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GEOGRAFIE DELL’ABBANDONO LA DISMISSIONE DEI BORGHI IN ITALIA ABSTRACT PARTE 1: TEMA E OBIETTIVI Cap 1 La Grande Storia d’Italia Illustrazione del tema Interpretazione del tema Riferimenti (bibliografia, riferimenti grafici)

PARTE 2 RICERCA- AZIONE Cap. 2 Gli anni del dopo guerra e la ricostruzione Introduzione timeline 1943 1954 Sintesi: Le conseguenze della guerra La questione meridionale La ricostruzione e la ripresa economica Emigrazione Cap . 3 Gli anni della ripresa Introduzione timeline 1955 1963 Sintesi: Miracolo economico (Italia e Abruzzo) Emigrazione Abruzzese


Cap. 4 La crisi e le contestazioni Introduzione timeline 1964 1979 Sintesi: La crisi economica La rivoluzione del sessantotto L’Autunno caldo Le regioni italiane La strategia della tensione La crisi petrolifera Cap 5 Crisi nazionali e internazionali Introduzione e timeline 1980 2009 Sintesi: Lotta anti- mafia e lotta anti-terroristica Il disastro di Cernobyl Lo scandalo Tangentopoli, il pool “Mani Pulite” e le crisi di Governo L’ Unione Europea e la moneta unica Il terremoto all’Aquila e provincia

CONCLUSIONE

TIMELINE GENERALE (immagine) Abruzzo e Italia


Tema


LA GRANDE STORIA La grande Storia d’ Italia: fatti, periodi, eventi significativi dal dopoguerra ai giorni nostri. La ricerca si focalizza sugli avvenimenti storici dal Dopoguerra, che possono aver avuto dei risvolti e delle conseguenze nelle regioni delle Marche e dell’Abruzzo, in particolar modo i cambiamenti demografici, economici, urbanistici. La scelta di lmitare il periodo di ricerca, scaturisce dall’ipotesi che l’attuale stato dei borghi si debba ricondurre agli eventi degli ultimi sessant’anni.


approfondimenti

eventi principali

confronto

periodo

Tap

rielaborazione

consultazione


ppe

TAPPE

PRIMA FASE _ stabilire un intervallo d’azione (dal dopoguerra ai giorni nostri) e suddivisione di questo in quattro periodi principali da approfondire; _ consultazione di documenti per la definizione di eventi principali di ogni periodo per quanto riguarda la Storia d’ Italia _ individuazione di avvenimenti di carattere nazionale che potrebbero avere avuto influenza sulla storia d’ Abruzzo


approfondimenti

eventi principali

confronto

periodo

Tap

rielaborazione

consultazione


ppe

TAPPE

SECONDA FASE _ approfondimento di argomenti individuati di carattere generale nell’ambito abruzzese _ confronto con le altre tematiche _ rielaborazione con l’organizzazione di una sintesi che illiustri le cause dell’abbandono dei borghi abruzzesi.


approfondimenti

eventi principali TIME LINE confronto

periodo

rielaborazione

consultazione


OBIETTIVI

Stesura di una time-line riguardante l’Abruzzo, che illustri gli avvenimenti e le cause che hanno portato all’abbandono dei borghi.

Obiettivi


1943

‘54

‘64


LA GRANDE STORIA IN PILLOLE

‘79

2009


Milano, 1943

1943

‘54


GLI ANNI DEL DOPOGUERRA E LA RICOSTRUZIONE Il periodo che va indicativamente dal 1943 al 1954, è decisamente significativo per l’ Italia in quanto si sono succeduti diversi avvenimenti che hanno comportato rilevanti cambiamenti per il Paese e che hanno contribuito a determinare il suo attuale assetto demografico, economico, politico e sociale. Il problema più urgente da risolvere nell’ Italia del dopoguerra era la ricostruzione; vennero emanati diversi provvedimenti dallo Stato in modo da incentivare l’ Edilizia come la Legge Fanfani_ Piano INA-CASA (1949), la Legge Tupini (1950), Legge Aldisio ( 1951). Nel 1950 viene approvato un altro provvedimento per risanare il Sud; la Cassa per il Mezzogiorno: vennero messi a disposizione dei finanziamenti che permisero la realizzazione di importanti opere di bonifica nel Sud Italia ( impianti di irrigazione, bonifica ecc...). Nonostante questi provvedimenti si acuisce l’ enorme differenza tra Nord e Sud: i principali interventi di ricostruzione e i grandi investimenti per la ripresa economica si realizzarono soprattutto al Nord mentre il Sud, tranne pochi e isolati interventi, rimase povero e arretrato.


Il generale Patton.

Sbarco degli Alleati in Sicilia.


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LO SBARCO IN SICILIA

10 luglio 1943 La decisione di invadere la Sicilia fu presa alla conferenza tenuta a Casablanca dal 14 al 24 gennaio del 1943. Il 23 gennaio 1943, nella riunione dei Capi di Stato Maggiore congiunti americani e britannici fu deciso l’attacco alla Sicilia, al quale venne dato il nome in codice di Operazione Husky. La data dello sbarco, inizialmente prevista in modo generico “per agosto”, fu in seguito definitivamente fissata per l’alba del 10 luglio. Gli Alleati si apprestavano allo sbarco in una Nazione sfiduciata, stanca dopo tre anni di una guerra che ormai non lasciava più illusioni, con un regime che di lì a pochi giorni avrebbe pagato la colpa di aver portato il Paese al disastro. Ad invasione avvenuta la mafia seppe sfruttare la situazione, piazzando molti suoi uomini nei posti più importanti delle amministrazioni locali, da cui poter controllare soprattutto le distribuzioni di viveri: posti chiave per arricchirsi e per riprendere posizioni di potere. I tedeschi erano convinti che la Sicilia non era l’obiettivo alleato e in questa convinzione restarono anche dopo la rapidissima conquista di Pantelleria, Lampedusa e Linosa, effettuata tra l’11 e il 13 giugno, dopo intensi bombardamenti. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943 una poderosa flotta anglo americana fece rotta verso la Sicilia. All’alba del 10 luglio, dopo che i cannoni delle navi avevano aperto un intenso fuoco preparatorio, le forze alleate sbarcarono sulle zone previste: la VII armata americana del gen. Patton prese terra sulle spiagge di Gela, Licata e Scoglitti, mentre l’VIII Armata inglese del gen. Montgomery raggiunse le coste sud orientali della Sicilia, tra Pachino e Siracusa. Nelle zone di sbarco, anche per l’intenso bombardamento preparatorio, inglesi e americani non trovarono alcuna resistenza seria. In due giorni, Americani e Inglesi conquistano la parte Sud Orientale dell’Isola, nonostante la feroce resistenza e gli atti di eroismo delle truppe dell’Asse. Ma le Armate angloamericane sono favorite anche dalla tipologia del terreno, dalla superiorità degli aerei e dai moderni automezzi a loro disposizione.

Luglio



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IN ABRUZZO CAMPI DI CONCENTRAMENTO ABRUZZESI

L’Abruzzo, per i luoghi impervi, la scarsa concentrazione abitativa, la minore politicizzazione degli abitanti, la scarsità delle vie di comunicazione e l’assenza di zone militarmente importanti, rappresentava una delle regioni, che, più delle altre, aveva tutti i requisiti richiesti dal Ministero dell’Interno per poter istituire campi di concentramento e località d’internamento. I Prefetti abruzzesi, dopo i sopralluoghi da parte delle Questure e degli Ispettori Generali di P.S., avevano già inviato, tra l’aprile e il maggio 1940, al Ministero dell’Interno, gli elenchi delle località e degli edifici dove potevano essere sistemati gli internati. Solo alcuni dei “possibili campi” segnalati, in maggior parte per le difficoltà di allestimento, verranno istituiti. Nonostante ciò, nel corso della II guerra mondiale, in Abruzzo saranno ben 15 i campi attivati e 59 le località d’internamento. Località in cui vennero istituiti campi di concentramento: Casoli, Chieti, Istonio Marina, Lama dei Peligni, Lancianio, Tollo, Città Sant’ Angelo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Nereto, Notaresco, Tossiccia, Tortoreto Stazione, Tortoreto Alto, Chieti.



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ARRESTO DEL DUCE 25 luglio 1943

Mussolini fu arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III il 25 luglio 1943. II destino di Mussolini, dal momento dell’arresto, venne deciso nel corso di una riunione segreta che si svolse al Viminale il 27 luglio del 1943 e alla quale parteciparono il maresciallo Badoglio, il capo della polizia Senise e il capo della polizia militare del Comando Supremo, il generale Polito. Su suggerimento di Senise fu stabilito di inviare Mussolini su un’isola e di affidarne la custodia ai Carabinieri. Il duce fu inizialmente condotto sull’ isola di Ponza ma dopo minuziose ricerche, alla fine di luglio, i tedeschi vennero a sapere dove si trovava. Nella notte fra il 6 e il 7 agosto il Duce lasciò Ponza, diretto alla Maddalena; anche la Maddalena, però, come “sito di prigionia”, divenne presto insicura. Il Duce fu trasferito dalla Maddalena alI’alba del 28 e dopo un’ora e mezzo di volo, I’idrovolante ammarò all’idroscalo di Vigna di Valle, nel lago di Bracciano, con la funivia, venne condotto in vetta al Gran Sasso e sistemato nell’albergo di Campo Imperatore, a quota 2112 metri, sgomberato dai turisti e requisito.

Luglio


Mussolini circondato dai paracadutisti tedeschi. Vista panoramica dell’ Hotel di Campo Imperatore.


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IN ABRUZZO LIBERAZIONE DEL DUCE 12 settembre 1943

La mattina del 12 settembre il cielo sul Gran Sasso era carico di nubi filacciose e color cenere che impedirono di vedere i velivoli che giravano sulla zona. A Pratica di Mare alle 13, nonostante un’ ora prima ci fosse stato un bombardamento aereo, nove velivoli decollarono alla svelta con agganciati altrettanti alianti, e puntarono verso il Gran Sasso. L’atterraggio nel sito prescelto in base alle fotografie, avvenne in maniera drammatica; i veleggiatori dovettero compiere infatti una brusca picchiata al termine della quale ebbero un rude impatto con il terreno piuttosto accidentato. Nel primo aliante, c’erano Skorzeny e il generale Soleti che, appena a terra, si diressero di corsa verso l’albergo. Mussolini, seduto davanti alla finestra della sua stanza, con il cuore in gola, assisteva all’operazione. Uno degli alianti si fermò a pochi metri dall’albergo. Ne scesero cinque uomini in uniforme caki i quali piazzarono due mitragliatrici, puntate verso l’edificio. All’interno, fu dato l’allarme e tutti i carabinieri, armi in pugno, si precipitarono fuori. Il maggiore Mors dal basso, con il binocolo vide gli alianti mentre prendevano terra. In quell’istante, un ufficiale del Genio gli comunicò che l’operazione era perfettamente riuscita. Un soldato riuscì a trovare la stanza del Duce e lo condusse agli elicotteri. I soldati tedeschi disarmarono i carabinieri e cominciarono i preparativi per la partenza. Carabinieri e paracadutisti, alla meglio, spianarono il terreno per il decollo. Salito sull’aereo, Mussolini si allacciò la cintura e aspettò che Skorzeny prendesse posto. Un vento impetuoso soffiava verso la valle, rendendo quasi impossibile la manovra. La pista era brevissima. Gerlach diede motore al massimo mentre i soldati trattenevano il velivolo per la coda. A un tratto, sembrò che l’apparecchio s’infilasse nell’abisso invece pian piano, a fatica, prese quota e iniziò il volo verso Pratica di Mare.

Settembre



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IN ABRUZZO LINEA GUSTAV ottobre 1943

Le forze tedesche, dopo lo sbarco Alleato a Salerno, furono costrette ad arretrare lungo la penisola, ma opposero una prima resistenza lungo una linea di fortificazione predisposta nei pressi di Mignano Monte Lungo: la Linea Bernhardt. La battaglia per la conquista di Monte Lungo di Mignano avvenne nei mesi di novembre e dicembre e consentì alle forze tedesche di apprestare una ulteriore difesa lungo una linea fortificata che tagliava trasversalmente l’Italia dall’Adriatico al Tirreno nel punto più stretto della penisola: la “Linea Gustav”. Il motivo di tale scelta fu determinato dalla posizione dominante di Montecassino, posto sull’unica agevole via di accesso dal sud al nord verso Roma: la statale Casilina. I tedeschi, ben appostati nelle loro fortificazioni sui monti, riuscirono a contrastare l’avanzata delle forze alleate. La tragedia del Cassinate iniziò il 10 settembre 1943, due giorni dopo la proclamazione dell’armistizio, con uno spaventoso bombardamento angloamericano, che colse impreparata la popolazione della città di Cassino. Le prime avvisaglie della guerra si erano avute già a partire dal 19 luglio con ripetuti bombardamenti del vicino aeroporto di Aquino. Aspri combattimenti ci furono per la conquista delle posizioni da Mignano Monte Lungo a San Pietro Infine, a San Vittore, a Cervaro, che videro protagoniste le truppe del Primo Raggruppamento Motorizzato del ricostituito esercito italiano. Lo scontro decisivo dell’8 dicembre consentì alle forze alleate di occupare i primi avamposti della Linea Gustav lungo i fiumi Rapido e Gari. Sul versante Adriatico la linea passava lungo il corso del fiume Sangro. Memorabile la sanguinosa battaglia di Ortona definita come “la Stalingrado d’Italia”. La linea cedette il 18 maggio 1944, e i tedeschi si dovettero attestare sulla linea Hitler, posta poco più a nord.

Ottobre


Ettore Troilo

Stemma della Brigata Maiella

Banda patrioti della Maiella.


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IN ABRUZZO BRIGATA MAIELLA ottobre 1943

Il 5 dicembre 1943 Ettore Troilo parte da Torricella Peligna con un gruppo di 15 uomini per prendere contatti con il Comando Inglese per offrirsi come volontari per la Liberazione. Era l’embrione di quella che diventerà la Brigata Maiella. L’adesione alla Banda della Maiella era volontaria. Se ne poteva uscire liberamente, senza neanche spiegare la motivazione. La Banda non aveva connotati politici. Nel gennaio 1944, dopo un incontro tra il maggiore Lionel Wigram e Ettore Troilo, viene concesso ai primi combattenti della Maiella la possibilità di combattere sotto il comando Alleato. Con il diffondersi della notizia in pochissimo tempo si contano circa 350 nuove reclute.

Ottobre



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OCCUPAZIONE DEI LATIFONDI DA PARTE DEI CONTADINI settembre 1943

All’indomani dell’ 8 settembre del 1943, nel cuore del Marchesato di Crotone, i braccianti agricoli, spinti dalla fame e in agitazione per le terre comuni usurpate dai grandi proprietari terrieri, invasero e occuparono spontaneamente le terre dei latifondi. La rivolta si estese subito dalla Calabria a tutto il Mezzogiorno, soprattutto nelle tradizionali aree latifondistiche di Lazio, Puglia, Lucania e Sicilia. Questi movimenti per la rivendicazione delle terre, portati avanti dai contadini meridionali nella primavera e nell’autunno del ’44, portarono il ministro dell’Agricoltura e Foreste, il comunista Fausto Gullo, ad emanare il 19 ottobre del 1944, per legittimare le avvenute occupazioni, un decreto per la concessione a cooperative di contadini delle terre incolte o mal coltivate, di proprietà privata o di Enti pubblici.

Settembre


Gennaio


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BATTAGLIA DI MONTECASSINO 17 GENNAIO 1944_19 MAGGIO 1944

Con Battaglia di Montecassino si fa riferimento ad una serie di quattro battaglie combattute durante la seconda guerra mondiale dalle forze Alleate con l’intenzione di fare breccia nella Linea Gustav, assediare Roma e collegarsi con le forze alleate che rimanevano confinate nella zona di Anzio, dopo l’Operazione Shingle. Il teatro delle operazioni, che impegnò i due eserciti dal gennaio al maggio del 1944, comprendeva la città di Cassino, la valle del Liri e i rilievi che portano all’Abbazia di Montecassino, per una area di 20 km². La cattura di Cassino permise alle divisioni britanniche e statunitensi di cominciare l’avanzata verso Roma, che cadde il 4 giugno 1944 pochi giorni prima dello Sbarco in Normandia. L’operazione “Diadem” costò 18.000 perdite agli americani, 14.000 agli inglesi e 11.000 ai tedeschi.


Giugno


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IN ABRUZZO LIBERAZIONE DELL’ABRUZZO 15 GIUGNO 1944

L’ Abruzzo venne liberato soprattutto grazie gli sforzi dei partigiani riuniti sotto la Brigata Maiella che scacciarono l’invasore tedesco città dopo città. La notte del 30 gennaio viene liberata Quadri. Il 31 procedono lungo Torricella Peligna e Lama dei Peligni distrutti e abbandonati dai Tedeschi. La notte dopo il 2 febbraio si parte da Fallo con destinazione Pizzoferrato. Dopo gli innegabili successi riportati, il 28 febbraio il Capo di Stato Maggiore Giovanni Messe riconobbe la formazione con il nome Banda Patrioti della Maiella e li inquadrò nella 209ª Divisione. L’8 giugno 1944 i figli della Maiella valicano Guado di Coccia e approdano a Campo di Giove. Il giorno seguente i Partigiani della Maiella, insieme con le Armate Britanniche, liberano Pacentro, Cansano, Roccacaramanico, Caramanico Terme, Sant’Eufemia, Popoli, Tocco da Casauria, Bussi sul Tirino e Pratola Peligna. I volontari della Maiella sono i primi ad entrare a Sulmona liberata. Sempre il 9 giugno 1944, gli Alleati e le forze del CIL liberano Chieti, Guardiagrele e numerosi comuni del versante Adriatico. Il 10 toccò a Pescara. Al 15 giugno buona parte dell’Abruzzo era libero dall’oppressione nazifascista. Liberato l’Abruzzo la banda avrebbe potuto sciogliersi, ma così non accadde; continuarono a combattere insieme con le armate II Armata Polacche risalendo l’Italia fino ad Asiago liberando numerosi centri tra Marche, EmiliaRomagna e Veneto. Entrarono, insieme con i polacchi, nella città di Bologna, liberata la mattina del 21 aprile 1945.


Gennaio


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FONDAZIONE DELL’ ANSA 15 gennaio 1945 L’Agenzia Nazionale Stampa Associata, comunemente conosciuta con l’acronimo ANSA, è la principale agenzia di stampa italiana e la quinta al mondo. Fondata il 15 gennaio 1945 con lo scopo di succedere alla agenzia Stefani troppo compromessa col fascismo, la sua sede centrale si trova a Roma.

L’Ansa è una cooperativa di 36 soci editori dei principali quotidiani italiani ed ha lo scopo di raccogliere e trasmettere notizie sui principali avvenimenti italiani e mondiali. A tal fine l’Ansa ha 22 sedi in Italia e 81 uffici in 78 paesi esteri. Le agenzie Ansa trasmettono più di 2.000 notizie al giorno che vengono trasmesse ai mezzi di informazione italiani, alle istituzioni nazionali, locali ed internazionali, alle associazioni di categoria, ai partiti politici ed ai sindacati. L’Ansa trasmette notiziari nazionali, locali e specifici per settore. Oltre ai notiziari in lingua italiana l’Ansa trasmette i propri notiziari in lingua inglese, spagnola, portoghese ed in arabo. Dal 1996 l’Ansa è stata la prima agenzia in Italia a diffondere notizie tramite SMS. Dal 1985 al 1994 la carica di presidente dell’Ansa è stata ricoperta dal giornalista Giovanni Giovannini. Dal 1997 al 2009 è stato presidente dell’Ansa l’Ambasciatore Boris Biancheri. Dal 2003 l’Ansa tramite l’Ansamed fornisce un servizio di notizie che riguardano i paesi del bacino del Mediterraneo.


Aprile


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LIBERAZIONE D’ ITALIA 25 aprile 1945 Milano e Torino furono liberate il 25 aprile dall’ occupazione nazil-fascista: questa data è stata assunta quale giornata simbolica della liberazione di tutta l’Italia dal regime nazifascista e, denominata Festa della Liberazione, viene commemorata annualmente in tutte le città italiane.

Le truppe alleate arrivarono nelle principali città liberate nei giorni seguenti. La liberazione di molte città, inclusi centri industriali di importanza strategica, prima dell’arrivo degli alleati rese l’avanzata di questi più rapida e meno onerosa in termini di vite e rifornimenti. In molti casi avvennero drammatici combattimenti strada per strada; i resti dell’esercito tedesco e gli ultimi irriducibili fascisti della Repubblica Sociale Italiana sparavano asserragliati in vari edifici o appostati su tetti e campanili su partigiani e civili. Tra essi e le forze partigiane avvennero talvolta vere e proprie battaglie (come a Firenze nel settembre 1944), ma solitamente la loro resistenza si ridusse a una disorganizzata guerriglia, per esempio a Parma e a Piacenza. Il 29 aprile la resistenza italiana ebbe formalmente termine, con la resa incondizionata dell’esercito tedesco, e i partigiani assunsero pieni poteri civili e militari.


Parma.

Napoli.

Danni alle reti ferroviarie, Roma.


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CONSEGUENZE DELLA GUERRA

Le conseguenze della guerra furono disastrose in tutt’ Italia. Le distruzioni causate dalle operazioni belliche, innanzi tutto, avevano colpito duramente l’arretrata agricoltura nazionale: posto 100 il 1938, l’indice della produzione agricola era precipitato a 67,3 nel 1945. Nelle campagne erano andati distrutti 41 milioni di metri cubi di abitazioni, 125 milioni di viti, 5 milioni di olivi, 4 milioni di alberi da frutta, oltre ad opere di bonifica ed irrigazione, attrezzature varie, boschi, prati, pascoli e seminativi per un totale stimato, nel 1947, in 400 miliardi di lire correnti. La situazione del patrimonio industriale appariva abbastanza grave; sensibili danni si registrarono soprattutto laddove il settore era meno consistente, nell’area centromeridionale, dov’erano ubicati i maggiori impianti siderurgici e chimici. La rete dei trasporti e delle comunicazioni era ridotta in condizioni catastrofiche, quasi il 25% dei binari ferroviari ed il 10% dei ponti erano fuori uso, come il 60% delle locomotive, il 70% delle carrozze passeggeri e dei carri-merci. Non andava meglio nel campo del trasporto urbano, dove si registravano perdite nell’ordine del 20% dei mezzi. Quasi scomparsi, invece, i servizi automobilistici extra-urbani. Distrutti risultarono più di tre un milione di vani d’abitazione, 3000 grandi ponti o viadotti, il 40% delle aule scolastiche, il 20% della dotazione ospedaliera, il 50% delle banchine e dei moli, 11.000 edifici di culto. Impossibili da quantificare, infine, erano le perdite umane; ed anche un tangibile peggioramento delle condizioni di vita della popolazione civile causato dall’affollamento abitativo, dalle carenze alimentari, dall’aumento dei disoccupati, dal crollo dei salari reali e delle pensioni, più che dimezzate. Da ciò derivava l’aumento esponenziale dei crimini, e la “fioritura” del mercato nero. Particolarmente avvertito, inoltre, era il problema dell’inflazione, dovuta alla sovrabbondante emissione di cartamoneta da parte degli Alleati.


Il Duce esposto a Piazzale Loreto, Milano.

Aprile


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CATTURA DEL DUCE 28 aprile 1945

Il 27 aprile 1945 Benito Mussolini, indossando la divisa di un soldato tedesco, fu catturato a Dongo, in prossimità del confine con la Svizzera, mentre tentava di espatriare assieme all’amante Claretta Petacci. Riconosciuto dai partigiani, fu fatto prigioniero e giustiziato il giorno successivo 28 aprile a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como; il suo cadavere venne esposto impiccato a testa in giù, accanto a quelli della stessa Petacci e di altri gerarchi, in piazzale Loreto a Milano, ove fu lasciato alla disponibilità della folla, che infierì sul cadavere. In quello stesso luogo otto mesi prima i nazifascisti avevano esposto e dileggiato, quale monito alla Resistenza italiana, i corpi di quindici partigiani uccisi. Il 30 aprile 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia ebbe a commentare che “la fucilazione di Mussolini e dei suoi complici è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro paese ancora coperto di macerie materiali e morali.”


Giugno


2 giugno 1946

Il 2 giugno 1946 si celebrarono libere elezioni, le prime dal 1924. Avevano diritto di voto tutti gli italiani maggiorenni (allora a 21 anni di età), uomini e, per la prima volta, donne. Vennero consegnate contestualmente agli elettori la scheda per la scelta fra Monarchia e Repubblica, il cosiddetto Referendum istituzionale, e quella per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, a cui sarà affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale, come stabilito con il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 98 del 16 marzo 1946. Il referendum istituzionale venne vinto dalla Repubblica con circa 12 milioni e 700mila voti, contro 10 milioni e 700mila per la monarchia. Umberto II di Savoia, Re d’Italia subentrato in seguito all’abdicazione del padre Vittorio Emanuele III il 9 maggio 1946, il 13 giugno 1946 lasciò il Paese con la sua famiglia diretto all’esilio. Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la vittoria della Repubblica. L’Assemblea aveva innanzitutto il compito di redigere la nuova costituzione. Essa, però, aveva anche altri tre compiti: votare la fiducia al governo, approvare le leggi di bilancio e ratificare i trattati internazionali. L’Assemblea nominò al suo interno una Commissione per la Costituzione, composta di 75 membri, incaricati di stendere il progetto generale della costituzione.

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REFERENDUM



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MANIFESTAZIONI NEL MERIDIONE 27 dicembre 1946

Le manifestazioni di protesta sin dall’inizio del ‘46 cominciarono a farsi quotidiane e sempre più violente; secondo l’antica consuetudine delle lotte nel Meridione d’Italia, esse si rivolsero contro le amministrazioni comunali. Inoltre l’anticomunismo dei reduci della Russia fortemente strumentalizzati dalle forze reazionarie tramite sobillatori e provocatori, sfociò in assalti e saccheggi contro le sedi di organizzazione di sinistra. L’autorità giudiziaria fu incaricata di affiancarsi all’azione della polizia nel reprimere i reati di tipo collettivo.

Dicembre


Febbraio


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PIANO MARSHALL

La guerra aveva causato danni non indifferenti all’apparato produttivo del Paese. Le varie circostanze avevano portato ad un abbassamento della produzione industriale di quasi il 70% rispetto al 1939. La capacità produttiva era di fatto diminuita e l’enorme aumento della circolazione di moneta portò in Italia un’inflazione senza precedenti. Un forte aiuto nella ricostruzione, venne dato dal PIANO MARSHALL (1470 milioni di dollari in 4 anni): piano di aiuti economici all’Europa così chiamato dal nome del suo ispiratore, il segretario di Stato americano Marshall. Questi, con un discorso pronunciato all’università Harvard il 5 giugno 1947, invitò gli Stati europei ad accordarsi su di un programma di ricostruzione economica che gli Stati Uniti avrebbero appoggiato e finanziato. L’offerta americana fu accolta ed esaminata dai ministri degli esteri di sedici paesi dell’Europa occidentale (tra cui l’Italia) in una conferenza tenuta a Parigi il 12 luglio 1947. A seguito di tale conferenza venne elaborato il programma richiesto sulla cui base il Congresso americano approvò il 2 aprile il piano Marshall o ERP (European Recovery Program), piano di ricostruzione economica. Il 16 aprile 1948 gli Stati europei partecipanti a questo piano sottoscrissero il trattato per la cooperazione economica europea. In base all’ERP gli aiuti per la ripresa economica dell’Europa avrebbero dovuto essere assegnati dal 1948 al 1952: continuarono tuttavia oltre tale data, pur se in misura ridotta, d’altra parte gli Stati europei ricevettero aiuti americani anche anteriormente al 1948 sotto varie forme. Nel piano Marshall ogni governo disponeva a titolo gratuito dell’86% dell’aiuto americano concesso; il rimanente 14% era a titolo di prestito. Inoltre ogni governo doveva costituire un “fondo di contropartita” nella propria moneta nazionale; tale fondo, in cui doveva essere versato il ricavato dalla vendita delle merci ottenute gratuitamente, doveva essere utilizzato per la ripresa e lo sviluppo economico del paese. Dal 3 aprile 1948 al 30 giugno 1953 furono erogati all’Italia, in base all’ERP e alla MSA, 1.578 milioni di dollari: tale somma contribuì in particolare all’assestamento del disavanzo della bilancia commerciale italiana e di quella dei pagamenti.


Gennaio


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COSTITUZIONE 1 gennaio 1948

La Costituzione della Repubblica Italiana è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano. Fu approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Fu pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 298, edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il 1º gennaio 1948. L’intesa che permise la realizzazione della costituzione è stata più volte definita «compromesso costituzionale», consistente in una commistione di concezioni politiche diverse, risultato di reciproche rinunce e successi. Le forze in seno all’assemblea, infatti, tendenzialmente, non avendo sicure idee sul possibile prosieguo della vita politica italiana, piuttosto che tentare di ostacolare le altre parti politiche, spinsero per l’approvazione di norme che rispecchiassero i rispettivi principi base. Nelle linee guida della Carta è ben visibile la tendenza all’intesa e al compromesso dialettico tra gli autori. La Costituzione mette l’accento sui diritti economici e sociali e sulla loro garanzia effettiva. Si ispira anche ad una concezione antiautoritaria dello Stato con una chiara diffidenza verso un potere esecutivo forte e una fiducia nel funzionamento del sistema parlamentare. Non mancano importanti riconoscimenti alle libertà individuali e sociali, rafforzate da una tendenza solidaristica di base. Fu possibile anche ratificare gli accordi Lateranensi e permettere di accordare una autonomia regionale tanto più marcata nelle isole e nelle regioni con forti minoranze linguistiche.


Luigi Einaudi.

Maggio


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EINAUDI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 11 maggio 1948

Luigi Einaudi viene eletto secondo Presidente della Repubblica Italiana l’11 maggio 1948 (al quarto scrutinio con 518 voti su 872). Allo scadere del mandato nel 1955 diviene Senatore a vita. Einaudi esalta l’individualità, la libertà d’iniziativa, il pragmatismo. Per Einaudi, le libertà civili sono inscindibili dalle libertà economiche. Einaudi punta ad un federalismo europeo, con ciò a dire una sola politica economica, un forte esercito europeo in grado di tenere a bada le pressioni provenienti da oriente e in grado di confrontarsi paritariamente con gli USA. Einaudi non vuole la dissoluzione dei singoli stati ma auspica una federazione europea dotata di varie libertà, soprattutto economiche. Obiettivo primario: la ricostruzione, favorisce l’iniziativa privata, restaura il Capitalismo. Einaudi riesce a raggiungere l’obiettivo della stabilizzazione monetaria grazie alla riforma della riserva obbligatoria per le banche che vengono obbligate a depositare presso la Banca d’Italia una quota dei propri depositi, sottraendo di conseguenza la possibilità di espansione al credito. Oltre al provvedimento principale vengono messe in atto una serie di disposizioni di contorno che concorrono efficacemente al raggiungimento dell’obiettivo: l’innalzamento del tasso di sconto dal 4% al 5,5%, la necessità per il Ministero del Tesoro, nel caso di anticipazioni straordinarie, di ricorrere a provvedimentidi legge, annullando la possibilità di agire tramite via amministrativa, e all’unificazione dei cambi affidando all’Ufficio Italiano Cambi il monopolio pubblico delle valute estere.


Cantiere INA-CASA in Friuli

Febbraio


‘4

LEGGE FANFANI PIANO INA-CASA

Per la costruzione di case per i lavoratori, il 28 febbraio 1949 è approvata la legge di applicazione del cosiddetto “piano Fanfani”. Scopo del progetto è dare impulso all’attività edilizia cercando di alleviare in questo modo la disoccupazione. Esso prevede una spesa di 15 miliardi l’anno, per sette anni, da reperire attraverso prelievi sulle retribuzioni dei lavoratori, contributi versati dai datori di lavoro e l’intervento pubblico. Il piano, contribuisce all’incremento della costruzione di abitazioni, le «case Fanfani» e a ridurre la disoccupazione edilizia. Il piano Fanfani nacque come un moderno intervento di welfare state, per far fronte al problema abitativo, drammaticamente peggiorato dopo le vicende belliche, ma anche per assorbire una consistente quota della massa dei disoccupati attraverso un massiccio investimento di denaro pubblico. Per poter raggiungere questo scopo venne creato un ente ad hoc, l’INA-Casa, che garantisse efficienza e tempi brevi nella realizzazione dei complessi abitativi. L’intervento gestito dall’INA-Casa voleva favorire oltre al rilancio dell’attività edilizia anche l’assorbimento di una considerevole massa di disoccupati e la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito. Il ritmo di costruzione della macchina dell’Ina-Casa sarà estremamente efficiente, e con la sua entrata a regime produrrà circa 2800 unità abitative a settimana con la consegna sempre settimanale di circa 550 alloggi alle famiglie assegnatarie. Il Piano Ina-Casa alla sua scadenza avrà aperto 20.000 cantieri che porteranno, come era negli intenti dei legislatori, ad impiegare molta mano d’opera stabile a circa 41.000 lavoratori edili all’anno costituenti un impiego pari il 10% delle giornate-operaio dell’epoca.



QUARTIERE INA CASA DI ASCOLI PICENO

Luigi Pellegrin, quartiere INA Casa Ascoli Piceno (1957). I suoi insediamenti per l’INA Casa hanno una qualità formale e o una sensibilità spaziale che ci avrebbero potuto portare lontani, ben oltre le secche ridolfiane e/o neorealiste e/o neostoriciste nelle quali invece ci siamo arenati.

‘5

IN ABRUZZO


Bandiera della NATO

Paesi membri della NATO

Marzo


‘4

L’ ITALIA ENTRA NELLA NATO 4 aprile 1949

L’Italia, nel 1949, ha deciso di aderire alla NATO (North Atlantic Treaty Organization). Il trattato impegna gli Stati Uniti ed una decina di paesi europei –tra cui, appunto, l’Italia- a darsi un’organizzazione militare integrata ed a prestare aiuto al paese alleato eventualmente aggredito dall’Unione Sovietica. L’adesione dell’Italia provoca un grande dibattito parlamentare. I partiti di sinistra accusano De Gasperi di voler mettere il paese al servizio degli americani. I democristiani ed il loro leader si difendono, dicendo di voler salvaguardare la penisola dalla minacciosa politica estera di Stalin. Alla fine del mese di marzo dello stesso 1949, col voto a maggioranza del parlamento, l’Italia entra nell’Alleanza atlantica. Tra coloro che esprimono voto contrario si segnalano alcuni deputati della sinistra democristiana e buona parte di quelli del PSLI. All’interno dell’Alleanza la supremazia politica di USA e Canada non è in discussione, ma tra i partner europei c’è un delicato equilibrio da conservare, per cui l’Italia deve sopperire a questa debolezza militare in altri modi, come ad esempio mettendo a disposizione degli alleati le proprie installazioni per gli attachi USA. L’Italia partecipa alla NATO anche (forse soprattutto) economicamente: contribuisce alle spese NATO per il 9,2% del totale. La cifra nominale è in costante aumento anno dopo anno. Per il 2000 l’Italia ha versato alla NATO 43 miliardi di lire. Inoltre il governo italiano acquista continuamente nuovi sistemi d’arma dall’estero. Naturalmente, tranne poche eccezioni, si tratta di armamenti di fabbricazione USA.


Marzo


‘5

OCCUPAZIONE DI TERRE INCOLTE AL SUD marzo 1950

A marzo del 1950 i contadini del sud Italia, in particolare della Calabria,sono scesi in lotta per rivendicare il diritto al pane e al lavoro occupando le terre incolte e malcoltivate, gli uliveti e gli agrumeti dei grossi proprietari delle loro zone. Presero parte all’invasione delle terre circa 14.000 lavoratori, uomini e donne. Sono state occupate terre, in maggior parte oliveti, per una estensione di circa 8.000 ettari di cui sono stati richiesti in data precedente alla invasione 2.142 ettari tramite tre cooperative, mentre la rimanente estensione è da richiedere. In totale il movimento, dal 6 al 12 marzo 1950, si è esteso in 45 Comuni e ad esso ha preso parte una massa di circa 25.000 lavoratori. In alcuni centri come Rosarno, Palmi e S. Ferdinando la lotta ha assunto aspetti drammatici per i continui soprusi della polizia che spesso intervenne violentemente per spezzare il movimento nei centri più combattivi. La polizia, non essendo in condizioni di controllare e comunque dominare il movimento, ha cercato di decapitarlo fermando ed arrestando i dirigenti sindacali ed i lavoratori più combattivi. In particolare a S. Martino di Taurianova, organizzati dalla Camera del Lavoro, una ventina di contadini si recarono nella località “Figurelle”. Quivi giunti limitarono un vasto appezzamento di terreno con dei pioli ed iniziarono a potare gli olivi. Ma, in serata, furono dispersi dai Carabinieri che riuscirono a rilevare i nomi di alcuni lavoratori per denunciarli. Dopo il processo e la delusione, cessarono nella Piana le invasioni delle terre.


Funerali a Lentella.

Marzo


‘5

IN ABRUZZO SCIOPERI ALLA ROVESCIA 21 marzo 1950

Lentella fu teatro, nel marzo del 1950, di uno degli episodi più drammatici delle lotte contadine per la terra e il lavoro, le lotte iniziarono nella primavera del 1950 dopo la messa a punto, nell’autunno del 1949, del “Piano del Lavoro”. Erano finalizzate a conseguire precisi obiettivi: lo svincolo forestale, l’appoderamento e la messa a coltura di terreni ex boschivi; l’apertura di cantieri scuola e la realizzazione di opere pubbliche per la ricostruzione dei paesi; l’applicazione dei Decreti Gullo e del Lodo De Gasperi, che modificavano i patti mezzadrili, garantendo ai coloni una più equa ripartizione dei raccolti, e del Decreto sulla massima occupazione dei lavoratori agricoli, che obbligava le aziende ad assumere mano d’opera per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fondi. I contadini si organizzarono per rivendicare i loro diritti. Chiedevano ai quattro grandi proprietari dela zona l’applicazione del Lodo De Gasperi per una diversa ripartizione delle olive; al sindaco e al prefetto il sollecito disbrigo delle pratiche per i lavori, progettati da tempo, al cimitero e in una strada campestre. I contadini ogni sera andavano in corteo con le proprie famiglie a riporre gli attrezzi nella sede della Camera del Lavoro, ubicata al piano terra del municipio, gridando “Vogliamo pane e lavoro!”, “Abbasso il sindaco della miseria!” e altri slogans, e reclamando invano il pagamento delle prestazioni. Lo sciopero del 21 marzo si concluse tragicamente. Nello stesso tempo questa lotta fu positiva perché si riuscì ad avere quel che si chiedeva.


Maggio


‘5

RIFORMA AGRARIA

Lotte, occupazioni e ripartizioni delle terre nei territori latifondisti si imposero all’attenzione di tutta Italia, forzando così il Governo italiano a emanare il progetto di Riforma agraria. I provvedimenti legislativi emanati furono tre: la legge 12 maggio 1950, n. 230, la cosiddetta “Legge Sila”, per la colonizzazione dell’Altopiano della Sila e dei territori jonici limitrofi; la legge 21 ottobre 1950, n. 841, conosciuta come “Legge Stralcio”, attraverso la quale si estendeva l’ambito applicativo della Legge Sila ad altri territori suscettibili di trasformazione; la legge 27 dicembre 1950, n.104, varata dal Governo Regionale della Sicilia per la riforma dei latifondi dell’isola. Le zone sottoposte alle leggi di Riforma furono il Delta Padano, dove si riscontravano situazioni sociali disagiate, il Fucino, alcune zone della Campania e vaste plaghe della Maremma tosco-laziale, della Lucania, delle Puglie, del basso Molise, della Sicilia e delle Isole, perché dominate dalle proprietà terriere latifondiste. La Riforma agraria (“fondiaria” nella fase applicativa) si articolò in un’opera di espropriazione, trasformazione ed assegnazione delle terre, istituendo Enti di Riforma zonali e di territorio (Ente Sila, Ente Delta, Ente Fucino etc.) al fine di redistribuire la proprietà, promuovere lo sviluppo, superare l’arretratezza, sollevare la pressione sul bracciantato agricolo. Alla fase di espropriazione seguirono il compimento delle opere di bonifica e di trasformazione fondiaria più urgenti ed infine l’assegnazione, da parte degli Enti di Riforma regionali, delle terre espropriate alle famiglie contadine, mediante un contratto di vendita, con clausola di pagamento rateale del prezzo in 30 annualità, con la riserva del dominio dell’Ente fino al completo pagamento.

Dicembre


Acquedotto del Fiora, lavori di costruzione.


‘50

CASSA PER IL MEZZOGIORNO 10 agosto 1950, legge n. 646

In seguito alle numerose rivolte dei contadini del sud Italia nel 1950 venne istituita la Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nel Mezzogiorno d’Italia, più nota come Cassa per il Mezzogiorno, con un programma decennale di investimenti per oltre 1200 miliardi di lire, da destinare a opere di bonifica, alla costruzione di acquedotti, di impianti elettro irrigui, di strade e ferrovie e in generale alle infrastrutture. Secondo le teorie economiche dominanti in quegli anni l’ammodernamento infrastrutturale del territorio costituiva infatti l’indispensabile premessa per un successivo sviluppo industriale. La parte più cospicua degli aiuti venne destinata all’agricoltura, al risanamento del territorio, alla lotta alla malaria. L’obiettivo degli interventi è da una parte l’eliminazione dei notevoli svantaggi ancora esistenti in molte regioni meridionali in materia di legalità, sicurezza, qualità e costo dei trasporti e delle comunicazioni, disponibilità d’acqua, servizi finanziari e costo del denaro, dall’altra l’avvio deciso ed irreversibile di uno sviluppo economico capace di autosostenersi. Tempi di realizzazione: dieci anni. Mezzi finanziari assegnati: mille miliardi.

Agosto


Emigranti italiani anni ‘50


‘5

LEGGE SULL’ EMIGRAZIONE

Viene istituita una legge sull’ emigrazione per risolvere gli alti tassi di disoccupazione interna, furono stabiliti accordi con l’ Argentina e l’ Australia in modo che ricevessero la manodopera in eccesso. Molti emigranti lasciarono a casa genitori, mogli e bambini, perché determinati a ritornare, ed in parecchi riuscirono nell’intento. In effetti l’emigrazione rappresentò il riscatto dello stile di vita italiano, laddove quanto si riusciva a risparmiare del guadagno non certo facile, ma sicuramente superiore a quanto ottenibile in patria, veniva spedito a casa per contribuire al mantenimento della struttura tradizionale.



LEGGE SULL’ EMIGRAZIONE

_ emigrazione verso paesi europei oppure Venezuela e più tardi anche Canada e Australia. _inizio dello spopolamento che interessa sia le zone montane che quelle collinari _ Nella zona costiera, al contrario, si assiste ad un aumento demografico. _ ripudio dell’attività agricola

‘51

IN ABRUZZO


Paesi aderenti alla CECA Logo della CECA

Marzo


‘5

L’ ITALIA ADERISCE ALLA CECA 15 marzo 1952

Nel ‘51, l’Italia era entrata a far parte anche della Ceca: Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Questa alleanza, costituta per favorire l’espansione del commercio degli Stati europei e per elevare il tenore di vita dei loro abitanti, fu il primo tentativo di creare una politica comune in Europa, ed ebbe un esito così positivo, da spingere i Paesi fondatori, ad estendere la collaborazione anche in altri settori. Fu da queste proposte, che nacque la Comunità Economica Europea, nel 1957, gettando le basi per l’attuale Unione Europea.


Febbraio


‘5

NASCE L’ENI 10 febbraio 1953

L’Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), è un’azienda creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, convertita in società per azioni nel 1992. L’Eni fu istituito con legge numero 136 del 10 febbraio 1953, ma l’intervento dello Stato italiano nel settore degli idrocarburi risaliva a prima della Seconda Guerra Mondiale: l’AGIP era nato nel 1926, l‘Anic nel 1936 e la SNAM nel 1941. L’orientamento dei governi dell’immediato dopoguerra era però quello di chiudere e liquidare l’Agip, a causa degli scarsi ritrovamenti seguiti alle ricerche. Invece proprio a partire dal 1945 vi furono i primi promettenti ritrovamenti di metano in alcuni pozzi scavati dall’AGIP in Pianura Padana. L’appoggio politico di Alcide De Gasperi e di Ezio Vanoni fu determinante nel favorire l’approvazione della legge istitutiva dell’Eni che fu comunque preceduta da un lungo dibattito parlamentare. La legge concedeva all’ente il monopolio nella ricerca e produzione di idrocarburi nell’area della Pianura Padana; al nuovo ente fu attribuito il controllo di Agip, Anic e Snam e di altre società minori, configurandosi così come un gruppo petrolifero-energetico integrato che potesse garantire lo sfruttamento delle risorse energetiche italiane. L’Eni aveva il compito di “promuovere ed intraprendere iniziative di interesse nazionale nei settori degli idrocarburi e del gas naturale”. La “rendita metanifera” garantita dal monopolio del gas permise all’Eni di finanziare i propri investimenti, anche molto ingenti. Nonostante l’Eni fosse nato per sfruttare le risorse petrolifere della Pianura Padana, i ritrovamenti petroliferi sul suolo italiano (Cortemaggiore, Gela) non si rivelarono particolarmente abbondanti. Nonostante ciò, gli anni ’50 furono anni di grande sviluppo per: - La rete di gasdotti, che permise lo sfruttamento del metano sia per uso residenziale che per uso industriale; - La rete di distributori di benzina, che seguì lo sviluppo della rete autostradale e fu coadiuvata dalle aree di servizio e dai “motel Agip”.


‘54

‘64


GLI ANNI DELLA RIPRESA

La società italiana conosce in un brevissimo arco di tempo una rottura davvero grande con il passato: nel modo di produrre e di consumare, di pensare e di sognare, di vivere il presente e di progettare il futuro. E’ messa in movimento in ogni sua parte: esprime energie e potenzialità economiche diffuse, capacità progettuali, ansie di emancipazione differenti, e di diverso segno. IL “MIRACOLO ECONOMICO” FATTORI: 1. L’adozione di un sistema di tipo liberista 2. Sviluppo delle infrastrutture 3. Basso costo della manodopera 4. Cospicui investimenti pubblici e privati 5. Aumento della produttività e stabilità dei prezzi. CONSEGUENZE: 1. Migrazioni da sud a nord 2. Ripercussioni sociali – distorsione dei consumi 3. Stratificazioni sociali 4. La nuova società (il consumismo)


Marzo


‘55

NASCITA DELLA FIAT 600

IL SIMBOLO DELL BOOM ITALIANO Presentata a Ginevra per il salone dell’automobile era il simbolo delle ripresa economica italiana e rappresentava la nuova società riversata sul consumismo e sui beni di massa. Una vera e propria rivoluzione dei consumi



‘58

AUTOSTRADA DEL SOLE

iL 7 dicembre del 1958 fu inaugurato il primo tratto di 100 chilometri, da Milano a Parma, dell’ AUTOSTRADA DEL SOLE. La più lunga della Penisola : collega Milano a Napoli, passando per Bologna, Firenze e Roma, con una percorrenza complessiva di 761 kilometri. Fortemente voluta per rilanciare l’economia nazionale. Prima della sua costruzione: tratto Milano- Napoli =due giorni di viaggio per i mezzi commerciali. La costruzione ha accorciato significativamente i tempi di percorrenza e, in rapporto a questo, ha abbassato i prezzi al consumo di molta merce.

Dicembre


‘64


LA CRISI E LE CONTESTAZIONI

Crisi, protesta, dissenso, contestazione, sono parole che entrarono nel linguaggio comune degli anni ‘60 e ‘70 con un significato nuovo, ad esprimere un fenomeno tipico della società industrializzata e che prima ancora che politico era esistenziale. Sono anni in cui regna un clima di diffuso disagio e di ribellione sia nei confronti dei limiti posti all’espressione della propria individualità che nei confronti della nuova società borghese e del neo-capitalismo con la sua organizzazione del lavoro, parcellizzata e alienante. Sono anni in cui a fare da protagonistre sono due delle più gravi crisi che il nostro Paese abbia mai dovuto affrontare: la crisi economica prima e quella petrolifera poi. D’innanzi alla crisi la popolazione regisce manifestando il proprio dissenso, lottando per i propri diritti. Ed è proprio in questo clima di tensione che nasce e trova terreno fertile uno dei più cupi paragrafi della nostra storia: quello del terrorismo italiano.

‘79


Manifestazioni studentesche, 1968


‘68

IL “SESSANTOTTO”

Le contestazioni Sta cambiando l’Italia e il suo modello di sviluppo, quella che si appoggia ancora in buona parte su una massa (formica) proletaria analfabeta (i padri dei sessantottini) con la sua misera “scuola” di classe, tagliata su misura dai ricchi, e difesa dai conservatori rimasti arroccati dentro le loro fortezze istituzionali, non concedendo aperture e riforme nemmeno davanti alle proteste, che sono subito liquidate dai serventi-media come “ragazzate”, “studenti svogliati”, “ queste cose da giovani le abbiamo fatte anche noi, ma ora basta, andate a casa”. “L’idea non è affatto quella di impadronirsi del potere, ma di costruire spazi di libera espressione e comunicazione, che consentono di diventare soggetti di decisione e azione. Spazi fisici: strade e piazze ... ma anche altri luoghi in genere già pubblici, che vengono trasformati e adattati anche al privato: ma contemporaneamente spazi espressivi, nei mezzi di comunicazione di massa, attraverso parole e immagini; e naturalmente spazi politici all’interno dell’organizzazione e del sapere e subito dopo in punti nevralgici del sociale, come i rapporti tra le classi lavoratrici e gli strati intellettualizzati della società. Passerini, “Il 68 nella storia dei processi di comunicazione”

Dicembre


Lavoratori abruzzesi manifestanti,1969

Manifestazioni operaie,1969


‘69

L’AUTUNNO CALDO

Carlo Donat Cattin, ministro del Lavoro nel governo guidato da Mariano Rumor, profetizzò : “Da questo autunno usciremo tutti diversi”. E cosi e’ stato. L’ autunno del ‘ 69, l’ autunno caldo, trasformò l’ Italia. “L’ autunno caldo e’ stato una svolta nella strategia del sindcato su due fronti: la conquista di nuovi diritti che poi hanno portato allo Statuto dei Lavoratori e la capacita’ di rappresentanza nei confronti delle nuove generazioni, il cui simbolo era il giovane immigrato addetto alle lavorazioni piu’ ripetitive e meno qualificate. L’ autunno caldo e’ stato anche una stagione di violenza. Ma la violenza si scateno’ proprio contro l’ autunno caldo. Quella che poi e’ stata chiamata la strategia della tensione fu il tentativo di stroncare un processo che vedeva il sindacato come protagonista” . Bruno Trentin

Novembre


Cronaca d’Abruzzoi,1968

Lanciano,1968


‘69 L’ABRUZZO SCENDE IN PIAZZA Il periodo dei tumulti operai si farà sentire con forza anche nella regione Abruzzo, qui operai di grandi e piccole industrie sia a partecipazione statale o estera che locali, scenderanno in piazza per manifestare contro i possibili lincenziamenti, rivendicando migliori contratti e condizioni lavorative. Si ricordano le lotte all’Ati (Azienda Tabacchi Italiani), alla SitSiemens, alla CocaCola e alla S.A.R.A.

La rivolta all’ATI di Lanciano “Nell’area della Val Sangro e del Lancianese, l’industria più grande restava l’ATI di Lanciano. Nel 1968, quando vi erano occupate 800 donne, lo stabilimento va incontro a una gravissima crisi: la minaccia di chiusura viene sventata grazie a una durissima lotta - compresi scontri con la polizia - che vede coinvolti ampi strati della popolazione. I processi di ristrutturazione portano comunque a un quasi dimezzamento della manodopera.” Constantino Felice, “Da obliosa contrada a laboratorio per l’Europa”

Novembre



‘69

LA STRATEGIA DELLA TENSIONE

“Milano, 12 dicembre 1969, ore 16,30 Esplode una bomba nel salone degli sportelli della Banca Nazionale dell’Agricoltura, al numero 4 di piazza Fontana. Ha inizio una nuova era tragica, la cosiddetta “strategia della tensione”. I terroristi non avrebbero potuto scegliere un momento migliore: la banca è infatti gremita per il “mercato del venerdì”, che richiama gli agricoltori delle province di Milano e Pavia. L’ordigno è stato collocato in modo da provocare il massimo numero di vittime: sotto il tavolo al centro del salone riservato alla clientela, di fronte all’emiciclo degli sportelli. I locali devastati testimoniano la potenza dell’esplosivo impiegato.” Fabrizio Calvi e Frédéric Laurent, Piazza Fontana - La verità su una strage, Mondadori

Dicembre


Maggio


LEGGE 20 maggio 1970, n. 300 “Norme sulla tutela della libertà e dignità del lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nel luoghi di lavoro e norme sul collocamento.” E’ una delle norme principali del diritto del lavoro italiano. La sua introduzione provocò importanti e notevoli modifiche sia sul piano delle condizioni di lavoro che su quello dei rapporti fra i datori di lavoro, i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali. “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge.” Estratti dal testo di legge

‘7

LO STATUTO DEI LAVORATORI


Maggio



CRISI NAZIONALI E CRISI INTERNAZIONALI

Negli anni ‘80 proseguono gli atti terroristici degli anni precedenti, ma da parte del governo scatta un programma di lotta al terrorismo italiano ed anche una lotta alla mafia da parte del Governo attraverso un maxi-processo a Palermo. Sono anni di scandali politici come la scoperta della loggia massonica P2, lo scandalo Tangentopoli e il Pool “Mani Pulite” condotto dal magistrato Di Pietro. Questi portano a diverse crisi e cambi di Governo. L’avvento del nuovo millennio è accompagnato dall’istituzione dell’U.E. e della una moneta unica, l’Euro. Sono anni di conflitti internazionali, prima di tutti la Guerra del Golfo: la prima nel 1990 e la seconda, ancora in corso, nel 2003. Uno degli eventi di grande importanza soprattutto per l’Abruzzo, il terremoto devastante avvenuto il 6 aprile 2009 all’Aquila. ‘79

2009


Gennaio


‘0

U.E. E MONETA UNICA

Nel 1992 venne firmato il trattato di Maastricht dai 12 paesi membri dell’allora Comunità Europea, diventata così Unione Europea. Stabiliva una politica economica europea che prevedeva l’introduzione di una moneta unica: l’euro che entra in vigore il 1° gennaio 2002. Le aspettative: un incremento dell’interdipendenza economica, facilitazione del commercio tra Stati membri,riduzione nelle differenze dei prezzi, aiutare a contenere l’inflazione; ha portato invece all’aumento dei prezzi nei Paesi dove erano più bassi. In corrispondenza con l’introduzione di monete e banconote euro, in Italia molti hanno notato un notevole aumento dell’inflazione. Inoltre ha avuto influenza anche sul prezzo del petrolio.


Castel del Monte Castelvecchio calvisio

PESCARA TERAMO L’AQUILA CHIETI

chiesa piazza del duomo - l’Aquila

Aprile


‘09

6 APRILE

5,9 della scala Richter l’intensità del sisma che si è verificato il 6 aprile 2009, alle ore 3,32 nella città dell’Aquila e nelle sue province Il bilancio del disastro conta 308 morti, circa 1600 feriti e 65.000 sfollati che si stabilirono in tendopoli, auto e in albergi della costa adriatica; l’ammontare dei danni si stima ammontino a circa 10,212 miliardi di euro. Alcuni dei borghi oggetto di studio sono stati colpiti dal sisma e hanno subito danni: _Castel del Monte (danni al campanile del Duomo) _Castel Vecchio Calvisio (crolli di edifici, muri e volte lesionati)


‘43 - ‘54

EMIGRAZIONE

CASSA DEL MEZZOGIORNO PIANO INA-CASA

‘55 - ‘63

CRESCITA PRODUZIONE

‘64 - ‘79

EMIGRAZIONE

EMIGRAZIONE SVILUPPO INFRASTRUT.

SVILUPPO MEZZOGIORNO

CRESCITA PRODUZIONE

EMIGR

BOMBAR CASSA DEL M PIANO I

PROGRESSO INDUSTRIALE

CRESCITA P CONSU PROGRESSO

SVILUPPO INFRASTRUT.

SVILUPPO

SVILUPPO MEZZOGIORNO

CONGI AUTUNN AUST SVILUPPO M

‘80 - ‘09

LOTTA ANTIMAFIA E ANTITERRORISMO

TERREMOTO

Indagini Istat

TERREMOTO UE E EURO

Infrastrutture

TANGE CRISI DI TERR UE E

Risorse pr


WORDS TO GET IDEAS

RAZIONE

EMIGRAZIONE

RDAMENTI MEZZOGIORNO INA-CASA

BOMBARDAMENTI

PRODUZIONE UMISMO O INDUSTRIALE

CRESCITA PRODUZIONE CONSUMISMO

PIANO INA-CASA

PIANO INA-CASA CAMPI CONCENTRAMENTO

EMIGRAZIONE INFRASTRUT.

IUNTURA NO CALDO TERYTY MEZZOGIORNO

ENTOPOLI GOVERNO REMOTO E EURO

roduttive

AUTUNNO CALDO AUSTERYTY MOTI STUDENTESCHI LOTTA ANTIMAFIA E ANTITERRORISMO TANGENTOPOLI CRISI DI GOVERNO TERREMOTO UE E EURO

Abitanti ed evoluzione sociale

TERREMOTO

Risorse culturali


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