Anno XIX Numero 4 Inverno 2013
la voce di Buccino Antica Volcei
Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/26/2011 Tassa riscossa - Taxe Percue - Roma - Italy - Distribuzione gratuita
Periodico di Cultura, Tradizioni e Informazione del Sele - Tanagro
Conferito il XVII Premio Giornalistico UNAR in Campidoglio
Roma 22 novembre - Protomoteca del Campidoglio - Il pubblico presente alla premiazione
La consegna del Premio UNAr a Marco Frittella
Il Direttore della Voce di Buccino Angelo Imbrenda, con il dr. Gianni Letta
servizio alle pagine 24 e 25
La consegna del Premio UNAr a Giustino Parisse
La Voce della Cultura
la voce di buccino • Inverno 2013
17
è un articolo di Quintino Di Vona tratto da “La Ricostruzione”*, il giornale clandestino da lui fondato nell’aprile 1943 con Ivanoe Bonomi, antifascista e capo del partito “Democrazia del Lavoro”
L’ORA DECISIVA Sta per iniziarsi l’ultimo atto del dramma. Gli inglesi e gli americani, dopo averci cacciati dall’Africa, muoveranno contro il territorio nazionale. Ad anticipare e preparare l’invasione essi lanceranno contro di noi i loro molti aeroplani. La distruzione delle nostre città precederà l’occupazione straniera. L’abbattimento di tutto quello che ancora costituisce l’impalcatura del nostro paese, si accompagnerà al sacrificio dei nostri giovani
“La Ricostruzione”, giornale clandestino fondato da Quintino Di Vona e Ivanoe Bonomi.
inviati nella Balcania per raccogliervi l’odio armato dei greci, degli albanesi, dei jugoslavi. L’Italia che Mussolini ha ancora una volta saldata alle sorti tedesche, l’Italia che il fascismo ha asservita ai deliri hitleriani, cammina verso la catastrofe. Fra poche settimane essa sarà travolta nel tormento dell’ultimo crollo. Per quanto gli italiani consapevoli si guardano intorno per cercare una via di salvezza. purtroppo le vie normali, quelle attraverso cui un popolo esprime la propria volontà, sono tutte sbarrate. Vi stanno a guardia gli strumenti di repressione che un regime di polizia ha saputo accumulare e perfezionare in venti anni di dominazione. Perciò gli italiani guardano all’esercito, alle forze armate che sanno essere carne della loro carne, emanazione genuina della loro stessa anima, della loro stessa materia. Ma anche l’esercito, che pur freme per l’oltraggio patito, non sa decidersi ad agire. I capi militari, che
non sono abituati ai pronunciamenti, si volgono verso l’alto per invocare che di là venga una parola che li autorizzi a rovesciare il tristo regime della umiliazione e della sconfitta. Così la monarchia, che si era illusa di ripararsi dietro le formule di una costituzione ormai lacerata, si trova ad assumere, in questa grande ora, una responsabilità inequivocabile e tremenda. Coloro che si serrano in questo fronte unico della libertà hanno sul problema istituzionale (problema ben più complesso del concorde giudizio su colui che attualmente lo incarna) idee diverse che riflettono le loro diverse origini politiche. Ma non è più il momento delle preferenze e delle pregiudiziali. Quando Attestato della “Concentrazione nazionale antifascista” emesso a Parigi nel 1931 e intestato battono le ore decisive della storia sono a Raffuzzi Lazzaro. Le prime due firme sono di i fatti, e i fatti soltanto, che decidono Filippo Turati e di Bruno Buozzi. degli atteggiamenti e delle azioni. Se dall’alto dovesse venire la forza suscitatrice delle deliberazioni necessarie, nes- grandi offensive russe in oriente e anglosuno – qualunque siano le sue idee per il americane nel continente europeo: ofprossimo domani – vorrebbe fiancheggia- fensive che ci libereranno dalla pressione re i fascisti per contrastare e resistere ad e dalla minaccia tedesca. Un intervento un intervento inteso a restituire all’Italia che preceda questi prossimi avvenimenti la possibilità di esprimere il suo pensiero. può preservare l’Italia dall’invasione, può Se invece l’intervento non si verificasse, salvare i resti delle nostre città bombarnessuno – anche se tenacemente devoto date, può risparmiare centinaia di miagli istituti tradizionali – potrebbe impe- gliaia di vite umane, può assicurare la dire la giusta punizione della colpa non riparata. Ma dicendo intervento non intendiamo dire qualunque intervento. Esso va precisato nel modo e nel tempo. Il modo non può essere che questo: abbattimento della dominazione fascista che separi l’Italia – l’Italia del Risorgimento e di Vittorio Veneto – dalla Germania di Hitler e del nazismo. Ogni soluzione intermedia, ogni tentativo di compromesso, ogni abile salvataggio, non potrebbero essere tollerati in questa ora in cui è in gioco l’esistenza e l’avvenire dell’Italia. Gli uomini complici del fascismo, gli assertori fino a ieri della vittoria dell’Asse, gli antichi nemici delle democrazie, non sono qualificati a concludere una pace di dignità. Essi possono chiedere la resa incondizionata, non possono ricondurre l’Italia nel consesso delle libere nazioni. Quanto al tempo, esso non Milano: Piazza Duomo. Quintino Di Vona - secondo da sipuò andar oltre la vigilia delle nistra - con Tommaso Fiore e altri due amici (colleghi?).
18
La Voce della Cultura
possibilità di una futura rinascita. Più tardi, esso non potrebbe evitare all’Italia l’estrema catastrofe, e sarebbe perciò un vano tentativo di salvare un istituto, non un mezzo di salvare il paese. Nel marzo 1848, in un’ora altrettanto solenne, Camillo di Cavour si rivolgeva alla monarchia piemontese per incitarla alle “forti deliberazioni, giacché la esitazione, il dubbio, gli indugi non erano più possibili”. Queste parole ci tornano alla memoria oggi che gli avvenimenti incalzano e che si pone il tragico dilemma: ora o mai più. E ci torna alla memoria anche il motto che Giuseppe Mazzini, nel luglio del 1831, poneva in testa all’appello da lui indirizzato, pur dopo le delusioni di dieci anni prima, al re Carlo Alberto: Se
la voce di buccino • Inverno 2013
no, no! Questo motto racchiude il destino. O il tempestivo intervento preserva l’Italia dallo sfacelo e le tiene aperte le vie dell’avvenire, oppure l’inerzia salderà la unità spirituale degli italiani sulla tomba di un istituto che non ha funzionato. L’articolo di Quintino Di Vona è la sostanza di quello che, qualche mese più tardi, l’on. Ivanoe Bonomi dirà al Comitato delle correnti antifasciste, consacrando così la nascita del C.L.N. – costituitosi in Roma il giorno stesso dell’armistizio – e indicandone le finalità programmatiche. L’intervento dell’onorevole Bonomi iniziava così: “Nel momento in cui il nazismo tenta di instaurare in Roma e in Italia il
Esili e rifugi capresi
Bruzia Crispina a Capri In una mattinata di pioggia battente ma di mare calmo Bruzia Crispina è approdata a Capri. Il domenicale salotto caprese di Palazzo Cerio dedicato il 24 novembre a “Esili e rifugi capresi” ha ospitato l’imperatrice lucana invitata dall’Assessorato al Turismo e alla cultura della Città di Capri e dal Centro Caprense Ignazio Cerio con la collaborazione dell’Associazione Lucertolablu. Da quando indegnamente mi considero destinata a riabilitare la figura della giovane, vado portando in giro la sua storia nelle terre che duemila anni fa la videro augusta e mater castrorum, ma anche esiliata e condannata alla damnatio memoriae.
Dopo Buccino e Marsico Vetere era d’obbligo una tappa nell’isola che ne conobbe la fine. Mi è sembrato opportuno con una presentazione in power point raccontare la storia della gens Bruzia , di Crispina e della famiglia imperiale degli Antonini. Nei trenta minuti che mi sono stati concessi, ho fatto scorrere le foto più significative: l’albero genealogico della gens Bruzia i marmi che ritraggono Cri-
spina ora conservati al Louvre a Parigi e all’ Altes Museum a Berlino, le iscrizioni a lei dedicate venute alla luce a Teggiano, Roma, Belluno, Turris Libisonis, i busti di Commodo conservati a palazzo Massimo a Roma e ai Musei Capitolini, i resti della villa dei Quintilii sede imperiale e delle ville a Marsico Vetere e a Scandriglia di proprietà dei Bruzi, nonché immagini di alcuni reperti rinvenuti durante gli scavi delle ville- colonne, affreschi, vasellame,oggetti di uso quotidiano- che mi hanno ispirato molti passi della storia romanzata. Una particolare attenzione è stata rivolta alle statue di straordinaria fattura di Anacreonte e delle Muse che, provenienti dalla villa di Scandriglia, si trovano al Calsberg Museum di Copenaghen insieme a molto altro materiale di scavo. Il tutto fu venduto alla fine del 1800 dai discendenti di Francesco Borghese, proprietario del terreno su cui sorgeva la villa in Sabina, perché caduti in disgrazia non poterono portare a termine il progetto dell’antenato di raccogliere i reperti dei Bruzi in un museo. A questo punto mi sono rivolta al vicesindaco di Capri, assessore alla cultura vivamente interessato alla proiezione, e l’ho invitato a contattare il direttore del museo danese per poter avere del materiale illustrativo relativo ai Bruzi Presenti. A dire il vero già all’epoca della prima presentazione a Buccino inviai una mail al museo con la medesima richiesta, ma non avendo alcuna voce in capitolo non ebbi risposta. Di sicuro Capri e la sua amministrazione potranno ottenere risposta e comunicarcela quando la prossima estate vi ritorneremo per la presentazione ufficiale del libro su Crispina. Perché il lungo racconto romanzato è stato molto
suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza e per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni”. Il Professore Di Vona aveva conosciuto Bonomi, tramite la figlia di Francesco Saverio Nitti, Anita coniugata Li Greci, ed era in contatto con lui dalla primavera del 1939. Lo visitava spesso a Roma, accompagnandosi talvolta con Bruno Buozzi, quest’ultimo, ritornato in Italia da Parigi e assassinato barbaramente nel 1944. [G. A.] * “La Ricostruzione. Organo del Fronte Unico della Libertà”, n. 3, maggio 1943.
apprezzato nei suoi contenuti tanto che , nella Capri estiva meta dei turisti del bel modo, avremo un’intera serata dedicata a Crispina. Come se fosse stato predestinato questo primo incontro è avvenuto a Palazzo Cerio che affaccia sulla famosa piazzetta. Restaurato nel 1689 ospita una ricca biblioteca e una raccolta di oltre ventimila reperti paleontologici , naturalistici e archeologici. Nei capitoli dedicati all’esilio , Crispina nel suo peregrinare alla scoperta dell’isola viene accompagnata dall’ancella caprese nella grotta delle felci e si meraviglia alla vista dei resti di animali preistorici, fossili e frammenti di rocce dallo strano colore , ora conservati a Palazzo Cerio. Qui in alcune teche sono esposte ciotole e lucerne di epoca imperiale e chissà se non sono proprio le lucerne che donate dal fratello Quinto hanno rischiarato le buie notti capresi della sfortunata imperatrice. Ospite del salotto oltre alla esiliata Crispina anche il rifugiato Hans Julius Spiegel, uno strano personaggio morto negli anni ‘70 raccontato da Salvatore Russo con foto e didascalie. Sordomuto, ballerino si esibiva con abiti sgargianti e maschere orientali in danze giavanesi ed indù e con gli stessi abiti amava passeggiare per Capri, destando la curiosità di tanti. Comparsa in alcune pellicole degli anni ‘50 e frequentatore degli ambienti gay internazionali fu soprannominato “Gratis” per l’abitudine di consumare ai bar e ai ristoranti dell’isola senza mai mettere mano alla tasca, ma sfruttando la generosità degli isolani e dei turisti. Eppure pare che fosse milionario. Tra i due interventi melodie da pianoforte e violino di due giovani artisti Patrizio Rocchino e Simonetta Tancredi. Maria Rosaria Pagnani p.s. Un ringraziamento particolare va all’amico Nandino Salimbene che, già giocatore nella squadra dell’Anacapri, mi ha introdotta nell’ambiente culturale di Capri.