conflict kitchen booklet Costruire Ponti - Sprache als Brücke 17.11.2020

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Online Dialogabend

COSTRUIRE PONTI

Sprache als Brücke 17.11.2020 – Online Zoom Concept blufink Illustrations MarameoLab


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5 Gruppen/Themen e tanti punti di vista

GRUPPE 01 Zweisprachigkeit // Bilinguismo Andrea Abel

eurac research, Sprachwissenschaftlerin

Daniela Zambaldi

GRUPPO 02 Lingua & Integrazione

GRUPPE 03 Indigene Sprachen & Frieden

Ermira Kola

Yvonne Bangert

mediatrice interculturale, Alexander Langer Stiftung

Referentin für Indigene Völker, Gesellschaft für bedrohte Völker

Sofia Sanchez

Moderation: Philipp von Hellberg

GRUPPE 05 Mehrsprachigkeit & Mehrfachidentität

Special guests

Karoline Irschara

Hans-Karl Peterlini

Adel Jabbar

Moderation Monica Margoni

Moderation Hanno Mayr

Servizio di coordinamento per l'integrazione Moderation: Irene Visentini

GRUPPO 04 Genderlinguistik

Uni Innsbruck

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Interracconti, studio comune

Uni Klagenfurt


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Memoria per una città accogliente Adel Jabbar Nello scorrere del tempo l'intreccio di saperi, di conoscenze e di esperienze ha spesso costituito lo sfondo alla nascita delle città. Le città rappresentano la prova delle tante storie che le hanno plasmate, lasciando tracce nello stile urbanistico, nell’arredo urbano, nel patrimonio artistico, nella gastronomia, nell’uso dei tessuti, nelle lingue e nelle credenze. Tramite la conoscenza sedimentata nello spazio urbano è possibile indagare il passaggio e i lasciti del tempo. Le città sono come dei cantastorie narranti le vicende delle genti che le hanno abitate, attraverso i segni visibili di innumerevoli cimeli e di vaste eredità. Segni che compongono quella che viene chiamata memoria, anche se spesso tale memoria viene presentata e letta secondo interpretazioni parziali, in cui prevalgono visioni ideologiche a edificare un ben precisa coscienza collettiva, più funzionale alla congettura del presente che alla vera conoscenza della complessità della storia. I tempi attuali sono caratterizzati dall’intensificarsi di intrecci e di scambi tra contesti territoriali e modelli culturali diversificati; le conseguenze da un lato del processo di de-territorializzazione, ossia i processi migratori, e dell’altro del processo di de- localizzazione, vale a dire la circolazione dei beni e delle merci, implicano dei forti cambiamenti. Tali mutamenti richiedono una particolare consapevolezza della “posta in gioco” e la necessità di strumenti validi a comprendere e governare la portata delle trasformazioni nello spazio urbano e le sfide che devono essere affrontate. A tal fine diventa fondamentale una rilettura dei luoghi della città al fine di conoscerne la complessità storica e la varietà a socio-culturale spesso nascosta. In una fase di rilettura delle strutture e della storia di una città, si impone una metodologia interculturale* al fine di riportare alla luce ciò che è stato richiuso nel dimenticatoio. È necessario guardare ai luoghi con una visione

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attenta ai dettagli seminati nei più disparati elementi che compongo il puzzle: un puzzle che per essere ricomposto abbisogna di osservatori abili, acuti e vigili per dare forma e interezza all’insieme dei frammenti. Oggi la memoria deve essere capace di fare i conti con l’oblio che ha determinato il costruirsi di visioni restrittive e percezioni limitanti della propria realtà a scapito della molteplicità delle sedimentazioni e della complessità dei fatti. Soprattutto in un periodo come quello che stiamo attraversando in cui imperversa, in vari contesti, una epidemia culturalista tendente ad esaltare lineamenti identitari integri e univoci, spesso scadenti in mere dicerie e leggende metropolitane. La parole chiave di cui si sente la necessità è “esplorare”: camminare con le proprie gambe, guardare curiosi con i propri occhi e riflettere con la propria testa per capire che quello che viene definito come “mio” ha spesso radici e legami altrove; entrare dal fruttivendolo e pensare alla provenienza di frutti come il mango, l’ananas, la banana, la papaya; aprire la dispensa di casa e prendere in mano il cioccolato, la noce moscata, lo zenzero e altre spezie; parlare e scoprire l'origine straniera di molti sostantivi e beni di uso quotidiano, il coltan che si usa in elettronica, il petrolio, il gas per il riscaldamento. Questi sono solo alcuni minuti esempi di quotidianità. Le città sono spazi complessi, contradditori, includono e nello stesso tempo escludono. La città è sempre extracomunitaria perché non si lascia possedere da una sola e specifica comunità, spesso più immaginata che reale. La città sa fare da sola e concretamente un’autentica interculturalità. *Metodologia interculturale è un approccio finalizzato ad indagare gli apporti, provenienti da altrove, sedimentati nei vari contesti culturali e si riferisce ad un metodo per esplorare i differenti modelli culturali, i vari sistemi valoriali e la pluralità dei gruppi linguistici e religiosi che coabitano lo stesso territorio.


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Virtueller Raum 01 ZWEISPRACHIGKEIT // BILINGUISMO Andrea Abel eurac research, Sprachwissenschaftlerin Daniela Zambaldi Servizio di coordinamento per l'integrazione Moderation Irene Visentini Wie wird die Zweisprachigkeit in Südtirol gefördert? Was gibt es für Ansätze? Cosa significa essere bilingui/plurilingui? Welche Rolle spielt die Schule? Possiamo imparare una lingua (viva) a scuola? Quale può essere il contributo di una scuola bilingue? Quanto possono fare le famiglie per sostenere l'apprendimento delle lingue? Qual’è il contributo al panorama linguistico delle persone con storie di migrazione? Perché in Alto Adige sembra ancora così difficile imparare l’altra lingua? Quali sono le sfide e quali invece le opportunità? Wie ist die Situation in anderen zwei- oder mehrsprachigen Territorien auf der Erde? Andrea Abel Leiterin des Eurac-Instituts für Angewandte Sprachforschung, Sprachwissenschaftlerin und Sprachbegeisterte Ich bin die Leiterin des Eurac-Instituts für Angewandte Sprachforschung und beschäftige mich seit vielen Jahren schon mit Fragen des Erst- und Zweitspracherwerbs und der sprachlichen Variation. Besonders interessiert mich dabei, welche Rolle gesellschaftliche Aspekte beim Sprachenlernen und -verwenden spielen, also z. B. welchen Einfluss die Umgebung, die Eltern und Freunde oder die Schule auf das Sprachenlernen ausüben. Außerdem finde ich es sehr spannend zu ergründen, wie man mit computerlinguistischen Methoden den Sprachgebrauch in unterschiedlichen Kontexten, zum Beispiel in der Schule oder in den sozialen Medien, untersuchen und beschreiben kann. Aber auch privat bin ich eine immer neugierige Sprachbeobachterin und diskutiere gern über sprachliche Themen – wie heute in dieser Runde. „Costruire ponti – Sprache als Brücke“ ist ein vielsagender Titel. Ich frage mich dabei: Warum sind die Zweitsprachkompetenzen in Südtirol so, wie sie sind? Wie können Sprachen Brücken bauen? Und schließen Sprachen nicht oft auch aus? Deutsch und Italienisch bilden BRÜCKEN, wenn sie Alltagsrelevanz besitzen, das heißt wenn sie der Kommunikation und dem Bewältigen alltäglicher Aufgaben dienen und nicht vorwiegend als Schulfächer wahrgenommen werden. Im Hinblick auf ein gutes Erlernen der deutschen und italienischen Sprache wird immer wieder der Ruf nach einer sogenannten „zweisprachigen Schule“ laut. Ein zweisprachiges Schulmodell birgt die Gefahr, exklusiv zu sein und eine elitäre Nische für einen nur kleinen Teil der Schülerschaft zu schaffen. Eine inklusive Schule sollte BRÜCKEN bauen und alle mitgebrachten Sprachen aktiv einbeziehen.

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Daniela Zambaldi Koordinierungsstelle für Integration Ho studiato tedesco ed inglese all'università e imparato francese, spagnolo e un po' di sudtirolese da autodidatta. Mi piace costruire e attraversare ponti per conoscere altre culture e altre persone. Parlare, scrivere, ascoltare, leggere sono competenze linguistiche che ci permettono di connetterci ed interagire con il mondo, di esprimere il nostro pensiero attività indispensabili per la vita e per la realizzazione di ogni persona. Quanto più queste sono sviluppate (nella/e madrelingua/e come nelle altre lingue), tanto più ampia sarà la comprensione del mondo ed efficace la comunicazione con gli altri e con se stessi. Ecco quindi il compito che ci spetta: riconoscere il ruolo essenziale che ogni lingua svolge come "ponte". Ripartiamo da noi e pensiamo alla nostra biografia linguistica: cosa ci ha aiutato ad aprirci verso un'altra lingua? Cosa ci ha creato ansia? Come ci sentiamo quando qualcuno ci viene incontro, parlandoci nella nostra lingua? Cosa proviamo quando parliamo un'altra lingua? -------Dall’esterno la provincia di Bolzano è vista come un modello per il bilinguismo. Ma siamo davvero un modello? Le ricerche ci dicono che gli studenti italiani e tedeschi nel penultimo anno di liceo non raggiungono lo standard atteso. Le scuole bilingue corrono spesso il rischio di essere elitarie ed esclusive. La società italiana e quella tedesca vivono in mondi separati a partire dalla scuola, e anche chi nasce e cresce in famiglie miste sente questa separazione: la lingua come una spada che divide. Tante volte le persone provano vergogna e resistenza ad esprimersi nella seconda lingua. Ecco smontato il modello altoatesino. Cosa si può fare? Quali sono le opzioni? Unire le scuole partendo da diversi livelli: • promuovere più scambi tra le scuole italiane e tedesche • unire i cortili di scuole italiane e tedesche e far fare insieme le pause o altre attività esperienziali che permettano di vivere la lingua (gite, coro, educazione fisica...) • unire le intendenze scolastiche italiane, tedesche e ladine in un’unica intendenza, che avrà maggiori possibilità di analizzare i problemi e sviluppare proposte per una scuole bilingue per tutti • con l’obiettivo a medio e lungo termine di realizzare una scuola plurilingue accessibile e inclusiva, dove si valorizzano anche le lingue di origine diverse dall’italiano e dal tedesco, seguendo il modello delle scuole ladine e della scuola europea E cosa si può fare in famiglia? Superare la resistenza nell’esprimersi nella seconda lingua. Avere meno timore di perdere la propria identità se miglioriamo le nostre competenze linguistiche. Sprache kann Realität schaffen!


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1° giro Eine zweisprachige Schule ist möglich, wenn die zwei Sprachgruppen sich näher kommen. Sprache lernt man, wenn man sie lebt und im Alltag verwendet. Maybe one interesting way of increasing the interaction between German- and Italian-speaking students could be fostering interaction between students from different years (I got to know in Brazil a project of education both project based and multiage based), that means not only interacting with your own class but with classes from different years. This could be both interesting for language purposes but also to learn/teach different skills. Scuole inclusive e non come divisione. Studio Kolipsi [ricerca fatta della eurac sugli studenti altoatesini e la seconda lingua, nb] sul penultimo anno di superiori dice che la metà dei tedeschi in italiano arriva al livello linguistico B1, un terzo degli italiani in tedesco arriva al B1, la maturità aspira ad un B2. Fattori di successo: uso attivo della seconda lingua al di fuori dalla scuola, comprensione del dialetto e un/a buon/a amico dell’altra madrelingua

Herausforderungen • Mehrsprachige Schulen, die nicht elitär sind • Valorizzare le lingue di origine.

• La scuola bilingue può diventare una cosa esclusiva invece che inclusiva. Quali sono i compiti della scuola? • Alltagsrelevanz für Kommunikation. Welche Vorschläge? • La scuola non basta. Cosa può fare la famiglia? Tante persone mistilingue si sono “ritirate” in una lingua. • La lingua è stata usata come spada. • Il tema del dialetto

Un esempio di scuola plurilingue sono le scuole ladine. Il nuovo libro di grammatica è in quattro lingue e mette in paragone le quattro lingue.

Essenze • Una scuola bilingue • La scuola non basta. Cosa può fare la famiglia? • La lingua come spada • Valorizzare le madrelingue di tutti/e non solo italiano/ tedesco

2° giro • Lo standard linguistico B2 non è percepito come bisogno, sembra che non ci sia una volontà politica • Le cose stanno cambiando dal basso, anche nelle scuole tedesche ci sono molte lingue • Esistono esperienze bilingue nelle scuole italiane, in parte elitarie • La sfida è quella di creare una scuola bilingue/plurilingue veramente accessibile a tutti Wichtige Fragen Come si possono favorire occasioni di apprendimento informale della seconda lingua? Cosa possono fare attivamente le famiglie? Bolzano e l'Alto Adige vedono nel loro futuro un modello plurilingue per la scuola? Wollen wir eine mehrsprachige Schule für Bozen und Südtirol?

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Chancen

Modell EUROPA Schule

AHAS + Siamo un modello. Siamo un modello? + Scuola europea inizialmente come terza via ma poi come modello aperto + Serve un’unica intendenza scolastica! + Tutto inizia dai cortili, dai spazi condivisi. I cortili delle scuole devono essere condivisi. + Più scambi tra scuole italiane e tedesche + Scongiurare il rischio di una scuola elitaria ed esclusiva

3° giro

Già ora la scuola è elitaria, possiamo migliorarla dando le stesse opportunità a tutti/e, per cui scuola bilingue per tutti! Ein Schulamt für alle! Infatti appena arrivata in Alto Adige mi sembrava strano il fatto che la pausa scolastica [della scuola tedesca e quella italiana, nb] si svolgesse nello stesso cortile ma in momenti diversi. Eine mehrsprachige Schule für alle als großes Ziel, in der Zwischenzeit die Schulen als Ort zusammenlegen und Schulhöfe teilen.

What can we do utilizzare la lingua per affrontare il passato di questa terra, ma anche le nostre paure, la nostra "vergogna" nel parlare l’altra lingua. Utilizzare le lingue, consapevolmente, per creare una nuova realtà! Weniger Angst haben seine Identität durch eine mehrsprachige Schule zu verlieren. Condividere degli obiettivi Das gemeinsame Interesse finden, die Mitte, die uns vereint Tutto inizia dai cortili (spazi condivisi) :-) Spazi condivisi, gemeinsam beim Fußballspiel, im Chor etc.


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Grafica: MarameoLAb

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Virtueller Raum 02 LINGUA & INTEGRAZIONE Ermira Kola mediatrice interculturale, Alexander Langer Stiftung Sofia Sanchez Interracconti, studio comune Facilitazione Gaia Palmisano Cos’è la mediazione interculturale? Si limita a fare traduzioni? Quali sono oggi i bisogni, le necessità per una convivenza pacifica? Esistono corsi per mediatori/mediatrici interculturali sul territorio? Quali ruoli possono avere la lingua e i spazi d’incontro? Quale ruolo invece l’apprendimento della propria madrelingua? In che modo questo può influenzare il proprio radicamento e il proprio senso di identità? Quante lingue vengono parlate oggi in Alto Adige? Queste lingue vengono valorizzate? Come viene definita la parola integrazione? Una donna racconta: mi dicono „come ti sei integrata bene“ se bevo il caffè nero al banco al volo. Wie erleben es Menschen, die aus anderen Ländern kommen, in einem mehrsprachigen Territorium wie Südtirol anzukommen? Ermira Kola mediatrice interculturale, Alexander Langer Stiftung Sono Albanese e lavoro nel sociale da 12 anni circa, amo le lingue e amo leggere. Lavorare nel sociale vuol dire lavorare tra e con le lingue. L'ambito che ho amato di più è il lavoro con i Rom e Sinti. Trovo affascinante, interessante e utile la capacità di mantenere una lingua in forma non scritta attraverso il tempo e i luoghi. L'esperienza della lingua rom e le esperienze della lingua albanese nei paesini arberesh per lo più nel Sud Italia sono a mio avviso importantissimi nel segnalarci che la lingua è molto di più che semplici parole. Per i popoli in pericolo la lingua madre è sempre stata cara e trattata con cura e dedizione. Credo che ad oggi la lingua madre sia poco valorizzata se non fa parte delle lingue coloniali. Alcune lingue vengono considerate importanti ed altre lingue meno importanti. Si ha fretta di dimostrare di sapere la lingua del posto dove si vive e non si cura più il patrimonio linguistico di partenza. Nel luogo di arrivo spesso non viene considerato questo patrimonio che invece potrebbe essere valorizzato attraverso momenti di incontro e di conoscenza. Il mio nome è un nome albanese doc e io ne vado molto fiera. Ogni volta che lo penso (certo, non tutte le volte che lo dico) mi sembra di avere almeno un piede in Albania. Perché alcune comunità straniere smettono di insegnare la lingua madre ai figli se nati qui? Quale è la differenza tra mediazione interculturale e mediazione linguistica? Quali competenze deve avere una mediatrice/un mediatore? Basta conoscere una lingua per poterne essere mediatore/mediatrice?

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Sofia Sanchez studio comune, Innovazione, sviluppo e collaborazione Sono un essere umano, donna, mamma, spagnola, ho studiato antropologia e social work, fondatrice insieme ad altre due socie di studio comune, cooperativa sociale, sono cittadina del mondo e bolzanina da otto anni, lavoro da più di 30 anni nell’azione sociale, adesso accompagnando come coach e facilitatrice sviluppo, crescita e benessere di persone, organizzazioni e comunità. Come studio comune dall'inizio della nostra attività come cooperativa sociale, abbiamo immaginato in che modo potevamo dare un contributo al bene comune e alle nostre famiglie. Interracconti è un progetto interculturale dedicato a bambine e bambini tra i tre e gli otto anni e alle loro famiglie, per trovarsi, ascoltare insieme storie - ogni volta in una lingua diversa, accompagnati da immagini e/o suoni, canto, interpretazione, disegni. Un’opportunità per ascoltare ed incontrare diverse voci e culture e fare una merenda insieme. Gli Interracconti finora sono stati realizzati in più di 14 lingue: spagnolo, italiano, tedesco, linguaggio dei segni LIS, francese, francese antico, turco, arabo, croato, portoghese, sudtirolese, greco, danese e russo. Come funziona Interracconti: Ogni volta una persona volontaria viene a raccontare, disegnare, interpretare una storia per bambini e bambine e per gli adulti che li accompagnano. Si tratta di un'attività gratuita. Perché abbiamo iniziato Interracconti e qual è l’impatto che cerchiamo e che vediamo che ha avuto finora: • creazione di uno spazio interculturale, intergenerazionale, di pluralismo culturale, promozione della lettura, incontro e dialogo • stimolo dell’interesse e della curiosità per altre lingue e culture • valorizzazione della lingua straniera come un altro canale e strumento di comunicazione • utilizzo e valorizzazione del linguaggio domestico/familiare in pubblico. Questo per dare valore ed empowerment alle persone straniere che vivono a Bolzano con la loro famiglia, valorizzare i genitori, le persone, la loro identità e il loro contributo alla società anche agli occhi dei figli e delle figlie. • creazione di relazione e rete tra partecipanti (gruppo WhatsApp)


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Quali sono i bisogni delle persone e famiglie che partecipano a questo giro rispetto ai rapporti interculturali? Quali altri progetti conosci che mettano insieme italiano e tedesco con altre lingue? Come diffondere e mettere in rete i progetti interculturali? La mediazione interculturale viene definita come un ponte tra la cultura d‘arrivo e la cultura di provenienza. Eppure questa constatazione si basa sul presupposto che l‘identità sia qualcosa di statico. Quanto conosce davvero la cultura con cui deve mediare un mediatore/una mediatrice che vive da moltissimi anni in Italia? Questa domanda ci riconduce al tema cruciale dell‘integrazione intesa come assimilazione. Nessuna persona è tabula rasa e vivere l‘interculturalità significa concretamente dare una dimensione di empowerment alla persona che porta la sua cultura come un elemento di arricchimento culturale. Questo si propone di fare il progetto di studio comune Interracconti. In quest‘ottica, sarebbe importante valorizzare le diversità e le competenze personali. Quali sono le lingue che contano veramente? Questa domanda ci porta anche a ripensare in termini di post colonialismo, poiché le lingue che contano davvero sono le lingue coloniali. L‘interculturalità ci pone davanti a moltissime sfide, come il ripensamento del costrutto „noi“ - „voi“ e l‘esperienza attiva dell‘interculturalità, che può partire a livello personale attraverso un atteggiamento di apertura e curiosità autentica. Differenza tra mediazione linguistica e mediazione interculturale. Intercultural mediation as bridge. Ist unsere Identität statisch oder in Entwicklung? Interracconti ist ein interkultureller Raum für Kinder, Eltern aus verschiedenen Kulturen erzählen Geschichten für sie. Gibt es interkulturelle Räume in Bozen? Conoscete spazi interculturali a Bolzano? Che bisogno sentite a questo riguardo? Come si possono mettere in rete queste esperienze? Alcuni termini come integrazione, intercultura ecc. rischiano di ingabbiare il pensiero dentro degli schemi astratti. Le dinamiche reali richiedono un altro approccio, più attento alla trasformazione.

Passi concreti • Valorizzare il lavoro della mediazione interculturale con corsi di formazione congiunti • Avere un atteggiamento di curiosità e apertura / portare un messaggio • Implementare i corsi di lingua nei centri di accoglienza e la mediazione linguistica • Fare rete / condivisione

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Grafica: MarameoLAb

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Virtueller Raum 03 INDIGENE SPRACHEN & FRIEDEN Yvonne Bangert Referentin für Indigene Völker, Gesellschaft für bedrohte Völker, Deutschland Moderation Philipp von Hellberg Yvonne Bangert Ich bin seit 1978 ehrenamtlich, seit 1980 hauptamtlich bei der Gesellschaft für bedrohte Völker beschäftigt, zuerst als Redakteurin der Zeitschrit (damals "porom", heute "Für Vielfalt"), seit 2005 als Referentin für indigene Völker. Jede Sprache vermittelt eine Weltsicht und ist Trägerin der Werte, Kultur, Kosmologie, Geschichte und der kollektiven Identität ihrer Sprecher. Viele der weltweit 4.000 indigenen Sprachen sind nicht verschriftlicht. Sie werden ausschließlich mündlich überliefert. Die meist betagten Sprecher*innen sterben oft, bevor sie ihr Wissen weitergeben konnten. Oft ist ein kollektives Trauma Folge des Sprachverlustes. Dabei gibt es längst eine Gegenstrategie besonders unter jungen Indigenen. Sie entdecken den Gebrauch der eigenen Sprache als Merkmal ihres kulturellen Selbstwertgefühls und der Verschiedenheit von der Mehrheitsgesellschaft neu. Bilinguale Schulsysteme, Immersionsschulen, Verwendung indigener Sprachen bei Behörden und Gerichten, in Literatur und Musik sind wichtige Merkmale. Sie scheitern jedoch am mangelnden politischen Willen der Mehrheitsgesellschaft, in die Ausbildung von Sprachlehrer*innen und in Lehrmaterialien zu investieren. Das Internationale Jahr der indigenen Sprachen (2019) und die nachfolgende Dekade der indigenen Sprachen (ab 2022) der UN fördern indigene Ansätze für den Spracherhalt. Die Vereinten Nationen wollen indigene Sprachen stützen. Die ILO-Konvention 169 und die UN Deklaration zu den Rechten indigener Völker (UNDRIP) schließen indigene Kollektiv-, Bildungs- und Sprachenrechte ein. Mit dem Internationalen Jahr der indigenen Sprachen (2019) und der Dekade indigener Sprachen (ab 2022) wollen die Vereinten Nationen indigenen Sprachenrechten mehr Gewicht verleihen und indigene Initiativen zum Spracherhalt stärken. Noch aber sind Chancen auf dem Arbeitsmarkt und in der höheren Bildung nur durch Wissensvermittlung in der Mehrheitssprache möglich. Staatliche Behörden und Gerichte funktionieren oft ausschließlich in der Mehrheitssprache. Eltern erziehen deshalb ihre Kinder häufig nicht in der eigenen Sprache, sodass die Sprachkompetenz nach und nach verloren geht. Nationalismus kann zum Verbot von indigenen Sprachen führen. So wurden die indigenen Ainu zu Japanern erklärt, ihre Sprache wurde verboten und Japanisch zur alleingültigen Sprache. In Russland ist aufgrund der Russifizierung die Hälfte der 100 indigenen Sprachen akut

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bedroht. Nur 150.000 der etwa 1,7 Millionen Mapuche in Chile sprechen heute noch ihre Sprache Mapuzugun. Dort ist das Bildungssystem privatisiert. Bildungssprache ist Spanisch. Muttersprachlicher Unterricht bzw. Ausbildung von muttersprachlichen Lehrer*innen erfolgt in Privatinitiative und wird staatlich nicht gefördert. Andererseits: Schon vor der offiziellen Anerkennung der Maori-Sprache Te Reo Maori gab es ab 1982 in Neuseeland selbstorganisierte „Sprachennester“ (te kohanga reo) und ab 1987 Immersionsschulen (kura kuapapa). Sprachkurse und Immersionskurse werden von mehreren Universitäten und weiterbildenden Schulen Neuseelands angeboten. Noch fehlt es aber an Geld, Lehrpersonal, Unterrichtsmaterialien, um die Maori-Sprache wirklich wieder mit Leben zu erfüllen. Gerade unter jungen Indigenen wächst dabei zunehmend das Interesse an der eigenen Kultur und Sprache. Sprache ist Identität und die eigene Sprache wieder zu beherrschen, stärkt das Selbstwertgefühl. Eigene Medien, Rundfunk, TV, Internetanwendungen in indigenen Sprachen können noch vorhandenes Wissen sichern und verbreiten. Indigene Experten, Lehrende und Lernende, können dank sozialer Medien schnell und über große Distanzen hinweg miteinander kommunizieren und sich über Sprachprogramme austauschen. Ein Forum dafür ist die Stiftung Global Voices. Ihr Projekt Rising Voices bietet Training und Mentoring für Gemeinschaften, die ihre eigenen Geschichten in den eigenen Sprachen mithilfe von Social Media-Tools erzählen wollen. Als zweites Projekt unter dem Dach von Global Voices fördert Activismo Lenguas, ein digitales Netzwerk für indigene Sprachen in Lateinamerika, gezielt die indigenen Sprachen, indem es Seminare organisiert und Netzwerkarbeit betreibt. Activismo Lenguas hat bereits mehrfach Treffen digitaler Sprachaktivisten organisiert. Sind indigene Sprachen ein Anachronismus? Worin liegt der Vorteil von Sprachenvielfalt? Wäre die Welt friedlicher, wenn alle Menschen nur Esperanto sprächen? Welche Erfahrungen haben Sie mit der Pflege der eigenen Sprache? In Nordeutschland (wo ich lebe) gibt es einen Trend, Plattdeutsch wieder zu lernen und auch zu lehren. Jugendliche finden es cool, eine eigene Sprache neben Hochdeutsch zu haben. Gilt der Satz "Sprache ist Identität" also universal und nicht nur bei Indigenen?


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1. Runde Es gibt auf der Erde 7000 Sprachen, wovon etwa 4000 Sprachen indigene Sprachen sind. Viele Sprachen sind nur mündlich überliefert und sind bedroht. Die Digitalisierung stellt einerseits ein Problem dar, da diese Sprachen nicht berücksichtigt werden, andererseits stellt sie aber auch eine Chance dar, da vor allem über Social-Media offen kommuniziert werden kann. Bilinguale Schulsysteme sind eines der wichtigsten Elemente, um die Sprachen zu erhalten. Dort wo die eigene indigene Sprache gering geschätzt wird, kippen vor allem Jugendliche aus dem sozialen System. Sie wirken entwurzelt. Durch eigenen Sprachgebrauch wird Selbstbewusstsein aufgebaut. Dialekte feiern ein Revival: Eigene Identität leben, vor allem über Social Media. Der Dialekt wird aber auch zur Ausgrenzung gebraucht: „musst du können sonst gehörst du nicht dazu.“ Als Südtirolerin habe ich nie in Frage gestellt, dass das Ladinische nicht schützenswert sei. Eigene Sprache muss wieder positiv besetzt werden. Stolz sein, die Sprache sprechen zu können!

Sprachgebrauch wird Selbstbewusstsein aufgebaut. Dialekte feiern im Gegensatz dazu in Europa ein Revival: Eigene Sprache leben und Identität stärken, vor allem über Social Media. Der Dialekt wird aber auch zur Ausgrenzung gebraucht: „musst du können sonst gehörst du nicht dazu.“ Wenn man stolz ist, die eigene Sprache sprechen zu können, wird die Identität als was Positives empfunden.

Dialekt als eigene Sprache Gemeinsamer Nenner Identität und Sprache und Sprache als politisches Mittel Indigene Sprachen sind schützenswert - es hat mich sehr berührt, dass es so viele indigene Sprachen gibt, weil dies auch impliziert, dass es viele Menschen auf der Welt gibt, die sich integrieren müssen schon wegen ihrer Sprache Identität über Sprache Identität Indigene Sprachen sind nicht nur zum Kommunizieren da, sondern sind Ausdruck einer bestimmten Weltanschauung und Kultur. Sie müssen geschützt und unterstützt werden.

Aussagen Viele Sprachen sind nur mündlich überliefert und sind bedroht. Die Digitalisierung stellt einerseits ein Problem dar, da diese Sprachen nicht berücksichtigt werden, andererseits stellt sie aber auch eine Chance dar, da vor allem über Social-Media offen kommuniziert werden kann. Dort wo die eigene indigene Sprache gering geschätzt wird, kippen vor allem Jugendliche aus dem sozialen System. Sie wirken wie entwurzelt. Durch den eigenen

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2. Runde Herausforderungen Wenn man die eigene Sprache nicht mehr spricht tritt sie in den Hintergrund. Es braucht den Kontakt zur eigenen Community zum Üben und zum Erhalten der Sprache. Sich der Sprache zugehörig fühlen < aktiv sein und kommunizieren Knackpunkte Bei Sprache geht es um Haltung und Respekt: es geht darum auf eine Ebene mit Menschen zu kommen Minderheiten werden mit weniger Respekt behandelt und die indigenen Sprachen gering geschätzt. Respekt kann man lernen: man muss daran arbeiten! Oft stehen politische Interessen über wissenschaftlichen Erkenntnissen: Menschen sind Spielball der Politik. Chancen Nella Val di Non si parla un dialetto ladino. Il dialetto è la prima lingua. Con la conservazione della lingua si conserva anche la “Heimat”. In vielen Ländern gibt es Projekte mit Immersionsunterricht: vor allem im Vorschulbereich sehr erfolgreich. • Mehrsprachige Schulen, die nicht elitär sind • Valorizzare le lingue di origine. Chancen

Modell EUROPA Schule


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AHAS + In Südtirol sehen wir den Schutz der Sprachen als eine Selbstverständlichkeit an und vergessen, wie viele andere Sprachgruppen immer noch unterdrückt werden. + Senza il dialetto tedesco un italiano non può diventare bilingue: ci vogliono le scuole con due lingue + il dialetto! + Ich bin Ladinerin und fühle mich der Sprachgruppe sehr zugehörig, obwohl ich die ladinische Sprache nicht spreche. + Conservare e crescere insieme è la cosa migliore + Sprache hat mit Haltung und Respekt zu tun. Im Kleinen kann Frau/Mann viel bewirken. + Anerkennen, dass jede Sprache eine eigene Welt ist mit Neugierde. + Sprache verändert wie wir uns begegnen, auf welcher Ebene wir uns begegnen. + Il plurilinguismo reale è diffuso in Alto Adige e frenato da un sistema politico che si vede minacciato nella sua esistenza dalla mancanza di divisione nella popolazione.

Aussagen Respekt der Sprache kann man lernen: man muss daran arbeiten. Oft stehen politische Interessen über wissenschaftlichen Erkenntnissen: Menschen sind Spielball der Politik. Con la conservazione della lingua si conserva anche la “Heimat”.

3. Runde In der Sprache, die man führt, den Respekt vor anderssprachigen Menschen zeigen: auf die eigene Sprache achten Ist das Nebeneinander nützlich für indigene Sprachen, oder muss es ein Miteinander sein? In der Landesverwaltung: jede*r darf in seiner Sprache sprechen, dies weiter fördern und fordern. Toll in Gruppen zu sein, wo Sprache keine Rolle spielt. Sprachen lernen!!!! Warum sollen die anderen nur unsere Sprachen lernen! Sprachen lernen ist so belebend und spannend

Konkrete Schritte Integration anerkennen: Respektieren was neue Mitbürger*innen mitbringen, nämlich die eigene Sprache und das ist etwas Wertvolles! Englisch überdeckt ziemlich alles < weniger Englisch sprechen und sensibler gegenüber der Sprachvielfalt werden. Mehr das Miteinander als das Nebeneinander sollte vorherrschen: es sollte normal sein, dass jede*r in seiner Muttersprache sprechen kann.

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Virtueller Raum 04 GENDERLINGUISTIK Karoline Irschara: Institut für Sprachwissenschaft, Universität Innsbruck Moderation Monica Margoni Karoline Irschara Institut für Sprachwissenschaft, Universität Innsbruck 29, aus Bruneck, derzeit Universitätsassistentin am Institut für Sprachwissenschaft an der Uni Innsbruck, schreibt gerade an ihrer Dissertation (Korpus- und genderlinguistische Analyse medizinischer Befunde); außerhalb der Uni am liebsten am Roller Derby Track unterwegs (=feministischer Vollkontaktsport auf Rollschuhen) Ich unterrichte u.a. Genderlinguistik und auch meine Dissertation ist in diesem Bereich angesiedelt: Ich schreibe über medizinische Kommunikation und analysiere ein großes Korpus (eine große Datenmenge) medizinischer Befunde, u.a. im Hinblick auf genderlinguistische Aspekte bzw. Gender Bias, das sich ja auch in der Medizin sehr deutlich zeigt. Die Kombination von Sprache und Gender aus einem feministischen Blickwinkel heraus finde ich besonders deshalb interessant, weil hier sehr gut gesellschaftliche (Macht-)Verhältnisse sichtbar werden und insofern auch greifbar für Formen der Kritik werden. Ich freue mich, mit euch/Ihnen darüber zu diskutieren. Binnen-I, Beidnennung, Gendergap oder -sternchen: Die Forderung nach einer inklusiven, fairen und/oder geschlechtergerechteren Sprache ist keine neuartige Erscheinung: Schon in den 1980er Jahren machten feministische Linguistinnen (v.a. im US-amerikanischen und deutschsprachigen Raum) darauf aufmerksam, dass eine männliche Sprache Frauen - also die andere Hälfte der Weltbevölkerung - ausschließt. Werden nur männliche Formen verwendet (z.B. die Programmierer), so werden nicht nur Frauen selbst, sondern auch ihre Leistungen und Errungenschaften ausgeblendet und unsichtbar gemacht. Frauen müssen dabei einen messbaren Mehraufwand aufbringen und sich ständig selber fragen, ob sie denn nun mitgemeint sind oder nicht. Daraus kann z.B. folgen, dass sich Frauen für bestimmte Berufe, die im generischen Maskulinum ausgeschrieben werden - also in der männlichen Form “stellvertretend” für die weibliche - nicht bewerben, weil sie sich nicht angesprochen fühlen. Auch wenn das Binnen-I in vielen Bereichen nun standardmäßig verwendet wird und inzwischen viele neue Möglichkeiten des geschlechtergerechteren, inklusiven Sprachgebrauchs nebeneinander existieren, werden Gegenrufe immer noch mit einer besonderen Vehemenz erhoben. Gendern zerstöre die sprachliche Ästhetik, mache Texte unleserlich und überhaupt seien Frauen ohnehin

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"mitgemeint". Ein Großteil der Medien verzichtet nach wie vor “aufgrund der knappen Zeichenanzahl” oder auch “der Einfachheit halber” darauf, Frauen zu erwähnen. Jahrzehntelange (psycho-)linguistische Forschung, die solche Vorurteile entkräftet, wird von unterschiedlichen Seiten ignoriert, feministische Anliegen werden wie so oft auch ins Lächerliche gezogen - Stichwort “Gendersprech”, “Gender-Unfug”, “Genderwahn”... Dabei ist es gar nicht so, dass Versuche, antidiskriminierend zu schreiben/sprechen, auf keinen Fall kritisiert werden könnten: Natürlich muss hinterfragt werden, ob das bloße Einsetzen von Binnen-I, Sternchen oder Gap ausreicht, oder ob nicht auch ein weiteres Umdenken stattfinden muss, bei welchem danach gefragt wird, wie Personen dargestellt werden, aus welcher Perspektive, ob sie überhaupt vorkommen und wenn ja, wie. Gewiss muss Gender und Sprache breiter gedacht werden - einzelne lexikalische Veränderungen reichen nicht aus, und Vorschriften “von oben” bzw. starre Regelwerke stoßen meistens auf gesellschaftliche Ablehnung. Der gendergerechte Sprachgebrauch, wird leider noch allzu oft ins Lächerliche gezogen, Stichwort “Gendersprech”, “Gender-Unfug”, “Genderwahn”. Wie kann es gelingen, dass sich der geschlechtergerechte Sprachgebrauch durchsetzt? In welchen Kontexten gelingt dies leichter, in welchen ist es schwieriger? Was muss passieren, damit Sprache gerechter wird? Wie können Sprecher*innen davon überzeugt werden, dass eine gerechtere Sprache auch eine gerechtere Welt begünstigt? Was sagt Sprache über Macht und Machtstrukturen in der Gesellschaft aus? Wie zeigen sich genderlinguistische Aspekte bzw. Gender Bias in der Medizin? Sprache ist ganz eng mit unserer Identität verbunden, als Menschen, als Frau/Mann, als Südtiroler*in, als Europäer*in und als Weltbürger*in. Es kann etwas ganz Schönes sein, wenn ich die Sprache beherrsche und die Anderen verstehe, oder es kann etwas ganz Schlimmes sein, wenn ich mich nicht wahrgenommen fühle, nicht gehört, nicht gesehen fühle, oder sogar verletzt oder ausgeschlossen werde. Im Dialog in der Gruppe waren Gefühle wie Trauer und Wut da, dadurch, dass die Frau in der Geschichte, und heute noch, nicht als die andere Hälfte der Welt wahrgenommen wird. Gleichzeitig habe ich Aufbruchsstimmung gespürt, dass es jetzt selbstverständlich ist, dass in der Welt Frauen in Regierungspositionen sind, wie eine Bundeskanzlerin oder eine Rekto-


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rin, und dadurch wird durch Sprache Realität geschaffen und umgekehrt. Ich habe auch gespürt, dass jede*r von uns und wir gemeinsam eine Kraft haben, wenn wir das Thema ins Zentrum der öffentlichen Diskussion bringen. Ich denke an die Aktionen von Frauenbewegungen für eine faire Sprache und ähnliche Initiativen. Auch die Humanisierung der Sprache hat mich berührt: wir können wirklich viel entscheiden, als einzelne Personen oder in den Organisationen, wo wir arbeiten, welche Realität wir durch Sprache schaffen wollen. Oft ist es uns nicht bewusst und wir nutzen dieses Potential nicht. Es ist eine Frage des Bewusstseins.

1. Runde

Sprache: inklusiver, fairer Sprachgebrauch? Forderungen seit 40 Jahren. Vergisst man die andere Hälfte der Welt? Mentale Bilder und Vorstellungen. Sichtbarkeit? Sind Frauen gemeint oder nicht? Genderwahn? Es löst viele Emotionen aus. Vorwurf: Ästhetik wird zerstört. Medien verzichtet auf Gender, aber sind Frauen gemeint? Feministische Anliegen werden lächerlich gemacht. Wie könnte man korrekt gendern? Binnen-I und Sternchen reichen oder was braucht es noch? Lexikalische Lösungen sind nicht genug, um etwas zu verändern. Es wirkt belehrend, welche kreative Möglichkeiten gibt es? Wie schafft Sprache Realität? Sprache ist kein Gesetz, spielen mit der Sprache, Sprache verändert sich. Sprache ist ein Instrument, wir sehen die Welt durch die Sprache. Im privaten Bereich ist es schwierig, die Gender-Sprache zu verwenden, es klingt belehrend und unnatürlich. Märchen sind auch patriarchalisch, mit Rollen gefüllt, Prinz und Prinzessin... müssen wir unsere Traditionen in Frage stellen? Keine Angst vor Fehlern. Es geht um inkludierende Haltung. Sprache ist Imprinting. Beide Teile müssen vertreten sein, sonst fühle ich mich als Frau nicht angesprochen 80% sind Frauen in der Weiterbildung, und wir gendern die Texte. Bildlich ist auch schön zu sehen. 25 Frauen und 1 Mann: was tun in diesem Fall? Umgekehrt passiert aber nie! Emotionale Berührung beim Thema. Frauen sind immer benachteiligt. Mi tocca molto come donna il tema. Mi manca un pezzo di storia, la lingua si sviluppa tramite la storia. Mi manca un pezzo di evoluzione, come mi sento, come mi posso esprimere. In italiano tutto maschile. Le persone che sono famose erano uomini e quindi hanno anche influenzato il pensiero. La lingua corrisponde ad un pensiero, ad una visione del mondo. Es geht um eine Haltung. Gendersprache verwenden: die Frauen fühlen sich mehr angesprochen

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Zuerst passiert im institutionellen Kontext, im privaten ist es schwieriger. Auch mündlich ist es schwieriger, als im schriftlichen Kontext.

→ Aussagen Die Geschichte wurde aus einer männlichen Perspektive

geschrieben, es fehlt uns ein Stück Geschichte, es fehlt die weibliche Perspektive. Gendern ist leichter im öffentlichen Bereich als im Privaten; und einfacher ist es auch im schriftlichen Kontext als im Mündlichen. Frauen fühlen sich mehr angesprochen, wenn gegendert wird: ein Beispiel ist eine öffentliche Ausschreibung, wenn da die weibliche Form verwendet wird nehmen mehr Frauen daran teil.

2. Runde

100.000 Befunde: Unterschiede w.+m. Patientinnen? ja Verharmlosung bei weiblichen Formen? Bei Tumoren sieht man auch Unterschiede. Erfolgt auch dann eine andere Behandlung? Nein. Will man Frauen beruhigen, indem man etwas abschwächt? Was steht dahinter ist immer die Frage? Testpersonen: ist es einfacher, Männer oder Frauen zu finden? Symptome der Frauen werden anders beleuchtet. ArztPatienten Kommunikation, Ärztinnen- Patientinnen Kommunikation. Kann ich, indem ich die Sprache ändere, auch das Bild ändern? Oder besser umgekehrt? Fräulein - verheiratete Frau - ledige Frau Wechselwirkung der Sprache: wenn ich männliche Sprache verwende, dann sind männliche Bilder im Kopf. Es reicht nicht, die Sprache zu ändern, um eine bessere Welt zu haben. Flüchtlinge oder geflüchtete Personen? Prinzipiell von Menschen oder Personen sprechen. Im öffentlichen Bereich (Verwaltung) wird drauf geachtet. Die Lesbarkeit macht es anstrengend. Sprache schafft Wirklichkeit im Kopf. Wo in der öffentlichen Wahrnehmung Ärztinnen gibt, dann wird es SELBSTVERSTÄNDLICH Vorher war es undenkbar. Jetzt ist eine Bundeskanzlerin auch selbstverständlich. Wie kann ich so tun, dass eine gerechtere Sprache auch angenommen wird? Humanisierung: Medien sagen "Flüchtlinge", diskriminierend und strukturell. Humanisierung: von Menschen sprechen Schafft die Sprache Wirklichkeit oder umgekehrt? Im öffentlichen Dienst arbeiten mehr Frauen (Richterinnen), aber auf Italienisch sagt man nicht "la giudice" Beispiel: Frauen sind strenger mit Frauen (wenn Frauen in Kommissionen sind, kommen weniger Frauen durch) Frauen sollten an Selbstwert und Selbstbild arbeiten Geschlechter-Sprache kann kreativ sein, lebendig. https://geschicktgendern.de/ "Ich" statt "man".


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Aussagen Sprache schafft Realität: wenn wir über Ärztinnen, Richterinnen, Bundeskanzlerinnen berichten, dann wird es selbstverständlich, dass die Frau Teil der Realität ist, auch in der Sprache Humanisierung der Sprache: statt von „Flüchtlingen“ zu reden, kann ich von „geflüchteten Personen oder Menschen“ reden Sprache kann auch kreativ und lebendig sein. Wir können entscheiden, wie wir reden wollen: „ich“ statt „man“, mehr persönlich. Teamgeist und flache Hierarchien nehmen zu, man kann es erkennen in der „Wir-Sprache“.

3. Runde Wie begegne ich Menschen, wie respektiere ich sie? Capire le altre persone, comprenderle. Apertura verso la comunicazione tra le lingue, anche quando non si padroneggiano le altre lingue. Apertura culturale verso il mondo. Jugendliche sind genervt. Wie wurden wir sozialisiert? "Wenn Sprache weh tut": Workshop, um spielerisch das Thema Sprache anzusprechen. Beispiel: "Pilot zeichnen" - Männer werden gezeichnet. Frauen als Beispiel nehmen, in Büchern, nicht nur Männer. Worte können auch verletzen. Mit Jugendlichen über Schimpfwörter sprechen. Um zu schauen, dass Sprache eine Wirkung hat. Im privaten Bereich das Thema aufwerfen, Menschen damit erreichen. Nicht belehren, einfach tun. Aufmerksamkeit schaffen, indem ich bestimmte Worte verwende. Usare nella mia vita privata il linguaggio che scelgo, la lingua si muove, si sviluppa, evolve. Se dico "avvocata" vengo corretta. "Avvocato donna?" Avvocatessa è sbagliato? La lingua è binaria, ci sono vari generi. Leserbriefe schreiben, "Zuhörer und Zuhörerinnen" Es wird nicht gegendert, um Zeit zu sparen, bei den öffentlichen rechtlichen Medien. Leser*innenbriefe

Konkrete Schritte Leser*innenbriefe schreiben, wenn nicht gegendert wird spielerische Workshops für Jugendliche, um das Thema zu vertiefen. Im privaten Bereich die Gender-Sprache nutzen; nicht belehren, einfach tun.

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Grafica: MarameoLAb

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Virtueller Raum 05 MEHRSPRACHIGKEIT MEHRFACHIDENTITÄT

&

Hans-Karl Peterlini Uni Klagenfurt Moderation Hanno Mayr Quanto è multilingue l’Alto Adige? A che livello bisogna conoscere un’altra lingua per potersi considerare plurilingue? Com’è disciplinata la gestione della diversità linguistica in Alto Adige? Quali sono i benefici di una società multilingue? Quali vantaggi per il singolo individuo? Le persone plurilingui corrono il rischio di conoscere tante lingue ma non parlarne bene nemmeno una? In che modo le scuole gestiscono la diversità linguistica? Sempre più studenti usano a casa una lingua diversa dal tedesco e dall’italiano. Che impatto ha sulle lezioni? I “miscugli tra più lingue” rappresentano un pericolo per lo sviluppo linguistico? In che modo l’Alto Adige può beneficiare ulteriormente del plurilinguismo? Wie mehrsprachig ist Südtirol? Wie gut muss man eine andere Sprache beherrschen, um als mehrsprachig zu gelten? Wie ist der Umgang mit der Sprachenvielfalt gesetzlich geregelt? Wie ist die sprachliche Vielfalt Südtirols entstanden? Was hat eine Gesellschaft von Mehrsprachigkeit? Was sind die Vorteile für den Einzelnen? Laufen Mehrsprachige nicht Gefahr, zwar viele Sprachen zu sprechen, aber keine richtig? Wie geht die Schule in Südtirol mit Sprachenvielfalt um? Was passiert im Unterricht, wenn immer mehr Schüler und Schülerinnen eine andere Familiensprache haben als Deutsch oder Italienisch? Sind „Sprachmischungen“ gefährlich für die Sprachentwicklung? Wie kann Südtirol die Chancen von Mehrsprachigkeit noch besser nutzen? Hans-Karl Peterlini Universität Klagenfurt - Institut für Erziehungswissenschaft und Bildungsforschung, Arbeitsbereich Diversitätsbewusste Bildung Seit ziemlich langer Zeit darum bemüht, menschliches Handeln zu verstehen - als Journalist, als zeithistorischer Autor, jetzt als Erziehungs- und Bildungswissenschaftler. Warum heiße ich, wie ich heiße: Peterlini, vermutlich einst Peterlin, altbayrische Stämme, die gegen Süden zogen und sich, meist friedlich, in den kaum besiedelten Hochtälern niederließen, so auch in Terragnolo ober Rovereto, wo auf dem Dorfplatz heute noch das altbayrische Vaterunser auf einer Tafel steht und die Peterlinis, allmählich sprachlich ans Umfeld angepasst, also mit i, auf dem Friedhof eine stattliche Präsenz haben; Vorfahren meiner Großeltern sind dann, vermutlich aus Not, gegen Norden gezogen und zwar dorthin, wo es doch noch ein bisschen italienisch war, nämlich Pfatten. Generationen später heiratete mein Vater aus einer italienischen Familie, aber im deutschen Gries aufgewachsen,

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meine Mutter, deren Eltern noch kaum ein italienisches Wort sprachen. Beim sechsten Kind ist ihnen eingefallen, dass sie die Großväter bei der Namensgebung vergessen haben, also bekam ich vom Nonno Giovanni den Hans und vom Opapa den Karl umgehängt, die ich beide - wie könnte ich einen von beiden verraten? - durchs Leben trage. Giancarlo ist im italienischen üblichen, im Deutschen eher komisch, aber unsere Familiensprache war deutsch. Was ist also meine Identität? Das Beispiel meiner Namensgebung sollte zeigen, wie sprachliche Zugehörigkeiten wechselhaft sein können und sich vielfach friedlich, aus wirtschaftlichen Opportunitäten, aus lebensweltlicher Anpassung wandeln, vielfach aber auch unter Druck erzwungen wurden. Für meine Mutter war der Umstand, sich in einen Italiener verliebt zu haben, nicht nur einfach - sie wurde 1920 geboren und wuchs unter dem Druck des Faschismus aus, ihre Eltern taten sich mit der italienischen Sprache schwer, wenngleich es in der Familie keinen Hass gegen Italiener gab, wohl aber wurde der Edoardo, der sich entsprechend Edi hieß, misstrauisch angeschaut. Dass er akzentfreien Dialekt sprach, hat ihm die Einfindung sicher erleichtert, zugleich wurden sie als Paar zerrissen - ihre Familie hätte optiert, er wurde zum italienischen Heer eingezogen. Auf den Trümmern des Zweiten Weltkrieges gründeten sie eine Familie, mein Vater schrieb sich in die Südtiroler Volkspartei ein und setzte sich am Brenner für die Wiedererrichtung der deutschen Schule ein. Obwohl ich auch unter italienischen Onkeln und Tanten aufwuchs und die Nonna liebte, wäre ich nie auf die Idee gekommen, einer zweisprachigen Familie anzugehören - wir waren eine deutsche Familie, und wer daran am wenigsten einen Zweifel aufkommen ließ, war mein Vater, obwohl er ebenso akzentfreies Deutsch wie akzentfreies Italienisch schrieb. Mit 16 trat ich den Schützen bei, in der vollen Überzeugung, für das deutsche Südtirol einstehen zu müssen, obwohl ich italienische Freunde hatte - eine nachträglich als beinahe schizophren, jedenfalls bewusstseinsspaltend reflektierte Situation. Ich brauchte lange, um in der mehrsprachigen Familiengeschichte einen Wert zu sehen. So etwas kommt nicht von ungefähr: Mehrsprachigkeit galt im 19. Jahrhundert als seelisch und - Zitat - "charakterlich" gesundheitsgefährdend, Kinder würden verwirrt, würden keine Sprache je gut lernen können. Dieser Mythos hielt sich lange, genau genommen wirkt er bis in die Gegenwart weiter, wenn in mehrsprachigen Schulen oder auch nur in Kinder der "falschen" Sprachgruppe eine Bedrohung gesehen wird. Stimmt das wirklich? Was sind unsere Erfahrungen? Was sagt eine reflektierte


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Mehrsprachigkeitsforschung? Die Antworten werden wir suchen, vorerst nur so viel: Sprachen können, um den Titel der heutigen Veranstaltung aufzugreifen, Brücken darstellen, über die wir auf andere zugehen können, sie können aber auch Spaltungen markieren, zwischen unterschiedlichen Sprachen, aber auch zwischen sozialen Schichten, wenn mit der Sprache - der vermeintlich nicht perfekt beherrschten Sprache, ob nun Zweitsprache oder Bildungssprache - die ganze Person abgewertet wird. Es geht um Teilung vs. Teilhabe. Was ist eure sprachliche Herkunft? Wie war der Übergang vom Dialekt zur Bildungssprache? Wie geht es euch, wenn ihr Anderssprechende nicht versteht? Entsteht mit Sprache Machtgefühl, wenn ihr sie beherrscht, Ohnmacht, wenn wir uns durch Sprache ausgeschlossen fühlen? Und ach ja, beinahe vergessen: Was hat Sprache mit Identität zu tun? Heißt nur eine Sprache zu sprechen, wirklich eine einfältige Identität zu haben, sind Mehrsprachige Wunderkinder? Entstehen neue Mythen: Vom Verderbnis durch Mehrsprachigkeit zu deren Verklärung? Ja, und was ist das überhaupt - Identität? Mit mir selber, mit anderen, mit einer Gruppe? Sind die dann alle identisch? --------Der Einstieg fiel sehr leicht. Jede*r in der Gruppe hat irgendwann Erfahrungen im Fremdsprachenerwerb gesammelt. Sowohl wer bereits mehrsprachig aufgewachsen ist, als auch „Spätzünder“ blicken mit Freude auf erlernte Sprachkompetenzen und ärgern sich über verpasste Chancen und bremsende Lernbedingungen. Hans-Karl Peterlini oder Hanspeter Karlini verdankt seinen frei kombinierbaren Namen einem italienischsprachigen und einem deutschsprachigen Großvater, sowie einer Migration von Oberbayern ins Trentino und nach Südtirol. Die langsam schleichende oder aktiv getriebene Veränderung sprachlicher Realitäten wird an dieser Herkunftsgeschichte offensichtlich. Problematisch wird es, wenn sich Machtstrukturen in die Sprachnutzung einmischen. Diese Systemebene manipuliert viel zu oft die sprachliche Lebenswelt und erschwert Spracherwerb und -nutzung. Wer Sprache einfach als Werkzeug für den Alltag und als Schlüssel zum Zugang zu Mitmenschen sieht, überwindet bereits viele Hindernisse auf dem Weg zu gelebter Mehrsprachigkeit. Werkzeuge müssen weder perfekt sein, noch stehen sie exklusiven Gruppen zu. Deshalb: Aktivity statt Perlaggen, spielerische Kommunikation statt exklusiver Fachsprache!!

1. Runde Sprachliche Realitäten ändern sich andauernd – meist langsam und unmerklich Geschehen diese Veränderungen aktiv und unter Zwang sind langfristige gesellschaftliche Spannungen die Folge Mythen über die Nachteile von (früher) Mehrsprachigkeit sind oft die Folge davon Sprachliche Realitäten wandeln sich in der Zeit. Der Wechsel kann langsam und unmerklich, aber auch aktiv oder problematischer erzwungen passieren Aufladung von Sprache mit nationalistischer Bedeutung kann zu großen gesellschaftlichen Konflikten führen Lebensrealität und persönliche Identität können auseinanderklaffen Mythen über den Schaden von Mehrsprachigkeit halten sich sehr lange Warum muss man sich bei uns für eine Sprache entscheiden? In Südtirol existieren auch kleinräumig sehr unterschiedliche Sprachgebräuche Sprache macht zwar Identität nicht aus, aber es gibt z.B. Begriffe, welche nur in einer Sprache existieren Lebenswelt vs. Systemwelt Problemlösung vs. starre Regeln Systemebene dringt in die Lebenswelten ein, manipuliert diese Zuordnungsdruck ergibt sich in Südtirol aus der Geschichte und wirkt stark nach Ladiner haben Verhältnisse wie die indigenen Völker In Quebec müssen alle Einwanderer*innen in die französische Schule In Kärnten ist die slowenischsprachige Bevölkerung von 30 auf wenige Prozent zurückgegangen, weil das Schulsystem nur für slowenischsprachige Familien gilt

→ Aussagen Konzept Lebenswelt vs. Systemebene Lebenswelt ist sprachlicher Alltag – unproblematisch und lösungsorientiert Systemebene ist legislativer und bildungspolitischer Rahmen – kann Lebenswelt behindern

2. Runde Wichtige Fragen Wie können (negative) Mythen zur Mehrsprachigkeit überwunden werden? Wie kann der (Mehr-) Sprachenerwerb erleichtert werden? Herausforderungen Die Systemebene manipuliert die Lebenswelt um Macht auszuüben – Wie entledigt sich man dieses Ballasts, um Sprache(n) unbelastet nutzen zu können? Sprachenerwerb ist langer und mühsamer Weg

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Chancen Bevölkerungswandel mit immer mehr Mitbürger*innen neuer Herkunftssprachen löst langsam die Dichotomie Italienische-Deutsch auf Knackpunkte Die gesellschaftliche Realität überholt meist die politische Ebene und daher sind der sprachliche Alltag und die politischen Vorgaben dazu oft unpassend

AHAS + Der Nutzwert der Sprache ist viel Wichtiger als ihre Perfektion + Wer es schafft die kulturellen oder politischen Barrieren der Sprache hinter sich zu lassen, tut sich viel leichter beim Spracherwerb + Nella vita giornaliera ci si arrangia con la lingua + Le soluzioni linguistiche si trovano - anche con mani e piedi + Il livello del sistema manipola la realtà anche per motivi di potere + La divisione in gruppi linguistici è una separazione molte volte virtuale + Il valore funzionale della lingua è molto più importante della perfezione + Tutti siamo plurilingui + Importante è cosa facciamo con le proprie lingue + L'imparare di una lingua è un processo lungo e faticoso. + Dipende anche dalla personalità quanto lavoro è di imparare una nuova lingua + Molte volte altre persone cercano di aiutarci nell'esprimerci cambiando un dialogo, dalla lingua per noi alla nostra madrelingua + La lingua è soprattutto uno strumento pratico + Das Sprachniveau ist in den vergangenen Jahrzehnten nicht besonders gestiegen + Die Mehrsprachennutzung hingegen schon - wohl auch auf Grund der neuen Mitbürger*innen mit vielen neuen Sprachen + Wenn man es schafft die Barrieren (aus der Vergangenheit) hinter sich zu lassen, wird die Sprachnutzung sehr viel einfacher. + Schön: Sprache kann Realität schaffen! + Und vielleicht auch dabei helfen, Barrieren (aus der Vergangenheit, aber nicht nur) abzuschaffen. Das kann sie :-)

Aussagen Sprachenerwerb ist ein langer und mühsamer Weg, kulturhistorischer und politischer Ballast erschweren diesen Prozess zusätzlich der Wandel hin zu einer größeren Sprachenvielfalt durch globale Migration lenkt im Alltag zu einer praktischen Sprachnutzung

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3. Runde Konkrete Schritte auf persönlicher Ebene Hohe (Mehr-) Sprachkompetenz kann zu Überheblichkeit führen – Bescheidenheit und Rücksicht sind gefragt Die Herkunftssprache des Gegenübers wertzuschätzen erleichtert diesem den Weg in neue Sprachenvielfalt Wer Sprache als praktisches Werkzeug für den Alltag sieht und nutzt hat Vorteile im Spracherwerb und der Kommunikation Sprache kann koloniale Geschichte haben und als solche Gewalt ausüben. Wer spricht schon perfekt? Viel wichtiger im Leben ist die Mehrsprachenkompetenz. Vielleicht schwingt auch ein kleines Überlegenheitsgefühl mit bei Personen, welche mehrere Sprachen gut beherrschen und in Gesprächen die Sprache wechseln. Migrantische Sprachen erfahren viel zu wenig Aufmerksamkeit. Fremdsprachen erlernt man leichter, wenn die MutterVatersprache wertgeschätzt wird. Es gibt das gesellschaftliche Diktat, dass die Muttersprache perfekt beherrscht werden muss. Ich weiß es gar nicht, ob es bei anderen auch so ist… ich denke, dass von Nationalsprachen geprägte Gesellschaften stark zu dieser Dominanz Position neigen.

Konkrete Schritte Sprache ist ein emotionales Thema, welches jede*n betrifft – große Motivation der Teilnehmer*innen in der Diskussion verlangt nach mehr Zeit für das Thema Sprache Statt gelegentlich ein Überlegenheitsgefühl zu entwickeln auf Grund eigener Mehrsprachigkeit wäre Rücksicht und Wertschätzung für die (auch exotische) Herkunftssprache des Gegenübers gefragt.


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Aus dem Plenum… mitgehört • La lingua come spada – un instrumento di divisione • Identità come processo, ma anche la necessità di radicamento e di parlare la propria lingua • Madrelingua – padrelingua? • Begegnungen erfahren eine positive Besetzung, wenn die eigene Sprache verwendet werden kann • Gendersprache < zeigt, dass Frauen teilnehmen (und Teil sind!) • Sprache hilft, die eigene Identität zu anaylsieren • Wie zugehörig erklären, wenn man es sich nicht fühlt? • Alcune lingue valgono più che altre – le lingue dei colonizzatori hanno una posizione più forte < un punto che pochi si rendono conto • Wir brauchen eine Humanisierung der Sprache • La lingua non è solo un istrumento pratico per arrangiarsi ma strumento politico, storico e culturale • Neue Mitbürger*innen wissen nichts von unserer Sprachhistorie und verwenden die Sprache deshalb praktischer • Reicht die m/w Form in der Sprache? Geht es viel mehr nicht um ein Auflösen der binären Sprache (und Strukturen!)? • Ohne Sprache kann Integration nicht beginnen • Ein Nebeneinander und nicht gegeneinander der Sprachen, noch schöner wäre ein miteinander! • Sich aufs Gegenüber einlassen und sich für den Austausch daran orientieren – und nicht aufgrund der eigenen Sprachkompetenz die Sprache wählen • Sprache ist Emotion, betrifft jede*n

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IMPRESSIONEN AUS DEM CHATROOM

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Serve un’unica intendenza scolastica!

AHAs

Eine inklusive Schule sollte BRÜCKEN bauen und alle mitgebrachten Sprachen aktiv einbeziehen.

Siamo un modello. Siamo un modello?

Superare la resistenza nell’esprimersi nella seconda lingua.

E cosa si può fare in famiglia?

Scuola europea inizialmente come terza via ma poi come modello aperto

Wenn man es schafft die Barrieren (aus der Vergangenheit) hinter sich zu lassen, wird die Sprachnutzung sehr viel einfacher.

Fattori di successo: uso attivo della seconda lingua al di fuori dalla scuola, comprensione del dialetto e un/a buon/a amico dell’altra madrelingua


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Differenza tra mediazione linguistica e mediazione interculturale.

Scongiurare il rischio di una scuola elitaria ed esclusiva

Conservare e crescere insieme è la cosa migliore

In Südtirol sehen wir den Schutz der Sprachen als eine Selbstverständlichkeit an und vergessen, wie viele andere Sprachgruppen immer noch unterdrückt werden.

Senza il dialetto tedesco un italiano non può diventare bilingue: ci vogliono le scuole con due lingue + il dialetto!

Più scambi tra scuole italiane e tedesche

• Tutto inizia dai cortili, dai spazi condivisi. I cortili delle scuole devono essere condivisi.

Sprache hat mit Haltung und Respekt zu tun. Im Kleinen kann Frau/Mann viel bewirken.

Anerkennen, dass jede Sprache eine eigene Welt ist mit Neugierde.

Bin Ladinerin und fühle mich der Sprachgruppe sehr zugehörig, obwohl ich die ladinische Sprache nicht spreche.


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Wer es schafft die kulturellen oder politischen Barrieren der Sprache hinter sich zu lassen, tut sich viel leichter beim Spracherwerb

Der Nutzwert der Sprache ist viel Wichtiger als ihre Perfektion

Sprache ist Instrument, wir sehen die Welt durch die Sprache.

Migrantische Sprachen erfahren viel zu wenig Aufmerksamkeit.

Avvocatessa è sbagliato?

Il plurilinguismo reale è diffuso in Alto Adige e frenato da un sistema politico che si vede minacciato nella sua esistenza dalla mancanza di divisione nella popolazione.

Sprache verändert wie wir uns begegnen, auf welcher Ebene wir uns begegnen.

Wie schafft Sprache Realität? Sprache ist kein Gesetz, spielen mit der Sprache, Sprache verändert sich.

Die Geschichte wurde aus einer männlichen Perspektive geschrieben, es fehlt uns ein Stück Geschichte, es fehlt die weibliche Perspektive.

Geschlechter-Sprache kann kreativ sein, lebendig.


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LINKS + Jüngste Daten zu den Zweitsprachkompetenzen in Südtirol: KOLIPSI-II-Studie https://doi.org/10.13140/RG.2.2.24248.96001 + Migrationsreport http://www.eurac.edu/de/research/Publications/Pages/dossier/migration-report.aspx + Ausländische Bevölkerung nach Zahlen (Anzahl Sprachen nicht bekannt) http://www.eurac.edu/it/research/Publications/Pages/dossier/migration-report.aspx + Von Sprachrevieren zum Sozialen Raum http://www.schule.provinz.bz.it/forum-schule-heute/2014_3/2014_3_D_PeterliniCennamo.htm + Dossier zur Mehrsprachigkeit in Südtirol // Dossier sul plurilinguismo in Alto Adige https://sms-project.eurac.edu/dossier-sul-plurilinguismo-in-alto-adige/?lang=it https://sms-project.eurac.edu/dossier-zur-mehrsprachigkeit-in-sudtirol/ + Qual´é il femminile di avvocato? https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_001.html + Sprache ein Menschenrecht https://www.gfbv.de/de/informieren/infothek/detail/news/detail/News/sprache-ein-menschenrecht-9742/ + Indigenous Languages digital activism https://rising.globalvoices.org/indigenous-language-digital-activism/

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www.linienwerk.com

Dankeschön & grazie allen Beteiligten.

Ein Projekt von blufink in Zusammenarbeit mit

AUTONOME PROVINZ BOZEN - SÜDTIROL

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE

Die Initiative wird vom Land Südtirol, Präsidium und Außenbeziehungen, Amt für Kabinettsangelegenheiten, Entwicklungszusammenarbeit unterstützt.


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