MAGAZINE Itinerari del Gusto
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Sapori di
Sapori di
Sicilia
Sicilia La Rivista dei Prodotti autentici e tradizionali
La Rivista dei Prodotti autentici e tradizionali
free press giugno 2014
anno xii - numero 1
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uNA ChIeSA Nel CuoRe dellA CIttà
la Martorana
Buongiorno Palermo:
’è una chiesa, a Palermo, che racconta da sola la storia della città, le dominazioni, l’alternarsi di re e principi: è Santa Maria dell’Ammiraglio, detta la Martorana, a piazza Bellini, nel cuore del centro storico. Arroccata su un terrapiano che si affaccia sulla piazza, circondata da palme svettanti e caratterizzata da un campanile di rara bellezza. Santa Maria dell’Ammiraglio è una delle più antiche chiese di Palermo e, con i suoi capolavori musivi ed i suoi numerosi rimaneggiamenti architettonici, testimonia il fitto intreccio e la sovrapposizione di stili che si susseguirono nei secoli. Fu edificata nel 1143 per volere di Giorgio d’Antiochia, grande ammiraglio di re Ruggero II il Normanno. Alessia Boschetti
che la rinascita cominci P
alermo, diceva Goethe, è la città più stupenda del mondo. E dopo trecento anni, lo pensa anche l'ultimo dei turisti tedeschi in vacanza in città. Ogni anno,infatti, circa quattro milioni di visitatori trovano il tempo per visitare Palermo. I palermitani spesso, però, se ne dimenticano. Peccato, perché essere turisti nella propria città può essere un’esperienza stupenda. Si ha la possibilità di scoprire la produzione
artistica, la musica e quella bellezza spesso nascosta proprio a chi vive una città “da residente”. Palermo e i palermitani hanno bisogno di rinascere e di risvegliarsi alla bellezza. Allora, buongiorno Palermo! Anche questo giornale rinasce. Dalla professionalità dei giornalisti della Cooperativa Free Press e dalla Media Group Sicilia concessionaria di pubblicità, che hanno scelto di investire nella città in cui credono. In un momento in cui non si parla altro di delocalizzazione, questa è una scelta coraggiosa, oltre che un atto d'amore nei confronti di Palermo e dei palermitani. Questo giornale, che verrà distribuito in maniera totalmente gratuita, cercherà di riscoprire i luoghi della città, i monumenti, le tradizioni e la storia delle persone che partecipano e sanno occuparsi del bene collettivo non come se fosse proprio, ma perché davvero gli appartiene. Pagine che ospiteranno gli eventi di musica e di cultura in città, oltre che agli itinerari di gusto arte, in una vetrina della città per i turisti e in un sostegno per i lettori palermitani.Un modo di “vivere” la città in maniera diversa dal quotidiano. Esperienze forse brevi, ma appaganti e senza sprecare un secondo, approfittando delle meraviglie che la città offre e fornendo gli strumenti necessari per goderne appieno. E allora Buongiorno Palermo! Che la rinascita cominci. Noi della redazione cercheremo di esserne all'altezza.
Mondello: quAndo lA SpiAggiA non è Solo MAre
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il feStino: evvivA pAlerMo e SAntA roSAliA
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le chiese
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ituata in posizione dominante la sottostante piazza Bellini, la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, nota anche come la “Martorana“, deve la sua più comune denominazio presenza di un monastero benedettino femminile, fondato nel 1193 da Goffredo ed Aloisia de Marturano, al quale nel 1435 il re Alfonso “il Magnanimo” concesse la chiesa. La sua edificazione (1143-1185) si deve al grande Ammiraglio del Regno Giorgio Antiocheno, come ringraziamento per l’aiuto e
la Martorana di Maria Grazia Sclafani
la protezione concessagli dalla Santissima Vergine: il famoso Ammiraglio, volle assegnare la chiesa al clero greco bizantino. Nel 1282 dopo la rivolta del Vespro, nella chiesa ebbe luogo la riunione dei maggiori baroni del Regno, in cui si giurò fedeltà a Pietro d’Aragona che aveva appoggiato la rivolta contro Carlo d’Angiò. L’aspetto attuale, dovuto alle aggiunte di epoca barocca, in parte eliminati dai restauri ottocenteschi operati dall’ ing. Giuseppe Patricolo (1870-1873), rivela chiaramente il contrasto tra la facciata barocca e la superficie muraria della originaria costruzione normanna, facilmente riconoscibile dai caratteri inconfondibili dell’architettura ecclesiale del medioevo siciliano: il disegno delle arcate, le finestrelle ogivali, la muratura eseguita con filari di piccoli conci ben squadrati e la presenza della cupola.
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le chiese
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Costituisce l’ingresso alla chiesa l’elegante torre campanaria a base quadrata costituita da quattro ordini, con i primi due molto squadrati, coevi alla costruzione originaria, e quelli superiori databili al XIV secolo, molto traforati con bifore e colonnine angolari. L’interno, vero gioiello dell’arte bizantina, è a croce greca inscritta in un quadrato, con i bracci della croce coperti a botte e gli ambienti sulle diagonali coperti da volte a crociera. Il fulcro di tutta la composizione è il “Cristo assiso benedicente“, sulla sommità della cupola, con il mondo ai piedi e, distribuiti sulla volta della calotta, quattro angeli prostrati in atto di adorazione; alla base della
cupola un fregio in legno di abete, scoperto nel 1871, reca un’iscrizione dipinta in bianco su fondo turchino, il cui testo, eccezionale esempio di convivenza tra culture diverse, comprende un inno della liturgia bizantina (il sanctus con Osanna e Gloria ) tradotto in arabo, la lingua madre di Giorgio d’Antiochia. Nel tamburo della cupola sono otto profeti e nelle nicchie dei pennacchi angolari i quattro evangelisti. Sull’arco trionfale è raffigurata l’Annunciazione, negli arconi la Natività, laDormizione della Vergine e la Presentazione al Tempio. Nelle volte a botte vi sono raffigurati santi
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sempre legati alla figura di Maria. Splendida è la pavimentazione policroma a mosaici e tarsie marmoree. Sotto la zona del presbiterio si trova l’antica cripta sepolcrale delle monache, dalla quale attraverso un camminamento sotterraneo sotto Piazza Bellini e Piazza Pretoria, opera dell’architetto Nicolò Palma nel XVIII secolo, si raggiungeva un belvedere su palazzo Guggino Bordonaro, da dove le monache potevano godere dell’ambito affaccio sul Cassaro. Recenti restauri durati circa due anni hanno riportato a nuova luce il magnifico edificio religioso.
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Mondello
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un piccolo paradiso terrestre: M ondello. “Un angolo di paradiso terrestre” ecco come è stata definita dal re Ferdinando di Borbone, una delle località turistiche più ambite di Palermo. Una conca tra Monte Pellegrino e Capo Gallo, in cui si estende un chilometro di spiaggia da godersi in qualsiasi mese dell’anno. In inverno un luogo dove poter fare lunghe passeggiate tra viali alberati e giardini delle ville di inizio secolo in stile liberty, che richiamano la belle epoque palermitana. In estate, invece, è possibile vivere a pieno la spiaggia con amici e parenti, tra una nuotata e un po’ di relax sotto il sole. Tuttavia, è durante le belle giornate dei mesi primaverili che è possibile apprezzare la vera bellezza della grande spiaggia dai colori tropicali, dove è possibile rilassarsi perdendosi tra le mille sfumature del mare. Mondello subì nei secoli diverse trasformazioni fino a diventare una grande meta turistica. Du-
rante il periodo di dominazione araba, questa piccola località, era conosciuta con il nome di “Marsa ‘at Tin”, in italiano “Porto del Fango” per le caratteristiche acquitrinose di una buona parte del terreno. Ed è in questo periodo che venne creato un piccolo villaggio di pescatori, di cui c’è rimasto ancora oggi il porto davanti la piazza centrale e le due torri, situate un sulla pizza del paese e l’altra ubicata un po’ più a nord, dove oggi sorge il centro denominato “La Torre”. Per circa due secoli, durante i quali Palermo divenne una capitale a livello europeo dove i nobili abitavano o sostavano per le loro vacanze, in ville che accontentavano il loro bisogno di agiatezza, Mondello rimase una zona paludosa. Bisogna aspettare fino al 1891, anno in cui ebbe inizio l’opera di bonificazione, grazie all’intervento del principe Francesco Lanza di Scalea. Dal 1912 in poi, Mondello si trasformò
nella sede dell’alta borghesia e della nobiltà della città, grazie alla concessione fatta alla società belga “Les Tramways de Palerme”, oggi conosciuta come “Mondello Immobiliare Italo Belga S.A.”, la quale si impegnò nella costruzione di un Grand Hotel, un Kursaal, una chiesa, uno stabilimento balneare costruito a palafitta sul mare, progettato dall’architetto Rudolf Stualker, 300 villini la cui costruzione è stata affidata a Basile, la realizzazione, inoltre, della rete idrica e fognaria, ed infine, un campo da golf a nove buche e alcune opere di arredo urbano come chioschi, illuminazioni e giardini. A tutte queste costruzione, che ancora oggi danno prestigio alla spiaggia, si aggiungo diversi circoli nautici, ognuno con attività differenti per soddisfare tutte le esigenze. I quali li ritroviamo lungo la conca che si estende da Capo Gallo, riserva natura dove è possibile passare una giornata immersa nella natura e anche tra i bellissimi fondali marini, sino alle rocce dell’Addaura, oltre la spiaggia. I circoli, oltre a differenziarsi per le loro attività, si differenziano anche per il loro lusso, dove per entrare, ad esempio ad un party, bisogna essere invitati da un socio, ma ve ne sono anche di più sportivi e alla mano, aperti con varie formule ai turisti di passaggio.
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la palermo beach
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Tra i più importanti vi sono l’Euroyachting Club, ospitato dal grande stabilimento sul mare in stile liberty, che è inoltre sede di un noto ristorante estivo chiamato “Alle terrazze”. Lo stabilimento, inoltre, dispone di un bar con terrazza aperta al pubblico, ma anche di cabine gestite dal club. Qui il turista può trascorrere una giornata con un biglietto d’ingresso che gli permette di utilizzare lettini, docce, cabine, ma anche di noleggiare attrezzature sportive come surf, canoe, gommoni e bombole per immersione, maschere e pinne per lo snorkeling. In perfetto stile hawaiano abbiamo l’Albaria con gazebo bar ricoperto di palme e lettini per la siesta, offre anche al surfista sportivo attività come il surf e la vela, ed è dotato di una piccola sede di appoggio dall’altro lato della strada. Suo vicino di casa è il Clubino del Mare frequentato da molti ragazzi e famiglie per le mangiate domenicali ed i party serali con musica dal vivo. Tra i più esclusivi vi sono il circolo Canot-
tieri del Lauria, con la villa e il parco privato di fronte, e circolo della Vela, che hanno il privilegio di vantare campioni olimpici del mare. Meno e esclusivo ma meta della maggior parte dei ragazzi palermitani, è il lido L’ombelico del mondo, di cui vi sono due location una poco distante dalla piazza, che si estende sulla spiaggia, l’altra location, invece, si trova difronte all’Addaura Hotel caratterizzata dagli scogli. Mondello è anche un’attrazione turistica per i grandi sportivi internazionali di surf e windsurf, in quanto sede dal 1985 del World Windsurf Festival, ribattezzato nel 2001 Windsurf Festival on the Beach, a cura del club Albaria. Un evento che raggruppa annualmente, intorno alla metà di maggio, varie manifestazioni di sport tra cui windsurf, vela, beach volley, nuoto, corsa e tanti altri, ma anche eventi musicali, che permettono di passare una giornata in compagni fino a notte fonda, tra sole, mare e una piacevole brezza primaverile che accompagna la serata.
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i teatri
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dal Sacro al teatro
Montevergini di ornella
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al ‘400 al 2005 il complesso di Montevergini ebbe diverse trasformazioni. Nel lontano‘400 la chiesa voluta dalla nobildonna Luisa Settimo e dedicata alla Modonna delle Grazie di Montevergini, sorgeva di fronte all’attuale complesso conventuale. Questo primo nucleo venne quasi del tutto demolito intorno al 1885 per la realizzazione dell’istituto tecnico Filippo Parlatore. Nei secoli successivi alla costruzione, si andarono aggiungendo all'originario convento nuove strutture. La chiesa odierna, che da qualche anno ospita al suo interno un teatro, è stata edificata nel 1687 dall’architetto gesuita Lorenzo Ciprì, il quale diresse i lavori fino alla sua morte e poi sostituito da Andrea Palma. La chiesa al suo interno è composta da un'unica navata alta e luminosa, le cui vele mantengono gli affreschi di Guglielmo Borremans, raffiguranti le Allegorie della Virtù, anche nel soffitto ritroviamo un altro affresco di Borremans, con la Gloria dell’Ordine francescano. Molto bella e imponente è la facciata del complesso di Montevergini, che si mostra sulla piazza omonima, occupandone intera-
mente un lato. Essa ospita nelle nicchie laterali dell’ordine inferiore le statue di Santa Chiara e Santa Rosolia, opera di Giovanni Marino. Nel 1866 il complesso venne incamerato tra i beni del Demanio statale, a causa della soppressione degli ordini religiosi. Da questo momento, il complesso nel passare degli anni subì diversi riadattamenti, prima come istituto scolastico di arti e mestieri, detto “degli Artigianelli”; poi, la chiesa divenne un tribunale, sede della Camera del Lavoro e sede di un’organizzazione sindacali. Fino a quando nel 1997 il comune appaltò i lavori di recupero dell'intero immobile e nel 2005 per un progetto voluto dall’ex sindaco
Diego Cammarata e realizzato dalla Set Artisti associati, la chiesa oggi ospita l’Associazione Palermo Teatro Festival. Il complesso Montevergini, ormai teatro è dotato di 150 posti a sedere e di un'acustica che lo rendono ottimale per i concerti di musica da camera. Il palcoscenico è posto nella parte absidale della chiesa, tutto il progetto è stato eseguito tenendo conto della reversibilità dell'edificio, il teatro è quindi composto da sole parti mobili Negli anni trascorsi dalla sua apertura ad oggi, il Nuovo Montevergini è diventato luogo di esibizione per gruppi e artisti palermitani e siciliani delle nuove generazioni, ricche di fermenti da valorizzare e centro produttivo di nuove realtà emergenti.
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i mercati storici
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alermo araba, barocca, spagnola, esotica. Città stratificata di culture, stili, profumi e colori, segni di storia. Una città, che al viaggiatore di ieri e di oggi ha regalato e continua a regalare forti emozioni. Al pari infatti dei viaggiatori del gran tour di fine ottocento, la visita ai mercati della città antica, Ballarò, Capo, Vucciria, costituisce ancora oggi un divertentissimo viaggio dei sensi, un’esperienza culturale tra antico e moderno ben più intensa e profonda di quanto non si creda. Il quartiere del Capo è un mondo antico, colorato e brulicante difensivo della cinta, muraria della Palermo vecchia in uso sino all’Ottocento per difendere le città dalle scorrerie di pirati nel Mediterraneo. Ad accoglierti sono le tipiche cantilene in dialetto palermitano che si levano sulla folla: “così belli e freschi...” e l’icona della Madonna delle Mercede che è dappertutto, santa patrona del mercato e della sua gente, cele-
... il cApo brata con musica e luci in occasione della festa dell’ultima settimana di settembre. Nonostante la crisi del commercio nei centri storici il Capo è rimasto tra i più vivaci mercati di araba origine che fanno di Palermo una città fortemente mediterranea. Qui, dalle prime ore del mattino, sui banchi illuminati da grandi lampade sotto una festa di tendono tra odori, colori, voci e mercanzie si rinnova l’incontro e la fusione tra culture diverse, quell’incredibile mosaico che ha fatto la storia di quest’isola. Il mercato è frequentato dai palermitani che vengono qui a fare spesa, a comprare ottimo pesce e verdure fresche dei campi, gli odori forti di giornata, la frutta ancora dai dolci sapori.
...l’esaltazione dei sensi
Appartamento di 6 vani totalmente ristrutturato sito in via Monti Iblei, al 2° piano con impianto di riscaldamento autonomo, pompe di calore e posto auto condominiale, così diviso: ingresso, salone, studio, camera matrimoniale con bagno e cabina armadio, camera da letto pari a 2 vani con bagno, cucina-soggiorno con angolo cottura in muratura, terzo servizio e lavanderia.
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rasportare in terra straniera il modo di fare, per un siciliano, non è mai facile. Esistono però casi in cui
una palermitana a parigi
eleonora Abbagnato di Silvia d’Alia
questo non solo avviene, ma accade con una personalità tale ed un successo talmente entusiasta da lasciare stupefatti. Eleonora Abbagnato, nata a Palermo nel 1978, nel 2001 è diventata Première Danseuse dell’Opèra di Parigi, mentre nel 2013 Etoile della celebre casa dell’arte parigina. Un successo straordinario per un’artista che non ha mai dimenticato le sue origini, ma che anzi le sottolinea come modello d’ispirazione per la propria crescita professionale e soprattutto umana. Radici, ricordi d’infanzia che la tengono legata ad una terra passionale tanto quanto lei, che di passione e sacrificio nel suo lavoro è obbligata a metterne. Tutti gli anni trascorsi nel capoluogo francese, però, la
hanno resa, a suo dire, cosmopolita ed indipendente. Il momento chiave della sua carriera, secondo le sue parole, è stato quando Roland Petit, noto coreografo e danzatore transalpino (morto nel 2011) la scelse a 12 anni per il ruolo di Aurora bambina ne “La bella addormentata nel Bosco”. Dopo essersi sposata con l’ex terzino del Palermo, Federico Balzaretti (in quello che è stato definito il “matrimonio del secolo”) ha avuto la sua prima figlia, Julia, nome scelto appositamente per far sì che non venisse storpiato in francese. Una carriera in continua ascesa ed una famiglia serena dunque, ma la Abbagnato coltiva ancora altri sogni: l’apertura, ad esempio, di una scuola di danza tutta sua in cui trasmettere ed insegnare la sua passione ai giovani. Non solo il palco però: la Abbagnato ha lavorato in televisione sia agli albori della sua carriera, ballando ad 11 anni in un programma di Pippo Baudo, sia recitando nel film di Ficarra e Picone, “Il 7 e l’8”. Ha anche affiancato Paolo Bonolis nella conduzione della seconda serata del Festival di Sanremo del 2009. E se alla splendida ballerina palermitana viene chiesto cosa significhi bellezza, la risposta è tanto semplice quanto evocativa: “la bellezza è armonia, un risultato ottenibile solo grazie ad esercizi costanti, sacrifici e determinazione”.
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sociale la bellezza salverà il Mondo di Maria Grazia Sclafani
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are che il primo giorno di prova ci fosse spazio in abbondanza. Tanti leggii, ma solo pochissimi bambini, con archi, clarinetti e tamburi in mano, strimpellavano in un salone. Di Beethoven non sapevano nulla. Oggi, a meno di un anno di distanza, lontani dalla strada e dai suoi giri, i ragazzi del coro orchesta Quattro Canti, organizzato da Padre Bucaro, all’interno del progetto il Genio di Palermo, non hanno nulla da invidiare ai “dirimpettai” del Conservatorio. Non entrano nemmeno stiracchiando in lungo e largo tutto il salone. E sono bravissimi ed intonatissimi. L’Orchestra e il coro infantili del centro storico di Palermo “Quattro Canti”sono uno straordinario esperimento educativo e di coesione sociale, che vede la musica quale elemento di contrasto al fenomeno della marginalità sociale, messo a punto nell’ambito delle azioni organizzate e promosse dal progetto “Il Genio di Palermo. La Bellezza salverà il Mondo”, il cui ente capofila è la parrocchia di San Mamiliano, diretta da padre Bucaro.
“Ci siamo inspirati a El Sistema del maestro Abreu, un metodo educativo che insegna la musica ai bambini, strappandoli alla violenza, al crimine, alla povertà.- dichiara Maria Carmela Ligotti, direttrice - E regalando loro una nuova vita: lo strumento”. Tocar y luchar, cioè suonare e lottare, è appunto il motto delle orchestre di Abreu. Perché suonare, a Caracas, non solo ti cambia, ma ti salva la vita. E la stessa cosa vale a Palermo. “Non è solo questione di musica. Qui si insegna la solidarietà, l’armonia, l’ordine, la bellezza, il rispetto. E prima di tutto l’umiltà”. “Il Genio di Palermo. La bellezza salverà il mondo” è un progetto che sa di miracolo. Quello che solo gli uomini sanno fare. Tutto inizia con un’idea di condivisione. Padre Bucaro si ritrova ad essere responsabile di un distretto composto dalle chiese tra le più belle di Palermo: I cosiddetti “tesori della loggia” che comprende l’Oratorio e la Chiesa di S. Cita – SS. Rosario in S. Domenico – S. Giorgio dei Genovesi.
Queste chiese, oltre ad essere fruibili ai turisti, devono essere aperte alla città, a quei palermitani, tanti, che non le hanno mai visitate. In poco tempo, Padre Bucaro ha realizzato un Distretto Sociale Evoluto che prende vita dall’attuazione dei concetti di coesione sociale, di convivenza interculturale, di valorizzazione e sostegno alle risorse locali e dei talenti e la fruizione e messa a reddito del patrimonio culturale. “Si tratta - spiega padre Giuseppe Bucaro di un intervento di sviluppo locale, rivolto ai residenti dei quattro mandamenti più antichi di Palermo come Palazzo reale-Albergheria, Monte di Pietà-Capo, TribunaliKalsa, e Castellammare-La Loggia”. Tra gli obiettivi del progetto la creazione di due cooperative di giovani che offriranno ai turisti tour alla scoperta delle realtà multi etniche, l’accompagnamento di giovani immigrate in attività artigianali, la realizzazione di un portale in cinque lingue per prenotare e acquistare biglietti on-line e applicazioni web da scaricare su dispositivi mobili. Saranno inoltre realizzati laboratori e sportelli polifunzionali per favorire l’integrazione sociale a soggetti disagiati. Un sistema di coesione sociale, di sviluppo economico e culturale, ispirato dalle linee strategiche dell’Unione Europea, già applicate con successo a Lisbona, che mira a creare l’interconnessione tra sistemi territoriali di welfare ed educativi, tra attività economiche e terzo settore, tra soggetti istituzionali e associazioni di cittadini, tra le diverse risorse umane e le capacità sociali di promozione e crescita. La bellezza salverà il mondo, diceva Dostoevskij. Il Genio di Palermo ci sta provando, iniziando prendendosi cura del proprio quartiere. E non ponendosi alcun limite.
10 i palazzi storici BUONGIORNO
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palazzi storici i
palazzo Ziino
casa dell’ arte e della tecnologia di davide
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prestianni
alazzo Ziino, situato nella centralissima Via Dante, è stato recentemente riaperto al pubblico dall'Amministrazione comunale e percorrendo i suoi corridoi e le sue stanze è possibile percepire le atmosfere di raffinatezza ed eleganza che lo resero splendido in passato e che oggi ne fanno cornice prediletta per le manifestazioni culturali cittadine. Residenza che fu dell'avvocato Ottavio Ziino, fu progettato dal fratello Nunzio ed inaugurato nel 1895 con una festa alla quale parteciparono le più alte espressioni della borghesia palermitana dell'epoca. L'inaugurazione precedette di due anni quella del Teatro Massimo e per questo motivo ci sono degli elementi che saranno poi ripresi nel celebre teatro, come ad esempio le quattro grandi colonne corinzie. Il modello architettonico è quello proprio dei palazzi del '700, con un ampio androne carraio dove al centro troneggia una imponente scalinata in marmo bianco di Carrara; i locali di servizio e lo studio dell'avvocato a pian terreno; ed ancora, i piani superiori per famiglia e personale. Grandi artisti collaborarono alla realizzazione degli interni, da Rocco Lentini a Giuseppe Enea, o ancora Ernesto Padovano e
Giuseppe Damiani. Ogni stanza mostrava una decorazione differente, che spaziava dai motivi geometrici a quelli floreali, tendenti al liberty. Durante la guerra fu seriamente minacciato dalle esplosioni, che fortunatamente non lo distrussero, tuttavia nel periodo immediatamente successivo iniziò la sua fase di decadenza. In seguito a vari furti ed all'abbandono, nonostante fosse stato ufficialmente venduto all'Enpas (che lo utilizzò come ar-
chivio), nel 1985 il palazzo fu acquistato dal Comune, che iniziò i lavori di restauro, terminati nel 1999, e gestiti dall'ingegnere Giorgio Fernandez. Oggi restano ancora decori ed affreschi, ma parecchio è andato ovviamente perduto. Al primo piano è possibile ammirare una ricca collezione di gessi, recentemente restaurati e che portano la firma di celebri artisti siciliani attivi tra '800 e '900: ricordiamo ad esempio Mario Rutelli, Benedetto Civiletti, Rosario Bagnasco e Giovanni Barbera. Il secondo piano, invece, è dedicato ad esposizioni e mostre di particolare prestigio, con ben quindici stanze per gli allestimenti. Qui sono state ospitate manifestazioni importanti come la rassegna “Sulle orme di Caravaggio”, un itinerario attraverso i pittori siciliani che subirono l'influenza del grande artista durante il suo breve soggiorno nell'Isola). Il terzo ed ultimo piano, infine, è riservato alla Mediateca, una sezione della Biblioteca comunale che grazie a trenta postazioni multimediali, alle quali è possibile accedere gratuitamente, consente di usufruire di servizi quali montaggio di immagini, suoni, testi o editor video con traduzioni simultanee.
la fArMAciA riZZo è aperta tutti i giorni dalle 8.30 alle 20.30. t R A I S e Rv I z I C h e o F F R I A M o
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i musei
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Detti
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musei
di un tempo che fu
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Jocu di pidocchiu o di la musca o di carcerati
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pitré: i segni della
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Sicilia antica
ltre 4 mila oggetti provenienti da diverse zone della sicilia; 3.500 tra fotografie, diapositive e stampe; più di 24 mila volumi conservati nella biblioteca specializzata, tra cui non poche cinquecentine, manoscritti e testi rari. Sono i numeri del Museo Etnografico Pitré, una raccolta di testimonianze unica nel suo genere e tra le più apprezzate d’Europa. La sua fondazione risale al 1910 ad opera del grande demologo palermitano Giuseppe Pitré, che collocò le collezioni in alcuni angusti locali di via Maqueda. Alla sua morte (1916), dopo il
declino e il progressivo abbandono, l’allievo “ideale” Giuseppe Cocchiara ricevette l’incarico di trasferire e riordinare il museo. La sede idonea per il suo allestimento definito fu individuata nelle dipendenze della Casina alla cinese (o Palazzina Cinese), la deliziosa e singolare costruzione che l’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia aveva realizzato nella riserva reale del Parco della Favorita alla fine del ‘700 per il re Ferdinando di Borbone, rifugiatosi da Napoli a Palermo dopo la proclamazione della Repubblica Partenopea. Nel plesso dei servizi stavano la cucina, vari “quartini” per gli alloggi della servitù, la rimessa, la stalla, la cantina sotterranea con ingresso da una botola nel passetto d’accesso alla paglialora. Questi corpi furono interessati da grandi lavori di ristrutturazione e ampliamento condotti nel primo decennio dell’800, fino ad avere l’assetto che ancora oggi presentano. Entro un recinto rettangolare sono distribuiti, ai lati di una stradina e di un ampio cortile ad essa ortogonale, i vari corpi di fabbrica. A nord ci sono le scudere, con cinque navate coperte con volte a crociera; adiacenti, il blocco della cucina rustica, con gli annessi e la rimessa con quattro grnadi campate a crociera su pilastro centrale; il lato est è occupato da un corpo a due piani, probabilmente destinato ad alloggi per la servitù; ad ovest, dirimpetto, un fabbricato per altri servizi e la chiesa.
Ma che fai u jocu di pidocchiu o di la musca o di carcerati?, si chiedeva una volta quando il tempo non passava mai e in qualche modo si doveva pur ammazzare. Oggi non esiste più questo problema grazie alla civiltà mediatica ed è scomparso pure il detto, inventato dai carcerati più di due secoli fa. Gli ospiti della Vicaria, detenuti per reati civili, criminali, pedofili e violenti mescolati tutti insieme, scontavano le loro pene in celle fetide e piene di mosche e di pidocchi, controllati a vista da carcerieri senza scrupoli e da un firraloru, che aveva il compito di dare sferzate a destra e amanca per riportare a più miti propositi coloro che si mostravano insofferenti alla reclusione. Non parliamo poi delle condizioni in cui vivevano i carcerati nei dammusi che erano celle “sottoterra, buie, grondanti umidità, sudice, muffite, angustissime”. Bastava però una moneta per dimenticare guai, dolori reumatici, bruciore alla ferite e pititto i moriri. “I carcerati” annota il marchese di Villabianca “son quasi ignudi; prendono una moneta e vi fanno volare le mosche della camera. Vince quello sulla cui moneta viene a posarsi la mosca”. Ma come sarà stato contento il carcerato con la mosca o il pidocchio sopra la moneta, contento per essere stato prescelto da un insetto, contento perché quella mosca se la poteva mangiare, contento perché avrebbe avuto un pidocchio in meno da cacciare durante la notte!
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sposi a palermo di Francesco Anastasi
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prepArAtivi: croce e DeLiziA
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l matrimonio, giorno pieno di momenti indimenticabili in cui si corona un sogno, il giorno più bello, più atteso dai più romantici. Un giorno in cui tutto deve essere perfetto, dai preparativi al ricevimento finale. I preparativi del matrimonio sono una corsa contro il tempo, già dopo la fatidica proposta si incomincia a cercare la chiesa, gli abiti, gli inviti, le fedi, si pensa alla lista di nozze e al ricevimento, si curano le scelte dei fiori, delle bomboniere, le fotografie e anche alla
luna di miele tanto attesa e, addirittura, al tema. Il matrimonio è l'esaltazione di un'amore che nasce da due giovani ragazzi che, con pazienza e maturità, decidono di proseguire la storia per tutta la vita. In Sicilia, prima del XXI secolo, era difficile per due giovani trascorrere con tranquillità la propria storia, i genitori controllavano i propri figli e si informavano sul lavoro dei genitori del fidanzato/a, perciò molti tentavano la cosiddetta “fuitina”. Ora, anche in Sicilia si dà una certa libertà ai giovani per poter scegliere la loro strada sia in campo professionale che amoroso, alcuni ragazzi aspettano di avere
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sposi a palermo
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un'indipendenza economica per fare il grande passo, altri decidono di diventare coppia effettiva anche sin da giovanissimi. Detto questo, organizzare un matrimonio non è mai facile, richiede tempo e spreco di energie e con gli impegni lavorativi e quotidiani diventa ancora più difficile. Bisogna prenotare la chiesa, decidere il giorno, acquistare l'abito da sposa, pensare agli addobbi e al catering, di solito è la donna della coppia che impiega maggior tempo a ciò, l'uomo si sa, non ha i gusti delle donne e le scelte le faranno comunque loro.
lA SpoSA e lo SpoSo Sposa: l'abito da sposa è forse l'oggetto più desiderato dalle bambine e dalle ragazzine, ma non è solo un oggetto, è anche il simbolo dell'incoronazione di un sogno, del giorno tanto atteso da una donna quando il suo principe la accompagna per il resto della vita con amore e dedizione. Il sogno diventa realtà quando si decide di sposarsi e da quel momento in poi per la futura sposa non c'è altro pensiero al giorno del matrimonio. Bianco, rosa, colorato, lungo, corto, ricamato, largo, stretto, scollato, pudico, ognuna fa la sua scelta, ma ciò che accomuna tutte è
l'importanza di quel giorno, di sentirsi protagoniste. Ogni tipo di abito scelto risalta la personalità di una sposa, c'è quello più particolare, merlettato oppure quello semplice, la scelta ricadrà anche nelle decisioni su tutto il resto dell'organizzazione del matrimonio. Ai tempi, in Sicilia, la sposa veniva vestita da abiti puri, con scollature pudiche e bottoni di perle, il vestito bianco è simbolo di castità, perciò si teneva a raffigurare la sposa in modo più puro e casto possibile. Sposo: La scena d'incanto appartiene alla sposa sì, ma la figura dello sposo ha la sua importanza. Dev'essere elegante ed impeccabile, diverso dagli altri ospiti e dai testimoni, possibilmente più vicino possibile allo stile della sposa. Spesso si ricorre a marchi di gran classe, non solo per l'abito, ma anche per gli accessori, dall'orologio alla cintura, alle scarpe. Si può dare qualche eccezione, basta che sia di uno stile moderno e sobrio. Il modello “classico” è l'abito con giacca nera o grigia allacciata alla vita da un solo bottone, non manca il gilet con lo stesso co-
lore della giacca, ma non per forza. La camicia deve essere diversa come colore, ma identica nel tessuto possibilmente. Il cappello e i guanti ormai hanno perso il suo tempo nei matrimoni, ora si è più sobri donando eleganza con diamanti nella cravatta o nei bracciali.
...il ricordo dei grandi momenti resta per sempre !
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gli
amici
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i personaggi
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perso naggi i
il conte di
cagliostro di Alessandra Alesi
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ra le numerose personalità cui Palermo ha dato i natali c’è una figura misteriosa e davvero unica, di cui scrisse persino Goethe. Costui era il conte di Cagliostro. Ma procediamo con ordine; in una casetta nel cuore del mercato Ballarò, il 2 giugno 1743 nacque Giuseppe Balsamo, figlio di una massaia e di un venditore di stoffe. Ribelle fin da ragazzino, fu mandato al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone per imparare un mestiere e soprattutto per sedare la sua indole. Tornato a Palermo iniziò la sua carriera di “briccone” (così come lo definì Goethe), truffando, causando risse e avendo i suoi primi guai con la giustizia. Iniziò anche a viaggiare tra Egitto, Rodi, Malta, Inghilterra, Francia continuando la sua attività di truffatore (coinvolse la regina Maria Antonietta nel celebre “scandalo della collana”) e falsario, arrivando persino a spingere la moglie alla prostituzione.
Balsamo, che si autoproclamò Conte di Cagliostro (dal cognome della sua madrina di battesimo), si iniziò alla massoneria e cominciò a praticare l’alchimia e l’esoterismo, arrivando ad inventare il “rito Egizio”, una sorta di ordine massonico-religioso. Dopo altre travagliate vicende, diviso tra i suoi ruoli di donnaiolo, ladro, cartomante e sedicente guaritore, tornò in Italia, dove venne condannato per eresia dal Sant’Uffizio. E stavolta a nulla servirono le sue doti persuasive. Morì nel 1791 nella cella della Rocca di San Leo, anche se c’è chi sostiene che il prigioniero sia invece riuscito a fuggire, anche perché non vi è traccia della sua sepoltura. Un personaggio così affascinante fa parlare di sé ancora oggi. Il quartiere di Ballarò è pieno di indicazioni per raggiungere la sua (presunta) casa natale e un ristorante nel cuore del mercato, le delizie di Cagliostro, ricorda questa stravagante figura.
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cucina di strada la
i sapori dalle
mille etnie
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a città di Palermo si offre al visitatore attento e curioso con innumerevoli straordinarie possibilità di lettura. Tutte abbastanza nitidie, almeno quelle dei momenti più importanti, e comunque molto intriganti. Da sempre “città capitale”, sede del potere temporale e delle principali strutture politicoamministrative, conserva le vestigia del passato e della sua affascinante storia, che la vide primeggiare ed affermarsi. Quasi ogni angolo della città antica, con il suo tessuto urbano e monumentale, parla della vita di ogni giorno, di stili architettonici, di potere temporale e religioso, di una nobilità fiera e gaudente e dei suoi vezzi e costumi. Utilizzando un po’ di immaginazione, sarà possibile vedere sfilare davbanti agli occhi, come in un magico claeidoscopio, i Fenici giunti nell’VIII secolo a.C., i Romani, i Bizantini, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, gli Aragonesi-Spagnoli, i Piemontesi, gli Austriaci, i Borboni. Tutti popoli che hanno contribuito a creare quella stratificazione culturale irripetibile che rende la città di Palermo uno straordinario mosaico, dalle mille bellissime tessere.
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la festa del popolo
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evviva palermo e
Santa rosalia di Maria Grazia Sclafani
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Luglio la regina di Palermo è lei: Santa Rosalia. Ogni anno la città si ferma e s’inchina davanti alla sua Santa. Un’importante festa popolare nota come il “festino” poiché esso è considerato “a granni festa”, la grande festa, si svolge per cinque giorni, dal 10 al 15 luglio, e rappresenta il momento più alto dell’espressione popolare delle tradizioni e del folklore palermitano “A Santuzza miraculusa” è riferita a quell’anno maledetto, il 1624, in cui la morte nera falciava la popolazione di Palermo. Nessun rimedio umano era giovato ad arrestare il morbo, e le quattro Sante cui in quel periodo era ufficialmente affidata la protezione della città (Agata, Cristina, Oliva e Ninfa) non riuscivano a contenere il malefico male, né tantomeno i Santi Sebastiano e Rocco, ritenuti specialisti in guarigioni da peste bubbonica. La leggenda vuole che di Rosalia non si conoscesse nulla, tranne la sua origine, poiché essa
visse in onore di santità, sfuggendo alla vita agiata della corte di Re Ruggero. Figlia di Sinibaldo di Quisquina e morta in data incerta in una grotta del Montepellegrino, successivamente trasformata in santuario, apparve ad un cacciatore, tale Vincenzo Bonello, diversi secoli dopo, gli indicò il luogo in cui giacevano le sue spoglie e gli disse di riferire all’Arcivescovo di Palermo di mettere insieme le sacre reliquie in un sacco e di portarle in processione per le strade della città. La processione avvenne e al loro passaggio, il male misticamente regredì. Palermo in breve fu liberata dalla peste e, in segno di riconoscenza per tanto beneficio, il Senato palermitano si votò alla nuova Santa e decretò che in suo onore, ogni anno, i giorni della liberazione fossero ricordati come il trionfo della Santa, nel frattempo divenuta protettrice della città.
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Da allora, alla Santuzza fu tributato l’antico trionfo romano, per conferire la ricompensa più onorevole ad un supremo condottiero che avesse riportato una grande vittoria. In questo caso il supremo condottiero è proprio lei, Rosalia! Quattro grandi ruote, un grande carro porta in trionfo la santa lungo l’antico Cassaro (Corso Vittorio Emanuele), dal piano del Palazzo Reale fino al mare della Cala, percorrendo idealmente l’intera città, da nord a sud, dalla morte alla rinascita. La narrazione- rappresentazione è divisa in più quadri. Nel primo, che si svolge a Palazzo Reale, c’è la zona del porto che vive e brulica di artigianato e commercio, nel secondo quadro, alla Cattedrale, la centrale, la città è già flaggellata dalla peste. Veli di tulle e proiezioni di luci, in lungo palcoscenico cin la scenografia da archi per rapprensentare un lazzaretto per accogliere gli appestati. Il centro dello spettacolo è il carro trionfale che si muove lungo il Cassaro, coperto da drappi rossi e illuninato dal bagliore delle luminarie, fino a quatto Canti, scenario del terzo quadro. È il trionfo della Santa tra le sante, dove termina la drammaturgia e inizia la festa, con il momento dell’urlo liberatorio della città, salvata dalla peste e dal male da Santa Rosalia. Viva Palermo e Santa Rosalia. È il sindaco ad urlarlo a nome di tutti i cittadini, in cima al carro, accompagnato da musiche e canti. Inizia la festa fino Foro Italico, al mare con lo spettacolo pirotecnico nello specchio d’acqua davanti a Porta Felice. Anche quest’anno, sarà ancora una volta una festa di grandi suggestioni e grandi emozioni, in cui sacro e profano si mescoleranno, in maniera indissolubile, insieme al brulicare della folla agli odori e ai sapori dei dolci tipici, alle bancarelle di calia e simenza, al rito dei botti e della masculiata. Per liberare la città dalle mille sofferenze che l’attanagliano e desiderare il ritorno a quella bellezza accecante che fa urlare: “Viva Palermo e santa Rosalia!”.
edizione Free press: SOcIEtà cOOpERAtIvA dI GIORNAlIStI A R.l. via leonardo da vinci, 126 - 90151 palermo - tel./Fax 091.6825930 buongiornoredazione@virgilio.it direttore: AlESSIA BOSchEttI pubblicità: MEdIA GROUp SIcIlIA SRl via leonardo da vinci, 130 - 90151 palermo tel./Fax 091.2521378 Stampa: pUNtOGRAFIcA MEdItERRANEA SRl - villabate reg. Tribunale di palermo al n. 6 del 2002
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i quartieri
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quar
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• SABAto 21
1° notte BiAncA di viAle frAnciA
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i terrà sabato 21 giugno la I° notte bianca di Viale Francia, organizzata dal movimento “Comitati Civici”, in collaborazione con il comitato dei commercianti di Viale Francia, e le associazioni “Cominciamo dal quartiere”, “Il senso della vita” e “Vivo civile”. L’iniziativa, nata con lo scopo di far trascorrere una serata diversa, di puro divertimento ai cittadini palermitani, sarà l’occasione per rivalutare dal punto di vista commerciale l’asse viario in questione, nonché tutta la zona del quartiere Strasburgo. Le attività si svolgeranno lungo il marciapiede di Viale Francia, compreso tra
l’incrocio con Viale Strasburgo e Piazza San Marino. “Ancora una volta - affermano Leonardo Canto, consigliere della sesta circoscrizione e presidente dei Comitati Civici, e Renato Di Fede, coordinatore del comitato degli esercenti di Viale Francia - ci siamo impegnati per realizzare in modo semplice, senza contributi pubblici ma grazie all’entusiasmo di commercianti ed associazioni del territorio, manifestazioni che regalino alla cittadinanza un momento di svago e di relax”. La manifestazione infatti si snoderà per diverse ore ed il suo programma prevede eventi ed attrazioni per adulti e per i più piccoli.
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ecco il progrAMMA della
notte BiAncA 20:30 21:00 21:30 21:45 22:15
Renato Musica live Aperitivo e live Music degli “Stracordi” esibizione di zumba e di Funtional training Sfilata di moda sotto le stelle esibizione ballerini latino Americano e Caraibico 22:30 Si Balla! Balli di gruppo e gara di ballo aperta al pubblico con premiazione finale 23:15 live Karaoke 24:00 Premiazione e saluti
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una gita a carini
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gita a carini una
affascinante e leggendario il
castello di carini di Anna ferrante
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mponente e avvolto in un alone di mistero: il Castello di Carini è uno dei più affascinanti castelli presenti in Sicilia. Al-Idrisi, scrittore arabo di scienze naturali e geografo, nel suo libro “Il figlio di Ruggero” del 1154, scrisse : “Carinis dominata da una fortezza di recente costruzione”. L’edificio, costruito per volere di Rodolfo Bonello, feudatario normanno e guerriero al seguito del conte Ruggero, si erige su un colle roccioso, su resti arabi. Del resto, il recente restauro terminato nel 2001, ha riportato alla luce strutture murarie precedenti al periodo normanno. Nel 1283, sotto il regno di Costanza d’Aragona, il Castello passa alla famiglia Abate, poi ai Chia-
ramonte e un secolo dopo al “miles panormitano” Ubertino La Grua a cui il re Martino I affida il territorio di Carini. Questo non avendo figli maschi dà in sposa l’unica figlia, Ilaria, al nobile catalano Gilberto Talamanca, consigliere del re, dando così vita alla casata La Grua Talamanca. Al Castello è legato il tragico episodio della «baronessa di Carini». Protagonista della tragedia fu Cesare Lanza, barone di Trabia e conte di Mussomeli, legato al potere del vicerè Ferrante Gonzaga e all’imperatore Carlo V. Egli sposò la vedova Lucrezia Gaetani da cui ebbe due figlie: Laura e Costanza. Nel 1543, a soli 14 anni, la primogenita Laura venne data in sposa a Vincenzo
La Grua Talamanca. La giovane donna entrò così nella terra di Carini allontanandosi dalla fastosità dei ricevimenti palermitani. Ma fu proprio durante una festa che avvenne il fatale incontro con l’affascinante rampollo dei Vernagallo, Ludovico. Il fatto che i Vernagallo possedessero il feudo di Montelepre e che fossero in ottimi rapporti con la famiglia La Grua Talamanca fece sì che Ludovico potesse frequentare il Castello di Carini senza destare sospetto alcuno e incontrare Laura senza difficoltà, pensando che le alte mura del Castello riuscissero a mantenere segreto il loro amore. Ma così non fu. Si dice che un frate riferì a Cesare Lanza la tresca tra i due giovani, e che quest’ultimo si sia recato da Palermo al Castello nottetempo commissionando ai suoi sgherri l’uccisione di Ludovico e assassinando lui stesso, con un pugnale, la figlia adultera per pulire col sangue l’onore del casato ( il 4 dicembre 1563). Secondo una leggenda su una parete della stanza dove avvenne il delitto rimase l’impronta della mano insanguinata della baronessa, che apparirebbe ogni 4 dicembre, giorno in cui fu assassinata. Un celebre componimento (secondo Leonardo Sciascia fu composto da Antonio Veneziano) fa riferimento alla tragedia che ha troncato brutalmente la vita della giovane donna: Comu si persi sta bella Signora! Stidda lucenti, com’appi sta fini? Povira barunissa di Carini! O gran manu di Diu, ca tantu pisi, cala, manu di Dio, fatti palisi!
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i giardini e le ville
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giardini e le ville i
villa giulia di Maria Rita pisano
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u il primo parco pubblico di Palermo, definito da Johann Wolfgang Goethe “Il giardino pubblico vicino al porto, trascorsi tutto da solo alcune ore magnifiche. È il posto più stupendo del mondo." (Palermo, 7 aprile 1787). Venne costruita nel periodo che va dal 1775 al 1778, fuori dalle mura della città, quasi in riva al mare, sulla pianura di Sant’Erasmo. Concepita secondo un rigoroso e classico disegno geometrico, la villa ha una pianta generale che si basa sulla coesistenza di due forme geometriche elementari, il cerchio e il quadrato. Nei primi decenni del XIX secolo, agli originari elementi del giardinaggio rococò, verranno aggiunti degli inserti prettamente romantici, che
tuttavia non scalfiscono la doppia anima, razionale ed esoterica, che fa di villa Giulia una valente metafora tardo-settecentesca del binomio illuminismo razionale e occulto. La villa è divisa da due strade che intersecandosi formano una piazza dove al centro è posta una fontana circolare, opera di Ignazio Marabitti, con uno scoglio artificiale su cui è collocato un piccolo “Atlante” in marmo che ha sul capo un dodecaedro con 12 orologi solari, opera del matematico palermitano, Lorenzo Federici. Nel corso dell’Ottocento, numerosi interventi hanno mutato l’aspetto della Villa: sono stati costruiti teatrini della musica, quattro esedre (incavi semicircolari, sovrastati da una semi- cupola), progettate da Giuseppe Damiani Almeyda. Nel corso degli anni sono stati costruiti ponti, collinette, aghetti artificiali e collocate statue e busti di, De Spuches, Pacini, Petrella, Leopardi, Donizetti, Bellini, Novelli, ad opera del Marabitti. Un'altra opera di notevole importanza è la “Fontana del Genio di Palermo“. La scultura rappresenta la magnificenza e le virtù della città, impersonate dal Genio vestito con un'armatura romana e con uno scettro in mano, simbolo regale, da una serpe, un cane e una cornucopia: simboli della Prudenza, della Fedeltà e dell’Abbondanza della città, opera
anch’essa di Ignazio Marabitti. Un tempo “Villa Giulia” era la villa più frequentata dai bambini, si vendevano gelati e si poteva godere dell’affascinante vista di un vecchio e simpatico Leone soprannominato “Ciccio” la cui dimora era una gabbia che si trovava dal lato opposto all’ingresso di via Lincoln. Ma il leone non era l’unico animale a popolare la villa, c’erano gabbie con scimmiette, daini e pavoni si scorgevano tra la ricca vegetazione di questo giardino all’italiana, dalla geometria regolare, in cui ancora oggi si scorgono elementi neoclassici come il colonnato accanto all’ingresso principale o le finte rovine antiche. Poco distante, l’atmosfera cambia e diventa più tetra: alti alberi, infatti, rendono ombrosa la zona adibita a piccolo sacrario, con lapidi e sarcofagi commemorativi dei quattro più grandi sicelioti (o greci di Sicilia): Empedocle agrigentino, Diodoro Siculo, Teocrito e Archimede da Siracusa. Nella villa sono presenti molte panchine, quelle con la vista migliore circondano la grande piazza rotonda in cui, confluiscono tutti i vialetti della villa., dove si trovano le quattro grandi esedre in stile pompeiano, progettate dall’architetto palermitano Damiani Almeyda a metà Ottocento. La vegetazione della villa, oggi è meno esotica di quella originale e più mediterranea: grandi Ficus, Papiri, Acacie, Pini e Platani rendono la villa un piccolo boschetto in città. Fanno eccezione i due filari di alte Palme nel corridoio centrale, che portano un po’ di California a Palermo.
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l’arte
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arte
Bruno caruso
un artista per palermo di Francesco Anastasi
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na città che rende omaggio a un suo grande artista, Bruno Caruso, palermitano, uno dei maestri più amati dell'arte figurativa contemporanea. Il suo lavoro non è solo conosciuto e apprezzato nella sua città natale, ma anche attraversato confini anche molto lontani. Non è solo un pittore però, vive l'arte come racconto dei fatti di cronaca del mondo, della sua cultura e della
sua storia. Per lui, la sua Sicilia è a metafora del mondo, La sua ispirazione è legata fra i ricordi del passato e la consapevolezza del tempo presente, soprattutto della giovinezza trascorsa nella sua Palermo: le tavole della falegnameria e le nasse dei pescatori, la ruota del cordaro solitario e le barche fiancate colorate allineate ai bordi della tonnara di Vergine Maria. Sono sue anche le immagini di una società scomparsa come quella rappresentata da un giovane contadino con la coppola in testa ritratto mentre taglia il pane con un coltello ricurvo. La pittura rappresenta più elementi della città di Palermo, come la via Ruggero Settimo, l'Ospedale Psichiatrico. Tutto il lavoro svolto da solo con cura meticolosa e grande attenzione al dettaglio. I suoi ultimi dipinti sono i giardini di Palermo dai languori tropicali. A Palermo ha già avuto conferito la laurea honoris causa. Ha realizzato parecchie opere per le strutture della città, dall'aeroporto al Teatro Biondo che ha realizzato scene e costumi nel 2003, in occasione del centenario della costruzione del teatro.
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l’essere donna
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l’essere
donna
la frutta un segreto di bellezza di ornella romano
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a frutta è un alimento importante per il nostro organismo, ma adesso anche per il nostro corpo. Grazie a Milena Valentini, cosmetologa, si sta diffondendo la moda di impacchi e frullati a base di frutta fresca. Di seguito, diversi suggerimenti per poter scegliere in base alla pelle e ai risultati che si vogliono ottenere. Un impacco a base di polpa di pesca è ottimo per donare alla pelle la luminosità e l’elasticità che le serve. Per una pelle che ha bisogno di idratarsi è consigliato un impacco di albicocca, grazie alla vitamina A. Il melone, invece, è indicato per il viso e le pelli secche, grazie al suo alto contenuto di minerali. Un mix di frutti di bosco ha proprietà anti-infiammatorie, antiallergiche e antiossidanti, in più è facilissimo da realizzare a casa, frullando ribes, mirtilli e lamponi. Anche la mela ha i suoi poteri, in quanto ricca di vitamine, sali e pectina, che regala una pelle idratata ed elastica. Cuocere una mela grattugiata in mezzo bicchiere di latte e poi applicare il composto sul viso è un suggerimento per attenuare i segni dell’invecchiamento come le rughe. Per
rassodare, invece, bisogna tagliare alcune fette di mela e adagiarle sul viso per una decina di minuti. Una maschera a base di uva è utile per ristabilire il collagene ed l’elastina e lasciare la pelle elastica. Tamponare il succo degli agrumi sul viso serve a riequilibrare il ph della pelle, grazie alla loro proprietà dermopurificante. La stessa cosa si può fare con il succo d’ananas, il quale contiene oligosaccaridi, acidi Aha e vitamina C. Per chi ha i capelli grassi, Valentini consiglia il limone puro. La cosmetologa, dopo aver scoperto la potenza dei principi della nostra frutta, si sta occupando anche dei frutti esotici. Come il borojo che stimola l’acido ialuronico e il guaranà che rappresenta un prezioso tonificante ed elasticizzante. Milena consiglia dei semplici frullati di questa tipologia di frutta da spalmare sul viso per farne assorbire le proprietà. È possibile ottenere effetti simili anche con il frutto della passione.
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in poltrona
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oroscopo la luna e il sole nel segno vi accompagneranno e renderanno i giorni piuttosto scorrevoli. Nuove idee e grandi progetti vi aiuteranno a migliorare in ambito lavorativo. In amore, proverete forze emozioni. venere potrebbe rendervi di cattivo umore e scaturire qualche piccolo attacco di gelosia. A contrastare venere, ci sarà un bel Mercurio che vi sosterrà. In ambito lavorativo saprete come muovervi in ogni circostanza. Sole e venere in ottimo aspetto con il vostro segno, incentivano una settimana propizia. Questa settimana l’amore sarà protagonista. Un po’ di confusione potrebbero farvi rallentare nel lavoro. Mercurio, Giove e Saturno saranno pronti a stimolare la mente, a farvi pensare in grande e a sostenervi. Marte, Sole e Urano, invece, renderanno difficile la realizzazione dei progetti, provocando un po’ di stress. Sole e Marte vi aiuteranno a superare gli inconvenienti, provocati da venere e Saturno. In amore, cercate di ritrovare la vostra natura gentile per superare le incomprensioni. A lavoro, non avanzare troppo pretese. Una settimana forse un po’ noiosa, con scarsa voglia di dialogare anche con la persona amata. Alcune situazioni potrebbero farvi cambiare programmi prestabiliti o ritardarli a causa di qualche discussione a lavoro. Settimana di alti e bassi, con qualche momento piacevole in campo sociale, soprattutto grazie al sostegno degli amici. I sacrifici a lavoro, comporteranno risultati notevoli al fine della vostra carriera. Mercurio vi proteggerà nel vostro cammino settimanale. Avrete nuove idee e le vostre iniziative lavorative andranno a buon fine. voglia di trasgressione e di nuove avventure nella vita affettiva. Un tris stellare favorevole, formato da Sole, venere e Marte, vi garantirà un’ottima settimana. Starete in ottima forma amorosa con la persona del cuore. A lavoro non dovrete avere fretta, potrebbe causare incomprensioni con i colleghi. Sole e Marte provocheranno molte incertezze. Nella vita amorosa, potrebbe nascere qualche discussione e un po’ di freddezza; anche a lavoro vi saranno momenti pressanti. Sarà Mercurio a suggerirvi la soluzione. venere nel segno aiuterà a fare andare tutto bene nella vita di relazione, cosa che non succedeva da un po’ di tempo. A lavoro avrete un ottimo spirito di iniziativa, portando a termine tutti i progetti. Mercurio nel segno vi riempirà di idee e faciliterà la comunicazione. Si prospettano momenti di grande intensità con a persona amata. A lavoro, sarete brillanti e concentrati per la riuscita di ogni impegno.
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SenZA pAurA i
l palco si trasforma in un universo esplosivo di emozioni e musica, tra nuovi brani e vecchie hit, per oltre due ore di show. Anche Palermo si inserisce nel calendario del “Senza Paura tour 2014” di Giorgia che fa tappa al teatro di verdura, il 24 luglio, con la sua voce inconfondibile e una scaletta calibrata e coinvolgente. il tour segue la pubblicazione dell’acclamatissimo album “Senza paura”, uscito lo scorso 5 novembre su etichetta Sony Music Italy e anticipato dalla ballata “Quando una stella muore”, che ha debuttato al primo posto della classifica di itunes. l’album, ai vertici della classifica ufficiale di vendite, è già stato certificato disco di platino per le 50 mila copie vendute e racconta il desiderio dell’artista romana di non nascondere nulla di sé, neanche i fallimenti. complice di questa escalation, la scelta dei brani del tour ricade in una serie di singoli in cui la vocalità di Giorgia sposa tutte le declinazioni della femminilità. dalla poesia di “Quando una stella muore” al sound internazionale nel duetto “I will pray” con Alicia Keys, fino al “Non mi ami”, diventato in breve tempo un inno contro la violenza di genere.
AppuntAMenti • Giorno 11 e 12 luglio 2014 allo Stadio Angelo Massimino di Catania si esibirà il cantante rock ligabue con il suo tour “Mondovisione tour Stadi 2014. le date, uniche in Sicilia, senza alcun dubbio faranno registrare il tutto esaurito. • Giorno 20 e 21 luglio 2014 al teatro Antico di taormina si esibirà il gruppo musicale il volo, il gruppo di tenore amati in Italia ed all’estero, soprattutto negli Stati uniti; • Giorno 22 luglio 2014 al teatro Antico di taormina si esibiranno i negramaro con il tour “Amore così grande tour 2014. la data del concerto dei Negramaro, unica in Sicilia farà registrare il tutto esaurito. • Giorno 24 luglio 2014 la cantante giorgia si esibirà al teatro di verdura di Palermo con il tour “Senza Paura tour 2014. • Giorno 25 luglio 2014 nel bellissimo teatro Antico di taormina si esibirà la cantante giorgia, impegnata quest’anno con il suo tour “Senza Paura Tour 2014. • Giorno 26 luglio 2014 al teatro Antico di taormina si esibirà emma Marrone. la cantante, vincitrice del talent show “Amici” condotto da Maria de Filippi, proporrà il suo repertorio nel segno del rock. • Giorno 27 luglio 2014 al teatro Antico di taormina in provincia di Messina, si esibirà il cantante inglese Jame Blunt con il suo tour “Moon landing 2014 World tour”. • Giorno 28 luglio 2014 al teatro Antico di taormina e giorno 2 Agosto 2014 al teatro di verdura di Palermo si esibirà il cantante Gigi d’Alessio.
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lo sport
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l’uomo giusto
al posto giusto di lorenzo Anfuso
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l purgatorio del Palermo è durato solo un anno. Un obiettivo praticamente obbligato ad inizio stagione per i rosa, ma apparso a tratti non così scontato da ottenere.
mister Beppe iachini
A porre rimedio ad una scelta avventata, senza dubbio prematura, da parte del patron Zamparini in giugno, ci ha pensato l'arrivo di un vecchio lupo di mare, che ben conosceva, a differenza del suo predecessore, le insidiose acque della serie cadetta. Giuseppe Iachini (detto Beppe) è un signore della serie B. A dirlo è la sua storia. 137 vittorie, 91 pareggi e 83 sconfitte nelle 311 sulle quali si è seduto in cadetteria. Nato ad Ascoli Piceno il 7 maggio 1964, ha legato la sua vita calcistica a due città in particolar modo. La prima non potrebbe essere che Firenze, la piazza che lo ha adottato per 5 anni, dall’89 al 94’, e che ancora oggi lo osanna col coro “picchia per noi, Beppe Iachini”. Uno che ‘le dava’ lo Iachini giovane
mediano, chiamato a fare il lavoro sporco per i Baggio e i Batistuta, ma talmente apprezzato dalla Viola da proporgli una seconda vita da dirigente. Lo strano percorso di Beppe Iachini, però, ha fatto tappa altrove, fermandosi almeno per il momento nella seconda città della sua storia. Quello di Palermo è stato un ritorno per lui, che lasciò proprio Firenze per la Sicilia nel 1994, restandoci per due anni. Nel settembre scorso, eccolo tornare, con meno capelli senza dubbio, ma con tre promozioni alle spalle alla guida di Chievo, Brescia e Samp. L’uomo giusto al posto giusto per i colori rosanero, orfani di una A ritrovata con 5 giornate d’anticipo sulla fine del campionato appena conclusosi.
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professionista per amico Depressione: il male oscuro si puÒ sconfiggere
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a depressione e i disturbi dell’umore in generale rappresentano una delle patologie più diffuse che affliggono la nostra società. La depressione fa parte delle affezioni dell’umore e occupa lo spazio forse più ampio nell’ambito della psichiatria clinica. in italia circa 8,5 milioni di persone soffrono di disturbi depressivi: circa il 6% degli uomini e il 9,5% delle donne sperimentano infatti almeno un episodio di depressione, più o meno grave, nel corso della vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel 2020 la depressione sarà la malattia più diffusa dopo quelle cardiovascolari. cause La depressione è una malattia che ha delle basi biologiche cerebrali e una predisposizione genetica ed è spesso scatenata da uno stress psicosociale come un lutto, una gravidanza, la perdita o il cambiamento nel ruolo lavorativo o il pensionamento, e altri stili di vita in cui non si riesce ad adeguarsi.
sintomi Alcuni sintomi sono più ricorrenti di altri e all’umore depresso o alla perdita di interesse nei confronti di qualsiasi attività si associano altre manifestazioni, quali calo dell’appetito, insonnia o ipersonnia, perdita di energia, sentimenti di colpa o inadeguatezza rispetto al proprio ruolo, difficoltà nel concentrarsi e nel prendere decisioni, pensieri ricorrenti di morte e suicidio.
In queste circostanze ci si sente responsabili e/o in colpa in di tutto ciò che avviene intorno a noi, ci si sente inutili e inguaribili. In alcuni casi si può soffrire anche di attacchi di panico, caratterizzati spesso dall’improvvisa sensazione di paura di morire e/o perdere il controllo, senso di soffocamento, cardiopalmo, vertigini e tremori. Diagnosi In generale, per arrivare ad una diagnosi, si considera che il paziente presenti almeno cinque dei sintomi standard dei sistemi classificativi internazionali, per almeno un paio di settimane. Tuttavia, anche un numero più ridotto di sintomi, quando persistenti nel tempo, come il senso di vuoto e l’affaticabilità, non andrebbero trascurati e dovrebbero essere portati all’attenzione del Medico Psichiatra per valutare quanto lo spettro dei sintomi depressivi compromette la qualità della vita del paziente. interVenti Due sono i principali strumenti di terapia con cui è possibile trattare la depressione, da utilizzare singolarmente o insieme: la psicoterapia e i farmaci. Quando la forma depressiva è lieve, prima di somministrare i farmaci specifici, a volte può essere utile valutare il funzionamento di una psicoterapia ad orientamento interpersonale o cognitivocomportamentale (efficaci secondo le linee guida internazionali) che nel 30-40% dei casi aiuta molto. La psicoterapia interpersonale è basata sull’assunto che le relazioni interpersonali del paziente giochino un ruolo significativo sia nell’esordio sia nel mantenimento della depressione. Pertanto il cuore della terapia consiste nel combattere l’isolamento sociale,
affrontando problemi irrisolti, prendendo in considerazione conflitti interpersonali. La terapia cognitivo-comportamentale consiste nell’identificare e prendere consapevolezza dei pensieri negativi per rimpiazzarli con pensieri più realistici e positivi: il paziente viene incoraggiato a fare attenzione ai suoi comportamenti e ai pensieri e emozioni associati. Tuttavia, quando il paziente arriva all’osservazione del Medico di Famiglia o del Medico Psichiatra spesso la forma depressiva è già di intensità moderata o grave ed è necessario intervenire prontamente con una terapia farmacologica. farmacoterapia La terapia farmacologica si avvale oggi di molteplici principi attivi, dagli effetti specifici e indicati per le singole e diverse condizioni morbose. Tra i farmaci utilizzati vi sono gli antidepressivi SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), come l’escitalopram e la paroxetina, e gli antidepressivi Triciclici come la nortriptilina, a volte meno tollerati ma più efficaci nelle forme più gravi. Nelle forme depressive miste, molto frequenti, con componenti eccitative dell’umore (disturbi dello spettro bipolare dell’umore) come l’iperaffollamento ideico, l’agitazione psicomotoria e l’irritabilità, va considerato l’uso di stabilizzanti dell’umore, come il valproato. In presenza di ansia e/o insonnia si può aggiungere una benzodiazepina (ad esempio il lorazepam), cha va però utilizzata per un periodo limitato di tempo per evitare rischi di dipendenza. DOTT. ANTONIO CALLARI Medico in Formazione Specialistica in Psichiatria - Università di Pisa
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Il cENSIMENtO dEllE cASE FAMIGlIA SERvE A cONtROllARE GlI AllONtANAMENtI “tROppO FAcIlI”
Case famiglie per bambini business o vero aiuto?
ogni bambino che risiede in una casa famiglia costa dai € 70 ai € 120
AVV. ROSSANA GALLUzzO
U
na questione che merita particolare attenzione, anche in virtù di quanto emerso dalla trasmissione “Le iene” in onda il 29 gennaio scorso, attiene al tema della natura e delle funzioni proprie delle Case Famiglia, con particolare riguardo al sistema che ruota e si sviluppa intorno a queste ultime. Secondo il Decreto n. 308 del Ministero per la Solidarietà Sociale del 21 Maggio 2001 (in conformità con la legge 149/2001 – “Diritto del minore ad una famiglia”,) la Casa Famiglia è una comunità di tipo familiare con sede nelle civili abitazioni, la cui finalità è l’accoglienza di minori per i quali la permanenza nel nucleo familiare sia, temporaneamente o permanentemente, impossibile o contrastante con il progetto di crescita individuale. Essa si caratterizza per l’accoglienza di minori in difficoltà che mediante personale specializzato pongono in essere interventi socio-assistenziali ed educativi, integrativi o sostitutivi della famiglia, previa osservazione e definizione della situazione dei minori e della loro famiglia. Infatti, l’accoglienza dei minori e la previsione dell’ingresso nella struttura anche dei genitori degli stessi è finalizzata al riavvicinamento alla famiglia di origine, giusta elaborazione di un progetto di sostegno sia a livello psicologico che educativo, o nei casi di mancato e/o impossibile recupero, al passaggio in famiglia affidataria o adottiva. Sebbene dunque il ruolo della Case Famiglie è tendenzialmente volto alla salvaguardia dell’interesse psico-fisico del minore ed a donare accoglienza ed
amore ai bambini meno fortunati, in realtà accade troppo spesso che tali permanenze causano maggiori traumi nei più piccoli che rimangono più a lungo di quanto dovrebbero e quindi non di passaggio. In relazione a tale ultimo aspetto, è stato recentemente evidenziato, come la nobile causa sia - a volte - sopraffatta dal business e dagli “interessi di bottega”. Ogni bambino che risiede in una casa-famiglia costa dai 70 ai 120 euro al giorno, retta che viene pagata dai Comuni: soldi pubblici, dunque, erogati fino a quando il bambino resta “in casa”. E così, purtroppo, a volte si cerca di tenercelo il più a lungo possibile. Secondo le ultime stime la media è tre anni, tempo troppo lungo soprattutto se questo tempo sottratto alla vita familiare si colloca nei primi anni di vita, quelli della formazione, e i più importanti per il bambino. Al riguardo, sarebbe auspicabile una forma efficace di controllo sulle case famiglia, attraverso un monitoraggio quantitativo e qualitativo. Quest’ultimo aspetto, è stato trattato dalla com-
missione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza: nel documento si chiede di realizzare un censimento delle case-famiglia, di istituire un registro degli affidamenti temporanei, di monitorare le condizioni dei minori in queste comunità, di render noto il numero di inchieste penali in corso a carico di gestori o operatori di tali strutture e le relative ipotesi di reato, di disincentivare il fenomeno dei cosiddetti «allontanamenti facili» dei minori dalla famiglia d’origine. Il censimento delle case famiglie avrebbe in altre parole lo scopo di controllare eventuali allontanamenti «troppo facili» dai nuclei familiari, e di guisa gli eventuali fiumi di denaro pubblico speso senza trasparenza. In conclusione, al fine di evitare che possano, ancora, verificarsi situazioni come quella oggetto del servizio del noto programma televisivo, sarebbe auspicabile una trasparente regolamentazione del sistema delle Case Famiglia. La regolamentazione, altresì, consentirebbe una maggiore tutela di tutti quegli operatori, educatori e figure professionali che operano con moralità, con rispetto e nell’esclusivo interesse del minore e nonché di tutela per i tutti quei genitori che potrebbero trovarsi a confronto con tali strutture. Cosa fare allora, in caso di dubbi e/o contrasti ahimè frequenti - con la casa famiglia? Rivolgersi immediatamente ad un proprio legale di fiducia nell’esclusivo interesse dei piccoli. Per ulteriori informazioni in merito potete lasciare un messaggio alla redazione.