anno I n° 3 Settembre 2009
giornale d’informazione, attualità e cultura
L’Automobile Club di Catania informa
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Dov’è finita la libertà d’informazione?
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SaperexGuidare intervista a Giovanni Calì
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Catania, una città allo sbando
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La scandalosa mercificazione dell’acqua
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Pedara in passerella, Giulia la modella del Mese
pag. 8-9 Moto elettriche ad impatto zero
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Bellezze
di Sicilia
Il personaggio del mese: l’attore Francesco Giuffrida
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Settembre 2009
Intervista al neodirettore dell’Automobile Club di Catania Carlo Sorbello
Iniziative, Progetti e servizi nell’interesse dei soci
Il dottor Carlo Sorbello è approdato alla direzione dell’Automobile Club di Catania lo scorso 15 maggio, in ACI dal 2000 e già vicario presso il PRA di Catania dal 2002. Con lui abbiamo parlato delle attività e iniziative svolte dagli uffici AC di Catania. Quali sono i primi interventi quale neo direttore dell’AC di Catania? Questo è per me un ruolo nuovo, a cui dovrò abituarmi, ma certamente il mio primo intento è quello di aumentare il numero dei soci a Catania: attualmente circa 3 mila, numero che, per il parco auto e per il numero del circolante a Catania, è abbastanza irrisorio. Sì, è vero che la tessera ACI è un prodotto basato, prevalentemente, su un servizio di assistenza e soccorso stradale e che pertanto, essendo ormai quasi tutti in possesso di auto nuove, si potrebbe trovare questo prodotto poco interessante. Ma è anche vero che da qualche anno abbiamo arricchito le nostre tessere con una serie di servizi aggiuntivi competitivi: tutela legale e rimborso corsi per recupero punti patente, tariffe agevolate per no-
leggio auto, sconti per corsi di guida sicura, una carta di credito esclusiva con sconti sull’acquisto di carburanti. In più, stiamo provvedendo a stipulare una serie di convenzioni locali che prevedono per i soci una percentuale di sconto libera sugli acquisti, così da incentivare ad associarsi (attualmente abbiamo una convenzione con la Despar che prevede uno sconto del 3% sulla spesa). Inoltre, abbiamo 3 distributori di carburante, riforniti dalla SP Pappalardo che, essendo un po’ fatiscenti, necessitano di ammodernamento. Sarebbe bello e troverei gratificante, poi, sviluppare anche iniziative attorno al tema della sicurezza stradale, ambito al quale siamo deputati per statuto. Ma, non ricevendo contributi, dobbiamo considerare anche problemi di bilancio. Possiamo sfatare il luogo comune che associa l’Aci al tanto odiato bollo auto? E’ certo innegabile che presso i nostri sportelli si può pagare questo tributo, odiato da tutti gli automobilisti, ma, per evitare equivoci, vorrei sottolineare che la riscossione di esso non costituisce per l’AC il suo scopo istituzionale. In primo luogo perché il gettito della tassa di proprietà dell’auto va a rimpinguire le casse della Regione Sicilia e non certamente le nostre; poi l’ACI ha più volte proposto la sua abolizione, o in alternativa la sua trasformazione
da tassa di proprietà a tassa di circolazione, cosicché la tassazione possa essere applicata in maniera proporzionale all’uso dell’auto, anziché in misura fissa sul possesso annuale. Purtroppo le nostre proposte non sono state ancora accolte. Per il momento possiamo solo limitarci a mettere a disposizione i nostri sportelli e la professionalità dei nostri impiegati, per offrire la massima assistenza ai cittadini nell’adempimento di questo dovere fiscale. Offriamo infatti ai nostri soci il servizio “Bollo Sicuro”, con cui garantiamo gratuitamente la gestione completa del pagamento della tassa automobilistica alla scadenza, con addebito automatico in c/c bancario e ricevimento a domicilio dell’attestato di pagamento, evitando così dimenticanze. In parte svolgiamo una funzione di esattori, ma ci venga riconosciuto di farlo con un’attenzione particolare al cittadino-automobilista. Iniziative dell’AC di Catania in programma? Il 18 Ottobre si svolgerà una bella iniziativa nazionale dell’ACI, organizzata anche con la Rai: “Quiz&Go”, una caccia al tesoro divertente, i cui dettagli si trovano sul sito dell’ACI. Siamo reduci dalla organizzazione della 44° edizione della prestigiosissima cronoscalata “Catania – Etna”, svoltasi il 5 e 6 Settembre e per la prima volta inserita quale gara nazionale del Trofeo Italiano Velocità Montagna. Hanno parteci-
pato ben 209 piloti di macchine storiche e moderne. Grande il riscontro di pubblico, con oltre 70.000 persone. Perché gli automobilisti dovrebbero diventare soci ACI? Innanzitutto, perché si garantiscono un’assistenza stradale che permette di affrontare qualsiasi spostamento in auto senza l’ansia di restare fermi per un guasto, il tutto ad un prezzo competitivo e a condizioni esclusive: ad esempio, le tessere Aci Sistema e Aci Gold, oltre ad un’ assistenza stradale illimitata nel corso dell’anno, offrono anche 2 assistenze all’associato su qualunque auto viaggi anche se non è la propria ; vi sfido a trovare un offerta simile sul mercato. Inoltre e soprattutto per l’orgoglio di appartenere ad un ente che ha più di 100 anni e da sempre rappresenta e tutela gli interessi degli automobilisti, promuove ed organizza le attività sportive automobilistiche (è infatti la federazione sportiva nazionale per lo sport automobilistico, riconosciuta dalla FIA e componente del CONI), ed è attento ai temi della sicurezza dei veicoli, della strada e degli automobilisti. Tiziana Campo
L’editoriale
Dov ’è finita la libertà d ’informazione?
Vauro di Annozero sospeso per 6 mesi per le sue vignette satiriche, Report citata in giudizio per la puntata su Catania, notizie di un passato recente che lasciano perplessi. Ma nuovi fatti, ancora in via di definizione, alimentano lo stupore, continuando a minare quel diritto d’informazione sacrosanto e costituzionalmente sancito. È notizia fresca fresca che la trasmissione di giornalismo investigativo Report (rai3) potrebbe andare in onda senza copertura legale, cosa che costringerebbe i giornalisti del programma a pagarsi da soli l’assistenza legale, in caso di querela. Ma non è tutto. La trasmissione Annozero di Michele Santoro si vede depauperata sia della pubblicità, che della presenza del giornalista Marco Travaglio, ancora senza contratto di collaborazione. La ragione? Una multa in sospeso alla Rai da parte dell’Autorità garante per le Comunicazioni per un’intervista rilasciata da Travaglio nel programma “Che tempo che fa” di Fazio. La bufera sulla televisione? Sì, ma solo su un certo tipo di televisione e di informazione. La spada della censura colpisce, inesorabile, solo chi cerca di fare un’informazione fuori dai giochi di potere. Reality, talent show, trash tv, continuano la loro corsa all’audience, con garanzia di lauta copertura finanziaria e pubblicitaria. Quelli non disturbano chi conta, forse possono semplicemente urtare la sensibilità del telespettatore dotato di un minimo grado di quoziente intellettivo. Due ex deputati del Palamento italiano ed europeo Manisco e Di Lello e il giornalista Cisilin hanno presentato un esposto (allegando peraltro 2 recenti articoli della stampa britannica sul rischio di un’involuzione fascistica in Italia) al Consiglio d’Europa per denunciare il “degrado della libertà di informazione e critica nella televisivo e il controllo di Berlusconi sul servizio pubblico Rai”, richiamando l’art. 11 della Carta dei Diritti Fondamentali e 2 risoluzioni del Parlamento Europeo, adottate a larghissima maggioranza, di denunzia di un conflitto in Italia tra proprietà delle aziende tv da parte di Berlusconi e le sue funzioni istituzionali di presidente del Consiglio. Siamo convinti che da più parti verrà gettata acqua sul fuoco di queste vicende, parlando di falsità, strumentalizzazione, fraintendimenti. Noi richiamiamo le parole di Marco Travaglio che così commenta questa vicenda: “Oggi in tv entrano assassini, stupratori e canari ma nessuno mi ha spiegato cosa ho fatto di male, essendo tra l’altro incensurato. Almeno aspettino che io faccia qualcosa”. Citiamo testualmente l’articolo 21 della Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Cosa è rimasto di esso? Tiziana Campo BALLARO’ NEWS - Editore: SaperexGuidare - Giovanni Calì. Direttore Responsabile: Tiziana Campo. Direttore Editoriale: Giovanni Calì. Caporedattore: Antonella Capizzi. Collaboratori: Nelly Gennuso, Andrea Giuffrida, Stefania Patanè, Carmelo Guglielmino, Giulia Calì. Foto della modella: Sambataro Fotografia. Redazione: V. Fortuna, 24 Catania. Tel. 3394999393 email: giovanni. cali@saperexguidare.it - Pubblicità: Itaca Group tel. 3286925521. Grafica & Stampa T.M., Via N. Martoglio, 93 - S. Venerina (CT). Distribuzione gratuita ai soci ACI di Catania e per tutti i lettori a Catania, in tutti i Comuni dell’hinterland, nelle edicole Edicolè v. Roma 261 ed Edititel di Bulla Fabio, v. Duca d’Aosta 34 a S. G. la Punta e Tabaccheria Edicola di Pappalardo Giovanni, p.zza Don Diego 3 a Pedara e a p.zza Stesicoro presso Winplay. Registrazione Tribunale Catania iscr. n°12 del 13/03/2009. Il giornale viene stampato utilizzando carta ecologica in mais. Buona lettura.
Settembre 2009
IN SINERGIA CON Intervista al Presidente nazionale dell’associazione Giovanni Calì
Un progetto di sensibilizzazione dal forte impatto
Il Ministero della Salute si mostra particolarmente sensibile alla tematica della sicurezza stradale e puntualizza che “gli incidenti stradali provocano ogni anno in Italia circa 8.000 decessi (2% del totale), circa 170.000 ricoveri ospe-
dalieri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso non seguite da ricovero; rappresentano inoltre la prima causa di morte tra i maschi sotto i 40 anni. E’ una “emergenza” non trascurabile per cui è prioritario individuare continuamente nuove strategie di prevenzione che consentano di porre un argine a questo allarmante fenomeno dei nostri tempi”. Una di queste strategie è stata pensata da Giovanni Calì, Presidente nazionale dell’associazione Saperexguidare, volta dal 1989 alla prevenzione e sensibilizzazione in materia di sicurezza stradale. L’associazione, nata a Catania, si è affermata come solida realtà riconosciuta e sostenuta su scala nazionale, con sezioni distaccate in varie città e rappresentate da delegati con funzioni di Presidenti regionali. Una delle poche volte in cui un progetto parte dalla nostra città e si estende sull’intero territori nazionale.Lo scopo fondamentale è promuovere l’utilizzo costante dei sistemi di sicurezza come norma di prevenzione della traumatologia della strada. Per mezzo di un camper multimediale, vengono mostrati, con l’ausilio di una piattaforma informatica, filmati inerenti a crash
test, per far vedere le conseguenze del mancato uso dei dispositivi di sicurezza (cinture e casco). Il tutto in sinergia con l’Automobil Club d’Italia, che dispone, a Roma, di un centro studi ricerche sulla sicurezza stradale e fornisce all’Associazione il materiale audiovisivo. Si tratta di un progetto di grande rilevanza, per il quale Calì ha ricevuto importanti riconoscimenti tra cui: miglior progetto per i giovani al Salone Internazionale della Sicurezza Stradale a Riva del Garda e il premio internazionale “Rosario Livatino” per la legalità e il rispetto delle regole. Testimonial d’eccezione è il cabarettista Giuseppe Castiglia che con entusiasmo ha sposato questa iniziativa, della cui importanza abbiamo parlato proprio con Calì. Com’è nata quest’idea? Ho pensato di occuparmi di sicurezza stradale perché è un campo sul quale si investe davvero poco, ma che merita la massima attenzione. Troppo spesso si sottovaluta l’importanza dei dispositivi di sicurezza. Il nostro intento non è quello di fare una prevenzione spicciola, molto poco recepita, ma una forma di prevenzione d’impatto, che sensibilizzi gli automobilisti proprio mostrando le pesanti conseguenze a cui si va incontro contravvenendo alle troppo frequentemente violate norme del codice della strada. A chi vi rivolgete? Svolgiamo anche delle giornate di sensibilizzazione nelle scuole, ma non ci rivolgiamo solo agli studenti. Anzi il nostro messaggio è rivolto principalmente agli adulti, i primi che violano costantemente tutte le norme del codice della strada. È fondamentale che si parta dai buoni esempi: siamo proprio noi adulti che, contravvenendo alle regole forniamo un pessimo esempio ai giovani, i quali poi si sentono a loro volta incentivati nel non rispetto. Per questa ragione, realizziamo dei posti di blocco speciali
insieme alla Polizia Municipale, nel corso dei quali vengono fermati adulti senza casco o cintura e, solo per quella giornata, in luogo della multa, vengono invitati all’interno del camper per vedere le conseguenze del mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Perché è importante fare prevenzione piuttosto che irrogare semplicemente sanzioni? La sensibilizzazione e la prevenzione sono recepite meglio. Scendendo dal camper ringraziano tutti. Spesso sortiamo effetti immediati. Cito, tra i tanti, un episodio: un medico fermato dalla Polizia Municipale perché portava i bambini in una macchina senza seggiolino, dopo aver visto i crash test proprio sui seggiolini, è andato di corsa a comprarli, tornando e ringraziandoci vivamente. Chi partecipa capisce che noi siamo là per salvaguardare la loro vita, comprendendo che non hanno violato una regola solo normativa ma vitale. I comuni che si rendono conto dell’importanza di questo progetto e vi aderiscono per la prima volta, poi lo ripetono annualmente, apprezzandone la notevole efficacia e il forte riscontro tra la popolazione. Recentissimamente siamo stati con grande successo al motoraduno nazionale di Trapani. Insomma, un progetto grandioso di sensibilizzazione, che coinvolge proprio tutti, volto alla tutela della salute, della vita, di forte impatto sociale che tutti i Comuni dovrebbero sposare. Tiziana Campo
Settembre 2009
La contraddizione delle ordinanze anti-inciviltà catanesi
Catania, una città che sfiora il degrado a causa dell’incuria da parte di istituzioni e dell’inciviltà di molti cittadini. Tirando le somme, ci si rende conto che la vivibilità catanese è messa a dura prova quotidianamente, anche per svolgere normali azioni, come camminare o guidare. Bizzarra la nostra incapacità di valorizzare i nostri “tesori”: davanti al frequentatissimo solarium di P.zza Europa, ad esempio, campeggiano cartelli “Comune di Catania - Divieto di balneazione”. Preoccupante la problematica del randagismo. Sconfortante la situazione di sporcizia e cattivo odore che affligge la nostra città. A tal proposito, è bene citare sei ordinanze entrate in vigore lo scorso primo agosto, con lo scopo di “tutelare la pubblica incolumità e garantire la sicurezza nel territorio comunale”, ordinanze che si agganciano al famoso “pacchetto sicurezza” diventato operativo l’8 agosto. Vengono sanzionati con multe che arrivano anche a 500 euro - una serie di atti che aggravano la sicurezza e offendono il decoro cittadino. Chi butta una
cicca a terra, può essere multato fino a 500 euro, sanzione certamente corretta ove però esistessero “strumenti” atti a depositare e contenere i mozziconi. Stessa situazione per chi butta a terra carte o rifiuti, ma perché allora non prevedere una multa anche per un servizio rifiuti fortemente di-
ra il 5%; i cassonetti non sono mai disinfettati e troppo spesso strapieni; lo stesso vale per le strade. Scarseggiano anche i cestini per i rifiuti. Un esempio eclatante è rappresentato dal lungomare e dalla sottostante scogliera, che va da Ognina a P.zza Europa: in questa zona sono a disposizione
fettoso? Molteplici sono le discariche abusive allocate in molti posti della città, specie nei quartieri popolari e periferici; la raccolta riciclabile storicamente non supe-
soltanto 5 cestini porta-rifiuti lungo tutto il tragitto, troppo pochi considerando la massa di gente che si riversa in questi luoghi. Altra ordinanza entrata in vigore
di recente prevede una sanzione fino a 500 euro per chi scrive su un muro, sanzione anche questa legittima per una città civile, ma non per Catania, da sempre colma di migliaia di manifesti abusivi (specie in periodo elettorale), allocati sui muri a tutte le altezze, in barba a qualunque divieto di affissione. Ovviamente non si vuole affermare che queste ordinanze siano inappropriate, ma si vuole porre l’attenzione su una città che scarseggia per quantità qualità dei servizi, non dotata ed equipaggiata adeguatamente. Di conseguenza si accentuano disinteresse e menefreghismo dei catanesi. Il ragionamento che sta alla base è molto semplice: se a venire sanzionati sono in pochi, e ancora meno quelli che pagheranno le sanzioni; se le strutture e i servizi non migliorano, allora la maggioranza si sente legittimata (erroneamente) a comportarsi come meglio crede, anzi come meglio le conviene, innescando così un circolo vizioso di inciviltà duro a morire. Stefania Patanè
Catania agli occhi dei turisti: una bella città allo sbaraglio
Sicilia, terra di sole, di tradizione millenaria, di cultura e bellezze. E di bella, la Sicilia è innegabilmente bella. Ma. C’è sempre un “ma” quando si tirano le somme di un soggiorno in Trinacria. C’è sempre un “ma” anche quando si parla di Catania. Troppo spesso, parlando con chi visita la nostra città, a frasi del tipo “è una città viva”, “un gioiello di barocco”, “la cucina catanese è superlativa”, “il vostro mare è invidiabile”, “il clima e la gente sono favolosi”, se ne affiancano altre molto meno clementi e lusinghiere. I servizi catanesi risultano puntualmente un flop. Nel mese di agosto ho ospi-
tato, nella mia casa a Pedara, un’amica svedese con i genitori. Sono certamente rimasti entusiasti per il paesaggio mozzafiato, per la gente aperta e calorosa, per i colori. Tuttavia, si sono resi conto delle infinite pecche della nostra città: “I servizi lasciano davvero molto a desiderare ed è quasi impossibile visitare la città con i mezzi pubblici, inefficienti e a volte inesistenti – testimoniano con disappunto. Troppa la spazzatura nelle strade; il vostro mare, certamente favoloso, è decisamente inquinato, utilizzato come scarico fognario, per esempio nei pressi dell’isola Lachea; le spiagge sono sporche come il vostro lungomare, che è
totalmente abbandonato e distrutto. I vostri monumenti sono bellissimi, ma poco valorizzati. La via dei Crociferi, ad esempio, è patrimonio dell’umanità, ma è tenuta in modo imbarazzante: muri imbrattati, facciate non curate, cartelloni pubblicitari affissi sui muri in modo selvaggio, specie nella zona della famosa scalinata. La gente sporca a terra senza pensare, come se fosse un gesto naturale. Per non parlare dell’irresponsabile modo di guidare di molta gente”. È la solita storia, ormai tristemente nota a tutti. Catania si conferma una città potenzialmente bella, che però si distingue al momento solo per la scarsa valorizzazione, per l’inciviltà di molti e per un generale lassismo. È una crisalide che stenta a diventare diventerà farfalla. Giulia Calì
Settembre 2009
Legge 133/2008
La scandalosa mercificazione del’acqua Dal 2012, per effetto della legge 133/08, approvata ad agosto dal Parlamento e “recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” la gestione del servizio idrico integrato in Italia sarà privatizzato. Testualmente l’art. 23 bis favorisce “il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica”. In parole povere, il servizio idrico, per magia, diventa servizio di pubblico interesse di rilevanza economica e l’acqua una merce. Secondo il politico Emilio Molinari si tratta di un “passaggio che chiude un’epoca, preso ancora una volta senza informare i cittadini e coinvolgere i Comuni. Alle multinazionali verranno consegnati i rubinetti d’Italia,”. Padre Alex Zanotelli, in una sua lettera, così commenta questa nuova situazione: “Questo decreto è la vittoria del mercato e del profitto. Cosa resta ormai di comune nei nostri Comuni? E’ la vittoria della politica delle privatizzazioni ,oggi portata avanti brillantemente dalla destra. Non avrei mai immaginato che il paese di San Francesco d’Assisi (Patrono d’Italia) che ha cantato nelle sue Laudi la bellezza di “sorella acqua” diventasse la prima nazione in Europa a privatizzare
l’acqua. E’ una scelta politica gravissima che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese, ma soprattutto dagli impoveriti del mondo (in milioni di morti per sete!) Ancora più incredibile per me è che la gestione dell’acqua sia messa sullo stesso piano della gestione dei rifiuti!”. L’avvocato Maurizio Montalto, vicecoordinatore della Commissione ambiente all’interno del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli, intervenendo sull’assurda vicenda della privatizzazione dell’acqua, indica la possibilità per i Comuni riappropriarsi del s e r vizio idrico attraverso una semplicissima modifica del proprio statuto che sancisca in modo inequivocabile che l’acqua è un bene comune e non una merce. A Parigi intanto, dopo una lunga gestione privata, il sindaco ha deciso di rendere nuovamente pubblica la gestione dell’acqua, poiché le aziende private avevano causato disservizi ed un aumento incontrollato dei prezzi. Ci auguriamo che l’Italia si fermi un gradino prima, riconsiderando l’acqua diritto universale, non suscettibile perciò di privatizzazione o mercificazione. E’ in ballo la vita perché l’acqua è vita. Antonella Capizzi
Dalla Valigia di cartone al trolley Meridionali popolo di emigranti
Siamo in piena crisi o il peggio è passato? Le opinioni sono contrastanti. Da più parti – giornali, telegiornali, eminenti pareri- si levano voci che inneggiano al superamento della empasse economica. Ma i fatti cozzano con la realtà descritta e il dubbio che ci assale è che ci si trovi davanti a quello che G. Orwell, autore de “Il grande fratello”, definiva il Bispensiero, un pensiero che esige che la mente si adegui alla realtà così come mostrata da chi sta al potere, eliminando ogni forma di obiezione o critica. Basta però mettere il naso fuori di casa per vedere che in giro c’è disoccupazione, precariato sicuro per tutti i giovani, difficoltà di sopravvivenza. e anche qualora riuscissimo a superare questa situazione di stallo, sarebbe molto probabile che in Sicilia le cose resteranno invariate o giù di lì. Basta dare un’occhiata al rapporto Svimez 2009 sull’economia del Mezzogiorno per notare come, da oltre 15 anni, la nostra regione, ed il meridione in generale, si trovano in uno stato di costante perdita persino in settori che nell’immaginario comune dovrebbero andar bene, come l’agricoltura. Secondo le statistiche, siamo più arretrati di paesi meno prestigiosi quali l’Irlanda o la Grecia. L’incapacità di sfruttare queste situazioni di vantaggio, l’annoso stato di arretratezza che ci accompagna da secoli, la tipica infingardia che contraddistingue i popoli d e l Sud, unita ad una serie di circostanze contingenti,
contribuiscono tutte assieme a rendere impossibile il decollo del meridione. Ecco allora che diventa facile comprendere perché sia ripresa la migrazione, mai terminata ma solo affievolita, di giovani verso il settentrione. “Tra il 1997 e il 2008 circa 700mila persone hanno abbandonato il Mezzogiorno. Nel 2008 il Mezzogiorno ha perso oltre 122mila residenti a favore delle regioni del Centro-Nord . Riguardo alla provenienza, oltre l’87% delle partenze ha origine in tre regioni: Campania, Puglia, Sicilia. L’emorragia più forte in Campania, a seguire Puglia e Sicilia” (fonte Rapporto Svimez 2009). Alla valigia di cartone è stato sostituito un moderno e ben più comodo trolley, ma l’immagine del meridionale emigrante, ahi noi, non è poi un ricordo così lontano. È la dura scelta cui deve sottostare chi, pur amando la propria terra, emigra per lavorare e sopravvivere. E vengono in mente i versi, seppur coloriti, di una canzone (Inno verdano) di Caparezza: “Anche se sono del Gargano… porto le mie natiche in fabbriche che non abbiamo”. E chi nega che tra Nord e Sud ci sia una notevole disparità che richiede pronto intervento e urgenti manovre vive davvero fuori dal mondo. Andrea Giuffrida
Settembre 2009
Le armi bianche strumenti di difesa da usare con criterio
Sono dette “armi bianche”, nel senso che “non recano offesa alla persona” e perciò non sono considerate armi, ma strumenti di difesa personale, per cui non è necessario essere in possesso di un porto d’armi per acquistarli. Tra queste, gli spray antiaggressione, certificati dal Ministero dell’Interno, servizio Polizia Scientifica Aut. Min. N. 559/C-50.047-E-98 del 25/06/98 come inidonei ad arrecare offesa alla persona quindi di libero porto e libera detenzione poiché non contengono nessun tipo di aggressivo chimico (Legge 496/95). In commercio ne esistono attualmente due modelli autorizzati dal Viminale nel 1998 e nel 2008, il key defender e il palm defender, ma entro breve molti altri modelli potrebbero entrare in commercio. Il principio attivo presente è l’estratto naturale di peperoncino denominato Oleoresin Capsicum (O.C) con una concentrazione del 10%, testato accuratamente. La potenza degli spray al capsicum è misurata in SHU (Scoville Heat Unit). Lo spray crea una transitoria lacrimazione degli occhi con irritazione sulla pelle e sulle mucose con cui viene a contatto. Provoca inoltre forte tosse, con abbondante produzione di muco nasale e un bruciore intensissimo. Dopo diversi minuti dalla contaminazione, gli effetti dello spray passano, senza lasciare nessuna traccia né danno. Esistono diversi prodotti illegali, reperibili a prezzi inferiori e realizzati con principi attivi di derivazione chimica, prodotti che in Italia vengono considerati “aggressivi chimici” e, se usati contro le persone, “armi da guerra” in quanto possono provocare danni permanenti sugli intossicati. Il consiglio è di sta-
re alla larga da questi prodotti e di acquistare gas irritanti solo sul territorio italiano e con le dovute garanzie (marchiature CE, assenza di CFC, nome del distributore e avvertenze per l’uso). I suddetti spray dovevano essere armi di difesa per donne e soggetti deboli. Tuttavia, negli ultimi mesi, lo spray urticante viene usato anche da chi non riesce a procurarsi un’arma vera per compiere furti, rapine o stupri. Intervistiamo Maurizio Savoca, responsabile dell’Armeria Gino (Via Pacini, Catania) il quale puntualizza che «gli spray antiag-
Alarm Dog (foto dal sito dell’Armeria Gino)
gressione sono gli unici strumenti di difesa che possono essere detenuti da tutti. Si tratta di una protezione attiva, non passiva come nel caso del giubbotto antiproiettile, ed è ovvio che in quanto tali possono andare a finire nelle mani sbagliate, come purtroppo a volte è accaduto». Maurizio ci spiega che ultimamente c’è stato un aumento della richiesta e che gli spray che sembrano più andare a ruba sono quelli di un formato piuttosto piccolo
(15/20 ml.), facili da tenere in borsetta o appendere come portachiavi. Meno successo hanno avuto la pen defender (una penna con le medesime funzioni della bomboletta spray) e lo Schrill Alarm. Quest’ultimo è un allarme a sirena che emette un segnale ad alta frequenza di 110 Db e contiene 50 grida di soccorso; uno strumento semplice e facile da attivare anche in situazioni di panico in quanto richiama l’attenzione in caso di crimini, scoraggia i cani ed altri animali dall’attacco, ferma telefonate oscene e così via. « L ’acquirente tipo di questi strumenti - specifica Maurizio - è costituito da donne, in particolare da donne straniere residenti a Catania o da studentesse fuori sede». Maurizio ci mostra anche un altro strumento, indicato soprattutto per i bambini. Si tratta di Alarm Dog Schutzhund Rocky, un vero e proprio allarme sonoro che però ha le fattezze di un semplice portachiavi a forma di cagnolino. Basta tirare il cordoncino che il cagnolino si mette a “strillare” con una potenza molto alta (120 Db), scoraggiando efficientemente gli eventuali aggressori. A richiederlo sono i genitori per i loro figli, ma le vendite sono alquanto ridotte. Insomma, una serie di congegni ideati per difendersi giustificatamente e legalmente, che non devono essere mai utilizzati per scherzo, per sbaglio o ancora peggio con l’intento di aggredire, poiché in questo caso l’utilizzatore può incorrere certamente nei rigori della legge. Ma questo ambito, in quanto legato alla personalissima e poco controllabile coscienza di ciascuno, prescinde da qualunque forma di controllo. Stefania Patanè
arteballetto, quando la danza diventa una ragione di vita
“La danza è una poesia in cui ogni parola è un movimento”, sosteneva Mata Hari. Proprio di questa nobile arte abbiamo parlato con chi ha deciso di dedicare alla danza tutto il proprio tempo. Abbiamo incontrato Daniela e Patrizia Perrone, titolari dell’Associazione ArteBalletto con sede a Pedara e Catania, scuola di danza classica, contemporanea, spagnola e Jazz a bambini e ragazzi di tutte le età, oltre a un corso di predanza, ecnica di gioco-danza appositamente studiata dall’Università della Danza di Roma, indirizzata a bambini/e dai 4 anni in su. Cos’è per voi la danza? Patrizia: E’ una forma di educazione: per la mente, l’anima e per il corpo. Daniela: La si inizia per gioco, forse per curiosità. E poi ti affascina e ti appassiona. Ma richiede tanto lavoro ed impegno ed è qui che ci si rende conto di quanta passione si ha veramente. Vi sono corsi che permettono di ottenere riconoscimenti? Sì certo. Uno di questi è quello di danza spagnola. Dopo il corso sono previsti degli esami nella sede della Spanish Dance Society, grazie alla quale i nostri allievi possono ottenere validi riconoscimenti. Daniela, la vostra scuola prevede solo corsi per aspiranti ballerini?
Non solo. Vi sono anche corsi di aggiornamento per le insegnanti di danza classica curati dalla professoressa Manoele Caracciolo, docente di Metodologia Classica presso l’Università della Danza di Roma. E’ mai successo che uno o più ex allievi della vostra scuola si siano distinti all’interno di compagnie e corpi di ballo nazionali e internazionali? Sì, e più di uno. Come Placido Amante, ammesso alla Scuola del Teatro dell’Opera di Roma e oggi ballerino professionista presso il Balletto di Roma. O Claudio Finocchiaro, ballerino professionista presso la Compagnia di Renato Greco. Walter Mammone, diplomato all’English National Ballet di Londra e professionista presso l’Opera di Bordeaux. Altri, come LusyMai Distefano e Germano Trovato, sono diventati ballerini presso l’Accademia Teatro alla Scala di Milano, Martina Armaro diplomata alla London Contemporary School di Londra e moltissimi altri che non posso citare per esigenze di spazio. Dunque soddisfazioni che contribuiscono a farvi amare il vostro lavoro? Certo. Ma per noi non è solo un lavoro. E’ principalmente una passione che cerchiamo di portare avanti con impegno e coraggio. Quello che alla fine pretendiamo da tutti i nostri allievi. Nelly Gennuso
Settembre 2009
La scuola vista da chi fa la scuola
Intervista alla Dirigente Scolastica del Liceo M. Cutelli di Catania, Prof.ssa Camilleri
Secondo i risultati dell’ultimo rapporto “Education at a Glance 2009” dell’Ocse, che analizza i sistemi scolastici di molti stati, la scuola italiana viene bocciata senza mezzi termini. Solo per citare alcune delle “pecche” della nostra scuola, la spesa per ogni singolo alunno è la più elevata. Pessimo il rapporto alunni-professori: 11 studenti per insegnante, contro i 16 della media Ocse. I giovani italiani trascorrono più tempo nelle aule rispetto agli altri studenti stranieri (8 mila ore contro una media Ocse di 6.862 ore) ma, nonostante ciò, nei test internazionali si piazzano puntualmente nelle ultime posizioni. Le colpe di questa empasse e di questa inadeguatezza del pianeta scuola nostrano sono da attribuire alle nostre istituzioni, al loro scarso interesse per il problema formativo, all’incapacità di riformare secondo un’architettura pedagogica innovativa e condivisa, alla scarsa volontà di riconoscere il valore civile e sociale del lavoro dei professori, nonché al riconoscimento in termini economici. I governi che si sono succeduti nel corso delle varie legislature, più che attuare vere e proprie riforme, che rivoluzionerebbero il sistema scolastico, hanno ripiegato, e continuano tutt’ora in tal senso, su semplici palliativi che minano ancor più dalle fondamenta una situazione già pericolante. Per affrontare la tematica “scuola” abbiamo incontrato chi la scuola la conosce benissimo, ne è parte attiva e vitale, la dirigente scolastica del Liceo Classico “Cutelli” di Catania, prof.ssa Rosetta Camilleri. Professoressa, ritiene che la scuola straniera sia realmente più funzionale di quella italiana? Occorre non cadere in facili generalizzazioni. Se da un lato ci sono realtà scolastiche assolutamente
impeccabili, come quelle dei Paesi scandinavi, piazzatisi ai primi posti nel rapporto Ocse, dall’altro lato posso testimoniare personalmente che ne esistono altre che non brillano certo per funzionalità. Per 15 giorni sono stata, con una classe dell’istituto da me diretto, alla
Timber Creek High School di Orlando, in California, dove ho assistito alle lezioni americane. È vero che si tratta di lezioni interattive che potrebbero rivelarsi efficaci; ma è pur vero che, mentre l’insegnante spiega, c’è chi dorme o si dedica a qualunque altra attività che non sia l’apprendimento. Per di più, i professori non possono neanche azzardarsi a rimproverare gli studenti perché, essendo la maggior parte delle scuole americane semiprivate e gli insegnanti soggetti a schede di valutazione dei genitori, potrebbero essere facilmente licenziati se non graditi. Riconosco alla scuola americana il pregio di assecondare le inclinazioni e la predisposizione dei singoli studenti i quali, avendo solo 3 materie obbligatorie e tutte le restanti opzionali, possono co-
struirsi il loro curriculum scolastico con la massima libertà; da noi invece tutte le materie sono obbligatorie, rimanendo così ben poca facoltà di scelta agli studenti. Ciò nonostante, la scuola americana presenta delle storture evidenti: a fronte di una legislazione molto rigida (non si può fumare neanche nel parcheggio, non si può usare il cellulare neanche a ricreazione, c’è la polizia che vigila costantemente), poi però all’interno delle classi c’è un permissivismo che ha dell’incredibile. Ribadisco la necessità di non generalizzare quando si parla di scuola, ma di analizzarne caso per caso il livello di funzionalità ed efficienza. Pregi e difetti della scuola superiore italiana? La scuola superiore non viene veramente riformata dai tempi di Gentile, per cui ne penso che sia non più rispondente ai bisogni della società e non adeguata ai tempi.Mai nessuno è riuscito ad attuare il biennio unico, così da consentire ai ragazzi di maturare la scelta dell’indirizzo scolastico superiore quando sono più consapevoli. Ma purtroppo, in Italia, alla scuola non è data l’importanza e l’attenzione che merita, né a livello nazionale, né tantomeno a livello locale. Non interessa né al
Comune, né alla Provincia, né alla Regione (la Sicilia, per di più, è l’unica regione dove non è attuata la legge sul diritto allo studio). Gli insegnanti sono pagati malissimo. Noi dirigenti scolastici siamo dirigenti atipici, per nulla assimilati ai dirigenti della pubblica amministrazione, pagati davvero una miseria rispetto alla grande responsabilità che abbiamo. Che attività avete attuato, nella sua scuola, per renderla più al passo con i tempi? Abbiamo provveduto a dotarci di un lettore di madrelingua, pagato non dal Ministero, bensì dai genitori. Ogni anno, col progetto Diplomatici, ci rechiamo presso le Nazioni Unite, dove i ragazzi simulano delle sessioni in lingua e con ottimi risultati, come se fossero delegati delle varie nazioni.Organizziamo inoltre stage all’estero e vacanze studio estive, sempre all’estero. Disponiamo di 3 laboratori linguistici super attrezzati e di due laboratori d’informatica e abbiamo una sperimentazione che prevede l’informatica come materia, che, a causa della riforma Gelmini, rischia di scomparire. Quanto al progetto Itercultura che consente agli studenti di trascorrere un anno di studio all’estero, la prof.ssa puntualizza che “seppur valevole, vi andrebbero apportati degli aggiustamenti, curando l’alfabetizzazione in italiano dei ragazzi stranieri che vengono qui e preparando in anticipo gli studenti. Qualche ragazzo è tornato molto frastornato dall’America perché si è ritrovato in scuole di frontiera molto difficili, per nulla seguito dalle famiglie presso cui soggiornava. Per molti questa esperienza di studio all’estero è un arricchimento, per altri no, tutto varia anche in base alla meta prescelta, anche se rimane sicuramente un’esperienza formativa. Tiziana Campo
Settembre 2009
Per il look di Giulia: gioielli, occhiali, abiti, S
Settembre 2009
Scarpe, acconciatura e servizio fotografico di...
Settembre 2009
Pedara, una rinomata cittadina in espansione
Intervista al Sindaco Barbagallo su iniziative, risultati raggiunti, e progetti da realizzare
Situata alle pendici dell’Etna, caratterizzata da un clima salubre e da una invidiabile posizione panoramica, Pedara è diventata una cittadina rinomata, che ha saputo conservare e mantenere un fascino esclusivo, tale da renderla un’allettante località, sia per chi qui ha scelto di vivere, sia per chi la ritiene un punto di riferimento imprescindibile per la villeggiatura. Abbiamo incontrato il sindaco di Pedara, il giovanissimo Anthony Barbagallo, avvocato trentatreenne, con una decennale esperienza in politica, che al tempo della sua elezione è stato, al contempo, il sindaco più votato in Sicilia con il 75% dei voti e il più giovane. Con lui abbiamo parlato del suo impegno istituzionale, dei risultati conseguiti, dei progetti e delle iniziative svolte nel comune. Cosa vuol dire essere sindaco così giovane di un Comune importante come Pedara? Ricoprire la carica di sindaco così giovane è certamente una responsabilità, non meno però di quanto lo sarebbe a qualunque altra età. Essere diventato sindaco a soli 29 anni di un posto in cui sono nato e cresciuto e conservo gli affetti più cari, ha significato spendere tutte le energie, le risorse e il dinamismo, che caratterizzano i giovani, per vivere appieno questo importantissimo impegno. Alle spalle ho 10 anni di esperienza come consigliere, assessore, presidente di commissione edilizia, sono avvocato amministrativista. Senza dubbio, comunque, per amministrare bene occorre un’ottima miscela di energie, esperienze, buon senso, dinamismo, senso di responsabilità, capacità di giudizio, conoscenza del proprio territorio e della gente, e queste caratteristiche sono necessarie a qualunque età. Le maggiori problematiche che ha dovuto affrontare appena eletto? Certamente la prima è stata quella relativa all’edilizia scolastica, che abbiamo risolto brillantemente, avendo inaugurato 3 nuovi plessi e ottenuto il finanziamento per la ristrutturazione della scuola media. Abbiamo dovuto affrontare problemi gravissimi con la crisi idrica, ma ormai possiamo definire questa situazione
“acqua passata”, tanto che quest’estate non abbiamo riscontrato particolari difficoltà idriche. L’altro grave problema è rappresentato dall’annosa questione della spazzatura, ossia la vicenda delle ATO. Oggi il paese è in una condizione di ordine e pulizia discrete, ma tante sono state le problematiche e difficoltà riscontrate e si sono registrati anche momenti di tensione. La cosa che mi amareggia maggiormente è che di questi tre problemi gravi affrontati, ben due, e nello specifico l’acqua e la spazzatura, sono relativi a servizi che non vengono gestiti direttamente dal Comune ma dalle ATO, in cui noi agiamo solo come soci e non come amministratori diretti. progetti in cantiere che intende realizzare? Molti progetti sono stati già realizzati. La nostra è un’amministrazione che ha appaltato più di venti opere pubbliche, e ne siamo orgogliosi. Contiamo di iniziare altre 5 opere importanti, tre di viabilità e due infrastrutturali (tra cui la circonvallazione nord, sud, via della Resistenza, e il nuovo complesso dei campi di tennis e di calcetto). Abbiamo inoltre avviato l’iter per il nuovo piano regolatore. La gestione ordinata dello strumento urbanistico in questi anni ci ha permesso di passare da 9 a 14 mila abitanti. C’è un ulteriore 10-15% di immobili non venduti, cosa che potrebbe far ulteriormente incrementare la popolazione, che potrebbe così toccare quota 20 mila. Il nuovo strumento urbanistico servirà ad organizzare i nuovi servizi nonché il tessuto urbanistico della prossima città. Com’è il suo rapporto con la cittadinanza, considerando che gioca, per così dire, in casa? Qui sono nato e cresciuto, dunque il mio rapporto, avendo radici antiche, è solido e forte con comunità, scuola, oratorio, parrocchia, banda musicale, misericordia, insomma con tutte le formazioni sociali. È quindi più agevole fare il sindaco di una cittadina dove si è nati e cresciuti? Certo, perché si ha più cognizione delle necessità del paese stesso, anche se si soffre di più quando le cose non vanno bene. Il suo mandato scade a maggio. Si ricandiderà? Mi ricandiderò solo come comun denominatore di un progetto politico e amministrativo che fa capo ad un gruppo di persone che hanno amministrato la città non solo in questi ultimi anni, ma a partire dalla metà degli anni ‘90 ad oggi. Che rapporto ha con l’opposizione? L’opposizione fa il proprio dovere, svolge il
suo ruolo di controllo dell’attività dell’amministrazione, di denunzia delle illegalità, di costruzione nell’interesse della comunità. Ho buoni rapporti con i consiglieri di minoranza, che peraltro conosco da molto tempo, al di là delle divergenze e del diverso modo di vedere su determinate problematiche. Sono senz’altro ottimi amministratori. Com’è andata la stagione estiva? La stagione estiva si chiude con una nota positiva straordinaria che è quella della fiera estiva durante la quale si sono contate 250 mila presenze, diventando la seconda fiera della Sicilia. Abbiamo avuto un’eccezionale visibilità sia come comune che come amministrazione. Da poco si è conclusa la festa patronale che ha registrato un’entusiasmante presenza di visitatori. Per il futuro ci auguriamo di legare il visitatore estivo e occasionale in modo duraturo e continuativo a Pedara e al circuito tra l’Etna e Taormina. È difficile amministrare una comunità?
Il Sindaco di Pedara Barbagallo con Giulia la modella del mese L’attività dell’amministratore sarebbe molto più semplice se ogni cittadino facesse in modo ordinato il proprio dovere civico, con doveroso rispetto e senso di appartenenza verso ambiente, territorio e comunità, ma purtroppo questo non accade come dovrebbe. Chi fa lavori di ristrutturazione crea discariche, vi è chi addirittura non paga la tassa del lumino del cimitero o chi costantemente sporca le strade con rifiuti di ogni genere. Ho un romantico ricordo d’infanzia di mia nonna che con la scopa, dopo aver pulito tutto il suo cortile, spazzava anche la parte di strada pubblica antistante. Oggi invece sono imperanti un po’ di menefreghismo e scarso senso della cosa comune, elementi che rendono difficoltoso ottenere buoni risultati,. Per raggiungere delle mete è necessario lavorare in sinergia. Tiziana Campo
Settembre 2009
Viaggi autunnali e sagre nostrane, archiviata l’estate lo svago continua
“L’estate sta finendo”, così cantavano i Righeira negli anni ‘80. E infatti è già da un po’ che i vacanzieri hanno riposto teli, abbronzanti e costumi negli armadi. Ma la voglia di viaggiare e di divertirsi permane anche durante la stagione autunnale ed invernale. Dopo una sfavillante estate siciliana, che ha visto numerosi turisti (stranieri e nostrani) passeggiare per le vie dei centri più gettonati, il divertimento in Sicilia continua. Ottobre si apre in bellezza con appuntamenti ricreativi dedicati al palato e soprattutto alla “panza”. Come la Prima Festa d’Autunno che si svolgerà a Floresta dall’ 1 al 29. Un avvenimento in cui protagoniste saranno le sagre - delle castagne, della provola col miele, dei “fasola a crucchittu” e del famoso suino nero - che celebreranno la cucina dei Monti Nebrodi. Percorsi itineranti di degustazioni e anche di spettacoli, per chi non vorrà farsi mancare proprio nulla. Altro appuntamento da non
Bangkok
perdere è l’Ottobrata di Zafferana Etnea, una delle più rinomate e apprezzate mostre mercato dei prodotti tipici dell’Etna, della gastronomia e dell’artigianato di qualità, che si svolgerà ogni domenica del mese. Si potranno degustare e acquistare le varie qualità di miele (arancio, limone, millefiori, eucalyptus, castagno e ficodindia) prodotte a Zafferana. E poi il vino, i funghi porcini e tante altre prelibatezze. Saranno di scena l’uva, le mele, l’olio le castagne, le foglie da tè e i tipici “sciatori”, biscotti al latte ricoperti di cioccolato fondente, un classico della tradizione dolciaria del luogo. Il programma prevede anche passeggiate, esibizioni di musici e sbandieratori rinascimentali, escursioni e mostre di pittura. Un evento che offre l’opportunità di ammirare gli scenari meravigliosi dell’Etna e dei suoi paesaggi. Tra le altre sagre, ricordiamo la rinomata Sagra del pistacchio, che si svolgerà a Bronte dall’1 al 4 ottobre, durante cui sarà possibile gustare prelibate specialità prodotte con lo squisito e rinomato pistacchio brontese appunto. A Militello Val di Catania dal 9 all’11 ottobre segnaliamo la Sagra della mostarda e del ficodindia. E per chi volesse trascorrere una giornata immerso nella natura in compagnia di amici e familiari, cavalcando o dilettandosi nel tiro con l’arco, oltre ad assaporare piatti caserecci prelibatissimi, saranno gli agriturismi ad accontentarlo. Chi invece ha nostalgia di tintarelle frizzanti e notti in riva al mare può optare per partenze verso incantevoli mete. Nonostante la crisi economica (e la sparizione dalla scena di alcuni tour operator e compagnie aeree), la stagione autunno/
Il mare cristallino e un’incantevole spiaggia delle Mauritius inverno offre infatti, a chi può, occasioni per viaggi da sogno a prezzi di bassa stagione. Tra le mete preferite dagli italiani c’è sicuramente l’Egitto, dove, come ogni anno, a Sharm si registra il tutto esaurito. Ma sono tante le destinazioni proposte in questo periodo - soprattutto nell’emisfero australe, dove sta arrivando l’estate - tra le quali spiccano l’Africa con i suoi paesaggi mozzafiato e le sue spiagge da sogno: la Libia, il Sud Africa (sede dei prossimi campionati del mondo), Zanzibar, le Seichelles, Mauritius, il Madagascar, le Maldive. Gettonati anche i Caraibi (Cuba, Jamaica e la Repubblica Dominicana negli splendidi resort o in crociera); la Polinesia, il Sud America ed anche il Messico che, dopo i gli eventi che lo hanno travolto nella scorsa stagione estiva, sembra essere tornato sulla scena. Si parte soprattutto alla ricerca del caldo, del relax e della buona tavola, ma anche dell’ avventura, per dimenticare, almeno per quei nove giorni (durata media di una vacanza invernale), lo stress e i tanti problemi della vita quotidiana. Tra le mete classiche si riaffermano Thailandia e Indonesia, mentre negli Stati Uniti, meta estiva per eccellenza, si raggiunge quasi esclusivamente New York o Miami. Si viaggia soprattutto in aereo anzi, si preferiscono quelle destinazioni collegate da voli diretti (o con minor numero di scali), ma anche le crociere nei mari caldi sono molto richieste. Non subiscono flessioni le grandi capitali europee: Parigi, Londra, Praga e Berlino che, anche se non particolarmente esotiche o lontane, offrono occasioni di svago o importanti e imperdibili appuntamenti culturali. Nelly Gennuso
Settembre 2009
Motori
Moto e scooter elettrici ad impatto zero
Si è molto parlato in questi ultimi anni della possibilità di passare da auto alimentate con combustibile fossile ad auto ad alimentazione totalmente elettrica. Molti i prototipi presentati ma, tuttavia, non si è ancora riusciti ad inserire concretamente e diffusamente nel mercato questa tecnologia. Oggi sono in vendita moto e scooter elettrici come per esempio il Vectrix, un maxi scooter elettrico con prestazioni del tutto simili ad un normale scooter 250 a benzina. Sul mercato sono disponibili anche mezzi ibridi dotati di motore a scoppio e motore elettrico che lavorano in coppia per abbattere le emissioni o poter circolare per brevi tragitti completamente ad impatto zero, utilizzando solo il motore elettrico. Un esempio è offerto dall’MP3 della Piaggio che accoppia ad un normale motore
endotermico un motore elettrico. rumore, o meglio il non-rumore: Sono stati predisposti anche mo- infatti questa motocicletta è silendelli totalmente elettrici, come la ziosissima. Ciò può rappresentare superbike elettrica TTX01, com- un problema per i pedoni, se non posta da due motori elettrici Agni stanno attenti quando attraverLynch Electronic elettrici da 43cv sano la strada. Il prezzo si aggira ciascuno, che le permettono di sui 30.000 €. Il modello più recenraggiungere velocità straordina- te, TTX02, è ancora in fase di prorie. Non a caso è considerata una duzione. Altro modello di moto delle moto elettriche più veloci e, elettrica è prodotto da un’azienpresentata al NEC Bike Show 2008, da Americana, la Electronic Moha suscitato l’interesse di molti ap- torsport: ha una potenza di circa passionati. 19 cavalli e La sua acuna autonoceleraziomia media ne da 0 a di 80 km. La 100Km/h sua velociè di 3,5 setà massima condi e la può arrivare sua autoa 100Km/h nomia mee le batterie dia è di 80 al litio sono km. L’unicariche in La superbike elettrica TTX01 co difetto il poco più
di 4 ore. Nell’ambito delle nuove tecnologie non impattanti, si segnalano diversi modelli di motore elettrico con dispersione di calore differenti: i motori brushless, senza spazzole a corrente alternata, che dissipano davvero pochissimo calore. Le grandi case come la Honda, KTM, Yamaha Piaggio, stanno investendo sulle tecnologie ad impatto zero (vedi il ritiro dal mondiale F1), per riversare il capitale sulla ricerca e sviluppo di tecnologie alternative assicurando che nel 2010 andrà in produzione la prima moto elettrica di grande serie. Farà sicuramente abbassare i prezzi e migliorare in modo macroscopico la qualità dei mezzi, coniugando tecnologia, innovazione e rispetto per l’ambiente. Carmelo Guglielmino
Recensioni
Venuta al mondo di Margaret Mazzantini Un libro per raccontare ciò che viene dimenticato
“La scrittura è un processo naturale. E’ come aprire una finestra che ti permette di parlare con il mondo”. E’ quello che sostiene Margaret Mazzantini, una delle scrittrici italiane di maggiore successo, intervenuta a Catania per presentare il suo ultimo romanzo - “Venuto al mondo”, Mondadori, 2008” - all’interno della rassegna “Libri in cortile”, promossa dal Teatro Stabile e dall’Assessorato alla Cultura presso il cortile di Palazzo Platamone. A presentare la serata e a intervistare la scrittrice, il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco secondo cui «i libri vanno offerti ai lettori spezzettandoli e spaccandoli come fossero “carne viva”». E spesso, sempre secondo il giornalista, possono
essere dei mezzi per raccontare ciò che è stato dimenticato dai giornali. Come l’assedio di Sarajevo - durato dal 1992 al 1996 – scenario del romanzo della Mazzantini. «Una guerra che mi è rimasta nelle vene. Allora sentii la necessità di parlarne. E solo dopo, in questo libro, ho trovato la storia per farlo» spiega la scrittrice. Il libro narra di un viaggio della protagonista Gemma, accompagnata dal figlio Pietro, per le strade della città dopo la guerra.
Ma anche per le vie dei ricordi di un amore profondo, quello tra lei e Diego, sbocciato a Sarajevo durante le Olimpiadi del 1984. «Gemma è una donna riflessiva, lui è più fesso. Una coppia su cui nessuno mai avrebbe scommesso» afferma l’autrice. Una coppia sgangherata caratterizzata da una mancanza: Gemma è una donna sterile che non potrà mai avere figli. Mancanza a cui rimedierà la cicogna nera della guerra di Sarajevo, dilaniata dai
bombardamenti come il cuore della protagonista. Il romanzo è attraversato, in diversi punti, da vari registri: l’epopea, la favola e la storia d’amore. «Non li ho realizzati coscientemente. E’ stato frutto dell’ispirazione e della voglia di risarcire le vittime di quella guerra» confessa la Mazzantini. Durante la serata, intervallata dalla lettura di qualche brano del libro, non è mancato un riferimento al marito, Sergio Castellitto, al quale riserva sempre il privilegio di leggere per primo i suoi libri. L’autrice ha concluso ricordando il padre Carlo, anch’egli scrittore, leggendo in sua memoria le pagine finali dedicate alla morte del padre della protagonista. Nelly Gennuso
Settembre 2009
Francesco Giuffrida, un giovane attore navigato di fama nazionale
L’esordio, le esperienze passate, i progetti in cantiere del noto attore catanese
Catania è una importante fucina di talenti che, partendo dalla nostra città, sono riusciti a farsi largo nel mondo dello spettacolo, inserendosi a pieno titolo nel panorama nazionale. Così è stato anche per Francesco Giuffrida, diventato attore per caso e che, nonostante la giovane età (classe 1981), ha già al suo attivo una filmografia di tutto rispetto. Il suo esordio cinematografico avvenne, giovanissimo, come protagonista del film Così ridevano, diretto da Gianni Amelio, che ha conquistato il Leone d’Oro nel 1998. La sua carriera è proseguita senza sosta, vantando importanti partecipazioni sia a pellicole italiane (tra cui I Cento Passi di Marco Tullio Giordana, e Prime Luci dell’Alba di Lucio Gaundino, per il quale Francesco è stato candidato ai Nastri d’Argento come miglior attore protagonista) sia a film stranieri, recitando in The Golden Bowl di James Ivory e in Christie Malry’s Own Double-Entry con la regia di Paul Tickell. L’attore catanese ha, inoltre, conquistato il grande pubblico recitando tra i protagonisti nelle prime quattro edizioni della serie tv di Canale 5, Carabinieri. Lo abbiamo incontrato per parlare della sua carriera e dei suoi progetti futuri. Francesco, come comincia la tua esperienza da attore? Nella vita a volte si incontrano le persone in modo bizzarro. Gianni Amelio, alla fine del ’97, aveva incaricato un’agenzia di Catania di trovare un ragazzino, senza esperienza nel mondo del cinema o del teatro, da affiancare Enrico lo Verso nel film Così ridevano. Il destino volle che arrivassero all’istituto Polivalente, dove vennero selezionati moltissimi ragazzi per un provino, me compreso. Riuscii a passare tutti i vari step, sino ad arrivare a fare il provino con Amelio in persona. Aneddoto buffo è che a quest’ultimo provino arrivai alle 8 del mattino e, considerando che Gianni teneva ogni ragazzo anche tre ore e che io ero l’ultimo, alle 22.30 il regista mi rinviò all’indomani per evitare di fare un provino di fretta. A quel punto, con un po’ di faccia tosta, gli risposi che l’indomani non sarei andato. E così feci, tanto che andai tranquillamente a scuola. L’agenzia mi contattò, mi esortò ad andare, mi feci convinto e alla fine, è andata bene.
Non avevi quindi assolutamente in mente di ho recitato con Pino Caruso e Paolo Villaggio. Questa esperienza ha rappresentato per me fare l’attore? Mai pensato di fare l’attore. A quei tempi fre- una grande palestra tecnica per la quantità quentavo scuola, avevo in mente di continuare di scene girate al giorno e per la presenza di l’attività dei miei nell’ambito delle costruzioni, numerosi attori di spicco con cui confrontarsi facevo sport a livello agonistico, correvo coi quotidianamente. Di questo set mi è rimasta kart, insomma, in testa avevo tutto meno che impressa anche l’Umbria, posto incantevole quello. Quando però si fa un’espe- con gente indimenticabile: non a caso la mia rienza del genere e la si vive come compagna è di Assisi, così mi porto un pezzo l’ho vissuta io, come un sogno e di Umbria sempre con me. senza traumi, nonostante la serietà Progetti in cantiere? e l’impegno richiesti da Gianni sul A fine settembre uscirà con il Giornale di Sicilia set, non la si può lasciare sfumare o un film documentario, per la regia del milazzese Salvo Presti e con il patrocinio della regione accantonare. Ci parli de I cento passi e della tua Sicilia, sulla vita del giudice Rosario Livatino in cui interpreto proprio il ruolo del protagoesperienza su set stranieri? Partecipare a I cento passi è stata nista. In inverno farò molto teatro per impaun’esperienza meravigliosa. Dopo rare, come dico sempre, a recitare: il teatro è aver lavorato con Gianni d’Amelio la prova del nove. Stiamo cercando di portare non avevo ancora fatto nient’altro. sul palco un’opera di Yasmina Reza, Art, in cui Un giorno mi telefonò Marco Tullio sarò uno dei 3 protagonisti. Giordana, altro mostro sacro, chiedendomi di Come fai a mantenere questa incredibile sempartecipare a questo film. Avevo solo 17 anni plicità a dispetto di una carriera di tutto rie non conoscevo i film di Giordana, ma il fatto spetto? che una persona del suo calibro mi avesse tele- Bisogna mantenere sempre la testa ben salda fonato personalmente a casa e con tanta onestà sulle spalle, solo così il successo non fa divene disponibilità, mi indusse a partecipare, tanto tare tronfi. Devo ringraziare i miei che non mi che gli dissi: “Lo faccio anche gratis!”. Questa hanno mai esaltato o fatto montare la testa. Mi sono circondato sempre di persone che non partecipazione mi ha portata tanto fortuna. Successivamente ho fatto anche film all’este- cercavano la presenza dell’artista. ro, tra cui l’esperienza più bella e importante Francesco è ancora un giovanissimo attore che è stata quella con James Ivory che mi ha pre- vanta già un’esperienza da attore navigato, so per fare un cammeo in The Golden Bowl. conquistata con studio serio e profondo imIl contatto con il cinema estero è derivato dal pegno. A ragione Pino Caruso, riferendosi alla fatto che, dopo il primo film, fui ricercato da sua grande maturità personale e artistica, gli una grande agenzia di Roma che ha dei con- diceva “Tu hai u vecchiu ‘nta panza”! tatti anche con casting internazionali. Anche Tiziana Campo in quel caso sconoscevo l’importanza di Ivory. Penso che l’inconsapevolezza mi ha aiutato molto. Oggi paradossalmente, nonostante l’esperienza maturata, sapendo che questo è il mio lavoro, ai provini mi tremano le gambe più che a 16 anni, quando non avevo nulla da perdere. E cosa ci dici della tua importante partecipazione alla fiction Carabinieri? L’esperienza sul set di carabinieri e’ stata meravigliosa, in particolare in quanto Francesco Giuffrida e Gianni Amelio premiato con il Leone d’oro
Fotovoltaico, l’energia pulita
Settembre 2009
e gratuita che viene dal sole
Importanza, vantaggi, incentivi del fotovoltaico e servizi offerti dall’azienda Sky Energie Italia
Di energie rinnovabili si sente parlare con sempre maggiore frequenza, riferendosi a quelle fonti di energia che, per loro natura, non sono soggette ad esaurimento e la cui utilizzazione non ne pregiudica, nella scala dei tempi, per così dire, umani, la futura disponibilità. Sono considerate tali il sole, il vento, le risorse idriche, le onde, le maree, le correnti marine e le biomasse. Sempre di più sono i Paesi che decidono di investire nelle forme di energia rinnovabili, oltreché per una questione di risparmio economico, anche per allinearsi alle direttive internazionali che pongono al primo posto, tra le problematiche da attenzionare, quelle relative al clima e alla lotta all’inquinamento globale. Per capire l’importanza e le potenzialità degli impianti fotovoltaici, abbiamo incontrato l’Ing. Salvatore Tiralongo, cofondatore della Sky Energy Italia s.r.l. leader nel settore delle energie rinnovabili. Ingegnere, che cos’è un impianto fotovoltaico? Un impianto fotovoltaico trasforma direttamente l’energia solare in energia elettrica. Esso è composto essenzialmente da: moduli o pannelli fotovoltaici; inverter, che trasforma la corrente continua generata dai moduli in corrente alternata; quadri elettrici e cavi di collegamento. Gli impianti fotovoltaici possono essere connessi alla rete elettrica di distribuzione (grid-connected) o direttamente a utenze isolate (standalone), tipicamente per assicurare la disponibilità di energia elettrica in zone isolate. Quali sono i vantaggi della tecnologia fotovoltaica? I vantaggi possono riassumersi in: assenza di qualsiasi tipo di emissione inquinante; risparmio di combustibili fossili; affidabilità degli impianti poiché non esistono parti in movimento (nel caso in cui non si realizzano impianti a inseguimento della traiettoria solare); costi di esercizio e manutenzione ridotti al minimo; modularità del sistema (per aumentare la potenza dell’impianto è sufficiente aumentare il numero dei moduli); autoproduzione di energia elettrica. Dove può essere installato un impianto fotovoltaico?
I moduli fotovoltaici possono essere collocati su qualsiasi pertinenza di un immobile (tetto, facciata, terrazzo, ecc.) o sul terreno. La decisione deve essere presa in base all’esistenza sul sito d’installazione dei seguenti requisiti: disponibilità di spazio necessario per installare i moduli; corretta esposizione ed inclinazione della superficie dei moduli. Quanta elettricità produce un impianto fotovoltaico? Prendendo come riferimento un impianto da 1 kW di potenza nominale, con orientamento ed inclinazione ottimali ed assenza di ombreggiamento, non dotato di dispositivo di “inseguimento” del sole, in Italia è possibile stimare le
seguenti producibilità annue massime: regioni settentrionali 1.000 - 1.200 kWh/anno; regioni centrali 1.200 - 1.400 kWh/anno; regioni meridionali 1.400 - 1.700 kWh/anno. E’ opportuno sottolineare che il consumo annuo elettrico medio di una famiglia italiana è pari a circa 3.000 kWh. Quanto costa un impianto fotovoltaico? Valori orientativi di costo dell’impianto vanno da 5.500 €/kWp per gli impianti di piccola taglia a circa 4.000 €/kWp per impianti di grosse dimensioni, iva esclusa (iva in questo caso al 10%). Quanto tempo può durare un impianto fotovoltaico? Nelle analisi tecniche ed economiche si usa fare riferimento ad una vita utile complessiva di 20-25 anni. In particolare, i moduli, che rappresentano i componenti economicamente
più rilevanti, hanno in generale una durata di vita garantita dai produttori oltre i 20 anni. Ci sono degli incentivi per il fotovoltaico? Dobbiamo distinguere: mentre con l’espressione “incentivazione in conto capitale” si intende l’erogazione di un contributo per l’investimento necessario per la realizzazione di un impianto, con l’espressione “conto energia” viene indicato un meccanismo di incentivazione che remunera l’energia elettrica prodotta da un impianto per un certo numero di anni. L’incentivo viene erogato dal Gestore dei Servizi Elettrici - GSE S.p.a..I valori delle tariffe incentivanti individuati dai decreti ministeriali sono pubblicati sul sito www.gsel. it. Perché rivolgersi alla vostra azienda Sky Energie Italia? La nostra azienda opera nel campo delle energie rinnovabili ed offre alla propria clientela un servizio completo che va dall’analisi alla realizzazione del progetto. Analizziamo l’ambiente in cui inserire l’impianto da un punto di vista geografico e meteorologico. Scegliamo il miglior posizionamento ed i migliori componenti. Realizziamo l’impianto secondo le più avanzate norme di sicurezza. Progettiamo e realizziamo impianti solari, fotovoltaici, elettrici, civili e tecnologici. SkyEnergy garantisce a lungo termine tutti i materiali installati e fornisce un servizio di assistenza post-vendita e di manutenzione puntuale e competente. Come azienda, inoltre, gestiamo l’iter burocratico per la richiesta delle autorizzazioni necessarie (DIA, deroghe a vincoli paesaggistici, etc.), per le pratiche di connessione alla rete elettrica con il Gestore del Sistema Elettrico e diamo consigli riguardo ai migliori istituti assicurativi e finanziari. Sfruttiamo al massimo le possibilità del contesto e ottimizziamo il rendimento, analizzando svariati e molteplici fattori come la posizione geografica, l’orientamento, lo studio degli ombreggiamenti, la disposizione, il numero e la potenza dei moduli, il numero ottimale di inverter. Per questo nella progettazione dell’impianto è importante affidarsi a chi, come la nostra azienda, è in possesso delle necessarie esperienze e capacità tecniche. Tiziana Campo
Settembre 2009
Una realtà commerciale consolidata contro la morsa degli imperi commerciali
Oggi la crisi e la spietata concorrenza dei centri commerciali stringono in una morsa i piccoli commercianti e le aziende a conduzione familiare. Ma a questo destino non sfugge nessuno? Ne abbiamo parlato con Salvo Coco, proprietario di Arredo Tre, una delle più consolidate realtà nel campo dell’arredamento. La vostra azienda vanta una storia lunga 27 anni. Qual è il segreto? Abbiamo cercato di offrire ai nostri clienti un ottimo rapporto qualità-prezzo ed effettuato selezioni accurate nella scelta del personale, investendo anche molto denaro per formare e qualificare al meglio i nostri venditori. Che rapporto avete con i clienti?
Il nostro approccio è caratterizzato dalla simpatia e dalla disponibilità. Cerchiamo di indirizzarli nella scelta dei mobili che corrispondano alle loro esigenze. E li seguiamo anche dopo l’acquisto. E’ dunque importante che si stabilisca uno stretto rapporto tra cliente e venditore?E se sì perché? è molto importante. E’ un fattore che poi rappresenta l’immagine dell’azienda. Non trattiamo il cliente come fosse un numero. Spesso tra noi e loro nascono anche rapporti di amicizia. Siamo stati invitati persino ai loro matrimoni. E i figli dei clienti di vecchia data sono diventati a loro volta nostri clienti. Oggi con quali difficoltà devono scontrarsi le realtà commerciali come la vostra? Senza dubbio la crisi. C’è la domanda, ma la dispo-
nibilità monetaria scarseggia. E per tale motivo la gente si accontenta di comprare mobili di scarsa qualità ai centri commerciali. Mobili che alla fine non resistono al tempo e che costringono poi le persone a comprarne altri. Realtà come Arredo Tre sono la dimostrazione che l’impegno, la serietà, la professionalità, la qualità nella scelta dei prodotti da offrire, la dedizione al lavoro, la cordialità e la capacità di entrare in empatia con il cliente consentono di resistere alla strenua concorrenza dei grossi imperi commerciali, consentendo, proprio per queste caratteristiche, di diventare e rimanere punto di riferimento per gli acquirenti. Nelly Gennuso
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