risorse naturali dell’abruzzo
gruppo_6 Mauro Roveri 740459 Alessandra Tagliabue 740718 Paola Valsesia 740792
RISORSE NATURALI DELL’ABRUZZO ABTRACT PARTE 1: Tema e Obiettivi cap.1: Risorsa Naturale 1.1 Le diverse risorse naturali cap.2: Struttura e obiettivi cap.3: Rielaborazione dati PARTE 2: Risorse naturali abruzzesi cap.4: Risorse Energetiche 4.1 Sole _irraggiamento _temperatura 4.2 Vento _ventosità _venti locali 4.3 Combustibili fossili _giacimenti _petrolio e gas cap.5: Risorse Ambientali 5.1 Geomorfologia _monti 5.2 Acqua _fiumi _laghi _Fucino 5.3 Vegetazione _prati e pascoli _boschi _agricoltura
5.4 Paesaggio _parchi e riserve _Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga 5.5 Allevamento cap.6: Risorse Minerarie 6.1 rocce 6.2 minerali PARTE 3: Borghi cap.7: Risorse ambientali dei borghi _Castel del Monte _Civitella del Tronto _Serra cap.8: Trasformazioni nel tempo _Castel del Monte _Castelbasso conclusioni bibliografia
PARTE 1
TEMA E OBIETTIVI
1 RISORSA NATURALE
“Una risorsa naturale è qualunque bene esistente in natura sfruttabile dall’uomo.”.
1.1 LE DIVERSE RISORSE NATURALI Cosa è esattamente una risorsa naturale? Una domanda semplice solo all’apparenza. E’ infatti difficile dare una definizione universale di risorsa naturale poiché questa è strettamente legata alla struttura economica in cui si vive. Nell’antichità erano considerate risorse naturali le terre da arare, i campi fertili o i prati in cui pascolare il gregge. Queste risorse oggi le conosciamo come “risorse agricole”. Con l’industrializzazione, il concetto di risorsa naturale si spostò verso le materie prime come il carbone, necessario per far funzionare le macchine, e più in generale verso gli input minerari dei processi produttivi che oggi conosciamo come “risorse minerarie” e come “risorse energetiche”. Infine, nella società attuale parlando di risorse naturali immaginiamo immediatamente le “risorse ambientali”, la natura incontaminata ed il paesaggio. Osservando bene le definizioni, possiamo notare dei tratti in comune delle risorse naturali: - non sono prodotte dall’uomo - hanno un’utilità ed un valore economico Sono due caratteristiche fondamentali per qualsiasi risorsa naturale in ogni epoca. I prati dell’antichità, il carbone delle grandi fabbriche ottocentesche ed il petrolio della nostra epoca rispondono esattamente a queste qualità. L’uomo non crea il petrolio, si limita ad estrarlo, a lavorarlo ed infine a venderlo. Lo stesso avviene per ogni metallo, per l’energia del vento trasformata in energia dall’eolico, per i luoghi di pesca e le risorse ittiche ecc. Lo stesso paesaggio risponde ad un bisogno dell’uomo e può essere oggetto di valorizzazione economica (es. le aree protette). Le risorse naturali non devono infine essere confuse con le materie prime di cui sono la fonte. Spesso questi termini sono erroneamente utilizzati come sinonimi l’uno dell’altro. Da un punto di vista merceologico-industriale le risorse naturali sono la “fonte” delle materie prime che entrano poi come input nei sistemi economici. Ad esempio: una foresta è la risorsa naturale che permette di ricavare il legno cioè la materia prima utilizzata per costruire prodotti finali come utensili, navi, mobili ecc. Le risorse naturali si distinguono in risorse rinnovabili o non rinnovabili. Le prime si rinnovano mediante un ciclo biologico breve mentre le seconde sono presenti in quantità predeterminate e si formano solo dopo lunghi cicli geologici. Volendo definire una risorsa naturale possiamo quindi concludere che: “Una risorsa naturale è qualunque bene esistente in natura sfruttabile dall’uomo.”.
2 STRUTTURA E OBIETTIVI
3 RIELABORAZIONE DATI
PARTE 2
RISORSE NATURALI ABRUZZESI
4 RISORSE ENERGETICHE
Le risorse energetiche si differenziano in primarie, tra le quali la piÚ importante è il sole e secondarie, come il vento e i combustibili fossili.
4.1 SOLE Il Clima abruzzese è fortemente condizionato dalla presenza del Massiccio montuoso Appenninico-Meridionale, che divide nettamente il clima della fascia costiera e delle colline sub-appenniniche (a nord-est) da quello delle fasce montane interne più elevate (sud-ovest): le prime zone presentano caratteristiche climatiche di tipo sublitoraneo, le zone costiere presentano un clima di tipo mediterraneo. Le zone costiere hanno estati calde e secche ed inverni miti e piovosi; con temperature che decrescono progressivamente con l’altitudine. In inverno in tali aree, nonostante la presenza mitigatrice del mare, sono possibili, ondate di freddo provenienti dai Balcani con neve anche in prossimità del mare. Addentrandosi verso l’interno il clima si fa via via più continentale. D’estate la continentalità delle zone interne più basse favorisce temperature elevate (massime tra i 30 e i 35 °C, a Sulmona anche 38 °C) ma con scarsa umidità, mentre le zone più alte presentano estati miti, con valori che tendono a decrescere con l’altitudine. Le zone costiere hanno temperature in linea con quelle delle coste tirreniche a pari latitudine (Chieti-Pescara circa 24 °C). In inverno nelle zone interne, specialmente nella Conca Aquilana e nella Marsica, le gelate sono frequenti, diffuse e intense con il termometro che in determinate conche montane di origine glaciale o carsico-alluvionale come Campo Imperatore, Campo Felice e l’Altopiano delle Cinque Miglia può scendere ripetutamente anche al di sotto dei 25 °C sotto zero nel corso dell’anno. Anche la Piana del Fucino, in condizioni di innevamento al suolo e ondate di freddo particolarmente intense, può raggiungere minime ugualmente molto basse e quasi da record: nel 2002 ad Avezzano centro si sono raggiunti -19 °C e sono stati riportati valori fino a -33 °C nella Piana adiacente lontano da isole di calore; mentre nel 1985 -26 °C ad Avezzano centro e -32 °C nella Piana.
Dalla cartina dell’irraggiamento (a lato), si può constatare che la fascia litoranea è più adatta ad ospitare tecnologie solari, come i pannelli fotovoltaici, mentre nelle zone interne e in particolare ad altitudini più alte l’irraggiamento solare è più scarso.
IRRAGIAMENTO
4.2 VENTO Perché esiste il vento? Da miliardi di anni il sole riscalda la terra e questa rilascia il calore nell’atmosfera. Un fenomeno che non avviene dappertutto allo stesso modo. La superficie marina, ad esempio, impiega più tempo a riscaldarsi rispetto alla superficie terreste. Nelle zone dove viene rilasciato meno calore (es. le superfici marine), le zone più fredde, tende ad aumentare la pressione. Nelle zone più calde, viceversa, la pressione tende a ridursi. L’aria delle zone ad alta pressione tende a spostarsi verso le zone a bassa pressione, generando il “vento”. L’aria più calda tende a muoversi verso l’alto lasciando dietro a sè una zona di bassa pressione. L’aria calda, una volta in alto, si raffredda per poi ricadere verso il basso nelle zone fredde marine. Questo movimento verso il basso genera una spinta dell’aria fredda marina verso le zone di bassa pressione in direzione della terraferma. Le caratteristiche morfologiche del territorio e dell’ambiente influiscono sulla direzione e sulla potenza del vento. Ad esempio boschi e montagne riducono la potenza del vento, come anche gli edifici delle grandi città. In passato l’energia del vento veniva utilizzata immediatamente sul posto come energia motrice per per spingere le vele delle imbarcazioni e per applicazioni pre-industriali come, ad esempio, nei mulini a vento. Oggi viene per lo più convertita in energia elettrica tramite una centrale eolica che converte l’energia cinetica del vento in altre forme di energia (es: elettrica).
Dalla Cartina del vento a 100m dal suolo (a lato), si desume che la ventosità media della regione è modesta e fortemente localizzata in poche aree distanti tra loro. La presenza fra l’altro di massicci montuosi posti lungo l’asse NO-SE e disposti su tre file parallele (Massiccio del Gran Sasso-Majella, quello del Terminillo-Velino-Sirente e quello dei Monti Sibruini-Monti Ernici) riducono in modo importante la ventosità del territorio posto fra di essi. Questa analisi ha cercato di evidenziare come la regione Abruzzo non debba essere considerata un territorio a ventosità diffusa ma, al contrario, la disponibilità della risorsa vento, per uno sfruttamento di tipo energetico è riservata a piccoli comparti distribuiti nel territorio regionale.
VENTOSITA’
VENTI LOCALI
4.3 COMBUSTIBILI FOSSILI Si definiscono fossili quei combustibili derivanti dalla trasformazione (carbogenesi), sviluppatasi in milioni di anni, di sostanza organica, seppellitasi sottoterra nel corso delle ere geologiche, in forme molecolari via via più stabili e ricche di carbonio. In pratica si può affermare che i combustibili fossili costituiscono l’accumulo, sottoterra, di energia solare, direttamente raccolta nella biosfera nel corso di periodi geologici, dai vegetali tramite la fotosintesi clorofilliana e indirettamente, tramite la catena alimentare, dagli organismi animali. L’ utilizzo sistematico dei combustibili fossili risale alla fine del XVIII secolo con l’inizio della rivoluzione industriale in Europa e America del Nord, con il forte incremento di richiesta energetica da parte delle industrie; fino agli anni cinquanta il fabbisogno energetico era principalmente soddisfatto dall’utilizzo del carbone. L’utilizzo dei combustibili fossili come principale risorsa di energia è incrementata notevolmente nel XX secolo, nella seconda metà del quale si è osservata l’affermazione del petrolio come principale fonte energetica. I combustibili fossili sono oggigiorno la principale fonte energetica sfruttata dall’umanità, grazie ad alcune importanti caratteristiche che li contraddistinguono: sono “compatti”, ovvero hanno un alto rapporto energia/volume sono facilmente trasportabili (La trasportabilità del gas naturale è funzione della distanza da compiere e della topografia delle zone attraversate con il gasdotto) sono facilmente immagazzinabili I principali combustibili fossili presenti in Abruzzo, sono: Petrolio e altri idrocarburi naturali Gas naturale
Come si può notare nella cartina a lato, l’Abruzzo ha una maggior quantità di giacimenti di petrolio, rispetto a quelli di gas naturale. Per quanto riguarda la produzione invece, il gas naturale è il maggior combustibile fossile estratto.
GIACIMENTI
PETROLIO E GAS
5 RISORSE AMBIENTALI
Le risorse ambientali si suddividono in rinnovabili, come l’acqua e la vegetazione, ed esauribili come il suolo. Il paesaggio, invece, più che una risorsa vera e propria si può considerare una “condizione” che può subire variazioni.
5.1 GEOMORFOLOGIA Un Abruzzo montano con cime aspre ed elevate, altipiani carsificati e vaste conche; l’altro marittimo, con colline che scendono verso il mare. Le cime più alte dell’Appennino si alternano a vasti pianori rocciosi coperti di pascoli e boschi, in un paesaggio aspro e desolato; uno scenario del tutto diverso è offerto dalle conche e dalle colline, verdeggianti, ricche di corsi d’acqua.
La montagna dell’ Appennino abruzzese è composta soprattutto da formazioni calcareo – dolomitiche. I rilievi sono compatti, maestosi con assoluta predominanza dei calcari. Le forme fondamentali delle montagne sono due: creste appuntite su pareti verticali, aspre e dirupate e forme massicce e copuleggianti con superfici spoglie e sassose. Tre serie di monti corrono da nord-ovest a sud-est e raggiungopno punte che superano i 2000 m. La prima serie di montagne, a est, è la più vicina al mare e presenta le vette maggiori: i Monti della Laga, il Massiccio del Gran Sasso, col Corno Grande (2912 m), e quello della Majella col Monte Amaro (2795 m). La seconda serie di montagne, quella di mezzo, allinea il Monte Velino (2487 m), il Sirente e il Massiccio della Meta. La terza catena, più occidentale, è più bassa e meno compatta, e con i Monti Simbruini segna il confine col Lazio. I monti si abbassano verso il mare in una zona di colline che si estende lungo tutta la costa. Sono colline argillose, spesso solcate da calanchi e soggette a frane, specialmente sulle rive dei fiumi. Il profilo costiero per circa 120 km corre basso, quasi rettilineo; ne rompe l’uniformità solamente il promontorio della Punta della Penna, dove le alture giungono al mare formando un breve tratto di costa alta e dirupata. Le spiagge sono ghiaiose e ciottolose, oppure sabbiose, a seconda della maggiore o minore vicinanza ai tratti di costa in roccia e alle foci dei fiumi.
5.2 ACQUA L’idrografia dipende oltre che dal regime delle piogge e dal manto nevoso, dalla discordanza fra il reticolo idrografico e l’orografia.
Gran parte dei corsi d’acqua dell’Abruzzo confluiscono nel Mare Adriatico e si possono suddividere in tre categorie: - i torrenti subappenninici (Sinello), che appartengono alla fascia collinare argillosa, hanno regime irregolare e scarsa portata; - i fiumi preappenninici (Saline, Tordino e Foro), che hanno origine da sorgenti dei calcari dell’arco esterno appenninico; - i fiumi appenninici (Vomano, Aterno-Pescara, Sangro e Liri), che sono i più lunghi e sono abbondantemente alimentati da sorgenti che sgorgano alla base dei massicci interni, il loro regime è più regolare e la portata è maggiore. I fiumi abruzzesi, benchè numerosi non hanno particoalre lunghezza o abbondanza di acque; solo il fiume Aterno-Pescara e il Sangro superano i 100 km. Anche i laghi e i bacini d’acqua sono scarsi e di modesta ampiezza. Fino a un secolo fa c’era il Lago del Fucino, che si estendeva per 155 kmq; fu prosciugato ed adattato all’ agricoltura nella seconda metà del secolo scorso. Ora è il Lago di Scanno, di forma ellittica, il maggior lago naturale che però non raggiunge 1 Kmq di superficie. Gli altri laghi sono minuscoli specchi d’acqua per lo più di natura carsica. Il Lago di Campotosto è il più grande lago artificiale in Abruzzo; altri laghi artificiali sono il Lago di Bomba e il Lago di Barrea.
MARE ADRIATICO
FIUMI
LAGHI
FUCINO
5.3 VEGETAZIONE La varietà geologica, morfologica, altimetrica e climatica dell’Abruzzo trova corrispondenza nel paesaggio vegetale. Per questo è opportuno dividere il paesaggio abruzzese in 4 zone: fascia costiera e collinare subappennina, valli interne e conche intermontane di media e bassa altitudine, regione montuosa interna e alte vette.
La zona Subappenninica è in gran parte coltivata perciò sono pochi i residui di vegetazione spontanea. La costa presenta piante tipiche dei litorali arenosi. Penetrando verso l’interno, le colline sono coltivate e la vegetazione spontanea è ridottissima. Il tipo di bosco più caratteristico è il querceto di roverella; oltre i 1000-1100 m la pianta prevalente diventa il cerro. La vegetazione mediterranea è ampiamente rappresentata nelle coste tirreniche mentre è sporadica nella fascia costiera adriatica. Poichè le valli più aperte e i grandi bacini intermontani sono prevalentemente coltivati, la vegetazione spontanea è limitata alle fasce intorno alle conche. Le conche di media altitudine (1200-1400 m) vengono utilizzate come pascoli, costituiti soprattutto da graminacee. La caratteristica più interessante delle montagna d’Abruzzo sono le foreste. Nei boschi submontani si mescolano roverella e cerro. La cerreta, che può scendere anche a 600-700 m, si spinge fino ai 1300-1400 m e a questa altezza lascia il posto alla faggeta. La faggeta, prevalentemente ad alto fusto, forma un bosco denso e ombroso. Ad altitudini meno elevate si mescolano alberi caduciformi. Interessante è la presenza dell’ abete bianco anche se notevolmente ridotta a causa del largo uso fatto dall’uomo. Ad un’altitudine di 1500-1600 m la foresta tipica di tutto l’Appennino abruzzese è una mescolanza di faggio e abete. Oltre all’ abete bianco in Abruzzo sono presenti boschi di conifere. Particolare è il pino nero di Villetta Barrea, che cresce in valli interne ben esposte al sole. Al di sopra dei 1600 m resta comunque il faggio a dominare la foresta aquilana. Le vette abruzzesi superano i 2000 m e presentano una vegetazione caratteristica dell’alta montagna Al di sopra delle foreste prevale la vegetazione erbacea detta “prateria pseudoalpina”. In queste praterie prevalgono graminacee e molte leguminose. In alcune cime, sul substrato roccioso, si formano associazioni erbacee discontinue che rappresentano i veri pascoli appenninici di altitudine. Nelle cime più alte, ai pascoli si sostituiscono le praterie.
PRATI E PASCOLI
BOSCHI
AGRICOLTURA
VITE
OLIVO
5.4 PAESAGGIO Oltre un terzo del territorio abruzzese comprende parchi, riserve e oasi. Una tra le quattro principali aree protette presenti è il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nato nel 1922, che ha il suo cuore nella valle del Sangro. La legge del 1990 sulle aree protette ha permesso la nascita del vasto Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, che comprende le vette più elevate della penisola, l’altopiano di Campo Imperatore e interessa marginalmente anche il Lazio e le Marche. Interamente in Abruzzo, invece, il Parco Nazionale della Majella, ospita una flora ricchissima e i valloni rocciosi più severi dell’Appennino. Infine, il Parco Regionale Sirente-Velino tutela gli imponenti massicci che separano L’Aquila da Sulmona e dalla Marsica. Notando la presenza della maggior parte dei borghi considerati all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, ne abbiamo approfondito la ricerca. Esso è uno dei più grandi parchi d’Italia e comprende tre gruppi montuosi: la catena del Gran Sasso d’Italia, il massiccio della Laga, i Monti Gemelli. Su queste montagne è inoltre presente l’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone. La catena del Gran Sasso ha pareti altissime e verticali, non riscontrabili in altre zone dell’Appennino; la natura calcarea delle rocce favorisce la presenza di fenomeni carsici come conche, grotte e gole scavate dalle acque. I Monti della Laga presentano, invece, cime più arrotondate, con numerose valli profonde. Le acque che si raccolgono in ruscelli, torrenti e fiumi precipitano a valle formando splendide cascate. Nel territorio del parco vivono più di duemila specie di piante; la componente più preziosa della flora è quella delle quote più elevate. Mentre il Gran Sasso si caratterizza per la grande estensione dei pascoli, i Monti della Laga sono per lo più ricoperti da boschi di abete bianco e betulle. La specie animale più interessante del parco è rappresentata dal camoscio, ma ci sono anche cervi, caprioli e il lupo. Tra gli uccelli si trovano l’aquila, la coturnice e il gracchio.
PARCHI E RISERVE
BORGHI
PARCO NAZIONALE DEL GRAN SASSO E DEI MONTI DELLA LAGA
5.5 ALLEVAMENTO Il tipo di allevamento più diffuso è quello avicolo, al quale seguono i suini, i conigli, gli ovini e i bovini. Il settore è caratterizzato da una forte contrazione, infatti il numero di aziende zootecniche ha registrato una riduzione. Presso le aziende agricole, il numero dei posti di ricovero disponibili per gli animali, sono sovradimensionati rispetto al numero dei capi di bestiame esistenti: la ragione di ciò può risiedere nel fatto che molte aziende hanno abbandonato la pratica zootecnica, continuando ad avere sul proprio terreno stalle e strutture di ricovero per gli animali. La pastorizia, che è stata per secoli la base dell’economia montana, ha perso le caratteristiche di un tempo. Gli estesi pascoli, spesso scarsi di acqua e interrotti da cumuli di detriti, sono certamente più adatti agli ovini che ai bovini. A questi pascoli giungono tuttora greggi numerose, malgrado l’indubbia crisi che per lungo tempo ha interessato questa attività. Lo spopolamento montano, anche se determina l’ampliamento delle zone a pascolo, ha ridotto al tempo stesso il patrimonio ovino parallelamente al diradarsi della popolazione. Gli antichi tratturi sono ormai cancellati, le strade carrozzabili e le ferrovie vengono utilizzate per un più agevole trasporto delle greggi. La pastorizia tende ormai a trasformarsi in allevamento ovino stanziale, con spostamenti verticali verso i pascoli alti nella stagione estiva.
6 RISORSE MINERARIE
Le risorse minerarie sono rocce e minerali. Esse compongono la crosta terrestre e sono esauribili.
6.1 ROCCE La fascia dell’Appennino abruzzese (NO-SE), è costituita da catene montuose, che sono state modellate dalle glaciazioni del quaternario. Le rocce nel territorio abruzzese sono prevalentemente di tipo calcareo, seppur con una rilevante eccezione rappresentata dai Monti della Laga, costituiti da rocce arenarie.
L’arenaria è una roccia di origine sedimentaria composta da granuli delle dimensioni di una sabbia. I granuli possono avere varia composizione, in funzione dell’area di provenienza. Tra i grani più resistenti all’abrasione ricordiamo il quarzo che, proprio per la sua resistenza, è uno dei costituenti più comuni di queste rocce. I granuli sono tra loro legati da un cemento che comunemente è carbonato di calcio, silice o ossido di ferro. La pietra arenaria si divide principalmente in due tipi, arenaria gialla e arenaria grigia (pietra serena), e a seconda delle località di estrazione, essendo stata utilizzata per tutte le opere edilizie prima dell’avvento del moderno cemento, caratterizza l’aspetto di tutti i siti urbanizzati nei pressi dei quali questo tipo di pietra veniva estratta. I calcari comprendono quelle rocce sedimentarie costituite quasi esclusivamente da calcite (carbonato di calcio). I calcari propriamente detti possono avere origine sia da un processo chimico sia biochimico; il primo è costituito da una precipitazione diretta di carbonato di calcio, il secondo dalla rimozione degli ioni calcio e degli ioni carbonato dalle acque marine da parte di organismi, come i molluschi, che li utilizzano per formare il proprio guscio. Esistono anche rocce calcaree di origine detritica, le cosiddette calciruditi, calcareniti e calcilutiti. In queste roccie l’azione disgregante si è svolta a danno di rocce calcaree già esistenti dando luogo a clasti calcarei di varie dimensioni cementati, successivamente, da cristalli di calcite.
PARTE 3
BORGHI
CASTEL DEL MONTE
SERRA
CIVITELLA DEL TRONTO