Numero 1 di BlogsPaper - Settembre 2012

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N. 1 - Settembre 2012

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Starbucks, il valore di una community #influencers, #rosiconers e #sfotters Prelibatezze di un Cuoco Personale I Comuni e i Social Media Intervista a Natalino Balasso

Speciale Pinterest Pinterest per principianti 12 consigli PerchÊ è unico ? E cosa manca? Pinterest e copyright



CONTENUTI

Numero 1 - Settembre 2012 di Luca Rosati

I comuni e L’utilizzo dei Social Media in Italia

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Attualità

di Claudio Gaglairdini

Natalino Balasso, la rete e la pochezza culturale del nostro paese

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di Money Farm

Risparmiare e gli Italiani, come la crisi cambia le abitudini

Economia

di Claudio Gaglairdini

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Ho letto “La voce delle ossa“, di Kathy Reichs

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di Money Farm

Starbucks, Quare e il valore di una community

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di Shonel Geri

#Influencers, #Rosiconers e i loro naturali derivati: gli #Sfotters Internet

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di Shonel Geri

ASK.FM e la senzsazione di Deja-vu

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di Matteo Bellini aka Cuoco Personale

Cappuccino di fagioli di Lamon, spuma di parmigiano, pepe nero

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di Matteo Bellini aka Cuoco Personale

Cucina Sformatino di funghi porcini con cuore morbido di Primiero stravecchio

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di PinterestItaly PINTEREST PER PRINCIPIANTI

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di Domenico Armatore 12 CONSIGLI SU COME AVERE PIÙ FOLLOWER SU PINTEREST

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In evidenza

di Azzurra Tacente CARO PINTEREST, CI PIACI TANTO, PERÒ...

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di Paola Sangiovanni PINTEREST E COPYRIGHT. BREVE GUIDA PER GLI UTENTI E I BRAND

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EDITORIALE AUTORI Luca Rosati www.rosatiluca.it Social Media Specialist Blogger Claudio Gagliardini www.claudiogagliardini.it Web Marketing Manager Blogger Paola Sangiovanni www.pinterestitaly.com Co-founder Pinterestitaly Blogger Domenico Armatore www.pinterestitaly.com Co-founder Pinterestitaly Blogger Azzurra Tacente www.pinterestitaly.com Co-founder Pinterestitaly Blogger Matteo Bellini aka Cuoco Personale www.cuocopersonale.com Cuoco Personale Food Blogger Shonel Geri www.shonel.it Social Media Specialist High Tech Blogger Stefano Slacabos www.moneyfarm.com Marketing Strategist Blogger Laura Colciago www.moneyfarm.com Social Media Manager

con la collaborazione di Arch. Martina Fazlic Twitter: @martina_fazlic

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Paolo Bruno www.paolobruno.net E’ un piacere vedere questo progetto prendere forma, ammetto che il grande entusiamo mostrato da tutti i Blogger e coloro che hanno contribuito quando ho presentato l’idea pochi mesi fa, mi ha colto di sorpesa. E’ grazie a loro se oggi posso presentarvi il primo numero di BlogsPaper, una rivista digitale gratuita, nata dalla volontà di Blogger, esperti del Web e dei Social Media. I contenuti all’interno sono molteplici e multitematici con un unico fattore in comune, i Blogger con i propri Blog. La rivista nasce con l’intento di creare una collaborazione differente tra i Blogger, divulgando e condividendo i contributi all’interno della stessa. La rivista è disponibile nella versione sfogliabile online e nel formato PDF. Un ringraziamento particolare a Luca Rosati e Claudio Gagliardini per aver creduto sin dal primo istante nel progetto; i fondatori di PinterestItaly che, dopo un paio di chiacchiere conoscitive, hanno accolto con entusiamo l’idea; il team di Money Farm per i contenuti sull’economia; Matteo Bellini per le sue ricette (e l’idromele); Shonel Geri per avermi deliziato con i suoi articoli. Ringrazio inoltre tutti gli autori che non sono presenti in questo numero ma che ritroveremo nei prossimi. Sentitevi liberi di proporre le vostre idee. Sei un Blogger e vuoi collaborare? Avete o stai pensando ad una start-up? Scrivimi. Sei un editore e vuoi distribuire la rivista in formato cartaceo? Beh, che dire, grazie :D Ricordo che il progetto prevede la condivisione degli articoli, della propria visibilità e dei successi. Dedico questo primo numero a Martina, che mi ha sopportato alle quattro del mattino durante l’impaginazione . Direttore Responsabile Contatti Direttore Responsabile: info@blogspaper.net Redazione: redazione@blogspaper.net

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non è una Testata Giornalistica poiché i contenuti della rivista stessa non hanno una periodicità e quindi ai sensi della legge n. 62/2001 non può essere considerata un prodotto editoriale.

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I Comuni e l’utilizzo dei social media in Italia Abbruzzese doc, è un appassionato di Blog e Social Network. Attualmente vive e lavora a Milano nel campo del Social Media Marketing. Porta avanti la passione di urban-blogger per la sua citta’ di residenza, oltre a pubblicare articoli, dedicati in gran parte al mondo dei “social media”, per periodici nazionali di attualita’, turismo e cultura. Luca Rosati www.rosatiluca.it

In paesi come l’America l’uso di social media (Facebook, Twitter, Pinterest, YouTube) da parte delle amministrazioni locali è quasi obbligatorio. In Italia, invece, soprattutto i Comuni più piccoli sono ancora piuttosto restii ad usarli. Forse c’è il timore di possibili feedback negativi da parte dei cittadini eppure i vantaggi sono molteplici. Il principale ostacolo all’investimento in social media è rappresentato dai costi di progettazione/implementazione degli strumenti – e dalla loro gestione – ritenuti quasi sempre troppo alti. Inoltre, da coloro che sono restii ad avviare simili attività sul web, tale tipo di investimento risulterebbe poco utile. Un altro motivo che tende a frenare l’entrata nei social media è la mancanza di una dotazione adeguata di personale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo (competenze e/o figure professionali), anche se – al contrario di come penserebbero molti – tale mancanza non è considerata un ostacolo rilevante. Tutto questo, ovviamen-

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te, passa in secondo piano se gli stessi Amministratori comunali sono miscredenti verso i benefici che il web 2.0 può apportare. I possibili ‘feedback negativi’ sono un rischio che si deve correre. Ci saranno sempre persone che non amano qualcosa e ne daranno eco su queste piattaforme. La soluzione? Essere abbastanza intelligenti per far pendere la bilancia dal proprio lato: sono proprio i commenti negativi che offrono l’opportunità di dimostrare la valida assistenza e capacità dell’amministrazione comunale a risolvere i problemi emersi in modo semplice e, soprattutto, trasparente. Gli obiettivi che si possono raggiungere con l’utilizzo dei vari canali social media, e i benefici che se ne possono trarre, sono tanti e svariati. Informare, fornire spunti per il dialogo ed il confronto, coinvolgere attivamente i cittadini, sono solo alcuni di questi. L’ampia e veloce propagazione di contenuti sono altri benefici da non ignorare.


Non ci sono dubbi come l’avvento del web 2.0 abbia colmato quella grossa distanza posta tra la pubblica amministrazione e la popolazione. Grazie a Facebook e Twitter (solo per citare i più conosciuti) la comunicazione tra ambo le parti diventa quasi immediata. I Comuni possono fornire informazioni alla cittadinanza (attività e servizi comunali, attività culturali e manifestazioni sportive, mobilità e trasporti, assistenza e servizi sociali, scuola ed educazione, bandi e gare, novità in campo normativo), ma possono anche raccogliere informazioni dai cittadini (opinioni sui servizi erogati e suggerimenti per migliorare i servizi esistenti, segnalazioni di eventi/attività, suggerimenti per l’implementazione di nuovi servizi, istanze su progetti per la città). Il cittadino può, con un commento o con un twit, farsi ‘sentire’, condividere segnalazioni, offrire opinioni, suggerire idee. Inoltre, un beneficio che mira alle ‘tasche’ delle pubbliche amministrazioni è sicuramente la riduzione dei costi della comunicazione. Grazie ai social network si può raggiungere anche quella popolazione difficilmente raggiungibile, come ad esempio i cittadini domiciliati all’estero.

Una ricerca condotta da Opera (Unità di Ricerca del Centro di Ricerca GIUnO), pubblicata nell’aprile di quest’anno e finalizzata a indagare l’utilizzo da parte dei comuni italiani dei social media come strumenti innovativi di comunicazione, ha riportato come su un campione di 206 comuni sopra i 15mila abitanti (in totale ne sono 709) il 45% ha investito nei social media negli ultimi 3 anni. Gli strumenti nei quali si è investito più diffusamente sono risultati, nell’ordine, Facebook, YouTube, GoogleMap, Blog, Twitter. La piattaforma ‘blu’ firmata Mark Zuckerberg risulta – non a sorpresa – il social media con il maggior investimento da parte dei comuni italiani. Ci sono diversi esempi di Comuni che sfruttano bene le piattaforme offerte dal web. Il Co mune di Pordenone, per esempio, l’anno scorso ha attivato su YouTube un canale video online dedicato alla città: tanti filmati pubblicati quasi ogni giorno dedicati sia ai numerosi eventi culturali che si svolgono a Pordenone, con notizie e immagini della città, sia alle principali iniziative del Comune. Attraverso il canale di Youtube l’amministrazione comunale presenta e mostra la città, la sua storia e le sue risorse, utilizzando il social network anche come strumento di promozione turistica. ...

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... Questi pochi esempi di condivisione, attraverso le diverse piattaforme di social media networking, presentano dei vantaggi sia per la pubblica amministrazione sia per il singolo cittadino che, ad oggi, non sono assolutamente da trascurare. Che sia il Sindaco stesso o qualcuno dell’Amministrazione comunale ad aver ideato e avviato queste attività, alcuni Comuni italiani hanno iniziato già a sfruttare i servizi di social network, microblogging, condivisione foto/ video e tutto questo è sicuramente un valore aggiuntivo all’immagine dell’intera città. In ambito turistico, poi, è una grossa opportunità di promozione per il comune stesso.

Torino è presente su Facebook, Twitter e YouTube. Oltre alle attività già proposte nell’esempio di Pordenone, il comune piemontese sfrutta il canale social anche per riproporre notizie e comunicati che sul sito vengono pubblicati annualmente e rischiano, quindi, di essere ‘persi’ e difficilmente raggiungibili sul sito dell’amministrazione comunale. Con una nuova condivisione su Facebook viene riproposto tutto in pochissimo tempo. Un altro esempio di comunicazione immediata e puntuale adottato da Torino è il monitoraggio del traffico, per il quale entra in gioco anche il supporto del servizio di Polizia Municipale.

Dati di aprile 2012 (Fonte: Digitalmarketingturistico.it) dimostrano come oltre il 20% di tutto il tempo trascorso online viene speso sui social media, uno ogni sette minuti trascorsi on-line sono spesi su Facebook, Twitter ha oltre 100 milioni di utenti (un aumento del 59% nell’ultimo anno), Google + è attivo da nove mesi (si aggiungono 625.000 di utenti ogni giorno) e poi ci sono Flickr, YouTube, Pinterest e l’attuale servizio mobile di foto più diffuso in Italia quale Instagram.

Le iniziative e gli eventi presenti a Padova, le informazioni di carattere turistico e legate all’intrattenimento, e le notizie che riguardano i rapporti con le istituzioni sono le interazioni che il comune offre ai suoi cittadini. Una comunicazione chiara, informale e accessibile che offre soprattutto agli utenti la possibilità di condividere, rilanciare e commentare le informazioni.

I metodi di comunicazione sono cambiati e, per azzerare quella distanza interposta tra Pubblica Amministrazione e Cittadino, il web ci offre ottimi servizi di cui usufruirne.

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La velocizzazione nella propagazione delle informazioni, immediatezza del riscontro da parte del cittadino, estensione dei canali istituzionali nelle occasioni di emergenza sono alcuni vantaggi che ha reperito il comune di Modena nei social media.



Natalino Balasso, la rete e la pochezza culturale del nostro paese “In rete i suoi video spopolano e fanno numeri interessanti. Natalino Balasso e le sue parodie degli spot Trenitalia e Mercedes sono a buon titolo tra i personaggi web del momento. L’intervista è d’obbligo, le sue risposte fanno riflettere.” Mi occupo di web sotto vari aspetti, come esperto SEO e SEM, come web project manager, come articolista. Su questo e su altri blog scrivo di tecnologia web, usabilità, accessibilità, web 2.0, SEO, strategie di comunicazione ed altro.

Claudio Gagliardini www.claudiogagliardini.it

E’ uno dei personaggi più in vista della rete, in questo momento, grazie alle sue pubblicità “rivedute e corrette”, che stanno spopolando sui social media. Le parodie degli spot Trenitalia e Mercedes, pubblicate nei giorni scorsi sul canale Youtube di Natalino Balasso (aka Anatoli Balasz) e diffuse attraverso i suoi profili Facebook e Twitter, stanno facendo migliaia di visualizzazioni e riscuotendo un grande successo. Acuto, sagace, irriverente, Balasso sta cavalcando le tematiche sociali del momento, facendo leva sul “diritto che l’arte dovrebbe sempre rivendicare, di critica della società“. Debbo premettere che le risposte di Balasso hanno un po’ gelato la mia ingenua confidenza in un suo eventuale elogio della rete e dei suoi strumenti, ma la coerenza e la lucidità del personaggio stimolano in me nuove e più profonde considerazioni sul web e sul senso stesso della comunicazione e del marketing online. Troppi numeri, troppe classifiche, troppa importanza e attenzione a “like” e condivisioni. Spazio al suo pensiero, dunque. D) Una bella idea, finalmente, quella di sfruttare la forza dei social media per proporre le tue nuove parodie pubblicitarie; come nasce questa idea? R) Non c’è una strategia in questo. Uso la libertà della rete per esprimere i miei lavori artistici senza i legacci dei media convenzionali. “Parodie pub-

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blicitarie” sminuisce a mio avviso quello che faccio quando esprimo certi concetti usando il linguaggio della pubblicità. Semplicemente sbugiardo la falsità di quel linguaggio che è lo specchio dell’ipocrisia di questa società. Sono conscio del fatto che molta gente guardi i miei video solo per farsi due risate, detta fuori dai denti, è tutto pubblico che non m’interessa, così come non m’interessava il pubblico della tv. Non sono un intrattenitore e se qualcuno capisce quello che faccio bene, se non lo capisce son problemi suoi. D) Non pochi artisti della tua generazione cominciano a risentire del “sistema Zelig” e di una TV commerciale che sembrano premiare le giovani leve dei reality e talent show o, mi sembra di poter dedurre da quello che vedo, a proporre contratti a forfait con partecipazioni a spettacoli di ogni genere, pubblicità e comparsate varie. I nuovi canali online possono rappresentare un’alternativa o una leva per cambiare le forze in tavola? R) In molti casi “artisti” mi sembra una parola grossa, tuttavia non sono così certo che la rete sia un’alternativa. Sicuramente non lo è in questo paese nel quale le pagine più ricercate son quelle della gente della tv. Credo che alla fin fine, se un paese è povero culturalmente, lo è in tutte le proprie espressioni, compresa la rete.


D) Molti artisti si stanno lanciando in rete, sui social, spendendosi in prima persona e ricevendo spesso qualche critica. Il 2011 è stato l’anno di Twitter, che a quanto pare tu usi per monologare, visto che non segui nessuno. Cosa ne pensi di questo canale? Perché non segui nessuno?

è il teatro. Ma, diciamolo pure, nemmeno nella fortunata stagione dei Comici dell’Arte nel ‘500 c’è mai stato un numero così nutrito di comici, è evidente che non tutti sono bravi e il meccanismo televisivo che ricerca ogni anno gente nuova non fa che deprimere il livello dei contenuti artistici.

R) Ho un semplice link che automaticamente segnala uscite di video e di post su facebook o su youtube, quindi non uso twitter che per ora è più adatto a chi si connette dal telefono cellulare, strumento che io non adopero quasi mai.

D) Grazie e complimenti per questa ulteriore prova di classe e originalità, sperando che gente come te possa prima o poi sconfiggere questa brutta TV e seguire l’esempio di “Servizio Pubblico”, rendendosi indipendente ed autoproducendosi. Come vedi uno scenario di questo genere?

D) Torniamo alle parodie pubblicitarie. E’ evidente che utilizzi i brand per fare satira politica e sociale, non temi azioni da parte delle aziende? Oppure oramai in questo sistema vale talmente il “purchè se ne parli” da non farti temere nulla? R) Non mi piace molto la satira e non credo di fare satira. Parlo a noi dei nostri paradossi, dei nostri automatismi culturali, di come accettiamo le aberrazioni che noi stessi costruiamo. Qualcuno se ne accorge, qualcuno no. Voglio sperare che esista ancora il diritto che l’arte dovrebbe sempre rivendicare, di critica della società. Un altro aspetto che tutti ignorano o fingono di ignorare è che io, più che le aziende, critico noi e il nostro atteggiamento bovino nei confronti di questa roba che si chiama mercato e che in realtà è solo sfruttamento dei deboli. D) Nella tua carriera di artista hai recitato in trasmissioni di grande successo a carattere nazionale (personalmente ho imparato a conoscerti e ad apprezzarti con Sportacus, su Odeon TV alla fine degli anni ‘80). Come vedi la scena televisiva odierna per la comicità? Ora che Zelig è stato affiancato da decine di ribalte più o meno analoghe, c’è più spazio per i talenti veri o siamo di fronte a un “sistema” che premia soprattutto matricole a buon mercato? R) Devo dire che non capisco il paradigma. Non m’interessa parlare di Zelig o di altre trasmissioni, la tv non è il mio mestiere, non mi stancherò mai di ripeterlo, faccio teatro da 30 anni e ho partecipato a qualche trasmissione televisiva apparendo per qualche minuto, ci sono politici che appaiono in tv molto più di me, queste domande è bene rivolgerle a loro. La comicità in tv mi sembra triste, ma forse lo è sempre stata, l’unica cosa che mi sembra viva

R) Farei dei distinguo ben precisi. “Servizio pubblico” è ancora una trasmissione televisiva. Invece che farsi in Rai si fa sulla piattaforma Sky e su tv private. Il fatto che venga trasmessa in streaming non arricchisce la rete, la impoverisce, perché rovescia sulla rete i soliti meccanismi televisivi. Cosa me ne faccio di cercare contenuti su internet se poi devo guardare Santoro che intervista Brunetta? Inoltre si tratta di un prodotto che non c’entra nulla coi prodotti “poveri” della rete, ha un budget milionario e usa gli stessi identici meccanismi che usava in tv. Credo che la sua destinazione sarà tornare in una grossa rete, oppure crescere su Sky. Non vedo voglia di cercare nuovi linguaggi, sono molto pessimista su questa presunta svolta, vedo gli stessi linguaggi, per guardare un filmato mi devo sorbire la solita merda pubblicitaria che c’è in tv. Non c’è futuro per la rete, non c’è un futuro diverso, sarà una televisione interattiva, con pagine sempre più piene di immagini e pulsanti che somigliano sempre più a giochini per bambini scemi. Se tu intitoli un video “Guardate come mi trombo mia sorella” farai una marea di visualizzazioni e anche i social network stanno semplificando il linguaggio visivo. Tutto si risolve in numeri e classifiche, chi ha più “mi piace”, chi ha più “amici”, chi fa più spettatori. Si stanno verificando le più fantasmagoriche visioni di Stefano Benni, quando negli anni ‘80 descriveva un mondo in cui nei telegiornali veniva comunicato il “livello di preoccupazione” della gente che si esprimeva attraverso un numero. La rete non è un mondo virtuale, purtroppo è reale e risente della nostra pochezza culturale. ...

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Ho letto “La voce delle ossa”, di Kathy Reichs Mi occupo di web sotto vari aspetti, come esperto SEO e SEM, come web project manager, come articolista. Su questo e su altri blog scrivo di tecnologia web, usabilità, accessibilità, web 2.0, SEO, strategie di comunicazione ed altro.

Claudio Gagliardini www.claudiogagliardini.it

Un’antropologa forense con un grande fiuto investigativo, due detective con troppe passioni in comune, tra cui quella per la bella dottoressa, quattro neonati morti e un mondo oscuro e notturno, popolato da puttane, sfruttatori, boss di quartiere, fumo, droga e alcool. Oltre a qualcosa di molto più grande, nel finale a sorpresa.

Ci vuole coraggio per staccare la spina al disgusto e alle emozioni e accendere il cervello, per trasformare l’orrore dei brandelli di carne dilaniata in prove, in indizi, in complicati rebus che sappiano svelare la verità.

Vite diverse tra loro, anche nella morte, ma tutte legate al filo sottile della quotidianità, del piccolo abisso che c’è in ognuno di noi e che solo per caso o per fortuna a volte non ci inghiottisce, perché a questo mondo siamo tutti potenziali carnefici e tutti inconsapevoli vittime, se non della violenza e del crimine quanto meno del destino e della fatalità, talvolta poco clemente e ostinatamente ostile.

Quel coraggio, nel racconto di Kathy Reichs, diventa la molla che spinge la protagonista, con la quale l’autrice condivide la professione e la passione per il thriller, ad inventarsi detective e a precedere i troppo razionali e professionali colleghi nella soluzione di un giallo appassionante, con un finale imprevedibile in cui non soltanto è impossibile indovinare l’assassino fino alla fine del racconto, ma anche comprendere gli accadimenti, i ruoli, i retroscena e le motivazioni.

Quattro neonati morti, una mamma assassina da acciuffare in giro per il Canada, che si lascia alle spalle una scia di mistero e una matassa quasi impossibile da districare, in cui nulla e come sembra e tutto sembra uscire da un vecchio e polveroso romanzo giallo, traboccante di pupe, di sbirri, di gangster e di papponi con pochi scrupoli e la faccia sfregiata.

Non è il solito poliziesco in cui il colpevole si rivela essere il maggiordomo, o un membro della famiglia, o il finto buono della situazione, bensì un complicato e avvincente intreccio capace di tenerti con il fiato sospeso fino alla fine e di tirarti di volta in volta dentro alla scena grazie a precise e meticolose descrizioni delle ambientazioni, delle atmosfere, dei profumi e delle sensazioni.

Troppi indizi confusi da comprendere, ma sullo sfondo la voce forte delle ossa oltraggiate dei morti ammazzati, che sanno raccontare alla dottoressa Temperance Brennan molto più di quanto non riescano a farfugliare i vivi, con le loro paure e le loro mezze verità.

Non è una fuoriclasse della narrativa, Kathy Reichs, ma sa comunque tenere alta la tensione e arricchire la narrazione con affreschi iperrealistici e quasi pittorici, che ti trascinano nei diversi quadri quasi come un film, rapendoti completamente alla realtà e portandoti nel libro, insieme ai personaggi.

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... Se proprio si vuole trovare un punto debole, in questo romanzo, forse si tratta proprio di quest’ultimo aspetto. Se la descrizione delle ambientazioni, delle sensazioni e delle atmosfere è decisamente di alto livello, infatti, non altrettanto si può dire dei personaggi, spesso al limite dello stereotipo e troppo fedeli al proprio ruolo. Qui si ravvisano le uniche vere sensazioni di “già visto” o di “già letto” e quelle che nelle intenzioni vorrebbero essere delle piccole sorprese, finiscono per rivelarsi tessere di un mosaico tendente al banale e con taluni luoghi comuni, che comunque non pregiudicano la validità del testo, nel suo insieme. Certo è che un romanzo del genere può scriverlo soltanto un “addetto ai lavori”, uno che conosce il complicato e poco invidiabile mestiere di antropologo forense, in grado di rivelare agli investigatori indizi preziosi ed imperscrutabili, scritti in quel che resta delle vittime come una vendetta beffarda nei confronti dei propri carnefici. Non amo i thriller, ma questo l’ho divorato in due sere e mi ritrovo a scriverne a tarda ora, indice inequivocabile che “La voce delle ossa” ha evidentemente colpito nel segno. Complimenti a Kathy Reichs, giallista seriale che ha saputo anche conquistare il pubblico televisivo con la sua Temperance Brennan, protagonista di altri suoi romanzi e della serie TV di successo “Bones”.

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Risparmiare e gli italiani, come la crisi cambia le abitudini Startup di consulenza finanziaria che ti aiuta a investire con semplicità e intelligenza. Prendi il controllo dei tuoi risparmi! www.moneyfarm.com

Le abitudini dei risparmiatori italiani stanno cambiando. Ancora una volta la causa principale è la crisi che rende più difficile metter da parte dei soldi. A riconfermare quanto dice il nostro conto in banca alla fine del mese, arriva un indagine di Intesa San Paolo e il Centro Einaudi. L’indagine, basata su un sondaggio Doxa effettuato fra gennaio e febbraio 2012 intervistando 1.053 capifamiglia, correntisti bancari e/o postali, si intitola “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2012″ e ha proprio come scopo quello di analizzare le abitudini di risparmio sul nostro territorio. Italiani quindi sempre più colpiti dalla crisi, lo dice il saldo, tra i giudizi di sufficienza e insufficienza del reddito corrente, che aveva toccato il picco (71,7%) nel 2002, l’anno dell’euro, e che scende al minimo storico 45,7% nell’anno corrente. Sono inoltre ben 8 italiani su 10 a lamentare il fatto che le proprie entrate sono del tutto insufficienti per mantere lo stile di vita che avevano prima. Le persone sembrano incline a voler risparmia-

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re, il 61,5% afferma infatti che è un’abitudine utile ed indispensabile, ma la percentuale è in diminuzione rispetto all’anno precedente, questo perché come sottolinea la ricerca: “sono aumentate le persone che non riescono a risparmiare e assorbono psicologicamente anche in questo modo la loro situazione”. Ad subire di più gli effetti della crisi sono soprattutto i giovani , i residenti nel Sud e nelle grandi città e le famiglie con reddito mensile inferiore a 1.600 euro. Se risparmiare è difficile figuriamoci investire. Circa la metà degli intervistati dichiara che quest’anno è ancora più difficile investire. Ciò è dovuto proprio alla diversa destinazione delle entrate delle persone che devono destinarle ad altri impieghi. Anche per chi riesce ad investire sono cambiati gli obiettivi, primo tra tutti è la sicurezza, seguita dal rendimento immediato. All’ultimo posto l’obiettivo di crescita del capitale a medio-lungo termine (7%) dovuto al fatto che, negli anni passati, molte persone non hanno visto rispettare le promesse fattogli dal sistema bancario.


Solo i boomie, ossia i figli dei baby boomers, hanno percepito la gravità della crisi e hanno capito che questa impatterà molto sui loro redditi attuali e futuri. Ancora però faticano a capire come riuscire a contrastarla e come trovare modi per risparmiare ed investire al giorno d’oggi che siano semplici e alla portata di chi non mastichi l’economia. Ma nonostante questo in pochi si informano sui metodi alternativi di risparmio ed investimento.

vi trattiene dal non investire? Ma soprattutto, date una mossa ai vostri amici e ditegli che è ora di capire che il mondo deve cambiare e per farlo occorre anche il loro aiuto, altrimenti si che sarà il momento di arrendersi.

Noi di MoneyFarm una soluzione l’abbiamo trovata e sta proprio qui a portata di un click. A questo punto vi chiedo, a voi, si proprio voi, voi che leggendo questo blog non fate parte di quei 9 su 10 che non si informano. Cosa ne pensate della nostra soluzione? Cos’è che

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Starbucks, Square e il valore di una community Startup di consulenza finanziaria che ti aiuta a investire con semplicità e intelligenza. Prendi il controllo dei tuoi risparmi! www.moneyfarm.com

Quando l’innovazione irrompe alle porte del presente, farla entrare è un piacere. Ancora più bello è se quando arriva non si è soli ma si ha una community che la possa accogliere con entusiasmo. Mi riferisco alla notizia di oggi del finanziamento di 25 milioni che Square, fondata da Jack Dorsey di Twitter, ha ricevuto da Starbucks. Square è una start up specializzata in un sistema che permette di trasformare il proprio smartphone in un terminale che può accettare pagamenti con carta di credito. Come? Connettendo un mini lettore fisico con il jack delle cuffie dello smartphone. Chi ad esempio si troverà nel suo Starbucks preferito, potrà tranquillamente bere un cappuccino, mangiare una cheese cake, leggere un libro e poi evitare le code snervanti che spesso si vengono a creare anche nei posti più chill out come Starbucks. Ma torniamo al senso di community che si co-

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struisce intorno ad un prodotto, perché a proposito trovo molto bella la mail che Jack Dorsey ha scritto ai clienti di Square per annunciare la partnership con Startbucks: Sono lieto e orgoglioso di annunciare che oggi Starbucks ha firmato un accordo con Square. Square è iniziata con una idea molto semplice: tutti dovrebbero essere in grado di accettare carte di credito. Per realizzare quest’obiettivo in maniera semplice e gratuita pensavamo fosse necessario utilizzare tecnologie a loro volta semplici di cui le persone sono già in possesso. Inoltre Square nasce fin da subito come un sistema adattabile a qualsiasi dimensione di business: dalla persona che insegue un sogno alla più grande organizzazione del pianeta. Con questa partnership con Square, Starbucks ha convalidato queste idee come potenti strumenti, non solo per le piccole imprese, ma più in generale per le imprese intelligenti.


E ‘incredibile pensare che Starbucks all’inizio era solo un coffee shop a Seattle. Il concetto di prendere una buona idea e aiutarla a crescere non è quindi estranea alle persone di Starbucks ed è per questo che loro non vedono Square solo come un modo semplice di accettare i pagamenti. Nella nostra start up vedono infatti l’opportunità di estendere e accellerare un modello con cui sono cresciuti: l’intuizione è che il business è locale e che la community gioca sempre un ruolo vitale nella creazione di posti di lavoro e vitalità economica. Quando Starbucks costruisce la Directory di Square nelle proprie app e negli Store Digital Network, dà a Square una nuova visibilità, che permette ai clienti di aderire di propria iniziativa a questo nuovo metodo di pagamento. E con quasi 7000 punti vendita che accetteranno presto Square, ci saranno nuove persone che ci sceglieranno e che potranno pagare

usando il loro nome, costruendo una community e quindi un valore. I nostri clienti ci rendono ciò che siamo e siamo orgogliosi di ognuno di voi, compreso il nostro più recente. La nostra promessa per voi rimane la stessa: costruire strumenti semplici, accessibili e veloci che livellino il campo di gioco per tutti. Grazie per averci aiutato a costruire Square. E vi prego di condividere i vostri pensieri e tweet, io vi sto ascoltando. Che cosa leggo in queste parole? Per fare grande una realtà ci vogliono persone che facciano crescere passo per passo con i loro feedback e le loro interazioni un prodotto. Questo Jack Dorsey l’ha ben capito (ringraziando nel momento del successo le persone che seguono Square e ribadendo che è ben attento ai loro consigli), e noi di MoneyFarm siamo completamente d’accordo con lui. Per creare qualcosa di veramente innovativo infatti, bisogna essere in tanti ad appassionarsi ad un’idea nuova e al tempo stesso semplice.

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Pinterest per principianti

Negli ultimi mesi, noi di Pinterestitaly, abbiamo cercato di capire e di spiegare le potenzialità di Pinterest. Abbiamo fatto interviste, qualche ricerca, raccontato case histories. Dopo decine di post è giunto il momento di fare il punto della situazione. Abbiamo deciso così di scrivere una piccola guida, rivolta a tutti quelli che si approcciano a Pinterest per la prima volta e che vogliono imparare come usarlo.

Cos’è Pinterest? Nato nel 2010 dalla mente di Ben Silbermann, Evan Sharp e Paul Sciarra, Pinterest è “una bacheca virtuale sulla quale è possibile organizzare e condividere le cose che ti piacciono trovate in giro per il web”. Pinterest è un social network basato sulla condivisione di immagini e video che consente agli utenti di catalogare passioni e interessi: infatti il termine Pinterest deriva dall’unione di “to pin” (appendere) e di “interest” (interesse).

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Entrare in Pinterest significa fare un viaggio in un mondo ispirazionale, dove le persone si raccontano attraverso gli oggetti. Per ogni passione è infatti possibile trovare un’immagine che la descriva: dall’architettura ai viaggi, dal design allo sport, dal food al beauty. Poco spazio è dato alle parole, tutto ruota intorno ad una dimensione visuale. Come diventare un pinner. Ad oggi per entrare a far parte della community di Pinterest è necessario richiedere un invito. Una volta ricevuto, bisogna effettuare il login con l’account Facebook o Twitter, che puoi successivamente scollegare. Se decidi di mantenere l’integrazione, tutto quello che farai su Pinterest verrà condiviso anche sulla timeline di Facebook o sottoforma di tweet su Twitter. Ti sei registrato? Bene: ora puoi catalogare i tuoi contenuti inserendoli in boards tematiche. La board è una bacheca virtuale nella quale puoi pinnare, cioè inserire, sia le immagini che trovi in rete (conservando il link al sito di provenienza) sia quelle presenti sul tuo computer.


Speciale Pinterest Il primo blog italiano su Pinterest

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Pin it button. Il modo più semplice per pinnare contenuti dalla rete è installare sul proprio browser il Pin it button (dai un’occhiata a questo post per capire come installarlo): quando trovi un’immagine che ti ispira basterà cliccare sul Pin it button e potrai scegliere la board nella quale inserirla. Interazione. Una volta creato il profilo è arrivato il momento di farsi conoscere e interagire con gli altri pinners. Su Pinterest puoi visualizzare l’account di ogni utente e decidere di seguirne una o tutte le boards cliccando sul tasto follow.

- Comment: puoi inserire un commento a qualsiasi Pin;

- Repin: puoi ripubblicare su una tua board il pin di un altro utente cliccando su Repin; - Mention: puoi suggerire un pin ad un altro utente di cui sei follower inserendo @ seguita dal nome dell’utente. Ognuna di queste attività viene notificata all’utente col quale hai interagito tramite email o nel box “recent activity” presente alla sinistra della homepage. Conclusioni.

Ognuna di queste attività viene notificata all’utente col quale hai interagito tramite email o nel box “recent activity” presente alla sinistra della homepage.

Ricordati di inserire sempre il link del sito dal quale prendi l’immagine. Se usi il pin it button non preoccuparti, in automatico all’immagine verrà legato il link del sito di provenienza.

Puoi interagire con gli altri pinners in 4 modi:

Seguendo queste indicazioni potrai collezionare le tue passioni e diventare così un vero pinner.

- Like: come su Facebook, puoi dare un giudizio positivo ad un pin cliccando su Like;

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12 consigli su come avere più follower su Pinterest Co-founder at www.pinterestitaly.com, the first italian blog about Pinterest.

Domenico Armatore www.pinterestitaly.com

Uno dei parametri per misurare il successo sui social media è sicuramente il numero di follower. Per quanto sia soltanto un dato quantitativo, non c’è dubbio che avere una fan base molto elevata consente di dare una maggiore risonanza ai propri contenuti. Chi usa Facebook o Twitter sa quanto è difficile convincere le persone a mettere un like alla propria pagina o a diventare follower. Questo vale anche su Pinterest, e allora in questo post ti mostrerò 12 semplici consigli su come aumentare il proprio numero di follower. Partiamo subito! #1 Invita i tuoi amici su Pinterest. Una volta aperto l’account su Pinterest hai la possibilità di invitare i tuoi amici o tramite mail o inviandogli un invito su Facebook. Usa questa feature per spingerli a seguirti anche su Pinterest. Sono loro i tuoi primi fan #2 Installa il “follow button” sul tuo sito. Questo può sembrare un consiglio banale, ma è il primo passo per far sapere ai tuoi lettori/ clienti che sei anche su Pinterest. Oltre a Facebook, Twitter o Google+ invitali a seguirti anche su Pinterest. Trovi come installare il

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“Pinterest follow button” alla pagina Goodies di Pinterest. #3 Twitta i tuoi pin. Per dare un maggiore diffusione ai tuoi contenuti, e quindi raggiungere un numero più elevato di utenti, condividili anche su Twitter. Ti consiglio di twittare soltanto i pin che credi siano davvero rilevanti, altrimenti rischi di essere percepito come spam. #4 Usa l’hashtag. Anche su Pinterest si usa l’hashtag per catalogare i contenuti sotto un’unica etichetta. Usando l’hashtag, le tue immagini appariranno nei risultati di chi effettua una ricerca con la parola chiave da te usata. Questo significa una maggiore esposizione per i tuoi contenuti e più possibilità che gli altri utenti inizino a seguirti. #5 Aggiungi un’app di Pinterest a Facebook. Questo consiglio è rivolto a chi ha una brand page su Facebook. Per far sapere ai tuoi fan che sei anche su Pinterest, e quindi per spingerli a seguirti, ti consiglio di usare la “Pinterest app” offerta da Woobox. Grazie a questa app potrai riprodurre il tuo profilo Pinterest in una tab su Facebook. Leggi questo mio guest post su Mysocialweb per capire come installarla.


Speciale Pinterest

#6 Segui le persone rilevanti per te. Se vuoi essere seguito, inizia a seguire. Entra in contatto con persone rilevanti per la tua nicchia e che potrebbero quindi aiutarti nella condivisione dei tuoi contenuti. Se desideri entrare in contatto con persone della tua zona, inserisci il nome della tua città o paese nel motore di ricerca di Pinterest e troverai gli utenti nelle tue vicinanze. In questo modo, una volta followato le persone che ti interessano avrai buone chances che ricambino il follow. #7 Repinna e commenta i pin degli altri utenti. Molto spesso per fare in modo che un’altra persona inizi a seguirci, basta “coccolarla” un po’. Quindi, usa gli strumenti messi a disposizione da Pinterest per interagire con gli altri utenti. Repinna i contenuti degli altri e partecipa alla conversazione dicendo la tua attraverso i commenti. #8 Condividi immagini ad alta definizione. Tutto su Pinterest ruota intorno alle immagini, e tendenzialmente siamo spinti a condividere quelle che colpiscono il nostro occhio. Condividere contenuti di ottima qualità, ti consentirà di diventare una punto di riferimento per la tua nicchia e di aumentare il numero di follower. #9 Inserisci una descrizione dettagliata ai tuoi pin e alle tue board

Di conseguenza se i tuoi contenuti saranno più facilmente trovabili dagli altri utenti, avrai maggiori possibilità che questi inizino a seguirti. #10 Lasciati ispirare dai top pinner. Su Pinterest ci sono persone o brand che hanno centinaia di migliaia di follower. Dai un’occhiata ai loro contenuti e prendi esempio da quelli più condivisi. Non sto dicendo che devi copiare quello che fanno gli altri, ma semplicemente capire quali sono le immagini che hanno un elevato tasso di engagement. #11 Aggiungi Pinterest alla tua firma nelle mail. Questo è un altro modo per far sapere agli altri che sei anche su Pinterest. Per inserire l’icona di Pinterest nella tua firma ti consiglio Wisestamp, un tool facilissimo da usare che ti consente di inserire o una piccola icona o di caricare un’immagini tipo “Follow me on Pinterest”. #12 Distinguiti dalla massa: sii creativo! La creatività è un valore aggiunto per qualsiasi cosa facciamo nella nostra vita. Nel caos dei social media, e di Pinterest, ci aiuta a uscire fuori dal coro e a essere notati. Per creare delle board originali ti consiglio PicSlice, un tool per splittare (dividere) le immagini e poterle poi usare in maniera del tutto creativa.

Inserire una descrizione chiara ai pin o alle board è prima di tutto utile in termini di indicizzazione delle immagini.

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Caro Pinterest, ci piaci tanto, però… Co-founder at www.pinterestitaly.com, the first italian blog about Pinterest.

Azzurra Tacente www.pinterestitaly.com

Pinterest si è confermato in questi mesi come il terzo social network più utilizzato negli USA. Questa realtà ha generato, come più volte analizzato su questo blog, la nascita di una serie di cloni che si basano sulla stessa logica e che toccano tematiche di ampia gamma, che spaziano da cuccioli pucciosi alla pornografia più spinta. È quindi evidente che alcuni precisi fattori hanno generato il successo di Pinterest: l’insieme di questi elementi hanno spinto altre piattaforme a tentare di replicare la stessa formula di successo… e a colmarne le lacune? Vediamo di fare un punto sul nostro social preferito, nel tentativo di analizzare punti di forza e punti sicuramente migliorabili. Punti di forza: cosa rende unico Pinterest? 1. Esprimi te stesso. Il meccanismo di Pinterest è molto semplice: si tratta di “appuntare” su una lavagna virtuale tutti i propri interessi, che rappresentano chi siamo o cosa aspiriamo a diventare. Una collezione di pin rappresenta una panoramica dei propri gusti in una modalità visuale e immediata. In alcune immagini (e in poche parole) l’essenza del proprio modo di essere diviene rappresentabile, ma senza essere invadente come avviene in altri social Facebook-based (la tortura delle foto delle vacanze, aggiornamenti su nuove relazioni e status deprimenti, su Pin-

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terest ci sono, fortunatamente, risparmiati). 2. La forza della condivisione. Se il contenuto è valido e accattivante, può viaggiare su Pinterest alla velocità della luce: questa viralità (permettetemi la parola) a portata di tutti è molto apprezzata dagli utenti. La comunicazione su Pinterest è ridotta a pochi e semplici elementi, e la maggior parte degli utenti si sente libera di poter trasmettere dei contenuti senza rischio di critiche. 3. Tutti possono essere creativi. Con Pinterest la creatività è a portata di tutti, o per lo meno, la sensazione di essere davvero creativi è forte e lo si è senza sforzi. Il DIY, ad esempio, spopola su Pinterest, ma non è detto che tutti gli utenti realizzino le meraviglie della manualità da loro postate. Pinterest rappresenta la finestra virtuale in cui possiamo vedere e far vedere quello che abbiamo sempre sognato di realizzare (o acquistare)… ma questo non significa che un giorno non potremmo farlo davvero! 4. Visual engagement. Immagini e video ormai, nella comunicazione, sono il trend del momento: l’immagine “giusta” e ben studiata è quella che genera più engagement e alti livelli di interazione: è attualmente il modo migliore per comunicare e farsi conoscere… e Pinterest è la piattaforma ideale per veicolare questa tipologia di contenuti.


Speciale Pinterest 5. Buono per il marketing.

2. Misurabilità.

La possibilità di raccontare se stessi attraverso un marchio ha da sempre generato la felicità dei vari brand manager: quando un marchio arriva a parlare “da solo” o diviene top of mind per una determinata categoria, vuol dire che le strategie messe in atto ( ma non dimentichiamoci della qualità del prodotto) hanno funzionato alla grande. Pinterest rende il gioco un po’ più facile: i contenuti interessanti legati a un marchio possono essere facilmente repinnati sulle bacheche degli utenti.

Questo punto è collegato al precedente: la costruzione di un ecosistema-API renderebbero possibile lo sviluppo di tool per la misurazione delle performance su Pinterest affidabili e precisi, nonché lo sviluppo di un insieme di app che permetterebbero a Pinterst degli sviluppi sicuramente interessanti.

Se da un lato il pericolo spammers è sempre dietro l’angolo, dall’altro chi genera contenuti con il preciso obiettivo di diffusione “a tappeto” (naturalmente generati da buzz e non da strategie in malafede) posso rappresentare un valore aggiunto per i membri della community di Pinterest, che possono godere di immagini di alta qualità dei loro prodotti preferiti. Criticità: cosa manca? 1. Cercasi API disperatamente. Quello del lentissimo rilascio delle API da parte di Pinterest è attualmente la mancanza più grave per il social network di Palo Alto. Una dichiarazione di rilascio era stata fatta a febbraio, successivamente era slittata a giugno, ma ancora oggi non c’è stato nessun rilascio ufficiale. Nel frattempo, le app Pinterest-based (vedi il caso Shopinterest) fioccano ogni giorno sempre di più. Business Insider ha dichiarato che Pinterest è affetto dallo stesso problema che ebbe Twitter anni fa nel periodo di rilascio delle sue API: si tratterebbe di una piattaforma non ancora matura, con uno staff non ancora organicamente ben strutturato e non organizzato per poter controllare nel più minimo dettaglio il proprio prodotto. Pinterest non ha ancora palesato al mondo il suo modello di business: dei passi avanti sono stati fatti (vedi l’accordo con Rakuten), ma non ci sono ancora delle concrete proposte legate all’ADV o delle modalità strutturate di guadagno come avviene sugli altri social (vedi anche il punto 5).

4. App per mobile. Esiste un’app per la piattaforma iOS, ma l’usabilità lascia molto a desiderare: la navigazione è difficoltosa ed è quasi del tutto impossibile “pinnare” direttamente da mobile. Urge aggiornamento! 5. Notifiche. La colonna delle Recent Activity da sola non basta: i nuovi follower, ad esempio, vengono spesso raggruppati in un’unica notifica e si è costretti ad andare a spulciare nella propria casella mail per capire chi ha trovato interessanti i nostri contenuti. Più snella è la visualizzazione di like e repin, mentre del tutto difficoltosa è la visualizzazione di nuovi commenti. Le notifiche push nell’head del profilo sarebbero una soluzione ottimale: le interazioni dovrebbero essere sempre in primo piano! 6. Pagine brand. Ok, forse è una richiesta un po’ prematura, ma spero che una differenziazione arrivi presto: allo stato attuale, la gestione di una pagina brand su Pinterest presenta le sue difficoltà (vedi voce notifiche… tra le mille cose che un content curator o un community manager devo fare ogni giorno, una gestione senza notifiche evidenti diventa difficoltosa). È anche importante strutturare dei termini d’uso ad hoc per i brand o per chiunque voglia usare Pinterest come canale di promozione e comunicazione… se gli uffici di Palo Alto non si attivano rischiano di perdere un treno molto importante…e accattivante. Forse servirebbe una figura di spicco trainante che realizzi finalmente in concreto tutte le potenzialità che il social network cova.

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Pinterest e copyright. Breve guida per gli utenti e i brand. Web and Social Media addicted. Cofounder pinterestitaly.com the first italian blog about Pinterest

Paola Sangiovanni www.pinterestitaly.com

L’attribuzione e la tutela della paternità di un’opera sono oggetto di attenzione particolare da quando il web ha permesso di diffondere in pochissimo tempo immagini, video, foto, documenti. Pinterest è spesso accusato di facilitare la violazione del diritto d’autore in quanto ospita video ed immagini caricate dagli utenti spesso senza controllo dei termini di licenza d’uso. Tant’è che a partire dal 18 giugno Michael Yang, avvocato esperto di privacy e copyright presso Google, sarà a capo del team legale di Pinterest. Vista la delicatezza dell’argomento, ho scritto il post con la consulenza di un esperto del settore: l’ing. E. Bonini dello Studio Bonini di Vicenza, consulente in Proprietà Industriale e Mandatario Europeo per Brevetti, Marchi e Design. Quali opere sono tutelate dal diritto di autore? Secondo la L. 633/41 e ss. mm., sono tutelate le opere dell’ingegno di carattere creativo (art. 1) e il titolo originario dell’acquisto del diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera (art. 6). Ciò significa che l’autore acquisisce i diritti di utilizzazione economica e morale di un’opera al momento stesso della creazione, senza necessità che quest’ultima sia registrata. Come sono tutelate le fotografie? Le opere fotografiche possono essere divise in due tipologie alle quali è riconosciuta una tutela differente:

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- fotografie ad alto grado di creatività: tutelate fino a 70 anni dalla morte dell’autore senza bisogno di adempiere formalità. - immagini di persone o di aspetti, elementi o fatti della vita naturale e sociale (art. 87): tutelate fino a 20 anni dalla morte dell’autore. In quest’ultimo caso, è previsto che l’autore indichi il nome del fotografo o della ditta da cui il fotografo dipende o del committente; la data dell’anno di produzione della fotografia; il nome dell’autore dell’opera d’arte fotografata. Qualora non siano riportati tali dati (anche nel caso di pubblicazione dell’immagine sul web), la loro riproduzione non è considerata abusiva e non sono dovuti compensi, a meno che il fotografo non provi la malafede del riproduttore, ad esempio nel caso in cui il riproduttore si sia indebitamente attribuito la paternità dell’opera (art. 90). Pinterest: diritti dell’utente. Vediamo gli aspetti più interessanti dei Terms of Service di Pinterest. Che riportano, tra l’altro, quanto segue: Anything that you pin, post, display, or otherwise make available on our Service, including all Intellectual Property Rights (defined below) in such content, is referred to as “User Content.” You retain all of your rights in all of the User Content you post to our Service.


Speciale Pinterest L’utente detiene la responsabilità ed i diritti di ciò che pubblica in Pinterest che, d’altro canto, si riserva una licenza non-exclusive, royalty-free, transferable, sublicensable, worldwide. Ciò significa che, nel caso in cui pinni una tua foto, autorizzi Pinterest a usare, visualizzare, riprodurre, re-pinnare, modificare (ad es. nel formato) e distribuire la foto su Pinterest: ciò per permettere alla piattaforma di fornire il servizio, fatto salvo il diritto alla paternità e allo sfruttamento economico dell’opera da parte dell’autore.

Quali sono le problematiche cui può incorrere un brand pubblicando immagini dalla rete? Secondo l’Ing. Bonini, esperto di Proprietà Industriale, nel caso in cui dovesse essere violato tramite un pin il diritto d’autore, l’autore della violazione sarebbe il primo che ha pinnato l’immagine. È quindi importante che i brand pinnino sempre materiale proprio o di cui sono stati accertati i termini di diffusione. Infatti, all’autore basta dimostrare un’infrazione al proprio diritto di esclusiva che può concretizzarsi in un danno economico o morale per poter richiedere un risarcimento danni. Come abbiamo già spiegato in un precedente post, se rilevi una violazione del diritto d’autore, puoi segnalarlo a Pinterest attraverso due form: uno per il copyright e uno per il trademark. Pinterest provvederà a valutare l’eventuale eliminazione del pin. Nel caso in cui cancelli il tuo account?

“retain your User Content for a commercially reasonable period of time for backup, archival, or audit purposes. Furthermore, Pinterest and other Users may retain and continue to display, reproduce, re-pin, modify, re-arrange, and distribute any of your User Content that other Users have re-pinned to their own boards or which you have posted to public or semi-public areas of the Service.” Nel caso dovessi ravvisare la violazione di un diritto d’autore o di un marchio? Nel caso in cui non voglio far pinnare una foto? Pinterest mette a diposizione dei programmatori e dei web master un no-pin code che impedisce agli utenti di pinnare e immagini. Il sistema di linking. Sicuramente il sistema di linking , ci spiega l’ing Bonini, funge da citazione e permette di attribuire in modo immediato la paternità dell’immagine, ma né il linking né il no-pin code possono sostituire la volontà dell’autore: se non voglio che un’immagine sia riprodotta su qualsiasi piattaforma, è mio diritto chiedere a Pinterest di rimuoverla ed è dovere di Pinterest di farlo. Un ringraziamento speciale ad Arianna Conte per gli importanti spunti riflessivi che hanno permesso la scrittura del post!

Nel caso in cui un utente dovesse cancellare il proprio account o parte del materiale caricato sulle proprie board, Pinterest si riserva la possibilità di:

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#influencers, #rosiconers e i loro naturali derivati: gli #sfotters Web & Social Media Manager- SEO - Consulting Articolista/Recensore per hwgadget.com

Shonel Geri www.shonel.it

Perché mettere il tag nel titolo? Forse qualcuno penserà che sia un abile modo per “categatorizzarlo” rendendolo più visibile in caso di condivisione su Twitter. Invece no, miei amati lettori; il cancelletto è un carattere insito nella parola “influencers”, solo che è un cancelletto muto e non si riesce a pronunciare. Come la H in Deborah. Ok, ma cos’è un #influencers? Gli #influencers sono coloro che son capaci di “influenzare” l’opinione altrui spostandola dove più gli si confà. Fondamentalmente, se ci fate caso, ne siamo circondati in ogni ambito, sia esso nella moda, nella politica, nel giornalismo e in televisione; tutti coloro con un minimo di notorietà e di seguito che abbiano possibilità di parlare “condizionano” il pensiero altrui. (forse detta così suona un pò come “pifferaio magico” ma può considerarsi tanto diverso?) COMUNQUE consiglio a chiunque mi stia leggendo di resistere fino alla fine e di vedere il documentario al termine del post, per farsi un proprio parere su chi o cosa essi siano. Ma perché parlare anche io di #influencers?

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Per cavalcare l’onda e magari trovare qualche follower o lettore in più? A chi non farebbe piacere qualche estimatore in più, ma punto a trovarlo per motivi un pò più validi che il “salire sul carro del momento” o fare il “guru spargitore di verità digitali” che oramai son tanto inflazionati, che chiunque con un minimo di conoscenza crei guide come “I 10 consigli per usare twitter in modo perfetto” e avere la stessa valenza di quei pop-up che dicono “Make money online“. No, io parlo di #influencers solo come “citazione” per raccontare tutto quello che sta nascendo dietro questo fenomeno in stile “tormentone digitale dell’estate 2012“. Già RudyBandiera, sul finale di un suo recente post, ci dice.. “Il mondo del Web, negli ultimi mesi in particolare, si è diviso in due: chi è un influencer o definito tale, e quelli che cercano di demolire gli influencer. A volte a torto e a volte a ragione.” ..delineando quindi oltre alla prima categoria a noi nota, una seconda assolutamente naturale che si potrebbe definire come quella dei #rosiconers (ed il vago inglesismo fa ben capire il senso intrinseco del termine).


L’essenza dei #rosiconers esiste già da sempre, ma la loro manifestazione si fa totale durante la polemica del MeetFs (di cui ho anche parlato), solo perché proprio in quella occasione il termine #influencers (se non vado errato) è stato lanciato quale segno distintivo di persona nota, e tenuta in conto nella Rete. Io continuo a pensare che (molto più semplicemente) non gli si volesse dare l’appellativo di guru perché sarebbe poi risultato comico, per non dire ridicolo. Ma penso che si possa fare di più, e arrivare anche ad una terza categoria: gli #sfotters Questa classificazione (nata insieme a Eugenia Morato durante una divertente conversazione su twitter) va palesemente ad ironizzare sulle prime due e sui loro scontri che risultano essere spesso infantili, perché parrebbe non esserci mai un rispetto di fondo ma più che altro un vicendevole pungolarsi finchè il primo non corra dalla fantomatica maestra (la Rete) a lamentarsi. l’ironia degli #sfotters non vuol esser mai cattiva, ma solo un modo per sfogare con un sorriso la noia generata dagli scontri che obnubilano le “TimeLine” delle persone facendo magari passare inosservate notizie più interessanti. Una cosa alla quale bisogna stare molto attenti è a saper riconoscere chi si ha davanti, perché dietro ad un millantante #sfotters può nascondersi un #rosiconers!

DIFFIDATE DALLE IMITAZIONI! Ma è facile riconoscerli, perché la maschera non può reggersi per troppo tempo e mostreranno quanto prima la loro vera natura. Per poter completare il cammino, nella sua interezza, potremmo anche citare un quarto gruppo definibile come i #menefotters, ma questi sono silenziosi e non si curano della questione (anzi, forse non si curano di nessuna questione quasi a nascondere dell’apatia digitale). Una cosa è certa: quando finirà questo tormentone ci sarà un nuovo “qualcosa” di cui parlare, e nuove fazioni nelle quali schierarsi. Perché pare che senza fazioni le cose non possano mai andare avanti. E se questo mio post vi sembra che non apporti nulla al mondo dei Social Media, se non magari una sghignazzata di simpatia (spero), non posso che darvi assoluta ragione! Ma solo perché effettivamente l’argomento è vacuo di per sé. Perché, per me, il vero #influencer è quello che riesce ad aiutare concretamente le persone e non solo a manipolarle con vacue parole. Vi lascio con un documentario dal titolo INFLUENCERS che veramente fa capire chi essi siano e non quello che con, fare italiaco, sembrano essere diventati. Girate pagina...

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INFLUENCERS How

trends

&

creativity

Become Contagious.



Ask.fm e la sensazione di Deja-Vu Web & Social Media Manager- SEO - Consulting Articolista/Recensore per hwgadget.com

Shonel Geri www.shonel.it

Ultimamente, su Twitter, vedo sempre più spesso gente che posta il link di Ask.fm invitando i propri followers a far loro domande. ..eppure tutto questo mi ricorda qualcosa, di già visto, di già sentito, di già affrontato.. Ma CERTO! FORMSPRING! Anche Formspring.me aveva la stessa formula ed era molto molto in voga più di un anno fa. Ecco perché la sensazione di Deja-Vu. Come ogni moda fittizia Formspring è andato sparendo dalle timeline italiche, tanto da dimenticarsene l’esistenza, rimpiazzato dopo mesi e mesi da Ask.fm che non è in alcun modo collegato al primo. Solo due siti diversi che fanno la stessa cosa.

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Non è certo una novità questa, di siti diversi che propongono la stessa cosa, ma il successo di Ask è sicuramente decretato dalle nuove leve dei social che non avevo vissuto la fase Formspring. Come anni fa ancora mi domando il PERCHE’ di questa voglia di farsi interrogare, di mettersi in piazza e scrissi un articolo per HwGadget, che posso ripubblicare qui senza temere penalizzazioni SEO dato che è scomparso dai server. Questo dimostra come la storia, anche su internet, sia ciclica e che Repetita Iuvant.


FORMSPRING – Perché voler rendere se stessi argomento altrui? Molto gira nel cosiddetto mondo “social”, (novità, eventi, siti) e spesso è dura star dietro a tutto. Oramai tutto ciò che è concernente la comunicazione tra persone viene bollata come “social”, perché oggi è questo il termine che attira, mettendo pò in ombra quella che era il termine “must” fino a qualche anno fa: “Web 2.0”. Non me ne vogliano i puristi del Web, ma se prima ogni cosa era marchiata come 2.0 per indicare quel tipo di web dove fosse l’utente a fare il contenuto, ora questa filosofia si è evoluta nel “social” dove gli utenti si informano a vicenda, lanciando notizie di vario genere e natura all’interno del loro gruppo di contatti. Potremmo difatti chiamarla una “naturale evoluzione”. Come dicevo, ora qualunque cosa venga bollata come Social entra nell’interesse collettivo del web-surfer, e non importa di cosa si tratti: Se è Social bisogna esserci. Tutto ciò non rispecchia molto la mia filosofia personale di “social” (e se avete avuto occasione di leggere i miei post a quattro mani con Rudy Bandiera, forse avete capito di cosa parlo) e per questo capita che davanti a siti nuovi, o che han conquistato una recente notorietà, prima di tutto mi chiedo: COME e PERCHE’? Ciò che ha molto attirato la mia attenzione è stato FORMSPRING, un sito Social il cui funzionamento si basa nel mettere se stessi a disposizione di chiunque per farsi fare domande. What is Formspring? Formspring encourages people to find out more about each other in a simple and fun way. It starts by directly asking people original questions in anticipation

of their entertaining or revealing responses. Responses can range from straightforward to surprising and can lead to understanding something more about the people you know or find interesting. Whether you are curious to know more about a college you are applying to, the movies your friend likes, or the stories of someone you respect, on Formspring, you can have fun, share insights, and relate to one another in a new way. (dalla pagina About di formspring.com) Per i non anglofoni, riassumo quanto sopra: Per chiedere direttamente e capire qualcosa di più delle persone che conosciamo o troviamo interessanti. È assolutamente oggettivo che Formspring sia un sito Social di successo. I numero parlano chiaro e in poco più di un anno (è partito a novembre 2009) ha collezionato oltre 20 milioni di accounts & 3.5 milioni di visitatori unici ogni giorno. Inoltre la comodità di poter fare Log-in tramite il proprio account Facebook e/o Twitter rende facile il poter accedere alle funzionalità di Formspring permettendo di condividere le domande che verranno poste e le relative risposte su queste due -colonne portanti- del mondo dei Social Network. Così non solo chi pone la domanda saprà qualcosa in più, ma tutti quelli che seguono la persona ne verranno a conoscenza. E dopo aver capito cosa sia e come funzioni, mi pongo le mie domande: PERCHE’?! Cosa spinge una persona a mettersi alla berlina di chiunque, a farsi fare domande tra le più disparate? Domande che vanno dalle più sciocche ed inoffensive alle più intime e pruriginose. ...

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... Mi è capitato spesso di imbattermi in queste “domande/risposte”, soprattutto su Twitter, e la mia reazione era sempre di stupore, perché vedo gente che si diverte a rispondere, che prova piacere nel trovare sempre più domande, che invita i “followers” di Twitter e Facebook ad andare sul sito di Formspring a far più quesiti possibile.

Mentre nei comuni Social Network è l’utente a decidere di condividere ciò che desidera, financo l’intimo se stesso, in Formspring si lascia che siano gli altri ad entrare anche nell’intimità.

Quando ho intervistato diverse tipologie di persone, la stragrande maggioranza delle risposte avevano tutte un denominatore comune: l’assoluta accettazione di tale esposizione, come se fosse una cosa normale.

E allora che senso avrebbe essere in un sito dove farsi fare ogni genere di domande se poi si inizia ad evitare di rispondere?

Giustamente si potrebbe dire “Basta non rispondere ad una domanda scomoda”.

Appellarsi al buon senso della gente? Bisogna mettere in conto di incappare in persone che Sia da parte di chi, da utente comune, ha detto ne sono prive. un semplice “è divertente” sia chi, professional- Il mio consiglio in questi casi è di rispondere mente nel settore, ha chiosato con “E’ Social!”. nella maniera più diplomatica possibile, perNon posso nascondere che questo genere di ché arrabbiarsi ed essere volgari poi non paga, risposte, o di normale accettazione mi abbia rende solo antipatici ed è immotivato perché si è scelto scientemente di mettersi a disposizione lasciato stupito, forse inquietato. di chiunque. Mettersi in “piazza” a disposizione di chiunque, lasciando sconosciuti entrare nella propria re- Purtroppo queste mie domande non avranno altà o addirittura intimità mi lascia perplesso. mai una risposta unica, perché è come sempre una questione soggettiva e mai oggettiva. Mi son fermato persino a chiedermi se ci fossero del motivi “psicologici” alle spalle: Bisogno Ognuno decide di esser Social a modo proprio, di attenzioni? Necessità di essere ascoltati? So- nella maniera che preferisce. litudine? Per quel che mi riguarda, per molte persone, la Queste domande potrebbero essere applicate definizione di “Social” sta diventando sempre ad almeno ¾ dei social esistenti, ma c’è una so- più distorta.temente di mettersi a disposizione di chiunque. staziale differenza.

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Cappuccino di fagioli di Lamon, spuma di parmigiano, pepe nero Giovane chef padovano, da sempre nella ristorazione,laureato in Scienze Forestali, diplomato a pieni voti all’Accademia Internazionale di Cucina Italiana di Gualtiero Marchesi, svolgo l’attività di cuoco personale e di docente di cucina.

Matteo Bellini www.cuocopersonale.com I FAGIOLI SONO UN CIBO POVERO, MA COMUNQUE NOBILE. LA FONTE DI SOSTENTAMENTO PER MOLTI CHE, LA FAME, L’HANNO DAVVERO CONOSCIUTA. Nutrienti più che fondamentali durante la guerra, come la polenta... quasi un pane, da mangiare a tutte le ore... da dividere con gli altri... Cibi umili che però univano gli animi... creando legami umani indissolibili... Quante volte parlando con anziani delle mie zone mi è capitato di sentirmi dire... “Noi i fagioli e la polenta li mangiavamo tutti i gioni e ad ogni parso... quello c’era... a mezzogiorno, alla sera, a colazione...” Ed ecco che oggi… mentre cucinavo i fagioli di Lamon (zona di produzione molto nota, che ci vizia con legumi sublimi)… mi è balenata alla mente quella frase… e pensando alla colazione di un tempo, dove al posto di biscotti e caffè si mangiava un bel piatto di fagioli… è nato questo cappuccino…

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Niente caffè e latte… ma una crema di fagioli che nel colore il latte unito al caffè lo ricorda veramente… Mancava la schiuma del cappuccino però… allora sifone alla mano… pochi ingredienti… ed ecco la spuma di Parmigiano… Come ogni cappuccino che si rispetti, infine ci voleva la spruzzatina di cacao a dare quel suo tocco in più… a sporcare quel candore etereo… ed ecco allora che per oggi il cacao si trasforma in pepe nero… simile alla vista ma più adatto in questa preparazione… Questa “colazione” speciale la dedico a chi c’era quando polenta e fagioli erano pane e companatico… sperando che all’idea sorridano e ricordino a tutti noi quanto siamo fortunati ora che possiamo permetterci finalmente di divertirci creando piatti come questo… consapevole che se loro non avessero resistito alla fame in quei duri anni io ora non sarei qui a scrivere queste righe…


DOSI PER 8 TAZZE PER LA CREMA DI FAGIOLI - 250 g di fagioli di Lamon (messi in ammollo la sera precedente con abbondante acqua); - Sedano, carota, cipolla e lardo di Cinta senese (da tritare sottilissimi); - Olio extravergine d’oliva, sale e pepe nero al mulinello quanto basta; - Un pezzetto di foglia di porro che andrà avvolto attorno a del rosmarino e legato poi con un pò di spago da cucina creando così un mazzetto aromatico che insaporirà la preparazione senza disperdersi in essa. PER LA CREMA DI FAGIOLI DI LAMON 1. Scolare i fagioli dal liquido d’ammollo dove hanno passato la notte; 2. In una pentola capiente versare l’olio extravergine di oliva ed il trito sottile di carota, sedano, cipolla e lardo di Cinta; 3. Quando il tutto è ben soffritto unire i fagioli, farli appena rosolare, coprire di acqua calda (o volendo brodo vegetale), ed aggiungervi il mazzetto aromatico;

DOSI PER 8 TAZZE PER LA SPUMA DI PARMIGIANO - 1 sifone da 1/2 litro di capienza; - 1-2 capsule ISI di N2O (dipende da quanto densa si vuole la spuma); - 150 g di latte intero; - 200 g di Parmigiano Reggiano; - 300 g di panna liquida; - 125 g di albume d’uovo; PER LA SPUMA DI PARMIGIANO 1. Grattuggiare finemente il Parmigiano e riscaldare il latte in una casseruola;

4. Cuocere fino a quandoi fagioli risultano belli teneri, e buona parte del liquido è evaporata;

2. Quando il latte sta quasi bollendo togliere la pentola dal fuoco unire il Parmigiano grattuggiato mescolando con una frusta, rimettere la casseruola sul fuoco e continuare a rimestare fino allo scioglimento del formaggio;

5. Passare la preparazione al passaverdure ottenendo così una crema, salare, pepare e tenere al caldo.

3. Togliere dal fuoco, aggiungere la panna e lasciare il tutto in infusione coperto per 10 minuti;

Riempire per 3/4 della capienza una tazza con la crema di fagioli, aggiungervi tramite l’utilizzo del sifone la spuma di Parmigiano e macinarvi sopra del pepe nero al momento di servire… e… buona “colazione”.

4. Passare al colino fine, unire gli albumi, salare e miscelare tramite l’utilizzo di una frusta fino ad ottenere un fluido omogeneo; 5. Riempire il sifone, caricare la capsula ed agitare bene (togliere poi la capsula vuota); 6. Tenere a bagnomaria a 65°C fino al momento dell’utilizzo.

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Sformatino di funghi porcini con cuore morbido di primiero stravecchio Giovane chef padovano, da sempre nella ristorazione,laureato in Scienze Forestali, diplomato a pieni voti all’Accademia Internazionale di Cucina Italiana di Gualtiero Marchesi, svolgo l’attività di cuoco personale e di docente di cucina.

Matteo Bellini www.cuocopersonale.com

POCHISSIME COSE A MIA DISPOSIZIONE IN DISPENSA PER LA CENA DI STASERA… “Panna feschissima, uova, ricotta affumicata di Malga, del formaggio Primiero stravacchio, sale, pepe e... Alcuni porcini freschissimi, dono inaspettato di un caro amico... Cosa preparare quindi...? Piacevole dilemma... La mia menta passa in rassegna gusti, emozioni, luoghi... Il Trentino in cui ho acquistato formaggio e ricotta... I boschi in cui l’amico ha raccolto quei meravigliosi funghi... Vedo con gli occhi del ricordo le goccioline di rugiada che danzano sul verde muschio del sottobosco... Assaporo con le narici della mente i profumi del latte, dei formaggi, della pasisone dell’uomo...”

Ripercorro ricette, tecniche, preparazioni… e finalmente lo vedo… Li, davanti a me… soffice… saporito… arrendevole al palato… Eccolo quindi…idea che diventa materia… desiderio che diventa realtà… Volevo però qualcosa che rappresentasse tutto ciò che avevo immaginato… la passione dei piccoli produttori, la straordinaria emozione che mi dona ogni giorno la natura… il respiro deciso dei boschi, che percepisco quando vi cammino… Allo sformatino ho inserito, quindi, un cuore morbido di formaggio Primiero stravecchio… Morbido come il muschio, come i germogli che donano nuova vita al bosco, come il cuore di coloro che sanno ancora emozionarsi davanti alle cose semplici… Saporito come solo un formaggio invecchiato con sapienza, amore e straordinaria pazienza può essere… Non mi resta altro da fare che arrendermi alla bellezza della bontà, sicuro ancora una volta del fatto che la cucina per me sia collegamento tra mente e materia, tra cuore e mano, tra anima e realtà…

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DOSI PER 6 SFORMATINI: - 4 o 5 funghi porcini freschi di media taglia; - 250 ml di panna freschissima; - 4 uova fresche; - 6 cubetti di formaggio Primiero stravecchio; - 3 cucchiai di ricotta affumicata di malga; - 1 spicchio d’aglio; - Sale e pepe, olio extravergine di oliva quanto basta.

PROCEDIMENTO: 1. Dorare bene i funghi porcini tagliati a pezzi regolari in pochissimo olio extravergine di oliva insaporito precedentemente con lo spicchio d’aglio; 2. In un contenitore capiente frullare assieme i funghi precedentemente cotti assieme alla panna fresca, alla ricotta ed alle uova; 3. Aggiustare di sale e pepe e riempire fino a 3/4 degli stampini da sformatino; 4. Inserire all’interno del composto un cubetto di Primiero stravecchio per ogni sformatino; 5. Cuocere in forno statico a bagnomaria a 170°C fino a quando il composto prenderà consistenza; 6. Lasciare leggermente intiepidire e servire come antipasto o come piccolo contorno a secondi importanti.

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