evoluzione sociale

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BORGHI ABBANDONATI eVOLUZIONE SOCIALE


BORGHI ABBANDONATI EVOLUZIONE SOCIALE ABSTRACT PARTE 1: Indagine di un borgo 1.0 Corvara --> oggetto di studio 1.1 inquadramento 1.2 nella storia 1.3 timeline storica 1.4 organigramma

PARTE 2: Dinamiche dell’abbandono 2.0 Time line Abbandono Abbandono 2.1 Attraverso le soglie storiche 2.1.1 1901-1911 _1° migrazione _crisi della pastorizia 2.1.2 1930-1933 _terremoto 2.1.3 1939 _alluvione 2.1.4 1956-1980 _dal decreto legge alla creazione di una nuova contrada _Vicenne 2.1.5 1950-1970 _2° migrazione 2.1.6 Conseguenze dell’abbandono sullo spazio: vuoti urbani 2.2 La situazione attuale 2.2.1 Corvara Vecchia _dati _format 2.2.2 Vicenne _dati _format 2.2.3 Colli _dati _format


PARTE 3: Raccolta dati Istat 3.1 Migrazioni 3.2 Attività ieri 3.3 Attività oggi 3.4 Età 3.5 Demografia 3.6 Status civile PARTE 4: Dinamiche sociali 4.0 Dinamiche sociali 4.1 Lavoro 4.2 Condizione femminile 4.3 Istruzione e Sanità 4.4 Famiglia 4.5 Timeline storia/effetti PARTE 5: Futuro di Corvara 5.1 Progetti futuri già in esecuzione 5.2 L’albergo diffuso PARTE 6: Confronto con altri Borghi abruzzesi 6.1 Confronto 6.2 Flussi In/Out

PARTE 7: Una ipotesi operativa di riattivazione?

bibliografia


ABSTRACT


Rappresentare la complessità Questo studio nasce con l’intento di evidenziare le dinamiche che hanno portato allo spopolamento, in alcuni casi quasi totale, di alcuni borghi abruzzesi. Per meglio comprendere tali dinamiche si è deciso di procedere in due step successivi: - effettuare l’indagine di un campione e dunque analizzare da vicino solamente un borgo ed - effettuare una sorta di zoom out per capire se tali dinamiche siano comuni anche ad altri borghi. All’interno di una moltitudine di luoghi, la scelta è ricaduta su Corvara, in provincia di Pescara, principalmente per due motivi: - Corvara è uno dei pochi borghi abruzzesi che è anche comune e questo ci ha permesso di recuperare facilmente dati istat, preziosi e necessari per avere una base di informazioni autorevoli sulle quali sviluppare delle considerazioni, in relazione anche ai dati raccolti sul luogo; - inoltre il numero di abitanti di Corvara, circa trecento, è tale per cui è stato possibile effettuare un censimento completo di tutta la popolazione. Il nostro lavoro, dunque, cerca di indagare il fenomeno dell’abbandono attraverso ad una moltitudine di aspetti, per ricostruire in modo ordinato ed esaustivo un processo assai complesso. Si è, infatti, analizzato tale fenomeno di emigrazione in relazione al tempo, agli avvenimenti storici, alle dinamiche economiche e politiche, allo spazio, ai flussi di popolazione e ai progetti futuri. Si è deciso, quindi, di costruire una timeline dell’abbandono di Corvara, che non vuole essere una mera disposizione cronologica di eventi, ma che sia uno strumento esaustivo attraverso il quale raccontare la complessità di tale processo e in particolare che racconti le conseguenze dell’abbandono sullo sviluppo dello spazio urbano e del suo relativo utilizzo da parte della società. La necessità, dunque, è di riportare l’analisi storico-morfologica dei luoghi al centro delle metodologie progettuali, per uno sviluppo che sia sostenibile. In questo senso lo sviluppo coincide con il recupero e il riutilizzo corretto e mirato di tutte le aree, le strutture e le infrastrutture che si vanno dismettendo, nella speranza che ciò ci condurrà al recupero e al conferimento del giusto valore al nostro paesaggio.


PARTE 1


INDAGINE DI UN BORGO



1 CORVARA


1.0 CORVARA Corvara sorge in provincia di Pescara, ad un altezza di circa 600 m s.l.m.; la sua posizione è centrale nella regione e risulta facilmente accessibile da tutte le province. Il suo territorio, che rientra in parte nel Parco del Gran Sasso – Monti della Laga, ha un’estensione di circa 1300 ettari e presenta un ambiente molto vario in considerazione delle diverse caratteristiche geologiche esistenti, con un paesaggio diversificato che va dalla bassa collina all’alta montagna. Come è stato più volte rilevato, i centri storici abruzzesi, come Corvara appunto, costituiscono una rete a continuità variabile di piccoli insediamenti, organicamente correlati ad un territorio di forti valenze paesaggistiche e naturali, ed è proprio in questo rapporto con la natura che l’edilizia tradizionale della regione acquista particolare risalto. Inoltre, la struttura insediativa, i materiali e le tecniche costruttive della tradizione testimoniano anche a Corvara di una cultura edilizia non priva di una sua intrinseca ricchezza, che si integra validamente con il panorama nazionale. La nostra indagine, volta alla ricostruzione delle dinamiche cosidette dell’abbandono dei borghi Abruzzesi, parte dall’analisi del borgo di Corvara, scelto in primis perchè è l’unico dei Borghi assegnati facente comune ed inoltre è stato scelto per la sua storia, ricca di momenti che hanno segnato demografia, territorio e cultura di questo “paese”.


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1.1 INQUADRAMENTO

ITALIA 301.338 Km²


.293 abitanti .42 contrade .provincia di Pescara .altitudine varia da 600 m a1100 m s.l.m .accessibile da tutte le province .fa parte del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga .1300 ettari di estensione .paesaggio diversificato dalla bassa collina all’alta montagna

ABRUZZO 10.798 km²

CORVARA 13,7 km²




1.2 NELLA STORIA Nel territorio di Corvara non sono state condotte ricerche sul terreno che provano la sua esistenza nel periodo anteriore al Medioevo; ma è probabile che era abitata sin dalla Preistoria, perchè la zona circostante è ricca di testimonianze archeologiche, a Pescosansonesco infatti sono stati rinvenuti diversi reperti preistorici. L’Abruzzo aveva assistito ad uno spostamento di popolazione da nord verso sud, dall’antica Umbria al futuro Sannio. La natura montagnosa accoglieva i Sanniti e determinava un insediamneto umano a piccoli villaggi senza un centro urbano rilevante, con un’unità linguisitica e sociale e non politica. Essi si dividevanoin più ceppi etnici, come i Vestini, che occupavano una vasta zona in cui era compresa Corvara. Nel periodo della conquista, generalmente i Romani procedevano alla loro espansione mediante la creazione di colonie ed assimilando lo straniero al proprio sistema di vita; ma nelle zone dell’Appennino centrale avevano lasciato sopravvivere l’autonomia amministrativa di vici e dei pagi. Corvara era vicina al pagus Interpromii, sulla via Claudia-Valeria, continuazione di un’importante strada romana: la Tiburtina Valeria. Le guerre sannittiche, concluse intorno al 300 a.c. con un foedus iniquum, presupponente uno stato di vassallaggio degli Italici verso l’Urbe, vedevano in una posizione migliore i Vestini e i Marrucini. A questi popoli, infatti, i Romani avevano dato la possibilità di avere una moneta propria. Durante la guerra


sociale Penne, capoluogo dei Vestini, nonostante l’adesione alla lega costituita dai Marsi contro Roma nella sede direttiva di Corfinio, si era ritirata e rifiutata di partecipare alla guerra; ma i socii l’avevano costretta all’alleanza. Pier Luigi Calore, sulla base dei rilevamenti toponomastici, ha localizzato l’episodio nel territorio di Corvara e di Pescosansonesco, tra La Queglia e il Monte Picca. Ma di ciò non si ha la sicurezza scientifica: la tesi dovrebbe essere approfondita dal punto di vista archeologico. Le prime testimonianze dell’esistenza di Corvara le troviamo nel Catalogus Baronum e, più numerose, nel Liber Instrument seu Chronicorum Monasterii Casauriensis, un manoscitto molto prezioso per la storia medievale dell’Italia centro-meridionale. Il codice è stato composto e ordinato nella seconda metà del XII secolo dal monaco Giovanni di Berardo per incarico dell’abate Leonate e scritto dal maestro Rustico. E’ diviso in Instrumentarium, che custodisce le trascrizioni di 2153 documenti e Chronicon, che narra la storia del monastero dalla fondazione, appuntando nel corso del tempo gli avvenimenti ritenuti più rilevanti. Nella ricostruzione storica questa fonte è valida solo se si considera che, come ogni opera, è comformata ad una determinata ideologia nella scelta e nel modo di organizzare la narrazione, con una propria linea interpretativa. Oltrettutto i monaci potevano avere ogni interesse a riferire notizie e a copiare documenti in modo inesatto, a vantaggio della propria abbazia. Ma, anche se tutte le carte relative a Corvara fossetro false, rimane che la sola menzione è la prova inconfutabile della sua esistenza almeno al momento della redazione del codice. I documenti casauriensi provano il persistere di una strttura insediativa per vici e pagi, come appare nella distinzione in territori, tra cui quello pennese, che comprende tutte le località acquisite dal monastero, tra le quali anche Corvara.


1.3 TIMELINE STORICA Attraverso l’analisi di eventi, fatti, manifestazioni generali sul territorio e puntuali riguardanti il borgo abbiamo individuato i momenti “cruciali” di cambiamento che hanno segnato la storia del luogo



1.4 ORGANIGRAMMA METODO INDAGINE CAMPIONARIA Fonti: _LandiniP., Abruzzo, un modello di sviluppo regionale, S.G.P. Roma _Ferrarotti F., Trattato di sociologia, UTET, Roma, 1968

OGGETTO CORVARA

DINAM DELL’A

S

1 2


O

MICHE ABBANDONO

STRUMENTI

1. Indagine sociale 2. Indagine territoriale

CONSIDERAZIONI Le dinamiche di Corvara sono confrontabili con quelle di altri borghi? Quali sono le conseguenze degli individui sullo spazio urbano?


PARTE 2


DINAMICHE DELL’ ABBANDONO


2.0 TIMELINE ABBANDONO Incrociando la timeline storica precedente con gli eventi “sociali” generali subiti dagli abitanti e ricaviamo le direttive che ci portano ad interrogarci sulle dinamiche dell’abbandono



2.0 ABBANDONO






2.1 ATTRAVERSO LE SOGLIE STORICHE In questo capitolo ci proponiamo di studiare e analizzare nello specifico ogni soglia ricavata dalle timeline precedenti così da poter avere un quadro completo sulle conseguenze che ciascuno avvenimento ha causato nei diversi campi d’azione da noi analizzati per comprendere le dinamiche sociali dell’abbandono, quali: società, istruzione, servizi, economia, politica, sanità


2.1.1 1901 - 1911

1° MIGRAZIONE

L’unificazione dell’ Italia ha influito anche sulla vicenda migratoria, e nei primi anni del 1860 si è assistito ad una sorta d’espatrio. Solo in seguito si è potuta avere una crescita del fenomeno, seppur lenta, che ha portato al grande esodo di oltre 27 milioni di abitanti. Si è trattato di una vera e propria diaspora, a differenza degli altri Paesi Europei, che potevano indirizzare gli emigranti nelle colonie politiche. E’ possibile distinguere tre grandi periodi migratori:

1876 - 1940 1946 - 1980 1990 - 2010

Il fenomeno Corvara è molto visibile nel primo decennio del 1900: in un arco di tempo che va dal 1901 al 1911 si è passati da 1565 a 1291 abitanti, con un decremento di 274 persone. I capofamiglia e gli uomini di età centrale che abitavano a Corvara si recavano all’estero, spinti soprattutto dalla crisi della pastorizia, dalla minore redditività dei terreni e dall’eccessivo carico tributario.


1150 abitanti

1

+ 189

1339 abitanti

1871

-2

1337 abitanti

1881

+ 228

1565 abitanti

1901

- 274

1291 abitanti

1911




2.1.1 1901 - 1911

CRISI DELLA PASTORIZIA La storia della pastorizia in Abruzzo si sviluppa attraverso un periodo di alcuni millenni, a partire dalla Civiltà Appenninica dell’Età del Bronzo risalente agli inizi del II Millennio a.C. fino ai giorni nostri. In un arco di tempo così esteso tale attività produttiva si è inevitabilmente articolata attraverso fasi alterne di incremento e di involuzione, ma almeno sino agli anni precedenti lo sviluppo industriale del secondo dopoguerra, ha costituito una presenza di notevole rilievo nel quadro economico e sociale della regione. Già dai primi dell’ 800 inizia il progressivo declino della pastorizia transumante. Sia in seguito alla promulgazione di leggi che favoriscono lo sfruttamento agricolo dei terreni pugliesi a scapito dell’uso pascolativo, sia a causa dello sviluppo industriale e delle imponenti trasformazioni economico - sociali, che mettono in crisi, soprattutto nel corso del nostro secolo, il precedente e secolare sistema di integrazione fra agricoltura, pastorizia e artigianato. Oggi, tra i proprietari di bestiame ancora attivi in Abruzzo, continuano a praticare la transumanza a lungo raggio soltanto quelli che posseggono pascoli a bassa quota molisani e pugliesi. Tutte le altre aziende praticano l’allevamento stanziale o la monticazione (trasferimento delle mandrie all’alpeggio), con spostamenti stagionali tra la montagna abruzzese e le pianure adiacenti.


1901 13 aziende agricole

- 7 aziende agricole

1911 6 aziende agricole




2.1.2 1933 TERREMOTO La storia dei terremoti italiani registra molto spesso il nome delle località abruzzesi IL SISMA. La mattina del 26 settembre 1933 ci fu una prima scossa alle ore 01:15, e una seconda, più forte, alle 03:11, sentita nei comuni delle province di Chieti, L’Aquila e Pescara. La terza, più potente, arrivò alle 04:33 e colpì maggiormente i paesi ubicati alle falde della Maiella. Fu classificata del IX grado della scala Mercalli cioè “distruttiva”. Furono 65 i comuni colpiti dal sisma parzialmente o totalmente danneggiati; di questi solo la metà potè beneficiare dei contributi concessi dallo Stato, avendo le Prefetture, in ottemperanza alle direttive del Ministero degli Interni, attuato una politica di rigore e senza tentennamenti nei confronti dei terremotati, ribadendo: «Che sia evitato il diffondersi dell’ingiustificato allarme nelle popolazioni, aggravando l’impressione del disastro. Devono evitarsi provvedimenti che vadano oltre lo stretto necessario». I SOCCORSI . Il Ministero dei Lavori Pubblici fu designato dal Governo a presiedere fin dal primo momento le operazioni di pronto soccorso e successivamente la ricostruzione post sisma. Questa decisione consentì di accelerare e semplificare le fasi di ricostruzione. Nelle operazioni di pronto soccorso, si pensò addirittura di ridurre il numero delle tende che il Genio Civile si apprestava a mettere a disposizione degli sfollati, evitando la realizzazione di «inutili baraccamenti che avrebbero, in qualche modo, disincentivato le popolazioni alla rapida ricostruzione dei propri alloggi». NUOVI ALLOGGI. Il Governo fascista evitò di ricorrere alle baracche o altro tipo di costruzione provvisoria, perché le riteneva di intralcio alla definitiva ricostruzione dei borghi colpiti e anche per evitare la riduzione delle condizioni igieniche e del tenore di vita delle famiglie che avrebbero dovuto occuparle. In seguito, mantenne sotto stretto controllo la ricostruzione, in linea con la politica totalitaria a cui era sottoposto il paese. L’ECONOMIA. L’economia locale, in grave difficoltà a causa della crisi del 1929, riprese con vigore, anche perché le imprese edili che realizzarono le opere erano tutte locali con sede nelle province di Chieti e Pescara. Il ricorso a ditte di fuori regione per le riparazioni delle abitazioni private fu molto ridotto. Di colpo si azzerò la disoccupazione. Il Governo fascista, nella politica di ricostruzione, privilegiò quindi la riedificazione dei fabbricati civili, destinando ad essi la gran parte delle risorse finanziarie, a scapito del settore produttivo molto compromesso dal sisma. Questa politica, al momento acquietò e rassicurò l’opinione pubblica. Solo in seguito finanziò interventi nei settori agricolo, commerciale e manifatturiero, che per la loro importanza sociale ed economica, avrebbero dovuto avere diverso interessamento, perché senz’altro avrebbero dato impulso notevole alla ripresa economica delle zone terremotate.


edifici esistenti edifici distrutti dal terremoto vuoti urbani al 1933




2.1.3 1939 ALLUVIONE


edifici esistenti edifici distrutti dal terremoto vuoti urbani al 1933




2.1.4 1956 - 1980

DAL DECRETO LEGGE ALLA CREAZIONE DI UNA NUOVA CONTRADA : VICENNE Le cause del l’abbandono massivo del borgo antico di Corvara , avvenuto a partire dagli anni ‘50, possono esere ricondotte soprattutto agli effetti , in parte verificati, in parte solamente paventati di dissesti idrogeologici, in effetti caratteristici dell’area, che hanno portato all’emigrazione in massa degli abitanti. La lunga vicenda della franosità di Corvara può essere ricostruita grazie ad una serie di documenti storici, custoditi nell’archivio storico dell’Ufficio del Territorio di Pescara, e all’ausilio della cronaca locale, che offre perlopiù una lettura critica. Il primo documento in nostro possesso, sancisce l’inizio della vicenda, esso risale al 18 aprile 1956. All’interno di tale reperto , il Genio Civile di Pescara (facente riferimento al Ministero dei lavori pubblici e al Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche) proponeva opere di consolidamento e trasferimento di abitati minacciati da frane e dall’abitato di Corvara in una nuova sede. Tale documento è una risosra storiografica di notevole importanza per il borgo antico di Corvara; esso infatti, oltre alla proposta, che si rifà alla legge 9 luglio 1908 n. 445 che prevedeva di trasferire a cura e spese dello Stato gli abitati sottoposti a rischio franosità ; è costituito da una relazione assai dettagliata . Tale relazione, al fine di far rientrare Corvara tra gli abitati sovvenzionati dallo stato, illustra: posizione topografica , cenni geologici, movimento franoso, book fotografico, le cause del dissesto, proposta di trasferimento, zona da spostare, area per la nuova sede, schema di piano regolatore e un preventivo sommario di spesa. Poche settimane dopo Il Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche con sede a L’Aquila, accetta la proposta del Genio Civile di Pescara certificando tale decisione con una lettera datata 07.01.1956 . Il provveditorato , avendo studiato con attenzione la relazione del Genio Civile di Pescara, non vede altra soluzione che inserire Corvara tra gli abitati da trasferire a spese dello stato: “già da tempo si sono manifestati nell’abitato lenti movimenti di cedimento provocando il dissesto di quasi tutti i fabbricati ed il crollo di alcuni di essi .....L’Ufficio del Genio Civile di Pescara ritiene che la causa principale del fenomeno debba essere ricercata nelle acque meteoriche che infiltrandosi nelle diffuse fratture provocano sgrtolamenti e distacchi di blocchi rocciosi o, negli strati più profondi, il dilavamento e spappolamento delle materie cementanti e quindi successivi movimenti di assestamento delle masse sovrastanti.”


Con il Decreto del Presidente della Repubblica Gronchi n.1020 dell’11 luglio 1956, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.231 del 13 settembre 1956 dall’oggetto”Inclusione dell’abitato di Corvara in provincia di Pescara, tra quelli da trasferire a cura e spese dello Stato” parte l’iter che porterà allo spostamento della popolazione nella frazione di Vicenne. L’ Approvazione del piano di spostamento dell’abitato di Corvara in località Vicenne”(dall’Estratto del registro delle deliberazioni del Consiglio Comunale)avvenne il 17 aprile 1958. Qualche anno dopo , il 13 giugno 1964, compare un articolo ne “Il Tempo” dal titolo: “E’ rimasto un dolce sogno il trasferimento di Corvara. Nessuno ha mai finanziato le opere necessarie al nuovo centro, mentre il paese resta abbarbicato ai suoi pericoli” Dall’articolo ,oltre ad una descrizione che metteva in luce i disagi degli abitanti di Corvara, testimonia che nonostante il Decreto 1020 del ‘56 i lavori che dovevano nel giugno del ‘64 dovevano ancora iniziare.

...IL PROGETTO Vicenne nella “Proposta di trasferimento dell’abitato di Corvara in nuova sede” del Genio Civile ,18 aprile 1956 , viene così descritta: “sita lungo la strada che da Corvara porta al quadrivio di S.Biagio dal quale si dipartono tre strade: una che da Pietranico raggiunge Torre de Passseri (staz. ferr.), una seconda che per Cugnoli ad Alanno raggiunge Pescara e L’Aquila. La zona prescelta dista circa 1800 m dal nucleo abitato e ricade nella dorsale della propaggine collinare”. Nella relazione vengono elencate tutte le opere previste per la fondazione della ”nuova Corvara”, opere che in quegli anni sarebbe stato impossibile realizzare nel borgo medievale, tra queste: . abitazioni . apertura e sistemazione degli spazi urbani pubblici . illuminazione pubblica . acquedotto . fognature .Chiesa parrocchiale . edifici pubblici: municipio, scuola elementare.


2.1.5 1950 - 1970

2° MIGRAZIONE ABRUZZO

L’emigrazione italiana riprende con forza nel secondo dopoguerra. L’Abruzzo è di nuovo tra le prime regioni per l’emigrazione. Si possono distinguere due fasi: . fine anni ‘40 incentivata dalla necessità di dare un qualche sfogo alla disoccupazione, tendeva a diramarsi verso le direttrici degli inizi del secolo, con una certa crescita delle mete europee e dell’Italia settentrionale; . anni ‘50 e ‘60 conferma le tendenze precedenti immettendo nuove direzioni, in particolare il Canada, il Venezuela e l’Australia ed accentuando certe direzioni nazionali. La prevalenza degli espatri europei, tipica dell’Italia del secondo dopoguerra, è meno accentuata rispetto al resto del paese. Un fenomeno decisamente interessante per comprendere le dinamiche migratorie è stata sicuramente concentrazione territoriale del processo di sviluppo nella zona costiera, in particolare nei pressi di Pescara. L’industrializzazione di quest’area ha portato ad un progressivo depauperamento della popolazione delle zone interne della regione in quanto ha provocato massicci spostamenti verso l’area costiera. Questo trend di popolazione dalle zone interne era talmente evidente da indurre alcuni a parlare di “spopolazione” dell’Abruzzo per indicare che nel periodo 1961-1971: “I comuni abruzzesi soffrono di una profonda degradazione che li sta polverizzando demograficamente: nella fase intercensuaria 1961-1971 quelli di ampiezza fino a 500 abitanti, cioè una specie di borgata, da 4 sono diventati 20 (+16) di cui 12 (+10) nell’aquilano; quelli delle varie classi da 2.000 a 15.000 abitanti sono diminuite di 44 (18 nell’aquilano)”. (Bolino, 1973, p. 36)


CORVARA Nel 1936, tra le due guerre, il fenomeno migratorio ha subito un arresto; sono, infatti annotate 1313 persone, e, rispetto al 1931, c’era stato un aumento di 99 abitanti. Ma la tendenza all’incremento demografico non durò a lungo, come mostrano i censimenti degli anno 1951-1961 e 1961-1971, che annoverano i più alti decrementi di popolazione, rispettivamente di 298 e 316 abitanti. Un fenomeno di notevole rilevanza è quello della “duplicazione degli insediamenti”; dove la popolazione si sposta a valle. Tale fenomeno ha investito anche il borgo di Corvara; la popolazione venne spostata in zona non soggetta a frane in contrada “Le Vicenne”. Lo spopolamento negli anni ’70 è incrementato dalla diffusione dell’automobile che ha facilitato notevolemte gli spostamenti. In genere gli emigrati di Corvara si erano trasferiti in altri luoghi d’Italia, in diversi paesi europei (Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Gran Bretagna), nell’America anglosassone (Canada, Stati Uniti) e latina (Argentina, Venuezuela, Brasile), e in Australia.


2.1.6 CONSEGUENZE DELL’ ABBANDONO SULLO SPAZIO: VUOTI URBANI L’analisi della formazione delle lacune urbane è stata affrontata in una prima fase interpretando i dati catastali, i documenti di archivio e il materiale fotografico sulla base di tre mappe catastali, aggiornate rispettivamente al 1926, al 1953 e al 1957. Si è cercato di studiare ogni singola lacuna, di ricostruire le vicissitudini che hanno portato al crollo, confrontando il rilievo reale e il catastale aggiornato al 1957, il materiale fotografico degli anni ’60 -’70 con quello attuale e analizzando le precedenti opere di consolidamento. I dati raccolti sono stati sintetizzati in tre periodi: - lacune urbane prima del 1954 - lacune urbane tra il 1954 - 1973 lacune urbane dal 1973 ad oggi distinguendo per ognuno di essi, le cellule crollate, le cellule danneggiate, le nuove costruzioni e gli interventi di consolidamento.


Lacune urbane prima del 1954

cellule crollate prima del 1954 cellule danneggiate prima del 1954 nuove costruzioni realizzate prima del 1954 opere di consolidamento a tutela della pubblica incolumitĂ nel 1954


Lacune urbane tra il 1954 e il 1973

cellule crollate tra il 1954 e il 1973 cellule danneggiate tra il 1954 e il 1973 nuove costruzioni realizzate tra il 1954 e il 1973 opere di consolidamento realizzate durante gli anni ‘70


Lacune urbane dal 1973 ad oggi

lavori necessari per la demolizione di ruderi pericolanti a Corvara, a tutela della pubblica incolumità , 1985 lacune urbane delle quali non si conosce l’origine opere di consolidamento realizzate durante gli anni



2.2 SITUAZIONE ATTUALE Qual è la situazione riscontrata durante il sopralluogo, i relativi rilievi fotografici, materici e i dati raccolti?



2.2.1 CORVARA VECCHIA





...Non un castello o un borgo medievale protetto da mura, torrioni‌, ma un’aggregazione compatta di edifici, definita a sud dal monte Aquileo e ad ovest e a nord da una cortina continua formata da edifici detti case-mura.



L’abbandono ha influenzato la storia del borgo in due modi tra loro fortemente contrastanti: qui il tempo si è fermato, il valore più interessante del centro è dato dall’immobilità edilizia, che ha lasciato tutto in un’ integrità quasi assoluta; contemporaneamente, l’incuria e le precipitose operazioni di demolizione del Genio Civile degli anni ’70 e ’80, hanno cancellato parte degli immobili, compromettendo la percezione di compattezza e la lettura del tessuto urbano originario.


Da sempre




2.2.2 VICENNE Vicenne è una delle 42 contrade del Comune di Corvara, ma al contrario di queste, risulta uno dei nuclei più consistenti; ciò è sicuramnete dovuto al trasferimento forzato della popolazione dal borgo medievale e alla costruzione di abitazioni ad opera dello Stato. La frazione Vicenne oggi non è altro che un insieme di abitazioni sparse perlopiù disabitate o abitate solo nel periodo estivo o nei fine settimana. I servizi presenti in questa frazione sono: . municipio .poste .farmacia




Qui si è al riparo da tutto e da tutti. C’è aria buona, si mangia bene. Il problema dello spopolamento è dato dalla mancanza di lavoro. I giovani non vogliono coltivare la terra o allevare gli animali, preferiscono stare dietro una scrivania, cosi se ne vanno.

Da sempre



L’emigrazione è tanta. Le cause sono in primo luogo la mancanza di lavoro, e poi il fatto che ci si debba spostare anche per trovare i servizi di primaria necessitĂ .

Da sempre



Mi piace abitare a Corvara, c’è anche il mare vicino cosi non sento tanto la mancanza dalla mia città. L’unico punto negativo di questo paese è la mancanza di servizi. Bisogna sempre stare in macchina, ci si deve sempre muovere e quindi si perde tanto tempo. Per il resto adoro Corvara.

Immigrato




2.2.3 COLLI Contrada collinare a nord di Corvara Vecchia, a 1050 m s.l.m., presenta poche abitazioni, perlopi첫 villette unifamigliari su due livelli di ca 90-120 mq, edificate con pietre locali e intonacate grossolanamente; si tratta infine di residenze povere, umili, prive al loro interno di rifiniture




E’ interessante portare turismo a Corvara, soprattutto perchè porterebbe lavoro. Tante persone, in maggior parte giovani, se ne vanno via proprio perchè manca.

Dalla città Dalla città



Mi ricordo quando tutti ci trovavamo nelle cantine e al “dopolavoro”. Eravamo così in tanti.... ora non c’è più nessuno. La mancanza di lavoro costringe i giovani a spostarsi. Vanno nelle città vicine a studiare e vedono quanti comfort ci sono, e non tornano più a casa.

Da Colli sempre Residente



Da altro paese




3 RACCOLTA DATI ISTAT


3.1 MIGRAZIONI ITALIA - in/out

289 ABITANTI IN OUT STOP

ESTERO - in/out 289 ABITANTI IN STOP


DOVE SONO ANDATI EUROPA

5%

75%

Svizzera 35 % Romania 25 % Polonia 5 % Albania 6 % Ucraina 4 %

AMERICA DEL NORD Canada 2 % USA 3 %

20%

AMERICA LATINA Venezuela 10 % Brasile 7 % Argentina 3 %

DA DOVE VENGONO EUROPA

60% 40%

Belgio 17 % Germania 25 % Spagna 18 %

AMERICA DEL SUD Venezuela 26 % Cile 8 % Argentina 6 %


3.2 ATTIVITA’ IERI In questo borgo, definito da un articolo del 1953 “…non considerato…” Le attività principali svolte nel corso del XVIII secolo riguardavano soprattutto l’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato, in quanto il territorio risulta ricco di minerali e quindi non solo adatto alla coltivazione di ulivi ma anche portato ad essere, data anche la sua estensione, alimento e “campo d’azione” per l’allevamento di bestiame

agricoltura/allevamento artigianato altro


3.3 ATTIVITA’ OGGI 289 ABITANTI altro lavorano nei paesi vicini privati non residenti studio coltivazione/allevamento

Come si può notare dal diagramma, sono tre le fasce predominanti. Una delle attività che mantiene vivo il Comune è senza dubbio quella data dalla coltivazione e l’allevamento. Grazie a questi molti degli abitanti di Corvara riescono a produrre il sostentamento, almeno a livello familiare. Una seconda fascia è data dalle persone che non risiedono a Corvara, che vi soggiornano per le vacanze o per brevi periodi. Di questi non abbiamo dati precisi. Un’ultima cospicua fascia è data da “altro”, che sta ad indicare gli anziani, le casalinghe, i disoccupati ed i neonati suddivisi come segue sotto.

70 ABITANTI pensionati casalinghe disoccupati neonati


3.3 ATTIVITA’ OGGI CORVARA 5 ABITANTI agricoltura/allevamento

anziani/pensione

disoccupati

VICENNE

47 ABITANTI studenti

servizi

agricoltura/allevamento

privati

disoccupati

anziani


COLLI

25 ABITANTI anziani

agricoltura/allevamento

privati

studenti

servizi

...dove studiano? 11 STUDENTI scuola (fuori sede)

universitĂ (fuori sede)


3.4 ETA’ CORVARA >30 < 60 anni

40%

> 60 anni

60%

VICENNE

32%

19%

< 30 anni

>30 < 60 anni

49%

> 60 anni


COLLI

36%

24%

>30 < 60 anni

40%

34%

< 30 anni

23%

> 60 anni

< 30 anni

>30 < 60 anni

43%

> 60 anni


3.5 DEMOGRAFIA Nonostante il decisivo calo demografico avvenuto notiamo come nel corso dell’ultimo decennio le donne siano non solo piÚ longeve ma anche in numero maggiore rispetto agli uomini



3.6 STATUS CIVILE

celibi coniugati divorziati vedovi


nubili coniugate divorziate vedove



4 DINAMICHE SOCIALI rielaborazione dati generali e considerazioni Analizzato il borgo nei suoi aspetti, prima storici-territoriali, poi territoriali-esperienzali ed infine dettagliando attraverso le soglie storiche le diverse cause/effetto prodotte da questi eventi nelle diverse contrade a livello territoriale, politico e sociale; ci proponiamo di indagare nel dettaglio, attraverso puntuali informazioni ricavate dall’analisi, le dinamiche d’interazione tra gli individui e le istituzioni nel corso della storia


MONDO

ITALIA

PESCARA

CUGNOLI ALANNO

COLLI

CORVARA

VICENNE

TORRE de’ PASSERI servizi istruzione sanità sanita

POPOLI

lavoro migrazioni


DISTANZA CORVARA - ALTRI CENTRI DI INTERESSE Corvara - Torre de Passeri = 7,5 Km Corvara -Cugnoli = 7,5 Km Corvara -Alanno = 11,1 Km Corvara - Popoli = 12,3 Km Corvara -Pescara = 50 Km

Indaghiamo, dopo una breve analisi della popolazione di ciascun borgo nel corso della storia nel campo dell’istruzione, del lavoro, dell’economia e della politica, i flussi d’entrata e d’uscita per quanto riguarda l’ Italia e l’estero. Questo ci da modo di comprendere l’evoluzione sociale a livello d’interazione umana


4.0 DINAMICHE SOCIALI Lo studio delle dinamiche storico-sociali nella storia del borgo di Corvara ci ha permesso di comprendere l’evoluzione sociale di questo nucleo. Gli eventi a scala maggiore, infatti, hanno influenzato notevolmente la vita del piccolo borgo modificandone gli usi e costumi. Quando parliamo di evoluzione sociale, intendiamo l’evoluzione dei singoli individui e delle loro relazioni nel corso della storia in rapporto a dei particolari fattori che possono essere così sintetizzati: _lavoro _condizione femminile _istruzione _sanità _famiglia


4.1 LAVORO All’inizio del XX secolo l’attività produttiva del borgo di Corvara verteva quasi esclusivamente sul settore agricolo, in particolare sulla pastorizia, eccezion fatta per alcune sporadiche attività artigianali proprie dei borghi. A partire dal primo decennio del ‘900, a causa della crisi della pastorizia (dovuta soprattutto alla privatizzazione da parte dei Savoia delle tavoliere pugliesi che ha bloccato la transumanza), della minor redditività dei terreni e dell’eccessivo carico tributario , Corvara (come tutto l’Abruzzo) ha assistito al fenomeno migratorio che caratterizzerà poi tutta la storia dell’abruzzo fino ai giorni nostri. Gli abruzzesi si dirigevano soprattutto nell’Italia settentrionale, in Francia, Belgio, Germania, ma anche in America Latina. Il lavoro che svolgevano all’estero era soprattutto di manovalanza nelle fabbriche o nelle miniere. Risulta quindi palese lo spostamento dell’asse lavorativo dal settore primario verso quello secondario. Un episodio interessante è quello che riguarda la questione inerente al decreto legislativo 1020 del 1956. Questo decreto prevedeva la costruzione di case popolari nella frazione di Vicenne perchè si pensava che il borgo medievale di Corvara fosse soggetto a frane. Nel 2000 si è scoperto che in realtà il borgo, non si trovava in stato di pericolo e quindi che il trasferimento della popolazione a Vicenne non era ncessario. Si può dedurre che il decreto venne richiesto per far recuperare dei fondi al comune e per dare lavoro alla popolazione autoctona in un periodo di crisi lavorativa. Attualmente a Corvara vi è una situazione abbastanza critica, gran parte della popolazione in età lavorativa è disoccupata, e chi invece lavora è costretto a recarsi nei comuni limitrofi o a Pescara. In pochi possiedono un’azienda agricola, ma tutti coltivano la terra (in particolare gli ulivi) nel tempo libero. Le uniche attività svolte dai residenti in loco al di là del settore agricolo sono quelle pertinenti alla gestione del comune, delle poste e di un servizio di bar ristorazione. Lo scenario lavorativo non è dei migliori, ma la realizzazione dell’albergo diffuso potrebbe stimolare l’attivazione di nuovi servizi e strutture di accoglienza, riattivando così l’economia.


4.2 CONDIZIONE FEMMINILE Il fenomeno migratorio ha coinvolto soprattutto gli uomini, che spesso erano costretti ad abbandonare la propria famiglia passando il testimone del capofamiglia alle proprie mogli. Il ruolo della donna assume quindi una nuova declinazione; mentre prima svolgeva le attività domestiche di routine e aiutava nel lavoro dei campi, nel periodo delle grandi migrazioni si ritrovava a ricoprire il ruolo del marito. Vi sono ovviamente alcune eccezioni. Un caso emblematico è quello di Cesira che, ancora bambina, si è trasferita a Roma per lavorare come sarta aiutando così la numerosa famiglia.FORMAT?????? Negli ultimi decenni, soprattutto la popolazione di età media è stata influenzata dai moti rivoluzionari femminili che hanno portato all’emancipazione della donna. Anche a Corvara le donne hanno iniziato a studiare portando a termine le scuole superiori e nel corso degli anni anche l’università iniziando così a lavorare e ad affermarsi in campi diversi dall’agricoltura .


4.3 ISTRUZIONE E SANITA’ ISTRUZIONE

Oggi sul territorio del Comune di Corvara non sono presenti strutture scolastiche. Vi era una scuola elementare, ma è stata chiusa. Il comune ha istituito un servizio di navetta che porta i bambini delle scuole elementari e medie nel complesso scolastico di Cugnoli, che dista da Corvara 7,5 Km. I ragazzi per andare nelle scuole superiori devono invece dirigersi in altri centri più o meno vicini serviti da bus di linea. Torre de Passeri _istituto tecnico agrario Popoli _istituto professionale _liceo scientifico Alanno _istituto tenico agrario Per tutti gli altri indirizzi bisogna recarsi a Pescara che dista da Corvara una cinquantina di km.

SANITA’

Nel 2005 è stata aperta la farmacia a Corvara. Prima della sua costruzione la popolazione era costretta a recarsi nei comuni limitrofi, quindi è stata senza ombra di dubbio un buon traguardo. L’ospedale più vicino è quello di Popoli. Nel corso del nostro sopralluogo a Corvara sono emersi alcuni punti critici. Gli anziani, non avendo strutture adeguate per essere curati e assistiti, si vedono costretti a trasferirsi a casa dei figli che spesso abitano nei comuni vicini.


4.4 FAMIGLIA CORVARA All’inizio del XIX secolo le case del borgo di Corvara risultavano organizzate, come si vede dalla pianta, in pochi vani di dimensioni abbastanza notevoli, nelle quali si divideva la zona notte dalla zona giorno e dai servizi. Abitazioni definibili dunque “patriarcali”, nelle quali la “zona notte” era unica per genitori e figli . in un articolo del settimanale “Val Pescara” del 30 ottobre 1955, si legge: “ Nessuna casa ha il bene dell’acqua potabile e di ogni altro servizio igienico. Vi sono nuclei di famiglie di oltre dieci persone che vivono annidati in una sola stanza terranea, facendo quasi letto comune, compromettendo così il rispetto alla morale della famiglia. Non è raro il caso di visitare famiglie che hanno in comune il loro pagliericcio con il giaciglio degli animali da lavoro”


COLLI-VICENNE Verso la metà del XIX secolo sorsero nel comune di Corvara, per motivi spiegati precedentemente, due nuove contrade; nelle quali le abitazioni risultano prevalentemente: per quanto riguarda Vicenne di ordine “popolare”, costruite con materiali poveri e divise internamente secondo vani classici, nelle quali la famiglia risulta divisa in modo “classico-moderno”, Colli invece presenta perlopiù villette residenziali, costruite sempre con materiale umile ma divise in vani classici ma di dimensioni maggiori. Confrontando la diversa tipologia delle abitazioni di queste contrade ed intersecando la loro natura all’epoca storica in cui sono sorte, deduciamo come sia cambiato il “vivere quotidiano” della famiglia , in un processo che va dall’utilizzo dell’abitazione come puro “tetto-riparo” ad un vero e proprio focalare domestico, nel quale oltre che al riposo, la famiglia gode di ogni spazio dell’abitazione, vivendola così in diversi momenti della giornata COLLI

VICENNE


4.5 TIMELINE STORIA/EFFETTI




5 FUTURO DI CORVARA


5.1 CORVARA

PROGETTI FUTURI GIA’ IN ESECUZIONE Negli ultimi anni sono stati promossi numerosi progetti da parte di imprese straniere (con l’ausilio di fiere specializzate nel mercato immobiliare e della stampa estera) che hanno deciso di investire sull’Abruzzo;. Oltre al progetto di marketing territoriale finalizzato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio immobiliare di pregio storico-architettonico dell’ entroterra abruzzese, queste iniziative stanno favorendo il posizionamento internazionale del “brand Abruzzo” . Gli effetti della comunicazione hanno prodotto una forte accelerazione del fenomeno degli acquisti di casali, fattorie, vecchie case in pietra, ecc. Decine sono gli investimenti imprenditoriali avanzati da operatori stranieri. Non mancano anche imprenditori italiani che, stimolati dalla ricaduta di notizie provenienti dalla stampa estera, hanno scoperto il territorio. l borgo medievale di Corvara, proprio in questo contesto è stato acquistato al fine di recuperarlo e di trasformarlo in un albergo diffuso.


NUOVO PATTO ASSOCIATIVO TRA PUBBLICO E PRIVATO NEL PARCO NAZIONALE GRAN SASSO MONTI DELLA LAGA Il 7 maggio 2006 è stato siglato, presso il polo amministrativo dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga un nuovo patto associativo tra l ‘Ente, il Comune di Corvara (PE) e il gruppo imprenditoriale Paggi (gruppo di imprese riconducibili alla famiglia Paggi, prevalentemente operanti nel settore del recupero di immobili storici e di valore ambientale e paesaggistico). L’obiettivo del patto era quello di recuperare il centro storico di Corvara mantenendone inalterati i valori artistici e la tipologia dei luoghi, al fine di garantirne una migliore fruizione turistica sotto il profilo qualitativo e quantitativo. Il Patto associativo per la riqualificazione del centro storico del comune di Corvara rappresenta il secondo esempio (dopo quello di Santo Stefano di Sessanio dove il Parco portò il metano, ponendo in tal modo le basi per i successivi interventi di sviluppo) in cui pubblico e privato si incontrano in un’azione sinergica di recupero e valorizzazione di borghi di straordinario valore paesaggistico e storico architettonico, ma abbandonati per anni nella marginalità. Per conseguire tali finalità è stata sottoscritta dalle parti “La Carta dei Valori di Corvara”, documento di fondamentale importanza, poiché sancisce l’ impegno alla condivisione di strategie di sviluppo e programmi attuativi, ispirati a criteri e standard ben definiti. Non potrebbe essere altrimenti per un comune, quello di Corvara, che, situato nell’ambito del Distretto Ambientale Turistico Culturale delle “Grandi Abbazie”, costituisce uno degli abitati più suggestivi dell’area protetta per valore architettonico urbanistico ed artistico, nonché per la coesistenza armonica di antiche forme di paesaggio agrario con ecosistemi naturali. La 2° Carta dei Valori stilata dal Parco dopo quella di Santo Stefano - ha dichiarato il Presidente Walter Mazzitti - segna una svolta importante per questo Ente e per il territorio che ne fa parte, poiché non solo sancisce principi ispiratori di un recupero compatibile e di uno sviluppo sostenibile, ma soprattutto decreta un accordo di cooperazione tra pubblico e privato, indispensabile in questa fase dove è necessario operare con ingenti investimenti, potendo far affidamento sul lavoro già realizzato sul campo dall’Ente Parco. E il gruppo Paggi ha grandi aspettative e grande fiducia in questo progetto, tant’è che ha intenzione di creare un modello di successo replicabile nei comuni limitrofi, perché questo è un territorio - ha dichiarato Ivano Paggi titolare dell’impresa - con grandi potenzialità, dove abbiamo intenzione di investire in denaro e in risorse umane anche grazie al coinvolgimento della Facoltà di Restauro e Architettura dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara. da www.tuttoabruzzo.it


5.2

L’ ALBERGO DIFFUSO L’albergo diffuso può essere definito come un albergo orizzontale, situato in un centro storico, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. L’albergo diffuso è una struttura ricettiva unitaria che si rivolge ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio, a contatto con i residenti, usufruendo dei normali servizi alberghieri. Tale formula si è rivelata particolarmente adatta per borghi e paesi caratterizzati da centri storici di interesse artistico ed architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare vecchi edifici chiusi e non utilizzati, ed al tempo stesso possono evitare di risolvere i problemi della ricettività turistica con nuove costruzioni. l’albergo diffuso è in primo luogo un albergo, e non va confuso con altre forme di ospitalità diffusa; in altre parole non tutte le forme di ospitalità diffusa sono “alberghi diffusi”, l’albergo diffuso è la grande occasione per il sistema di offerta italiano di sperimentare e proporre ai mercati della domanda stili di ospitalità originali, nei quali proporre il proprio approccio ospitale, la propria cultura dell’accoglienza, senza prendere in prestito procedure e modalità gestionali standard. Punti di forza dell’idea di Albergo diffuso L’offerta dell’albergo diffuso si pone nel mercato turistico come tipologia ricettiva in grado di offrire diversi plus: - Capacità di soddisfare i desideri di un’utenza esigente ed esperta: si tratta di persone che hanno il gusto di viaggiare, che hanno trascorso vacanze e soggiorni in diversi tipi di alberghi e località, e che sono alla ricerca di formule innovative e al tempo stesso in grado di rispecchiare il più possibile le caratteristiche del luogo. - Rispetto dell’ambiente culturale: la proposta dell’albergo diffuso si muove direttamente nella direzione di recupero del patrimonio artistico e culturale dei centri minori, perseguito con tenacia sia dalla politiche comunitarie che da quelle nazionali e locali, e mostra di possedere la potenzialità per incrementare il reddito e l’occupazione dei piccoli centri, per mantenere o incrementare la popolazione, senza per questo intervenire contaminando la cultura, l’ambiente, l’identità



dei luoghi. L’albergo diffuso può avere la funzione di “animatore” culturale ed economico dei centri storici, in particolare nelle città di piccole dimensioni; con l’apertura di un albergo diffuso che utilizza la “reception” anche come “ufficio informazioni” della località, magari in accordo con la Pro Loco, il centro storico può rivitalizzarsi mantenendo al suo interno una complessità di funzioni, residenziale, commerciale, artigianali. - Autenticità: a differenza degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso permette ai turisti di vivere l’esperienza di un soggiorno in case e palazzi progettati per essere vere abitazioni, con aspetti strutturali, quali muri, spazi, infissi, arredi ed impianti diversi da quelli progettati per “turisti”. - Articolazione della proposta: il turista che si indirizza verso l’albergo diffuso ha a sua disposizione un vasta gamma di scelte tutte offerte dallo stesso operatore ricettivo. Il prodotto “albergo diffuso” è di per sé differenziato in termini di diverso livello di comfort delle varie unità abitative, diversa distanza dal centro, diverse caratteristiche architettoniche degli edifici… e consente una politica di differenziazione (anche di prezzi) con l’intendimento di rivolgersi con proposte diverse a differenti fasce di utenza. - Originalità-Novità della proposta: una soluzione ricettiva in gran parte originale comporta una maggior visibilità ed offre numerosi vantaggi in termini di strategia di posizionamento nel mercato turistico. Servizi alberghieri: gli alberghi diffusi garantiscono tutti i servizi alberghieri, dal ristorante alle sale comuni, alla piccola colazione eventualmente servita anche in camera; e quindi alloggio, vitto e servizi accessori. Inoltre la dimensione complessiva dell’albergo diffuso permette di personalizzare i servizi, di aumentare il coinvolgimento degli ospiti, di avviare il processo di fidelizzazione e di sviluppare il passaparola. Stile gestionale: si caratterizza nell’universo ricettivo per l’atmosfera originale, per le modalità di erogazione dei servizi e per il suo collegamento con il territorio. L’albergo diffuso ha uno stile unico perché rispecchia contemporaneamente la personalità di chi lo ha voluto e lo spirito del territorio. La gestione ha l’obiettivo di offrire un’esperienza legata al territorio anche nei tempi e nei ritmi del servizio, oltre che nei servizi e nei prodotti offerti. da www.albergodiffuso.it




6 CONFRONTO CON ALTRI BORGHI ABRUZZESI


6.1 CONFRONTO CON ALTRI BORGHI

Lo zoom in svolto sul comune di Corvara, ci ha permesso di affinare gli strumenti e i metodi utili per comprendere le dinamiche dell’abbandono all’interno di un quadro storico-sociale. Quello che segue vuole essere un confronto con altri borghi soggetti al fenomeno dell’abbandono nella regione abruzzese. -SANTOSTEFANO DI SASSANIO -CASTEL DEL MONTE -CASTELBASSO


SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ)

Un caso di notevole interesse è quello di Santo Stefano di Sessanio . Anche il questo caso, il borgo, ha subito un forte calo demografico in corrispondenza delle ondate migratorie, dovute come sappiamo, dalla crisi della pastorizia , dalla minore redditività dei terreni e dall’eccessivo carico tributario. Lo spopolamento, anche in questo caso è stato drastico: da 4000 abitanti degli anni ‘20 oggi se ne contano circa una settantina. Tale fenomeno ha portato ad un progressivo abbandono del borgo medievale, portandolo allo stato di rudere; finchè nel 2001 gran parte del borgo è stato acquisito da un imprenditore scozzese che ha promosso un intervento di recupero scegliendo come ipotesi di riattivazione quella dell’albergo diffuso. Già prima della’avvento dell’albergo diffuso erano nate piccole attività ricettive come camere in affitto e bed & breakfast . L’interazione di tutte queste attività ha rilanciato il borgo su scale internazionale. L’approccio del restauro scelto è stato quello di tipo conservativo. L’abbandono del borgo è stato visto positivamente, poichè essendo stato abbandonato, non ha subito le legittime opere di manutenzione che negli anni sarebbero state necessarie; mantenendo in tal modo il borgo cristallizzato nel tempo. A Santo Stefano abitano circa una settantina di persone, alcune di queste lavorano per l’albergo diffuso, che ha sicuramente rilanciato l’economia locale. Il turismo promosso vuole essere legato al territorio


CASTEL DEL MONTE (AQ)

Castel del monte, rappresenta un caso diifferente. In primo luogo il borgo antico è decisamente di dimensioni maggiori rispetto agli altri borghi; al contrario di altri borghi esaminati, nel momento in cui sono state costruite infrastrutture, strade di collegamento a centri maggiori, il borgo non ha subito l’abbandono totale, ma anzi si è potenziato nella sua parte nuova, a valle del borgo medievale. L’antico nucleo, di primo acchito, potrebbe sembrare abbandonato, in realtà ha subito una tipologia di abbandono differente, esso infatti può essere definito un “borgo di seconde case” abitato solamente nei fine settimana e durante le vacanze. Castel del Monte ha operato numerose iniziative che contribuiscono a mantenere vivo il paese e soprattutto ad attirare il turismo. Oltre ad essere spesso selezionato come set di riprese cinematografiche, nel borgo medievale vi è un percorso che permette di visitare dei piccoli musei. Oltre al turismo culturale, basato soprattutto sul patrimonio edilizio, questa zona è soggetta a turismo sciistico (soprattutto di fondo). Tutte queste attività hanno promosso lo sviluppo di servizi , che nei comuni del nord Italia non sono mai assenti come: ristoranti, bar, gelaterie, farmacia, casa di riposo, carabinieri , camere in affitto , etc... Anche Castel del Monte è stato toccato dalle migrazioni, soprattutto tra gli anni ‘50 e ‘70 , ma nonostante il palese spopolamento, questo comune ha trovato la formula giusta per risollevare l’economia sfruttando le proprie risorse.


CASTELBASSO (Te)

Come Santo Stefano di Sessanio, anche Castelbasso era stato abbandonato, e, ad esclusione di qualche opera di ristrutturazione operata negli anni ‘70 , il borgo si è conservato “autentico”. Lo spopolamento , dovuto anche in questo caso alla ricerca del lavoro è avvenuto in due tranches principali: la prima all’inizio del ‘900 quando gli abitanti del borgo espatriarono, soprattutto negli Stati Uniti ; mentre la seconda avvenne negli anni ‘50 verso il Belgio soprattutto. A seguito di questa seconda migrazione il borgo risultò quasi completamente abbandonato. Negli ultimi anni c’è stato un intervento di riqualificazione del borgo, secondo un approccio differente; ovvero attraverso l’arte contemporanea secondo il programma di “Castellarte”. Nonostante inizialmente questa iniziativa non venne accolta a braccia aperte da parte degli abruzzesi, col tempo la gente del posto ha iniziato a collaborare. Venne così fondata la “ Fondazione Molina Menegaz” e qualche servizio ed attività commerciale. Oggi Castelbasso è riconosciutoa livello internazionale.


6.2 FLUSSI IN & OUT

CORVARA

ESTERO

ESTERO 1,4% 3,7%

ITALIA

0,0%

IN

BORGO

OUT

3,0%

ITALIA


SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ)

2002

POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI

118

SALDO NATURALE

ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO

CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO

SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE

2008 116

0 2

1 1

-2

0

6 2

7 4

0 0

3 0

7

8

123

124

ESTERO

ESTERO

ITALIA

0%

1,2%

1,2%

0%

IN

BORGO

OUT

ITALIA


CASTEL DEL MONTE (AQ)

POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI

526

SALDO NATURALE ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO

CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO

SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE

2002

2008 463

1 11

1 8

-10

-7

8 3

14 20

17 0

14 0

-6

20

510

476

ESTERO

ESTERO

ITALIA

2,3%

0%

2,2%

2,1%

IN

BORGO

OUT

ITALIA


CASTELBASSO (fraz. di Castellalto) (AQ)

2002

POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI

6651

SALDO NATURALE

ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO

CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO

SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE

2008 7357

73 71

78 56

2

22

196 21

148 122

132 17

186 15

71

60

6724

7439

ESTERO

ESTERO 1,0%

0,2%

2,4%

ITALIA

IN

BORGO

OUT

2,2%

ITALIA



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