S. Maria Assunta sopra Claro - il Monastero

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Il Monastero Il Monastero


Il Monastero dal Quattrocento al Seicento La fondazione del monastero, dal 1490 al 1567

I primi ampliamenti, dal 1580 al 1680

Il monastero di S. Maria Assunta fu fondato nel 1490 presso la chiesa preesistente del XII secolo ed è situato sulla sommità di un cono roccioso ad est del borgo di Claro. Si racconta che questa chiesa, dedicata ai Santi Martino e Giorgio, fosse la chiesa parrocchiale di Claro, poi abbandonata a causa della scomodità di accesso.

I primi lavori di ampliamento e di rifacimento dei rustici costruiti nel 1490 iniziarono un secolo dopo, attorno al 1600.

La chiesa era affrescata su tre lati con dipinti del '400 e munita di un soffitto ligneo. Quando le prime suore si stabilirono presso il santuario, il sito era costituito da un prato circondato da una selva di castagni, sul quale si trovava una tettoia che serviva da stalla ed una cascina in sasso, coperta da un tetto in piode. Grazie alle elemosine dei fedeli, le fondatrici riuscirono ad edificare il piccolo monastero costituito oltre che dalla chiesa, da un piccolo campanile, da un dormitorio e da un refettorio. Alcune di queste costruzioni sono ancora riconoscibili e sono integrate negli attuali edifici a Sud e a Nord del convento. Dal 1490 al 1560 la comunità cresce gradualmente, ma non sono disponibili scritti che documentino la vita monastica o eventuali ristrutturazioni o ampliamenti del convento. La visita di S. Carlo Borromeo, 1567 Le prime testimonianze risalgono al 1567, cioè alla visita di S. Carlo Borromeo al monastero, che descrisse la chiesa nel modo seguente: La chiesa ha due porte e due finestre, due altari affiancano un altare maggiore. Tutti gli altari sono dedicati alla Beata Vergine. Ci sono statue lignee dipinte raffiguranti la Beata Vergine e Santi e Angeli, sia lignei che in pietra, dorati. La chiesa è dipinta su tre lati e munita di un coro ligneo rialzato dove le monache ascoltano la messa e cantano le loro preghiere. Vi sono due acquasantiere. Il pavimento é in malta cementizia e il soffitto ha una copertura lignea. C'è un campanile con due campane. Queste caratteristiche coincidono con quelle contenute in un documento dell'archivio arcivescovile di Milano del 1580.

Il coro ligneo della chiesa, troppo aperto, venne completamente chiuso da grate di legno e da tendaggi appesi al soffitto della chiesa. Per garantirne l'accesso fu costruito un nuovo ballatoio di legno protetto anch'esso da una grata. Una ripida scala di legno portava al "comunichino" ed una ruota di legno permetteva di passare i paramenti in chiesa. All'interno delle mura del monastero venne costruito, sul lato est, un nuovo edificio che serviva ad ospitare "le fanciulle" ed era costituito da un grande dormitorio e dal sottostante refettorio. Il convento nel 1560 assume un'importante funzione sociale, quella dell'educazione ed istruzione delle giovani. Risale probabilmente a questo periodo anche l'innalzamento dell'edificio esposto a Sud. Altri lavori furono eseguiti attorno al 1620; in particolare la ricostruzione del recinto di clausura del monastero che si estendeva fino alla collina, sulla quale, intorno al 1690, fu costruita una cappella. Verso il 1650 venne costruito un mulino ed una condotta per convogliare l'acqua nel chiostro, un granaio, una cascina per gli attrezzi ed un apiario. Questi edifici sono tuttora riscontrabili all'interno del recinto monastico. L'intervento sulla chiesa, dal 1684 al 1700 Fino al 1684 la chiesa aveva l'aspetto originale del 1490. Lo testimonia uno scritto del Cardinale Federico Visconti in visita al convento nel 1682. Egli descrive il chiostro come "angusto", contenente però le necessarie "officinas" (aule) in parte di legno. Le parti esterne del convento erano invece in sasso e "cemento" (muratura). Nel 1684 avvennero nel convento importanti interventi, soprattutto per quanto riguarda la chiesa, che venne ingrandita verso Ovest con la creazione del portico. Il soffitto ligneo venne sostituito con una volta in sasso. A causa di questo intervento i muri della chiesa vennero alzati di quasi due metri e gli affreschi, già ricoperti di calce all'inizio del seicento, furono in gran parte distrutti. Il coro ligneo fu sostituito da un coro in muratura con volte a crociera sostenute da quattro colonne in granito. Fu risolto un problema che durava dal 1570, cioè la separazione del convento dalla chiesa tramite la creazione di due sagrestie, una esterna per i sacerdoti e una interna per le monache, sovrastata dall'infermeria. Con questo intervento venne distrutta l'abside semicircolare romanica, sostituita da una nuova abside a forma poligonale.

Le lenzuola che furono date a S. Carlo durante la sua visita a Claro, conservate nel Monastero

Risalgono probabilmente a questo periodo l'ampliamento dell'edificio a Nord, la condotta per portare l'acqua nelle cucine e la cappella sulla collina ad Est del monastero.

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La crescita del Monastero

La pianta del monastero mostra la disposizione degli edifici, mentre i colori indicano le fasi successive di costruzione. Nella lettura, va notato che gli edifici del monastero hanno due piani. Va inoltre ricordato che la Chiesa fu oggetto di interventi in diverse epoche. Questa scansione cronologica è stata seguita anche nell'organizzazione delle fasi dei lavori di restauro.

1490 In giallo, i corpi più antichi del monastero, oggi ospitanti la sala del capitolo, il refettorio, la cucina, la sala di comunità (C) e i laboratori (B). A questi edifici va aggiunta la Chiesa, preesistente alla fondazione del monastero. 1560 In viola, i corpi toccati dai lavori cinquecenteschi del monastero: il corpo delle celle (A) e l'edificio ospitante l'attuale appartamento abbaziale e i parlatoi (D). 1620 - 1684 - 1700 In verde, le parti del monastero costruite durante il Seicento. I lavori inclusero l'allargamento del giardino del monastero e la costruzione della cappella (M) e delle casupole per i lavori agricoli (N, L, K, I e H). Ottocento e Novecento In rosso, gli interventi più recenti sul Monastero, relativi all'attuale foresteria (F) e ripostiglio (E), nonché all'installazione della prima teleferica (stazione di arrivo G).

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Settecento, Ottocento e gli interventi moderni Gli ampliamenti settecenteschi, dal 1783 al 1792.

Gli ultimi interventi, dal 1958 al 1976

Risale al 1783 l'innalzamento del campanile, la data fu riportata sull'intonaco della facciata.

Nel 1958 fu costruita una prima teleferica per il collegamento diretto del fondovalle con il complesso monastico.

Tra il 1788 e il 1792 il convento fu oggetto di alcune profonde ristrutturazioni, quali l'innalzamento dell'edificio a Nord e l'aggiunta, verso il chiostro, su tre piani, dei portici con soffitti voltati a crociera.

Nel 1969 fu terminato il nuovo acquedotto e tra il 1971 e il 1972 fu ristrutturata la chiesa. L'intervento comportò, all'interno della chiesa, l'asportazione dell'altare tardo settecentesco e la demolizione totale dell'abside per permettere la collocazione del coro monastico dietro all'altare.

Questo intervento è testimoniato dall'architrave in granito di una finestra e da un davanzale datati rispettivamente 1788 e 1792, e da una stufa (pigna) in pietra ollare nella sala del capitolo datata 1769. Le ristrutturazioni ottocentesche, dal 1890 al 1904 Non vi furono interventi rilevanti di restauro al monastero fino al 1894, anno in cui vennero installate le stufe nel dormitorio grande, nell'infermeria e nel noviziato. Nel 1895 venne coperta con una tettoia di zinco e vetro la terrazza del piano superiore dell'ala orientale. Nel 1897 fu costruita una tettoia metallica di copertura del lavatoio comune. Nel 1898 furono chiusi con vetrate i portici attorno al chiostro.

Esternamente l'intervento consistette nella liberazione del campanile da alcuni annessi e nella creazione di un nuovo accesso principale porticato sulla facciata occidentale, con scalinata d'accesso poligonale in granito. Nel 1973 fu costruita la attuale teleferica per le persone ed il materiale, mentre tra il 1975 e il 1976 si procedette al restauro del monastero con l'introduzione dell'impianto di riscaldamento. Le celle furono ristrutturate e munite di lavabi.

Risale all'inizio del '900 la creazione di dodici celle, tra il secondo e il terzo piano dell'ala Sud, in sostituzione del grande dormitorio comune. L'intervento di maggior rilievo fu l'allargamento della clausura, che allora arrivava fino al muro di cinta del poggetto su cui sorge la cappella. Nel 1904 fu costruita, accanto agli edifici monastici, la casa destinata ad abitazione del cappellano.

La vista completa da sud del monastero ne rivela le dimensioni

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Il restauro: l'idea Un edificio per la vita della comunità

Funzionalità e tradizione

Nel 1996, l’Associazione Amici del Monastero di Claro, in accordo con la comunità monastica, ha iniziato un lavoro complessivo di restauro, conclusosi nel 2005.

Il programma dei locali è stato elaborato sulla scorta delle esigenze formulate della Comunità benedettina di Claro.

Il concetto di restauro può essere riassunto, nella sua più recente evoluzione, in tre punti essenziali: - Garantire la funzionalità del monastero, offrendo gli spazi e le strutture confacenti alle esigenze della Comunità monastica, valorizzando, nel limite del possibile, i caratteri tipologici e distributivi dell'impianto benedettino. - Conservare il monumento, valorizzandone le qualità architettoniche essenziali e le caratteristiche costruttive intrinseche, limitando i nuovi interventi ad un minimo indispensabile dal lato funzionale.

Lo schema distributivo ricalca fedelmente la tipologia del complesso monastico riprendendo la gerarchia tipica degli impianti benedettini con la chiesa al livello inferiore, gli spazi dedicati alla spiritualità al livello del chiostro ed i luoghi per il lavoro e le celle ai piani superiori. Si è cercato, nel limite del possibile, di recuperare quell'unitarietà organica tipica dell'impianto originale, reintegrando parte degli edifici, che erano inutilizzabili, nel complesso monastico. Dato per acquisito il concetto distributivo esistente, si è cercato di attribuire gli spazi disponibili in modo da soddisfare le esigenze funzionali del monastero.

- Identificare delle fasi di lavoro corrispondenti alle esigenze di finanziamento e di cantiere, garantendo, nel limite del possibile, la permanenza delle monache a Claro durante i lavori di restauro. Si è trattato di cogliere l'essenzialità del luogo per creare un nuovo equilibrio, in modo da formare una nuova realtà che dia la sensazione di riposare in se stessa, che abbia una propria naturalezza (Selbstverständlichkeit), in modo da ricollegarsi alla memoria collettiva, e quindi alla cultura. La ricerca degli architetti è consistita essenzialmente nella definizione di un equilibrio discreto, fatto di contrasti e abbinamenti, su diversi livelli: spazio, luce, materiali, superfici, funzione.

Veduta del monastero prima dei restauri

Alcune immagini del cantiere: il montaggio della gru, la gru al lavoro, e la scelta dei materiali per gli intonaci esterni

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Il restauro: conservazione e concetto architettonico La conservazione del monumento

Il concetto architettonico

Il progetto ha previsto la rivalutazione della tipologia originale, evidenziando il carattere originale del monastero, attraverso l'eliminazione degli elementi di disturbo più evidenti.

Dal lato architettonico, il concetto stabilito è stato quello di riduzione piuttosto che quello di aggiungere un ulteriore “segno” all’interno degli spazi restaurati, in modo da migliorare la percezione spaziale con interventi minimi ma puntuali e mirati.

Si è ridato al chiostro, nel limite del possibile, l'assetto originale, ripristinandone la pavimentazione, riaprendo gli archi del porticato e ripulendo la zona della terrazza. Il corpo a monte (costruito attorno al 1550) è stato reintegrato nel complesso monastico, in modo da rivalutarne le molteplici qualità architettoniche e strutturali. Particolare cura è stata posta nel ripristino del soffitto ligneo cinquecentesco.

In particolare si è ritenuto importante ridare agli spazi interni, caratterizzati da un tracciato preciso e rigoroso - rinascimentale - la precisione strutturale e la sobrietà spaziale e architettonica che li caratterizzava in origine. Una scelta mirata ed oculata dei materiali, sia per quanto riguarda il colore che la loro consistenza fisica e la texture, ha permesso di integrare in modo ottimale il corpo restaurato nell’insieme organico del Monastero.

Un ulteriore criterio di restauro è dato dalla ripulitura del manufatto da quegli elementi o materiali che ne alterano le caratteristiche tipologiche ed architettoniche essenziali, come ad esempio le aggiunte posticce risalenti agli interventi precedenti attorno al 1919 e, successivamente, al 1968. Particolare attenzione è stata posta nel mantenimento del carattere tipico, semplice ma dignitoso, del monastero di Claro, attraverso il ripristino della sostanza originale e la scelta accurata dei materiali e dei dettagli architettonici per le parti aggiunte. Gli elementi e i materiali aggiunti sono infatti chiaramente riconoscibili nella loro modernità, progettati secondo criteri contemporanei ed eseguiti con mezzi e tecniche attuali.

La sala della statio prima (a sinistra) e dopo (a destra) il restauro

La cucina prima (in alto) e dopo (in basso) il restauro

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Il chiostro Il chiostro, che la monaca attraversa, raccolta in silenziosa preghiera, molte volte nella giornata, (...) richiama il valore della stabilitĂ nella vita monastica, nel servizio di Dio, in una cornice di pace e di bellezza e di armonia.

Il chiostro è stato riportato, nel limite del possibile, all'assetto originale, ripristinandone la pavimentazione, riaprendo gli archi del porticato e ripulendo la zona della terrazza. I serramenti nuovi sono stati eseguiti con semplici profili in ferro.

Le finestre del portico prima (a sinistra) e dopo (a destra) il restauro

Il chiostro durante i lavori di restauro

Il chiostro dopo i lavori di restauro

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I laboratori La Regola esige (...) un lavoro serio, prolungato, che impegni a fondo e non sia solo un passatempo o un diversivo. Una buona monaca ama lavorare senza scegliere troppo, né preoccuparsi di cosa le chieda di fare la sua Comunità. Cerca di fare bene il suo compito, qualunque esso sia, e così può integrarsi con le sue sorelle e con loro realizzare cose grandi e belle.

I laboratori sono stati sistemati nello spazio del vecchio dormitorio, sostituito dalle nuove celle. Le aperture presenti nella sala sono state aumentate per quanto riguarda la luce verticale, mantenendo delle proporzioni armoniose nell’insieme della facciata, ma permettendo di dare un migliore illuminamento dei nuovi laboratori per il cucito. Il soffitto, che era stato tinteggiato di bianco, è stato liberato dagli strati di pittura, pulito e cerato con la stessa tecnica adottata per la sala di comunità. Le monache richiedevano la suddivisione, tramite tavolati, dei singoli spazi di lavoro. La richiesta è stata soddisfatta con la suddivisione dello spazio tramite gli armadi, comunque necessari, per l’alloggio degli attrezzi di lavoro e dei tessuti. Questa soluzione ha permesso di salvaguardare la percezione d’insieme dello spazio originale e del soffitto ligneo, garantendo allo stesso tempo le suddivisioni spaziali richieste dalla vita monastica. Gli armadi sono dei veri e propri elementi multifunzionali, alloggiando oltre agli attrezzi delle suore, le installazioni elettriche necessarie per il lavoro, l’illuminazione d’emergenza e l’illuminazione generale dei laboratori stessi. Grazie a questa strategia progettuale si è potuta evitare la formazione di numerose scanalature per la posa delle installazioni.

Un prezioso tessuto ricamato conservato nel monastero

Le monache al lavoro nel laboratorio

La sala dei laboratori prima del restauro

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Le celle Nella cella è facile trasformare anche il sonno in preghiera; in essa la monaca, come chiede S. Benedetto, è sempre pronta, non solo alla chiamata della sveglia (quando ancora è notte fonda) per la celebrazione delle vigilie, ma anche e soprattutto a un’attenzione intima al Signore che viene e alla sua voce che invita.

Le celle sono state fatte ex-novo, con migliori impianti, restaurando alcuni intonaci originali e pulendo la pavimentazione in legno.

Una cella prima del restauro

Dettagli delle celle dopo il restauro

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