Clamoroso a Cagliari: Porcedda vuole rientrare nel mondo del calcio BOLOGNA - Quando a Cagliari fai domande su Sergio Porcedda è come se tu chiedessi notizie su un fantasma. Perché nessuno lo vede più, perché Porcedda non frequenta più neanche quei ritrovi che fino a un paio di anni fa frequentava quotidianamente, anche due o tre volte al giorno. Ecco, solo al Lido qualche volta Porcedda si materializza ancora. Ma anche se nella stessa sua città è più facile trovare un ago in un pagliaio che Porcedda in giro per le vie del centro, alcuni suoi amici assicurano di sapere tante cose su di lui. La prima: ha finalmente venduto quel palazzo antico nel centro di Cagliari che avrebbe dovuto salvarlo e salvare anche il Bologna dal fallimento e ciò gli ha consentito di ritrovare una certa liquidità di denaro. La seconda: Porcedda ha rotto del tutto con i suoi soci, a cominciare da quel Giannuzzi, direttore generale di Fort Village e allora ex presidente del Bologna. La terza: nessuno lo riteneva pronto a sostenere il peso di una presidenza di una squadra di serie A, riconoscendogli potenzialità economiche ridotte, ma al tempo stesso nessuno pensava che potesse recitare un copione tanto squallido, ritenendolo una persona molto seria e corretta. Da qui la certezza che Porcedda avesse qualcuno alle spalle importante (probabilmente anche a livello politico) che poi lo ha tradito strada facendo, lasciandolo da solo in mezzo a un mare di guai. La quarta, la più suggestiva: forse tra un anno, forse tra due, ma un giorno non lontano Porcedda vuole rientrare in quel calcio che lo ha respinto e dal quale è uscito coperto di vergogna. Sia per abbracciare quella che è da sempre la sua grande passione, sia per riscattare la sua immagine.
c. ben.
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Avanti con la linea a quattro Antonsson e Cherubin danno più garanzie con i due esterni BOLOGNA - Non sempre le amichevoli lasciano il tempo che trovano, a volte ti danno anche indicazioni delle quali tieni conto: lidea di Pioli era di continuare a giocare con la difesa a tre ma è successo che durante la sosta, prima a Cittadella e poi a Reggio Emilia, nè Sørensen nè Carvalho lo hanno convinto e di conseguenza ha deciso di mettersi a quattro a Cagliari, una soluzione che tra laltro gli consentiva di giocare con un centrocampista in più. Con il senno del poi Pioli ha fatto la scelta giusta, perché dietro il Bologna ha sbagliato solo un paio di virgole, nonostante nel corso della partita il Cagliari abbia mandato in campo lintero campionario a sua disposizione (ricordiamo che gli mancavano Cossu e Pinilla), prima Ibarbo e Nenè poi Larrivey e Sau. Cè da dire che sono andati meglio i due centrali, Antonsson e Cherubin, che i due esterni, Garics a destra e Morleo a sinistra, ma allatto pratico tutta la linea difensiva ha retto bene, finendo per concedere qualcosa al Cagliari solo nellultima fetta della partita. Ora, non sappiamo se anche contro lInter domenica prossima e nelle due partite successive, quella di mercoledì a Torino contro la Juventus e quella della domenica in casa contro lUdinese, Pioli riproporrà la difesa a 4, magari volendo dare continuità a questa soluzione tattica portata avanti anche lo scorso anno fino a gennaio, ma al di là del fatto che la quattro ha portato fin qua più punti in classifica della tre, va sottolineato come Antonsson e Cherubin diano limpressione di sentirsi maggiormente a loro agio con due esterni ai lati. Senza dimenticare un particolare Gyorgy Garics in azione (Ansa) che non è di sicuro trascurabile, e che per certi versi lo stesso Pioli non ha nascosto: per giocare a tre dietro devi avere un centrale di personalità che sa comandare e guidare anche gli altri due e se non puoi contare su Portanova e neanche puoi avere Natali, che avevi comprato per sostituirlo, questo tipo di difensore non ce lhai. Domanda: Pioli abbandonerà quella che era una sua idea fissa almeno fino a quando non riavrà Portanova, indipendentemente dalla sua voglia di impiegare un centrocampista in più? Una risposta lavremo solo strada facendo, anche perché non è escluso che lallenatore del Bologna decida di rivedere anche gli altri due reparti, centrocampo e attacco, alla ricerca comè di confezionare una squadra che sappia essere più propositiva, almeno contro chi ti puoi permettere di avere maggiore coraggio.
c. ben.
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Pazienza e Guarente in ritardo Taider e Kone: uno è di troppo (ma quanto manca Mudingayi) BOLOGNA - Quanto manchi al Bologna Gaby Mudingayi è davanti agli occhi di tutti, se poi a questa assenza aggiungi anche che Perez è stato il vero Perez solo contro il Catania, prima di farsi male, uno può capire quelle che a oggi sono le grandi difficoltà con le quali la squadra deve convivere. Poi ci sono altre considerazioni da fare. La prima: fin qua sia Pazienza che Guarente hanno dato meno rispetto a quello che forse lo stesso Pioli si attendeva, anche se non bisogna dimenticare che lex del Siviglia ha alle spalle quasi due anni attraversati tra guai fisici, tribuna e panchina. La seconda: Taider e Kone assicurano corsa e quantità, ma a un ragazzo di ventanni non puoi chiedere di avere anche maturità e disciplina tattica, poi per quanto riguarda il secondo va detto che, dopo qualche partita giocata bene, è tornato a essere confusionario e di difficile lettura per gli stessi compagni. La terza: nel campionato passato Taider e Kone erano soprattutto due giocatori che subentravano, ora come ora sono due titolari e anche da questo si può capire come in mezzo al campo il Bologna di oggi sia più povero di quello di ieri. Perché anche allora mancava di qualità, ma sul piano della interdizione non faceva passare neanche le mosche. Tra laltro tutti e due hanno il brutto vizio di portare troppo il pallone, finendo da una parte per mandare fuori giri il compagno che gioca tra le linee e da unaltra per consentire agli avversari di posizionarsi bene sul campo. Detto che sarà importante il ritorno di Perez (quello con i concetti giusti nella testa) e in attesa che la società metta a disposizione di Pioli un centrocampista di qualità a gennaio (soprattutto nel caso in cui Guarente non si ritrovasse del tutto), va aggiunto che nel frattempo Pioli dovrà fare limpossibile per ottimizzare quello che a oggi ha a disposizione. Con una sottolineatura: tutti dovranno dare di più di quello che hanno dato fin qua. Chiaramente nei loro ruoli. Perché Pazienza deve fare il soldato e non Pirlo, perché Taider e Kone devono correre e rincorrere ma con la testa sulle spalle, non azzardando giocate complicate (una nostra idea: nello stesso centrocampo basta uno, tutti e due sono troppi). Chiudiamo ricordando come è arrivato il gol di Nainggolan: già era successo contro la Fiorentina (tanto per non andare troppo indietro nel tempo) e al Bologna era andata bene, a Cagliari invece il Bologna ha pagato dazio. Taider ha colpevolmente perso il pallone, certo, ma come si può consentire a Ekdal di fare quaranta metri di campo senza trovare semafori rossi? Se non resterà un episodio, saranno dolori.
c. ben.
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Adesso il rebus è Diamanti deve tornare a essere decisivo altrimenti davanti sono guai BOLOGNA - Come Mudingayi manca in mezzo, Ramirez manca davanti. Sia chiaro, qua non vogliamo fare confronti tra il Bologna dellanno passato e il Bologna di questanno, ma ci sembra giusto sottolineare come solo Di Vaio sia stato degnamente sostituito. Dopo aver detto che quel Bologna con il doppio trequartista aveva più soluzioni in attacco di questo Bologna, torniamo a quello che è successo domenica a Cagliari per disegnare quella che a oggi è la realtà. Pioli è stato molto bravo a non far giocare il Cagliari, ma mentre lanno passato pagava mettersi addosso agli altri questanno sta pagando meno, al di là delle vittorie di Roma e contro il Catania. Anche perché un errore finisci sempre per commetterlo o anche perché in serie A devi mettere in preventivo che gli altri trovino prima o poi una giocata importante. E, almeno secondo noi, non un caso che stia pagando meno. Come abbiamo detto, questi centrocampisti impiegano un « tempo» in più per la giocata e hanno una soluzione di gioco in meno, considerato che tra le linee ora possono trovare solo Diamanti (e non più Ramirez e Diamanti). Che un conto è quando sterza da trequartista alle prese con un centrocampista e un altro è quando sterza più alto, da seconda punta, ed è alle prese con un difensore. Senza dimenticare un altro particolare: il Diamanti di questanno ha fatto la differenza a Roma e contro il Milan (nonostante la sconfitta), ma nelle altre partite è rimasto al di sotto del rendimento che aveva nel campionato passato (anche per colpa di un guaio fisico) sia nella fase attiva che nella fase passiva del gioco. E la Il capitano Alino Diamanti prima conseguenza di questa realtà è che il (Ansa) Bologna spesso ha finito per essere poco propositivo. A questo punto resta da capire quale strada imboccherà Pioli, anche perché se davanti hai Gilardino devi metterlo nelle condizioni di dare tutto quel bendiddio che può dare. Resterà su questa, con Diamanti attaccante aggiunto, oppure aggiungerà una punta, anche a costo di correre qualche pericolo in più nella fase di non possesso palla? Perché siamo alla storia della coperta corta, nel senso che se ti copri più davanti, rischi di scoprirti dietro. Probabilmente dovremo aspettare la partita contro lUdinese per conoscere le intenzioni del tecnico rossoblù, visto che il Bologna avrà davanti prima lInter e poi la Juventus a Torino.
c. ben.
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I L P I A N O Fiducia a Pioli e poi il mercato Fino a dicembre tocca al tecnico, poi alla società aspettando i rientri dei due big Perez e Portanova di Claudio Beneforti
BOLOGNA - Partiamo da un concetto: questo Bologna è molto inferiore rispetto al Bologna dello scorso anno, anche alla luce del fatto che fin qua non ha potuto contare neanche su Portanova e ha avuto solo a mezzo servizio Perez. Le attuali difficoltà di Pioli nascono da qui, inutile nascondere quella che è la verità. Nel campionato passato cera una soluzione di gioco che in questo non è riproponibile: davanti alla difesa il Bologna aveva due dighe, e cioè Mudingayi e Perez, che non solo fermavano il mondo, ma che avevano anche la capacità di buttare la palla con i tempi giusti tra le linee, riuscendo sempre a trovare uno tra Ramirez e Diamanti. Lattaccante rossoblù Manolo E vero che alle spalle di quella giocata cera Gabbiadini anche a Cagliari è anche tanto lavoro di Pioli, ma è altrettanto entrato a partita in corso ma vero che poi ci pensavano quei tre là davanti pur dando il suo contributo in (il terzo era Di Vaio) a regalare punti al termini di generosità non è Bologna. Oggi il Bologna ha in mezzo gente riuscito mai a incidere in area che difende peggio, che porta troppo il avversaria (Ansa) pallone e che di conseguenza non ha il tempo giusto della giocata, poi davanti ha una soluzione in meno, se non addirittura due, perché Diamanti da secondo attaccante non è costruttivo come il Diamanti trequartista. Resta Gilardino, ma se non gli butti la palla in area neanche lui può toglierti le castagne dal fuoco. A gennaio questo Bologna andrà ridisegnato, ma gennaio è ancora lontano e da qui ad allora dovrà essere fatta di necessità, virtù. Con tutto il Bologna chiamato a dover dare di più. A cominciare dallo stesso Pioli. Poi a gennaio dovranno pensarci Guaraldi e Zanzi...
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la Repubblica MARTEDÌ 23 OTTOBRE 2012
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SPORT
BOLOGNA
La crisi rossoblù
La Fortitudo
La pace di Repesa “Cara Fossa ti scrivo: fidati di Romagnoli” FRANCESCO FORNI
Summit a Casteldebole: rinforzi e strategie I numeri
PER quanto avesse ripetuto a tutti di dimenticare i 51 punti dell’anno scorso, Stefano Pioli un avvio così deludente non l’aveva messo in preventivo. I sette punti in 8 gare, curiosamente gli stessi del Milan, rimandano ad altre soffertissime partenze. Arrigoni nel 2008 ne fece 6 in 8 gare (e poi in 10), prima di essere congedato sotto il peso di 8 sconfitte. Ed era il tecnico della promozione di pochi mesi prima. Papadopulo, autoproclamatosi uomo
■ XI
Il coach dello scudetto 2005 e le liti biancoblù
La paura e la partenza lenta ma il Bologna è tutto con Pioli SIMONE MONARI
PER SAPERNE DI PIÙ www.bolognafc.it www.fortitudobologna.it
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LE SCONFITTE
LE RETI SUBITE
I GOL ESTERNI
Il Bologna è la squadra più battuta, con Chievo, Milan e Pescara. Papadopulo ne perse 4 delle prime 8 e fu esonerato
Pioli un anno fa subì 33 gol in 33 gare, ora 11 in 8 (1,37 di media). Porta inviolata quest’anno solo contro il Catania
Tutti segnati a Roma nel 3-2 clamoroso. Su 5 trasferte, 4 gare senza gol e 4 ko. La rete fuori manca da 270 minuti
Stefano Pioli allena il Bologna dal 4 ottobre 2011
JASMIN Repesa, ultimo re di Basket City, incoronato al PalaDozza dalla Fossa dei Leoni: esisterà ancora la Fortitudo? «Voglio essere positivo. L’atmosfera nelle ultime settimane è stata troppo elettrizzata. Col cuore a Bologna, dico che nella vita a volte bisogna fare un passo indietro, perché gli eventi lo richiedono. La Effe deve rimanere unita, in famiglia. Bisogna sforzarsi di trovare un accordo». La “sua” Fossa dei Leoni non sembra su questa linea. «So cosa provano e li capisco. La Fortitudo è sempre stata accomunata alla sofferenza, ma negli ultimi anni si è passato il segno. Un conto è star male per il tiro da quattro, un conto è quando ti im-
Diamanti arretrato, più spazio per Gabbiadini. Invece Acquafresca rischia un mese di stop del miracolo, saltò dopo 8 gare, 1 vittoria, tre pari, sei punti anche lui. Bisoli l’anno scorso ne fece appena 1 in cinque gare, prima che proprio Pioli raddrizzasse la baracca con due successi nelle sue prime tre partite. Un anno dopo siamo sempre lì: 8 gare, 7 punti. Male, ma si è visto di peggio. E rispetto al recente passato la differenza sta nel credito di cui gode l’attuale allenatore. Persino superiore all’ormai famigerata quota 51. Serio, meticoloso, accompagnato da uno staff di alto livello. A convincere il Bologna Pioli, scelto dopo illustri ed eclatanti rifiuti, impiegò poche settimane. Le ultime sconfitte non hanno minimamente scalfito la sua credibilità. Il suo calcio non piace a tutti, e più d’uno è convinto che non sia ancora riuscito a tirar fuori il meglio dai suoi, ma nessuno ha dei dubbi sulla professionalità del suo lavoro. Non è poco. Tre le mura di Casteldebole, insomma, non è il tempo dei processi, ma della ricerca dei correttivi, in attesa di un mercato che i tifosi si augurano spumeggiante ma che sarà probabilmente il solito raffazzonato mercato di gennaio di una società senza grandi risorse a disposizione. Quasi certamente ne parleranno oggi, nel consueto summit tecnico del martedì, Pioli, il dg Zanzi e il suo collaboratore Polenta. Concentrandosi, soprattutto, sull’attualità, su quei dettagli da sistemare per ottimizzare il lavoro. Perché il Bologna ha perso senza segnare gli scontri diretti con Chievo, Siena e Cagliari, e soltanto nella baldoria dell’Olimpico è riuscito a rimontare. Col Milan, infatti, lo fece ma solo a metà. La prima mossa, probabilmente, sarà quella di arretrare Diamanti, riportandolo fra le sue zolle. Le sportellate non fanno per lui. Ha bisogno di campo, per esprimersi. La seconda tenere in maggior considerazione Gabbiadini, tanto più ora, con Acquafresca che rischia un mese di stop. La terza far capire alla squadra che la salvezza è l’unico traguardo sul quale concentrarsi. «Per raggiungerla — filtra da Casteldebole — bisogna avere un altro atteggiamento. Più combattivo, più feroce».
brogliano. Martinelli, arrivato quando me ne andai io, ha venduto giocatori e se n’è andato con i soldi. Sacrati ha promesso mari e monti e s’è fatto gli affari suoi, portandola al disastro totale». L’intransigenza degli ultras è dovuta solo alle delusioni? «Dentro e fuori dal campo è andata malissimo. E loro, che sono tifosi come nessun altro al mondo, sono stati venduti e fregati a ripetizione. Non si fidano più di nessuno». Infatti non credono in Romagnoli. Perché dovrebbero farlo? «Posso definirmi un grande fortitudino? Direi di sì e, a prescindere da cosa ne pensino gli altri, ho vissuto nell’Aquila, il mio sangue è di quel colore. La Fortitudo è caduta in basso come non mai, per colpa di qualcuno che conosciamo bene. Adesso non ci sono alternative, se vogliamo sopravvivere e ricominciare. I trofei e i simboli, che tanto sudore e patimenti ci sono costati, sono tornati nelle mani a chi ci crede, non di gente qualunque». L’asta fallimentare è stata quindi l’inizio, non la fine. «Rimane tutto in famiglia. Meglio un altro Martinelli? Un altro Sacrati? Romagnoli è fortitudino autentico e metto la mano sul fuoco su Andrea Bianchini, il vice, mio grande amico. Questa è gente che lo fa per la passione, non per gli interessi o secondi fini. Mi permetto di chiedere a tutti di stare uniti. Lo so che è difficile fidarsi dopo tante peripezie, ma bisogna fare questo passo indietro e confrontarsi. La divisione, se non ripianata, può essere fatale». Dopo Repesa, quattro finali e uno scudetto in quattro anni, Bologna è diventata piccina nel basket. «Il calo c’è anche fuori, non guardate solo in città. La passione di tanti è rimasta, la crisi la sentono tutti, la pallacanestro tornerà grande da voi. Non so quando, ma stare a litigare non aiuterà a riprendersi più in fretta». La Virtus invece riempie il palazzo. «Eh, per forza. Doveva prendere un fortitudino come Finelli per trovare lo sprint giusto».
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Repesa incoronato dalla Fossa