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Kodak Minicolor, la primavera del colore
Pseudocatalogo # 18
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Kodak Minicolorla primavera del colore
A cura di Gabriele Chiesa.
14 maggio - 12 giugno 2022Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia
Orari di apertura: martedì, mercoledì, giovedì dalle 9 alle 12 sabato e domenica dalle 16 alle 19
Ingresso visitatori da Contrada del Carmine 2F, accanto alla chiesa del Carmine Segreteria: Via San Faustino, 11/d - 25122 Brescia (Italia)
Tel.
03049137
Email:
museobrescia@museobrescia.net
Web site:
https://www.museobrescia.net/it/
Impaginazione, grafica e testi di Gabriele Chiesa. Museo Nazionale della Fotografia di Brescia, 13 novembre 2021.
Opera in Licenza Creative Commons Attribuzione – Non Commerciale – Condividi allo Stesso Modo 4.0 Internazionale https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0/deed.it
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Presentazione
Il museo
Il Museo Nazionale della Fotografia – Brescia è espressione del Cinefotoclub di Brescia, nato nel 1953. I materiali raccolti nelle sale espositive raccontano la storia della fotografia e del cinema, dagli albori dell’invenzione ad oggi, attraverso apparecchiature fotografiche e cinematografiche, materiali storici, originali fotografici ed accessori, iniziando dai primi esperimenti fino ai giorni nostri. Nelle due sale mostra del Museo si susseguono ogni mese esposizioni dedicate alla produzione di autori nazionali e internazionali. Dal 2013 inoltre è stata creata la sezione “La mostra nel cassetto”, uno spazio espositivo che accoglie e rende fruibili al pubblico alcune fotografie conservate nell’immenso archivio del Museo. Nel corso degli anni si è aggiunta la sezione “Spazio Soci”, dedicata a piccole mostre personali. Dal 2020 una sezione è dedicata alla storia dei processi fotografici ed agli artisti visuali che si esprimono attraverso la reintepretazione dei processi analogioci storici. La Biblioteca foto-cinematografica permette la consultazione di circa 8.000 volumi di argomento fotografico e cinematografico. Il Museo custodisce importanti fondi fotografici storici che si arricchiscono progressivamente di stampe, lastre e pellicole, grazie ad acquisizioni e donazioni di archivi privati e di prestigiosi studi fotografici. L’ingresso al Museo è libero e gratuito.
Sito web del museo, con tutte le informazioni, contatto, n. di telefono e gli orari di apertura: https://www.museobrescia.net/it/ facebook: https://www.facebook.com/MuseoFotografiaBrescia youtube: https://www.youtube.com/c/MuseobresciaNet
La mostra
La mostra “Kodak Minicolor, la primavera del colore” a cura di Gabriele Chiesa si è svolta dal 14 maggio al 12 giugno 2022 presso il Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia. L’esposizione ha presentato una selezione di stampe fotografiche storiche originali della collezione Chiesa-Gosio realizzate con processo di stampa direttamente positiva da matrice diapositiva a colori. Questa risulta essere la prima mostra al mondo dedicata allo primo storico processo fotografico che diede avvio all’epoca della fotografia commerciale a colori. Dal 1941 fu finalmente possibile ottenere fotografie a colori da tenere nel portafoglio, incollare su un album, inserire in una cornice. Fino ad allora la fotografia a colori commerciale consisteva esclusivamente in immagini diapositive. Le stampe a colori Kodak Minicolor vennero prodotte partendo dalle diapositive originali in pellicola Kodachrome nei formati film 35 mm. (135) e Kodak Bantam (828). La pellicola in rullino perforato formato 135 è abbastanza conosciuta. Per il formato Bantam è opportuno dare qualche ulteriore indicazione. Si trattava di una pellicola prodotta da Kodak dal 1935 e destinata al mercato “lower-end consumer”. Ciò implicava l’acquisto di fotocamere espressamente realizzate per il formato Bantam. Si utilizzava la medesima base film in formato 135, sfruttando pienamente la superficie fotosensibile, grazie alla mancanza della tradizionale perforazione. Il dorso era protetto da una carta, come avviene per la pellicola 120. La superficie utile era pertanto di 40×28 mm. invece del normale 24×36 mm. Dunque le Minicolor erano esclusivo appannaggio del piccolo formato (135 e 828) e partendo dalle tradizionali diapositive montate in telaietto 2”x2”. L’aspetto e la consistenza è quello di una carta da gioco piuttosto sottile, con gli spigoli arrotondati. Il supporto bianco opaco è realizzato in acetato di cellulosa. Le stampe “Kodak Minicor” e poi “Kodachrome Print” furono inizialmente prodotte nei formati “2X” (2¼” x 3¼” ) e “5X” (5” x 7½” ) ed in seguito “8X”. La versione professionale in grande formato del processo Minicolor è il processo Kotavachrome, che differisce da quello amatoriale solamente per il fatto di essere prodotto a partire da trasparenze Kodachrome professionali fino alla misura di 8” x 10” per giungere alla realizzazione di stampe 30” x 40” adatte a ingrandimenti da parete e prestigiosi portfolio d’arte, arredamento ed architettura. La qualità delle tinte, la brillantezza e la stabilità del colore, a distanza di così tanti decenni, lascia stupefatti. Le stampe fotografiche a colori degli anni 1970, successive di oltre trent’anni, spesso mostrano alterazioni di colore molto evidenti e addirittura risultano completamente in tono magenta, mentre le Minicolor hanno mantenuto intatta la loro qualità nel tempo.
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Le stampe a colori Minicolor kodak da matrice diapositiva venivano prodotte partendo dalle diapositive originali in pellicola Kodachrome nei formati film 35 mm. (135) e Kodak Bantam (828). Qui accanto due confezioni di telaietti in cartone per il montaggio dei fotogrammi di pellicola diapositiva.
Il formato Bantam è una pellicola prodotta da Kodak dal 1935 per il mercato “lower-end consumer” con l’obiettivo di imporre un formato proprietario legato a specifiche fotocamere prodotte da Kodak. La pellicola utilizzata era sostanzialmente la medesima dei rullini in formato 135, ma se ne sfruttava pienamente la superficie fotosensibile, grazie alla mancanza della tradizionale perforazione.
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Le stampe a colori Minicolor Kodak vennero introdotte sul mercato statunitense a partire dal 1941.
Il materale fotografico diapositivo allora dominante negli U.S.A. era la pellicola Kodachrome.
In particolare si usavano allora gli storici telaietti in cartone “Kodachrome red border”.
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Le stampe a colori Minicolor Kodak da pellicola diapositiva Kodachrome furono disponibili dalla fine del 1941, quando il mondo aveva ancora davanti terribili anni di guerra mondiale.
Accanto all’articolo promozionale del nuovo prodotto fotografico sulla rivista Popular Science figura la pubblicità di materiali adatti a migliorare l’isolamento termico delle abitazioni, in modo da risparmiare carburante prezioso per sostenere lo sforzo bellico.
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Pieghevole pubblicitario delle stampe a colori Minicolor Kodak da diapositive Kodachrome.
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Le pagine pubblicitarie delle stampe a colori Minicolor Kodak da diapositive Kodachrome, sempre rigorosamente a colori, facevano costante riferimento ai legami familiari in relazione al valore di mantenere il contatto testimoniale visivo offerto dalla fotografia. La figura del militare in divisa era un elemento costante. Non veniva mai usato il termine “guerra”, ma il riferimento rimaneva implicito, insieme all’accenno sottointeso all’opportunità di sostenere il morale dei combattenti.
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1941 - 1945
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1945. Termina il secondo conflitto mondiale. Le famiglie si ricostituiscono. I reduci abbandonano la divisa, che viene scherzosamente indossata dai figli.
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Fotografie ricordo di famiglia su materiale Kodak Minicolor dei primi anni del dopoguerra.
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Fotografie ricordo di famiglia su materiale Kodak Minicolor dei primi anni del dopoguerra.
Storicamente è in questi anni che si chiude l’epoca nella quale era necessario servirsi da un fotografo professionista per avere ritratti ricordo personali.
Qualsiasi amatore in possesso di una fotocamera può acquistare pellicole negative da fare stampare in laboratorio oppure realizzare diapositive a colori che possono essere poi stampate sui supporti opachi Kodak minicolor Kodak Print Kodak Enlargement.
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Qui accanto, il modulo per ordinare le stampe Kodak Minicolor nei diversi formati disponibili. Il costo di queste fotografie a colori era relativamente elevato e pertanto era normale che solo una ristretta selezione di immagini fosse destinata a questo risultato. Le occasioni sono quelle che caratterizzano i legami ed i momenti forti della vita familiare: ricorrenze, vacanze, compleanni, matrimonio. I soggetti prevalenti restano commessi alle amicizie ed agli amori. Come sempre la fotografia di famiglia testimonia, rafforza e sacralizza ciò che si vuole eternare nei ricordi di una vita. La necessità di documentare, datando e prendendo nota di nomi di luoghi e persone non è sentita come una priorità. Pertanto queste immagini sono di regola destinate a restare prive di riferimenti.
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Le dimensioni delle stampe Kodak Minicolor si riferiscono all’ingrandimento rispetto al fotogramma 135 di 24x36 mm.
ingr.
pollici
centimeri
2x
2,25x3,25 5,08x8,25
5x
5x7,5
12,7x19,05
8x
8x11
20,32x27,94
Si potevano comunque ordinare ingradimenti fuori standard: pollici centimeri 4x5 10,16x12,7 6x8 15,24x20,32 7x9 17,78x22,86 8x10 20,32x25,4 11x14 27,94x35,56
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I rullini di materiale invertibile Kodachrome dovevano essere trattati dai laboratori Eastman e potevano essere spediti, ricevendo di ritorno l’astuccio con le diapositive montate in telaietto, oppure potevano essere consegnate ai negozi che offrivano il servizio di ritiro e spedizione. Era anche possibile richiedere il solo trattamento delle pellicole e procedere poi autonomamente al montaggio nei telaietti in cartoncino che venivano venduti a parte. Ovviamente le diapositive venivano poi visionate negli appositi visorini individuali oppure proiettandole su schermo. A questo punto si potevano scegliere gli scatti da destinare alla stampa su materiale Kodak Miniprint ed in seguito su Ansco Color Printon, che aveva un aspetto del tutto equivalente.
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Kodak Minicolor e Kodachrome Print: i formati
Le stampe “Kodak Minicor” ed in seguito “Kodachrome Print” furono inizialmente prodotte nei formati “2X” (2¼” x 3¼” ) e “5X” (5” x 7½” ) ed in seguito “8X”. La versione professionale in grande formato del processo MINICOLOR è il processo Kotavachrome, che differisce da quello amatoriale solamente per il fatto di essere prodotto a partire da trasparenze Kodachrome professionali fino alla misura di 8” x 10” per giungere alla realizzazione di stampe 30” x 40” adatte a ingrandimenti da parete e prestigiosi portfolio d’arte, arredamento ed architettura. La qualità delle tinte, la brillantezza e la stabilità del colore, a distanza di così tanti decenni, lascia stupefatti. Le stampe fotografiche a colori degli anni 1970, successive di oltre trent’anni, spesso mostrano alterazioni in tono magenta, mentre le Minicolor hanno mantenuto intatta la qualità del colore nel tempo.
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Ingrandimento Kodak Minicolor Print 18x23 cm. Giovane sposa, 13 ottobre 1945.
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Pavelle Color Print Made on Ansco Color Printon
Le stampe a colori “Pavelle Color Print”, New York, furono realizzate negli Anni Cinquanta con materiali AN- SCO Color, su supporto in acetato di cellulosa. Qui una selezione di scatti da un album ricordi di una facoltosa coppia di amici in vacanza a Plymouth, Massachusetts. nel 1948. Ansco Color Printon era un materiale di stampa a colori opaco reversibile per realizzare stampe a colori, direttamente da diapositive, senza l’uso di un internegativo.
Fu realizzato per la prima volta nel 1943 da Ansco, Binghamton, New York, USA che produceva materiali per l’industria e le forze armate statunitensi, ma dal 1945 fu venduto direttamente a fotografi professionisti e dilettanti. Questo fu il primo materiale di stampa a colori al mondo del tipo tri-pack integrale in cui l’utente poteva esporre ed elaborare le proprie stampe a colori. Il bilanciamento colore era per una temperatura colore di circa 3000° Kelvin.
Era molto simile al materiale utilizzato da Eastman Kodak per realizzare le stampe Minicolor da diapositive Kodachrome. La superficie di una stampa Printon è estremamente lucida, quasi una finitura a specchio, simile a una stampa realizzata sul tradizionale materiale Ilfochrome Classic con la finitura “Super Glossy”. (Ilfochrome Classic CLM.1K)
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Evoluzione della stampa a colori con processo negativo/positivo
Kodak introdusse la stampa a colori su carta in fibra di cellulosa a partire dal 1942, ma nei primi anni di produzione il colore risultò instabile, scarsamente persistente e con alterazioni magenta. L’applicazione commerciale fu estremamente limitata. L’ordine di successione degli strati e la tecnologia del materiale fotosensibile tricromicro C,M,Y (Cyan- Magenta-Yellow, ciano, magenta, giallo) subì vari aggiornamenti con il succedersi degli anni. Il 1963 segnò il passaggio ai processi Ektaprint C ed Ektaprint R che utilizzavano uno stabilizzante di tipo II che, insieme ad un fissatore alcalino, conferiva una migliore stabilità ai coloranti. Dopo il 1970, gli ulteriori miglioramenti inclusero le carte Ektacolor 70, Ektacolor Plus, Supra I, II e III ed Endura. Fu creato anche il nuovo protocollo di trattamento Radiance.Nel 1970 circa iniziò la produzione di stampe su supporto RC con l’impiego di coloranti altamente stabilizzati, con nuove emulsioni senza cadmio e mercurio e senza ferricianuro nel processo. Fu introdotto il trattamento di sbianca-fissaggio a bagno unico, detto ‘blix’. Il processo C-41 sostituì il precedente C-22 nel 1970. Pertanto possiamo concludere che la stampa a colori su supporto opaco, di diffusione ancora molto limitata a metà degli Anni Sessanta, si affermò come prodotto di consumo popolare a partire dall’inizio degli Anni Settanta.
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Le stampe a colori realizzate fino al 1880 circa presentano spesso alterazioni di colore con dominanti calde, generalmente intonate al magenta. La tecnologia di realizzazione dei materiali fotosensibili e del loro trattamento si evolveva rapidamente, ma la stabilità del colore rimase un problema fino a primi Anni Ottanta. Qui la riproduzione dell’ingrandimento di uno scatto realizzato in occasione della visita di papa Giovanni Paolo II a Brescia, il 26 settembre 1982. Incontro con i giovani in piazza Duomo, ora piazza Paolo VI.
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Stampa su carta colore Kodak con processo negativo/positivo C-41 amatoriale eseguita da Gabriele Chiesa nel 1982. Immagine tratta da una serie di riprese realizzate per strada, a Brescia, in pellicola 120. La stampa amatoriale veniva allora realizzata utilizzando un ‘tamburo’, cioè un contenitore plastico che consentiva di eseguire l’intero trattamento in ambiente illuminato, una volta che la carta era stata caricata nel contenitore a tenuta di luce. I primi due bagni ed in particolare lo sviluppo, richiedevano un trattamento con tolleranza di temperatura molto ristretta, inferiore al grado centigrado. Esistevano diversi tipi di kit. Il trattamento RA4 veniva eseguito a 35°C. I negativi richiedevano poi un bilanciamento colore specifico, spesso individuale per ogni fotogramma ripreso in condizioni di luce diverse. Pertanto l’ingranditore per la stampa a colore comportava l’impiego di un sistema di illuminazione che permettesse il pieno controllo delle filtrature di colore. Ciò implicava l’esecuzione di diverse prove, tentativi e valutazioni in condizioni costanti. Per esempio ogni cambiamento di densità in termini di tempo di esposizione della carta, determinava una nuova e diversa filtratura.
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A partire dai primi Anni Ottanta, la stampa fotografica analogica a colori su supporto RC ‘Resin Coated’ raggiunse un elevato grado di qualità e persistenza. I negozi specializzati di fotografia si dotarono di impianti automatizzati. I Minilab consentivano di eseguire l’intero trattamento dal negativo alle copie positive. L’automazione del processo condusse alla progressiva digitalizzazione di ogni fase del processo. L’adeguanto a rigorose norme anti inquinamento progressivamente restrittive e gli elevati costi di gestione portarono, negli Anni Duemila, alla sostanziale estinzione della stampa a colori analogica.
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Cibachrome
La fase storica conclusiva dei processi di stampa analogica in colore da materiali diapositivi fu caratterizzata dal processo Cibachrome. Nato nel 1963 nei laboratori di ricerca Ciba come materiale fotosensibile per la stampa di trasparenze a colori, in seguito all’acquisizione da parte di Ilford prese la denominazione commerciale ‘Ilfochrome’ e nel 1989 ‘Ilfochrome Classic’. Nei tradizionali materiali fotografici i colori si formano con lo sviluppo cromogeno. Nell’Ilfochrome i colori sono invece già presenti nell’emulsione e vengono distrutti dallo sviluppo dove non servono. Ciò permette l’impiego di coloranti azoici particolarmente brillanti e puri, più simili ai colori primari ‘teorici’, ciano, magenta e giallo, su cui si fonda la sintesi tricromatica sottrattiva. Per questo motivo una stampa Ilfochrome è caratterizzata da brillantezza e purezza dei colori. Oltre alla superba resa del colore, queste stampe presentano un aspetto ‘metallizzato’ molto luminoso e risultano inoltre estremamente stabili nel tempo. Qui la riproduzione di un’opera in Ilfochrome del 1993 del fotografo bresciano Corrado Riccarand.