle pulci prediligono battiscopa, tappeti, moquette, divani... e sono difficili da identificare. Resistono a tutti i detergenti e disinfettanti ma non al vapore e se si aggiungono poche gocce di olio essenziale di lavanda o di rosmarino l’azione del caldo umido risulta ancora più efficace. Nel sacchetto dell’aspirapolvere si possono mettere foglie di alloro, di ruta, di melissa o di menta al posto dell’efficace ma un po’ tossico pezzetto di collare antipulci per eliminare le pulci adulte che vengono raccolte. Per quanto riguarda le zecche il discorso è un po’ più complicato. Le passeggiate nei boschi sono quasi sempre seguite dal ritrovamento di mostriciattoli che sgambettano oppure già tenacemente uncinate alla cute. Per evitare queste creature tanto sgradevoli è bene spruzzare prodotti repellenti utilizzabili per i bambini a base di oli essenziali poco aggressivi prima di andare in passeggiata e poi controllare al ritorno a casa. Per trasmettere la borrelliosi sono necessarie parecchie ore, quindi se stacchiamo subito la zecca è improbabile che ci siano conseguenze più gravi, facendo attenzione a togliere tutto il parassita. Si può facilitare l’operazione e nello stesso momento disinfettare la zona punta mettendo una goccia di olio di melaleuca alternifolia, attendere un paio di minuti e poi staccare la zecca con una pinzetta pulita. È rimasta sottocute parte della zecca? Niente paura nella maggior parte dei casi sarà espulsa con il tempo, tenete morbida la cute con Rescue Cream e non preuccupatevi troppo. Se volete utilizzare gli oli essenziali ricordate che vanno sempre diluiti in opportuno veicolo, altrimenti possono essere fastidiosi per il forte odore se non pericolosi o addirittura tossici, specialmente sui cuccioli e sui gatti. (Se maneggiate un olio essenziale ed il gatto oppure il cane scappano infastiditi non usateli su di loro). Si possono diluire in olio di mandorle, di oliva e nel gel di aloe, oppure in aceto di mele ed

da www.haflinger-suedtirol.com

acqua in modo da applicarli più facilmente senza eccedere nelle dosi.

Ecco una ricetta da provare: olio essenziale di melissa o di citronella: 2 parti olio essenziale di ginepro rosso: 2 parti olio di chiodi di garofano: 1 parte olio essenziale di menta: 1 parte olio di rosmarino: 1 parte shampoo o aceto se spruzzata: 32 -64 parti Questa soluzione può essere usata anche per tenere lontano dai cavalli le mosche - oltre alle scrupolosa pulizia della stalla e del recinto! Se il cane o il gatto portano a casa una pulce o una zecca non è una tragedia, l’importante è non aumentare i residui di prodotti chimici potenzialmente tossici - altrimenti le avvertenze per l’uso non sarebbero così tante! - sugli animali e nell’ambiente e nello stesso momento non rendere casa e animali un albergo apprezzato dai parassiti. Se ci troviamo costretti ad utilizzare per una volta prodotti chimici sarà bene aumentare la quantità di vitamina C nella dieta. 49


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Danze della voce e dell’ascolto di Paolo Loss

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lfred Tomatis, il grande otorinolaringoiatra francese, noto per le sue ricerche sull’ascolto prenatale e sulla fisiopatologia del canto, afferma che non riusciamo ad emettere un suono che non possiamo ascoltare. Per dimostrare questo egli ha inventato uno strumento, chiamato orecchio elettronico, che fa giungere all’orecchio soltanto determinati settori della gamma dei suoni udibili; in questo modo, la voce, così condizionata, migliora la sua pronuncia delle lingue, canta senza fatica, trova la strada per far suonare emozioni altrimenti inesprimibili e riscopre una possibilità di canto intonato prima inimmaginabile. Ma non è soltanto attraverso uno strumento elettronico che possiamo renderci conto di quanto siamo condizionati dai suoni o dai rumori in cui viviamo. E’ esperienza comune che la nostra voce parlata o cantata risulti influenzata dall’ambiente sonoro circostante e ci spinge ad alzare la voce se il rumore di fondo è troppo elevato. La stessa pronuncia della lingua che parliamo si modifica a causa della cadenza e delle inflessioni di chi ci sta attorno; in questo senso chi abita una città ne assorbe il modo di parlare, di vivere e di muoversi. Infatti, la nostra laringe, apparentemente ferma quando non parliamo, si modifica in continuazione sotto l’influsso delle parole o dei suoni che stiamo ascoltando. Se ascoltiamo a lungo una voce velata dalla raucedine siamo tentati di tossire per liberare la nostra gola; lo stesso fenomeno avviene quando ascoltiamo un cantante che sforza e dopo un po’ sentiamo la nostra gola affaticata. Possiamo chiederci dunque quanto sia condizionato il nostro orecchio e come ne risulti impedita la nostra voce dall’ambiente sonoro in cui viviamo. Il mondo contemporaneo, con il suo eccedere in rumori di altissimo livello, ad esempio i rumori del traffico nelle grandi città o l’ascolto della musica ad alto volume in cuffia da

Sopra: Reminiscere, pagina di corale miniata da Martino da Modena (1477-1478), Museo della Basilica di San Petronio. Nella pagina a destra: Danza di Krishna e Radha, particolare da una miniatura indiana (fine sec. XVIII), Londra, India Office Library.

parte dei ragazzi, ha una grossa responsabilità nei confronti del nostro orecchio e perciò della nostra voce. Ci possiamo chiedere se anche alcuni dei problemi di comunicazione interpersonale (leggi: incomprensioni) vadano interpretati come risultanti di una serie di ascolti disturbati e disturbanti. Questo osservazioni preliminari inducono a ricercare, nell’ambito dell’ascolto, una strada per ottenere migliori risultati ed ottimizzare alcune prestazioni ad esso connesse. Tra queste senz’altro la capacità di porre attenzione e quella di ottenere attenzione da parte degli interlocutori; come pure quella di diminuire i danni derivanti dallo stress acustico e quella 50


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di trovare spazi per un dialogo più profondo con noi stessi e con gli altri. Purtroppo la nostra società è diventata la palestra in cui si allena soltanto la vista e non invece l’udito. Per renderci conto di quante cose ci priviamo privilegiando l’occhio rispetto all’orecchio, entriamo nel mondo dell’ascolto e paragoniamolo a quello della vista. Nella civiltà occidentale stiamo spostando l’attenzione dall’orecchio all’occhio con conseguenze gravi per la vita personale e per la vita di relazione, segnalo alcuni sintomi: l’intercalare “guarda” al posto di “ascolta” anche quando il guardare non c’entra affatto; l’invadente presenza della televisione, nell’informazione, al posto della radio; l’eccedere di effetti visivi negli spettacoli musicali e negli spettacoli in genere; l’assoluto apparire nella moda, che è diventata essa stessa spettacolo; il valutare le persone dalla loro apparenza prima ancora di averli ascoltati (è macroscopico l’errore di valutazione che abitualmente avviene nella scelta di un partner se è fatta prevalentemente in base a fattori visivi); la poca attenzione che dedichiamo all’ascolto nel parlare con la gente (ne sono segno i fraintendimenti sempre più frequenti). D’altra parte non ci rendiamo più conto della grossa differenza quantitativa e qualitativa di informazioni che ci vengono dall’ ascoltare piuttosto che dal vedere. Nel guardare la televisione è esperienza comune che perdiamo le informazioni audio se la nostra attenzione si sofferma sulle immagini. L’orecchio ci da più informazioni e ce le da più raffinate. Quando vogliamo attenzione da una persona che ci sta guardando, ma pensa ad

altro, ce ne accorgiamo immediatamente e la invitiamo a portare l’attenzione nella sfera dell’ascolto. Quando siamo al telefono e non abbiamo informazioni visive niente ci sfugge delle intenzioni dell’altro mediante il solo ascolto. Se la vista ci da informazioni pari a UNO l’udito ci da informazioni pari a DIECI. Tra l’altro ce ne da conferma la sensibilità della membrana del timpano che si può muovere per spazi inferiori alla lunghezza d’onda della luce e addirittura al di sotto delle dimensioni di un atomo di idrogeno, mentre l’occhio utilizza uno spazio informativo molto ristretto. L’occhio può ritornare sull’immagine, l’orecchio deve valutare immediatamente. L’orecchio ci mette in vibrazione con il mondo circostante e ci intona con le cose e le persone. I saggi e i santi, da Pitagora a San Francesco, ci dicono del loro ascoltare la natura, del loro percepire e capire il linguaggio degli animali, delle piante e delle stelle. Il Salmo 19 ce ne dà testimonianza: “I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani dichiara il firmamento.” Hazrat Inayat Khan, musicista e monaco ‘sufi’, nelle sue lezioni sul misticismo del suono ci dice com’è possibile intonare le anime per far entrare in comunicazione le persone. E di se stesso afferma: “Ora, se faccio qualcosa, è intonare anime invece di strumenti, armonizzare genti invece di note musicali”. Tutto ciò che esiste è vibrazione e quanto più si apre il nostro orecchio all’ascolto tanto più, quello che percepiamo, acquista significato. La stessa forma dell’orecchio ci suggerisce una ulteriore dimensione dell’ ascoltare. L’evidente rassomiglianza tra forma dell’orecchio e forma del feto, tanto da suggerire punti di ago51


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fra tutti l’accendere la radio o la televisione senza una chiara motivazione. Anche quando viviamo fuori casa siamo continuamente alla ricerca di stimoli ed informazioni visive (che ci danno conferma dell’interesse degli altri nei nostri confronti): se riuscissimo a calmare la danza continua degli occhi potremo trovare pace e tranquillità per dedicare attenzione alle informazioni che ci arrivano attraverso l’ascolto. Dopo aver fatto questo primo passo di “pulizia” dei comportamenti possiamo trovare un tempo nella nostra giornata dedicato al silenzio, durante il quale ascoltare soltanto noi stessi, il nostro respiro e le nostre emozioni. Accanto al tempo del silenzio cercheremo i nostri luoghi del silenzio, dove far pulizia dall’immondizia acustica che ci sommerge. Un passo ulteriore lo faremo nell’ammorbidirci con ascolti musicali adatti, ad esempio con musica delicata ed a volume non troppo elevato. Se ascoltiamo cantanti sceglieremo i non urlatori. In genere dedicheremo più attenzione al nostro corpo evitando le situazioni che ci spingono verso maggiore rigidità. Dobbiamo sempre valutare le conseguenze di quanto stiamo scegliendo. Prima di fare una scelta che riguardi il suono o il silenzio nella nostra vita, chiediamocene il perché. La nostra vita sarà una sinfonia se provvederemo ad intonarci con quanto ci circonda (natura e persone) e ad assumere un ritmo di vita più tranquillo e più consapevole. Questo ritrovato equilibrio lo potremo comunicare anche agli altri. Possiamo influenzare il mondo che ci sta attorno se partiamo da noi stessi: un respiro calmo indurrà tranquillità; un parlare sottovoce e tranquillo richiamerà attenzione e non indurrà resistenza. Attorno a noi diffonderemo un messaggio musicale potente e tranquillo: daremo agli altri l’impressione di essere ascoltati e capiti e noi, a nostra volta, saremo ascoltati e capiti.

Immagine tratta da “Il terzo orecchio”, pag. 48, Edizioni Red

puntura all’interno dell’orecchio, ci dice che siamo tutti un orecchio. Ascoltiamo con tutto il nostro corpo e non soltanto con gli orecchi. Purtroppo molta parte dell’ascolto va perso a causa della nostra rigidità. Facciamo resistenza ai suoni per difenderci dall’eccesso di rumori della vita quotidiana; ma in questo modo non selezioniamo il buon suono dal cattivo e ci priviamo di gran parte delle informazioni che ci arrivano attraverso l’orecchio. Allora mi chiedo, come ascoltare? Come possiamo selezionare le informazioni acustiche che in continuazione ci bombardano? Sicuramente esiste una postura che migliora l’ascolto e Tomatis nel suo L’orecchio e la voce ne dà una descrizione completa. Poichè ogni atteggiamento di chiusura fisica mi impedisce di afferrare il pieno significato di quanto sto ascoltando, se mi ammorbidisco nella postura e nella muscolatura, attraverso opportuni esercizi, mi metto nella condizione di poter comprendere meglio quanto mi arriva attraverso l’orecchio. Gli astronomi nell’antichità si preparavano a scrutare le stelle restando per almeno un’ ora al buio e poi salivano sulle torri di osservazione a vedere il cielo. E noi come ci prepariamo all’ascolto? Se vogliamo rieducarci all’ascolto consapevole dobbiamo per prima cosa fare una scelta radicale nei confronti del silenzio. Per fare questo dobbiamo partire dagli atteggiamenti automatici che aumentano la confusione attorno a noi; primo

Bibliografia essenziale - A. Tomatis: “L’orecchio e la voce” Baldini e Castoldi, Milano 1993 - J. E. Berendt: “Il terzo orecchio“ Red Edizioni, Como 1999 - H. I. Khan: “Il misticismo del suono” Edizioni Mediterranee, Roma 1994 52



PAROLE E MUSICA

a cura di Francesco Giordano

Jeff Beal e Nawang Khechog

TIBET: CRY OF THE SNOW LION (Triloka)

Gandalf

“T

ibet: Cry of The Snow Lion” è una colonna sonora di straordinaria intensità sul buddismo tibetano. Il Tibet, la cui storia viaggia attraverso i secoli, può ospitare turisti solo da pochi anni, portando nel Paese delle Nevi migliaia di stranieri che, il più delle volte, simpatizzano apertamente per la causa e le ragioni del popolo tibetano. Lotte e sofferenze hanno segnato la sua storia alla ricerca della libertà negata dall’occupazione cinese: quella stessa libertà che i paesaggi e la musica sembrano ispirare con naturalezza. Partendo da alcune straordinarie registrazioni sul campo catturate nel corso delle molte visite in Tibet, Jeff Beal e Nawang Khechog hanno realizzato la colonna sonora del film “Tibet: Cry of The Snow Lion”. Jeff Beal è un trombettista jazz che ha alle spalle numerosi riconoscimenti internazionali e collaborazioni con Spyro Gyra, Dave Samuels e John Patitucci, oltre ad aver realizzato colonne sonore di successo. Nawang Khechog è uno dei più noti flautisti provenienti dal Tibet, con all’attivo cinque album distribuiti in tutto il mondo. In questo lavoro i due musicisti testimoniano la ricchezza del buddhismo tibetano, le innumerevoli storie di sofferenze e i sacrifici patiti da migliaia di uomini. Meravigliosi canti sono la base su cui sono stati costruiti i temi e le melodie dove flauto, pianoforte e strumenti tradizionali si intrecciano mirabilmente. Nawang Khechog, che ha vissuto in prima persona le storie di alcuni personaggi proposti nel film, è riuscito ad aggiungere alle registrazioni la sua appassionata sensibilità, facendole diventare profondamente coinvolgenti. Il CD contiene anche una traccia multimediale con tre video che riproducono alcune scene del film e la bonus track in MP3 “Freedom Suite (Duet for Trumpet and Tibetan Horn)”, la prima improvvisazione tra un trombettista jazz ed un interprete dell’antico corno tibetano.

BETWEEN EARTH AND SKY

I

l musicista austriaco Gandalf arriva da un paesino vicino Vienna: il suo vero nome è Heinz Werner Strobel, ma il nome d’arte è stato dettato dal mitico mago de ‘Il signore degli anelli’, e quella fonte magica ha fatto diventare il polistrumentista austriaco uno dei migliori artisti di musica spirituale da più di dieci anni a questa parte. La sua è una musica positiva, melodica, molto raffinata, imaginifica, punto di riferimento per la stagione spirituale che si stava affermando nelle sonorità degli anni Novanta, così attente al fenomeno new age che si stava imponendo a livello internazionale. Con oltre 20 album all’attivo, l’artista austriaco pubblica ora “Between Earth and Sky” proseguendo la sua ricerca dell’universalità del linguaggio musicale, iniziato esplorando le tradizioni etniche, attraversando quella celtica e i nativi americani. Gandalf fa un uso appropriato dell’elettronica: un equilibrio interno tra emozione, creatività e tecnologia che consente di affermare sentimento e tradizioni. La presenza di arrangiamenti orchestrali, chitarre, piano e flauti che si alternano e si intrecciano con il computer e i sintetizzatori crea, anche in questo ultimo progetto musicale, quella strada di ricongiungimento diretto e intuitivo con la natura, traducendosi in un’unica parola: spiritualità. Spiritualità che supera ogni differenza: etnica, culturale, musicale e che, attraverso l’universalità della musica, arriva a toccare il lato più profondo della nostra interiorità.

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PAROLE E MUSICA

Tony O’Connor

AQUA ZONE DVD (Studio Horizon/New Age Center)

I

l nuovo lavoro di Tony O’Connor, che esce sia in CD che in formato DVD video, è dedicato al magico mondo del mare. Una serie di immagini straordinarie accompagna le splendide musiche realizzate per questo “Aqua Zone Zone In and Chill Out”, con la musica chill out a fare da sottofondo a barriere coralline, immense distese di fondali incontaminati dove la natura esplode con tutta la sua ricchezza di colori e di meraviglie. Tappeti sonori eterei e rarefatti, musica che suggerisce paesaggi intrisi di sole e colori: la chill out è ben più di un genere, è oramai un linguaggio espresso attraverso la capacità di assemblare raffinate etnie, fraseggi di jazz ‘minore’, suggestioni ed echi del dub. Di norma artefi-

ci di questi suoni sono abili DJ che hanno a cuore il relax ed il piacere dell’ascoltatore, attenti a definire un suono che si perda tra le dune, le stelle ed il mare. Ibiza ha lanciato la moda: l’irresistibile fascino della ‘chill out’ ha poi contagiato tutti, impazzando nelle discoteche delle metropoli con arrangiamenti ipnotici, calibrate atmosfere da relax notturno, tastiere elettroniche che suggeriscono un sapore mistico. Il DVD di Tony O’Connor è stato realizzato con l’apporto di David Hanna, già vincitore dell’Ammy Award come regista cinematografico, apprezzatissimo autore di numerosi filmati dedicati al mondo marino e vincitore di premi e riconoscimenti internazionali. L’alta definizione delle immagini, la qualità impeccabile del DTS Surround Sound e le splendide melodie si offrono al relax multimediale dell’ascoltatore diffondendo un ‘unicum’ musicale che accarezza le orecchie e i sentimenti più puri.


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Foto di “Acidi Colori” tratta da www.radiodervish.com

Radiodervish

Il verbo degli uccelli Ovvero per una mistica del suono di Antonella Gaeta

Com’è arrivato a voi ‘Il verbo degli uccelli’? Nabil. “In realtà è stato Michele a lasciarsi incuriosire da questo classico della letteratura persiana, una mattina nella libreria nazionale di Bari. Lo ha trovato mentre cercava altri testi di mistici persiani ma non è stato solo un caso. Volevamo misurarci già da tempo con la letteratura”. Un classico orientale proposto da un italiano a un palestinese. Un ulteriore segno dell’incontro circolare che i Radiodervish professano da anni? L. “Sono dinamiche inattese e ci piace pensare che siano un nostro valore aggiunto. Vogliamo partire dalle nostre rispettive radici ma anche provare a delocalizzarci. I nostri progetti rappresentano incroci tra due mondi”. Quello di Attar è un testo imponente, un po’ la nostra Divina Commedia, perché lo avete scelto? N. “Offre un quadro dell’epoca d’oro della civiltà persiana, scaturito da una contaminazione importante tra popoli. Compaiono molti per-

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n volo libero. Tale deve essere considerato il movimento di suoni e versi contenuto in ‘In search of Simurgh’, nuovo cd dei Radiodervish. Lo hanno colto nelle pagine del ‘Verbo degli uccelli’, classico della letteratura sufi, scritto nel dodicesimo secolo dal persiano Farid ad-din Attar. Raccontano della ricerca del Simurgh, Michele Lobaccaro e Nabil ‘In search of Simurgh’ accosta temi strumentali a canzoni dalla struttura inusuale. Ricorda la forma aperta e asimmetrica di una colonna sonora. Lobaccaro. “Abbiamo scritto un disco partendo da un libro, mettendo la musica al servizio delle emozioni che suscitava. E’ stato possibile così indugiare sull’aspetto impressionistico, sui colori e sulle note, liberi dalle tensioni della canzone che prevede testi o refrain”. 56


PAROLE E MUSICA

Radiodervish

sonaggi della letteratura pre-islamica, le varie produzioni si intrecciano. Contiene quella ricchezza degli incontri che perseguiamo da anni”. La ricerca del loro re Simurgh da parte degli uccelli a cosa conduce? L. “Soprattutto al viaggio, simbolo del percorso di scoperta di sé stessi. Cercano un re e trovano possibili verità. Il libro resta, nel contempo, una favola godibilissima popolata di re e principesse, schiavi dal petto d’argento e fanciulle dal volto di luna ”. Prima di entrare in studio di registrazione avete fatto un viaggio? L. “Io, da Damasco a Bari. Ho trovato questo libro a Konjia nel corso di una visita alla tomba di Rumi. Era una copia del 1198, contemporanea ad Attar con splendide miniature. L’ho considerato un buon segno”. Prima c’è stato ‘Centro del mundo’, un disco pop. ‘In search of Simurgh’, molto strumentale e ‘orientale’, come si colloca nella vostra produzione? N. “E’ meno pop ma non crediamo sia più esclusivo o elitario. E’ un disco che potrebbe rivolgersi a una larga fascia di ascoltatori. Ci piace pensarlo come un progetto speciale, un lusso che ci prendiamo nel senso della sperimentazione”. I Radiodervish hanno da tempo professato un impegno a favore della pace. La catastrofe mediorientale in atto come vi fa sentire? N.“La nostra risposta sta nel disco, un’isola felice in questo momento terribile. Speriamo che rappresenti un rifugio e una consolazione. Il periodo descritto da Attar corrisponde all’età dell’oro per quella terra. Non rinuncio a sperare e desiderare che tutto torni come un tempo”. Come vivete il presente? L. “Rifiutiamo la logica del terrore, da qualsiasi parte provenga. Rischia di paralizzare anche chi è abituato al dialogo. Abbiamo fatto un disco ispirato alla letteratura mistica islamica in un momento storico in cui la parola islamico, grazie a un’inqualificabile campagna diffamatoria, basta a generare paura”.

IN SEARCH OF SIMURGH

P

orta mille anni con sé e ad altri mille potrà aspirare. Questo viaggio ha l’oro immacolato di un’età antica sognata e le tinte risolute di un contemporaneo malessere. Un equilibrio sonoro perfetto, ricercatissimo e raffinato sospende ‘In search of Simurgh’ (edito da Cosmasola e distribuito per i cd del Manifesto) il nuovo e, probabilmente, più riuscito dei Radiodervish. Le liriche di Farid-ad-din Attar sono metallo nobile rinveniente dal dodicesimo secolo, lavorato sapientemente in brani-monili dall’indubitabile eleganza d’archi come ‘La falena e la candela’, davvero ‘vestito di luce’ (che è già un video realizzato dall’artista americana Rapahele Shirley). Apre il delicato ‘L’upupa’, pizzicato dal salterino di Alessandro Pipino, ispirato arrangiatore del cd insieme a Saro Cosentino, musicista e produttore di Franco Battiato e Massimo Zamboni. Da qui comincia il viaggio degli uccelli alla ricerca del loro re, il Simurgh, e si fanno incontri preziosi come quello di ‘Layla e Majnun’, gli innamorati della letteratura orientale immersi nel riconoscibile violoncello mite di Giovanna Buccarella e astratti da soffi impalpabili di flauto. Un ritmo deciso secondo movimenti da musica classica araba si impossessa di ‘Al Maya’, incontro di desideri alla fontana. Chiude lo stillare elettrico di note di ‘Cento mondi’, il viaggio sulla luna, la distanza da riempire infinita. “Per raggiungere il cielo dovrò nascere due volte/ così come fanno gli uccelli” dice Attar e le voci di Nabil e Michele si rincorrono in un suggestivo altrove invisibile. Quel cielo desiderato, mille anni dopo è stato raggiunto perdendo (forse) la terra. L’invito dei Radiodervish è a ritrovare il senso. ‘In search of Simurg’ è un perfetto viatico.

(Per concessione de “La Repubblica” Ed. Bari, pubblicato il 15 aprile 2004) 57


LA VIA DELLA TERRA

Spiritualità dell’abitare di Maurizio Pelos

Partiamo dal piccolo e dal quotidiano per migliore il mondo... (San Francesco d’Assisi) Il problema L’applicazione di sofisticate tecnologie industriali alla costruzione delle nostre case ha prodotto effetti non sempre benefici per la nostra vita. I materiali di costruzione, cementi e calci, sono trattati con additivi di sintesi e ceneri (radioattive) che ne accelerano e ne stabilizzano la solidificazione; le intercapedini interne ai muri sono arricchite con agglomerati espansi che isolano l’edificio proteggendolo dalla basse temperature; le nostre pavimentazioni sono incollate al sottofondo con sostanze nocive; i pavimenti in plastica cedono sostanze volatili dannose al sistema respiratorio. In generale, la chimica delle vernici altera la fisiologia della pelle, e i polmoni vengono ulteriormente danneggiati dallo smog e dai gas di combustione domestica. La luce al neon e quella solare filtrata da vetri di cattiva qualità e proiettata su pareti colorate in modo disarmonico possono danneggiare la vista, alterare l’umore e il ritmo sonno-veglia. Insonnia, crisi d’asma, allergie compongono il frammentario elenco delle patologie indotte o favorite da una errata soluzione abitativa. L’elenco potrebbe estendersi fino a comprendere l’intero ambito dei cosidetti “silenti”, che si manifestano in modo indiretto e solo dopo un certo tempo, quando le loro conseguenze, in molti casi appaiono irreversibili. Se la bio - edilizia individua nell’ingegneria e nella chimica tradizionale una fase critica bisognosa di una radicale revisione, riconosce d’altra parte nella medicina olistica, nell’ecologia, e più in generale nell’antropologia, l’orizzonte interdisciplinare entro cui collocare la propria specifica proposta.

L’idea Non sempre i nomi rendono ragione alla ricchezza di ciò che significano. “Bio-edilizia” non sfugge a questa legge: essa è infatti è qualcosa di più che la semplice combinazione di biologia ed edilizia e nemmeno è una branca elitaria e pionieristica della scienza che insegna a costruire edifici. Il nome composto non deve trarre in inganno, non si tratta infatti di congiungere meccanicamente due discipline estranee, ma invece di mostrare quali aspetti vitali esse abbiano in comune. Al centro della Bio-edilizia c’è però l’uomo, quello con la “U” maiuscola, colui che ogni giorno vive e lavora, dorme e veglia, si 58


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ammala e si cura. Al centro di questa disciplina c’è semplicemente la vita in ogni suo aspetto, ciò che ne fà in un certo senso la disciplina più antica del mondo. Le case progettate e/o costruite secondo questo orientamento ricordano, non casualmente, le prime abitazioni di cui si è dotato l’uomo. Nella globalità delle sue funzioni psicofisiche la persona è un insieme infinito di impulsi, bisogni, potenzialità: i colori ed i suoni partecipano attivamente allo svolgimento della nostra vita, di quella lavorativa non meno che di quella privata, e nessuno strumento può essere considerato neutrale in senso assoluto: dal momento che ogni mutamento nell’equilibrio precedente, sia esso prodotto da interventi macroscopici (costruzione di ponti e autostrade) che microscopici (per esempio l’installazione di un elettrodomestico o l’uso di un detersivo) può comportare conseguenze negative per la nostra salute.

La realtà Tre sono i punti attorno a cui ruota questo nuovo/antico approcio alla casa: finalizzare l’architettura alla vita e al benessere umani grazie a una concomitante valorizzazione della vita animale e vegetale; edificare le abitazioni in luoghi compatibili con la qualità ecologica dell’ambiente, evitando l’effetto paradossale di costruire alla mattina quello che alla sera andrà demolito; progettare e realizzare secondo un criterio di vantaggio globale, non più solo economico e strumentale, ma fondalmentalmente volto a coniugare

l’ambito della razionalità funzionale (utilità) con la sfera emotiva (gioco). Questi tre “vincoli” corrispondono ad altrettanti principi generali: l’Uomo è parte della Natura; l’Uomo è dotato di bisogni e di finalità proprie; l’Ambiente è il risultato dell’interpretazione che l’Uomo stesso fornisce dei due principi precedenti. Infatti, se ogni intervento umano modifica la situazione preesistente, alterandone la composizione originaria (equilibri biologici, paesaggio, assetti e disposizione delle risorse naturali), non meno certamente la nuova disposizione di elementi (casa nell’Ambiente, abitante nella casa) concorre a determinare la qualità della nostra vita. Vediamo di chiarire con alcuni esempi questa circostanza. Il sole e gli astri emettono radiazioni cosmiche già intuite dalla scuola pitagorica, che diede loro il nome di armonie celesti; la terra stessa, è noto, emana un particolare genere di irradiazioni, dette onde telleruche. L’armonia tra onde cosmiche e onde telluriche è alla radice dell’equilibrio vitale in ogni essere vivente, vegetale e animale. Una cattiva disposizione degli elementi che entrano in contatto con queste forme di energia (ubicazione della casa, orientamento, esposizione del tetto e delle finestre, compopsizione dei materiali) può infrangere l’equilibrio, esporci a radiazioni negative, o viceversa, impedirci il contato con quelle positive. Più in generale la fisica dimostra che tutti materiali (compreso quelli impiegati in edilizia) sono concentrazioni di energia raddioattiva che in forme e gradi diversi agiscono sull’Uomo. Una buona parte di queste forme è tutt’ora par-


LA VIA DELLA TERRA

con le superfici cui sono destinati in modo spesso nocivo per l’equilibrio biochimico vegetale e animale dell’ambiente circostante. Viceversa i materiali naturali a base di elementi vegetali appaiono come i migliori rimedi per abbassare i valori radioattivi presenti intorno a noi.

La soluzione Partire dal piccolo e dal quotidiano per migliorare il mondo, dette da San Francesco, possono sembrare parole “fuori dal tempo”, in questa epoca di “globalizzazione”e di “massificazione”, in cui tutto viene ampliato, è invece l’unica soluzione del problema. Ognuno di noi, nel suo piccolo, nel suo quotidiano “privato” può mettere un tassello per la soluzione del problema. Si può intervenire nel proprio appartamento senza necessariamente rivoluzionarlo completamente, ma si può iniziare da piccoli cambiamenti nei punti strategici della casa. Partendo dalla camera da letto dove si trascorre la maggior parte del proprio tempo, togliendo radiosveglie, televisori ed altre apparecchiature elettroniche che potrebbero benissimo essere alloggiate in altri locali della casa e che creano fastidiosi campi elettromagnetici, nocivi alla salute. Sostituendo materassi a molle e letti con parti metalliche (reti e strutture) con materassi in cotone, lana, lattice, cocco, ecc.. e letti interamente in legno che non alterano il campo magnetico naturale. Dall’attenzione da porre nell’acquisto dei prodotti per la pulizia della casa (naturali, biologici e biodegradabili), a quella per i materiali atti a ristrutturarla (pitture e vernici, pannelli isolanti, ecc... di provenienza vegetale e minerale). Posizionando piante sui balconi ed all’interno delle abitazioni, che regolano il comfort termico e igronomico degli ambienti, ed assorbono inoltre onde elettromagnetiche e inquinanti di varia provenienza. Vivendo in definitiva la propria abitazione in maniera più naturale, in un rapporto di interscambio energetico, considerandola alla stregua di un essere vivente, perchè la vostra casa vive, respira...

zialmente sconosciuta, ma è certo che agisce in modo omeopatico sulla salute umana. All’irraggiamento solare, ai raggi cosmici e alla radioattività naturale dei materiali bisogna aggiungere la presenza delle onde cosmotelluriche per comporre un quadro approssimativo delle forze cui è sottoposta l’abitazione. In questo quadro, l’abitante gioca un ruolo decisivo: egli interviene creando artificialmente forme di energia (elettrica, termica, elettromagnetica) i cui effetti si manifestano in modo più o meno subdolo, ma tanto più negativo quanto meno note e controllate sono le sorgenti. Elettrodomestici, radio e televisione, forni a microonde e telefoni cellulari, in particolar modo formano campi di correnti differenziali; i materiali sintetici di copertura (moquette, tapezzerie, rivestimenti) irradiano elettricità statica; vernici e collanti reagiscono a contatto

Foto di Massimo Crivellari tratte da “Riabita” n. 05/02, edizioni Rima (MI), su realizzazione di Geom. Maurizio Pelos. 60




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