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Anno IV - n. 03 Settembre 2012
giornale d’informazione, attualità e cultura
ALL’INTERNO
Chi sorveglia i sorveglianti? Spazio alla contro informazione! A pag. 8 e 9 "Assange e il futuro del mondo".
Carmelita Cordaro
Le ragazze
Allakatalla
gioielleria
CORRADO PARRUCCHIERI
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Automobile Club Catania-ONU: decennio di iniziative per la sicurezza stradale Automobile Club d’Italia
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’Onu ha sollecitato i governi nazionali e tutti i soggetti coinvolti nella sicurezza della mobilità con un nuovo decennio di iniziative per la mobilità responsabile, ponendo al 2020 un riferimento temporale per misurare l’efficacia delle politiche nazionali ed internazionali per la sicurezza della circolazione delle persone e delle merci. L’Aci e la Fia supportano l’azione dell’Onu con la campagna Fia action for road safety. La cerimonia del lancio ufficiale in Italia del Decennio di iniziative 2011-2020 indetto dall’Onu per la sicurezza stradale si è svolta nella sede nazionale dell’Automobile Club d’Italia. Sono intervenuti il presidente dell’Aci, Enrico Gelpi, il Ministro della Salute,
L’Editoriale
Ferruccio Fazio, e il presidente della Commissione Trasporti della Camera, on. Mario Valducci. A tal proposito il Direttore della sede provinciale dell’Automobile Club di Catania, Dr Carlo Sorbello, ha dichiarato: «Per contrastare l’incidentalità stradale servono strategie condivise e programmi sinergici che ridefiniscano il rapporto quotidiano tra gli individui e il loro fabbisogno di mobilità, puntando sul rispetto delle regole e sulla consapevolezza alla guida. La carenza di risorse non può giustificare l’immobilismo, perché 1 euro speso per la sicurezza stradale frutta 20 euro in risparmio di spesa sociale. Si può evitare 1 sinistro fatale su 3 con investimenti finalizzati alla sicurezza delle infrastrutture». L’intento delle Nazioni Unite è quello di sollecitare un piano mondiale di interventi a lungo termine per sensibilizzare i Governi nazionali ad adottare provvedimenti in grado di ridurre il numero dei morti
sulle strade. Senza tali interventi, gli incidenti diventeranno la quinta causa di morte nel mondo entro il 2030 (oggi sono la nona), mietendo più vittime dell’AIDS e di varie malattie tumorali: oltre 2,4 milioni morti. Ogni giorno muoiono 3.000 persone sulle strade del mondo, per un totale di oltre 1,3 milioni di morti e 50 milioni di feriti ogni anno. Le ripercussioni sono economiche oltreché sociali: alla tragedia umana vanno infatti sommati i costi dell’incidentalità che sfiorano il 3% del Pil mondiale, per un totale annuo di oltre 500 miliardi di dollari americani. Strade insicure comportano anche più traffico e congestione, con conseguenze per l’ambiente: il 14% delle emissioni globali di gas serra è oggi imputabile al trasporto stradale. In Italia si contano annualmente più di 4.000 morti e 300.000 feriti sulla strada e in provincia di Catania le statistiche evidenziano 73 decessi e 4.678 con-
tusi. «I dati Istat più aggiornati (2009) evidenziano per la nostra provincia un aumento del 4,9% dei morti nel 2009 rispetto al 2001 (-40,3% in Italia) - ha continuato il direttore dell'Aci Catania - un pessimo risultato se si pensa che l’Unione Europea ha fissato come obiettivo il dimezzamento dei morti nel 2010 rispetto al 2001. Per vincere la piaga dell’incidentalità bisogna fare leva sulla formazione e sulla responsabilizzazione dei guidatori. Sta trovando consensi la proposta dell’Aci per un Codice della Strada più snello, formulata nel 2008 con il Manifesto degli Automobilisti presentato a tutte le forze politiche nazionali e locali». L’Automobile Club di Catania diventa sempre più un punto di riferimento sul territorio per le varie iniziative per la sicurezza stradale, che trovano - da oggi e per i prossimi 10 anni - un logo universale di riconoscimento: il rombo giallo approvato dall’Onu con la dicitura “Decennio di iniziative per la sicurezza stradale”, alla stregua del nastro rosso per la lotta mondiale all’Aids.
AUTOMOBILE CLUB CATANIA
di Tiziana Campo
Tutto a cinque euro al pezzo. Poveri giornalisti precari
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l giornalismo è l’istantanea del presente. Che piaccia o meno, è fondamentale. Al di là dei colori politici o delle opinioni dei giornalisti, descrivere i fatti che ci appartengono, dare la o le notizie crea il puzzle del nostro quotidiano. Ma a quanto pare non è così. Tanti, troppi i giornalisti precari freelance in Sicilia e in tutta Italia, trattati come la manovalanza assoldata nei campi, o forse peggio. Già, perché ormai il giornalismo può essere solo una passione, finché dura la pazienza. Cinque euro al pezzo, nei migliori dei casi, viene pagato un articolo, per scrivere il quale, un buon giornalista, deve andare a fare interviste o quantomeno istruirsi sul tema trattato. Cinque euro, meno delle ciliegie al chilo. Precari senza alcuna forma di tutela, che scrivono per miriadi di testate e blog. Vengono chiamati “giornalisti atipici”, ma in realtà vengono usati e abusati da testate ed emittenti televisive, tappabuchi di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Molti editori guadagnano milioni di euro di contributi pubblici per poi pagare i collaboratori come un caffè e un cornetto al bar. La legge sull’equo compenso – che avrebbe dovuto dettare ordine nella giungla dei tariffari delle collaborazioni giornalistiche - si è rivelata un ennesimo miraggio. Il ministro Elsa Fornero avrebbe dovuto fornire
il nullaosta dell’esecutivo alla Commissione Lavoro ma si è opposta, esprimendo «molte riserve e perplessità», perché non sarebbe, a suo dire, corretto estrapolare una categoria dagli atipici e trattarla in modo diverso. L’hanno chiamata il “ministro degli editori”. La Federazione nazionale della Stampa ha polemizzato contro la decisione in una nota: «In un paese che assume a tempo indeterminato il Direttore Generale della Rai, è semplicemente inaccettabile che debbano continuare ad essere “flessibili” coloro che vengono pagati 3 euro a pezzo. Il provvedimento per l’equo compenso è una risposta di civiltà contro il vero e proprio “caporalato” che affligge larghe aree dell’informazione, e permette a troppi editori senza scrupoli di sfruttare oltre ogni limite il lavoro dei giornalisti praticando, inoltre, una concorrenza sleale ai danni degli imprenditori corretti». E mentre tutto tace, tutti continuiamo a sfogliare giornali, a leggere notizie e articoli scritti con passione da gente il cui lavoro vale quanto o addirittura meno di un pacchetto di sigarette. Se è vero che, come dice Lipman «la qualità dell'informazione nella società moderna è un indice della sua organizzazione sociale», siamo davvero alla frutta.
BALLARÒ NEWS - Editore: SaperexGuidare - Giovanni Calì. Direttore Responsabile: Tiziana Campo. Direttore Editoriale: Giovanni Calì. Controllo bozze: Antonella Capizzi. Collaboratori: Simone Rausi, Laura Monteleone, Marco Muscarà, Lorenzo Massotto, Stefania Patanè, Carmelo Guglielmino, Giulia Calì, Giovanni Castorina, Irene Marzella. Redazione: V. Fortuna, 24 Catania. Tel. 3394999393 email: giovanni.cali@saperexguidare. it -Pubblicità: Itaca Group tel. 3286925521. Grafica & Impaginazione: brunomarchese@virgilio.it. Stampa: Grafiche Cosentino - Caltagirone. Distribuzione gratuita ai soci ACI di Catania e per tutti i lettori a Catania, in tutti i Comuni dell’hinterland, nelle edicole: Ragusa M. c.so Italia, 111 (CT); Marzà Salvatore v. Bellini, 7/A S. Agata Li Battiati; Edicolè v. Roma 261, S. G. La Punta; Edicola Palestro V. v.le Europa, S. Gregorio; Edicola Pappalardo p.zza Don Diego 3 Pedara; p.zza Stesicoro (CT) presso Winplay; Free Time v. Re Martino, 8 b-c Acicastello; New & Friends, v. Provinciale 88, Acitrezza. Registrazione Tribunale Catania iscr. n°12 del 13/03/2009. Per l’edizione on line: www.ballaronews.it buona lettura. Partner Commerciale
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Al via la nuova campagna di sicurezza stradale SaperexGuidare di Tiziana Campo
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ontro le stragi sulla strada è necessario realizzare «un cambiamento culturale per arrivare a pena certa». Così il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onlus (Aifvs) Giuseppa Cassaniti Mastrojeni. Se gli ultimi dati Istat segnano una riduzione del numero di incidenti stradali, ciò «significa che possono diminuire ancora di più - puntualizza Mastrojeni - dobbiamo guardare alla “visione zero”, cioè quella del Piano europeo per la sicurezza stradale 2011-2020» (fonte Sky). Sicurezza e prevenzione sono l’accoppiata vincente per realizzare questo obbiettivo. Peccato che all’ultimo convegno dell’Aifvs sull’omicidio stradale «si è verificata l’assenza totale dei politici alla conferenza, anche se hanno fatto delle proposte di legge proprio su questo», ha continuato il presidente dell’associazione che ha promesso che l’Aifvs continuerà «a chiedere l’audizione in commissione Giustizia perché è assurdo che si continui con questa lentezza nell’affrontare i problemi. Deve esserci l’impegno a capire di più da parte dei politici» (fonte Ilfattoquotidiano.it). Un’emergenza quella degli incidenti stradali, su cui non è possibile tergiversare. Occorrono strategie che consentano, a breve, medio e lungo termine, di porre un argine a questo allarmante fenomeno. Una di queste strategie è stata pensata ed approntata da Giovanni Calì, Presidente nazionale
Giovanni Calì Presidente Nazionale SaperexGuidare
dell’associazione Saperexguidare, volta dal 1989 (quando ancora la sicurezza stradale era una priorità lontana) alla prevenzione e sensibilizzazione, sia di adulti che di giovani e giovanissimi, in materia di sicurezza stradale. L’associazione, nata a Catania, si è affermata come solida realtà riconosciuta e sostenuta su scala nazionale. Testimonial di SaperexGuidare Giuseppe Castiglia noto cabarettista al quale va un ringraziamento particolare. E proprio all’insegna della sicurezza stradale a breve ripartirà il camper multimediale di SaperexGuidare che, partendo da Catania, andrà in giro per l’Italia per diffondere e divulgare una corretta cultura stradale. «Come ormai da anni facciamo, mostreremo, con l’ausilio di una piattaforma informatica, filmati inerenti a crash test, per far vedere quello che può accadere se non si indossano i dispositivi di sicurezza (cinture e casco) – spiega Calì - immagini dirette che fanno immediata presa su chi le osserva. Spesso si mantengono delle condotte pericolose alla guida perché se ne sottovalutano le conseguenze. Mostrando i crash test riusciamo ad ottenere una riflessione nei nostri ospiti. Ho pensato di occuparmi di sicurezza stradale perché è un campo sul quale si investe davvero poco, ma che merita la massima attenzione possibile. Troppo spesso si sottovaluta l’importanza dei dispositivi di sicurezza, troppo spesso si contravviene alle norme del codice della strada con estrema facilità. Il nostro intento non è quello di fare una prevenzione spicciola, poco recepita, ma d’impatto, in modo da sensibilizzare gli automobilisti proprio mostrando le pesanti conseguenze
a cui si va incontro contravvenendo a norme o concetti che sembrano scontati, ma che si rivelano fondamentali». Una campagna quella di SaperexGuidare che si rivolge a un pubblico eterogeneo: «Svolgiamo delle giornate di prevenzione e sensibilizzazione interamente dedicate alle scuole, ma non ci rivolgiamo solo agli studenti, puntualizza il presidente Calì, anzi il nostro messaggio è rivolto principalmente agli adulti, i primi che violano costantemente tutte le norme del codice della strada. È importante e fondamentale che si parta dai buoni esempi: siamo proprio noi adulti che, contravvenendo alle regole forniamo un pessimo esempio ai giovani, i quali poi si sentono a loro volta incentivati nel non rispetto. Per questa ragione, realizziamo dei posti di blocco speciali insieme alla Polizia Municipale, nel corso dei quali vengono fermati adulti che guidano senza casco o cintura e, solo per quella giornata, in luogo della multa, vengono invitati all’interno del camper per vedere le conseguenze del mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza». Anni di impegno sulle strade, senza mai titubanze. Giovanni Calì non ha dubbi: «Fare campagne di sensibilizzazione stradale è fondamentale per costruire una corretta cultura in tal senso. Se non si investe sulla sicurezza, non ci si può poi lamentare del numero di incidenti». Siamo sicuri che la nuova campagna SaperexGuidare darà come al solito i suoi frutti.
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Vizi degli italiani al volante di Tiziana Campo
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taliani alla guida popolo di scalmanati. Gli automobilisti del Belpaese conoscono le regole del Codice della Strada, ma non le rispettano. Questa la conclusione che emerge da una ricerca di mercato Nexplora. L’84% degli intervistati ritiene pericoloso guidare dopo aver assunto sostanze alcoliche, ma il 32% reputa che sia una delle infrazioni più usuali. Lo stesso dicasi per il mancato rispetto del semaforo rosso, giudicato altamente rischioso dal 73%, ma che il 25% ammette di aver commesso. E la lista delle infrazioni confessate si allunga: il superamento dei limiti di velocità è stigmatizzato dal 50% degli automobilisti, ma i reo confessi sono il 69%. Non allacciare le cinture è abituale per il 51% degli intervistati. Il 56% si dichiara colpevole di occupare la corsia di sorpasso a sproposito e il 52% di non utilizzare gli indicatori di direzione durante i sorpassi. Il 27%, poi, ammette di non rispettare le distanze di sicurezza. Tra le pecche degli italiani al volante un posto d’onore occupano le rotatorie: ritenu-
te un metodo efficace per snellire il traffico dal 49% del campione, sono però considerate un mistero quanto a regole della precedenza dal 35%. Questo malcostume degli automobilisti italiani è confermato da una ricerca Tns Italia che stila una classifica delle infrazioni più diff use: sul podio il non rispetto dei limiti di velocità, infrazione commessa dal 56% dei patentati. Al secondo posto parlare al cellulare mentre si è alla guida, cattiva e pericolosa abitudine per il 52% dei guidatori (il 58% nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni). Medaglia di bronzo al mancato rispetto delle distanze di sicurezza, commessa dal 35% degli italiani, seguita dal mancato rispetto del semaforo rosso, infrazione usuale per il 31% degli automobilisti. E le cinture? In pochi le allacciano: al Sud solo un automobilista su due (il 46%). A livello nazionale, gli ultra 55enni sono restii a utilizzarle. Ma oltreché poco rispettosi del Codice della Strada, pare che gli italiani al volante siano anche un popolo “focoso”, inclini a liti e discussioni mentre sono alla guida. Nella speciale classifica dei gesti che innervosiscono più i guidatori, al primo posto si piazza l’esecuzione di manovre azzardate (59%), al secondo posto le mancate precedenze (52%) e a seguire l’ostruzione della corsia di sorpasso (41%). Il molesto abuso dei clacson invece non suscita le ire degli automobilisti, facendo infuriare solo il 18% degli intervistati. Italiani patentati non solo indisciplinati, ma anche un tantino vandali: fiancate sfregiate da righe dolose, specchietti rotti e copertoni danneggiati sono gesti diff usi nel
Belpaese. Il 14% degli intervistati ammette di aver compiuto almeno una volta nella vita atti vandalici contro altre auto. Presi di mira, per lo più, la carrozzeria (7%), gli specchietti retrovisori (3%), tergicristalli (2%); e vetri o gomme (1%). Ma chi sono i “vandali” della strada? Soprattutto appartenenti alla fascia compresa tra i 25 e 35 anni (10%). Le donne prediligono sfogare le loro ire contro la carrozzeria, mentre gli uomini sono più propensi a frantumare gli specchietti. Ma geograficamente dove si concentrano maggiormente gli atti vandalici? Pare che i cagliaritani (8%) e i romani (6%) siano i migliori a rigare le carrozzerie e gli abitanti di Palermo (10%) e Bologna (7%) a rompere gli specchietti retrovisori. Brescia e Verona, invece, sembrerebbero luoghi da evitare per preservare i tergicristalli, mentre a Firenze va il primato di taglio gomme. Insomma, italiani paese di santi, poeti, navigatori e…. teppisti in auto!
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Serbatoi pieni…di tasse Prezzo del carburante: per il 60% accise e iva di Tiziana Campo
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hi fa il pieno osserva sconsolato il display della pompa di benzina. La gara tra i due contatori è senza storia: quello che conta i litri procede lentamente e il serbatoio sembra non riempirsi mai; l’altro, che indica il prezzo da pagare, compie i suoi giri alla velocità della luce. Alzi la mano chi non ha mai detto: «Una volta con 20 mila lire di benzina facevo strada, ora con 10 euro la macchina rimane in riserva». E il caro carburante non accenna a frenare, anzi: la benzina ha superato recentemente quota 2 euro e, come rilevato dall'Osservatorio Nazionale Federconsumatori si segnala un +35 centesimi rispetto ad Agosto 2011. Il che significa che ogni automobilista per il pieno di carburante spenderà +420 euro annui e che il trasporto delle merci subirà un rincaro di +348 euro annui. Le tasche si svuotano, mentre al contempo si rimpinguano le casse dello Stato e delle compagnie petrolifere: il primo guadagna +21 centesimi al litro, le seconde +14 centesimi al litro. Il costo del carburante è un puzzle composto da vari pezzi, che in maniera più o meno incisiva, concorrono ad incrementare il prezzo finale. Ecco cosa paghiamo ogni volta che facciamo il pieno: • il Platts, vale a dire il prezzo della materia prima che incide per circa il 35% del prezzo finale. È rappresentato da diverse voci tra cui il costo industriale di estrazione, quello per il trasporto verso la raffineria e la realizzazione dei diversi derivati del barile. • il margine lordo, che incide per il 7% circa sul prezzo finale del prodotto. Serve a finanziare tutti i passaggi che si piazzano tra la raffineria e il consumatore finale (incluso anche il guadagno del singolo distributore). • la tassazione che influisce per circa il 60%
sul costo pagato dal consumatore. Parliamo delle accise e dell’Iva (che si applica anche sull’accisa stessa, dunque tassa sulla tassa). Semplificativamente, ogni 50 euro di pieno, infatti, 20,46 euro sono di accise e 6,20 di Iva; 19 euro servono a coprire il costo dei prodotti, ossia le spese della materia prima, della raffinazione, dello stoccaggio e del trasporto; e 1,43 euro (meno del 3%) è il ricavo del gestore. Siamo i primi in Europa, per il prezzo dei carburanti. E secondi per ammontare della tassazione, “meglio” di noi solo la Grecia. Nel dicembre 2010 la benzina costava in media 1,37 euro al litro, oggi siamo a 2 euro al litro: fare il pieno ad un’auto di media cilindrata con un serbatoio di 50 litri costa ben 100 euro. Dati del Ministero dello Sviluppo Economico puntualizzano che accise e Iva (con un peso triplo della prima sulla seconda) rappresentano circa il 60% del prezzo del carburante. Ma che cos’è questa benedetta accisa? È l’imposta di fabbricazione o consumo applicata sulla produzione o sui consumi di determinati beni. Queste imposte, introdotte in via transitoria per far fronte ad eventi di straordinaria gravità, oggi sono diventate una forma di prelievo dalle tasche degli italiani stabile e ordinaria, il più delle volte ormai ingiustificate, dato che sono venuti meno i presupposti di fatto che ne giustificavano l’applicazione. Alcune sono talmente anacronistiche da suscitare non poche polemiche. A ragione il presidente della Federazione autonoma italiana
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benzinai (Faib) Martino Landi puntualizza che «senza le tasse la benzina costerebbe poco più dell'acqua minerale».
L'elenco completo delle accise
1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d'Etiopia del 1935-1936; 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956; 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963; 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966; 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968; 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976; 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980; 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983; 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996; 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004; 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005; da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011; 0,04 euro per far fronte all'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011; 0,0089 euro per far fronte all'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011; 0,082 euro per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011; 0,02 euro per far fronte al terremoto dell'Emilia del 2012; 0,0051 euro per far fronte al terremoto dell'Aquila del 2009; Il totale è di circa 0,41 euro (0,50 euro iva inclusa).
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Rincari&Stangate: per le famiglie italiane vita sempre più dura di Marta Prestianni
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nnus horribilis il 2012. Se per i Maya questo è l’anno in cui finirà i mondo, per le associazioni dei consumatori (Codacons, Adusbef, Federconsumatori ecc.) quello in corso segnerà l’apoteosi dei rincari del decennio. A famiglia quest’anno costerà 2333 euro in più, tra spesa, bollette, assicurazione, trasporti, libri scolastici, nuova Imu, carburanti. Una catastrofe insomma, in cui la tredicesima (per chi ce l’ha) servirà a tappare i buchi di un bilancio familiare che fa acqua da tutte le parti. Secondo una ricerca condotta dall’associazione Artigiani Piccole Imprese (Cgia) di Mestre, negli ultimi dieci anni le tariffe pubbliche hanno subito un incremento vertiginoso. Il costo della vita è aumentato del +24%, le bollette dell’acqua di quasi il 70%, quelle del gas
Boom di disoccupati con la laurea di Lorenzo Massotto
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rima la laurea apriva le porte del mondo del lavoro. Oggi la pergamena è buona per farci un quadretto da appendere sulla propria scrivania. O almeno così sembrerebbe. Dati Istat sul primo trimestre 2012 rilevano che sono 304mila i laurea-
segnano un + 56,7%, i pedaggi autostradali un + 47,5%, l'energia elettrica + 38,2%, la raccolta rifiuti + 54,5%, i servizi postali + 28,7. E non dimentichiamo la vertiginosa impennata del costo dei carburanti che provocherà, per un effetto domino, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari fino al 10%. È previsto, infatti, che per la spesa ogni famiglia spenderà in media 550 euro in più. Un mare di incrementi, insomma, con un unico segno meno registrato nel settore della telefonia (-7,7%). A peggiorare la situazione la stangata dell’Imu che, come calcolato da Adusbef e Federconsumatori, dovrebbe pesare 400 euro a famiglia, solo per la prima casa. «Aumenti insostenibili» definiscono le associazioni dei consumatori quelli dei carburanti (un pieno costerà 378 euro in più rispetto allo scorso anno) e delle assicurazioni. Sacrifici, ti in cerca di occupazione. Boom di disoccupati con la corona di alloro, insomma. Non si toccava una cifra simile dal 2004, cioè fino a quando sono disponibili dati pregressi. Uno stuolo di disoccupati con la laurea che fanno segnare un rialzo su base annua del 41,4%. E la maggior parte sono donne (ben 185mila). C’è chi potrebbe ribattere che questi dati non sono poi così allarmanti, se si considera che il numero dei laureati è in crescita - ha raggiunto quota 6 milioni - e che in rialzo
questo richiede l’Eurozona, questo richiede il Governo. Ma l’aumento dei prezzi va a colpire sempre e solo i bisogni primari delle famiglie (cibo, tariffe, utenze, auto, abbigliamento ecc.). E se il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello auspica, per un rilancio dei consumi, «un rallentamento della corsa di tariffe e tasse, locali e nazionali» e un aumento della trasparenza della pubblica amministrazione; noi dal canto nostro non possiamo far altro che dubitare se forse la fine del mondo non sia proprio questa. sono anche i laureati occupati, pari a oltre 4mila. Tuttavia, l’incremento dei lavoratori con il massimo titolo di studio si attesta a + 3,5%, cifra irrisoria rispetto ai colleghi a “spasso”. Ma quello che più allarma è che 1 milione e 444mila persone non cercano più un lavoro, trascorrono le proprie giornate nello scoraggiamento, rassegnati in uno stato di limbo senza via d’uscita. E non si tratta di inetti, ma nella maggior parte dei casi di gente stanca di affrontare una miriade di concorsi e colloqui senza risultati. Lo mormora Checco Zalone e lo sostiene con fermezza Cetto La Qualunque: “La laurea in Italia non serve a un caxxo”. Due indizi fanno una prova!
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Medicine Alternative Dott. Domenico Dell’Aria
Rubrica informativa che tende a fare luce sulle medicine alternative e a dare qualche indicazione sulle terapie naturali.
Equilibrio ormonale femminile Argomento molto spinoso e delicato con grandi ripercussioni sulla “vita sociale”, non solo delle donne - in quanto il disequilibrio ormonale femminile comporta per la donna disagi clinici e psicologici - ma anche di riflesso per l’uomo.
È
innegabile la connessione reciproca tra stato emotivo e condizione ormonale. Esempi sono rappresentati dalle alterazioni del ciclo femminile per frequenza e quantità (amenorrea, metrorragie, ciclo instabile, sindrome pre mestruale ecc.), legati a stress, dispiaceri, preoccupazioni o altro; e, d’altra parte, la particolare irritabilità e/o instabilità psichica nel periodo pre ciclo o menopausa o amenorree. Una forte emozione, ritmi di vita pesanti, intensa attività fisica, alterazioni della qualità e durata del sonno sono sufficienti
a compromettere la serenità del ciclo, ossia a turbare quel delicato equilibrio dei principali ormoni femminili estrogeni e progestinici. Il loro disequilibrio è alla base non solo di alterazioni sulla sfera sessuale come mastodinia (dolori al seno), congestione mammaria, spotting intermestruale (piccole perdite ematiche tra un ciclo e l’altro), eccessi o cali degli appetiti sessuali; ma anche di problemi fisici come l’acne, crampi, cefalee, ritenzione idrica, tachicardie, irritabilità, turbe dell’appetito e aumento di peso ecc. A tal
riguardo, sottolineo che la prerogativa tutta femminile di accumulo di peso a livello di fianchi, glutei e cosce spesso è da imputare ad un eccesso di estrogeni, mentre accumuli a livello pancia e spalle sono dovuti ad eccesso di progesterone, caratteristica della menopausa. È chiaro che le prime regole da seguire sono legate ad un corretto stile di vita e quindi, in primo luogo, sono da attenzionare la qualità e la durata del sonno, la pratica di una moderata attività fisica e alimentazione corretta. Quando tutto ciò non dovesse bastare, la medicina naturale si dimostra molto efficace, soprattutto con: • agopuntura e tecniche di riequilibrio energetico • fitoterapia • omeopatia Le piante offrono tante possibilità di intervento. Hanno effetto prevalentemente progestinico: agno casto, discorrea (erba yam); estrogenico: calendola, soia e suoi derivati; soprattutto riequilibranti: cannella, rubus, cimici fuga. L’omeopatia offre uno scenario ancora più vasto, in quanto oltre alle varie diluizioni e prodotti specifici (sepia, lachesis, pulsatilla, melatonina, acido sulfuricum, sanguinaria ecc.), ha la possibilità di intervenire con opportune diluzioni degli specifici ormoni interessati: lh, progesterone, melatonina, estrogeni, ma anche fsh, tsh, t3, t4, gh, acth ecc. In considerazione della interazione di tutti gli ormoni tra loro, si preferisce infatti modernamente parlare in generale di riprogrammazione neuro-endocrina.
LUCIA MANGANO
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Assange e il futuro del mondo fonte: www.beppegrillo.it - Sergio Di Cori Modigliani, scrittore e autore blogger
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ulian Assange, il 15 giugno 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di accordi formali tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nel Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta: “Vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “Evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le Olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo il 3 agosto, il secondo il 4. Il 3 agosto, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del FMI con il suo ministro dell’economia e il ministro degli esteri ecuadoregno Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America), l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. La Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al FMI con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, l'Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le de-
cisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale.”. Subito dopo la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO, coinvolgendo il FMI grazie ai file messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. È una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie ad Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone. Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes. Lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come impedire ai governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del FMI il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file sono già resi pubblici su internet. Gran parte dei file sono offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Diritto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (Pil di 50 miliardi di euro, circa
30 volte meno dell’Italia) dichiara in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il FMI fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del FMI. Il Paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia che darà il proprio contributo con petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondo) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti
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Settembre 2012 anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. È accaduto in Iraq che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’Opus Dei fedele al Vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e aprendo la strada a un precedente storico. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure, se si annulla la decisione dell’Ecuador, allora si annulla anche quella dell’Iraq e il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato, ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano. Nasce allora il Sudamerica moderno. E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nelle banche cattoliche di Quito e dirottarli in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il Vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”. Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andato nel pallone. In tutto il pianeta si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che
ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi. In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti. Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Draghi, Monti, Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo. Anche in Europa. Per questo JulianAssange ha scelto l’Ecuador. Il colpo decisivo viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Julian Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti in ogni nazione del globo”. Chi è Garzòn? È il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata. È il nemico pubblico numero uno dell’Opus Dei. È il più feroce nemico di Silvio Berlusconi. È in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale. Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della Procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’Interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, Reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè PD e PDL insieme) acquistava a 100$ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla Telecinco che li rivendeva a 1000$ a Rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dalla UE. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la Telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta, ma il governo italiano di allora (Prodi) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del Vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione, ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. È il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico,
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dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”. La battaglia è dunque aperta. E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in Rete. In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi. Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce. Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie. E allora si balla tutti. In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”. Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi. Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador. Per questo Garzòn lo difende. Per questo la storia del Sudamerica, va raccontata. Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori. Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta. E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica. Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo. Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità. Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori imbarazzanti. Wikileaks non va letto come gossip. C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez rischia anche la pelle. Questi anonimi meritano il nostro rispetto. E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”. Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare. Se poi, con questo "Sapere" un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta. Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose. Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra. Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera? Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda. Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?” Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.
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Psicologia amica degli anziani all’insegna della sicurezza
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ell’ambito delle iniziative dell’Anno Europeo dell ’Invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, svariati sono i progetti che hanno mirato all’approfondimento delle problematiche della fascia di popolazione rappresentata dagli anziani, sia dal punto di vista sanitario e funzionale che psicologico e socio-relazionale. Diversi i progetti loro rivolti, dedicati a tematiche inerenti alla psicologia della terza età anche sul nostro territorio. Per problematiche ci riferiamo anche alla necessità che il soggetto anziano autosufficiente e non possa imparare a sviluppare o recuperare quelle capacità che gli consentano di gestire il proprio spazio domestico e socio-relazionale in autonomia e sicurezza, riuscendo a “destreggiarsi” nell’affrontare anche chi cerca di approfittare di una condizione apparente di debolezza. Ricordiamo che l’invecchiamento è un processo psico-fisico che riguarda ogni singolo sog-
Laura Monteleone Psicologa Psicoterapeuta www.monteleonelaura.com Marisa Barbaro Psicologo della Salute www.apssi.it getto, e proprio per questo è da considerarsi un evento soggettivo. Si invecchia non solo in base all’evoluzione cronologica del soggetto, ma anche e soprattutto quando la persona inizia a perdere il contatto con la quotidianità degli stimoli e dei ritmi di vita, con le emozioni e con gli affetti. La modalità di invecchiamento non può prescindere dalla personalità e dalle esperienze di vita, per cui la vecchiaia rappresenta la sintesi del significato dell'esistenza. La psicologia dell'invecchiamento si occupa del soggetto anziano nella sua globalità, senza prescindere dall'importanza della componente affettiva che determina la modalità di risposta dell’individuo agli eventi della vita.
Diversi studi confermano che non è la senescenza la condizione patologica, piuttosto sono gli eventi morbosi e la mancanza di una rete affettivorelazionale a creare le condizioni del rapido declino psicofisico. Attualmente si è dimostrato che l'anziano è più lento e riflessivo, ma non meno efficiente. “Miglioriamo la nostra sicurezza” è lo slogan del seminario che ha visto impegnati gli utenti del centro di aggregazione di Pedara, come interlocutori delle due giornate dedicate alla “Sicurezza”, intitolati rispettivamente “Come difendersi da truffe e malintenzionati” e “Incidenti domestici: possiamo prevenirli”. Il progetto su iniziativa della Cooperativa “Comunità dei giovani” è stato realizzato in collaborazione con l’APSSi (Associazione Psicologi per la Salute e la Sicurezza). Il lavoro è servito a stimolare una riflessione sui comportamenti che ci mettono a rischio in casa e fuori casa. Perché uno psicologo come docente? “I truffatori e i male intenzionati fanno leva su meccanismi psicologici quali la sorpresa, la distrazione, la paura, per perpetrare i loro raggiri.
Utile quindi conoscerli per aumentare la propria sicurezza. Inoltre subire un reato, così come essere vittima di un incidente domestico, produce forti sentimenti di frustrazione soprattutto in persone fragili e sole. Spesso infatti le prime vittime sono proprio loro. Lo Psicologo della Salute invita l’utente informato a mettere le proprie conoscenze al servizio degli altri attraverso il “passa parola”. La sicurezza è una costruzione collettiva, tutti noi siamo responsabili della nostra sicurezza. Obbiettivo degli incontri è stato informare gli utenti sui comportamenti che è possibile adottare per prevenire gli incidenti e contemporaneamente sottolineare l’importanza di una costruzione collettiva della sicurezza. Infatti per aumentare la sicurezza personale e sociale è determinante stimolare nell’individuo una percezione degli eventi esterni sempre attenta e critica, assumere una posizione (postura) attiva ed assertiva in modo da mostrare di essere meno deboli o remissivi, sentirsi in una condizione di non solitudine, mantenendo una rete sociali di rapporti.
Crispelle dolci e salate
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Quando i marker diventano arte Marco Crimi e la sua passione per il disegno di Tiziana Campo
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i sono talenti nascosti, che crescono nell’anonimato, che sviluppano le loro doti nella riservatezza, con umiltà. Sono piccoli artisti che coltivano il loro “genio” da soli, senza riflettori puntati, solo per il gusto di farlo, con una passione pura. Uno di questi talenti è Marco Crimi. Un grande amore: il disegno. Un ragazzo catanese di vent’anni, senza grilli per la testa, iscritto all’Accademia di Belle Arti di Catania, magari per diventare un giorno illustratore. Si dedica al disegno da quando è piccolo piccolo, appena capace di tenere in mano i pennarelli. «Mia madre, diplomata al liceo artistico, mi ha fatto appassionare al disegno. I colori erano i miei giochi preferiti», racconta Marco. Uno stile un po’ street, un po’ pop, più che altro assolutamente personale: «Non penso di avere un genere in particolare – puntualizza - non saprei trovare una definizione, anche perché cambia sempre; mi piace variare e provare sempre nuove cose. I miei disegni consistono più che altro in illustrazioni, forse molto introspettive. Non decido quasi mai uno stile per un disegno, lo realizzo di getto. È più divertente e naturale farlo uscire senza tanti pensieri. Spesso però mi ispiro e studio le tecniche di molti artisti come Pat Perry, Drew Millward, Ron English, Jeremy Fish». Come schizzi fatti su un diario, Marco realizza i suoi disegni con gli Uniposca e non con i normali colori. È, per così dire, artista di “paint markers”. «L’Uniposca – spiega – si adatta meglio allo stile grafico che voglio rendere. Mi piace realizzare disegni semplici, ma pieni di piccoli dettagli, e pennarelli come uniposca e marker sono perfetti per questo tipo di cose».
E a chi definisce il suo stile un po’ inquietante, Marco risponde: «Mi piace tantissimo questa definizione, è divertente. Lo prendo come un complimento!». Un artista timido, spronato solo dai «genitori, dal fratello e da un grande amico», tutti di grande aiuto per andare avanti nella sua passione. Fare l’artista non è facile, ma le passioni, si sa, sono fatte per coltivarle senza pensare al resto. E se è vero, come diceva San Francesco D’Assisi, che "chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista", sicuramente Marco Crimi può essere definito tale.
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Le scorte d’oro in Italia. E le casse piangono di Tiziana Campo
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entre gli italiani arrancano e tirano la cinghia, fanno sempre più scalpore le notizie che parlano dell’Italia degli sprechi. Dalle vacanze d’oro dei nostri politici con familiari al seguito, ai loro redditi. E fanno altrettanto clamore gli sperperi di denaro pubblico impiegato per le scorte a politici, ex ministri, giornalisti, sottosegretari ecc. Una lista lunghissima. In Italia troppi beneficiano delle scorte, a volte senza ragioni fondate alla base. L’ex ministro leghista Roberto Calderoli, ad esempio, si è visto “appioppare” ben otto agenti che dal 2006 presidiavano la sua villa a Bergamo. Perché una scorta a Calderoli? Perché ha ben pensato di indossare una maglietta con vignette satiriche su Maometto, scatenando tra l’altro anche forti reazioni diplomatiche. Risultato della geniale bravata? Una spesa di 900 mila euro per garantire la sicurezza di chi per cattivo gusto scatena l’indignazione di molti. Ma com’è possibile che in Italia usufruiscono della scorta cani e porci? Già, perché, solo per citare due esempi, negli Usa beneficiari sono solo presidente e vicepresidente; in Germania solo capo dello Stato e ministri. E in Italia, invece? Ben 584 personalità girano scortate e oltre 2mila agenti sono impegnati per garantire la loro
sicurezza per un totale di quasi 2 miliardi di spesa annua (cifre da Il fatto). E la spending rewiev per queste voci di spesa non è prevista? Forse qual cosina sarà ridotta dal 2013, forse però. Piano piano, poco poco alla volta. Chi sono le personalità a cui garantire sicurezza? Non solo politici, ma persino Emilio Fede, Bruno Vespa, Vittorio Feltri, Maurizio Belpietro. E poi ex politici come Fausto Bertinotti, Pierferdinando Casini e Irene Pivetti (quest’ultima scortata per 10 anni, ora non più); gli ex ministri di Giustizia Oliviero Diliberto, Piero Fassino e Clemente Mastella, l’ex deputato Carlo Taormina e persino il buon Raffaele Lombardo, dimissionario presidente di una Regione Sicilia sull’orlo del baratro. Eserciti di uomini al servizio della sicurezza di queste indispensabili personalità. Uomini impegnati a garantirne l’incolumità in ogni luogo: al supermercato, in pizzeria, in vacanza, ai concerti. Ovunque si trovino, qualunque cosa facciano, l’impegno istituzionale è sempre al loro fianco. Uno spreco coi fiocchi: due mila macchine impegnate nei servigi ai beneficiari ogni
anno, ovviamente nuove di zecca, lavate e tirate a lucido come se dovessero accompagnare la sposa in chiesa, per una spesa di circa 120 milioni di euro. E non macchinette di poco conto, semplici utilitarie, bensì 600 Bmw serie 3 e 5, circa cento Audi 6 blindate, e poi Audi A8 e Bmw7. E la scorta non va in vacanza, ma si fa la vacanza. È il caso dei nove uomini di Fini ad Orbetello per garantire l’incolumità del ministro e della famiglia. E perché non ricordare la fotografia pubblicata su Chi che immortala il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, mentre fa acquisti all’Ikea aiutata dalle sue bodyguard che spingono il carrello? Tutti in Italia sono degni di essere tutelati da un esercito che forse sarebbe più utile se posto al servizio del cittadino. «Cchiù scorte per tutti», direbbe Cetto La Qualunque alias Antonio Albanese. E, considerando i nomi inclusi nella lista di quanti beneficiano delle scorte, sicuramente anche lui potrebbe rientrare presto tra le personalità degne di avere la sicurezza garantita. Scorte d’oro e casse al verde nell’Italia dai mille colori.
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Seconda mano, è boom In aumento la compravendita di oggetti usati di Marco Muscarà
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ispolverare vecchi oggetti, disfarsi di suppellettili poco usate o ormai accantonate. L’usato è ormai di moda e pare che sette milioni siano stati gli italiani che nel 2011 hanno messo piede in negozietti di oggetti di seconda mano. Un vero boom, legato certamente al caro-euro, la cui crescita è stimata in un buon 10% annuo. Una consuetudine in America quella dell’acquisto di prodotti non nuovi, chiamata intelligent buying, che sta prendendo piede anche da noi. Sì, perché è intelligente acquistare cose non nuove, ma comunque in buono stato, a un prezzo quasi dimezzato. Ed è boom anche dei siti che propongono compravendita di oggetti usati. Annunci su giornali, su internet, per strada, col semplice passaparola, grazie ai quali si può trovare dall’auto, allo scooter, agli attrezzi da palestra, ai mobili, all’abbigliamen-
to - abiti da sposa inclusi - fino ad arrivare a ninnoli di pochi euro, di cui ci si vuole disfare, senza buttarli via, ma magari provando a racimolare qualche euro. Non solo second hand, ma anche altre soluzioni alternative economiche ed originali, come i beni a noleggio: piuttosto che comperarli, li si noleggia per il tempo strettamente necessario. Dal tradizionale noleggio di auto fino ad arrivare al noleggio di borse o quadri costosi, da appendere alle pareti solo per qualche sera,magari per fare bella figura con gli ospiti. Sì, perché quando non ci si può concedere il lusso 365 giorni l’anno, magari si opta per “assaporarlo” solo per qualche istante. Sono stati stimati in oltre tremila i negozi che vendono oggetti di seconda mano. In testa la Lombardia, seguita da Lazio e Toscana. Usato, un
Cutuli carni, prelibatezza e qualità per deliziare il palato di Tiziana Campo
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i sono mestieri antichi che sono arti, che hanno tutto il sapore della genuinità di una volta, che sono fatti di segreti tramandati nel tempo. Così è per l’antico mestiere del macellaio. E quest’autenticità è il punto di forza della macelleria “Cutuli carni” di Armenio Giuseppe, in piazza Manganelli 14-15 a San Giovanni La Punta. Un’attività storica che dura da tre generazioni. «I nonni materni erano già nel settore delle carni, facevano i commercianti di bovini. A piedi andavano a Ragusa e Modica, per scegliere le carni migliori. E di generazione in generazione, la passione per quest’antico mestiere è stata tramandata anche a me. Il negozio è passato in gestione a mio padre, prima, ed ora a me che, insieme ai miei fratelli, Nunzio e Antonio, onoriamo la tradizione familiare con grande impegno. La nostra filosofia è rimasta
sempre la stessa: qualità e dedizione», così il titolare Giuseppe Armenio. «Abbiamo deciso di mantenere per il negozio il cognome di mio nonno perché è un po’ uno stemma di famiglia, sinonimo storico di qualità e serietà», continua. Solo carni di alta qualità, dalla provenienza certificata e controllata: «Ci forniamo dai nostri cugini che sono allevatori a Santa Croce Camerina. Scegliamo le carni personalmente. Non trascuriamo di controllare nessun passaggio, dalla macellazione al trasporto, per avere la massima garanzia di freschezza e tenerezza. Carne dal sapore genuino, vitello, suino, pollo di filiera garantiti. Una vastissima gamma di salumi e formaggi storici siciliani. Un’ampia scelta di vini siciliani e nazionali. Cutuli carni è una sorta di bottega del gusto e della tradizione, all’insegna della qualità.
po’ per necessità un po’ per fascino. Acquistare un oggetto usato che rivive di una seconda vita,infatti, per alcuni è irresistibile. E se c’è chi predilige l’usato per risparmiare qualche euro, c’è dall’altro lato della barricata chi svuota cantine, ripostigli e armadi dando a quegli oggetti una seconda possibilità. Portafogli e ambiente ringraziano e una volta ogni tanto si possono fare acquisti più a cuor leggero. Leccornie che fanno venire l’acquolina in bocca, come la squisita vitellina siciliana, carne rossa leggera, nutriente e tenera; o la richiestissima salsiccia condita con pomodoro, formaggio, prezzemolo, sale e pepe; o ancora il prelibato salame con suino nero dei Nebrodi; o gli involtini al pistacchio fatti senza Philadelphia, ma con speck e formaggio per renderli ancora più saporiti; o gli involtini con crema di peperoni e formaggi o quelli di pollo con prosciutto Ferrarini, senza conservanti e con olio extravergine di oliva. «Scegliamo con cura tutti gli ingredienti per i nostri preparati. Utilizziamo solo materie prime di primissima scelta. Questo il segreto del nostro successo: fare sempre le cose che si devono fare, non risparmiare mai sulla qualità degli ingredienti, per non incidere sul palato - specifica il titolare – tutti i prodotti prima di giungere sulle tavole dei nostri clienti vengono da noi assaggiati, per garantire sempre il meglio». E quando non si risparmia sulla qualità, il gusto è garantito.
Carni macellate fresche Salumi e formaggi Prodotti tipici Piazza Manganelli, 14/15 / 95037 San Giovanni La Punta Tel. 095 741 11 23 cutulicarni@alice.it
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Settembre 2012
Il comitato tecnico scientifico didattico dell'Istituto Medico Psico-Pedagogico "Lucia Mangano"
L
'Istituto medico psico-pedagogico "Lucia Mangano" ha da sempre posto una particolare attenzione al tema della formazione continua, ritenuta essenziale per assicurare, sia nell'area della ricerca che in quella dell'assistenza, un allineamento costante con l'evoluzione delle conoscenze scientifiche e delle prospettive diagnostico terapeutiche nel campo della disabilità. L'Avv. Corrado Labisi, Presidente dell"Istituto medico psico-pedagogico "Lucia Mangano", si è fatto portavoce di un processo di cambiamento a favore del diversamente abile, costituendo un Comitato tecnico-scientifico-didattico che da diversi anni promuove la riceca-conoscenza della disabilità in ambito scientifico con lo scopo di creare una vasta sensibilizzazione nel tessuto sociale. Qual è la funzione del Comitato tecnico scientifico didattico?
di Simona Pulvirenti Il comitato nasce con la funzione di creare pubblicazioni e organizzare convegni a carattere scientifico-divulgativo a favore di una nuova prospettiva della disabilità, che considera la condizione di diversità in termini di ricchezza e non come elemento emarginante. Scopo prioritario del Comitato è l'approfondimento della disabilità in un'ottica multidisciplinare, avvalendosi del valore dei professionisti impegnati sinergicamente nel trattamento riabilitativo. Esso si avvale di accordi stabiliti con le Università, le Scuole di Specializzazione e gli Ordini Professionali", spiega l'Avv. CorradoLabisi. Da chi è composto il comitato tecnico-scientifico-didattico? È costituito da diversi specialisti impegnati con le proprie professionalità nel trattamento della disabilità: neurologi,
psichiatri, fisiatri, psicologi, psicoterapeuti e psicopedagogisti, ciascuno dei quali fornisce il proprio contributo che non può e non deve prescindere da quello degli altri, in un lavoro di rete e di scambio interculturale che arricchisca e promuova nuove conoscenze", afferma l'Avv. Corrado Labisi. Quali sono i campi di applicazione nello studio della disabilità? "Ciascun professionista è chiamato a dare il proprio contributo tecnico e culturale approfondendo le tematiche della propria branca di specializzazione, si affrontano, pertanto, gli aspetti psicologici, psicopatologici, medici,e riabilitativi legati al mondo del disabile, mantenendo sempre costante e vivo il presupposto teorico che vuole privilegiare la "persona" con le sue potenzialità e le sue risorse". Avvocato Labisi, qual è il criterio che ha ispirato l'Istituzione di questo Comitato tecnico-scientifico-didattico? "Il criterio è lo stesso che ha ispirato il modello riabilitativo dell'Istituto Lucia Mangano, il quale coglie una dimensione diversa del concetto di riabilitazione puntando l'attenzione sulla dimensione dell'individuo e sulla relazione. Nel campo specifico della disabilità intellettiva il cammino verso una maggiore inclusione nella società ha subito un'importante accelerazione, purtroppo a questa evoluzione in apparenza radicale, corrisponde
una lenta evoluzione negli atteggiamenti. L'IstitutoMedico Psico-Pedagogico "LuciaMangano" privilegia pertanto tutte quelle forme di divulgazione che consentano l'abbattimento di tutti quegli stereotipi che vogliono il disabile associato al deficit, verso una visione piu'completa che vede il mondo socio-affettivo della persona disabile nella sua interezza e ricchezza". Si sente sempre di piu'parlare del concetto di Qualità della vita (QdV), qual è la sua opinione in merito? "Da un concetto di custodialismo e quindi di emarginazione sociale in cui la disabilità era vissuta come elemento discriminante si sta sempre piu' affermando un approccio basato sulla Qualità della Vita della persona, sotto forma di risposta piu'attenta e puntuale ai suoi bisogni, giungendo a privilegiare aspetti quali il benessere psico-affettivo ed il senso di autoefficacia dell'individuo. Un orizzonte piu ampio per valutare e successivamente conferire, attraverso un efficace intervento riabilitativo, una migliore qualità dell'esistere alla persona con ritardo mentale. Un cambiamento importante di prospettiva che punta l'attenzione sulla progettualità contro la staticità dell'essere, su quello che la persona disabile può diventare attraverso mirati interventi multidisciplinari". Quali saranno i prossimmi obiettivi? "Al di là dei nostri periodici incontri mei quali i vari tecnici fissano le tematiche da approfondire in una cornice multidisciplinare, stiamo organizzando diverse occasioni di incontro sia per gli addetti del settore sia per un pubblico piu' eterogeneo, per far conoscere la realtà del disabile e combattere il pregiudizio poco affrontato a livello istituzionale".
RISTORANTE - PIZZERIA C.da Ronzini, 57 Trecastagni (CT) Tel. 095 7808315
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Settembre 2012
Merceria Il Nastrino: «Tramandare l’antica arte del ricamo per fare tendenza» di Tiziana Campo
«P
rendi dei ferri, un filo, due elementi che non hanno anima. Mettili insieme, sbizzarrisci la tua fantasia e crea ciò che desideri. È una cosa che ancora mi meraviglia». È la magia del ricamo, della lavorazione ai ferri e all’uncinetto a cui la signora Pina Scuto - titolare della merceria “Il nastrino, a Valverde, in via Vincenzo Bellini, 13 - si dedica da 43 anni, con una passione fuori dall’ordinario. Ci sono mestieri antichi che sono vere e proprie arti, come la sartoria, il cucito e il ricamo. Mestieri che arrivano fino ai nostri giorni, acquisendo sempre più valore, perché trait d’union tra il passato e il presente, tra l’innovazione e la tradizione. “Il nastrino” è diventato un punto di riferimento nel settore, offrendo servizi di sartoria, riparazioni altamente professionali e lavorazioni su misura. Quando si pensa alle mercerie si immaginano scaffali pieni zeppi di bottoni, cerniere, nastri e merletti, a negozi frequentati per lo più da gente attempata. Sfatiamo questo mito. Non solo cose classiche, ma anche accessori o abbellimenti di tendenza, costumi Triumph e linee mare giovanili e accattivanti. «Le mie clienti sono anche ragazze giovani che hanno recuperato l’arte della lavorazione ai ferri e all’uncinetto – puntualizza la signora Pina - quest’anno vanno molto di moda collane, orecchini, borse fatte all’uncinetto ed è inevitabile che molte delle mie acquirenti siano anche giovanissime. Del resto la nostra filosofia è quella di tramandare l’antica arte del ricamo e del cucito. Teniamo anche corsi per imparare a lavorare a maglia, all’uncinetto o a ricamare. Ultimamente, a fronte della massificazione dei capi di abbigliamento, si è radicata la tendenza a personalizzare i capi, a farli e crearli in base al proprio personalissimo gusto. C’è chi viene con una maglia semplice e chiede un’applicazione per decorarla e impreziosirla. C’è chi decide di frequentare un corso
per rinfrescarsi la memoria; o chi lo segue ex novo per creare da sé i capi da indossare». Punto di forza del negozio è certamente la possibilità di essere consigliati da professioniste del settore, pregio indiscusso dei piccoli esercizi commerciali, dove, a differenza dei grandi imperi commerciali, il cliente viene seguito e “coccolato” instaurando un rapporto umano, senza trattarlo come un numero nel grande calcolo del business. «L’assistenza al banco presso di noi è totalmente diversa da quella nei centri commerciali – specifica la signora Pina – là spesso manca l’esperienza, perché, a causa di questi contratti di assunzione per brevi periodi, nessuno può diventare competente nel lavoro. Noi accogliamo il cliente in modo diverso rispetto che nella grande distribuzione organizzata. Da noi l’acquirente non viene una volta sola, in modo saltuario, magari perché si trova a passare da qui; noi lo curiamo nel tempo, perché per noi la parola d’ordine è assistenza e fidelizzazione della clientela. Molte clienti vengono per chiedere semplicemente consigli o per riprendere dei capi rovinati. Molti affidano a noi i loro capi preferiti per riprenderli, rimetterli a misura». Innovazione, recupero, personalizzazione. Queste le parole d’ordine della merceria “Il nastrino”. «Siamo sostenitori della mentalità del “capo per te”, personalizzato, adatto alla figura di ciascuno, di qualità. Il vestirsi è un messaggio che si manda agli altri. La massificazione dell’abbigliamento ha uniformato tutti. Creare ciò che si indossa o anche un semplice accessorio può aiutare a distinguersi, ad affermare il proprio gusto e a mostrare agli altri la propria personalità», puntualizza. «Frequentare un corso di ricamo o di uncinetto o di lavorazione ai ferri è un ottimo antistress, un modo per sbizzarrire la fantasia, impegnandosi in un’attività gratificante - sottolinea Pina Scuto – in linea di massima bastano 4-5 lezioni per impa-
rare queste arti senza realizzare cose troppo ricercate, poi ovviamente la pratica la fa da padrone. Frequentare un corso da noi non solo consente di imparare un’arte manuale di grande appagamento, ma rappresenta anche un momento di socializzazione, un modo per stare in compagnia, per fare gruppo. Organizziamo dei corsi anche per bambine dai 6 anni in su. Quella per il ricamo, per la sartoria è una passione che mi accompagna da anni e anni. Mi sono avvicinata a questo mestiere consapevolmente, non perché ero stata costretta dai miei ad andare dalla “mastra” come si suol dire, ma perché lo desideravo. Tanta è la mia passione che ho pure organizzato una sfilata con modelli creati da me». Un’arte fatta di impegno, dedizione ma che sa gratificare, un modo per recuperare il passato e la tradizione per fare tendenza e sbizzarrire la fantasia. Una borsa artigianale creata da sé o un capo realizzato all’uncinetto non sono solo oggetti ma piccole magie che si realizzano. Non resta che dare uno sguardo alla pagina di face book “Il nastrino” per iniziare a farsi un’idea.
Corsi di: • Maglia • Uncinetto • Cucito Creativo
Merceria e Sartoria Lavorazioni Artigianali
Via Bellini, 11/13 - Valverde (CT) • Tel. 095 7211654
OFFICINA AUTORIZZATA
SERVIZIO CARRO ATTREZZI
Studio di consulenza
MISTERBIANCO Via Vesuvio, 21 - 095 39 99 07 - 095 756 00 40 Contrada Serra (di fronte Bar Santonocito) CATANIA Via del Caravaggio, 8 - 095 41 86 50 CATANIA Via Passo Gravina, 184/A - 095 22 13 57 SANTA MARIA DI LICODIA CT Via M. L. Greco, 97 - 095 629245 www.centrorevisioneautopruiti.com • centroautosas@tiscali.it
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Geom. G. Pruiti