Piccolo vocabolario dialetto aiellese

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GAETANO COCCIMIGLIO

PIETRO PUCCI

con la collaborazione di

EUGENIO MEDAGLIA

Piccolo vocabolario del dialetto aiellese (Proverbi, modi di dire, voci)

CON IL PATROCINIO DELL’AMMINISTRAZIONE

COMUNALE DI AIELLO CALABRO

– 2009 – –3–


Copertina, progetto grafico, impaginazione a cura di Benito Patitucci

Stampa: TIPOGRAFIA DI GIUSEPPE - via Rivocati, 93 - tel. 0984.25409 - Cosenza

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Introduzione

Quando l’amico Pietro Pucci mi ha chiesto di scrivere un’introduzione

al suo “Piccolo vocabolario”, scritto assieme a Gaetano Coccimiglio, in cuor mio, l’ho ringraziato così tanto che avrei invidiato qualsiasi altro l’avesse fatto al posto mio. A dire il vero ho invidiato pure lui perché è stato sempre il mio sogno recondito quello di ricercare le parole ormai pronte a morire, ma che conservano ancora tanta freschezza e tanta carica semantica. Questa opera, che io considero un gioiellino da tenere gelosamente custodita in uno scrigno, non nasce nelle aule universitarie o nelle biblioteche. Nasce in piazza, o meglio supra u parapiettu, come un gioco e per gioco e si avvale dell’apporto di chi c’è, de chine se fa lla chiazziata. L’autore è un po’ come Omero, raccoglie ciò che sente dire. Ma questo atto del raccogliere si trascina dietro un grande merito: ci permette di ricordare. Il piccolo vocabolario è dedicato ai giovani, affinché sappiano ed ai meno giovani, affinché non dimentichino. Ma io vi leggo dietro, o meglio dentro, un’altra grande esigenza vitale, quella di non rassegnarsi alla morte. Oggi la lingua tende ad universalizzarsi. I computer, i telefoni cellulari, l’accesso alle reti telematiche, la globalizzazione delle comunicazioni e dei pensieri, impongono un linguaggio universale. Parole come internet, file, spam, account, e-mail, formattazione, porta USB, ed un fiume di tante altre sono diventate o stanno per diventare universali e sarebbe un guaio se non lo fossero ed una tragedia se si tornasse indietro. Il matematico e filosofo Leibniz nel pensare alla progettazione di macchine calcolatrici aveva sentito l’esigenza, in tempi non sospetti (XVII secolo), di creare una lingua che avesse una caratteristica universale. Con ritardo, ma eccolo accontentato. I grandi sono grandi non perché nascono prima, ma perché vedono molto lontano. Una lingua universale è capace di raggiungere e coprire la totalità, ma perde di intensità. Cade quella che si chiama carica semantica in relazione inversa a quella che è la forza estensionale del linguaggio. La moderna linguistica, le scienze neurologiche, la logica matematica da Wittgenstein fino a Chomsky hanno ampiamente dimostrato che la lingua non riflette una oggettiva immagine del mondo, ma ci restituisce piuttosto una visione del mondo, un modo di pensare, di sentire, di godere, di ridere, di –5–


vivere il mondo. Perciò quando una parola muore con essa svanisce una parte di una comunità. Ecco perché il piccolo vocabolario rappresenta l’esigenza di resistere a questa morte. La vita che c’è dentro le parole è unica ed irripetibile. Mentre una parola come blog la conoscono in Australia così come in Lapponia, una parola come pucchia ha un ambito estensionale molto più ristretto. Ma ha una potenza di significato o forza espressiva inversamente proporzionale alla sua estensione. Il concetto meriterebbe ben altro spazio per poter essere compreso appieno ma io voglio solo scrivere un’introduzione e non un trattato. Molte parole dialettali in realtà sono intraducibili nella lingua italiana e se sono state tradotte è solo per rendere il libro più leggibile e non per rendere un servizio al significato. A questo scopo, dove è stato possibile si è cercato di risalire all’origine etimologica della parola e si è visto che le radici affondano nel greco antico, nel latino, nella lingua araba, nello spagnolo e nel francese. Non è una semplice archeologia linguistica che si è voluta fare (pur anche interessante), ma si sono raggiunti due risultati. Da un lato l’origine della parola ci racconta la nostra storia e quindi è un autentico documento storico che tradisce l’origine greca di Aiello, una lunga storia latina, una dominazione araba spagnola e francese. Dall’altro l’origine della parola cerca di restituirci quella carica semantica che la fredda resa in italiano ci farebbe perdere. Mi piace ricordare che già Dante Alighieri si lamentava che la lingua italiana (il volgare) non gli offriva parole abbastanza “ aspre e chiocce “ per descrivere il paesaggio infernale. Il dizionario non è chiaramente completo. Qualcun altro si faccia avanti. Ciò che emerge è solo la punta dell’iceberg. Molto purtroppo è andato definitivamente perso. Mancano le migliaia di parole legate al mondo dell’agricoltura e della campagna. Mancano le parole legate alle arti ed ai mestieri, i nomi degli utensili di lavoro, degli animali, delle cure mediche. Chi sa se, chi sa quando si potrà recuperare tutto ciò. Intanto è stato fatto un lavoro prezioso ed io nel leggerlo mi sono divertito da matti. Ho trovato di grande saggezza l’inserimento qua e là di qualche poesia in vernacolo. Ad Aiello manca una letteratura e quando c’è non bisognerebbe perderne neanche una goccia. Infine la cosa che mi ha più entusiasmato è la raccolta dei proverbi e dei modi di dire. Il proverbio ci presenta con una schiettezza disarmante una ingenua ma profonda visione del mondo. Per favore, fino a quando è possibile, non sciupiamo questa ricchezza. EUGENIO MEDAGLIA –6–


Prefazione

Esistono, in ogni dialetto, parole sepolte sotto strati e strati di oblio. Ogni generazione di parlanti dialettofoni se ne lascia alle spalle una quantità importante. Chi, per esempio, tra i giovani e giovanissimi lettori di questo libro conosce termini come picuozzu, ‘ndirillu, cannacca o coffa, o ancora verbi come camardare e ‘mpurrare? Probabilmente nessuno o quasi. E pure i più anziani, per esigenze comunicative ed omologandosi al linguaggio delle generazioni successive, ne hanno attenuato o addirittura rimosso l’uso. Sono lessemi che appartengono alla nostra storia e che oramai, salvo qualche rara eccezione, più nessuno adopera nel linguaggio quotidiano. Grazie al paziente e puntuale lavoro di scavo, di ricerca che gli Autori hanno portato avanti con passione e dedizione, pagina dopo pagina, potremo riacquisire una parte significativa del nostro patrimonio lessicale ed etnografico. Poca, o se volete, dunque, scorrendo le pagine del libro di Gaetano Coccimiglio e Pietro Pucci, entrambi cultori del dialetto locale – geometra e funzionario del Corpo Forestale in pensione, il primo, oltre che poeta vernacolare di particolare acume; già brillante docente di matematica e mio professore al Liceo, il secondo – si potranno ritrovare, con piacevole sorpresa, parecchie parole che credevamo perdute per sempre, e molte altre invece che ancora fanno parte dell’attuale bagaglio dialettale paesano; o vecchi ditteri della cultura contadina, appartenenti a campi lessicali “sorpassati” dalla contemporaneità. Il corposo volume è organizzato in due parti. La prima dedicata al lessico (in cui i termini compaiono in ordine alfabetico, corredati da esempi d’uso in dialetto, arricchiti con citazioni di poesie, proverbi, canzoni, ecc., con traduzione in italiano e spesso con la provenienza etimologica); l’altra, invece, raccoglie proverbi suddivisi per argomento (l’amicizia, amore, i parenti, gli animali, condizioni atmosferiche, il denaro, la morte, a luci rosse, la salute, la fortuna, il vino); e modi di dire. In definitiva, un libro-baule, questo di Coccimiglio e Pucci, dove cercare il senno perduto della nostra società smemorata, che si dovrebbe tenere, non in soffitta, ma sempre a portata di mano. BRUNO PINO Aiello Calabro, giugno 2008

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BREVE NOTA SUL DIALETTO AIELLESE Il territorio di Aiello Calabro – a circa 45 km a sud-ovest di Cosenza – si situa al confine tra la Calabria cosentina e quella catanzarese. Tenendo conto della suddivisione della Calabria linguistica di J. Trumper e M. Maddalon, composta da cinque gruppi dialettali, l’area in esame è inserita nel gruppo due, ed è parte dell’isoglossa Falerna-Isola Capo Rizzuto, che divide appunto il gruppo due dal gruppo tre. L’area dialettale, che risulta essere una zona di “transizione”, in base alle isoglosse riguardanti il vocalismo tonico, appartiene all’area cosentina in cui è presente una situazione di compromesso fra il vocalismo tonico siciliano e quello napoletano. Si differenzia, invece, dall’area cosentina in base alle isoglosse che riguardano il consonantismo. Per esempio, notiamo nel cosentino i fenomeni di assimilazione di mb>mm e nd>nn, e di cacuminalizzazione di ll>ddr, che nell’area aiellese non vengono attestati. Ancora, notiamo nel cosentino la sonorizzazione delle occlusive sorde p-t-k, che nell’aiellese vengono pronunciate come sorde e con una leggera aspirazione, ma del resto questo è un fenomeno pancalabro. Tuttavia, per una analisi scientifica del dialetto calabrese, ed aiellese in particolare, si rimanda – oltre a quella classica del tedesco Gerhard Rolfhs – all’Atlante linguistico etnografico della Calabria realizzato, con il contributo del Comune di Aiello Calabro e dell’Istituto Comprensivo locale, a cura del Laboratorio di Fonetica dell’Unical (giugno 2004). Nella ricerca, coordinata dal dialettologo J. Trumper, è presente una sezione dedicata al nostro paese in cui si esamina fonetica, lessico (relativamente al “ciclo del baco da seta”), e toponomastica. [b.p.] –8–


Proverbi in dialetto aiellese

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CAPITOLO I

Vari e diversi

’U chjuritu d’u culu è cchjù forte d’u terrimutu. Il prurito del culo è più forte del terremoto. Una voglia capricciosa, una curiosità eccessiva possono provocare più danni di un terremoto. Si ’a ’mbidia fosse cuglia ognunu ’nd’avisse ’nu panaru. Se l’invidia fosse ernia ognuno ne avrebbe un paniere. Se l’invidia fosse febbre tutto il mondo sarebbe ammalato. Chine tene pietà d’a carne ’e l’atri ’a sua s’a raghenu i cani. Chi ha pietà della carne degli altri avrà la sua trascinata e dilaniata dai cani. Sovente per amore del prossimo si fa male a se stessi ed ai propri affari. Bisogna pensare al prossimo ma anche a se stessi. Alla squagliata d’a nive se videnu i strunzi. Squagliata la neve si vedono gli stronzi. Diradata la nebbia viene a galla la verità. ’A merda cchjù ’a remini cchjù fete. La merda più la si rimena più emana fetore. (dal lat. Plus foetent stercora mota) ’A troppa cumpidenza sciurte a malacrianza. L’eccessiva confidenza degenera in scostumatezza. Ad uomminu ’ngratu e a cavulu jurutu chillu chi cce fai è tuttu perdutu. All’uomo ingrato ed al cavolo spigato quello che fai è tutto perduto. – 11 –


A santu viecchju ’un s’ardenu candile. A santo vecchio non si accendono candele. È inutile sperare nell’aiuto di vecchi benefattori. I guai d’a pignata ’i canusce sulu ’a cucchjara ch’i remine. I guai della pentola li conosce solo il cucchiaio che li mescola. Solo chi vive in casa conosce i veri problemi della famiglia. ’U mastru cucumaru minte lla manica ’ndo le piace. Di chi spadroneggia si suol dire che fa come il pentolaio che posiziona l’ansa in quella parte della pignatta dove meglio gli torna. Chine è cuottu ’e l’acqua cavuda se spagne d’a fridda. Chi si è scottato con acqua calda ha paura della fredda. I guai subiti rendono l’uomo prudente e pauroso. ’U tamarru cchjù ’u ’ncuraggi cchjù ’ncricche lla cuda. Lo zotico è come il gatto: più l’accarezzi più inarca la schiena e rizza la coda, si impettisce, diventa diffidente e scontroso. ’Ud ie tamarru chine tamarru nasce, tamarru ie chine ’nde fa lle villanie. Non è villano chi villano nasce, villano è chi da villano agisce. Scappe llu citrulu e bba ’nculu all’ortulanu. Il cetriolo scappa, gira e finisce nel posteriore dell’ortolano. I danni, le perdite si ripercuotono sempre su chi ha lavorato con sudore ed onestà. A pagare sono sempre gli umili! Lavuru ’e notte, vrigogna ’e juornu. Lavoro di notte, vergogna di giorno. Il lavoro fatto di notte non vale tre pere cotte. Vucca c’un parre è chiamata cucuzza. Bocca che non parla è chiamata cocuzza. ’A parola è ’nu strummientu. La parola data è come un atto notarile. – 12 –


’A pratica rumpe lla grammatica. Vale più la pratica che la grammatica. L’esperienza vale più della teoria. Pagliaru viecchju arde. Pagliaio vecchio arde (meglio di uno nuovo). Abitu nun fa monacu, chjrica nun fa prievite. L’abito non fa il monaco, la chierica non fa il prete. L’apparenza spesso inganna. Allu spitale va’ trovandu pezze. Proprio all’ospedale vai cercando bende e pezzuole! Gente ’e marina, futta e camina. Gente di marina, fotti e cammina. Ccu’ ’n’uocchju pinnichju, ccu’ ’n’atru guardu a tie. Con un occhio sonnecchio, con l’altro ti osservo. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! Uocchj a mmie e manu alla viertula. Occhi verso di me e mani alla bisaccia. Prudenti come serpenti! Analogamente: Ccu’ ’n’uocchju friju i pisci, ccu’ ’n’atru guardu ’a gatta. Un occhio alla padella ed uno alla gatta. Santa Chiara, dopu arrobbata, s’ha fattu fare ’na porta ’e fierru. Santa chiara, dopo essere stata derubata, si fece fare una porta di ferro. Chiudere la stalla quando sono già scappati i buoi: prendere precauzioni tardive. ’E jestigne su’ de caniglia, chine ’e mande si le piglie. Le bestemmie sono di crusca, chi le manda se le piglia. La bestemmia gira gira torna addosso a chi la tira. Sputu in cielu in facce torne. Sputo in cielo in faccia torna. – 13 –


’U gabbu arrive, ’a jestigna cole. Il gabbo, l’ironia coglie nel segno, arriva a bersaglio. La bestemmia, invece, giova a chi è diretta. Morale:è meglio ironizzare che inveire; l’ironia è più efficace dell’ imprecazione. ’A prima frissurata ajima o squadata. La prima padellata azima o sbollentata. Prima padellata = frittura di pessima qualità. I primi passi sono sempre i più difficili. ’Un cc’ie casa de signure ’ndo ’un cce pisce llu murature. Non esiste casa di signore dove non urini il muratore. D’u malu fingiture ti ’nd’accuorgi alla figura. Il cattivo simulatore si riconosce dall’aspetto. Pietru senza pitta ’nde ricoglie sette menze. Pietro senza focaccia ne riceve sette metà. Core cuntientu, viertula ’ncuollu. Cuore contento, bisaccia sulle spalle. Quand’unu se minte ad abballare, ha dd’abballare buonu. Quando uno si mette a ballare, deve ballare bene. Chi assume un impegno deve assolverlo bene. Quandu ’u diavulu t’accarizze vue l’anima. Quando il diavolo t’accarezza vuole l’anima. Chi ti accarezza più di quel che suole o ti ha ingannato o ingannar ti vuole. ’U Pateternu mande viscotta a chine ’un tene dienti. Il Padreterno manda “taralli” a chi non ha denti. Il grano va a chi non ha il sacco. Le buone occasioni capitano a chi non può o non sa approfittarne. ’U Pateternu ’ndo chiude ’na porta rape ’na finestra. Dio chiude una porta ed apre una finestra. Dio pone rimedio ad ogni male. – 14 –


Lassa fare a Dio ch’è santu viecchju. Lascia fare a Dio che è santo vecchio e sa quello che fa! L’anima a Dio e lla rrobba a chine reste. L’anima a Dio ed il patrimonio agli eredi. Passata ’a festa, gabbatu ’u santu. Fatta la festa, avuta la grazia , gabbato il santo. Non gli si dà più quello che s’era promesso. Ccu’ prieviti, monaci e cani cci ha stare ccu’ llu vette alle manu. Con preti, monaci e cani tieni sempre il bastone tra le mani. Santu ’e ghjesa, diavulu ’e casa. Santo in chiesa, diavolo in casa. Peccatu ammucciatu, mienzu perdunatu. Peccato fatto di nascosto, mezzo perdonato. Il peccato è male farlo, ma il peggio è pubblicarlo. Se proprio devi peccare fa che nessuno se ne avveda. Dio te guardi de l’acqua , d’u vientu e di monaci fore ’u cummientu. Il cielo ti guardi dall’acqua, dal vento e dai monaci fuori dal convento. Dio te guardi de l’uomminu sbarbatu e d’a fimmina mustazzuta (varbuta). Dio ti guardi dall’uomo senza barba e dalla donna barbuta. Quandu vidi ’nu ghjegghju e ’nu lupu spara primu allu ghjegghju e dopu allu lupu. Se incontri un albanese ed un lupo, spara prima all’albanese e dopo al lupo. ’A capu ’e l’uomminu è ’nu velu ’e cipulla. Il senno dell’uomo è fragile come un velo di cipolla. Quandu ’a trippa è chjna, ogne cosa fete. Quando la pancia è piena, ogni cosa ha odore sgradevole. – 15 –


’U dulure è dde chine ’u sente. Il dolore è di chi lo sente e non di chi guarda e passa. Non credere alla partecipazione degli altri al tuo dolore. Chine gode di mali ’e l’atri, i sui su’ arriedi ’a porta. Chi gode dei mali altrui sappia che i suoi sono dietro la porta. Stanno per arrivare! Tu ca vieni ’e metere refriscate ’a ’stu manganu. Tu che vieni dalla mietitura ristorati al mangano! (Detto ironico.) ’A ragione è di fissa. La ragione si dà ai fessi per farli contenti e gabbati. Il tornaconto è sempre dei prepotenti! ’U primu a parrare è sempre ’u cchjù fissa. Il primo a parlare è sempre il più ignorante. ’A gallina chi cante ha fattu l’uovu. La gallina che canta ha fatto l’uovo. Chi si affatica a scolparsi mostra di essere in colpa. Chi si scusa si accusa. Excusatio non petita accusatio manifesta. Pruvvida i pruvviduti ch’i poveri cce su’ ’mparati. Aiuta i ricchi, i poveri sono avvezzi alle fatiche ed agli stenti. (Proverbio ironico.) Paga caru ca sta’ ’mparu. Paga caro, starai comodo e tranquillo. La roba buona non fu mai cara. Il prezzo è proporzionato alla qualità di ciò che si acquista. Si allu mutu cce cacci ’u pane, le vene lla parola. Se ad un muto togli il pane, gli viene la parola. A chine te leve llu pane, levacce ’a vita! Avere il minimo indispensabile per vivere = Diritto inviolabile. Gente d’Ajellu, allu ’mmienzu d’a tavula chjudenu ’u curtiellu. Gente di Ajello, al più bello chiudono il coltello. Commensali cari, non si mangia più! Arrivederci! – 16 –


Gente di Terrati, vui viviti e vui pagati. Gente di Terrati, voi bevete e voi pagate. Alla fatiga Micuzzu Micuzzu, allu mangiare Micuzzu ’nu... cazzu! Alla fatica Micuzzo Micuzzo, a mangiare Micuzzo un... cazzo! Miegliu ’n’uovu oje ca ’na gallina domane. Meglio un uovo oggi che una gallina domani. Meglio la certezza che la speranza! Attacca ’u ciucciu ’ndo vue llu patrune e su’ ragasseru i cani. Lega l’asino dove vuole il padrone e lascia che i cani se lo portino via. Non discutere gli ordini del padrone e non avrai fastidi. Quandu vidi tanti cani a ’n’uossu, ’a meglia cosa ’nde stare arrassu. Quando vedi tanti cani ad un osso la cosa migliore è starsene lontani. Fatte i cazzi tui cà campi cent’anni. Fatti gli affari tuoi, camperai cent’anni. Vascite juncu c’a chjna passe. Piegati giunco perché la piena, prima o poi, passerà. Piegandoti impedirai a chiunque di spezzarti. Proteggiti, sopporta perché i mali della vita sono transitori. Piglia prima e piglia ’n’uossu, fosse puru ’nu mastruossu. Afferra per primo e prendi un osso, che sia pure scarnato e grosso. Sii intraprendente, pazienza se dovesse andar male. Guardite d’u poveru arricchisciutu e d’u riccu ’mpoveritu. Guardati dal povero che si è arricchito e dal ricco che si è impoverito. Aza ’a fama e va’ a metere. Diffondi buona fama e vai a mietere. Fatti un buon nome e vai a raccoglierne i frutti. Quandu t’ha fattu ’nu buonu nume, ’na cacata d’a tua è ’n’opera d’arte. – 17 –


A zirra d’a sira stipatia ppe’ lla matina. La rabbia della sera conservala per il mattino seguente. Non essere impulsivo, la notte porta consiglio. Prima ’e videre ’u cursune ’un dire: “San Paulu”. Prima di vedere il serpente non dire: “San Paolo”. Non invocare aiuto prima di vedere il pericolo. Pane e cipulle ma alla casa tua. Pane e cipolle ma a casa tua. Quanto è bello mangiare con sobrietà, ma con serenità e tranquillità in casa propria! Casa mia casa mia per piccina che tu sia, tu mi sembri una badia. Ognuno è re nella propria casa. Fa cumu t’è fattu c’ud ie peccatu. Fai come ti è stato fatto perché non è peccato. Chi non rifà quel che gli è stato fatto, non è savio, ma è matto! Chillu c’un bbue ppe’ ttie ad atri ’un fare. Quello che non vuoi per te ad altri non fare. Alla peja farmacia po’ trovare ’a meglia medicina. Alla peggiore farmacia puoi trovare la migliore medicina. L’arburu c’un dà frutta taglialu de sutta. Taglia radicalmente l’albero che non frutta. Chine vue va, chine ’un vue mande. Chi vuole vada, chi non vuole mandi. Si simini spine ’un jire scavuzu. Chi semina spine non vada scalzo. Chi la fa l’aspetti! Cumu vidi munti jetta nive. Lì dove vedi monti butta neve. Adeguati alla circostanze, ai tempi. Régolati secondo il vento che spira. – 18 –


’Un stuzzicare ’u culu a lla cecala. Non stuzzicare il culo alla cicala. Potrebbe cantartele! Quando qualcuno puo’ nuocere è meglio non stuzzicarlo. ’Un ’nquetare ’u cane chi dorme. Non stuzzicare il cane che dorme. Non molestare un essere pericoloso che sta quieto. Non stuzzicar il can che giace se non vuoi qualcosa che non piace. [dal lat. Quieta non movere] ’Mbisc-cate ’e carte e jocate ’u culu. Mischia bene le carte e giocati il deretano. Chine paghe avanti è malu serbutu e se mange pisce fetusu. Chi paga anticipatamente è mal servito e mangia pesce puzzolente. ’Un jire trovandu finuocchj ’e timpa. Non andare alla ricerca di finocchi selvatici, di cavilli, di pretesti. Passa oje ca vene domane. Trascorri l’oggi, il domani arriverà. Chi vuol vivere e star bene prenda il mondo come viene! Ricordati che ogni giorno vola via senza ritorno. Se dice llu peccatu ma no llu peccature. Si dice il peccato ma non il peccatore. Si vue cacciare tutt’e petre ’e ’mmienz’a via, ’a sira te ricuogli senza scarpe. Se vuoi dar calci ad ogni pietra, la sera rientrerai senza scarpe. Non puoi reagire a tutto ciò che ritieni iniquo. È impossibile eliminare tutti i problemi che ci affliggono. Si vue gabbare ’u vicinu, curcate priestu e azite de matinu. Se vuoi buggerare il vicino, vai a letto presto e alzati di buon mattino. Avrai più possibilità di trovare lavoro. – 19 –


Infatti: Chine se aze de matinu s’abbusc-che llu piattu e llu carrinu, chine se aze a menzijuornu s’abbusc-che ’nu cuornu. Chi si alza di buon mattino si busca il pasto ed il carlino, chi si alza a mezzogiorno si busca un bel corno. Chine bella vo’ parire pene e guai ha dde patire. Chi bella vuole apparire pene e guai deve patire. Cientu misure e ’nu sulu tagliu. Cento misure per un solo taglio. Affucate a ’nu jume grande. Meglio affogare in un fiume grande che nel secchio! Seguire la corrente del momento può essere vantaggioso. Miegliu ccu’ ’n’atru spartere ca sulu perdere. Meglio con altri dividere che perdere da solo. Vale cchjù ’na bona parola ca cientu lignate. E’ più efficace una buona parola che cento legnate. De vennari e de marti né se spuse né se parte né se dà iniziu all’arte. Di venerdì e di martedì né ci si sposa, né si parte, né si dà principio all’arte. I cunti se fanu alla ricota d’a fera. I conti si fanno al ritorno dalla fiera. I conti si fanno alla fine. Vesta strazzune ca pare barune. Vesti uno straccione e sembrerà un barone. Vesti un ciocco, pare un fiocco. Vesti una colonna, pare una bella donna. L’abito non fa il monaco, l’apparenza inganna! Molte persone, se ben vestite, sembrano quel che in realtà non sono. – 20 –


Chine camine o licche o porte nove. Chi cammina o lecca o porta nuove. Chi va lecca e chi si siede si secca. Chine parre assai ’un bbinde tila. Chi parla troppo non vende tela, non conclude mai buoni affari. ’Un fare vuti alli santi né purmintere alli quatrarielli. Non fare voti ai santi, non fare promesse ai fanciulli. A jume cittu ’un jire a passare (o a piscare). Non guadare un fiume silenzioso e calmo. Fuggi da fiume cheto. Chi tace, poco mi piace. D’u malu pagature scippande chillu chi pue. Dal mal pagatore recupera quello che puoi. Dal mal pagatore o aceto o cercone. Tutti i cunsigli senta, ma d’u tue ’un te partere mai. Tutti i consigli ascolta, ma decidi di testa tua. Si vue mangiare pane a ’stu cummientu, ’u culu l’ha de fare quantu ’nu mantu. Se vuoi mangiare pane in questo convento, devi fare il culo grande come un manto! Qui si lavora, gioia mia! Mangia a gustu tuo e vestate a gustu d’atri. Mangia a modo tuo e vestiti adeguandoti ai gusti altrui. Non essere stravagante nel vestirti, ma segui la moda. Pane e mantu ’un gravenu tantu. Pane e manto non pesano mai tanto. Pane e gabbano a portata di mano. Pane e mantello, il minimo indispensabile per premunirsi contra la fame ed il freddo. Chine ’un sa natare ’un jisse a mare. Chi non sa nuotare non si butti a mare. Chi è inesperto non faccia il gradasso!. – 21 –


’U fierru va battutu quando è cavudu Il ferro va battuto quando è caldo. Bisogna approfittare tempestivamente delle occasioni favorevoli. Passa ’nu puntu cà ’nde passi cientu. Supera il primo ostacolo, ne supererai cento. Ha fattu ’a ghjesa, mo’ fa l’ataru. Hai fatto la chiesa, ora fai l’altare. Quando è stato già fatto il più, bisogna completare l’opera. Chine vue giustizia ’e Dio ’ud avisse pressa. Chi spera nella giustizia divina non abbia fretta. E’ miegliu ’na vota arrussicare ca cientu vote ’njivilire. E’ meglio una volta arrossire (sfogarsi) che cento volte diventare livido (sopportare). Cchjù te vasci, cchjù pari ’u culu. Più ti inchini, meglio porgi il sedere e ti esponi a grave rischio…..! Chi non vuole giogo sul collo non si inchini! E’ meglio entrare saltando che strisciando. Miegliu pèrdere ’nu jiritu ca tutta ’a manu. Meglio perdere un dito che tutta la mano. Chine ride de vennari, ciange de sabbatu. Chi ride di venerdì, piange di sabato. Il venerdì richiama la morte di Gesù e ridere di venerdì è di cattivo auspicio. ’A meglia parola è chilla c’un se dice. La parola migliore è quella che non si dice.

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Pigliate ’a bona c’a mala te vene. Non lasciarti sfuggire una giornata di svago e di serenità; le giornate amare non tarderanno a venire.

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CAPITOLO II

L’amicizia (amici e compari) È miegliu ’nu cane amicu ca ’n’amicu cane!)

Chine trove ’n’amicu, trove ’nu tesoru. Se trovi un amico, trovi un tesoro. Ma se trovi un tesoro, troverai un’infinità di amici! Ppe’ canuscere ’n’amicu ti cci ha mangiare ’na ruva ’e sale a russi d’ova. Se vuoi conoscere a fondo un amico devi consumare insieme a lui un tomolo e mezzo di sale con torli d’uovo. Una vita intera non è sufficiente a scandagliare il cuore di una persona. L’amicizia è una, l’interesse è ’n’atra. L’amicizia e l’interesse sono due cose distinte e separate. L’amicizia deve essere disinteressata e la tutela dei propri interessi induce a non fare sconti a nessuno. Amici e cumpari parracce chiaru. All’amico ed al compare parla chiaro. Amicu ccu’ tutti, fedele ccu’ nessunu. Amico con tutti, fedele con nessuno. L’amicu e llu cumpari se canuscenu allu bisuognu. L’amico e il compare si riconoscono nel bisogno. Carcere, malatia e necessitate scandaglienu ’u core de l’amicu. Carcere, malattia e necessità scandagliano il cuore dell’amico. – 23 –


È miegliu ’n’amicu ca cientu ducati. È meglio un amico che cento ducati. Vale più un amico che un tesoro. ’Mbisc-cate ccu’ lli miegli ’e tie e facce ’e spise. Frequenta chi è migliore di te senza badare a spese. Canuscia l’amicu e lassalu. Cerca di conoscere l’amico e, se ti accorgi che non è sincero, abbandonalo subito. Chine parre d’arriedi, d’arriedi va tenutu. Chi sparla alle spalle non merita stima. Gli amici falsi sono come i fagioli: parlano di dietro! ’U miegliu amicu, ’a meglia curtellata. Il migliore amico, la coltellata più crudele. Ammazzasti lu puorcu e te chiudisti, e de l’amici tui ti ’nde scordasti. Hai ucciso il maiale e ti sei rinchiuso in casa, dei tuoi migliori amici ti sei dimenticato. Hai risolto i tuoi problemi e dopo chi si è visto si è visto! Chine te sa te rape. Chi conosce i tuoi segreti ti deruba. Per scoprire la frode comincia dal custode. Cunti allu spissu, amicizia longa. Conti spessi, amicizia lunga. Non lasciare mai conti in sospeso! Con i finti tonti controllati sempre i conti! ’A mala cumpagnia fa l’uomu latru. La cattiva compagnia fa l’uomo ladro. L’amicizia se mantene si ’nu cannistru va e ’n’atru vene. L’amicizia si mantiene se un canestro va ed un altro viene. Lo scambio di doni rafforza l’amicizia. – 24 –


Munti e munti ’un se jungenu, no cristiani e cristiani. Monti e monti non s’incontreranno mai, ma non uomini con altri uomini. Anche i potenti possono aver bisogno degli umili. Puru ’a regina ha avutu bisuognu d’a vicina. Anche la regina ha avuto bisogno della vicina. Chine sta speranza ad atri e nun cucine ’a sira se ricoglie murmurandu. Chi spera nell’aiuto degli altri e non cucina, la sera rientra a casa mugugnando. Maledictus homo qui confidit in homine = Maledetto l’uomo che spera nell’uomo. L’amicu te vo’ videre quand’hai e te salute cientu vote ’u juornu, ma si ppe’ casu ’mpezzentia vai , ognunu te cunte lli misereri sui. L’amico ti vuole bene quando hai e ti saluta cento volte al giorno, ma se per caso in miseria vai, ognuno ti racconterà i propri guai. Non aspettarti aiuto da nessuno. Oppure: L’amicu te vo’ bbidere si hai e te salute a tri miglia ’e via, ma si ppe’ casu ’mpovertate cadi, nessunu dice povariellu a tie. Ahi, ahi, ahi tre volte dico, chi cade in povertà perde l’amico. Amicu d’u bon tiempu se mute ccu’ llu vientu. Amico del buon tempo (l’opportunista) muta al mutar del vento. Si vo’ perdere ’n’amicu, ’mprestacce dinari o fallu zitu. Se vuoi perdere un amico, prestagli denaro o fallo sposare. Si vo’ acquistare ’nimicizie ’mpresta dinari e ripiglia vizi. Se vuoi acquistare inimicizie presta denaro e rimprovera chi ha vizi. Sordi ’mprestati, nemici accattati. Denaro prestato, nemico comprato. Chine neghe priestitu perde l’amicu, chine fa priestitu perde l’amicu e puru i dinari. Soldi negati amico perduto, soldi prestati amico e denaro perduti. – 25 –


Parra all’amicu cumu si domane te fosse nemicu. Parla all’amico come se domani diventasse un tuo nemico. Analogamente: Amicu, chi vue bene all’atru amicu, ’un cce fidare ciò ca tieni ’ncore, verrà llu tiempu ca te sarà nemicu e lli segreti tui ti cacce fore! Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! Ed ancora: ’Un dire all’amicu quantu sai c’ancunu juornu nemicu l’avrai. Si ’u nemicu tue vo’ ’ncrepare, statte citu e lassalu parrare. Se il tuo nemico vuoi far crepare, stai zitto e lascialo parlare. Chine te vo’ bene te fa ciangere, chine te vo’ male te fa ridere. Chi ti vuol bene ti fa piangere, chi ti vuol male ti fa ridere. ’Un ridere de mie si me vidi assai cadutu, ’nd’haju vistu miegliu ’e tie jire ’nterra a ’nu minutu. Non ridere di me se in basso son caduto, ho visto migliori di te cadere in un minuto. Non godere dei mali altrui! Se rispette llu cane ppe’ amure d’u patrune. Si rispetta il cane per il padrone. Miegliu ’nu cane amicu ca ’n’amicu cane. Meglio un cane amico che un amico cane. È amutu ’u cuntu ma no llu cuntieri. È amato il pettegolezzo ma non il pettegolo. ’A pignata d’u comune ’un vulle mai. La pignatta in comune non bolle mai. Le attività in comune sono spesso improduttive. Nessunu te dice: lavate ’a facce ca pari ccjù bella ’e mie. Nessuno mai ti dirà: lavati la faccia ché sembrerai più bella di me. Nessuno dà consigli disinteressati. – 26 –


Quandu ’u vicinu tene, urdure ti ’nde vene. Quando il vicino possiede, odore te ne viene. Si possono trarre benefici e vantaggi da vicini benestanti! Vicinu mio, specchjale mio. Vicino mio sei il mio specchio. Mantenere buoni rapporti con il vicino giova ad entrambi. Alla mala vicina ’u jure d’a cucina. Alla cattiva vicina il fior fior della cucina (per tenerla buona!) Ccu’ vicini e ccu’ cumpari nè vindere, nè accattare. Con i vicini e con i compari evita di vendere e di comprare. Eviterai litigi ed inimicizie. Mo’ ch’è muortu ’u ciucciu ’un simu cchjù cumpari. Ora che è morto l’asino non siamo più compari. Siamo stati amici solo per interesse. Cessato il guadagno, cessata l’amicizia. Cchjù picca simu cchjù bene ne vulimu. Meno siamo più ci amiamo. ’A società vo’ dispara e tri su’ assai. I soci devono essere in numero dispari, ma tre sono già troppi. Chi fa per sé fa per tre. In tre si decide meglio se uno è assente e l’altro non viene! Ricordamune, però, ca: a) l’amici serbenu puru allu ’mpiernu!

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b) l’amici ’un su’ mai suvierchj!

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CAPITOLO III

L’amore Amure e gelosia su sempre ’ncumpagnia

Tri su’ le cose c’un se scordenu mai: ’a gioventù, ’a mamma e llu primu amure. Tre sono le cose che non si scordono mai: la gioventù, la mamma ed il primo amore. ’U primu amure lasse ’na chjaga allu core. Il primo amore lascia una piaga sul cuore. Quandu tu m’ha lassatu, ’na spina dintr’u core m’ha ’mpizzatu! Amare chine ’un t’ame è tiempu piersu. Amare chi non t’ama è tempo sprecato. L’amure allu luntanu è cumu l’acqua intr’u panaru. Amare da lontano una persona è cosa vana, è come mettere acqua nel paniere. Un amore coltivato da lontano è destinato a morire. L’amure è cumu ’u citrulu, cumincie duce e finisce amaru. L’amore è come il cetriolo, comincia dolce e finisce amaro. ’A vita senza bella è ’nu castigu. La vita senza la donna amata è un castigo! Chine pate ppe’ amure ’un soffre dulure. Chi soffre per amore non sente dolore. È dolce ad ogni core soffrire per amore. – 29 –


L’amure è fattu ’e cosicelle. L’amore è fatto di piccole cose (detto napol.). L’amure c’un bbene d’u core è cumu ’na minestra senza sale. L’amore che non viene dal cuore è come una minestra senza sale. Amaru chine cride all’amure, ’na vota nasce e cientu vote more. Infelice chi crede nell’amore, una volta nasce e cento volte muore. Ama chine t’ame e rispunda a chine te chiame. Ama chi t’ama, rispondi a chi ti chiama. È un dovere amare chi ci ama, è cortesia rispondere a chi ci chiama. Sii gentile ed amoroso con le persone che ti vogliono bene. Mangia carne de pinna e sia curnocchja, ama core gentile e sia ’na vecchja. Mangia carne di pennuti anche di cornacchia, ama cuore gentile anche di una vecchia. L’amore non ha età! ’U Signure prima ’i fa e pue l’accucchje. Il signore adocchia: fa le persone e poi l’accoppia. A Napuli fanu i strumbuli, a Cusenza ’i vanu a vindere, ma su’ cchjù fissa l’uommini chi vanu appriessu ’e fimmine. A Napoli fanno le trottole, a Cosenza le vanno a vendere, ma sono più fessi gli uomini che corrono dietro alle donne. Si ’a sc-chetta sapisse quant’a maritata, se mintisse allu liettu e facisse lla malata. Se la nubile sapesse quello che sa la coniugata si metterebbe a letto…ammalata. E chi si sposa più! ’A zita è bella, ma è cecata ’e ’n’uocchju. La sposa è bella , ma è cieca di un occhio. Dicesi così di cosa bella e buona solo in apparenza. – 30 –


Mintate l’uocchj mie e bbida cumu te pare. La bellezza è soggettiva! A mmie ’a quatrara me piace! Chine ppe’ dinari brutta piglie, nun trove cumpessure chi l’assorbe. Chi per denaro brutta moglie piglia, non trova confessore che l’assolva. Chi sposa per denari, sposa liti e giorni amari. Chine se ’nzure è cuntientu ’nu juornu, chine ammazze llu puorcu tuttu l’annu. Chi si sposa è contento un giorno, chi ammazza il maiale è felice tutto l’anno. Fimmina c’un rispunde a prima vuce è signu ca llu cantu nun le piace. Quando una donna non risponde a prima voce (al primo approccio, subito) è segno che il tuo canto non le piace. Chiavi in cinta e Martinu dintra. Chiavi in cintola e Martino (l’amante) dentro casa. Anche chiudendo a chiave… non c’è nulla da fare! Ogni precauzione è inutile perché: Quandu ’a fimmina vue ’u diavulu nun pue. Quando la donna vuole neanche il diavolo può dissuaderla. ’A fimmina ’nde sa una cchjù d’u diavulu. La donna ne sa una più del diavolo. Trove cchjù priestu ’a fimmina ’na scusa c’u surice ’u pertusu = Trova più in fretta la donna una scusa che il topo un nascondiglio. Chine è gelusu more curnutu. Chi è geloso muore cornuto. Corna mintenu corna. Corna mettono corna. Chine minte corna, curnutu more! – 31 –


Chine te sta dintra o te ’ncorne o te scorne. Chi frequenta casa tua o ti mette le corna o ti scrocca qualcosa. Approfitta, in ogni caso, della tua generosità e della tua ospitalità. Ama l’uomminu tuo ccu’ tutti i vizzi sui. Ama il tuo uomo con tutti i suoi vizi. Ecco, finalmente, un bel proverbio! Matrimmoni e viscuvati su’ d’u cielu destinati. Matrimoni e vescovati son dal cielo destinati. ’Un cc’ie ataru senza cruci e matrimmoniu senza vuci. Non vi è altare senza croci e matrimonio senza voci. Matrimmoniu allu vicinu, San Giuvanni allu luntanu. Moglie del vicinato, compare di un paese lontano. Avrai meno seccature!

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L’ amore verace è quanno s’appiccica e se fa’ pace. (Detto napoletano) Il vero amore è quando si litiga e si fa pace.

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CAPITOLO IV

I parenti Dio te scanzi e liberi di parienti!

I parienti sunu i dienti e llu miegliu parentatu è llu pane tuostu d’u tavulatu. I parenti sono i denti ed il migliore parentato è il pane in soffitta conservato. Si vue passare juorni cuntienti statte luntanu di parienti. Se vuoi trascorrere giorni contenti stai alla larga dei parenti. Chi vuol viver e star sano, dai parenti stia lontano. I parienti su’ alla cascia. I veri parenti sono nella cassapanca. ’U vicinanzu è mienzu parentatu. Il vicinato è mezzo parentato. I neputi te putenu. I nipoti ti spennano. I neputi putali e si tornenu a jettare tornali a putare. I nipoti potali e se germogliano ripotali. Con i nipoti bisogna essere severi ed intransigenti. Quandu è tiempu ’e travagliare nente parienti, nente cumpari; quandu è tiempu ’e trivellare tutti i parienti, tutti i compari. Quando è tempo di lavorare niente parenti, niente compari (non si vede nessuno!); quando è tempo di sturare la botte ecco tutti i parenti e tutti i compari! – 33 –


’E nore su’ nore ’e serpe, ’e canate su’ sciacquature ’e cannate, i frati nemici ammucciati, ’e matrie mancu ’e grita. Le nuore sono vermiciattoli, le cognate sciacquatura di “cannate” (di boccali), i fratelli nemici nascosti, le suocere non sono buone neanche di creta. I parienti su’ cumu i stivali, cchjù su’stritti e ’cchjù fanu male. I parenti sono come gli stivali, più sono stretti più fanno male. Fimmina ’e pocu unure cunzume lume e sparagne sule. Donna di poco onore consuma la lampada e risparmia il sole. A nessunu puozzu, ’a muglierma puozzu. A nessuno posso, a mia moglie posso. Con chi posso sbizzarrirmi? Con mia moglie, ah! A chine me dune pane ’u chiamu tata. A chi mi dà pane lo chiamo papà. A chine se curche ccu’ mamma ’u chiamu tata. A chi va a letto con mamma lo chiamo papà. ’Ndo cce su’ figli Dio cce viglie. Dove ci sono figli, Dio veglia. Dio veglia accanto ad ogni pianto. ’A nottata e la figlia fimmina. Notte lunga , travagliata e figlia femmina. Lunga attesa e grande delusione! Si ’u priestitu fosse buonu, ognunu ’mprestasse lla mugliere. Se il prestito giovasse, ognuno presterebbe la propria moglie. Ogne muccusiellu alla mamma pare biellu. Ogni mocciosello alla madre sembra bello. Ogne scarrafone è bell’a mamma soja. (det. nap.) A pattrita vo’ ’mparare a fare i figli? Proprio a papà tuo vuoi insegnare come si fanno i figli? Cose da pazzi! – 34 –


Bonuvenuta norama ’npalazzu, durasse tu quantu ’a nive ’e marzu. Bonutrovata donnama gentile, durasse tu quantu chilla d’aprile. Benvenuta nuora mia in palazzo, possa durare tu quanto la neve di marzo! Bentrovata donna mia gentile (mia cara suocera), possa durare tu quanto quella d’aprile! Scambio di sincera affettuosità! Ma la suocera signora ricordi che fu nuora. ’A prima figlia marite lla secunda. La prima figlia marita la seconda. Figli piccirilli guai piccirilli, figli grandi guai grandi. Figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai grandi. Figli piccoli male al capo; figli grandi male al cuore. Figli spusati guai dupricati. Figli sposati guai raddoppiati. Chine tene sordi sempre cunte, chine tene la mugliere bella sempre cante. Chi ha soldi sempre conta, chi ha la moglie bella sempre canta. Con i soldi diventi avido, con una moglie bella la vita ti sorride. Sa cchjù ’u pazzu ’ncasa sua ca ’u seriu ’ncasa d’atri. Sa più un matto in casa sua che un savio in casa d’altri. L’arburu pecche e lu ramu ricive. L’albero pecca ed il ramo riceve. Le colpe dei genitori ricadono sui i figli. ’A mugliere ’e l’atri è sempre cchjù bella. La moglie degli altri è sempre più bella. Bella o brutta la moglie degli altri piace a tutti. Miegliu allevare puorci ca figli. Meglio crescere porci che figli. Armenu te mangi ’na sazizza! – 35 –


’A fimmina maritata è misa all’unure d’u mundu. La donna maritata viene riabilitata e collocata tra le persone stimate e rispettate della società. Chine te vo’ bene cchjù de ’na mamma o te tradisce o te ’nganne. Chi ti vuole bene più di una mamma o ti tradisce o t’inganna. ’U pannu stringe cchjù d’a cammisa e la cammisa cchjù d’a cammisola. I parenti stretti sono i più cari ed i più importanti. Chine tene figlie fimmine ’un chiamasse “puttana”. Chine tene figli masculi ’un chiamasse “curnutu”. Chi ha figlie femmine o figli maschi si guardi bene dal chiamare puttana o cornuto i figli degli altri. ’U patrune d’a casa signu io, ma chine cumande è muglierma. Io sono il padrone di casa, ma è mia moglie che comanda. I figli su’ d’a mamma. I figli sono della mamma. I figli amano la mamma sopra ogni cosa! ’A gente senza figli né dinari né consigli. A chi non ha figli non chiedere né denari né consigli. Ogni ramu allu cippu sumiglie, tale mamma tale figlia. Ogni ramo somiglia al ceppo. Il legno ritrae dal ceppo, i figli dai genitori. Diciame a chine sì figliu ca te dicu a chine assimigli. Dimmi a chi sei figlio che ti dico a chi somigli. Amara chilla casa ’ndo cante lla gallina. Triste e sventurata quella casa dove gallina canta, dove la donna spadroneggia. In casa non c’è pace se la gallina canta ed il gallo tace! – 36 –


Amara chilla casa ’ndo cappiellu nun cce trase. Infelice quella casa dove cappello non entra, dove non vi è un uomo che la governi. Casa senza pantaloni va in rovina in due stagioni. Eremu frati e suoru quandu mangiavemu allu stessu piattu. Eravamo fratelli e sorelle quando mangiavamo nello stesso piatto. Quando si mette su famiglia: ognuno per sé e Dio per tutti! Amaru chillu patre chi se spoglie ’mbivienza. Guai a quel padre che dona i suoi averi prima di morire. I beni si lasciano in eredità, mai donarli prima! Passatu lu Citraru, mugliere mia, signu quatraru! Passato Cetraro, moglie bella mia cara, divento un ragazzino. La tua lontananza mi ringiovanisce… ’Na mamma campe cientu figli e cientu figli ’un campenu ’na mamma. Una madre è in grado di allevare cento figli, ma cento figli non riescono ad avere cura della madre. Vulire ’a vutta chjna e lla mugliere ’mbriaca. Volere la botte piena e la moglie ubriaca. Dulure ’e mugliere morta dure fin’a porta. Dolore per la morte della propria moglie dura fino a quando la bara non oltrepassa la porta di casa. Duolo di vedovo è male che passa subito. Mammata ’un cuse, ’un file, ’un tesse, ’sti gliombari ’e ’ndo escenu? Tua madre non cuce, non fila, non tesse, questi gomitoli da dove escono? Gliombaru, nel dialetto napoletano, significa gomitolo ma anche somma di denaro pari a cento ducati d’argento, somma che poteva essere accumulata, senza lavorare, solo con attività illecite. Miegliu ’nu sc-chjencu ’e maritu ca ’nu garzu ’mperature. Meglio uno straccio di marito che un amante imperatore. – 37 –


Si ’u maritu strude llu liettu ’a mugliere se vatte llu piettu. Se il marito consuma il letto (dorme beatamente) la moglie si batte il petto (si dispera). ’U maritu è ’nu mare! Il marito è un mare! Il marito è ricchezza inestimabile! Senta, sè, Silvà! ’Na bona mugliere è la prima ricchizza d’a casa. Una buona moglie è la prima ricchezza della casa. Senta, sè, Pì! ’U sangu junge, ’a ’nteressa spacche. Il sangue unisce, l’interesse divide. Miegliu sangu ca ricchizze. Meglio figli che ricchezze. ’U sangu ’un se pue fare acqua. Il sangue non può diventare acqua. Gli affetti familiari possono affievolirsi ma non estinguersi.

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’U sangu punge! La voce del sangue si fa sentire, soprattutto quando i congiunti si trovano in difficoltà.

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CAPITOLO V

Gli animali Quante bestie cce su’ supr’a sta terra!

’A gallina fa l’uovu, allu gallu le vrusce llu culu. La gallina fa l’uovo ed al gallo brucia il culo. Analogamente: ’A crapa parturisce e lu zimbaru se lamente. La capra partorisce, sente dolore, ma è il caprone a lamentarsi Riferito a chi cerca di appropriarsi della fatica e dei meriti altrui. Uno lavora e l’altro si affatica! ’A gatta d’a dispenza cum ’ie se penze. La gatta della dispensa come (essa) è (ladra!) pensa (degli altri). Il ladro chiama tutti ladri. ’U malu malu penze! = Il cattivo pensa sempre male. Quand’u ciucciu ’un bue bbivere ha’ voglia ca fisc-chi. Quando l’asino non vuole bere non serve fischiare Quando una persona è fannullone, è inutile spronarlo a lavorare. ’U ciucciu c’un fa ’lla cuda alli tri anni ’u lla fa cchjù. L’asino che non fa la coda dopo tre anni non la farà più. Chi non apprende a tempo debito rimarrà ignorante per tutta la vita. ’U ciucciu ’ndo è cadutu ’na vota ’un cce cade cchjù. L’asino non cade più dove è già caduto una volta. Una volta casca l’asino! (Errare umanum est, perseverare diabolicum.) – 39 –


’U ciucciu chiame crozzutu allu gallu. L’asino chiama testardo e capone il gallo. ’U voi chiame curnutu allu ciucciu. Il bue va dicendo che l’asino è cornuto. ’U ciucciu c’un s’abbutte llu mise ’e ’maju ’un s’abbutte cchjù. L’asino che non si sazia nel mese di maggio non si sazia più. Quand’a vurpa ’un junge all’uva dice ch’è acra. Quando la volpe non giunge all’uva dice che è acerba. Quandu ’a gatta ’un junge allu prisuttu dice ca sa d’u ganciu. ’A gatta pressarula fa lli figli cecati. La gatta frettolosa fa i gattini orbi. Le cose fatte in fretta riescono male. Presto e bene mai avviene! Quandu ’a gatta se lave la facce o chjove o jazze. Quando la gatta si lava la faccia o piove o nevica. Quando la gatta fa toletta, neve o pioggia presto aspetta. Cani e figli ’e puttana ’un chjudenu ’a porta ccu’ lle manu. Cani e villani non chiudono la porta con le mani. ’U cane muzziche allu strazzatu. Il cane morde sempre il povero cencioso. La sfortuna si accanisce sui più deboli! I cani abbajenu e la carovana passe. I cani abbaiano ma la carovana passa lo stesso. Gatti e cani, nove simane. La gravidanza di gatte e cagne dura nove settimane. L’uocchju d’u patrune ’ngrasse llu cavallu. L’occhio del padrone ingrassa il cavallo, perché così non gli si può rubare la biada! Gli affari vanno bene se il padrone vigila e controlla. – 40 –


’A gatta ch’è ’ncarnata a llu lucignu ’un si ’nde friche ca s’abbritte l’ugne. La gatta, abituata al lucignolo, a leccare l’olio della lampada, non ha paura di bruciarsi le unghie. Ha dittu ’a pica marina: ’A fatiga chi ruvina! Ha respusu ’u carcarazzu: S’un fatichi te mangi ’stu cazzu. Ha detto la gazza marina: “La fatica che rovina!” Ha risposto u carcarazzu (gazza ladra): “Se non lavori ti mangi un bel ...” ’U surice alla nuce: damme tiempu ca te pierciu. Il topo alla noce: dammi tempo che ti perforo. Puru i pulici tenenu ’a tussa. Anche le pulci hanno la tosse. Anche le persone più insignificanti vogliono dire la loro. Ogni grillo si crede cavallo! Arte ppe’d’arte e llu lupu alle piecure. Ognuno deve fare il suo mestiere ed il lupo vada a catturare pecore! Chi vuol fare l’altrui mestiere fa la zuppa nel paniere. Un proverbio napoletano dice: Si nun siti scarpari pecchè scassate ’o cazzo ’e semenzelle? = Se non siete ciabattini perché importunate i chiodini? Chianu mierula c’a via è petrusa. Piano, merlo, perché la via è piena di sassi (piena di insidie). Non cantare vittoria prima del tempo perché gli ultimi ostacoli potrebbero risultare fatali. Figlia de gatta surici piglie, quandu surici nun piglie o nun è gatta o de gatta nun è figlia. Figlia di gatta topi piglia, quando topi non piglia o non è gatta o di gatta non è figlia. I pregi e i difetti dei genitori si riscontrano nei figli. Chi di gallina nasce convien che razzoli! L’aciellu dintr’a caggia ’un cante ppe’ amure ma ppe’ raggia. L’uccello in gabbia non canta per amore ma per rabbia. Dare cumpietti allu ciucciu è tiempu piersu. Dare confetti all’asino è tempo perso. – 41 –


Quandu c’ie llu gattu ’u surice sta mattu. Quando c’è il gatto il topo sta quatto. Quandu ’un c’ie llu gattu i surici abballenu. Quando non c’è il gatto i topi ballano. Quando sono assenti i superiori, i dipendenti fanno i loro comodi. Mulu all’iertu, cavallu allu chianu e ciucciu allu pendinu. Il mulo per la salita, il cavallo per la pianura, l’asino per la discesa. Cane c’abbaje ’un muzziche. Can che abbaia non morde. Chi fa troppe parole fa pochi fatti Cane ’e chjanca, muortu ’e fame ’e chjnu ’e sangu. Cane che aspetta per ore alla macelleria, è sempre morto di fame e sporco di sangue. Chi di speranza vive disperato muore. Aspetta e spera… ’U puorcu se pile dopu muortu. Al porco si toglie il pelo dopo morto. ’U piacire d’u ciucciu è lla gramigna. Il piacere dell’asino è la gramigna.Tutti i gusti son gusti! (De gustibus disputandum non est!) ’U palumbu scinde e lla curnocchia saglie. Il colombo va giù e la cornacchia va su. Proverbio sempre attuale: vanno in alto solo gli arrampicatori sociali! Le persone perbene soccombono e i disonesti vanno avanti. Allu cavallu jestimatu le luce llu pilu. A caval bestemmiato luccica il pelo. Le maledizioni non recano danno alcuno, anzi giovano a chi vengono indirizzate. Fare ’a scrima allu ciucciu è tiempu piersu. Fare la riga in testa all’asino è tempo sprecato. Ad ura c’u cane cache ’a vurpa si ’nd’è juta. Mentre il cane caca la volpe va via. Bisogna approfittare tempestivamente delle occasioni favorevoli. – 42 –


Ccu’ gallu o senza gallu Dio fa juornu. Con il gallo o senza il gallo Dio fa giorno. L’alba è opera, dono di Dio ed arriva puntualmente anche senza il canto del gallo. Ha’ perdutu i voi e bba’ circandu i corna? Hai perso i buoi e vai cercando le corna? Hai perso le cose importanti e vai cercando le cose da nulla? Assai galline e picca ova. Molte galline e poche uova. ’U pisce puzze d’a capu. Il pesce incomincia a puzzare dalla testa. ’U pisce grande se mange llu piccirillu. Il pesce grosso mangia il piccolo. Si i lupi ccu’ lli cani fanu pace, poveri cerbielli e sbenturate crape. Se i lupi con i cani fanno pace, poveri agnelli e sventurate capre. Accordo tra lupi e cani, gregge senza domani! I ciucci se ’ntruzzenu e lli varrili se scascienu. Gli asini si scontrano ed i barili si sfasciano. Quando i soci litigano gli affari vanno a rotoli. ’U ciucciu viecchju more alle manu d’u fissa. L’asino vecchio muore nelle mani del fesso. L’uomminu ppe’ lla parola e llu voi ppe’ lli corna. L’uomo per la parola ed il bue per le corna. Caratteristica dell’uomo è tener fede alla parola data, come caratteristica del bue sono le corna. ’Na vota appedunu ’ncavallu allu ciucciu. Una volta per uno a cavallo dell’asino. Un poco per uno fa male a nessuno. Si vidi ’u lupu ’un jire trovandu ’e ciampunate. Se vedi il lupo non perdere tempo a cercare le impronte. Quando vedi il pericolo affrontalo o sfuggilo senza indugio. – 43 –


Cunsigliu ’e vurpe, strage de galline. Consiglio di volpi, danno di pollaio. Per ogni volpe in giro c’è sempre una gallina a tiro! Campa cavallu ca l’erba crisce. Campa, cavallo, che l’erba cresce. Riferito a chi patisce aspettando invano! Aspetta e spera …… Miegliu ’nu ciucciu vivu ca ’nu dutture muortu. Meglio un asino vivo che un dottore morto. Meglio la salute della scienza! Riferito a chi si risparmia nello studio? Ragliu ’e ciucciu ’un saglie ’ncielu Raglio d’asino non giunse mai in cielo. Le maldicenze o le imprecazioni di un ignorante sono prive di efficacia. Dio, che non ascolta gli angeli pregare, non può di certo ascoltare gli asini ragliare. Chine piecura se fa ’u lupu si la mange. Chi pecora si fa il lupo lo mangia. ’A fame cacce llu lupu d’a tana. La fame caccia il lupo dal bosco. La fame fa commettere qualsiasi eccesso. Il bisogno può indurre l’uomo a commettere azoni cattive. A cavallu buonu nun cce manche sella. A buon cavallo non manca sella. Allu cavallu abbuttu l’amaricìe la vizza. Per il cavallo sazio la veccia ha sapore amaro. A chi è sazio nessun cibo piace! Quandu ’a panza è chjna ogni cosa fete! Cientu musche jettenu ’nu cavallu. Cento mosche possono abbattere un cavallo. L’unione fa la forza. A cavallu lientu, musche assai. Il cavallo magro e debole viene assalito e tormentato dalle mosche. ’U puorcu abbuttu arruozzule llu scifu. Il maiale sazio fa ruzzolare il trogolo. – 44 –


Chine ammazze ’na licerta a Madonna ’na sc-chiaffetta, chine ammazze ’nu cursune a Madonna ’nu vasune. A chi ammazza una lucertola la Madonna dà uno schiaffetto, a chi ammazza un serpente la Madonna dà un bacetto. Allu patrune d’a mandra mancu ’na ricotta. Al proprietario della mandria neanche una ricotta! Si fa’ carizze a ’na gatta te rasc-che. Se accarezzi una gatta ti graffia. Quandu chjove ccu’ llu sule se marite lla vurpa. Quando piove ed esce il sole si sposa la volpe. ’U cane abbajaturu cchjù ’nd’abbusc-che ca ’nde dune Il cane che abbaia riceve più botte di quanti morsi dà. ’U ciucciu cavuciaru pocu ’nde dune e tanti ’nde ricive. L’asino abituato a dare calci, pochi ne dà e tanti ne riceve. ’U ciucciu porte lla paglia e l’asinu s’a mange. Il somaro porta la paglia e l’asino se la mangia. Si dice così di una persona egoista che tiene per sé tutto ciò che produce. ’U ciucciu raglie cà vo’ paglia. L’asino raglia perché vuole paglia. ’Ndo cantenu tanti galli ’un fa mai juornu. Con troppi galli nel pollaio il giorno non arriva mai. Troppi cuochi rovinano il sugo. Quando sono in troppi a comandare gli affari vanno a rotoli. Chine s’avante sulu è ciucciu ’e natura. Chi si vanta da solo è un gran somaro! Chi canta le sue lodi stona in duecento modi! Chi si loda s’imbroda. – 45 –


L’aciellu rapinu è sempre ’u cchjù lientu. L’uccello rapace è sempre il più magro. ’E vacche ppe’ grandizza e lle piecure ppe’ ricchezza. Le vacche danno grandezza, le pecore danno ricchezza. ’A razza fa cavallu. La razza fa il cavallo.

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’U ciucciu ’nde penze una, ’u ciucciaru ’nde penze ’n’atra. L’asino e il mulattiere non hanno mai lo stesso pensiero.

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CAPITOLO VI

Le condizioni atmosferiche ’U calandariu, ’u tiempu e lla ’nnustria Jennaru siccu massaru riccu, jennaru bagnatu massaru ruvinatu. Gennaio (con freddo) secco massaro ricco, gennaio bagnato massaro rovinato. Il secco di gennaio apre il granaio. Frevaru sparte gualu. Febbraio divide a metà. A febbraio il giorno è lungo quanto la notte. Frevaru curtu e amaru scurcie lli viecchj allu focularu. Febbraio corto e amaro costringe i vecchi a stare accanto al fuoco. Frevaru frevaruolu ogne gallina ’ncigne l’uovu. A febbraio ogni gallina comincia a fare l’uovo. Frevaru erbaru. Febbraio ricco d’erba. Alla candilora d’u viernu simu fore. Rispunde l’uorsu d’a tana: O chjove o ’un chjove quaranta juorni cce su’ ancora. Per la santa Candelora o che nevichi o che piova dall’inverno siamo fuori. L’orso ci avverte, però, che mancano ancora quaranta giorni. Marzu marzicchju, ’nu pocu chjove, ’nu pocu m’assulicchju. Marzo pazzerello, un po’ col sole ,un po’ con l’ombrello. I truoni ’e marzu resbiglienu i cursuni. I tuoni di marzo risvegliano i serpenti (dal letargo). Vientu ’e marzu, urdure ’e primavera. Vento di marzo, odore di primavera. – 47 –


Si marzu ’ngrugne te fa cadere l’ugna. Se marzo ingrugna, si arrabbia, ti fa cadere l’unghia. Se marzo cala il muso fuoco acceso, uscio chiuso! A marzu taglia e puta si ’un bbue ’a vutta vacante. A marzo taglia e pota se non vuoi la botte vuota. Aprile fa llu jure, maju ’nd’ ha l’unure. Aprile infiora, maggio se ne onora. ’U friddu d’aprile trase dintr’i cornarella d’u voi. Il freddo d’aprile penetra nelle corna del bue. Parma ciciusa, gregna gravusa. Domenica delle palme piovigginosa, covoni di grano pesanti. Quattru aprilante, juorni quaranta. Il tempo che fa il quarto giorno di aprile dura quaranta giorni. Ad aprile ogne guccia ’nu varrile. Pioggia d’aprile ogni goccia un barile ( di vino! ). La pioggia d’aprile è utilissima alle viti. Aprile dolce dormire: ’e fimmine a varare e ll’uommini a morire. Aprile dolce dormire. Ad aprile né cacciare né mintere, a maju cumu te pare, a giugnu muta ’ntundu. Ad aprile non ti scoprire, a maggio fai come ti pare, a giugno leva tutti gli indumenti invernali. A giugno, leva il cuticugno! Si’ cumu ’n’acqua ’e maju. Sei come l’acqua del mese di maggio: un toccasana!. L’acqua de maju fa riccu ’u massaru. L’acqua di maggio fa ricco il massaro. – 48 –


Tantu vale ’nu carru de carrini quantu ’n’acqua de maju e due d’aprile. Un carro pieno di carlini (moneta napolet.) vale tanto quanto una pioggia di maggio e due d’aprile. Simina quandu vue c’a giugnu mieti. Semina quando vuoi, a giugno mieterai. Giugno falce in pugno! L’acqua ’e giugnu leve llu pane d’u furnu. L’acqua di giugno toglie il pane dal forno. L’acqua ’e giugnu ruvine llu mundu! Quandu chjove a san Giuvanni tirituppi le castagne. Quando piove a San Giovanni (24 giugno) le castagne cadono prima del tempo. Si vue assai mustu zappa ’a vigna ’u mise d’agustu. Se vuoi molto mosto zappa la vigna nel mese di agosto. Agustu è capu ’e viernu. Agosto è il principio dell’inverno. La prima acqua d’agosto, il caldo s’è riposto, il bel tempo se ne va. Agustu porte littare, settembre se leje, ricoglite i zimbili cà viernu è già venutu. Agosto porta lettere (’e trupie!), settembre le legge, prepara gli indumenti invernali perché l’inverno è già arrivato. Quandu chjove dintr’agustu se fa uogliu, mele e mustu. Acqua d’agosto, olio, miele e mosto. ’U cavudu d’ottobre coce l’ova. Il caldo d’ottobre cuoce le uova. Ad ottobre può fare ancora molto caldo. A santu Martinu ogne mustu è vinu. A san Martino ogni mosto è vino. Si vo fare ’na bona favata, chjanta ’e fave alla ’Mmaculata. Se vuoi avere un buon raccolto semina le fave il giorno dell’Immacolata. – 49 –


A santu Nicola ogne vallune sone e ogne mandra fa lla prova. A San Nicola ogni vallone risuona ( per lo scròscio della pioggia) e ogni mandria fa le prove. Si assaggiano i primi latticini. Prima ’e Natale né friddu né fame, dopu Natale friddu e fame. Prima di Natale né freddo né fame, dopo Natale freddo e fame. Quandu cadenu ’e castagne, ’e beccacce alla muntagna. Quando cadono le castagne, le beccacce sono in montagna. Annu fungiaru, annu beccacciaru. L’anno in cui abbondano i funghi, abbondano anche le beccacce. Quandu ’u gallu cante cuntr’ura o malutiempu o rivortura. Quando il gallo canta fuori orario o mal tempo o cataclismi. Se il gallo canta fuori d’ora il tempo va in malora. Quand’ie ’ncoppulatu Cucuzzu a chjovere ’un cce minte ’nu cazzu. Quando monte Cocuzzo è coperto di nebbia, la pioggia è imminente. ’U bontiempu se vide d’a matina. Il bel tempo si vede dal mattino. Quandu chjove d’a muntagna, piglia ’a zappa e bba’ guadagna; quandu chjove d’a marina, piglia ’u tianu e bba’ cucina. Quando la pioggia arriva dalla montagna, prendi la zappa e va’ guadagna; quando arriva dal mare, prendi il tegame e vai a cucinare. Quandu lampe d’u Citraru, scappa, curra allu pagliaru. Quando lampa da Cetraro, scappa, corri nel pagliaio. La pioggia è vicina. Vientu ’e tramontana o tri juorni o ’na simana. Vento di tramontana dura o tre giorni o una settimana. Quand’u cielu è pecurinu acqua o vientu llu matinu. Cielo a pecorelle pioggia o vento al mattino. ’A neglia vascia bontiempu lasse. La nebbia bassa bon tempo lascia. – 50 –


L’arcu mattinale inchje lli puzzi e lli canali. L’arcobaleno mattinale riempie pozzi e canali. Lassa chjovere e nivicare ca bontiempu ha dde fare. Lascia piovere e nevicare, il bel tempo dovrà arrivare. Miercuri intra, simana fore. Quando arriva il mercoledì, la settimana è già finita. Si ’u viernu nun vernizze, ’a state nun statizze. Per avere una bella estate è necessario un inverno rigido. Quando d’inverno scroscia e tuona l’estate sarà buona. ’U viernu è llu tiempu di maluvestuti. L’inverno è la stagione dei malvestiti. (Detto ironico.) ’A malanova ’a porte llu vientu. Le cattive notizie le porta il vento (arrivono presto!) Le novità più brutte corron innanzi a tutte. Quandu chjove ’un sicche nente. Quando piove non secca niente. ’U vientu ’mprene llu tiempu. Il vento rende gravido il tempo. Il vento ingrossa le nuvole. Aria chjara ’ud ha paura ’e truoni. Cielo sereno non ha paura dei tuoni. Chi ha la coscienza pulita non tema castighi! Pagura guarde vigna no sepala. La paura custodisce la vigna, non la recinzione. I nuci vuonu vattuti (ppe’ carricare). I noci vanno bacchiati. Solo così avrai un buon raccolto! L’uortu vue ’n’uomminu muortu. L’orto vuole un uomo morto. Molto tempo e fatica occorrono per curare un orto. – 51 –


Chi te vo bene te ciampe llu granu, chi te vo male te ciampe llu linu. Chi ti vuole bene ti pesta il grano, chi ti vuole male ti pesta il lino. L’aliva arde morta e viva. L’ulivo arde sempre, da morto con la legna e da vivo con l’olio delle lampade. ’A glianda ’ndo cade, l’alive de chin’ie. La ghianda spetta al proprietario del terreno in cui cade, le ulive al proprietario dell’albero. Conzala cumu vue, sempre cucuzza ie. Preparala come vuoi, sempre cocuzza è. Alive a metà, siricu a tierzu. Ulive a metà, baco da seta ad un terzo. Patti tra padroni e coloni. ’U linu se scippe, ’u granu se mete. Il lino si estirpa, il grano si miete. Annu d’erba, annu ’e merda. Anno d’erba, anno di merda, di carestia. Chine zappe ridiendu, ricoglie ciangiendu. Chi zappa ridendo, raccoglie piangendo. Le messi sorridono a chi lavora bene i campi. D’a niepita e d’u pilieju una è tinta e l’atru è pieju. Tra la nepitella ed il pulegio non sai cosa scegliere, una è amara e l’altro è ancora peggio. Dicesi così quando risulta difficile scegliere tra due situazioni che sembrano entrambe poco favorevoli. L’erba serbaggia ’un sicche mai. L’erbaccia, la malerba non muore mai!

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L’erba c’un bbue all’uortu te nasce. Nel tuo orto nascerà proprio l’erba che non desideri.

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CAPITOLO VII

Il denaro Pezzentia. Tirchieria. Ricchizza. (I dinari ’un fanu ’a felicità quandu su’... picca!) Dinari e cuscienza ’un se sa chine ’nde tene. Denaro e coscienza non si sa chi ne ha. I sordi fanu sordi, i piducchj fanu piducchj Chi ha soldi fa soldi, chi ha pidocchi fa pidocchi. I sordi fanu venire ’a vista alli cecati. I soldi fanno riacquistare la vista ai ciechi. (Ppe’ llu prejulizzu!) Senza dinari ’un se cantenu misse. Senza denaro non si canta messa. Preti e frati non vogliono cantare se quattrini non sentono suonare! Qui altari servet de altare vivere debet! Ppe’ nente ’un cante llu cecatu! Senza ricompensa nessuno fa nulla. I sordi su’cumu i duluri, chine i tene s’i mantene. I denari sono come i dolori, chi li ha se li tiene. I sordi ’un bbastanu mai! I soldi mancano a tutti, non bastano mai. Dinari cacciati ’un tornenu cchjù ’ndo su’ stati. Denari cacciati non tornano più dove son stati. Il denaro è come il dente, quello che tiri fuori non rientra più! – 53 –


Ccu’ lli dinari se fa tuttu, tantu ’u biellu quantu ’u bruttu. Col denaro si può fare tutto: sia il bello che il cattivo tempo. Il denaro apre tutte le porte. Ccu’ dinari ed amicizia se va ’nculu alla giustizia. Quattrini ed amicizia rompon le braccia alla giustizia. Miegliu ccu’ ’nu giuvane godire ca ccu’ ’nu viecchju cuntare dinari. Meglio godere con un giovane che contare denaro con un vecchio. ’U sabbatu se chiame allegracore pecchì ’a duminica trasenu i dinari. Il sabato si chiama “allegra cuore” perché la domenica arrivano i denari. La domenica era il giorno della paga settimanale. Chine tene sordi gode, chine ’un dde tene o se gratte o more. Chi ha denaro gode, chi è al verde o si arrangia o muore. ’Un c’ie pezzentia senza difetti. Non c’è miseria senza difetti. ’A robba va alla rroba. La roba va alla roba. Il denaro va da chi ha denaro. L’anima a Dio e lla rroba a chine reste. L’anima a Dio ed il patrimonio agli eredi. Pezzentia e prenizza ’un se puonu ammucciare. Miseria e gravidanza non si possono nascondere. Chine ’un tene nente ’ud ha chi perdere. Chi nulla posside, nulla ha da perdere. Dui sunu i potenti de la terra: ’u re e chine ’un tene nente. Due sono i potenti della terra: il re ed il pezzente. (Chi ha tutto e chi non ha nulla da perdere.) – 54 –


Quand’u poveru dune allu riccu ’u diavulu si ’nde ride. Quando il povero da al ricco il diavolo se la ride. Allu riccu cce more lla mugliere, allu povaru ’u ciucciu. Il povero è sempre bersagliato dalla mala sorte! Al povero muore l’asino, unica fonte di sostentamento, mentre al ricco muore la moglie che dilapidava il patrimonio. L’abbuttu ’un cride llu dijunu. Il sazio non crede chi è digiuno. ’U sanu ’un cride llu malatu. Acqua, fuocu e pane ’un se neghenu mancu alli cani. Acqua fuoco e pane non si negano a nessuno, nemmeno ai cani. Ognunu è poveru ccu’ l’arte sua. Chi vive del suo mestiere è sempre povero. Chi invece imbroglia e agisce senza scrupoli vive da gran signore. Panza chjna fa cantare no’ cammisa janca. Pancia piena fa cantare, non camicia bianca (netta, pulita). I diebita se paghenu e lli peccata se ciangenu. I debiti si pagano ed i peccati si piangono. I debiti vanno pagati e Dio punisce prima o poi i peccatori. ’U viecchju è avaru pecchì sa quantu custe llu dinaru. Il vecchio è avaro perché sa quanta fatica costa il denaro. L’avaru ’un mange ppe’ ’un cacare. L’avaro non mangia per non andare di corpo. Sarebbe uno spreco! L’avaru è caca siccu. L’avaro caca secco, è stitico, non elimina niente! L’usuraju more chjnu ’e piducchj. L’avaro muore pieno di pidocchi. L’avaru è cumu ’u puorcu, è buonu dopu muortu. L’avaro è come il porco, è buono dopo morto (per l’eredità!) – 55 –


I sordi ’e l’usuraju s’i mange llu sciampagnune. I beni dell’usuraio se li mangia lo scialacquatore. I soldi di chi conduce una vita da pezzente per accumulare grosse fortune, vengono poi dissipati da eredi prodighi e scialacquatori. Grattacasa e grattacasa ’un de fanu mulliche. Grattugia e grattuggia non fanno molliche. Due avari non fanno farina, non concludono mai un affare tra di loro. Sangu de povarielli e de pezzenti suche l’avaru cumu fosse nente. Sangue di poveretti e di pezzenti succhia l’avaro come niente fosse. ’Un dune mancu ’a merda chi cache. Più avaro di così! Avire ’na manu longa ed una curta. Avere una mano lunga ed una corta. Prendere e mai dare! Chine ha mange, chine ’un tene o guarde o s’annette lli dienti. Chi ha cibo mangia, chi non ne ha o guarda o si pulisce i denti (perchè non ha nulla da masticare). Se spagne c’u culu s’arrobbe lla cammisa. Ha paura che il culo gli rubi la camicia. L’avaro non si fida di nessuno, neanche di se stesso! Guardite d’u poveru arricchisciutu e d’u riccu ’mpoveritu. Guardati dal povero che si è arricchito e dal ricco che è caduto in miseria. ’U riccu quandu vue, ’u poveru quandu pue. Ora di pranzo: per il ricco quando ha appetito, per il povero quando ha cibo. ’A carne se jette e lli cani arraggenu. La carne si butta ed i cani diventano idrofobi per la fame. Si dice così quando c’è abbondanza di roba, ma mancano i soldi per comprarla. – 56 –


Chjacchjare ’e tabacchere ’e lignu ’u bancu ’e Napuli ’un de ’mpigne. Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non le accetta come pegno. Collaru tisu tisu, Dio ’un sa si c’ie cammisa. Colletto inamidato, neanche Dio sa se sotto c’è la camicia. Non è tutto oro quel che luce! Ognunu ccu’ llu cappiellu chi tene te salute. Ognuno ti saluta col cappello che ha. Ognuno dà quello che può. Ognunu tire vrasce alli piedi sui. Ognuno tira le braci ai suoi piedi. Ognunu tire l’acqua allu mulinu suo. Ognuno tira l’acqua al proprio mulino. (Cicero pro domo sua.) Sciacque Rosa e vive Agnese. Rosa scialacqua, Agnese beve. Nel teatro napoletano Rosa ed Agnese avevano una cantina, ma gli affari non andavano bene perché Rosa scialacquava a destra ed a manca ed Agnese si beveva il vino invece di venderlo. Un’altra interpretazione vuole che si dice così quando qualcuno se la gode sperperando denaro altrui. Cucina ricca, pezzentia vicina. Cucina ricca, povertà vicina. Chi sperpera molto denaro per il mangiare, rischia di diventare povero. Quandu se mange ’un se serbe patrune. Quando si mangia non si serve padrone. Quando si mangia non si sta a servizio, quando si mangia si mangia, punto e basta. Chine mange sulu s’affuche. Chi mangia da solo rischia di strozzarsi. ’Ndo mangenu dui mangenu tri. Dove mangiano due possono mangiare anche tre. Con un po’ di sacrificio e di generosità si può aiutare un bisognoso. Aggiungi un posto a tavola chè c’è un amico in più, se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu! – 57 –


Mangia e fa mangiare. Mangia tu che mangio anch’io, mangiamo tutti in nome di Dio! Che bellezza! Chine lavure mange, chine ’un lavure mange e bbive. Chi lavora mangia, chi non lavora mangia e beve. Nel paese della cuccagna chi meno lavora più magna. Pane ’e vilanza ’ud’ inchje panza. Pane di bilancia (comprato al negozio) non riempie lo stomaco. ’U tante grazie ’un dde inchje panza. Tante grazie! Cose’e nente! Ricevere ringraziamenti fa bene allo spirito, ma lascia lo stomaco vuoto! ’U scarparu tic tic, sempre poveru e mai riccu, ma si tene spacu e sola va cantandu ’a ciciarignola. Il calzolaio, tic tic, (lavora, lavora) è sempre povero e mai ricco, ma se possiede spago e suola va cantando la “ciciarignola”. Il povero si accontenta di poco! ’U juornu ’mbroglie e sbroglie, ’a notte strude l’uogliu. Il giorno imbroglia e sbroglia, la notte consuma l’olio, veglia lavorando. Ogni cosa va fatta a suo tempo. Chine tene cchjù forza vince llu casu. Chi ha più forza vince il cacio. Si l’uogliu santu ’un se paghe untaminde tuttu. Se l’olio santo non si paga, ungi il mio corpo dalla testa ai piedi!. Rrobba c’un se paghe abbuttatinde! ’A vucca è ’na ricchizza. La bocca è una ricchezza. Largu de vucca, strittu de manu. Bocca larga, mani strette. Promettere molto e mai dare. Essere generoso solo a parole. – 58 –


’A nasca e llu bisuognu ’un vanu d’accuordu. La superbia ed il bisogno non vanno d’accordo. A casa ’e pezzienti ’un manchenu strozze. Nella casa del pezzente non mancano tozzi di pane. Anche nella casa del povero puoi trovare qualcosa da mangiare. ’A troppa carità scianche lla viertula. La troppa carità lacera la bisaccia. Ogni esagerazione è dannosa. ’U maritu ccu’ llu carru, ’a mugliere ccu’ llu sinu e la casa se divache (va ’nruvina). Il marito con il carro, la moglie con il grembiule e la casa si svuota. La prodigalità è da biasimare quanto l’avarizia. Miseria ’un te partere de mie cà t’ha trovatu ’nu buonu cumpagnu; ’u juornu passiamu ’ste vie vie, ’a sira ne spartimu llu guadagnu. Miseria non abbandonarmi perché hai trovato un caro compagno; il giorno passeggiamo per le vie, la sera ci dividiamo il guadagno. Ognunu penze allu propriu guadagnu, ppe’ chistu se joche a frica cumpagnu. Ognuno pensa al proprio guadagno, per questo si gioca a gabbare il compagno. Sparta ricchizze e sciurti ’mpovertà. Se dividi le ricchezze finirai in povertà. ’U riccu cchjù tene e cchjù bbue. Il ricco più ha e più vuole. L’ingordigia non ha limiti. Ogni savurra ammente lla turra. Ogni piccola pietra accresce la costruzione. Acquazzina ’un de inchje puzzu. La rugiada non riempie pozzo. – 59 –


’U picca fa l’assai. Il poco fa il molto. ’U sparagnu è llu miegliu guadagnu. Il risparmio è il migliore guadagno. Denaro risparmiato, due volte guadagnato. ’A tina se sparagne quand’è chjna, cà quand’u siettu pare ’un c’ie cchjù nente ’e sparagnare. La “ tina” va risparmiata quando è piena, perché quando il fondo appare non vi è più nulla da risparmiare. (Quandu pare llu timpagnu è finitu llu sparagnu!) Lavuru fattu dinari aspette. Lavoro fatto denari aspetta. Cosa abbusc-cata cara pagata. I regali sono sempre cari pagati. ’A vera ricchizza è la salute e la giuvinizza. La vera ricchezza è la salute e la giovinezza. ’A ricchizza è de chine s’a gode. La ricchezza è di chi la gode e non di chi la produce o la possiede. ’A ricchizza è d’u diavulu e llu diavulu ’a cummande. La ricchezza è del diavolo ed il diavolo la comanda. Chine ale pocu vale, fame o suonnu o gran miseria tene. Chi sbadiglia poco vale, fame o sonno o gran miseria tiene. L’avire te fa sapire. ’a povertà te fa ’nciotare. L’avere ti fa sapere, la povertà ti fa incretinire.

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Ccu’ lli sordi ’un sì felice? Figurate senza!

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CAPITOLO VIII

La morte Mannaje lla morte! (’A morte ’ossaje ched’è?.... è ’na livella) [TOTÒ] Chine dice ca priestu vo’ morire, assai vo’ campare. Chi dice che presto vuol morire, a lungo vuol campare. Si unu ’un more, ’n’atru ’un gode. Morte tua, vita mia. Mors tua, vita mea! Chine tene cientu nemici ’un more mai. Chi ha cento nemici non muore mai. Le canaglie vivono più a lungo dei buoni. Morte desiderata mai arrive. Morte desiderata mai arriva. Morte invocata sorda si finge. L’acqua e la morte su’ arriedi a porta. L’acqua e la morte son dietro la porta. Possono arrivare da un momento all’altro. Gira e fuja quantu vue ca cca t’aspiettu. Gira e scappa quanto vuoi che qua ti aspetto. Così disse la morte! Nessuno può sottrarsi alla resa dei conti! Morte ’e unu, sarbazione ’e n’atru. Morte di uno, salvezza di un altro. Alla morte ’un c’ie riparu. Soltanto alla morte non c’è rimedio. – 61 –


Chi vo’ campare cent’anni ed io centeunu ppe’ me gustare ’a morte tua. Che tu possa campare cent’anni, ma io centouno per poter assistere al tuo funerale. È miegliu videre morire ca morire. È meglio vedere morire che morire. Chine si ’nde piglie assai, priestu more. Chi si preoccupa di tutto, presto muore. Si unu campe cent’anni, cientu e cinque vulisse campare. Se uno campa cent’anni, centocinque anni vorrebbe campare. La vita è bella! A chjovere e a morire ’un cce vue nente. A piovere e a morire ci vuole poco. A pagare e a morire cc’è sempre tiempu. Pagare e morire, il più tardi possibile. Amaru chine more, chine reste se cunsole. Amaro chi muore, chi resta si consola. Chi muore giace e chi vive si dà pace! Pare ca ciangiu ch’è muortu tata, ciangiu cà ’a morte s’ha ’mparatu ’a via. Non piango perché è morto papà, piango perché la morte ha individuato la via di casa. Faciti ’a limosina a Dunatu c’a morte l’ha gabbatu. Fate l’elemosina a Donato perché la morte lo ha ingannato. Morte e patrune ’un se sa quandu venenu. Morte e padrone non si sa quando arrivano. Ogne morte vene ccu’ ’na scusa. Ogni morte vuole la sua giustificazione. Non viene morte che non abbia una ragione. – 62 –


’A meglia morte è la subitanea. La migliore morte è la subitanea. Quandu se mange se cumbatte ccu’ lla morte. Quando si mangia si combatte con la morte. Mangia buonu, caca forte e ’ud avire paura de la morte. Mangia bene, caca forte e non avere paura della morte. ’A morte ’un guarde ’nfacce a nessunu. La morte non guarda in faccia a nessuno. È miegliu morire ca malu campare. È meglio morire che vivere male. Miegliu rumure ’e catine ca rumure ’e campane. Meglio rumore di manette che il din don di campane che suonano a mortorio. Proverbio che serva a rincuorare i familiari di chi deve andare in galera. Muortu ’u cane, morta ’a raggia. Morto il cane, morta la rabbia. Con la morte finisce tutto. Videre ’a morte ccu’ ll’uocchj. Vedere la morte con gli occhi. Scampare ad un grave pericolo. Morenu cchjù agnielli ca piecure vecchje! Muoiono più agnelli che pecore vecchie! Morte ingrata! Ciangere ’nu muortu su’ lacrime perse. Chi piange il morto invano s’affatica. Dove non c’è rimedio il pianto è vano. Essere ccu’ lli piedi intr’a ’na fossa. Star coi piedi nella fossa. Essere prossimo a morire per malattia o per vecchiaia. Circare ’a morte ccu’ lla linterna. Cercare la morte con la lanterna. Esporsi a gravi rischi e pericoli. – 63 –


Guai ccu’lla pala, ma ’a morte mai. Guai in quantità, ma la morte mai! Meglio inguaiato che morto! ’Un su’ nente i guai abbasta c’un sone lla campana. Non son nulla i guai purchè non suoni la campana a mortorio. Peccature all’erta, all’erta cà morte vene certa. Peccatore all’erta, all’erta, perché la morte è certa. Cristu ’na cosa giusta ha fatta: ’a morte!

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’A vita è ’n’affacciata e ’na trasuta, chine gode gode e chine ’un gode more! La vita è breve e la devi godere!

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CAPITOLO IX

A luci rosse

Tire cchjù ’nu pilu all’iertu ca ’na corda allu pendinu. Tira più un pelo in salita che una corda in discesa. (Tire cchjù ’na suttana ca ’na corda de campana!) ’U mintere è salute. Fare l’amore fa bene alla salute. Cazzu ammanicatu ’un canusce parentatu. Cazzo infuriato non conosce parentado. Quando un uomo ha desiderio sono a rischio anche i parenti. ’Ndo vidi paparine lla c’è statu siminatu, ’ndo vidi minne chjne lla c’è statu reminatu. Dove vedi papaveri là c’è stato seminato, dove vedi mammelle piene e turgide là c’è stato palpeggiato. ’U citrulu è lla pace d’a casa. Il cetriolo è la pace della casa. ’U cazzu ’un vo’ pensieri. Per una forma smagliante: niente pensieri e preoccupazioni! Cummandare è cchjù facile ’e futtere. Comandare è più facile di fottere. ’A miendula juruta e la sazizza cannaruta su’ state ’a ruvina de la mia vita. Le belle donne ed una insaziabile voluttà sono stati la rovina della mia vita. – 65 –


’Un sparagnare ’a muglierta intr’u liettu sinnò l’atri s’a raghenu intr’e troppe. Non risparmiare tua moglie a letto, altri potrebbero portarsela tra i cespugli. “E va bene!” ha dittu donna Lena, quandu ha bbistu ’a ciuccia e la figlia prena. Va bene lo stesso, disse donna Lena, quando vide l’asina e la figlia gravida. La pazienza aiuta a sopportare ogni tribolo. Ccu’ l’aiutu de Dio e di vicini muglierma è nesciuta prena. Con l’aiuto di Dio e dei vicini mia moglie è rimasta incinta. Così è facile, grazie, se tutti ti aiutano.. Galli ’e primu cantu e fimmine ’e primu pilu. Galletti di primo canto e femmine di primo pelo. Pane arrustutu e cunnu arrobbatu ’un ti ’nde sazzi mai. Pane abbrustolito e amore proibito non ti saziano mai. Pane vietatu genere pitittu. Pane vietato genera appetito. Proverbio antico quanto Adamo che mangiò la mela. Chine ’ud ie buonu ppe’ llu re, ’ud ie buonu ppe’ lla regina. Chi non è buono per il re (per fare il servizio militare), non è buono per la regina (per fare un altro servizio!). Fimmina ’e liettu minta lucchiettu. Alla donna da letto (calda) metti il lucchetto! Quand’atru ’un tieni, ccu’ muglierta te curchi. Quando altro non hai, con tua moglie ti corichi. Bisogna arrangiarsi con quello che si ha! Allu malu futtiture le dunenu ’mpacciu i pila. Al cattivo amante danno impaccio persino i peli. – 66 –


È miegliu ’nu pecuraru urdurusu ca ’nu principe fetusu. È meglio un pastore avvenente che un principe fetente. Chine abuse, priestu disuse. Chi abusa, presto disusa. Panza ccu’ panza, piacire ’ncomune. Pancia con pancia, piacere comune. Puttana e cavallu ’e carrozza, bona gioventù e mala vecchjzza. Mala femmina e cavallo da carrozza, buona gioventù e cattiva vecchiaia. Tantu girau llu zu’ Rumardu finchè cce jettau la mazzacorda. La perseveranza mena alla vittoria. Chi persevera raggiunge l’obiettivo! A gattu viecchju surici tennari. A gatto vecchio sorci tenerelli. L’uomo maturo preferisce donzelle leggiadre e belle, oppure dicesi così quando un vecchio si sposa con una giovane. Caggia aperta, aciellu muortu. Gabbia aperta, uccello morto. Si dice così quando qualcuno si dimentica di chiudere la farmacia. ’A capu ’e sutta fa perdere ’a capu ’e supra. Gli istinti sessuali possono fare sragionare. Il sesso ti può fare diventare pazzo o addirittura scemo. Videre e ’un toccare è cosa ’e ’nde crepare. Vedere e non toccare è un bello spasimare. L’occhio vede, ma la mano non può raggiungerlo! Mamma, Ciccu me tocche! E tocca Ciccu, to’! Mamma, Cecco mi tocca! Aiuto!! E tocca Cecco, to’! Continua, contì..chè mamma non vede. Jocare a Ciccu me tocche = Far finta di non gradire. L’uomminu fin’a sessanta, ’a fimmina fin’a chi campe. L’uomo fino a sessanta, la donna finchè campa. Valido prima del viagra! – 67 –


Tiegnu ’na fame, ’na sidda, ’nu suonnu, ’na debulizza chi vaju cadiendu, si cce fosse ’na fimmina ’ntuornu me passasse lla fame, ’a sidda e llu suonnu. La presenza di una bella donna: rimedio ad ogni male.

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CAPITOLO X

La salute Quandu cc’ie lla salute cc’ie tuttu! (Salute e frasche, però, ha dittu ’a crapa!)

Si vue avire salute chjna, pinnuli ’e chjanca e sciruppu ’e cantina. Se vuoi avere salute piena, pillole di macelleria e sciroppo di cantina. ’A vita ppe’ stare sicura dopu mangiatu ha dde tremare ’n’ura. Avvertire brividi dopo pranzo è indice di buon salute. Minta pane allu dente c’a fame se risente. Metti pane sotto i denti, sentirai fame immediatamente. L’appetito vien mangiando. Mangia chillu chi vue e lassa ’a vucca a casu. Mangia quello che vuoi, ma completa il pranzo con un pezzo di formaggio. A cacarella ’un cce pue culu stringere. Con la diarrea è inutile stringere il culo. Spesso l’uomo è impotente difronte a problemi che non dipendono dalla sua volontà. Cuonzi ’u ficatu e sc-casci ’u core. Aggiusti il fegato e danneggi il cuore. Quandu ’u culu ventìe ’u miedicu passìe. Quando il culo scorreggia il medico passeggia. Piscia chiaru e va’ ’nculu allu miedicu. Chi urina chiaro non ha bisogno del medico. – 69 –


’Ndo ’un cce trase llu sule cce trase llu miedicu. Dove non entra il sole entra il medico. Arrumbamientu ’e culu, mala tempesta ’e merda. Rombo di culo, tempesta di merda. ’A grassia è menza malatia. L’obesità è mezza malattia. ’A dieta ogne male quete. Una buona dieta ogni male acquieta. ’E polagre su’ la malatia di ricchi. La podagra (la gotta) è la malattia dei ricchi. Vrazza allu piettu, gambe allu liettu. Braccia al petto, gambe al letto. (In caso di frattura.) Piedi cavudi, capu frisca. Piedi caldi, capo fresca. Proverbio d’igiene popolare. Passata ’a cinquantina, ’nu guaiu ogne matina. Passata la cinquantina, un guaio ogni mattina. A settant’anni jettate a mare ccu’ tutt’i panni. A settant’anni buttati a mare con tutti i vestiti. Chine ’a gioventù la mine pazza, ’nda ciange alla povera vecchjzza. Gioventù dissoluta, vecchiaia triste ed amara. Chi ride in gioventù, piange in vecchiaia. ’E ruosule passenu ccu’ llu sule ’e maju. I geloni scompaiono col sole di maggio. Il tepore di maggio libera dai geloni. Cumboglia ’a criatura quand’a petra sude. Copri la creatura anche quando fa molto caldo. – 70 –


Ccu’ l’anni venenu i malanni. Con gli anni arrivano i malanni. L’acqua de matina è ’na bona medicina. Bere acqua la mattina è una buona medicina. ’U miedicu pietusu fa la chjaga verminusa. Il medico pietoso fa la piaga verminosa. ’U miegliu miedicu è llu malupatutu. Il migliore medico è il paziente. ’U miedicu studie e llu malatu more. Il medico studia ed il malato muore. Si ’a fatiga fosse bona, l’ordinasse llu miedicu. Se la fatica giovasse, verrebbe prescritta dal medico. ’A ricaduta è pieju d’a malatia. La ricaduta è peggiore della malattia. ’U liettu fa due cose: chine ’un dorme se ripose. Il letto fa due cose: chi non dorme si riposa. Risu, dopu ’n’ura sì tisu. Chi mangia riso dopo un’ora ha digerito. Riso fai un peto ed è digerito. ’U fasulu vo’ sulu. Il fagiolo meglio solo. Farinata e maccarruni ’un dde passenu valluni. Polenta e maccheroni, una volta solo acqua e farina, si digeriscono facilmente. (Farinata e maccharruni dopu ’n’ura si’ dijunu.) È uogliu alla cuglia. È unguento per l’ernia. È rimedio inutile. Tri C su lli nemici di viecchj: catarru, caduta e cacarella. I nemici capitali dei vecchi: catarro, caduta, cacarella. – 71 –


’A vecchjaia è ’na carogna. La vecchiaia è una carogna. Sangu e latte! Auguri di buona salute e di prosperità! Salute e figli masculi! Salute e figli maschi! Quandu cc’ie la salute cc’ie tuttu. Quando c’è la salute c’è tutto. Chi ha sanità è ricco e non lo sa!

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Salute e frasche! (Ha dittu ’a crapa!) Sanità e nutrimento per essere felice e contento!

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CAPITOLO XI

La fortuna ’A furtuna nostra mancu alli cani!

’A furtuna se tire ppe’ lle cime di capilli. La fortuna bisogna prenderla per il ciuffo. Bisogna cogliere al volo le occasioni favorevoli. All’uortu fumieri, allu mundu furtuna. Nell’orto occorre letame, nel mondo fortuna. ’A fortuna è fatta a rota, sempre gire e sempre vote. La fortuna è fatta a ruota, gira sempre e sempre cambia direzione. ’A furtuna va e vene. La fortuna va e viene. ’A furtuna mia mancu alli cani. La fortuna mia non la auguro nemmeno ai cani. A chine tante e a chine nente. La fortuna a chi dà ricchezze, salute e felicità e a chi non concede nulla. ’U mundu s’è conzatu a pisciaturu, oje va ’nculu a tie e domane ’mbece puru. Il mondo è ridotto proprio male ed ha assunto una forma conosciuta ed originale… Oggi va in culo a te e domani sarà tale e quale. ’U culu ruttu e senza cerasa. Rimanere col culo rotto e senza ciliegie. Oltre al danno anche la beffa. – 73 –


Ha’ voglia ca te piettini e t’allisci, ’u cuntu chi t’ha’ fattu nun te resce. È inutile pettinarti ed abbellirti, i conti non tornano se fortuna non hai! ’A furtuna è de civette. La fortuna è delle civette. Supra corna mazzate. Sopra le corna mazzate. Oltre alla beffa anche il danno. Furtunatu cumu ’u cane alla ghjesa. Fortunato come il cane in chiesa. Viene subito allontanato a calci! Furtunatu cumu l’erba ’e ’mmienz’a via. Fortunato come l’erba che cresce sulla strada. Calpestata da tutti! Si me mintu a fare cappielli ’a gente nasce senza capu. Se mi metto a fare cappelli, la gente nasce senza testa. Acqua, vientu e llu diavulu a petrate. Acqua, vento ed il diavolo a sassate.Peggio di così! Pigliu ppe’ m’assettare e minchia ’nculu. Cerco di sedere e cazzo nel sedere. Non me ne va bene una! Jettu a mare paglia e va ’nfundu, ma viju ’e petre ’e l’atri navigare. Butto paglia a mare e la paglia va a fondo, ma vedo le pietre degli altri galleggiare. Supra ’a vrusciatina acqua cavuda. Sopra la scottatura acqua calda. Le disgrazie non arrivano mai sole. Quandu ’a furtuna te vue aiutare, trove lla via. Quando la fortuna ti vuole aiutare, trova il modo per farlo. È jutu ppe’ se fare a cruce e s’ha cacciatu ’n’uocchju. Voleva farsi il segno della croce e si cecò un occhio. – 74 –


Furtuna e cavuci ’nculu viatu chine ’nde tene. Fortuna e raccomandazioni beato chi ne ha. ’Nu cavuce ’nculu e fai ’nu passu avanti. Un calcio nel sedere e fai un passo avanti. Furtunatu all’amure, spurtunatu allu juocu. Chi ha fortuna in amore non giochi a carte. ’U paracu ’e Cervicati è jutu ppe’ futtere ed è rimastu fricatu. Il parroco di Cervicati è andato per imbrogliare, ma è rimasto imbrogliato. Buonu ca va simu fricati! Se tutto va bene siamo rovinati! Gesù, Giuseppe e Maria cacciati ’a spurtuna d’a casa mia. Gesù, Giuseppe e Maria allontanate la sfortuna da casa mia. Damme furtuna e jettame a mare. Dammi fortuna e buttami a mare.

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’Ndov’ie llu mare,’u mare curre. Dov’è il mare, il mare scorre. Il ricco è sempre favorito dalla sorte.

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CAPITOLO XII

Il vino ’U vinu: chi bellizza! (’U viernu quadìe, ’a state rimprische, quandu si’ zirrusu te minte allegria!)

È miegliu vinu fele ca acqua mele. È meglio bere vino amaro come il fiele che acqua dolce come il miele. È miegliu vinu ’ndiavolatu ca acqua santa. È meglio vino maledetto che acqua santa. È miegliu ’nu bicchieri ’e vinu ca ’na sciabulata ’e tedescu. È meglio un bicchiere di vino che una sciabolata di un tedesco. Fin’a quandu cc’ie pane e vinu ne fricamu d’u destinu. Finchè c’è pane e vino ci si può disinteressare del destino. Muortu ppe’ muortu, minta ’n’atra quarta. Se devo proprio morire, versami un altro quartino. Lasciatemi gustare in santa pace un altro quartino! Si l’acqua fosse bona cchjù d’u vinu ’un jisse llu jume appendinu. Se l’acqua fosse buona più del vino non finirebbe nel fiume. L’acqua fa male, ’u vinu fa cantare. L’acqua fa male, il vino fa cantare. Catarru: vinu ccu’ llu carru. Catarro :vino col carro. – 77 –


Uommini ’e vinu, cientu a carrinu. Gli ubriaconi costano poco! Con un solo carlino (antica moneta) ne compri cento. ’U vinu e le fimmine dunenu alla capu. Il vino e le donne fanno perdere la testa. Si vue campare anni ed annuni, vivite vinu supra i maccarruni. Se vuoi vivere a lungo, bevi un fiasco di vino sopra i maccheroni. ’U vinu assangue. Il buon vino fa buon sangue. ’U vinu buonu ’ud ha bisuognu ’e frasca. Il buon vino non ha bisogno della frasca, dell’insegna sull’osteria. Le cose buone non hanno bisogno di pubblicità. I muorti ccu’ lli muorti in vita eterna, i vivi ccu’ lli vivi alla taverna. I morti con i morti in vita eterna, i vivi con i vivi alla taverna. ’Un portati vinu allu prievite quand’u sacristanu tene sidda. Non portate vino al prete quando il sagrestano ha sete. Si vue inchjere ’u cellaru, zappa e puta intra jennaru. Se vuoi molto vino, zappa e pota in gennaio. Quandu arrivi alla sessantina, lassa ’e fimmine e piglia ’u vinu. A sessanta su’ ditte ’e misse a Palermiti! ’U pane ’mbriache cchjù d’u vinu. Il pane (il benessere) ubriaca più del vino. È miegliu ’mbriacu ca malatu. È meglio ubriaco che malato. In vino veritas. Chi ha bevuto dice il vero. – 78 –


’U vinu buonu se fa acitu. Il vino migliore sovente diventa aceto forte. La persona buona spesso diventa cattiva. Si l’acqua d’u mare fosse vinu, ’un cce fosse ’n’uomminu serenu. Se l’acqua del mare fosse vino, non ci sarebbe un uomo sereno, un uomo nel pieno delle facoltà mentali. ’U sa chi piche! Mangiamu e bivimu ca chine ’u sa si all’atru mundu ne vidimu. Mangiamo e beviamo che chi lo sa se all’altro mondo ci vedremo. ’Na tavula senza vinu è cumu ’na jornata senza sule. Una tavola senza vino è come una giornata senza sole. Senza vino è impossibile mangiare bene! Quand’u cantinieri sta supr’a porta, ’u vinu è acitu. Quando l’oste sta sulla soglia vuol dire che il vino non è buono. Quand’a mugliere d’u cantinieri è bona, ’u cuntu arrive sempre salatu. Quando la moglie dell’oste è bella e prosperosa, il conto arriva sempre salato. Locandiera bella, conto salato. Addimmandare allu cantinieri si tene vinu buonu. Domandare all’oste se ha vino buono, fare domanda inutile. Vinu si ’nd’avisse de fare sulu ppe’ lla missa! Vino? Solo per la messa! Così dicono le mogli di mariti litigiosi ed ubriaconi. ’U viecchju ’un bbue juocu ma pane, vinu e fuocu. Il vecchio non vuole giuoco ma pane, vino e fuoco. Fa’ cchjù miraculi ’na vutta ’e vinu ca ’na ghjesa chjna ’e santi! Fa più miracoli una botte di vino che una chiesa piena di santi! * Chine vive avanti ’u sule piglie forza e minte culure. Chi vive all’aria aperta acquista vigore e colorito. – 79 –


* Altra interpretazione: Chi beve vino prima del sorgere del sole acquista vigore e colorito. Compà Gatà, qual’ie chilla giusta? ’A secunda, compà Pì! Carne fa carne, pane fa panza, vinu fa danza. Carne fa carne, pane fa pancia, il vino fa danzare, mette allegria. Chi ’nde vulisse currere Majuzzu! Cosi dicono gli Aiellesi mentre gustano un buon bicchiere di vino. ’U vinu è llu latte di viecchj. Il vino è il latte dei vecchi.

’U pane cce vue, ’u vinu… cce vulisse!

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’Un cce venisse mai freve maligna a chine sude ppe’ zappare ’a vigna; a chine chjante cavuli e minestra ’u vuonu sbilanzare d’a finestra.

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CAPITOLO XIII

Alcuni modi di dire

Varcare l’erche e le milerche. Oltrepassare mari e monti. Jire erramu e remundu. Andare errante per il mondo, maledetto e senza patria. Va jettate alla cerbina. Vai a buttarti nella discarica, tra i rifiuti. Pare fattu ccu’ lla gaccia. Sembra fatto con l’accetta. Dicesi di persona zotica, grossolana. Se minare ccu’ lla gaccia sua stessa. Darsi l’accetta sui piedi. Rovinarsi con le proprie mani. Nuocere involontariamente a se stesso. ’E ’ndo vene st’asc-ca? ’E sta nuce masc-ca. Da dove proviene questo pezzo di legno? Da questo noce malescio. Un pezzo di legno ritrae dal ceppo! Talis pater, talis filius. Visculu, visculu, visculu, tene lla capu cumu ’nu cristianu. Vescovo, vescovo, vescovo, ha la testa come un essere umano. Chissà cche mme pareva! Che delusione! Essere abbundanziusu alle cacumbare. Essere generoso nel donare corbezzole. Dimostrarsi prodigo in cose di poco valore. – 81 –


’Ndaru, ’ndaru, ’ndaru, ’u malatu porte llu sanu. Si dice di persona ammalata che assiste chi è sano e vegeto. Chi ebbe fuocu campau, chi ebbe pane moriu. Chi ebbe fuoco sopravvisse, chi ebbe pane morì. ’Na vota se friche llu zingaru. Una volta sola si riesce a fregare lo zingaro! Lo zingaro, una volta gabbato, non abbocca più! ’Nd’ha vistu zingari metere? Hai mai visto zingari mietere? Mai ne vedrai! ’Nd’haju ’ntisu fisc-chi ’e pica! Quanti fischi di pica ho già sentito! Quante cazzate, quante spacconate mi tocca spesso sentire! Essere ’nu mattune ’e cuozzu. Essere spigoloso, insopportabile. Dare ’a linterna ’mmanu a ’nu cecatu. Dare una lanterna in mano ad un cieco. Dare a qualcuno una cosa che non sa o che non può usare. ’Un bbale mancu ppe’ cruce alla timugna. Non serve neppure per croce sulla bica (covoni di grano). Non essere adatto a nessun compito. Strusciu ’e scupa nova. Rumore di scopa nuova. La scopa nuova fa molto più rumore di quanto non faccia pulizia. Te si fattu d’u quagliu. Sei diventato acido come il caglio. Sei diventato insensibile, indifferente verso i problemi degli amici. ’Na botta allu circhiu e ’n’atra allu timpagnu. Dare una botta al cerchio ed una alla doga. Dare ragione un po’ all’uno ed un po’ all’altro. – 82 –


Fare ’u fissa ppe’ ’un jire alla guerra. Fare il fesso per non andare in guerra. O te mangi ’sta minestra o te jetti d’a finestra. O mangiar questa minestra o saltar dalla finestra. A malu ancinu ha ’mpicatu ’e pignate. Ad un cattivo uncino hai appeso le pignatte! Ti sei affidato alle persone sbagliate. Strittu alla cinnara, largu alla farina. Contenuto nel dare cenere, prodigo nel dare farina. Parrandu d’u diavulu spuntenu i corna. Parlando del diavolo spuntano le corna. Si usa dire così quando sopraggiunge la persona di cui si sta parlando. (Lupus in fabula) Essere cum’u verme dintr’a pezza d’u casu. Essere come il verme dentro una forma di cacio. Vivere come un pascià! Essere ’nu cristianu ’e menzijuornu avanti. Essere una persona di poco conto. Piccirillu e malu cavatu. Piccolino ed incavato. Piccolino e con un caratterino…. Arraccumandare ’e piecure allu lupu. Affidare le pecore al lupo. Mettere il lupo nell’ovile. S’è strutta ’a scala. Si sono consumate le scale. A furia di visite alla casa del potente. Manchenu diciannove sordi ppe’ ’na lira. Mancano diciannove soldi per fare una lira. Ridursi, vivere in miseria! Musca allu latte. Mosca nel latte. Dicesi di cosa che risalta troppo, che dà negli occhi. Ma significa anche gatta ci cova! C’è qualcosa sotto! – 83 –


Annu morìu Pietru, st’annu te vene llu fietu? L’anno scorso è morto Pietro, solo ora avverti il fetore? Riferito a persona che opera, agisce in ritardo. Trovare ’a scusa d’u malupagature. Inventare scuse come il cattivo pagatore. Su’ cchjù ’e vuci ca i nuci. Sono più le voci che le noci. Più chiacchiere che fatti! Se mangiare i maccarruni. Mangiarsi i maccheroni. Mangiarsi la foglia. Capire da un piccolo indizio come stanno le cose. Intuire le intenzioni nascoste di qualcuno. Allu raggiunamentu c’hanu fattu m’haju mangiatu i maccarruni. Mi ’nde signu jutu a ’na jiettu. Ho risposto, ho proceduto ad intuito. Quandu ’un pue all’iertu, se jette allu pendinu. Quando non può in salita, ripiega in discesa. Ciangia ca crisci. Piangi perché crescerai. Si dice così ai banbini quando piangono a dirotto. Jire vidiendu quale furnu arde. Andare a vedere quale forno arde. (Impicciarsi dei fatti altrui) De ’ndo vieni? Puortu cipolle. Quantu a granu? Signu ’e Maranu. Da dove vieni? Porto cipolle! Quanto costa il grano? Son di Marano! Rispondere evasivamente. Fare lo gnorri. Jire a Ruma e ’un videre ’u papa. Andare a Roma e non vedere il papa. Tralasciare la cosa più importante da fare. ’Un serbere né ppe battere né ppe bullere. Non servire né per battere né per bollire. – 84 –


Si’ de pappa e de bumba. Sei uno sbafatore e un millantatore. Te canusciu ’e quand’eri cerasu (... ca ’un de portavi mancu ’nu cuocciu!) Ti conosco da quando eri ciliegio. I tuoi precedenti lasciano a desiderare. Non sei santo da far miracoli! Essere l’urtimu buttune d’a vrachetta. Essere l’ultimo bottone della brachetta. Non contare nulla. Occupare una posizione del tutto marginale. Vene de pizzu e se conze de chiattu. (A picca a picca ’u monacu se ficche.) Entra di fianco e si dispone di fronte. A poco a poco il monaco sa farsi spazio. Stare ccu’ lle manu alla vrachetta. Stare con le mani alla cintola. Stare in ozio. ’Mbarrare ’u sule ccu’ ’nu crivu. Nascondere il sole con un crivello. Cercare di nascondere l’evidenza. Jendu vidiendu. Andando, vedendo. Regolarsi a seconda di come vanno le cose. Me pare lla morte ’e Giacchinu. Sembra la morte di Gioacchino. Si dice di musica lugubre, funebre. Trovare ’a pezza a culure. Trovare una toppa dello stesso materiale e dello stesso colore. Trovare un rimedio provvisorio ma appropriato. Trovare una scusa verosimile, credibile. Arrivare a tavula parata. Arrivare a tavola apparecchiata. Sedersi, mangiare e nulla fare. Mangiare e bere a spese altrui. – 85 –


’A Madonna v’accumpagne! La Madonna vi accompagni ad ogni passo. Inchjere ’u culu ’e scarpe vecchje. Riempire il culo di scarpe vecchie. Raccontare frottole per ingannare qualcuno. Dòrmere a sette cuscini. Dormire su sette cuscini. Dormire tranquillo e spensierato. Fare fuocu sutta cinnara. Fare fuoco sotto la cenere. Operare di nascosto. Tramare. Fare ’a visita d’u miedicu. Fare la visita del medico, fare una visita di pochi minuti. Me pare lla fravica ’e san Pietru. Mi sembra la costruzione della basilica di San Pietro. Si dice così di lavoro interminabile. Essere ’nu santu diavulu. Essere un santo diavolo. Dicesi di persona estrosa, imprevedibile, ma gradita e simpatica. Passare ’ncavalleria. Passare in cavalleria. Si dice di cosa prestata e non restituita. Su’ junti culu e cucchjara. Non si separano mai, sono sempre assieme. Dicesi cosi di persone strettamente unite in amicizia. Cacciare sucu ’e na petra. Cavar succo da una pietra. Cavar sangue da una rapa! Pretendere l’impossibile. Fare opera vana. Cantare ’a pampina. Svergognare pubblicamente qualcuno con prove inoppugnabili. – 86 –


Assai pampine e poca uva. Molte foglie e poca uva. Molta apparenza e poca sostanza. Mintere unu supra ’nu ciucciu jancu. Mettere qualcuno su un asino bianco. Ingannare qualcuno. Damme ’sti quattr’ossa. Dammi la mano in segno di affettuosa amicizia. Cusere i panni ’ncuollu. Cucire i panni addosso. Prendere le giuste misure a qualcuno. Votare cannella. Cambiare parere, opinione. Bussare ccu’ lli piedi. Bussare con i piedi alla porta del potente. Le mani devono essere piene di doni! Cacciare ’a capu d’u saccu. Togliere la testa dal sacco. Diventare malizioso e scaltro. Cadire ’mbascia furtuna. Ridursi in miseria. Perdere i favori della fortuna. Cchjù scuru d’a menzannotte ’un po’ bbenire. Più buio della mezzanotte non può fare. Il peggio è passato! Ti ’nde dicu a lustru ’e luna. Te ne dico di tutti i colori, al chiaro di luna. Allu buonu cce cacci i cavuzi. All’uomo troppo buono puoi togliere persino i pantaloni. Avire ’na licerta a due cude. Avere una lucertola a due code. Essere fortunato. Le fa l’uovu ’u gallu. Gli fa l’uovo il gallo. È proprio fortunato! – 87 –


’Na chjna e ’na vacante, ’na cavuda e ’na fridda. Avere un piacere e un dispiacere. Ricevere una notizia buona ed una cattiva. Nella vita si alternano momenti di piena e momenti di magra. Carta jettata, carta jocata. Carta buttata, carta giocata. Carta para, bona ppe’ llu cartaru. Carta pari, buona per chi da carte. ’A prima ie di guagliuni. La prima partita viene vinta dai ragazzini. ’Na vota passe llu santu. Una volta sola passa il santo. Approfittane! ’Un ’mpacchjare mancu a ’na turra. Non colpire nemmeno un casolare. Avere una pessima mira. Non azzeccarne una! Va joca alli pinzari! Vai a giocare altrove, questo gioco non fa per te. Te fazzu ’u culu a rosellara (o reglie reglie) Ti faccio il culo buchi buchi. Espressione che si usa giocando a carte. ’Nde cunti cazzi! Quante cazzate racconti tu ! ’Un tene uocchj ppe’ ciangere. Non ha occhi per piangere. Non avere più lacrime da versare. Cadenu acielli muorti. Cadono uccelli morti. Fa un freddo cane! Trovare ’a furma d’u pede suo. Trovare la forma del suo piede.Trovare pane per i propri denti. Ogni birbante, ogni prepotente, troverà, prima o poi, un altro birbante che lo farà stare a dovere. – 88 –


L’acqua vulle e llu puorcu alla montagna. L’acqua bolle in città, ma il maiale è ancora in montagna. Essere impazienti e precipitosi. Dicesi quando si è in procinto di fare una cosa, ma manca ancora l’essenziale. Puniendu ’u sule, sculandu i vallani. Tramontando il sole, scolando le ballotte. Coincidenza e sincronismo perfetti. ’Mbecchjzza cavuzi russi. Alla vecchiaia pantaloni rossi. Diventare stravagante in età matura.Tutte le cose vanno fatte a tempo debito. Arrustiendu, mangiandu. Arrostendo, mangiando. Pensare al presente senza angustiarsi per il futuro. In gioventù ha fattu ’u brigante, alla vecchjzza ’u monacu santu. In gioventù ha fatto il brigante, in vecchiaia il monaco santo. La paura di morire compie miracoli! Vrusciare ’u pagliune. Bruciare il pagliericcio. Non pagare un debito. Avire ’na mala pilatura. Avere una brutta cera. Cumpagnu, tu fatiga ca io magnu! Compagno, tu fatica ed io mangio! Chiste su’ pitte chi se rendenu. Queste sono focacce che vanno restituite. Rendere pan per focaccia! Cc’è passata ’a chjanozza ’e san Giuseppe C’è passata la pialla di san Giuseppe. Riferito a donne con seni poco sviluppati. A ’na scilla ha dde pendere. Da una parte deve pendere. Non può andare tutto liscio. – 89 –


Fore d’u culu mio ’ndo piglie piglie. Fuori dal mio deretano dove colpisce colpisca. Ogni altro bersaglio è ottimo! Ognuno faccia quel che vuole purchè non mi danneggi! Fore ’a pudia mia tri parmi ’e filatu sciusu. Lungi da me ogni bandolo arruffato! Lungi da me ogni affare intrigato! Curnutu manzu. Cornuto mansueto, consapevole, consenziente! Io dicu ciciari e me rispundi fave. Io dico ceci e tu mi rispondi fave. Rispondere a vanvera. Non intendersi. ’Un de vue d’a glianda. Non vuole proprio saperne. Va tutto storto! Cantare cumu ’na cecala. Cantare come una cicala. Essere petulante e noioso. ’Mbiscare ’a sita ccu’ lla capisciola. Mettere insieme la seta ed i cascami. Prendere una cosa per un’altra. Confondere. ’Mbiscare ’a merda ccu’ lla cicculata. Mescolare la merda con il cioccolato. Far d’ogni erba un fascio. ’Un putire stutare ’a luce ccu’ ’nu saccu. Non potere smorzare il lume con un sacco. Non essere capace di fare cose semplici oppure essere ridotto in miseria. ’Un sapire quantu sunu i jirita d’a manu. Non sapere quante sono le dita di una mano. Non sapere nulla di nulla. ’Un signu natu jeri e caminu oje. Non sono nato ieri e cammino oggi. Io sono una persona molto esperta! Mintere ’u luttu allu pisciaturu. Manifestare il proprio dolore ponendo un nastro nero attorno al vaso da notte. Non dispiacersi affatto di quanto accaduto. “U sa’? È muortu Tiziu”. “Daveru! Mo’ me mintu ’u luttu allu pisciaturu!” – 90 –


A dispiettu ’e muglierma me tagliu i cugliuni. Far male a se stesso pur di far male agli altri. Fare scindere (calare) ’u latte. Fare calare il latte. Recar noia, fastidio. Quandu chjove e nun fa zancu. Mai e poi mai! ’A ’nu mastru ’u chiami Saveriu. Ad un maestro lo chiami Saverio (per nome!) Bisogna rispettare e mai sottovalutare le capacità e le qualità degli altri. Mangiare a quattru ganasce. Mangiare a quattro ganasce, con ingordigia e avidità. ’Un se pue cantare e portare ’a cruce. Non si può cantare e portare la croce. Non si possono fare due cose contemporaneamente. Mangia ca d’u tue mangi. Mangia, tanto quello che stai mangiando è tuo. Santi piedi mie aiutatime! Gambe mie, non è vergogna il fuggir quando bisogna! Jornata ccu’ lle spise o alla scarsa. Giornata di lavoro retribuita con o senza vitto. “Quantu te pigli ’a jornata?” “Dipende si ie ’na jornata ccu’ lle spise o alla scarsa.” ’Mpizzare ’u culu a tante bande. Infilare il culo a tante parti. Mettere troppa carne al fuoco, intraprendere più cose insieme. Avire ’nu giaccu francu ’e pirita. Avere una giacca corta, al riparo da scorregge. – 91 –


Su’ ditte ’e misse ’a Palermiti, ’un se dicenu cchjù misse cantate. Sono state dette le messe a Palermiti, non si dicono più messe cantate! Tutto è finito, non c’è più niente da fare, sono cadute le ultime speranze! Ite missa est! Petrusinu d’ogni minestra. Prezzemolo d’ogni minestra. Persona che si ficca dappertutto. Impiccione. Ficchino. Fare ’na cosa ’e juornu. Fare una cosa con sollecitudine. Far presto, alla svelta. Spicciarsi. Vasciare ’a crista. Abbassar la cresta. Abbandonare la superbia, l’orgoglio. Sottomettersi. Rabbonirsi. È il gesto con cui il gallo, prima o dopo del combattimento, riconosce la superiorità dell’ avversario. M’ha ’mbitatu a carne e maccarruni. Mi hai invitato a carne e maccheroni. Si dice quando uno accetta con entusiasmo una proposta. Pigliare ’a manu ccu’ tuttu ’u vrazzu. Prendere la mano con tutto il braccio. Dicesi di chi si approfitta della generosità di qualcuno oppure abusa della confidenza concessagli. ’Mpacchiare ’na cosa dintr’i corna. Ficcarsi in testa una idea, fissarsi, intestardirsi. ’Ud ’ie lignu ppe’ crucifissi. Non è legno adatto per fare crocifissi. Non è santo da far miracoli. S’ha calatu i cavuzi. Si è calato le brache. Si è sottomesso senza dignità. ’Na palla ’ntra ’nu canniellu. Una palla nel cannello, un colpo di fortuna. No’ tutti i russi su’ cerasa. Non tutte le cose rosse sono ciliegie. Fare attenzione alle apparenze. – 92 –


Taglia ch’è russu! Modo di dire dei venditori di cocomeri. Quando è il momento giusto bisogna intervenire senza indugio e senza riguardo per chicchessia. Pare ca porte acqua alli muorti. Sembra portare acqua ai morti. Essere privo di forza e di vitalità. Me pari ’a campana ’e Cielicu. Mi sembri la campana di Celico. Dicono che suoni sempre. ’A casa s’è vrusciata, ma i surici s’hanu pigliata ’a paparina! La casa s’è bruciata, ma che botta per i topi! Incendiare la casa per mettere in fuga i topi. Azare ’a mangiatura. Limitare il cibo per punizione. Sentere l’erba nascere. Sentire l’erba nascere. Avere udito eccezionale. Si ’nde scuotule lli panni. Scrollarsi gli indumenti di dosso. Non assumersi responsabilità, fare come Pilato. Essere chjnu ’e lasseme stare. Essere pieno di problemi seri, di fastidi. Allevare ’nu cursune ’ntr’u piettu. Allevare una serpe nel petto. Nutrire un ingrato, proteggere una persona infida ed indegna. Avere nemici in casa. Vivere tri jirita ’e vutta. Un assaggino! O tri cìciari o ’na quadara. O tre ceci o un calderone. Non avere il senso della misura. Spaccare e jaccare. Ordinare e comandare a proprio piacimento. – 93 –


’Na vota ppe’ d’unu ’un fa male a nessunu. Una volta per uno non fa male a nessuno. Parrare cumu ’nu libru stampatu. Parlare come un libro stampato, chiaramente e saggiamente. De ’nu pilu ’nde fare ’na corda. Fare di un pelo una corda. Esagerare, ingrandire una cosa lieve. Quandu grilli, quandu galli e quandu chjumbu dintr’i spalli. La volpe disse ai figli: “Quando grilli, quando galli e quando piombo nelle spalle”. Malatia c’un de godenu i prieviti. Malattia dalla quale i preti non traggono alcun vantaggio. Ai preti torna utile il funerale! Ppe’ ttie tuttu ’u mundu è frittula. Riferito a chi vede tutto roseo. O passi o t’annieghi. O passi o muori affogato. Non ci sono alternative. Chista è l’ugna! Si vue ferrare fierri. L’unghia è questa, malridotta! Vuoi ferrarla? A te la scelta: prendere o lasciare. Cusere ’u bastu. Cucire il basto. Sottomettere. Soggiogare. Essere figliu de gallina nivura. Essere figlio di gallina nera. Essere povero, sventurato, sfortunato. Untare ’a serra. Ungere la sega. Corrompere qualcuno con doni e denaro. Fare ’na via e dui serbizzi. Fare un viaggio e due servizi. – 94 –


Fare dire ’na missa pizzuta. Fare celebrare una messa di devozione, chiedendo l’obolo a chicchessia. Vrusciare chjanule. Bruciare ceste. Fare falò, fare fuoco d’allegrezza. Fare un fuoco vistoso per allegria. Si vincimu ’e lezioni comunali vrusciamu chjanule! Essere ’nu biellu coccitiellu ’e ncienzu. Essere tutto pepe, scaltro e malizioso. Essere ’nu cane ’e mandra. Essere crudele ed irriconoscente. ’Ndo attacchi ’a sira ’un cci ’u truovi cchjù ’a matina. Cambia opinione dalla mattina alla sera. È questione d’u quatrante sinnò ’a marca è bona. La colpa è solo del quadrante perché l’orologio è di ottima marca! ’Un putire nè fujere né secutare. Non potere né fuggire né inseguire. Essere con le mani legate, essere impedito. Si si ’nd’ accorge llu capu d’u stentinu! Se se ne accorge il capo dell’intestino, povero te. Pigliare pisci e jestimare. Fare buona pesca e bestemmiare. L’uomo non è mai contento! Ohi viola chi te chiami zappa, tu nun si fatta ppe’ fricare a mmie. Attrezzo che ti chiami zappa, tu non sei nato per fregarmi. Viva il lavoro, abbasso la fatica! Parra quandu pisce lla gallina. Parla quando orina la gallina, quindi mai. Modo per raccomandare il silenzio. – 95 –


O trovature o ’ncornature. O hanno trovato un tesoro o corna. Le ricchezze improvvise derivano o da colpi di fortuna o da colpi… proibiti. Sentire puzza d’abbrittu. Sentire puzza di bruciato. Subodorare un inganno. T’ha sparatu tutt’i cartucci. Sei rimasto senza munizioni, sei finito, arrenditi! Avire sale intr’a cucuzza. Avere sale in testa. Mintere ’a cuda ’mmienzu l’anche. Mettersi la coda tra le gambe. Ritirarsi mogio mogio. Stendere i piedi ppe’ quantu è luongu ’u linzulu. Stendere i piedi per quanto è lungo il lenzuolo. Essere misurato. Fare ’u passu cchjù luongu d’a gamba. Fare il passo più lungo della gamba. Essere bruttu cumu ’a fundaria. Essere brutto come la fondiaria (le tasse). Campare ccu’ lla pelle d’u lupu. Campare con la pelle del lupo. Vivere da prepotente, da mafioso. Oje è santu Livrieri, ’ud ie cchjù ’a jornata ’e jeri. Oggi è un altro giorno, la bella giornata di ieri non c’è più. Ad una giornata di festa e di baldoria segue, quasi sempre, una giornata triste e piena di malinconia. Né te niegu, né te pagu. Né ti nego il debito, nè ti pago. – 96 –


Le manche ’n’ura cumu ’u currieri. Gli manca un’ora come il corriere. Avire ’e manu ’mpasta. Avere le mani in pasta. Maneggiare a proprio tornaconto. Stare a manipolare intrighi. Dintr’u culu ’un cce capìe ’na ’nzita. Nel culo non ci sarebbe entrata neanche una setola! Mamma mia che paura, che spavento! Jire vidiendu cchi mundu curre. Andare a vedere come stanno le cose. Pigliare ’a gatta dintr’u saccu. Prendere la gatta nel sacco. Comprare a scatola chiusa. Lavare ’a capu allu ciucciu. Lavar la testa all’asino. Far del bene a chi non sa o non può riconoscerlo e apprezzarlo. Essere natu o vattiatu ’e vennari! Essere nato o battezzato di venerdì. Essere un po’ matto. ’Ud essere cocivulu. Non essere di facile cottura, avere un carattere puntiglioso e poco malleabile. Né pane vuogliu, né alla scola vajiu. Né pane voglio, né a scuola vado. ’Un lassare viernu arriedi. Non lasciare cose in sospeso, non trascurare il lavoro da fare. Chi ha tempo non aspetti tempo. Riscordare ’a sarda allu fuocu. Dimenticare l’arrosto sul fuoco. Dimenticare le cose più importanti. – 97 –


Cce pue sparare ’a purba assulicchjata. Non c’è anima viva! Cce pue girare ccu’ ’nu ciucciu carricu ’e canne. C’è tanto largo che ci si può girare con un asino carico di canne. Fare ’u pisce ’e traffinu. Fare come il delfino, mettere nella rete i tonni e poi scappare. Si dice di persona sleale, abituata a fare doppio gioco. Te pagu alla banca d’u sapune. Ti pago alla banca del sapone. Mai! Parenu fatti tutt’i dui a ’na fuscella. Sembrano uguali, come due ricotte fatte nella stessa fiscella. Filare sempre a ’nu fusu. Filare sempre con lo stesso fuso. Non progredire mai. Mancu alli cani. Augurando ciò nemmeno ai cani! Alli cani diciendu. Augurando ciò solo ai cani. Chillu chi jie ’u jume appendinu: Dio non pieju! Colui che veniva trascinato dalle acque del fiume disse: Dio non peggio (di così!). ’A vigna è dda tua, ma i pali su’ lli mienzi appedunu. La vigna è tua, ma i pali sono metà per uno. Se mi aggredisci mi difendo anche se hai ragione! ’Un de rumpi manghielli. Sei uno scansafatiche! T’ha mangiatu grazia ’e Dio ed ha cacatu crozze ’e diavulu. Hai mangiato grazia di Dio, ma hai trasformato il bagno in camera a gas! Non saper sfruttare le occasioni favorevoli. – 98 –


Ciucciu è jutu, asinu è bbenutu. Somaro è andato, asino è tornato. È ritornato più povero e più ignorante di prima! A chine dune e a chine purminte. A chi ne dà e a chi ne promette. Si dice così di un manesco o di uno spavaldo. ’Nde vo’ videre piessuli! Ne vedremo delle belle! (Piessuli = Schegge) Tu dugnu io l’uoriu! Te lo do’ io l’orzo! Ti sistemo io per le feste! Dare l’uoriu = Castigare. ’U lamientu te cole. Il lamentar ti giova. Riferito a chi si lamenta per scaramanzia. Te rote ancuna corchja. Il diavolo ti gira intorno! Stai attento a quello che fai! Non scherzare col fuoco. ’Mpedepirillu, maritu mio. Sono dove mi hai lasciato, ho combinato ben poco, marito mio caro. Simu pronti? ’Mpedepirillu, maritu mio! S’è picuozzu torne. Se è frate laico vero, prima o poi ritornerà sia in convento che a casa tua quando è tempo della cerca. Se è un cane di razza, torna. Se hai avuto a che fare con una persona seria e sincera, non hai nulla da temere, prima o poi lo rivredai. Statte buonu pede ’e ficu! Arrivederci albero di fico! È finita, sono cadute le ultime speranze! Se su’ junti Criccu, Cruoccu e Manicu d’Ancinu. Ecco insieme tre bricconi della medesima specie. – 99 –


Fare l’uocchj ’e pice. Rubare, agire con rapidità fulminea. Essere lesto come un gatto.’A gatta me fa sempre l’uocchj ’e pice! Arrobbamu e jamu deritti. Rubare e andar dritto. Rubare e far finta di nulla. Meglio essere che sembrare onesti. Ammuccia, ammuccia ca pare tuttu. Nascondi, nascondi che tutto si vede. Le magagne, i guai non si possono celare a lungo. S’è ’mbrogliata ’a matassa! Si è ingarbugliata la matassa. L’affare è diventato intrigato. La situazione si è complicata. Peccatu viecchju, penitenza nova. Nuove penitenze per colpe commesse in passato. Putire cacare ’u liettu. Essere in condizioni economiche floride tanto da poter insudiciare il letto. A cumu è sulu s’arrange! Pur essendo solo riesce più o meno a cavarsela. Unu tene e l’atru ’mprene. Uno tiene ferma la malcapitata e l’altro la violenta. Essere gente di malaffare. Essere complici. Panza mia fatte a rutune. Pancia mia fatti capanna! Così dicono, con ingordigia, mangioni e ghiottoni dinanzi ad un lauto pasto. Fare ’a pace de vespe. Fare la pace delle vespe. Fare pace, romperla subito e litigare più di prima! – 100 –


Alli cunti sienti ’e rise. Quando arriverà il momento dei conti finali sentirai che ridere! A mangiare gaudeamus, a pagare suspiramus. Miegliu fissa ca sindacu. Meglio fesso che sindaco. Né dole né fete. Non dà fastidio di nessun genere. Mintere pisci intr’u panaru. Mettere pesci nel paniere. Approfittare dell’amicizia, dell’occasione. Triste è juta, errama è bbenuta. È cominciata male ed è finita peggio. Storta va, diritta vene, sempre storta ’un po’ jire. Non può andare sempre tutto storto. Prima o poi tutto si aggiusta. Fare ’a fera. Fare un regalo comprato alla fiera. Fare ’na fera = Fare un chiasso indiavolato, creare gran confusione. Restare ccu’ llu manicu alle manu. Restare col manico in mano. Restare deluso. Lavorare invano. Se ricogliere ccu’ le manu pendiendu. Tornare a mani vuote. ’Un mi ’nd’ha dittu. Non ne ho avuto voglia. Pecchì ’un cce sì jutu alla scola? ’Un mi ’nd’ha dittu! Tènere una. Fare la stessa cosa senza soluzione di continuità. Chiedere insistentemente una cosa lamentandosi. Muglierma tene una a cacciare ’a purbarata. Figliuma tene una ca vo’ cumpratu ’u motorinu. – 101 –


Cchi sonata de vombare! Che batosta, che sconfitta, che fregatura ! Fricatinde, t’a dugnu io ’a ’mpitta! ’U dittu è vangelu! Parra cumu t’ha fattu mammata!

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Abballati, abballati, abballati, fimmine sc-chette e maritate cà s’ud abballati buonu nè ve cantu e nè ve suonu.

A A prep. A Staju a Roma. Vaju a mangiare. ’A art. pron. La Rapa ’a porta = Apri la porta. ’A vue? = La vuoi?

ABBALLU s.m. Ballo. Festa d’abballu = Festa di ballo.

ABBADARE v. Badare. Abbadatu = Badato. Nel significato originario significa guardare, osservare e quindi avere cura. Se uno osserva con attenzione, lo scopriamo a bocca aperta. [dal lat.volg. batare = Stare a bocca aperta] ABBAGNARE v. Bagnare. Abbagnatu = Bagnato. Abbagnare ’a cannarozza = Bagnare la gola, bere. Abbagnare ’na laurea. Bagnare una laurea, bere alla salute di chi l’ha conseguita. [dal lat. tard. balneare] ABBAJARE v. Abbaiare. ’U cane c’abbaje vo’ l’uossu = Il cane che abbaia vuole l’osso. Allu cane c’abbaje jettacce ’n’uossu! = Dai un contentino a chi sbraita, avrai meno fastidi. Abbajare cum’u cane ca dijune = Abbaiare come il cane che digiuna. Abbaiare dalla fame, avere una fame da lupi. [Voce onomatopeica: da “bai” che imita il verso del cane] ABBALLARE v. Ballare. ’Un sacciu abballare = Non so ballare. Si me ’nchjanenu i cazzi te fazzu abballare ’a tarantella! Cumu suoni, abballu = Come tu suoni, io così ballo. Si suoni ccu’ ’na sula corda, io abballu ccu’ ’nu sulu pede.(Ballare secondo la musica, regolare le proprie azioni a seconda delle circostanze). Chine ’un sa abballare ’un se mintisse ’mmienzu = Chi non sa ballare non si metta in mezzo. [dal lat. tard. ballare]

ABBAMPARE v. Avvampare. Abbampatu = Avvampato. Chi te vuonu abbampare! (impr. pop.) Abbampare d’amure, de raggia, de ’mbidia, de odiu = Avvampare d’amore, di sdegno, d’invidia, di odio. ABBAMPATIZZU agg. Accalorato. Avvampato, arrossato dal caldo o dal fuoco. ABBARDARE v. Flettere. Incurvare. Piegare. Nel significato originario viene bardato il cavallo cioè viene rivestito con l’armatura di cuoio. Ma in questa azione la bardatura è l’atto del piegare o meglio dell’avvolgere.Travu, pavimentu abbardatu = Trave flessa, pavimento incurvato, che sta per cedere. Ppe’ llu troppu pisu se su’ abbardate ’e tavole d’u liettu. [dall’arabo barda, gualdrappa, drappo che avvolge il cavallo] ABBARRUCARE v. Affaccendarsi. Agitarsi per le molte faccende da sbrigare. Abbarrucatu = Indaffarato e preoccupato. [Potrebbe derivare dal greco baros = peso e da reo = io rovino] Dalla poesia ’A galleria Dalla poesia di MARIO PUCCI

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Ppe’ scanzare lli giruni, supr’a rrobba di Magnuni ppe’ llu mare e lla Mantia hanu fattu ’a galleria. Tutti quanti alla benzina fan’a fila ogne matina


pecchì ognunu vo’ provare ’u piacere ’e cce passare. Tutt’Ajellu è arremuratu, tutt’Ajellu è abbarrucatu chine cumpre corna e sale o ringrazie a san Geniale. ABBASCIU avv. Giù. Scinda abbasciu = Scendi giù. Se jettare d’u barcone abbasciu = Buttarsi giù dal balcone. I viecchj è miegliu ca stanu abbasciu, cà stanu cchjù ’mpari. [dal latino bassum]

ABBENTARE v. Ripigliar fiato, fermarsi un poco per respirare e per riposarsi. Abbentate ’nu pocu cà sì stancu = Riposati un po’ perché sei stanco. [Ci si riposa quando si è giunti alla meta, all’arrivo, perciò il termine abbentare deriva dal latino adventare che significa arrivare a grandi passi] ABBERARE v. Avverare. Abberatu = Avverato. ’U suonnu ’e sta’ notte s’è abberatu! [dal latino ad verum, verso il vero, realizzato]

ABBASTA cong. Basta che, purchè. A patto che. Il significato originario ci riporta al concetto di sufficienza, è sufficiente, la misura è colma, basta, non se ne può più. Anticamente la misura colma si usava nel caricare il mulo, da cui la parola basto. Dunacce chillu ca vue abbasta c’a finisce! = Dagli ciò che vuole purchè la smetta. Abbasta ca juochi alle carte, te sienti recriare! [dal greco bastàzo = portare o sopportare]

ABBERTU n.pr. Alberto.

ABBAVUZARE o ABBAZARE v. Rimboccare. Rialzare il lembo della veste, della sottana. Avire i cavuzi abbavuzati = Avere i pantaloni rimboccati. Abbavuzare ’e maniche d’a cammisa = Rimboccarsi le maniche della camicia. [Il termine abbavuzare potrebbe derivare da bavero che è il fazzoletto ripiegato attorno al collo o da lat. tardo abbalteare = rialzare le vesti e fermarle con la cintura al giro della vita]

ABBIENTU s.m. Riposo. Pigliare abbientu = Riposarsi. [dal lat. adventum = arrivato]

Dalla canzone Funtana funtanella ’Un cc’è cchjù bella cosa ’e sta funtana chi prejulizzu si cce si’ vicinu appuzza ’u varrile, abbazate ’a suttana ca ’nnu mumentu ti lu vidi chjnu.

ABBIATU agg. Beato. San Franciscu mio abbiatu, pensacce tu! [dal lat. Beatus] ABBICINARE v. Avvicinare. Abbreviare. Abbicinatu = Avvicinato. Abbicinate alla vrascera = Avvicinati al braciere. De stu scurtaturu abbicinamu chimancu. Per questa scorciatoia abbrevieremo di molto. [dal lat. vicinum-i = vicinanza]

ABBILETTARE v. Avvistare. Spiare. Abbilettatu = Avvistato, spiato. [dal latino ad+video, guardare da presso o anche accorgersi] ABBILLICARE v. Ammassarsi. Ammucchiarsi. Attaccarsi. ’E furmiche se su’ abbillicate allu zuccheru = Le formiche hanno preso d’assalto lo zucchero. [dal latino umbilicatum che in origine significa avvolto, da cui deriva ombelico]

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ABBINCERE v. Vincere. Superare un ostacolo. Abbinciutu = Vinto. ’Un putire abbincere = Non riuscire ad avere sotto controllo una situazione, non riuscire a farcela. ABBRANCICARE v. Abbrancare. Afferrare. Avvinghiare. Abbrancicatu = Abbrancato, afferrato. ABBRAZZARE v. Abbracciare. Abbrazzatu = Abbracciato. Abbrazzame, gioia mia! ’A notte pienzu a ttie e m’abbrazzu ccu’ llu cuscinu! ABBREGARE v. Diventare rauco, roco. Arrochire. Abbregatu = Rauco. [dal greco bragkos = raucedine] ABBREGATIZZU agg. Alquanto rauco. ABBRINCHJARE v. Andare a grande velocità. [lat. ab+ringulare = ringhiare, digrignare perché a grande velocità il motore ringhia]

ABBRIGAZIONE s.f. Obbligazione. Riconoscenza. Gratitudine. Se cacciare ’n’abbrigazione = Disobbligarsi. ABBRISTULIRE v. Abbrustolire. ABBRITTARE v. Bruciacchiare. Abbrittatu = Bruciacchiato. [lat. ab+rictus, diritto; nel senso che chi si brucia si tende per il dolore]. ABBRITTU s. m. Bruciato. Sentere puzza d’abbrittu = Sentire puzzo di bruciato, subodorare un inganno.

ABBRUSC-CARE v. Screpolare. Abbrusc-catu = Arrossato. Screpolato. Tiegnu i lavura,’e manu,’e ’nginaglie abbrusc-cati = Ho le labbra, le mani, l’inguine screpolati. ABBRUSC-CATINA s.f. Screpolatura. Arrossamento. ABBUCCARE v. Versare.Travasare. Voltare in giù la bocca di un recipiente per versare. Abbuccatu = Versato, travasato. Abbuccare ’u vinu = Versare, travasare il vino. [dallo spagnolo abocar = abboccare o dal lat. ad vuccam = portare il contenuto del recipiente verso l’orlo, la bocca] ABBUFFICARE v. Gonfiare. Abbuffarsi. Tiegnu ’ a panza abbufficata = Ho la pancia gonfia. [È un chiaro suono onomatopeico] ABBUMBARE v. Esagerare, eccedere nel mangiare, nello studio, nel bere, ecc. Abbumbare a mangiare = Mangiare a crepapelle. Abbumbare a studiare = Studiare eccessivamente. Abbumbare unu de palate = Picchiare sonoramente qualcuno. ’U prufessure ’e matematica n’abbumbe de compiti = Il professore di matematica ci carica di compiti. Abbumbare fisc-cuni = Bombardare di fischi. [Parola onomatopeica che richiama lo scoppio della bomba] ABBUNARE v. a) Annacquare. Idratare. Abbunare ’a cavuce = Idratare la calce, mescolare la calce viva con acqua per ottenere la calce spenta. Abbunare ’a vutta, ’u varrile = Riempire d’acqua la botte, il barile, orcioli per otturarne le fessure.

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b) Abbonare. Me signu abbunatu alla gazzetta ufficiale. [dal latino ad-bonum nel senso di rendersi idoneo] ABBUNDANZIUSU agg. Generoso. Prodigo. ABBUNZARE v. Andare a grande velocità sibilando. Sfrecciare. ’E machine d’a formula unu abbunzenu! ’E pallate abbunzavenu = I proiettili passavano sibilando. Abbunzare a lavurare = Lavorare di buona lena. ABBURDACARE v. Impregnare. Inzupparsi. ’E cose fritte s’abburdachenu de uogliu = Le fritture s’impregnano di olio. ABBUSC-CARE v. a) Buscare, guadagnare. Arricordate ca, ppe’ s’abbusc-care ’u pane, pattrita sc-cume sangu! ’U pane tene sapure quandu s’abbusc-che ccu’ sudure = Il pane ha sapore quando è stato guadagnato con sudore. b) Buscarle, prenderle. Te fazzu abbusc-care = Bada che le buschi. [dallo spagn. buscar = cercare]

ACCAPACICA loc. È probabile che. Va a finire che.. Jamu caminamu oje c’accapacica domane chjove e ’un cce putimu jire. ACCAPILLARE v. Accapigliarsi, azzuffarsi, prendersi per i capelli. [dal lat. capillum = capello] ACCAPPOTTARE v. Ribaltare. Capovolgere. ’A barca s’è accappottata = La barca si è capovolta. [dal francese capoter = ribaltarsi] ACCATTARE v. Acquistare. Comprare. T’accattu e te vindu! = Ti compro e ti vendo! Chine sente e dice s’accatte nemici, chine sente e tace s’accatte lla pace. [dal francese acheter =acquistare o dal lat.tardo adcaptare (ad + captare) = prendere] ACCESSU s.m. Ascesso. Postema. ACCHJANARE v. Salire. Signu cadutu acchjanandu ’e scale = Sono caduto salendo le scale. Acchjanatu = Salito. ACCHJAPPARE v. Acchiappare Si t’acchjappu te spanzu! = Se ti acchiappo ti sventro! ACCIAMORDATU agg Avvilito. Stordito. Svigorito.

ABBUTTARE v. Gonfiarsi come una botta, cioè come un rospo. Saziarsi, rimpinzarsi. [da botta = rospo, che a sua volta deriva dal lat. butta che significa calzatura grossolana]

ACCIAMPICARE v. Inciampare. Allu scuru signu acciampicatu a ’nu scalune. Al buio sono inciampato in un gradino.

ABBUTTU agg. s. m. Sazio. Stufo. De maritumma ’nde signu abbutta! = Di mio marito ne sono stufa!

ACCIOMU s.m. Pover’uomo, povero disgraziato. Me pari ’nu sant’acciomu.

ACCIAMPICUNE s. m. Inciampata.

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[dal latino Ecce homo = Ecco l’uomo, espressione con cui Ponzio Pilato presenta il Cristo dilaniato dalle frustate] ACCITARE v. Zittire. Ammutolire. Acquietare. Accitatu = Zittito, ammutolito, acquietato. Faciti accitare stu criaturu ca sta ciangiendu ’e sta matina. ACCIU s. m. Sedano. [In latino troviamo apium = appio; l’appio dolce, apium gradevolens, è il sedano. Il francese ha ache con lo stesso significato.] ACCIUNCARE v. Cioncare. Troncare. Spezzare. Sentirsi le braccia e le gambe tronche per la stanchezza. Me sientu tuttu acciuncatu! Si t’acchjappu t’acciuncu = Se ti prendo ti cionco. [dal latino iunctum = congiunto. L’alfa privativa porta al significato di spezzato, disgiunto] ACCRIANZATU agg. Educato. Gentile. ACCROCCARE v. a) Aggobbire. b) Agganciare. Accroccatu = Aggobbito, agganciato. [dal lat. crux = croce] ACCUCCHJARE v. a) Avvicinare. Accucchjate alla vrascera = Avvicinati al braciere. b) Raccontare. Accucchjare ciotìe = Raccontare stupidaggini. Dalla poesia ’U comiziu Dalla poesia di GIULIO DI MALTA ’U comiziu cchi ’nde vue ie ’nu fattu propriu stranu tutti accucchjenu ciotìe tutti vattenu le manu.

ACCURRERE v. a) Accorrere. ’A gente accurrìe de ogne pizzu = La gente accorreva da tutte le parti. b) Occorrere. Chi t’accurre? = Che ti occorre? ACCURTARE v. Accorciare. Abbreviare. Si jamu de cca accurtamu = Da questa via abbreviamo. ACCURTATURU s.m. Scorciatoia. ACCUSSÌ avv. Così, in questo modo. ACCUVARE v. Accovacciarsi. Accoccolarsi. Accuvatu = Accovacciato, accoccolato. Ppe’ ’un me fare videre, me signu accuvatu e ammucciatu intr’i filici = Per non farmi vedere mi sono accovacciato e nascosto tra le felci. [dal latino cubare = stare sdraiato, distendersi] ACELLATU agg. Con la testa fra le nuvole con un pensiero fisso, innamorato. ACIELLU s. m. Uccello. Ad ogni aciellu piace llu nidu suo = Ogni uccello ama il suo nido. L’aciellu va ’ndo trove granu! = L’uccello va dove trova grano. Ad aciellu, c’ud ha bbistu mai ’u mare, ’a muntagna le pare marina = Ad un uccello, che non ha visto mai il mare, la montagna sembra marina. L’ignorante cade facilmente in errore. Amaru chillu aciellu chi nasce a malu nidu. ACITU s. m. Aceto. Maritumma me fa jettar’acitu. Chi urdure d’acitu! = Che odore di aceto! Te si’ fattu d’acitu = Sei diventato acido, sei diventato insensibile ai problemi degli

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amici. I parienti d’u maritu su’ amari cumu l’acitu = I parenti del marito sono acidi come l’aceto. ACQUAGNUSU agg. Acquoso. ACQUARELLA s.f. Acquerello. Brodaglia. Bevanda poco alcolica. Stu vinu è acquarella! ACQUASANTARU s.m. Acquasantiera. ACQUAZZINA s. f. Rugiada. Brina. Acquazzina ’ud inchje puzzu = La rugiada non riempe il pozzo! ACQUAZZUNE s.m. Acquazzone. ACRU agg. Agro. Acre. Pimbaduori, pruna, rangi, limuni acri, ecc. ACU s.m. Ago. pl. Acura = Aghi. Acura, spingule e zagarelle! = Aghi, spille e fettucce! ’U culu ’e l’acu = La cruna dell’ago. ’U mastru cusiture quandu perde l’acu se gratte lla capu = Quando il sarto perde l’ago si gratta la testa. Jisse caru ’u fierru ca tiegnu ’n’acu ’e vindere = Speriamo aumenti il prezzo del ferro perché ho un ago da vendere. [dal latino acus-us = ago] ACURALA s.f. Agoraio. Astuccio o cuscinetto di stoffa in cui si custodiscono gli aghi. ADDEBBULIRE v. Indebolire. Debilitare. ’U mare addebbulisce! ’Un studiare assai c’a vista s’addebbulisce! Lo studio indebolisce la vista. ADDIMMANDARE v. Domandare. Chiedere.

Addimmandatu = Domandato, chiesto. Si ’un cridi a mmie addimmanda allu cumpagnu mio = Se non mi credi, chiedi al mio amico. [dal latino demandare = chiedere] ADDIMMURARE v. Ritardare. Tardare. ’Ud addimurare, ricogliate priestu = Non tardare, rientra presto. [dal latino demorari = trattenersi, ritardare, tardare] ADDIRIZZARE v. Raddrizzare. Drizzare. Correggere. Addirizzatu = Raddrizzato, corretto. Addirizzate! = Stai dritto! Addirizzare ’e gambe alli cani = Drizzar le gambe ai cani. Tentare l’impossibile. L’arburu s’addirizze quandu è piccirillu = (I bambini vanno educati da piccoli.) ADDUNARE v. a) Accorgersi. Mi ’ nde signu addunatu = Me ne sono accorto. b) Adunare. Addunare ’e mundizze = Adunare la spazzatura. [dal latino ad unum = verso l’unità, anche da adnosco = conosco da cui adnotum o adnotatum e quindi addunatum.] ADDUPRICATU agg. Raddoppiato Tanti aguri! Addupricatu a vussuria! ADIENZA s.f. Udienza. Ascolto. Dare adienza = Dare ascolto, dare retta, prestare attenzione. ’Un m’ha datu adienza ’e nente! Io me chiamu Vicienzu, alli fissa ’un dugnu adienza = Non ho tempo da perdere con gli scemi. ADOGLIARE v. Oliare. Adogliare ’a serra = Dar denaro per corrompere qualcuno ed ottenere vantaggi.

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’U vue vincere l’appaltu? Ha’ fare ’na cosa semplice: ha’ adogliare ’a serra! Tra il dire ed il fare c’è una busta da consegnare.

AFFRUNTU s. m. Affronto. Offesa.

ADORFU n.pr. Adolfo.

AFFUNDERE v. Bagnare. ’Un jire alla cucina cà cc’ie affusu. ’Ud escere cà chjove e t’affundi. Si’ affusu ca pari ’nu surice dintra l’uogliu.

AFFARCARE v. Affannare. Avere difficoltà di respiro. Quandu sagliu ’e scale affarcu = Quando salgo le scale ho difficoltà di respiro, mi affatico. AFFASCINU s. m. Malocchio. Carmare l’affascinu = Togliere il malocchio. AFFITTU s.m. Fitto. Canone di locazione. ’A casa ’ndo stai è d’a tua? No, signu all’affittu! AFFIZZIONATU agg. Affezionato. Affettuoso. AFFREDU n.pr. Alfredo. Dim. Affreduzzu. AFFRIGGIUTU agg. Dispiaciuto, afflitto. AFFRISSIONATU agg. Raffreddato. [dal latino frictio = strofinamento, se si allude allo strofinamento continuo del naso] AFFRITTU agg. Afflitto. Chine campe sperandu, affrittu more. Chi di speranza vive disperato muore. Chine va derittu campe affrittu = Chi vive onestamente difficilmente diventa ricco. AFFRUNTARE v. Mortificare, redarguire. Affruntatu = Mortificato, redarguito. Appena parru, maritumma m’affrunte.

AFFUCARE v. Affogare. Soffocare. Affucatu = Affogato, soffocato.

AFFURTUNATU agg. Fortunato. È riccu, è spiertu, ma è puru affurtunatu! AGGANGARE v. a) Mangiare con avidità. b) Battere i denti. Aggangare d’u friddu = Battere i denti dal freddo.

AGGHJAJARE v. a) Agghiacciare. b) Perdere vigore. Arenarsi. Agghjajatu = Agghiacciato, esausto. AGGRANCARE v. Aggranchiare. Intirizzire. Aggrancatu = Intirizzito, aggranchito, aggranchiato, rattrappito. Tiegnu ’e manu aggrancate = Ho le mani rattrappite, aggranchiate. Chi te vie aggrancatu! (imprec.popol.) AGGUALARE v. Agguagliare. Livellare. Aggualatu = Agguagliato, livellato. Agguala stu muru ch’è favuzu = Aggiusta questo muro perché non è a piombo. AGNIELLU s. m. Agnello. L’agniellu se regale a Pasca e va fattu allu furnu ccu’ quattru patate. AGUANNU avv. Quest’anno. Uguanno (arc. o reg.)

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Aguannu ’a ’nnustria va male = Quest’anno il raccolto va proprio male. [dal lat. hoc anno = in questo anno] AGURIU s.m. Augurio. Quandu cade vinu supr’a tavula è de bon’aguriu! Aguri e figli masculi! All’aguriu ’e cumpà Ciccu o piglie o sicche! Dicesi cosi quando si pianta un albero: o attecchisce o secca! AGUSTU s. m. n.pr. a) Agosto. b) Augusto. Agustu cucine, settembre minestre = Agosto cucina, settembre minestra = I prodotti agricoli di agosto vengono consumati a settembre. Ad agustu chjove mustu = D’agosto piove mosto. AJELLU n.pr. Aiello Calabro. Il nostro caro ed amato paesello. Tema: Parlate di Aiello. Tema: Tema: Tema: Tema:

Svolgimento: Ajellu ie Ajellu! Primu Parigi e dopu Ajellu! Fine.

ALIVU s. m. Ulivo. Olivo. Aliva = Uliva. Oliva. Alivu e ficu trattali de nemicu = L’ulivo ed il fico devono essere potati spesso. Quandu chjove ccu’ llu sule leune lassa l’alive allu patrune = Se piove quando c’è il sol leone lascia le olive al padrone. Se piove a luglio, l’olio è un intruglio. L’alivu cchjù pende cchjù rende. Annata de nive, annata d’alive. ALLAMPARE v. Lampare, lampeggiare. ALLASCARE v. a) Allentare. Allargare. Slacciare. b) Schiarirsi. Il diradarsi delle nubi. ’U tiempu,’u cielu s’è allascatu = Il cielo si è schiarito, sta per tornare il sereno. [dal lat. allaxicare = allargare, dilatare] ALLAZZARE v. Allacciare. Legare. Allazzate ’e scarpe cà su’ sciuse.

Tema: Bravo: dieci e lode! AJIMU agg. Azimo. Senza lievito. [dal latino azymus]

ALLIEFRICARE v. a) Orlare. b) Rimarginare. Cicatrizzare.

AJJIARE v. Trovare. Ajjiatu =Trovato. Chillu c’un pierdu io, l’ajjasse chine vue = Ciò che non perdo io, lo trovi chi vuole. [dallo spag. hallar = trovare] AJOSARE v. Fare in fretta. Sbrigarsi. Ajosate = Sbrigati. AJUTU s.m. Aiuto. Miegliu ’n’ajutu ca cientu consigli. Meglio un aiuto che cento consigli. ALAMIENTU s.m. Sbadigliamento.

ALARE v. Sbadigliare. ’Un m’a fidu d’alare = Non ho nemmeno la forza per sbadigliare. [Dal lat. halare = alitare, respirare]

ALLIGNARE v. Dimagrire. Allignatu = Dimagrito. ALLIERTA avv. Allerta (o all’erta). Sul chi vive. Usato nell’espressione: All’allierta = In piedi. Signu statu all’allierta ’na jornata sana. Dormere all’allierta cumu i cavalli = Dormire in piedi come i cavalli. [dal latino erectum = diritto, in piedi ] ALLIJERE v. Scegliere. Allittu = Scelto. Pimbaduori allitti unu

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ppe’ unu. Pomodori scelti uno per uno. Quale cravatta me regali? T’a pue allijere! [dal latino eligere = scegliere, eleggere] ALLIPPARE v. Allappare. ALLIPPUSU agg. Che allappa. Acre. Aspro. Niespuli allippusi = Nespole aspre. Limune allippusu = Limone che allappa. ALLISCIARE v. Lisciare. Accarezzare. Lusingare. Coccolare. T’allisciu io ’u pilu = Ti aggiusto io per le feste. Cchjù allisci ’a gatta, cchjù arrizze llu pilu. ALLITTERATU agg. Colto. Erudito. Letterato. ALLIZZICARE v. Aizzare.Cercare pretesti per litigare. Incitare persone contro persone. ALLONGARE v. Allungare. Allongare i cavuzi, ’na corda, ’u brodu, ecc. Allongare ’u passu = Affrettarsi. Allongare ’u cuollu = Aspettare per molto tempo una cosa desiderata. ALLORDARE v. Sporcare. Allordare ’a tuvaglia, ’a cammisa, ’nterra, ecc. Allordatu = Sporcato. ALLUCCARE v. Gridare. Alluccare cumu ’nu dannatu. Gridare come un’anima dannata. [dal latino medievale alucus o alucari che indicava l’allocco, uccello notturno che si caratterizza per tipiche grida] ALLUCERE v. Fare luce. Illuminare.

ALLUMARE v. Allumare (arc.). Accendere. Allumatu = Acceso. [dal franc. allumer = accendere.] ALLUPARE v. a) Avere una fame da lupo. b) Essere affetto da licantropia. Chi vue allupare! = Che tu possa morire di fame o che tu possa diventare licantropo. AMARICIARE o AMARIARE v. Amaricare. Avere sapore amaro. AMARICIUSU agg. Amaro. AMAROSTICU agg. Amarognolo. AMARU agg. Amaro. Infelice. Amaru chin’è sulu. Amaru chine tene bisuognu e cirche aiutu. Amaru chine cride all’amure. Amaru chine nasce povaru. Amaru chine va alla fera senza dinaru. Amaru chine ha dde dare, amaru chine ha dd’avire. Amaru chine ’un tene nente, ma cchjù amaru ie chine ’un tene a nullu. Amara ’a maritata ccu’ lla matria e la canata. AMICU s. m . Amico. Quandu Pascale avie dinari, avie amici, parienti e compari. Pascale ha finitu i dinari, su’ finiti l’amici, i parienti e lli cumpari. Quandu truovi ’n’amicu nuovu ’un te riscordare de chillu viecchju. L’amici veri su’ cumu ’e musche janche. ’Ud ie amicu veru chine piglie e ’un dà. AMMACCARE v. Pestare. Schiacciare. Ammaccare fame = Patire la fame. Ammaccare fatica = Lavorare sodo. Sangu ammaccatu = Ematoma. T’ammaccu ’a capu = Ti schiaccio la

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testa. Ammaccare acqua intr’u murtaru = Pestare acqua nel mortaio. Affaticarsi invano. AMMACCATINA s. f. Ammaccatura. AMMACCHJARE v. Macchiare. Ammacchjatu = Macchiato. [dal latino maculare = macchiare, insozzare] AMMAGARE v. Ammaliare. Stregare. [da magus = mago] AMMAJULARE v. Diventare stanco, floscio. Perdere vigore. Ammajulitu = Afflosciato, stanco. [da maju. A maggio le giornate lavorative erano lunghe e stressanti] AMMALIGNARE v. Incancrenire. Fare cancrena. ’Un te rasc-care ’u carbunchju ca se pue ammalignare. AMMAMMARE v. Mammare. Poppare, succhiare dalle mammelle. AMMANICARE v. Mettere il manico ad un arnese. Inturgidire. AMMAPPARE v. Coprire con un panno. Ammappare ’nu quatrariellu ppe’ llu fare dormere. Quandu fa friddu m’ammappu sutt’e cuverte. [dal lat. mappa = tovaglia] AMMARRARE v. Perdere l’affilatura, il filo di lama. Ridurre a marra. Sciupare un ferro ben affilato. Fuorbici, rasuli, curtielli ammarrati, ecc. Ammarratu = Che ha perso il filo di lama, non affilato.

AMMASC-CARE v. Impallare (nel gioco del biliardo). AMMASUNARE v. Appollaiarsi (riferito ai volatili). Andare a dormire presto. AMMASUNATURU s.m. Piolo su cui si posano i polli per dormire. AMMATURARE v. Sfottere. Indispettire. Sta vota me signu ammaturatu daveru! AMMAZZUNARE v. Imbrogliare nel gioco delle carte: farsi il mazzetto. AMMAZZUPIRE v. Abbattersi. Debilitarsi. Ammazzupitu = Abbattuto, depresso, debilitato. AMMELARE v. Spargere, coprire di miele. Ammelare turdilli, scalille e sciscitielli, ecc. Ammelatu = Coperto di miele. AMMENTARE v. Aggiungere. Aggiuntare. Annodare. Unire. Ammenta acqua allu sucu = Aggiungi acqua al sugo. Ammentare due corde, dui fila = Annodare i capi delle due corde, dei due fili. Allu governu se spezzenu e s’ammentenu cumu i cursuni. AMMENTATINA s.f. Aggiunta. Aggiuntatura. AMMERARE v. Mirare. Ammirare. AMMICCIARE v. Calettare.Incastrare. AMMINCHJALIRE v. Afflosciare. Avvilirsi.

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Amminchjalitu = Afflosciato, avvilito, rimbecillito. ’Sta malatia t’ha amminchjalitu! AMMINNICULU s. m. Cianfrusaglia. Minuzia. AMMOLAFUORBICI s.m. Arrotino. AMMOLARE v. Affilare mediante una mola. Arrotare. Ammolatu = Affilato, arrotato. [dallo spagn. amolar = affilare] AMMOLATURU s.m. Cote. Pietra abrasiva su cui si affilano i ferri. AMMORSARE v. Fare colazione, fare uno spuntino. AMMUBBIARE v. Anestetizzare. AMMUCCIARE v. Nascondere. Jettare ’a petra e s’ammucciare ’a manu = Gettare il sasso e nascondere la mano. Chine ammucce chillu ca fa, è signu ca malu fa. Chine tene ammucce, chine ’un tene mustre = Chi possiede nasconde i propri averi, chi non possiede cerca di mostrare quel poco che ha. [dal francese mucher, ma è più antica e probabile la derivazione dal greco muo che significa mi nascondo]

[dallo spagnolo ammontonar e dal sostantivo montoiu che significa mucchio] AMMUSCIARE v. Afflosciare, perdere la freschezza, la turgidezza. Appassire. Avvizzire. I juri ’e cucuzza, ’u petrusinu ’a lattuca vanu tenuti dintra l’acqua sinnò s’ammuscenu. AMMUSSARE v. Immusonirsi. Imbronciarsi. Ammussatu = Imbronciato. T’ammussi ppe’ nente = Cali il broncio per un nonnulla. AMMUTARE v. Ammutare. Ammutolire. Perdere la parola. Ammutatu = Ammutolito. Cumu sta llu nannu? Male, male, ie ammutatu! Quandu me guardi stuortu m’ammuti = Quando mi guardi di sbieco m’ammutolisci. Chi vue ammutare ’na vota ppe’ sempre! (impr. pop.) AMMUZZU s.m. Cottimo. Lavurare all’ammuzzu = Lavorare a cottimo. Vindere all’ammuzzu = Vendere all’ingrosso. AMUNU s.m. Agnello.

AMMUNTUNATU agg. Chiuso in uno sdegnoso silenzio. Corrucciato, imbronciato.

AMURE s.m. Amore. L’amure fa passare ’u tiempu e llu tiempu l’amure = L’amore fa passare il tempo e il tempo l’amore. L’amure è cumu l’acqua, alla discesa camine, all’iertu no = L’amore muore alle prime difficoltà. L’amure cumincie ccu’ llu’ cantu e finisce ccu’ llu chjantu = L’amore comincia col canto e finisce col pianto.’U primu amure è amure ca nun more! = Il primo amore è amore che non muore!

AMMUNZELLARE v. Ammonticchiare. Ammunzellatu = Ammucchiato.

ANCA s.f. Anca. Gamba. Pezzo. ’N’anca ’e viscuottu me conze llu sto-

AMMUCCIATELLA s.f. Nascondino. Jocare all’ammucciatella = Giocare a nascondino.

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macu = Un pezzo di tarallo mi acconcia lo stomaco. Anche ’e seggia = Gambe di sedia, gambe storte. Donna chi mutichìe sempre l’anche, si ancora ’un cc’ie, pocu cce manche = Donna che muove sempre l’anca, se ancora non lo è, poco ci manca. [dal ted. hanka = coscia di cavallo]

ANNANCHIARE v. Imbiancare. Imbianchire. Annanchiare ’a cucina = Imbianchire le pareti della cucina. ANNASCARE v. Subodorare. Fiutare. Annusare.

ANCHELLA s.f. Sgambetto.

ANNASIARE v. Schifare o schifarsi. Provocare o provare disgusto, nausea, schifo. ’Un m’annasiare cà io signu ’na fimmina pulita! Chine annasìe vene annasiatu = Chi si schifa di ogni cosa, viene schifato. [dal latino nasus perché chi prova nausea storce il naso]

ANCINU s. m. Uncino di legno con cui si tirano i rami degli alberi per raccogliere la frutta.

ANNERBARE v. Innervosire. Rendere o diventare nervoso, inquieto. Annerbatu = Innervosito.

ANGIULA n.pr. Angela.

ANNESTARE v. Innestare.

ANCUNU agg. ind. Qualche. Qualcuno.

ANNETTARE v. Pulire. Nettare. Annettare ’e surache = Nettare i fagioli.

ANCARE v. Spalancare. Aprire. Ancare ’u culu = Spalancare il culo. Lavorare sodo. Ancare ’a vucca = Aprire la bocca. Ancare ’a vucca ad ogne cosa = Credere a tutto.

ANDA v. Voce del verbo andare. Vai. Precedimi. Anda ca mo’ viegnu! ANIELLU s.m. Anello. Su’ caduti l’anielli, ma su’ rimasti i jirita = Sono caduti gli anelli, ma sono rimaste le dita. Non tutto è perduto! E’ rimasta intatta la forza e la volontà per ricominciare. ANIMULU s. m.. Arcolaio: apparecchio di legno che serve per avvolgere il filo in gomitoli. Girare e rotare cumu ’n’animulu = Girare e ruotare come un arcolaio. Andare gironzolando tutto il santo giorno. [dal greco aneme = vento] ANNACARE v. Cullare.

ANNICHIARE v. Muovere le natiche. Quando camine s’annichie. [dal latino adnitulare] ANNIMICARE v. Inimicare. Inimicarsi con qualcuno. ANNIVURICARE v. Annerire. Annivuricatu = Annerito.’A cucina vue annanchiata pecchì ie tutta annivuricata. ANNU s.m. Anno. Criscenu l’anni e criscenu i malanni. Annu nevusu, annu fruttusu. Annu ’e comete, annu ’e carestia. Passenu l’anni e la morte s’avvicine. Chi vo’ campare cent’anni!

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ANNUDICARE v. Annodare. ANTA s. f. Parte del campo dove si lavora. Terreno che separa la parte lavorata da quella ancora da lavorare. Piglia ’u mursiellu, va’ ’a prisa prisa e fermate all’anta = Prendi il cestino della colazione, segui il solco dell’acqua e fermati dove i contadini stanno lavorando. [dal lat.antes-ium = filari di viti] ANTIPARMU s.m. Stipite della porta. ANTURA avv. Poco fa. [dal lat. ante horam ] ANTURELLA avv. Or ora. APERIRE v. Aprire. Apiertu o aperutu = Aperto. APERTURU agg. Spaccarello. Spicco. Dicesi di frutto che si stacca facilmente dal nòcciolo. Piestrica aperturi = Pesche spaccarelle. APPAPPARE v. Pappare. Mangiare con ingordigia. APPARECCHJU s.m. Aereo. Apparecchio. APPARENTARE v. Imparentare. APPASSULARE v. Appassire. [dal lat. passus = seccato, disseccato]

APPENDINU avv. Giù. ’U jume appendinu = Giù per il fiume. ’E scale appendinu = Giù per le scale. APPENDULARE v. Appendere. Appendersi. Spenzolarsi. S’appendulare a ’n’arburu = Spenzolarsi da un albero. Appendulatu = Appeso, aggrappato. APPICARE v. Appiccare. Appendere. Attaccare. Appicare ’na corda allu travu. Appiccare una corda alla trave. Chine puorcu ammazze alli travi appiche sazizze. APPICCICARE o APPICCIARE v. a) Accendere. Appiccicatu = Acceso. Appiccicare ’a pippa,’u fuocu, ’u lume, ’a vrascera,’nu ciroggenu.ecc. b) Azzuffarsi. Se su’ appiccicati ’n’atra vota = Hanno litigato di nuovo. [Anticamente il materiale infiammabile per eccellenza era la pece che in latino si rende con piceus] APPILINGARE v. Chiudere la porta con il nottolino. Mettere il nottolino. APPILLARE v. Impantanarsi. Rimanere imprigionato nel fango. APPIRITIARE v. Emettere rumori simili a scorregge. Procedere velocemente nel cammino o in qualsiasi altra attività. Senta cumu appiritìe sta motocicletta!

APPATTARE v. Pareggiare. Impattare.

APPISA s.f. L’insieme dei salami che in campagna vengono tenuti appesi al soffitto della cucina per stagionare.

APPEDUNU agg. Per uno, per ognuno. Ciascuno. ’Na vota appedunu ’un fa male a nessunu. ’Na vota appedunu ’ncavallu allu ciucciu!

APPIZZARE v. Perdere. Sprecare. Rimetterci. Appizzare ’e pinne = Rimetterci le penne. Appizzare ’u crivu e la farina. Perdere tutto in una volta. Appizzare sordi e tiempu = Sprecare tempo e denaro.

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APPIZZUTARE v. Appuntire. Appizzutatu = Appuntito. Appizzutare ’nu palu, l’àbissu, ecc. Appuntire un palo, la matita, ecc. APPOSTA avv. Di proposito. Intenzionalmente. Signu venutu apposta d’a Merica ppe’ me spusare ’na paisana. M’ha ciampatu ’nu pede! ’Ull’haju fattu apposta! ’U fare apposta = Farlo di proposito, a dispetto. APPRIESSU avv. Appresso. Dopo. Di seguito. I guai venenu unu appriessu l’atru! = I guai arrivano uno dopo l’altro. APPUCCIARE v. Accusare. Appucciatu = Accusato. APPUNTARE v. a) Attaccare con punti di cucito. b) Fermare. c) Prendere nota, appunti. Appuntare l’arma = Fare uno spuntino. APPUZZARE v. Accostare la bocca di un recipiente ad una sorgente per attingere. Appuzza ’u varrile e abbazate ’a suttana. Così dice una vecchia e famosa canzone aiellese. [dal lat. puteus = pozzo. Ad puteare = avvicinarsi al pozzo per bere, per attingere]

ro dove pende, cade. Ognuno segue le proprie inclinazioni. Quandu l’arburu è jurutu, ’u villanu è surdu e mutu = Quando l’albero è fiorito, il contadino è sordo e muto. Il contadino è egoista. [dal lat. arbor = albero] ARCISSIMU s.m. Arcidiavolo, capo dei diavoli. Monellaccio. ARDU n. pr. Aldo. Dim. Arduzzu. ARIA s.f. Area. Aria. Aia. ARIARE v. Aerare. ARIATA s.f. Quattro passi all’aria aperta. Una bella boccata d’aria, una bella passeggiata per respirare un po’ d’aria all’aperto. Me vaju fazzu ’n’ariata alla porta! ARIELLU s.m. Seme dell’uva, del fico d’India. Vinacciolo. ARMA s.f. a) Arma. b) Anima. c) Stomaco. ’Ncuscienza ’e l’arma = In coscienza dell’anima mia, sull’anima mia. Appuntare l’arma = Fare uno spuntino. Me scarte l’arma = Avverto un certo languorino nello stomaco. ARMAGGIU s.m. Armatura.

ARANZI s.m. Semi del frutto dell’anice.

ARMAGGIUSU agg. Forte. Poderoso. Vigoroso.

ARBURU s.m. Albero. Ad arburu cadutu ognunu va e taglie, ognunu curre ccu’ lla gaccia sua. Ad albero caduto ognuno va e taglia, ognuno corre con la sua scure. Tutti infieriscono su chi è caduto in disgrazia. L’arburu ’ndo pende cade = L’albe-

ARMARE v. Armare. Allestire. Preparare. Armare ’a tavula = Apparecchiare. Armare ’a ’ndaita = Allestire, armare l’impalcatura. ’Ud armare zimeche = Non trovare cavilli.

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ARMENU avv. Almeno.

rancare a ’na vota = Apparire all’improvviso.

ARRACCUMANDARE v. Raccomandare. Arraccumandare l’anima a Dio = Raccomandare l’anima al Signore. Arraccumandare ’e piecure allu lupu = Raccomandare le pecore al lupo. Mettere il lupo nell’ovile. Affidarsi alle persone sbagliate. T’arraccumandu i quatrari! =Ti raccomando i ragazzi, i figli. ARRAGGIARE v. Arrabbiare. Andare su tutte le furie. Arraggiatu = Arrabbiato. Arraggiare d’a fame, d’a sidda = Sentire troppa fame, troppa sete.’Un me fare arraggiare! Quandu viditi sazizze e suppressate pariti cani arraggiati! ARRAGGIATIZZU agg. Alquanto arrabbiato. ARRAGGIUNARE v. Conversare. Discorrere. Chiacchierare. ARRAGGIUNATA s.f. Chiacchierata. Conversazione. ARRAMARE v. Ricoprirsi di verderame. (Riferito a recipienti di rame stagnati). ’A tiella ie arramata e bbue stagnata. ARRAMASC-CARE v. Racimolare. Arraffare. ARRANCARE v. Avanzare con difficoltà, compiendo sforzo fisico. In dialetto significa anche: affacciare, farsi vedere, portare, apparire. Arrancare d’a finestra = Affacciare alla finestra. Vaju arrancu ’ndo lla mamma = Faccio una capatina da mamma. Silvà, arrancame i chiavi = Silvana, portami le chiavi. Ar-

ARRANCATA s.f. Breve visita, breve apparizione. ARRANGIAMIENTU s.m. Accomodamento alla buona. ARRANGIARE v. Arrangiare. Racimolare. Adattarsi. ARRANGIULIARE v. Racimolare. ARRANOCCHJARE v. Aggobbire, contrarsi ARRAPPARE v. Divenir grinzoso, pieno di rughe. Aggrinzire. Arrappatu = Aggrinzito, pieno di rughe. Me pari ’nu viecchju arrappatu! ARRAPPATINA s.f. Rugosità. Grinza. ARRASSARE v. Allontanare, scostare. Arrassate cà me fuje llu core = Scostati, mi manca il respiro. [dall’arabo arrada = allontanare] ARRASSU avv. Lontano. Di mali cristiani è miegliu ’nde stare arrassu = Dalle persone cattive è meglio starsene lontano. All’arrassu = Alla larga. Arrassusia = Alla larga, lungi da noi.’U diavulu arrassusia! Arrassusia, è muortu de ’nu male bruttu! ARRAZZARE v. Attecchire. Allevare. Racimolare. Far razza. St’annu haju arrazzatu ’u petrusinu. ARREBUSCIARE v. Trascurarsi nella salute e nel decoro esterno. Quandu vai in pensione, te raccumandu de ’un t’arrebusciare!

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ARREBUSCIATU agg. Debosciato, dissoluto. [dal francese debauché]

ARRICCHJARE v. Origliare.Tendere gli orecchi. Guarda chillu cumu arricchje!

ARREDDUCERE v. Ridurre. Ridursi in cattivo stato. Arredduttu = Ridotto in cattivo stato. S’è arredduttu a circare ’a limosina = Si è ridotto a chiedere l’elemosina.

ARRICETTARE v. a) Sistemare. Dare ricetto. Arricettare i panni = Sistemare i panni. Arricettare ’a tavula = Sparecchiare. Arricettare i quatrari = Sistemare, mettere a letto i ragazzi. Arricettate ’a casa c’un sai mai chine vene = Tieni sempre in ordine la casa per ogni evenienza. b) Mettere in ordine, riposare. Me vaju arriciettu = Mi ritiro nel mio privato. [dal latino receptare = accogliere, dare ricetto. Receptare mercatores (Liv) = Accogliere i mercanti]

ARREMURARE v. Mettere in subbuglio, mettere a rumore. Allarmare.Tuttu ’u vicinanzu ere arremuratu = Tutto il vicinato era in subbuglio. ’Un t’arremurare c’ud ie nente = Non ti allarmare perché non è successo niente di grave. ARRESTIVUTU agg. Stremato. Esausto. ARRIARE v. Giocare e divertirsi spensieratamente. Ruzzare. Mangiare, bere e divertirsi allegramente, ma lavorare niente. Io sc-cumu sangu e bbui arriati! Mangiati, viviti ed arriati. I sordi fanu arriare. [Arriaar in albanese significa vagabondo] ARRIBBARE v. Accostare. Appoggiare. Arribbatu = Appoggiato, accostato, socchiuso. Arribbare ’a scala allu muru = Appoggiare la scala al muro. Arribbare ’a porta = Socchiudere la porta. Arribbare ’a seggia allu tavulinu = Accostare la sedia al tavolino. ARRIBBELLARE v. Ribellare. Mettere in subbuglio. Arribbelare ’u mundu = Mettere in subbuglio il mondo. ARRICCHISCIUTU agg. Arricchito. Diventato ricco. Guardate d’u poveru arricchisciutu.

ARRICIOPPARE v. Raggruppare. Ammassarsi. ARRICORDARE v. Ricordare. ARRICOTTARE v. Coagulare. Rapprendersi, raggrumarsi, special.del sangue e del latte. Vivite ’stu latte sinnò s’arricotte. ARRIEDI avv. Dietro. Indietro. Ad unu cumu ’e ttie ’u truovi arriedi ’a porta. Restare ccu’ ’na manu davanti ’e ’n’atra d’arriedi. ARRIEVULARE o ARREVULARE v. Scagliare. Lanciare. Sbalzare, balzar fuori all’improvviso. Escia ’e cca cà pue arrievulare ’na reglia e te po’ jire dintra ’n’uocchju! A chine chjante cavuli e minestra ’u vuonu arrevulare d’a finestra! ARRIGANARE v. Aromatizzare con origano.

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Alici e sarde vuonu fatti arriganati!

ARRIZZICATA s.f. Rischio, azzardo. Fare ’n’arrizzicata = Correre un rischio.

ARRINARE v. Sfibrare. Arenarsi. Andare in secco. Stu’ pesc-caru ’un se sta’ fermu ’nu minutu, me fa arrinare, me fa jettare ’u sangu. ARRINGARE v. Scaraventare. Scagliare. Lanciare. ARRIPEZZARE v. Rattoppare. Culu arripezzatu = Dicesi di chi ha i pantaloni rattoppati. ’Ud ie povaru chine arripezze, è povaru chine ’un tene mancu ’a pezza = Non è povero chi rattoppa, è povero chi non ha neanche la toppa. ARRIPEZZATINA s.f. Rappezzatura. Raccomodatura alla buona. ARRIPICCHJARE v. Aggrinzire. Spiegazzare. Sgualcire. Cavuzu arripicchjatu = Pantaloni sgualciti. ARRISIMIGLIARE v. Somigliare. ARRISINATU agg. a) Poco sviluppato, deperito, che non cresce bene, allampanato. Danneggiato dalla nebbia (riferito a frutti ed a piante). b) Intirizzito. Signu arrisinatu d’u friddu = Sono intirizzito dal freddo

ARRIZZICU s.m. Rischio. Te si’ misu a ’n’arrizzicu! ’Ndo cc’è arrizzicu cc’è guadagnu! = Dove c’è rischio c’è guadagno! Se vuoi guadagnare devi rischiare. ARROBBARE v. Rubare. Chine arrobbe ppe’ mangiare po’ fare a ’mmenu ’e se cumpessare = Non è peccato rubare per mangiare! Arrobbare ’na fimmina ccu’ l’uocchj = Guardare una donna con desiderio. Chine arrobbe pocu va ’ngalera, chine assai fa carriera! Tu vue arrobbare alla casa de ’nu latru? ’Ud ie cosa d’a tua. Chine arrobbe fa lla rroba = Chi ruba fa la roba, accumula ricchezze. Chine ’ud arrobbe fa piducchj. Dalla poesia: Per l’anniversario della morte del bambino Giuseppe Vocaturo Figliuma, t’hanu arrobbatu ’e intr’u liettu, senza me dare tiempu de gridare! Sienti, figliuma, torna, io t’aspiettu sempre, ca senza ’e tie nun puozzu stare. Torna curriendu e cittu,cumu quandu venia da scola ccu’ la zainella...... Cchi belli tiempi, ti ricuordi, tandu? LUIGI VOCATURO

ARRITTARE v. Drizzare. Inturgidire.

ARROLLARE v. Attorniare. Circondare. Affollarsi,accalcarsi.

ARRIZZARE v. Arricciare. Rizzare. Arrizzare i capilli = Rizzare i capelli dallo spavento.

ARRUGNARE v. Strofinarsi a qualcuno, corteggiarlo, adularlo. Arruffianarsi. Quandu tene bisuognu, s’arrugne!

ARRIZZICARE v. Rischiare. Si ’ud arrizzichi ’un rusichi.

ARRUMBARE v. Tuonare. Senta cum’arrumbe! – 119 –


ARRUNCHJARE v. Contrarsi. Rannicchiarsi. Chi bella vita chi fa llu garunchjulu, primu se stende e dopu s’arrunchje.

ARRUZZARE v Arrugginire. Arruzzatu = Arrugginito.

ARRUNZARE v. Abborracciare. Lavorare senza diligenza, confusamente. [Nello spagnolo di Maiorca trovo arrosar = rifinire male]

ARUCULA s.f. Rucola.

ARRUNZUNARE v. Acciarpare. Sistemare alla rinfusa quanto capita tra le mani. ARRUNZUNE s.m. Abborraccione. Arruffone. ARRUOCCIULARE v. Attorcigliare. Torcere. ARRUOCCULARE v. Emettere rauco mormorio. Avere gorgoglio addominale. Rumoreggiare. Senta cumu arruocculenu i stentina! [franc. roucouler = tubare] ARRUOMBULARE v. Precipitare. Rotolare. ARRUOZZULARE v. Ruzzolare. Arruozzulare ’u scifu = Ruzzolare il trogolo. Essere ingrato. Haju misu ’u pede ’mbacante e signu arruozzulatu ’e scale appendinu = Ho messo un piede in fallo e sono ruzzolato giù per le scale.

ARTIETICA s.f. Artrite.

ASC-CA s.f. Pezzo di legno per il fuoco. Piessulu d’asc-ca bona = Scheggia di legno buono, figlio di buon genitore. [dal lat. assula, dim. di axis = asse, pezzo di legno] ASC-CHIARE v. Scheggiare. Ridurre con la scure tronchi d’albero in pezzi per il fuoco. ASCIUTTAPANNI s.m. Arnese di stecche ricurve che si pone sul braciere per asciugare panni. ASSALOPPARE v. Prendere d’assalto. ASSAMBERARE v. Smollare. Mettere a bagno i panni prima di fare il bucato. Fare il moderno prelavaggio. ASSETTARE v. a) Sedere. Sedersi. Assettate = Siediti. Miegliu ’nu tristu assettare c’a ’n’amaru fatigare = Meglio starsene tristemente seduti che lavorare amaramente. b) Combaciare. Calettare. Chiudere bene. ’A porta ’ud assette bbona = La porta non chiude bene.

ARRUOZZULUNE s.m. Scivolone. Capitombolo.

ASSIDDATU agg. Assetato.

ARRUSSICARE v. Arroventare. Arrossire. Rosolare, dare la prima cottura alla carne.

ASSIRINGARE v. Introdurre la siringa. Infilare. Affibbiare. Assiringare ’nu cavuce allu culu = Affibbiare un calcio nel sedere.

ARRUSTERE v. Arrostire.

ASSISTIMIENTU s.m Assistenza. – 120 –


ASSULICCHJARE v. Godersi il sole. Riscaldarsi al sole. Mettere ad asciugare al sole. Soleggiare. Asolare. I viecchj s’assulicchjenu = I vecchi preferiscono stare al sole. Me fa friddu, me vaju assulicchju allu scalune ’e Catarina.. ASTRICU s.m. Pavimento. Lastrico. ATARU s.m. Altare. ’Un cc’è ataru senza cruci, né matrimmoniu senza vuci. ATRICA avv. Altro che. ATRICHITANTU avv. Altrettanto. Bona Pasca! Atrichitantu! ATRU o AUTRU agg. Altro. Chine sta speranza ad autri, vene la sira e cante lla diana. ATTAGNARE v. Arrestare una emorragia, fermare il flusso di sangue che esce da una ferita. Astringere. ATTICCHJARE v. Camminare in gran fretta. Filare: andare a velocità sostenuta. ATTILLATU agg. Vestito con ricercatezza.

fecare, altrimenti l’intestino si occlude e tu muori. ATTIPPULU s.m. Tappo.Turacciolo. ATTISSARE v. Aizzare. Incitare i cani a mordere. ATTIZZARE v. Ravvivare il fuoco. Alimentare il fuoco, la fiamma. Fomentare. ATTRIPUZZARE v. Accostare. Addossare. Sbattere. [dal greco tropos = luogo, per cui significa avvicinarsi in posto preciso] ATTROPPICARE v. Inciampare. [Il verbo greco tropeo = cambio il passo, da cui la parola italiana tropico. Alle nostre latitudini il sole sorge in punti sempre diversi e sembra scendere verso sud dal 23 giugno in poi. Giunto al tropico cambia il passo, ossia inciampa, il 23 dicembre, per sorgere verso nord fino ad incontrare l’altro tropico. Per me è questa l’origine più appropriata. Lo spagnolo ha il verbo tropezar = inciampare] ATTROPPICUNE s.m. Inciampata. Urto del piede contro un ostacolo. ATTUNDARE v. Tondare: fare rotondo.

ATTIPPAGLIULU s.m. Turacciolo. ATTIPPARE v. Turare. Occludere. Tappare. Attippare ’a vutta = Turare la botte. Tiegnu ’e ricchje attippate = Ho le orecchie otturate. Attippate ’a vucca = Tappati la bocca. Cce vue furtuna puru a cacare, sinnò s’attippenu i stentina e tu muori = Ci vuole fortuna anche a de-

ATTURRARE v. Glassare. Tostare. [dallo spagn. torrar = Tostare, abbrustolire] AVANTARE v. Vantare. Esaltare. M’avantu, m’avantu io, chi biellu ciucciu ca signu io! Si ’un bbue essere antipaticu, ’un t’avantare = Per non essere antipatico non vantarti, non parlare mai di te.

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Viecchj e frestieri s’avantenu volentieri = Vecchi e forestieri si vantano volentieri, perchè è difficile controllare quello che raccontano. AVESTRA avv. A parte. Da parte. Eccetto. Ancunu sordu avestra m’avie misu, ppe’ jire appriessu ’e fimmine l’haju spisu. [dal lat. ab extra] AVIRE v. Avere. Nente avìe, nente haju, cumu signu venutu mi ’nde vaju = Niente avevo, niente ho, come sono venuto me ne vò. Avùtu = Avuto. Il verbo avire si usa anche al posto del verbo dovere. Hamu morire = Dobbiamo morire. Domani haju jire a Cusenza = Domani devo andare a Cosenza. AVUTIZZA s,f. Altezza. L’avutizza è menza bellizza = L’altezza è già mezza bellezza.

AZARE v. Alzare. ’U primu chi s’aze cumande = Il primo che si alza comanda. Qui c’è anarchia! Saccu vacante ’un po’ stare azatu = Sacco vuoto non può stare ritto. Chi è digiuno tracolla! Chine cade e s’aze,’un passe ppe’ caduta = Chi cade, ma poi si alza, è come se non fosse caduto. AZATA s.f. Alzata. Ultimo giorno di carnevale. Martedì grasso. AZZARU s.m. Acciaio. AZZIBIATU agg. Aggraziato, armonioso. Proporzionato, di giusta misura, a pennello ’Stu vestitu te va propiu azzibiatu = Questo vestito ti va a pennello. AZZICCARE v. Salire.

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ÀVUTU agg, Alto. Cchjù unu è àvutu, cchjù è fissa! Chine è àvutu è buonu ppe’ cogliere ficu

senza ancinu! = Gli alti sono buoni per raccogliere fichi senza scala e senza uncino.

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BANDISTA s.m. Banditore.

B BABBALEU agg. Sciocco. BABBALUCCU agg. Babbalocco. Stupido. BABBASONE agg. Ingenuo, sempliciotto, poco esperto della vita e del mondo. Si ’nu bellu babbasone = Sei un bel cretino, ma anche un buon rompiscatole. [Nel greco antico troviamo bambàlein = brontolare e bàbalou = brontolone] BABBULA avv. Usato nella frase alla babbula babbula. Fare ’na cosa alla babbula babbula = Operare a casaccio, senza cura né ordine. BACCALA’ s.m. Baccalà. Tu si’’nu piezzu ’e baccalà = Tu sei una persona stupida, malaccorta. Mintere a muollu ’u baccalà = Mettere a bagno, a dissalare il baccalà. BACCHETTUNE s.f. Donna alta e prosperosa. BAGHETTELLA s.f. Bagattella. Bazzecola. Cosa di nessun conto.

BANDU s.m. Bando. Mo’ ve dicu qual’è statu ’u bandu cchjù simpaticu c’amu sentutu Ajellu Ajellu: Ppe’ ordine di puorci chjuditi ’u sindacu! ’U bandu di G. COCCIMIGLIO Ppe’ ordine d’u sindacu d’Ajellu tutti i ’nzurati, puru surdi e muti, s’hanu mintere ’ncapu ’nu cappiellu no tutti, sulamente li curnuti. Franciscu ccu’ lla cuoppula ’un cce mere ca ’ud ie pilatu, tene lli capilli se rivorge de pressa alla mugliere: ce vaju ccu’ lla cuoppula o scapilli? Illa c’avie sentutu ’u bandu le ’mpare llu cappiellu ’ndo llu muru Francì, io nu llu fazzu ppe’ cumandu, ppe’ llu si e ppe’ llu no, tu minti puru. BARCUNE s.m. Balcone. Arrancare d’u barcune = Affacciare al balcone. BARRU s.m. Bar. BASCIURRA s.f. Abbat -jour. BASTIANU n.pr. Sebastiano.

BAGNAROLA s.f. Bagneruola. BAGULLU s.m. Baule. Bagullu è jutu, bagullu è bbenutu = Baule è andato, baule è tornato. È ritornato più povero e più ignorante di prima. Viaggiare cumu ’nu bagullu = Viaggiare senza nulla osservare. Bagulluzzu = Bauletto. BALLATURU s.m. Pianerottolo. Ballatoio. BANCUNE s.m. Bancone.

’A preghiera ’e Bastianu Signure mio, io ’un vuogliu nente, vulisse sulamente mangiare e bbivere, ’na mugliere bella, ’a salute e sordi intr’a sacchetta. ’U sacristanu, c’avìe sentutu tuttu, rispuse: “Zappa Bastianu si vo’ mangiare!” BASTUNE s.m. Bastone. ’Nu bastune stuortu fa caminare derittu! = Un bastone storto fa camminare

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dritto. I figli sunu ’u bastune d’a vecchjaja. BATTERU s.m. Fiammifero. Ccu’ ’nu sulu batteru pue appiccicare tutt’u mundu! = Con un solo fiammifero puoi incendiare il mondo! BBENIRE v. Venire. Chi te vo’ bbenire!

tegame. Chine è bella ’e natura ’ud ha bisuognu de stricatura = Chi è bella di natura non ha bisogno di truccarsi. Chine nasce bella nasce maritata. Biellu biellu = Per benino. In ordine. Camina biellu biellu! Chine è bella, è bella puru quandu se aze d’u liettu. Figliuta è fattu biellu chimancu! BIFARU o BIFARIELLU s.m. Agnellino.

BBIDERE v. Vedere. Osservare. Se mintere a bbidere = Osservare con attenzione i fatti altrui. Impicciarsi dei fatti altrui. Tu te minti a bbidere troppu, però! BEGONIA s.f. Peonia. BELLIMUNTI n.pr. Belmonte Calabro. I bellimuntisi su’ cacasicchi. BELLIZZA s.f. Bellezza. Bellizza mia! Chi bellizza pasta asciutta ccu’ sazizze! Avire ’e sette bellizze = Essere bellissimo. ’A bellizza è la meglia dote.

BIGLIARDU s.m. Biliardo. BISESTU agg. Bisestile. Annu bisestu, viatu chine cce reste. BISUOGNU s.m. Bisogno. Necessità corporale. ’U bisuognu fa l’uomu latru.’U lupu, quandu tene bisuognu, esce d’a tana. ’U bisuognu ’mpare lla via! = Il bisogno insegna la via da seguire.’U bisuognu strude l’uogliu! = Il bisogno ti costringe a lavorare anche di notte. Povaru è chine tene bisuognu = Povero è chi ha bisogno.

BENEDICHE loc. Dio vi benedica. Con buona salute. Tanti auguri. Chi bella machina chi t’ha cumpratu, benediche, benediche! Che bella macchina, tanti auguri, con salute! Chi biellu quatrariellu, benediche! = Che bel bambino, Dio lo benedica!

BOBBA s.f. Grande quantità, grande dose. Quanta pasta m’ha datu? Mi ’nd’ha datu ’na bobba! M’haju mangiatu ’na bobba de surache.

BERSITU n.pr. Belsito, comune in prov. di Cosenza.

BOSSU s.m. Boss. Principale.

BESTIU s.m. Bestia. Uomo stupido ed ignorante. Va’ ca si’ ’nu bestiu! BIELLU agg. Bello. f.s. Bella. Biellu mio, ricchizza mia! Bella cumu ’u culu d’a tiella = Bella come il fondo del

BONUSIA loc. Bene sia per noi!

BOTTA s.f. Botta. Colpo. Sparo. Te ’mpacchju ’na botta = Ti sparo. ’Na botta d’acqua = Una scossa di pioggia, una improvvisa ed impetuosa pioggia. Chi vo’ fare ’na botta! = Che tu possa schiattare! Botta ’e muorbu! = Colpo di malattia pestifera! Botta ’e chjumbu! = Colpo d’arma da fuoco!

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BOTTETTA s.f. Bottata, frase allusiva e mordace. Chilla jette sempre bottette! BRACHESSINE s.f. Mutandine. Slip. BRIALA s.f. Trapano a manovella. Menarola. BRILLOCCU s.m. Gioiello. [dal francese breloque = gioiello]

sugo di pomodoro. [dal francese boite = scatola,lattina] BUCCACCIU s.m. Vaso di vetro o di cristallo. ’Nu buccacciu de suzzu, de mulingiane, d’alive ammaccate, de rosamarina ’mpipata, de vavusi e de silli ’mbisccati, ecc… BUCCUNOTTU s.m. Pasticcino di pasta frolla.

BROCCULINU n.pr. Brooklyn BRODERA s.f. Tazza. Scodella. Ciotola. BRODU s.m. Sugo. Brodo. Brodu vaccinu = Brodo di vitella. Brodu fintu = Sugo semplice, fatto con olio, sale, pomodoro ed aromi. Allongare ’u brodu = Mettere acqua nel sugo. Allungare un discorso. Tuttu fa brodu! Gallina vecchja fa bon brodu. Chine ’un se pue mangiare ’a carne s’accuntente d’u brodu = Chi non può mangiare la carne è costretto ad accontentarsi del brodo. BRUTTABESTIU s.m. Diavolo. Satana.

BUFFA s.f. Rospo. Bufone. Si ’a buffa d’u pantanu ’a curchi intra ’nu liettu ’e sita, se aze chjanu chjanu e si ’nde torne allu pantanu. E’ impossibile modificare l’ambiente naturale degli esseri viventi. [dal lat.bufo-onis] BUFFETTUNE s.m. Ceffone. [dallo spagnolo bofeton] BUJACCA s.f. Cemento colorato che i muratori utilizzano per chiudere gli spazi tra una mattonella e l’altra. BULLETTA s.f. Bolletta. Ogne santu juornu arrivenu bullette de pagare! ’A bulletta di G. COCCIMIGLIO

BRUTTU agg. Brutto. ’A brutta ’a guardenu tutti = La brutta la guardano tutti. ’Un te pigliare ’na brutta ppe’ dinari, sinnò vidi ’na bella e te scure llu core. Guardatelu buonu, guardatelu tutti.l’uomminu senza dinari è propiu bruttu = Guardatelo bene, guardatelo tutti, l’uomo senza denaro è proprio brutto. ’U bruttu ie quandu i guai se ’mparenu ’a via d’a casa!

Chine m’avìe de dire chista cosa io cchjù cce pienzu e cchjù me pigliu ’e zirra senza vivere Fiuggi né Certosa pagare l’acqua cchjù d’a birra. La curpa ’ud ie d’Ajellu, è d’u destinu custe cchjù l’acqua ’e ’nu bicchieri ’e vinu. BUMBA s.f. Bomba. Vanteria.

BUATTA s.f. Scatola di latta usata per conservare vivande. Buatta ’e cunserba = Scatoletta di

BUMBARU s.m. Bugiardo. Millantatore.

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BUMBINIELLU s.m. Bambino Gesù. Bambinello. BUONU agg. e s.m. Buono. Oh! Alle Alle Alle

Dio buonu! vecchje ’nu truonu! maritate ’na sc-cuppettata! sc-chette ’nu piattu ’e purpette!

L’uomminu troppu buonu è fissa = L’uomo troppo buono è uno sciocco. ’U buonu l’ha ammazzatu ’nu truonu = Il buono è stato ucciso da un tuono. Non esistono più persone buone. Chine è buonu de natura tene vita dura.

BUTTUNE s.m. Bottone. Cangiare buttune = Cambiare colore politico. Jendu alla macchia cogliendu buttuni, jendu e bbeniendu buttuni cogliendu. Jutu e bbenutu, buttuni ha cogliutu! Quanto è bello il dolce far niente! Attaccare buttune = Mettersi a ciarlare.

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BUSSULA s.f. Porta interna in legno.

BUTTIGLIA s.f. Bottiglia. Compà Pì, n’a vivimu ’na buttiglia ’e vinu e llu piglie ’nculu? Compà Gatà, ’a buttiglia o nui?

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CACCAGLIUSU agg. Balbuziente. ’U zuoppu abballe e llu caccagliusu cante = Lo zoppo balla ed il balbuziente canta! Tutti al posto giusto!

C CA cong. pron. Che. Ca! = Come no. Altro che. Cà = Perché. [dal francese car = perché].

CACCAVIELLU s.m. Pentolino. Paiolo. Caccavella [dal greco kakkabos = tegame]

CACACCHJU s.m Timore. Paura. CACAFORCHJA s.f. Buca. CACAPIRITA s.f. Giacca lunga, con spacco centrale, che copre il fondo schiena. CACARELLA s.f. Diarrea. Paura. CACARIARE v. Scacazzare. Cacariare a tanti pali = Intraprendere un numero eccessivo di iniziative. CACARUNE agg. Cacone. Fifone. CACASICCU s.m. Avaro. Stitico. Maritu cacasiccu, mugliere latra = Marito tirchio, moglie ladra. CACATINA s.f. Cacatura. Cacatine ’e musche = Cacature di mosche. CACATU agg.s.m. Sporco. Cacato. Sporcaccione. ’U cacatu ’ngiurie llu pisciatu! = Chi è sporco di merda ingiuria chi è sporco d’urina. Cencio ingiuria straccio.

CACCAVU s.m. Grosso recipiente. Caldaia dove i pastori fanno cagliare il latte. Girare ’u caccavu = Perdere tempo, tergiversare. [dal greco kakkabos = recipiente] CACCIARE v. Togliere. Levare. Cacciare. Cacciare mente = Fare attenzione. Caccia mente allu partafogliu! = Fai attenzione al portafoglio! Cacciare ’a purbarata = Spolverare. Cacciare e mintere = Togliere e mettere, togliere ed aggiungere.’Ndo cacci e ’un minti nente cce reste vacante = Dove togli e non aggiungi resta il vuoto. Cacciare ’e ’ncuollu. Levarsi di dosso un pensiero, levarsi di dosso qualcuno. CACENTARU s.m. Lombrico. [dal greco gas-enteron = verme dell’intestino] CACHERA s.f. Latrina. CACIUFFULU s.m. Carciofo.

CACATURU s.m. Latrina. Cesso.

CACUMBARA s.f. Corbezzola.

CACAZZA s.f. Caccola. Cacazza ’e l’uocchju = Cispa. Pulizzate ’u nasu ch’è chjnu ’e cacazze!

CACUMBARU s.m. Corbezzolo. [dal greco cucummeros = corbezzolo]

CACCAGLIARE v. Balbettare. Tartagliare. [voce onomatopeica: da ca, ca, ca]

CÀDERE v. Cadére. Attientu, ’un càdere ca ccà si cce scivule. Càdere d’u liettu = Alzarsi presto.

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Càdere ’mbascia furtuna = Cadère in bassa fortuna, perdere i favori della fortuna. Càdere malatu = Ammalarsi. Càdere ’e scale appendinu = Cadère giù per le scale. CAFARUNE s.m. Solco, burrone scavato dalle acque piovane. Precipizio. CAFÈ s.m. Caffè. ’U cafè è la vitamina dello spirito! (detto nap.)

’Un fare cumu donna Amalia ca quandu avie carne vulie càlia = Non fare come donna Amalia che quando aveva carne voleva ceci cotti [dal latino caleo = sono caldo o dal’arabo qalà = arrostire] CALIMA s.f. Calore. Caloria. Cavuli e sponze ’un ’nde dunenu calima = I cavoli non sono alimenti ricchi di calorie.’Sta notte ’ud haju pututu pigliare calima. [dal greco kauma = calore]

CAFETTERA s.f. Caffettiera. CAFORCHIA s.f. Tugurio. Buca.

CALOSCIA s.f. Soprascarpa impermeabile.

CAGGIA s.f. Gabbia. Acacia. [dal francese cage = gabbia]

CAMARDARE v. Rabbonire. Domare. A chistu ’u camardu io!

CAGNOLA s.f. Cagnetta.

CAMASTRA s.f. Catena del focolare. Catena che pende dall’alto del focolare per tenere sospesi sul fuoco pentole, paioli. [dal greco cremasta = arnese per appendere]

CAGNU o CACCHJU s.m. Si usano come sinonimi di altra più nota parola. CAIPORRE s.f. Coito. Fare ’e caiporre = Fare l’amore

CAMBARA s.f. Camera. Cambarella = Cameretta.

CALABRISE agg.e s.m. Calabrese. Calabrisi e muli ’un piscenu mai suli. ’U calabrise va allu liettu ccu’ lle galline, se aze allu cantu d’u gallu, lavure cumu ’nu ciucciu, mange cumu ’nu puorcu, campe cumu ’nu cane. CALAMANDRUNE s.m. Uomo di grossa statura. Vagabondo. CALAMARU s.m. Calamaio. Calamaro. CALIARE v. Tostare,abbrustolire. [dall’arabo qalà = tostare]

CAMBERARE v. Fare astinenza, fare digiuno. CAMBERERA s.f. Cameriera. È bbenuta ’na camberera vulìe stagnatu ’na cicculatera, ed io ca su’ stagninu la cicculatera le stagnai. E la stagnai de intra e de fore la cicculatera vinne nova, oh Dio, oh Dio, oh Dio quantu è buonu ’stu stagnu mio! CAMELE (arch.) s.m. Cammello.

CALIATA s.f. Ceci abbrustoliti. Anticamente i ceci cotti venivano chiamati anche càlia.

CAMINARE v. Camminare. Chine camine derittu ’un se spagne.

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CAMINATA s.f. Camminata. Passeggiata. CAMIU s.m. Camion. Quandu guidu me spagnu di cami. CAMMISA s.f. Camicia. Restare sulu ccu’ lla cammisa = Rimanere con la sola camicia, restare povero. Chine tanta tila e chine senza cammisa = Chi ha tanto e chi non ha niente. Natu ccu’ lla cammisa = Fortunato. [dal lat. camisia-ae ] CAMMISOLA s.f. Camiciola. Panciotto. [dal francese camisole = corpetto]

CÀMMISU s.m. Camice.

CAMPALISI s.m. Oltretomba. Campi Elisi: dimora ultraterrena degli eletti. Guardate sinnò ti ’nde vai alli campalisi prima di juorni tui! [dal greco Elysios = Elisio, paradiso pagano. In francese troviamo Champs Elisèe] CAMPANARU s.m. a) Campanile. b) Campanaro. c) Giuoco della campana. CAMPANIARE v Splendere. Risplendere. ’U sule campanìe = Il sole splende alto. CAMPIATA s.f Capatina. Visita breve. Vaju fazzu ’na campiata ’ndo lla nanna. CAMPUSANTARU s.m. Il custode del cimitero.

CAMPA s.f. Bruco voracissimo che vive nei cavoli. Larva della cavolaia. Chi disgrazia c’haju patutu:’e campe s’hanu mangiatu i cavuli! [dal lat.campe-es = Bruco o dal greco campe con lo stesso significato] CAMPAGNA s.f. Campagna. Contrada. Frazione. Ajellu tene assai campagne,mo’ ve dicu quale sunu: Accroce. Acquafredda. Acino. Alzinetta. Aricella. Boccaceraso. Buda. Buda Stragolera. Borgile. Ballerino. Cerzeto. Castagniti. Calendola. Carpinette. Casaline. Cavaliere. Coschi. Campo. Cannavali. Cutura. Campagna. Fargani. Fiore. Giani. Muraglie. Magale. Macchia. Petrone. Passamorrone. Plastino. Pianette. Pundurale. Persico. Piano della fontana. Patricello. Romia. San Martino. Sotto gli orti. Santa Caterina. Salandino. Seminali. S.Ippolito. Serra pilata. Stragolera. Spinoso. Timpone Cuti. Tardo. Tavolone. Vote. Vattendieri.Valle oscura.

CANA s.f. Cagna. Attaccate ’a cana ca tiegnu ’u cane sciusu = Legati la cagna perchè ho il cane sciolto. CANALETTA s.f. Grondaia, pluviale o doccione. La grondaia è il tubo orizzontale che raccoglie l’acqua piovana, mentre il pluviale è il tubo discendente di scarico. CANATIMMA s.m. Mio cognato. CANATTITA s.m. Tuo cognato. CANATU s.m. Cognato. Bona maritata senza matrìa e senza canata = Una donna maritata vive bene solo se vive lontano dalla suocera e dalla cognata. Canata = Cognata. CANCARENA s.f. Cancrena. Persona dal pessimo carattere. Maritumma è ’na cancarena!

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CANCARIARE v. Divorare. Mangiare a crepapelle.

CANIGLIA s.f. Crusca.

CANCARU s.m. Cancro.

CANIGLIATA s.f. Pastone. Miscuglio d’acqua e crusca per i polli.

CANCELLA s.f. Inferriata.

CANIGLIOLA s.f. Forfora.

CANCIELLU s.m. Cancello.

CANNA s.f. a) Canna. b) Esofago degli animali. Gola. M’è rimastu alla canna! (dicesi di un desiderio insoddisfatto).

CANDILA s.f. Candela. Se strudere cumu ’na candila = Consumarsi, struggersi come una candela Tènere ’a candila = Reggere il moccolo, facilitare con la propria presenza incontri amorosi. Nè fimmina , nè tila allu lustru de candila = Non sceglier né donna, né tela a lume di candela. ’A candila se strude faciendu luce = La candela si consuma emettendo luce! Quandu tuttu va buonu, nessunu appicciche candile. Avire ’a candila allu nasu = Avere il naso col muco che pende fuori CANDILIARE v. Bruciare. Scottare. [dal lat. candere = scottare, essere rovente] CANDILIERI s.m. a) Candeliere: arnese dove si mette la candela per tenerla accesa. b) Candelabro: candeliere a più bracci. Jire a Napuli ppe’ ’nu candilieri! = Affaticarsi invano.

CANNACCA s.f. Collana. Ornamento che usavano al collo i contadini Cannacca d’oru = Collana d’oro. [dall’arabo hannàka = collana] CANNARIJINE s.f. Gola. Carotide. Pigliare unu ppe’ lle cannarijine = Afferrare uno per la gola, per il collo. CANNAROZZA s.f. Gola. Trachea. Chjnu fin’a cannarozza = Pieno fino alla gola ,sazio. CANNARUOZZU s.m. Gargarozzo. Gola. Cannaruozzu pazzu = Laringe. Cannarozzielli = Tipo di pasta. CANNARUTIA s.f. Leccornia. CANNARUTIGGIU s.m. Golosità. Ghiottoneria. CANNARUTU agg. Goloso. Ghiotto.

CANGIARE v. Cambiare. Cangiare l’uocchj ccu’ lla cuda = Cambiare gli occhi con la coda. Statte a sentere a mmie: cangia capu! CANGINGIU agg. Persona dalla minuta corporatura. Mingherlino. Gracile. CANIARE v. Maltrattare. Trattare qualcuno come un cane, con durezza e crudeltà.

CANNATA s.f. Boccale, vaso di terracotta ideale per tracannare vino. [dal greco canata = recipiente] CANNATIELLU s.m. Piccolo boccale di terracotta. Si chiamano cannatielli anche le due ampolline, i due vasetti di vetro, uno del vino e l’altro dell’acqua, usati per celebrare la messa.

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CANNAVALI n.pr. Cannavali, contrada aiellese. CANNAVAZZU s.m. Canovaccio. Tessuto di canapa. Saccu ’e cannavazzu = Sacco di canapa. CANNAVIELLU s.m. Garzuolo: canapa raffinata. Linzula, tuvaglie ’e cannaviellu = Lenzuola, tovaglie di canapa raffinata.

CANTUNERA s.f. Angolo esterno di una casa. Cantonata. Cantone. ’Na casa tene quattru cantunere, due allu maritu e due alla mugliere = La casa ha quattro cantoni, due spettano al marito e due alla moglie. I beni familiari vanno divisi in parti uguali fra i due coniugi. [L’origine la si fa risalire al latino pontonera che significa prostituta e che esercitava il mestiere appoggiata agli angoli delle case]

CANNAVU s.m. Canapa. CANNELLA s.f. a) Cannella: pianta simile al lauro. b) Tubo di legno o di metallo usato per estrarre liquido. Votare cannella = Cambiare discorso, parere. Votamu cannella ca simu d’a Mantiella! CANNIELLU s.m. Cannello. Pezzo di canna. Pulizzare ’u canniellu = Fare l’amore. CANNISTRA s.f. Canestro. CANNIZZU s.m. Graticcio di canne.

CANUSCERE v. Conoscere. Ve canusciti? Me canusci? Te canusciu allu taccu d’a scarpa! L’amicu se canusce allu bisuognu! CANZIRRU s.m. Bordotto, incrocio tra un’asina ed un cavallo. [Anche nell’etimo la parola risulta essere un incrocio tra la parola greca kanthelios = asina e l’arabo qatir = mulo] CAPADIERTU avv. Su. In alto. Jire de capadiertu e de pendinu. Andare su e giù. [dal lat. caput ad erectum]

CANNOTTIERA s.f Canottiera. CANNUOLU s.m. Cannolo: dolce siciliano. Cannuolu d’a gamba = Stinco, tibia. CÀNTARU s.m Vaso da notte. Càntero. [dal latino cantharus = Vaso panciuto con manico, ma è più antico il greco kàntharos] CANTÀRU s.m Antica misura equivalente a circa un quintale. [dall’arabo Qintar] CANTUNE s.m. Cantone. Angolo, canto, cantonata.

CAPECCUOLLU s.m Capicollo o Capocollo. CÀPERE v. Capére, potere essere contenuto. Entrare. Sti cavuzi ’un me capenu cchjù! = Non riesco più ad entrare in questi pantaloni. Cce capu intr’a machina? C’è un posto per me in macchina? No, è chjna e ’un ce cape cchjù nullu = No, è piena e non ci entra più nessuno. Si te fa cchjù lla, però, cce capu! Caputu = Entrato. [dal lat.capere = prendere] CAPICCHJU s.m Capezzolo.

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CAPILLARU s.m. Venditore ambulante che baratta la sua merce con capelli tagliati o rimasti sul pettine. ’U capillaru gire llu paise paise ppe’ scangiare capilli ccu’ acura, spingule e zagarelle. CAPILLERA s.f. Capigliatura. Chioma. Quand’eremu giuvani avìemu, no compà Gatà,’na capillera ca pariemu bielli chimancu! [dallo spag. cabellera = capigliatura] CAPILLU s.m. Capello. CAPINIVURA s.f. Capinera. CAPINIVURU s.m Fungo porcino. CAPISCIOLA s.f. Filaticcio. Cascame di seta. Seta di qualità scadente ricavata da bozzoli di seconda scelta. [dallo spagnolo capichola = tessuto grossolano] CAPITANIA s.f. Capitale costituito dal bestiame dato a soccida. Soccida = Patto agrario tra il proprietario del bestiame e chi lo alleva .La persona che prende in consegna il bestiame (soccidario), si impegna ad allevarlo con cura, a sfruttarlo e a dividere gli utili con il soccidante. CAPITINALE s.m. Verticello superiore del fuso. CAPITUOSTU agg. Testardo. CAPIZZA s.f Cavezza. CAPIZZIARE v. Sonnecchiare stando seduto. ’A nanna capizzìe tutt’e sire davanti ’a televisione = La nonna sonnecchia tutte le sere davanti al televisore. CAPIZZU s.m. Capezzale del letto.

CAPIZZUNE s.m Capoccione. Uomo potente, influente, che ricopre una carica importante.

CAPOCCHJA s.f. a) Capocchia, testa di spillo o di fiammifero. b) Glande. Raggiunare a capocchja = Ragionare in modo sconclusionato. CAPPIELLU s.m. Cappello. Essere amici de cappiellu = Essere amici di cappello, salutarsi soltanto. Te fazzu ’u culu a cappiellu ’e prievite = Ti faccio il culo a berretta da prete (con tre spicchi!) Cumu ie llu cappiellu è lla cappellera. (Talis mater, talis filia). CAPU s.f. Capo. Testa. Conzate ’a capu = Aggiustati la testa, metti giudizio. Statte citu ca me dole lla capu! Vasciare ’a capu = Abbassare la testa, rabbonirsi, vergognarsi, rassegnarsi. Fare ’na lavata ’e capu = Fare un aspro rimprovero. Minare tra capu e nuce de cuollu= Percuotere senza misura, senza pietà, menare botte da orbi. Miegliu capu ’e gatta ca cuda ’e leune. Meglio comandare in un piccolo ambiente che ubbidire in uno grande. Capu ’e ciucciu = Testa d’asino, gran testone. Capu ’e cazzu = Testa di cazzo, minchione. Ogne capu è ’nu tribunale = Ogni persona emette sentenze, come un tribunale. [dal lat. caput = capo, testa] CAPU s.m. Capo. Persona al vertice di una organizzazione. Comandante. Capu stazione, capu cantunieri, capu ufficiu, capu banda. Chin’ie llu capu cca? CAPUNATA s.f. a) Testata Haju ’mpacchjatu ’na capunata allu muru. [In questa accezione è eviden-

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te la derivazione latina da caput, vedi il lemma capu ] b) Tipica ricetta della cucina povera aiellese a base di pane di grano tostato e condito con olio, aceto, origano ed aromi vari. [In questa seconda accezione il pensiero corre alla spagnola capolada che è la carne tritata con aceto] CAPUZZIELLU s.m. Bravaccio. Bullo. Prepotente. CARAISIMA s.f. Quaresima. Anticamente Caraisima era raffigurata da una pupa di pezza con tante penne di gallina quante erano le domeniche di quaresima. “Dìcia nente”. ”Nente!” Caraisima t’è parente, a mmie me porte ligna, a tie te rasc-che la tigna. CARBARIU s.m. Calvario. CARBUNARU s.m a)Calabrone. b) Carbonaio. CARBUNCHJU s.m. Carbonchio. Chi fietu! ’Nu carbunchju! All’autore nella zona emittente! Supra ’a guallara ’nu carbunchju = Sull’ernia un carbonchio, il massimo della sfortuna. CARCAGNU s.m. Calcagno.

CARCARIARE v. Il cantar della gallina dopo aver deposto l’uovo. Dalla poesia L’uortu d’u vicinu” Dalla poesia di G. COCCIMIGLIO Aviemu puru nui quattru galline, due ciciarigne e due tutte spinnate, ma dintr’u ’nidu tutte le matine cantavenu surtantu serenate. Chill’atre ’mbece, chille d’a vicina, nessunu le jettave de mangiare, facienu sempre l’uovu ogne matina e le sentiemu sempre carcariare. CARCATA s.f. a) Calcata. L’atto del calcare. b) L’accoppiamento dei volatili. Fare ’a carcata d’u gallu = Sbrigarsi in un attimo! CARCULU s.m. Calcolo. Fare ’nu carculu = Fare un calcolo, valutare. M’haju fattu ’nu carculu c’un me cumbene = Ho valutato che non mi conviene. CARDACCHJU agg. Completamente nudo. Così come ci fece mammà! CARDARELLA s.f. Calderella. Secchio usato da muratori e manovali per il trasporto a spalle della calcina. CARDELLA s.f. Scardaccione, erba simile al cardo. CARDILLIARE v. Uccellare con la pania (’a viscata), con il boschetto (’u frascune) e con uccelli di richiamo (’u richiamu).

CARCARA s.f. Fornace. CARCARARU s.m. Fornaciaio. [dal lat. calcarius = fornaciaio] CARCARAZZU s.m. Uccello: gazza ladra. [dal greco karakasa = gazza]

CARDILLU s.m. a) Uccello: cardellino. b) Lucchetto. Chjudere ’a valiggia ccu’ llu cardillu = Chiudere la valigia con il lucchetto.

CARCARE v. Calcare. Il congiungersi dei volatili.

CARDUNE s.m. Cardo, pianta selvatica ruvida e spinosa.

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CARIGLIU s.m. Cerro: pianta boschiva.

CARRARE v. Rotolare. Spostarsi piano piano verso il basso.

CARIOLA s.f. a) Lucciola. b) Scintilla. Monachina. c) Carriola, carretta, piccolo veicolo a mano con una sola ruota. Miegliu patrune d’a cariola ca serbiture d’u carru = Meglio padrone della carretta che servitore del carro.

CARRERA s.f. Viottolo. Sentiero. Calle.

CARISTUSU agg. Chi vende a prezzi alti come in tempi di carestia. Carestoso.

CARRICARE v. Caricare. Carricare ’u camiu de cimentu, carricare ’u rologiu. Carricare unu de palate = Riempire uno di bastonate.

CARIZZA s.f. Carezza. Fare carizze = Accarezzare. Cchjù fai carizze, cchjù ricuogli rasc-cunate. CARMU agg. Calmo. Mantenite carmu, te raccumandu! CARNALAVARU s.m Carnevale. Duminica, luni e marti, s’abbandunenu tutti l’arti pecchì è llu juornu de carnalavaru e se pense sulu a cancariare. Carnalavaru, caru cumpagnu, putisse venire tu tri vote l’annu! CARNARA s.f. Carnaio. Ammasso di folla. CARNETTA s.m. Carnefice, uomo crudele. CARNUTU agg. Carnoso. CAROCCHIA s.f. Percossa data con le nocche delle dita. [In italiano si usa anche crocchia. In latino crutulare indica il verso della cicogna ed in greco crotalon = nacchera] CARRACCHJU s.m. Piccola botte per conservare vino. Caratello.

CARRIARE v. Trasportare. Carriatu =Trasportato. Carriare ligna, frasche, paglia, stigli, struogliuli, seggie, ecc.

CARRICATURU s.m. Susta. Corda fissa al basto che serve per legare le some. CARRICU s.m.agg. a) Carico. ’Nu carricu de ligna, de carbuni. ’Nu camiu carricu de fiaschi ’e vinu! Fimmina carrica de oru e de brillocchi. b) Asso o tre nel gioco della briscola. Si tieni ’na ’mbrisc-cula cce mintu ’nu carricu. CARRINU s.m. Carlino (Moneta napoletana), coniata da Carlo II d’Angiò. Il Resto del Carlino, giornale bolognese, prese questo nome perchè, in origine, i tabaccai lo davano come resto a chi comprava un sigaro con un carlino. CARROLLA s.f. Ciocche di frutta attaccate su uno stesso ramoscello. ’Na carrolla ’e cerasa = Un ramoscello pieno di ciliegie. Dalla poesia Dalla poesia

L’uortu d’u vicinu di G.COCCIMIGLIO

’Ntra l’uortu nuostru c’ere ’nu cerasu ch’ere sempre ’ngranatu ’a primavera ma tu restave ccu’ ’nu parmu ’e nasu venìe corpitu sempre d’a nivera.

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Ma l’atru, lu cerasu d’u vicinu, avìe lli coccia ’mpitti ccu’ lla colla, lu vidìe sempre ccu’ llu ramu chjnu e ’nde facìe tri chili ’na carrolla.

CASCIA s.f. Cassa. Baule. Si lassi ’a cascia aperta, puru ’nu santu pecche = Se lasci la cassa aperta (forse!) anche un santo pecca. L’occa-sione fa l’uomo ladro.

CARROZZIARE v. Andarsene in giro. Scorrazzare. Carrozziata = Scorrazzata, corsa in carrozza.

CASCIABANCU s.m. Cassapanca. CASCIOTTA s.f. Scatola. Cassetta

CARRU s.m. Carro. n.pr. Carlo. Carruzzu = Carletto.

CASCIOTTARU agg. Bugiardo. Millantatore.

CARRUOLU s.m. Sentiero. Viottolo. Piccolo solco.

CASCIUNE s.m Cassone.

CARTARU s.m. Cartaio.Il giocatore che distribuisce le carte. CARTUCCIU s.m. Cartuccia. Finiti i cartucci, su’arrivate ’e quaglie! = Finite le cartucce sono arrivate le quaglie. Le buone occasioni capitano quando non puoi più approfittarne! Sparare l’urtimu cartucciu = Tentare l’ultima possibilità.

CASIMINU n.pr. Casimiro. ’Na vota don Casiminu portave lla posta ccu’ llu ciucciu di Terrati ad Ajellu. CASINU s.m. a) Casino: casa di prostituzione. b) Confusione. c) Casa di campagna. CASINA s.f. Circolo ricreativo. ’Na vota ad Ajellu ’a casina ere alla chjazza suttana e cce putienu jire sulu i gambuni.

CARU agg. Caro. Costoso. CASSAROLA s.f. Casseruola. CARUSARE v.Tosare. Rapare. [dal greco carenai = tosarsi] CARUSELLA s.f. Grano calvello, sorta di grano bianco per fare pane soffice. CARUSIELLU s.m. Salvadanaio. ’U carusiellu è fatto di creta e somiglia alla testa rapata (carusata) di un bambino. CARIVINDULU agg. Negoziante caro, che vende a caro prezzo CASAMICCIA s.f. Casamicciola. Casa in disordine.

CASTIELLU s.m. Castello. Indovinello: Avuta quant’u castiellu tiegnu ’a pedata quantu ’n’aniellu. [’A canna] CASU s.m. a) Formaggio. Cacio. Casucavallu = Caciocavallo. Casu d’u quagliu = Cacio marcio (ccu’ lli viermi!). ’Na pezza de casu = Una forma di cacio. Casu fare, sangu sudare = Per fare il formaggio occorre molta fatica. b) Caso. Si ppe’ casu avisse jire a Cusenza mi cce puorti? CATABUMBU s.m. Sottoscala. Am-

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biente buio ed angusto. Sgabuzzino. CATALANISE s.f. Lamentela lunga e noiosa.

cattivo, di difficile funzionamento. Arnese di scarsa qualità. b) Cavillo.Trappola. Armare catringuli = Preparare trappole, cavilli.

CATALIETTU s.m. a) Cataletto. Il sostegno della bara. b) Vecchio infermo. [dal greco katà = giù e dal lat. lectus = letto]

CATRINGULUSU agg. Complicato, di scarsa qualità. Cavilloso.

CATANANNU s.m. Bisnonno.

CATTIVU agg. Cattivo. Vedovo. E’ rimastu cattivu appena spusatu. [Dal lat.captivus = Prigioniero]

CATARRA s.f. a)Chitarra. Si vo’ tenere ’a casa netta né chitarra e né sc-cuppetta Si’ conzata ’a catarra vecchja! Indovinello: Trippa e trippa ne jungimu chilla cosa ne facimu tocculiandu ccu’ le manu tutti quanti ne scialamu [La chitarra] CATARRATTU s.m. Botola. Cateratta. ’A nanna ha lassatu ’u catarrattu apiertu ed è caduta abbasciu. [Dal greco kataraktes = cascata e questo da katarasso = cado giù.]

CATU s.m. Secchio. CATUOJU s.m. Seminterrato delle case povere. Stanza a pian terreno, buia e malsana. Magazzino. Sottoscala. [dal greco catà oikeo = abito sotto] CAVAGLIUNE s.m. Catasta di covoni di grano fatti sul campo per essere poi trasportati sull’aia. CAVALLARU s.m. Colmo del tetto, detto anche trave di colmo o colmareccio. Te manche tuttu ’u cavallaru! = Sei senza cervello.

CATARRU s.m. Catarro. CATINA s.f. Catena. ’A catina d’u cuollu = Il nodo, l’articolazione del collo. Se rumpere ’a catina d’u cuollu = Rompersi il collo, il nodo del collo.

CATINAZZU s.m. Catenaccio. Chiavistello. CATREJA s.f. Schiena. Costola. Me dole la catreja = Mi fa male la schiena. Tieni ’ e catreje ’e fore = Ti si vedono le costole (Sei magrissimo). CATRINGULU s.m. a) Congegno di

CAVALLIARE v. Scavalcare. Giocare sfrenatamente. Fare baldoria. Siti buoni sulu ppe’ cavalliare! Aviti cavalliatu ’na jornata sana = Avete scavallato tutto il giorno. CAVALLU s.m. Cavallo. Jire a cavallu = Andare a cavallo. Uomu a cavallu seportura aperta. Reggetevi bene quando andate a cavallo. Pàrtere a cavallu e tornare a pede = Partire a cavallo e ritornare a piedi. Partire con grandi propositi e tornare senza nulla concludere. Chine de ’nu ciucciu ’nde fa ’nu cavallu, ’u primu

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cavuce è d’u suo = Chi di un asino fa un cavallo ne riceve il primo calcio. Cavalluzzu = Cavalluccio. CAVALLUNE s.m. a) Cavallone. Alta onda marina. b) Ragazza esuberante. CAVARCATA s.f. Cavalcata. Scopata. CAVUCE s.m.. a) Calcio. Pedata. Te pigliu a cavuci allu culu! = Ti prendo a calci nel sedere. b) Calce. Cavuce rogna = Calcinaccio. Cavuce minata = Calcina. CAVUCIARE v. Tirare calci. Prendere a pedate. CAVUCIATA s.f. Una buona dose di pedate. CAVUDU s.m. agg. Caldo. Oje fa propriu cavudu! Sientu cavudu! ’U cavudu me fe diventare nerbusu. Acqua cavuda e sucu ’e ranocchja = Elisir di lunga vita! CAVULU s.m. Cavolo. Cavulujure = Cavolfiore. Si’ ’nu trunzu ’e cavulu = Sei un gran testone. ’U cavulu vo’ d’u cuocu assai carne e assai fuocu = Per essere gustosi i cavoli hanno bisogno di molta carne e molto fuoco. Carne ’e puorcu ccu’ cavuli ’e l’uortu chine ’un si ’nde mange se trove muortu = Chi non mangia carne di maiale con cavoli dell’orto si trova morto, diventa debole e si ammala. CAVUZU s.m. Calzone. Pantaloni. Brache. Avire i cavuzi a zumpafuossu = Avere i calzoni rimboccati, per salvarli dal

fango o per saltare un fosso. Restare senza cavuzi = Diventare povero. Fujere ccu’ lli cavuzi alle manu = Fuggire all’impazzata. CAZETTA s.f. Calzetta. La reticella delle lampade ad incandescenza. CAZZALE agg. o s.m. Spilungone. CAZZIARE v. Rimproverare. CAZZIATA s.f. Rimprovero. Romanzina. Rabbuffo. CAZZILLUSU agg. Irascibile. Chi cazzillusu fricatu ca si’! CAZZUNE agg.e s.m. Sciocco. Minchione. Grullo. Ha dittu San Gennaru: ppe’ llu cazzune ’un c’ie riparu! = Ha detto San Gennaro: per lo sciocco non c’è riparo! CAZZUOTTU s.m. Pugno. Cazzotto. CCA avv. Qui. Qua. Cca sutta = Quaggiù. Cca supra = Quassù. Cca nesciuno è fesso! (dett. nap.) CCE avv. pron. Ci. Vi. Ce. Ve CCHI agg.pron. Che. Oh, cchi piacere ca cce tiegnu! CCHJU’ avv. Più. Cchjù fa llu sc-cutu! ’U riccu cchjù tene cchjù bbue. CCU’ prep. Con. Ccu’ lli cazzi! = Colorita espressione popolare. Cumu sa lla pasta? Sa ccu’ lli cazzi! = La pasta è ottima! Cchi ruvina, jamu propiu ccu’ lli cazzi! = Che rovina, andiamo proprio male!

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CCUSSÌ avv. Così.

Quandu viju ’na bella fimmina pierdu i celami!

CECALA s.f. Cicala. ’A cecala cante, cante e po’ sc-chette = I fannulloni se la spassano, ma poi fanno una brutta fine. CECALE s.f. Parole inutili. Ciarle. Quante cecale fai! CECALIARE v. Parlar troppo. Cicalare. CECALIATA s.f. Conversazione frivola. Cicalata. Chiacchierata. CECALIZZU s.m. Cicaleccio. Chiacchierio fastidioso. Cicalìo. CECALUSU agg. Chiacchierone. Parolaio. Ciarlatano. Alli cecalusi ’un cce dare a parrare = Conviene tacere con quelli che hanno il difetto di chiacchierare troppo. Mamma mia, cum’ie cecalusu stu mutu! CECARE v. Accecare. Diventare cieco. CECATU s.m. Cieco. E mo’ vidimu, ha dittu ’u cecatu! Chi me vie cecatu! = Che io possa diventare cieco se non dico il vero!. ’U pieju cecatu è chillu c’un bbue vìdere = Non v’è cieco peggiore di colui che non vuole vedere. ’U cecatu accumpagne llu sciancatu = Il cieco accompagna lo sciancato. Cecati ’e ’n’uocchju e zuoppi ’e ’nu pede tenitili ppe’ nemici capitali = Orbi di un occhio e zoppi d’un piede riteneteli nemici capitali. Ppe’ nente un cante llu cecatu = Senza ricompensa nessuno fa nulla. CELAMI s.m. I lumi della ragione. Perdere i celami = Perdere i lumi della ragione, perdere il controllo di sè.

CELLARU s.m. Celliere. Cantina. [dal lat. cellarium = cella, magazzino o dal francese cellier = cantina] Indovinello: Mamma, mamma m’hanu ’mprenatu! Figlia, figlia chin’ie che statu? E’ statu ’u figliu d’u turraru propriu cca intr’u cellaru. M’ha misu ’na cosa liscia liscia, m’ha rifriscatu lu piscia piscia. [La damigiana e la botte]. CENTIMULU s.m. La ruota dell’arrotino. Fig. Persona irrequieta. Stu quatrariellu me pare ’nu centimulu! CENTUPEZZE s.f. Centopelle: l’omaso dei bovini. CENTUPIEDI s.m. Millepiedi. CERAMILE s.m. Coppo. Tegola curva. Ogne casa tene ceramili rutti = Non vi è casa senza problemi, senza guai. [dal greco kèramis-idos o da keramidion = Tegola] Indovinello: Tiegnu ’na mandra ’e piecure russe pisce una e piscenu tutte. [I ceramili] CERAMILARU s.m. Fornaciaio. CERASIELLU s.m. a) Ciliegina. b) Frutto rosso del biancospino. Pipardiellu a cerasiellu = Peperoncino piccante a forma di ciliegia. CERASU s.m. Ciliegio o ciliegia. (pl. cerasa). Varietà: visciulu, bumbinu, cacaruolu, majulinu. I guai su’ cumu i cerasa, unu

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tire l’atru = I guai sono come le ciliegie, una tira l’altra, i guai non vengono mai soli! ’Na carrolla de cerasa = Una ciocca di ciliegie. L’amicu cerasu = L’amico ciliegio, l’amante, un ladro, una persona furba. Ere sula Nicolanna? No! C’ere l’amicu cerasu! [dal lat. cerasus = ciliegio o ciliegia.] CERASUOLU agg. Che ha il colore della ciliegia. Vinu cerasuolu = Rosatello. CERBIELLU s.m. a) Cervello. Tieni ’u cerbiellu quantu ’na gallina. Chine ’un tene cerbiellu tenisse gambe = Chi non ha testa abbia gambe, per rimediare alle dimenticanze. Ti ’nde si’ jutu de cerbiellu = Dai segni di cedimento mentale. b) Capretto che ha più di tre mesi. ’A carne ’de cerbiellu’ è unu di miegli sette vuccuni. (vedi voce ’vuccune’). [dal francese chevreuil = capriolo] CERBINA s.f. Fogna a cielo aperto. ’Ndo ere lla cerbina? Allu vallune. CERNERE v. Setacciare. Vagliare. [dal lat.cernere = setacciare] CERRATA s.f. Punizione tra ragazzini che giocano. Una bella strofinata di sabbia sugli organi genitali. CERZA s.f. Quercia. Fig. Persona robusta. Pare ’na cerza = Sembra una quercia, è una persona molto robusta. Si muzzicasse a ’na cerza ’a siccasse! Avere il dente avvelenato! Aspettare ’u puorcu alla cerza = Aspettare il porco alla quercia. Attendere il momento opportuno per operare. CERZITU s.m. Querceto.

CERZULLA s.f. Piccola quercia. CHELE n.pr. Michele. CHICCARU s.m. Tazzina. CHICCHIRICHI’ s.m. Il verso del canto del gallo. Chine ha fattu chicchirichì ’un po’ fare chicchiricò = Non si può cambiare opinione da un momento all’altro. CHICCHIRICHIELLU s.m. a) Gheriglio. b) Galletto. [dal greco kikirros = gallo] CHILLU agg.e pron. Quello. Chillu è ’n’uomminu! = Quello è un uomo! Chilla è ’na fimmina seria, chill’atra, ’mbece, è una de chille! = Quella è una donna seria, l’altra, invece, è una di quelle...! CHIMANCU avv. Molto. In abbondanza. ’A vue ’na ’mbusta ’e patate? ’Un dde vuogliu ca ’nde tiegnu chimancu! Neputimma è biellu chimancu! CHINE pron. Chi. Colui. Chine te vo’ bene ’ncasa te vene. Chine ’ncasa nun te vene ’ncasa sua nun te vo’ = Chi ti vuole bene, in casa tua viene. Chi in casa tua non viene, in casa sua non ti vuole. CHJACCHJARA s.f. Chiacchiera. CHJACCU s.m. Cappio. Cordicella. ’Un tene sordi mancu ppe’ se cumprare ’nu chjaccu. Non ha soldi nemmeno per un cappio, per impiccarsi. CHJAGA s.f. Piaga.

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CHJAGARE v. Piagare.

= La pianta del piede, la superficie inferiore del piede. [dal lat. planta, pianta]

CHJANA s.f. Pialla. CHJANCA s.f. Macelleria. [dal lat. tardo planca = pezzo di legno rotondo, ceppo che si trova in macelleria. Potrebbe, però, derivare da sciancare ossia rompere le anche, le ossa]. CHJANCHIARE v. Macellare. Rovinare. Chjanchiatu = Macellato, fatto a pezzi, rovinato. CHJANCHIERI s.m. Macellaio

CHJANTAPUORRU s.m. Colui che coltiva porri. Fig. Persona di poco conto. CHJANTARE v. Piantare. Haju chjantatu vruocculi e su’ esciuti cavulijuri = Ho piantato broccoli e sono usciti cavolfiori! CHJANTELLA s.f. a) Soletta delle scarpe. b) Scopata. CHJANTINA s.f. Pianticella da trapiantare.

CHJANGERE o CIANGERE v. Piangere. Se piglie ridiendu e se rende ciangiendu = Il debito si assume ridendo e si estingue piangendo. Tutti nascimu ciangiendu, nessunu more ridiendu = Tutti nasciamo piangendo, nessuno muore ridendo Uocchj c’aviti fattu ciangere, ciangiti! = Occhi che avete fatto piangere, piangerete! ’U bene se ciange quandu se perde = Il bene si apprezza soltanto quando si perde. Quandu unu ciange sulu, chille su’ lacrime sincere = Se uno piange quando è solo, versa lacrime sincere.

CHJANTU s.m. Pianto. Me facisse ’nu tappariellu ’e chjantu! CHJANTUNE s.m. a) Sentinella. b) Pollone staccato dal ceppo della pianta per trapiantarlo. c) Piantone: arboscello del semenzaio. CHJANU agg. avv. s.m. Piano. Terrenu chjanu = Terreno piano, senza alture. Casa a pede chjanu = Casa che si trova a pianterreno. Chine va chjanu va luntanu. Chjanu chjanu s’arrive a tuttu. ’U Chjanu d’a Funtana se trove vicinu ’u cimiteru.

CHJANGIUTA o CIANGIUTA s.f. Pianto prolungato. Pianto a dirotto.

CHJANULA s.f. Cesta di vimini o di canne, bassa ed ampia.

CHJANOZZA s.f. Pialla

CHJAPPARU s.m. Cappero.

CHJANTA s.f. a) Pianta. Albero. Quante alive tieni? Trenta chjante! b) Ramoscello, ramo. ’U vientu ha spacchjatu ’na chjanta d’u cerasu = Il vento ha staccato un ramoscello del ciliegio. ’A chjanta d’u pede

CHJARANZANA s.f. Freddo secco e pungente. CHJATRARE v. Gelare. Ghiacciare. Chjatratu = Gelato. Appiccica ’a vrascera ca stamu chjatrandu!

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CHJATRATA s.f. Gelata. CHJATRATU agg. Gelato. Ghiacciato. L’acqua è chjatrata = L’acqua è ghiacciata. Novembre chjatratu, addiu siminatu = Se a novembre gela, tutto ciò che è stato seminato va perduto. CHJATRU s.m. Gelo. CHJATTILLU s,m. Insetto simile al pidocchio. Piattone. CHJATTU agg. Grasso. Piatto. Cumu te si’ fattu chjattu! Pede chjattu = Piede piatto.

CHJAZZA s.f. Piazza. Quandu jazze jamu alla chjazza! = Quando nevica andiamo in piazza. (Non si lavora!) Jire a bbidere chi se dice alla chjazza = Andare a sentire ciò che si dice in piazza. Liettu, fuocu e chjazza fanu l’uomu ’e mala razza = Donne, cibo e piazza, fanno l’uomo di cattiva razza. Liettu a due chjazze = Letto matrimoniale. Ccu’ due fimmine e ’na gallina ’a chjazza pare chjna chjna = Con due donne ed una gallina la piazza sembra piena piena. Spassu de chjazza, trivulu de casa = Fuori allegro, triste dentro casa. [dallo spagnolo plaza o dal lat. platea = via larga] CHJAZZARUOLU agg. Chi abita o ama stare nella piazza principale del paese.

CHJATTULA s.f. Piattola. Fig. Persona noiosa. CHJAVARE v. a) Appioppare. Colpire. b) Coire. Avere rapporti sessuali. Chjavare ad unu ’na scrozza ’e cuollu = Appioppare a qualcuno uno scapaccione. Si ’u lla finisci te chjavu ’na seggia alla capu. Chjavare ’na gridata = Gridare. Chi te vo’ chjavare! = Che ti possa colpire, che ti possa arrivare! Chi te vo’ chjavare ’nu ’nzurtu! Ebbia, ebbia, ebbia, lassa ’a mammata e bbieni ccu’ mmie, e s’un la vo’ lassare ’nu torcicuollu te vo’ chjavare! [dal lat. clavare = mettere il chiodo] CHJAVATA s.f. a) Amplesso. b) Colpo dato con una chiave. CHJAVICA s.f. Porcheria. Schifo. Cloaca. Stu’ film è ’na chjavica ! [dal latino clovaca = deposito per detriti]

CHJAZZIARE s.f. Andare in piazza. CHJCA s.f. Piega. CHJCARE v. Piegare. Svoltare. Chjcare ’na carta = Perdonare, chiudere un occhio. CHJCATA s.f. Piegata. Piegatura. CHJCATURA s.f. Piegatura. Tiegnu ’nu dulure alla chjcatura d’u jinuocchju = Ho un dolore alla piegatura del ginocchio. ’Nu parmu e ’na chjcatura = Un palmo e una piegatura. Un palmo più la prima falange del dito pollice. Indovinello: ’A fimmina ppe’stare sicura ’nde vue ’nu parmu e ’na chjcatura. [Il chiavistello] CHJCCHJARIARE v. Scherzare.

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CHJCCHIARUNE s.m. Burlone. Chiacchierone. CHJNA s.f. Piena. Inondazione. ’A chjna vene de supra! Chjna nivura = Disgrazia, iattura nera. Maritumma è ’na chjna nivura! CHJNU agg. Pieno. Ripieno. Partafogliu chjnu de pampine ’e decemila lire = Portafoglio pieno di banconote da diecimila lire. Chjnu chjnu = Raso. ’Nu bicchieri chjnu chjnu = Un bicchieri pieno fino all’orlo, raso. Mulingiane chjne = Melanzane ripiene. CHJOCHJARU s.m. a) Capoccia. Capo. b) Senza arte né parte, quasi inutile. ’U chjochjaru d’a casa = La persona prediletta e coccolata della famiglia, gli altri lavorano e lui se la gode. [dallo spagnolo chochear = oziare, rimbambirsi.]

No, ma si vue l’umbrella ie arriedi ’a porta! [dal latino volgare plovere, classico pleure] CHJOVUTA s.f. Pioggia. Chjovutella = Pioggerella. CHJRICA s.f. a) Chierica. b) Parziale calvizia. Calvizia del cocuzzolo! Cchi chjrica c’ha fattu! Avire ’u cozziettu ’a due chjriche = Avere il cocuzzolo della testa con due chieriche. CHISTU o CHISSU agg. pron. Questo. Chista o Chissa = Questa. O chillu o chissu, ppe’ mmie è llu stessu. Chissa è la casa del buon Gesù chine trase cca ’ud esce cchjù! CHJUDERE v. Chiudere. Chjusu = Chiuso. Chjudere ’a vucca, l’uocchj, ’e ricchje, ’e porte, ’e finestre, ecc. Va chjudite picuozzu allu cummientu!

CHJONNU n.per. Melchiorre. CHJOVAROLA s.f. Grosso chiodo. CHJOVERE v. Piovere. Cchjù forte chjove, primu scampe. Più forte piove, prima spiove. Chillu po’ fare chjovere e scampare = Quello può fare piovere e spiovere. Quello è una persona molto potente. Quandu chjove e mine vientu, mamma mia chi scuramientu! Quandu chjove e mine vientu jire a caccia è perdita de tiempu. Mamma mia cchi m’è chjovutu! Fore d’u culu mio chjovisse palle = Lungi da me ogni affare intrigato. Chjove e chjovìe, chi malu tiempu fa’! Si si’ alla casa d’autri pecchì nun ti ’nde va’? Cumpà a mie aviti dittu?

CHJUMBARE v. a) Piombare. Chjumbare a ’nu palu, chjumbare a dinari = Essere senza denaro. b) Arrivare improvvisamente. I turchi su’ chjumbati alla marina! CHJUMBU s.m. Piombo. Bott’e chjumbu! = Colpo d’arma da fuoco! CHJUOVU s.m. Chiodo. Fare i chjuovi ’e Cristu = Fare angherie. Muzzicare chjuovi = Rodersi dalla rabbia. CHJUPPU s.m. a) Pioppo. b) Io. Me medesimo. Chine lavure d’a matina alla sira? Chine ’e fa tutt’e ’mbasciate? Chjuppu e sulu chjuppu! Si ’un cce fosse chjuppu, povarielli vui!

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CHJURERE v. Prudere. Me chjure llu nasu = Mi prude il naso.Me chjurenu ’e manu = Ho voglia di picchiare.Stamatina te chjure llu culu, statte fermu ppe’ piacire! ’Un te fare chjurere ’a lingua = Non farti venire la voglia di parlare, di spifferare tutto. Rasc-came ca me chjurenu i spalli = Grattami le spalle perchè mi prudono. M’ha ras-catu propiu ’ndo me chjure! p.p. Chjurùtu. M’ha chjurutu ’u culu de escere ccu’ stu friddu e m’haju abbusc-catu ’na purmunite! CHJURITU s.m. a) Prurito. b) Desiderio. Capriccio. Voglia. Ghiribizzo. c) Orgasmo. Chjuritu de culu = Voglia capricciosa, irrequitezza scomposta, curiosità eccessiva. Se cacciare ’nu chiuritu = Soddisfare un vecchio desiderio. Si te vo’ cacciare ’nu chjuritu rasc-cate ccu’ lle manu tue = Se ti vuoi togliere il prurito grattati con le mani tue. (Non aspettarti aiuto da nessuno). M’haju vulutu cacciare ’u chjuritu de me mangiare ’na renga fritta! [dal lat. pruritus = prurito, specialmente libidinoso] CIAMALE agg. Stupido. Semplicione. CIAMBOTTA s.f. Allegra scampagnata. Cenetta tra amici. CIAMBRETTA s.f. Catorcio:oggetto vecchio e mal ridotto. Fig. Persona vecchia ed ammalata. ’A machina mia oramai è ’na ciambretta! CIAMBRIELLU agg. Babbeo. Sciocco. CIAMPA s.f. Zampa. Pianta del piede. Ciampa ’e cavallu = Località aiellese. CIAMPARE v. Pestare. Calpestare.

Mettere sotto i piedi. Si te piscu te ciampu! CIAMPUNATA s.f. Orma. Pedata. ’Un caminare scavuzu ’e cambare cambare ca cce restenu ’e ciampunate. CIAMPUNIARE v. Calpestare. Pestare. CIANCIAGALLU s.m. Babbeo. Stupido. CIANCIANIELLU o CIANCIANELLA s.m. Sonaglio. Campanaccio. Rumpere i ciancianielli = Rompere le scatole. CIANCUNIARE v. Mangiare con avidità. CIANI n.pr. Giani, contrada aiellese. CIAVUCCU agg. Cialtrone. Stupido. CIAVULA s.f. Uccello: Cornacchia nera. (nap. Ciaula). CIBBIA s,f. Vasca in muratura. Stippa ’a cibbia c’adacquamu l’uortu. [dall’arabo gabiya = vasca] CICA o ICICA loc. Si dice. Forse. CICALAMIENTU s.m. Cicaleccio. CICCULATA s.f. Cioccolata. Haju saputu ca te si’ fatta zita, avisse dittu te’ ’na cicculata!. Quand’eremu fidanzati caramelle e cicculate, mo’ ca simu spusati, pane tuostu e bastunate. CICCULATERA s.f. Antica caffettiera. Bricco. Auto malridotta.

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CICCUPEPPE s,m. Orinale. ’U Ciccupeppe, parrandu ccu’ crianza, se tenìe pruvincu dintra ’a colonnetta o sutt’u liettu. CICIANU agg. Torbido. Di color non so. Acqua ciciana = Acqua piovana, torbida, non potabile. Stu vinu me pare acqua ciciana. CICIARELLA s.f. I genitali di un bambino. CICIARIGNU agg. Color cece. Ceciato. Gallu ciciarignu = Pollo ruspante, detto ciciarignu per il colore del suo piumaggio. L’haju vista ciciarigna = L’ho vista bigia, ho passato un brutto quarto d’ora.

Tirare unu ppe’ lli cierri = Tirare per i capelli. [lat. cirrus-i = ciocca di capelli ricciuti] CIEVUZU s.m. Gelso. Il gelso viene coltivato per l’allevamento del baco da seta. Ccu’ la pacienza e llu tiempu ’a pampina ’e cievuzu divente tessutu ’e sita = Con la pazienza ed il tempo la foglia di gelso diventa veste di seta. Mura ’e cievuzu = More di gelso. Gelse. CIFARU s.m. a) Lucifero. Diavolo. b) Monello, ragazzo irrequieto. CIFECA s.f. Bevanda di cattiva qualità e di sapore sgradevole. Porcheria. [Nap. Ciofeca. Dal lat faecula = feccia]. CIGLIARE v. Germogliare .

CICIARU s.m. Cece. Cecio. ’Un balire tri ciciari = Non valere nulla. Ciciari cocivuli. Ceci cottoi, che cuociono presto. A marzu ciciarazzi, ad aprile ciciari chjni = A marzo ceci vuoti, ad aprile ceci pieni. Si vue ciciari scippatinde, nun me fare a zinna zinna cà le fimmine senza minne nun se puonu maritare [dal lat. cicer-eris = cece]

CIGLIUNE s.m. Germoglio. Me sta’ faciendu fare i cigliuni = Mi stai facendo aspettare tantissimo. CIGNALE s.m. Cinghiale. CIMINERA s.f. Ciminiera.Camino. [Dal fravcese cheminée = camino] CINIGLIA s.f. Carbonella. [lat. cinilia]

CICINIELLU s.m. Ugola.

CICIUSU agg. Piovigginoso.

CINNARA s.f. Cenere. Essere abbundanziusu alla cinnara = Essere generoso di cenere, di cose di poco valore. Allu cane ca se licche lla cinnara ’un cci affidare ’a farina = Al cane che lecca cenere non gli affidar farina.

CIERRU s.m. a) La cresta del gallo. Gallu ccu’ llu cierru ’ncerricatu = Gallo ruspante. b) Riccio di capelli. Ciocca.

CINNARACCHJU s.m. Cenerume. Ceneraio. Sciullu mio! Maritumma è viecchju, ccu’ lli piedi allu cinnaracchju!

CICIULIARE v. Parlare sotto voce. Bisbigliare. CICIULIZZU s.m. Bisbiglio. Cicaleccio.

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CINNARUSU agg. Freddoloso. Ceneroso. Chi ama stare vicino al ceneraio, vicino al fuoco. Me pari ’na gatta cinnarusa. ’A gatta cinnarusa ’un piglie surici. CIONCIU agg. Tonto. Fisicamente prestante ma sempliciotto. ’Un cce fare cchjù eccussi cà sì ’nu cionciu grande! CIOTALE agg. Gonzo. Stupido. CIOTÌA s.f. Stupidaggine. Sciocchezza.

ne tene bona cira trove mugliere! = Chi non è timido trova moglie. Alla cira me pare ’n’uomminu buonu = Dall’aspetto sembra un brav’uomo. CIRCARE v. a) Cercare. Chiedere. Circatu = Cercato. Chiesto. Circare ’a limosina = Chiedere l’elemosina. Circare ’u pilu intra l’uovu. ’U bene vallu a circare ca ppe’ llu male baste aspettare. b) Spidocchiare. ’Na vota, a sira alla vrascera, ’e mamme ’e le nanne circavenu i quatrarielli ccu’ llu piettine finu.

CIOTIARE v. Scherzare. Vaneggiare. CIOTIGNU agg. Cretino. Dai comportamenti strani ed imprevedibili.

CIRCHIERI s.m. Scroccone Circhera = Scroccona.

CIPAPPULU agg. Persona stupida e goffa.

CIRIFISC-CULU s.m. a) Cavillo. Pretesto. ’Ud armare cirifisc-culi! b) Cianfrusaglia.

CIPPU s.m. Ceppo. Banco dove il macellaio taglia la carne.

CIRMA s.f. Sacco. [dal grec. ant. chirba = piccolo sacco]

CIPULLA s.f. Cipolla. Pane e cipulle = Pasto frugale della povera gente. Pane e cipolle ma alla casa tua! Cipulle di travi = Soppressate.

CIRMIELLU s.m. Piccolo sacco. CIROGGENU s.m. Candela. Cero. CIROMA s.f. Chiasso. Confusione. ’Ndo cce su’ pesc-cari cc’è ciroma.

CIPULLIZZE s.f. Cipolline. CIRA s.f. a) Cera. ’A cira allu fuocu se squaglie = La cera al fuoco si squaglia. Modo per dire: era prevedibile! ’A cira se squaglie e lla pricessione ’un se move = La cera si scioglie, ma la processione non si muove. Riferito a chi indugia o perde tempo inutilmente. b) Espressione, aspetto del viso. Tieni ’na brutta cira = Hai un brutto aspetto. Votare cira = Fare una brutta faccia, rispondere con veemenza. Chi-

CIRUMBULU s.m. Frottola. Stupidaggine. Jettare cirumbuli = Sparare frottole, spararle grosse. CISTA s.m. Cesta. CISTARU s.m. Cestaio. CISTELLUZZA s.f. Piccola cesta. CITRATA s.f. Citrato di magnesio effervescente. Con l’aggiunta di acqua fornisce una bevanda rinfrescante.

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CITRATELLA s.f. Erba cedrina, detta anche erba Luisa, odorosa come il cedro. CITRU s.f. Cedro E’ sanizzu cumu ’nu citru! CITRULU s.m. Cetriolo. Tu si’ ’nu citrulu simentinu! ’U citrulu Gruossu, luongu, tosticiellu, nasce virde, se fa giallu quand’ie friscu te recrìje sta dirittu cum’u gallu. C’ie llu duce, c’ie l’amaru, ’u jentile,’u simentinu, ’u citrulu è sempre buonu puru a n’ura de matinu. È la pace d’a famiglia se fellìe cumu nente, ’u citrulu piace a tutti, allu riccu, allu pezzente. GIULIO DI MALTA

morire, ciucciu mio, ca mo’ vene maju = Non morire, asino mio, che l’erba sta per arrivare. ’U ciucciu porte vinu e bive acqua. ’E parole mie ’e pigli ppe’ lacrime ’e ciucciu = Le mie parole le consideri lacrime d’asino! Tu non mi credi mai, amore mio! Circare ’u ciucciu e cc’essere a cavallu = Cercare l’asino ed esserci di sopra. ’U ciucciu ’e tanti frati s’u mangenu i cani. CIUNCU agg. Cionco. Monco. CIUOTU agg. Sciocco. Cretino. Ciota = Stupida. Ciotarella = Cretinetta. CIVARE v. Cibare. Nutrire. Imboccare. Tu me sta’ civandu ccu’ ’nu cucchjaru vacante. CIVU s.m. a) Cibo.Mangime. b) Seme di zucca, di melone. c) Midollo osseo.

CITU agg. Silenzioso. Zitto. Citu citu = Di nascosto, in silenzio. E’ trasutu citu citu senza si ’nde fare addunare.Tri cose su’ impossibili: fare stare citu ’e fimmine; fare fujere i viecchj; fare stare fermi i piccirilli. CIUCARE v. Masticare tabacco. CIUCCIAGGINE s.f. Ciucaggine. Asineria. Ignoranza. CIUCCIARIELLU s.m. Asinello.

COCARIELLU s.m. Coccolino. Cocarella = Coccolina. Cocarella, bella d’u nannu! = Coccolina, bella di nonno tuo. COCCIA s.m. a) Fagioli freschi. Pasta e coccia = Pasta e fagioli freschi. b) Foruncoli, chicchi (pl. de cuocciu). Tieni ’a faccia coccia coccia. = Hai la faccia piena di foruncoli. Coccia d’uva = Chicchi d’uva.

CIUCCIGNU agg. Asinino.

COCCIATA s.f. Piccola quantità. (soprattutto in riferimento ai prodotti agricoli). St’annu stu pede ’e cerasu ’nd’ha portatu sulu ’na cocciata.

CIUCCIU s.m. Asino. Gran testone. Mannaje llu ciucciu! Avire ’na capu ’e ciucciu = Essere un gran testone. Nun

COCCU s.m. Uovo (voce infantile). Figliulì, vieni c’a mamma te dune llu coccu!

CIUCCIARU s.m. Asinaio. Giudatore d’asini.

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COCERE v. Cuocere. Cuottu =Cotto.

collau lla buffa sana sana e dopu ’n’ura sempr’ammarzupitu, fice ’na botta. Liberau lla rana.

COCIVULU agg. Cibo che è pronto al primo bollore. Cottoio. Surache cocivule = Fagioli cottoi.

COLLARU s.m. Collare. Colletto. COLLISUTTA loc. Con la testa in giù.

COFFA s.f. Brutta curvatura di un vestito. Gobbaccio. Crespa. ’E coffe di cavuzi = Le curvature dei pantaloni che si formano in corrispondenza del ginocchio. Avire i capilli ccu’ lle coffe = Avere i capelli ondulati. [Dall’arabo quffa = cesta] COGLIERE v. Cogliere. Raccogliere. Cuotu = Raccolto, colpito. Cogliere juri, minestra ’e ’nterra, fungi, uva, ecc. Raccogliere fiori, verdurina di campo, funghi, uva. CÒLERE v. Giovare. L’aria ’e Milanu ’un me cole de nente = L’aria di Milano non mi giova affatto. [dal latino colere = avere a cuore, curare] COLERUSU agg. Malinconico. Triste. Pensieroso. COLLARE v. Inghiottire senza masticare. Ingollare. ’A buffa e llu cursune di GIULIO DI MALTA ’Na buffa grossa e puru ’ntilligente ’ncontrau, vicin’u a cibbia ’nu cursune, ca le zumpau de supra e cumu nente, vulle de chilla fare ’nu vuccune. Disse lla buffa: ”Signu spurtunata! Collame sana, senza muzzicare, ie ’ncuminciata male sta jornata, famme morire senza me straziare!”. ’U cursune, ca nente avie capitu,

COLONNETTA s.f. Comodino. COMMIDU s.m. Fabbisogno. CONTRA s.f. Piaga di un animale da soma o da tiro. Guidalesco. Stu ciucciu è contre contre! Questo asino è pieno di guidaleschi, di piaghe. [dal greco contra = piaga] CONZARE v. Conciare , acconciare. Aggiustare. Riparare. Sistemare. Condire. Conzare ’u stomacu = Acconciare lo stomaco, ristorarlo. Conzare ’e scarpe = Riparare, conciare le scarpe. Conzare’u liettu = Rifare il letto. Conzare unu ppe’ lle feste = Conciare uno per le feste, ridurlo in malo modo. Guarda cumu te si’ conzatu = Quarda come ti sei conciato! Conzare ’a ’nzalata, i pimbaduori = Condire l’insalata, i pomodori. Se conzare ’mparu = Sistemarsi bene. ’U tiempu conze tuttu = Il tempo sistema tutto. ’A fimmina destra conze lla minestra = La donna destra prepara bene la minestra. [dal latino cum-sonus = rendere consono, adeguato] COPANIARE v. Svuotare. Scavare. Bucare. COPANU agg. a) Tarlato. Vuoto all’interno. b) Copano: contrada aiellese. Derittu cumu l’iertu ’e Copanu! COPPINU s.m. Cucchiaione.

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COPPULINU s.m. Cappellino. Papalina. Berretta da notte.

si chiama, si indica una ragazzina. Cosicella ’e nente = Cosa da nulla.

CORAZZUNE s.m. Uomo di buon cuore, affettuoso, generoso. Figliuma è ’nu corazzune! [dallo spagnolo corazon = cuore.]

COSTA s.f. a) Costa. Costola dell’uomo. Avire unu sempre alle coste = Avere uno sempre alle costole, sempre dietro. Avire ’e coste ’e fore = Essere molto magro. b) Carne e costole del petto del maiale che si cuoce fresca e si conserva salata.

CORCHJA s.f. a) Buccia. Guscio. Scorza. Baccello. Corchja ’e limune = Buccia, scorza di limone. Corchja de nuce, d’uovu = Guscio di noce, d’uovo. Corchje ’e fave = Baccelli di fave. b) Scarafaggio. ’E corchje me fanu scchifu = Gli scarafaggi mi fanno schifo. CORDARU s.m. Cordaio. Jire avanti e arriedi cum’u cordaru = Andare avanti ed indietro come il cordaio. Fare un passo avanti ed uno indietro. CORE s.m. Cuore. Me ciange llu core = Mi piange il cuore. Core allegru, Dio l’ajute! = Cuore allegro, il ciel l’aiuta. Uocchju c’un bbide, core c’un dole = Occhio che non vede, cuore che non duole. Chine tene llu core tennaru, poveru more = Chi è di cuore tenero, povero muore. CORNARIELLU s.m. a) Viticcio. Cirro. b) Piccolo corno, portafortuna.

COSTARE v. a) Constare. Risultare. ’Stu fattu coste a mmie! = Questo fatto consta, risulta a me. b) Connettere. Maritumma ’un coste de nente, è rimbambitu! = Mio marito non connette proprio, è rimbambito! [dal lat. constare = restare saldo, conservare l’equilibrio mentale] COSU s.m. Coso. Cumu se chiame cosu, chillu cchi sta chiazza, cosu! Chillu è ’nu cosu bruttu, ’nu cosu fetusu. COTA s.f. Raccolta. COTICUNE s.m. Uomo rozzo. COTULIARE o CUOTULIARE v. Scuotere. Vibrare. Muovere. Dimenare. Cotuliare ’a cuda = Scodinzolare, dimenare la coda. Cotuliare ’u culu = Sculettare.

CORNATURA s.f. Cornatura (aspetto complessivo delle corna di un animale). Essere tuostu ’e cornatura = Essere testardo. Avire ’na bella cornatura = Essere un gran cornuto.

COZZIETTU s.m. Nuca. I monaci tenenu ’u cozziettu trugliu trugliu.

COSCINUTU agg. Gobbo.

CRAPA s.f. Capra. fig. Zuccone, ignorantone. Fimmine, ciuccie e crape tenenu tutti a stessa capu = Donne, asine e capre hanno lo stesso modo di ragionare.

COSICIELLU s.m. Voce con cui si chiama un ragazzino. Cosicì vieni cca’! Cosicella = Piccola cosa. Voce con cui

COZZITRUMBULU s.m. Capitombolo.

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Si ’a crapa sentisse brigogna ’un caminasse ccu’ lla cuda azata = Se la capra provasse vergogna non camminerebbe con la coda alzata.

CRIATURE s.m. Creatore. Dio. CRIATURU s.m. Bambino. I criaturi ’i guarde lla Madonna = I bambini sono protetti dalla Madonna.

CRAPARU s.m. Capraio. CRAPINU agg. Caprino. CRAPIU s.m. Caprio. Capriolo. Conzate sti capilli ca pari ’nu crapiu! CRAPUNE s.m. Caprone. Fig. Zuccone, ignorantone. CREPAPANZA loc. Crepapancia. Crepapelle. CRAPIETTU s.m. Capretto. CREDU s.m. Credo, simbolo della fede cristiana. Te fazzu cantare ’u credu = Ti faccio cantare il credo.Ti faccio raccomandare l’anima a Dio. Ogne pirocculata cantave llu credu! = Ogni fucilata induceva a cantare il credo, a raccomandare l’anima a Dio! CREPARE s.m. Morire. Scoppiare. Crepare. Chi vo’ crepare! Chine tene ’mbidia de sta casa ha dde crepare primu ca trase = Chi ha invidia di questa casa deve morire prima di entrare. CREPARIA s.f. Dispetto. CREPUSU agg. Dispettoso. Sfottente. CRIANZA s.f. Creanza. Educazione. Parrandu ccu’ crianza, avisse de jire allu bagnu. ’Ndo cc’è nasu cc’è crianza! = Chi ha naso ha creanza. Si dice così perché nel medioevo i ruffiani ed i lenoni venivano puniti con l’amputazione del naso.

CRIDENZA s.f. a) Credito. Credenza. Cumprare a cridenza = Comprare a credito.’Un se fa cchjù cridenza! = Non si fa più credito. ’A cridenza è morta, l’ha ammazzata ’u malu pagature = Il credito è morto, lo ha eliminato il cattivo pagatore. All’amicu ’un fare cridenza ca se scorde e nun cce penze! Cridenza è morta ed è natu Contante! b) Mobile con sportelli e cassetti. Pigliame ’na tuvaglia intr’u tiraturu d’a cridenza = Prendi una tovaglia nel cassetto della credenza. CRIDERE v. Credere. Credersi. Ritenersi. Crisu, cridutu = Creduto. Io ’un cci haju crisu mai! = Io non ci ho mai creduto. Faciti cumu criditi = Fate come credete. Cchjù sai e menu cridi = Più apprendi, meno credi. ’U bugiardu ’ud ie cridutu mancu quandu dice llu veru. CRISCENTE s.m. Rocchetto di canna per avvolgere il filo dell’arcolaio. CRISCERE v. Crescere. Allevare. E’ miegliu criscere puorci! (Armenu te mangi ’na sazizza!) CRISCIMUGNU s.m. Crescita. Sviluppo. Tene la freve stu quatrariellu! ’Ud ie nente, è freve ’e criscimugnu. Essere allu criscimugnu = Essere all’età dello sviluppo. CRISTA s.f. Cresta. Vasciare ’a crista = Abbassare la cresta, smettere la superbia.

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CRISTARIELLU s.m. Uccello: falchetto, gheppio. CRISTALLIERA s.f. Mobile per argenteria e oggetti di cristallo. CRISTIERI s.m. Clistere. ’Mbece ’e te fare ’nu cristieri, te po’ pigliare o uogliu ’e rigginu o sale ’ngrise. CRIVIELLU o CRIVU s.m. Crivello, vaglio, staccio, cribo. Carriare acqua ccu’ llu criviellu = Portare acqua con il vaglio. Affaticarsi invano! [dal lat. cribium = vaglio o dal lat. tardo cribellum] CROCCHIETTU s.m. Piccolo gancio, gangherello. CROSC-CA s.f. Costola, la nervatura spessa e dura nel mezzo della foglia del cavolo. CROZZA s.f. Testa. Cranio. Crozza ’e muortu = Teschio. Crozza pilata = Testa pelata.’Nde tieni sale intr’a sta crozza? = Ne hai sale in zucca? ’Un stare a sèntere a nullu, penza ccu’ lla crozza tua! CROZZARELLA o CAPUZZA s.f. Testina di animali giovani macellati (capretto, agnello, ecc). Crozzarella ’e crapiettu ccu’ patate allu furnu = Una specialità! CROZZUTU agg. Testardo. Cocciuto. CRUCE s.f. Croce. Fare ’na cruce supra ’na cosa = Fare una croce su qualcosa, rinunciarvi per sempre. Alla cantina cci haju fattu ’na cruce = Non andrò mai più all’osteria! In ogni casa cc’ie ’na cruce = In ogni casa c’è una croce, non esistono famiglie senza problemi

’Un vulire nè cantare, nè portare ’a cruce. (Preferire il dolce far niente!) ’U Segnure a chine vo’ bene mande cruci e pene! CRUCETTA s.f. Piccia di fichi. Due fichi secchi, aperti, imbottiti di noci o di mandorle, sovrapposti e tostati al forno. I fichi secchi possono essere anche quattro e in questo caso vengono disposti a croce. CRUCIARE v. Crociare. CRUDU agg. Crudo. Acerbo. Carne cruda (tranne chillu d’u puorcu), pisce cuottu. Pruna crudi = Susine acerbe. CRUOCCU s.m. Gancio, arpione. [dal francese croc = gancio] CRUOSC-CU s.m. Fastidio. Cacciare ’nu cruosc-cu = Liberarsi di un fastidio. Togliere un sassolino dalla scarpa. (Cruosc-cu = Verme che vive nel retto dei cavalli). CRUSCE’ s.m. Uncinetto. [dal francese crochet] CUCCHJA s.f. a) Coppia. ’Na cucchja d’ova fritti = Due uova in padella. b) Corsa che si fa a piedi o a cavallo. Pigliare o chjavare cucchje = Fuggire a gambe levate, correre a precipizio. Quand’ha bbistu ’a mala paranza, ’nd’ha pigliatu cucchje! [dall’italiano cocchio] CUCCHJARA s.f. Mestola. Mestolo. Avire ’a cucchjara alle manu = Tenère il mestolo in mano, spadroneggiare. [dallo spagnolo cuchara = cucchiaio]

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CUCCHJARU s.m. Cucchiaio. Troppu cucchjari intr’a pignata ’un reminenu mai giustu e llu mangiare se vrusce. Troppi cuochi rovinano il sugo! CUCCHJATA s.f. Coppia. Gemelli. CUCCHJERI s.m. Cocchiere.

CUCUZZA s.f. Zucca. Fig.Testa vuota. Cumu te puozzu amare cucuzza longa si ppe’ mangiare a ttie cce vue lla carne? Curine ’e cucuzze = Le foglie più alte e più tenere della pianta da zucca. (Cime di zucca). Civi ’e cucuzza = Semi di zucca. [dal lat. cucutia = zucca]

CUCCU s.m. Uccello: cuculo. ’U cuccu chiame l’estate e cunchje lle ficu = Il canto del cuculo ci avverte che l’estate è prossima e che i fichi presto matureranno. [Voce onomatopeica, deriva dal richiamo che fa il maschio: cu-cu; dal greco koukkos = cuculo]

CUCUZZARU s.m. Zuccaia. Campo lavorato a zucche.

CUCCULLITA s.f. Fungo edule.

CUCULLARU s.m. Trafficante di bozzoli.

CUDA s.f. Coda. Azare ’a cuda = Diventare superbo. Jocare de cuda = Essere sleale. Cuda ’e sifune = Tromba d’aria. ’A vacca, ppe’ ’un mòvere ’a cuda, s’ha fattu mangiare ’e pacchje de musche = La vacca, per non muovere la coda, si fece mangiare il sedere dalle mosche. Si tieni ’a cuda ’e paglia arrassate d’u fuocu.

CUCULLU s.m. Bozzolo del baco da seta. [dal lat cucullus = involucro, cappuccio]

CUDERA s.f. Sotto coda, posolino. Cinghia che dal basto scende nella groppa passando per la coda.

CUCUMA s.f. Cuccuma. Brocca di terracotta. [dal lat. cucuma-ae = cuccuma] Indovinello: Tene llu cuollu e no lla capu Tene lli vrazza e no lle manu Tene lla panza e no llu villicu Tene llu culu e no llu grupu. [’a cucuma = la brocca]

CUDICINA s.f. a) Peduncolo. Picciolo. Mangiare ficu ccu’ tutte ’e cudicine = Mangiare i fichi con tutti i peduncoli. b) Culaccino. D’u capeccuollu c’è rimastu sulu ’a cudicina = Del capicollo c’è rimasto solo il culaccino.

CUCCULU s.m. Erba che nasce sui muri umidi, detta scodellina o ombelico di Venere. CUCCUVAGLIA o CUCCUVELLA s.f. Uccello: coccoveggia.

CUCUMIELLU s.m. Piccola brocca di terracotta. [dal lat.cucumula = piccola cuccuma]

CUCUZZIELLUs.m. Zucchino. Dim. Cucuzzelluzzu. CUCUZZU n.pr. Monte Cocuzzo. A Cucuzzu ha fattu ’a nive!

CUDILLA s.f. Schiena. Me fa male ’a cudilla c’un riesciu a me movere. CUDIVUOCULA s.f. Uccello: ballerina.

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CUDURZU s.m. Scamerita (arch.). Parte della schiena del maiale o del pollo che è vicina alla coscia. L’estremità della spina dorsale. ’U cudurzu è llu miegliu vuccune (dicenu!).

Chine tene ’na bona cugnittura e ’nun si ’nde serbe ’un trove cumpessure chi l’assorbe = Chi ha una buona possibilità e non se ne avvale non trova confessore che lo assolva.

CUFULLARE v. a) Riempire. Comprimere. Cufullare ’a valigia = Riempire al massimo la valigia. b) Assestare. Cufullare ’nu pugnu ad unu = Assestare un pugno. c) Ingozzare. Cufullare ’nu quatrariellu de mangiare = Ingozzare un ragazzino a più non posso.

CUGNU s.m. a)Toppa. Fondello. Pezzo di stoffa per rattoppare o rinforzare le parti strappate o consunte di indumenti. Cavuzi ccu’ lli cugni = Pantaloni con le toppe. b) Conio.

CUFUNE s.m. Piano del forno a legna destinato alla cottura del pane. CUGGINU s.m. Cugino. Cumpari e cugini fricali ppe’ primu! CUGLIA s.f. Ernia. (Servizio meteorologico infallibile!) [dal lat. volgare colea o classico culleus = coglia, borsa dei testicoli. Invece coleus significa testicolo] CUGLIUNE s.m. Testicolo. Coglione. Fig. Sciocco. Balordo. ’Un me rumpere i cugliuni! ’A sira leune, ’a matina cugliune = La sera leone, forte ed aitante; la mattina coglione, debole e cadente. CUGLIUNIARE v. Coglionare. Scherzare. Prendere in giro. ’Un cugliuniare = Non scherzare. Chine in vita te purminte e nun te dune, alla morte te cugliune = Chi ti promette e non ti dà, quando morirai gioco di te si prenderà

CUJJIENTI n.pr. Conflenti, comune in provincia di Catanzaro. CULA s.f. Cola. Colatoio Essere ’na cula = Essere inzuppato d’acqua o di sudore. Signu ’na cula ’e suduri = Sono in un bagno di sudore. Si’ jutu a caminare? Mo’ cangiate cà si’ ’na cula! [Dal lat colum = colatoio] CULACCHJU s.m. a) Fondo di un recipiente. b) Grosso fondo schiena. CULARE v. Colare. Filtrare. Gocciolare. CULARINU s.m. Intestino retto. Avire ’nu grande cularinu = Avere un grande appetito. CULARINUTU agg. Ghiottone. Mangione. CULATA s.f. a) Colpo dato col deretano. b) Colpo di fortuna. CULERCIA s.f. Formica dotata di grosso pungiglione.

CUGLIUTU agg. Ernioso.

CULERUSU agg. Coleroso. Triste.

CUGNITTURA s.f. Opportunità. Occasione favorevole.

CULIGROSSA s.f. Donna con un grande fondo schiena. – 152 –


CULINUDU s.m. Culo nudo. Senza vestiti. Ignudo. Signu fujutu culinudu, ccu’ lli cavuzi alle manu. CULIRUSSU s.m. Uccello: codirosso. Uccelletto riconoscibile per la coda rossa. CULLURIELLU s.m. Ciambella fatta con farina, lievito, patate lesse, fritta in olio bollente. CULLURU s.m. Ciambella. Oggetto di forma tonda, vuota nel mezzo. Culluru ’e sazizze = Più rocchi di salsicce disposti a cerchio. CULOSTRA s.f. Colostro, primo latte della puerpera. CULU s.m. Culo. Cruna dell’ago. La parte del cetriolo che ha sapore amaro. ’U culu po’ essere: tisu, pizzutu, ruttu, fetusu, ’ncriccatu, vasciu, a brunzune, a ponte, a scivuliettu, a cappiellu ’e prievite, a rosellara. Restare ccu’ llu culu ruttu = Subire un grave danno. Restare ccu’ llu culu ’e fore = Ridursi in miseria. Rapere ’u culu = Diventare fortunato. (Dicesi cosi, giocando a carte). Quandu ’u culu ’ntrone, ’a vita sta bona = Romba di culo, sanità di corpo! Culu, ’mparite quandu sì sulu, accussì, quandu sì accumpagnatu, te truovi già ’mparatu! Modo per dire: divieto di segnalazioni acustiche in ogni dove! Si ’u culu avisse sordi se chiamasse: SIGNOR CULO! CULUTU agg. Fortunato. Allu culutu cce va sempre bbona! CUMANDARE v. Comandare. Cumandare a bacchetta = Comanda-

re con autorità dispotica. Chine cumande ’un sude = Chi comanda non suda, non fa fatica. Chine ’un sa fare, ’un sa comandare = Chi non sa agire, non sa comandare. CUMBATTERE v. Combattere. Lottare. CUMBATTU s.m. Combattimento, lotta. Ogne juornu cc’è ’nu cumbattu! Chi cumbattu ccu’ lle tasse! CUMBENARE v. Combinare. Mettersi d’accordo. CUMBENIRE v. Convenire, essere conveniente. ’Un te cumbene = Non ti conviene. Cangiamu? Io te dugnu ’a machina mia e tu ’a tua. ’Un me cumbene! CUMBIARE v. Accomiatare. Congedare. Inviare. [dal lat. commeare, da cui commiato = congedo] CUMBOGLIARE v. Coprire. Cumbogliare ’a vrascera = Coprire le braci con la cenere. Cumbogliare ’a casa = Fare la copertura alla casa. ’A morte cumboglie diebbita e difetti! = La morte copre debiti e difetti. Cumbogliate ca fa friddu! CUMMANDAMASTRU s.m. Comandante. Colui che si erige a comandante supremo. CUMMARI s.f. Comare. Cummari cici cici. Cummari cchi mme dici. Cummari jamu all’acqua. All’acqua cce simu stati.

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Cummari mandicce a figliata. Figliama è maritata. Cchi dote chi l’ha datu?’ ’Na casa, ’na tigna, ’na curchjula de pigna.

CUMPARIRE v. Fare bella figura. Comparire. Haju cumparisciutu = Ho fatto bella figura. Ppe’ cumparire ccu’ ll’amici ’un guardare nulla spisa.

CUMMIENTU s.m. Convento. Quandu chjove e mine bbientu fuja fuja allu cummientu! ’A fimmina d’u cummientu senza maritu ’un trove abbientu. = La donna del convento senza marito non trova pace. Il proverbio si riferisce alle donne che hanno preso i voti senza vocazione. Chissu passe llu cummientu! = Questo passa, elargisce il convento! Questo ci viene dato e di questo bisogna accontentarsi.

CUMPATISCIUTU agg. Compatito. Commiserato. È miegliu ’mbidiatu ca cumpatisciutu. È meglio essere invidiato che commiserato.

CUMPAFFA s.f. Comunella. Lega. Hanu fattu cumpaffa = Hanno fatto comunella. CUMPANE s.m. Companatico. ’U miegliu cumpane è llu pitittu = Il miglior companatico è l’appetito. CUMPARENZA s.f. Bella figura. Bella apparenza. Ognunu vo’ fare ’a cumparenza sua! = Ognuno ama fare bella figura. CUMPARI s.m. Compare. Cumpariellu = Figlioccio. Cummarella = Figlioccia. Guardate de tri c: canati, cuggini e cumpari. (Corna in vista!) Nè mulu, nè mulinu, nè signure ppe’ vicinu, nè cumpari contadinu. L’invito Caru cumpari, domane te ’mbitu, porta ’u vinu c’u mio è acitu, porta ’u pane c’u mio è lamatu, porta ’a seggia c’a mia è sc-casciata, porta ’a carne ca io mintu lu spitu, caru cumpari, domane te ’mbitu.

CUMPESSARE v. Confessare. Peccatu cumpessatu, mienzu perdunatu. CUMPIDENZA s.f. Confidenza. Se pigliare cumpidenza = Prendersi troppa libertà nel dire e nel fare.Vulisse morire ccu’ l’uocchj apierti ppe’ ’un dare cumpidenza alla morte = Vorrei morire con gli occhi aperti per non dare soddisfazione alla morte. CUMPIETTU s.m. Confetto. Dare cumpietti allu puorcu è ’na ciotìa, civalu ccu’ vrudata e glianda ch’è llu mangiare suo = Dare confetti ai porci è una stupidaggine, conviene nutrirli con ghiande e broda, loro cibo naturale. CUMPORMA avv. Quando. Mentre. Appena. Cumporma vene = Quando viene, appena viene. Cumporma jie = Mentre andava. CUMPRARE v. Comprare. Chine disprezze cumpre = Chi disprezza compra. CUMPRIMIENTU s.m. Dono. Regalo. CUMU o CUOMO avv. Come. ’U cumu e llu quantu = Il come e il quanto. (Tutti i particolari). Cum’è jutu ’u fattu? = Come è andato il fatto? CUMUNISIMU s.m. Comunismo.

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CUNCHETTA s.f. Pentola. Paiuolo di rame. [Il vocabolo latino cunctus significa concavo, ma anche che tutto raccoglie] CUNCHJERE v. a) Maturare (di frutta e ortaggi). Alla macchia su’ già cunchjute ’e ficu! b) Suppurare: venire a suppurazione. M’è cunchjutu ’nu carbunchju! CUNCHJUDERE v. Concludere. Cunchjusu = Concluso. Stamatina ’ud haju cunchjusu nente! CUNCHJUDIMIENTU s.m. Conclusione. CUNCHJUSIONE s.f. Conclusione. CUNDERE v. Condire. Cundutu = Condito. ’A pasta asciutta ccu’ lla carne ’e puorcu a mmie me piace cunduta cunduta. CUNDITURA s.f. Condimento. CUNNU s.m. Pube. ’U juornu d’u cunnu = Giorno che mai verrà! CUNOCCHJA s.f. a) Conocchia, rocca per filare. b) Bosco: insieme di ramoscelli, generalmente di erica, dove il baco da seta intesse il bozzolo. T’haju portatu fin’a cunocchja, si vue cuculli mo’ fattilli fare! Si diceva cosi’ quando il baco da seta moriva prima di fare il bozzolo. [dal lat. colucula, dim. di colus = conocchia] CUNOCCHJATA s.f. Roccata, quantità di lino, di lana che si mette in una sola volta nella rocca. CUNSERBA s.f. Conserva. Salsa di pomodoro.

CUNTARE v. a) Contare. Raccontare. Cuntare ciotìe, papocchie, lamienti, fisserie,ecc. b) Contare. Avere importanza. Figliuma cunte già finu a dece = Mio figlio conta già fino a dieci. Chine ’un cunte ’nu sordu ’un bbale ’nu sordu = Chi non conta niente, non vale niente. CUNTENTARE v. Contentare. Accontentare. Cumu stai? Me cuntientu! = Come stai? M’accontento! Me cuntientu, ha dittu ’u viecchju ca s’u guardave! CUNTENTIZZA s.f. Contentezza. ’N’ura ’e cuntentizza fa scordare ’n’annu ’e guai = Un giorno di contentezza fa scordare un anno di guai. Basta un po’ di gioia per lenire tanti dolori. CUNTIENTU agg. Contento. Nessunu è cuntientu intra ’stu mundu = Nessuno è contento in questo mondo. Cuntientu tu, cuntienti tutti! Quandu sì cuntientu morirai! = Quando credi di aver raggiunto la felicità, morirai. Casa cuntenta e ’na fella ’e pane! = Casa contenta ed una fetta di pane La serenità familiare è la migliore ricchezza! Ad una ricchezza con preoccupazioni è preferibile una serena frugalità. Chine ame Dio ccu’ llu core, cuntientu campe e cuntientu more = Chi ama Dio con tutto il cuore, contento campa e contento muore. CUNTIERI s.m. Pettegolo. Maldicente. CUNTRA prep. Contro. ’U pro e llu cuntra = Il pro ed il contro. CUNTRAPILU loc. avv. Contropelo. Fare ’u pilu e llu cuntrapilu = Radere uno per benino (aggiustarlo per le feste).

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Indovinello: Pilu e cuntrapilu aza l’anca ca t’u ’mpilu! [’u quaziettu = la calza]. CUNTRATIEMPU loc.avv. Fuori tempo. Fuori stagione. Si niviche a lugliu è cuntratiempu! CUNTRAVIERMI s.m. Vermifugo, farmaco capace di uccidere i vermi intestinali. Antielmintico. CUNTRURA avv. Fuori orario. Fuori del consueto. CUNTU s.m. Conto. Pettegolezzo. Pigliare e portare cunti = Pettegolare. CUNZENZU s.m. Consenso. Pigliare ’u cunzenzu = Fare promessa di matrimonio. CÙNZULU s.m. Consòlo: cibo offerto da parenti e amici alla famiglia del defunto nei primi giorni del lutto. CUNZUMARE v. Consumare. ’U mastru è buonu ma cunzume assai cimentu! CUOCCIU s.m. a) Seme. Chicco. Acino. ’U cuocciu ’ndo nasce, pasce = Il seme dove nasce, cresce. ’Nu cuocciu d’uva te spacchje lla vucca! b) Foruncolo. CUOLLICA s.f Colica. CUOLLU s.m. Collo. Nuce de cuollu = Cervice, nuca, collottola. Scrozza ’e cuollu = Scapaccione. ’Ncuollu = Addosso. Se cacciare unu de ’ncuollu = Liberarsi di qualcuno. Torciniare ’u cuollu = Torcere il collo.

CUOPPU s.m. a) Cartoccio: foglio di carta ravvolto a forma di cono. b) Cucchiaione: cucchiaio per scodellare le pietanze. c) Coppo = Antica unità di misura di capacità per aridi. CUOPPULA s.f. Coppola. Berretto. Dalla poesia ’A Cuoppula Dalla poesia di M. PUCCI Sta sempre supr’a capu de la gente mappiciata, tisa oppure storta, ’un c’è bisuognu c’a t’a tieni a mente quand’iesci ’a trovi appisa arriedi ’a porta. C’è chilla ’e nappa e chilla de villutu chilla d’u pecuraru e d’u mafiusu c’è chilla d’u tamarru corchjulutu o chilla lorda d’u pedipilusu. De tibutu ’u llu sacciu si cc’ie puru de rasu, de filanca, ’e capisciola, de filu ’e Scozia, cum’u maccaturu, o ’e tilarrubbu tuostu cum’a sola. Ppe’ cumparire chilla de pilusciu, ppe’ sparagnare chilla ’e cannavazzu. Però stu mundu cumu fosse musciu si ’un cce fosse puru ’a cuoppula de cazzu. CUORBU s.m. Corvo. CUORCHJULA s.f. Crosta. Scorza. Corteccia. Cuorchjula de casu, de pane, de limune,ecc. ’U pane d’u patrune tene sette cuorchjule! = Il pane del padrone ha sette croste. CUORCHJULUTU agg. Crostoso. scorzoso. Di grossa cotenna. Tuni si’ ’nu tamarru cuorchjulutu = Tu sei uno zotico di grossa cotenna.

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CUORNU s,m. Corno. Tieni cchjù corna tu ’e ’nu bastimentu caricu ’e maruzze! = Hai più corna tu di un bastimento carico di maruzze (chiocciole).Tu si ’cumu ’u cuornu: stuortu, tuostu e vacante = Tu sei come il corno: storto, duro e vuoto. Corna ’e suoru, corna d’oru; corna de parienti, corna d’argientu; corna de mugliere, corna veri. Le corna fatte da sorelle e parenti portano vantaggi, le corna della moglie solo guai. I corna su’ cumu i dienti, quandu spuntenu fanu male, ma po’ servenu ppe’ mangiare. CUORPU s.m. a) Corpo. Jire de cuorpu = Andare di corpo. Defecare. Vinu c’un tene cuorpu = Vinello. Avire ’na cosa ’ncuorpu = Avere qualcosa in corpo, un segreto, un tormento. b) Colpo. Cuorpu de furtuna = Colpo di fortuna. CUOSC-CHI n.pr. Coschi: Contrada aiellese. CUOSCINU s.m. Gobba. Chine ’ncosce fa llu cuoscinu e chine arrobbe fa lla rroba = Chi lavora sodo fa la gobba e chi ruba fa la roba. CUOSCINUTU o COSCINUTU agg. Gobbo. ’U coscinutu ’mmienzu ’a via ’un se guardave llu cuoscinu c’avìe = Il gobbo nella via non guardava la gobba che aveva, ma quella degli altri! CUOSC-CU s.m. Boschetto. Varcare cuosc-chi e valluni = Oltrepassare, varcare boschi e valloni. CUOSTI s.m. Le spalle. Me dolenu i costi! = Mi fanno male le spalle.

CUOTTU agg. Cotto. Chine è cuottu ’e l’acqua cavuda se spagne d’a fridda. s.m. Spezzatino cucinato durante le fiere locali. Ad Ajellu ’u cuottu se facìe alla fera ’e santa Lucia. CUOZZICA s.f. Crosta della tigna. CUOZZU s.m. a) Colle. Rilievo di piccole dimensioni. ’Ndo aviti fatta ’a cooperativa? Supr’u cuozzu di Telesi! b) Il dorso, la costola del coltello, della scure, della zappa. L’ha minatu, bonusia, ccu’ llu cuozzu d’a gaccia! CUOZZULATA s.f. Bastonata. Colpo dato col dorso della scure, della zappa. CUPIGLIUNE s.m. Alveare. CUPOGNA s.f. Antro. Grotta. Caverna. Luogo sperduto. Cavità in un tronco d’albero. Tu si’ natu intr’e cupogne! De quali cupogne vieni? CUPUNIARE v. Darle di santa ragione. Bastonare, percuotere. [dal greco copanizo = percuotere] CUPUTU agg. Concavo. Incavato. Piattu cuputu = Piatto fondo. CURACCHJU s.m. Cotica. Cotenna di maiale. M’haju mangiatu ’nu mienzu metru de curacchju. CURAGGIU s.m. Coraggio. Chine ’ud ha curaggiu ’un jisse alla guerra! Io ’u curaggiu ’u tiegnu, me friche lla paura. Curaggiu, guagliù, fujimu! = Coraggio, ragazzi, scappiamo!

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CURBA s.f. Curva.

CURNOCCHJA s.f. Cornacchia.

CURCARE v. Coricare. E bba te curca! Bona notte, me vaju curcu ! Chi bella vita chi fa llu surdatu: mangiare e bbivere e stare curcatu! Chine se curche ccu’ pesc-cari se aze cacatu e pisciatu = Chi ci corica con ragazzini si alza pieno di urina e di cacca.

CURNUTU agg. Cornuto. Becco. Ppe’ llu curnutu! (Imprecazione popolare). Curnutu e mazziatu = Becco e bastonato. Miegliu ’ngalera chjangiendu ca curnutu ridiendu. Miegliu povaru ca curnutu.

CURCIU agg. Corto. Piccolo. Con la coda mozzata. Gallina curcia = Gallina con la coda mozzata. Cane curciu = Cane giovane. Castagna curcia: castagna selvatica (piccola). Aliva curcia = Varietà di uliva. Mulus curtus (lat.) = Mulo con la coda mozzata. Cca te vuogliu cane curciu a spurpare stu’ spedurciu! (Modo per dire: ora viene il difficile!)

CURPA s.f. Colpa.

CURI, CURI… CURILLU. Voce con cui si chiamano le galline. CURINA s.f. Cima. Curine ’e cucuzza = Cime di zucca. Curine de grandianu = Cime di mais. CURINU s.m. Cima. Sommità. La parte più alta di una pianta. Azziccare allu curinu d’u cerasu = Salire sulla cima del ciliegio. CURINIELLU s.m. Grumolo. Il gruppo più interno delle foglie di lattuga, di cavolo, di finocchio. CURMIGLIUNE s.m. Persona scaltra e bugiarda. CURMU agg. Colmo. Pieno. CURMU s.m. Ceppo. Rocchio: pezzo di tronco d’albero a forma di cilindro.

CURRAMARE v. Bacchiare. Bastonare. CURRAMATA s.f. Bastonata. CURRENTIZZU agg. Di uso frequente. Ordinario. CURRERE v. Correre. Curre llu murbillu = C’è una epidemia di morbillo. Quandu ’u parente curre, ’u vicinu è già currutu =Ti aiuta più un vicino che un parente. CURRETTIARE v. Andare avanti e indietro. CURRIA s.f. Cinta. Cintura. Stringere ’a curria = Fare sacrifici. Risparmiare. [dal latino corrigia = cinghia ] CURRIATA s.f. Cinghiata. Pigliare unu a curriate = Prendere qualcuno a cinghiate. CURRITURE s.m. Corridore. Fig. Uomo propenso al lavoro, alla fatica. ’Ud ie facce ’e curriture = Non è faccia di corridore: sembra uno scansafatiche.

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CURRIVARE v. Offendersi. Risentirsi. Corrucciarsi. Currivatu o currivu = Offeso. Te currivi ppe’ nente! CURSUNE o CUSTRUNE s.m. Serpente. Biscia. Alli tamarri l’ha minare alla capu cumu ’nu cursune. Vida ’e caminare derittu, ha dittu ’u cursune = Cerca di camminare dritto, ha detto il serpente. CURTA s.f. Corte d’assise. Te chamu alla curta = Ti querelo, ti cito in giudizio. In Italia: ’A CURTA E’ LONGA! = La giustizia va per le lunghe! CURTAGLIA s.f. Concime di sterco di animali. Stabbio. All’uortu curtaglia, allu mundu furtuna. CURTELLIARE v. Accoltellare. CURTIELLU s.m. Coltello. Punta, manicu, cuozzu ’e curtiellu = Punta, manico, dorso di coltello. Curtiellu ’e scarparu = Trincetto. Mangiare pane e curtiellu = Mangiare pane e coltello. Essere in miseria tanto da non avere nemmeno il companatico. CURTU agg. Corto. Breve. Ppe’ lla fare curta = Per farla breve.

Cuscienza lesa fa l’uomu paurusu = Coscienza turbata rende l’uomo pauroso. L’uomu latru tene lla cuscienza lesa = Il ladro ha la coscienza inquieta. ’A cuscienza è cumu ’a pelle, cchjù ’a tiri e cchjù se stende. CUSCIUNE s.m. Coscia di animale macellato. Coscio. Cosciotto. CUSERE v. Cucire. Cusere ’a vucca ad unu = Tappare la bocca a qualcuno, obbligarlo a tacere. Chine ’un cuse ’nu grupicchju, po’ ha dde cusere ’nu grupune = Chi non cuce buchino, cuce bucone. CUSITURA s.f. Cucitura. CUSITURE s.m Sarto. ’U mastru cusiture perde l’acu e se rasc-che lla capu. (Non può più lavorare). [dal francese couseur] CUTE s.m. Sasso. Ciottolo. Juocu di cuti = Ripiglino. [dal lat. coscotis = pietra dura] CUTICCHJIU s.m. Sassolino. CUTICUNE s.m. Uomo rozzo. CUTIRILLA s.f. Donna piccola di statura, ma tutto fare. CUVATUSU agg. Stantio. Marcio.

CURTULILLU agg. Alquanto corto. CURUNA s.f. a) Cercine: pezzo di stoffa, arrotolato a forma di ciambella, usato da chi trasporta pesi sul capo. b) Corona. CUSCIENZA s.f. Coscienza.

CUVERIRE v. Coprire. Si esciti cuveritive buonu ca fa friddu. CUVERNARE v. Accudire. Governare. Cuvernarsi = Prestare cura ed attenzione alla propria persona. Benediche cumu te cuvierni, eh!

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CUVERNU s.m. Governo.

CUVERTA s.f. Coperta. Ficcate sutt’e cuverte ca fa friddu.

Ringraziamento sentito al governo italiano

CUVERTURA s.f. Copertura.

Cuvernu talianu te ringrazziu cà ppe’ pisciare nun se paghe dazziu e ppe’ me fare ’na cacata ’ncasa nun cc’è bisuognu de carta bullata!

CUVIERCHJU s.m. Coperchio. ’U suvierchju rumpe llu cuvierchju. Ogni eccesso è dannoso. Il troppo stroppia. CUZZUPA s.f. Dolce pasquale.

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D

DELITTU s.m. Delitto. || Fare bene è delittu.

DANNARE v. Dannare (voce italiana molto usata nel dialetto aiellese). || ’Un me fare dannare! Me staju dannandu de sta matina. Ccu’ potienti e pezzienti te danni e ’un cunchjudi nente = Con prepotenti e pezzenti ti danni l’anima e non cavi niente.

DENTE s.m. Dente. pl. Dienti = Denti. || I miegli parienti sunu i dienti = I parenti migliori sono i denti. S’annettare i dienti = Pulirsi i denti, restare a pancia vuota. Chine tene dienti ’un tene pane, chine tene pane ’un tene dienti. Cacciatu ’u dente, passatu ’u dulure = Levato il dente, passato il dolore. Tolta la causa, eliminato l’effetto.

DANNU s.m. Danno. || Patere dannu = Subire un danno. Fare dannu = Far danno, far male. Escia de sta corrente cà te fa dannu. I pipi fritti chi m’haju mangiatu ieri sira m’hanu fattu dannu. ’U lupu ’ndo pratiche ’un fa dannu = Il lupo dove pratica non fa danno. DAPÈ avv. Di nuovo. Un’altra volta. || ’U tiempu se ’mbroglie dapè. Dapè! DARE v. Dare. || (Io dugnu – Tu duni – Illu dune – Nui damu – Vui dati – Loru dunenu). DARRIEDI prep. Di dietro. Dietro. || Parrare darriedi = Parlare alle spalle, sparlare. [dal francese derrière] DAVERU avv. Davvero. Veramente. || Chjcchjariji o dici daveru? = Scherzi o dici davvero! Mo’ daveru! = Ma davvero! DAZZIU s.m. Dazio.

DENTERA s.f. Dentiera. || Si ’un cce fosse lla dentera, i sgangati fosseru ruvinati. DERITTU agg.avv. Diritto. Dritto. || Tene le gambe longhe e deritte = Ha le gambe lunghe e diritte. Ogni cosa deritta tene lla ’mbestra = In tutte le cose c’è il lato buono e quello cattivo. ’A cchjù storta d’ogni bbia quasi sempre è lla deritta! = La via più storta, quasi sempre, è quella diritta. Chi vuol rigar dritto ha vita dura! Tu va’ derittu allu ’mpiernu = Tu andrai dritto all’inferno. Jire derittu = Procedere saggiamente ed onestamente = Chine va derittu campe affrittu. DIAVULU s.m. Diavolo. || ’U diavulu arrassusia! Stare a casa d’u diavulu = Stare molto lontano. Avire i diavuli a quindici = Avere un diavolo per capello. ’U diavulu ’ud ie pue bruttu cumu se dice! = Invito a restare tranquilli e fiduciosi. Quandu ’u diavulu se fa viecchju divente monacu capuccinu.

DE prep. Di. Da. || Sta machina è de Pascale = Questa macchina è di Pasquale. Viegnu de Napuli = Vengo da Napoli. De quandu cce si’ alla chjazza? D’anturella.

DIBOTTU s.m. Fucile a due canne. Doppietta.

DEBULIZZA s.f. Debolezza. Tiegnu ’na debulizza ca vaju cadiendu!

DICICA loc. Si dice. Dicesi che. [dal lat.dicitur = si dice, dicono]

DECE agg.num.card. Dieci.

DIEBBITU s.m. Debito. pl. Diebbita. || – 161 –


Diebbitu cacciatu, dulure passatu = Debito tolto, doglia passata. I diebbita su’ cumu ’a morte! = I debiti sono come la morte, prima o poi arriva la scadenza. Si vulimu restare amici, i diebbita ha pagare = Se vogliamo rimanere amici, devi onorare i debiti. Diebbita e guai ’un finiscenu mai! DIESTRU s.m. Terreno esposto a mezzogiorno. DIETRU prep.avv.s.m. Dietro. || ’U dietru d’a scarpa = Il quartiere della scarpa, la parte laterale e posteriore della tomaia.

Manifestare il dolore fisico con lamenti (Ohi, ohi, ohi,….) DILLUVIU s.m. Diluvio. DINARU s.m. Denaro. Quattrini. Pl. dinari = denari o danari (uno dei quattro colori delle carte napoletane). || L’uomminu senza dinari è cuorpu muortu! = L’uomo senza denari è corpo morto. (Chi non ha non è!) È miegliu cacciare dinari ppe’ llu culu e no’ ’u culu ppe’ dinari = È meglio tirar fuori denaro per il culo e non il culo per denaro. DINARUTU agg. Denaroso.

DIFETTU o DIFIETTU s.m. Difetto. || Tu si’ buonu e caru, ma tieni ’nu saccu ’e difetti. Alla fine di cumpietti escenu fore i difetti = I difetti degli sposi escono fuori appena finito il pranzo nuziale. DIJUNARE v.Digiunare. || Chine dijune lu cuorpu cunzume va a diavulu e ’un si ’nd’addune! = Chi digiuna il corpo consuma, va al diavolo e non se ne accorge! DIJUNELLA s.f. Manicaretto di budella di capretto, di agnello o di pollo. || Fare ’e dijunelle significa anche patire la fame. DIJUNU agg.e s.m. Digiuno. || Chine se curche dijunu ’ud ha pace allu saccune = Chi si corica digiuno non ha pace nel saccone. Chi va a letto senza cena, tutta notte si dimena. Panza dijuna ’un tene voglia de cantare! = Pancia vuota non ha voglia di cantare. DILICU agg. Delicato. Raffinato. Gracile. DILLURARE v. Gemere. Stiracchiarsi.

DINTRA avv. Dentro. || Dintr’u stipu, dintra l’uortu, dintr’a casa mia, ecc. DIRRUOTU s.m. Malessere. Capogiro. Disastro. DIRRUPARE v. Rovinare, distruggere, precipitare. [dal lat. deruere, part. pass. deruptus = andato in rovina] DIRRUPU s.m. Dirupo. DISCIENZU s.m. Convulsione dovuta a febbre alta. Eclampsia infantile. DISCIPULU s.m. Discepolo. Apprendista artigiano. DISPARU agg. Dispari. DISPIETTU s.m. Dispetto. DISSAPITU agg. Insipido. Sciapito. Scipito. DISSICCARE v. Disseccare, prosciugare. DISSOSSARE v. Disossare. Snocciolare.

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DITTERIU s.m. Diceria. Detto popolare. DITTU s.m. Detto, proverbio. || I ditti de l’antichi ’un se sbaglianu mai! DIVACARE v. Travasare. Vuotare. || Divacare ’u saccu = Vuotare il sacco.

llu duce = Prendere uno con le buone maniere. DUCIASTRU agg. Dolciastro. DUCIAZZU agg. Alquanto dolce. DUDICINA s.f. Dozzina.

DIVERTERE v. Divertire o divertirsi. || Divertutu = Divertito. DOGLIACUOLLICA s.f. Colica con forti dolori. || Chi te vo’ bbenire ’na dogliacuollica! (impr.pop.) DOLARE v. Spianare la strada. Sgrossare, piallare. || Sapire dolare = Saper fare, saper operare, saper fare il proprio dovere. Chine ’un sa dolare porte ’ncuollu = Chi non sa operare, chi non sa agire è soggetto a pena. [lat. dolare con lo stesso signif.] DÒLERE v. Dolère. DÒRMERE v. Dormire. || Dòrmere cumu ’nu trincune = Dormìre a sonno pieno. Dòrmere vocchisutta, alla ’mbestra, de latu = Dormire bocconi, supino, di fianco. Chine va alla guerra mange male e dorme ’nterra! DORMIGLIUSU agg.

Dormiglione.

DORMUTA s.f. Dormita. DUBRUNU s.m. Cerniera per porte costituita da due elementi: il cardine (o ganghero) fissato al telaio o murato nello stipite e la bandella fissata al battente. DUCAZIONE s.f. Educazione. || ’Mparite ’a ducazione = Impara l’educazione! DUCE agg. Dolce. || Pigliare unu ccu’

DUCIZZA s.f. Dolcezza. DULURE s.m. Dolore. || Dulure ’e capu, ’e panza, ’e dienti, ecc. Dulure ’e guvitu = Dolore di gomito, dolore forte ma breve. Dulure de guvita e de mugliere assai dole e pocu tene = Dolore di gomiti e di moglie (morta) è molto intenso, ma dura poco. Ogni dulure è dulure, ma ’u cchjù grande dulure è perdere ’u primu amure. Ohi mamma, cchi dulure da patrune a serbiture = E’ proprio un brutto dolore passare da padrone a servitore. ’Un te prejare d’u dulure mio ca quand’u mio è viecchju, ’u tuo è nuovu = Non gioire del mio dolore, perchè prima che esso diventi vecchio, il tuo sarà nuovo. De dulure ’nun se more! = Di dolore non si muore. DULURUSU agg. Doloroso. DUMINICA s.f. Domenica. DUNARE v. Donare. || Dunamilla = Dammela. Dunaminde ’nu pocu = Dammene un po’. ’Un mi ’nde duni? Te dugnu ’na bella zorba! DUONNICI n.pr. Donnici DUONNULA s.f. Donnola, mammifero dei Mustelidi. DURCE s.m. Dolce. DUPPIU agg. Doppio.

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E

ERRAMU s.m. Eremo. Solitario. Ramingo. || Quant’è bruttu l’erramu! = Dicesi così di oggetto o di persona di brutto aspetto.

’E = Le, di, da. || ’Nu mazzu ’e rose = Un mazzo di rose. Viegnu ’e Ruma = Vengo da Roma. ’Nu litru ’e vinu = Un litro di vino. Tiegnu ’e scarpe rutte = Ho le scarpe rotte.

ERRURE s.m. Errore. || Errure ’e miedicu, vuluntà de Dio = Errore di medico, volontà di Dio. Ha’ fattu errure = Hai sbagliato.

E con. E

EBBE’ con. Ebbene EBBIA loc. Esclamazione di stupore, di sdegno. Suvvia. EBREU agg. Ebreo. Usuraio.|| Tu si’ ’n’ebreu = Tu sei ebreo, un usuraio. ECCUSSI’ avv. Così. ECCUTICCA’ loc. Eccoti qua. EFFA n.pr. Genoveffa. Dim. Efficella. EPPURU avv. Eppure. ERBA s.f. Erba. || Erba d’a fortuna = Semprevivo, pianta delle Crassulacee, diffusa sulle rocce e sui muri. Erba ’e vientu = Parietaria. Erba d’a rugna = Scabiosa, erba medicinale ritenuta un antidoto contro la scabbia.

ESCERE v. oppure NESCERE Uscire. || Escere di mari fundi = Uscire da situazioni difficili. Escere fore siminatu = Uscire fuori campo, fuori argomento. Escere prena = Rimanere incinta. Nescere pazzu = Impazzire. Chine esce, arriesce = Chi esce (dal proprio guscio) trova la fortuna. E’ esciuta ’a missa? = E’ finita la messa? Esciutu o Nesciutu = Uscito. E’ nesciutu ’n’atra vota l’orologiu a due catine, ma le fimmine curte e chjne nun se puonu marità. ESCIUTA s.f. Uscita. Battuta di spirito. Espressione bizzarra. || Certe vote ti ’nd’iesci ccu’ certe esciute ca me fa càdere i vrazza. ESSERE v. Essere. (Io signu - Tu si’ Illu ie - Nui simu. Vui siti - Loru sunu.)

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ETATE s.f. Età.

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F

tra l’uocchju = Mi è entrata una pagliuzza nell’occhio.

FACCIA o FACCE s.f. Faccia. Volto. || Lavata ’e faccia = Rimprovero di tono piuttosto violento. Cangiare faccia ppe’ dinari = Vendere la dignità, cambiare idea, partito per denaro. Cumu tene la facce tene llu core = Come ha la faccia ha il cuore. Facce ’e mele, core ’e fele = Volto di miele, cuore di fiele. Faccia ammucciata = Persona che cerca di nascondere la propria povertà o le proprie idee. Chine tene la faccia tosta se marite e lla fimmina onesta reste alla casa = Chi è sfrontata si marita e la donna onesta rimane zitella.

FAMIGLIUNE s.m. Famiglia numerosa.

FACCIPROVA s.f. Faccia a faccia. FACCITUOSTU agg. s.m. Sfacciato. Spudorato. Faccia di bronzo. || Faccitosta = Sfacciata. FACURTÀ s.f. Facoltà. FADILE s.m. Pannolino per neonati. FAGU s.m. Faggio. [lat. fagus = faggio] FAGUOGNU s.m. Afa. Caldo soffocante. || Chi faguognu, ’un se respire de nente!

FANELLA s.f. Flanella. Tessuto morbido di lana o di cotone. FANGOTTU s.m. Fagotto. Involto. Pacco. FANTALUNE s.m. Ceffone. FARCUNARA n.pr. Falconara Albanese. FARE v. Fare. || Fazzu io = Faccio io. ’Na cosa è dire, ’n’atra è fare = Una cosa è dire, altra cosa è fare. Vale cchjù unu sulu a fare ca cientu a cumandare = Meglio uno solo a fare che cento a comandare. Dui mestieri ’u lli po’ fare: o ha’ tessere o ha’ filare = Due mestieri non puoi fare: o devi tessere o devi filare. Fa’ l’arte chi sa fare, si ’un te fa’ riccu, tiri a campare. Si te vo’ fare amare, fatte desiderare. FARFARIELLU s.m. Persona di carattere incostante, che ronza in qua e in là per divertirsi. Farfarello (arc.) = Chiacchierone, folletto. [dall’arabo farfar = folletto]

FAITANU s.m. Ramarro. [dal lat. fagetanus = lucertola di faggeto]

FARINATA s.f. Polenta.

FAITU s.m. Faggeto.

FARINELLA s.f. Tarlatura. Polvere di legno prodotta dai tarli.

FALLENZA s.f. Fallimento. || Jire in fallenza = Fallire. FALIGNAME s.m. Falegname FAMAZZA s.f. Piccoli materiali di rifiuto. Pagliuzza. Pagliuca. Immondizia. Ricogliere ’e famazze = Raccogliere le immondizie. M’è juta ’na famazza din-

FASSA s.f. Fascia. Striscia di panno in cui un tempo si avvolgevano i neonati. || Figlia ’nfasse, panni ’ncascia = Figlia in fasce, corredo nel baule. T’haju tenutu ’mbrazza quand’ere alle fasse. Bruttu alla fassa, biellu alla chiazza = Brutto in fascia, bello in piazza. Il bambino brutto nella prima infanzia diventa bello da grande.

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FASULU s.m. Fagiolo. || Fasuli cocivuli = Fagioli cottoi ,di facile cottura. [dal lat phaselus = fagiolo] FATIGA s.f. Fatica. || A fatiga è ’na ruvina. ’A fatiga me cunzume. ’A fatiga e lli dispiaciri ammazzenu l’uomu. ’A capu è de l’uomu, ’a fatiga d’u ciucciu = Ragionare è dell’uomo, faticare è dell’asino. FATIGARE v. Faticare. Lavorare. || Chine fatighe mange, chine ’un fatighe mange e bbive! FATIGATURE s.m. Lavoratore. FATTA s.f. Traccia. Orme ed odore che lascia la selvaggina.

no di lino alla testa. (Rimedio contro il mal di testa). FAVUZU agg. Falso. || Sordi favuzi = Soldi falsi. Me jutu ’nu pede favuzu e signu cadutu = Ho messo un piede in fallo e sono caduto. FELE s.m. Fiele. || Amaru cum’u fele = Amaro come il fiele. Chi vo’ jettere ’u fele! ’E fimmine primu mele e dopu fele = Le donne in principio tutto miele e dopo tutto fiele. FELLA s.f. Fetta. || Casa cuntenta e ’na fella ’e pane! = Casa contenta ed una fetta di pane. Chi te vuonu fare felle felle! (impr. pop.) FELLIARE v. Affettare.

FATTU s.m. Fatto. || ’Un te pigliare ’e zirra: mo’ ’u fattu è fattu.Tu fai assai parole e nente fatti. Quand’u fattu è fattu, ognunu fa lu spiertu = Quando una cosa è già avvenuta, tutti sputano sentenze, ma il senno di poi è facile quanto inutile. Chine parre sempre d’u stessu fattu o è ’mbriacu o è mattu = Chi parla sempre dello stesso fatto o è ubriaco o è matto. Ognuno sape ’e fatte soje = Ognuno conosce i fatti propri. (detto nap.) FAVARIELLU s.m. Varietà di fave a baccello corto. Favetta. Favino. Fava nana. [dal latino fabicella dim. di faba = fava]. FAVUCE s.f. Falce. || Jire trovandu ’a favuce ’ntiempu ’e metere = Cercare la falce quando è già tempo di mietere. Aspettare l’ultimo istante per operare. FAVUDA s.f. Panno di lino. Pannolino in cui si avvolgono i neonati. || Ppe’ ’mpassare ’nu quatrariellu cce vuonu: ’a favuda, ’u fadile e lla fassa. Ligare ’na favuda alla capu = Legare un pan-

FELLIATA s.f. Affettato di salame. FELLUZZA s.f. Fettina. FERA s.f. Fiera. Mercato. || Tri fimmine e ’na ciuccia fanu ’na fera = Tre donne ed una asina fanno un mercato. Prima ’e jire alla fera, vida s’u ciucciu è dintr’a stalla = Prima di andare alla fiera vedi se l’asino è nella stalla. Prima di lasciare casa, renditi conto se tutto è a posto. Nè fimmina alla fera nè cavallu a primavera = Non (scegliere) donna durante una fiera, nè (comprare) cavallo a primavera. Alla fera o frichi o si’ fricatu = Alla fiera o freghi o resti fregato. Alla fiera massima accortezza. FERARU s.m. Fieraiolo o fieraiuolo. Chi partecipa ad una fiera paesana come venditore. Mercante che vende alle fiere. FERRARE v. Ferrare. Munire di ferro l’unghia di un cavallo, di un asino, di un mulo.

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FERRETTU s.m. Forcina da capelli per donna. FETENZIA s.f. Fetidume. Sporcizia . FETERE v. Puzzare. Mandare cattivo odore. || L’acqua c’un camine fa pantanu e fete = L’acqua stagnante si impantana e puzza. ’A casa se chiame fata, ma a tie te fete = Tu non stai mai in casa, gioia mia! Si te fetenu i piedi ’un te lavare ’e manu = Se ti puzzano i piedi, non ti lavare le mani. Fetere ’e latte = Puzzare di latte. Dicesi di ragazzi che vogliono fare cose da grandi. [dal lat. foetere = puzzare ] FETUSU agg. Puzzolente. Sporco. Fetente. FEZZA s.f. Feccia del vino. || ’U vinu jancu fin’a fezza = Il vino bianco va bevuto fino alla feccia, fino all’ultima goccia.

giato. Da “culumbra” deriva il termine Sculumbrare = Fare piazza pulita (de tutte ’e culumbre!) Haju sculumbratu ’nu pede ’e ficu! Pricessotta = Fico brogiotto. Signurella = Fico verdino. Sc-cava = Varietà di fico nero. Passulune = Fico molto maturo. Sc-cattignola = Fico appena spuntato sul ramo. ’Ngroffa = Fico ancora acerbo, ma che sta per maturare. Nivurella = Fico nerastro a forma di castagna, fico castagnuolo. Jure ’e ficu = Fico fiori. Fiorone. Fico primaticcio. Ficu trisingata = Fico matura al punto giusto. Ficu siccate = Fichi secchi. Ficu serbaggia = Caprifico ( fico da capre). Ficu d’a fuma = Fichi secchi di qualità inferiore, affumicati, destinati ai maiali. Jetta = Treccia di fichi secchi, fichi secchi infilzati in bastoncini di canna. Ficu ’ndiana = Fico d’India. ’E ficu ’ndiane fanu attippare! INDOVINELLO: Spogliame ca te fazzu recriare! [’a ficu ’ndiana]

FICATIELLU s.m. Fegatino. Coratella. FICATU s.m. Fegato. || Se mangiare ’u ficatu = Mangiarsi il fegato, rodersi, consumarsi per la rabbia. FICATUSU agg. Mezzo: dicesi di frutto troppo maturo, quasi marcio. Pira ficatusi = Pere mezze. FICCARE v. Ficcare. Introdurre. Coire. Piattu riccu mi cce ficcu! = Piatto ricco mi ci ficco! Né ffa né ficche = Nè fa e né ficca, non conclude nulla. INDOVINELLO: Ficca ficcando, gira girando, fa chilla cosa e po’ se ripose. [la chiave] FICU s.f. Fico. || Pede ’e ficu = Albero di fico. Pampina ’e ficu = Foglia di fico. Varietà: Ficu janca = Fico dottato. Culumbra = Fico nero, poco pre-

FIDARE v. a) Fidare. ’Un te fidare ’e nullu = Non fidarti di nessuno. De fimmine e d’u mare ’un te fidare! || b) Avere forza sufficiente, sentirsi bene in forze. ’Un m’a fidu d’alare = Non ho neanche la forza per sbadigliare. Camina, ’un te fermare c’ancora m’a fidu. FIERRU s.m. Ferro. || Fierru ’e ciucciu , ’e mulu, ’e cavallu = Ferro di cavallo. Fierri ppe’ serzere = Ferri da maglieria. Fierri de quaziettu = Ferri da calza. Fierru ’e stirare = Ferro da stiro. FIETU s.m. Fetore. Puzzo. FIGLIU s.m. Figlio. || Figliuma = Mio figlio. Figliuta = Tuo figlio. I figli su’ piezzi ’e core (detto napolet.) Figli e muli cumu i ’mpari i truovi. Maritu e figli cumu Dio ti mande, ti pigli. Figli piccirilli, male ’e capu; figli grandi, male ’e

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core. ’A figlia a quindici anni o ’a mariti o ’a scanni. I figli suchenu ’a mamma quandu su’ piccirilli e llu patre quandu su’ grandi. Diciame a chine sì figliu ca te dicu a chine assumigli: FIGURELLA s.f. Figurina. Immaginetta sacra. FILANDULA s.f. Filanda. FILARATA s.f. Lunga fila. FILARELLA s.f. Fila indiana. || Fare ’a filarella = Fare la fila. FILATU s.m. Filato: lavoro fatto filando. fig. Una lunga storia, una storia infinita. E’ ’nu filatu c’un finisce mai! = E’ una lunga storia, una specie di telenovela. FILERA s.f. Filatera. FILETTA s.f. Favola. FILICE s.m. Felce. [dal lat. filix = felce] FILICIARU agg. Che ama stare, cercare tra le felci. || Cane filiciaru, cane riepularu = Il cane che cerca tra le felci è un ottimo cane da lepre. FILICIUZZU n.pr. Nome di persona: Felice. FILIETTU s.m. Filetto. Arista. || Filiettu ’e puorcu = Arista, lombata di maiale. Damme quattru felle ’e filiettu = Dammi quattro bistecche di filetto. FILIJINE s.f. Fuliggine. FILIPIENDULA s.f. Tiritera. Filastrocca. FILUMENA n.pr. Filomena. Dim. Mena, Menuzza. FILUNE s.m. Filone: forma allungata di

pane. || Filoncinu = Piccolo filone. Fare filune = Marinare la scuola. FIMMINA s.f. Femmina. Donna. || ’E fimmine su’ parrettere = Le donne parlano troppo. ’A curiosità è fimmina = La curiosità è femmina. ’Na fimmina e ’na sumera arribbellenu ’na fera = Una donna ed un’asina scompigliano una fiera. A fimmina prena nente se neghe! = Alla donna incinta nulla si nega! ’A fimmina tene lli capilli luonghi e la mente curta = La donna ha i capelli lunghi ed il cervello corto. A fimmina è cumu ’u carbone: si ie stutatu te tinge, si ie allumatu te vruscie! = Le donne sono come i carboni: se sono spenti tingono, se sono accesi scottano. Chine piglie ’ngille ppe’ la cuda e fimmine ppe’ lla parola, ’ud arraffe nente! = Chi prende anguille per la coda e donne per la parola non racimola nulla. ’Un crìdere nè a fimmine ca ciangenu, nè ad uommini ca jurenu = Non farti ingannare dalle donne che piangono e dagli uomini che giurano. ’A fimmina è llu paradisu d’u cuorpu, ’u purgatoriu de l’anima e llu ’mpiernu d’u partafogliu = La donna è il paradiso del corpo, il purgatorio dell’anima, l’inferno del portafoglio. Si vue ca ti lu dicu, ti lu dicu: ’a terra se lavure ccu’ l’aratru, ’a fimmina ha bisuognu d’u maritu. (Se vuoi che te lo dica, te lo dico: la terra si lavora con l’aratro, la donna ha bisogno del marito.) FIMMINARU s.m. Donnaiolo. Femminiere. FIMMINUNE o FIMMINAZZA s.f. Donna prestante. FINARMENTE avv. Finalmente. FINGA prep. Fino. FINIENZA s.f. Avarizia. Spilorceria.

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FINU agg. a) Fino. Sottile. Magro. Cerbiellu finu = Cervello fino. T’e si’ fattu finu finu = Sei dimagrito molto. Filu finu = Filo sottile. || b) Avaro. Cumu sì finu! = Quanto sei spilorcio! FINUOCCHJU s.m. a) Finocchio. Finuocchju ’e timpa = Finocchio selvatico. || b) Pederastra. FISC-CARE v. Fischiare. || Me fiscchenu ’e ricchje! ’Un se pue bbivere e fisc-care = Non si può bere e contemporaneamente fischiare. FISC-CARULU s.m Zufolo. || ’U fisccarulu de canna se po’ fare a tri o a cinque grupi. FISC-CATA s.f. Fischiata. FISC-CHJETTU s.m. Fischietto. Zufolo. Piffero. || Quandu sienti ’u fisc-chjettu sonare è signu ca vene Natale = Quando senti il piffero suonare sta per arrivare Natale. Unu, dui, tri e quattru, ’u fisc-chjettu ha ruttu ’u piattu e l’ha fattu finu finu, ’u fisc-chjettu è malandrinu. FISCINE s.m. Corbello. Canestro di vimini che si carica ai due lati del basto. || ’Nu fiscine de juri ’e ficu, de pira = Un corbello di fioroni, di pere. ’U ciucciu, dopu c’ha mangiatu, mine cavuci allu fiscine = L’asino, quand’ha mangiato la biada, tira calci al corbello. Jire all’acqua ccu’ lli fiscini = Andare a prendere acqua con i canestri. Fare cosa inutile, affaticarsi invano. [dal lat. fiscina = cestella, canestro]

na alle strette. [dal lat. fisculus, dim di fiscus = cesto di vimini] FISC-CUNE s.m. Fischio prolungato e forte. || Dopu ’u comiziu ’e Berlusconi, i fisc-cuni parravenu ccu’ l’angiuli. FISSA agg.s.m. s.f. a) Fesso. ’Un fare ’u fissa = Non comportarti come un imbecille. ’U fissa fa lla festa e llu spiertu se diverte = Il fesso fa la festa, paga le spese e lo scaltro se la gode. ’Un campasse buonu ’u spiertu si ’un cce fosse llu fissa = Non vivrebbe bene il furbo se non ci fossero i citrulli. Vince llu forte e llu fissa tene raggiune = Vince chi è forte, mentre il fesso ha ragione. Puru i fissa vanu ’mparadisu. || b) Pube. ’A fissa ’e mammata! (impr. volgare) FISSARIA s.f. Fesseria. Grossa sciocchezza. Corbelleria. FISSIARE v. Scherzare. Prendere in giro. || Fissiatu = Scherzato. ’Un t’offendere c’haju fissiatu. Fissiandu fissiandu vene a galla ’a verità. FISSIATURA s.f Burla. Scherno. Derisione. FISSIATURE s.m. Burlone. Canzonatore. FITICCHJIU s.m. Cilecca. || Fare fiticchiu = Fare cilecca. FOCARA s.f. Grande fuoco che si accende la sera di Natale. FOCARATA s.f. Falò.

FISC-CU s.m. Fischio.

FOCHISTA s.m. Chi lavora razzi e altri fuochi artificiali.

FISC-SCULIARE v. Fischiettare.

FOCULARU s.m. Focolare.

FISC-CULU s.m. Fiscolo. || Mintere unu alli fisc-culi = Mettere una perso-

FOCUNE s.m. Caminetto, focolare acceso.

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FONGIA s.f. Membro virile. || Avire ’u mussu a fongia = Essere imbronciato.

FRAGASSU s.m. Pialletto dei muratori. Sparviere. FRAMACCIARE v. Schiacciare.

FORE avv. Fuori. || Jire fore = Andare in campagna. Fore manu = Fuori mano, lontano, isolato. Foremaluocchju! = Fuori il malocchio! Chine te puorti dintra, fore te cacce = Chi ti porti dentro casa, fuori ti caccerà. FORCHIA s.m. Lo stesso di caforchja, ma dicesi anche nel senso di tana degli animali. FORGIA s.f. Bottega del fabbro. Fucina. Forgia. || Alla forgia ’un toccare, alla farmacia ’un liccare. [dal francese forge = fucina, forgia] FORGIARU s.m. Fabbro. || Alla casa d’u forgiaru spitillu ’e lignu = Alla casa del fabbro spiedo di legno. Nessun artigiano pensa alle proprie cose. ’U gattu d’u forgiaru ’un se spagne de cariole = Il gatto del fabbro non ha paura delle scintille. FORITANU s.m. Campagnolo. f. foritana = Campagnola. || Chine ’i vinde sti cerasa? ’Na foritana. [foritana = fuori dalla tana, contadina in paese] FOSSARELLA s.f. Fosserella. Fossetta del mento, delle guance.

FRANCHINU n.pr. Nome di persona: Franceschino. FRANCISCU n.pr. Nome di persona: Francesco. || San Franciscu mio, pensacce tu! Francisca = Francesca. Dim. Francischiellu. Vezz. Cicciu. Ciccu. Ciccuzzu. Cicchettu. Ciccillu. Cicciuzzu. Cicca. Ciccarella. FRANCISE agg. Francese. FRANCOGLIA s.f. Fianco, bacino. Me dolenu ’e francoglie. FRANDANA agg. Non festivo. Feriale. || Juornu ’e frandana = Giorno non festivo. FRAPPARE v. Schiacciare. || Te frappu a ’nu muru = Ti schiaccio contro un muro. [dal francese frapper = battere, picchiare] FRASCUNE s.m. a) Boschetto. Frasconaia. Appostamento per la cattura di uccellini, costituito da frasche, ramoscelli spalmati con la pania e da uccelli (cardellini) di richiamo. || b)Trappola. Armare ’u frascune = Tendere trappole. Càdere a llu frascune = Cadére in trappola.

FRABBIZZIU n.pr. Fabrizio. FRACCOMMIDU s.m. Comodone. FRACOMA s.f. Poltiglia. || ’Un cce mintere pisu supr’e ficu sinnò se conzenu a fracoma c’un dde vuonu mancu i puorci. FRAGAGLIA s.f. Novellame di pesce. Miscuglio di piccoli pesci. || ’A fragaglia ’e triglia va fritta ccu’ tutte ’e crozze.

FRATE s.m. Fratello. Frate. || Simu cumu frati e suoru = Ci amiamo come fratello e sorella. Frati, nemici ammucciati = Fratelli, nemici nascosti. Fratisciellu mio, chi cce vo’ fa, chissa è la vita! FRAVETTA s.f. Uccello: Beccafico. [dal francese fauvette = capinera] FRAVICA s.f. Opera in muratura. Co-

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struzione. Lavoro edile. || Fraviche e liti, provati ca viditi = Lavori edili e liti giudiziarie, provate e vedrete (spese e grattacapi a non finire!) FRAVICARE v. Costruire. Fabbricare. Cementare. || Te fravicu a ’nu muru. A fravicare cce vuonu dinari. Chine tene dinari fraviche, chine tene vientu navighe. FRAVICATURE s.m. Muratore. || Acqua alla fravica, vinu alli fravicaturi = Acqua per la costruzione, vino per i muratori e gli operai. FRAVULA s.f. Fragola. || Fravuliettu = Fragolino. FRESTIERU s.m. Forestiero. || Vene llu frestieru e priestu priestu se ’nzure e llu paisanu ’un trove mugliere.’U frestieru se canusce d’a parra = Il forestiero si riconosce dal modo come parla.

FRICULIARE v. Molestare. Stuzzicare. Toccare e ritoccare con le mani un oggetto. FRICUNE s.m. Ladruncolo. Ladro. || Fricuniellu = Briccone. Simu a ’nu mundu de fricuni! FRIDDIGLIUSU agg. Freddoloso. FRIDDU s.m. o agg. Freddo. || Stu friddu e st’umidità ammazzenu. Guardative di primi friddi. FRIJERE v. Friggere. || Allu frijere sienti l’urdure, allu pagare sienti i chjanti. (A mangiare gaudeamus, a pagare suspiramus!) FRINGIULIARE v. Ridurre a brandelli. Spezzettare. FRINGIULU s.m. Brandello. || Fare fringiuli fringiuli = Ridurre a brandelli, a pezzi.

FREVARU s.m. Febbraio. FRISA s.f. Focaccia divisa in due parti e tostata al forno. Dim. frisina.

FREVAZZA s.f. Febbre alta. FREVE s.f. Febbre. || Freve ’e criscimugnu = Febbre legata alla crescita. Tremare d’a freve = Avere brividi di febbre. Sbariare d’a freve = Delirare per la febbre.

FRISCHETTU s.m. Freschetto. FRISCHIARE v. Fare freschetto. || Jamuninde alla casa ca frischìe. FRISCU s.m.agg. Fresco.

FRICA s.f. Fretta. Fregola. Frenesia. Dim. fricarella. Chjanu, chjanu, cchi fricarella ca tieni! FRICARE v. Fregare. || Mi ’nde fricu = Me ne frego. M’ha fricatu ’na vota e ’un me frichi cchjù. Fricatu ’e capu = Scemo. [dal lat. fricare = fregare, strofinare] FRICARIELLU s.m. Giochino. Cosa di poco conto. FRICARULU agg. Frettoloso.

FRISSI – FRASSI loc. Usato solo nella frase: Chistu è llu juocu d’u frissi frassi: cca ’u pigli e cca ’u lassi! FRISSIONE s.f. Raffreddore. FRISSURA s.f. Padella. || Chine se striche alla frissura se tinge = Chi si strofina alla padella, si tinge. ’A frissura se piglie d’u manicu = La padella si prende dal manico. ’A frissura dice alla cunchetta: Arrassate ca me tingi. = La

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padella dice al paiuolo: fatti in là che tu mi tingi. [dal lat. frixoria che deriva da frixus = fritto] Dalla canzone ’U juornu de carnelavaru’ di MARIO PUCCI Però sta sira primu ’e scurare faciti frijere cientu frissure e llu profumu saglisse ’ncielu d’a carne untata ccu’ pipe e sale, quandu la vidu cocere ’mbielu quandu m’a mangiu, ’u core se sciale. FRISSURATA s.f. Padellata.

parienti tue fujatinde cchjù luntanu chi pue = Dai tuoi parenti fuggi più lontano che puoi.Chine fuje assai reste ’mmienz’a via = Chi corre molto veloce resta per la via. Chi ha fretta ha disdetta.’U monacu ca fujìe sapìe lli cazzi sui = Il monaco che scappava sapeva i fatti suoi.Si fuji te sparu, si te fiermi te curtellìu = Se scappi ti sparo, se ti fermi ti accoltello. Non hai scampo! Fujere è brigogna, ma è sarbamientu ’e vita = Scappare è da codardi, ma allunga la vita. [dal lat. fugere = fuggire]

FRISSURIELLU s.m. Padellino.

FUJITINA s.f. Scappatella. Fuga.

FRITTULA s.f. Pezzetti di lardo di maiale che restano nel calderone dopo aver estratto lo strutto. FROSPARU s.m. Fiammifero. || Ccu’ ’nu frosparu sulu po’ appiccicare tuttu ’u mundu! Basta un solo fiammifero per incendiare il mondo! FRUNTIZZA s.f. Mastietto, tipo di cardine. Cardine. || E’ rutta ’a fruntizza e la porta striche ’nterra = E’ rotto il cardine e la porta striscia per terra. FRUONZU n.pr. Alfonso. || Fronzillu = Alfonsino. FRUSCIU s.m. Carte dello stesso seme. || A frusciu = Punteggio ottenuto con carte dello stesso colore.’U quindici abbasciu a frusciu. ’A meglia a due carte e la scala a zumpafilice e frusciu. FUINA s.f. Faina, quadrupede delle martore. || ’A fuina è la runiva d’u gallinaru = La faina è la rovina del pollaio. FUJERE v. Scappare. Fuggire. || Fujutu = Fuggito. Quandu vidi ’e cose malu pigliate: fujatinde! Fujere ccu’ lli cavuzi alle manu = Fuggire all’impazzata. Di

FUJITIZZU agg. Fuggitivo. Fuggiasco. Profugo. FUJUTA s.f. Fuggita. Fuga. Corsa. FULLUNE s.m. a) Indumento di qualità scadente. Quantu fulluni t’ha misu? || b) Letto, giaciglio povero. Covile. [lat. fullo-onis = lavatore di panni, greco folea = tana, covo] Dalla poesia Per l’anniversario della morte del bambino Giuseppe Vocaturo di LUIGI VOCATURO ’A morte rote sempre intra sta casa, n’apposte a tutti ppe’ d’ogni spicune, n’arme ’nu malu passu ad ogni rasa, sempre ’ngrillatu tene llu zuffiune. Mo’ ci nd’ha gente supru ’u mundu spasa, malati cu’ campare è nu pisune! ’Un c’è nente de biellu intra sta casa, ma illa si ci ha armatu lu fullune. FUMA s.f. o FUMU s.m. Fumo. || Essere cumu l’uocchj e la fuma = Essere come gli occhi ed il fumo, essere come il diavolo e l’acqua santa. ’Ndo cc’è fuma cc’è fuocu. FUMARATAs.f. Notevole quantità di fumo.

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FUMARE v. Fumare. || A ttie te fumu a ’na pippa! = Ti fumo in una pipa, ti polverizzo. FUMARUOLU s.m. Fumaiolo. FUMIENTU s.m. Impiastro caldo e vaporoso. Suffumigio. Aerosol. FUMIERI s.m. Letame. Stabbio. || ’A fossa d’u furieri = Letamaio. [dal francese fumier = letame]

vicino al fuoco si riscalda. Stai vicino a chi può esserti d’aiuto. Puru ’u fuocu forte divente cinnara = Anche il fuoco più forte diventa cenere. Nulla è eterno. Ccu’ lli potenti fa’ cumu fa’ ccu’ llu fuocu: nè troppu vicinu, nè troppu luntanu = Con i potenti fai come fai col fuoco, né troppo vicino, né troppo lontano. ’Ndo cc’è statu fuocu cce rimane puzza ’e vrusciatu. Quandu ’u fuocu punge è tiempu ’e nive. FUORBICE s.f. Forbice.

FUNDERE v. Gocciolare. Versare. Perdere liquido. || ’A vutta funde = La botte gocciola. [dal lat fundere = versare, spargere] FUNGIU s.m. Fungo. || Fare ’i ziti ccu’ lli fungi o ccu’ ficu siccate = Far le nozze coi funghi o con fichi secchi. Nascere cumu ’nu fungiu = Spuntare come un fungo, alla svelta. Chine more ppe’ lli fungi ’un cc’è nullu ca lu ciange = Chi muore per aver mangiato funghi non trova nessuno che lo pianga. Nessuna commiserazione per chi è imprudente e superficiale. Ricordiamo alcuni funghi eduli: Sillu = Porcino comune e porcino nero. (dal lat. suilli = porcini) Gallinazzu = Gallinaccio (cantharellus cibarius). Chiodinu = Chiodino. Mazza ’e tamburru = Mazza da tamburo. Piritu ’e lupu = Peto o loffa di lupo, vescia. Ovulu = Ovolo (tra i più pregiati). Nasca = Ditola, manina. Ordinate = Specie di funghi che nascono in fila, uno dietro l’altro. Vavusu = Sillus granulatus o sillus regius. Rositu = Lactarius deliciusus. FUNTANARU s.m. Idraulico. Fontaniere. FUOCU s.m. Fuoco. || Appiccicare, attizzare, stutare ’u fuocu = Accendere, alimentare, spegnere il fuoco. Chine sta vicinu ’u fuocu se quadie = Chi sta

FURCA s.f. a) Forca: attrezzo agricolo. || b) Forca:patibolo per l’impiccagione. D’a furca simu passati allu palu = Dalla forca siamo passati al palo. Di male in peggio. ’A mala cumpagnia porte l’uomminu alla furca. La cattiva compagnia porta l’uomo alla rovina. [dal lat. furca = forca, attrezzo agricolo a due punte] FURCINA s.f. Forchetta. [dal lat. furcilla (dim.di furca) = forcina] FURCINATA s.f. Forchettata. FURCUNE s.m. a) Lunga pertica che serve per attizzare il fuoco nel forno. Attizzatoio. || b) Forcone: attrezzo usato in lavori agricoli. FURGARE v. Avventarsi a persona o cosa. Gettare. Scagliare. || S’è furgatu alle sazizze cumu ’n’arraggiatu = Si è avventato alle salsicce come un allupato. Quand’u vinu è finitu, ’u nannu se furghe all’acitu = Quando il vino è finito, il nonno si getta sull’aceto. FURGULU s.m. Petardo. Razzo. || Fujere cumu ’nu furgulu = Fuggire come un razzo. FURMICA s.f. Formica. || Ad ogne furmica piace llu bucu suo = Ogni formi-

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ca ama il suo buco. Caminare cumu ’na formica = Andare a passo di formica. FURMICHELLA s.f. Formicolio. || Tiegnu ’a furmichella allu pede destru. FURNAGELLA s.f. Fornello a carbone o a legna. FURNARU s.m. Fornaio. || Allu furnaru e allu mulu ’un cce stare arriedi ’u culu = È pericoloso stare dietro il culo del fornaio e del mulo.

tuna passenu cumu ’a luna = I beni di fortuna finiscono molto presto. Chine tene furtuna e se jette a mare, esce fore ccu’ llu culu chjnu ’e calamari. FUSA s.f. Piovente, spiovente, falda del tetto. || Tettu a due fuse = Tetto a due spioventi, a due falde. FUSCELLA s.f. Fiscella: cestella di vimini utilizzata dai pastori. [dal lat.fiscella = cestino, canestro] FUSÌA s.f. Escrementi del baco da seta misti ai residui delle foglie di gelso. [dal greco afusia = escrementi]

FURNATA s.f. Infornata. FURNERE v. a) Finire. Ha’ furnutu? = Hai finito? “Quant’anni tieni?” “Quaranta, ’i furnu ’u cinque ’e maju”. || b) Sfinire. Stancarsi. Haju pulizzatu ’u sgabbuzzinu e me signu furnutu tuttu = Ho messo in ordine il ripostiglio e mi sono sfiancato. FURNU s.m. Forno. || Tieni ’a vucca quantu ’na porta ’e furnu = Hai una bocca larga che pare un forno. FURRACCHJOLA s.f. Bella e prosperosa giovinetta di campagna. FURRACCHJUNE s.m. Giovane bello e spensierato.

FUTTERE v. Fottere. || Statte a sentere a mmie, lassacce futtere! Puru a futtere se fa fatiga = Anche far l’amore costa fatica. Piace cchjù ’u potere c’u futtere = Piace più il potere che il fottere. Chine è amicu d’u podestà se futte di sbirri = Chi è amico del podestà non ha paura degli sbirri. ’Un futtere alla casa d’u latru ca riesti futtutu. Futta, futta c’u Segnure perdune a tutti = Fotti, fotti, tanto il Signore perdona tutti. [dal lat. futuere = avere commercio con una donna]

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FURTUNA s.m. Fortuna. || Beni ’e fur-

FUSU s.m. Fuso: arnese per filare. || ’U fusu è trivulusu = Il fuso è fastidioso, faticoso. Fusu alla vecchja, tabaccu ’e nasu allu viecchju.

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GALATRU s.m. Avena selvatica.

G GABBARE v. a) Ingannare. Gabbare. ’U gabbare ’ud ie vincere = Ingannare non è vincere. Tu me purminti certu e me gabbi sicuru. || b) Fare piccoli regali in segno di affetto. Quandu vaju ’ndo lla nanna me gabbe sempre = Quando vado a trovarla, la nonna mi regala sempre qualche cosa. GABBELLUOTU s.m. Gabelliere. GABBU s.m. Inganno. Gabbo. || Mi ’nde signu fattu gabbu = Mi sono meravigliato! Quandu te vo’ fare gabbu de ’nu stuortu, guardate buonu tu si si’ derittu = Prima di sparlare degli altri é meglio guardare se stessi. GABBINA s.f. Cabina. GACCIA s.f. Accetta. Scure. || Gacciulla = Piccola scure. [dal francese hache = scure, ascia] GACCIARE v. Tagliare con l’accetta. || Gacciatu = Tagliato a pezzi con ripetuti colpi d’accetta. Chi te vuonu gacciare! (Impr.pop.).

GALIJUOTU s.m. Galeotto. GALLA s.f. a) Stronzo piccolo, duro e nero. Sì jutu ’e cuorpu? Vida mue, haju fattu ’na galla. || b) Bozzolo, grumo, pallottolina di farina che non si è sciolta nell’acqua. Viscuottu galle galle, farinata chjna ’e galle = Taralli, polenta coi bozzoli. || c) A galla = In superficie. Sa’ natare? Me mantiegnu a galla. Quand’u mare è guastu tutt’a porcheria vene a galla = Quando il mare è agitato, tutta la porcheria viene a galla. || c) Riferito a persona significa: ignorante incallito. Tu sì propiu ’na galla! [dal lat. galla = galla, escrescenza degli alberi ghiandiferi] Dalla poesia ’U rinale Dalla poesia di M. PUCCI Accuvaticce puru ccu’ gulìa ppe’ fare ventijare la pudìa, puru s’un sienti mancu ’nu languru ancuna galla esce de sicuru! GALLARELLA s.f. Noce del piede. Malleolo. GALLIARE v. Spadroneggiare. Imbaldanzire.

GACCIATA s.f. Accettata. Colpo d’accetta.

GALLICUSU agg. Grumoso, pieno di grumi.

GAGHERINU s.m. Giovanotto che ostenta una vistosa eleganza.

GALLINARU s.m. Pollaio. || ’A vita è cumu ’a scala d’u gallinaru: curta e chjna ’e merda = La vita è come la scala del pollaio, corta e piena di merda. Si ’u gallu è mutu, gallinaru te salutu = Se il gallo è muto, pollaio ti saluto. [dal lat. gallinarium = pollaio]

GAJARELLA s.f. Ragazzina. GAJARIELLU s.m. Ragazzino. GALANTOMU s.m. Galantuomo, gentiluomo. || ’U tiempu è galantomu = Il tempo è galantuomo. Il tempo sistema ogni cosa. Dopu muorti simu tutti galantuomini = Dopo morti siamo tutti galantuomini.

GALLINAZZU s.m. a) Gallinaccio: fungo edule, dal cappello convesso di color giallo.(Cantharellus cibarius). || b) Pidocchio dei polli, pidocchio pollino. Esciti ’e cca ch’e galline tenenu i galli-

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nazzi = Allontanatevi perchè le galline hanno i pidocchi. GALLUZZU s.m. Galletto.

tu sì llu primu e l’urtimu mio amuri, garofalicchju mio chi tantu urduri! GARRUBBA s.f. Carruba. Carrubo. [dall’arabo kharrub = carrubo]

GAMBARIELLU s.m. Stinco, tibia. || Sbattere ’nu gambariellu alla zinna d’u liettu = Battere uno stinco allo spigolo del letto. GAMBUNE s.m. Appartenente a famiglia di nobile discendenza. GANCIU agg. Rancido. Di sapore aspro e acido. ’U capeccuollu sa d’u ganciu = Il capicollo sa di ràncido. s.m. Gancio. Uncino. GANGA s.f. Molare. || Scippare ’na ganga = Estrarre un molare. Quandu chillu amicu cacce dece lire è cumu si unu cce scippasse ’na ganga. Dulure ’e ganghe, dulure ’e core = Il mal di denti è come il mal di cuore. [dal tedesco wango = guancia]

GARRUNE s.m. Calcagno. Tallone. || Fujere ccu’ lli garruni allu culu = Fuggire a gambe levate. T’ha misu ’na gunnella chi t’arrive alli garruni, cacciatìa ca pari brutta. GARUNCHIULU s.m. Ranocchio. Cchi bbella vita chi fa llu garunchiulu prima se stende e dopu s’arrunchje! GARZU s.m. Amante. || Avire ’u garzu = Avere l’amante. L’italiano ha la voce ganzo. Ganzo = Amante di amore illecito. Icica tene llu garzu = Si dice che abbia il ganzo. Chine tene lu maritu viecchju e lu garzu giuvane appicciche candile a San Martinu (protettore dei cornuti). GASPARU n.pr. Gaspare

GANGALE s.m. Urlone. Gridone. Ciarlone.

GASSU s.m. Gas. || ’A bombola perde gassu!

GANGALIARE v. Sbraitare. Sparlare. GATANU n.pr. Gaetano. GANGULARU s.m. Mascella. GATTAMUSCIA loc. Persona che agisce abitualmente con lentezza o con pigrizia. || ’U mastru è buonu, ma è gattamuscia.

GANGUNE s.m. Mangione. GARAGGIU s.m. Garage. GARBUSU agg. Garbato.

GATTERA s.f. Gattaiola: buco che si fa nella parte inferiore di un uscio per farvi passare il gatto.

GARGALIZIA s.f. Liquirizia. GARGARIARE v. a) Russare. Senta cumu gargarìe nannuta! || b) Gargarizzare: fare gargarismi. GAROFALU s.m. Garofano. Garofalicchju mio chi tantu urduri, ccu’ mille grazie me trasisti ’ncore,

GATTORBA s.f. Gioco fanciullesco: mosca cieca. GAVATA s.f. Zuppiera o insalatiera di terracotta. Catino di terracotta usato per lavare le stoviglie e risciacquare la verdura. || Supr’a tavula c’ere ’na gava-

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ta de sagna chi dicie magna magna! Gavatune = Grande catino, grande zuppiera di terracotta. [dal lat. gabata = piatto, scodella] GAVITARE v. Evitare. GELUSIARE v. Ingelosire. Ingelosirsi. || Si vo’ fare ’mbecchjare ’n’uomminu, fallu gelusiare = Se vuoi fare invecchiare un uomo, fallo ingelosire. GENIALE n.pr. Geniale. San Geniale è il patrono di Aiello Cal. GENIU n.pr. Eugenio. Dim. Genuzzu. Genia = Eugenia. GERRAs.f. Giara, recipiente di terracotta usato per conservare olio. [dall’arabo giarra ] GERRITELLA s.f. Piccola giara.

tutti i russi su’ ’mbriachi, nè tutti i gialinusi su’ malati. GIALLURE s.m. Pallore, pallidezza del volto. GIARGIANISE agg. Forestiero che dà poco affidamento. Uomo da nulla. || Venenu in Italia tutti sti giargianisi e nessunu piglie rimediu. GILEPPU s.m. Giulebbe: sciroppo denso di zucchero per glassare pasticcini. [dall’arabo giulab = acqua di rose] GINETTU s.m. Dolce fatto con farina, zucchero ed uova, cotto al forno e ricoperto di giulebbe. GIOJA s.f. Gioia. || Gioja mia, ricchizzella mia! Dim. Giojuzza. GIRAMIENTU s.m. Giramento. || Giramientu ’e mundu = Capogiro, vertigine. Giramientu ’e palle = Giramento di scatole.

GESARU n.pr. Cesare. GESUFATTU n.pr. Giosafatte. GESUVELE n.pr. Giosuè. || Ppe’ Gesuvele! (imprecazione). GHJEGGHJU s.m. agg. Italo-albanese.

GIRAMUNDU s.m. Capogiro. Vertigine. GIRANDULIARE v. Gironzolare.

GHJESA s.f. Chiesa. || Ad Ajellu cce sunu quattru ghjese: Santa Maria, San Giulianu, Santu Cuosimu e lla Madonna d’a Grazzia.

GIRANDULIERI s.m. Girovago. Girellone. || Girandulera = Girellona.

GIACCHINU n.pr. Gioacchino. || Giacchinu ha fattu ’a legge, Giacchinu ’a pate = Gioacchino ha fatto la legge, Gioacchino la subisce. (Riferimento a Gioacchino Murat che fu fucilato a Pizzo Calabro in base ad una legge da lui stesso emanata.)

GIUVANNI o GIUANNI n.pr. Giovanni. Gianni, Giannino. Ancora ’ud ie natu e Gianninu è già chiamatu. L’arrivo di un figlio maschio è sempre atteso con tanta gioia.

GIALINUSU agg. Pallido. Giallognolo. || Faccia gialinusa = Faccia pallida. Nè

GIRULIARE v. Gironzolare.

GIUVANE s.m. Giovane. || I giuvani ’e mue pretendenu troppu. I giuvani fidanzati su’ angiuli, i giuvani spusati su’ diavuli.

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GIUVENAZZU s.m. Giovane aitante e bello. || Figliuta, benediche, è fattu ’nu giuvenazzu.

GRADIGLIA s.f. Griglia. Gratella. Graticola. [lat. gratiglia] GRADULA s.f. Uccello: Allodola.

GLIANDA s.f. Ghianda. GLIASTRU s.m. Oleastro: olivo selvatico.

GRANATU s.m. Melograno. Melograna. [dal lat.granatus; malum granatum = melograna]

GLIOMBARU s.m. Gomitolo. || ’Nu gliombaru de spacu = Un gomitolo di spago. Gliombarune = Gran fessacchiotto. [dal lat. gliomus, gliomeris = gomitolo]

GRANCA s.f. Mano avida, pronta a ghermire. Artiglio. Branca. || Jettare ’a granca = Rubare.

GLIRU s.m. Ghiro. || Dormere cumu ’nu gliru = Dormire come un ghiro. [dal lat.glis = ghiro ; tardo lat. glirus]

GRANCUNATA s.f. Brancata. Colpo d’artiglio.

GNAGNA s.f. Pappa. [Nella lingua spagnola gnagna significa escremento in senso letterale] GNAGNARA s.f. Pappatoria. fig. Interesse personale, privato tornaconto. || Te piace lla gnagnara, eh! = Ti piace la pappatoria, eh! S’u tuocchi alla gnagnara se ’mbiperisce = Se lo tocchi nei suoi interessi, diventa una vipera. Nessunu vo’ toccatu alla gnagnara.

GRANCU o GRANCIU s.m. Granchio.

GRANDIANU s.f. Granturco. Mais. || Si ’un chjove ’u grandianu sicche. GRANDINIARE v. Grandinare. GRANDINIATA s.f. Grandinata. GRANDIZZUSU agg. Megalomane: chi ha la mania di grandezza. GRANZILLU s.m. a) Bollicina che fa l’acqua quando incomincia a bollire. || b) Granello.

GNAZIU n.pr. Ignazio.

GRANZILLUSU agg. Granuloso.

GNIFFULU s.m. Schiaffo.

GRANZINA s.f. Cruschello.

GNURANTE agg. Ignorante.

GRASSIZZA o GRASSIA s.f. Obesità. Pinguedine.

GÒDERE v. Godere. || Chine se cuntente gode = Chi si accontenta gode. Chine fa la festa ’un s’a gode = Chi fa la festa non la gode.

GRASTA s.f. Vaso da fiori di terracotta. Coccio: frammento di oggetto di terracotta. [dal greco grasta = vaso]

GORFU s.m. Golfo. Maglione. [dall’inglese golf] GORNA s.f. Gora.Buca piena d’acqua. Pozzanghera.

GRASTARE v. Castrare. Evirare. || ’U puorcu dice allu toru: “Curnutu!” ’U toru rispunde: ”Miegliu curnutu ca grastatu.” Il porco dice al toro: ”Cornuto!” Il toro risponde: “Meglio cornuto che castrato”.

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GRASTATURU s.m. Castrino. Castratore.

GRISPELLA s.f. Crespello. GRITA s.m. Argilla. Creta.

GRASTIELLU s.m. Rastrello. GRATTACASA s.f. Grattugia. fig. Persona avara. GRATTARE v. Grattugiare. Grattare. Rubare. || Te gratti ca parica tieni ’a rugna. Grattare ’u casu = Grattuggiare il formaggio. GRAZZIA n.pr.e s.f. Grazia. || Tante grazzie! Cose ’e nente! Circare grazzia e trovare giustizia = Chiedere grazia e trovare giustizia, cercare comprensione e perdono e trovare severità e punizione. GREGNA s.f. Covone di grano o di avena. Fascio di spighe di grano, fascio d’erba appena tagliata. GRIDAZZARU s.m o agg. Urlone. Schiamazzatore. Agg.Chiassoso. Dalla poesia “A licerta e ru curzune” di VITTORIO BUTERA Intra, cc’era nna filera de sculari gridazzari, ma, chiù d’intra ancore, cc’era, ccu ra frunte rughijata e ra capu na nivera, nu maestru chi facìa llizione ’e geometria. GRILLU s.m. Grillo. Grilletto. || Zumpare cumu ’nu grillu = Saltare come un grillo. [dal lat gryllus = grillo] GRIMAVUDISE agg. Grimaldese.

GRUFICE s.m. Persona dall’espressione crucciata e insofferente. GRUGNU s.m. Muso. [dal latino grugnium, muso di maiale, da cui grugnito] GRUOSSU agg. Grosso. || Jiritu gruossu = Pollice. GRUPARE v. Bucare. Forare. || Grupatu = Bucato. I quazietti se grupenu sempre alli jirita o alli garruni. GRUPASACCU s.m. a) Forasacco. Pianta delle graminacee, che nasce spontanea nei prati, le cui spighette si infilano con facilità nei sacchi e nelle vesti. || b) Pesciolino azzurro. GRUPU s.m. Buco. Foro. || ’U grupu d’u culu = L’orifizio anale. Grupicchju = Forellino. Spiare d’u grupu d’a chiave = Spiare dal buco della serratura. Sta casa è ’nu grupu = Questa casa è un buco. Grupu ’e ’ndaita = Buco da ponte, da impalcatura. Sarba ’a pezza ppe’ quandu se fa llu grupu = Conserva le tue risorse per quando ne avrai bisogno. GRUZZIA s.f. Eruzione cutanea di varia forma. Esantema. Verruca. GUAGLIUNATA s.f. Ragazzata. Monelleria. GUAGLIUNAME s.m. Gruppo di ragazzi.

GRIPPA s.f. Grinza. Ruga. Crespa. GRISIMA s.f. Cresima. GRISIMARE v. Cresimare.

GUAGLIUNE s.m. Ragazzo. Guaglione (napol.). Guagliuna = Ragazza. || ’E guagliune pensenu a se spusare, ’e maritate a fare l’amure = Le ragazze – 181 –


pensano a sposarsi, le coniugate a fare l’amore. [dal lat. ganeo-ganeonis] GUAGLIUNIELLU s.m. Ragazzino. GUAIU s.m. Guaio. || Chi guaiu! Guai e pene chine l’ha si tene. GUALITA’ s.f. Qualità. || Te raccumandu ’a gualità! GUALLARA s.f. Ernia. || M’è esciuta ’a guallara! Cuntr’a guallara e lla ciotìa ’un cce sunu medicine. ’U cchjù sanu tene lla guallara = Il più sano ha l’ernia. Qui siamo tutti ammalati, gioia mia! [dall’arabo adara = ernia]

Dalla poesia ”Per l’anniversario della morte del bambino Giuseppe Vocaturo” di L. VOCATURO U nannu dorme supra a ’nu giornale, mammata addune ’na picca ’e lordia, Rosa se danne sutta a ’nu gucciale; ’Ntoni litiche ccu’ Giulia, Maria joche e t’arrisimiglie tale quale: io guardu cumu joche e pienzu a tie. GULIA s.f. Voglia. Desiderio. || Quandu tu mangi, mi ’nde fa venire ’a gulia = Quando tu sbafi, mi fai venire la voglia di mangiare. Tiegnu ’na gulia ’e fravule allu vrazzu = Ho una voglia di fragole sul braccio. [dal lat. gula = gola, golosità]

GUALLARUSU agg. Ernioso. GUALU agg. e s.m. Uguale. Eguale. Pari. || Simu guali d’anni. Frevaru sparte gualu. ’Mbisc-cate ccu’ lli guali tui. GUANTERA s.f. Vassoio. || ’Na guantera ’e pastasecche. ’e durci,’e bicchieri ’e vinu,ecc. GUARDUNCIELLU s.m. Il guardolo della scarpa. GUARISCERE v. Guarire. || Guarisciutu = Guarito.

GULLU s.m. Montone senza corna. agg. Poco virile. Sterile. GUMIARE v. Gocciolare. Colare come la gomma (’a gumma) delle piante. GUMILLA m.f. Camomilla. || ’Na tazza ’e gumilla è bona ppe’ le viscere e llu male ’e panza. GUNNELLA s.f. Gonnella. GUSTINU n.pr. Agostino. GUVITATA s.f. Gomitata.

GUATTU s.m. Ovatta: cotone preparato a strati per imbottire abiti. GUCCIA s.f. Goccia. || M’a fa’ provare ’na guccia ’e vinu? A guccia a guccia se sbacante lla vutta = A goccia a goccia si svuota la botte. ’A guccia scave lla petra = La goccia scava la pietra. (Gutta cavat lapidem).

GUVITU s.m. Gomito. || Dulure ’e guvitu = Dolore di gomito, acuto ma breve. Morte ’e mugliere, dulure ’e guvitu = Morte di moglie, dolore di gomito. [dal lat cubitus = gomito]

GUCCIALE s.m. Gocciolio. Gocciolamento. Caduta insistente di gocce d’acqua piovana da un tetto o da un soffitto. – 182 –


I I art. I. Gli. || I stivali = Gli stivali. ’I = li. I cavuzi ’i cuonzu io = I pantaloni li aggiusto io. ICICA loc. Si dice. || Icica è malatu = Si dice che è ammalato. Icica su’ partuti = Si dice che sono partiti. IERTU s.m. Erta, terreno ripido. Salita. IGNIZIONE s.f. Iniezione.

INCHJERE v. Riempire. || Inchjere ’u sicchju d’a vrudata, inchjere ’a cucuma, ’a cibbia, ecc. Si ’nde inchjere l’uocchj = Guardare con piacere, con ammirazione. Si ’nde inchjere ’a vucca = Riempirsene la bocca. Parlare di una persona, di una cosa con soddisfazione e con vanteria. Inchjere ’a panza = Riempire la pancia. Inchjere i stentina = Imbudellare, insaccare in budelli la carne lavorata del maiale. Inchjutu = Riempito. [dal lat implere = riempire] INTRA prep.e avv. Dentro. In. [dal lat. inter = tra, fra, in mezzo]

ILICA s.f. L’erica, pianta delle Ericacee nota col nome di scopa, è un piccolo arbusto sempreverde. Serve per fare scope, fuochi di breve durata, boschetti per il baco da seta. ILICE s.f. Elce. Leccio. Specie di quercia. || ’U manicu d’a gaccia vo’ fattu ’e ilice c’un se rumpe mai. [dal lat ilex = elce] ILLI pron. loro. ILLU pron. Egli. Lui. || Illa = Ella, lei. Illi = Loro. Chine ’ud ie buonu ppe’ illu, ’ud ie buonu ppe’ nullu = Chi non è buono per se stesso, non è buono per nessuno. [dal lat. ille -illa –illud ]

INTRASATTA s.f. Improvviso. Usato nella locuzione: all’intrasatta = all’improvviso. [dal lat. inter res actas = nel bel mezzo delle cose] INTROITU o ’NTROITU s.m. Introito. Incasso. || Introiti = Le interiora degli animali. Frattaglie. IRCIARE v. L’andare in calore delle capre. Desiderare il becco. [dal lat. hircus = becco, capro] ISSU pron. Esso. [lat. is ] IZARE v. Alzare.

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IMMUCCIUNI avv. Usato nell’espressione: all’immucciuni = di nascosto.

INTRAMENTE avv. Frattanto. Nel frattempo.

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JENCA s.f. Giovenca. Donna formosa.

J JABICU n.pr. Giacomo

JENCARIELLU s.m. Vitellino.

JACCARE v. Spaccare. || Jaccatu = Spaccato.

JENCU s.m. Giovenco.

JACCATINA s.f. Screpolatura. Fessura. Crepa. Fenditura. || Jaccatina de manu, de làvura = Screpolatura della mani, delle labbra. Jaccatina de muru = Crepa, fenditura di un muro

JENNÁRU n.pr. a) Gennaio. || b) Gennaro. JÉNNARU s.m. Genero. JENTILE agg. Gentile.

JACCIU s.m. Ghiaccio.

JERI avv. Ieri

JANCHINASTRU agg. Biancastro.

JERMANU s.m. Segale. Pianta erbacea delle graminacee, simile al frumento. || Pane ’e jermanu = Pane di segale, scuro, che si conserva di più rispetto a quello di grano, ma meno digeribile. Chine tene pane ’e jermanu ’un more de fame = Chi ha pane di segale non muore di fame. ’U pane ’e jermanu ere llu pane di povarielli.

JANCU agg. Bianco. || Se fare jancu jancu = Impallidire. Fare i capilli janchi = Invecchiare. ’U vinu jancu va bbivutu friscu. Jancu d’uovu = Albume, chiara d’uovo. Jancu ’e l’uocchju = Sclerotica. ’U jancu e llu russu venenu d’u mussu = Il colore del viso dipende spesso dall’alimentazione. JATARE v. Fiatare. Respirare. || ’Un jate cchjù = Non respira più. [lat. tardo flatare = fiatare] JATU s.m. Fiato. Alito. Respiro. || Me manche llu jatu = Mi manca il respiro. Te puzze llu jatu = Ti puzza il fiato. [lat flatus = fiato, alito] JATUNE s.m. Forte respiro. Fiatone. JATUNIARE v. Fiatare. Respirare. Ansare. JAZZARE v. Nevicare. JAZZATA s.f. Nevicata. JAZZU s.m. Il fioccar della neve.

JESTIGNA s.f. Bestemmia. Imprecazione. Si ’a jestigna putisse, ’u curtiellu ’un servisse = Se la bestemmia potesse (colpire il bersaglio), il coltello (per uccidere) non servirebbe più. Infatti, ecco alcuni esempi di imprecazioni: Chi te vo’ bbenire ’nu ’nzurtu. Chi vo’ crepare. Chi te vuonu fare a carne ’e sazizza. Chi te vuonu scurciare. Chi te vo’ bbenire ’na pipitta. Chi vo’ jettare ’u sangu. Chi te vuonu sonare ’e campane. Chi te vuonu mangiare i cani. Chi te vuonu mangiare i surici. Chi vo’ pisciare sangu. Chi cce vo’ restare. Chi te vue bbivere ’n’arcu. Chi te vue sucare ’nu lampu. Chi vo’ ’ncecare. Chi te vuonu conzare ccu’ le manu supra ’a trippa. Chi te vo’ bbenire ’nu lupiellu. Chi te vo’ spacchjare ’n’anca. Chi te vuonu

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mintere intr’a quattru tavule. Chi te vuonu fare a quattru tappi. Malanova te vo’ bbenire.’A peste chi te vegne! Chi te vo’ bbenire ’nu male alla vucca d’u stomacu. Chi te vo’ bbenire ’nu cancaru. Chi te vie lardiatu Chi vo’ morire ammazzatu Chi vo’ fare ’na botta. JESTIMARE v. Bestemmiare. Imprecare. || Jestimare cumu ’nu dannatu = Bestemmiare come un’anima dannata. A mangiare e a jestimare tuttu sta a cuminciare. JESU n.pr. Gesù! JETTA s.f. Filza di fichi secchi: fichi secchi infilzati in bastoncini di canna. JETTARE v. a) Gettare. Buttare. Jettare ’u sangu = Buttare il sangue, lavorare sodo. Jettare ’a granca = Rubare. Chi vo’ jettare ’u fele! = Che tu possa sputar la bile! Jettare ’u bandu = Bandire ai quattro venti. Jettare bottette = Lanciare frecciate, frasi allusive e pungenti. Se jettare avanti ppe’ ’un cadere arriedi = Buttarsi in avanti (parlare anticipatamente) per non cadere indietro (per non fare brutte figure). || b) Germogliare. ’U petrusinu è jettatu ’n’atra vota = Il prezzemolo è germogliato di nuovo.

JINOSTRA s.f. Ginestra. || Senta chi urdure ’e jinostre! ’A sita è apparenza, ’a jinostra è sostanza = Il tessuto di seta è apparenza, il tessuto di ginestra è sostanza. JINUOCCHJU s.m. Ginocchio. || Me dolenu i jinocchja = Mi fanno male le ginocchia. JIPPUNE s.m. Corpetto. [francese jupon = sottana] JIRE v. Andare. || Jutu = Andato. Jendu = Andando. Jamuninde = Andiamoce. Jire ’ncavallu a llu ciucciu ’e san Franciscu = Andare a piedi. [dal lat. ire = andare] JIRIPULU s.m. Un oggetto di piccole dimensioni. JIRITALE s.m. Ditale. JIRITATA s.f. Didata. JIRITU s.m. Dito. || Jirita = Dita. I jirita d’a manu ’un sunu tutti i stessi = Le dita di una mano non sono tutte le stesse. Si cce duni ’nu jiritu se piglie tutta ’a manu = Gli dai un dito e si prende la mano. Quantu vinu t’ha vivutu? ’Nu jiritu! Se muzzicare i jirita = Mordersi le dita dalla rabbia. JIRUPULU s.m. Carie dei denti.

JETTATURA s.f. Iettatura. JISTERNA s.f. Cisterna. Nota località aiellese. || (Dopu ’u girune grande!). ’Na vota jemu all’acqua alla jisterna!

JETTATURE s.m. Iettatore. JETTUNE s.m. Rigetto. Germoglio. Pollone. JIFA s.f. Cimice ornata o cimice dei campi: insetto fetido che danneggia gli ortaggi.

JOCARE v. Giocare. Scommettere. Scherzare. || Jocatu = Giocato. Se jocare ’a cammisa ’e ’ncuollu = Giocarsi anche la camicia che si ha addosso Mi cce jocasse llu culu! = Scom-

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metterei anche il deretano! Jocare de cuda, jocare a frica cumpagnu = Essere sleale. Jocare a scarrica varrili = Giocare a scarica barile. Scaricarsi la colpa addosso l’un l’altro. Quandu ’un tieni cchi jocare, joca coppa = Quando non sai cosa fare, affidati al caso. ’A carta quandu vene vo’ jocata sinnò s’offende. [dal lat. iocari = scherzare]

JOCULIARE v. Giocherellare. Scherzare. || Joculiandu, joculiandu, aviti ruttu mienzu mundu! [dal lat.ioculari = dire scherzando]

JOCARIELLU s.m. Giocattolo. Giochetto. Passatempo.

JORNATA s.f. Giornata. || Jire alla jornata = Andare a lavorare a giornata. ’Un lodare ’a jornata si ’un scure la sirata = Non lodare la giornata se non viene la sera. Dunate ’e fare c’a jornata è ’na vulata = Datti da fare, la giornata è una volata.

JOCARUOLU agg. Giocherellone. Scherzoso.

JOZZA s.f. Figlia femmina. || M’è nata ’na jozza!

JOCATA s.f. Giocata.

JUDA n.pr. Giuda.

JOCATURA s.f. Articolazione. Giuntura. JOCATURE s.m. Giocatore. || Alla casa d’u jocature nun cc’è atru ca dulure = Il vizio del gioco può portare alla miseria. ’A carta vene e llu jocature s’avante = La carta arriva ed il giocatore si vanta.’Un stuzzicare ’u cane chi rusiche e llu jocature chi perde = Lascia in pace cane che mangia e giocatore che perde. JOCCA s.f. Chioccia. || Mintere ’a jocca = Mettere la chioccia a covare. Te putìe frappare ’a jocca quandu sì natu! = Potevi tu morire appena nato! Puru ’u pulicinu vue pizzulare ’u culu alla jocca = Anche il pulcino vuole beccare il culo alla chioccia. (Stu scustumatu!) A santa Lucerna cc’è ’na jocca ccu’ sette pulicini d’oru. JOCULANU agg. Scherzoso. Bizzarro. Giocoso. || Joculana = Civettuola. E’ ’na bella guagliuna, ma è ’nu pocu juculana = Bella, ma civettuola. [dal lat. iocularius-a-um = scherzoso]

JUDICARE v. Giudicare. [dal lat iudicare = giudicare] JUDICE s.m. Giudice. [dal lat. iudex = giudice] JUDIZZIU s.m. Giudizio. || Quand’ie ca minti judizzIu? [dal lat. iudicium = giudizio] JUDIZZIUSU agg. Giudizioso. || Bella mia, judizziusa d’a mamma! JUGALE s.m. Personaggio delle romanze calabresi. || fig. Cretino. Balordo. Ma si’ propriu ’nu jugale! JUJJARE v. Soffiare. JUJJIATA s.f. Soffiata. Soffio. || ’A ricchizza mala acquistata si ’nde va ccu’ ’na jujjiata = La ricchezza ottenuta in malo modo se ne va in un soffio. JUJJUNE s.m. Soffio. JUJUMA s.f. Giuggiola. Giuggiolo. || ’A jujuma è l’urtimu fruttu de l’estate = La giuggiola è l’ultimo frutto dell’estate.

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JUMARA s.f. Fiumara. Fiumana. JUME s.m. Fiume. JUMEFRIDDU n.pr. Fiumefreddo Bruzio. JUMENTA s.f. Giumenta. Cavalla da sella, da monta. || Chjuditive ’e jumente ch’i stalluni sunu erranti = Chiudetevi le giumente perché gli stalloni sono erranti. [dal lat. iumentum = giumento]

JUOCU s.m.Gioco. || Juocu de manu, juocu de villanu. De juocu ’nu pocu, de rise ’na prisa = Di gioco un poco, di risate una presa. (Ogni bel gioco dura poco.) Compà, a chi juocu jocamu? Vo’ sapire qual’ie llu miegliu juocu? Fare bene e parrare pocu. [dal lat.iocus = gioco] Dalla poesia Juochi bielli Dalla poesia di D. MEDAGLIA Ccu’ llu sule o ccu’ llu friscu allu largu ’e san Franciscu, jocan tanti quatrarielli piccirilli e grandicielli.

JUNCU s.m. Giunco, pianta perenne che cresce nelle paludi, negli acquitrini. Serve per fare corde, stuoie, sporte. [dal lat iuncus = giunco]

Io me scialu a lli guardare, ccu’ ’na voglia de penzare ca quand’ere piccirillu io jocave allu stirillu, alla palla ’e pezza ’e lana ca zumpave cumu ’a rana, allu strumbulu, allu rullu, alle stacce ccu’ llu zullu. Quandu pue ere maturu io iocave a battamuru ccu’ tri sordi e ’na rimella.

JUNDARE v. Lanciarsi. Avventarsi. Aggredire. || ’U vi’ stu cane? L’atra vota m’avìe jundatu = Lo vedi questo cane? L’altra volta mi aveva aggredito. JUNGERE v. Unire. Congiungere. Arrivare. Giungere Aggiungere. Accumulare. p.p.Juntu o jungiutu. || Su’ junti culu e cucchjara = Stanno sempre insieme. Jungere sordi = Accumulare denaro. ’Ndo cce jungiu ’un tiegnu bisuognu d’ancinu. [dal lat. iungere = congiungere, unire] JUNGIA s.f. Gengiva. || È’ rimastu senza dienti e mue mange ccu’ lle jungie. JUNGITINA s.f. Aggiunta. Giuntura. JUNTA s.f. a) Giumella: quanto può essere contenuto nel cavo delle mani. || b) Manciata: quanto può essere contenuto in una mano. M’haju mangiatu ’na junta de lupini.

Chilla vita ere cchjù bella! Mue ca signu allu tramuntu ’a vecchjaja a chine ’a cuntu? JUORNU s.m. Giorno.Dalla poesia I juorni passenu e lla morte s’abbicine = I giorni passano e passa la vita! Azamune ch’è fattu juornu. ’U buonu juornu se vide d’a matina = Il buon giorno si vede dalla mattina. A juornu parenu ’e magagne = Alla luce del sole vengono fuori le magagne. ’U juornu d’u cunnu o d’u nannu = Giorno, tempo che non arriverà mai. Ppe’ llu cecatu ’un fa mai juornu = Per il cieco non fa mai giorno. Modo per dire: Non esiste ormai nessuna speranza. Prima ’e Natale i juorni criscenu a passu de cane, dopu Natale a passu de voi = Prima di Natale i gior-

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ni crescono a passo di cane (lentamente), dopo Natale a passo di bue (velocemente). [dal lat. diurnus = diurno, di giorno] JUOVI s.m. Giovedì. Juovi muzzu = Giovedì grasso, berlingaccio. Juovi dintra, simana fore = Giovedì dentro, settimana fuori. [dal lat.iovis] JURAGLI s.m. Dolci e confetti nuziali. JURARE v. Giurare. M’avìe juratu etiernu amure e m’ha lassatu dopu due ure! ’Un cridere all’uomminu chi jure e alla fimmina chi ciange. “Te vuogliu bene assai!” Juracce! “Me vìe senza d’a mamma.” No, eccussì ’un cce jurare mai. “Allura me vìe senza ’e tie.” [dal lat iurare = giurare]

fiori. Ogne jure è signu d’amure = Ogni fiore è segno d’amore. JURERE v. Fiorire. || Jurutu = Fiorito. Pasca juruta = Pasqua fiorita. Quandu ’u piestricu jure, ’a notte ccu’ llu juornu se misure = Quando il pesco è in fiore, la notte ed il giorno hanno la stessa durata. JURILLU s.m. a) Piccolo fiore. Fiorellino. Jurillu mio! = Fiorellino mio! || b) Uccello: Scricciolo. || c) Orzaiolo: piccolo nodulo che nasce sulle palpabre. M’è natu ’nu jurillu all’uocchju = Mi è spuntato un orzaiolo sulla palpebra. Dicia jurillu. “jurillu!” Va la piglia ’nculu tu ed illu! JURITURA s.f. Fioritura. JUSCA s.f. Pula. Crusca. JUSSU s.m. Diritto. [dal lat. ius = Diritto]

}{

JURE s.m. Fiore. Cogliere juri = Raccogliere fiori. Juri ’e cucuzza = Fiori di zucca. Juri ’e ficu = Fioroni o fichi

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LANGURU s.m. Languore.

L LACU s.m. Lago. Comune in prov. di Cosenza. LACHITANI s.m. Abitanti di Lago: laghitani. LACRIMIARE v. Lacrimare. || Me lacrimìe ’n’uocchju! LAMARE v. Ammuffire. || Lamatu = Ammuffito. [dal lat.lama = pantano, pozzanghera] LAMERA s.f. Lamiera.

LAPPANU n.pr. Lappano. Paese in provincia di Cosenza. || Parica vieni ’e Lappanu! LAPRISTA s.f. Melissa. Pianta erbacea delle labiate, con fiori bianchi o rosei profumati. || Dim. Lapristiellu. LAPRISTATA s.f. Batosta. Sconfitta. Brutto tiro. LARDIARE v. a) Lardellare (condire con lardo). ’Un cc’è nente de lardiare = Non c’è niente da lardellare, è finito tutto.|| b) Tagliare a pezzetti. Chi te vuonu lardiare! (imprec. popol.)

LAMIENTU s.m. Lamento. LARDU s.m. Lardo. LAMPA s.f. Lampada. [dal francese lampe = lampada] LAMPARE v. Lampare (arc. o reg.). Lampeggiare. [dal lat.tardo lampare] LAMPU s.m. Lampo. Fulmine. || Pari sucatu ’e ’nu lampu = Sembri succhiato da un lampo. (Dicesi così di uomo magro, smunto, scarno).

LARGU s.m. Spiazzale. Largo. Agg. largo. || Quandu sta largu, alla casa tua portacce spine. Tieni lontano gli opportunisti. LARIENZU n.pr. Lorenzo. LASCITU s.m. Làscito. LASSAMESTARE s.m. Fastidio. Grattacapo.

LAMU s.m. Muffa. LANATA s.f. Tutta la lana di una pecora. LANDIA s.f. Latta. Lamiera. LANDIUNE s.m. Pezzo di lamiera, tettoia di lamiera. || Sta chjoviendu, mintimune sutta ’stu landiune. LANDRU s.m. Vomito giallo-verdognolo. LANETTA s.f. Maglia interna. Camiciola di lana.

LASSARE v. Lasciare. || Lassatu = Lasciato. Chillu chi lassi è perdutu! = Tutto ciò che lasci è perduto. Lassacce futtere = Lascia stare. [lal lat.laxare = allentare] LASSATINA s.f. Avanzo. Scarto. LASTICA s.f. Elastico. || M’è rutta ’a lastica de mutande! LATRU s.m. Ladro. || Latru ’e ciappa = Ladruncolo. ’U saccu d’u latru ’un se inchje mai = Il sacco del ladro non si

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riempie mai. ’A mugliere d’u latru no’ sempre joche e ride = Non ride sempre la moglie del ladro. Non sempre rimane impunito il colpevole. Simu a ’nu mundu de latri! Latru, latrone, latronazzu!

fare ’u cunigliu alla cacciatura cce vue puru ’na pampina ’e làvuru.

LATRUNIGGIU s.m. Latrocinio. Ruberia.

LAZZU s.m. Laccio. || M’è ruttu ’nu lazzu de scarpe. Fatti i lazzi tui! (Eccussì dicìe lla bonanima ’e don Larienzu!)

LATTARU s.m. Lattaio. || Lattara = Balia.

LAZZARIARE v. Dannarsi. Arrovellarsi. || Chine ’un tene dinari se lazzarìe l’anima.

LEJENDA s.f. Leggenda. Rimprovero. LATTARULU agg. Lattante. LATTUCA s.f. Lattuga. LAVATURU s.m. Lavatoio. LAVINA s.f. Rigagnolo. Rivoletto d’acqua che scorre ai lati della strada quando piove. || ’A lavina m’ha allagatu ’a putiga. I sordicielli mie si’ ’nde su’ juti alla lavina! = Tutti i miei risparmi sono spariti nel nulla, come portati via dall’acqua piovana. ’U sangu currie a lavina = Il sangue scorreva a fiumi. [dal lat.tardo labina = valanga]

LEJERE v. Leggere. || Lejutu, liettu = Letto. E cum’u sa tu? L’haju lejutu allu giornale. Ppe’ un sapire né de lejere e né de scrivere = Pur non sapendo né leggere e né scrivere. Si dice così quando qualcuno riesce a risolvere una questione complicata. LEJUTA s.f. Lettura. LENTICCHJA s.f. a) Lenticchia. || b) Lentiggine. LENTICCHJUSU agg. Lentigginoso.

LAVINARU s.m. Corso d’acqua prodotto dalla pioggia.

LERCHJA s.f. a) Oggetto di grandi dimensioni. || b) Membro virile.

LAVURA n.pr. Nome di persona: Laura. || Lavuretta = Lauretta.

LETTA s.f. Strato. || Quandu ’a mamma facìe lli pipi d’a tina, cce mintìe puru ’na letta ’e vajanelle, ’na letta ’e mulingiane e ’na letta ’e pimbaduori virdi.

LAVURARE v. Lavorare. || Cumpagnu, tu lavura ca io magnu!

LEVATINA o LAVATINA s.f. Lievito. LAVÙRU s.m. Lavoro. || ’U lavùru me cunzume, mangiare e bbivere me cunsule = Il lavoro mi logora, mangiare e bere mi consola. DIm. Lavuricchju = Lavoretto. LÀVURU s.m. a) Labbro.pl. Làvura = Labbra. M’ha vasatu supr’i làvura! Tiegnu i làvura abbrusc-cati = Ho le labbra screpolate. || b) Alloro. Lauro. Ppe’

LEVATU s.m. Pezzetto di pasta inacidita necessario per fare il lievito. || ’U levatu ere ’nu piezzu ’e lavatina o ’nu piezzu ’e pasta ca se stipave ppe’ fare ’a lavatina nova. (Eccussì m’ha dittu Cicciu ’u furnaru.) ’A fimmina senza statu è cum’u pane senza levatu = La donna non sposata è come il pane senza lievito.

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LEUNE s.m. Leone. LIBBRU s.m. Libro. || ’U libbru de quaranta carte = Mazzo di carte da gioco. LICCARE v. Leccare. || Se liccare i lavura, ’u piattu, i jirita, ’u mustazzu = Leccarsi le labbra, il piatto, le dita, i baffi. Chine va licche, chine se sede sicche = Chi va lecca, chi si siede secca (dimagrisce). ’Ud essere troppu duce cà tutti te licchenu, nè troppu amaru cà tutti te sputenu = Non essere troppo dolce perchè tutti ti leccano, non essere troppo amaro perché tutti ti sputano. ’U mele se licche, ’u fele se spute.

curcate ’mmienzu = Accontentati ed arrangiati! Chine miegliu se conze llu liettu, miegliu se curche = Chi meglio si accomoda il letto, meglio si corica. LIEVITRU s.m. a) Gelatina. Qualsiasi sostanza di consistenza gelatinosa. || b) Melma che si forma nel fondo delle paludi, dei fossi, delle acque torbide. LIEVITRUSU agg. Gelatinoso. Melmoso. LIGATINA s.f. Legatura. LIGNAME s.m. Legname. || ’U vinu sa d’u ligname = Il vino ha odore e sapore di legno.

LICCATINA s.f. Leccatura. LIGNATA s.f. Legnata. Bastonata. LICCHIETTU agg. a) Schizzinoso. Schifiltoso. || b) Persona di poco appetito. LICERTA s.f. Lucertola. || Parica se mange licerte = Si dice così di persona molto magra. [lat lacerta = lucertola] LICIERTU s.m. Lacerto. || Liciertu ’e mare = Sgombro. LIEFRICU s.m. Orlo di un vestito. LIEGGIU agg. Leggero. || Stu vinu è lieggiu lieggiu, pare acquarella. LIENTU agg. Lento. || Scarno. Magro. Allentato. [lat lentus] LIETTU s.m. Letto. || Conzare ’u liettu = Rifare il letto. Jire allu liettu ccu’ le galline = Andare a letto molto presto. Morire allu liettu = Morire di morte naturale. Chine è bella, è bella quandu se aze d’u liettu = Chi è bella, è bella quando si alza dal letto. A liettu strittu

LIGNERA s.f. Legnaia: magazzino per la legna. LIGNU s.m. Legno. || Lignu stuortu = Persona litigiosa. ’U lignu stuortu sulu ’u fuocu ’u pue addirizzare = Solo il fuoco riesce a raddrizzare il legno storto. Mintere ligna allu fuocu = Mettere legna ad ardere, alimentare passioni, rancori. Ogne lignu tene llu fumu suo = Ogni uomo ha i suoi difetti, i suoi punti deboli, il suo carattere. LIMBERGIA s.f. Meliaco: varietà di albicocco, il cui frutto, detto meliaca, è grosso e polposo. LIMBICI s.m. Libeccio: vento che spira da sud-ovest. LIMOSINA s.f. Elemosina. || Faciti ’a limosina a Giuvanni ca su’ finiti i sordi e su’ aumentati l’anni = Fate l’elemosina a Giovanni perchè sono finiti i soldi e sono aumentati gli anni. ’U poveru nente avie e limosina facìe = Il po-

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vero nulla aveva eppure elemosina faceva. LINARU s.m. Linaiolo. Chi vende o chi è addetto alla lavorazione del lino. LINDINU s.m. Lendine. Uovo del pidocchio del capo.

porta via. Chi non mette radici in nessun posto è destinato ad andare in rovina. [dal lat. lippus = attaccaticcio, cisposo] LIPPUSU o ALLIPPUSU agg. Di sapore aspro. Lazzo. LISA n.pr. Elisa.

LINGUTU agg. Linguacciuto. LISANDRU n.pr. Alessandro. LINTERNA s.f. Lanterna. || Chine ’un se fa lli fatti sui, ccu’ lla linterna va circandu guai = Chi non si fa gli affari suoi, con la lanterna va cercando guai. LINUSA s.f. Seme di lino. Linosa. || Ppe’ paura de ciavule ’ud haju siminatu ’a linusa = Per paura degli uccelli non ho seminato il lino. [dal francese antico linuise] LINZA s.f. Striscia di stoffa. Brandello. || Fare linze linze: Ridurre a brandelli. Linza ’e terra = Striscia di terra. Zona. LINZULU s.m. Lenzuolo. || Miegliu strudere ’e scarpe ca i linzuli = Meglio consumare le scarpe che le lenzuola. Meglio lavorare che impoltronirsi ogni giorno di più. ’U cavudu di linzuli ’un fa vullere ’a pignata = Il caldo delle lenzuola non fa bollire la pignatta. Star troppo al letto non produce nulla. Minare i linzuli = Risciacquare con forza le lenzuola in una vasca, in un fiume. LIPPU s.m. a) Ragnatela. || b) La pellicola che si forma alla superficie del latte. Lippu ’e cipulla = Velo di cipolla. Lippu de granatu = Cica, membrana che divide i semi della melagrana. || c) Muschio = Pianta che nasce nei luoghi umidi, sulle pietre in riva ai fiumi, nelle fonti, sulle scorze dei tronchi. Petra c’un fa lippu, ’u jume s’a ’mpese = Pietra che non fa muschio, il fiume se la

LISCIU agg. Liscio. Carta senza punti (nel gioco della briscola). || Vacce lisciu! Ccu’ mie cci ha’ jire ’e lisciu = Non ti permettere di offendermi. Fare ’nu lisciu e bussu = Rimproverare o picchiare sonoramente qualcuno. LISCUSU agg. a) Liscoso. Pisce liscusu = Pesce liscoso. || b) Stopposo. Carne liscusa = Carne stopposa. LISSIA s.f. Liscivia. Ranno. Antico detergente ottenuto con acqua e cenere di legna. [dal lat. lixivia = ranno] LISTUNE s.m. Asse di legno. LITICARE v. Litigare. || ’Un te liticare nè ccu’ llu pezzente nè ccu’ llu potente. Non litigare nè con i pezzenti, nè con i potenti, perchè non ci guadagni niente. LITICUSU agg. Litigioso. LITICASTUORTU s.m. Attaccabrighe. Litighino. LITRARU agg. Beone e ghiottone. || Bruttu cannarutu, litraru! LITTERA s.f. Lettera. || ’Na littera cange ’na parola, ’na parola cange ’nu discursu e te puonu portare alla morte.

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INDOVINELLO: ’Un tene piedi e camine, ’un tene vucca e parre [’a littera]

martedì e mercoledì non filai, giovedì persi la rocca, venerdì la ritrovai, sabato m’acconciai la testa perchè domenica era festa.

LIVIELLU s.m. Livella. LIZZICUSU agg. Cavilloso, litigioso.

LUNTANANZA s.f. Lontananza.

LLAMPEDE avv. Laggiù.

LUNTANU agg. avv. Lontano.

LLUOCU avv. In questo o in codesto luogo. || Escia ’e lluocu, fatte cchjù lla!

LUOGU s.m. Luogo. || ’A fimmina quandu vue trove llu luogu = Quando la donna vuole, trova modo e luogo. A chi vuole non mancan modi! In luogu ’ndo ’un sì canusciutu, cumu sì vestutu sì ritenutu = In un luogo dove non sei conosciuto, come sei vestito così sei ritenuto.

LONGA s.f. Lombata di maiale. || ’U turraru ha fattu ’u puorcu e m’ha mandatu dui fila ’e longa. LONGARIA s.f. Lungaggine. LONGARINU agg. Lungo e sottile. || Pipardielli longarini, amari e duci. LORDIA s.f. Lordura. Sporcizia.

LUORDU agg. Lordo. Sporco. || I panni luordi se lavenu in famiglia = I panni sudici si lavano in casa. Povaru si, ma luordu pecchì?

LUCIARU s.m. Elettricista. LUCIGNU s.m. Lucignolo. LUMERA s.f. Lumiera. Lucerna. Lume. || Si stutamu ’sta lumera simu tutti ’e ’na manera = A lumi spenti ci somigliamo tutti! Si vue videre ’na bona massara, guardala quandu file alla lumera = Se vuoi sapere se una donna è una brava massaia, osservala quando lavora alla luce della lumiera. [dal franc. lumière = lume] LUNI s.m. Lunedì. Luni lunijai, marti e miercuri nun filai, ’u juovi persi ’a rocca ’u vennari la truvai, sabatu mi fici ’a testa cà duminica ere festa. Lunedì lunedai (ho fatto festa),

LUONGU agg. Lungo. || Jire luongu luongu ’ndo unu = Andare di persona da qualcuno. Anima longa = Spilungone.

LUPIELLU s,m, Accidente. Pustola maligna che si manifesta sulla pelle. || Chi te vo’ bbenire ’nu lupiellu! = Ti pigliasse un accidente! LUSTRU s.m.agg. Lustro. Luce. Chiarore. Chiaro. || Allu lustru de stelle, d’a luna = Al chiaror delle stelle, della luna. Cci ’nd’haju dittu a lustru ’e luna = Gliene ho detto tante al chiaro di luna. Agg. Nitido. Pulito. I vitri d’a finestra su’ lustri lustri. LUTTU s.m. Lutto. LUVIGGI n.pr. Luigi. Dim. Luviggiuzzu. LUVISA n.pr. Luisa. Dim. Luvisella.

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MACCATURATA s.m. Pezzolata. Quanto può essere contenuto in una pezzuola.

M MA’ = Mamma (vocativo). || Ma’, vaju iesciu. MACARI escl. Magari! || Macari Ddio! = Volesse Iddio![dal greco makarie, vocativo di makarios = felice] MACCARRUNARU s.m. Matterello. Arma preferita da mogli e madri autoritarie. Rimedio efficace contro mariti ubriaconi e donnaioli. ’U maccarrunaru di GIULIO DI MALTA Luongu quantu ’nu bastune, ripulitu, lavuratu, ie ’n’attrezzu sempre usatu. . . . . . . . . . . Fa la pasta, fa la spoglia, serbe puru ad atre cose, dopu a ’n’angulu se pose. Ie l’amicu cchjù sinceru ppe’ lla fimmina spusata specie quandu ie ’nquetata. Fa passare allu ’mbriacu ogni sorta de pirucca e le cusedi la vucca. Fa venire la ragiune allu latru, allu scrianzatu, allu male ’ntenziunatu. Vale cchjù de ’nu fucile dintra ’e manu ’e ’na mugliere. Si se fa ’na discussione, tuttu quatre, tutt’ie chiaru ccu’ papà maccarrunaru. Quasi quasi, io dicisse, c’un ce fosseru ste crisi, si ’e muglieri, tutt’i misi, di ministri allu governu, carizzasseru lu caru, ccu’ ’nu gran maccarrunaru. MACCARRUNE s.m. Tagliatella fatta in casa. Maccherone. dim. maccarruncinu.

MACCHJA a) Greto, boscaglia. || b) Macchia:contrada aiellese. || c) Macchia, chiazza. Macchja ’e zancu = Pillacchera. [dal latino macula = macchia] MACCHJULA s.f. Campanella:anello metallico fissato sul muro dei palazzi antichi per legarvi le briglie dei cavalli, degli asini o dei muli. MACHINA s.f. Macchina. Automobile. MACINIELLU s.m. Antico macinacaffè azionato a mano. Macinino. MACRU agg. Magro. MADONNELLA s.f. Madonnina. || Simu venuti ad Ajellu e simu sagliuti d’a Madonnella. Siamo venuti ad Aiello dalla via dei Pignatari. MAFARDA n.pr. Mafalda. MAFRUNE agg. Astuto. Ladro. [dal latino vafer = astuto; vafer è anche il nome di un pesce ossia la rovella, il pagro] MAGARIA s.f. Stregoneria. MAGARU s.f. Mago. Fattucchiere. || Magara = Maga. Megera. Fattucchiera. [dal lat magarius] MAGARUNE s.m. Stregone. Pessimo soggetto. MÀGLIARU s.m. Tutolo. Pannocchia di granturco senza chicchi. Fig. Cretino, persona insipida. MAGLIU s.m. Maglio. Grosso martel-

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lo. [dal latino malleus = martello che in senso figurato significa cosa inutile] MAJILLA s.f. Madia. [Credo che l’origine risalga allo spagnolo maiz da cui mais che significa sia frumento e sia ciò che contiene il frumento. In latino troviamo magida] MAJORCA s.f. Sorta di grano dalla farina bianca. || Pane ’e Majorca = Pane bianco. MAJISE s.m Maggese:Terreno arato e zappato, ma lasciato a riposo affinchè acquisti fertilità. MAJU s.m. Maggio. || Maju è llu mise di ciucci = A maggio gli asini vanno in amore. Acqua ’e maju capilli quantu ’nu travu = L’acqua di maggio è efficace contro la caduta dei capelli. Maju ortulanu, assai paglia e pocu granu = Maggio ortolano, molto acquoso, molta paglia e poco grano. Frisca e bella cumu ’na rosa ’e maju = Fresca e bella come una rosa di maggio. A maju d’u suonnu caju. [lat. Maius (mensis) = mese di Maia, madre di Mercurio]

MALATUSU agg. Malaticcio. MALE s.m e avv. Male. || Male ’e capu, male ’e panza, male ’e ficatu, male ’e core, ecc…Male ’un fare, paura ’ud avire = Male non fare, paura non avere. ’Un fare male ch’è peccatu, ’un fare bene ch’è sprecatu. Fa’ bene e scordate, fa’ male e pensacce. Chine te vo’ male ’u culu te pare = Chi ti vuole male ti porge il sedere. (Per accattivarsi la simpatia e poi colpirti alle spalle.) D’u mare esce llu sale e d’a fimmina ogne male = Dal mare esce il sale, dalla donna ogni male. Chine ha provatu ’u male, assapure miegliu ’u bene = Chi ha provato il male, assapora meglio il bene. MALEDITTU agg. Maledetto. || Maledittu ’u juornu ca signu natu! MALIZZA s.f. Cattiveria. Eccessiva vivacità. MALU agg. Cattivo. Vivace. Irrequieto. || ’U malu malu penze = Il cattivo pensa sempre male. MALUCAMPARE v. Viver male.

MAJULINU s.m. Uccello: Verdone. MAJURANA s.f. Maggiorana, erba aromatica. MALACARNE s,m, Usato nell’espressione: Chillu è ’nu piezzu ’e malacarne = Quello è una persona malvagia, è un delinquente. MALACRIANZA s.f. Scostumatezza. Malacreanza. || ’A troppa cumpidenza sciurte a malacrianza. MALANOVA s.f. Cattiva notizia. || Malanova te vo’ bbenire!

MALUCAVATU agg. Tremendo. Malvagio. MALUMPARATU agg. Maleducato. Malavvezzo. MALUOCCHJU s.m. Malocchio. || Fore maluocchju = Fuori il malocchio, sia lontano da noi il malocchio. ’U maluocchju è pieju de ’na sc-cuppettata! MALUPARRARE v. Parlare in modo volgare, improprio o scorretto. MALUPATERE v. Soffrire. Patire. Pri-

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ma d’addimmandare ’u miedicu, addimanda ’u malupatutu. MALUPILU s.m. Malignità. Perfidia. Malpelo. || Fare ’na cosa ccu’ tuttu ’u malupilu = Fare una cosa con cattiveria, con perfidia. MALUTRATTARE v. Maltrattare.

chè imparasse a dare i primi passi. || c) Guindolo, arcolaio: arnese intorno al quale si avvolge la seta. MANGANU s.m. Mangano. Macchina tessile per la lavorazione del lino.

MANGHIELLU s.m. Legno ricurvo su cui appendere il maiale appena macellato.

MALUVIDUTU agg. Malvisto. MAMMANA s.f. Levatrice. Ostetrica. MAMMARUOLU agg. Mammone. MANCHÌA s.f. Luogo non soleggiato. Sito dove non batte il sole. MANCU avv. Neppure. Nemmeno. Neanche. || Mancu alli cani! = Neppure ai cani! Mancu si cchì! = Per nessuna ragione al mondo! MANDATA s.f. a) Mandata. || b) Porzione di carne che era consuetudine mandare a parenti ed amici quando si ammazzava il maiale. (Dui fili ’e longa, nu piezzu ’e ficatu ccu’ llu picchju, ’nu tappu ’e curacchju.)

MANGIARE v. Mangiare. || Chine tene mange, chine ’un tene s’arrange. Chine mange primu, scunte dopu. Chine lavure mange, chine ’un lavure mange e bbive. Chine mange fa mulliche. S’u mange lla raggia. MANGIATELLA s.f. Picnic. Piccola scampagnata. || Quandu i quatrarielli fanu ’a mangiatella se scialenu. Su’ finiti i tiempi de mangiatelle! = Siamo diventati vecchi! MANGIATINE s.f. Rimasugli - Rosicature. || Mangiatine ’e surici = Rosicature di topi. MANGIATURA s.f. Mangiatoia.

MANDILE s.m. Panno che le nostre contadine usavano portare sul capo. [lat.mantile-is = tovagliolo, salvietta]

MANGIATURU s.m. Beccatoio, cassetta dove si pone il cibo degli uccelli chiusi in gabbia.

MANDRA s.f. Mandria. || Tu sì ’nu cane ’e mandra. MANERA s.f. Maniera. Modo. || Alla tavula e alla mugliere abbicinate ccu’ bone manere = Alla tavola ed alla moglie avvicinati con buone maniere.

MANIARE v. a) Maneggiare. Palpare, toccare e ritoccare con le mani. De chillu chi manii te unti = Di quello che maneggi, ti ungi. ’Un maniare ’u pane = Non toccare il pane con le mani. || b) Sbrigarsi. Manìate = Sbrigati. Maniative = Sbrigatevi.

MANGANIELLU s.m. a) Manganello: randello simbolo dei regimi polizieschi. || b) Girello: attrezzo fornito di rotelline in cui veniva introdotto il bambino per-

MANIATA s.f. Gruppo, branco, raccolta di persone. || Siti ’na maniata de cacuni, de latri, de fricuni, de citruli, ecc.

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MANICU s.m. Manico. Ansa dei vasi. MANIPULA s.f. Cazzuola del muratore. MANIPULU s.m. Manovale MANNAJE escl. Mannaggia. || Mannaje lli sordi, mannaje lla morte, mannaje ìllu bruttabestiu, mannaje lla miseria! Mannaje a tie e a tutta a razza tua! MANNARA s.f. Mannaia. MANTA s.f. Termocoperta. Coperta di lana. Catalogna. || Quandu fa friddu, allu liettu cce vulisse ’na manta. ’Na manta o ’n’amante? MANTIA n.pr. Amantea, amena località balneare sul Tirreno. Voca voca sia, ni ’nde jamu alla Mantia, e chi cce jamu a fare, a piscare piscicani, piscicani ’un de vulimu ca ’nd’avimu ’na cista chjna. I buoni n’i mangianu e l’atri ’i jettamu alli cani. MANTIJUOTI agg. Abitanti di Amantea: Amanteani. Un tempo venivano chiamati Supetini. MANTISINU s.m. Mantellino. Grembiule. [dal latino ante sinum = davanti al seno.]

’un su tutte ’i stessi = Le dita della mano non sono tutte uguali. ’Na manu lave l’atra e tutt’e due lavenu’a faccia = Una mano lava l’altra e tutt’e due lavano il viso. (Bisogna aiutarsi a vicenda.) Manu ’mbestra = Manrovescio. MANUALE s.m. Manovale. MANUELE n.pr. Emanuele. MANUZZA s.f. a) Manina. || b) Campanello: taglio di carne bovina, adatto per la pizzaiola e per il bollito. MANUTU agg. Manesco. MANZU agg. Mansueto. || Curnutu manzu! MAPPA s.f. Schiaffo MAPPICIARE v. Sgualcire. || Mappiciatu = Sgualcito. Stirate i cavuzi ca su’ tutti mappiciati. MAPPINA s.f. Strofinaccio. Canovaccio. Cencio per le pulizie domestiche. [dal lat. mappa-ae = Salvietta,tovaglia.] MARBA s.f. Malva: erba delle malvacee, comune negli incolti. || ’Un cc’ie mancu ’a marba = Non c’è niente di niente, neanche la malva. Marbasia = Malvasia (specie di uva). MARBIZZU s.m. Uccello: Tordo.

MANTU s.m. Mantello. || De ’nu mantu ’nu guantu. Chi mastru! [dal lat.tardo mantum] MANU s.f. Mano. || Avire ’e manu longhe = Essere manesco o essere ladro. Largu de manu = Prodigo, generoso. Se muzzicare ’e manu = Mordersi le mani, pentirsi, sdegnarsi. Juocu ’e manu, juocu ’e villanu. I jirita de manu

MARBIZZUNE s.m. Uomo furbo, scaltro, malizioso. MARBUNE s.m. Malvone o malvarosa: pianta che si coltiva per ornamento nei giardini. MARCHESE s.m Mestruazione. Mestruo.

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MARCHINGEGNU s.m. Dispositivo ingegnoso. Un astuto ritrovato.

chine t’ha vasatu. E m’ha vasatu Gemma, Gemma ’e stu core, e m’ha vasatu Gemma, Gemma ’u primu amore.

MARCHJONNU n.pr. Melchiorre. MARCIARULU s.m. Merciaiolo. Vendidore di articoli minuti per abbigliamento e sartoria. MARCU n.pr. Marco. Dim. Marcuzzu. || Tirare ’e ricchje a Marcu = Succhiellare le carte.

MARIUOLU s.m. Ladruncolo. Truffatore. MARMARUCA s.f. Smania. Pensiero assillante. Fissazione. MARRAPIELLU s.m. Persona rozza.

MARICIELLU s.m. Stagno Turbolo, bonificato nei primi anni del 1900. MARINA s.f. Litorale, costa di mare. Marina. Dim. Marinella. || Alla macchia, quandu esce llu sule, cc’è ’na marinella.

MARRELLA s.f. Matassina. || ’Na marrella ’e filu jancu = Una matassina di filo bianco. MARRUNE s.m. Errore grossolano. Marrone.

MARINUOTU agg. Abitante di paese di mare. || Marinuoti = Gente di marina.

MARTI s.m. Martedì.

MARIOLA s.f. Ladra o tasca ladra. Tasca interna della giacca. || Mintate ’u portafogliu alla mariola sinnò t’arrobbenu!

MARTIELLU s.m. Martello. || Me pari ’nu martiellu ’e forgia. Quandu si’ ’ncudine statte, quandu si’ martiellu vatta = Quando uno è incudine deve soffrire, ma quando diventa martello deve battere senza pietà.

MARITU s.f. Marito. || Maritumma = Mio marito. Maritutta = Tuo marito. I parienti d’u maritu sunu amari cumu l’acitu. I parienti d’u maritu sunu serpe d’u cannitu = I parenti del marito sono serpi di canneto. ’U maritiellu Tiegnu ’nu maritiellu, vulisse accisu, de ’na cantina esce, a ’natra trase. ’A sira se ricoglie cc’u pizzu a risu, vieni mugliere mia, facimm’a pace. ’A pace nun lla fazzu, signu sdegnata, si prima nun me dici,

MARTINU n.pr. Martino. Dim. Martiniellu. || Avisse vistu ’a Martiniellu? Santu Martinu: pane, ficu e vinu! MARUGGIU s.m. Manico della zappa o della scure. MARUZZA s.f. Chiocciola. Lumaca. || Mannaje lla pressa, tiegnu pressa ca tiegnu cchi fare, ha dittu ’a maruzza = Maledetta fretta, disse la lumaca. Siti cumu due maruzze, una fete e l’atra puzze = Siete una peggio dell’altra. [dal lat.tardo maruca = chiocciola] MARZU s.m. Marzo. || Marzu è pazzu! A marzu ogne troppa è matarazzu = A

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marzo ogni cespuglio è materasso. ’U vientu ’e marzu ’mprene l’arburatura = Il vento di marzo feconda gli alberi. ’Un sèntere mancu i truoni ’e marzu = Non sentire neanche i tuoni di marzo. Essere sordo come una campana. Miegliu ca mammata te chjange e no’ c’u sule ’e marzu te tinge = Monito a non esporsi troppo al sole di marzo. Senta chi mine marzu! MASC-CA agg. Malescia. || Nuce masc-ca = Noce malescia, noce il cui gheriglio non si stacca facilmente dal guscio. Nuce masc-ca = Noce malescio, scadente. (riferito all’albero delle Iunglandacee). ’E ’ndo vene st’asc-ca? = Da dove proviene questo pezzo di legno? ’E sta nuce masc-ca = Da questo noce malescio. I figli ritraggono dai genitori.

anche se cazzone. ’Nu figliu masculu è ’nu figliu masculu, quatrà, cum’ie ie, è sempre buonu! MASSARU s.m. Massaio. MASSATA s.f. Stoppiaro: campo di stoppie. || Misericordia, disseru li grilli, quandu videru fuocu alla massata = Misericordia, dissero i grilli, quando videro il fuoco nel campo di stoppie. MASTRA s.f. Maestra. Insegnante. || Jire alla mastra = Andare a scuola da una sarta. MASTRANZA s.f. Maestranza. Artigianato. MASTRIA s.f. Maestria. Abilità. MASTRIARE v. Erigersi a sommo maestro.

MASC-CARA s.f. Maschera. MASC-CARATA s.f. Mascherata. MASC-CARU s.m. Persona mascherata. Mascherina. MASC-CATURA s.f. Serratura.Toppa. MASC-CHETTU s.m. Chiavistello. Catenaccio. Paletto. || Mintere ’u mascchettu = Inchiavistellare. MASC-CU s.m. a) Stanghetta: sbarretta che esce fuori dalla serratura quando si gira con la chiave. || b) Chiavistello. Catenaccio. || c) Mortaretto. ’Ncugnare i masc-chi = Mangiare e bere a sazietà. MASCULINA agg. Maschia. || Chiave masculina = Chiave non traforata. MASCULU s.m.agg. Maschio. || Figliu masculu e cazzune = Figlio maschio

MASTRU s.m. Mastro. Maestro. Il capo di una bottega. || Mastru d’ascia = Falegname. Mastru scarparu = Calzolaio. Mastru fravicature = Muratore. Mastru forgiaru = Fabbro. Mastru ’e scola = Insegnante. Ccu’ l’arte ’e l’atri tutti se cridenu mastri = Nel mestiere degli altri tutti si credono maestri. De ’nu buonu mastru esce ’nu buonu discipulu = Da un buon maestro esce un buon discepolo. ’U mastru è buonu ma cunzume assai cimentu. MASTRUNE s.m. Grande e perfetto maestro. MASTRUOSSU s.m. Femore di bestia macellata. Osso grande e scarnato. || Spurpare ’nu mastruossu = Spolpare un osso scarnato, ingoiare torti ed amarezze. MASTRUSINU agg. Saputello.

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MASTRUSU s.m. Saccente. Saputo.

MATTUNE s.m. Mattone.

MASULICO’ s.m. Basilico.

MAZZACANE s.m. Sasso. Pietra che si può scagliare con le mani. [Pietra che può ammazzare un cane] || Fig. Sciocco, stupido.

MASUNARU s.m. Pollaio. Luogo dove dormono i polli. MATARAZZU s.m. Materasso. MATASSARU s.m. Arcolaio. Aspo. || Tiegnu ’na fame c’a po’ cogliere ccu’ llu matassaru = Ho una fame che la si può raccogliere coll’arcolaio. MATINA o MATINU s.m. Mattino. Domattina. || Cacare ogne matina è ’na bona medicina. [dal lat. defecatio matutina plus quam medicina] MATINATA s.f. Mattinata. || ’A matinata fa lla jornata = La mattinata fa la giornata. MATRIA s.f. Suocera. MATRIAMMA s.f. Mia suocera. MATRIATTA s.f. Tua suocera MATRIMMONIU s.m. Matrimonio. || Sciollare ’nu matrimmoniu = Scombinare, mandare a monte un matrimonio. Matrimmoniu tra parienti, guai e turmienti = Matrimonio tra parenti, guai e tormenti. ’U matrimmoniu è cum’u milune, pò escere jancu e pò escere russu. Si esce jancu è ’nu guaiu ma, si esce russu, è ’na meraviglia! = Il matrimonio è come il cocomero, può uscire bianco o rosso. Se esce bianco è un guaio ma, se esce rosso, è una meraviglia!

MAZZACORDE s.f. Manicaretto fatto con budella di ovino, di bovino o di pollo. Pezzetti di interiora, preferibilmente di ovino, arrotolati e ben cotti nel sugo rosso con peperoncino, aglio e prezzemolo. MAZZARELLA s.f. Bacchetta, piccola mazza che serve a sonare il tamburo. MAZZARIELLU s.m. a) Bastoncino di legno bucato dove le donne infilano il ferro da calza. Mazzariellu mio culivotatu, cumu me fai ’e spise te fazzu ’u lavuratu. Ti faccio il lavoro in base a quanto mi dai. || b) Arnese con cui i calzolai lisciano le suole. MAZZIARE v. Bastonare. || Mazziatu = Bastonato. Curnutu e mazziatu = Cornuto e bastonato. Pari ’nu cane mazziatu = Sembri un cane bastonato. MAZZICARE v. Masticare. MAZZINA s.f. Mazzo. Fascetto. || ’Na mazzina ’e chiavi = Un mazzo di chiavi. ’Na mazzina ’e sordi = Un fascetto di banconote. MAZZU s.m. a) Mazzo. ’Nu mazzu de vruocculi, de cipulle, de frospari, de chiavi, de carte, de juri, ecc. || b) Deretano. Te fazzu ’nu mazzu tantu! = Ti faccio un mazzo così!

MATTU agg. Matto. Quatto. Cheto. MATTUNATA s.f. Ammattonato: pavimento fatto di mattoni.

MAZZUNE s.m. Mazzetto. || Fare ’u mazzune = Farsi il mazzetto, disporre le carte in modo vantaggioso.

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’MBACANTE loc. A vuoto. || ’Nducere ’mbacante = Inghiottire a vuoto.

’MBENTARE v. Inventare. ’MBERU avv. Verso.

’MBARAZZATU agg. Imbarazzato. ’MBARAZZU s.m. Imbarazzo. ’MBARDARE v. Bardare, munire di barda asini, cavalli, muli. ’MBARRARE v. a) Socchiudere. ’Mbarrare ’a finestra = Socchiudere la finestra. || b) Impedire, ostacolare il passaggio della luce. Arrassate ca me ’mbarri ’a luce. || c) Nascondere, sottrarre alla vista. ’U palazzu nuovu ne ’mbarre llu mare = Il palazzo nuovo ci nasconde la vista del mare. ’MBASCIATA s.f. Imbasciata. Commissione. Comunicazione. || M’a va’ fa’ ’na ’mbasciata? T’haju dire ’na ’mbasciata intr’a ricchja, a ttie! ’MBASCIATURE s.m. Ambasciatore. Messaggero. ’MBASTARU s.m. Bastaio, artigiano che fa basti. ’MBASTU s.m. Basto. ’MBECCHJARE v. Invecchiare. || I pensieri fanu ’mbecchjare = I pensieri fanno invecchiare. ’A spina cchjù se ’mbecchje cchjù punge = La spina più invecchia più punge. Il cattivo invecchiando diventa sempre più malvagio. Alla tavula ’un se ’mbecchje mai.

’MBESTRA s.f. agg. Rovescio. || Alla ’mbestra = Alla rovescia. ’U mundu gire alla ’mbestra = Il mondo gira alla rovescia. Ogni derittu tene lla ’mbestra = In tutte le cose c’è il lato buono ed il lato cattivo. ’MBIARE v. a) Avviare. Avviarsi. || b) Inviare. ’MBIDIA s.f. Invidia. || ’A ’mbidia vrusce l’uocchj cum’a cipolla = L’invidia brucia gli occhi come la cipolla. Acceca! Si ’a ’mbidia fosse guallara ognunu ’a mostrere = Se l’invidia fosse ernia non la si potrebbe nascondere. ’MBIDIARE v. Invidiare. || Miegliu ’mbidiatu ca cumpatisciutu = Meglio essere invidiato che commiserato. ’MBIDIUSU agg. Invidioso. || ’U ’mbidiusu s’u mange lla ’mbidia = L’invidioso è roso dall’invidia. ’U pieju nemicu ie ’n’amicu ’mbidiusu = Il nemico peggiore è un amico invidioso. ’MBIGLIANTE agg. Sveglio. ’MBILICU loc. In bilico. In equilibrio instabile. || ’U carru è rimastu ’mbilicu e ppe’ picca ’ud ie cadutu ’a trempa appendinu = Il carro è rimasto in bilico e per poco non è caduto giù per la scarpata.

’MBECE avv. Invece. ’MBELARE v. Perdere i lumi dell’intelletto. Turbarsi. Accecare. || Quandu viju ’na bella fimmina:’mbielu!

’MBIPERIRE v. Inviperire. || Si ’u tuocchi alla gnagnara se ’mbiperisce = Se lo tocchi nei suoi interessi diventa una vipera.

’MBELENARE v. Avvelenare. Intossicare.

’MBIRDICARE v. Diventare scuro in volto. Cambiare umore.

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’MBISC-CARE v. a) Mescolare. Mischiare. ’Mbisc -care ’e carte = Mischiare le carte. ’Mbisc-are vinu ccu’ acqua è reatu ’e codice penale! = Mettere acqua nel vino è reato da codice penale. || b) Contagiare, trasmettere una malattia per contagio. Fratimma m’ha ’mbisc-catu ’u murbillu = Mio fratello mi ha contagiato il morbillo. L’onestà è ’na malatia c’un se ’mbisc-che = L’onestà non si trasmette per contagio. || c) Frequentare. ’Un te ’mbisc-care ccu’ mali compagni = Non frequentare cattivi compagni. ’MBISC-CATA s.f. Mischiata. Mescolata ’MBISC-CATINA s.f. Miscuglio. Mescolanza. Insalata mista. ’MBISC-CULANZA s.f. Miscuglio. Mescolanza. ’MBITARE v. a) Invitare.’Mbitare unu allu matrimmoniu = Invitare uno alle nozze. Si vo’ ’mbitare ’u tuo nemicu carne de crapa e ligna de ficu = Se vuoi invitare il tuo nemico, carne di capra (che è molto dura) cucinata con legna di fico (che fa molto fumo). || b) Avvitare. ’Mbitare ’na lampadina = Avvitare una lampadina.

’MBOLICARE v. a) Avvolgere. Incartare. Arrotolare. || b) Ingarbugliare. || c) Imbrogliare. ’MBRACARE v. Imbracare. ’MBRATTARE v. Imbrattare. ’MBRAZZA loc. In braccio. || ’U piccirillu ciange ca vo’ tenutu ’mbrazza. O tiegnu ’mbrazza ’u piccirillu o vaju all’acqua = O tengo il bambino o vado a prendere acqua. ’MBRIACARE v. Ubriacare. || Si te vue ’mbriacare, ’mbriacate ’e vinu buonu = Se vuoi ubriacarti, ubriacati con vino buono. ’MBRIACHIZZA s.f. Ubriachezza. ’MBRIACU agg.s.m. Ubriaco. [dal lat. tardo ebriacus = ubriaco] ’MBRIACUNE s.m. Ubriacone. || Acqua alle papare, vinu alli ’mbriacuni = Acqua alle papare, vino agli ubriaconi. ’MBRICCIATA s.f. Ghiaiata: ghiaia sparsa lungo le strade, le vie per assodare il terreno.

’MBITU s.m. Invito. || I ’mbiti su’ cumu i regali, chine ’i fa s’aspette.

’MBRILLOCCARE v. Ornare con gioielli.

’MBIVIENZA loc. Durante la vita. In vita. || Amaru chillu patre ca se spoglie ’mbivienza! = Infelice quel padre che dona i suoi averi prima di morire.

’MBROGLIUNE s.m. Imbroglione. ’MBROSARE v. Imbrogliare. ’MBROSATURA s.f. Fregatura.

’MBIVISCERE v. Resuscitare. ’MBRUOGLIU s.m. Imbroglio. ’MBIZZIARE v. Suggerire risposte e comportamenti. || ’Mbiziare i piccirilli = Smaliziare i fanciulli.

’MBRUSCINARE v. Rotolare nel fango, nella polvere, nella farina, sull’erba,

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ecc. Rotolarsi, girarsi più volte su se stesso. Avvoltolarsi. || ’U puorci se ’mbruscinavenu dintr’u zancu = I maiali si avvoltolavano nel brago. ’U cane se ’mbruscine dintr’a l’erba = Il cane si rotola sull’erba. I pesc-cari se ’mbruscinenu ’nterra = I monelli s’imbrattano di fango rotolandosi per terra. Spizzichino: pipi fritti e ’n’uovu ’mbruscinatu de intra. [dal greco proskineo che letteralmente significa mi prostro fino a strisciare a terra] ’MBUCCARE v. Imboccare. Inghiottire. Abboccare. Berla. || Chi cazzune ca si’, te ’mbucchi tuttu! ’MBUINA s.f. Disordine. Trambusto. Confusione. ’MBUNNU s.m. Nodo. Groppo alla gola. ’MBUOLICA s.f. Imbroglio. Intrigo. Confusione ’MBUOLICATINA o ’MBOLICATINA s.f. Fatto strano, caotico, senza nesso logico. || Quantu ’mbuolicatine chi m’haju sonnatu stanotte! ’MBUOLICUNE s.m. Imbroglione. Confusionario. Arruffone.

INDOVINELLO: Mintu llu mio luongu luongu intra llu tuo tundu tundu, ti lu mintu asciuttu ti lu cacciu guccialiandu. [’u ’mbutu] MEDICUNE s.m. Grande medico. MEDULLA s.f. Midollo. Cervello. || Se divacare ’a medulla = Scervellarsi. Lambiccarsi il cervello, sforzarsi di capire. Cchi mungipielli, quatrà, me fanu dolere ’a medulla! MELE s.m. Miele. || Stu vinu è ’nu mele! St’uva è duce cum’u mele. Se piglienu cchjù musche ccu’ ’na guccia ’e mele ca ccu’ ’na vutta d’acitu = Si prendono più mosche con una goccia di miele che con una botte d’aceto. ’A San Michele l’uva è cumu ’u mele. MELINA n.pr. Carmelina. MELLISE agg. Premice. || Nuce mellise = Noce premice, che si schiaccia con la semplice pressione delle dita. MENTE s.f. Mente. Memoria. || Cacciare mente = Badare. Tènere a mente = Ricordare. ’Mparare a mente = Imparare a memoria.

’MBUTTARE v. Spingere. || ’Un me ’mbuttare ca me fa càdere. Si ’u llu ’mbuttasse io, ’un facisse nente = Se non fossi io a spingerlo, non farebbe nulla.

MENZANILE s.m. Mezzanino: piano di mezzo. Piano tra il pianterreno e il primo piano.

’MBUTTIGLIARE v. Imbottigliare.

MENZIJUORNU s.m. Mezzogiorno. || Essere ’nu cristianu ’e menzijuornu avanti = Essere una persona di poco conto.

’MBUTTITA s.f. Trapunta. Imbottita.

MENZAROLA s.f. Metà di un tomolo.

’MBUTTUNE s.m. Spintone. ’MBUTU s.m. Imbuto.

MENZINA s.f. Metà. || ’Na menzina ’e puorcu = Una metà di maiale macellato. – 204 –


MENZULLU s.m. Misura di capacità o di peso equivalente a mezzo tomolo. || Mienzu menzullu = Quarto di tomolo. MERARE v. Guardare. Mirare. || Mera ccà, ’n’atra picca ere cadutu! MERCATU s.m. agg. a) Mercato. Allu mercatu o frichi o sì fricatu = Al mercato o freghi o sei fregato. (Nelle fiere massima prudenza!) || b) A buon prezzo. Rroba vinduta mercata fa penzare ch’è stata arrobbata. MERENGA s.f. Antica moneta d’oro, coniata a Torino dopo la battaglia di Marengo. || ’Na pignata de merenghe = Una pignatta di monete d’oro. MÈRERE v. Aggiungere grazia all’aspetto. Donare. Addirsi. || ’Stu cappiellu te mere = Questo cappello ti dona, ti sta bene. ’Sta mugliere ’un te mere = Questa moglie non ti si addice. [lat. merere = meritare, essere degno di] MERICA n.pr. America. || Trovare ’a Merica = Trovare l’America, la cuccagna. MERICANU agg. Americano. || Sì ’nu cazzune mericanu! = Sei un cazzone americano! MÈTERE v. Mietere. || Chillu chi simini mieti. Ad ognunu l’arte sua e lli contadini a metere = Ad ognuno il suo mestiere ed i contadini (vadano) a mietere. Jire a metere ccu’ ’na favuce ’e lignu = Andare a mietere con una falce di legno. Adoperare mezzi inadeguati.

MICCI s.m. Capelli arruffati. MICCIARUOLU s.m. Beccuccio: canaletto nel quale passa lo stoppino dei lumi. MICCIU s.f. a) Lucignolo. Stoppino. || b) Membro virile. MICU n.pr. Domenico. Dim. Micuzzu. MIE pron.pers. Me. || Vieni ccu’ mie = Vieni con me. Mie significa anche miei. I frati mie = I miei fratelli. Jieri è muortu ’nu ziu di mie = Ieri è morto un mio zio. MIEDICU s.m. Medico. || Allu cumpessure se po’ dire ’na bugia, allu miedicu no! ’U veru miedicu è Dio. MIEGLIU agg. Meglio. || Ognunu vulisse essere miegliu ’e ’n’atru! Miegliu pocu ca nente = Meglio poco che niente. Miegliu eccussì ca pieju = Meglio così che peggio. MIENDULA s.f. Mandorla, mandorlo. Confetto. MIENZU agg. Mezzo. || Menza = Mezza. Mienzu quartu = Ottava parte di un chilogrammo o ottavo di tomolo. Damme ’nu mienzu chilu d’alici. ’M’haju sucatu ’nu mienzu fiascu ’e vinu. Signu mienzu muortu = Sono mezzo morto. MIERCURI s.m. Mercoledì. MIERULA s.f. Uccello: merla. Il maschio, detto merlo, è di colore nero con becco giallo. [lat merula = merla, merulus = merlo] MIEVUZA s.f. Milza.

MIA s.f.pl. Mila, plurale di mille. || ’Na pampina ’e cientu mia lire = Una banconota da cento mila lire.

MILIU n.pr. Emilio. || Mastru Miliu ere ’nu buonu cusiture.

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MILLARDU sm. Anitra selvatica.[dal franc. Malard = maschio dell’anitra]

MINCHJU agg. Sciocco. Balordo. MINCHJUNATA s.f. Cazzata.

MILOGNA s.f. Tasso: mammifero della famiglia dei mustelidi. [dal lat.melesis = tasso] MILU s.m. Melo, mela. || Milu cocciulillu = Mela nostrana, piccola ma saporita. Milu cutugnu = Mela cotogna. Milajina = Melo selvatico. MILUNATA s.f. Terreno coltivato a cocomeri. Cocomeraia. MILUNE s.m. Melone. || ’U core de fimmine è cumu ’nu milune, a chine ’na fella e a chine ’nu vuccune. Milune ’e acqua = Anguria, cocomero. Milune ’e pane = Melone, popone. Quandu ’u milune esce russu tutti ’nde vulissenu ’na fella = Quando un affare si rivela buono, ognuno vorrebbe goderne.

MINCHJUNE s.m Minchione. Uomo che si lascia facilmente gabbare. || ’A legge è fatta ppe’ lli minchjuni = La legge è fatta per i minchioni, i furbi riescono sempre ad eluderla. Ad essere troppu buoni se passe ppe’ minchjuni = Ad essere troppo buoni si passa per minchioni. Quattru su’ lli veri minchjuni: chine se mange tuttu chillu ca tene, chine dice quantu sa, chine dice quantu tene e chine dice ’nduve va. Quattro sono i veri minchioni: chi sperpera i suoi averi, chi dice quanto sa, chi dice quanto ha e chi dice dove va. MINCHJUNERIE s.f. Fesserie. Sciocchezze. Balordaggine.

MINARE v. a) Menare. Bastonare. Minare ’u ciucciu = Bastonare l’asino. Se minare all’erba virde = Buttarsi sull’erba fresca. Vavatinde sinnò te minu! = Fila, se non vuoi buscarne! Minare cavuci = Tirare calci. Minare ’a cavuce = Preparare la malta, impastare calce con sabbia e acqua. Minare i linzuli = Risciacquare con forza le lenzuola. ’Un minare ’u cane s’un canusci ’u patrune = Non maltrattare il cane se non conosci il padrone. || b) Soffiare (del vento). Mine llu vientu = Soffia il vento.

MINGRANIA s.f. Emicrania.

MINCHJA s.f. Minchia. Membro virile. || Minchja chjna d’acqua = Buono a nulla.

MINNICUTA agg. Donna con grosse mammelle.

MINCHJALI s.m. Organo sessuale del verro (detto anche “verrina” ). Si indicano, così, scherzosamente anche gli occhiali. || ’Un puozzu trovare i minchjali!

MINICU n.pr. Domenico. Dim. Minichiellu. || “Chine cc’ere alli Terrati?” “Minicu ’e Taccu e Giuvanni Tacciune.” MINNA s.f. Mammella. || Alla regione hanu trovatu ’na bella minna, chine suche dde cca e chine suche dde lla! Uocchj e minne se tocchenu ccu’ lle pinne = Occhi e mammelle vanno toccate con le piume, con molta delicatezza. [dal latino minna]

MINTERE v. Mettere. || Se mintere a chjovere, a jazzare = Incominciare a piovere, a nevicare. Se mintere ’na cosa alla capu = Incaponirsi. Mintere unu all’unure d’u mundu = Riabilitare qualcuno dopo una colpa. Mintere a

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muollu ’u baccalà = Mettere a dissalare il baccalà. Mintere acqua alle galline quandu chjove = Fare cosa inutile. [lat mittere = mandare] MINUOCCIULU s.m. Fanello, uccello grazioso della famiglia dei passeriformi. MINUTU s.m. Minuto, sessantesima parte dell’ora. agg. Piccolo. Sottile. || Pasta minuta = Pastina per brodo. Surache minute o cecamariti = Fagioli con l’occhio. MINUZZAGLIA s.f. Minutaglia, cose minute. MINUZZARE v. Sminuzzare. Spezzettare. MISATA s.f. a) Un mese intero. || b) Paga mensile del pensionato. Mesata.

frittu ccu’ pipazzu, in umidu, vullutu e spicchjatu allu piattu ccu’ uogliu e petrusinu. L’antivijilia: cullurielli e vinu! ’MMERDA s.f. Merda. || Cchi puzza ’e ’mmerda, quatrà! Intr’u magazzinu cci haju trovatu ’mmerda ’e surici. ’MMERDUSU agg. Spregevole. Merdoso, pieno di merda. ’MMIENZU loc. In mezzo. || Signu ’mmienzu ’u mare! ’Mmienzu ’u mare ’un cce su’ taverne. Peccatu! MO’ avv. Adesso,ora. || ’E mo’ chi vene = Da tanto tempo. Su’ ricuoti i quatrari? Se, ’e mo chi vene! MOJA s.f. Bovina: sterco di bestie vaccine. Sterco. MOLLACCU agg. Molliccio. Molle.

MISSA s.f. Messa. || Missa pizzuta = Messa votiva col l’obolo di amici e conoscenti. Perdere ’a missa = Arrivare in ritardo a messa. Su ditte ’e misse! = E’ finito tutto, non vi è più rimedio. Missa cantata, tavula parata = Messa cantata, tavola apparecchiata. La messa cantata veniva celebrata all’ora di pranzo. Luongu cumu ’na missa cantata = Discorso lungo e noioso come una messa cantata. MISURIELLU s.m. Antica misura per gli aridi, equivalente ad un sedicesimo di tomolo. MITIRDA n.pr. Matilde. ’MMACULATA n.pr. Immacolata. || ’A novena d’a ’Mmaculata se fa alla ghjesa ’e santu Cuosimu. Ad Ajellu, alla ’Mmaculata venenu i zampugnari. ’A vijilia d’a ’Mmaculata ne mangiamu ’na pinna ’e baccalà fattu ’e tutt’e manere:

MOLLETTA s.f. Attrezzo per attizzare il fuoco o rimuovere i carboni accesi. MOLLIARE v. a) Molleggiare. || b) Indugiare. MOMMU O MMOCU s.m. Orco. Uomo nero. MONACHIELLU s.m. Monachetto. Ferro su cui poggia la stanghetta del saliscendi, detto anche nasello. MORGA s.f. Morchia, sedimento dell’olio che viene usato per la preparazione dei saponi. || Morgusu = Pieno di morchia. [dal greco amorghe = feccia] MORTA s.f. Mantide religiosa, insetto così chiamato perchè assume spesso l’atteggiamento che ricorda quello di uno che prega. Di colore verde, somiglia ad un grillo.

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MORTAGGIU s.m. Funerale. MOSTRA s.f. Morsa: attrezzo del falegname e del fabbro. MOVERE v. Muovere. ’MPACCE loc. Al cospetto, dinanzi. In faccia, di fronte. ’MPACCHJA s.f. Donna maldestra. || Muglierta è ’na ’mpacchja.

’MPALLUNARE v. a) Cadere rotolando. Me signu ’mpallunatu ’e scale appendinu. || b) Millantare. Quantu fissarie sta’ ’mpallunandu? || c) Aggrovigliare. Ha minatu ’u vientu e li panni su tutti ’mpallunati. ’MPAMARE v. Infamare. ’MPANARE v. Impanare. Passare nel pane grattugiato carne, polpette e simili, prima di friggere.

’MPACCHJARE v. Appiccicare. Attaccare. Incollare. Sbattere. Urtare. Appioppare. || ’Mpacchjare ’i francubulli alle littere = Appiccicare i francobolli alle lettere. Sta colla ’un ’mpacchje de nente = Questa colla non appiccica affatto. ’Mpacchjare ’a machina allu muru = Sbattere la macchina contro un muro. ’Mpacchjare ’nu cazzottu ad unu = Appioppare un pugno a qualcuno. [dal lat.impactio = urto, collisione]

’MPANNU loc. Sulla superficie di un liquido.

’MPACCHJATINA s.f. a) Appiccicatura. || b) Imbrattamento. || c) Decorazione o pittura orribile.

’MPAPPAGALLATU agg. Impappinato. Confuso. Imbranato.

’MPACCHJUSU agg. Vischioso. Attaccaticcio. Appiccicaticcio. Appiccicoso. ’MPACCIU s.m. Impedimento. Impaccio. Fastidio. ’MPACE loc. In pace. ’MPAGLIARE v. Impagliare. ’MPAJARE v. Mettere sotto giogo (dicesi dei buoi). Aggiogare. Sottoporre qualcuno a duro lavoro. ’MPALLARE v. Impallare. ’MPALLOTTARE v. Fare pallottole.

’MPAPINARE v. Impappinare o impappinarsi. Confondersi. || Me signu ’mpapinatu = Mi sono confuso. ’MPAPOCCHJARE v. Ingannare. Imbrogliare. Confondere. [dal latino pappa = impiastro, pasticcio. Spregiativo papocchia.]

’MPARADISU loc. In paradiso. || ’Mparadisu ’un se va ’ncarrozza = In paradiso non si va in carrozza. Chine tene santi va ’mparadisu. ’MPARARE v. a) Imparare. Apprendere. Nessunu nasce ’mparatu = Nessuno nasce dotto, maestro.Tutto si può imparare, basta volerlo. ’Mpara l’arte e mintala de parte = Impara l’arte e mettila da parte. Chine ’un pate ’un se ’mpare. Chi non soffre, chi non fatica non impara. || b) Insegnare.Chillu è ’nu mastru ca ’mpare buonu = Quello è un ottimo insegnante. T’haju ’mparare e t’haju perdere! = Ti devo insegnare un mestiere e a vivere e poi ti devo perdere.

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’MPARINARE v.Infarinare. || Alici e sarde vuonu ’mparinati e fritti.

si. Partire. Me signu ’mpesatu alle quattru d’a matina = Sono partito alla quattro del mattino.

’MPARU agg. Comodo. Agevole. || Via ’mpara = Via, strada agevole. Stare ’mparu = Stare comodo. Te si’ conzatu ’mparu = Ti sei fatto una bella posizione.

’MPESTARE v. Infestare. Appestare. || Ccu’ sta pippa ’mpiesti tutta ’a casa = Con questa pipa appesti tutta la casa.

’MPASSARE v. Fasciare. || ’Mpassare ’nu vrazzu = Fasciare un braccio.

’MPIASTRU s.m. Impiastro. Fig. Persona noiosa.

’MPASTARE v. Impastare.

’MPICARE v. a) Impiccare. ’U latru fa llu boia e l’arrobatu vene ’mpicatu = Il ladro fa il boia e il derubato viene impiccato. Proverbio che esprime grande sfiducia nella giustizia. Alla casa d’u ’mpicatu ’un parrare mai de corde = Non risvegliare un dolore a chi lo ha già patito. || b) Agganciare. Appendere. Si ’un ’mpichi, ’un spichi = Se non agganci, non sganci. Se non lavori, non mangi.

’MPASTOCCHIARE v. Impastocchiare. ’MPASTURARE v. Impastoiare: legare gli animali perché non si allontanino. || ’Mpasturatu = Legato, ostacolato nei movimenti, impastoiato. Ccu’ ’sta lanetta ’e lana ’e piecura me sientu tuttu ’mpasturatu. ’MPASTURAVACCA s.m. Specie di serpe lunga che si attorciglia ai piedi di una vacca per succhiare il latte. ’MPATATU agg. Fatato. Dotato di poteri soprannaturali. ’MPATTARE v. Impattare. Pareggiare. ’MPENDERE v. Ingannare. Buggerare. Fregare. || Si ’nu ciuotu ’mpendutu = Sei uno stupido buggerato. Si ’nde ’mpende = Se ne frega. Te ’mpiendi! = Ben ti sta, ti freghi! Te sì fattu ’mpendere ’n’atra vota = Ti sei fatto fregare un’altra volta. ’MPERMIERI s.m. Infermiere.

’MPICCIA s.f. Capriccio. || Pigliare ’na ’mpiccia = Fare i capricci, le bizze. (Riferito ai bambini.) ’MPICCIAREv. Impicciarsi. Intromettersi. || Chine se ’mpicce, s’a spicce = Chi si mette negli imbrogli, se la sbrighi da solo. Chi è causa del suo male pianga se stesso. ’Un te ’ntricare, ’un te ’mpicciare, ’un fare bene ca ricievi male = Non intrigarti in brutti affari, non impicciarti dei fatti altrui, non fare bene perchè male riceverai. Si dici sì te ’mpicci, si dici no te spicci = Con un sì ti impicci, con un no ti sbrighi. ’MPICCIU s.m. Fastidio. Impiccio. Imbroglio.

’MPESARE v. a) Caricare un peso sulle spalle, sul capo. Portare via con impeto. S’ha ’mpesatu ’nu quintale ’e farina cumu nente. ’U jume s’ha ’mpesatu ’nu ticine e ’nu chjuppu. || b) Avviar-

’MPICCIUSU agg. Fastidioso. Impiccione. ’MPICIARE v. Impeciare.

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’MPIPARE v. Impepare. Condire con pepe.

’MPICIATA s.f. Incerata. ’MPIERNU s.f. Inferno. || ’U ’mpiernu veru è supra sta terra. Essere ’nu cippu ’e ’mpiernu = Essere malvagio. Si monaca te fai ’u ’mpiernu attizzi, si te mariti ’u ’mpiernu abbrazzi = Se ti fai monaca l’inferno alimenterai, se ti sposi l’abbraccerai. Chine vo’ provare ’u ’mpiernu facisse llu forgiaru d’estate e llu fravicature de viernu = Chi vuole provare le pene dell’inferno, faccia il fabbro d’estate ed il muratore d’inverno. ’MPIGNARE v. Impegnare. Dare in pegno. ’MPILARE v. Infilare. || ’U zu’ Cicciu avìe ’na turdulena c’un rescìe a ’mpilare ’a chjave alla porta. ’A nanna, benediche, ancora ’mpile l’acu. ’MPILLARE v. Impantanarsi. Affondare, rimanere imprigionato nel fango. ’MPILLICCARE v. Adornarsi con ricercatezza. || Tu ’un m’a cunti giusta, te ’mpillicchi sempre, avisse ’u ’nnammuratu? ’MPINGERE v. a) Attaccare. Appiccicare. ’Mpingere manifesti = Attaccare, affiggere manifesti. Pare ’mpittu ccu’ sputazza = Sembra appiccicato con lo sputo. C’ere chjusu ma c’ere lla chjave ’mpitta. || b) Rifilare. M’ha ’mpittu 50 euri favuzi = Mi ha rifilato 50 euro falsi [dal lat. impingere = spingere contro] ’MPINNARE v. Mettere le penne o i primi peli. ’MPINNATA s.f. Gronda. La parte sporgente del tetto dalla quale gronda l’acqua piovana.

’MPIRUCCARE v. Ubriacare. || Te sì ’mpiruccatu = Ti sei ubriacato. ’MPIRUNARE v. Conficcare. Inturgidire. ’MPISTUNARE v. Irrigidire. Rizzare. Inturgidire. ’MPIZZARE v. a) Infilzare. Infilare. Conficcare. ’Mpizzare ’nu palu ’nterra = Conficcare un palo per terra. || b) Indicare. Addidare. ’Mpizzacce ’ndo sta llu miedicu = Indicagli dove abita il medico. ’MPIZZILLICU loc. All’estremità. Sull’orlo. Sulla punta. || ’Un caminare ’mpizzillicu ca sutte cc’ie ’na trempa. ’Mpizzillicu alla lingua = Sulla punta della lingua. ’MPIZZU loc. Sull’orlo. All’estremità. || Famme trasere ’mpizzu ’mpizzu ca pue largu io me fazzu. ’MPOCARE v. Riscaldare. Infuocare. ’MPORMARE v. Informare. || ’Mpormatu = Informato. ’MPOSTARE v.Impostare. ’MPRASC-CARE v. Colpire il volto di una persona con le mani aperte. || Finiscila sinnò te ’mprasc-cu! ’MPRENARE v. Impregnare: fecondare la femmina. Ingravidare: rendere gravida. ’MPRESTARE v. Prestare. ’MPRISA s.f. Impresa.

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’MPRITTULIARE v. Curiosare. Intromettersi negli affari degli altri.

Pigliare ’mpuzu = Alzare di soppeso. MUBBIU s.m. Anestesia.

’MPRITTULIERU agg. Impiccione. Ficcanaso. Curiosone.

MUCARE v. Marcire. Ammuffire. Bacare. || Piru mucatu = Pera bacata.

’MPRUBICU loc. In pubblico. ’MPRUDENZA s.f. Influenza. Raffreddore. ’MPRUNTA s.f. a) Impronta. || b) Campione di vino o di altri prodotti. Si me vue vindere vinu, m’ha portare ’a ’mprunta. ’MPUCCIARE v. Accusare. ’MPUGARE v. Agitarsi, eccitarsi, inquietarsi. || L’ape su’ ’mpugate = Le api sono agitate, eccitate, inquiete. ’MPULLA s.f. Bolla. Vescichetta che si fa sulla pelle. || Tiegnu ’na ’mpulla sutt’a chianta d’u pede c’un puozzu caminare ’e nente. [dal lat. bulla = bolla] ’MPUOSIMARE v. Inamidare. Dar l’amido alla biancheria.

MUCCAGLIULU s.m. Spurgo. Sputacchio. MUCCATURU o MACCATURU s.m. Fazzoletto. || Fare ’nu nudicu allu maccaturu = Fare un nodo al fazzoletto. (Per non dimenticarsi di qualcosa.) [dal francese mouchoir = fazzoletto] MUCCU s.m. Muco. Moccio. || Stujate ’u muccu ca me fa venire ’u vuombicu! Maccaturu intr’a sacchetta e muccu alla manica d’a giacca. (Pulizzate no!) [dal lat.mucus-i = muco, moccio] MUCCUSU agg. Moccioso. MUE avv. Adesso. || Mue cummu e mue = Adesso come adesso. Vida mue = Così così, insomma. Cumu te sienti? Vida mue!

’MPUTTANIRE v. Prostituire. Deteriorarsi.

MUGLIERE s.f. Moglie. || Moglima o muglierma = Mia moglie. Muglierta = Tua moglie. ’N’a mugliere sperta è la furtuna d’a casa = Una brava moglie è la fortuna della casa. Mugliere e fuocu sfriculìali ogne pocu! = Moglie e fuoco vanno stuzzicati, ravvivati in continuazione. ’A fimmina piccante pigliatilla ppe’ amante, ’a fimmina cucinera pigliatilla ppe’ mugliere. Dare i cavuzi alla mugliere = Farla comandare in tutto. ’Na bona mugliere è chilla ca parre pocu = Una buona moglie è quella che parla poco. [dal lat. mulier-eris = moglie]

’MPUZU loc. Di soppeso. Sollevando da terra con la forza delle braccia. ||

MULINARU s.m. Mugnaio. || Quandu i mulinari se liticanu, pigliate ’a cirma

’MPURBERATU agg. Impolverato. ’MPURNARE v. Infornare. ’MPURRARE (arc.) v. Incitare gli animali a correre, a fuggire, ad inseguire. ’MPUSSESSU loc. In possesso. ’MPUSTEMARE v. Impostemirsi. Far postema.

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e vavatinde = Quando i mugnai litigano, prendi il tuo sacco di farina e vattene. Si cangi mulinaru cangi latru = A cambiar mugnaio si cambia ladro. INDOVINELLO: Quandu tene acqua vive vinu quandu ’un tene acqua vive acqua. [’u mulinaru] MULINGIANA s.f. Melanzana. MULINU s.m. Mulino. || ’U ciucciu ’un cce va sulu allu mulinu = L’asino non va mai da solo al mulino. Si vue ’mparare i figli, mandali alla scola o allu mulinu. (I figli devono studiare o imparare un mestiere.) Chine va allu mulinu se ’mbratte de farina = Chi va al mulino s’infarina. MULLICA s.f. a) Mollica. Briciola. Chine mange fa mulliche. Grattacasa e grattacasa ’un de fanu mulliche. || b) Momento. Attimo. Ogne mullica = Ogni momento.

Tutt’u mundu è paise = Tutto il mondo è paese. Chine gire llu mundu mundu vide, chine reste alla casa mancu cce cride. De l’atru mundu nessunu è mai tornatu. MUNGIULIARE v. Palpeggiare con frequenza. Palpare. Spiegazzare. || ’Nu pimbaduoru tuttu mungiuliatu vo’ sulu jettatu. MUNGIULIATA s.f. Palpata. MUNGIPIELLU s.m. Diavolo. Monello. f. Mungipella. || Chi mungipielli! = Che branco di monelli, che diavoli! [da Mongibello = Etna.] MUNITA s.f. Moneta. || ’A vita ’ud ie vita quandu manche lla munita! MUNTA s.f. Monta. L’accoppiamento di animali come cavalli, asini, pecore, ecc. MUNTAGNARU agg. Montanaro

MULLURA s. f. Temperatura tiepida.

MANUMBESTRA s.f. Manrovescio.

MULU s.m. Mulo.

MUNZIELLU s.m. Mucchio. Ammasso. || Si ’nu munziellu ’e merda = Sei un essere schifoso.

MUNDARE v. Mondare. Sbucciare. || Mundare ’e patate = Sbucciare le patate. [dal lat.tardo mundare] MUNDAROLA agg. Che si sbuccia facilmente. MUNDIZZA s.f. Immondizia. Spazzatura. MUNDIZZARU s.m. Mondezzaio. MUNDU s.m. Mondo || L’atru mundu = L’aldilà. ’U mundu è fattu a scale chine saglie e chine cale = Il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale. Ma i furbi prendono l’ascensore.

MUOLLU agg. Molle. Soffice. || Chine trove muollu scave ’nfundu = Chi trova una situazione facile, ne approfitta. MUORTU agg. e s.m. Morto. || E’ muortu Vespulla sutt’a vutta = E’ morto Vespulla sotto la botte. Dopu muortu se cuntenu i miraculi. All’assente e allu muortu ’un fare mai tuortu. ’U muortu tene sempre tuortu. MUORZU s.m. Piccola parte, pezzetto, morso. [dallo spagnolo almuerzo col significato di spuntino, piccola colazione]

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MURA s.f. Frutto del rovo o del gelso. Mora. || Mura janche = Gelse.

spagn. al- muerzo = primo pasto, colazione]

MURBILLU s.f. Morbillo. || Curre llu murbillu = C’è una epidemia di morbillo. ’U murbillu tri juorni nasce, tri juorni pasce, tri juorni more.

MURTAGLIULU s.m. a) Battaglio della campana. || b) Picchiotto: martello dei portoni. MURTARU s.m. Mortaio.

MURFUSU agg. Moccioso. Smorfioso. MURTILLA s.f. Mirto. Mirtillo. MURMURIAMIENTU s.m. Mormorio. Mormorio di approvazione o di disapprovazione. MURMURIARE v. Borbottare. Mormorare. MURMURIZZU s.m. Bisbiglio. Mormorio.

MURTUORIU s.m. Mortorio. Funerale. || Alla chiazza cc’è ’nu murtuoriu = In piazza c’è un mortorio, non c’è anima viva. ’E campane sonenu a murtuoriu = Le campane suonano a morto, a lenti e lugubri rintocchi. Carricare a murtuoriu = Caricare oltre misura.

MURRA s.f. a) Folla. Moltitudine. Gran numero di persone. || b) Morra: gioco d’azzardo.

MURU s.m. Muro. pl. mura. || Tene lla capu cumu ’nu muru = Ha la testa come un muro. Sbattere ’a capu i mura mura = Sbattere il capo contro il muro. Avere molti grattacapi.

MURRICULIARE v. Fare moine. Fare capricci.

MUSCAGLIONE s.m. Moscone.

MURROIDI s.m. Emorroidi.

MUSCA s.f. Mosca. || Musca cavallina = Tafano, assillo, mosca che tortura cavalli e buoi. Si te sta fermu te mangenu ’e musche = Se stai fermo, le mosche ti divorano. Minate ’e musche ccu’ la cuda tua = Allontana le mosche con la tua coda. Cerca di risolvere da solo i tuoi problemi, non ti aspettare aiuto da nessuno.

MURRUNE s.m. Radice. La parte dell’albero che resta fissa al terreno dopo essere stato reciso.

MUSCARIELLU s.m. a) Moscerino. || b) Sorta di pesca, piccola e dalla polpa bianca e succosa.

MURSIELLU s.m. a) Colazione che i contadini sono soliti fare quando lavorano nei campi. Spuntino. Beruzzo o beruzzolo. || b) Piatto tipico catanzarese fatto con interiora di bovini. [dallo

MUSCATU s.m. Moscato. || Muscatiellu = Moscatello.

MURRICULU s.m. Moina. Capriccio. Daddolo. Vezzo, smorfia. || Quantu murriculi! = Quanti daddoli! MURRICULUSU agg. Capriccioso. Smorfioso. Pieno di moine. Schifiltoso. Daddoloso.

MUSCIARE v. Tentennare. Temporeggiare. Esitare.

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MUSCIARIA s.f. Lentezza. Fiacchezza. MUSCIELLU s.m. Randello: bastone corto che serve a stringere le legature delle balle e delle some. MUSCIU agg. a) Lento. Floscio. Moscio. ’U mastru è buonu, ma è troppu musciu. ’Na fimmina muscia te fa calare ’u latte. || b) Appassito. Lattuca muscia = Lattuga appassita. MUSSAROLA o MUSSALE s.f. Museruola.

MUSTAZZUTU agg. Baffuto. MUSTRA s.f. Mostra: telaio delle porte o delle finestre. MUTICHIARE v. Muovere. || ’Un te mutichiare ca me fa girare ’u mundu. MUTTIETTU s.m. a) Moina. Vezzo. Essere chjnu ’e muttietti = Fare troppe smancerie. Muttettusu = Smorfioso, che fa tante moine, tante smancerie. || b) Mottetto: breve componimento poetico o musicale popolare, stornello. MUZZETTA s.f. Mozzetta.

MUSSIARE v. Torcere il muso. MUSSIATA s.f. Musata. Smorfia di dispetto, di dispiacere, di disgusto. MUSSU s.m. Muso. || Portare ’u mussu =Tenere il broncio. Te rump’u mussu = Ti spacco il muso. MUSSUTU agg. Chi ha grosse labbra. || ’Ndo t’ha fatti i capilli? ’Ndo Geniu ’u mussutu. MUSTAZZU s.m. Baffo. || Ridere sutt’i mustazzi = Ridere sotto i baffi. Se liccare i mustazzi = Leccarsi i baffi. [dal greco medievale mustaki, classico mystaks-akos = labbro superiore; il francese ha il termine moustache = baffo]

MUZZICATINA s.f. Morsicatura. MUZZICUNE s.m. Boccone. Morso. Mozzicone. MUZZU agg. Troncato. Mozzo. || Juovi muzzu = l’ultimo giovedì di carnevale. MUZZUNE s.m. Cicca di sigaro o di sigaretta. Mozzicone.

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MUSTAZZUOLU s.m. Mostacciolo.

MUZZICARE v. Mordere. Morsicare. || I cani gruossi ’un se muzzichenu unu ccu’ l’atru = Cane non morde cane. Amure mio, famme muzzicare ’ndo tu cci ha muzzicatu! ’A vipera c’ha muzzicatu ’a matriamma è morta ’ntossicata = La vipera che ha morso mia suocera è morta avvelenata.

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’NCAMATU agg . Affamato.

N

’NCAMBIU loc. In cambio. ’N prep. In. ’NA art.ind. Una. || ’Nu = uno. ’Nu litru ’e vinu = Un litro di vino. ’Na birra = Una birra. NANNU s.m Nonno. Dim. nannuzzu, nannariellu. || Pecchi’ simu parienti? Pecchì ’u nannu mio e llu nannu tuo erenu dui nanni. Si ’u nannu ’un morìe, ancora campave.

’NCAMMISA loc. In camicia. In maniche di camicia. ’NCANNATA s.f. Soffitto, tettoia fatti di canne. ’NCAPPARE v. Incappare. || ’Ncappare alla trapula = Cadere in trappola. ’NCAPPOTTARE v. Capovolgere. Ribaltare.

NANNUTA s.m. Tuo nonno. ’NCAPU loc. In capo. In testa. NASCA s.f. a) Narice. Parrare ccu’ lle nasche = Parlare con voce nasale. Tiegnu ’e nasche attippate = Ho il naso otturato. Jettare fuocu de nasche = Buttare fuoco dalle narici. Montare su tutte le furie. A chillu le fete lla nasca = Quello è un uomo superbo con tutti. || b) Varietà di fungo: Ditola, manina. NASCUTU agg. Superbo. Altezzoso. NASU s.m. Naso. || Nasu chi cule = Naso che gocciola. Nasu attippatu = Naso tappato. ’Na bella vrogna de nasu = Un bel naso grande e grosso. ’Un te pulizzare ’u nasu ccu’ lli jirita ch’è brigogna. Nasu ’a pilinga = Naso lungo e sottile. Stujate ’u nasu = Pulisciti il naso. Maccaturu d’u nasu = Fazzoletto.

’NCARARE v. Rincarare. ’NCARNARE v. Incarnare. Incarnire. Abituarsi. Contrarre un vizio, una abitudine. || ’Ncarnatu = Incarnato, abituato. Ugna ’ncarnata = Unghia incarnita, incarnata. ’Ncarnare allu juocu, allu vinu = Contrarre il vizio del gioco, del vino. ’NCARNU s.m. a) Piacevole abitudine. Vizio. || b) Esca, allettamento ingan-nevole. dim. ’Ncarnariellu. ’Un cce pigliare ’u ’ncarnariellu = Non farci l’abitudine!

NATARE v. Nuotare.

’NCARRICARE v. Fregarsene. || Mi ’nde ’ncarricu = Me ne frego. Si nascisse ’n’atra vota me ’ncarricasse d’a matematica e d’a scola.

NATATURE s.m. Nuotatore.

’NCARPATU agg. Infeltrito

’NCACCHJARE v.Caricare. Avviarsi.

’NCARRUOCCIULARE v. Arrotolare. Farsi una sigaretta con la cartina.

’NCAFORCHIARE v. Infilare qualcosa dentro un buco per nasconderla. [dal greco kataforeo = porto sotto, nascondo]

’NCARTARE v. Incartare. ’NCASU loc. In caso.

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’NCATARRARE v. Prendere il catarro. [dal greco katarrhus = che scorre in giù]

’NCHJANARE v. Salire || Gatà,’un me fare ’nchjanare i cazzi! A ’nchjanare cce vue fatica, a scindere ’un cce vue nente.

’NCATASTARE v. Accatastare. ’NCATINAZZARE v. Mettere il catenaccio. Chiudere ermeticamente. ’NCAVARCARE v. a) Accavallare. Stare tutt’u juornu ccu’ l’anche ’ncavarcate = Stare tutto il giorno con le gambe accavallate. Oziare. Tiegnu ’nu nierbu ’ncavarcatu = Ho un nervo accavallato. || b) Sottomettere. ’Un te fare ’ncavarcare ’e muglierta = Non ti fare sottomettere da tua moglie.

’NCHJARARE v. Rendere o diventare limpido. Schiarire. || ’Nchjarare i panni = Risciacquare i panni. ’U vinu s’è ’nchjaratu! = Il vino si è schiarito. ’NCHJASTRARIELLU s. m. Oggetto piccolo e di scarso valore. Bazzecola. ’NCHJATTARE v. Ingrassare. || Si unu mange assai se ’nchjatte cumu ’nu puorcu. ’NCHJOSTRU s.m Inchiostro.

’NCAZZARE v. Incazzarsi. Andare in furia. Adirarsi. || Te ’ncazzi ppe’ nente. ’Un te ’ncazzare ca te fa male allu core. Quandu te ’ncazzi pari ’nu pazzu. ’NCAZZUNITU agg. Incretinito. Ingrullito.

’NCHJOVARE v. Inchiodare. || ’Nchjovare ’u casciune = Inchiodare il cassone delle provviste per poi aprirlo dopo Natale. ’U Segnure, ppe’ l’amure nostra, s’è fattu ’nchjovare alla cruce. ’NCHJUMBARE v. Impiombare. || ’Nchiumbare ’nu dente,’na ganga = Impiombare un dente, un molare.

’NCAZZUSU agg. Stizzoso. ’NCAZZILLARE v. Ficcare. Introdurre con forza una cosa in un’altra. ’NCECARE v. Diventare cieco. Accecare. || Chine vide cchjù de mie vulisse ’ncecare = Chi vede più di me possa diventare cieco. ’Un studiare assai ca ’nciechi. ’NCERAMILATA s.f. Tetto di tegole. ’NCERRICARE v. Arrossire. Fare il viso rosso (per rabbia, vergogna, passione, ecc.) || ’Ncerricatu = Rosso in viso, paonazzo. ’NCHJACCARE v. Prendere al laccio, al cappio. Accalappiare. ’Nchjaccacani = Accalappiacani.

’NCHJURRARE v. Bere con avidità. || S’ha ’nchjurratu ’nu fiascu ’e vinu a ’na tirata = Ha tracannato un fiasco di vino tutto d’un fiato. ’NCIENZU s.m. Incenso. || Coccitiellu ’e ’ncienzu = Granello di incenso. ’NCIGNARE v. a) Cominciare. Iniziare. ’Ncignare ’a vutta, ’na pezza ’e casu, ’nu capeccuollu. ’Ncignare a mangiare, a parrare. Domane ’ncigne lla scola. || b) Maturare (parlandosi di frutta e verdura). Alla macchja su’ ’ncignati i piestrica ,i pruna,i pira. ’NCINNARATU agg. Ceneroso. Incenerato.

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’NCINTA agg.f. Incinta.

’NCRISCIENZA s.f. Pigrizia. Accidia. Tedio.

’NCIOTARE v. Stordire. Incretinire. || Stative citu ca me stati ’nciotandu! Te si’ ’nciotatu d’u tuttu = Ti sei completamente ingrullito. ’NCIRATA s.f. Tela plastificata. ’NCIRATU agg. Incerato. || Casu ’nciratu = Cacio che incomincia a prendere consistenza, a diventare solido. ’NCITRULIRE v. Incitrullire. Ingrullire. ’NCIUCARE v. Ubriacarsi. || ’Nciucatu = Ubriacato. ’NCOLLARE v. Incollare.

’NCRISCIUSU agg. Pigro. Poltrone. || Tu si’ ’nu ’ncrisciusu natu = Tu sei pigro di natura. ’U cane ’ncrisciusu se licche lle petre = Il cane pigro lecca le pietre. ’NCROCCARE v. a) Agganciare. Uncinare. ’Ncroccare ’e suppressate alli travi. || b) Afferrare, impossessarsi. S’ha ’ncroccatu tuttu chillu chi cc’ere e si ’nd’è jutu. || c) Diventare soci (’a patrune e sutta). Giocando a ’patrune e sutta’: “Vo’ ’ncroccare ccu’ mie?” “Se, però si si’ tu cci ’nde puorti unu, si’ signu io cci ’nde puortu ’n’atru”.

’NCOMITU s.m. Incomodo.

’NCROZZARE v. a) Ostinarsi. Incaponirsi. Quandu te ’ncruozzi, ’un te convince nullu! || b) Dare alla testa. Stu vinu ’ncrozze = Questo vino dà alla testa, stordisce.

’NCORCHIULARE v. Coprirsi di crosta. Incrostare.

’NCRUCCHETTARE v. Aggangherare, fermare con gangheri.

’NCOLLINCOLLANCA loc. Sul collo con le anche. A cavalcioni.

’NCRUCE loc. In croce.

’NCOSCIARE v. Lavorare sodo. ’NCOSCINARE v. Diventare gobbo. Aggobbire. ’NCREPARE v. Sfottere. Indispettire. ’NCRICCARE v. Inarcare. Arricciare. || ’Ncriccare ’a cuda = Inarcare la coda. ’Ncriccare ’u mustazzu = Arricciare i baffi. ’NCRICCATA s.f. Arricciatura. ’NCRISCERE v. Non avere voglia di fare per pigrizia o per fiacchezza. || Me ’ncrisce de escere = Non ho voglia di uscire.

’NCUCUNATU agg. Accovacciato. Rannicchiato. ’NCUDINE s.f. Incudine. ’NCUFUNATU agg. Affossato. Incassato. || Quandu me siedu a sta poltrona me sientu ’ncufunatu. ’NCUGNARE v. a) Picchiare con un martello, con una mazza, ecc. Cce pue ’ncugnare ccu’ ’na mazza = Te lo posso garantire in modo certo, lo puoi ritenere per certo. || b) Mangiare a crepapelle (abbuffarsi). Me signu ’ncugnatu de sazizze = Mi sono abbuffato di salsicce. || c) Mettere (anche in senso

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osceno). ’Ncugnare tasse = Imporre, mettere tasse. ’U governu sta ’ncugnandu tasse tra capu e nuce de cuollu. || d) Sbattere. ’Ncugnare ’a machina allu muru = Sbattere la macchina contro il muro. ’NCUJARE v. Fare uno sforzo. Sforzarsi per aiutare l’evacuazione delle feci. Premere sullo sfintere. || ’Un te ’ncujare ca t’esce lla guallara. [lat. incogere = sforzare] ’NCULARE v. a) Buggerare. Frodare. E’ rimastu ’nculatu = E’ rimasto buggerato. || b) Sprofondare. Franare. ’U pavimentu ie abbardatu e se pue ’nculare a ’na vota = C’è il pericolo che il pavimento sprofondi. S’è ’nculatu ’nu terminale! = E’ franata una scarpata. ’NCULARINARE v. Mangiare a crepapelle. ’NCULLURAREv. a) Acciambellare o acciambellarsi. ’A gatta s’è ’ncullurata supr’u divanu = La gatta s’è acciambellata sul divano. || b) Attorcigliare. Avvinghiare. ’Nu cursune s’ere ’nculluratu alle gambe de ’nu cavallu = Una biscia s’era attorcigliata alle gambe di un cavallo. ’NCUOCCIU loc. a) In grani, in chicchi. Pipe ’ncuocciu = Pepe in grani. || b) A chiccco, ad uno ad uno. Cuntare ’ncuocciu = Contare ad uno ad uno. ’NCUOLLU loc. Addosso. || Me stavi veniendu ’ncuollu! Mintere ’e manu ’ncuollu = Mettere le mani addosso. ’NCUOPPULARE o’NCOPPULARE v. a) Coprire. || b) Rannuvolarsi. ’U cielu s’è ’ncoppulatu ’n’atra vota = Il cielo si è rannuvolato un’altra volta.

’NCUTTU agg. Fitto. Stretto. Folto. Dicesi di cose fra loro molto vicine. || ’Ncutti cumu sarde salate = Stretti come le acciughe nel tinello. ’NCUTUGNARE v. a) Pigiare. Comprimere. || b) Coire. ’NCUVERCHJARE v. Coprire. Coperchiare. || ’Ncuverchja ’a ’nzalata ca cce vanu ’e musche. ’NDAITA s.f. Impalcatura. || Grupu ’e ’ndaita = Buco quadrangolare sul muro esterno di una costruzione, che serve per allestire l’impalcatura. È cadutu d’a ’ndaita e s’ha ruttu dui fila ’e costa. ’NDE avv. e pron. Ne. || ’Nde viegnu mue = Ne vengo ora. ’Un sacciu chi ’nde fare = Non so che farne. ’NDIANU agg. Indiano. || Ficu ’ndiana = Fico d’India. Gallu ’ndianu = Gallo d’India o tacchino. ’NDIAVULATU agg. Indiavolato. ’NDIRILLU agg. Piccolo e stretto. Striminzito (dicesi di indumenti piccoli e stretti). || Stu giaccu te va ’ndirillu = Questa giacca ti veste male perchè è piccola e stretta. ’NDO avv. Dove. || ’Ndo si statu? = Dove sei stato? Se sa ’ndo se nasce, ma ’un se sa ’ndo se more = Sappiamo dove siamo nati, ma non dove moriremo. ’Ndo vai truovi guai! = Ovunque vai trovi guai! ’Ndo ’un sì chiamatu ’un jire = Non andare dove non sei invitato. ’NDOVIELLI loc. In nessun luogo. || ’Ndo vai? ’Ndovielli! Ccu’ stu malu tiempu ’un jire ’ndovielli. [dal latino ubi.

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Tipica è l’espressione: ’ndo vai? ’ndo vielli = dove vai? Da nessuna parte. L’espressione dialettale “’ndo vielli ” è una sincope del latino ubi est nihil = dove non c’è nulla]

vandu neglia = Il lupo vuole nebbia fitta. Tri neglie fanu chjovere, tri chjovute fanu ’nu jume, tri feste d’abballu fanu ’a fimmina puttana. NEGLIULIZZU s.m. Nebbia fitta.

’NDRANGHITA s.f. Malavita. Mafia calabrese. [dal greco andragathia = contegno virile, coraggio]

NEGLIUSU agg. Nuvoloso. Nebbioso. NEGOZZIU s.m. Negozio.

’NDUBRUNARE v. Ingangherare, fermare con gangheri. (Riferito a porte, finestre e simili).

NEMMENU avv. Nemmeno.

’NDUCCU s.m. Gufo reale o barbagianni selvatico. || fig. Babbeo, babbalucco. Persona goffa e balorda. || Tu si’ ’nu biellu ’nduccu. Restare cumu ’nu ’nduccu = Restare come un babbeo.

NENTE pron.avv.e s.m. Niente. Nulla. || Ppe’ nente ’un se fa nente = Per nulla non si fa nulla. Tanti nente fanu assai = Tanti niente fanno assai. ’Un simu nente! = Non siamo nulla! ’U lla fa nente = Non fa nulla. Nentemenu = Nientemeno.

’NDUCERE v. Inghiottire. Ingoiare. p.p ’Nduciutu. || ’Nducere ’mbacante = Inghiottire a vuoto. [dal lat. inducere = Introdurre] ’NDUCISCERE v. Indolcire. Conferire o acquistare sapore dolce.

NEPUTE s.m. Nipote. || Chissu m’è nepute! A figli e a neputi sparta gualu = A figli ed a nipoti divida in parti uguali. Neputimma = Mio nipote. Neputitta =Tuo nipote. NESCERE v. Uscire.

’NDUGLIA s.f. Salame calabrese molto piccante. || Si ’na ’nduglia = Sei un minchione. [dal francese andouille = salame] ’NDUVINAGLIA s.f. Indovinello. ’NDUVE avv. Dove. NECESSITATE s.f. Necessità. Bisogno. || Intr’a necessitate ogne bucu è casa, ogne strozza ’e pane è pugliu pugliu = In caso di bisogno non c’è da guardare tanto per il sottile. NEGLIA s.f. Nube. Nuvola. || Neglia terrana = Nebbia. Jire alle neglie = Andare molto in alto. ’U lupu va tro-

NERBUSU agg. Nervoso. Stizzoso. Tiglioso. || Carne nerbusa = Carne tigliosa, non frolla, poco tenera. ’NFACCE loc. In faccia. Alla presenza. || ’Un guardare ’nfacce a nessunu = Essere imparziale. Dire ’e cose ’nfacce e no d’arriedi = Dire le cose in faccia, francamente, lealmente. ’NFRAGANZA loc. In flagrante, sul fatto. ’NFUNDU loc. In fondo. || Accussì va llu mundu, chine nate e chine va ’nfundu = Così va il mondo, chi nuota e chi va a fondo.

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’NGAGLIA s.f. Fessura. Spiraglio. || ’Ngaglie ’e culu = Scanalatura tra le due chiappe. Guardare de ’na ’ngaglia ’e porta = Guardare da una fessura dell’uscio.

’NGEGNUSU agg. Ingegnoso.

’NGAGLIARE v. Riuscire. || ’Un cce ’ngagliu = Non ci riesco. Ajutame a rapere ’a porta c’un cce ’ngagliu = Aiutami ad aprire la porta perchè io non ci riesco. ’Ngagliare ’a mugliere, ’u maritu = Riuscire la moglie, il marito. [vedi ’ngaglia ]

’NGINAGLIA s.f. Inguine. || Tiegnu ’e ’nginaglie abbrusc-cate. Me fanu male ’e ’nginaglie = Ho un dolore all’inguine.

’NGALLICATU agg. Granuloso. Grumoso. ’NGANNARE v. Ingannare. || ’Ngannare ’u maritu = Ingannare il marito, tradirlo. ’Ngannare ’a fame, ’u suonnu,’u tiempu = Ingannare la fame, il sonno, il tempo, renderli sopportabili con opportuni espedienti ’NGANNU s.m. Inganno. ’NGARRARE v. Riuscire a fare bene una cosa. Indovinare. Azzeccare, colpire nel segno. || ’Ngarrare a fare ’na cosa = Riuscire a fare bene una cosa. ’Ngarrare ’a via = Trovare la strada giusta. ’U matrimoniu sta a se ’ngarrare = I matrimoni non sono come si fanno, ma come riescono. Figli ’ngarrati = Figli riusciti. Minare a ’ngarrare =Tirare ad indovinare. ’NGASARE v. Incastrare. Chiudere con precisione un’apertura, entrare con precisione in una cavità. ’NGATTARE v. Rannicchiarsi sotto le coperte. Coprirsi bene, proteggersi dal freddo. ’NGEGNIERI s.m. Ingegnere.

’NGILLA s.f. Anguilla. || Pigliare ’ngille ppe’ lla cuda = Prendere anguille per la coda, restare a mani vuote.

’NGINOCCHJATU agg. Inginocchiato. ’NGLORIA loc. A festa. || ’E campane sonanu ’ngloria = Le campane suonano a festa. ’NGRANARE v. a) Ingranare. || b) Granire: entrare nella fase iniziale di maturazione (parlandosi di piante). Dalla poesia L’uortu d’u vicinu di G.COCCIMIGLIO ’Ntra l’uortu nuostru c’ere ’nu cerasu ch’ere sempre ’ngranatu a primavera, ma tu restave ccu’ ’nu parmu ’e nasu, venie corpitu sempre d’a nivera. ’NGRASSARE v. Ingrassare. ’NGRATU agg. Ingrato. ’NGRILLARE v. Alzare il grilletto (qualsiasi grilletto...) per essere pronto a colpire ’NGRISE agg. Inglese. || ’U sale ’ngrise serbe ppe’ jire ’e cuorpu. ’A Merica è ’nu biellu paise: puru i tamarri parrenu ’ngrise! ’NGRISPARE v. Increspare. ’NGROFFA s.f. Fico duro, non ancora maturo. ’NGROFFULUNE o ’NGROFFETTUNE s.m. Ceffone.

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’NGROGNA s.f. Cantuccio. Angolo riparato, nascosto. || Me mintu a ’na ’ngrogna pecchì ’un vuogliu nè parrare e nè sentere.

maturano le nespole e la canaglia. Il tempo aggiusta tutto, il tempo fa sempre giustizia. NIETTU agg. Netto. Pulito.

’NGROSSARE v. Ingrossare. ’NGRUGNARE v. Ingrugnare, imbronciarsi. Calare il muso. || Quandu marzu ’ngrugne te fa cadere l’ugne. Si ’ngrugne aprile te fa vrusciare vutta e varrile = Il freddo di aprile ti costringe a bruciare botte e barile. ’NGRUPARE v. Risparmiare. Nascondere. Imbucare. ’NGUACCHJU s.m. Guaio. Rovina. || Haju cumbenatu ’nu ’nguacchju = Ho combinato un bel guaio.

NIGLIU s.m. Nibbio: uccello rapace che piomba a velocità notevole sulla preda. || Fujere cumu ’nu nigliu = Correre a grande velocità. NINNILLU s.m. Bimbo grazioso. || Quantu è biellu ’stu ninnillu! NIVE s.f. Neve. || È friddu ’e nive! ’U tiempu ie a nive = Il tempo promette la neve. ’A nive ’e marzu ie cumu ’a serba d’u palazzu. Dura poco. Sutta ’a nive pane, sutta l’acqua fame. NIVERA s.f. Nevicata. Nevata.

’NGUAJATU agg. Pieno di guai. || Miegliu ’nguaiatu ca muortu! ’NGUENGUARU s.m. Neonato. ’NGULIARE v. Invogliare. Allettare. Adescare. || ’Nguliare ’nu quatrariellu ccu’ ’na caramella. ’Nguliare ’na fimmina ccu’ sordi. NIDU s.m. Nido. NIEPITA s.f. Nepitella (erba perenne).

NIVURIELLU agg. Alquanto nero. || Ficu nivurella = Fico castagnuolo, piccolo e dolce. ’Nu revuotu nivuriellu = Un maialetto di color nero. NIVURU agg. Nero. || Nivuru fumu = Nerofumo. ’U nivuru fumu venìe usatu di scarpari ppe’ tingere ’e scarpe. Nivuru ’un tinge nivuru = Nero non tinge nero.

NIERBU s.m. a) Nervo. Me urti alli nierbi = Tu mi innervosisci! Tiegnu ’nu nierbu ’ncavarcatu = Ho un nervo accavallato. || b) Nerbo. Te pigliu ccu’ ’nu nierbu = Ti prendo a nerbate.

’NJALINIRE v. Ingiallire. Impallidire. Appassire. || ’Njalinatu = Ingiallito. Pallido. Dimagrito. Appassito. Pimbaduori, citruli ’njalinati = Pomodori, cetrioli ingialliti. Stu quatrariellu è ’njalinatu = Questo bambino è pallido, sciupato.

NIESPULU s.m. Nespolo. Nespola. || Chillu ie ’nu bruttu niespulu = Quello è un cattivo soggetto. Ccu’ llu tiempu e lla paglia se maturenu i niespuli e lla canaglia = Con il tempo e la paglia

’NJERMITARE v. Interpretare. Decifrare. || ’Njermitare ’n’articulu parpagnuolu, ’na scritta, ’nu messaggiu, ecc. = Interpretare un articolo di legge, una scrittura, decifrare un mes-

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saggio. ’Njermitatu = Interpretato, decifrato. Dare ’na ’njermitata significa anche dare una aggiustata, una accomodatura alla buona. [dal latino gero = aggiusto ]

NOVA JORCA n.pr. New York. ’NQUARTARE v. Irrobustirsi. Ingrassarsi. ’NQUATRARE v.Inquadrare.

’NJIPISSARE v. Piegare. Far combaciare due o più parti dello stesso oggetto. || ’Njipissare i linzuli = Piegare accuratamente le lenzuola.

’NQUETARE v. a) Molestare. Disturbare. ’U ’nquetare a nessunu, fatti i fatti tui. || b) Perdere la pazienza. ’Un me fare ’nquetare.

’NJIVILIRE v. Diventar livido. ’NSALATERA s.f. Insalatiera. ’NJOJARE v. Raggirare, ingannare, imbrogliare. Abbindolare. || ’Un te fare ’njojare de parole, chilla è ’na fimmina brutta = Non lasciarti abbindolare dalle sue chiacchiere, quella non fa per te. ’NJORNARE v. Fare giorno. Albeggiare. || De vennari e de luni cumu ’njorne scure = Di venerdì e di lunedì il tempo della sera è come quello dell’alba.

’NSAPURIRE v. Insaporire. ’NSARBAMIENTU loc. A salvamento: sano e salvo. || I quatrari se su’ ricuoti ’nsarbamientu, è suvierchju! = I ragazzi sono rincasati sani e salvi, meno male! ’NSIVARE v. Lubrificare con sego. ’NTACCA s.f. Tacca. Piccola incisione. Segno sugli strumenti di misura per indicarne la graduazione. [dal gotico taikn = segno]

’NJUMARE v. Imbastire. ’NJUMATURAs.f. Imbastitura. ’NNAMMURARE v. Innamorare o innamorarsi. || ’Nnammuratu = Innamorato. ’NNIESTU s.m. Innesto. ’NNUSTRIA s.f. Industria. Produzione agricola. Il raccolto di una intera annata.

’NTACCIARE v. Bullettare. || Mettere le bullette (’e tacce!) ’NTALLARE v. Mettere un tallo nuovo sul vecchio. || fig. Acquistare nuovo vigore, diventare baldanzoso, spavaldo. || ’U patre cce dune lla quatra ed illu ’ntalle = Il padre approva il suo operato e lui fa lo spavaldo. [dal greco thallos = germoglio]

NOCCA s.f. Fiocco: annodatura di un nastro.

’NTANTAVIGLIA loc. In dormiveglia.

NONI avv. No.

’NTARTAGLIARE v. Tartagliare.

NORA s.f. Nuora. || ’E nore cacciale fore! Nora ’e serpa = Millepiedi.

’NTEMPIATA s.f. Soffitto fatto con tavole, perline, canne.

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’NTERIMME avv. Frattanto. [dal latino interim ] ’NTICCHIA s.f. Un pezzettino. Un pochettino.

’NTRICARE v. Intrigarsi. Intromettersi. || ’Un te ’ntricare si buonu vo’ campare = Non intrometterti negli affari altrui se vuoi vivere in pace. ’NTRIPPITARE v. Interpretare. Comprendere. || Ha’ ’ntrippitatu? = Hai interpretato? Hai capito il senso?

’NTIEMPU loc. In tempo. ’NTIERI loc. Una cosa qualsiasi. || Chi bbue? Vinu, birra, gazzosa…? ’Ntieri! Mangiare ’ntieri = Mangiare qualsiasi cosa, quello che capita. ’NTIMUGNARE v. Abbicare: ammucchiare i covoni di grano. ’NTINELLARE v. Conservare sotto sale nel tinello. (Sarde, alici, pipi, carne ’e puorcu, ecc.)

’NTROCCHJA s.f. Zoccola. Puttana. || Essere ’nu figliu ’e ’ntrocchia! = Essere un figlio di puttana (essere scaltro, svelto, simpatico.) [dal latino crux = croce. Da qui la parola crocicchio dove si formano capannelli di persone che chiacchierano e dove le prostitute si potevano vedere attorniate dai clienti. Figliu ’e ’ntrocchja è colui che nel crocicchio tiene banco, è il primo della compagnia]

’NTINNARE v. Tintinnare. Risonare. ’NTINNU s.m.. Tintinnio. Suono. || Pagare allu ’ntinnu = Pagare col tintinnio delle monete, non saldare il debito.

’NTROITI s.m. a) Le interiora degli animali. || b) Le entrate. ’NTROPPARE v. Far cesto, fare cespuglio. Accestire.

’NTIPPARE v. Tappare. Turare. ’NTISA s.f. Udito. || Haju perdutu ’a ’ntisa = Ho perso l’udito.

’NTROPPICARE v. Inciampare. [dal spagnolo tropezar] (vedi attroppicare). ’NTROPPICUNE s.m. Inciampo.

’NTISICARE v. Irrigidire. Indurire. || ’Ntisicatu = Irrigidito, indurito.

’NTRUFATU agg. Inzuppato. Impregnato d’acqua o di altri liquidi.

’NTONI n.pr. Antonio. ’NTRUGLIARE v. Ingrassare. ’NTORCINIARE v. Attorcigliare. Torcere.

’NTRUSCIA loc. In miseria, con le tasche vuote.

’NTOSTARE v. Tostare. Indurire. ’NTUOPPU s.m. Intoppo. ’NTOSTATURU s.m. Caldana. Locale situato sopra il forno utilizzato per essiccare pane, peperoni, ecc. ’NTRAMENTE avv. Frattanto.

’NTUORNU avv. Intorno. In giro. || De notte’un parrare forte, de juornu guardite ’ntuornu = Di notte non parlare forte, di giorno guardati intorno.

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’NTURBULARE v. Intorbidire. Diventare torbido. || ’Un lassati mai ’u vinu sutta ’a metà d’a bottiglia cà se ’nturbule. ’NTURDUGLIATU agg. Stordito. Intontito. ’NU art. Un, uno. NUCE s.m. Noce: albero delle Iuglandacee. || s.f. Il frutto del noce. || Nuce masc-ca = Noce malescia, noce che mal si estrae dal guscio. Nuce de cuollu = Cervice. Nuce de pede = Malleolo.

dispiacere che non riesco ad ingoiare. pl. nuozzuli = Noccioli NUOZZULI s.m. a) Ciccioli: residui della carne grassa del maiale dopo averne tratto lo strutto. Dui ova fritta ccu’ nuozzuli = Una specialità! || b) Sansa: ciò che resta dalla spremitura delle olive. ’NZACCARE v. Insaccare. Mettere nel sacco. ’NZACCANARE v. Mettere le pecore nel recinto.

NUCILLA s.f. a) Nocciòlo:albero delle Betulacee. || b) Nocciòla: frutto e seme del nocciòlo, detta anche nocella. Nocciolina.

’NZALATA s.f. Insalata. Ppe’ fare ’na bona ’nzalata: de uogliu ’na bona conzata, de sale ’na pizzicata, d’acitu ’na spruzzata e de ’nu pazzu reminata.

NUCIPIERSICU s.m. Nocepesco o pesconoce. Nocepesca: frutto del nocepesco

’NZALATERA s.f. Insalatiera.

NUDICU s.m Nodo. || Tutt’i nudica venenu allu piettine. Fare ’nu nudicu allu maccaturu = Fare un nodo al fazzoletto. Avire ’nu nudicu alla cannarozza = Avere un groppo in gola. NULLU agg. Nullo. Nessuno. || Chine cc’ie? ’Un cc’ie nullu! NUME s.m Nome. || É miegliu ’nu buonu nume ca mille ricchezze. Quandu t’ha fattu ’nu buonu nume, ’na cacata d’a tua è ’n’opera d’arte. NUOSTRU agg. Nostro.

’NZALLANUTU agg. Lento a capire, rincoglionito. [dal greco selinao o selinazomai che significano entrambi sono lunatico] ’NZEMMAI loc. Non sia mai. || Cci ’u duni ’u votu alla favuce e martiellu? ’Nzemmai! ’NZERTA agg. Che si sbuccia con facilità. || Castagna ’nzerta = Castagna che si sbuccia con facilità. ’NZERTARE v. Innestare. [dal lat. inserere = innestare] ’NZIEMI avv. Insieme. || Io vulisse stare sempre ’nziemi a ttie!

NUOZZULU s.m. Nòcciolo di un frutto. || Chistu è ’nu nuozzulu c’un me puozzu ’nducere = Questo è un

’NZINGARE v. Donare un oggetto d’oro in segno di fidanzamento ufficiale.

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Regalare un piccolo oggetto in segno di affetto.

’NZUMMA loc. Insomma

Dalla poesia ’U fidanzamentu di G. COCCIMIGLIO De parti nostre nui l’avimu ad usu ca lu fidanzamentu s’è cunchjusu quandu lu zitu alla sua fidanzata ccu’ ’na cannacca d’oru l’ha ’nzingata.

’NZUNZA s.f Sugna. Grasso per ungere ruote.

’NZINIARE v. Insinuare. ’NZIPPARE v. Riempire comprimendo. Inzeppare. || ’Nu buccacciu d’alive va ’nzippatu buonu sinnò se guaste. ’NZIRRARE v. Perdere la pazienza. || Te ’nzirri ppe’ nente! = Perdi la pazienza per un nonnulla. ’NZITA s.f. Setola: pelo più grosso e duro che si trova sulla schiena del maiale e sulla coda del cavallo. || Tiegnu alle gambe certi pila chi parenu ’nzite = Ho sulle gambe dei peli simili alle setole di maiale. ’U scarparu, ppe’cusere ’e scarpe, allu capu d’u spacu cce mintìe ’na ’nzita ’e puorcu.

’NZURARE v. Sposare. Prendere moglie. || Quandu te ’nzuri te mandu ’nu gallu ccu’ l’uovu a llu culu. Si ’u populu nun parre, ’u prievite se ’nzure = Se il popolo non parla, il prete si sposa. ’NZURDARE v. Assordare. Assordire. Diventare sordo. Perdere l’udito. || ’Un gridare ca me ’nzurdi. ’NZURFARE v. a) Inzolfare: cospargere zolfo. ’Nzurfare viti, vutte = Inzolfare le viti, le botti. || b) Adirarsi. ’Un gridare, ’un te ’nzurfare, te ’nzurfi ppe’ nente! ’NZURTARE v. Insultare. ’NZURTU s.m. Infarto. Accidente. Male improvviso. || Chi te vo’ bbenire ’nu ’nzurtu! (impr. pop.). E’ muortu ’e ’nu ’nzurtu! [dal latino insultare = saltare all’improvviso]

}{

’NZITARE v. Innestare. [dal latino inserire = infilare, innestrare, inserire]

’NZUNZATU agg. Unto di grasso, di sugna.

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O

OLACA s.f. Veccia lustra: erba simile alla veccia, comunissima tra le messi.

OCCHJARE v. Dare sguardi rapidi ma intensi.

OLIVO n.pr. Fiume che passa per le pianure di Aiello e sfocia nel Tirreno. Il suo affluente principale è il torrente Majuzzu.

OCCHJELLU s.m. Asola. || L’occhiellu d’u culu = Orifizio anale.

OMMINIELLU s.m. Ometto. OCCHJUTU agg. Occhiuto. OGLIARULA s.f. Stagnina: recipiente di latta in cui viene posto l’olio per usi di cucina. OGLIERA s.f. Oliera.

OMU s.m. Uomo. || Omu valente ’un more pezzente. ORBA s.f. Intestino cieco del maiale. || Soppressata ’e l’orba = Soppressata insaccata nell’intestino cieco del maiale. ORBICARE v. Sotterrare. Seppellire. [dal lat. orbare = rendere orfano]

OGNEDUNU pron. Ognuno.

ORDICA s.f. Ortica.

OJE s.m. e avv. Oggi. || Oje ad uottu = Oggi ad otto. Oje a mmie, domane a ttie = Oggi a me, domani a te. Potrebbe essere un ottimo epitaffio

ORGANU s.m. Organo: strumento musicale. || Supra l’organu = Cantoria, tribunetta dell’organo, luogo dove è situato l’organo e dove si canta.

}{

OGNE agg. Ogni. || Ogne morte ’e papa = A ogni morte di papa (assai raramente).

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secche di mais, usato un tempo come materasso. Si chiama pure “pagliune” la paglia tritata che si mette nelle stalle sotto i cavalli.

P PACCARIARE v. Schiaffeggiare. PACCARU s.m. Schiaffo. Pacca. || Te pigliu a paccari = TI prendo a schiaffi. PACCHE s.f. Muschi utilizzati per il presepio. PACCHJA s.f. Voce italiana che significa cuccagna. In dialetto significa anche natica, chiappa. || Chi pacchja! = Che cuccagna! Chi pacchje ’e culu! = Che natiche! PACCHJANA s.f. Contadina calabrese vestita con il suo costume tradizionale. PACCHJANU agg.e s.m. Pacchiano. PACCHJUNE s.m. Pacioccone. Paffuto e bonaccione. PACENZIUSU agg. Paziente. PACIENZA s.f. Pazienza. || Cce vo’ pacienza! Pacienza cuorpu mio si pene pati, te vale ppe’ quandu ha fattu vita bona = Pazienza, corpo mio, se devi soffrire, ti vale per quando hai fatto vita buona. Ccu’ lla pacienza se vince tuttu. PAGLIARU s.m. Pagliaio. Capanna. || D’estate ogne filice è pagliaru = D’estate ogni felce può servire da pagliaio, può offrire riparo dalla calura. [dal lat.palearium = pagliaio] PAGLIERA s.f. Locale rustico attiguo alla casa colonica usato per conservare paglia, fieno, attrezzi. Fienile. PAGLIUNE s.m. Paglione o pagliericcio: saccone pieno di paglia o di foglie

PAGURA s.f. Paura. || Signu muortu d’a pagura! Male ’un fare e pagura nun avire = Male non fare e paura non avere. Avire pagura de l’umbra sua stessa = Avere paura persino della sua ombra. Chine tene pagura ’un jisse alla guerra = Chi ha paura non vada alla guerra. Chine tene pagura ’un mange tagliatelle = Chi ha paura non mangia tagliatelle. Chi non risica non rosica. ’E pagure e le sciagure fanu sudare puru a jennaru! = Le paure e le sciagure fanno sudare anche a gennaio. ’A pagura fa novanta. PAISE s.m. Paese. || Mandare a chillu paise o allu paise ’e pulicinella = Mandare a quel paese, al diavolo, all’inferno, alla malora. Girare ’u paise paise = Gironzolare per le vie del paese. Tuttu ’u mundu è paise. Paise chi vai usanza chi truovi! Paisiellu = Paesello. Dalla poesia Paise mio di G. COCCIMIGLIO ’E casicelle tutte ammunzellate fravicate allu pede d’u castiellu ’e case nove e chille scatriate de stu paise chi se chiame Ajellu, viju le finestre tutte scure ’ndo s’affacciave chillu primu amure. PAJUORDU agg. Sporco. Lurido. PALAMIDOMINE s.m. Palamidone: giubba lunga utilizzata dai magnati della finanza e della politica. PALATARU s.m. Palato. || Me signu fattu male allu palataru. [dallo spagn. paladar = palato]

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PALETTA s.f. a) Paletta. ’A paletta d’a vrascera, d’u focularu. || b) Scapola. Avire ’e palette ’e fore = Avere le scapole di fuori. PALETTO’ s.m. Soprabito. Pastrano. [dal francese paletot.]

PALLUNE s.m. Pallone. || Pallune de filu, de lana = Gomitolo di filo, di lana. Pallune ’e san Geniale = Pallone aerostatico di carta velina. Ad Ajellu i palluni se vulenu a San Geniale e alla Madonna d’a Grazzia. PALU s.m. Palo. || Me pari ’nu palu vestutu = Sembri un palo vestito. Sei molto magro.

PALIARE v. Bastonare. PALIATA s.f. Bastonatura.

PALUMBARA s.f. Colombaia. PALIATUNE s.m. Una buona dose di batoste. PALIRE v. Ripulire. || Ieri sira a poker m’hanu palitu (o pilatu) = Ieri sera giocando a poker mi hanno ripulito PALIU s.m. Baldacchino mobile. Ad Aiello viene adoperato durante la processione del Corpus Domini per accompagnare il Santissimo Sacramento. PALLARIZZI s.m. Attributi maschili. PALLATA s.f. Schioppettata. Pallata. || Jettare ’na pallata ad unu = Tirare una schioppettata a qualcuno. ’E pallate abbunzavenu! = Le schioppettate passavano sibilando! PALLOTTA s.f. Pallottola. Palla. PALLOTTARU agg. Bugiardo. Millantatore. s.m. Scarabeo stercorario: insetto che si ciba di sterco di bovini ed equini riducendolo in pallottole. PALLOTTINU s.m. Pallino. Munizione piccola per fucili da caccia. PALLUNARU agg. Bugiardo. Millantatore. PALLUNATA s.f. a) Pallonata. || b) Vanteria. Esagerazione.

PALUMBU s.m. a) Colombo. || b) Palombo, squaletto dei mari d’Europa. [dal lat. palumbus = colombo selvatico] PAMPINA s.f. Foglia. Pampino, foglia della vite. || Assai pampine e poca uva = Assai pampini e poca uva. Molta apparenza e poca sostanza. ’Na pampina ’e ficu = Una foglia di fico. ’Na vota allu Pizzune ’na pampina ’e ficu ere carta igienica scottex. ’Na pampina de dece mila lire = Una banconota da dieci mila lire. Pampina larga, pampina stritta, dicia ’a tua cà ’a mia è ditta. Chiusa delle fiabe. [dal lat. pampinus = pampino ] PAMPINUSU agg. Pomposo. Lussurioso. || Guarda cum’è pampinusa Maria ccu’ lla vurza tua e lla mia! = Guarda come è lussuriosa Maria con la borsa tua e mia! [dal lat. pampineus = ricco di pampini] PANARIELLU s.m. Panierino. || Tu aspetti sempre ’u panariellu d’u cielu = Tu aspetti sempre il panierino dal cielo. Tu non fai nulla per procurarti da vivere. PANARINA s.f. Lampioncino alla veneziana. Lanternetta di carta variopinta, usata nelle luminarie. PANARU s.m. Paniere. || Rumpere

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l’ova intr’u panaru = Rompere le uova nel paniere, ostacolare i piani di qualcuno. PANE s.m. Pane. || ’U pane se pue fare de granu , de grandianu, de castagna,de jermanu, de majorca, de lupini, de vizze. ’U pane po’ essere: cavudu, tuostu, lamatu, grattatu, abbristulitu, ajumu, sprisatu, muollu, ammollatu, friscu, jancu, scuru, ecc. Mangiare pane asciuttu = Mangiare pane asciutto, senza companatico. ’U pane cchjù è cavudu cchjù è friscu = Il pane più è caldo, più è fresco. Strozza ’e pane = Tozzi di pane. Cuorchjula ’e pane = Crosta o corteccia del pane. Ppe’ chine tene fame è buonu ogne pane = Per chi ha fame è buono ogni pane. Pane tuostu mantene casa = Il pane duro si consuma poco. Mangiare pane a tradimientu = Mangiare pane a tradimento, senza guadagnarselo. Cce vue cum’u pane = È necessario, indispensabile come il pane. PANETTA s.f. Pagnotta. || D’a panetta me piace llu cozzariellu. PANICATA s.f. Pastone. Minestra troppo cotta e sgradevole anche alla vista. PANICUOTTU s.m. Pancotto. La pappa dei bambini e dei vecchi. PANNAME s.f. Panni di ogni sorta. PANNIZZU s.m. Pannolino per neonato.

s’assulicchje = Pancia piena, pancia al sole. ’E cecale ’un de inchjenu panza = Le chiacchiere non riempiono la pancia. Panza dijuna ’un sente a nessunu = Ventre digiuno non ode nessuno. La fame non conosce legge. Panza dijuna ’un tene voglia de cantare = Pancia vuota non ha voglia di cantare. A panza chjna se raggiune miegliu = A pancia piena si ragiona meglio. INDOVINELLO Panza ccu’ panza, ’nu manicu de vilanza ’na manu lesta lesta intr’a ’nu bucu ficeru festa. [la chitarra ] INDOVINELLO Panza ccu’ panza ’nu vrazzu arriedi ’a panza ’nu piezzu ’e carne cruda ca dintra scule scule. [donna che allatta il figlioletto] PANZETTA s.f. Pancetta. PANZONE s.m. Pancione. PANZUTU agg. Panciuto. PAPAGNA s.f. a) Sbornia. Sonnolenza. || b) Papavero. Dalla canzone Alla banda d’u focularu di M.PUCCI Alla banda d’u focularu chi bellizza chi felicità chjudi l’uocchj pecchi’ la papagna duce duce dormire ti fa.

PANTOCCHJA s.f. a) Faloppa: bozzolo del baco da seta floscio, non portato a compimento per la morte del baco. || b) Pezzo di carne di capretto o di agnello, floscio e con poca polpa.

PAPARA s.f. Papera. Oca. || ’A gallina d’u vicinu pare ’na papara = La gallina del vicino sembra un’oca. Simile a “l’erba del vicino è sempre più verde”.

PANZA s.f. Pancia. Fare ’a panza = Metter su pancetta. Panza abbutta

PAPARELLE s.f. Chicchi di granturco abbrustoliti. Pop-corn (grano scoppiato).

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PAPARIARE v. Temporeggiare. Indugiare. Procedere con lentezza. Perdere tempo. || Ajosate, ’un papariare = Sbrigati, non perdere tempo. PAPARINA s.f. a) Papavero selvatico. Rosolaccio. || b) Sbornia. PAPIELLU s.m. a) Foglio scritto, vistoso e prolisso. Documento. Papiro. || b) Banconota, biglietto di banca. Ppe’ te cumprare ’na casa alli tiempi d’oje, cce vuonu papielli a non finire. [franc. papier = carta; spagn. papel = carta] PAPOCCHJA s.f. Fandonia. Frottola. Panzana. || Cuntare papocchje = Raccontare frottole. PAPOGNA s.f. Naso grosso. Naso a pallottola, di forma tondeggiante. PAPOSCIA s.f. Pantofola. Pianella. [dall’arabo babush = pantofola.] PAPPAFICU agg. Credulone. Ingenuo. Idiota. Beccafico. PAPPAMUOLLU agg. Persona priva di iniziativa. Persona che manifesta una goffa lentezza. PAPPASALE agg. Sempliciotto. Stupido. PAPPICE s.m. Ragnatela. [dal lat. pappus = lanugine. Mi piace anche pensare al verbo latino pappare = divorare in quanto il pappice è anche un insetto che divora cereali e legumi] PAPPULIARE v. Pappare. Lusingare. Abbindolare. PAPULA s.f. Pustola. Vescichetta piena di liquido serioso. [dal lat papula = vescichetta ].

PAPUZZANU s.m. a) Tonchio: insetto della famiglia dei Bruchidi. Allo stato larvale è nocivo ai semi di diverse piante delle leguminose. || b) Uomo piccolo di statura. PARABULANU agg. Parabolano. Ciarlone. PARACU s.m. Parroco. PARAPASCIUTA s.f. Finta. Simulazione. Atteggiamento di circostanza. || Fare ’a parapasciuta = Usare espressioni fittizie di sincerità. PARAPATTA s.f. Pari || Jire parapatta ccu’ llu viaggiu = Pareggiare i conti, né guadagnare né perdere. PARAPIETTU s.m. Parapetto. Muretto. PARENTATU s.m. Parentato. Parentado. || Tamarru nobilitatu nun canusce parentatu = Il villano nobilitato (diventato nobile, illustre, famoso) non conosce più il suo parentato. PARICA O PARCA loc. Sembra che... PARIENTI s.m. Parenti. || Parienti, serpienti! Chine tene rrobba tene parienti = Chi è ricco ha parenti. Di parienti tue cchjù luntanu ca pue! Matrimmoniu tra parienti guai e turmienti. I parienti d’u Papa diventenu priestu priestu cardinali = I parenti, i compari dei potenti si sistemano presto e bene. PARIRE v. Sembrare. Parere. || Pastru o Parsu = Parso, sembrato. Parire forte = Dispiacersi. Me pare forte = Mi dispiace davvero. PARMIENTU s.m. Palmento. Vasca per la pigiatura delle uve. PARMU s.m. Palmo. Unità di misura

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con valore variabile intorno a 25 cm. || L’uomminu ’un se misure a parmu = L’uomo non si misura a palmo. Restare ccu’ ’nu parmu ’e nasu = Restare con un palmo di naso.

PARRILLORBA s.f. Uccello: cinciarella, cincia più piccola, dalla testa azzurra. (Parus caeruleus)

PAROLIARE v. Bisticciare a parole. || Mamma e figlia se su’ paroliate = Madre e figlia hanno bisticciato a parole.

PARRINU s.m. Padrino. Prete. In siciliano parrinu significa prete.

PARPAGNU s.m. Livella. || Mintere a parpagnu = Livellare.

PARTERE v. Partire.

PARPAGNUOLU agg. Egualitario. Fondato sull’uguaglianza. || Articulu parpagnuolu = Articolo di legge fondato sull’uguaglianza dei cittadini. PARRA s.f. Modo di parlare. Parlata. || Alla parra me pare reggitanu = Dal modo di parlare sembra reggino. PARRANTINA s.f. Parlantina. PARRAPICA s.f. Uccello: Averla. PARRARE v. Parlare. || Chine parre assai cache vientu = Chi parla troppo elimina vento, non conclude mai buoni affari. Parraminde e parraminde a male, abbasta ca mi ’nde parri, dice llu ’nnammuratu! = Parlamene, parlamene anche a male, purchè mi parli di lei, dice l’innamorato! ’U parrare è arte leggia = Il parlare è arte leggera, non costa fatica. ’U parrare è argientu finu, ’u stare citu è oru zecchinu = La parola è d’argento, il silenzio è d’oro. PARRASIA s.f. Parlantina. Loquacità.

PARRERA s.f. Cava di pietre.

PARTURIRE v. Partorire.

PARU s.m. a) Paio. ’Nu paru de cavuzi, de guanti = Un paio di pantaloni, di guanti. || b) Pari. Fare ’u disparu e llu paru = Valutare il pro ed il contra, le ragioni in favore e in contrario. Paru paru = Pari pari, cosi’ com’era, intatto, integralmente, alla lettera. ’U vinu ere ’na cifeca e c’è rimastu paru paru. PASCA s.f. Pasqua. || Si a Natale ’un fili a Pasca suspiri = Se non lavori a Natale sospirerai a Pasqua. Se non lavori d’inverno, a primavera ti mancherà il necessario. Quandu Pasca cade de maju = Quando Pasqua cade di maggio. Modo per dire mai, alle calende greche. Vruocculi e predicaturi dopu Pasca ’un bbalenu cchjù = Broccoli e predicatori dopo Pasqua non servono più. PASCALE n.pr. Pasquale. Dim. Pascalicchju = Pasqalino. PASCUNE s.m. Pasquetta. PASSAJUME s.m. Libellula: insetto con quattro grandi ali trasparenti che svolazza volentieri sopra le acque dei ruscelli e dei fiumi.

PARRATA s.f. Parlata. Discorso. PARRETTERA agg. Parolaia. Loquace.

PASSAMURU s.m. Palo che i muratori utilizzano nell’impalcatura.

PARRILLA s.f. Uccello: Cinciallegra. [dal lat. parus = cincia]

PASSATELLA s.f. Passatella: gioco d’osteria.

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PASSATURU s.m. Porcellino. Lattonzolo. Maialetto che verrà macellato l’anno prossimo dopo essere stato ben pasciuto e ingrassato.

nulla. Chine menu capisce, menu patisce = Chi non capisce, non soffre. Cchjù capisci, cchjù patisci = Più sai, più soffri.

PASSIJARE v. Passeggiare.

PATETERNU s.m. Padre eterno. || Pateternu mio, pensacce tu!

PASSULA agg. Passa, appassita e dicesi di uva. PASSULUNE s.m. Fico molto maturo. || Te si’ conzatu a passulune = Sembri un vecchio cadente. PASTICATA s.f. Minestra stracotta. Pastone. PASTINACA s.f. Carota.

PATETURCU s.m Si usa nelle imprecazioni. || Mannaje llu pateturcu!. [deriva dal latino pater + turco ossia il dio dei turchi] PATISSA s.f.

Badessa.

PATRE s.m. Padre. || Patrimma = Mio padre. [dal lat. pater]

PASTURA s.f. Pastoia, fune che si lega alle zampe degli animali al pascolo perchè non si allontanino. [dal lat. tardo pastoria, che deriva da pastus = pascolo]

PATRICELLARI s.m. Abitanti di Patricello, nota contrada aiellese. || Patricellari muorti de fame veniti ad Ajellu ppe’ ’nu piezzu ’e pane. Ajellisi culi tisi, ajellisi piducchj tisi. (Rapporto di buon vicinato.)

PATANNUOSTRU s.m. Paternostro. Corona del rosario. Tipo di pasta (tubetti). [dal latino pater noster]

PATRIU s.m. Suocero. || Patriumma = Mio suocero. Patriutta = Tuo suocero

PATATARU agg. Chi mangia spesso patate. PATATUCCU s.m. Minchione. Gonzo. PATELLA s.f. Mollusco commestibile che si trova sugli scogli. || Rizzi, patelle e granci, assai spiendi e pocu mangi = Ricci, patelle e granchi, molto spendi e poco mangi. Patella d’u jinuocchju = Rotula. PATERE O PATISCERE v. Patire. Soffrire. || Patutu o Patisciutu = Patito, paziente. Sciuollu mio c’haju patutu! ’Nde sa cchjù ’nu malatu patutu ca ’nu miedicu saputu. Pàtere dannu = Subire un danno. Chine ’un pate ’un se ’mpare = Chi non soffre non impara

PATRUNE s.m. Padrone. || Chine serbe patrune in pagliaru more. Ccu’ patre e ccu’ patrune sempre tuortu e mai ragiune. ’Un se puonu serbere dui patruni. I populi s’ammazzenu e li patruni s’abbrazzenu. Ognunu è patrune alla casa sua. ’U patrune ’u tene sulu ’u cane = L’uomo non dovrebbe avere padroni. PATRUNIARE v. Padroneggiare. PAVULA n.pr. Paola, comune in prov. di Cosenza. PAZZIARE v. Fare pazzie. Scherzare. Essere innamorato pazzo. PAZZIGNU agg. e s.m. Pazzoide.

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PAZZU agg. e s.m. Pazzo. || Chine nasce pazzu, pazzu more = Chi nasce pazzo, pazzo muore. ’U pazzu fa lla festa, ’u spiertu s’a gode. Il pazzo fa la festa, paga le spese, il savio se la gode.

PEDAMIENTI s.m. Fondamenta.

PECCATU s.m. Peccato. || Peccatu viecchju, penitenza nova = Penitenza nuova per grave colpa commessa in passato. Cacare i peccati = Pagare le colpe commesse. ’U pentimientu lave llu peccatu = Il pentimento lava il peccato. Chine tradisce ’nu traditure o arrobbe a ’nu latru ’un fa peccatu = Chi tradisce un traditore o deruba un ladro non commette peccato.

PEDATICU s.m. Pedaggio.

PECCATURE s.m. Peccatore. || Pate llu giustu ppe’ llu peccature!

PEDANA s.f. Orlo di un vestito. || Tieni ’a pedana scusuta! PEDARULU s.m. Pedali del telaio.

PEDE s.m. Piede. Albero. || Me vene allu pede allu pede = Mi segue passo passo. Pede d’u vacile = Portacatino. Pede ’e puorcu = Arnese che il calzolaio usa per lucidare i bordi delle suole. Pede d’a vrascera = Base d’appoggio per il braciere. ’Nu pede ’e ficu = Un fico. Morire ccu’ lle scarpe alli piedi = Morire con le scarpe ai piedi, morire di morte violenta o improvvisa. PEDICALE s.m. Fusto della pianta. Pedale dell’albero.

PECCHI’ avv. e cong. Perché. PECURARIELLU s.m. Pastorello. PECURARU s.m. Pecoraio. Pastore. . . . . . . . . . . Pecuraru canta e sona (o statte allegru pecuraru) ch’è bbenuta primavera alla facce de jennaru ca facìe chilla nivera. . . . . . . . . . . Si te pigliave a mmie cumu ’na rosa te tenìe, t’ha’ pigliatu ’stu pecuraru notte e juornu intr’u pagliaru. . . . . . . . . . . Si lu pecuraru sapisse tutte le mbroglie de la mugliere la pigliere ppe’ ’nu pede e la jettere allu pagliaru. ...

PEDIPILUSU loc. Piede peloso. Contadino rozzo che di solito usa scarpe fatte con il cuoio di pecore o di capre (purcine, zambitte). PEDITRUOZZULU s.m. Rumore di passi. Calpestio. || Te canusciu allu peditruozzulu! [da trozzoli, gabellieri romani, odiati dal popolo, che avevano il passo rumoroso] PEDIZZI s.m. Parte opposta al capezzale del letto. || Dormenu unu alli capizzi ed unu alli pedizzi. (Dormita al gorgonzola!) PELLÀRU s.m. Pellaio. Pellicciaio. PÈLLARU s.m. Ceffone. Percossa. [dal lat. pellere = percuotere]

PECURIELLU s.m. Agnellino. PECURUNE s.m. Pecorone. || Alli pecuruni = Carponi. Ieri sira ne simu ricuotu alli pecuruni! Chi pica!

PELLICCHJA s.f. Pellicola. Sottile membrana. PELLIZZUNE s.m. a) Spilungone. Ra-

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gazzo molto alto. || b) Pelandrone. Fannullone. Straccione. Fare ’u pellizzune Ajellu Ajellu = Vagabondare per le vie del paese. PENDAGLIULU s.m. Pendaglio: oggetto vistoso, appeso come ornamento. PENDINATA s.f. Pendio. China. Strada, via con forte pendenza. PENDINIARE v. a) Penzolare. Spenzolare. || b) Sporgersi eccessivamente da balconi e finestre. Figliata se pendinìe d’u barcone = Tua figlia si sporge pericolosamente dal balcone. PENDINU s.m. Discesa. Pendio. || Jire de capadiertu e de pendinu = Gironzolare, andare su e giù. A fare ’u pendinu ’un cce vo’ nente, po’ te vuogliu allu capadiertu! PENDINUSU agg. Cha ha molta pendenza. Ripido. PENDULUNE s.m. a) Colonnina di ghiaccio che si forma, durante il gocciolamento dell’acqua, nei periodi invernali. Ghiacciolo. || b) Ragazzo alto e snello. PÈNTERE v. Pentirsi. || Pentutu = Pentito. ’Un ti ’nde pèntere! Fricatinde, ti ’nde fazzu pèntere io! ’U pèntere de pue a nente giove = Il tardo pentirsi a nulla giova. Se pèntere è buonu, ’un peccare è miegliu = Pentirsi è bene, non peccare è meglio. PENZARE v. Pensare. || Prima ’e fare, penza! = Prima di fare, medita! Chine prima ’un penze, dopu suspire = Chi prima non riflette, poi si pente. Ognunu penze a modu suo = Ognuno pensa a modo suo. PEPPE n.pr. Giuseppe. Dim. Peppinu.

INDOVINELLO Don Peppinu, don Peppanu chi faciti intr’a stu chianu? Nè mangiati, nè bbiviti ma cchjù luongu ve faciti! PERCIARE v. Forare. Bucare. || Damme tiempu ca te pierciu. [dal franc. Percer = bucare, forare] PERCIASACCU s.m. Piccolo pesce azzurro. || I perciasacchi piccirilli vuonu fritti sani, senza ’i scrozzare.’ U perciasaccu se chiame puru grupasaccu. PERCOCA s.f. Varietà di pesca: pesca duracina, pesca gialla. || ’E percoche me piacenu minuzzate intr’u vinu. [dal latino percocus = pienamente maturo] PERDULICE s.m. Paritaria o muraiola. E’ detta anche erba di vento. PERNA s.f. Perno. Membro virile. PERNACCHJU s.m. Pernacchia.

PERNICE s.f. a) Uccello: Pernice. || b) Ernia. Chine ’a chiame pernice, chine cuglia, chine guallara, ’a mia se chiame ernia! PERNUZZA o PINZARELLA s.f. Genitali dei bambini. Uccellino! || Juochi e juochi ccu’ lla pinzarella? ’Un fissiare! PERRUPARE v. Precipitare. Dirupare. || Attientu ’ndo minti i piedi ca te pue perrupare. PERRUPU s.m. Dirupo. Precipizio. || Circu aiutu e truovu perrupu! = Cerco aiuto, ma trovo un sacco di difficoltà e la situazione peggiora. PERTUSU s.m. Buco. Pertugio. || Avire ’nu grande pertusu = Essere fortu-

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nato. ’Ntiempu ’e tempesta ogne pertusu è puortu = Nelle tempeste ogni buco è buono per ripararsi. [dal latino pertundere, il part.p. pertusus significa foro] PERUTU agg. Scomparso. Morto. Distrutto. PESC-CARU s.m. Pupazzo. Fantoccio. Ragazzino. || Chine se ’mbisc-che ccu’ pesc-cari se trove chjnu ’e pulici = Chi si mette in società con ragazzini si troverà pieno di pulci, pieno di problemi. PETRA s.f. Pietra. Sasso. || Mintere petre de punta = Ostacolare i piani di qualcuno. ’A mala lavandara ’un trove mai ’a petra bona = La lavandaia svogliata non trova mai al fiume una pietra adatta per fare il bucato. Vulire sucu de ’na petra = Chiedere l’impossibile. Si vo’ mintere ’u pede supra tutt’e petre, ’ud arrivi mai = Se vuoi mettere il piede su tutte le pietre, non arrivi mai. PETRAMALE n.pr. Cleto. || Petramalisi = Abitanti di Cleto. PETRARIARE v. Lapidare. Percuotere con sassi.

trovau ’nu figliu masculu ca se chiamave “Sciaru”. (i miracoli della guerra!) PETTINISSA s.f. Piccolo pettine a denti lunghi usato dalle donne per ornamento o per fermare le trecce dei capelli. PEZZENTIA s.f. Miseria. Povertà. || Cuntare pezzentie = Raccontare le proprie miserie, piangere miserie. PEZZIARE v. Spezzettare. Fare a pezzi. || Pezziatu = Fatto a pezzi. Chi te vie pezziatu! = Che io possa vederti fatto a pezzi! (imprec .popol.) PIÀCERE v. Piacere. || ’Un te piace? T’ha dde piàcere a forza! Chine tace nun me piace = Chi tace poco mi piace. ’Un circare ’a pace sulu quandu te piace. PIACÌRE s.m. Piacere. || Ppe’ piacìre = Per piacere. PICA s.f. a) Uccello: Gazza. Pica marina = Gazza marina. || b) Sbornia. [dal lat. pica = gazza] PICARELLA s.f Razza, pesce appartenente alla famiglia dei Raidi.

PETRARIZZU s.m. Pietrame. Sasseto. PICARU agg. Zotico. [spagnolo picaro = furfante]

PETRATA s.f. Sassata. PETRIMIERULU s.m. Uccello: passero solitario. [dal greco petrocottufos = passero solitario] PETRUSINU s.m. Prezzemolo. [dal greco petroselinon = sedano delle pietre] PETTINARU s.m. Pettinaio. Quandu venìu d’a Tripuli lu mastru pettinaru

PICATA s.f. a) Cataplasma. Impiastro curativo da applicare sulla pelle. Picata ’e linusa = Cataplasma di semi di lino. Picata d’ova = Chiarata, medicamento fatto con chiare d’uova sbattute. || b) Quantità irrisoria. Quant’a pasta m’ha datu? Mi ’nd’ha datu ’na picata! PICCA agg. Poco. || ’Na picca picca = Un pochettino.’N’atra picca = Un altro

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poco. ’U picca è miegliu d’u nente = Il poco è meglio del niente. Fatte ’na picca cchjù cca.

PICOGNA s.f. Sbornia. PICU s.m. Piccone. || Ppe’ tie, ppe’ te conzare, cce vulisseru picu e pala!

PICCATU agg. Offeso. Risentito. PICCHJU s.m. Omento del suino. Rete dell’intestino. PICCIRILLU agg. e s.m. Piccolino. Ragazzino. Dim. Piccirilluzzu. || A cucina piccirilla fa lla casa grande. PICCIU s.m. Piagnucolio. Piagnisteo. Il lamento di un bambino. PICCIULU agg. Piccolo. plur. Picciuli = Piccoli, ma i picciuli hanno anche il significato di quattrini. || Chine tene lli picciuli si ’nde futte, chine tene cavuci ’nculu futte a tutti = Chi ha denaro se ne frega, chi ha raccomandazione frega tutti! I picciuli fanu cantare ’u cecatu = I quattrini fanno cantare il cieco. PICCIUNARA s.f. Piccionaia. Insieme di ragazzi chiassosi. PICCIUNE s.m. a) Piccione. Ogni vintinove picciuni ed ova = Ogni ventinove giorni piccioni ed uova. Il colombo depone e cova le uova ogni ventinove giorni. Pigliare dui picciuni ccu’ ’na fava = Prendere due piccioni ad una fava. Sbrigare due faccende contemporaneamente. || b) Pube. PICCIUSU agg. Lamentoso. Capriccioso. PICCU s.m. Puntiglio. Risentimento. Picca. PICE s.f. Pece. || Pice! = Caspita!

PICUNE s.m. agg. a) Uccello: picchio. || b) Zotico. Villano. || c) Grande e solenne sbornia. PICUNIARE v. Battere col piccone. Lavorare sodo. PICUOZZU s.m. Converso, frate laico addetto ai servizi in un monastero. || ’U picuozzu ’un dice missa. Va chjudite picuozzu allu cummientu. S’è picuozzu torne. PIDANNA s.f. Vaso di terracotta. Orcio. [dal greco pitacne = specie di recipiente da vino] PIDUCCHJU s.m. Pidocchio. || ’U piducchju primu te tire llu sangu e po’ te sbrigogne. Chine tene piducchj fa piducchj. Piducchjusu = Pidocchioso, avaro. PIECURA s.f. Pecora. || Pecurella d’a Madonna = Coccinella. ’Na piecura rugnusa ’mpeste tutta ’a mandra = Una pecora rognosa ne guasta un branco. Si tieni sordi e li vue jettare, accatta ’na piecura e dunala a guardare. INDOVINELLO Pilu Pindossa tene carne, pila e ossa. ’A figlia ’e Pilu Pindossa ’un tene né carne.nè pila ,né ossa. [’a piecura e la ricotta]

PICHINICCHJU s.m. Picnic. Cenetta tra amici.

PIECURU s.m. Pecoro, maschio della pecora. Montone. || Ih, piezzu ’e piecuru!

PICINUSU agg. Insistente. Noioso. Appiccicoso come la pece. Petulante.

PIEJU avv.e agg. Peggio. Peggiore. || Miegliu eccussì ca pieju.

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PIENDULA s.f. Penzolo: insieme di più grappoli d’uva. [lat. pendulus = pendente] PIENZICA avv. Forse. PIERGULA s.f. Pergolato. PIERTICA s.f. Pertica. PIESSULU s.m. Pezzo di legno. Scheggia di legno. || Chistu è piessulu ’e mala asc-ca = Questa è scheggia di ceppo non buono. [dal lat. pessulus = pezzo di legno, catenaccio di legno]

PILARE v. a) Pelare. Scottare. || Pilatu = Pelato. Calvo. Scottato. Ccu’ stu cafè cavudu me signu pilatu ’a lingua = Con il caffè caldo mi sono scottato la lingua. ’U latte pile = Il latte scotta, è bollente. ’U sule oje pile = Il sole oggi scotta. || b) Diventare calvo. Crozza pilata = Testa pelata. ’U ciuncu scippe lli capilli allu pilatu = Il monco cerca di strappare i capelli al calvo. Guerra tra poveri. PILATURA s.f. Pelatura. Pelame. || Avire ’na mala pilatura = Avere una brutta cera, un brutto aspetto. PILATURU s.m. Metato. Locale, baracca per l’essiccazione delle castagne.

PIESTRICU s.m. Pesco. Pesca. PIETTINE s.m. Pettine. || Piettine d’a lana = Scardasso. Piettine de mele = Favo di miele.

PILENTE agg. Che scotta. Bollente. Molto caldo.

PIETTU s.m. Petto.

PILIARE v. Fare, agire con lentezza. Temporeggiare.

PIEZZU s.m. Pezzo. || Fare ’na cosa piezzi piezzi = Fare una cosa a pezzi.

PILIEJU s.m. Puleggio: erba odorosa, detta anche menta romana.

PIGLIA e PORTA s.m. Pettegolo.

PILLA s.f. Fango. Belletta. [dal greco bizantino pilos, classico pelos = fango]

PIGLIANCULU s.m. Persona scaltra ma simpatica. || Si ’nu piglianculu fricatu! PIGNATA s.f. Pignatta. || Pignata visitata ’un bulle mai = Pentola continuamente scoperchiata non bolle mai. PIGNATARU s.m. Vasaio. Pentolaio. PIGNATIELLU s.m. Pignattino. || Rumpere ’u pignatiellu = Cogliere la prima mela. PIGNUOLU agg. Pinolo.Pignolo. PILA s.f. Denaro. || ’A tieni ’a pila? Pila all’ugna = Soldi alla mano.

PILLARACCHJU s.m. Fanghiglia. PILINGA s.f. Sbarretta di legno che serve per chiudere le porte interne. Nottolino di legno. || Nasu a pilinga = Naso lungo. PILU s.m. Pelo. || ’Ncarnare allu pilu = Essere un donnaiolo. Pilu russu, malu culure, uomminu furbu e tradidure = Pelo rosso, malpelo, uomo furbo e traditore. Fare ’u pilu e llu cuntrapilu = Fare il pelo ed il contrappelo. Aggiustare qualcuno per le feste. Tire cchjù ’nu pilu alla sagliuta ca ’na corda alla scinduta = Tira più un pelo in salita che una corda in discesa.

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PILUSCIU s.m. Pelliccia. || T’ha misu ’u pilusciu stamatina! ’U pilusciu mantene cavudu. PILUSENA s.f. Freddo secco e pungente.

PINNULARU s.m. Ciglia o sopracciglia. PINNULARUTU agg. Fornito di folte e lunghe ciglia. Cigliuto. PINNULU s.m. Pillola.

PILUSU agg. a) Peloso. Mani e vrazza pilusi = Mani e braccia pelose. || b) Interessato. Ipocrita. Avire ’a cuscienza pilusa = Avere la coscienza pelosa, essere ipocrita, simulare sentimenti esemplari. Carità pilusa = Carità pelosa, finta, interessata.

PINTURIARE v. Pungere gli animali per stimolarli. PINTURU s.m. Pungolo per stimolare gli animali. PINZARA s.f. Pene.

PIMBADUORU s.m. Pomodoro. || ’Nzalata, cunserba ’e pimbaduoru. Dui spaghetti ccu’ llu pimbaduoru friscu, ’na pampina ’e masulicò e ’nu pipardelluzzu = Un ottimo primo piatto. Simu finiti ccu’ llu culu intr’i pimbaduori = Siamo ridotti proprio male! PINNA s.f. Penna. Pinna. || Pise cchjù ’a pinna ca ’a zappa = Pesa più la penna della zappa. Pinna ’e baccalà = Una forma intera di baccalà. M’haju cumpratu ’na pinna ’e baccalà ppe’ lla vijilia d’a ’Mmaculata. [dal lat. pinna] PINNACCHJERA s.f. Pennacchiera. PINNACCHJU s.m. a) Pennacchio: ciuffo di penne usato dai bersaglieri. || b) Pube. Dim. Pinnacchjellu. [lat. tardo pinnaculum]. PINNARE v. Spennare.

PINZARU s.m. Ghiacciolo. || Va joca alli pinzari! PIONCIU agg. Babbeo. Tonto. PIPARDIELLU s.m. Peperoncino piccante. Il viagra dei calabresi. PIPARIELLU s.m. Peperoncino. Peperone. PIPAZZU s.m. Peperoncino essiccato e tritato. Paprica. PIPE s.m. Pepe. Peperone. || Pipe ’ncuocciu = Pepe in grani, pepe nero. Patate e pipi fritti = Una leccornia. PIPITIARE v. Parlare. Bisbigliare [derivazione onomatopeica]

PINNIELLU s.m. Pennello.

PIPITTA s.f. a) Piffero, strumento simile al flauto, che è suonato da uno dei due zampognari con l’accompagnamento della cornamusa. || b) Pipita: malattia infettiva degli uccelli, spec.dei polli, che si manifesta con l’ispessimento della lingua. Stanu moriendu ’e galline pecchì curre lla pipitta. [dal lat. pipita, var. di pituita = muco, ascesso]

PINNIRIEPULA s.f. Pipistrello.

PIPPA s.f. Pipa || Io a ttie te fumu a ’na

PINNARUOLU s.m. Scrivano. Delatore. Scrittore. PINNICHIARE v. Sonnecchiare. Sbattere le ciglia. || Alla televisione pinnichìu e capizzìu.

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pippa = Io ti polverizzo. Appiccicare ’a pippa = Accendere la pipa. PIPPARE v. Garbare. Andare a genio. || ’Un me pippe de nente = Non mi garba, non mi convince per niente. PIPPIARE v. Fumare la pipa. Pipare. PIRETTU s.m. a) Varietà di limone: limoncello. || b) Deretano. ’Un rapere ’u pirettu! (Si dice così, scherzosamente, giocando a carte.) PIRINA s.f. Lampadina tascabile. Interruttore della lampada elettrica, dell’abat-jour. Dalla poesia ’U rinale (altra versione) di MARIO PUCCI Senza pigiama conzate a cardacchju, ma no ppe’ cumbenare ancunu ’nguacchju e ’mmisu llu cuscinu alla trabacca e supr’a seggia i cavuzi e lla giacca, mungiendu d’a basciurra la pirina, si sienti arruocculare li stentina, piglia ’u rinale, prima ’e te curcare, te rieguli po’ chillu chi vo’ fare.. PIRINOSCIA s.f. Piccola trottola. Fig. Bambina molto vivace. PIRIPACCHJU s.m. Gioco con le carte: asso piglia tutto. PIRITARU s.m. Persona sempre pronta ad emettere fragorosi scarichi intestinali. PIRITIARE v. Scorreggiare. Spetezzare. PIRITIATA s.f. Scoregge a raffica. PIRITU s.m. Scoreggia o scorreggia. Peto. || Piritu ’e lupu = Peto o loffa di lupo, altro nome della vescia, fungo

edule delle licoperdacee. Essere cchjù viecchju d’u piritu = Essere più vecchio del peto. Antichissimo! Fare ’u piritu ppe’ quantu è gruossu ’u culu = Essere misurati e non fare spropositi. I pirita de monache urdurenu ’e ’ncienzu (prov. nap.). I pirita ’e monsignore su’ limoncelli freschi (prov.nap.) = Tutto quello che fanno le persone di rango è sempre ben fatto. [dal latino peditum] INDOVINELLO: ’Mmienzu a due muntagne passe ’nu cavaliere cantandu. ’U strusciu se sente, ’u cavaliere ’un se vide. [’u piritu]. PIROCCULATA Schioppettata.

s.f.

Bastonata.

PIRU s.m. a) Pero. Pera. ’U piru quand’ie cunchjutu cade sulu = Quando la pera è matura, casca. Pira ficatusi = Pere mezze. Annata de pira, annata ’e suspiri = Annata di pere,annata di pene. Pirajinu = Pero selvatico. || b) Località ajellese nei pressi del centro abitato, ora nota come via Campo. PIRUCCA s.f. a) Sbornia. || b) Parrucca. [spagnol. feluca = parrucca] PIRUCCHERA s.f. Parrucchiera. PIRUNE s.m. Piolo. Cavicchio. || Se sta rumpiendu ’u pirune d’a seggia. Chine se conze a pirune, s’u mangenu ’e musche. Signu rimastu cumu ’nu pirune. [dal greco peronion = piccolo perno] PIRUOCCULA s.f. Bastone. Mazza. PIRUOZZULU s.m. Legnetto degli strumenti a corda che serve per tendere o allentare le corde. Bischero, pirolo. || Azare ’u piruozzulu = Tendere la corda. Rincacare.

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PISARE v. a) Pesare. L’anni pisenu! = Gli anni pesano! ’Ud ie tuttu oru chillu ca luce, ’ud ie tuttu chjumbu chillu ca pise. || b)Trebbiare. Quand’a spica è matura se pue metere e pisare (trebbiare). [dallo spag. pisar = trebbiare, pestare] PISASALE s.m. Insetto della famiglia degli scarabei. Maggiolino. PISATURU s.m. Pestello. PISCARE v. Prendere. Afferrare. Pescare. Sorprendere. || ’A mare vantatu ’un jire a piscare = A mare lodato non andare a pescare. T’haju piscatu alla trapula. = Ti ho intrappolato. PISCE s.m. Pesce. || ’U pisce nate primu intra l’acqua, po’ intra l’uogliu e po’ intr’u vinu. Chine dorme ’un piglie pisci. Signu frittu, ha dittu ’u pisce quandu s’è bbistu ’mparinatu = Sono fritto, disse il pesce quando s’è visto infarinato.

PISCIARIELLU o PISCIARUOLU s.m. a) Tubicino per il gocciolamento dell’acqua piovana. || b) Beccuccio del bricco per versare il caffè o il the. Dalla poesia ’A cicculatera di G.DI MALTA ’U cuvierchju a palluniellu ti la mustre assai curiusa ’u beccucciu a pisciaruolu ti l’ha resa assai famusa. PISCIARU s.m. Pescivendolo. PISCIATURU s.m. a) Vaso da notte. || b) Pube. PISCIAZZA s.f. Urina. || Si te cadenu i capilli mintacce pisciazza ’e vecchja! PISCIAZZARU s.m. Piscione. PISERA s.f. Aiata. Quantità di grano che si trebbia in una sola volta. PISTILLI s.m. Castagne secche.

PISCESTUOCCU s.m. Stoccafisso. PISCIARE v. Pisciare. Urinare. || ’Un putire pisciare ’u liettu = Non significa essere a letto con blocco renale, ma semplicemente essere caduto in miseria. Chi è povero non può concedersi il lusso di pisciare il letto. Chine ’un pisce ’ncompagnia o è latru o fa la spia. Se pisciare i cavuzi = Essere sopraffatto da gran paura. Chine pisce cuntravientu s’affunde = Chi urina controvento si bagna. Ad andar contro corrente ci si rimette. PISCIARELLA s.f. a) Pisciarella. Cause più frequenti: ipertrofia prostatica, paura, boccali di birra. || b) Pisciarello: vino rosso di poco colore e scarsa gradazione. Stu vinu è ’na pisciarella.

PISTU agg. Sodo. Rassodato. Denso. || Stu quatrariellu è pistu pistu. PISTUNATA s.f. Schioppettata. PISTUNE s.m. Pistone. Schioppo. PISTUNETTU s.m. Colonnetta di pietra o di cemento. Pietra da chilometraggio. PISTUNIARE v. Picchiare. Battere. Sparare con il fucile. || Oje ’u sule pistunie = Oggi il sole picchia forte. PISU s.m. Peso. PISULIARE v. Sollevare un corpo per valutarne il peso. Soppesare.

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PITICCHJARA o PITICCHJARULA s.f. Malattia, febbre accompagnata da petecchie. Le petecchie sono macchie rosse e nere come morsicature di pulci. || M’ha toccatu alla piticchjarula! = Mi hai punto sul vivo!

amaru ’ndo guarde = Beata la casa dove si posa, amara quella che guarda. Canta, canta pivulune, c’a sc-cuppetta è preparata! = Canta , canta uccellaccio, che il fucile è già pronto! [dal lat. volg. piula = pigolìo, lamento]

PITICCHJUSU agg. Affetto da petecchie. Fig. Tirchio, taccagno.

PIVULIARE v. Pigolare. Lamentarsi, chiedere con insistenza. Parlare con tono lamentoso. [dal lat. volg. piulare = pigolare]

PITIJINA s.f. Infezione superficiale della pelle. Impetigine.

PIZZICARULA s.f. Molletta per biancheria.

PITINNACULU agg. Molto piccolo. PITIRILLU agg. Piccolino. PITIRILLUZZU agg. Fanciullino. Molto piccolo. PITITTU s.m. Appetito. PITTA s.f. Focaccia. Pane a forma di ciambella. Schiacciata. || ’Na pitta ’e ficu ’ndiane = Un cladodio di fichi d’India. Pitta untata = Schiacciata fatta con farina di granturco e ciccioli di maiale. Pitta anticufune = Schiacciata cotta a forno alto sul piano antistante a quello normalmente usato per la cottura del pane. Haju saputu c’ha fattu ’u pane, avisse avutu ’a crianza de me sarbare ’na pitta. [dal greco pita = focaccia] PITTICELLA s.f. Frittella. || Pitticelle ’e rosa marina, ’e juri ’e cucuzza, ’e cucuzzielli, ecc. PITUSU s.m. Puzzola. || Puzzare cchju’ d’u pitusu = Emanare fetore più della puzzola. Pitusiellu = Ragazzino dispettoso, birbante. [dal francese putois =puzzola] PIVULA s.f. Civetta: uccello notturno di malaugurio. || ’Un cce cantare ’a pivula! = Non fare l’uccello di malaugurio. D’a pivula se dice: Beatu ’ndo pogge,

PIZZICATA s.f. a) Quantità che può essere presa con due dita. || ’Na pizzicata ’e tabaccu = Una presa di tabacco. || b) Allusione ironica, canzonatoria. Frase allusiva e pungente. Beccata. Ogne tantu puru tu te pigli ’a pizzicata! PIZZICORNA s.f. Pane di forma oblunga. PIZZICUNIELLU s.m. (nap. a pizzichiello ). || Vasune a pizzicuniellu = Bacio sulle labbra stringendo le gote tra due dita. PIZZIRUSSIATU agg. Vaiolato (arc.). Dicesi di frutta (ciliege susine, uva) quando cominciano ad arrossire, a maturare. PIZZU s.m. a) Becco dei volatili. || b) Luogo. Angolo. Jire a ’n’atru pizzu ’e mundu = Andare in un luogo lontano. || c) Pizzo, pizzetto = Barba a punta sul mento. Fare ’u pizzu a risu = Abbozzare un sorriso. PIZZULARE v. Dare pizzicotti. Beccare. PIZZULATU agg. Butterato. Pieno di butteri del vaiolo. || Alla bonanima d’a

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nanna ’e muglierma ’a chjamavenu Rusaria ’a pizzulata pecchì avie avutu ’u vajuolu.

PORCARIA s.f. Porcheria. || Fare ’e porcarie = Fare cose illecite. PORCARU s.m. Norcino.

PIZZULUNE s.m. Pizzicotto. Beccatura di uccello. || Se fare ’nu pizzulune = Diventare piccolo per paura o per altro stato d’animo. PIZZUNE s.m. Nota località aiellese. PIZZUTU agg. Appuntito. || Nasu, culu pizzutu = Naso, culo appuntito. Lingua pizzuta = Lingua mordace, velenosa. POCA avv. Dunque. Allora. POCU agg. Poco. || De ogne cosa ’na pocu = D’ogni cosa un poco. L’assai guaste, ’u pocu ’un baste = Il troppo guasta, il poco non basta. Chine tene pocu, caru tene = Chi ha poco, quel poco se lo tiene caro. POCUNDRIA s.f. Malinconia. Ipocondria. POGLIA s.f. Intera confezione di qualcosa che si lascia dividere a quadretti. || ’Na poglia ’e cicculata = Una tavoletta di cioccolato. [Nel dialetto napoletano abbiamo puglia che deriva dallo spagnolo polla = pollastra. In Francia c’è o c’era “ le jeu de la puole “ il gioco della pollastra. La pollastra era la posta in gioco e la puglia napoletana non è altro che il gettone quadrettato corrispondente ad una certa somma di denaro] POLAGRE s.f. Gotta. || Polagre di piedi = Podagra. Polagre de manu = Chiragra. POLICARA s.f. Pulicaria, erba annua. PONGIU s.m. Ponce. Bibita calda.

PORTA s.f. Porta. || ’A casa a due porte ’u diavulu s’a porte = La casa che ha due ingressi se la porta il diavolo perchè offre molte possibilità alle tresche amorose dei coniugi. Porta aperta a chine porte = Chi arriva con le mani piene è sempre bene accetto a casa mia. Le porte della antica Aiello erano quattro: ’a porta Suprana, detta “’a porta”, ’a porta di Pignatari, ’a porta d’u Tuvulu, ’a porta ’e San Giuvanni. PORTUGALLU s.m. a) Portogallo. || b) Arancia. [dal greco portokalos = arancia] PORTULANU s.m. Portinaio, portiere. POSA s.f. Fondi di caffè. Posa. POSTALE s.m. Autocorriera. || Postale di vagni = Autocorriera per il mare. Dalla paesia ’U postale di vagni di M. PUCCI ’A duminica, a ’n’ura ’e matina alla porta lu jemu a scontare ’a bonanima de Catarina ne dicie c’avie ’ntisu sonare. Finalmente arrivave alla chjazza e ogne d’unu proglìe ’na casciotta e mentr’e mamme, i figli già ’mbrazza, ne spezzavenu anche ’e viscotta. Dopu ’u vagnu, chi sà chi ne spette… ’na gazzosa, ’nu piru, ’nu prunu pimbaduori ccu’ pane ’e panette e ’na fella ’e milune apped’unu. Ma ’u postale già stave arrivandu ere stata ’a jornata cchiù bella e ’ntramente c’u jemu scontandu cce cantavemu ’a calabrisella”

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POSTARIELLU agg. Serotino: tardivo, di frutto che matura tardi. POSTEMA s.f. Ascesso.

PREJULIZZU s.m. Gioia. Tripudio. Allegria. || Quandu te viju, chi prejulizzu intra stu core! = Quando ti vedo, quanta gioia nel mio cuore!

POSTIARE v. Appostare.

PRENA agg. Gravida. Incinta. Pregna.

POSTIERI s.m. Postino.

PRENIZZA s.f. Gravidanza.

POVERTATE s.f. Povertà.

PRESSA s.f. Fretta.

POVARACCIU s.m. Poveraccio.

PRESSARULU agg. Frettoloso.

POVARIELLU s.m.agg. Poverello, poverino. || Allu maritu povariellu mancu ’a mugliere ’u po’ bbìdere = Nessuno ama chi è povero!

PRICESSIONE s.f. Processione. || E’ passata ’a pricessione? Oramai è a casa d’u diavulu!

POVARU agg. Povero. || Quandu ’nu povaru se mange ’na gallina o è malatu illu o è malata ’a gallina = Quando un povero mangia una gallina, o è ammalato lui o è ammalata la gallina Si vue parire riccu, divienti povaru = Se vuoi sembrare ricco, diventi povero. ’U poveru e llu malatu su’ nesciuti d’u parentatu = Il povero ed il malato sono usciti dal parentato. Il povero ed il malato vengono tenuti fuori dalla cerchia dei parenti! PPE’ prep. Per. PRACA n.pr. Piazza del popolo. || ’Ndo vai? Alla Praca! Guardu la vecchja chjazza ccu’ dulure, guardu chillu barcune senza speranza, ppe’ sempre si ’nd’è jutu ’u primu amure, ppe’ sempre si ’nd’è juta ’a quatraranza.

PRICESSOTTA s.f. E’ una varietà di fico (frutto ), il fico brogiotto. [In Spagna questo frutto, chiamato burjasotes, è tipico della città di Burjazot] PRIESTITU s.m. Prestito. PRIEJU s.m. Gioia.Contentezza. PRIESTU avv. Presto, in breve tempo. || Fa priestu = Sbrigati. PRIEVITE s.m. Prete. || Chine ame llu prievite e chine ’a previtera = Chi ama il prete e chi la perpetua. Prieviti e sacristani te inchjenu ’e ricchje e te divacanu ’e manu. Di monaci e di prieviti sentate ’a missa e fuja. Monaci, prieviti e sbirri, ’un te mintere ccu’ d’illi ca la sgarri! = Monaci, preti e sbirri, non metterti contro di loro perché avrai la peggio.

PRATANU s.m. Platano PREJARE v. Gioire. Esultare. || Chine se preje di mali ’e l’atri, i sui su’ arriedi ’a porta = Chi gioisce dei mali altrui, sappia che i suoi stanno per arrivare. Gioia mia, te vulisse bbidere ppe’ mi ’nde prejare!

PRIGATORIU o PURGATORIU s.m. Purgatorio. || Te va ppe’ l’anime d’u prigatoriu! Pari ’n’anima d’u purgatoriu = Sembri sconsolato ed afflitto. PRIMARULA s.f. Donna di primo parto. Primipara.

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PRISA s.f. a) Presa d’acqua: luogo dove viene deviata parte di un corso d’acqua. || b) Solco in cui scorre l’acqua d’irrigazione. ’A prisa è ’nu surcu d’acqua ppe’ adacquare. PRISTU-FO’ loc. Presto fuori. Voce usata per mettere in fuga il cane.

PRUOFFICE s.f. Forbice. PRUOVULA s.f. Provola di latte vaccino. PRUPPA O PURPA s.f. Polpa. || Chi se mange lla purpa, se mangiasse ’ossa.

PRISUTTU s.m. Prosciutto. || Quand’u gattu ’un junge allu prisuttu dice ca sa d’u ganciu = Quando il gatto non riesce a prendere il prosciutto, dice che sa di rancido.

PRUVENZA s.f. Vento freddo di tramontana.

PRIURE s.m. Priore.

PUCCHJA s.f. Piccola fonte d’acqua. Polla. Pozza. || ’A pucchja ’e san Franciscu = Sorgente inesauribile. [dal latino pucchia che forse ha origine onomatopeica]

PROGLIERE O PROJERE v. Porgere. Dare. || Progliutu o projutu = Porto, dato. PROPIU agg. e avv. Proprio. Senza motivo. PROTTA s.f. Macchia. Lividura. Impronta. || Tieni ’a facce protte protte. Si camini scavuzu, ’nterra cce restenu ’e protte. PROVATURU s.m. Piccola quantità di un prodotto alimentare che si mostra per farne conoscere le qualità. Campione.

PRUVINCU agg. Propinquo. Vicino, a portata di mano. [dal latino propinquus]

PUDÌA s.f. Lembo della camicia o della sottana. Tutto ciò che copre le parti pudende. || Vida ca tieni ’a pudìa d’a cammisa ’e fore. ’Nu figliu allu piettu e n’atru alla pudìa = Un figlio al petto ed uno attaccato alla sottana. Un figlio appena nato ed uno in tenera età! [dal latino podium = zoccolatura o dal greco pòdia = lembo, falda. Ma anche dal latino pudet = mi vergogno] PUE avv. Poi. [dallo spagn. pues]

PRUBBICU agg.e s.m. Pubblico. PRUFESSURE o PRIFISSURE s. m. Professore. || ’Un fare ’u prufessure ’e Salamanca! Tu sì ’nu prufessure ’e menzijuornu avanti! PRUMENTIU o PURMENTIU agg. Primaticcio, precoce (riferito a frutta ed a ortaggi). PRUNU s.m. Susina. Prugna. || Prunu serbaggiu = Prugnolo, arbusto spinoso i cui frutti sono detti prugnole o susine selvatiche.

PUGLIU agg. Morbido. Soffice. || Pane pugliu = Pane boffice, pane ben lievitato. PUGNETTA s.f. Sega. Masturbazione. || Menza pugnetta = Uomo di bassa statura, uomo dappoco. PUGNU o PUNIU s.m. Pugno. PULICE s.m. Pulce. || Avire i pulici = Avere le pulci, non stare mai fermo. Avire ’nu pulice alla ricchja = Avere una pulce nell’orecchio, avere un sospetto.

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PULICIARE v. Sculettare. Dimenare. || Guarda chilla cumu se pulicìe! = Guarda come sculetta quella là! PULICINU s.m. Pulcino. PULIZZARE v. Pulire. || ’Un te pulizzare ’u nasu ccu’ lli jirita ch’è bbrigogna! Pulizzare ’u canniellu = Fare l’amore. PULIZZATA s.f. Pulita.

significato lo troviamo nel latino putinasius che deriva dal verbo putire che significa puzzare. Si arriva a punessa sia perché la cimice puzza, sia perché la punessa si schiaccia come una cimice] PUNILLU s.m. Pugnello: roba che può stare in un pugno. PUNTARA s.f. Sasso che segna il confine. Pietra terminale, da confine.

PULLANCHINU s.m. Galletto di primo canto. PULLARE v. Si dice per cereali e legumi che, stando nei depositi, germogliano dando vita a piccoli insetti (papuzzani). [dal latino pullare = germogliare.]

PUNTAZZA s.f. Calcione dato con la punta della scarpa. PUNTETTA s.f. Punta della calza o della scarpa. || I quazietti se rumpenu sempre alle puntette. PUNTIARE v. Rammendare.

PULLASTRA s.f. Pollastra. PUNTILLU s.m. Puntello. PULLETTA s.f. Farfalla. Ragazza civettuola.

PUNTINA s.f. Chiodo.

PULLITRIARE v. Scalpitare come un puledro.

PUNZUNIETTU s.m. Pentola di forma allungata, adatta come bollitore.

PULLITRU s.m. Puledro. [dal lat. volg. pulletrus, forma maschile di pulletra che deriva a sua volta da pullus = animale giovane]

PUORCU s.m. Maiale. Uomo senza morale. Sporcaccione. || Fare ’u puorcu = Macellare il maiale oppure fare lo sporcaccione. Ih, puorcu! = Sporcaccione! Chine puorcu ammazze alli travi appiche sazizze. Quand’u puorcu va a llu maciellu, ognunu curre ccu’ llu curtiellu. Quando il porco va al macello tutti accorrono con il coltello. Tutti infieriscono su chi è caduto in disgrazia! E’ miegliu criscere ’nu puorcu ca ’nu figliu, cà quandu l’ammazzi ti ’nde unti ’u mussu. Mantenimune puliti, ha dittu ’u puorcu! Abbuffate, puorcu, c’u scifu è chjnu! = Sbafa, porco, che il trogolo è pieno!

PULLULA s.f. a) Fiocco di neve. || b) Pula, buccia della biada. PULLULIARE v. Nevicare. [lat. pullulare = pullulare, comparire in grande quantità] PULLULIZZU s.m. Nevischio. PUNERE v. a) Porre. Poggiare. Collocare. Calare. Tramontare. || ’U sule è punutu = Il sole è tramontato.

PUORRU s.m. Porro. PUNESSA s.f. Cimice, puntina. [dal francese punaise = cimice. Ma il vero

PUOSIMA s.f. Amido.

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PUPPU s.m. Bua. || Povariellu, tienu ’u puppu? Avire ’u puppu allu culu = Essere malato immaginario.

PURMINITE s.f. Polmonite.

PUPPULIARE v. Muovere in qua e in là, oscillare su e giù. Ondeggiare nell’aria. || ’Un puppuliare ’u quatrariellu c’ha mangiatu e po’ jettare ’u latte.

PURPETTA s.f. Polpetta di carne, patate o riso. Ragazza attraente e prosperosa. || Me signu fidanzatu ccu’ ’na bella purpetta.

PURBARA s.f. Polvere. Polvere da sparo. || Cce pue sparare a purbara = Non c’è anima viva. Finita ’a purbara, su’ bbenute ’e quaglie = Terminate le cartucce, sono arrivate le quaglie.

PURPU s.m. Polpo. Polipo. || Purpitielli = Polipetti. ’U purpu se coce dintra l’acqua sua stessa = Il polpo cuoce nel suo brodo.

PURMUNE s.m. Polmone..

PURTELLA s.f. Asola. Occhiello.

PURBARACCHJU s.m. Polverone. PURBARATA s.f. Polverìo.

PURTIELLU s.m. Sportello. Scuretto della finestra.

PURCELLA s.f. Scrofa. Porca. || Purcellune = Donna disonesta. Sta fimmina è ’nu purcellune viecchju.

PURTUNE s.m. Androne. Portone.

PURCELLUZZU s.m. Maialino. || Purcelluzzu ’e sant’Antoniu = Insetto che, secondo la credenza popolare, quando entra in casa e gira ronzando preannunzia l’arrivo di buone notizie. Quandu trase llu vespune bona nova allu patrune. PURCHJACA s.f. a) Pube. || b) Porcellana o portulaca: erba annua, comune nei campi, che germoglia sparsa per terra. [Nel tardo latino troviamo la parola portulaca = ciuffo d’erba che cresce dove zampilla l’acqua. Credo che la vera origine di purchjaca si debba fare risalire a pucchja] PURCINA s.f. Calzare di cuoio di pecora o di capra. PURMINTERE v. Promettere. || Chine te purminte certu, te gabbe sicuru. Purmintere all’iertu e spurmintere allu pendinu = Promettere nei momenti di difficoltà e non mantenere le promesse una volta risolti i problemi.

PURU avv. e cong. Pure. || Te putìe fare puru i cazzi tui, però! PUTIGA s.f. Bottega. || Casa e putiga = Famiglia e lavoro. Alla fera vacce e alla putiga stacce = Alla fiera ci puoi andare, alla bottega ci devi stare. Avire ’a putiga aperta = Avere i pantaloni sbottonati. [dal greco apotheke e dal latino apotheca. È curioso come nella lingua tedesca diventi farmacia] PUTIGARU s.m. Bottegaio. Negoziante. PUTIGHINU s.m. Rivendita di sali e tabacchi. Botteghino. PUTIRE v Potere. || Puonu cchjù i sordi ch’i santi. Chine ’un pue sempre vue, chine pue fa chillu chi vue. PUTRUNIARE v. Oziare. PUTRUNAZZU agg. Poltrone. PUZU s.m. Polso.

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Q

QUATELARE v. Cautelare. Cautelarsi, premunirsi. ’Na riflessione di D. MEDAGLIA

QUADARA s.f. Calderone. Pentolone di rame. QUADARARU s.m. Stagnino. Calderaio. QUADARATA s.f. Caldaiata: quanto può contenere un calderone. QUADARUOTTU s.m. Calderotto. Vasca da bagno della povera gente, a pannelli solari e con idromassaggio a colpi di secchi d’acqua. || “Ndo t’ha fattu ’u bagnu?” “Intr’u quadaruottu!” QUADIARE v. Riscaldare. Scaldare. || ’U fuocu quadìe chine cce sta vicinu = Il fuoco riscalda chi gli sta vicino. Quadiatu = Riscaldato. QUAGLIARE v. Cagliare. Coagulare. Rapprendere. p.p. Quagliatu. || Gira ca quaglie! [dallo spagnolo callar ]

A ’mmie d’u viernu un ’mmi ’nde ’mporte nente: io signu quatelatu tuttu quantu e nun ’mme va la capu all’atra gente; tiegnu ’nu focularu e ’mmi ’nde vantu, ca me quadìe tutta ’a casa sana; a nive ammunzellata po’ venire, appriessu po’ tirare ’a tramontana, e grande ’na tempesta po’ venire. Ma priestu pienzu a tanti povarielli a chilli senza fuocu e senza lana, alli malati e a tanti quatrarielli, a tutti: animalicchj e vecchjarielli. QUATRARE v. Quadrare. QUATRA s.f. Assenso. Approvazione. Avallo. || Dare ’a quatra = Approvare l’operato, avallare le scelte di qualcuno.

QUAGLIU s.m. Caglio. || Diventare d’u quagliu = Diventare acido come il caglio, diventare insensibile ai problemi degli amici.

QUATRARA s.f. Ragazza. Fidanzatina. || Ha tieni ’a quatrara? = Sei fidanzato? Dim. Quatrarella = Ragazzina.

QUALINA s.f. Piantina di cavolo.

QUATRARANZA s.f. Fanciullezza. Prima giovinezza.

QUARCHE agg. Qualche. QUARELA s.f. Querela. QUARTA agg. e s.f. La quarta parte di un intero La quarta parte di un litro o di un tomolo. QUARTUCCIATA s.f. Misura di superficie agraria equivalente a circa 833 mq., cioè un dodicesimo di ettaro.

QUATRARU s.m. Ragazzo. || ’U quatraru de Maria = Il fidanzato di Maria. || Quatrariellu = Ragazzino. Quandu i quatrarielli stanu fermi, malu signu = Quando i ragazzini stanno fermi, cattivo segno. Vuol dire che non stanno bene. [dal greco katharos = puro, innocente o dal latino quadrimus = di quattro anni o anche dal latino quartus = la quarta parte dell’intero, dove l’intero rappresenta la vita]

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QUATRIZZARE v. Convincere. Garbare. Persuadere. ’Un me quatrizze de nente = Non mi convince per niente.

QUAZETTUNE s.m. Calzettone. ’U lla fa nente ca m’ha minatu vuogliu ’a mammarella mia! Chine mi lave lli quazettuni, vuogliu ’a mammarella mia! Vrusciu mamma, mamma vrusciu, vuogliu ’a mammarella mia!

QUATRU s.f. Quadro. || M’è esciutu ’nu quatru ’e sant’Antoniu. ’Na combinazione, sinnò esce sempre all’Aloisi. QUATTRUTRUMBULU s.m. Capitombolo. Capriola.

QUAZUNI s.m. Pantaloni.

QUAZARE v. Calzare.

QUETARE v. Acquietare. Placare.

QUAZATURU s.m. Calzascarpe, calzatoio.

QUIBUS s.m. Denari. Pecunia. || Manchenu i quibus = Mancano i denari con i quali si fa tutto. QUIETU agg. Quieto. Calmo.

}{

QUAZIETTU s.m. Calza. || I quazietti se rumpenu sempre alli garruni e alle puntette.

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RAJETTA s.f. Regetta: nastro di lamina di ferro per cerchiare botti, barili, ecc.

R RADICUNE s.m. Ceppaia.

RANUNCHJU s.m. Ranocchio. [dal lat. Ranunculus ]

RAFANIELLU s.m. Ravanello. RAFELE n.pr. Raffaele. || Dim Rafeluzzu. RAGAPELLE s.m. Pellaio. Straccione.

RAPERE o RAPERIRE v. Aprire. || Rapere ’u culu = Diventare fortunato. ’A simpatia rape ogni bbia = La simpatia apre ogni via. [dal lat.rapere = derubare, ghermire]

RAGARE v. Trascinare. Portare. RARICA s.f. Radice. RAGATU s.m. Sputo catarroso, scaracchio. RAGGIA s.f. Rabbia. Idrofobia. || Chi raggia ’e friddu chi fa! = Fa un freddo cane! Chine tuttu vue, de raggia more = Chi tutto vuole, di rabbia muore. RAGGIUNE s.f. Ragione. || L’affamatu ’un sente raggiune = L’affamato non sente ragione, non conosce legge. Chine gride assai ’un tene mai raggiune. ’U forte vince e llu fissa tene raggiune. Have cchjù raggione chillo che accide, ca chillo ch’è acciso. (detto napol.) RAGU s.m. Rantolo. Respiro rauco e ansimante. || ’Un fujere sinnò te vene llu ragu d’u piettu. Tene ’nu ragu ca parica sta dandu l’anima a Dio.

RARICUNE s.m. Grossa radice. RASA s.f. Cantuccio. Angolo. Agg. Rasa. Piena fino all’orlo. || A rasa rasa = Rasente. Caminare a rasa rasa d’u muru = Camminare rasente il muro. Misura rasa = Misura rasa, piena fino all’orlo del recipiente, ottenuta passando la rasiera. E’ bbenutu e s’è misu a ’na rasa = E’ arrivato e si è sistemato in un cantuccio. RASC-CARE v. Raschiare. Graffiare. Grattare. || Disgrazia mia, io me rasccasse! Rasc-care ’u cozziettu = Grattarsi la nuca. Ha’ rasc-catu propriu ’ndo me chjure = Hai grattato proprio dove mi prude. ’A fimmina è cumu ’a gatta: rasc-che e fuje = La donna è come la gatta, graffia e fugge.

RAJA s.f. Razza, pesce appartenente alla famiglia dei Raidi.

RASC-CATINA s.f. Graffio. Escoriazione.

RANGHELLA s.f. Arancia acerba.

RASCINARE v. Trascinare.

RANGIATA s.f. Aranciata.

RASCINENTE agg. Rasoterra.

RANGU s.m. Arancio. Arancia. || Rangu d’a cappella = Pompelmo.

RASC-CU s.m. Ragana. || Tiegnu nu rasc-cu! [dal latino rasculum oppure rastrum col significato di spurgo e sputo]

RANGUTANGU s.m. Orang-utan.

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RASC-CUNATA s.f. Graffiata. Graffio vistoso. RASERA s.f. Rasiera. || ’A rasera ere ’nu ligniellu ppe’ cacciare d’u staru ’u curmu = La rasiera era un legnetto che si usava per togliere il di più (il colmo) dallo staio. RASPUSU agg. Ruvido. RASTU s.m. Usta: odore lasciato sul terreno dagli animali. RASULA s.f. Radimaia. || ’A tamarria tua vulisse rasc-cata ccu’ ’na rasula! RASULU s.m. Rasoio. || Ammolare ’u rasulu alla strappa = Affilare il rasoio con una striscia di cuoio. INDOVINELLO Tiegnu ’na cosa de ’nu mienzu parmu vente llu pilu e divente ’nu parmu. [il rasoio del barbiere] RATTU agg. a) Veloce. b) Libidinoso. RATTUSU agg. Furtivo, non sincero. Si dice di chi tocca una donna senza farlo vedere. [dal latino. Non da raptus che significa veloce, ma da radere = raschiare, sfiorare.] REBUSCIATU agg. Debosciato. Scioperato. [dal francese debauché]. RECRIARE O RICRIARE v. Ricreare. Divertire. Deliziarsi: provare un piacere intenso. || Chi bellizza, m’ha fattu recriare! [dal lat. recreare]

REFRISCARE v. Rinfrescare. RIFRISCATA s.f. Rinfrescata. Diminuzione della temperatura atmosferica. REFRISCU s.m. Rinfresco. REGLIA s.f. Scheggia. Frammento. [Per capire l’origine di questa parola bisogna fare riferimento alla funzione del reggere (rejere). Ha senso che derivi dallo spagnolo antico rexulea divenuto poi rejal col significato di piccola inferriata ed anche pila di mattoni che servono appunto a reggere. Potrebbe derivare anche dal lat. regula = asticella] REJERE v. Reggere. || ’Un se reje all’allierta = Non si regge in piedi. [dal lat. regere = reggere] REMINAMIENTU s.m. Movimento. || Reminamientu de stentina = Gorgogliamento, rumore roco degli intestini. REMINARE v. Rimenare. Scuotere. Agitare. Muoversi in continuazione. REMINATA s.f. Rimenata. REMINIZZU s.m. Irrequietezza. Movimento incessante. || Chi reminizzu chi tene stu’ quatrariellu! REMINUSU agg. Irrequieto. Vivace. || Bonusia, cum’ie reminusu stu quatrariellu! REMURATA s.f. Baccano. Frastuono. || Tanta remurata ppe’ nente!

RECRIU s.m. Piacere. Svago. Diletto.

REMURE s.m. Rumore.

REFRIDDARE v. Raffreddare. || Vieni mangia c’a pasta se refridde.

RENGA s.f. Aringa. || “Evviva l’acqua! Finalmente me puozzu mangiare ’na

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renga!” Eccussì ha dittu Sarrinu quandu hanu portatu l’acqua alla Serra.

tenenu ’e ricchje. Statte citu cà s’un bidi uocchj cce sunu ricchje.

RESCERE v. Riuscire. || Resciutu = Riuscito.’U matrimmoniu sta a se rescere. I matrimoni non sono come si fanno, ma come riescono.

RICCHJAJINA s.f. Orecchioni. Parotite.

RESTA s.f. Resta. Filza d’agli. [dal latino arista = spiga]

RICCHJELLA s.f. a) Orecchietta. || b) Nella scarpa è la striscia di cuoio che cinge il collo del piede. RICCHJINU s.m. Orecchino.

RESTATINA s.f. Avanzo. Rimanenza. Rimasuglio. || ’A sira ne mangiamu ’e restatine de menzijuornu = La sera ceniamo con i rimasugli del pranzo. RESTUCCIU o RISTUCCIU s.m. Stoppia: residuo che rimane sul campo dopo la mietitura del mais. REUMU s.m. Reuma.

RICCHJUNE s.m. Omosessuale. Invertito. Gay. [Nel XVII secolo i marinai spagnoli usavano portare pesanti orecchini che allungavano il lobo delle orecchie. Per mancanza di donne, essi erano soliti imbarcare omosessuali. Per questi motivi la parola ricchjune divenne sinonimo di gay] RICCHJUTU agg. Orecchiuto.

RIBUTTARE v. Suscitare nausea e disgusto. Rivoltare lo stomaco. || ’E cose grasse me ributtenu = I cibi grassi mi fanno rivoltare lo stomaco.

RICCIOLA s.f. Pesce:leccia. RICCIU s.m. Riccio di legno, truciolo. agg. Riccio, avvolto su se stesso.

RICANUSCERE v. Riconoscere. Essere riconoscente. || I figli ’e mue ’un ricanuscenu nente = I figli moderni sono irriconoscenti.

RICHIAMU s.m. a) Richiamo. || b) Uccello vivo da richiamo, che col suo canto attira gli uccelli sulle reti o sul boschetto.

RICCHIZZA s.f. Ricchezza. || ’Ndo cc’è ricchizza ’un cc’è mai cuntentizza. Miegliu ricchizza de carne ca ricchizza de rrobba! = Meglio figli che ricchezze! ’A ricchizza è cumu ’u fumieri: ammunzellata puzze! = La ricchezza è come il letame, ammonticchiata... puzza!

RICIETTU s.m. Ricetto. Ricovero. Riposo. || ’Un truovu riciettu = Non trovo pace. [dal latino receptus-us = asilo, ricovero]

RICCHJA s.f. Orecchio. || Ricchje aperte e vucca chjusa = Orecchie aperte e bocca chiusa. Mintere ’nu pulice intr’e ricchje = Mettere una pulce nelle orecchie. Parra chjanu cà puru ’i mura

RICIRCARE v. Appetire. Avere voglia di cibo o di altro. || Haju piersu ’u pitittu, ’un me ricirche nente. Me ricirche ’na birra. Me ricirche ’nu piattu ’e spaghetti = Ho voglia di mangiare un bel piatto di spaghetti. RICIUOPPU s.m. Grappolo d’uva.

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RICOGLIERE v. a) Raccogliere. Ricogliate ’e baghettelle e vavatinde! Chillu ca simini ricuogli. || b) Rincasare. ’Un te ricogliere tardu = Non rincasare tardi. pp. Ricuotu = Raccolto, rincasato.

RIGANU s.m. a) Origano. || b) Stertore: rantolo tracheale. [dal greco origanon]

RICOTA s.f. Ritorno. || I cunti se fanu alla ricota d’a fera = I conti si fanno alla fine!

RIGGIRU s.m. Raggiro.

RICOTTELLA s.f. Erba che cresce spontaneamente nei prati. || Fa parte d’a minestra ’e ’nterra.

RIGGIRATURE s.m. Raggiratore.

RIGGITANI s.m. Abitanti di Reggio Calabria. RIGUMIARE v. Ruminare. Meditare. RIJATARE v. Rifiatare.

RICRAMARE v. Reclamare. || Quante tasse bonusia, vaju propiu mue a ricramare ’ndo llu sindacu.

RIMANIRE v. Restare. Rimanere. RIMASUGLIA s.f. Rimasuglio. Avanzo.

RICU n.pr. Enrico. Dim. Ricuzzu. RIMELLA s.f. Grosso bottone. RICUORDU s.m. Ricordo. || Sta catinella m’ha regalata ’a nanna ppe’ ricuordu = La nonna mi ha lasciato in ricordo la sua catenella. I ricuordi d’a gioventù sunu chilli ca durenu ’e cchjù. ’Nu ricuordu di D. MEGAGLIA

RIMOLLARE v. Rammollire. Ammorbidire. RIMPACCIARE v. Rinfacciare. RIMPARCARE v. Rimettere in sesto. Ristabilire.

Ricuordu d’u passatu, ricuordu ’e giuvaniellu, quandu ’nu gran vasiellu de sira tu m’ha datu. Ricuordu caru e santu, ca tiegnu dintr’u core, e dure ancore tantu: è amure ca nun more!

RINA s.f. Rena. Sabbia. RINACCIUs.m. Rammendo. RINALE s.m. Orinale. Vaso da notte. Dalla poesia ’U Rinale di MARIO PUCCI

RIEPULE s.m. Lepre. RIESTU s.m. Resto. || Pagate e votame ’u riestu. Allu barune ’un se vote riestu. Vavatinde sinnò te dugnu ’u riestu. RIFFULU s.m. Fucile. Carabina. [dall’inglese rifle].

’Un serbe sulamente ppe’pisciare ma tante cose si cce puonu fare . . . . . . . . . . . . . . . Te serbe d’intru ’mmienzu d’a nottata quandu te sienti ’a panza abbufficata senza rapere ’a luce ma allu scuru tu ti cci accuvi e passe llu languru . . . . . . . . . . . . . . . Si tu ad ancunu ha fare ’nu dispiettu

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tenalu pruvincu suttu ’u liettu ccussi’ quand’illu passe lu minchiune ’u pigli e llu sbilanzi d’u barcone. . . . . . . . . . . . . . . . È fattu ’e landia oppure ’e porcellana, serbe ppe’ tutti i juorni d’a simana; si po’ s’arruzze, all’aria d’u matinu cce chjanti l’acciu oppure ’u petrusinu. Cci avissemu stipare tutti i chianti chi n’hanu fattu fare i governanti pecchì ’u sapiti ed io lu sacciu puru c’u mundu s’è conzatu a pisciaturu. Insomma lu rinale è ’nu tesoru, ’n’opera d’arte, ’n’u capolavoru: su’ tante le persune dintr’Ajellu c’avisseru portare ppe’ cappiellu.

RISPOSTERA s.f. Donna impertinente nel rispondere al marito. RISPUNDERE v. Rispondere. Replicare. RISU s.m. Riso. Sorriso. || Rise = Risa, risate. De rise, ’na prisa = Risus abundat in ore stultorum. Me signu pisciatu de rise! Me scappenu ’e rise! Fare ’u pizzu a risu = Abbozzare un sorriso. Certe vote ’e rise se votenu a chjantu = Alcune volte le risate si tramutano in pianto. RITIRAGNA s.f. Moto di ritorno dell’onda del mare. Risacca.

RINDINELLA s.f. Rondine. RIVATTU s.m. Stipite. RINDUNE s.m. Rondone. || Chine vule àvutu cumu ’nu rindune, po’ cade ’nterra cumu ’nu mazzacane = Chi vola troppo in alto come un rondone, poi cade a terra come un sasso. RINU s.m. Rene. Rognone.

RIVOTIELLU s.m. Maialetto. Lattonzolo. RIVUOTU s.m. a) La fermentazione del mosto con la presenza delle vinacce. || b) Maialetto. Alla fera ’e Santa Lucia m’haju cumpratu ’nu rivuotu.

RIROGGIU s.m. Orologio. || Mangiate pane e cipolle e cumprate ’u riroggiu.

RIZZA s.f. Rete.

RISBIGLIARE v. Svegliare. Svegliarsi.

RIZZETTA s.f. Ricetta.

RISCORDARE v. Dimenticare. Dimenticarsi. || Tu mangi e riscuordi!

RIZZU s.m. a) Riccio: l’involucro delle castagne. || b) Riccio: mammifero insettivoro,con il dorso coperto da aculei. INDOVINELLO: Pilusu de cca pilusu de llà ’mmienzu l’anche chi cce sta? ’Nu ’ndindirindà! [’u rizzu e la castagna]

RISIMIGLIARE v. Somigliare. RISIMOGLIA s.f. Rimasuglio. Avanzo scarso. RISIPELA s.f. Risipola o erisìpela: malattia infettiva della pelle.

ROCCHIELLU s.m. Rocchetto di filo. RISORBERE v. a) Risolvere. || b) Guarire. Ristabilirsi. Risorbutu = Guarito, ristabilito.

ROLLA s.f. Folla. Capannello. Crocchio.

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ROLLU s.m. Rotolo.

RUGA (arc.) s.f. Rione, vicinato, vicolo, via. || Cumpari ’e Ruma, mugliere ’e ruga.

ROLOGIU s.m. Orologio. RONDIARE v. Rondare. Gironzolare. ROSAMARINA s.f. Bianchetto, i piccoli delle sardine o delle acciughe. Novellame di pesce. || Pitticelle ’e rosamarina = Frittelle di bianchetto. Rosamarina ’mpipata = Bianchetto con sale e peperoncino piccante. ROSELLA s.f. Castagna arrostita. Caldarrosta. Bruciata.

RUGAGNI (arc.) s.m. Cocci, vasi di terracotta. || Cacciare i rugagni = Sfornaciare. RUGNA s.f. Rogna. Scabbia. || Chine tene lla rugna se rasc-casse = Chi ha la rogna si gratti. Ognuno pianga i suoi peccati. RUGNUSU agg. Rognoso. RULLARE v. Rotolare.

ROSELLARA s.f. Padella bucherellata per arrostire le castagne.

RULLU s.m. Rullo. Ruzzola. || Juocu d’u rullu: gioco della ruzzola.

ROSITU s.m. Varietà di fungo RUMA o ROMA n.pr. Roma. || Chine va a Roma perde lla poltrona. Mugliere d’u vicinanzu, cumpari de Ruma.

ROTA s.f. Ruota. Rota rotella, ’ncapu paglierella, cc’è ’nu monachiellu chi facìe chicchirichì! RROBA s.f. Roba. || Jire alla rroba = Andare nel proprio podere. Chine tene rroba tene parienti = Chi è ricco ha parenti! Rroba mia statte ccu’ mmie, ’un te pigliare de malincunia = Roba mia rimani con me, non lasciarti prendere dalla malinconia. Rroba c’un se paghe, abbuttatinde! = Roba che non si paga, saziatene! Chine se veste ccu’ lla rroba ’e l’atri, priestu se spoglie. ’A rrobba è parente allu sangu = L’eredità spetta ai figli Si ppe’ rrobba ’na brutta te pigli, ’a vita si ’nde va e lla rroba squaglie = Se sposi una brutta per la dote, la vita finisce e i denari spariscono. Rroba ’ncomune jettala allu jume = La roba in comune buttala nel fiume. RUBERTU n.pr. Roberto.

RUMANIELLU s.m. Cordicella. || Si t’hanu purmisu ’nu purciellu scappa, curra ccu’ ’nu rumaniellu = Se ti hanno promesso un porcellino corri subito a prenderlo con una fune. RUMBULU s.m. Oggetto, recipiente tondeggiante. || Groviglio, gomitolo. Te si’ fattu ’nu rumbulu! [dal lat. rhumbus che è dal greco rhombos = rombo] RUMINIARE v. a) Ruminare. || b) Ripensare. Riconsiderare. RUMPERE v. Rompere. || Rumpere ’a devozione = Rompere la devozione, importunare. Chine rumpe paghe. Rutta ppe’ rutta, rumpimula tutta! RUMPITINA s.f. Rottura. RUNCA s.f. Roncola.

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RUNCIGLIU s.m. Coltello a lama ricurva. Ronciglio. RUOCCIULU s.m. a) Laccio, stringa di cuoio. || b) Brindello, straccio di vestito. RUOCCU n.pr. Rocco. RUOCCULIARE v. Lamentare. Piagnucolare. RUOCCULUs.m. Lamento. Piagnucolio. RUOSULA s.f. Gelone. Pedignone. RUOTU s.m. Grande teglia. RUOTULU s.m. Rotolo: antica misura per liquidi, equivalente a circa 1,25 l. RUOZZULARE v. Cercare. Frugare. || Te ruozzulave pattrita = Ti cercava tuo padre. Cchjù ruozzuli cchjù truovi = Più cerchi più trovi. RUSCIGNUOLU o RISCIGNUOLU s.m. Usignolo.

RUSSIETTI s.m. Rossore. Rossezza che appare sul viso per pudore, per vergogna, per ira o per altro. RUSUOLA (arc.) s.f. Strumento con lama tagliente che serve per pareggiare le unghie alle bestie quando vengono ferrate. RUVA s.f. Antica misura equivalente ad un tomolo e mezzo. [La parola nasce in Grecia dove argàniou era un utensile, una vaso. Questa parola nel catanzarese antico diventa argagnu e nel cosentino rugagnu. A Napoli ruvagno = vaso da notte. Il senso di questo gioco linguistico sta nel fatto che quando il bambino fa molta cacca la mamma dice: ’u quatrariellu ha fattu na ruva ’e mmerda] RUVACCIU s.m. a) Uccello: Pettirosso. || b) Macchia di bruciato alle gambe dovuta ad abuso del focolare o del braciere. Scottatura alle gambe. ’Un stare ’ncoppulatu alla vrascera ca fai ’i ruvacci. I ruvacci se chiamenu puru “sazizze de gambe”. RUVIETTU s.m. Rovo.

RUSICARE v. Rodere. Rosicare. Rosicchiare. || Chine ’ud arrizziche ’un rusiche. Chine è gelusu rusiche fave = Chi è geloso rosicchia fave (è sempre nervoso!)

RUZZA s.f. Ruggine. || All’oru ’un cce pue ruzza = L’oro non può essere intaccato dalla ruggine. Le persone oneste sono quelle che non si lasciano corrompere.

RUSSAZZU agg. Rossastro. RUZZU agg. Rozzo.

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RUSSIA s.f. Rosolia, malattia infettiva.

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SACRISTANU s.m. Sagrestano.

S SABBATU s.m. Sabato. ’U sabbatu se chiame allegra core ppe’ chine tene bella la mugliere. A chine ’a tene brutta le sc-cure llu core: è miegliu ca lu sabbatu nun bbene. SABBELLA n.pr. Isabella. || dim. Sabbelluzza. SACCHETTA s.f. Tasca. Saccoccia. || Avire ’a panza chjna e la sacchetta vacante. Chillu ca piace alla vucca ’un piace alla sacchetta = Quello che piace alla bocca non piace alla tasca. Quandu ’u tuocchi alla sacchetta fa la scusa c’un cce sente! Quandu m’i duni chilli sordicielli? Quandu me cadenu d’a sacchetta! Stare ccu’ lle manu intr’a sacchetta = Starsene con le mani in tasca, senza far nulla. Buonu è l’amicu, caru lu parente, ma povera sacchetta tua si dintra ’un cce sta nente = Va benissimo a voler bene ad amici e parenti, ma stai attento a non spendere molto per loro. . SACCHETTATA s.f. Saccocciata. Tascata SACCU s.m. Sacco. || E’ latru chine arrobbe e chine tene llu saccu = E’ ladro chi ruba e chi regge il sacco. SACCUNE s.m. Saccone: materasso ripieno di scartocci di granturco. SACCUPIARE v. Rinsaccare. Scuotere e battere un sacco per riempirlo meglio. || Saccupiare ’e surache = Scuotere i fagioli nella pignatta per ottenere una cottura uniforme. SACCURARA o SACCURALE s.f. Agucchia. Grosso ago da sacco. [dal greco volg. saccorapha]

SACRISTIA s.f. Sagrestia. SAGLIERE v. Salire. Montare. || Chine vue sagliere priestu priestu se rumpe lla nuce d’u cuollu = Chi vuole andare subito in alto si rompe l’osso del collo. SAGLIUTA s.f. Salita. SAGNA s.f. Lasagne. SAJIME s.m. Strutto, grasso di maiale. SAJITTUNE s.m. Biscia d’acqua o biscia comune. SALAMUNE n.pr. Salomone || Avire ’a capu ’e Salamune = Essere sapiente e giusto. SALIMORA s.f. Salamoia. SALITU agg. Salato. SAMBERAGLIA s.f. Medaglietta con effigie sacra. SANGIUVANNI s.m. Comparatico. Legame tra il padrino e il figlioccio o tra i compari di nozze e gli sposi. || ’U Sangiuvanni ’un se neghe a nessunu = Rifiutare un’offerta di comparatico è un grave affronto. Muortu ’u cumpari, muortu ’u Sangiuvanni! SANGU s.m. Sangue. || Jettare ’u sangu = Buttar sangue, lavorare sodo. || I sordi sunu ’u secundu sangu. Sangu chiame sangu = Il sangue chiama sangue. Il sangue fa gridar vendetta. ’U sangu currìe a lavina = Il sangue scorreva a fiume. Compà, simu ’e sangu! ’U sangu punge. SANGUETTA s.f. Sanguisuga.

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SANGUINACCIU s.m. Dolce preparato con sangue di maiale, cioccolato e latte, burro e zucchero, pinoli, uva passa e canditi. SANIZZU agg. Sano. Robusto. Ferrigno. Vigoroso. || Si sanizzu vo’ campare dopu mangiatu t’ha curcare. SANTU agg. e s.m. Santo. || Chi te vie santu! = Che io ti possa vedere santo. ’Na vota passe llu santu = Una sola volta passa il santo. Bisogna approfittare tempestivamente delle occasione favorevoli.’Nu santu de marmu ’un sude = Un santo di marmo non suda. E’ ’nu santu c’un fa miraculi. SANTUOCCHJU agg. S a n t o c c h i o . Bigotto. SANTUPETRISI s.m. Abitanti di San Pietro in Amantea. SANSALE s. m. Sensale: mediatore di professione. [dall’arabo sinsar = mediatore] SANU agg. Sano. Intero. || Haju studiatu ’na jornata sana = Ho studiato una giornata intera. SANZU s.m. Terra forte, specie di terra argillosa, utilizzata nelle piccole costruzioni al posto della calce e del cemento.

SAPURE s.m. Sapore. SARACA s.f. Salacca: nome di alcuni pesci di scarso pregio conservati sotto sale o affumicati. SARACHIELLU s.m. Salacchino: piccolo pesce affumicato, simile alla salacca. SARAMIENTU o SARMIENTU s.m. Sarmento. Tralcio di vite. SARBAGGIU agg. Selvaggio. Selvatico. || Puorcu sarbaggiu = Cinghiale. SARBAMIENTU s.m. Salvamento. SARBARE v. a) Serbare. Conservare. Custodire. Sarba l’odiu ca l’occasione ’un manche = Serba l’odio, l’occasione (di vendicarti) non mancherà. Sarba ca serbe = Conserva chè servirà. Qualunque cosa può tornare utile. || b) Salvare. M’ha sarbatu! = Mi hai salvato! Chine se guarde se sarbe = Chi si guarda si salva. La prudenza evita molti guai. [dal lat. servare = conservare, salvare]. SARBATURE n.pr. Salvatore. SARCINA s.f. Fascina: fascio di legna, di frasche, di sterpi da ardere. || Sarcinella = Fascetto di ramoscelli secchi, fascetto di stecchi. [dal lat. sarcina-ae = fardello, peso, bagaglio]

SAPIRE v. a) Sapere. Cchjù sa’ menu cridi = Più apprendi meno credi. Chi ’nde sacciu! S’u sapisse t’u dicisse. Chine dice “cchi ’nde sacciu”, se leve d’u ’mpacciu = Chi dice “non so”, si leva dall’impiccio. || b) Aver sapore. ’Stu vinu sa d’a surfa, sa d’acitu. Sta carne pare ’na menzasola, è tosta e ’un sa de nente.

SARCINALE s.m. Trave notevole per dimensioni e importanza statica. Trave portante. || fig. Uomo grande e grosso. [dal lat. sarcinatus = Carico di peso, portante]

SAPUNARU s.m. Saponaio.

SARMA s.f. Carico. Soma.

SARDELLA s.f. Sardina. SARDIGNUOLU agg. Sardo.

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SATTURE s.m. Esattore.

SBAMPUNE agg. Gradasso. Spaccone. Millantatore.

SAVAGLIA s.f. Nel gioco del calcio, tiro in porta violento e preciso.

SBANIA s.f. Smania.

SAVERIU n.pr. Saverio. || Dim. Saveruzzu. Saveruzzu vasciu vasciu pische lli surici sutt’a cascia e li pische ccu’ lla furcina Saveruzzu è ’nu malandrinu.

SBARDASCIA s.f. Puttana. Meretrice.

SAVURRA s.f. Piccola pietra. Zavorra. [dal lat. suburra = sabbia, zavorra.]

SBENTARE v. a) Sventare. Sfiatare. Perdere aria o gas. Cchi puzza! Vulisse sapire chin’ha sbentatu. ’A bombola sbente = La bombola perde gas, sfiata. || b) Farneticare. Vaneggiare. Cumpà, sta’ sbentandu! = Compà, stai parlando in modo cervellotico e irragionevole; significa, però, anche: Compà, stai lanciando gas terrificanti.

SAVUCU s.m. Sambuco. || Miegliu ’nu savucu avanti ’a porta ca ’nu fagu alla muntagna = Meglio il sambuco davanti alla porta di casa, che il faggio alla montagna. SAVURU s.m. Suro: pesce azzurro assai comune nel Mediterraneo, detto anche sugherello. SAZIZZA s.f. Salsiccia. || Chi bellizza: pasta asciutta ccu’ sazizza! Vruocculi ’e rapa, sazizze e ’na cardarella ’e vinu! Sazizzune = Spilungone. Te fazzu ’a carne ’e sazizza = Ti massacro, ti riduco a pezzettini. Sunu cchjù i juorni che sazizze = Sono più i giorni che le salcicce. Vi avverto che le riserve non bastano. Ligare i viti ccu’ lle sazizze = Legare le viti con le salsicce (vivere nel paese della Cuccagna). SAZZIARE v. Saziare. || Tiegnu ’na fame c’un me puozzu sazziare. Chine de ’mbidia s’è sazziatu, more disperatu. SAZZIU agg. Sazio.

SBARIARE v. Delirare. || Sbariare d’a freve = Delirare per la frebbe. [dal greco bareo con la s rafforzativa = sono oppresso, assillato.]

SBENTOSA s.f. Loffa. Peto non rumoroso. Scorreggia col silenziatore. SBERGINARE v. Sverginare. SBERTIZZA s.f. Intelligenza. Sveltezza. SBERTULARE v. Staccare di colpo e con violenza. Divellere. Rivoltare. || Ugna sbertulata = Unghia staccata, divelta. Scarpa sbertulata = Scarpa con la suola staccata dalla tomaia (Scarpa che ride!) Sbertulare l’uocchj = Rovesciare la palpebra superiore. [dal lat. ex + vertulare o vertere = rivoltare, girare, sradicare, rovesciare .Vertere aliquem multa vi (Ov.) = Rovesciare uno con estrema violenza] SBESTRA o SBERSA s.f. La rimboccatura del lenzuolo o delle coperte.

SBACANTARE v. Svuotare. || Siti certi ’mbriacuni c’a sbacantare ’na vutta ’un cce mintiti nente. SBAMPARE v. Divampare. Distruggere.

SBESTRARE v. a) Rimboccare. Rovesciare. Sbestrare ’u linzulu = Rimboccare, arrovesciare il lenzuolo. || b) Cadere disteso. ’U nannu è sbestratu

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’nterra = Il nonno è caduto per terra. [dal lat. ex+vertere = rivoltare, rovesciare] SBETICU agg. Bisbetico. SBIERTU agg. Intelligente. Svelto.

SBRINCHJARE v. Scappar via. Sgusciare. Sfuggir di mano, sfuggire alla presa. || ’U piattu m’è sbrinchjatu de manu = Il piatto mi è sgusciato di mano. SBRITTARE v. Fuggire. Squagliarsela. Dileguarsi.

SBILANZARE v. Lanciare con forza. Scagliare || Sbilanzare ’u càntaru d’u barcune = Lanciare Il vaso da notte dal balcone.

SBUCCARE v. a) Cadere. Perdere l’equilibrio. || b) Sboccare. È sbuccatu ’u fiascu e s’è fusu tutt’u vinu!

SBILANZU s.m. Rincorsa. Slancio. || Pigliare ’u sbilanzu = Prendere la rincorsa.

SBUGARE v. Sfogare. || Quandu unu tene voglia de parrare, statte citu e lassalu sbugare.

SBINDIMATU agg. Ridotto sul lastrico. Stremato per le enormi spese sostenute. || Ppe’ ’nzurare a ’figliuma me signu sbindimatu.

SBÙLLERE v. Il fuoriuscire di un liquido da una pentola in ebollizione. || ’U latte è sbullutu tuttu.

SBITARE v. Svitare.

SBUNDARE v. Sfondare. || Sbundare ’a porta = Sfondare la porta.

SBIRRICAVALLU s.m. Uccello: Culbianco.

SBUNDU s.m. Apertura ottenuta sfondando un muro, una parete.

SBOLICARE v. Sciogliere. Sbrogliare. Svolgere. Scartare.

SBURIARE v. Deviare. Svagare. Distrarsi.

SBOMBICARE o SBUOMBICARE v. Sfogarsi. Esternare tutto quello che ci rode dentro. || Me signu sbombicatu e cci ’nd’haju dittu ’e tutti i culuri.

SBURIATA s.f. Divagazione. Distrazione. Svago. Passeggiata distensiva. || Vaju fazzu ’na sburiata alla porta. SBURRARE v. Eiaculare. Sborrare.

SBRACALATU agg. Sbracalato. Trasandato nel vestire, con le brache cascanti.

SBURRATA s.f. Eiaculazione. SBURRU s.m. Sperma.

SBRACARE v. Calare le brache. Sottomettersi. SBRIGNARE v. Svignare - Svignarsela. || Quandu se tratte de pagare si ’nd’a sbrigne sempre = Quando si tratta di pagare se la svigna sempre. SBRIGOGNARE v. Svergognare.

SBURZARE v. Sborsare. Pagare. Aprire i cordoni della borsa. SBUTTUNARE v. Sbottonare. SCACARE v. Isterilire. Perdere vigore. Fallire il colpo. || Gallina scacata = Gallina che non fa più uova.

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SCACATURU s.m. L’ultimo uovo deposto dalla gallina, in genere più piccolo dell’ordinario. L’ultimo figlio di donna anziana. agg. Piccolino e sgraziato. SC–CACCHI s.m. Pomelli del viso arrossati. || Guarda chi sc-cacchi russi c’ha fattu, ha vivutu? No, signu statu vicinu ’u fuocu. SC-CAFFARE v. Schiaffare. SC-CAFFETTUNE s.m. a) Ceffone. || b) Rigatoni, paccheri napoletani. ’Nu piattu ’e sc-caffettuni = Un piatto di rigatoni o di paccheri napoletani. SC-CAFFIARE v. Schiaffeggiare.

Quello è un uomo molto potente. [dal lat. tardo excampare o dallo spagnolo escampar = spiovere] SCAMPITARE v. Scampare. Farla franca. SC-CANARE v. Suddividere la pasta del pane in pezzi per poi modellarli nelle forme volute. Fare la pezzatura. || Signu sulu sulu a sc-canare ma, quandu cacciu ’e pitte, ognunu vene = Sono solo soletto ad impastare ma, quando sforno il pane, tutti accorrono. [dal lat.ex+planare = stendere, spianare] SCANCARAGRILLU s.m. Scarabocchio.

SC-CAFFIATA s.f. Una serie di schiaffi. SC-CAFFU s.m. Schiaffo.

SCANCARARE v. Sgangherare. Deformare. || Scancarare l’uocchj = Sgranare gli occhi.

SCALASCIU s.m. a) Fragore. Rumore forte ed improvviso. b) Disastro. Sonora sconfitta.

SCANGIARE v. Scambiare. SCANGIU s.m. Scambio.

SCALIARE v. Frugare. Rovistare. [dal greco scalizo = frugare] SCALILLA s.f. Dolce natalizio.

SC-CANICATA s.f. Sculacciata SCANNATURU s.m. Coltello appuntito per scannare il maiale.

SCALUNATA s.f. Scalinata. Gradinata.

SCAMACCIARE v. Schiacciare. || Patate scamacciate = Patate lesse e poi schiacciate con la forchetta.

SC-CANTARE v. a) Sobbalzare di paura. Trasalire. Spaventare. ’Nu truonu forte m’’ha fattu sc-cantare = Un tuono forte mi ha fatto trasalire. || b) Rosolare. Tostare. Sc-cantare ’a carne = Rosolare la carne dandole mezza cottura. Pane sc-cantatu = Pane tostato. [dal lat. excantare = evocare gli spiriti, evocare con incanti, trarre a sè con incantesimi]

SCAMPARE v. Spiovere. Cessare di piovere. || Jamuninde ch’è scampatu. Chillu po’ fare chjovere e scampare = Quello può fare piovere e spiovere.

SC-CANTELLA s.f. Porzione di pane tostato. || ’Na sc-cantella ’e pane ’e grandianu ccu’ suppressata e ’nu fiascu ’e vinu = Una delizia!

SCALUNE s.m. Gradino. Scalone. || Jendu allu putighinu ’e Settuzzu ’e Remigiu, signu attroppicatu allu scalune ’e Catarina.

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SC-CANTU s.m. a) Sobbalzo di paura. || b) Amuleto per proteggere i bambini da mali e pericoli. SCANZARE v. a) Scansare. Evitare (ital.) || b) Farsi vedere, farsi vivo. Alla chjazza ’un cc’ie mai nessunu,’un cce scanzu cchjù. Vavatinde e ’un cce scanzare cchjù! = Vattene e non farti più vedere! [lat. campsare = girare per mare, deviare.] SCAPICCHJANTE s.m. e agg. Affarista. Trafficante. SCAPICCHJARE v. Vendere merci sottobanco. Trafficare. SCAPICCHJU s.m. Contrabbando. Sottobanco. SCAPILLI loc. A capo scoperto. || Jire scapilli = Andare a capo scoperto. Fratimma scapilli = Mio fratello senza capelli. Si indica così, scherzosamente, l’organo genitale maschile. SCAPIZZACUOLLU s.m. Scavezzacollo. SCAPOCCHJARE v. a) Privare della capocchia un chiodo, uno spillo, ecc. || b) Il fuoriuscire del glande dall’apertura del prepuzio. SCAPOCCHJUNE s.m. Giovane sfaticato, spensierato, donnaiolo. SCAPULARE v. Cessare di lavorare. || ’Na vota l’artigiani scapulavenu all’umbruliata. [dal lat. volgare excapulare = liberare qualcuno o qualcosa da un ostacolo.]

SCARAFUOGLI s.m. Ciccioli. || Scarafuogli è sinonimo di “nuozzuli”. SC-CARARE v. Rubare frutta e verdura nei campi o negli orti. || Stamatina priestu, simu juti a sc-carare a ficu ed amu fulminatu quaranta lampadine appedunu. SCARCINATU agg. Scalcinato, malridotto. SCARDA s.f. Spina di pesce. Lisca. || M’haju ’nduciutu ’na scarda. M’è ’mpitta ’na scarda alla cannarozza. SCARFALIETTU s.m. Scaldaletto. SCARFAPANNI s.m. Trabiccolo. || ’U scarfapanni se mintìe supr’a vrascera ppe’ asciuttare i panni. SCARFARE v. Riscaldarsi stando vicino ad una fonte di calore. Riscaldare. || ’Un te scarfare troppu alla vrascera cà fai i ruvacci. [dal greco karfo = secco per mezzo del calore.] SCARMATURA s.f. Colatura o cascola. Frutti che cadono precocemente. SCARMINARE v. Carminare, nettare, pettinare. || Scarminare lana = Carminare lana. fig. Indagare, esaminare attentamente i fatti altrui. SC-CAROLA s.f. Varietà di indivia. SCARPARU s.m. Calzolaio. SCARPIELLU s.m. Scalpello. SCARRICARE v. Scaricare.

SCAPULU agg.e s.m. Celibe. [dal lat.capulus con s-sottrattivo = Senza cappio]

SCARRUOCCIULARE v. Scarrucolare.

SCAPUZZARE v. Cimare.

SCARSIARE v. Scarseggiare. – 262 –


SCARSIZZA s.f. Scarsezza.

SCECCU s.m. Assegno bancario.

SCARTAMIENTU s.m. Languore.

SCECCARIELLU s.m. Asinello.

SCARTARE v. a) Avvertire languore, avvertire un vuoto nello stomaco. Me scarte l’arma = Sento un vuoto nello stomaco. || b) Scartare.

SCERNERE v. Scernere. Notare. Vedere. || Cce scerne = Si nota, si vede chiaramente. Sì statu malatu? Te scerne. Sti ligna quantu sunu? Dece quintali. ’Un cce scernenu ’e nente!

SCARTELLATU agg. Scarno. Smunto. Mingherlino. SC-CASCIARE v. Scassare. Rompere. SC-CASCIUNE s.m. Oggetto di nessun valore, vecchio e malandato. SCATASCIARE v. Rovinare, distruggere, mandare in rovina. [In greco il verbo katà-baino = scendo giù. Mi convince di più pensare al napoletano catasciare = dare la bozzima all’ordito, ossia costruire, se si introduce la ’s’ avversativa otteniamo distruggere] SCATOZZA s.f. Fico secco di pessima qualità. SCATRIARE o SCATREJARE v . Sfasciare. Rompere la schiena. || Scatriare ’na seggia = Sfasciare una sedia. Me sientu tuttu scatriatu = Mi sento con le ossa rotte, spossato. SC-CATTARIA s.f. Dispetto. SC-CATTIGNOLA s.f. Fico appena spuntato sul ramo. fig. Ragazza prosperosa, di primo pelo. SCAVAGLIARE v. Slogare. SCAVAGLIATINA s.f. Slogatura. Distorsione. SCAVUZACANE s.m. Scalzacane: persona di nessun rilievo. SCAVUZU agg. Scalzo.

SCERRIARE v. Litigare. SCERRIATA s.f. Lite. Rissa. || Scerriata tra maritu e mugliere d’u focularu allu liettu reje = Lite tra marito e moglie dura poco, dal focolare al letto. A letto, che diletto! SC-CHETTA s.f. Vergine. || Chin’è prena ’ud ie sc-chetta = Chi è gravida non è vergine. ’A fimmina sc-chetta è cumu ’u pane senza levatu = La donna non sposata è come il pane senza lievito. SC-CHETTARE v. Crepare. Scoppiare. Schiattare. || Chi vo’ sc-chettare! (impr. pop.). Si Nicola cacave ’un morie scchettatu = Se Nicola eliminava, non sarebbe morto scoppiato. SC-CHETTIARE v. Crepitare - Scoppiettare. || ’E castagne sc-chettienu intr’a rosellara = Le castagne scoppiettano nella padella. Dalla poesia ’U focularu di G. COCCIMIGLIO Suorma, seduta sempre allu spicune, asciuttave lli panni d’a vucata, all’angulu luntanu d’u focune vullienu le surache ’ntr’a pignata, io, piccirillu, chi me recriave, quandu lu lignu virde sc-chettiave. SC-CHETTUSU agg. Dispettoso. SC-CHICCIU s.m. Schizzo. || ’U cafè me piace ccu’ ’nu sc-chicciu d’anice.

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SC-CHICCIULIARE v. Piovigginare. || Allongamu ’u passu ca sc-chicciulìe.

SC-CHICCIULUNE s.m. Goccia d’acqua.

SCIAMBERGA s.f. a) Giamberga: abito maschile in voga nella Napoli dei Borboni, divenuto simbolo del ceto borghese. || b)Scopata. Facimune ’na sciamberga ca te va ppe’ l’anima di muorti! [dallo spagnolo chamberga.]

SC-CHJENCU agg. Macilento. Storpio. Persona brutta o deforme.

SCIAMISSU o SCIAMIX s.m. Scialle. || Mintate ’u sciamissu ca jamu escimu.

SC-CHIFFARE v. Spruzzare. Schizzare.

SCIAMPAGNATA s.f. Scampagnata. Gita in campagna con amici

SC-CHICCIULIATA s.f. Pioggerella.

SC-CHIFFU s.m. Spruzzo. Schizzo. SC-CHIFIARE v. Schifare. SC-CHIFIU s.m. Schifezza. Schifo. || Fare sc-chifìu = Fare schifo. SC-CHIRICATU agg. Dilatato. Deformato. Sbracato. SC-CHIRIPICCHJU s.m. Ghiribizzo. Schiribizzo.

SCIAMPAGNUNE s.m. Scialacquatore. Compagnone. [dal francese champagnon ] SCIANCARE v. Strappare. Lacerare. [Termine composto dalla parola anca con la “s” avversativa = spezzare le gambe. La parola è collegata a chjanca e chjanchiare] SCIANELLE s.f. Pantofole.

SCIABBACHIELLUs.m. Sciabica. Rete a strascico per pescare in prossimità della riva. || Tri marinari su’ juti a mare a piscare ccu’ llu sciabachiellu. [dall’arabo shabaka = rete da pesca]

SCIARU n.pr. Rosario. || Sciara = Rosaria.

SCIAFFERRU s.m. Autista. [dal francese chauffeur =autista]

SCICCUSU agg. Sciccoso,elegante. [dal franc. chic = elegante]

SCIÀGURU s.m. Fetore. [dal latino exauridiare = arieggiare (aura = vento)]

SCIERI s.m. Usciere.

SCIBBIUNE n.pr. Scipione.

SCIALLINU s.m. Piccolo scialle.

SCIFU s.m. a) Trogolo: vaso di pietra o di legno in cui si mette il mangiare per i porci. Ogne puorcu avante llu scifu suo = Ogni maiale vanta il suo trogolo. Ha’ trovatu ’nu biellu scifu = Hai trovato una bella pappatoria. Abbuffate, puorcu, c’u scifu è chjnu! = Sbafa, porco, che il trogolo è pieno! || b) Pila: vaso di pietra per acqua che si trova nella bottega del fabbro. [dal greco skyphos = tazza]

SCIALLU s.m. Scialle.

SCIGARE v. Strappare. Lacerare. || Me

SCIALAMIENTU s.m. Scialo. Divertimento. Godimento. Spasso. SCIALARE v. Scialare. Ricrearsi. Svagarsi || M’haju mangiatu pasta e patate alla tiella, me signu scialatu! [dal lat.exhalare = esalare, ricrearsi] SCIALATA s.f. Scampagnata.

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sientu scigare i stentina = Dalla rabbia mi si lacerano gli intestini. Scigatu = Strappato. Lacerato. Mammarella mia, ppe’ sbagliu haju scigatu ’na pampina ’e cientu mila lire.

SCIORTA s.f. Fortuna, sorte, destino. || Avire ’a sciorta d’u piecuru = Avere il destino dell’agnello che nasce cornuto e muore scannato.

SCIGUNE s.m. Travicello o tavola rozza che i muratori usavano nella costruzione di solai.

SCIOSCIU s.m. Compagno, socio, marito. [Sembrerebbe evidente la derivazione latina da socius, ma credo che bisogna riferirsi allo spagnolo chocho nel senso di rimbambito ed anche innamorato]

SCILLA s.f. Ascella. Ala. || I sordi tenenu ’e scille = I soldi hanno le ali, volano via!

SCIPPARE v. Sradicare. Scippare. || Scippare ’e patate = Sradicare le patate. [dal lat.excipere]

SCILLICHIARE v. a) Dimenare le ascelle. || b) Starnazzare, sbattere le ali. ’U gallu è muortu? No, ancora se scillichìe! || c) Dimenarsi, agitarsi scompostamente. Si mangiu assai, ’a notte pue ’un duormu e me scillichìu ’na nottata sana = Se mangio molto di sera poi non dormo e mi dimeno tutta la notte.

SCIPPERA s.f. Scroccona.

SCIGATINA s.f. Strappo. Lacerazione.

SCINDERE v. Scendere. || Stu vinu scinde ch’è ’na bellizza!

SCIPPUNE s.m. Scroccone. SCIRIBAMBULU s.m. Scivolone. Capitombolo. SCIRIBETTA s.f. La granita dei poveri (neve intrisa di caffé o di succo d’arancia). [dall’arabo scirbet ] SCIRUPPARE v. Sciroppare. Sorbire.

SCINDUTA s.f. Scesa, discesa. SCIRUOCCU s.m. Scirocco. SCIOLLA s.f. Dirupo. Burrone. SCISA s.f. Scesa. Pendio. SCIOLLARE v. Dirupare. Demolire. Disfare. Crollare. Diroccare. || Ancunu juornu me vaju sciuollu = Prima o poi mi butterò dall’alto di una rupe. Sciollare ’na casa = Demolire una casa. Sciollare ’u presepe = Disfare il presepio. ’ U castiellu d’Ajellu (cchi peccatu!) è oramai tuttu sciollatu = Il castello di Aiello è ormai vecchio e diroccato. Armare e sciollare = Fare e disfare, allestire e demolire. Tutti su’ buoni a sciollare e pochi ad armare. A sciollare ’un cce vo’ nente. SCIOLLUNE s.m. a) Burrone. || b) Casa diroccata. Catapecchia.

SCISSIMATICU agg. Falso, bugiardo. SCIUNDERE v. Sciogliere. Slegare. || Sciundere ’e scarpe, ’nu nudicu, ’nu matrimoniu. SCIUOLLU s.m. Disgrazia - Disastro. || Sciuollu mio c’haju patutu! = Disgrazia mia, cosa mi è successo! Si ’nu sciuollu = Sei un disastro. Cumbinare ’nu sciullu = Combinare un bel guaio, un disastro. SCIURTERE v. Succedere. Accadere. || Sciurtutu = Successo, accaduto. ’A

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troppa cumpidenza sciurte a malacrianza.

SCOPPULUNE s.m. Scoppola. Scappellotto. Scapaccione.

SCIUSU agg. Sciolto. Slegato. || Filatu sciusu = Matassa arruffata, affare intrigato.

SCORNARE v. Scroccare. Spillare, carpire con destrezza. || E’ resciutu a cce scornare ’nu saccu ’e sordi = E’ riuscito a spillargli un sacco di quattrini. In italiano scornare significa rompere un corno o entrambe le corna. Nel dialetto napoletano: scornare = vergognarsi; scuornu = vergogna.

SCOCCIARE v. a) Scocciare, seccare. M’ha scocciatu = Mi ha seccato. || b) Sgranare. Sbaccellare. Scocciare i pisielli, ’e fave = Sgranare i piselli, le fave. [da coccia con s-sottrattivo] SCOCERE v. Scuocersi. Passar di cottura.

SCORPICCHJU s.m. Fuscellino. Ramoscello secco. Pezzetto di legno. SC-COVARE v. Schiodare.

SCOGLIERE v. Raccogliere. Raggranellare. || Scogliere ’u piattu = Fare la scarpetta, raccogliere l’intingolo nel piatto con il pane. Scogliere tuttu = Fare piazza pulita. SCOLA s.f. Scuola. || ’A scola è caduta ’mbascia furtuna. SCOLLICARE v. Sgozzare. Tirare il collo. || Scollicare ’n’amunu = Sgozzare un agnello. Scollicare ’na gallina = Tirare il collo ad una gallina. Si t’acchjappu te scuollicu! SCONTARE v. Incontrare. Imbattersi. || Oje haju scontatu ’a mammata = Oggi ho incontrato tua madre. Jire a scontare = Dirigersi, incamminarsi verso qualcuno, andare ad incontrare qualcuno. Simu juti a scontare ’u visculu. Silvà, vieni scontame! SCONTRICATU agg. Pieno di piaghe, di guidaleschi. SCONZARE v. Sconciare (arc). Abortire.

SCOZZETTARE v. Tagliare i capelli molto corti. SCOZZETTINU s.m. Copricapo a forma tonda. Papalina. SCRIMA s.f. Riga dei capelli, detta divisa o scriminatura. || Compà Gatà, ’a scrima quandu n’a facimu? Compà Pì, mue, ca parimu cchjù bielli. [lat discrimen = separazione] SCROZZA s.f. Gran ceffone. || Scrozza ’e cuollu = Gran ceffone sul collo. SCROZZARE v. Decapitare. SCROZZATA s.f. Sforbiciata. Tagliata. SCUBBIA s.f. Sgorbia:scalpello per fare sgusci, intagli, canali. SCUCUZZARE v. Scocuzzolare. SCUDILLARE v. Rompere o rompersi la schiena. Slombarsi. Sfiancarsi. || S’ha ’mpesatu ’na menzina ’e puorcu, arrizzica ’e se scudillare!

SCOPPULARE v. Scoperchiare. SCOPPULATA s.f. Batosta. Sonora sconfitta.

SCUFFUNDARE v. Sprofondare. || ’U pavimentu ie abbardatu, me spagnu ca se scuffunde.

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SCUGLIARE v. Diventare ernioso. || ’Un te sforzare troppu cà te scugli. SCUGNARE v. a) Scugnare (arc.): togliere il cuneo, asportare o rompere il manico di un attrezzo. || b) Rompere, spaccare, scalfire. Allu malu zappature cce scugne sempre ’u zappune. Scugnare ’u nasu = Provocare emorragia nasale con un pugno, con un ceffone. Me scugne sempre ’u nasu = Soffro di epistassi. [dal lat. exconeare e da cuneum. Ne deriva il napoletano scugnizzu che si chiamava così in quanto ccu’ llu strumbulu scugnave quello degli avversari]

re qualcuno togliendo le coperte dal letto. Stanotte haju dormutu scumbogliatu. SCUMPARIRE o SCUMPARISCERE v. Scomparire. Fare brutta figura. || Ha’ scumparisciutu = Hai fatto brutta figura. SCUNCHJERE v. Consumarsi (riferito alla legna che brucia). || Scunchjutu = Consumato dal fuoco. SCUNGNJUDENTE agg. Sconclusionato. Sconcludente.

SCULACCHJARE v. Sfondare. Sfondarsi. || Sculacchjatu = Rimasto senza fondo, sfondato.

SCUNCHJUDERE v. Sconcludere. Mancare di coerenza logica. || Quandu parri scunchjudi sempre = I tuoi ragionamenti sono sempre sconclusionati.

SCULARE v. a) Scolare. Filtrare. || b) Dimagrire. Cumu sì fatta sculata! = Come sei dimagrita!

SCUNCHJUSU agg. Sconclusionato. SCUNDUTU agg. Scondito, insipido.

SCULATINA s.f. Liquido che rimane in fondo ad un recipiente. Scolatura. Culaccino. SCULU s.m. Scolo. Blenorragia. SCULUMBRARE v. Fare piazza pulita. Fare sparire in modo radicale. Si dice così, scherzosamente, a proposito di cibi. || Sculumbrare ’nu pede ’e ficu = Fare piazza pulita di tutti i fichi (de tutte ’e culumbre.) SC-CUMA s.f. Schiuma. || Fare ’a sccuma alla vucca = Fare la la schiuma in bocca, essere in preda a rabbia. SC-CUMARE v. Schiumare. || Sc-cumare sangu = Lavorare pesantemente. SCUMBOGLIARE v. a) Scoprire. Scoperchiare. || b) Scompannare = Scopri-

SCUNOCCHJARE v. Sgangherare, sfasciare. Ridurre a mal partito. || ’U vientu m’ha scunocchjatu l’umbrella. Sconocchiare (ital.) = Filare o mangiare con avidità. SCUNTARE v. Scontare. Scomputare. Espiare. || Scuntare i peccati = Espiare i peccati SCUOGLIU s.m. Scoglio. Ostacolo. SCUORCHJULARE v. Scrostare. Scortecciare. SCUORPU o SCUORPURU s.m. Fuscello da ardere. Pezzetto di legno. Sterpo. SCUOTULARE o SCOTULARE v. Scuotere. Scrollare. Spazzolare. || Scuotulate ’a tuta ca si’ tuttu ’mpurba-

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ratu. Scuotulare ’a tuvaglia d’u barcune = Scuotere la tovaglia dal balcone. Scuotulare i panni ’e ’ncuollu= Non assumersi nessuna responsabilità, lavarsene le mani come Pilato. SCUOTULATA s.f. Scrollata. || Fare ad unu ’na scuotulata de palate = Picchiare qualcuno di santa ragione. SCUPATURU s.m. Spazzino. Operatore ecologico. || Vene, ’ncricche llu culu e si ’nde va llu scupaturu = Lo spazzino viene, si china un po’ (fa finta di pulire) e se ne va. SCUPARE v. Scopare.

llu core = Mi si oscura il cuore. Jamuninde ch’è scuratu = Andiamocene perchè si è fatto buio. SCURCIARE v. Scorticare. Spellare. Graffiare. || ’A cuda è lla cchjù brutta a lla scurciare = Le difficoltà più gravi vengono alla fine. Chi te vuonu scurciare! (impr. pop.) SCURCIATINA s.f. Scalfittura. Graffio. SC-CURERE v. Scoprire a poco a poco le carte da gioco. || A poker ’e carte vuonu sc-curute chjanu chjanu. Ha’ voglia ca sc-curi, ha’ perdutu! SCURINARE v. Potare una pianta accorciando i rami. Cimare.

SCUPETTA s.f. Spazzola. SCUPETTIARE v. Spazzolare.

SC-CURITATE s.f. Oscurità. SCUPINU s.m. Spazzolino da bagno. || Tu si’ ’nu scupinu ’e cessu! SC-CUPPETTA s.f. Fucile. Schioppo. || Sc-cuppetta a due botte o dibottu = Fucile a due canne. ’A sc-cuppetta ’a carriche llu diavulu = Il fucile è caricato dal diavolo. Con le armi massima prudenza. All’uomminu ’a sc-cuppetta, alla fimmina ’a quazetta = All’uomo il fucile, alla donna la calza. Ognuno deve fare il suo mestiere. Sc-cuppetta e mugliere ’un se ’mprestenu mai. ’A sc-cuppetta ’a sacca annette = Il fucile ripulisce le tasche. Andare a caccia costa fatica e denaro. SC-CUPPETTATA s.f. Fucilata. Schioppettata. SCUPULU s.m. Spazzatoio per il forno. Scopa rustica per spazzare a terra. [dal lat.scopula = piccola scopa] SCURARE v. Imbrunire. Farsi notte. Oscurare. || Ad ottobre scure priestu = D’ottobre imbrunisce presto. Me scure

SCURITORIU s.m. Buio pesto. Oscurità. || Chi scuritoriu! Rapa ’a luce. SCURMARE v. Scolmare. Dimagrire. || Scurmare ’a panza = Dimagrire. SCURRERE v. Scorrere. SCURTARE v. Accorciare. || Scurtare i cavuzi = Accorciare i pantaloni. SCURTATURU v. Scorciatoia. SCURU agg. s.m. Scuro. Buio. || Cchjù scuru d’a menzannotte ’un po’ bbenire. Scuru chi se fellìe = Buio pesto, buio che si può affettare. SC-CURUTU agg. Scomposto, disordinato, scompigliato, con gli indumenti in disordine. || Conzate ca sì tuttu sccurutu. SCUSAGNU agg. Luogo isolato, appartato, recondito.

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SCUSERE v. Scucire. Tieni ’a suttana scusata = Hai l’orlo della sottana scucito. SCUTRUNARE v. Sbrogliare. Risolvere situazioni complicate, intricate. || Haju avutu cchi scutrunare! = Ho dovuto risolvere tante difficoltà! SC-CUTU s.m. a) Assiolo, gufo comune. Cchjù fa llu sc-cutu! Quandu fiscche llu sc-cutu ’u viernu si ’nd’è jutu = Quando fischia l’assiolo l’inverno se ne è andato. || b) Pube. || c) Scudo crociato. Nui hamu votatu sempre ppe’ llu sc-cutu = Noi abbiamo sempre votato per lo scudo crociato. SCUVERCHJARE v. Scoperchiare. SCUVERIRE v. Scoprire. || Scuverutu o scuviertu = Scoperto SDILLABRARE v. Slabbrare. SDILLAZZARE v. Slacciare. Slegare. SDIRRUOTU s.m. Capogiro. Malessere. Colpo apoplettico. SDIRRUPARE v. Precipitare. SDIRRUZZARE v. Togliere la ruggine. Pulire con cura. Educare una persona rozza. SDITTA s.f. Disdetta. SDITTU agg. Stremato. Esausto. Stanco morto. || ’Un dde vulimu pipi fritti, ’u llu vi’ ca simu sditti! SDIVULARE v. Spiccare i primi voli, uscire per la prima volta dal nido. || Guagliuna sdivulata = Ragazza poco seria, facile preda come un uccelletto che spicca i primi voli! SECUTARE o SIECUTARE v. Allonta-

nare. Mettere in fuga. Scacciare. Inseguire. || Vatinde sinnò te siecutu ccu ’nu vette. Ppe’ piacire siecuta ’sti cani. [dal lat.sequutum, da sequor che letteralmente = vengo dopo, passo in seconda fila] SÈDERE v. Sedère. || Io me siedu cca, tu Gatà sedate a sta seggia ca Geniu se sede ’nterra. SEGGIA s.f. Sedia. SEGGIARU s.m. Sediaio. Seggiolaio. SEGGITELLA s.f. Sediolina. || Pigliate ’na seggitella e sedate cca. SEGNU s.m. Segnu! (vocativo) = Signore! Così rispondeva il servo quando veniva chiamato dal padrone. || Pietru! Oh! Ed oh se dice? E cumu poca? Segnu! E segnu poca. SEGNURE s.m. Dio, nostro signore. || L’abbandunati ’i guarde llu Segnure = I trovatelli vengono custoditi dal Signore. Segnure mio, ajutame tu! ’U segnure me perdunasse! ’U segnure ne scanzi e liberi de l’acqua corrente, d’u fuocu ardente, de male lingue de la gente. SEMIGIA s.f. Piccolo chiodo. || ’Na semigia d’a scarpa m’ha ruttu ’nu jiritu ’e pede = Un chiodo della scarpa m’ha rotto un dito del piede. SENGRU agg. Scempio. Semplice. Non doppio. SÈNTERE v. Sentire. || ’Un sente mancu ’e cannunate. Fa lla scusa c’un sente = Fa finta di non sentire. ’U pieju surdu è chillu c’un bbue sèntere = Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire. Campana potente luntanu se sente. Cumu te sienti? Me sientu ’n’atru tan-

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tu = Mi sento molto meglio. Quandu me paghi? De sta ricchja ’un tantu cce sientu.

SERZERE v. Lavorare a maglia.

SEPALA s.f. Siepe.

SFRAVICARE v. Demolire.

SEPUORCU s.m. Sepolcro.

SFRICULIARE v. Stuzzicare. Toccare e ritoccare. || Chine ’un tene nente cchi fare, sfriculìe! [Non deriva dal latino fricare = strofinare, ma da frisare = sbriciolare.]

SERBA s.f. Serva. || Lassa stare ’a serba si pue arrivare alla patruna = Lascia stare la serva se puoi arrivare alla padrona. ’E serbe lavuranu a forza e mangianu a dispiettu (di patruni.) SÈRBERE v. Servire. || Lingua muta è mala serbuta = Lingua muta è mal servita. Cumu paghi, sì serbutu = Come paghi, così vieni servito. Me sierbu ’ndo Gastone = Mi servo da Gastone. ’Un se puonu serbere dui patruni = Non si possono servire due padroni. ’U ciucciu chi serbe dui patroni more de sidda e de fame = L’asino che ha due padroni muore di sete e di fame. Serbutu = Servito. T’haju serbutu alla coscia = Ti ho servito proprio bene. SERBIETTATA s.f. Quanto può essere contenuto in una salvietta. || T’haju portatu ’na serbiettata ’e surache. SERBIETTU s.m. Tovagliolo. Salvietta. || Pigliame ’nu serbiettu ca m’haju stujare ’u mussu. [dal francese serviette] SERBIZZIU s.m. Servizio. Favore. || ’Mbece ’e me dire tante grazzie, me dici: bella ’nun me piace llu serbizziu! = Invece di ringraziarmi hai il coraggio di lamentarti. L’ingratitudine umana è più grande della misericordia divina. SERRA s.f. Sega. SERRATURA s.f. Segatura. Serratura. SERRACCHJU s.m. Saracco. Sega con una sola impugnatura. || Serracchju a punta = Gattuccio, piccolo saracco.

SETTUZZU n.pr. Settimio.

SGAGLIA s.f. Scaglia. Frammento. || Fatte ’a vucca ccu’ ’na sgaglia ’e parmigianu. SGALAPATU agg. Sgraziato. Maldestro. || Miegliu curtu e misuratu ca luongu e sgalapatu. SGALLARE v. Fare il primo lavaggio della biancheria. (Fare il moderno prelavaggio.) SGAMBINU agg. Veloce, svelto, di gamba lesta. SGANGATU agg. Sdentato. SGARRARE v. Sbagliare, tradire. [dallo spagnolo desgarrar = divaricare, strappare.] SGARRITTA s.f. Amplesso. Scopata. SGARRUPARE v. Franare. || Ad ataru sgarrupatu ’un s’appicenu candile = Ad altare malandato non si accendono candele. SGASARE v. Smuovere. Rimuovere. Disunire parti fra loro commesse. SGOLLARE v. Svoltare e uscire dal campo visivo. Allontanarsi e sparire dalla vista. || ’U postale è sgollatu d’a Vucca d’a colla = Il postale ha oltrepassato Bocca del colle e non si vede più.

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SGRAVARE v. Partorire. SGRINCIU agg. Sbieco. || De sgrinciu = Di traverso, di sbieco. SGRIZZARE v. Rabbrividire. Accapponar la pelle (per brivido di varia commozione), fare venire la pelle d’oca. || Me sgrizzenu i carni = Mi viene la pelle d’oca. SGRIZZULUNE s.m. Brivido di freddo, di paura, di orrore. SGROSSINU s.m. Arnese del falegname: pialletto.

SIETTU s.m. a) Fondo di un recipiente. ’U siettu d’a buttiglia = Il fondo della bottiglia. || b) Terreno pianeggiante. Fondo di una valle. [dal lat. saeptum = recinto, luogo circondato] SIEVUDU agg. a) Insulso. Sciocco. Si’ ’nu sievudu = Sei uno sciocco. || b) Non coltivato, incolto. Terrenu sievudu = Terreno incolto. SIGLIUZZU s.m. Singhiozzo. SIGNALE s.m. Starnuto. Segnale.

SGUALLARARE v. Diventare ernioso. || Sguallaratu = Ernioso.

SILICA s.f. Selciato. Pavimentazione fatta di ciottoli. [lat. silex-icis = selce, ciottolo. Silice viam stendere = Selciare, lastricare una strada]

SGUIZZERA n.pr. Svizzera. || ’Ndo lavuri? Alla Sguizzera.

SILLU s.m. Fungo porcino. [dal lat. suillus-a-um = porcino]

SICCARE v. a) Seccare. Cumu te si’ fattu siccatu! || b) Annoiare. M’ha siccatu = Mi hai annoiato.

SIMANA s.f. Settimana. [dal fran. semain o dallo spagn. semana]

SICCHJU s.m. Secchio. || Va’ ’inchja ’u sicchju = Vai a riempire d’acqua il secchio. Va piglia ’u sicchju d’a vrudata e bba civa i puorci = Prendi il secchio con la broda e porta da mangiare ai porci. SICCIA s.f. Seppia. SIDDA s.f. Sete. || Tiegnu ’na sidda ca dissiccasse ’nu jume.

SIMENTA s.f. Semenza. Semente. Seme. || Simenta de cavuli, de lattuca, de cipulle, de pisielli, de cucuzza, de surache, ecc. ’Un cc’è rimastu mancu ’a simenta = Non ne è rimasto neppure il seme, è finito tutto. De persune bone e oneste si ’nd’è perdutu ’a simenta = Di persone buone ed oneste se ne è perduto il seme. Di persona cattiva suole dirsi: “Chi si ’nde vo’ perdere ’a simenta!”

SIECULA s.f. Bietola.

SIMENTINU agg. Ricco di semi. Sementino. || Si’ propiu ’nu citrulu simentinu!

SIENZU s.m. Senso. Senno. || Perdere i sienzi = Perdere i sensi, perdere il senno. Quandu ’a capu perde lli sienzi se strafutte puru ’e sua eccellenza = Quando la testa perde il senno si frega pure di sua eccellenza.

SIMINARE v. Seminare. || Chillu ca simini ricuogli = Quello che semini raccogli. Simina e fa’ sulu c’un te litichi ccu’ nessunu = Semina e fai da solo, eviterai litigi e dissapori. Chine simine vientu, ricoglie tempeste = Chi semina ven-

SIDORU n.pr. Isidoro.

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to raccoglie tempeste. Ppe’ Sant’Andria ’u buonu massaru siminatu avìe = Per il giorno di Sant’Andrea (30 nov.) il buon massaro già seminato aveva. SINALE s.m. Grembiule. || Mintate ’u sinale sinnò t’alluordi. SINATA s.f. Grembiulata: quanto può essere raccolto in un grembiule. || ’Na sinata de nuci, de patate = Una grembiulata di noci, di patate.

SISITU agg. Schizzinoso. SITA s.f. Seta. || ’A sita è apparenza, ’a jinostra è sustanza = Il tessuto di seta è apparenza, quello di ginestra è sostanza. SITAZZARU s.m. Stacciaio: chi fa o vende stacci. SITAZZU s.m. Setaccio. || Rumure de sitazzu alla casa porte allegrizza. (Oggi si mangia bene!)

SINGA s.f. Graffio. Incisione. Tacca. SINGARE v. Intaccare. Incidere. Graffiare. || Singatu = Graffiato, intaccato, inciso. SINGATINA s.f. Piccolo graffio. Crepa. Fessura.

SIVU s.m. Sego. Sevo. Grasso di origine animale (montone, bue). SMANICARE v. Togliere il manico. (II manico si ritira nelle proprie stanze… arrivederci!) SMENZARE v. Dimezzare.

SINGATURU s.m. Graffietto: arnese del falegname che serve per segnare sui legni la grossezza da tagliare. SINNO’ avv. Altrimenti. || Vavatinde sinnò te minu! SINU s.m. Seno: cavità ottenuta sollevando il lembo del grembiule o della veste. L’ antico sacchetto di plastica! [dal latino sinus-us = sinuosità, concavità ]

SMERDIARE v. Smerdare. Svergognare. SMICCIARE v. Sbirciare. Adocchiare. || Guarda chillu cumu smicce! Smicciare chillu chi fa lla gente ’ud ie signu ’e bona crianza. Quandu ’a fimmina ’ud ie sincera, si ’a smicci se sente male = Quando la donna non è sincera, se la guardi negli occhi, si sente male. SMICCIATA s.f. Sbirciata. Occhiata.

SIRA s.f. Sera. || Domane a sira, bona sira = Domani sera, buona sera. Chi sta speranza ad autri, vene la sira e cante la diana = Chi spera nell’aiuto degli altri, la sera soffrirà la fame. SIRICARA s.f. Bacaia: donna che alleva bachi da seta. SIRICU s.m. Baco da seta. Filugello. [dal greco Seres = Seri, popolo dell’antichità, famoso per l’industria della seta.] SISINA n.pr. Teresina.

SMULLICARE v. Sbriciolare. SOLA s.f. Suola. || Mintere ’e menze sole = Risuolare le scarpe. SONARE v. Suonare. || Sonare ’a viola = Divertirsi allegramente e lavorare niente! Illu s’a cante ed illu s’a sone = Fa tutto da solo. Maestru chi sonati? Sempre ’a stessa? = Maestro che suonate? Sempre la stessa melodia? Riferito a chi ripete sempre le stesse cose.

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SONATURE s.m. Suonatore. Musicista. || Cangenu i sonaturi, ma ’a musica è sempre ’a stessa = Cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa. I governi sono uno peggio dell’altro. Bona notte, sonaturi = La musica è finita. Propiu ’ncasa ’e sonaturi vieni a fare ’a serenata? SONNARE v. Sognare. || Stanotte m’haju sonnatu ’a bonanina ’e mammata. SORDU s.m. Soldo - Denaro. || I sordi vanu e venenu = I soldi vanno e vengono. I sordi vulenu = I soldi hanno le ali. ’A salute senza sordi è ’na menza malatia = La salute senza denari è già mezza malattia. SORISCELLA s.f. Sorellina. SPACALE s.m. Stelo, fusto sottile di una pianta erbacea. || Spacale de grandianu = Granturcolo, stelo delle piante del granturco. Spacale de lupini = Stelo del lupino. Fig. Spilungone, persona lunga e secca. SPACAROGNA s.f. Varietà di asparago. SPACCATINA s.f. Crepa. Lesione. Fenditura. SPACCHJARE v. a) Staccare. Rompere. ’Mpacchjare e spacchjare = Attaccare e staccare, fare e disfare. Chi te vuonu spacchjare ’n’anca! (impr. pop.) || b) Rinfrescare. Tiegnu i lavura sicchi, me vaju spacchju ’a vucca ccu’ ’nu calice ’e birra. SPACCHJAPUNTA s.f. Persona inetta (buono solo per scucire punti). Babbeo. SPACCHJAVUCCA s.f. Cibo o bevanda gradevole.

SPACCHJMMA s.f. Sperma. SPACHIARE v. Morire di fame. Vivere in miseria. [da spacu = spago; spachiare = diventare come uno spago, magro] SPACCUNIARE v. Fare lo spaccone. SPACIENZIUSU agg. Impaziente. Intollerante. SPACU s.m. Spago. SPAGNARE v. Spaventare. Avere paura. || Spagnatu = Spaventato. Si te spagni, tutti te piscenu ’ncuollu = Se hai paura, nessuno ti rispetta. [Il tardo latino ci presenta il verbo pagnare o pagnere che significano avere paura, ma anche tremare. Non tralascerei il verbo greco pachnoo nel significato di tremo di freddo ed il vocabolo pachnè che significa brina gelata. Lo spagnolo ha espantar = avere paura] SPAGNU s.m. Spavento. Paura. SPAGNUSU agg. Pauroso. Timoroso. SPALLERA s.f. Spalliera. SPAMPINARE v. Spampanare. Sfogliare. Sbocciare. SPAMPULATU agg. Sbocciato. Schiuso. SPANZARE v. Sventrare. Spanciare. SPAPARACCHJATU agg. Spaparanzato. Comodamente seduto, sdraiato. SPARAGI s.m. Asparagi. SPARAGNARE v. Risparmiare. || Sordi sparagnati, due vote guadagnati = Soldi risparmiati, due volte guadagnati. Cunzumare l’uogliu ppe’ sparagnare ’u sule! [dal lat. mediovale sparnia-

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re. La parola fa il suo primo apparire nell’VIII secolo nelle “Glosse di Reicheneau” dove troviamo l’espressione “non pepercit, non sparniavit” = non sperperò e non risparmiò.] SPARAGNU s.m. Risparmio. || ’U miegliu guadagnu è llu sparagnu = Il migliore guadagno è il risparmio. SPARAPAVULU s.m. Chiacchierone. Uomo da nulla. SPARATORIU s.m. Sparatoria. SPARATRAPPA s.m. Cerotto. Sparadrappo. SPARTERE v. Dividere. Spartire. || Chine sparte ha la meglia parte = Chi divide ha la parte migliore. Spartere cumu buoni frati = Spartire come buoni fratelli, senza scontentare nessuno. SPARU s.m. agg. a) Sparo:colpo d’arma da fuoco. || b) Fuochi d’artificio. Oje è santa Marinella, jamu a lli Terrati a ne gustare ’u sparu. || c) Scomodo. Stare sparu = Stare scomodo. Tiegnu ’u torcicuollu, stanotte haju dormutu sparu. SPASCIARE v. Rompere. Sfasciare. || Spasciare ’u puorcu = Suddividere a pezzi la carne del maiale macellato. ’A fimmina fa la casa e lla fimmina la spasce = La donna fa la casa e la donna può mandarla in rovina.

te di ricchezza e quindi spasulatu significa squattrinato] SPATRIARE v. Espatriare. SPATTU agg. Consumato. Lacero. Sfatto. SPATURNATU agg. Senza padrone. Senza patria. Solo e misero. SPECCHJU s.m. Specchio. SPECURARE v. Rassicurare. Tranquillizzare. || Statte specuratu! = Stai tranquillo! SPEDURCIU s.m. Osso piccolo e scarnato. Lo stinco del capretto o dell’agnello. || Cca te vuogliu cane curciu a spurpare stu spedurciu! (Ora viene il difficile!) SPERA s.f. a) Luce riflessa da una superficie. Fare ’a spera ccu’ ’nu specchju = Riflettere i raggi del sole con uno specchio. || b) Raggio di sole. Mintimune a ’na spera ’e sule ca ne quadiamu. || c) Sfera. Pinna a spera = Penna a sfera. || d) Ombra. ’Un me fa spera = Non mi fa ombra, ossia non mi spaventa, non mi impressiona. Secondo te, me po’ fare spera spendere cientu mila euro? Se! [dal lat. sphaera = sfera] SPERANZUNE s.m. Chi vive di speranze. Fannullone. SPERCIARE v. Osservare, scrutare.

SPASELLA s.f. Graticcio di canne o di vimini per impieghi rustici. Canniccio. SPASSIARE v. Passeggiare. SPASULATU agg. Spiantato. Povero e solo. Squattrinato. || E’ ’nu poveru spasulatu! [Il vocabolo latino phaseolus al singolare significa fagiolo al plurale diventa denari, perché i fagioli erano fon-

SPERCIATA s.f. Osservazione. Considerazione. || Chi sperciata ’e cazzi c’ha fattu mue! SPERTIZZA s.f. Intelligenza. Destrezza. SPEZZATIELLU s.m. Spezzatino. SPIATARE v. Sfiatare.

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SPICA s.f. Spiga. INDOVINELLO: Signu jutu dintra l’uortu, haju trovatu ’n’uomminu muortu, cci haju rapiertu ’u vrachettune, è nesciutu ’nu pistolune. [’a spica ’e grandianu] SPICANARDU s.m. Spiganardo o spigonardo: varietà della lavanda. SPICANDOSSA s.f. Lavanda o spigo: pianta con fiori piccoli, violetti, disposti a spiga e profumati. SPICARE v. a) Spigare, mettere la spiga. ’U granu cumince a spicare tra aprile e maju. || b)Dicesi di ortaggi, come cavoli e lattughe, quando si allungano come spighe per fare il seme. I cavuli su’ spicati e ’un su’ buoni cchjù = I cavoli sono spigati e non sono più buoni. || c) Spicare significa anche staccare, sganciare. Spicare ’nu capeccuollu di travi = Staccare un capicollo dalle travi. Si ’un ’mpichi, ’un spichi = Se non agganci, non sganci. || d) Riferito a bambini significa crescere. [lat. spicare = fare la spiga ed anche rendere aguzzo]. SPICCHJARE v. Fare a spicchi. SPICCHJU s.m. Spicchio. || ’Nu spicchju ’e rangu te spacchje lla vucca. SPICUNE s.m. Cantone. Cantuccio. Angolo. SPIERTU agg. Destro. Scaltro. Intelligente. || I spierti vanu ’ncielu, i fissa restenu ’nterra = Gli scaltri vanno in cielo, i fessacchiotti restano a terra. [lat. expertus = esperto] SPILARE v. Sfilare. SPILAZZU s.m. a) Filaccia, filamento

di un tessuto. || b) Filamento che si trova nei baccelli dei legumi. Vajanelle senza spilazzi = Baccelli teneri di fagioli senza filamenti. SPINAROLA s.f. Sponderuola. Pialla molto stretta usata dai falegnami. SPINARU s.m. Spineto. Roveto. || Signu cadutu intra ’nu spinaru e me signu conzatu cumu Sant’Acciomu. [dal lat.tardo spinarius = spineto] SPINGARDA s.f. Cerbottana. Tubo di canna o di sambuco con cui i ragazzini, soffiando, lanciano palline di stoppa o imbuti di carta. SPINGULA s.f. Spillo da balia. SPINNARE v. a) Spennare. ’A gallina se spinne dopu morta = La gallina si spenna dopo morta. || b) Avere l’acquolina in bocca. Desiderare. Bramare. Dunacce ’na picca ’e cicculata a ’stu criaturu ca sta spinnandu. Quandu vidimu ’na bella fimmina, spinnamu! SPINNU s.m. Desiderio. SPINULA s.f. Conio di ferro con cui il pietraio fende le pietre ed il fabbro buca il ferro. SPINZU s.m. Uccello: fringuello. || Mangiare cumu ’nu spinzu = Mangiare quanto un fringuello (pochissimo). [dal greco spintion = fringuello] SPIRDATU agg. Spiritato. Invaso dallo spirito maligno. SPIRDU s.m. Fantasma. Spirito. Anima vagante. || ’A stu palazzu cce sunu i spirdi. SPISARE v. Evitare. Farne a meno. Spesare. || Ti ’nde putìe spisare! = Potevi farne a meno!

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SPITALE s.m. Ospedale.

SPONZA s.f. Broccolo nero. Varietà di cavolo. [dal latino spongia = spugna]

SPITAZZATU agg. Spappolato, sfilacciato. SPITIARE v. Arrostire allo spiedo.

SPONZARE v. Rammollire. Mettere a bagno. Spugnare. || Mintere ’u baccalà a sponzare = Mettere a mollo, a dissalare il baccalà.

SPITICCHJARE v. Spifferare. SPITIGNARE v. Sfrondare le viti. Togliere dalle viti i tralci inutili. In generale spollonare: togliere da una pianta i germogli inutili. || Si vue assai mustu spitigna ’a vigna ’u mise d’agustu. SPITILLU s.m. Spiedo per tostare caffè e orzo. Tostino. SPITU s.m. Spiedo.

SPORTA s.f. Cesta di vimini, di giunchi con due manici. || ’Nu saccu e ’na sporta = Un sacco ed una sporta, in grande quantità. SPORTARE v. Promettere e sempre rimandare. || “Ad calendas graecas” dei latini = Alle calende Greche. Mastru Settuzzu Russu me sta sportandu, me sta fissiandu, m’ha purmisu ca me conze lli ceramili, ma rimande de settimana a settimana.

SPIUNE s.m. Spione. SPIZIU s.m. a) Sfizio. || b) Ospizio. Chine campe derittu, more allu spiziu = Chi vive onestamente muore all’ospizio dei poveri. SPIZZICARE v. a) Mangiare in piccole quantità. || b) Sbeccare: rompere recipienti fragili all’orlo o al beccuccio. Bicchieri spizzicatu = Bicchiere sbeccato.

SPORTARIELLU s.m. Trastullo. Passatempo. Divertimento. SPRADERU agg. Sprecone, prodigo. || Spradera alla farina, stritta alla cinnara. SPRATICU agg. Inesperto. SPRIDU s.m. Sfrido. SPRUBBICARE v. Pubblicare.

SPIZZICARIELLU s.m. Stuzzichino: cibo appetitoso. Spuntino. SPIZZITRINGULU s.m. Piccolo ferro che fa scattare la trappola quando gli uccelli beccano. SPIZZULIARE v. Spizzicare. Mangiucchiare. SPOGLIATELLA s.f. Sfogliatella. SPOGLIE s.f. Scartocci di granturco. || Matarazzu de spoglie = Materasso di scartocci di granturco.

SPRUPPARE v. Spolpare. SPRUSCIARE v. Sperperare. Dissipare. SPRUSCIUNE s.m. Spendaccione. Scialacquatore. Sprecone. SPUNERE v. Scaricare. Deporre il carico trasportato sulla testa o sulle spalle. Posare. || Spunere ’na sarcina ’e ligna supra ’nu muriettu = Deporre, posare un fascetto di legna sopra un muretto. Ajutame a spunere. Supra ’nu muru vasciu tutti si cce spunenu.

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SPUNITURU s.m. Posto dove si depone il carico. SPUNTARE v. Spuntare. Divenire aceto. Acetire. || Stu’ vinu spunte = Questo vino dà all’aceto.

ta con la saliva, senza presa alcuna. Mintere sputazza allu nasu = Superare qualcuno in bravura, in ingegno. ’U discipulu ha misu sputazza allu nasu allu mastru = Il discepolo ha superato il maestro.

SPUNTUNE s.m. Cantone. Angolo della casa o della strada. || Ogne spuntune tene uocchj, ogni sepala tene ricchje = In ogni angolo vi sono occhi, in ogni cespuglio vi sono orecchie.

SPUTTENTE agg. Sfottente. Mordace piglia in giro.

SPUNTUNERA s.f. Credenza ad angolo.

SQUADARE v. Lessare.

SPUTTERE v. Sfottere. || ’Un sputtere ca te pigliu a sc-caffi.

SQUATRA s.f. Squadra. SPURBARIARE v. Razzolare. Il raspare che fanno a terra i polli con le zampe ed il becco. SPURCHIA s.f. Sfortuna. Disdetta. Iettatore. || Si ’na spurchia = Sei un iettatore. Chi spurchia = Che sfortuna! SPURCIGLIU s.m. Porcellino d’India. SPURTUNA s.f. Sfortuna. || Mannaje lla spurtuna abbiata! ’A furtuna è cecata, ma ’a spurtuna cce vide ccu’ lli cazzi. SPURTUNATU agg. Sfortunato. || Si sì spurtunatu, ’u pigli ’nculu puru standu sedutu = Se sei sfortunato non hai scampo. SPURTUNE s.m. Cestone. SPUSARE v. Sposare. || Quandu te spusi? Oje ad uottu.’Un te spusare si quietu vo’ campare = Non ti sposare se tranquillo vuoi campare. O te spusi o ’un te spusi sbagli sempre. SPUTARELLA s.f. Salivazione. SPUTAZZA s.f. Saliva. || Cosa ’mpacchjata ccu’ sputazza = Cosa appiccica-

STA’ agg. Questa STACCIA s.f. a) Piastrella. || b) Piccola pietra di forma piatta o pezzo di segato. Juocu de stacce = Gioco delle piastrelle. STAGLIARE v. Dividere. Separare i contendenti, i litiganti. Separarsi (cessare di convivere). || Signu jutu ppe’ stagliare ed haju ricuotu pugni e rasccunate. STAGLIOLA s.f. Figliola bella e prosperosa. STANCHIZZA s.f. Stanchezza. STARU s.m. Staio (arc. Staro). Antica unità di misura di capacità e di peso diversa a seconda dei luoghi. In generale uno staio valeva dieci rotoli. STASIRA avv. Stasera. STATE s.f. Estate. || ’Ndo t’ha fattu ’a state, te va’ fa’ ’u viernu = Dove hai trascorso l’estate, vai a trascorrere l’inverno.’A state stipa fele c’u viernu truovi mele = Qualsiesi cosa conservata in estate diventa miele per l’inverno.

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STATILA s.f. Stadera. Persona molto alta.

STIPPARE v. Sturare. Stappare. || Chi bellizza, me su’ stippate ’e ricchje!

STATURATA s.f. Tutta un’estate.

STIPU s.m. Stipo. || Chi ruozzuli sempre intra ’su stipu? Ancuna cosa de mangiare.

STENDICCHJARE v. Sdraiarsi. Stendere. Abbattere. STENDICCHJUNEagg e s.m. F a n nullone. Pigro. Persona di alta statura. STENTINATA s.f. Gli intestini degli animali. STENTINU s.m. Intestino. || Chi vo’ jettare i stentina! = Che tu possa vomitare le budella! STENTUSU agg. Stentato, ottenuto con pazienza e fatica. Lavuru stentusu = Lavoro che richiede concentrazione e pazienza.

STIRILLU s.m. Legnetto appuntito alle due estremità, usato nel giuoco della lippa. || Chjanu allu pizzu e forte alla picozza = Colpire piano (con la mazza) nell’estremità e forte nella parte centrale del legnetto (d’u stirillu). STIVALIARE v. Stendere. Abbattere a terra con violenza. Stramazzare STIZZA s.f. Poco. || ’Na stizza ’e casu = Un po’ di formaggio. Ppe’ ’na stizza = Per un pochettino. STOCCARE v. Spezzare. Troncare.

STERICU agg. Isterico.

STOLACARE v. Meditare. Spremersi il cervello. Fantasticare.

STIAVUCCU s.m. Tovagliolo.

STONACARE v. Togliere l’intonaco.

STICCHJARE v. Perdere vigore, forza. Esaurirsi. [dal greco tachizo, mi affretto. Vedi tacchiare, sticchjare è il suo contrario]

STORCIUTU agg. Storto. Deformato. fig. Esterrefatto. || ’N’ha fattu ’na cazziata ca ne simu ricuoti storciuti! STORTAMAGLIU s.m. Bastian contrario. Persona che contraddice sistematicamente, che nega l’evidenza e litiga volentieri.

STICCHJU s.m. Pube. STIENTU s.m. Stento. STIERRU s.m. Calcinaccio. Terriccio. STIGLIU s.m. Mobile di casa. Arredo. || Essere ’nu malu stigliu = Essere un pessimo soggetto.

STORTIARE v. Storcere. Deformare un oggetto.

STILLATA o STILLAZZU s.m Un bel cielo tutto stellato. || Guarda chi stillazzu ca cc’ie ’sta sira!

STORTIZZA s.f. Stortura. Ingiustizia. || Avire stortizza dintra l’ossa = Avere una stortura mentale congenita. Quante stortizze cce sunu supr’a stu’ mundu! = Quante ingiustizie ci sono su questa terra!

STIPARE v. Conservare. || Campa ca vidi, stipa ca truovi. [dal lat. stipare]

STRAFUCARE v. Affogarsi. Strozzarsi. Soffocare.

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STRAMANU loc. Fuori mano. In periferia. [dal lat. extra manum. Si consideri anche il lat. extra moenia = fuori dalle mura della città.] STRAMPENDERE v. Strafottere. Infischiarsi. || Va’ fatte strampendere tu e quantu si’! Mi ’nde strampiendu = Me ne infischio.

STRAZZUNE s.m. Straccione. Pezzente. Accattone. STREMPUNE s.m.o agg. Persona che presenta evidenti segni di cedimento fisico.Malandato. STRICARE v. Strofinare. Strisciare. || Sì ’n’amicu e t’u stricu!

STRAMPU agg. Strambo.

STRICATA s.f. Strofinata. Strisciata.

STRANGUGLIU s.m. Gnocco. || Strangugli prieviti e carne ’e puorcu = Strozzapreti, gnocchetti di farina da farsi asciutti con carne di maiale. [Il francese ci presenta il termine etrangler = strangolare ed il greco il termine stranguria = difficoltà di orinare per stenosi. Entrambi richiamano alla mente la strozzatura.Il latino ha il verbo strangulare]

STRICATURA s.f. Strofinata. Stropicciata. || Quandu unu è puorcu de natura ha’ voglia chi cce fai ’a stricatura = Quando uno è sporco di natura è inutile stropicciarlo e lavarlo. Pulire un maiale è perdita di tempo.

STRANIU s.m. Estraneo. || T’ajute cchjù ’nu straniu ca ’nu parente. STRAPPA s.f. Coietto: striscia di cuoio con cui il barbiere affilava il rasoio STRAVERIE s.f. Manifestazioni di atroce dolore. Strazio. || “E’ muortu ’nu giuvane ’e vintanni. ’A mamma sua ha fattu straverie”. STRAVIARE v. Allontanare. Scacciare. STRAVIDERE v. Stravedere. STRAVIENTU s.m. Posto battuto dal vento. Vento forte. STRAVULERA n.pr. Stragolera: contrada aiellese. STRAZZARE v. Stracciare. || Strazzatu = Stracciato. Lacerato. Parri cumu ’nu libru strazzatu! STRAZZATINA s.f. Stracciatura.

STRICATURU s.m. Stropicciatoio: lastra di pietra o tavola con scanalature trasversali sulla quale si lavano e si stropicciano i panni. Stropicciapanni. STRIEVUZU agg. Strambo. [dal latino extra - usum, particolare, originale] STRINA s.f. Canto popolare eseguito, per le vie del paese la sera di capodanno, per ottenere dagli amici doni augurali (strenna). || Chine porte lla strina è sempre ’u buonu venutu. T’a dugnu io ’a strina! [dal lat. strena = regalo augurale] STRINGHELLA s.f. Stringa di zucca essiccata. In un ristorante, un avventore aiellese chiede: «’Nu piattu ’e vecchjarelle.» «Scusi, cosa sono?», domanda il cameriere. «Sono quelle che si fanno con le stringhelle.» || Vecchjarelle = Frittelle di zucca essiccata. [dal lat volg. stringa = laccio, dal classico stringere] STRINGITURA s.f. Spremitura. || Vinu d’a stringitura = Vino ottenuto dalle uve già spremute.

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STRIPICCHJARE v. Rendere qualcuno malconcio. [Deriva da strappare come contrario di tappare e quindi di chiudere] STRIPPA agg. Sterile. || Fimmina grassa, mugliere strippa = Donna grassa, moglie sterile. STRIVILLICARE v. Sbellicare. Sbudellare. || ’Un far’amure ccu’ chillu sgarratu ca te strivillicu! = Non amoreggiare con quel poco di buono altrimenti ti sbudello! STROPPA s.f. Vaso di terracotta. [Per l’origine vedi attroppicare in quanto ’a stroppa non è mai stabile] STROPPIARE v. Storpiare. Spezzare. || M’hanu stroppiatu = Mi hanno spezzato le ossa. [Fa parte della famiglia di parole che fanno capo ad attroppicare] STROSCIA s.f. a) Scarpa vecchia. Ppe’ jire fore mintate ’nu paru ’e stroscie. || b) Donna vecchia, logora, imbruttita. Muglierma ormai è ’na stroscia. STROSCIULIARE v. Ciabattare.

rile. || d) Riferito a persona: impiastro. STRUNCARE v. Stroncare. Troncare. Capitozzare: potare un albero di tutti i rami. STRUNCATURU s.m. Arnese con cui si capitozzano gli alberi. Sega lunga. STRUNCU agg. Tronco. Mutilo. STRUNZU s.m. Stronzo. Uomo dappoco. Ragazzo maleducato. || I strunzi saglienu sempre a galla = Le persone cattive riescono sempre ad emergere. Quandu ’u mare è calmu, ogne strunzu è marinaru = Quando non ci sono problemi, tutti sono bravi. Ha’ voglia ’e mintere rum, ’u strunzu ’un divente mai babà = Per quanto rum tu possa versare, lo stronzo non può mai diventare babà. [dal longob.struns = sterco] STRUOGLIULI s.m. Cianfrusaglie. Arnesi inservibili. Mobili vecchi. STRUOPPIU agg. Storpio. STRUPPELLIZZU s.m. Rumore. STRUSCIARE v. Fare rumore. Scrosciare.

STRUCIUNARE v. Strigliare. Sgridare, strapazzare. STRUCIUNATA s.f. Strigliata. Strapazzata. STRUDERE v. Consumare. Logorare. Strudere l’uogliu e sparagnare ’u sule = Lavorare di notte e stare in ozio di giorno. STRUMBULU s.m. Trottola. || Jocare allu strumbulu = Giocare alla trottola. [dal greco strombos = trottola]

STRUSCIATA s.f. Rumore fragoroso ed impetuoso. ’Na strusciata ’e palate = Una sonora bastonatura. ’Na bona strusciata d’acqua = Una pioggia scrosciante, torrenziale, impetuosa. STRUSCIU s.m. Rumore. Strepito. Stroscio. ’Na nuce dintru ’u saccu nun fa strusciu = Una sola noce in un sacco non fa rumore. STRUTTU agg. Consumato. Consunto. STU agg. Questo.

STRUMMIENTU s.m. a) Strumento musicale. || b) Attrezzo. || c) Atto nota-

STUCCIU s.m. Astuccio. Scartoccio.

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STUFFU agg. Stufo, annoiato. STUJARE v. Pulire. Strofinare. Forbire. || Stujare ’u mussu = Pulirsi il muso.

mento. In gergo pugilistico è detto uppercut. || Ccu’ ’nu succuzzune te fazzu arrevulare tutt’i dienti. SUCU s.m. Sugo. Succo.

STUJATA s.f. Pulita. Strofinata. STUOCCU s.m. Rocchio. || ’Nu stuoccu de sazizza = Un rocchio di salciccia, porzione di salsiccia compresa tra due nodi. Cumpà chi bbuliti? Dui ova fritti o ’nu stuoccu ’e sazizza? ’Na cosa e l’atra, cummà!

SUCUSU agg. Succoso. Sugoso. || ’A pasta asciutta a mmie me piace sucusa sucusa. SUDURE s.m. Sudore. || Poveri suduri mie! Io m’abbusc-cu ’u pane ccu’ suduri e bbui arriati, chi bellizza eh!

STUORTU agg. Storto. Litigioso.Falso. || Fare ’u stuortu = Negare l’evidenza.

SUFFRIJERE v. Soffriggere. Rosolare a fuoco lento.

STUOZZU s.m. Pezzo, tozzo di pane. || pl. Stozza = Tozzi di pane.

SUFFRITTU s.m. Soffritto. Carne saltata, rosolata in padella. || Suffrittu ’e puorcu = Soffritto di maiale.

STUPPA s.f. Stoppa || Stuppa m’ha datu, stuppa t’haju filatu! = Stoppa mi hai dato, stoppa ti ho filato. STUPPAGLIULU s.m. Stoppaccio: batuffolo di stoppa. Stoppino. STUTACANDILE s.m. Spegnitoio. Cappuccio di latta, situato in cima ad una canna, che serve per spegnere in chiesa le candele. STUTARE v. Smorzare. Spegnere. || Stutare ’a luce, ’a candila, ’a vrascera, ’u fuocu, ’a televisione, ecc. ’A lucerna senz’uogliu se stute = La lucerna senza olio si spegne. [dal lat. ex+tutori = difendersi da] STUZZICARIELLU s.m. Stuzzichino. Cibo appetitoso. SUCARE v. Succhiare. SUCATA s.f. Succhiata. SUCCUZZUNE s.m. Pugno. Montante: colpo portato dal basso verso l’alto sul

SUGGIETTU agg.e s.m. Soggetto. Sottomesso. || Io ’un vuogliu stare suggiettu a nessunu = Io voglio essere indipendente. SUGLIA s.f. La lesina dei calzolai. Si te pigli ’nu scarparu, illu va, illu vene sempre ’a suglia ’mmanu tene; si le sume lla fantasia te sugliulìe, gioiuzza mia! [dal lat.subula = lesina] SUGLIUNE s.m. Piantastecchi: arnese usato dal calzolaio. SULE s.m. Sole. || Sule chi spacche lle petre = Sole che spacca le pietre, sole intenso. ’U sule è llu focularu di povarielli = Il sole è il focolare dei poveri. ’U sule esce ed esce ppe’ tutti = Il sole sorge e sorge per tutti. ’U sule a chine vide quadìe = Chi sta al sole si riscalda. (Invito a stare vicino a chi potrebbe esserci d’aiuto). SULLACCA s.f. Intonaco che serve

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per far combaciare una tettoia ed un muro di diversa altezza ed impedire, così, infiltrazioni d’acqua.

SUORTA s.f. Tua sorella.

SULU agg. Solo. || Sulu cumu ’nu cane = Solo come un cane. ’E disgrazie ’un venenu mai sule = Le disgrazie non arrivano mai sole. Miegliu sulu ca male accumpagnatu. Mancu mangiandu se sta buonu sulu = Neanche mangiando si sta bene da soli.

SUPERBIUSU agg. Superbo. Gonfio di superbia.

SUMARE v. Salire. Alzarsi. || Stamattina me signu sumatu priestu. Scontame, ’un me fare sumare ’e scale c’un m’a fidu d’alare. ’Un me fare sumare i cazzi! = Non mi fare innervosire! [dal latino sumo = prendere, pigliare sulle spalle] SUMMASTRU s.m. Sommo maestro. Capo bottega. SUONNU s.m. a) Sonno. ’U suonnu è parente d’a morte = Il sonno è parente della morte. M’è piscatu ’u suonnu = Mi ha preso un gran sonno. Staju alandu d’u suonnu = Sbadiglio per il sonno. || b) Tempia. Me sbattenu i suonni = Mi pulsano le tempie. Si ’nu quatrariellu sbatte lli suonni a ’na zinna ’e muru cce po’ restare = Se un bambino batte le tempie ad uno spigolo può morire. || c) Sogno.’Un cridere a lli suonni ma, si tieni suspietti, guardate = Non credere ai sogni ma, se hai dei sospetti, stai in guardia! L’orario del sonno ’N’ura dorme llu gallu, due ’u cavallu, tri lu viandante, quattru l’amante, cinque lu studente, sie la bona gente, sette ’u bifuorcu, uottu ogne puorcu. SUORMA s.f. Mia sorella.

SUORU s.f. Sorella. [dal lat soror]

SUPPA s.f. Zuppa. || Chi ve mangiati ’a sira? ’Na suppa ’e latte, simu fatti viecchj! SUPPAPPULU s.m. Schiaffo solenne e sonoro. SUPPRESSATA s.f. Soppressata. || dim. suppressatella. || Suppressata ’e l’orba = Soppressata insaccata nell’intestino cieco del maiale. Suppressata d’u cularinu = Soppressata insaccata nell’intestino retto del maiale. Suppressata ccu’ lla lacrima = Soppressata nostrana di ottima qualità che, dopo essere stata affettata, trasuda una sostanza oleosa detta, per appunto, lacrima. Suppressà, suppressà. Suppressata, pane e vinu ’mbriacamu ’a Gesarinu…… SUPRA prep.avv. Sopra. || Jire supra = Andare sopra. Quandu si’ de supra vatta quandu si’ de sutta statte. Chine sta de supra ’nchjatte, chine sta de sutta crepe. SUPRAJATU s.m. Respiro affannoso. SUPRAMANU s.m. Sopraffilo: cucitura sull’orlo della biancheria per evitare che si sfilacci. SUPRUOCCHJU loc. In antipatia. In malvolere. || M’ha pigliatu suprucchju pecchi’ signu cchiù bella ’e illa. SUPRAPUORTU s.m. Architrave sostenuto dagli stipiti di una porta. SUPRATACCU s.m. Soprattacco.

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SURACA s.f. Fagiolo.

SÙSERE v. Alzare. Alzarsi.

SURCHJARE v. Succhiare. Sorseggiare.

SUSPIETTU s.m. Sospetto.

SURCHJUNE s.m. Sorso. Sorsata.

SUSPULIARE v. Scuotere. Palleggiare.

SURCU s.m. Solco.

SUSTUSU agg. Schizzinoso.

SURDAJINA s.f. Sordità.

SUTTA prep.avv. Sotto. || Chine ccu’ putienti lutte o more o va de sutta = Chi lotta con potenti, o muore o si deve sottomettere.

SURDU agg. Sordo. SURFA s.f. Zolfo. || Stu vinu sa d’a surfa. SURICE s.m. Topo. Sorcio. || Fare videre i surici virdi = Far vedere i sorci verdi, sbalordire o dare filo da torcere. Fare ’a fine d’u surice = Fare la fine del topo, restare intrappolato. ’A case vecchje ’un manchenu surici. In case vecchie non mancano topi. Alle famiglie vecchie non mancano guai. Chi te vuonu mangiare i surici! [dal francese souris = topo o dal lat. sorex- sorecis] SURICIAIA s.f. Topaia. Nido di topi. SURICIARU agg. Gatto che acchiappa sorci con destrezza. SURICICCHJU s.m. Topolino.

SUTTANA s.f. Sottana. || Tire cchù ’na suttana ca ’na corda de campana! SUTTANU agg. Inferiore. Che sta sotto. || Chiazza suttana = Piazza Plebiscito. SUVARU s.m. Sughero. SUVERCHJARE v. Soverchiare. || Me vaste e me suverchje = Mi basta e mi soverchia. SUVIERCHJU agg.e s.m. Soverchio. || ’U suvierchju rumpe llu cuvierchju = Il soverchio rompe il coperchio. Ogni eccesso è dannoso. SUZZU s.m. Gelatina di carne di maiale.

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SURRENTINA s.f. Spiffero. Corrente d’aria fredda. || ’A surrentina ammazze = Lo spiffero ammazza.

SUTTAMUSSU s.m. Pugno. Montante.

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TAMARRIGNU agg. Rozzo. Dozzinale.

T TABBACCHERA s.f. Tabacchiera. TABBACCU s.m. Tabacco. TACCAGLIA s.f. Nastrino. Laccio. Legaccio. Cintolino da calza. TACCANELLA s.f. Persona dallo scilinguagnolo sciolto ed incessante. [Voce onomatopeica: da tac-tac-tac] TACCHIARE v. Camminare velocemente. Tacchettare. [dal greco tachius = veloce ] TACCIA s.f. Bulletta. Chiodo usato per proteggere le suole delle scarpe. [dal franc. tache o dallo spag. tacha = chiodo da scarpa] TACCIUNE s.m. Grossa bulletta. TÀCERE v. Tacére. || Bisogna vèdere e tàcere! TAFANARU s.m. Deretano. Tafanario. [dal lat. tabanus] TAGERA s.f. Scaffale. Mensola. Scansia.

TAMARRU agg.e s.m. Villano. Zotico. || Quandu ’un tieni nente cchi fare ammazza tamarri! Disse llu Segnure a San Giuvanni: ccu’ tamarri ’un fare disigni = Con villani non fare progetti. Tamarru corchjulutu = Zotico di grossa cotenna. Si allisci ’nu tamarru te pungi. [dallo spagn. zamarro = giaccone di pelle di capra o dall’arabo tamar = mercante di datteri] TAMARRUNE s.m. Zoticone. TAMBURRU s.m. Tamburo. || Mazza ’e tamburru = Varietà di fungo. ’Ud ie pelle ppe’ tamburru = Non è santo da far miracoli. [dall’arabo tambur] TAMPA s.f. Odore o sapore sgradevole dovuto a muffa , umidità, aria viziata. Tanfo. TANDU avv. Allora. || Quandu s’ha dde pagare propriu tandu chjove alla casa = Quando si deve pagare proprio allora piove in casa. Ogni pretesto è buono per non pagare i debiti. Gatà, te ricuordi quand’eremu quatrari? Cchi bielli tiempi ch’erenu tandu! [dal latino tamdiu = tanto tempo; allura, invece, deriva da ad illam horam]

TAGLIAFUORBICE s.m. Insetto appartenente alla famiglia degli Scarabeidi.

TANGANIELLU s.m. Persona rozza e villana.

TALIANU agg. e s.m. Italiano.

TANGANU s.m. Tanghero.

TAMARRIA s.f. Villania. || ’Un salutare a nessunu è tamarrìa. Purmintere e gabbare è tamarrìa. Tràsere senza bussare è tamarria. Ccu’ la tamarria tua cce pue sulu ’a rasula = L’unico rimedio per la tua villania è la radimaia.

TANTAZIONE s.f. Tentazione. || Me vene allu pede allu pede, chi tantazione! TANTU agg.avv.pron. Tanto. || A chine tantu e a chine nente = La fortuna

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a chi da tanto e a chi niente. L’aviti tantu....= Siete fortunati!

TAVERNARU s.m. Oste. || Fare ’u cuntu senza ’u tavernaru! = Fare i conti senza l’oste.

TAPINARU s.m. Talpa. TAPINU agg. Meschino. Tapino. TAPPIARE v. Spezzettare. Fare a pezzi. || Chi te vuonu tappiare ccu’ ’na gaccia! (impr. pop.) TAPPINA s.f. Pianella. Ciabatta. Pantofola. TAPPU s.m. Tappo - Pezzo. || ’Nu tappu ’e pane = Un pezzo di pane.

TAVULA s.f. Tavola. || Conzare ’a tavula = Apparecchiare, preparare la tavola per il pasto. A tavula misa chine ’un mange perde lla spisa = A tavola apparecchiata chi non mangia perde la spesa. ’A tavula ricca fa la casa povera. Tri cose te fanu morire: stare a tavula e nun mangiare; stare allu liettu e nun dormire; videre e nun toccare. TAVULATU s.m. Soffitta.

TARACUNE agg. Dozzinale. Grossolano. Rozzo. || s.m.Indumento rozzo e pesante.

TAVULINU s.m. Tavolino.

TARALLU s.m. Biscotto tipico ajellese.

TAVUTU s.m. Cassa da morto. Bara. || ’U tavutu ’un tene sacchette = La bara non ha tasche. Non affaticarti ad accumulare soldi e ricchezze perché nella bara non vi sono tasche. [dall’arabo tabut. Non è da disdegnare la derivazione greca da thapto = seppellisco oppure thafos = sepolcro che derivano da thanatos = morte.] INDOVINELLO

TARALLARI s.m. Soprannome dato agli aiellesi, oltre a quello di ’mpila ficu. TARTIGNU s.m. Trattenimento. Sosta. Va cumprame dece lire ’e tartignu: modo per scherzare con i ragazzini. TARULU (arc.) s.m. Tarlo TATA s.m. Babbo. || Tata e mamma fanu ’a lutta, sempre mamma ’nde va de sutta. Tata e mamma ’un campenu sempre! = Il padre e la madre non vivono per sempre. Monito per i figli ingrati. Pigliare a rise ’a morte d’u tata = Mostrare mancanza di serietà. UN FAMOSO INDIRIZZO: “Alle deritte manu de lu tata davanti ’a porta cc’è ’nu pede ’e ficu” (Impossibile sbagliare!) TATANIELLU agg.e s.m. Uomo di bassa statura.

TAVULUNE s.m. Tavolone.

Chine ’u fa ’u vinde chine accatte nun l’use chine l’use nun lu vide. [’u tavutu] TEMPERIE s.f. Intemperie. TÈNERE v. Tenere. Avere. || Tènere unu allu culu = Tenere qualcuno in scarsa considerazione. Se tènere ’na fimmina = Mantenersi una donna. Cumu vai, sì tenutu = Come sei vestito, così sei stimato. Tename ca te tiegnu! = Aiutami che ti aiuto! Tename ca caju! = Reggimi, sto per cadere!

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TENNARU agg. Tenero. Affettuoso. || De ’nu pullanchinu tennaru tennaru me mangiu puru l’ossa.

maestrale, il pesce non entra nella padella. Impossibile pescare! TIELLATA s.f. Tegliata.

TENNARUNE s.m. Tenerume: cartilagine delle bestie macellate. TENUTA s.f. Sospensorio:cinto per contenere l’ernia. TERMINALE s.m. a) Termine divisorio, limite tra due proprietà. || b) Scarpata, terreno a forma di piano inclinato. Signu arruombulatu ’u terminale appendinu = Sono ruzzolato lungo una scarpata. Alla Zinetta s’è ’nculatu ’nu terminale = Ad Alzinetta c’è stata una frana. [dal lat.tardo terminalis = terminale] TERRAGGIU s.m. Terratico. Imposta sulla terra posseduta. TERRATISI s.m. Abitanti di Terrati, fraz. di Lago. TERRIMUTU s.m.Terremoto. || Terrimutu a rotelle = Terremoto del decimo grado della scala Mercalli. Stanotte cce su’ stati i terrimuti. TESTUNE s.m. Grosso martello che i muratori utilizzano per lavorare le pietre. TIANU s.m. Tegame. [dal greco teganon] TIBITU s.m. Tibet. Tessuto di lana. TICINE s.m. Ontano. || Ticine! = Caspita!

TIELLUZZA s.f. Piccola teglia. TIEMPU s.m. Tempo. || ’U tiempu passe e lla morte s’abbicine. ’U tiempu è galantomu. ’U bon tiempu se vide d’a matina. Pacienza, tiempu e dinari aggiustenu ogni cosa. Quand’ie malu tiempu a mare, ’u cefalu va caru. TIESSI-TIESSI s.m. Farfallina di color nero con macchie di bianco. TIFAGLIULU s.m. Piota erbosa. Zolla di terra. TIFUNE s.m. Zolla. TIGNA s.f. Tigna.Cosa che procura grattacapi. || Grattare ’a tigna = Picchiare qualcuno. ’A vigna è ’na tigna = Chi ha vigna ha tigna, ha grattacapi. TIGNUSU agg. Tignoso. Stizzoso. TIJILLU s.m. Travicello rustico posto tra due travi per sostenere i coppi. [dal lat. tigillum = travicello] TILA s.f. Tela. || Né fimmina né tila allu lustru de candila. Allu lustru d’a candila ’u cannavazzu pare tila. TILARU s.m a) Telaio:macchina per tessere. || b) Tilarettu =Telaio da ricamo. ’U tilaru è trivulu amaru = Il telaio è fatica amara. TIMITUSU agg. Timido.

TIELLA o TIJELLA s.f. Teglia. || Quandu cc’ie llu vientu ’e terra, ’u pisce ’un zumpe dintr’a tiella = Quando c’è il

TIMPA s.f. Timpa: dirupo, rupe, burrone. Macigno. Sasso. || Timpa de bestia

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= Testone. Zuccone. Ancunu juornu me vaju sciuollu d’a timpa d’a Calandia. TIMPAGNU s.m. a) Spianatoia. Tavola su cui si spiana la pasta di farina. || b) Fondo della botte, del tino, del barile. Quandu se vide llu timpagnu é finitu llu sparagnu = Quando si intravede il fondo della botte o del tino è finito il risparmio. [lat. tympanum e questo dal greco tympanon]

TIRANTI s.m. Bretelle. TIRATURU s.m. Cassetto. Tiretto. || ’Ndo ha’ misu ’u librettu d’a penzione? Intr’u tiraturu d’u cumò. TIRITUFFULU s.m. Specie di fungo. TIRITUPPITI loc. Voce che si usa quando cade un bambino.

TIMPATA s.f. Sassata.

TIRUOCCIULA s.f. Carrucola. Puleggia.

TIMPUNE s.m. Timpone (variante di timpa). Dirupo. Piccola elevazione, piccola balza.

TISBIA s.f. Sbornia. || Tene ’na tisbia ca parre ccu’ llu patreternu!

TIMUGNA s.f. Bica: mucchio di covoni di grano. [dal greco themonia = mucchio]

TISU agg. Teso. Impettito. Rigido (come un cadavere). || Nannariellu mio tisu tisu, pigliu ppe’ ciangere e me scappenu ’e rise!

TINA s.f. Tino. Tina. || Patate fritte ccu’ pipi d’a tina = Una leccornia. TINAGLIA s.f. Tenaglia. Avaro. Usuraio. TINGITINA s.f. Macchia. Tintura. TINIELLU s.m. Piccolo tino. Recipiente cilindrico di terracotta. || Piatto tipico aiellese: fave, curacchj e carne ’e puorcu d’u tiniellu. TINTU agg. Tinto. Malvagio. Infelice. || Chillu è tintu = Quello è cattivo. Unu è tintu ’e l’atru è pieju = Uno è cattivo e l’altro è ancora peggio. TIRABUSCIO’ s.m. Cavatappi. [dal francese tirebouchon]. TIRALAZZU loc. Modalità del gioco della trattola. (Lanciare la trottola e tirare a sé lo spago).

TITILLU s.m. Ascella. || ’Un me toccare sutt’i titilli ca me zillicu. [dal lat. titillare = solleticare]. TIVULA s.f. Lastra di pietra. || Restare a tivula caduta = Restare col danno e le beffe. TIZZUNE s.m. Tizzone. TOCCU s.m. Colpo: male improvviso che conduce una persona alla tomba. || L’è bbenutu ’nu toccu, arrassusia, ed è muortu a ’na vota. TOCCULIARE v. Toccheggiare. Palpare. TOMBARU agg. Grassoccio. Grosso. dim. tombarinu = grassottello, alquanto grosso. || Cucuzzielli tombarini = Zucchine alquanto grosse.

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TOPA (arc.) s.f. Pollone tolto dal ceppo della pianta, specialmente di ulivo, per trapiantarlo. TORCHIA (arc.) s.f. Funicella, piccola corda vegetale. TORCINIARE v. Torcere. || ’Un me torciniare ’u puzu ca me fa male. TORNA avv. Di nuovo. Nuovamente. Ancora una volta. TORTANU s.m. Pane a forma di ciambella. || ’U tortanu è nu pane ccu’ llu grupu, de unu o de dui chili.

TRANGANIELLU s.m. a) Attrezzo, congegno poco robusto o difficile da far funzionare. Trabiccolo. M’haju cumpratu ’n’armadiu ch’è ’nu tranganiellu, parica dice “Tename ca caju!” || b) fig. Tranello. Inganno. ’Ud armare tranganielli = Non tendere tranelli. TRAPANARE v. Trapanare. Trapassare. Penetrare. ’A pisciazza ha trapanatu ’u matarazzu. L’umidità ha trapanatu ’u muru. TRAPPARE v. Tastare. Palpare.

TOSCU agg. Impettito. Serio.

TRAPPANU agg. Poco gentile, indelicato, villano. [dal francese trappe, o dallo spagnolo trapajoso = cencioso]

TOTONNU n.pr. Antonio.

TRAPPATA s.f. Tastata.

TRABBACCA s.f. Spalliera del letto. || Haju ’mpacchiatu ’u cozziettu alla trabbacca = Ho sbattuto la nuca contro la spalliera del letto. [dall’arabo tabàqa = Spalliera del letto]

TRAPPITARU s.m. Proprietario di un frantoio. Frantoista.

TRABALLIARE v. Traballare. TRACUNE avv. Di traverso. Obliquamente. || ’Ndo vidi porte aperte trasa ’e tracune = Dove vedi porte aperte entra di traverso. Non lasciarti ingannare dalle apparenze. TRAFFINU s.m. Traditore, uomo astuto. Delfino. TRAINU s.m. Carro trainato da muli. TRAMEZZIERE s.m. Ruffiano. Intermediario. TRANGANIARE v. Traballare. || ’U tavulinu tranganìe = Il tavolino traballa, sta per rompersi.

TRAPPITU s.m. Frantoio. Trappeto. || ’Un dire a llu vicinu quantu rende llu trappitu e llu mulinu = Non dire al tuo vicino quanto rende il frantoio ed il mulino.Non dire a nessuno quanto guadagni, eviterai invidia e malocchio! [dal lat. trapetum = frantoio o dal greco trapeton] TRAPPU s.m. Tatto (atto del tastare). || Mi ’nde signu addunatu allu trappu = Me ne sono accorto al tatto. TRAPPULIARE v. Palpeggiare. Tastare. TRAPPUNI avv. Tastoni. || Jeri sira ne simu ricuoti alli trappuni = Ieri sera siamo rincasati camminando tastoni, barcollando e tastando pareti. Chi turdulena!

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TRAPULA s.f. Trappola. || Piscare ’u surice alla trapula = Prendere il topo con la trappola, intrappolare qualcuno, pescare qualcuno sul fatto. TRASCURSU s.m. Discorso. || ’Un cangiare trascursu! TRASERE v. Entrare. Mettere dentro. || Trasere i panni = Raccogliere la biancheria stesa. Va trasa i panni ca chjove. Trasere ’u ciucciu,’ e piecure = Mettere l’asino, le pecore nella stalla. Ccu’ lle bone manere se trase puru ’mparadisu = Con le buone maniere si entra pure in paradiso. Trasa e escia = Andirivieni. TRASUTA s.f. Rientrata. Entrata. TRAVU s.m. Trave. TREMPA s.f. Burrone. Precipizio, dirupo, luogo scosceso. || ’Un caminare vicinu ’a trempa ca po’ càdere = Non camminare vicino all’orlo del precipizio perchè puoi cadere. TREMULIZZU s.m. Tremore. || M’è bbenutu a ’na vota ’nu tremilizzu, forse me vene lla freve.

TRILLARE v. Gioire. TRINCARE v. Bere con avidità. Trincare. TRINCUNE s.m. Ciocco.Ceppo da ardere. || Dòrmere cumu ’nu trincune = Dormire d’un sonno pesante e profondo. TRIPIDATA s.f. Azione scorretta. Voltafaccia. TRIPIDU s.m. Treppiede. || Piglia ’u tripidu grande c’amu mintere ’a quadara a vullere. || fig. Voltagabbana. ’Un fare ’u tripidu = Comportati correttamente, non cambiare idea da un momento all’altro. [dal lat.tripus-tripodis = tripode, vaso a tre piedi] TRIPPA s.f Pancia. Trippa. || Cchi trippa c’ha fattu! Trippa ppe’ lli gatti = Trippa per i gatti. La parte più scadente della trippa. ’Un cc’è trippa ppe’ lli gatti! Non c’è niente per nessuno! Trippa ’e piecura = Sorta di fungo. Chine trippa accunsente, prima mange e po’ se pente = Chi va dietro allo stomaco, prima mangia e poi si pente. Ha’ lavata bona sta trippa, sinnò ’un mi ’nde mangiu mancu si cchi!

TRICARE v. Affaccendarsi in un problema intricato. [dal lat. tricare da cui tricor = fastidio, contrarietà.]

TRIPPUTU agg. Panciuto.

TRIDICINU agg. Tredicesimo.

TRIVILLARE v. a) Spillare una botte. Sturare. Trivillare ’a vutta = Sturare la botte. || b) Tassellare. Trivillare ’nu milune = Tassellare un cocomero.

TRIEMULU s.m. Gelatina. TRIGLIA s.f. a) Grossa pietra che viene trascinata sull’aia dai buoi per trebbiare. || b) Pesce: triglia. [lat. tribulum = Strumento per trebbiare] TRIGNA s.f. Varietà di susina.

TRISORU s.m. Tesoro.

TRIVILLU s.m. a) Zipolo: pezzo di legno cilindrico per turare le spie delle botti. || b) Tassello: pezzetto che si estrae da un cocomero come assaggio.

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TRIZZA s.f. Treccia. TROCCANA s.f. Crepitacolo. Battola. Strumento di legno che si usa, al posto delle campane, nella settimana santa. [Voce onomatopeica: da troc, troc, troc...] TROCULIARE v. Muovere in qua e in là. Scuotere. Oscillare. || Quandu ’u vientu mine forte, troculienu porte e finestre. ’Un troculiare ’a seggia ca me fa girare ’u mundu TROJA s.f. Mala femmina. TRONARE v. Tuonare. || Quandu trone chjove, quandu lampe scampe. ’Ndo trone e ’ndo lampe = La situazione è critica. TROPPA s.f. Cespuglio. Cespo. || A marzu ogni troppa è matarazzu! Ogne spuntune tene uocchj, ogni troppa tene ricchje = In ogni angolo ci sono occhi, in ogni cespuglio vi sono orecchie. [Nelle strade di campagna è facile inciampare su un cespuglio e quindi rimando per l’origine ad attroppicare] TROPPU agg e avv. s.m. Troppo. || ’U pocu ’un baste, ’u troppu guaste. ’U troppu stroppie. [dal lat.mediev. troppus = gregge o dal franco throp = branco] TROTTIARE v. Ruttare. Trottare. || Trottiare avanti ’a gente è signu ’e mala crianza. TROVATURA s.f. Cose preziose trovate. Tesoro ritrovato in un nascondiglio.

sto del cavolo o la parte più interna della pera e della mela. I trunzi ’e cavuli su’ buoni ppe’ lli cunigli. || b) Fig. persona goffa e stupida. [dal lat. truncus = tronco, fusto] TRUONU s.m. Tuono. || Chi te vo’ bbenire ’nu truonu! TRUOTTU s.m. Rutto. || Truotti e pirita su’ signi ’e salute! = Rutti e peti sono segnali di salute. TRUPÌA s.f. a) Tropea: località turistica calabrese. || b) Temporale estivo, pioggia d’estate che, per più giorni, si verifica alla stessa ora. Ad agustu cumincienu ’e trupie. [dal lat. pl. tropaei o dal greco tropaia = venti ritornanti, che spirano dal mare verso la terra. Potrebbe derivare anche dal greco trepo = mi giro indietro, mi rivolto, nel senso che cambio umore all’improvviso] TRUSCIA s.f. Mancanza assoluta di denaro. Sacca vuota. || Tena ’na truscia, povaracciu! Essere ’ntruscia = Essere con le tasche vuote. [Il francese ha troucher = mendicare] TRUSCIARE v. Brindare. TRUSCIATA s.f. Tocco tra due bicchieri all’atto del brindisi. TRUZZARE v. Cozzare. Urtare. || Se su’ truzzati capu e capu. [Nella lingua greca thirsos , nella latina tursus, era il bastone attribuito al dio Bacco che le Baccanti agitavano dandosele di santa ragione]

TRUGLIU agg. Paffuto. Grasso. TRUNZU s.m. a) Torso. Torsolo. Il fu-

TUMA s.f. Pasta fresca di cacio. Caciotta.

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TUMBARE v. Bere avidamente, tracannare. || S’ha tumbatu ’nu mienzu litru ’e vinu a ’na tirata. TUMBU s.m. Tonfo. Caduta. [dal long. tumpf = rumore di caduta] TUMMINATA s.f. Antica unità di misura agraria corrispondente ad un terzo di ettaro. || ’N’ettaru = 10.000 mq = Area di un quadrato di lato 100 metri. ’Na tumminata = 3333,33 mq. (33,33 are). TUMMINU s.m. Tomolo. Misura di capacità o di peso con valori variabili da luogo a luogo. Ad Aiello un tomolo vale intorno a mezzo quintale (da 44 a 48 chili). || Tummina tummina sunu i guai, chine ’nde tene pocu e chine assai, i mie su’ cchjù assai di tue, ognunu se ciangisse lli sue = I guai sono moltissimi, chi ne ha poco e chi assai, i miei sono più dei tuoi, ognuno pianga i suoi. [dall’arabo tumn = tomolo o dal lat. medioevale tumulus] TUMOZZIU agg. Persona taciturna, di poche parole. TUNDINU s.m. Tavolino rotondo a tre piedi.

TUORNU s.m. Tornio. TUORTU s.m.Torto. || ’U muortu tene sempre tuortu = Il morto ha sempre torto. TUOSTU agg. Duro. Tosto. || ’Mbriacu tuostu = Ubriaco fradicio. Faccituostu = Sfacciato. Capituostu = Testardo. TUPPU s.m. Crocchia. [dal francere toupet] TURBULU agg. Torbido. || È miegliu ’u vinu turbulu ca l’acqua chiara. TURDIGLIUNE agg. Tonto. Intontito. TURDILLU s.m. Dolce natalizio. || fig. Babbeo. TURDU s.m o agg. Tordo.Tonto. TURDULENA s.f. Sbornia solenne. TURDULICE s.m. Uccello: cesena. || fig. Persona sempliciona, balorda. || Chine ame Dio è felice, chine no reste a turdulice. TURDUNE s.m. Castagna sbucciata, seccata ma non eccessivamente indurita dalla cottura. Mosciarella (reg.)

TUNI pron. Tu. TURILLU n.pr. Salvatore. TUOCCU s.m. a) Corda vegetale. Haju chiamatu ’nu quatraru ppe’ me jire a fare ’na picca ’e vutamu, ca cci avie de fare ’nu tuoccu ppe’ cce ligare ’n’amunu, c’avìe de portare alla chjanca. || b) Tocco. Rintocco. ’Nu tuoccu de campana = Un tocco di campana. || c) Fare ’u tuoccu = Fare la conta, fare al tocco. TUONICA s.f. Intonaco.

TURMIENTU s.m. Tormento. TURNISE s.m. Tornese: antica moneta coniata la prima volta a Tours all’epoca di Carlo Magno. || ’Un tiegnu mancu ’nu turnise = Ho le tasche vuote. TURRA s.f. Casa rustica di campagna. Casolare.

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TURRACCHJU s.m. Torretta. Piccola costruzione rustica a forma di torre. TURRARU s.m. Colono. Mezzadro. TURRIERI s.m. Colono.

TUTTU agg. pron. avv. Tutto. || Tutt’Ajellu ’nde vulle = Tutta Aiello ne parla. ’A morte conze tuttu = La morte aggiusta tutti i mali. Tuttu passe = Tutto passa. Tutti amu morire = Tutti dobbiamo morire. Sì ’nciotatu d’u tuttu! = Sei ingrullito del tutto!

TURRIUNE s.m. Torrione. TURUZZU n.pr. Ettore. Salvatore. TUSSA s.f. Tosse. || Amure e tussa ’un se puonu ammucciare = Amor e tosse non si possono celare.

TUTUNIARE v. Mugugnare. Borbottare. Brontolare. Maritumma tutunìe sempre, disgrazia mia! [Voce onomatopeica] TUVAGLIA s.f. Tovaglia. || Tuvaglia ’e faccia = Asciugamano.

TUSSARE v. Tossire. TUVULU n.pr. Tubolo: località aiellese.

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TUSSATA s.f. Colpo di tosse.

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U ’U art.pron.avv. Il. Lo. Non. || ’U ’nde vuogliu cchjù = Non ne voglio più. ’U llu vi’ = Non lo vedi. ’U pane = Il pane. ’U zu Fruonzu = Lo zio Alfonso. ’U vi’? = Lo vedi?

UMBRELLA s.f. Ombrello. || Umbrella, mantu e mugliere ’un tornenu cchjù cum’erenu = Ombrello, mantello e moglie (se prestati) non tornano più come erano prima. UMBRELLARU s.m. Ombrellaio. UMBRELLATA s.f. Ombrellata.

’UD avv. Non. Si usa al posto di ’u quando la parola inizia con una vocale. || ’Ud haju dittu nente = Non ho detto nulla. Chin’ie? ’Ud ie nullu! UFFU s.m. Loffa. || Chine ha fattu stu uffu?

UMBRÌA s.f. Zona d’ombra. UMBRULIATA s.f. Crepuscolo. Prima sera. || All’umbruliata = Sull’imbrunire, a prima sera. UMULE agg. Morbido, soffice. Umile.

UGNA s.f. a) Unghia. Ugna ’ncarnata = Unghia incarnata. || b) Briciolo. ’N’ugna ’e zuccaru = Un po’ di zucchero. Ugnilla = Piccolissima quantità

’UN avv. Non. || ’Un cce viegnu = Non ci vengo. ’Un te vuogliu bene cchjù = Non ti voglio bene più.

UGNATA s.f. Unghiata.

UNU agg. Uno.

UJJAMIENTU s.m. a) Gonfiore Gonfiamento. || b) Borbottamento. Brontolio. Ujjamientu de palle = Aumento di volume degli attributi maschili dovuto a stizza, impazienza, fastidio, ecc.

UNTARE v. Ungere. Untare.

UJJARE v. a) Gonfiare. || b) Soffiare. Tiegnu i piedi ujjati = Ho i piedi gonfi. Ujjame dintra l’uocchju ca mi cc’è juta ’na famazza. || c) Brontolare. Sbuffare. Infastidirsi.Quandu me ricuogliu tardu, muglierma cce ujjie = Quando rientro tardi mia moglie sbuffa, brontola. UJJATINA s.f. Gonfiore. Gonfiezza. || “Supru ’u vrazzu tue cc’è ’na ujjatina”. “Mi cci ha muzzicatu ’na vespa”. UJJAZZUNE s.m. Gonfiore. UMBRA s.f. Ombra.

UNURE s.m. Onore. || Grave llu chjumbu e grave l’unure = Pesa il piombo, ma pesa molto anche l’onore. L’onore è onere. UNZA s.f. Oncia. UOCCHJU s.m. Occhio. || ’U jancu ’e l’uocchju = Sclerotica. Restare ccu’ ll’uocchj chjni e le manu vacante = Restare con gli occhi pieni e le mani vuote. Luntanu de l’uocchj, luntanu d’u core = Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Alla terra di cecati beatu chine tene ’n’uocchju = In terra di ciechi beato chi ha un occhio. (Prov. latino: Beati monoculi in terra caecorum). Quattr’uocchj videnu miegliu ’e dui = Vedono più quattr’occhi che due. Chine

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more ccu’ l’uocchj aperti cumpagni aspette. (Antica credenza popolare) INDOVINELLO: Jamune curcamu donna Chicca, facimu chilla cosa ca ne tocche, jungimu pilu e pilu e po’ dormimu. [l’occhio ] UOFFU s.m. Osso lombare. [longob. huf = anca] UOGLIU s.m. Olio. || Pane e uogliu = Pane ed olio, merenda frugale dei tempi che furono. Uogliu versatu, sventura assicurata. Uogliu ’e ’n’annu, vinu ’e l’atr’annu = Olio nuovo, vino vecchio. St’uogliu se vente = Questo olio si sente, ha molta acidità. UOMMINU o UOMU s.m. Uomo. || Uomminu de panza, uomminu de sostanza. Quandu l’uomminu ’un fa nente è ’nnammuratu; quand’a fimmina cante vo’ maritu. Si vue videre si ’n’uomminu è valente mintacce ’na fimmina davanti. . . . . . . . . . . . . . . A vint’anni l’uomminu è biellu. A trenta le chjure llu culu (diventa irrequieto). A quaranta fa lla rrobba (consolida la posizione). A cinquanta fa’ lla gobba (per la fatica fatta). A sessanta piglie llu bastune. A settanta è ’nu biellu minchjune. A ottanta lle sonanu ’e campane! UORCU s.m Orco. Persona ingorda. UORGHIU o UORIU s.m. Orzo. || Dare l’uoriu = Dare l’orzo. (Vincere, battere). V’u damu nui l’uoriu, fricativinde! = Vi daremo noi una bella batosta, statene

certi! D’u malu pagature o uorghiu o paglia = Dal cattivo pagatore o orzo o paglia. UORTU s.m. Orto. || All’uortu ’e Dio cce campanu tutti = All’orto di Dio campano tutti. L’uortu è ’nu puortu = L’orto è un porto, è grande ricchezza. Chine ’un tene nè uortu e nè puorcu è ’n’uomminu muortu = Chi non ha né orto e né porco, è un uomo morto. Si vo’ mangiare, l’uortu ha de zappare! UOSSU s.m. Osso. || Lassa l’uossu! = Posa l’osso! (Invito a restituire) Chine s’ha mangiatu ’a carne se spurpasse l’uossu = Chi ha mangiato la carne si spolpi l’osso. Beva la feccia chi ha bevuto il vino. ’A lingua ’un tene ossa, ma rumpe l’ossa. ’Un c’ie carne senza uossu = Non c’è carne senza osso. ’A carne vue ccu’ l’uossu = La carne con l’osso è più saporita. ’U cane prima de se mangiare l’uossu se guarde llu culu. UOTTU agg. Otto. UOVU s.m. Uovo. || Ova = Uova.Uovu friscu, cuvatusu, vullutu, arrustutu, sbattutu, alla cocca. = Uovo fresco, stantio, sodo, arrostito, sbattuto, à la coque. Ccu’ lla scusa d’a figliola ’a mamma se mange l’ova. Uovu ’e ’n’ura, pane ’e ’nu juornu, uogliu ’e ’n’annu, vinu ’e l’atrannu. Senza rumpere ova ’a frittata ’un se po’ fare. L’uovu appena cacatu vale ’nu ducatu = L’uovo fresco vale un ducato perché dà sostanza e nutrimento. URA s.f. Ora. || Quandu ’un sì alla casa tua, ’un mangi all’ura tua.

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URDURE s.m. Odore. URGIULA s.f. Ulcera.

pure da ormè = legame, ma anche desiderio. L’espressione greca parastesai ormè = indurre il desiderio, ossia lassare all’urma]

URMA loc. Restare o lassare unu all’urma = Restare o lasciare qualcuno a bocca asciutta. || Nel gioco della passatella il padrone ed il sotto sono gli arbitri delle bevute. Il padrone propone: ’Nu bicchjeri a Gatanu. Il sotto dispone: No, cci ’u ’mpacchju all’urma! [Può derivare dal verbo greco ormao = lascio fermo, fuori gioco, ormeggio; op-

URMU s.m. Olmo. || Urmu nè ppe’ llu fuocu, nè ppe’ llu furnu ma ppe’ puntillu lassa fare ad illu = L’olmo non è buono nè per il fuoco, nè per il forno, ma è ottimo come puntello. [dal lat. ulmus = olmo]

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URTIMU agg. Ultimo.

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V

Postale di vagni = Autocorriera per il mare.

VACABBUNDERIA s.f. Vagabondaggine.

VAJANA s.f. Baccello di fagioli, fave, piselli. || fig. Smargiassata, baggianata. || A fare vajane (smargiassate) simu tutti buoni.

VACABBUNDU agg. Vagabondo. VACANTERIA s.f. Mancanza di contenuto. Vuoto assoluto. || ’U partafogliu è chjnu ’e vacanteria. VACARE v. Vacare. Avere tempo da perdere, non aver nulla da fare. Essere privo di lavoro. || Quandu m’a fa’ chilla cosa? Quandu me vache! Lassame ’mpace, a ttie te vache ed io tiegnu cchi fare. [dal lat. vacare = essere vuoto, non essere occupato]

VAJANARU agg. Bugiardo. Smargiasso. VAJANELLE s.f. Fagiolini. Baccelli teneri e verdi di fagioli che si consumano come verdura. || Vajanelle ccu’spilazzi = Fagiolini con filamenti. VALÌA s.f. Fiacca. Spossatezza. || Oje tiegnu ’na valìa c’un m’a fidu mancu ’e parrare.

VACATIZZU agg. Dicesi così di chi, essendo in ozio o disoccupato, è fresco e riposato.

VALICE s.f. Valigia.

VACAVIEGNU s.m. Andirivieni. Viavai. || Allu spitale c’ere ’nu vacaniegnu, cchi!

VALITORIU s.m. Valore. Prezzo.

VACCARU s.m. Vaccaio: guardiano di vacche VACILE s.m. Bacinella. Bacile. VAGLIU s.m. a) Atrio. Cortile di una casa. I quatrari stanu jocandu intr’u vagliu = I ragazzi stanno giocando nel cortile. || b) Vaglia postale. Vaju alla posta a fare ’nu vagliu = Vado a fare un vaglia postale. [Forse deriva dal verbo latino vallo = recingo]

VALIRE v. Valere.

VÀLLANU s.m. Castagna lessa: ballotta. || Ppe’ fare i vallani su’ bbone ’e castagne curcie ca su’ cchjù sapurite. [dal greco balanos = castagna]. VALLUNE s.m. Vallone. || Vallune de Ruvitu = Vallone di Rovito, presso Cosenza, dove furono fucilati i fratelli Bandiera. VAMBAGIA s.f. Bambagia. || Tènere unu intr’a vambagia = Allevarlo con delicatezza ed amore. VAMPA s.f. Fiamma. Vampa.

VAGNU s.m. Bagno. || Jire alli vagni = Trascorrere le vacanze al mare. Pigliare i ’ vagni = Fare un bel bagno a mare. Cce sì statu a mare? Ha’ pigliat’i vagni?

VAMPARATA s.f. Fiammata. Vampata. VAMPULIARE v. a) Bruciare. Sperpe-

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rare. S’ha vampuliatu tuttu chillu c’avie = Ha sperperato tutti i suoi averi. || b) Andare a ruba. Allu mercatu i pisci s’hanu vampuliati = Al mercato i pesci sono andati a ruba.

zione dei cristiani, San Pietro ha fatto prima la barba sua e poi quella degli altri. La prima carità comincia da me! Funtanella d’a varba = Fossetta del mento

VANCARIELLU s.m. Bischetto o deschetto. Tavolino da lavoro, basso e piccolo, del calzolaio.

VARBARELLA s.f. Mento. || Toccare ’a varbarella a unu = Sfidarlo a botte. Varbarella a cazzola = Bazza, mento aguzzo e sporgente.

VANCHIETTU s.m. Sgabello. Panchetto. VANCU s.m. Banco. || I vanchi d’a scola, d’a ghjesa = I banchi di scuola, della chiesa. VANDA s.f. Parte. Lato. || E’ jutu ’e chilla vanda = E’ andato da quella parte. VANDIARE v. Bandire. Pubblicare. || Vandiare ’nu matrimmoniu = Fare le pubblicazioni di matrimonio. VANDULIARE v. Diffondere notizie. VAPURE s.m. Vaporetto. Piroscafo. Vapore. || Jire alla Merica ccu’ llu vapore ’e Luigi Vidardu. Andare in America col vaporetto di Luigi Vilardi, cioè mai. VARARE v. Piegare. Distendere. || Me signu varatu ’nu pocu supr’u liettu. VARBA s.f. Barba. || Tri cose l’uomminu vue e pue si ’nde pente: ’a varba, ’a mugliere e llu cumandu = Tre cose l’uomo desidera e poi se ne pente: la barba, la moglie ed il comando di casa. Varba juruta mantene lla zita = Uomo maturo tiene unita la famiglia. Santu Pietru s’ha fattu prima ’a varba sua e pue chilla ’e l’atri = Per non farsi riconoscere e poter sfuggire alla persecu-

VARBAZZALE s.m. Pappagorgia. Grassezza della gola, detta anche doppio mento o doppia gola. Il bargiglio dei galli. VARBIERI s.m. Barbiere. VARBUTU agg. Barbuto. || Fimmina varbuta è sempre piaciuta = Donna barbuta è sempre piaciuta. VARCA s.f. Barca. || Cumu ’a varca va, minta ’a tila! = Come la barca va, metti la tela. Regolati secondo il vento che spira. Casa senza fimmina, varca senza timune. VARDANELLA s.f. Panno utilizzato dai sarti per stirare. VARRA s.f. Barra. Stanga. VARRILARU s.m. Barilaio. VARRILE s.m. Barile. VARRONCHJA s.f. Verruca. VASARE v. Baciare. || Donna vasata, donna spusata. Una volta chi baciava una ragazza era poi obbligato a sposarla. I quatrarielli se vasenu quandu dormenu = I banbini vanno baciati soltanto quando dormono.

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VASCIARE v. Abbassare. Chinare. Piegare. || Vasciare ’u prezzu, ’a vuce, i fari, ’a televisione, ’nu muru, l’uocchj, ecc. M’è vasciata ’a freve = Mi s’è abbassata la febbre. Vasciare ’a capu = Piegare la testa, sottomettersi. VASCI s.m. Bassifondi. || ’Ndo stai? Alli vasci!

tere ’a capu = Non sapere dove battere il capo, non sapere a chi o dove rivolgersi. ’A lingua vatte supra ’u dente chi dole. Vattere i ’ nuci = Bacchiare i noci. VATTIARE v. Battezzare. || Vattiatu = Battezzato. VATTITU s.f. Battito.

VASCIELLU(arc.) s.m. Vagello: grande caldaia usata dai tintori. VASCIU agg. Basso. || Pasca vascia = Pasqua bassa, che cade presto. Caminare ccu’ lla capu vascia = Camminare a testa bassa. Vasciulillu = Bassino. Dio te guarde de cadute vasce = Dio ti guardi dalle cadute basse. VASILICÒ s.m. Basilico. [dal greco basilikon = (erba) regale] VASILISCU s.m. Vaso di vetro, di cristallo, ecc. || T’ha stare cumu ’nu vasiliscu = Devi stare come un bicchiere di cristallo. VASTARE v. Bastare. || Vaste llu pane? Vaste e suverchje! VASU s.m. a) Bacio. || b) Vaso. || Vasillu = Bacino. VASUNE s.m. Bacione. Bacio dato di cuore, lungo e forte. || Vasune o vasillu a pizzicuniellu o a pizzichiellu = Bacio alla francese, bacio sulle labbra stringendo le gote tra due dita. VATALIARE v. Ciarlare. VÀTTERE v. Battere. Bacchiare. || Vattere ’e manu = Applaudire. Se vattere ’u piettu. Battersi il petto. (Pentirsi o implorare). ’Un sapire ’ndo vat-

VAVA s.f. Bava. || Tu fa sulu vave e mai fatti = Tu fai solo parole e niente fatti. [dal lat. baba, voce onomatopeica] VAVALUCE s.m. Lumacone. || Te si’ conzatu a vavaluce! Chine mange vavaluci cache corna = Chi mangia lumache caca corna. VAVIARE v. Sbavare. VAVULIARE v. Sbavare. || ’U nannu se vavulìe tuttu = Il nonno sbava troppo. VAVUSU agg.e s.m. a) Ciarlone. Spaccone. Ciarlatano. || b) Varietà di fungo. I vavusi se trovenu alla muntagna, ma i miegli miegli su’ alla chjazza. VECCHJAJA s.f. Vecchiaia. || ’A vecchjaja è ’na carogna! Alla vecchjaja ogne fatiga è ’nu pisune = Alla vecchiaia ogni fatica è un grande peso. Alla vecchjaja puru ’e zoccole diventenu sante. VECCHJARELLA s.f. a) Vecchietta. || b) Frittella fatta con zucca essiccata. M’haju mangiatu ’nu piattu ’e vecchjarelle. VECCHJARIELLU s.m. Vecchietto. Vecchierello.

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VECCHJUOTTU s.m. Vecchiotto. VECCHJZZA s.f. Vecchiezza. Vecchiaia. VENA s.f. a) Avena. || b) Vena. VENIRE o VÈNERE v. Venire. VENNARI s.m. Venerdì. || Beneditta chilla pasta ca de vennari se ’mpaste, maleditta chilla trizza ca de vennari se ’ntrizze. De vennari e de luni nascenu i spiruni. [lat. dies Veneris = il giorno di Venere] VENTAGLIA s.f. Ventaglio per ravvivare il fuoco. VENTARE v. Fiutare. Accorgersi. Intuire. Avvertire. Sentire. || Chillu vente tuttu = Quello intuisce tutto. Ventare dulure = Avvertire dolore.Ventare ’e stelle = Vedere le stelle, avvertire un dolore molto acuto. St’uogliu se vente, te taglie lla canna rozza = Questo olio è rancido, pizzica il palato e la gola. VENTAROLA s.f. Vento forte.

VERNATA s.f. Vernata. Invernata. || Ha chjovutu ’na vernata sana, simu cigliati. VERNIA s.f. Ipocondria, sbornia, noia. [dal francese berne o dallo spagnolo bernia = mantello. Il verbo berner = molestare qualcuno costringendolo a saltare in una coperta. Da qui il significato di molestia, frastuono e noia. VERNILE agg. Invernale. || Fruttu vernile, piru vernile. VERPILE s.m. a) Genitali del suino, disseccati al vento, utilizzati dal falegname per ungere la sega. || b) Staffile fatto con il nervo di bue. [dal latino verpa = membro virile.] VERRINA s.f. a) Verrina: arnese con cui si eseguono fori nel legno. || b) Genitali del verro. VERSAPELLE agg. e s.m. Versipelle. Versipelle, che muta facilmente pelle. fig. persona scaltra e maliziosa, dissimulatore. [dal lat. versipellis = che cambia pelle]

VENTIARE v. Aerare. Ventilare. VERTICILLU s.m. Fusaiolo o fusarolo: rotella del fuso.

VENTULIARE v. Ventilare. VENTUMARE v. Nominare.

VERZU s.m. Verza. Verzotto.

VENTUMATA s.f. Nomea. Fama. Nominata. || Fatte ’na bona ventumata e vate curca = Fatti una buona nomea e vai a dormire tranquillo. VERITATE s.f. Verità. || ’A veritate è zoppa, ma arrive = La verità zoppica, ma arriva. VERMICOCCA s.f. Albicocco. Albicocca.

VESPÀRU s.m. Vespaio. VESPERA s.f. Vespro o vespero. [dal lat. vesper-i = sera] VÈSTERE v. Vestire. || Vestutu = Vestito. Cumu te viesti te trattenu = Come sei vestito, così vieni considerato. VESTITURA s.f. Vestito.

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VETTACCHJU s.m. a) Bastone rozzo, non dirozzato. || b) Stelo secco di granturco. VETTATA s.f. Bastonata. VETTE s.m. Palo.Bastone. || Te siecutu ccu’ nu vette. [dal lat.vectis-is = Sbarra, paletto] VIATICA s.f. Viavai. Andirivieni. VIATILLU loc. Beato lui. || San Franciscu mio, viatillu, penzacce tu!

do piove. Ccu’ lli viecchj ’un cc’è guagagnu, cci appizzi ’u rame e puru ’u stagnu = Con i vecchi non c’è guadagno, ci rimetti il rame ed anche lo stagno. I viecchj su’ stanchi de campare ma se spagnenu de morire = I vecchi sono stanchi di campare, ma hanno paura di morire. VIENTU s.m. Vento. || Chine simine vientu ricoglie tempeste.’U vientu dure tri juorni:’u primu nasce,’u secundu pasce,’u terzu more. Quandu chjove e mine vientu, scappa, curra allu cummientu! Ventariellu = Venticello, brezza.

VIATU agg. Beato. VICIENZU n.pr. Vincenzo. || Vicenza = Vincenza. Vicenziellu = Vincenzino. VICINANZU s.m. Vicinato. || Dio te scanzi e liberi de ’nu malu vicinanzu, de ’na caduta vascia, de ’nu maritu ’mbriacune e de ’na mugliere gelusa. VÌDERE v. Vedere. || ’Na cosa è vìdere,’n’atra cosa è sèntere dire = Una cosa è vedere, tutt’altra cosa è sentir dire. Si vo’ vivere ’mpace vida, senta e taci. De chillu ca vidi metà ’nde cridi, de chillu ca sienti ’un cridere nente = Di quello che vedi metà ne credi, di quello che senti non credere niente. ’E cose belle se fanu vìdere = Le cose belle devono essere messe in mostra.. VIECCHJU s.m. e agg. Vecchio. || ’Un c’ie viecchju senza duluri, ’un c’ie giuvane senza amuri. Via ’mpara e pane muollu ha dittu ’u viecchju = Strada agevole e pane soffice, ha detto il vecchio. Maritu viecchju, miegliu ca nente! = Marito vecchio, meglio di niente! Me signu fattu viecchju! Viecchju è chine more, viernu è quandu chjove = Vecchio è chi muore, inverno è quan-

VIERMI s.m.pl. Vermi. || Stu pesc-caru parica tene lli viermi! Questo ragazzino non sta un minuto fermo! VIERNU s.m. Inverno. || ’U viernu è parente d’u ’mpiernu = L’inverno è parente dell’inferno. VIERTULA s.f. Bisaccia. Sacco a spalla. || A malu ancinu ha’ appicatu ’a viertula = Ti sei appoggiato ad un cattivo sostegno. [dal latino vertere = girare, dare le spalle] VIGNANU s.m. Pianerottolo della scala esterna. Terrazzino di fronte alla porta di casa. VIJILIA s.f. Vigilia. VILANZA s.f. Bilancia. || Quandu ’a vilanza pende, ’a giustizia è morta = Quando la bilancia pende da un lato, la giustizia è morta. I ricchi mangenu a crepapanza e nui mangiamu ccu’ lla vilanza! VILANZINU s.m. Bilancino. || Cavallo di rinforzo, aggiunto quando il carro è troppo carico.

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VILLICU s.m. Ombellico. || Jungere villicu e villicu = Unire due ombelichi. Massima aspirazione di tutti! Miegliu ca scoppie l’amicu (d’a puzza!) e no ca scoppie llu villicu. VILLUTU s.m. Velluto. VINAZZATA s.f. Vinaccia. || (Graspi, corchje e arielli !) VINDERE v. Vendere. || Avire salute, raggiune de vindere.= Avere salute, ragione da vendere. Vindutu = Venduto. Cala cà vindi = Diminuisci il prezzo e venderai. VINDULIERU agg. Prodotto non artigianale, non casareccio. VINELLA s.f. Vicolo. Vico. VINELLUZZA s.f. Vicoletto. || Muglierma stave ’a na vinelluzza stritta stritta. VINTUGNE loc. Venti unghie. || Jire a vintugne = Andare a piedi nudi. VINU s.m. Vino. Il migliore succo di frutta in commercio. || Vinu jancu, russu, cerasuolu = Vino bianco, rosso, rosato.Vinu sinceru = Vino genuino, d’uva. Vinu chi dune alla capu = Vino che dà alla testa. Vinu chi fa pisciare = Vino diuretico. Vinu chi se lasse bbivere = Vino gustoso, che invita a bere. Vinu d’a stringitura = Vino ottenuto dalle uve già spremute. Vinu d’u vasciu = Vino che sta sopra la feccia. Vinu d’u curinu =Vino della parte alta della botte. Vinu vattiatu = Vino battezzato, mescolato con acqua. Vinu chi fa llu jure = Vino leggero.Vinu chi spunte = Vino che dà all’aceto. Vinu chi sa’ d’u legname = Vino che ha l’odore e il sapore del legno. Carne de vacca, vinu

senz’acqua, ’na mugliere bella e sordi intr’a sacca! = Carne di vacca, vino senza acqua, una moglie bella e soldi in tasca! Chine vive vinu campe cent’anni! ’U vinu buonu. ’U vinu è buonu si scinde lisciu lisciu e dopu ’n’ura io lu pisciu! ’Ud ie cosa bona si dopu ’na quarta già me stone! VIPPITA s.f. Bevuta. VIRDACCHJU agg. Verde cupo. || Prunu virdacchju = Varietà di prugna. VIRDE agg.e s.m. Verde. VIRDULU s.m. Grosso succhiello. Trivella. VIRGA s.f. Verga, bacchetta, frusta. || Virgata = Colpo dato con una verga. Virghella = Vergella, piccola verga. Tremare cumu ’na virga = Tremare come una verga VISCATA s.f. Pania. Sostanza estratta dalle bacche del vischio che serve per catturare uccelletti. VISCIGLIA s.f. a) Pianta giovane. Viscigliu = Albero giovane. || b) fig. Ragazza bella e prosperosa. VISCIGLIATA s.f. Frustata. VISCIULA s.f. Malattia degli ovini. VISCIUZZA s.f. Nome vezzeggiativo con cui si chiama il gatto. Visciuzza ’ndo si’ stata? ’Ndo lla nanna! Chi t’ha datu? Pane e casu! Viscia alla casa, viscia alla casa.

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Visci vi’ = Voce con cui si scaccia la gatta.

VIVARUNE s.m. Beverone. Acqua, farina e semola per le bestie.

VISCULU s.m. Vescovo. INDOVINELLO: ’U visculu ’u tene gruossu ’u cardinale cchjù gruossu ancora ’e fimmine su’ caccienu e su’ mintenu e mai se stanchenu. [l’aniellu]

VIVERE v. a) Vivere. Se vive ’na sula vota = Si vive una sola volta. || b) Bere. Chine vive ppe’ mangiare, mange ppe’ vivere = Chi beve per mangiare, mangia per bere. ’U mangiare senza vivere è tronare senza chjovere.

VISCUOTTU s.m. Biscotto. Tarallo. || Duname ’n’anca ’e viscuottu ca me conze llu stomacu.

VIVILLU s.m. Frenesia. Pensiero assillante. Sospetto. VIVITURE s.m. Bevitore.

VISHULARU s.m. Guancia di maiale salata ed essiccata. Guanciale. [L’origine sembra onomatopeica perché riproduce il suono del soffio a guance piene.]

VIVU agg. e s.m. Vivo. Persona vivente. || Signu vivu ppe’ miraculu! = Sono vivo per miracolo! ’Un te spagnare di muorti, ma di vivi = Non bisogna aver paura dei morti, ma dei vivi.

VISSICA s.f. Vescica.

VIVUTA s.f. Bevuta. || S’avisse lla capu ’ndo tiegnu i piedi me facisse ’na bella vivuta d’acqua! ’Na vivuta d’acqua d’a montagna è cumu l’acqua beneditta d’a Madonna.

VITARBA s.f. Vitalba, pianta delle ranuncolacee. VITIELLU s.m. Vitello. VITTA s.f. a) Livido, lividura prodotta da percosse. Il segno lasciato sulla pelle da un colpo, da un urto, da una pressione. Tiegnu i spalli vitte vitte = Ho il dorso pieno di lividi. || b)Tara ereditaria. [dal lat. vitta = benda, fascia] Dalla poesia ’U rinale di M.PUCCI Un t’ajosare, ca nun se sculacchje, e facce fare ’e vitte supre ’e pacchje, azite chjanu chjanu e senza vulu, sinnò te reste ’mpittu supr’u culu. VITTURA s.f. Vettura. || T’ha cumpratu ’n’atra vittura nova, benediche, benediche!

VIZZA s.f. Veccia: erba annua delle leguminose, coltivata per biada. || Allu cavallu abbuttu l’amaricìe lla vizza. [lat. vicia-ae = veccia] VIZZARRIA s.f. Bizzarria. VIZZARRU agg. Furbo. Bizzarro. VIZZIU s.m. Vizio. || Vizziu ’e natura fin’a morte dure = Vizio di natura sino alla morte dura.’U lupu perde llu pilu ma no llu vizziu = ll lupo perde il pelo ma non il vizio. VIZZIUSU agg. Vizioso. VIZZOCA agg. Bigotta.

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VIZZUOCU agg. Bigotto.

VOTAVITE s.m. Cacciavite. Giravite.

VOGLIA s.f. Voglia. Desiderio. || Ha’ voglia ca = Hai voglia di, è inutile, non serve. Quand’u voi ’un bbue arare, ha’ voglia ca fisc-chi! Quando il bue non vuole arare, non serve fischiare.

VOZZA s.f. Gozzo. || ’A gallina chi camine se ricoglie ccu’ lla vozza chjna = La gallina che cammina rientra con il gozzo pieno. Chi vuol fare roba esca di casa.

VOI o VUE s.m. Bue. || ’A vacca c’un mange ccu’ lli vui o mange prima o mange pue. Ha dittu ’u surice allu voi: me pue framacciare, ma sempre curnutu rimani.

VRACHETTA s.f. Brachetta. Chiusura dei pantaloni detta anche, ironicamente, farmacia.

VOMBARIELLU s.m. Uccello: verzellino. VOMBARU s.m. Vomere dell’aratro. || Minari i vombari = Lavorare sodo. VOMBICAREv. Vomitare. || ’Un te vavuliare ca me fa vombicare! VOPA s.f. Pesce: boga. || ’E vope su’sapurite e vanu fritte, ma su’ chjne ’e scarde. VOTA s.f. a) Volta. ’A ’na vota = All’improvviso, tutto ad un tratto. ’Na vota ogni tantu =Una volta ogni tanto. || b) Sottoportico. Arco. C’ere ’na vota, c’ere za’ Popa chi cacave sutta ’na vota… ’E vote cchjù belle d’Ajellu sunu: ’a vota d’a Praca, ’a vota d’a chjazza Suttana, ’a vota d’a Valla. VOTARE v. a) Voltare. ’Un te votare, camina derittu. Gira,vota e remina e va’ sempre ’nculu a mie = Che disdetta! || b) Votare. A stu raggiu hamu votatu a ra fauce e a ru martiellu. VOTATINA s.f. Voltata, atto del voltare, del girare. || Fare ’na votatina ’e spalle = Fare una voltata di spalle.

VRANCATA s.f. Branco. Brancata. Una grande quantità. VRASCERA s.f. Braciere. VRASCIA s.f. Brace. VRASCIOLA s.f. a) Braciola. || b) Una bella ragazza prosperosa. VRAZZATA s.f. a) Il famoso gesto dell’ombrello. || b) Bracciata, piccolo fascio. VRAZZU s.m. Braccio || Campare ccu’ lli vrazza = Vivere col lavoro delle proprie braccia. Essere ccu’ lli vrazza ligati = Essere con le braccia legate. Se pigliare ’a manu ccu’ tutt’u vrazzu = Prendersi troppa confidenza. VRICCIU s.m. Ghiaia. Pietrisco usato per la pavimentazione stradale. VRIGOGNA s.f. a) Vergogna. Timidezza. L’ugna fa lla rugna e lla mala pratica lla vrigogna. L’unghia fa la rogna, gli amori illeciti e le tresche fanno vergogna. || b) Le parti pudende dell’uomo e della donna. Ammucciate ’e vrigogne! VRIGOGNARE v. Vergognarsi. Essere timido.

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VRIGOGNUSU agg. Timido. Vergognoso. || Quatrariellu vrigognusu = Bambino molto timido. ’U monacu vrigognusu se ricoglie allu cummientu ccu’ le manu pendiendu = Il monaco timido ritorna al convento a mani vuote. VROGNA s.f. Naso lungo e grosso. Grugno. || Calare ’a vrogna = Calare il broncio. [dal latino eborneus o eburneus o eboreus, dalla radice ebur che significa avorio ed in senso figurato bernoccolo, protuberanza, corno, grugno] VRUDATA s.f. Broda, brodaglia, pappolata per i maiali. || Mintere ’a vrudata intr’u scifu = Mettere la pappolata per i porci nel trogolo. VRUNDU agg. Lindo. Pulito. || Alla lavatrice ’e cose venenu vrunde vrunde. [forse dal latino mundus = pulito] VRUNZU s.m. Bronzo. VRUOCCULU s.m. Broccolo. || fig. Uomo stupido e goffo. || Vruocculi ’e rapa e sazizze = Broccoli di rapa e salsicce, cibo appetitoso da accompagnare con un buon bicchiere di vino rosso. VRUOCCULUNE agg. Babbeo. VRUSCENTE agg. Piccante. Scottante. VRUSCIARE v. Bruciare. || ’Un toccare ’a paletta d’a vrascera ca te vrusci. VRUSCIATINA s.f. Bruciatura. Scottatura. VRUSCIATIZZU agg. Alquanto bruciato.

VRUSCIURE s.m. Bruciore. || Tiegnu ’nu vrusciure intr’e ’nginaglie c’un puozzu caminare ’e nente. VRUSC-CU agg. Scontroso. Scorbutico. Brusco. Burbero. [dal lat.ruscus = pungitopo] VUCALE s.m. Boccale. Caraffa. [dal greco baukalis = brocca] VUCATA s.f. Bucato. || Facisse lla vucata ed escisse ’na vota ’u sule! = Ogni volta che faccio il bucato, il sole scompare! VUCATURU s.m. Ceneraccio (o ceneracciolo). Panno di canapa su cui si pone il ranno per fare il bucato. VUCCA s.f. Bocca. || A vucca chiusa ’un trasenu musche = In bocca chiusa non entrono mosche. Chi sta zitto non sbaglia. Ccu’ lla vucca se fa tuttu, pue però, te vuogliu alli fatti. ’A vucca ’ud ie tassata = Sulla bocca non c’è tassa. Puoi parlare quanto vuoi. ’A vucca ’e l’arma = La bocca dello stomaco. Quandu ’a vucca mange e llu culu rende, me futtu d’u miedicu, de medicine e de chine ’e vinde = Quando la bocca mangia ed il culo rende, mi fotto del medico, delle medicine e di chi le vende. VUCCALE agg. Ciarliero. Gridone. VUCCALIARE v. Ciarlare. VUCCAPIERTU agg. Sempliciotto, stupido. VUCCARIELLU s.m. Orlo, orifizio. Bocca di un recipiente. || ’Un t’appiccicare allu vuccariellu ch’è brigogna!

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VUCCHISUTTA avv. Bocconi.

VUMBULA s.f. Brocca di terracotta simile alla ’cucuma’.

VUCCUNATA s.f. Boccata. VUMBUNE s.m. Bernoccolo. Bitorzo. [dal francese bonbon = caramella, confetto].

VUCCUNE s.m. Boccone. Sette sunu i miegli vuccuni: uva, piestrica e miluni; carne de cerbiellu; minne ’e giuvenella; frittu ’e calamari e culu ’e lavandara.

VUOCULA s.f. Altalena. VUOMBICU s.m. Vomito. || ’Un te vavuliare ca me fa’ venire ’u vuombicu!

VUCCUZZA s.f. Boccuccia. VUCE s.f. Voce. || ’Ud avire vuce ’ncapitulu = Non contare nulla. VUDA s.f. a) Sala: pianta usata per rivestire sedie e fiaschi. || b) Buda: contrada aiellese. [dal lat. buda = sala, falasco] VULATA s.f. Volata. || ’A ’na vulata = In gran fretta. VULENTINA s.f. a) Uccello che spicca i primi voli. || b) Sbornia. VULÌRE v. Volere. || Ha vulutu ’a bicicletta: mo’ pedala = Hai voluto la bicicletta: adesso pedala. ’A figlia de donna Camilla tutti ’a vuonu e nessunu s’a piglie = La figlia di donna Camilla tutti la vogliono, nessuno la piglia. Chine ’a vue cotta e chine ’a vue cruda = Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda.

VUOSC-CU s.m. Bosco. || Maritumma lavure allu vuosc-cu ccu’ llu canatu = Mio marito lavora nel bosco con il cognato. Vulire ’a crapa abbutta e llu vuosc-cu sanu = Volere la capra sazia ed il bosco intatto. Voler trarre vantaggi da due situazioni contrastanti. Ad una di esse, purtroppo, bisogna rinunciare. VUOZZU s.m. Bitorzolo. || Tiegnu ’a panza vuozzi vuozzi! VURBINU o MURBINU s.m. Semenzaio. Vivaio. VURJILE n.pr. Contrada aiellese: Borgile. VURPA s.f. Volpe. || ’A vurpa vecchja scanze lla tagliola = La volpe vecchia sa evitare la tagliola. ’A vurpa se sarbe ccu’ llu gira vota = La volpe si salva cambiando sempre direzione. VURPULIGNU agg. Volpigno. Furbo. Scaltro. || Mantenate vurpulignu!

VULLERE v. Bollire. Lessare. VULLU s.m. a) Bollore. Ebollizione in atto. Ràpere o pigliare vullu = Incominciare a bollire. || b) Pozza d’acqua. Massa d’acqua che si forma nelle vicinanze di una cascata. ’Na vota jemu a ne fare ’i vagni allu vullu d’a macchja.

VURPUNE s.m. Volpone. VURRI VURRI loc. Un via vai confuso e disordinato. Un corri corri, un correre disordinato. || Cum’è stata ’a partita? ’Nu vurri vurri.

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VURZA s.f. Borsa. Vurza ca si’ darriedi, fatte avanti, c’u prievite vo’ dinari e ’un vo’ chjanti. Borsa che stai dietro, fatti avanti, il prete vuole denari e non vuole pianti. VUSSURIA loc. Vostra signoria.

VUTTACCHJU s.m. Piccola botte. Barilotto. || fig. Uomo basso e grassoccio.

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VUTAMU s.m. Ampelodesmo o Saracchio. Pianta delle graminacee nota anche col nome di tagliamano. [dal greco boutomion]

VUTTA s.f. Botte. || Vutta ’ncignata, vutta finita = Botte cominciata, botte finita. Ogne vutta dunu llu vinu chi tene = Ogni botte dà il vino che ha. Ognuno dà quel che può. Figlia fimmina e vutta de vinu dunacce caminu, miegliu oje c’u matinu = Di figlie femmine e botti di vino sbarazzatene al più presto.

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ZAMPUGNA s.f. Zampogna. Cornamusa.

Z ZA’ s.f. Zia. || ’A za’ Cicca = La zia Francesca.

ZAMPUGNARU s.m. Zampognaro. ZANCA s.f. Pozzanghera.

ZACCANU s.m. Ovile. Recinto in cui vengono rinchiusi gli agnelli ed i capretti. [dall’arabo sa-kan = abitazione, ovile]

ZANCARU s.m. Pozzanghera. Pantano. ZANCU s.m. Fango.

ZAGARELLA s.f.Legaccio. Fettuccia. [dall’arabo zahr. Rifletterei sul latino sagus = sottile] ZAGAROGNA s.f. Uccello: barbagianni o civetta. ZALLARU s.m. Cacherello. Sterco a pallottoline di animali come pecore e capre. ZAMBARU s.m. Zoticone. Tanghero. ZAMBATORIU s.m. Minestrone. ZAMBETTARU s.m. Contadino rozzo. Zotico che usa le ’zambitte’. || Camina biellu biellu ca pari ’nu zambettaru! ZAMBITTE s.f. Calzari di pelle di capra.

ZANNUTU agg. Persona con gli incisivi superiori molto pronunciati. Zannuto. ZANZANIARE v. Provocare. Disturbare. Molestare. Stuzzicare. ZAPPARE v. Zappare. || Chine zappe ridiendu ricoglie chjangiendu. ZAPPATURE s.m. Zappatore. || A llu malu zappature ogne zappa dà dulure. ’U buonu zappature zappe puru ccu’ ’nu chjuvu = Il buon zappatore zappa anche con un chiodo. ’U zappature zappe, zappe, ma dinari intr’u stiavuccu ’un d’attacche = Il povero zappatore lavora, lavora, ma rimane sempre povero. ZAPPULIARE v. Zappettare.

ZAMPANA s.f. Fandonia. Panzana. Idiozia. || Quante zampane haju sèntere!

ZAPPUNE s.m. Zappone. ZARZALEU s.m. Zoticone.

ZAMPARE v. Calpestare.

ZAMPAROSA s.f. Musica, canto, ballo folcloristico calabrese.

ZEZA s.f. Ragazza che si mette in mostra con troppe moine. [Diminutivo di Lucrezia. Nelle maschere napoletane Zeza è la moglie di Pulcinella che continuamente si vezzeggia, se zizulie]

ZAMPARU s.m. Insetto.

ZIARIELLU s.m. Zietto.

ZAMPARIELLU s.m. Moscerino.

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ZIBIBBU s.m. Zibibbo. [dall’arabo zabib = uva passa] ZICARRU s.m. Sigaro. || ’Un fare amicizia ccu’ lli sbirri ca cce pierdi ’u vinu e lli zicarri = Non avere amicizie con i gendarmi perchè sprechi vino e sigari. ZICCA s.f. Zecca.

ZIMBA s.f. Porcile. || Intr’a zimba cce sunu dui purcelluzzi, unu nivuru ed unu d’a scola agraria. ZIMBARU s.m. Caprone. Capro. Becco. || Puzzi cumu ’nu zimbaru! [dal longobardo zìber, animale da sacrificio o dal volgare latino cembalus = caprone o dal greco chimaros = becco giovane]

ZICCHETTATA s.f. Buffettata. ZICCHIETTU s.m. Buffetto. || Ppe’ ’nu zicchiettu = Per un pelo. Fare stare a zicchiettu = Tenere a bada qualcuno.

ZIMBILI s.m. Indumenti invernali della povera gente. || Preparate i zimbili ca viernu è già venutu. [dall’arabo zimbil]

ZICCUVIA s.f. Cose inutili e futili. Inezie.

ZIMBULIARE v. Piovigginare. || Zimbulìe = Pioviggina.

ZICHI avv. Un pochino. || Zichi zichi = poco poco. Chi urdure ’e cafè, dunamìo ’nu zichi zichi! [dallo spagnolo zico = piccolo]

ZIMECHE s.f. Pretesti. Cavilli. || Quante zimeche va’ trovandu! ZINGARIARE v. Ingannare. Frodare. Mercanteggiare frodando.

ZICHINICCHJU avv. Pochettino. ZILARE v. a) Espellere feci liquide, andare sciolto di corpo. || b) Significa anche avere tanta paura da farsela sotto. Te zili? = Hai paura? ZILARELLA o ZILARIELLU s.m. Cacarella. Diarrea. ZILLICARE v. Solleticare. || ’Un me toccare sutta i titilli ca me zillicu. [dal lat.titillare = solleticare]

ZINGARU s.m. Zingaro. || Parimu i zingari! = Sembriamo gli zingari. Vurpignu cumu ’nu zingaru = Astuto quanto uno zingaro. ZINNA s.f. Sporgenza. Spigolo. Punta. || Zinna ’e muru = Spigolo di un muro. Zinna ’e liettu = Sporgenza del letto. Zinna ’e curtiellu = Punta di un coltello. Fare ’a zinna zinna = Fare l’occhiolino. Si vo’ ciciari scippatinde ’un me fare la zinna zinna ca le fimmine senza minne ’un se puonu marità.

ZILLICAMIENTU s.m. Solletico. ZILOBBA s.f. Veste lunga, larga e logora. Indumento della povera gente. ZILU s.m. Diarrea. Feci liquide. [dal greco tilos = diarrea]

ZINNARE v. Ammiccare. Fare l’occhiolino. Strizzare l’occhio. ZINNATA s.f. Ammicco. Occhiolino.

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ZINZULARU s.m. Cenciaiolo. Cenciaio. Fietu, fieticiellu, chin’è statu ? E’ statu chillu, ed è statu ’u zinzularu pu, pu cce vo’ crepare.

fetti della sposa si nascondono con una buona dote. Alla zita, dopu maritata, ’a vulienu tutti quanti. ZITAGGIU s.m. Sposalizio.

ZINZULIARE v. Strapazzare. Ridurre a cencio. Stropicciare. Umiliare. ZINZULU s.m. Straccio. Cencio. || Tratte lla mugliere cumu ’nu zinzulu ’e ’nterra, vrigogna d’a facce sua. [E’ una chiara derivazione da cencio, ma è singolare che nella lingua greca si dica tsantsalon] ZINZULUSA s.f. Dea bendata. Fortuna. || Essere portatu d’a zinzulusa = Essere portato dalla fortuna. Si piscasse lla zinzulusa...

ZITU s.m. Sposo. || Jire alli ziti = Andare ad un matrimonio. Alli lutti cci ha’ jire, alli ziti si te ’mbitenu. ZIZIMIERULA s.f. Geco. ZIZULIARE v. Sculettare. || Guarda cumu se zizulie chilla! = Guarda come sculetta quella là! [Per l’origine vedi zeza] ZIZZA s.f. Mammella. || Chilla tene lle zizze ’e pezza. [dal longob. zizza = mammella] ZORBA s.f. Nulla. Niente. || Te dugnu ’na bella zorba = Ti dò un bel niente.

ZINZULUSU agg. Cencioso. ZIPARA s.f. Giovincella. Fidanzatina.

ZORRETTA s.f. Allegra cenetta tra amici.

ZIPPA s.f. Zeppa. || Mintere pezze o zippe = Correggere il tiro, porre rimedio ad una cosa mal fatta o ad una parola mal detta.

ZOZA s.f. Sozzura, sporcizia ripugnante. ZOZZU agg. Sozzo, sporco, lurido.

ZIPPETTA s.f. Frecciatina. Battuta polemica. ZIRRA s.f. Sdegno. Rabbia. Stizza. Ira. ZIRRU s.m. Ziro: vaso per conservare l’olio. [dall’arabo zir = grande orcio]

ZU’ s.m. Zio. ZUCCARU s.m. Zucchero. || Avire ’u core dintr’u zuccaru = Avere un cuore dolce e tenero.

ZIRRUSU agg. Stizzito. Irritato. Pensieroso.

ZULLU s.m. a) Persona di corporatura robusta. || b) Piastrella per il gioco della campana.

ZITA s.f. Sposa novella. || I difetti d’a zita s’ammuccenu ccu’ la dote = I di-

ZUMBULLARE v. Scaraventare. || L’ha zumbullatu ’nterra cumu ’nu zinzulu.

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ZUMPAFILICE loc. A piccoli salti. Usato nella locuzione: A zumpafilice e frusciu = Due carte pari o due dispari consecutive dello stesso seme. Famosa legge a ’padrone e sotto’: ’A meglia a due carte e lla scala a zumpafilice e frusciu.

ZUMPU s.m. Salto. Annarella bella d’u core, fa ’nu zumpu e bienime trova! ZUOCCULU s.m. Zoccolo: calzatura con la suola di legno. ZUOPPU agg. Zoppo.

ZUMPARE v. Saltare. [Mi viene in mente un’origine onomatopeica da zum. Ma mi fa pensare anche il greco sunpaizen = bimbi che giocano insieme.]

Gallinella zoppa zoppa Quantu pinne tieni ’ncoppa? E ’nde tiegnu vintiquattru una, due, tri e quattru.

}{

ZUPEPPE loc. Zio Peppe. Vaso da notte.

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(bianca)

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Indice

INTRODUZIONE di EUGENIO MEDAGLIA . . . . . . . . . . . .

pag.

5

PREFAZIONE di BRUNO PINO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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7

BREVE NOTA SUL DIALETTO AIELLESE di B. P. . . .

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8

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11 23 29 33 39 47 53 61 65 69 73 77 81

PROVERBI IN DIALETTO AIELLESE CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO CAPITOLO

I II III IV V VI VII VIII IX X XI XII XIII

– – – – – – – – – – – – –

Vari e diversi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’amicizia (amici e compari) . . . . . . . . . L’amore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I parenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gli animali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Le condizioni atmosferiche . . . . . . . . . . Il denaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La morte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A luci rosse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La salute . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La fortuna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il vino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Alcuni modi di dire . . . . . . . . . . . . . . . .

PICCOLO VOCABOLARIO DEL DIALETTO AIELLESE (Proverbi, modi di dire, voci) . . . . . . . . . . . . – 315 –

da

pag. 105


(bianca)

– 316 –


Finito di stampare nel mese di marzo 2009 presso la Tipografia Di Giuseppe Cosenza Via Rivocati, 93

– 317 –


(bianca)

– 318 –


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