Comitato Scientifico: Annalisa Di Roma Mohammadjavad Mahdavinejad Giulia Annalinda Neglia Nicola Parisi Attilio Petruccioli Mohamed Saidi
a cura di Giulia Annalinda Neglia
Comitato Scientifico: Annalisa Di Roma Mohammadjavad Mahdavinejad Giulia Annalinda Neglia Nicola Parisi Attilio Petruccioli Mohamed Saidi
a cura di Giulia Annalinda Neglia
Nuovi modelli per gli spazi pubblici delle città mediterranee
1 Atti del Seminario Agopunture Urbane: Il progetto del giardino nelle aree verdi incolte ai margini della città Urban Center di Bitonto, Torrione Angioino, 11 luglio 2016
2 Atti della mostra 30 Giardini Produttivi per Bitonto Urban Center di Bitonto, Torrione Angioino, 11-17 luglio 2016
© Giulia Annalinda Neglia, 2017 giuliaannalinda.neglia@poliba.it
Progetto grafico Nino Perrone
composizione tipografica in Fedra Sans, Fedra Serif, Fedra Display © Peter Bilak, 2001-2006
Stampato da Arti Grafiche Favia 70026 Modugno (BA)
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.
ISBN 978-88-6922-107-1
1a edizione, novembre 2017
Immagine di copertina: 30 Giardini produttivi per Bitonto. Planimetria generale delle aree di intervento
Indice,5
Presentazione
Attilio Petruccioli Abitare la Terra, 8
Introduzione
Giulia Annalinda Neglia
Architettura e paesaggio del giardino produttivo mediterraneo. Verso una nozio ne di sostenibilità, 12 1 Agopunture urbane
Giulia Annalinda Neglia
Forme dell’architettura del giardino produttivo mediterraneo, 20
Pietro Santamaria Biodiversità delle specie orticole della provincia di Bari, 34
Rinaldo Grittani
La fotografia per pensare e costruire i luoghi. Prime riflessioni per Bitonto, 42
Nicola Parisi
Un progetto per il Patto Città / Campagna del Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, 56 2 Giardini produttivi
Giulia Annalinda Neglia
Il progetto dei giardini produttivi mediterranei, 70
La biodiversità - neologismo che contrae la locuzione “diversità biologica” - è l’intera variabilità delle forme di vita (Wilson, 1992).
La biodiversità rappresenta il capitale naturale del Pianeta e costituisce uno dei fattori più importante dello sviluppo sostenibile, inteso come sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Una parte della biodiversità (l’agrobiodiversità) riguarda la diversità dei sistemi agricoli coltivati (agro-ecosistemi) in relazione a tre componenti: 1) specie; 2) geni e combinazioni di geni entro ogni specie; 3) combinazioni di elementi biotici e abiotici che definiscono i diversi agro-ecosistemi. I materiali genetici di origine vegetale che hanno un valore effettivo o potenziale per l’alimentazione e l’agricoltura vengono definiti Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura (acronimo RGV) (ITPGRFA, 2001).
In Puglia esiste una vastissima agro-biodiversità (Elia e Santamaria, 2013), che negli ultimi decenni è stata gravemente minacciata dalle pressioni competitive sulle aziende agricole, tanto da determinare un’importante e progressiva diminuzione di specie e varietà coltivate (Cilardi et al., 2013).
Con il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) 2007-2013, la Regione Puglia finanziò un progetto di ricerca per individuare, raccogliere, identificare e caratterizzare il germoplasma delle vecchie varietà ancora coltivate in Puglia, al fine della sua conservazione. Inoltre, nel 2011 offrì per la prima volta aiuti quinquennali alle aziende i cui conduttori (“coltivatori custodi”) si fossero impegnati a conservare in situ le RGV “minacciate di erosione genetica” ed individuate dallo stesso PSR, e finanziò cinque progetti di ricerca integrati per la biodiversità (fruttiferi, graminacee e leguminose, ortaggi, olivo e vite) finalizzati ad attività mirate (raccolta di risorse genetiche, conservazione ex situ, risanamento, conservazione in situ, caratterizzazione morfologica, agronomica, chimica e genetica e sistemi di identificazione varietale, tenuta di database, ecc.)
2 Poster realizzato dal progetto BiodiverSO con 22 varietà locali di pomodori presenti in Puglia
e azioni di accompagnamento ai fini della conservazione (indagini bibliografiche, studi, diffusione delle conoscenze, redazione di schede morfologiche e pomologiche, ecc.).
Con il PSR 2014-2020, l’Amministrazione regionale ha destinato nuove risorse finanziarie alle azioni già avviate con il precedente PSR, ha rifinanziato i progetti integrati per la biodiversità e punta ora anche alla valorizzazione delle RGV.
Il progetto integrato finanziato dalla Regione Puglia che riguarda l’orticoltura è il progetto “Biodiversità delle specie orticole della Puglia” (BiodiverSO), che coinvolge 15 partner, tra cui le Università di Bari, Foggia e Salento e il CNR di Bari (www.biodiversitapuglia.it).
Con le sue attività di ricerca e divulgazione, il progetto BiodiverSO sta contribuendo a ridurre il tasso di erosione della biodiversità delle specie orticole pugliesi. Alcuni dei risultati del Progetto sono stati inseriti in due libri: “Racconti Raccolti” (Santamaria, 2015) - in cui sono riportate le storie più emblematiche emerse dal campo di ricerca dell’etnobotanica - e “Almanacco BiodiverSO” (Accolti et al., 2015) - che illustra 122 varietà locali o candidate tali con informazioni relative anche alle attività di risanamento da funghi e virus, caratterizzazione e conservazione che sono state svolte. L’Almanacco BiodiverSO comprende 31 specie orticole.
Al primo posto nella graduatoria delle specie con più varietà locali troviamo il pomodoro, seguito da carciofo, cicoria e peperone, rispettivamente, con 28, 12, 8 e 7 genotipi.
La graduatoria delle province di appartenenza delle RGV considerate vede primeggiare Foggia, seguita da Lecce, Bari e Brindisi con 50, 36, 30 e 28 specie o varietà locali.
I comuni più rappresentativi e più interessati sono 34, passando da Peschici, situato più a nord, a Morciano di Leuca, a sud. Il 25% dei comuni da cui derivano le RGV inserite nell’Almanacco BiodiverSO si trova in collina, con Monteleone di Puglia che è risultato quello a più elevata altitudine (825 m s.l.m.).
Dall’Almanacco BiodiverSO emerge il forte legame dell’orticoltura pugliese con il territorio, tanto che il 30% delle varietà locali inserite nella pubblicazione è indicato con il nome del comune o del territorio di provenienza.
Le varietà locali della provincia di Bari Una varietà locale di una coltura che si riproduce per seme o per propagazione vegetativa è una popolazione variabile, comunque ben identificabile e che usualmente ha un nome locale. Non è stata oggetto di un programma organizzato di miglioramento genetico, è caratterizzata da un adattamento specifico alle condizioni ambientali e di coltivazione di una determinata area ed è strettamente associata con gli usi, le conoscenze, le abitudini, i dialetti
7 Poster realizzato dal progetto BiodiverSO con 12 varietà locali di carciofi presenti in Puglia
e le ricorrenze della popolazione umana che l’ha sviluppata e/o continua la sua coltivazione. Le varietà locali si configurano come popolazioni soggette, nello stesso modo delle popolazioni naturali, all’azione combinata di mutazioni, ricombinazioni, fenomeni di migrazione e deriva genetica, selezione (MiPAAF, 2013).
Le varietà locali si sono generalmente evolute in condizioni di bassi input agronomici e la diversità genetica che le caratterizza è estremamente utile per una più pronta e adeguata risposta sia ad eventi ambientali estremi sia a cambiamenti nei criteri selettivi.
Per questo esse possono essere efficacemente impiegate nei sistemi agricoli biologici. Qualche loro esemplare fa bella mostra di sé negli orti familiari, spesso nelle aree periurbane, in alcuni piccoli appezzamenti di terreno molto graziosi. Gli agricoltori o i coltivatori per passione si autoproducono da sé il seme e spesso adottano tecniche di aridocoltura e di protezione antichissime. Sono proprio questi genotipi e queste pratiche agronomiche che dovrebbero essere introdotti negli orti urbani che sempre più spesso arredano le nostre città, perché garantiscono maggiore resilienza e i loro prodotti, oltre che essere più sapidi e buoni degli ultimi ritrovati, sono ricchi di storia e di valori da raccontare alle nuove generazioni. Le specie (e le varietà) recuperate e studiate in provincia di Bari dal progetto BiodiverSO sono: bietola da coste (Bietola barese), carcio fo (Centofoglie di Rutigliano, Locale di Mola, Verde di Putignano, Violetto di Putignano), carota (Carota di Polignano), cavolfiore (Cima di cola), cavolo broccolo (Cima nera), cavolo da foglia (Ca volo riccio), cavolo rapa (Testa di morto), cetriolo (Mezzo lungo di Polignano), cicoria (Catalogna di Molfetta), cima di rapa (Quaran tina, Sessantina, Novantina, Centoventina), cipolla (Cipolla rossa di Acquaviva), fagiolino dall’occhio (Fagiolino pinto, Fagiolino pinto barese, Fagiolino pinto “mezza rama”, Fagiolino pinto di Noci, Fagiolino pinto a metro), melone (Barattiere, Carosello, Me lone d’inverno, Scopatizzo, Tortarello), rucola e ruchetta, zucca (Cucuzza genovese).
Alcune curiosità In un’indagine condotta su 35 varietà di carciofo, il Centofoglie di Rutigliano è risultato il carciofo con il contenuto più elevato di inulina (Di Venere et al., 2005). L’inulina è un polisaccaride di riserva che ha funzione prebiotica; contribuisce a ridurre il tasso di colesterolo e trigliceridi nel sangue e a contrastare l’aumento della glicemia stimolando la secrezione insulinica.
Negli anni Settanta il carciofo Locale di Mola è stato coltivato da gli agricoltori molesi anche nelle aree irrigue di Foggia e Brindisi, nonché nel Metapontino, in Basilicata, dove ancor oggi viene coltivato.
La Carota di Polignano è gialla e viola, oltre che arancione, e viene preferita rispetto a quella che si trova di solito al mercato, perché è
squisita (e ha indice glicemico più basso).
Il Cavolo riccio, diffusissimo in provincia di Bari ma non nelle altre province pugliesi, entra in piatti tradizionali di Natale (a Putignano) e di Pasqua (ad Adelfia).
La Testa di morto (Chepe de murte - la “e” è muta, in dialetto) è una brassicacea di cui consumiamo l’epicotile ingrossato; somiglia ad un cranio quando viene privato delle foglie.
La Cicoria catalogna di Molfetta viene consumata anche come “sopratavola” (gustosa abitudine conviviale pugliese: quando si sta tutti insieme intorno ad una tavola e i bocconi e gli assaggi servono a fare da conduttori di conversazione) ed è ricca di composti bioattivi molto interessanti per la nostra salute.
La cima di rapa è un ortaggio tipico della Puglia; viene coltivato su oltre 4.000 ettari in Puglia quasi tutto l’anno; lo consumiamo in tanti modi ma si esalta con le orecchiette; prima del progetto BiodiverSO non erano state condotte attività di caratterizzazione biochimica e molecolare su questa specie.
La Cipolla rossa di Acquaviva (e lo sponzale), tanto dolce quanto grossa (alcuni bulbi raggiungono anche 1 kg), non fa piangere più di tanto.
Il Fagiolino pinto, detto anche Occiopinto o Fagiolino dall’occhio, per quella sua caratteristica di avere una macchiolina nera sui semi (sull’ilo), è originario dell’Africa e non dell’America come il fagiolo.
Le numerose varietà di melone immaturo (carosello, barattiere, scopatizzo e tortarello), che accompagnano i nostri pasti alla stessa stregua del cetriolo, risultano più croccanti e digeribili rispetto al cetriolo.
I meloni d’inverno una volta si conservavano in camera da letto, sotto il letto.
Conclusioni
Cos’altro aggiungere in questa breve esposizione? Le varietà locali sono delle delizie di sapori. Un cantico di ricordi e di saperi che gli agricoltori più anziani raccontano continuamente ai ricercatori del progetto BiodiverSO durante le esplorazioni sul territorio pugliese. Questi agricoltori custodi noi li abbiamo chiamati Biopatriarchi. A loro abbiamo dedicato una sezione del sito web www.biodiversitapuglia.it. Con loro si potrebbe avviare una bella collaborazione per arricchire i nostri comuni di orti urbani in cui, ovviamente, noi preferiremmo che fossero coltivate le loro varietà locali.
Ringraziamenti
Lavoro svolto nell’ambito del progetto “Biodiversità delle specie orticole della Puglia (BiodiverSO)” intervento finanziato dall’U nione Europea ai sensi della Misura 10.2.1 PSR Puglia 2014-2020, “Progetti per la conservazione e valorizzazione delle risorse gene tiche in agricoltura”.
Accogli R., Conversa G., Ricciardi L., Sonnante G. e Santamaria P., Almanacco BiodiverSO. Biodiversità delle specie orticole della Puglia (Bari, 2015)
Cilardi A., Laghetti G., La Notte P., Trotta L., Valentino G. e Venerito P., “La biodiversità agraria: motivi della sua scomparsa, ragioni della sua tutela” in: Trotta L., La biodiversità delle colture pugliesi (Bari, 2013), pp. 10-43
Elia A., Santamaria P., “Biodiversity in vegetable crops, a heritage to save: the case of the Puglia Region” Italian Journal of Agronomy, 8 (1/2013), pp. 21-34
Di Venere D., Linsalata V., Pace B., Bianca V.V., Perrino P., “Polyphenol and inulin content in a collection of artichoke” Acta Horticulturae, 681, 2005, pp. 453-460
Itpgrfa (International Treaty for Plant Genetic Resources for Food and Agriculture), Trattato Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali per l’Alimentazione e l’Agricoltura. 31a Sessione della Conferenza FAO. Risoluzione 3, Roma 3 novembre 2001
MiPAAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), Linee guida per la conservazione e la caratterizzazione della biodiversità vegetale, animale e microbica di interesse per l’agricoltura. Piano Nazionale sulla Biodiversità di Interesse Agricolo. INEA (Roma, 2013)
Santamaria P. (a cura di), Racconti Raccolti. Storie di biodiversità degli ortaggi pugliesi (Bari, 2015)
Wilson E.O., The Diversity of Life (Cambridge, MA, 1992)