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www.maxbikeservice.it Anno VII - n. 05 Novembre 2015
giornale d’informazione, attualità e cultura
ALL’INTERNO ACI: Chi guida meglio? PAGINA 2
SaperexGuidare: a scuola di sicurezza stradale
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Il diverso e la paura dello straniero
PAGINA 4
Tonno in scatola: la classifica Rompiscatole di Greenpeace PAGINA 5 Medicine alternative: Tono dell'umore
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Io sono papà: come saper “essere” padri oggi PAGINA 10 Difetti degli italiani alla guida
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Chi Guida Meglio? Il direttore Automobile Club Catania Sorbello presenta il tutorial game televisivo sulla sicurezza stradale di Tiziana Campo
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econdo i dati elaborati da Istat e Aci, in una stima preliminare sugli incidenti stradali riferiti all’anno 2014, risulta che “in Italia si sono verificati 174.400 incidenti stradali con lesioni a persone. Il numero dei morti, entro il trentesimo giorno, è pari a 3.330, mentre i feriti ammontano a 248.200. Rispetto al 2013, si riscontra una diminuzione del numero degli incidenti con lesioni a persone (-3,77%) e del numero dei morti (-1,62%); in calo anche i feriti (-3,58%). L’indice di mortalità, calcolato come rapporto tra il numero dei morti e il numero degli incidenti con lesioni moltiplicato 100, è pari a 1,91. Tale valore è in lieve aumento rispetto a quello registrato nel 2013 (1,87”). Al di là dei dati emersi, quella dei sinistri stradali resta sempre una piaga drammatica da sanare e il tema della sicurezza stradale una priorità. Su questa scia
L’Editoriale
numerose sono le campagne che mirano alla prevenzione. Una interessante ce la illustra il direttore dell’Automobile Club Catania dott. Carlo Sorbello: «L’Automobile Club d’Italia ha abbracciato un’interessante iniziativa di formazione alla sicurezza stradale, che sfrutta le potenzialità della televisione per raggiungere il più ampio numero di persone, in particolare i giovani. “Chi guida meglio?” è il nuovo programma dedicato alla sicurezza stradale, in onda su La7 dal 17 ottobre ogni sabato alle 14:30 per 10 puntate. Il programma è un “tutorial game”, che fonde intrattenimento e sensibilizzazione sui temi della guida responsabile e della mobilità sicura. Presentatrice è Federica Bertoni, artista con esperienza su emittenti nazionali e locali. La consulenza tecnica è affidata al pilota Gian Maria Gabbiani, protagonista anche in gare Nascar ed endurance. Giudice dei concorrenti è Federica Torti, con un percorso profesdi Tiziana Campo
sionale in Mediaset, Sky e GazzettaTv. Ogni puntata - continua il direttore - ha come protagonisti due guidatori che si sfidano su diversi veicoli nelle aree del Centro di Guida Sicura Aci-Sara e nell'area off-road di Vallelunga, misurandosi in varie situazioni al volante. Al termine di ogni puntata, attraverso quattro prove, si proclamano i guidatori più preparati alle tante situazioni critiche al volante. Il programma propone anche dei momenti di approfondimento tecnico sulla sicurezza stradale – puntualizza Sorbello - con il coinvolgimento degli interlocutori tecnici di Aci, di Vallelunga e del nuovo Centro di Guida Sicura Aci di Lainate-Arese. Vengono così trasmessi i valori della sicurezza stradale attraverso un percorso condiviso con i protagonisti del programma: l’obiettivo è quello di favorire l’incremento della consapevolezza delle proprie capacità di guida, facendo emergere l'importanza di colmare le lacune grazie alla formazione qualificata dei centri di guida sicura. Oltre che su La7, “Chi guida meglio?”
Automobile Club d’Italia sarà anche online sui canali web e social di Aci (il sito www.aci.it, la paginafacebook “ACI Social Club”, i profili twitter @ ACI_Italia e @PresidenteACI, l’account YouTube “ACI Automobile Club Italia”), dove saranno trasmessi i promo e le pillole più significative fino a giugno 2016». Una interessante iniziativa che mira, attraverso il piccolo schermo e il format del contest, a sensibilizzare sul tema della sicurezza stradale, con un educational game tra reality e tutorial per vedere chi sa affrontare e superare meglio aquaplaning, muri d’acqua, ostacoli improvvisi e tutte le principali insidie della strada.
Expo: ne è valsa la pena?
Riportiamo una riflessione dal blog di Beppe Grillo
«È finito Expo. Per i controlli di questa Esposizione Universale è stata creata una macchina dai costi molto pesanti e non ripetibili dallo Stato per altre opere. Sono stati spesi miliardi di soldi pubblici, ci sono conflitti di interesse riguardanti la vendita dei terreni, milioni di euro in ballo per le bonifiche, un bilancio economico ancora da definire. Ne è valsa la pena? […] Chi governa sta cercando di salvare il bilancio complessivo di un evento impattante come Expo con la foglia di fico del numero di visitatori […] Ben 18 miliardi di euro di soldi pubblici (di cui 2 per la realizzazione del sito e 16 per le opere connesse, alcune delle quali non realizzate in tempo per Expo); 164 euro al metro quadrato, il prezzo stellare dei terreni venduti ad Arexpo, 10 volte tanto il valore originario dei terreni in pieno conflitto di interesse; 78 le deroghe al codice degli appalti per la realizzazione del sito espositivo; costi per bonifiche, smaltimento riporti
e rifiuti pari a 72 milioni che qualcuno vuole far pagare ai contribuenti e non ai proprietari privati originari. La Carta di Milano non tocca i temi più importanti, quali le sementi, l'acqua pubblica, la speculazione finanziaria su cibo e acqua, gli Ogm, il forte utilizzo di pesticidi, le conseguenze ambientali e sulla salute di un eccessivo consumo di carne. Sponsor che fanno junk food come McDonald's, con padiglione all'interno del sito. È questo il messaggio di Nutrire il pianeta? Il bilancio economico per Expo è ancora tutto da scrivere, visto che sono stati venduti tanti biglietti ma ben al di sotto del numero totale ipotizzato e del prezzo medio ipotizzato per il pareggio. Il bilancio complessivo del ritorno sull'investimento di 18 miliardi di euro pubblici in termini di aumento del Pil e dell'occupazione è ancora tutto da scrivere Adesso si incomincia con il Dopo Expo, nel nulla di idee e prospettive […]».
BALLARÒ NEWS - Editore: SaperexGuidare - Giovanni Calì. Direttore Responsabile: Tiziana Campo. Direttore Editoriale: Giovanni Calì. Controllo bozze: Antonella Capizzi. Collaboratori: Marta Prestianni, Laura Muscarà, Laura Monteleone, Marisa Barbaro, Giuseppe Leocata, Luna Sofia Calì. Redazione: V. Fortuna, 24 Catania. Tel. 3394999393 email: giovanni.cali@saperexguidare. it -Pubblicità: tel. 3286925521. Grafica & Impaginazione: Bruno Marchese. Stampa: Italgrafica - Aci S. Antonio (CT). Distribuzione gratuita ai soci ACI di Catania e per tutti i lettori a Catania, nei Comuni dell’hinterland, nelle edicole: Ragusa M. c.so Italia, 111 (CT); Marzà Salvatore v. Bellini, 7/A S. Agata Li Battiati; Edicolandia v. Roma 261, S. G. La Punta; Edicola Palestro V. v.le Europa, S. Gregorio; Edicola Pappalardo p.zza Don Diego 3 Pedara; New & Friends, v. Provinciale 88, Acitrezza. Registrazione Tribunale Catania iscr. n°12 del 13/03/2009. Per l’edizione on line: www.ballaronews.it buona lettura.
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SaperexGuidare: a scuola di sicurezza stradale Tutti gli appuntamenti in programma
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’Organizzazione Mondiale della Sanità, presentando il report sulla sicurezza stradale “Global status report on road safety 2015”, ha puntualizzato che ogni anno 1,25 milioni di persone muoiono in un incidente stradale. Un dato che, nonostante un lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti, risulta ancora allarmante, rappresentando una “emergenza” non trascurabile. È prioritario, pertanto, individuare continue e nuove strategie di prevenzione che consentano, a breve, medio e lungo termine, di porre un argine a questo fenomeno. Una di queste strategie è stata pensata ed approntata da Giovanni Calì, presidente nazionale dell’associazione Saperexguidare, volta dal 1989 alla prevenzione e sensibilizzazione - di adulti, giovani e giovanissimi - in materia di sicurezza stradale. L’associazione, nata a Catania, si è affermata come solida realtà riconosciuta e sostenuta su scala nazionale, con sezioni distaccate in varie città e rappresentate da delegati con funzioni di Presidenti regionali. Lo scopo fondamentale di questo progetto è promuovere l'utilizzo costante dei sistemi di sicurezza come norma di preven-
di Tiziana Campo
zione della traumatologia della strada. Per mezzo di un camper multimediale, al cui interno vi sono delle postazioni-computer, vengono mostrati, con l’ausilio di una piattaforma informatica, filmati inerenti a crash test, per far vedere quello che può accadere se non si indossano i dispositivi di sicurezza (cinture e casco). «Ho pensato di occuparmi di sicurezza
Nazionale Attori e Cantanti stradale perché è un campo sul quale si investe davvero poco, ma che merita la massima attenzione - spiega il presidente Calì - troppo spesso si sottovaluta l’importanza dei dispositivi di sicurezza, troppo spesso si contravviene alle norme del codice della strada. Il nostro intento non è quello di fare una prevenzione spicciola, ma d’impatto, che sensibilizzi gli automobilisti proprio mostrando le pesanti conseguenze a cui si va incontro contravvenendo alle norme. Svolgiamo anche giornate di prevenzione e sensibilizzazione interamente dedicate alle scuole, ma non ci rivolgiamo solo agli studenti – continua - il nostro messaggio è rivolto principalmente agli adulti, i primi che violano costantemente tutte le norme del codice della strada. Per questa ragione, realizziamo posti di blocco speciali insieme alla Polizia Municipale, nel corso dei quali vengono fermati utenti che guidano senza casco o cintura e, solo per quella giornata, in luogo della multa, vengono invitati all’interno del camper per vedere le conseguenze del mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza». Un’attività di sensibilizzazione senza sosta: da ottobre il camper multimediale SaperexGuidare è ospitato al centro commerciale Le Zagare. Prossimi appuntamenti in calendario il 21 novembre e il 12 dicembre 2015. Poi sarà la volta di una campagna a Napoli in collaborazione con l’Automobile Club partenopeo, il cui presidente ha fatto indossare il casco logato dell’Aci a Papa Francesco. Il 6 maggio 2016, poi, lo sport diventerà un modo per veicolare il messaggio di sicurezza stradale con l'evento “Gol del Cuore”, presso Torre del Grifo Village Calcio Catania di Mascalucia, con la Nazionale di calcio Attori e Cantanti.
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Ma quanti ne arrivano? Il diverso e la paura dello straniero
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a Sicilia ha sperimentato che cosa significa essere terra di frontiera e gestire il problema degli sbarchi dei migranti in un clima normativo, nazionale ed europeo, molto caotico e con la netta sensazione di essere un’isola abbandonata a se stessa, mentre l’occidente continua a vendere armi ai paesi in guerra e a finanziare i governi corrotti dai quali fuggono i migranti. Ma cerchiamo di dare una lettura del fenomeno dei “diversi” che si riversano sulle coste dell’isola e sull’allarmismo di molti italiani. Per questo utilizzo fonti autorevoli e molto documentate : Caritas e Migrantes (XXIV Rapporto Immigrazione 2014). Dossier Statistico Immigrazione 2014 Unar/Idos e Società Italiana Medicina Migrazioni. Al 12.10.15 sono sbarcati 137.000 migranti (-7,8% rispetto al 2014) e provenienti da circa 80 paesi; oggi sta aumentando il flusso via Turchia-Grecia-Balcani per raggiungere il Nord Europa, percorso meno rischioso rispetto al Canale di Sicilia. L’Italia è l’11esimo Paese come numero di migranti al mondo e con la distribuzione della popolazione straniera residente del 12,9% nell’ambito della Ue. All’inizio del 2014 in Italia sono stati presenti 5.360 milioni di immigrati regolari, provenienti da196 paesi (52,7% donne e oltre 1 milione minori, di cui 803mila iscritti a scuola e oltre metà nati in Italia). Circa il 93,8% di questi immigrati sono in Italia per motivi di famiglia (40,8%), lavoro (48,2%) e protezione (4,8%), per un totale di circa 4 milioni di cittadini stranieri, tutti con obbligo di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e di avere il pediatra di libera scelta e il medico di medicina generale. Dai dati del 2012, la pressione dai Paesi a forte pressione migratoria risulta in fase di diminuzione, anche per i provvedimenti di regolarizzazione del 2002 (704mila domande) e del 2009 (295mila domande) e, indirettamente, della programmazione delle quote. Oggi in Italia è presente circa il 10% di persone definite strumentalmente clandestini ma che in realtà sono immigrati forzati, rifugiati, richiedenti protezione e permessi di soggiorno per motivi sussidiari e umanitari. L’appartenenza religiosa degli immigrati presenti in Italia è la seguente: cristiani: 53,2%, musulmani: 33,1%, altre religioni e atei: 13,7%; quindi è falsa l’ipotesi dell’islamizzazione del nostro Paese. Il tasso di fecondità, nel 2013 si è rilevato nelle immigrate il 2,20 (2,65/2008), superiore a quello del-
di Giuseppe Leocata (Medico del Lavoro)
le Italiane - 1,27 (1,34/2008), in linea il dato europeo (Ue a 27 paesi – tasso = 1,57) e in calo per tutte e due i gruppi di donne dal 2008. In merito all’impatto economico della immigrazione nel nostro Paese, si riportano delle dichiarazioni di organismi europei e italiani. “I migranti sono un’importante risorsa per l’Europa e la UE ha bisogno di loro. Loro contribuiscono allo sviluppo demografico ed economico” (Documento conclusivo Conferenza di Lisbona - Health and Migration in the Ue / Better Health for all in an inclusive society - Presidenza del Consiglio d’Europa, 2007). «L’Europa che invecchia salvata dai migranti: ‘Senza nuovi lavoratori l’industria è a rischio” – L’Ocse: entro il 2020 la popolazione in età produttiva calerà di 7,5 milioni di unità» (S. Von Borstel, M. Greive. B. Müchler Repubblica.it). “Migranti, mezzo milione di imprese, due milioni di lavoratori, quasi 7 miliardi di imposte versate. È quanto risulta dal Rapporto della Fondazione L. Moressa sull’economia dell’immigrazione. Il contributo degli stranieri alla fiscalità italiana è del 4,4%, aumentano quelli che pagano le tasse e smettono di mandare le proprie risorse nei paesi di provenienza” (V. Polchi - R.it 17.10.14). “Il lavoro straniero vale 10 miliardi e paga le pensioni a 620 mila italiani. La Fondazione Moressa calcola il peso dei contributi previdenziali di oltre 2,3 milioni di immigrati” (La Repubblica 17.10.15). E ancora il Presidente dell’INPS ha dichiarato: «Stop ai versamenti non contributivi. Gli stranieri versano ma non riscuotono. L’8,8% del Pil è prodotto da immigrati, il saldo è di +3,9 miliardi di euro». E veniamo agli aspetti sanitari che terrorizzano gli italiani. Coloro che arrivano in Italia sono persone
sane; chi intraprende il viaggio faticoso e rischioso è benestante e può pagarlo ed è anche sano per sopportare le difficoltà, le pesanti traversie. Gli immigrati partono sani e si ammalano durante il lungo viaggio o in Italia a causa delle cattive condizioni di vita, abitative e di lavoro. Si citano dati di “Osservasalute 2014” su alcune malattie infettive. L’incidenza della tubercolosi tra gli italiani continua il suo trend in calo costante e indipendente dalla presenza degli immigrati. La proporzione di stranieri tra i casi è cresciuta nel periodo 1999-2012 dal 22 al 56% e il rischio è 7 volte più negli stranieri elevato rispetto alla popolazione generale, ma bisogna tenere conto del numero assoluto degli stranieri presenti (10 volte inferiore alla popolazione italiana) e che la condizione di irregolarità è una maggior fonte di rischio per il mancato completamento del controlli medici e delle eventuali terapie nel tempo. Per l’epatite B, si sono registrate differenze rilevanti fino al 2008, poi i tassi tra gli stranieri sono diminuiti; nel 2011 (incidenza = 1,4 tra gli stranieri e 1,0 tra gli italiani). Circa l’Aids, dal 2006, i tassi sono diminuiti da 56 a 29,8 per 100mila nel 2011 tra gli stranieri, mentre il tasso tra gli italiani è pari a 6 per 100mila nel 2011. Da fonte Istat 2014 si apprende, infine, che le patologie più diffuse tra gli immigrati interessano l'apparato respiratorio (65,4 stranieri x mille), l'apparato digerente e i denti (20,2 x mille), il sistema nervoso (19,8) - con prevalenza nelle donne (25,7 rispetto al 13 degli uomini) e il sistema osteomuscolare (15,5). Anche il rischio di infortuni sul lavoro e di malattie professionali è più alto negli immigrati rispetto agli italiani sia nei settori classicamente più a rischio (es. edilizia) sia negli stessi settori degli italiani per la scarsa abitudine alla autotutela nel proprio paese di origine e anche per la scarsa comprensione linguistica delle norme. In merito, infine, alla diversità da noi degli immigrati, propongo soltanto alcune riflessioni. «Nel mio approccio c’è di continuo un’esigenza di reciprocità, che è al tempo stesso scrupolo di equità e scrupolo di efficienza. È in tale spirito che avrei voglia di dire, prima agli uni» (gli immigrati, ndr): «più vi impregnerete della cultura del paese che vi ha accolto, più potrete impregnarlo della vostra»; poi agli altri (gli italiani, ndr): «Più un immigrato sentirà rispettata la propria cultura d’origine, più si aprirà alla cultura del paese che lo ha accolto» (L’identità di Amin Maalouf).
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Quanto è sostenibile la tua scatoletta di tonno preferita? di Antonella Capizzi
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La Classifica Rompiscatole
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orna “Rompiscatole” la quarta classifica di Greenpeace che valuta la sostenibilità di diversi marchi di tonno in scatola venduti in Italia per aiutare a decidere quale sia la scelta migliore per il consumatore e l'ambiente. Al vaglio 11 marchi che rappresentano circa l’80% del mercato italiano e che sono stati valutati in base ai seguenti criteri: politiche di acquisto, metodo di pesca, specie di tonno, informazioni in etichetta e responsabilità sociale. «Solo cinque anni fa, quando abbiamo iniziato questa campagna, quasi nessuna azienda aveva adottato criteri di sostenibilità nella scelta del tonno da mettere nelle scatolette e la maggior parte si trovava in fascia rossa. Oggi invece quasi tutti i marchi che abbiamo analizzato hanno politiche di acquisto scritte nero su bianco. Non solo: il settore ha fatto passi avanti in tema di trasparenza in etichetta e sostenibilità. Questo dimostra che le scelte dei consumatori possono davvero influenzare le decisioni delle aziende e garantire un futuro al mare», afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. Dallo studio emerge che ci sono aziende impegnate nella sostenibilità e quelle che non mantenendo le promesse fatte vengono inesorabilmente declassate. «Per la prima volta, un marchio venduto in Italia, ASdoMAR, sale in fascia verde, grazie alle azioni concrete intraprese per mettere nelle sue scatolette tonno pescato con tecniche sostenibili, come la pesca a canna, usata nel 30% delle sue produzioni. Seguono Esselunga e Conad, che scalano la fascia arancione grazie ai progressi fatti nelle politiche di acquisto per evitare i metodi di pesca più distruttivi, anche se per garantire davvero i consumatori questi marchi dovranno esigere dai loro fornitori informazioni dettagliate sui metodi di pesca. Da tempo Greenpeace denuncia la mancanza di informazioni in etichetta, che impedi-
pescato con metodi distruttivi. Resta dunque ancora molto da fare per mantenere l’impegno a usare solo tonno sostenibile entro il 2017. Declassato in fascia rossa Mareblu. Nonostante le promesse di bandire i metodi di pesca distruttivi, usando solo tonno da pesca a canna o senza FAD entro il 2016, allo stato attuale solo lo 0,2% dei prodotti di Mareblu è pescato in modo sostenibile. Nella maggior parte delle sue scatolette finisce tonno pescato con reti a circuizione usate con sistemi di aggregazione per pesci (Fad), che svuotano i nostri mari uccidendo ogni anno migliaia di giovani esemplari di tonno (“baby-tuna”) e numerosi animali marini, tra cui squali e tartarughe, spesso di specie in pericolo. Come se non bastasse, Thai Union, l’azienda che dal 2010 è proprietaria IV edizione 2015 del marchio Mareblu, è stabene ta recentemente coinvolta in non è abbastanza non ci siamo uno scandalo internazionale che riguarda la violazione dei ASDOMAR diritti umani lungo le sue filiere di produzione. Per conESSELUNGA vincere Mareblu a cambiare, Greenpeace lancia oggi CONAD una petizione online: http:// w w w.tonnointrappola.it» RIOMARE (fonte Greenpeace). In Italia si consumano COOP ogni anno circa 144 mila tonnellate di tonno, per un NOSTROMO giro d’affari che supera il miliardo di euro. Il tonno in scatola è presente nelle case CARREFOUR di oltre il 90% degli italiani. La classifica “RompiMAREBLU scatole” si presenta come uno strumento guida per i MAREAPERTO consumatori orientata alla sostenibilità considerando LIDL che, secondo dati statistici, la metà degli italiani almeno AUCHAN una volta alla settimana metPer consultare tutti i criteri con cui è stata te nel carrello della spesa una stilata la Classifica Rompiscatole visita il sito: TonnoInTrappola.it scatoletta di tonno.
sce ai consumatori di fare scelte responsabili. Dall’anno prossimo, però, grazie alla campagna sul tonno, dieci delle undici aziende presenti in classifica indicheranno sulle scatolette il nome della specie e l’area di pesca, anche in assenza di un obbligo di legge. Potremo inoltre scegliere fra più prodotti sostenibili, provenienti dalla pesca a canna: ben sei marchi ne offriranno uno, tra cui finalmente anche Carrefour, che inizia a prendere in considerazione i problemi della pesca al tonno. Rio Mare, leader assoluto in Italia per quota di mercato, resta invece in quarta posizione: dimostra di lavorare per aumentare la produzione da pesca sostenibile, ma nella maggior parte delle sue scatolette finisce ancora tonno
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Medicine Alternative Rubrica informativa che tende a fare luce sulle medicine alternative e a dare qualche indicazione sulle terapie naturali.
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Tono dell’umore
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orrei porre l’attenzione su alcune patologie che negli ultimi mesi si sono presentate con una certa frequenza alla mia attenzione. Mi riferisco all’aumento di casi di ansia, paure e panico. Con allarme ho constatato soprattutto tra giovani, dai 15 ai 35 anni, l’aumento di forme di disagio che culminano con varie forma di paure. I sintomi sono i più vari: dalla semplice tachicardia, insonnia, irrequietezza, crampi muscolari, tic nervosi, scarsa attenzione, paura dei luoghi piccoli e chiusi o degli spazi aperti, sino alle vere e proprie “crisi di panico” che sopraggiungono inaspettate, senza causa apparente, e si manifestano con senso di oppressione al torace, tremori, grandi scosse alle braccia e alle gambe, dolore o fastidio al petto, sudorazione, sensazione di soffocamento, sensazioni di sbandamento, paura di morire, sensazioni di torpore o di formicolio, paura di impazzire o di perdere il controllo. A mio personale parere la causa di questo aumento è da ricercare nelle moderne condizioni di vita, in particolare in occidente (che vengono emulate dai paesi orientali). I ritmi giornalieri sono cresciuti in maniera vertiginosa: dobbiamo essere pro-
duttivi, preparati, adeguati, dobbiamo fare palestra sacrificando, magari il pranzo in famiglia, ecc. ecc. I giovani subiscono in maniera maggiore questi ritmi, anche perché in aggiunta ascoltano discorsi e relative preoccupazioni dei genitori, notizie dei mass media (quasi sempre sconfortanti), sono pieni di obblighi e doveri, scarsa considerazione della politica della società e purtroppo gli equilibri familiari spesso fanno mancare loro punti di riferimento certi e rassicuranti; in poche parole devono affrontare una realtà sicuramente destabilizzante. Non sfuggono neanche gli adulti a queste nuove realtà moderne e si percepisce anche nell’aria un comune senso di disagio e inadeguatezza, con mancanza di finalità che portano, piano piano e in maniera subdola, al presentarsi
dei sintomi su descritti. Infatti consiglio sempre, in accoppiata alle sostanze descritte in seguito, un ritorno a uno stile di vita con ritmi più leggeri, riappropriandosi dei propri spazi di svago (vedi il diffondersi di pratiche come lo yoga e i massaggi rilassanti). La medicina naturale interviene, oltre che con tecniche di rilassamento, con varie sostanze a secondo dei diversi sintomi - che devono essere individuati con precisione - adeguate a ogni singolo paziente, monitorando spesso all’inizio i miglioramenti, nella considerazione della diversità di risposta del paziente. SOSTANZE FITOTERAPICHE Ansia: Rosalaccio • Camomilla • Valeriana • Meliloto • Melissa Stress: Tiglio • Biancospino • Passiflora • Primula Depressione: Escolzia • Luppolo • Verbasco Crisi di panico: Oligoelemento litio e insieme dei precedenti Importanti inoltre fiori di bach e fiori australiani che riescono entrambi ad agire sull’inconscio, soprattutto dei bambini SOSTANZE OMEOPATICHE Ansia: Avena Sativa • Camomilla • Belladonna • Valeriana • Humulus Lupus Depressione: Ac. Phosphoricum • Sepia • Ignatia Insonnia: Ammonium Bromatum • Zincum Valerianicum
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Decimo Rapporto Italiani nel Mondo - Fondazione Migrantes: sempre più italiani all’estero
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artire è un po' morire”, recita nell’incipit della sua poesia Edmond Haracourt. Il fenomeno della migrazione in Italia è sempre stato collegato alla mobilità di quanti più poveri cercavano fortuna partendo con una valigia di cartone. Come si è modificato il concetto di migrazione oggi? Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo 2015 della Fondazione Migrantes - basato sugli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) - negli ultimi 10 anni le partenze sono aumentate del 49,3%. Perché si parte? Per trovare lavoro o migliori condizioni di vita. Chi parte? “Da gennaio a dicembre 2014, hanno trasferito la loro residenza all’estero per espatrio 101.297 cittadini italiani, in prevalenza uomini (56,0%), celibi (59,1%), tra i 18-34 anni (35,8%), partiti dal Nord Italia (con ogni probabilità dalla Lombardia) per trasferirsi, soprattutto in Europa (probabilmente in Germania o Regno Unito). Ad espatriare sono in particolare i giovani (oltre il 44% nella fascia di età 25-39 anni), mentre la percentuale di ultracinquantenni si attesta al 15,7%, in diminuzione rispetto al 2012 (18%). Per quanto concerne il titolo di studio,
di Laura Muscarà nel 29,9% dei casi gli individui che si trasferiscono all’estero hanno un diploma di scuola superiore” (Fonte Rim). “Al primo gennaio 2015 le donne partite sono 2.227.964 – cioè il 48,1% (+75.158 rispetto al 2014) del totale – e i minori 706.683 (15,2%), mentre gli over 65 sono 922.545 (19,9%)” (Fonte Rim). Quali le Regioni con maggiori Flussi migratori? “Più della metà dei cittadini italiani iscritti all’Aire risiede in Europa (53,9%) e in America (40,3%). Il 51,4% è di origine meridionale, il 33,2% è partito dal Settentrione e il 15,4% è originario di una regione del Centro Italia. Negli ultimi anni, pur restando la Sicilia con 713.483 residenti la prima regione di origine degli italiani residenti all’estero, seguita dalla Campania, dal Lazio e dalla Calabria, il confronto tra i dati degli ultimi anni, pone in evidenza una marcata dinamicità delle regioni settentrionali. In particolare la Lombardia e il Veneto” (Fonte Rim). Quali le mete preferite? Germania, seguita da Regno Unito, Svizzera e Francia. Negli ultimi anni, inoltre, molti italiani si sono diretti verso Spagna, Venezuela e, soprattutto
dal 2013, in Irlanda, Cina ed Emirati Arabi. In crescita la mobilità giovanile, rappresentata da liceali che scelgono di fare un’esperienza di studio all’estero.
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Io sono papà: come saper “essere” padri oggi Laura Monteleone Psicologa Psicoterapeuta - www.monteleonelaura.it Marisa Barbaro - Psicologo della Salute - www.apssi.it
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a famiglia moderna è fondata su nuovi valori che spesso sono la conseguenza di una diversificazione dei ruoli genitoriali e della diversa concezione della funzione maschile e femminile all’interno della coppia. La trasformazione culturale, che ha consentito a una parità dei ruoli, ha fatto sì che anche il padre potesse occuparsi delle cure generalmente individuali come materne. L’uomo, che da sempre – antropologicamente e storicamente - si è solo occupato del sostentamento e difesa della propria gens, delegando la funzione relazionale e affettiva alla madre, oggi appare invece aver maturato anche la capacità di appropriarsi di questo compito, apprezzando e godendosi la relazioni con i propri figli in termini di gioco, ma anche di emozioni e accudimento. Ma cosa vuol dire essere padre, qual è la percezione emotiva della paternità e l’immagine di padre che si costruisce l’uomo di oggi? La letteratura si è interrogata sulla possibilità che esista uno specifico istinto paterno, alla stregua di quello materno. La paternità si attiva nell’esperienza di divenire padre o possiamo pensare che esiste una predisposizione innata ad assumere tale ruolo? Alla nascita il bambino è in simbiosi con la madre che riserva su di lui un amore indispensabile per acquisire quella sicurezza di base che è elemento fondamentale per costruire una personalità armonica. In questa fase il padre non può essere un semplice spettatore, in quanto sin dall’inizio la sua presenza amorevole e tollerante nei confronti della diade madre-figlio, lo porta a capire
quando è necessario il suo intervento a sostegno della compagna, intervento che favorisce l’allentamento della simbiosi madre/figlio. Per il figlio la partecipazione del padre è importante perché possa distinguersi dalla madre e iniziare a percepirsi come individuo a sé. Alcune ricerche dimostrano che, nell’uomo, l’engrossment, cioè l’essere totalmente assorbiti, preoccupati, va considerato un potenziale innato che si attiva con l’esperienza di diventare genitori, ma che dipende da un’interazione con gli aspetti culturali dell’ambiente. Diversamente invece la pensava Erich Fromm (1956) secondo il quale nella paternità non vi sarebbe nulla di istintivo: si tratterebbe di un “rapporto spirituale”. Secondo l’autore l’amore paterno, a differenza di quello materno, sarebbe condizionato all’appagamento delle proprie aspirazioni. Ma allora qual è la differenza tra “ruolo” e “funzione” genitoriale, nello specifico, paterni? Mentre il ruolo è definito da un contesto sociale e culturale determinante, la funzione paterna, invece, è precedente all’esperienza e al ruolo. Possiamo dire che il ruolo paterno aderisce più ai bisogni del sistema sociale, mentre l'uomo può invece riappropriarsi di una ricchezza emotiva importante attraverso la scoperta della funzione paterna e del sentirsi padre. Questo può avvenire nel sostegno alla triade e alla maternità. Lo stesso Freud (1924) teorizza l'ingresso del padre nella relazione con il figlio solo attorno ai 3 o 4 anni di vita: egli entra veramente nel triangolo re-
lazionale solo in epoca edipica. In altri termini non potrà esistere quella madre di quel bambino senza quel determinato padre e così la relazione madre bambino stessa. Nella società moderna assistiamo a mutamenti delle dinamiche familiari che hanno condotto, oggi, ad una più accentuata simmetria dei ruoli parentali. Il padre si propone quasi come un doppione della madre e si assiste dunque a una “maternalizzazione” dell’atteggiamento paterno. In particolare il padre tende a perdere la sua funzione di sostegno alla triade e alla maternità, disperdendo anche la sua funzione di contenimento e normativa. Al padre si ubbidisce poco, non più che alla madre. La funzione normativa non viene più assolta dal padre, ma spesso da nessuno dei componenti la coppia genitoriale. Verso i 10 e gli 11 anni inizia la preadolescenza e i figli hanno più che mai bisogno di contenimento da un lato e dall’altro bisogno di cimentarsi con la difficoltà che una verifica di sé comporta. Diventa necessario quindi, anche se non espresso, il confronto con il padre per il maschio e con la madre per la femmina anche se quest’ultima cerca
lo sguardo del padre che infonde in lei forza e sicurezza. Dunque oggi a fronte di un aumento del disagio giovanile, gli esperti vogliono mettere in risalto l’importanza che hanno la famiglia e le agenzie educative nell’ offrire un modello di rapporto che contempli i due poli di rapporto, affettivo e normativo. Dove per normativo non si intende quell’autorità remota sanzionatrice e frustrante che è tipica delle passate generazioni, ma una figura autorevole quindi al tempo affettiva e normativa che sappia guidare il figlio verso l’adattamento alla realtà, alla responsabilità e all’autonomia. L’esperienza con gruppi di genitori e di padri, nello specifico, ci porta a osservare come il sentirsi padri sia più attivo e presente oggi, rispetto al passato, ma anche la consapevolezza che spesso manca la capacità di gestione delle trasformazioni emotive e funzionali del ruolo di padre. Essere padre oggi vuol dire essere padri nuovi con la consapevolezza di saper vivere con sicurezza le nuove competenze affettive, relazionali ed educative a sostegno - e non in sostituzione - della relazione con i figli e con la compagna.
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Novembre 2015
Difetti degli italiani alla guida di Marco Papirio
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a prima regola di una guida sicura è guidare bene. Sembrerebbe una frase scontata, ma, di fatto, non lo è per una rilevante percentuale di italiani. Se è vero che anche lo stato di salute del conducente – come emerge da una ricerca condotta da Aci e Istat - incide sulla guida sicura, tanto che sono ultrasessantacinquenni e con patologie alla vista più di un quarto delle vittime di incidenti stradali; è pur vero che la stragrande maggioranza degli incidenti stradali è riconducibile a imprudenza e imperizia dei conducenti. Una semplice distrazione alla guida aumenta i tempi di reazione del 30-50%; e il rischio di incidente diventa di ben quattro volte maggiore. Tralasciando l’aspetto, seppur importante della casistica dei sinistri stradali causati da “forza maggiore” (guasti meccanici al veicolo, problemi legati al manto stradale, improvviso attraversamento della carreggiata da parte di animali ecc.), analizziamo le principali cause collegate a imprudenza o imperizia del guidatore. Sul podio si attesta il mancato rispetto dei limiti di velocità, seguito dalla guida in stato di ebbrezza o in stato di alterazione per uso di sostanze stupefacenti. A ruota poi il mancato rispetto della distanza di sicurezza, ossia la guida a ridosso di altri
veicoli. L’uso di cellulari, tablet e apparecchi similari; il mancato rispetto delle regole del codice della strada riguardo a sorpassi, utilizzo delle corsie di emergenza, del giubbino rifrangente ove previsto, del casco ecc. Insomma, italiani alla guida popolo di scalmanati. Parrebbe, infatti, che gli automobilisti
troppo a ridosso del volante o troppo sdraiati; o ancora guidare solo con una mano sul volante, causando così un minore controllo e una scarsa prontezza di riflessi. E le cinture? In pochi le allacciano: al Sud solo un automobilista su due (il 46%). A livello nazionale, gli ultra 55enni sono restii a utilizzarle. Mettersi alla guida concentrati, con un’auto a posto con la manutenzione, rispettosi delle regole e riposati dovrebbe essere un comandamento per ogni automobilista. E il buon senso dovrebbe guidare tutti.
Tecnologia in auto e sicurezza di Marta Prestianni
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del Belpaese conoscano le regole del codice della strada, ma non le rispettino, conclusione avvalorata anche da una ricerca di mercato Nextplora. Una buona parte degli italiani è restia all’uso degli indicatori di direzione o non sa come comportarsi all’interno delle famigerate rotonde, soprattutto quanto a regole della precedenza. Ci sono poi altri comportamenti e atteggiamenti sbagliati alla guida che possono determinare un calo nei livelli di sicurezza: tra questi non puntare lo sguardo su una visione larga e panoramica, ma concentrarsi solo sull’auto davanti; guidare in posizione non consona, cioè o
a una ricerca commissionata dall’Osservatorio UnipolSai 2015 a Nexplora su un campione di 4186 persone emerge che sicurezza dell’automobile e innovazioni tecnologiche vanno a braccetto, soprattutto per quanto concerne il sistema di controllo della frenata e della tenuta di strada. Lo ha affermato un italiano su 5. Utili, inoltre, per il 57% degli intervistati anche i limitatori di velocità. Sulla possibilità invece che le auto in un futuro prossimo possano essere guidate da un computer e non più manualmente, la platea degli intervistati si spacca: il 22% reputa che ci sarà per questo una notevole riduzione nel numero dei sinistri stradali. Il 27% (e soprattutto donne) si dichiara spaventato. Il 12% invece ritiene che con un computer alla guida, guidare non sarà più un piacere. Quanto poi alla disponibilità di app di bordo, come navigatori o mappe, il 35% è convinto che sia un pericolo e una distrazione per chi guida. Quest’ultimo dato cresce fino al 40% tra i giovani fino a 34 anni. Inoltre quanto alle auto per il 14% degli intervistati ciò che conta è che un’auto “consumi il giusto e sia sicura”.
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Novembre 2015
SlurPinkdesign & BarbieConnection di Luigi Patitucci Designer, Storico e Critico del Design (Blog “U. design” su www.lasicilia.it)
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ammina continuando a parlare al telefono. La sua nuvola di capelli rosa, il tailleur rosa su misura, le gambe fasciate da calze bianche, le scarpe rosa col tacco medio. Le labbra lucide di rossetto rosa. Le braccia che scintillano e tintinnano di braccialetti d’oro e rosa, catene d’oro, pendagli e medagliette. Ce ne sarebbe abbastanza per addobbare un albero di Natale […]. Appesa a una lunga catena d’oro che le gira intorno alla spalla c’è una piccola borsetta rosa e bianca. Un metro e sessantotto. Cinquantaquattro chili. Difficile indovinare la sua età. […] Il vestito è fatto di una stoffa ruvida tipo fodera di divano, bordato di nastrino bianco. È rosa […]. La giacca è tagliata stretta sul vitino esile e squadrata sulle spalle imbottite. La gonna è corta e attillata […]. È vestita come una bambola». Potrei continuare dicendo che, ad un certo punto, annoiata, decide di inforcare il suo nuovo scooter rosa, indossare casco con orecchie di peluche rosa e cominciare ad inseguire il suo gioco preferito: il giro della catena a maglia stretta del fashion. C’è un filino di continuità tra le mie parole e quelle di Palanhiuk di “Ninna Nanna”, così come tra la feroce analisi delle dinamiche becere
della provincia americana dei concorsi di improbabili candidate bambine - ancora alle soglie dello svezzamento - a reginetta di bellezza della Contea e quello che di colpo è accaduto, come fosse passato uno tsunami silenzioso, a ricoprire tutto di rosa. Anzi, peggio, direi a rivitalizzare tutti i nostri più gettonati e tanto amati oggetti d’uso, declinandoli nella tonalità del rosa. Il Rosa. Un colore, che ha un’escursione che varia dal cremisi chiaro al rosso pallido viola. Fa sentire ricchi, un po’ viziati. Comunica un messaggio di debolezza e ingenuità, implica femminilità e dolcezza. Per la cronaca. Quello di cui vi voglio parlare invece, fa capo a una particolare e caratteristica corrente, da me individuata e denominata Slurpink Design. Corrente che raggruppa e individua al suo interno tutta una costellazione di designer che importano nel proprio lavoro elementi derivanti dalla fascinazione presente nel mondo dei sogni e delle favole che diviene poi, nella elaborazione della proposta, elemento catalizzatore di grandi coinvolgimenti emotivi nei confronti della utenza. Ma questo non fa altro che aumentare la magia, il mistero, la malìa che si avviluppa tutta attorno alla questione esistenziale del rosa, amplificandone la sua deriva seduttiva. Alcuni esempi nelle produzioni attuali? Kartell, - l’azienda che ha fatto la storia del design in ambito planetario, icona di stile del Made in Italy nel mondo, che predilige l’uso della plastica agli altri materiali - ha festeggiato i 50 anni della bambola più famosa del mondo (anche lei di plastica, ovviamente), la Barbie della Mattel, attraverso una serie di oggetti di design in rosa firmati da Philippe Starck e da tante altre importanti icone del design internazionale. Una su tutte, la Louis Ghost, rivisitazione della celeberrima Ghost. Ma la deriva, edulcorante e inquietante, che ha investito il patrimonio produttivo di alcune delle icone inossidabili del design internazionale, accogliendo le tormentate e instabili cifre creative ed espressive del mondo della moda, non ha risparmiato elementi di preziosa rappresentatività, come la serie dei Componibili di Anna Castelli Ferrieri o la poltrona Sacco di Pietro Gatti-Cesare Paolini-Franco Teodoro, per Zanotta, o il divanetto Bocca, prodotto da Gufram. Creato dallo
Studio 65 nel 1972, il divano Bocca, il cui colore originale è rosso fuoco, è stato rieditato nel 2008 nella versione Pink Lady (ma anche in versione nera, Dark Lady). Tutti elementi rieditati nello sfavillante e rassicurante, specie in tempi di disagio economico ed emotivo, calmierante, colore rosa. Ma anche opere recenti, come la lampada Bourgie di Ferruccio Laviani, prodotta da Kartell, è stata declinata in rosa. Analogo episodio ha investito persino la produzione di un oggetto complesso, quale è quello di un’automobile: sto parlando della tanto attesa Fiat 500 Barbie, cui è seguita a ruota - è proprio il caso di dirlo - la Lancia Ypsilon Elle. Poi è stata la nuova Smart, la nuova Mini e altre vetture ancora. Tutto sembra essere divenuto come ricoperto, abilmente, da una virulenta, ineffabile, leccata rosa. Si, leccata. Non colata. C’è una bella differenza: la leccata è irresistibilmente seducente, sensuale, ti lascia senza vie di scampo. Karim Rashid, tra tutti i designer del pianeta è proprio l’Imperatore Rosa. La costellazione sterminata delle sue produzioni è costituita, per un buon 95% circa, da oggetti di colore rosa. Persino i suoi schizzi sono in rosa. Nei suoi oggetti vi è la costante presenza della volontà di rendere il mondo più divertente. Un po’ come quegli amici che vogliono essere simpatici a tutti i costi. Questo, in qualche misura, ha poi condotto alla affermazione di una cultura understatement, friendly, ludica e informale, che non ha rinunciato comunque alla sobrietà e all’eleganza. E in rosa. Ancora. Ma il rosa, in fondo, non è altro che un rosso molto chiaro. E fine.
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Novembre 2015
I ritmi incalzanti e le sonorità popolari dei Lautari Quattro chiacchiere con il gruppo catanese che da 25 anni canta le tradizioni siciliane di Tiziana Campo
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atania è da tempo una importante fucina di talenti: artisti, compositori e cantanti. La scena musicale catanese è dominata da band e singoli musicisti che hanno contribuito a incrementare il già notevole fermento musicale cittadino e che, in alcuni casi, hanno saputo ritagliarsi uno spazio nel panorama nazionale. È il caso dei Lautari che da oltre vent'anni si muovono nel solco della tradizione popolare e del suo rinnovamento con un progetto che prevede la ricerca di canti siciliani. Il gruppo oggi vede attivi Giovanni Allegra al contrabasso e alla voce, Puccio Castrogiovanni ai plettri, alla fisarmonica e alla voce, Salvo Farruggio alle percussioni e alla voce, Salvo Assenza ai fiati e ai cori e Marco Corbino alle chitarre e ai cori. «Sono passati quasi trent’anni da quando il compianto Picchio Manzone, fondatore del gruppo, decise di raccogliere attorno a sé coloro che ancora avevano voglia di diffondere la musica e le tradizioni popolari siciliane. Così nascono i Lautari che hanno scelto proprio questo nome perché Picchio aveva visto un bel film moldavo di Emil Loteanu che parlava di una famiglia di musicisti girovaghi, appunto “I Lautari” – racconta Puccio Castrogiovanni - il gruppo nasce a Catania nel periodo in cui esisteva un grande fermento musicale proiettato principalmente verso il rock. Erano i giorni in cui i Denovo, i Boppin’ Kids e i Flor impazzavano e la musica popolare veniva considerata “zaurda”. Ma noi avevamo deciso di creare un nostro repertorio fatto di canzoni tradizionali e di nuove composizioni. Questa scelta fu vincente. Oggi alcune nostre canzoni cominciano a far parte, almeno
nell’immaginario collettivo, del repertorio tradizionale». «Abbiamo collaborato con tanti artisti - raccontano i componenti del gruppo - il nostro primo cd lo produsse Vincenzo Spampinato. Un grande artista, un eccellente compositore. Poi tanto teatro». Quali le vostre collaborazioni più importanti? «Sicuramente l’incontro con Carmen Consoli. Una lunga e intensa collaborazione che ci ha permesso di crescere e di confrontarsi con realtà di elevatissimo livello professionale. Carmen è un’artista immensa e ci ha riempito di musica e di affetto. Poi ovviamente Alfio Antico e Rita Botto che noi consideriamo come dei fratelli musicali e con i quali ci ritroviamo spesso sui palchi per condividere l’amore per la
musica. Una collaborazione importante fu quella con Goran Bregovic, per il quale abbiamo scritto il testo in siciliano di “Focu di raggia”. E infine la collaborazione con la danza contemporanea. L’incontro con Roberto Zappalà, col quale tuttora collaboriamo e per il quale stiamo scrivendo le musiche per il prossimo lavoro». Un progetto nel cassetto? «L’uscita del prossimo disco. Ci stiamo già lavorando da qualche mese e speriamo di pubblicarlo il prossimo anno». Il vostro motto? «Divertirsi con la musica, prima di tutto e per questo motivo siamo molto pigri. Le nostre prove musicali assomigliano più ad incontri conviviali, ma il tutto è fatto in maniera professionale», sottolinea Puccio Castrogiovanni. Un messaggio per il vostro pubblico? «Al nostro pubblico diciamo di seguirci sempre, perché abbiamo tante sorprese in serbo e tanto entusiasmo, anche dopo tutti questi anni. La musica mantiene giovani evidentemente. Vorremmo salutare i lettori di Ballarò News con delle parole che prendiamo in prestito da una canzone di Alfio Antico: «Vurria ca u munnu fussi guvirnatu da cui veramenti u sapi guvirnari», e credeteci mai parole furono più giuste se guardiamo al disastro in cui versa la nostra povera terra».
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Novembre 2015
Bioclima: il calore per la tua casa A cura della redazione
«I
l camino, un lusso per gli occhi, ma non per le tasche. Un'atmosfera d'altri tempi e un calore avvolgente». Parola di Marco Granza, titolare di Bioclima – in via Ercole Patti 26/28 a Pedara (CT) - azienda operante nel settore del riscaldamento per ambienti interni ed esterni e specializzata nei prodotti a biomassa (camini, stufe, barbecue, caldaie, caminetti), per la produzione di energia alternativa (pannelli solari)
ne e voglia di crescere. E un doveroso grazie va ai miei genitori che mi hanno sempre aiutato e spronato a realizzare i miei progetti». Una vasta gamma di prodotti in un fornito showroom e di servizi (dalla progettazione di impianti, alla pulizia di canne fumarie, al solare termico, passando per la realizzazione di forni a pietra e cucine in muratura e molto altro). «I nostri fiori all'occhiello sono: cordialità, lealtà, trasparenza – conclude Marco Granza - siamo sempre pronti a risolvere qualsiasi problema. Il tutto nel rispetto delle normative vigenti e guidati dal motto: aiutiamo la natura scegliendo la natura».
e nella climatizzazione. «La nostra è un’azienda a conduzione familiare - continua - con un team composto oltreché da me che sono titolare, tecnico e progettatore, anche da mia cognata Marianna Moschetto che svolge il ruolo di segretaria amministrativa e da una mia vecchia amica Ketty Petralia, addetta alle relazioni con il pubblico e alle vendite. L’azienda nasce dopo anni di esperienza in questo settore. Ho svolto e continuo a svolgere questo lavoro con passio-
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Novembre 2015
Vastissima gamma di servizi in Farmacia Il titolare Martinico: «Priorità al cliente e professionalità» A cura della redazione
«I
n oltre 30 anni di attività, abbiamo ampliato in maniera esponenziale i servizi offerti, passando da semplice “dispensario di farmaci” a farmacia evoluta con una serie di servizi alla clientela che il nuovo mercato delle farmacie richiede». Così Giuseppe Martinico, titolare della farmacia Maria Ausiliatrice, sita in corso Ara di Giove 68 a Pedara.
«Attualmente – continua - i nostri servizi principali sono: automisurazione della glicemia, colesterolo e trigliceridi, misurazione della pressione, analisi computerizzata della pelle con il derma-check, trattamenti estetici con luce led tramite fitobiostimolazione con apparecchiature della Pharma Spa, analisi ematiche tramite il laboratorio della Genetic Lab di Bologna, specializzato in intolleranze alimentari, un reparto dermocosmetico altamente specializzato che si
avvale di due collaboratrici di cui una con diploma di estetista. All’interno della farmacia si organizzano anche corsi gratuiti su argomenti vari, come la pulizia del viso o trattamenti antipediculosi. Offriamo anche servizio di consegna di farmaci a domicilio e affitto di sedie a rotelle e stampelle e un grande assortimento di prodotti per celiaci, compresa una vasta linea di prodotti surgelati che nessuna farmacia delle vicinanze possiede. Ritengo che siano proprio questi servizi che facciano la differenza in un mondo in continua evoluzione dove il cliente-paziente possa essere seguito in tutte le sue esigenze. Il nostro motto? Il cliente prima di tutto».
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