BORGHI ABBANDONATI EVOLUZIONE SOCIALE
BORGHI ABBANDONATI EVOLUZIONE SOCIALE ABSTRACT PARTE 1: Indagine di un borgo Corvara --> oggetto di studio 1.0 inquadramento 1.1 storia - gli albori 1.2 età medievale 1.3 XVI - XVII secolo 1.4 XVIII secolo 1.5 XIX e XX secolo 1.6 brigantaggio 1.7 timeline storica 1.8 metodo di lavoro
PARTE 2: Dinamiche dell’abbandono 2.0 Time line Abbandono 2.1 Attraverso le soglie storiche 2.1.1 1901-1911 1° migrazione 2.1.2 1901-1911 crisi della pastorizia 2.1.3 1930-1933 _terremoto 2.1.4 1939 _alluvione 2.1.5 1956-1980 _dal decreto legge alla creazione di una nuova contrada _Vicenne 2.1.6 1950-1970 _2° migrazione 2.1.7 Conseguenze dell’abbandono sullo spazio: vuoti urbani 2.2 La situazione attuale 2.2.1 Corvara Vecchia _dati _format 2.2.2 Vicenne
_format 2.2.3 Colli _dati _format
PARTE 3: Raccolta dati Istat 3.1 Demografia 3.2 Età 3.3 Status civile 3.4 Attività ieri 3.5 Attività oggi 3.6 Aziende 3.7 Pendolarismo 3.8 Migrazioni 3.9 Stranieri
PARTE 4: Dinamiche sociali 4.0 Dinamiche sociali 4.1 Lavoro 4.2 Condizione femminile 4.3 Istruzione e Sanità 4.4 Famiglia 4.5 Timeline storia/effetti
PARTE 5: Futuro di Corvara 5.1 Progetti futuri già in esecuzione 5.2 L’albergo diffuso
PARTE 6: Confronto con un altro borgo abruzzese 6.1 Santo Stefano di Sessanio 6.2 Conclusioni
PARTE 7: Ipotesi di riattivazione PARTE 8: Appendici Flussi In-Out appendice A appendice B bibliografia
ABSTRACT
Rappresentare la complessità Questo studio nasce con l’intento di evidenziare le dinamiche che hanno portato allo spopolamento, in alcuni casi quasi totale, di alcuni borghi abruzzesi. Per meglio comprendere tali dinamiche si è deciso di procedere in due step successivi: - effettuare l’indagine di un campione e dunque analizzare da vicino solamente un borgo ed - effettuare una sorta di zoom out per capire se tali dinamiche siano comuni anche ad altri borghi. All’interno di una moltitudine di luoghi, la scelta è ricaduta su Corvara, in provincia di Pescara, principalmente per due motivi: - Corvara è uno dei pochi borghi abruzzesi che è anche comune e questo ci ha permesso di recuperare facilmente dati istat, preziosi e necessari per avere una base di informazioni autorevoli sulle quali sviluppare delle considerazioni, in relazione anche ai dati raccolti sul luogo; - inoltre il numero di abitanti di Corvara, circa trecento, è tale per cui è stato possibile effettuare un censimento completo di tutta la popolazione. Il nostro lavoro, dunque, cerca di indagare il fenomeno dell’abbandono attraverso ad una moltitudine di aspetti, per ricostruire in modo ordinato ed esaustivo un processo assai complesso. Si è, infatti, analizzato tale fenomeno di emigrazione in relazione al tempo, agli avvenimenti storici, alle dinamiche economiche e politiche, allo spazio, ai flussi di popolazione e ai progetti futuri. Si è deciso, quindi, di costruire una timeline dell’abbandono di Corvara, che non vuole essere una mera disposizione cronologica di eventi, ma che sia uno strumento esaustivo attraverso il quale raccontare la complessità di tale processo e in particolare che racconti le conseguenze dell’abbandono sullo sviluppo dello spazio urbano e del suo relativo utilizzo da parte della società. La necessità, dunque, è di riportare l’analisi storico-morfologica dei luoghi al centro delle metodologie progettuali, per uno sviluppo che sia sostenibile. In questo senso lo sviluppo coincide con il recupero e il riutilizzo corretto e mirato di tutte le aree, le strutture e le infrastrutture che si vanno dismettendo, nella speranza che ciò ci condurrà al recupero e al conferimento del giusto valore al nostro paesaggio.
PARTE 1
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INDAGINE DI UN BORGO
CORVARA
1.0 INQUADRAMENTO
altitudine s.l.m.
625 m
superficie
13.5 kmq
abitanti:
289
densità per Kmq:
21,1
teramo pescara
l’aquila
chieti CORVARA
Corvara sorge in provincia di Pescara, ad un altezza di circa 600 m s.l.m.; la sua posizione è centrale nella regione e risulta facilmente accessibile da tutte le province. Il suo territorio, che rientra in parte nel Parco del Gran Sasso – Monti della Laga, ha un’estensione di circa 1300 ettari e presenta un ambiente molto vario in considerazione delle diverse caratteristiche geologiche esistenti, con un paesaggio diversificato che va dalla bassa collina all’alta montagna. Come è stato più volte rilevato, i centri storici abruzzesi, come Corvara appunto, costituiscono una rete a continuità variabile di piccoli insediamenti, organicamente correlati ad un territorio di forti valenze paesaggistiche e naturali, ed è proprio in questo rapporto con la natura che l’edilizia tradizionale della regione acquista particolare risalto. Inoltre, la struttura insediativa, i materiali e le tecniche costruttive della tradizione testimoniano anche a Corvara di una cultura edilizia non priva di una sua intrinseca ricchezza, che si integra validamente con il panorama nazionale.
La nostra indagine, volta alla ricostruzione delle dinamiche cosidette dell’abbandono dei borghi Abruzzesi, parte dall’analisi del borgo di Corvara, scelto in primis perchè è l’unico dei Borghi assegnati facente comune ed inoltre è stato scelto per la sua storia, ricca di momenti
PESCARA percorso: 53,3 km 2h 49’
TORRE DE PASSERI percorso: 12 km 30’ 20’
CORVARA
PESCOSANSONESCO percorso: 3,1 km 8’ 4’ 36’
€
Colli
Corvara vecchia
Vicenne
1.1 STORIA - gli albori PREISTORIA
Purtroppo, non sono state condotte ricerche sul terreno prospiciente Corvara per provare l’esistenza del borgo nel periodo anteriore al medioevo. Molto probabilmente, il territorio corvarese è stato abitato sin dalla preistoria, perchè nelle zone limitrofe sono stati trovati numerosi reperti archeologici databili a quell’epoca. La natura montagnosa dell’Abruzzo accoglieva le popolazioni che si muovevano da nord ( dall’Umbria) verso sud. Queste popolazioni costituivano insediamenti umani e piccoli villaggi senza un centro urbano rilevante ; avevano una forte identità linguistica -sociale, ma non politica. La popolazione che occupava l’Abruzzo era quella dei SANNITI che si divideva in numerosi ceppi, in particolare il territorio corvarese era occupato dai VESTINI.
I ROMANI
I Romani nelle zone appenniniche avevano lasciato sopravvivere l’autonomia dei VICI e dei MAGI. Corvara era vicina alla via Claudia Valeria , prosecuzione della più importante strada romana Tiburtina Valeria. Il IV sec. a. C. vide lo scatenarsi delle GUERRE SANNITICHE, con le quali i romani ottenevano il vassallaggio dei popoli italici verso l’Urbe. I Vestini, rispetto agli altri ceppi, si trovavano in una posizione privilegiata; infatti, oltre a molte altre concessioni avevano una propria moneta. Il capoluogo dei Vestini era Penne (circa a 40 Km da Corvara), che aveva aderito alla Lega dei Marsi contro Roma,ma si era rifiutata di combattere. Secondo alcune testimonianze mai provate, tale guerra si sarebbe combattuta proprio nel territorio corvarese, sul Monte Picca.
1.2 ETA’ MEDIEVALE Corvara viene citata in due documenti del XII secolo: _Catalogus Baronum _ Liber Instrumentarium seu Chriìonicum Monosei Casauriensis Secondo queste fonti, Corvara risultava appartenere al territorio Pennese, nel momento in cui venne acquisita da Monastero.
INCASTELLAMENTO CORVARA
Veso l fine del X secolo si assistette ad un accorpamento delle strutture insediative più antiche come casule, lectum e niranum: l’incastellamento. Tale fenomeno non è attribuibile a motivi difensivi, nonostante la posizione strategica, il borgo corvarese non presenta la tipologia abitativa raccolta e fortificata. Intorno al 1029 avviene la costruzione di Sancte Marie de Fasanario, nel 1047 la chiesa viene ceduta al monastero casauriense e ripresa nel 1163 dal barone di Penne.
PERIODO NORMANNO
Secondo il Catalogus Baronum (una delle fonti più autorevoli per la storiografia del Regno delle Due Sicilie) Corvara tra il 1150 e il 1168 venne inglobata nel Ducatus Apulie. Nel 1111 i baroni rinunciarono e sottoposero al monastero i vari castra tra cui Corvara, divenendo così vassalli . Secondo Lo Scriptum di Terra Sansonesca i discendendi si questi baroni : Sansus di Pietrainiqua e Berardus de Castilione si spartirono il territorio di Corvara, facente parte della “terra sansonesca”. Ludovico Antinori scrive che nel 1191 l’abate Gallo annoverava tra le proprietà del monastero nel contado pennese anche “corvaro”. L’abate aveva dotato l’ingresso dell’abbazia di una porta di bronzo su cui aveva fatto applicare delle formelle rivestite d’oro rappresentanti ogni terra o castello posseduto tra cui appunto Corvara. Nel 1273 Corvara (320-400 ab.) era stata sottomessa al potere di Carlo d’Angiò.
SIGNORIA DEI CANTELMO
Carlo I d’Angiò secondo le fonti storiche affidò alla famiglia Cantelmo - di origine provenzale- i propri possedimenti in Abruzzo, tra cui Corvara. La signoria dei Cantelmo è a capo dei possedimenti abruzzesi dal 1400/1446 fino al 1594.
1.3 XVI-XVII secolo Alla fine del XV secolo, L’Aquila era l’unica città abruzzese che partecipava ad avvenimenti politici a scala europea, grazie alla sua costituzione mercantile (la produzione e la vendita erano basate soprattutto sulla lana e lo zafferano). Quando nel XVI secolo il regno di Napoli venne conquistato dagli spagnoli, l’Abruzzo subì un periodo di stasi; L’Aquila perdette infatti il suo ruolo di città di frontiera, acquistando un interesse prettamente militare.
LE FAMIGLIE REGNANTI
Alla fine del XVI secolo la FAMIGLIA D’AFLITTO diviene proprietaria dei feudi di Corvara; come testimonia A.L. Antinori “ nel 1594 era Signore della Corvara Ferdinando d’Afflitto...”. Il 14 luglio del 1601, il Sacro Regio Consiglio di Napoli mette in vendita parte del patrimonio causa creditori , tra cui Corvara. Ai D’Afflitto succedette la FAMIGLIA EPIFANIO che possedeva due baronie: Corvara e Pescosansonesco; la cerimonia di passaggio si tenne il 26 gennaio del 1602. L’atto notarile più antico di Corvara rinvenuto risale al 1627, da questo documento si evince che Corvara in quel periodo era una cittadina benestante.
BRIGANTAGGIO
Il fenomeno del brigantaggio si era diffuso in Abruzzo sin dalle sue origini, circa a metà del ‘300, favorito da: _ guerre civili _scisma d’occidente _natura montagnosa (vedi capitolo 1.6 sul Brigantaggio)
1.4 XVIII secolo In questo periodo si assiste alla scomparsa (temporanea) dei grandi feudi. La signoria di Corvara passa dai COLONNA agli ORSINI e successivamente ai VALIGNANI (detenevano il dominio di Corvara già dal 1736). Nel 1734 i Borbone tornano sul trono di Napoli. Carlo III favorì un’attività riformistica al fine di potenziare l’autorità del potere centrale: _ limita i privilegi ecclesiastici e feudali _risana l’economia: obbligando ogni comune a redigere un catasto per far pagare i tributi a seconda delle possibilità di ogni cittadino. Il “Catasto di Corvara del Conte” venne redatto in data 7 novembre 1779; era costituito da 155 fogli. Nonostante la scarnezza e la ripetittività di questo documento risulta una fonte fondamentale per: _ricostruire i nuclei famigliari autoctoni _comprendere i movimenti della popolazione _comprendere i flussi migratori dal paesaggio agricolo a quello urbano _la storia socio economica _studi di onomastica, antroponimia, toponomastica. Secondo il Catasto Onciario Corvara aveva 327 abitanti di cui 169 maschi e 158 femmine raggrupati in 74 famiglie. La maggior parte della popolazione traeva il proprio sostentamento dall’attività agricola, erano registrati 78 braccianti e 6 bifolchi. In pochi si dedicavano all’artigianato sono stati censiti un falegname, un calzolaio, un sarto e un costruttore.
1.5 XIX e XX secolo Nel corso del XIX secolo , nel Regno di Napoli si susseguirono fino all’unità : _dominio dei Francesi (1806-1815) _Giuseppe Bonaparte _Giacomo Murat _Borbone (1815-1860) A Corvara continua la signoria dei Valignani, nonostante sia loro che altre famiglie continuassero a vendere terre.
PERIODO POST-UNITARIO ITALIA Nella nuova nazione unificata vennero da subito promosse _politica legittimistica borbonica _politica sociale contadina (che alimento le bande dei briganti) CORVARA 1855: diviene Comune autonomo 1861 : Corvara viene invasa dai briganti respinti dalla Guardia di Tocco Alla fine del secolo si assiste sd un incremento demografico; si passa da 1150 abitanti nel 1861 a 1565 abitanti nel 1901.
1.6 IL BRIGANTAGGIO Per brigantaggio, termine originariamente riferito a fenomeni di banditismo generico, si suole definire una forma d’insurrezione politica e sociale sorta nel mezzogiorno italiano durante il processo di unificazione d’Italia e il primo decennio del Regno. Gli autori della resistenza furono infatti definiti, in senso dispregiativo, briganti dai sabaudi. Secondo diversi storici[1] considerando che gli schieramenti tra loro nemici impegnarono notevoli risorse in uno scontro armato all’interno del nuovo Stato italiano, si può definire guerra civile quella che fu allora combattuta. Il termine brigante è inteso, genericamente, come persona la cui attività è fuorilegge. Sono spesso stati definiti briganti, in senso dispregiativo, combattenti e rivoltosi in determinate situazioni sociali e politiche.
BRIGANTAGGIO PRIMA DELL’UNITA’ D’ITALIA
Il brigantaggio, inteso come fenomeno di delinquenza comune, venne aspramente combattuto durante il periodo napoleonico. In particolare, durante il regno di Gioacchino Murat, è nota l’opera repressiva del brigantaggio calabro da parte del colonnello francese Charles Antoine Manhès, ricordato da Pietro Colletta per i suoi metodi violenti e crudeli. La particolare avversione dei francesi nei confronti del brigantaggio, era dovuta all’utilizzo di queste bande da parte dei nobili latifondisti allo scopo di mantenere i loro contadini in uno stato di profonda sottomissione, al tempo paragonabile alla schiavitù. In seguito alla seconda restaurazione borbonica, il re Ferdinando I eliminò le bande di briganti attraverso l’opera del generale Richard Church, come nel caso di Papa Ciro, celebre brigante delle Murge. Stefano Pelloni, detto il Passatore, fu un noto brigante dello Stato pontificio particolarmente attivo in Romagna: fu un criminale feroce come pochi altri ma seppe dare di sé un’immagine di combattente contro i soprusi dei ricchi e potenti; tale immagine fu poi divulgata da una certa cultura popolare romagnola che esagerò volutamente nel descrivere Pelloni come un giustiziere difensore di oppressi e miserabili.
BRIGANTAGGIO POST-UNITARIO
All’indomani della spedizione dei mille e della conseguente annessione del Regno delle Due Sicilie al nuovo Regno d’Italia, diverse fasce della popolazione meridionale cominciarono ad esprimere il proprio malcontento non solo verso il processo di unificazione, ma anche perché costretti, come ricorda Francesco Saverio Sipari, zio materno di Croce, dalle condizioni disperate indotte dalla povertà da sempre peculiare dell’Italia meridionale. In tale contesto si cominciarono a formare gruppi di ex soldati del disciolto esercito napoletano, rimasti fedeli alla dinastia borbonica, e di contadini e pastori che lottavano contro i proprietari terrieri ed i latifondisti.Tra questi si inserirono anche malviventi e latitanti, adusi a vivere alla macchia. I contadini, in particolare, lamentavano lo sfruttamento da parte dei padroni terrieri, che continuavano a detenere gran parte della terra del meridione mantenendo i contadini di fatto in condizione di servitù della gleba. Altri motivi che spingevano alla rivolta i contadini erano costituiti dalla privatizzazione delle terre demaniali e dalla leva obbligatoria (sconosciuta all’ancien regime e ai Borbone) introdotti (come nel resto d’Italia) dal governo unitario, oltre ad una tassazione più elevata di quella precedentemente in vigore. Particolare importanza ebbe la diffusa delusione per il fallimento del nuovo governo nel migliorare le durissime condizioni di sfruttamento e sopraffazione. Da ultimo, ma non per importanza, l’annessione al Regno d’Italia era sentita dallapopolazione come una minaccia alla propria fede e alle proprie tradizioni. La tesi diffusa era che l’unità d’Italia fosse avpopolazione come una minaccia alla propria fede e alle proprie tradizioni.
venuta per puri motivi economici; questa infatti fu una vera e propria depredazione delle ricchezze dell’ormai scomparso Regno delle Due Sicilie, atta all’arricchimento della casata dei Savoia, con le proprie terre del nord. E’ proprio a quei tempi che risale l’inizio dell’impoverimento del sud, in gran parte dovuto a questi tragici eventi. I meridionali, barbaramente oppressi da tasse e sfruttamento, furono costretti all’emigrazione, oppure a lottare per la libertà delle proprie terre, e quindi ad essere appellati Briganti, ad essere braccati continuamente come animali, uccisi e successivamente mutilati e fotografati. Le teste di vari briganti, inoltre, vennero esposte in alcuni paesi meridionali come monito. Già nell’ultima fase della spedizione dei mille i borbonici, asserragliati a nord del Volturno intorno Gaeta, avevano deciso di fare ricorso a formazioni armate irregolari a supporto delle truppe regolari ancora attive tra il Sannio e l’Abruzzo, al fine di coprire il fianco rispetto all’avanzata verso sud dell’esercito sardo, guidato dal generale Enrico Cialdini, uomo temuto nel meridione per la sua innata crudeltà. Questa guerra civile interessò tutte le regioni del regno borbonico annesso al regno sabaudo italiano. Una delle zone più strategiche delle forze dei briganti divenne il Vulture e il suo capo più rappresentativo fu Carmine Donatelli Crocco di Rionero in Vulture. Le svolte del governo sui temi di politica interna e di ordine pubblico in quel primo decennio unitario, da Rattazzi a Minghetti, determinarono le coordinate di un irreversibile declino sociale ed economico del Meridione. Il brigantaggio si contrappose, anzitutto, con le milizie civiche, armate dai notabili e dai possidenti meridionali, che più ebbero a soffrire della stagione di violenze eppoi all’esercito italiano, generalmente indicato come ‘piemontese’. Ma ormai il Regno d’Italia era succeduto al cessato Regno di Sardegna e il suo esercito arruolava in grande maggioranza Lombardi, Emiliani, Romagnoli, Toscani, Marchigiani, Umbri: infatti i due comandanti militari della repressioni erano Cialdini, modenese, e Emilio Pallavicini, genovese, e il redattore della legge contro il brigantaggio, Pica, era abruzzese. È chiaro che con piemontese si venne a indicare semplicemente un esponente del nuovo governo unitario. L’azione delle bande, diffusa un po’ in tutto il territorio continentale appartenuto all’ex-Regno delle Due Sicilie, è stata definita, a seconda del punto di vista: brigantaggio (appunto), rivolta, più equanimemente ovvero, da un punto di vista maggiormente ostile alla unità d’Italia, resistenza. All’estremo sud continua a resistere, e lo farà sino alla primavera del 1861, la cittadella di Messina (che, già nel luglio 1860 aveva smesso di combattere, pattuendo di liberare la città e di non ostacolare Garibaldi nel passare lo stretto) e solo il 20 marzo 1861, tre giorni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, si arrese la guarnigione della cittadella di Civitella del Tronto, al confine tra Abruzzo e Marche. A seguito della partenza dei Borbone di Napoli, dopo la sfortunata conclusione della battaglia del Volturno e dell’assedio di Gaeta, il partito legittimista prese ad organizzarsi per tentare di cacciare l’invasore (supportati dai Borbone di Napoli, esuli a Roma, un poco dai Borbone di Spagna, dalla nobiltà legittimista e da una parte del clero). Nelle formazioni irregolari, che la popolazione locale denominava masse, affluirono migliaia di uomini: ex soldati dell’esercito sconfitto e disciolto, coscritti che rifiutavano di servire sotto la bandiera italiana, popolazione rurale, banditi di professione e briganti stagionali, che si dedicavano già alle grassazioni nei periodi nei quali non potevano trovare impiego in agricoltura. Si registravano sollevazioni diffuse, seguite dal rovesciamento dei comitati insurrezionali, sostituiti con municipalità legittimiste. A Napoli, l’ex-capitale travagliata da una grave crisi economica, agiva la propaganda del comitato borbonico della città, che riuscì, perfino, a organizzare una manifestazione pubblica a favore della deposta dinastia. Nel mese di aprile venne sventata una cospirazione anti-unitaria e arrestate oltre seicento persone, fra cui 466 ufficiali e soldati del disciolto esercito borbonico.
Nella primavera del 1861 la rivolta divampava ormai in tutto il Mezzogiorno continentale, assumendo spesso le forme di estese jacquerie contadine e, come tali, votate alla sconfitta nel loro impari confrontarsi con un moderno esercito calato in forze a combatterle. Si materializzava, tuttavia, il rischio concreto di un collegamento di tutte le formazioni della rivolta, dalla Calabria alle province contigue allo Stato Pontificio, dove risiedeva il re deposto, Francesco II, con un’azione centrata fra Irpinia e Lucania, ciò che condusse ad un incremento notevole sia delle forze impegnate, sia della ferocia con la quale la repressione delle insorgenze fu attuata. Nell’agosto 1861 venne inviato a Napoli il generale Enrico Cialdini, con poteri eccezionali per affrontare l’emergenza del brigantaggio. Egli seppe rafforzare il partito sabaudo, arruolando militi del disciolto esercito meridionale di Garibaldi e perseguendo il clero e i nobili legittimisti. In una seconda fase, comandò una dura repressione messa in atto attraverso un sistematico ricorso ad arresti in massa, esecuzioni sommarie, distruzione di casolari e masserie, vaste azioni contro interi centri abitati: fucilazioni sommarie e incendi di villaggi in cui si rifugiavano i briganti erano all’ordine del giorno, restano famigerati il cannoneggiamento di Mola di Gaeta del 17 febbraio 1861 (dopo l’unità italiana, dall’aggregazione del borgo con altri Comuni limitrofi nasce Formia), nonché gli eccidi di Casalduni e Pontelandolfo nell’agosto 1861. L’obiettivo strategico consisteva nel ristabilire le vie di comunicazioni e conservare il controllo dei centri abitati. Le forze a sue disposizione consistevano in circa ventiduemila uomini, presto passate a cinquantamila unità nel dicembre del 1861. Gli strumenti a disposizione della repressione venivano, nel frattempo, incrementati, con la moltiplicazione delle taglie e l’istituto delle deportazioni: questa era la forma reale del domicilio coatto. Nell’agosto 1863 venne emanata la “famigerata” legge Pica. Tale legge, contraria a molte disposizioni costituzionali, colpiva non solo i presunti briganti, ma affidava ai tribunali militari anche i loro parenti e congiunti o semplici sospetti. Queste disposizioni ricalcavano, a ben vedere, i provvedimenti adottati cinquant’anni prima da Ferdinando I delle Due Sicilie, che nell’aprile 1816 aveva emanato un decreto per lo sterminio dei briganti che infestavano Calabria, Molise, Basilicata e Capitanata. A cavallo degli anni 1862-66 le truppe dedicate alla repressione vennero aumentate sino a 105.000 soldati, circa i due quinti delle forze armate italiane del tempo, quindi il generale Cialdini poté riassumere l’iniziativa, giungendo a eliminare le grandi bande a cavallo con i loro migliori comandanti: difatti furono sgominate le colonne militari di Crocco e quelle pugliesi comandate da Pasquale Romano nella zona di Bari e Michele Caruso nella zona di Foggia. Romano, nativo di Gioia del Colle, era un ex tenente dell’esercito borbonico ed era considerato un abile stratega: la sua morte in battaglia rappresentò la fine della guerriglia organizzata militarmente in Puglia.
BRIGANTAGGIO A CORVARA
Il brigantaggio era diffuso in Abruzzo fin dalle origini. Nella metà del Trecento era favorito soprattutto dall’inizio delle guerre civili, dal successivo scisma d’Occidente, dalla natura montagnosa e dalla posizione di frontiera della regione, ma era essenzialmente politico, aristocratico ed altoborghese. Solo nel Cinquecento, con il manutengolismo, si rinnovava: il bandito non apparteneva più alle classi elevate della società, di cui, invece, faceva parte il menutengolo. Nel 1653 alcuni banditi scorrazzavano per le campagne dell’Abruzzo Ultra. Un documento di quell’anno attesta la volontà di allestire una squadra di uomini per contrastarli, sostenuta da un’imposizione generale, che prevedeva il pagamento da parte di ogni università del territorio interessato, tra cui anche Corvara (menzionata con il nome di Corvara del Conte”) di 8 cavalli (pari a 42 carlini) per ciascuno dei nuclei familiari che vi risiedevano. Essoveniva effettuato ogni due mesi, cominciando anticipatamente dal 10 maggio 1653.
BRIGANTAGGIO POST-UNITARIO
Nel periodo post-unitario abruzzese la politica legittimistica borbonica e quella sociale contadina alimentavano le bande dei briganti. Queste ultime inglobavano anche soldati disertori, uomini che si opponevano al servizio militare, che erano evasi dal carcere, e che amavano l’ozio vagabondo. Molti di loro erano fuorilegge “onesti”. Corvara, che a partire dal 1855 era diventato un comune autonomo, con un’amministrazione separata e distinta da quella di Pescosansonesco, nel 1861 insieme ad altri paesi veniva invaso dau briganti, respinti però, dalla guardia nazionale di Tocco.
1.7 TIMELINE STORICA Attraverso l’analisi di eventi, fatti, manifestazioni generali sul territorio e puntuali riguardanti il borgo abbiamo individuato i momenti “cruciali” di cambiamento che hanno segnato la storia del luogo
1.8 METODO DI LAVORO
INDAGINE CAMPIONARIA Fonti: _LandiniP., Abruzzo, un modello di sviluppo regionale, S.G.P. Roma _Ferrarotti F., Trattato di sociologia, UTET, Roma, 1968
CORVARA
DINAMICHE DELL’ABBANDONO
Le dinamiche di Corvara sono confrontabili con quelle di altri borghi? Quali sono le conseguenze dell’abbandono sugli INDIVIDUI
1. Indagine sociale 2. Indagine territoriale
Quali sono le conseguenze dell’abbandono sullo SPAZIO URBANO
PARTE 2
DINAMICHE DELL’ ABBANDONO
2.0 TIMELINE ABBANDONO Incrociando la timeline storica precedente con gli eventi “sociali” generali subiti dagli abitanti e ricaviamo le direttive che ci portano ad interrogarci sulle dinamiche dell’abbandono
2.1 ATTRAVERSO LE SOGLIE STORICHE In questo capitolo ci proponiamo di studiare e analizzare nello specifico ogni soglia ricavata dalle timeline precedenti così da poter avere un quadro completo sulle conseguenze che ciascuno avvenimento ha causato nei diversi campi d’azione da noi analizzati per comprendere le dinamiche sociali dell’abbandono, quali: società, istruzione, servizi, economia, politica, sanità
2.1.1 1901 - 1911 1° MIGRAZIONE L’unificazione dell’ Italia ha influito anche sulla vicenda migratoria, e nei primi anni del 1860 si è assistito ad una sorta d’espatrio. Solo in seguito si è potuta avere una crescita del fenomeno, seppur lenta, che ha portato al grande esodo di oltre 27 milioni di abitanti. Si è trattato di una vera e propria diaspora, a differenza degli altri Paesi Europei, che potevano indirizzare gli emigranti nelle colonie politiche. E’ possibile distinguere tre grandi periodi migratori: 1876 - 1940 1946 - 1980 1990 - 2010 Il fenomeno Corvara è molto visibile nel primo decennio del 1900: in un arco di tempo che va dal 1901 al 1911 si è passati da 1565 a 1291 abitanti, con un decremento di 274 persone. I capofamiglia e gli uomini di età centrale che abitavano a Corvara si recavano all’estero, spinti soprattutto dalla crisi della pastorizia, dalla minore redditività dei terreni e dall’eccessivo carico tributario.
1150 abitanti
1861
+ 189
1339 abitanti
1871
-2
1337 abitanti
1881
+ 228
1565 abitanti
1901
- 274
1291 abitanti
1911
2.1.2 1901 - 1911 CRISI DELLA PASTORIZIA La storia della pastorizia in Abruzzo si sviluppa attraverso un periodo di alcuni millenni, a partire dalla Civiltà Appenninica dell’Età del Bronzo risalente agli inizi del II Millennio a.C. fino ai giorni nostri. In un arco di tempo così esteso tale attività produttiva si è inevitabilmente articolata attraverso fasi alterne di incremento e di involuzione, ma almeno sino agli anni precedenti lo sviluppo industriale del secondo dopoguerra, ha costituito una presenza di notevole rilievo nel quadro economico e sociale della regione. Già dai primi dell’ 800 inizia il progressivo declino della pastorizia transumante. Sia in seguito alla promulgazione di leggi che favoriscono lo sfruttamento agricolo dei terreni pugliesi a scapito dell’uso pascolativo, sia a causa dello sviluppo industriale e delle imponenti trasformazioni economico - sociali, che mettono in crisi, soprattutto nel corso del nostro secolo, il precedente e secolare sistema di integrazione fra agricoltura, pastorizia e artigianato. Oggi, tra i proprietari di bestiame ancora attivi in Abruzzo, continuano a praticare la transumanza a lungo raggio soltanto quelli che posseggono pascoli a bassa quota molisani e pugliesi. Tutte le altre aziende praticano l’allevamento stanziale o la monticazione (trasferimento delle mandrie all’alpeggio), con spostamenti stagionali tra la montagna abruzzese e le pianure adiacenti.
1901 13 aziende agricole
- 7 aziende agricole
1911 6 aziende agricole
2.1.3 1933 TERREMOTO La storia dei terremoti italiani registra molto spesso il nome delle località abruzzesi IL SISMA. La mattina del 26 settembre 1933 ci fu una prima scossa alle ore 01:15, e una seconda, più forte, alle 03:11, sentita nei comuni delle province di Chieti, L’Aquila e Pescara. La terza, più potente, arrivò alle 04:33 e colpì maggiormente i paesi ubicati alle falde della Maiella. Fu classificata del IX grado della scala Mercalli cioè “distruttiva”. Furono 65 i comuni colpiti dal sisma parzialmente o totalmente danneggiati; di questi solo la metà potè beneficiare dei contributi concessi dallo Stato, avendo le Prefetture, in ottemperanza alle direttive del Ministero degli Interni, attuato una politica di rigore e senza tentennamenti nei confronti dei terremotati, ribadendo: «Che sia evitato il diffondersi dell’ingiustificato allarme nelle popolazioni, aggravando l’impressione del disastro. Devono evitarsi provvedimenti che vadano oltre lo stretto necessario». I SOCCORSI . Il Ministero dei Lavori Pubblici fu designato dal Governo a presiedere fin dal primo momento le operazioni di pronto soccorso e successivamente la ricostruzione post sisma. Questa decisione consentì di accelerare e semplificare le fasi di ricostruzione. Nelle operazioni di pronto soccorso, si pensò addirittura di ridurre il numero delle tende che il Genio Civile si apprestava a mettere a disposizione degli sfollati, evitando la realizzazione di «inutili baraccamenti che avrebbero, in qualche modo, disincentivato le popolazioni alla rapida ricostruzione dei propri alloggi». NUOVI ALLOGGI. Il Governo fascista evitò di ricorrere alle baracche o altro tipo di costruzione provvisoria, perché le riteneva di intralcio alla definitiva ricostruzione dei borghi colpiti e anche per evitare la riduzione delle condizioni igieniche e del tenore di vita delle famiglie che avrebbero dovuto occuparle. In seguito, mantenne sotto stretto controllo la ricostruzione, in linea con la politica totalitaria a cui era sottoposto il paese. L’ECONOMIA. L’economia locale, in grave difficoltà a causa della crisi del 1929, riprese con vigore, anche perché le imprese edili che realizzarono le opere erano tutte locali con sede nelle province di Chieti e Pescara. Il ricorso a ditte di fuori regione per le riparazioni delle abitazioni private fu molto ridotto. Di colpo si azzerò la disoccupazione. Il Governo fascista, nella politica di ricostruzione, privilegiò quindi la riedificazione dei fabbricati civili, destinando ad essi la gran parte delle risorse finanziarie, a scapito del settore produttivo molto compromesso dal sisma. Questa politica, al momento acquietò e rassicurò l’opinione pubblica. Solo in seguito finanziò interventi nei settori agricolo, commerciale e manifatturiero, che per la loro importanza sociale ed economica, avrebbero dovuto avere diverso interessamento, perché senz’altro avrebbero dato impulso notevole alla ripresa economica delle zone terremotate.
cellule danneggiate cellule crollate
2.1.4 1939 ALLUVIONE
cellule danneggiate cellule crollate
2.1.5 1956 - 1980
DAL DECRETO LEGGE ALLA CREAZIONE DI UNA NUOVA CONTRADA : VICENNE Le cause del l’abbandono massivo del borgo antico di Corvara , avvenuto a partire dagli anni ‘50, possono esere ricondotte soprattutto agli effetti , in parte verificati, in parte solamente paventati di dissesti idrogeologici, in effetti caratteristici dell’area, che hanno portato all’emigrazione in massa degli abitanti. La lunga vicenda della franosità di Corvara può essere ricostruita grazie ad una serie di documenti storici, custoditi nell’archivio storico dell’Ufficio del Territorio di Pescara, e all’ausilio della cronaca locale, che offre perlopiù una lettura critica. Il primo documento in nostro possesso, sancisce l’inizio della vicenda, esso risale al 18 aprile 1956. All’interno di tale reperto , il Genio Civile di Pescara (facente riferimento al Ministero dei lavori pubblici e al Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche) proponeva opere di consolidamento e trasferimento di abitati minacciati da frane e dall’abitato di Corvara in una nuova sede. Tale documento è una risosra storiografica di notevole importanza per il borgo antico di Corvara; esso infatti, oltre alla proposta, che si rifà alla legge 9 luglio 1908 n. 445 che prevedeva di trasferire a cura e spese dello Stato gli abitati sottoposti a rischio franosità ; è costituito da una relazione assai dettagliata . Tale relazione, al fine di far rientrare Corvara tra gli abitati sovvenzionati dallo stato, illustra: posizione topografica , cenni geologici, movimento franoso, book fotografico, le cause del dissesto, proposta di trasferimento, zona da spostare, area per la nuova sede, schema di piano regolatore e un preventivo sommario di spesa. Poche settimane dopo Il Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche con sede a L’Aquila, accetta la proposta del Genio Civile di Pescara certificando tale decisione con una lettera datata 07.01.1956 . Il provveditorato , avendo studiato con attenzione la relazione del Genio Civile di Pescara, non vede altra soluzione che inserire Corvara tra gli abitati da trasferire a spese dello stato: “già da tempo si sono manifestati nell’abitato lenti movimenti di cedimento provocando il dissesto di quasi tutti i fabbricati ed il crollo di alcuni di essi .....L’Ufficio del Genio Civile di Pescara ritiene che la causa principale del fenomeno debba essere ricercata nelle acque meteoriche che infiltrandosi nelle diffuse fratture provocano sgrtolamenti e distacchi di blocchi rocciosi o, negli strati più profondi, il dilavamento e spappolamento delle materie cementanti e quindi successivi movimenti di assestamento delle masse sovrastanti.”
Con il Decreto del Presidente della Repubblica Gronchi n.1020 dell’11 luglio 1956, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.231 del 13 settembre 1956 dall’oggetto”Inclusione dell’abitato di Corvara in provincia di Pescara, tra quelli da trasferire a cura e spese dello Stato” parte l’iter che porterà allo spostamento della popolazi-
one nella frazione di Vicenne. L’ Approvazione del piano di spostamento dell’abitato di Corvara in località Vicenne”(dall’Estratto del registro delle deliberazioni del Consiglio Comunale)avvenne il 17 aprile 1958. Qualche anno dopo , il 13 giugno 1964, compare un articolo ne “Il Tempo” dal titolo: “E’ rimasto un dolce sogno il trasferimento di Corvara. Nessuno ha mai finanziato le opere necessarie al nuovo centro, mentre il paese resta abbarbicato ai suoi pericoli” Dall’articolo ,oltre ad una descrizione che metteva in luce i disagi degli abitanti di Corvara, testimonia che nonostante il Decreto 1020 del ‘56 i lavori che dovevano nel giugno del ‘64 dovevano ancora iniziare.
...IL PROGETTO Vicenne nella “Proposta di trasferimento dell’abitato di Corvara in nuova sede” del Genio Civile ,18 aprile 1956 , viene così descritta: “sita lungo la strada che da Corvara porta al quadrivio di S.Biagio dal quale si dipartono tre strade: una che da Pietranico raggiunge Torre de Passseri (staz. ferr.), una seconda che per Cugnoli ad Alanno raggiunge Pescara e L’Aquila. La zona prescelta dista circa 1800 m dal nucleo abitato e ricade nella dorsale della propaggine collinare”. Nella relazione vengono elencate tutte le opere previste per la fondazione della ”nuova Corvara”, opere che in quegli anni sarebbe stato impossibile realizzare nel borgo medievale, tra queste: . abitazioni . apertura e sistemazione degli spazi urbani pubblici . illuminazione pubblica . acquedotto . fognature .Chiesa parrocchiale . edifici pubblici: municipio, scuola elementare.
2.1.6 1950 - 1970 2° MIGRAZIONE ABRUZZO L’emigrazione italiana riprende con forza nel secondo dopoguerra. L’Abruzzo è di nuovo tra le prime regioni per l’emigrazione. Si possono distinguere due fasi: . fine anni ‘40 incentivata dalla necessità di dare un qualche sfogo alla disoccupazione, tendeva a diramarsi verso le direttrici degli inizi del secolo, con una certa crescita delle mete europee e dell’Italia settentrionale; . anni ‘50 e ‘60 conferma le tendenze precedenti immettendo nuove direzioni, in particolare il Canada, il Venezuela e l’Australia ed accentuando certe direzioni nazionali. La prevalenza degli espatri europei, tipica dell’Italia del secondo dopoguerra, è meno accentuata rispetto al resto del paese. Un fenomeno decisamente interessante per comprendere le dinamiche migratorie è stata sicuramente concentrazione territoriale del processo di sviluppo nella zona costiera, in particolare nei pressi di Pescara. L’industrializzazione di quest’area ha portato ad un progressivo depauperamento della popolazione delle zone interne della regione in quanto ha provocato massicci spostamenti verso l’area costiera. Questo trend di popolazione dalle zone interne era talmente evidente da indurre alcuni a parlare di “spopolazione” dell’Abruzzo per indicare che nel periodo 1961-1971: “I comuni abruzzesi soffrono di una profonda degradazione che li sta polverizzando demograficamente: nella fase intercensuaria 1961-1971 quelli di ampiezza fino a 500 abitanti, cioè una specie di borgata, da 4 sono diventati 20 (+16) di cui 12 (+10) nell’aquilano; quelli delle varie classi da 2.000 a 15.000 abitanti sono diminuite di 44 (18 nell’aquilano)”. (Bolino, 1973, p. 36)
CORVARA Nel 1936, tra le due guerre, il fenomeno migratorio ha subito un arresto; sono, infatti annotate 1313 persone, e, rispetto al 1931, c’era stato un aumento di 99 abitanti. Ma la tendenza all’incremento demografico non durò a lungo, come mostrano i censimenti degli anno 1951-1961 e 1961-1971, che annoverano i più alti decrementi di popolazione, rispettivamente di 298 e 316 abitanti. Un fenomeno di notevole rilevanza è quello della “duplicazione degli insediamenti”; dove la popolazione si sposta a valle. Tale fenomeno ha investito anche il borgo di Corvara; la popolazione venne spostata in zona non soggetta a frane in contrada “Le Vicenne”. Lo spopolamento negli anni ’70 è incrementato dalla diffusione dell’automobile che ha facilitato notevolemte gli spostamenti. In genere gli emigrati di Corvara si erano trasferiti in altri luoghi d’Italia, in diversi paesi europei (Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Gran Bretagna), nell’America anglosassone (Canada, Stati Uniti) e latina (Argentina, Venuezuela, Brasile), e in Australia.
2.1.7 CONSEGUENZE DELL’ ABBANDONO SULLO SPAZIO: VUOTI URBANI L’analisi della formazione delle lacune urbane è stata affrontata in una prima fase interpretando i dati catastali, i documenti di archivio e il materiale fotografico sulla base di tre mappe catastali, aggiornate rispettivamente al 1926, al 1953 e al 1957. Si è cercato di studiare ogni singola lacuna, di ricostruire le vicissitudini che hanno portato al crollo, confrontando il rilievo reale e il catastale aggiornato al 1957, il materiale fotografico degli anni ’60 -’70 con quello attuale e analizzando le precedenti opere di consolidamento. I dati raccolti sono stati sintetizzati in tre periodi: - lacune urbane prima del 1954 - lacune urbane tra il 1954 - 1973 - lacune urbane dal 1973 ad oggi distinguendo per ognuno di essi, le cellule crollate, le cellule danneggiate, le nuove costruzioni e gli interventi di consolidamento.
Lacune urbane prima del 1954
cellule danneggiate prima del 1954 cellule crollate prima del 1954 nuove realizzazioni prima del 1954
Lacune urbane tra il 1954 e il 1973
cellule danneggiate tra il 1954 e il 1973 cellule crollate ad oggi nuove realizzazioni tra il 1954 e il 1973
Lacune urbane dal 1973 ad oggi
cellule crollate ad oggi
2.2 SITUAZIONE ATTUALE Qual è la situazione riscontrata durante il sopralluogo, i relativi rilievi fotografici, materici e i dati raccolti?
2.2.1 CORVARA VECCHIA 5 FAMIGLIE 5 ABITANTI Vicenne è una delle 42 contrade del Comune di Corvara, ma al contrario di queste, risulta uno dei nuclei più consistenti; ciò è sicuramente dovuto al trasferimento forzato della popolazione dal borgo medievale e alla costruzione di abitazioni ad opera dello Stato. La frazione Vicenne oggi non è altro che un insieme di abitazioni sparse perlopiù disabitate o abitate solo nel periodo estivo o nei fine settimana. I servizi presenti in questa frazione sono: . municipio .poste .farmacia
...Non un castello o un borgo medievale protetto da mura, torrioni‌, ma un’aggregazione compatta di edifici, definita a sud dal monte Aquileo e ad ovest e a nord da una cortina continua formata da edifici detti case-mura.
L’abbandono ha influenzato la storia del borgo in due modi tra loro fortemente contrastanti: qui il tempo si è fermato, il valore più interessante del centro è dato dall’immobilità edilizia, che ha lasciato tutto in un’ integrità quasi assoluta; contemporaneamente, l’incuria e le precipitose operazioni di demolizione del Genio Civile degli anni ’70 e ’80, hanno cancellato parte degli immobili, compromettendo la percezione di compattezza e la lettura del tessuto urbano originario.
Da sempre
2.2.2 VICENNE 21 FAMIGLIE 47 ABITANTI Vicenne è una delle 42 contrade del Comune di Corvara, ma al contrario di queste, risulta uno dei nuclei più consistenti; ciò è sicuramnete dovuto al trasferimento forzato della popolazione dal borgo medievale e alla costruzione di abitazioni ad opera dello Stato. La frazione Vicenne oggi non è altro che un insieme di abitazioni sparse perlopiù disabitate o abitate solo nel periodo estivo o nei fine settimana. I servizi presenti in questa frazione sono: . municipio .poste .farmacia
Qui si è al riparo da tutto e da tutti. C’è aria buona, si mangia bene. Il problema dello spopolamento è dato dalla mancanza di lavoro. I giovani non vogliono coltivare la terra o allevare gli animali, preferiscono stare dietro una scrivania, cosi se ne vanno.
Da sempre
L’emigrazione è tanta. Le cause sono in primo luogo la mancanza di lavoro, e poi il fatto che ci si debba spostare anche per trovare i servizi di primaria necessità .
Da sempre
Mi piace abitare a Corvara, c’è anche il mare vicino cosi non sento tanto la mancanza dalla mia città. L’unico punto negativo di questo paese è la mancanza di servizi. Bisogna sempre stare in macchina, ci si deve sempre muovere e quindi si perde tanto tempo. Per il resto adoro Corvara.
Immigrato
2.2.3 COLLI 12 FAMIGLIE 25 ABITANTI Contrada collinare a nord di Corvara Vecchia, a 1050 m s.l.m., presenta poche abitazioni, perlopi첫 villette unifamigliari su due livelli di ca 90-120 mq, edificate con pietre locali e intonacate grossolanamente; si tratta infine di residenze povere, umili, prive al loro interno di rifiniture
E’ interessante portare turismo a Corvara, soprattutto perchè porterebbe lavoro. Tante persone, in maggior parte giovani, se ne vanno via proprio perchè manca.
Dalla città
Mi ricordo quando tutti ci trovavamo nelle cantine e al “dopolavoro”. Eravamo così in tanti.... ora non c’è più nessuno. La mancanza di lavoro costringe i giovani a spostarsi. Vanno nelle città vicine a studiare e vedono quanti comfort ci sono, e non tornano più a casa.
Da sempre
Da altro paese
PARTE 3
RACCOLTA DATI ISTAT
3 RACCOLTA DATI ISTAT In questo capitolo ci proponiamo di raccogliere i dati istat degli ultimi dieci anni, in modo da analizzare i cambiamenti verificatesi, se esistenti.
3.1 DEMOGRAFIA Nonostante il decisivo calo demografico avvenuto notiamo come nel corso dell’ultimo decennio le donne siano non solo piÚ longeve ma anche in numero maggiore rispetto agli uomini.
maschi femmine
3.2 ETAâ&#x20AC;&#x2122; CORVARA >30 < 60 anni
40%
> 60 anni
60%
VICENNE
32%
19%
< 30 anni
>30 < 60 anni
49%
> 60 anni
COLLI
36%
24%
>30 < 60 anni
40%
34%
< 30 anni
23%
> 60 anni
< 30 anni
>30 < 60 anni
43%
> 60 anni
3.3 STATUS CIVILE
celibi coniugati divorziati vedovi
nubili coniugate divorziate vedove
3.4 ATTIVITA’ IERIRI In questo borgo, definito da un articolo del 1953 “…non considerato…” Le attività principali svolte nel corso del XVIII secolo riguardavano soprattutto l’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato, in quanto il territorio risulta ricco di minerali e quindi non solo adatto alla coltivazione di ulivi ma anche portato ad essere, data anche la sua estensione, alimento e “campo d’azione” per l’allevamento di bestiame
agricoltura/allevamento artigianato altro
3.5 ATTIVITA’ OGGI 289 ABITANTI altro lavorano nei paesi vicini privati non residenti studio coltivazione/allevamento
Come si può notare dal diagramma, sono tre le fasce predominanti. Una delle attività che mantiene vivo il Comune è senza dubbio quella data dalla coltivazione e l’allevamento. Grazie a questi molti degli abitanti di Corvara riescono a produrre il sostentamento, almeno a livello familiare. Una seconda fascia è data dalle persone che non risiedono a Corvara, che vi soggiornano per le vacanze o per brevi periodi. Di questi non abbiamo dati precisi. Un’ultima cospicua fascia è data da “altro”, che sta ad indicare gli anziani, le casalinghe, i disoccupati ed i neonati suddivisi come segue sotto.
70 ABITANTI pensionati casalinghe disoccupati neonati
CORVARA 5 ABITANTI agricoltura/allevamento
anziani/pensione
disoccupati
VICENNE
47 ABITANTI studenti
servizi
agricoltura/allevamento
privati
disoccupati
anziani
COLLI
25 ABITANTI anziani
agricoltura/allevamento
privati
studenti
servizi
...dove studiano? 11 STUDENTI scuola (fuori sede)
universitĂ (fuori sede)
3.6 AZIENDE
Civitaquana
Cugnoli
43 %
Alanno
Pietranico
CORVARA
57 %
Torre de Passeri
Castiglione a Causaria
Bussi sul Tirino
3.7 PENDOLARISMORI 10 km
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3.8 MIGRAZIONI DOVE SONO ANDATI dal 1901 al 1911 e dal 1950 al 1970 EUROPA
5%
75%
Svizzera 35 % Romania 25 % Polonia 5 % Albania 6 % Ucraina 4 %
AMERICA DEL NORD Canada 2 % USA 3 %
20%
AMERICA LATINA Venezuela 10 % Brasile 7 % Argentina 3 %
DA DOVE VENGONO oggi EUROPA
60% 40%
Belgio 17 % Germania 25 % Spagna 18 %
AMERICA DEL SUD Venezuela 26 % Cile 8 % Argentina 6 %
3.9 STRANIERI venezuela belgio svizzera polonia albania romania ucraina
2
2 1 4 1 1 3 1
10
12
PARTE 4
DINAMICHE SOCIALI
4 DINAMICHE SOCIALI rielaborazione dati generali e considerazioni Analizzato il borgo nei suoi aspetti, prima storiciterritoriali, poi territorialiesperienzali ed infine dettagliando attraverso le soglie storiche le diverse cause/effetto prodotte da questi eventi nelle diverse contrade a livello territoriale, politico e sociale; ci proponiamo di indagare nel dettaglio, attraverso puntuali informazioni ricavate dallâ&#x20AC;&#x2122;analisi, le dinamiche dâ&#x20AC;&#x2122;interazione tra gli individui e le istituzioni nel corso della storia
4.0 DINAMICHE SOCIALI Lo studio delle dinamiche storico-sociali nella storia del borgo di Corvara ci ha permesso di comprendere l’evoluzione sociale di questo nucleo. Gli eventi a scala maggiore, infatti, hanno influenzato notevolmente la vita del piccolo borgo modificandone gli usi e costumi. Quando parliamo di evoluzione sociale, intendiamo l’evoluzione dei singoli individui e delle loro relazioni nel corso della storia in rapporto a dei particolari fattori che possono essere così sintetizzati: _lavoro _condizione femminile _istruzione _sanità _famiglia
4.1 LAVORO All’inizio del XX secolo l’attività produttiva del borgo di Corvara verteva quasi esclusivamente sul settore agricolo, in particolare sulla pastorizia, eccezion fatta per alcune sporadiche attività artigianali proprie dei borghi. A partire dal primo decennio del ‘900, a causa della crisi della pastorizia (dovuta soprattutto alla privatizzazione da parte dei Savoia delle tavoliere pugliesi che ha bloccato la transumanza), della minor redditività dei terreni e dell’eccessivo carico tributario , Corvara (come tutto l’Abruzzo) ha assistito al fenomeno migratorio che caratterizzerà poi tutta la storia dell’abruzzo fino ai giorni nostri. Gli abruzzesi si dirigevano soprattutto nell’Italia settentrionale, in Francia, Belgio, Germania, ma anche in America Latina. Il lavoro che svolgevano all’estero era soprattutto di manovalanza nelle fabbriche o nelle miniere. Risulta quindi palese lo spostamento dell’asse lavorativo dal settore primario verso quello secondario. Un episodio interessante è quello che riguarda la questione inerente al decreto legislativo 1020 del 1956. Questo decreto prevedeva la costruzione di case popolari nella frazione di Vicenne perchè si pensava che il borgo medievale di Corvara fosse soggetto a frane. Nel 2000 si è scoperto che in realtà il borgo, non si trovava in stato di pericolo e quindi che il trasferimento della popolazione a Vicenne non era ncessario. Si può dedurre che il decreto venne richiesto per far recuperare dei fondi al comune e per dare lavoro alla popolazione autoctona in un periodo di crisi lavorativa. Attualmente a Corvara vi è una situazione abbastanza critica, gran parte della popolazione in età lavorativa è disoccupata, e chi invece lavora è costretto a recarsi nei comuni limitrofi o a Pescara. In pochi possiedono un’azienda agricola, ma tutti coltivano la terra (in particolare gli ulivi) nel tempo libero. Le uniche attività svolte dai residenti in loco al di là del settore agricolo sono quelle pertinenti alla gestione del comune, delle poste e di un servizio di bar ristorazione. Lo scenario lavorativo non è dei migliori, ma la realizzazione dell’albergo diffuso potrebbe stimolare l’attivazione di nuovi servizi e strutture di accoglienza, riattivando così l’economia.
4.2 CONDIZIONE FEMMINILE Il fenomeno migratorio ha coinvolto soprattutto gli uomini, che spesso erano costretti ad abbandonare la propria famiglia passando il testimone del capofamiglia alle proprie mogli. Il ruolo della donna assume quindi una nuova declinazione; mentre prima svolgeva le attività domestiche di routine e aiutava nel lavoro dei campi, nel periodo delle grandi migrazioni si ritrovava a ricoprire il ruolo del marito. Vi sono ovviamente alcune eccezioni. Un caso emblematico è quello di Cesira che, ancora bambina, si è trasferita a Roma per lavorare come sarta aiutando così la numerosa famiglia. Negli ultimi decenni, soprattutto la popolazione di età media è stata influenzata dai moti rivoluzionari femminili che hanno portato all’emancipazione della donna. Anche a Corvara le donne hanno iniziato a studiare portando a termine le scuole superiori e nel corso degli anni anche l’università iniziando così a lavorare e ad affermarsi in campi diversi dall’agricoltura .
4.3 ISTRUZIONE E SANITA’ ISTRUZIONE
Oggi sul territorio del Comune di Corvara non sono presenti strutture scolastiche. Vi era una scuola elementare, ma è stata chiusa. Il comune ha istituito un servizio di navetta che porta i bambini delle scuole elementari e medie nel complesso scolastico di Cugnoli, che dista da Corvara 7,5 Km. I ragazzi per andare nelle scuole superiori devono invece dirigersi in altri centri più o meno vicini serviti da bus di linea. Torre de Passeri _istituto tecnico agrario Popoli _istituto professionale _liceo scientifico Alanno _istituto tenico agrario Per tutti gli altri indirizzi bisogna recarsi a Pescara che dista da Corvara una cinquantina di km.
SANITA’
Nel 2005 è stata aperta la farmacia a Corvara. Prima della sua costruzione la popolazione era costretta a recarsi nei comuni limitrofi, quindi è stata senza ombra di dubbio un buon traguardo. L’ospedale più vicino è quello di Popoli. Nel corso del nostro sopralluogo a Corvara sono emersi alcuni punti critici. Gli anziani, non avendo strutture adeguate per essere curati e assistiti, si vedono costretti a trasferirsi a casa dei figli che spesso abitano nei comuni vicini.
4.4 FAMIGLIA CORVARA All’inizio del XIX secolo le case del borgo di Corvara risultavano organizzate, come si vede dalla pianta, in pochi vani di dimensioni abbastanza notevoli, nelle quali si divideva la zona notte dalla zona giorno e dai servizi. Abitazioni definibili dunque “patriarcali”, nelle quali la “zona notte” era unica per genitori e figli . in un articolo del settimanale “Val Pescara” del 30 ottobre 1955, si legge: “ Nessuna casa ha il bene dell’acqua potabile e di ogni altro servizio igienico. Vi sono nuclei di famiglie di oltre dieci persone che vivono annidati in una sola stanza terranea, facendo quasi letto comune, compromettendo così il rispetto alla morale della famiglia. Non è raro il caso di visitare famiglie che hanno in comune il loro pagliericcio con il giaciglio degli animali da lavoro”
COLLI-VICENNE Verso la metà del XIX secolo sorsero nel comune di Corvara, per motivi spiegati precedentemente, due nuove contrade; nelle quali le abitazioni risultano prevalentemente: per quanto riguarda Vicenne di ordine “popolare”, costruite con materiali poveri e divise internamente secondo vani classici, nelle quali la famiglia risulta divisa in modo “classico-moderno”, Colli invece presenta perlopiù villette residenziali, costruite sempre con materiale umile ma divise in vani classici ma di dimensioni maggiori. Confrontando la diversa tipologia delle abitazioni di queste contrade ed intersecando la loro natura all’epoca storica in cui sono sorte, deduciamo come sia cambiato il “vivere quotidiano” della famiglia , in un processo che va dall’utilizzo dell’abitazione come puro “tetto-riparo” ad un vero e proprio focalare domestico, nel quale oltre che al riposo, la famiglia gode di ogni spazio dell’abitazione, vivendola così in diversi momenti della giornata
4.5 TIMELINE STORIA/EFFETTI
PARTE 5
FUTURO DI CORVARA
5.1 CORVARA PROGETTI FUTURI GIA’ IN ESECUZIONE Negli ultimi anni sono stati promossi numerosi progetti da parte di imprese straniere (con l’ausilio di fiere specializzate nel mercato immobiliare e della stampa estera) che hanno deciso di investire sull’Abruzzo;. Oltre al progetto di marketing territoriale finalizzato al recupero e alla valorizzazione del patrimonio immobiliare di pregio storico-architettonico dell’ entroterra abruzzese, queste iniziative stanno favorendo il posizionamento internazionale del “brand Abruzzo” . Gli effetti della comunicazione hanno prodotto una forte accelerazione del fenomeno degli acquisti di casali, fattorie, vecchie case in pietra, ecc. Decine sono gli investimenti imprenditoriali avanzati da operatori stranieri. Non mancano anche imprenditori italiani che, stimolati dalla ricaduta di notizie provenienti dalla stampa estera, hanno scoperto il territorio. l borgo medievale di Corvara, proprio in questo contesto è stato acquistato al fine di recuperarlo e di trasformarlo in un albergo diffuso.
NUOVO PATTO ASSOCIATIVO TRA PUBBLICO E PRIVATO NEL PARCO NAZIONALE GRAN SASSO MONTI DELLA LAGA Il 7 maggio 2006 è stato siglato, presso il polo amministrativo dell’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga un nuovo patto associativo tra l ‘Ente, il Comune di Corvara (PE) e il gruppo imprenditoriale Paggi (gruppo di imprese riconducibili alla famiglia Paggi, prevalentemente operanti nel settore del recupero di immobili storici e di valore ambientale e paesaggistico). L’obiettivo del patto era quello di recuperare il centro storico di Corvara mantenendone inalterati i valori artistici e la tipologia dei luoghi, al fine di garantirne una migliore fruizione turistica sotto il profilo qualitativo e quantitativo. Il Patto associativo per la riqualificazione del centro storico del comune di Corvara rappresenta il secondo esempio (dopo quello di Santo Stefano di Sessanio dove il Parco portò il metano, ponendo in tal modo le basi per i successivi interventi di sviluppo) in cui pubblico e privato si incontrano in un’azione sinergica di recupero e valorizzazione di borghi di straordinario valore paesaggistico e storico architettonico, ma abbandonati per anni nella marginalità. Per conseguire tali finalità è stata sottoscritta dalle parti “La Carta dei Valori di Corvara”, documento di fondamentale importanza, poiché sancisce l’ impegno alla condivisione di strategie di sviluppo e programmi attuativi, ispirati a criteri e standard ben definiti. Non potrebbe essere altrimenti per un comune, quello di Corvara, che, situato nell’ambito del Distretto Ambientale Turistico Culturale delle “Grandi Abbazie”, costituisce uno degli abitati più suggestivi dell’area protetta per valore architettonico urbanistico ed artistico, nonché per la coesistenza armonica di antiche forme di paesaggio agrario con ecosistemi naturali. La 2° Carta dei Valori stilata dal Parco dopo quella di Santo Stefano - ha dichiarato il Presidente Walter Mazzitti - segna una svolta importante per questo Ente e per il territorio che ne fa parte, poiché non solo sancisce principi ispiratori di un recupero compatibile e di uno sviluppo sostenibile, ma soprattutto decreta un accordo di cooperazione tra pubblico e privato, indispensabile in questa fase dove è necessario operare con ingenti investimenti, potendo far affidamento sul lavoro già realizzato sul campo dall’Ente Parco. E il gruppo Paggi ha grandi aspettative e grande fiducia in questo progetto, tant’è che ha intenzione di creare un modello di successo replicabile nei comuni limitrofi, perché questo è un territorio - ha dichiarato Ivano Paggi titolare dell’impresa - con grandi potenzialità, dove abbiamo intenzione di investire in denaro e in risorse umane anche grazie al coinvolgimento della Facoltà di Restauro e Architettura dell’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara. da www.tuttoabruzzo.it
5.2 L’ ALBERGO DIFFUSO L’albergo diffuso può essere definito come un albergo orizzontale, situato in un centro storico, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra di loro. L’albergo diffuso è una struttura ricettiva unitaria che si rivolge ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio, a contatto con i residenti, usufruendo dei normali servizi alberghieri. Tale formula si è rivelata particolarmente adatta per borghi e paesi caratterizzati da centri storici di interesse artistico ed architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare vecchi edifici chiusi e non utilizzati, ed al tempo stesso possono evitare di risolvere i problemi della ricettività turistica con nuove costruzioni. l’albergo diffuso è in primo luogo un albergo, e non va confuso con altre forme di ospitalità diffusa; in altre parole non tutte le forme di ospitalità diffusa sono “alberghi diffusi”, l’albergo diffuso è la grande occasione per il sistema di offerta italiano di sperimentare e proporre ai mercati della domanda stili di ospitalità originali, nei quali proporre il proprio approccio ospitale, la propria cultura dell’accoglienza, senza prendere in prestito procedure e modalità gestionali standard. Punti di forza dell’idea di Albergo diffuso L’offerta dell’albergo diffuso si pone nel mercato turistico come tipologia ricettiva in grado di offrire diversi plus: Capacità di soddisfare i desideri di un’utenza esigente ed esperta: si tratta di persone che hanno il gusto di viaggiare, che hanno trascorso vacanze e soggiorni in diversi tipi di alberghi e località, e che sono alla ricerca di formule innovative e al tempo stesso in grado di rispecchiare il più possibile le caratteristiche del luogo. - Rispetto dell’ambiente culturale: la proposta dell’albergo diffuso si muove direttamente nella direzione di recupero del patrimonio artistico e culturale dei centri minori, perseguito con tenacia sia dalla politiche comunitarie che da quelle nazionali e locali, e mostra di possedere la potenzialità per incrementare il reddito e l’occupazione dei piccoli centri, per mantenere o incrementare la popolazione, senza per questo intervenire contaminando la cultura, l’ambiente, l’identità dei luoghi.
L’albergo diffuso può avere la funzione di “animatore” culturale ed economico dei centri storici, in particolare nelle città di piccole dimensioni; con l’apertura di un albergo diffuso che utilizza la “reception” anche come “ufficio informazioni” della località, magari in accordo con la Pro Loco, il centro storico può rivitalizzarsi mantenendo al suo interno una complessità di funzioni, residenziale, commerciale, artigianali. Autenticità: a differenza degli alberghi tradizionali, l’albergo diffuso permette ai turisti di vivere l’esperienza di un soggiorno in case e palazzi progettati per essere vere abitazioni, con aspetti strutturali, quali muri, spazi, infissi, arredi ed impianti diversi da quelli progettati per “turisti”. Articolazione della proposta: il turista che si indirizza verso l’albergo diffuso ha a sua disposizione un vasta gamma di scelte tutte offerte dallo stesso operatore ricettivo. Il prodotto “albergo diffuso” è di per sé differenziato in termini di diverso livello di comfort delle varie unità abitative, diversa distanza dal centro, diverse caratteristiche architettoniche degli edifici… e consente una politica di differenziazione (anche di prezzi) con l’intendimento di rivolgersi con proposte diverse a differenti fasce di utenza. Originalità-Novità della proposta: una soluzione ricettiva in gran parte originale comporta una maggior visibilità ed offre numerosi vantaggi in termini di strategia di posizionamento nel mercato turistico. Servizi alberghieri: gli alberghi diffusi garantiscono tutti i servizi alberghieri, dal ristorante alle sale comuni, alla piccola colazione eventualmente servita anche in camera; e quindi alloggio, vitto e servizi accessori. Inoltre la dimensione complessiva dell’albergo diffuso permette di personalizzare i servizi, di aumentare il coinvolgimento degli ospiti, di avviare il processo di fidelizzazione e di sviluppare il passaparola. Stile gestionale: si caratterizza nell’universo ricettivo per l’atmosfera originale, per le modalità di erogazione dei servizi e per il suo collegamento con il territorio. L’albergo diffuso ha uno stile unico perché rispecchia contemporaneamente la personalità di chi lo ha voluto e lo spirito del territorio. La gestione ha l’obiettivo di offrire un’esperienza legata al territorio anche nei tempi e nei ritmi del servizio, oltre che nei servizi e nei prodotti offerti.
piano terreno
piano superiore
PARTE 6
CONFRONTO CON ALTRI BORGHI ABRUZZESI
6 CONFRONTO CON ALTRI BORGHI ABRUZZESI Lo zoom in svolto sul comune di Corvara, ci ha permesso di affinare gli strumenti e i metodi utili per comprendere le dinamiche dell’abbandono all’interno di un quadro storico-sociale. Quello che segue vuole essere un confronto con altri borghi soggetti al fenomeno dell’abbandono nella regione abruzzese. In questo capitolo, in particolare, ci siamo voluti concentrare su alcuni approcci significativi utilizzati da tre borghi al fine di riattivarli: -SANTOSTEFANO DI SASSANIO -CASTEL DEL MONTE -CASTELBASSO Tale analisi è fondamentale per comprendere i limiti del progetto di attivazione del borgo di Corvara.
6.1 SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ)
SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ) superficie: 33,14 Kmq altitudine: 1251 m s.l.m. densità: 3,65 ab/Kmq popolazione al 2009: 121 ab.
RIQUALIFICAZIONE: albergo diffuso Un caso di notevole interesse è quello di Santo Stefano di Sessanio . Anche il questo caso, il borgo, ha subito un forte calo demografico in corrispondenza delle ondate migratorie, dovute come sappiamo, dalla crisi della pastorizia , dalla minore redditività dei terreni e dall’eccessivo carico tributario. Lo spopolamento è stato drastico: da 4000 abitanti degli anni ‘20 oggi se ne contano circa una settantina. Tale fenomeno ha portato ad un progressivo abbandono del borgo medievale, portandolo allo stato di rudere; finchè nel 2001 gran parte del borgo è stato acquisito da un imprenditore scozzese che ha promosso un intervento di recupero scegliendo come ipotesi di riattivazione quella dell’albergo diffuso. Già prima della’avvento dell’albergo diffuso erano nate piccole attività ricettive come camere in affitto e bed & breakfast . L’interazione di tutte queste attività ha rilanciato il borgo su scale internazionale. L’approccio del restauro scelto è stato quello di tipo conservativo. L’abbandono del borgo è stato visto positivamente, poichè essendo stato abbandonato, non ha subito le legittime opere di manutenzione che negli anni sarebbero state necessarie; mantenendo in tal modo il borgo cristallizzato nel tempo. A Santo Stefano abitano circa una settantina di persone, alcune di queste lavorano per l’albergo diffuso, che ha sicuramente rilanciato l’economia locale. Il turismo promosso vuole essere legato al territorio.
Nell’attuale processo di riqualificazione turistica e culturale del borgo, è importante la figura di Daniele Elow Kihlgren, un giovane imprenditore svedese, che ha acquistato la maggior parte degli edifici abbandonati del borgo per realizzare il progetto di albergo diffuso. La gestione dell’albergo diffuso a Santo Stefano di Sessanio, è affidata alla Sextantio s.r.l., società costituita da Daniele Elow Kihlgren, che si occupa anche delle azioni di prenotazione e promozione. Gli interni delle camere dell’albergo diffuso “Sextantio” rispettano, con attenzione maniacale, quelle che sono le caratteristiche strutturali dell’edificio che ospita la stanza da letto, e al contempo offrono tutti i comfort innovativi di un vero albergo. Oltre alla realizzazione dell’albergo diffuso, Daniele Elow Kihlgren, ha puntato sulla creazione di botteghe artigianali ed eno-gastronomiche, la costruzione di un ristornate e di una sala convegni e sul rilancio del prodotto tipico del paese: la Lenticchia di Santo Stefano di Sessanio.
ALBERGO DIFFUSO SEXANTIO
La filosofia di fondo del nostro progetto è una conseguenza delle particolari caratteristiche del borgo, del territorio e delle culture che questo territorio ha conservato. La Società è riuscita, negli ultimi cinque anni, ad acquistare un patrimonio immobiliare di circa 3500 mq, posto all’interno del centro storico di S. Stefano di Sessanio. Questo comprende alcuni dei più rappresentativi edifici del borgo, un’area interamente accorpata a ridosso delle case-mura, oltre a ulteriori 1000 mq circa, all’interno di borghi limitrofi inseriti nel contesto storico-territoriale dell’antica Baronia di Carapelle. Primariamente alle esigenze di ridestinazione, il progetto prevedeva, quale presupposto imprescindibile, interventi volti alla conservazione integrale del patrimonio storico-archittetonico di Santo Stefano di Sessanio, che è considerato, uno dei borghi medioevali di maggiore interesse e suggestione dell’intero Appennino abruzzese. Sono nati per queste articolate e differenziate esigenze di tutela, una serie di studi con le più qualificate istituzioni (Museo delle Genti d’Abruzzo, Parco Gran Sasso Monti della Laga, etc) ed alcuni tra i rappresentanti della migliore “intelligentia” regionale, in una forma inedita di committenza privata, per cercare di conservare nella maniera più autentica possibile almeno questo esempio di un Italia minore sempre più in via di estinzione. L’idea di fondo è quella di portare avanti una serie di studi sul territorio che abbiano in primis una dignità di ricerca, un valore culturale in sè, nell’auspicio che la corretta ed autentica riproposizione dei vari patrimoni locali, possa indurre, oltre che una credibilità economica, anche un modello di sviluppo per l’intero territorio dell’Abruzzo montano caratterizzato da tanti altri borghi storici in abbandono. RESTAURO Per entrare in questioni operative relative alla conservazione del patrimonio storico architettonico, la società ha dato incarico allo studio associato Di Zio Di Clemente, di definire le caratteristiche tipologiche e stilistiche degli elementi architettonici diffusi nel borgo per una corretta riproposizione, qualora mancanti, nei singoli immobili oggetto di restauro. La riproposizione è avvenuta, in maniera abbastanza inedita, con elementi di recupero autentici e secolari provenienti da aree limitrofe, con le definite caratteristiche stilistico tipologiche. Nella progettazione dei nuovi spazi e delle nuove destinazioni saranno rispettate “tout-court” le caratteristiche storiche e architettoniche di ogni singolo ambiente. La conoscenza delle destinazioni d’uso originarie di ogni singolo vano prima del depopolamento, identificata con un’ accurata opera di indagine in sito, tramite indagini storiche di archivio e tramite la memoria storica degli anziani, è stato impegno propedeutico e motivo ispiratore per ogni ipotesi di ridestinazione che, dove possibile, conserverà quella originaria. Il cantiere, a contatto con siti di particolare interesse storico-architettonico, è stato soggetto alla supervisione di un’ archeologo specializzato in archeologia medioevale, per identificare le emergenze e per definire il susseguirsi delle stratificazioni riguardanti il complesso ed articolato fenomeno dell’incastellamento. ARREDI AUTOCTONI La società ha dato incarico allo studio associato Di Zio Di Clemente, di definire le caratteristiche tipologiche e stilistiche degli elementi architettonici diffusi nel borgo per una corretta riproposizione, qualora mancanti, nei singoli immobili oggetto di restauro. La riproposizione avverrà, in maniera abbastanza inedita, con elementi di recupero autentici e secolari provenienti da aree limitrofe, con le definite caratteristiche stilistico tipologiche. Nella progettazione dei nuovi spazi e delle nuove destinazioni saranno rispettate “tout-court” le caratteristiche storiche e architettoniche di ogni singolo ambiente. La conoscenza delle destinazioni d’uso originarie di ogni singolo vano prima del depopolamento, identificata con un’ accurata opera di indagine in sito, tramite indagini storiche di archivio e tramite la memoria storica degli anziani, è stato impegno propedeutico e motivo ispiratore per ogni ipotesi di ridestinazione che, dove possibile, conserverà quella originaria. Il cantiere, a contatto con siti di particolare interesse storico-architettonico, sarà soggetto alla supervisione di un’ archeologo specializzato in archeologia medioevale, per identificare eventuali emergenze e per definire il susseguirsi delle stratificazioni riguardanti il complesso ed articolato
fenomeno dell’incastellamento. DALL’ARCHEOLOGIA DEL TERRITORIO AI PRODOTTI TIPICI I borghi della Montagna Abruzzese conservano un fascino ed un potere evocativo di eccezione dovuto alle strutture urbane secolari chiaramente definite nel contrasto coll’integro contesto ambientale. Le istanze di conservazione, già ampiamente menzionate, dovranno quindi riguardare anche il patrimonio paesaggistico e gli svariati elementi di Archeologia del territorio, iscritti tuttora nelle zone limitrofe di S. Stefano di Sessanio, (campi aperti, “stazzi”, “mandre”, terrazzamenti a secco, “stanzie”), all’interno di una politica di tutela e di promozione del territorio, in quanto proprio l’integrità e la fusione tra contesto antropico e contesto ambientale, rappresentano uno tra gli aspetti più caratteristici di questi luoghi. Un ulteriore sforzo derivante dagli accordi con gli enti territoriali per definire appropriati strumenti di tutela, si dovrà quindi collocare nel tentativo articolato di passare dalla mera tutela ambientale ad una vera e propria salvaguardia dell’ archeologia del territorio, segni sedimentati nei millenni che la moderna organizzazione agricola rischia di compromettere irreversibilmente. Per quanto riguarda i prodotti tipici, l’isolamento storico di queste aree, nonchè l’attaccamento della popolazione alle tradizionali forme economiche, hanno favorito in queste valli recondite la persistenza di antiche forme di coltivazione e la sopravvivenza di varietà colturali altrove abbandonate o scomparse. Sono ancora diffuse alcune colture antiche, tipicamente mediterranee, come la lenticchia, il cece ed il farro. Persistono tuttora certe colture molto diffuse nel Medioevo come quella dello zafferano, dell’aneto e della pastinaca. Queste secolari attività agricole ed agro-pastorali verrebbero riproposte, in una sorta di economia chiusa di autoconsumo, al servizio della ricettività turistica e della locale ristorazione. ARTIGIANATO Per queste finalità conservative della cultura materiale della montagna Abruzzese, in questo caso l’artigianato artistico tradizionale, sono state condotte e sono in itinere, ricerche approfondite sul territorio per identificare i rappresentanti ultimi di queste tradizioni di per sè destinate alla scomparsa nell’inevitabile ricambio generazionale. In alternativa alla scomparsa o ad inevitabili commistioni nella fabbricazione di prodotti maggiormente commerciabili, le indagini, in concerto col Museo delle Genti d’ Abruzzo, istituzione di ricerca che ha fatto i piu’ approfonditi studi in questo settore, avranno lo scopo di conservare per le future generazioni questi saperi all’ interno dell’ unica economia attualmente possibile, quella legata ad un turismo estremamente selezionato e di nicchia attento ai significati profondi del folclore e delle manifestazioni popolari. In concreto verranno riproposte botteghe/opifici di produzione artigianale, collocate, dove possibile, nelle loro storiche destinazioni nel borgo, dotate fedelmente della strumentazione autentica e secolare, verranno infine definite e disciplinate le materie prime da usare, le tecniche di produzione, ed i manufatti finali secondo un criterio strettamente filologico, frutto di queste articolate e complesse ricerche in concerto con gli ultimi rappresentanti di questo sapere che, trasmesso per via ereditaria, ha avuto lontana origine negli antichi mestieri e possibilmente nelle tradizioni delle maestranze medioevali. EVENTI ARTISTICI E CULTURALI Per caratterizzare e valorizzare ulteriormente il borgo, si stanno organizzando manifestazioni di tipo culturale e artistico. L’idea di fondo è quella di proporre eventi con un chiaro rapporto col territorio e la sua cultura ovvero eventi di indiscutibile spessore culturale ed artistico nel tentativo di non riproporre quei folclorismi di maniera così diffusi, luogo comune ormai di troppi borghi storici. Per quanto riguarda la musica classica e contemporanea è stato avviato il rapporto di “Ensemble in Residence” con “L’Officina Musicale” diretta dal Maestro Orazio Tuccella, che offre al borgo dal quale viene ospitato, le prove generali dei propri concerti. L’eventuale ricavato degli ingressi a libera donazione andranno a fondazioni che hanno nella tutela dell’ambiente o del patrimonio storico architettonico il loro oggetto sociale. (Lega Ambiente, Italia Nostra, etc.) Per quanto riguarda l’arte contemporanea, la proposta della Galleria d’arte Cannaviello, vei-
colerà nelle case del borgo alcuni dei più rappresentativi esponenti internazionali di questo settore, i quali lasceranno un’opera a testimonianza del luogo e del loro passaggio. RISTORANTE nche per quanto riguarda il ristorante si vogliono riproporre alcuni punti nodali della mission di tutela delle identità del territorio sia per gli aspetti storico architettonici che per le culture materiali ancora rintracciabili. Per quanto riguarda il primo aspetto il luogo, storicamente una cantina, ha subito nel processo di ristrutturazione la sistematica rimozione di una imponente varietà di detrattori architettonici (dai muri in forati ai cumuli di detriti) per ritornare infine agli antichi splendori. I mobili e gli elementi di arredo sono tutti di produzione locale artigianale e possibilmente domestica sebbene di semplice fattura hanno quel fascino e quel calore caratteristico degli arredi in questi luoghi di montagna. Per quanto riguarda i piatti e le ceramiche ad uso alimentare sono stati rifatti nella cittadina abruzzese di “Castelli”, da uno degli ultimi rappresentanti di una lunga e nobile tradizione, seguendo i modelli della cucina popolare ottocentesca dove gli studi di tipo archeologico iniziano ad essere affiancati dalle ricerche sulla memoria orale. Questa seconda parte del progetto di tutela delle identità territoriali, laddove integre e significative, perviene dalla ricerca delle culture materiali quale premessa alle varie attività ed ai vari servizi di questa forma di ricettività. Per quanto riguarda il ristorante si vuole riproporre la cucina delle popolazioni locali nei momenti di abbondanza collegati al calendario agricolo o religioso e nei momenti più prosaici delle ristrettezze quotidiane. I piatti cucinati provengono direttamente dalla memoria della gente del luogo. Essi sono stati tramandati per centinaia di anni all’interno delle mura domestiche e sono gli antichi testimoni di una cucina selezionata naturalmente dalla reperibilità, dalla stagionalità, dalle valenze nutrizionali e anche terapeutiche o presunte tali degli ingredienti impiegati. La divisione delle portate in categorie (antipasti, primi, secondi, ecc.) era riservata solo alla festa, intesa come agognata interruzione della normalità e occasione di spreco rituale propiziatorio di futura abbondanza. I pasti consumati quotidianamente si presentavano invece nella forma di un’unica portata attorno alla quale la famiglia viveva il momento di aggregazione più importante del giorno. In questa unica pietanza, le massaie riversavano tutto il loro sapere, garantito dall’appartenenza ad un mondo domestico in cui nulla era lasciato al caso: dal reperimento delle materie prime ai metodi di conservazione dei prodotti, dalla cottura dei cibi alla scelta dei materiali per contenerli e presentarli in tavola. Nonostante queste comunità abbiano basato la propria sussistenza su uno sfruttamento quasi del tutto autarchico di suoli molto poveri, la loro cucina esprime una grande varietà di gusti autentici e ormai scomparsi. Sempre nella filosofia della tutele delle identità abbiamo iniziato la produzione diretta di diversi prodotti nella nostra azienda agricola, che certificheremo come produzione biologica, in particolare nella produzioni di granaglie tipiche della montagna alcune delle quali ormai in disuso o al limite dell’estinzione e inoltre nella raccolta di erbe spontanee ad uso alimentare, altra pratica sulla via dell’oblio. Si cercherà parimenti con la coltivazione di queste colture tradizionali di conservare quell’eccezionale archeologia del paesaggio che è una delle caratteristiche di maggiore unicità e suggestione di questi luoghi, obbiettivo ricercato anche a livello formale con un’inedita e articolata serie di accordi con gli enti territoriali. Piccola licenza poetica, fermo restando la filosofia, la mission, i contenuti culturali, non va dimenticato il piccolo dettaglio che la gente vuole anche mangiare e mangiare bene, abbiamo quindi chiesto consulenza a Niko Romito, astro nascente della cucina regionale e nazionale proprietario e gestore dell’unico ristorante ad avere avuto stelle Michelin in Abruzzo ( nel caso di Niko 2 stelle per il suo ristorante a Rivisondoli) che introdurrà qualche piccola creativa riproposizione della tradizione del territorio. Niko Romito affronterà anche la difficile sfida di riproporre i piatti più poveri che, come ricordano ancora gli anziani, le loro mamme riuscivano, illo tempore, con i pochi ingredienti a disposizione ad inventare e reinventare per arrivare sempre a novelle soluzioni culinarie nel tentativo di allietare ogni giorno i propri cari nell’unico e più intimo momento di convivialità familiare
EVENTI CONVEGNI MATnico immobile tra quelli oggetto del progetto con una destinazione d’uso finale chiaramente distinta da quella tradizionale, ha subito una serie di interventi ex-novo per renderla idonea quale sala incontri e per manifestazioni artistiche e culturali.La filosofia di fondo di tutela degli elementi architettonici tradizionale E’ comunque anche in questo caso chiaramente perseguita con la conservazione dei volumi originari, la salvaguardia e ricollocazione qualora mancanti degli elementi lapidei autoctoni, fino alla conservazione degli intonaci originali con le tracce diffuse della fuliggine depositata a testimonianza della miseria “più nera” degli ultimi abitanti dell’immobile negli anni dello spopolamento del borgo.Gli arredi e le stumentazioni sono stati quindi progettati per la destinazione finale di questo immobile, per attività congressuali, didattiche e per eventi artistici. L’ambiente di circa 100 mq. di superficie libera, è sorretto da due grandi archi realizzati in conci di pietra, aventi una corda di appoggio di c.ca 7 metri dove possono soggiornare comodamente seduti fino a 80 persone. La presenza di materiali originali di grande pregio architettonico e la successione di ambienti su più livelli (Enoteca, ristorante, sala incontri) contribuiscono alla realizzazione di un luogo caratterizzato oltre che da un notevole interesse architettonico, da una grande funzionalità e flessibilità d’uso
da www.sexantio.com
PARTE 7
IPOTESI DI RIATTIVAZIONE
7 IPOTESI DI RIATTIVAZIONE Dopo aver decretato tramite analisi precedenti che l’albergo diffuso come metodo di riattivazione è un’ipotesi, secondo noi, non-corretta, abbiamo ipotizzato una serie di azioni diffuse che cercano di valorizzare i borghi abruzzesi attraverso delle reti di relazioni. Prendendo spunto dai diversi enti che si occupano attualmente della valorizzazione di borghi, quali: - Associazione “Borghi più belli d’Italia” - UNPLI con il progetto “Aperto per ferie” - gruppo Touring Club Italiano e, considerando i borghi da noi analizzati con le loro specificità, pensiamo possano essere corrette le seguenti azioni:
1 aggregazione territoriale di prodotti/processi; l’insediamento di laboratori di gusto, corsi di enogastronomia, sperimentazione di bed and breakfast rurali, presidì slowfood, ecc, nei diversi borghi a tempi alternati, considerando ovviamente i diversi prodotti tipici dei borghi 2 insediamento attività artigianali; recupero quindi delle tradizioni specifiche che si sono perse 3 gestione e valorizzazione economicamente sostenibile delle aree protette regionali: parchi, geoparchi, aree protette, siti di interesse comunitario, ecc. 4 centro servizi turistici territoriali, come: turismo integrato, guide, infopoint, strutture agrituristiche, ecc. 5 elaborazione e simulazione di strategie innovative di gestione dei beni territoriali, anche a supporto di sistemi turistici locali 6 progettazione e manutenzione in raccordo con enti locali e impresa, di cartellonistica omogenea di incoming dei flussi turistici verso strade tematiche: vini, formaggi, olio, pane, artigianato artistico, piste ciclabili, ippoturismo, ippo e onoterapia, assistanza nell’organizzazione di passaggiate ed escursioni per scuole e famiglie, ecc. 7 convegnistica sportiva, trekking, mountainbike, assistenza tecnica per società sportive 8 musei tematici 9 musei virtuali
10
individuazione e sagnalazione di siti uilizzabili quali location cinematografiche
-11- studio e sperimentazione di tecniche innovative di raccordo tra montagna, collina e aree costiere dellâ&#x20AC;&#x2122;abruzzo: laboratori territoriali innovativi sul rapporto mare-monti, su tematiche pesca-agricolturasilvicoltura.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
azioni diffuse borgo
borgo
puntare sulla creazione di reti
borgo borgo
borgo
borgo
martinsicuro
giulianova castellalto
roseto degli abruzzi atri
castelli
montelsivano zegna pescara
penne lâ&#x20AC;&#x2122;aquila
loreto apuino pianella
santo stefano di sessanio
maglianico rocca san giovanni
navelli guardiagrele
tione degli abruzzi
santâ&#x20AC;&#x2122;eusanio del sangro goriano
pratola peligna sulmona introdacqua
atessa taranta peligna
tessile
pescocostanzo scanno
merletto
zafferano
oliva ferro battuto
oreficeria
ceramica confetti
PARTE 8
APPENDICI
FLUSSI IN/OUT
CORVARA
ESTERO
ESTERO
ITALIA
1,4%
0,0%
3,7%
3,0%
IN
BORGO
OUT
ITALIA
SANTO STEFANO DI SESSANIO (AQ)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI
118
SALDO NATURALE
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO
SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2008 116
0 2
1 1
-2
0
6 2
7 4
0 0
3 0
7
8
123
124
ESTERO
ESTERO 0% 1,2%
ITALIA
1,2%
IN
BORGO
OUT
0%
ITALIA
CASTEL DEL MONTE (AQ)
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI
526
SALDO NATURALE ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO
SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2002
2008 463
1 11
1 8
-10
-7
8 3
14 20
17 0
14 0
-6
20
510
476
ESTERO
ESTERO 2,3% 2,2%
ITALIA
0%
IN
BORGO
OUT
2,1%
ITALIA
CASTELBASSO (fraz. di Castellalto) (AQ)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO NATI MORTI
6651
SALDO NATURALE
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO
SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2008 7357
73 71
78 56
2
22
196 21
148 122
132 17
186 15
71
60
6724
7439
ESTERO
ESTERO 1,0%
0,2%
2,4%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2,2%
ITALIA
CARUNCHIO (Ch)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
778
721
NATI MORTI
3 16
3 14
SALDO NATURALE
-13
-11
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
7 4 0
7 2 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
12 0 0
16 1 0
SALDO MIGRATORIO
-1
-8
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
764
702
ESTERO
ESTERO 0,4% 0,9%
ITALIA
0,1%
IN
BORGO
OUT
1,9%
ITALIA
CIVITELLA MESSER RAIMONDO (Ch)
2002
2009
967
917
NATI MORTI
3 11
11 9
SALDO NATURALE
-8
2
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
36 2 0
11 4 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
18 8 0
15 1 0
SALDO MIGRATORIO
12
-1
971
918
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,3%
0,5%
2,4%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,7%
ITALIA
FARA SAN MARTINO (Ch)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1627
1557
NATI MORTI
11 12
8 17
SALDO NATURALE
-1
-9
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTE ALTRI ISCRITTI
30 5 0
13 8 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
19 0 0
22 4 2
SALDO MIGRATORIO
16
-6
1642
1542
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,4%
0,1%
1,3%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,2%
ITALIA
PINEROLO (Ch)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1096
1040
NATI MORTI
9 20
7 15
SALDO NATURALE
-11
-8
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
22 8 3
17 5 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
13 5 14
18 5 3
SALDO MIGRATORIO
2
-4
1087
1028
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,6%
0,5%
1,8%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,5%
ITALIA
RAPINO (Ch)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1432
1432
NATI MORTI
6 18
7 19
SALDO NATURALE
-12
-12
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
24 6 20
24 4 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
12 0 1
23 5 0
SALDO MIGRATORIO
37
1
1457
1421
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,3% 0,8%
0,1% 1,5%
1,6% 2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,2% 2,4%
ITALIA
ANVERSA DEGLI ABRUZZI (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2008
432
406
1 6
0 6
-5
-6
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
5 6 0
5 3 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
15 2 0
8 3 0
SALDO MIGRATORIO
-6
-3
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
421
397
NATI MORTI
SALDO NATURALE
ESTERO
ESTERO 1,2% 1,1%
ITALIA
0,6%
IN
BORGO
OUT
2,8%
ITALIA
BARREA (Aq)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
776
769
NATI MORTI
7 9
4 14
SALDO NATURALE
-2
-10
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
7 1 0
10 6 2
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
4 0 0
11 1 0
SALDO MIGRATORIO
4
6
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
778
765
ESTERO
ESTERO 0,5%
0,1%
1,1%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,0%
ITALIA
BUGNARA (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1034
1091
NATI MORTI
7 18
6 25
SALDO NATURALE
-11
-19
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
45 10 5
20 14 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
7 0 0
22 1 0
SALDO MIGRATORIO
53
11
1076
1083
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2009
ESTERO
ESTERO 1,1%
0%
3%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,3%
ITALIA
CALASCIO (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2009
149
156
NATI MORTI
0 2
0 4
SALDO NATURALE
-2
-4
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
1 1 0
6 3 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
2 0 0
9 2 0
SALDO MIGRATORIO
0
-2
147
150
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 1,3% 0,8%
0,6% 1,5%
2,3% 2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
3,7% 2,4%
ITALIA
CAPESTRANO (Aq) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
962
966
NATI MORTI
3 24
7 16
SALDO NATURALE
-21
-9
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
24 5 0
19 15 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
13 0 0
17 0 0
SALDO MIGRATORIO
16
17
957
974
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 1%
0%
2,2%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,5%
ITALIA
CARAPELLE CALVISIO (Aq)
2002
2009
95
96
NATI MORTI
1 1
0 2
SALDO NATURALE
0
-2
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
3 1 0
2 0 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
3 0 5
1 0 1
SALDO MIGRATORIO
-4
1
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
91
95
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
ESTERO ESTERO
ESTERO ESTERO 0,5% 0,8%
0% 1,5%
2,6% 2,6%
ITALIA ITALIA
IN IN
BORGO BORGO
OUT OUT
2,1% 2,4%
ITALIA ITALIA
CASTEL DEL MONTE (Aq)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
526
463
NATI MORTI
1 11
1 8
SALDO NATURALE
-10
-7
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
8 3 0
14 20 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
17 0 0
14 0 0
SALDO MIGRATORIO
-6
20
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
510
476
ESTERO
ESTERO
ITALIA
2,3%
0,0%
2,2%
3,0%
IN
BORGO
OUT
ITALIA
CASTELVECCHIO CALVISIO (Aq)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
200
187
NATI MORTI
1 4
2 9
SALDO NATURALE
-3
-7
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
5 0 0
5 3 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
5 3 0
4 0 0
SALDO MIGRATORIO
-3
4
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
194
184
ESTERO
ESTERO 0,8%
1,5%
2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2,4%
ITALIA
FOSSA (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2009
665
701
NATI MORTI
6 9
8 10
SALDO NATURALE
-3
-2
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
15 4 0
13 6 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
20 1 0
15 0 0
SALDO MIGRATORIO
-2
4
660
703
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,7%
0,5%
2%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2,5%
ITALIA
INTRODACQUA (Aq)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1829
2102
NATI MORTI
11 25
20 24
SALDO NATURALE
-14
-4
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
86 27 10
76 21 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
56 0 0
45 2 5
SALDO MIGRATORIO
67
46
1882
2144
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO ESTERO
ESTERO ESTERO 1,2%0,8%
0%1,5%
4%2,6%
ITALIA ITALIA
IN IN
BORGO BORGO
OUTOUT
2,5%2,4%
ITALIA ITALIA
NAVELLI (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2009
628
603
NATI MORTI
8 9
2 12
SALDO NATURALE
-1
-10
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
7 5 0
9 1 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
9 0 0
9 2 0
SALDO MIGRATORIO POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
3 630
-1 592
ESTERO
ESTERO 0,5%
0,2%
1,3%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,5%
ITALIA
OPI (Aq)
2002
2009
461
457
NATI MORTI
1 2
4 7
SALDO NATURALE
-1
-3
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
4 0 0
11 2 2
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
3 0 0
10 0 0
SALDO MIGRATORIO
1
5
461
459
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,2% 0,8%
0% 1,5%
1,6% 2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,4% 2,4%
ITALIA
PACENTRO (Aq)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1260
1277
SALDO NATURALE
-5
-7
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
18 20 0
19 9 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
24 0 1
23 7 1
SALDO MIGRATORIO
13
-2
1268
1268
NATI MORTI
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
16 21
11 18
ESTERO
ESTERO 1,1%
0,2%
1,5%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,8%
ITALIA
PESCOCOSTANZO (Aq) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
1210
1182
NATI MORTI
8 10
7 21
SALDO NATURALE
-2
-14
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
12 2 7
16 3 6
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
18 0 0
7 0 0
SALDO MIGRATORIO
3
18
1211
1186
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 2,5%
0%
1,2%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1%
ITALIA
PETTORANO SUL GIZIO (Aq)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1252
1323
SALDO NATURALE
-10
-16
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
36 2 3
47 12 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
30 2 0
27 1 0
SALDO MIGRATORIO
9
32
1251
1339
NATI MORTI
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2008
6 16
7 23
ESTERO
ESTERO 0,5% 3,2%
ITALIA
1,1%
IN
BORGO
OUT
2,2%
ITALIA
SAN BENEDETTO IN PERILLIS (Aq) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
142
120
SALDO NATURALE
-4
-2
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
5 0 1
15 3 3
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
3 0 0
4 0 0
SALDO MIGRATORIO
3
17
141
135
NATI MORTI
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
0 4
0 2
ESTERO
ESTERO 1%
0%
7,2%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2,5%
ITALIA
S. STEFANO DI SESSANIO (Aq) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
118
124
NATI MORTI
0 2
0 4
SALDO NATURALE
-2
-4
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
6 2 0
3 0 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
0 0 1
2 0 0
SALDO MIGRATORIO
7
1
123
121
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO ESTERO
ESTERO ESTERO 0,7% 0,8%
0% 1,5%
3,2% 2,6%
ITALIA ITALIA
IN IN
BORGO BORGO
OUT OUT
% 2,4%
ITALIA ITALIA
VILLA SANTA LUCIA DEGLI ABRUZZI (Aq) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
NATI MORTI
2002
2009
203
163
0 1
SALDO NATURALE
1 4
-1
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
-3
0 0 0
3 0 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
0 0 0
7 0 0
SALDO MIGRATORIO
0
-4
202
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
156
ESTERO
ESTERO 0%
0%
0,8%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2%
ITALIA
VILLALAGO (Aq)
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
637
609
NATI MORTI
1 7
6 13
SALDO NATURALE
-6
-7
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
5 1 0
21 2 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
3 0 0
3 1 0
SALDO MIGRATORIO
3
19
634
621
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,3% 0,8%
0,1% 1,5%
2,7% 2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
0,6% 2,4%
ITALIA
ABBATEGGIO (Pe)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2009
423
443
NATI MORTI
5 6
6 2
SALDO NATURALE
-1
4
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
11 0 0
12 6 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
16 0 1
20 3 1
SALDO MIGRATORIO
-6
-6
416
441
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,7%
0%
2,7%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
4,2%
ITALIA
CORVARA (Pe)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
286
286
NATI MORTI
4 11
0 5
SALDO NATURALE
-7
-5
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
16 3 0
5 5 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
10 0 0
7 0 0
SALDO MIGRATORIO
9
3
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
288
284
ESTERO
ESTERO
ITALIA
1,4%
0,0%
3,7%
3,0%
IN
BORGO
OUT
ITALIA
ROCCAMORICE (Pe)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1000
1005
NATI MORTI
7 10
4 9
SALDO NATURALE
-3
-5
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
20 3 35
7 8 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
22 0 0
15 0 2
SALDO MIGRATORIO
36
-2
1033
998
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO ESTERO
ESTERO ESTERO 1,4% 0,8%
0% 1,5%
2,5% 2,6%
ITALIA ITALIA
IN IN
BORGO BORGO
OUT OUT
0% 2,4%
ITALIA ITALIA
SALLE (Pe)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2009
311
303
NATI MORTI
1 6
6 1
SALDO NATURALE
-5
5
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
4 1 7
12 8 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
0 1 7
5 0 0
SALDO MIGRATORIO
4
15
310
323
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 1,4%
0%
2,5%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
0%
ITALIA
SERRAMONACESCA (Pe)
2002
2009
618
626
NATI MORTI
2 5
9 9
SALDO NATURALE
-3
0
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
9 4 0
19 3 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
14 2 2
22 0 0
SALDO MIGRATORIO
-5
0
610
626
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,5% 0,8%
0,1% 1,5%
2,2% 2,6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
2,9% 2,4%
ITALIA
CASTELLI (Te)
2002
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
1387
1264
NATI MORTI
2 26
5 23
SALDO NATURALE
-24
-18
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
11 0 0
22 0 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
30 4 0
11 0 0
SALDO MIGRATORIO
-23
11
1340
1257
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
2009
ESTERO
ESTERO 0%
0,1%
1,4%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,5%
ITALIA
CIVITELLA DEL TRONTO (Te)
2002
2008
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
5432
5432
NATI MORTI
38 60
39 76
SALDO NATURALE
-22
-37
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
92 35 2
121 76 7
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
45 0 0
118 8 14
SALDO MIGRATORIO
84
64
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
5305
5459
ESTERO
ESTERO
ITALIA
2,0%
0,1%
1,9%
1,3%
IN
BORGO
OUT
ITALIA
PIETRACAMELA (Te) POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2002
2009
307
295
NATI MORTI
2 3
0 5
SALDO NATURALE
-1
-5
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTE ALTRI ISCRITTI
17 1 0
23 2 1
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
16 4 0
11 0 3
SALDO MIGRATORIO
-2
12
304
302
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,5%
0,6%
6%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
4,5%
ITALIA
TORRICELLA SICURA (Te)
2002
2009
POPOLAZIONE AL 1 GENNAIO
2692
2712
NATI MORTI
14 33
17 36
SALDO NATURALE
-19
-19
ISCRITTI DA ALTRI COMUNI ISCRITTI DALL’ESTERO ALTRI ISCRITTI
54 12 0
60 12 0
CANCELLATI PER ALTRI COMUNI CANCELLATI PER L’ESTERO ALTRI CANCELLATI
57 1 0
48 1 1
SALDO MIGRATORIO
8
22
2681
2715
POPOLAZIONE AL 31 DICEMBRE
ESTERO
ESTERO 0,4%
0%
2%
ITALIA
IN
BORGO
OUT
1,9%
ITALIA
APPENDICE A documenti storici
APPENDICE B documenti storici relativi alle lacune urbane
BIBLIOGRAFIA - G. MASSIMI, L. BARTOLINI SALIMBENI, A. GHISETTI, D.V. FUCINESE, Terra Vestina, Pescara, 1992 - A. CLEMENTI, Incastellamento degli Abruzzi .Problematica ed esempi, Colledara 1996 - K, BATTAGLIA, La terra di Corvara nelle fonti storiche (Comune di Corvara), Pescara 2001 - G.CHIARIZIA, L.SANTORO, L’incastellamento, in AA.VV., L’Abruzzo nel Medioevo, Pescara 2003 Analisi tipologica - M. ORTOLANI, La casa rurale negli Abruzzi, Firenze 1961 - S. FORLANI, Tecnologie locali e costruzione della casa in Abruzzo, Pescara - G. CANIGGIA, G. MAFFEI, Composizione architettonica e tipologia edilizia. Lettura dell’edilizia di base, Venezia 1979 (2° ed. 1991) - C. VARAGNOLI, (a cura di) Materiali per un atlante della costruzione storica in Abruzzo, in Contributi (Dipartimento di Scienze, storia dell’architettura, restauro e Rappresentazione, Università di Chieti-Pescara), 7, 2000