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editoriale
Alea News, Dicembre 2013
di Maurizio Beraldo In questo numero abbiamo inserito un lungo e interessante articolo sui cambiamenti nelle strategie di marketing nel tempo dei social networks, che investono non solo il classico btc ma anche il btb. Già da tempo si parla dell’immateriale come valore aggiunto di un prodotto o di un servizio, e della crescente importanza rispetto alla parte materiale; dopo è arrivata la new economy come nuova frontiera nel mondo del btc, era sufficiente avere qualcosa che terminasse per .com e il business prendeva il volo; ed infine, i social networks, piazza virtuale attorno alla quale aprire nuovi punti vendita. L’articolo di Federico Rossi illustra come questi passaggi devono essere assimilati per affrontare il mondo dei social networks, con i quali tutti sono costretti a relazionarsi, anche le aziende lungo due versanti, da una parte propongono prodotti o servizi nel mercato, dall’altra vedono circolare in rete i giudizi su quanto stanno vendendo: è possibile forse declinare tutto questo con l’interrogativo classico, cosa fare per aumentare le vendite ? Nuove parole assumono importanza per le strategie commerciali: “dall’io al noi”, “persona-cliente”, “condivisione”, “coinvolgere”, abbastanza per un buon cambiamento di filosofia: un’azienda, seguendo questi paradigmi, dovrà essere più aperta verso l’esterno. Continua a ospitare le notizie provenienti dagli incubatori che hanno accolto l’invito, la rubrica Imprese nuove: i successi delle start ups nate con il supporto di queste realtà sono riconosciuti anche all’estero, i casi presentati riguardano il mondo del web e questo fa sperare perché il nostro paese non sia solo un consumatore di prodotti altrui in questo nuovo mercato dell’ICT.
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Sommario Social media e aziende btb: un binomio possibile ?, di Federico Rossi
Imprese nuove iPoint Trentino: il luogo ideale per la nascita, crescita e innovazione del tuo business, di Elena Andreolli e Paolo Tonon, Trentino Sviluppo L’etichetta non ha più segreti, di Francesca Iannelli, AREA Science Park, Trieste MQUADRO s.r.l: una success story di una impresa insediata in BIC Incubatori FVG S.p.A, BIC Incubatori FVG S.p.A Spin-off della ricerca: sono 40 gli aspiranti ricercatori selezionati dal progetto RE_SEED, di Francesca Pozzar, Friuli Innovazione L’Italia vince il Webit di Istanbul con Intoino, la start up “gioiello” di I3P, di Mariachiara Giacosa, I3P, Torino Start Cube, incubatore universitario d’impresa, di Emiliano Fabris, Start Cube Piccole aziende crescono, di Manuela Frasnelli, TIS innovation park
InALEA Memorial Maurizio Bortali, hanno preso il via i primi project works, di Angela Marigo, Fondazione Università Ca’ Foscari Comitato dei Presidenti di Club Ca’ Foscari Alumni: Stefano Bianchi eletto vice presidente, dalla Redazione ALEA Ca’ Foscari
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Social media e aziende btb: un binomio possibile ? di Federico Rossi, Strategic Planner, Sintesi Comunicazione f.rossi@sintesicomunicazio ne.it
Social media e aziende btb, un binomio possibile? Domanda secca, risposta secca: si. Anzi, non solo possibile ma necessario. Qualcosa è cambiato nella comunicazione btb Negli ultimi anni la comunicazione delle imprese industriali e btb è cambiata in modo sostanziale. Un cambiamento dovuto a un’evoluzione radicale delle condizioni di contesto che ha portato a una conseguenza ferale: la sempre più rapida imitabilità dei prodotti. L’abbassamento delle barriere tecnologiche, la globalizzazione e la facilità di accesso e condivisione delle informazioni legato a internet hanno fatto perdere forza a quello che da sempre ha rappresentato l’elemento centrale di una strategia di marketing industriale, il prodotto appunto. La più immediata conseguenza è stata che la qualità e le prestazioni tecniche sono passate da essere un punto di arrivo, il traguardo di un piano di investimento e sviluppo, a mero punto di partenza. Gli elevati standard prestazionali e di qualità non sono più un elemento differenziale ma la conditio sine qua non per entrare nell’arena competitiva. Oggi il prodotto, da solo, non è più in grado di garantire un vantaggio competitivo duraturo nel tempo. L’area “ricerca e sviluppo” resta fondamentale ma non può più dormire sonni tranquilli, il ciclo dell’imitabilità ormai è troppo rapido per fermarsi e godere dei propri successi. In questa situazione, le aziende devono quindi trovare qualcosa di nuovo sul quale basare la propria inimitabilità. E questo qualcosa va cercato nel dna profondo dell’impresa, in quel mix peculiare di elementi unici che spaziano dalla mission alla visione, dallo stile
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Alea News, Dicembre 2013 imprenditoriale all’approccio al mercato, dall’organizzazione alle persone, dalla reputazione all’immagine. Il tutto riassumibile in un solo concetto: marca. E così il prodotto assurge a nuova vita. Non più solo qualcosa di freddo in grado di soddisfare esclusivamente un’esigenza tecnica o uno standard prestazionale ma un prodotto di marca in grado di racchiudere ed esaltare tutti gli elementi intangibili che ci stanno dietro, che stanno dentro l’azienda e che non emergono da una scheda o da una tabella tecnica. Dal cervello al cuore, la persona al centro Il marketing e la comunicazione delle aziende btb cambiano perché cambia la percezione che si ha del cliente. Non più un “cervello” da convincere e persuadere con la razionalità, con il dato tecnico, con il prodotto ma anche un cuore da sedurre e far innamorare, con l’emozione, con l’esperienza, con la marca. Cambia quindi il focus. Non più solo il prodotto (che ovviamente resta la star perché comunque alla fine si vendono quelli) ma le persone. Dietro un direttore tecnico, un direttore di stabilimento, un responsabile degli uffici acquisti non c’è una fredda macchina calcolatrice ma una persona con le sue emozioni, con il suo percepito, con il suo vissuto. E a queste persone bisogna parlare. Cambiano quindi gli stilemi comunicativi. La razionalità e l’emozione non vengono più viste come due direttrici in contrapposizione (con la seconda assolutamente bandita) ma come due elementi da bilanciare in modo equilibrato perché il nostro interlocutore va convinto con il prodotto ma va sedotto anche toccando leve più intime e personali. Concetti tipici come quelli della sicurezza e dell’affidabilità non devono più essere ristretti nell’ambito della prestazione tecnica ma devono essere estesi sul piano dei rapporti tra aziende e dietro le aziende ci sono sempre e comunque le persone. E spesso è anche una questione di feeling, di fiducia, di reputazione. Se l’asse della comunicazione si sposta dal prodotto al prodotto di marca, dal materiale all’immateriale, il tutto mettendo al centro la persona-cliente, la E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Dicembre 2013 conseguenza più immediata è che tutti i momenti di contatto (off-line e on-line) sono fondamentali. La leadership quindi non si dimostra solo con i prodotti e la qualità percepita dipende anche da come viene comunicata. Anche nella comunicazione btb forma e sostanza diventano elementi indivisibili. La persona al centro anche nel digitale Se mettiamo al centro della nostra strategia di comunicazione la relazione con la persona-cliente (e più in generale con tutti gli stakeholders aziendali) e partiamo dal presupposto che questa relazione può svilupparsi sia in forma tradizionale (contatti commerciali, fiere, etc.) sia in forma virtuale ecco che la definizione di una strategia digital diventa un passaggio necessitato anche per le aziende industriali e btb. Un nuovo ruolo per il sito internet Fino a pochi anni fa l’approccio digitale di queste aziende era limitato al sito internet. Uno strumento attivato più per moda/necessità (“ce l’hanno tutti, facciamo un paio di pagine anche noi”) che per rispondere a un reale piano strategico. Internet si limitava a essere una vetrina aziendale ovvero una mera trasposizione on-line del catalogo prodotti. Oggi una strategia digital richiede una visione diversa che abbraccia non solo il sito ma anche il mondo social, e nell’ultimo periodo, anche le APP. Tenendo conto anche di un aspetto fondamentale: che ormai l’accesso al mondo digitale avviene sempre più spesso da device mobili. Ovvero la porta digitale sull’azienda può essere aperta in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. L’approccio al sito internet quindi è cambiato in modo drastico. L’importante non è più solo far arrivare l’utente (o meglio il potenziale cliente) sulle nostre pagine, l’importante è farlo tornare con una certa periodicità. Da qui la prima sostanziale evoluzione. Il sito non deve più essere una vetrina autocelebrativa e commerciale ma deve diventare anche uno strumento di servizio e di diffusione di cultura settoriale. L’utente deve trovare valore.
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Alea News, Dicembre 2013 L’azienda deve quindi cambiare il punto di vista: definire contenuti utili per l’utente e non solo in grado di promuovere l’azienda. Il sito diventa così uno strumento in grado di creare reputazione e rafforzare un posizionamento di leadership. I social network: e la comunicazione non fu più la stessa… anche nel btb Con l’avvento dei social network la prospettiva si evolve ulteriormente. I social network rappresentano la soluzione naturale all’evoluzione del contesto in quanto rispondono in modo quasi automatico alla necessità di mettere al centro le relazioni personali, di ipersegmentare il mercato, di utilizzare canoni di comunicazione informali, di emozionare, di creare coinvolgimento e di alimentare quella bidirezionalità sempre più richiesta da un cliente che vuole essere protagonista e vuole entrare in modo concreto nei processi aziendali. Una corretta gestione dei social network permette di creare valore per l’utente, rafforzare il posizionamento, migliorare la reputazione, accrescere la notorietà, diffondere fiducia e sviluppare l’esperienza. Tutti elementi fondamentali in una moderna strategia di marketing, di qualsiasi settore. La prima obiezione avanzata dalle aziende industriali verso i social network è legata a un errato posizionamento di queste piattaforme. La percezione è quella che i social siano ambiti prioritariamente appannaggio dei giovani. I dati invece mostrano una realtà diversa. Se prendiamo ad esempio Facebook, scopriamo che il social network per eccellenza coinvolge oltre un miliardo di persone e di queste 24 milioni sono italiani. Il dato più sorprendente è che di questi 24 milioni il 68% ha un’età superiore ai 25 anni e quindi fa riferimento a persone adulte e già professionalizzate (fonte www.facebook.com/ads). Questo non vuol dire che Facebook debba diventare automaticamente una piattaforma da utilizzare sempre e comunque (anche perché le dinamiche di utilizzo da parte degli utenti sono chiare e non sempre sono totalmente coerenti con gli obiettivi di comunicazione e il posizionamento aziendale) ma sicuramente deve essere un canale preso in considerazione perché il nostro target è anche là, discute, si relaziona e probabilmente parla anche di noi.
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Alea News, Dicembre 2013 Una piattaforma che deve essere sicuramente presa in considerazione è invece Linkedin, il social network dei professionisti che conta circa 250 milioni di utenti su scala mondiale e circa 4 milioni in Italia. Questa piattaforma, nata appositamente per i profili professionali, permette di profilare il target in modo molto puntuale, utilizzando parametri qualitativi molto significativi sul piano del business. Tramite Linkedin si può creare un punto di collegamento diretto, dinamico, e bidirezionale con un target puntualmente individuato (e misurabile). Per sfruttare al massimo le potenzialità di interazione non ci si dovrà limitare alle funzionalità tipiche (presentazione aziendale e bacheca). Linkedin permette l’attivazione di gruppi di discussione ovvero di tavoli virtuali (ai quali far partecipare le proprie connections ma cercando anche di sfruttare l’effetto virale) all’interno dei quali l’azienda potrà avviare e moderare una discussione di natura esclusivamente tecnica consolidando presso i partecipanti il proprio ruolo di leadership tecnologica e di know how ma allo stesso tempo acquisendo valutazioni, spunti e suggerimenti utili per il proprio business. Un esempio di quanto i social network possano incidere sulla reputazione di un brand ci viene da una case history che ha fatto storia e che coinvolge Dave Carroll. Dopo un viaggio non fortunato con la compagnia aerea United, il noto cantautore americano volle denunciare la scarsa attenzione della compagnia verso i propri clienti, nel caso specifico a seguito della distruzione della sua chitarra caricata in stiva, componendo una canzone ad hoc e caricando il video su youtube. Il risultato fu sorprendente. La clip ottenne nei primi tre giorni oltre 4 milioni di visualizzazione (ad oggi sono circa 15 milioni). Il correlato crollo della reputazione della United si riflesse con una flessione del titolo in borsa del 10%: una perdita di circa 180 milioni di dollari a fronte di una chitarra dal valore di 3.500 dollari e soprattutto a fronte di una gestione relazionale del reclamo che avrebbe semplicemente richiesto più attenzione alla persona e meno alle procedure. Suggerimenti pratici per la gestione dei social network: come cambia il paradigma comunicativo Senza soffermarci troppo sulle singole piattaforme può essere utile in questo contesto condividere qualche suggerimento concreto su come gestire i social network.
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Alea News, Dicembre 2013 Prima di tutto bisogna focalizzare gli elementi fondanti del cambio di paradigma comunicativo. Rispetto alla comunicazione tradizionale si passa dall’io al noi. Ovvero il focus non è più sull’azienda che si apre e comunica in modo unilaterale verso l’esterno ma sul binomio azienda-cliente con ambedue i soggetti che interagiscono in un circolo virtuoso. Si passa dalla centralità del prodotto alla centralità della marca e della relazione. Il prodotto è solo una delle leve attivabili. L’importante non è creare occasioni commerciali sporadiche ma creare un nuovo senso di appartenenza sul quale fondare una relazione di business duratura nel tempo e fondata sulla fiducia verso un sistema aziendale. Si passa dalla pubblicità all’esperienza. Non si comunica più con il fine persuasivo ma cercando di dare suggerimenti e condividere appunto esperienze (anche quelle negative). L’azienda non è più un punto di distribuzione di informazioni, soprattutto tecniche, ma diventa un driver di pieno coinvolgimento con l’ambiente esterno; confrontandosi sul piano informativo e acquisendo in modo trasparente e democratico le indicazioni e le critiche che arrivano dal mercato. Suggerimenti pratici per la gestione dei social network: piattaforma e contenuti Una strategia social si fonda su due aspetti imprescindibili. Il primo è sicuramente di natura tecnologica. Bisogna selezionare le piattaforme in modo coerente con i target e gli obiettivi di comunicazione e bisogna saperle gestire al meglio. Ma il vero punto nodale sono i contenuti che devono essere di qualità e di valore per l’utente e che devono essere segmentati in modo puntuale in funzione del pubblico social. L’azienda deve essere pronta a uno switch filosofico: la condivisione. I contenuti di valore sono quelli che spesso coinvolgono aspetti di know how e di esperienza (tecnica, tecnologica, di mercato). Non vuol dire che bisogna pubblicare i segreti industriali ma non bisogna neanche aver paura di aprirsi. Tanto il concorrente sa già (quasi) tutto. La condivisione è il futuro. E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Dicembre 2013 La gestione dei social richiede due modalità di azione imprescindibili: velocità e costanza. In internet le informazioni corrono veloci e hanno un ciclo di vita brevissimo. Bisogna quindi aggiornare i social e il sito appunto in modo costante e rapido. Non farlo non solo equivale a non avere una strategia digital (quindi rendendo inutili le piattaforme) ma vuol dire trasmettere un’immagine altamente negativa di scarso dinamismo e attenzione al cliente. Per un’azienda btb le metriche di valutazione sono diverse rispetto a quelle btc. Quindi non bisogna preoccuparsi del numero di “like” sulla pagina. Meglio pochi fans ma altamente profilati. Meglio pochi fans che però interagiscono. Nei social “le bugie hanno le gambe ancora più corte”. La condivisione e l’elevato numero di soggetti coinvolti fanno emergere spesso e velocemente la realtà per quello che è. Quindi l’azienda va raccontata in modo trasparente senza “mentire”. Il pubblico va ascoltato e le critiche accettate, senza cancellare o voler aver ragione sempre e comunque. Bisogna rispondere tempestivamente senza “supponenza” in quanto i social appiattiscono le posizioni: azienda e utenti sono sullo stesso piano, senza formalità o sovrastrutture. Oltre alla condivisione l’altra “parola magica” è coinvolgere. Una strategia social vincente deve puntare a coinvolgere il proprio pubblico attivandolo prima nel mondo virtuale e poi nel mondo reale (con le occasioni di business concrete). Ma per essere realmente vincente la strategia social deve coinvolgere l’azienda a tutti i livelli e non può restare confinata nel pensiero e nelle azioni di pochi. Quindi nessuna scusa. Tutti i prodotti e tutte le aziende sono interessanti. Tutte le aziende btb hanno contenuti da condividere. Tutte le aziende btb hanno fans potenziali. Quindi cosa aspettiamo?
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iPoint Trentino: il luogo ideale per la nascita, crescita e innovazione del tuo business di Elena Andreolli e Paolo Tonon, Divisione Sviluppo Innovazone – Trentino Sviluppo. Foto di Paolo Pedrotti, Archivio Trentino Sviluppo
«Indubbiamente questa crisi economica ha fatto emergere e riscoprire l’importanza delle start up, del loro ruolo nel veicolare l'innovazione, nel creare posti di lavoro qualificati e nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi. In Italia, ma ciò vale anche per il Trentino, ci sono ancora molte potenzialità inespresse, che si scontrano con i tempi della burocrazia e il mare di difficoltà legate all’avvio di impresa», ha commentato Antonietta Tomasulo, consigliere delegato a capo della Divisione Sviluppo e Innovazione di Trentino Sviluppo, all’evento di inaugurazione, giovedì 5 dicembre a Rovereto, dei nuovi spazi di iPoint Trentino. L’ecosistema dell’innovazione di impresa in Trentino è stato completato da un nuovo tassello, uno spazio concepito per chi vuole lanciare una nuova impresa, sviluppare o innovare la propria o lanciare un nuovo progetto: l’iPoint Trentino.
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Non è solo un luogo fisico di coworking dove gli imprenditori possono sviluppare la loro iniziativa, ma molto di più. La “i” sta per Impresa, Individuo, Integrazione, Idea, Interazione. L’iPoint, quindi, vuole essere un sistema di promozione, integrazione e veicolo che propone percorsi, servizi e strutture per supportare la nascita e l’innovazione di impresa non seguendo proposte standard ma individuando per ogni diversa realtà una soluzione mirata ed efficace. Lo sviluppo di impresa non avviene soltanto per via diretta, attraverso la formazione imprenditoriale, il tutoraggio, il coaching ed i servizi specialistici ma anche e – forse – soprattutto in modo indiretto. La condivisione di spazi fisici, il confronto quotidiano, la realizzazione di eventi e la promozione di contatti ed opportunità assumono un’importanza strategica come moltiplicatore per il successo e la sostenibilità dell’impresa. Quattro sono i driver su cui si basa l’offerta dell’iPoint: spazi dedicati, servizi specialistici e formazione imprenditoriale, supporto finanziario e networking. Per quanto riguarda gli spazi gli aspiranti imprenditori possono trovare un luogo dove far crescere la propria idea di impresa in un ambiente stimolante di condivisione e contaminazione tra startupper, imprenditori, professionisti e tutor. Sono a disposizione postazioni attrezzate o uffici singoli con una serie di servizi accessori che spaziano da sale riunioni al servizio di accoglienza, da mensa e bar alla pulizia degli spazi. I servizi specialistici si articolano su più fronti. La formazione imprenditoriale in management e business development è offerta tramite e-learning, workshop, E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Dicembre 2013 percorsi tematici e incontri mirati con l’aspirante imprenditore. Sono attivabili inoltre servizi di tutoraggio personalizzati svolti da senior manager affermati (Aquile Blu) o selezionati professionisti esperti. Sono inoltre disponibili desk informativi specializzati per informazioni sugli incentivi provinciali, la proprietà intellettuale e l’internazionalizzazione. I percorsi progettati nell’iPoint Trentino accompagnano l’imprenditore anche verso gli strumenti migliori per sostenere e fare crescere la propria iniziativa con bandi di seed money per l’avvio di iniziative imprenditoriali e gli incentivi della Provincia autonoma di Trento. Non vanno tralasciati i servizi di consulenza e accompagnamento alla ricerca di capitali dai soggetti più idonei in base al progetto, siano essi banche, finanziatori privati o industriali. Infine la possibilità di networking, oggi senza dubbio uno dei fattori chiave per il successo nel business, è favorita dalla stretta sinergia tra i percorsi iPoint e una serie di importanti realtà operanti sul territorio. Infatti Trentino Sviluppo gestisce sei incubatori di impresa (BIC), è collegata a due acceleratori (Techpeaks per le realtà digitali e Industrio per le attività nei settori hardware), collabora con due poli dell’innovazione (per la meccatronica il Polo della Meccatronica e Progetto Manifattura per il settore green) e controlla il Distretto del porfido e ARCA, attiva nel settore del legno. Tutte realtà concentrate nel piccolo ma ricco territorio Trentino. Trentino Sviluppo con l’iPoint si pone quindi come veicolo di opportunità, rispetto al contesto territoriale, nazionale ed internazionale, per accompagnare le imprese verso la competitività e lo sviluppo. È un ulteriore segnale della voglia di investire sull’innovazione e la sostenibilità, che da sempre sono un punto di forza di questa dinamica regione.
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L’etichetta non ha più segreti GeniusFood è una nuova app per consumatori informati sviluppata dalla startup GeniusChoise che fornisce informazioni supplementari sulla composizione degli alimenti. di Francesca Iannelli
Per difenderci da allergie o intolleranze, per seguire un particolare regime alimentare o semplicemente per il gusto di sapere esattamente cosa mangiamo, sono molte le informazioni che dovremmo conoscere quando riempiamo il carrello della spesa. Parametri che diventano veri e propri vincoli quando determinate sostanze sono potenzialmente dannose per la nostra salute. Le etichette non sono sempre chiare, talvolta nascondono dettagli sulla composizione dei cibi che sarebbe meglio acquisire, in modo da avere il quadro completo sugli ingredienti da evitare. La tecnologia ora ci viene in soccorso con un'app per smartphone e tablet che consente una spesa consapevole. L’applicazione si chiama GeniusFood ed è un servizio gratuito che assiste il consumatore durante gli acquisti. Sviluppata grazie alla collaborazioni con esperti nutrizionisti e informatici, GeniusFood è un prodotto di GeniusChoise, startup nata all'interno di Innovation Factory, l’incubatore di AREA Science Park. L’app permette di individuare la presenza di un ingrediente o di una classe/combinazione di ingredienti indesiderati, offrendo una lista di prodotti alternativi compatibili con le richieste alimentari del consumatore. La risposta arriva in modo sicuro e rapido: una volta scaricata l’applicazione e operata una selezione tra le preferenze indicate (intolleranza al lattosio, al glutine, alle uova, allergia agli arachidi, ai crostacei, al pesce, alle proteine del latte vaccino, nessuna intolleranza o allergia), è sufficiente inquadrare il codice a barre del prodotto con la fotocamera dello smartphone e attendere che sul display compaia l’icona che indica la presenza o meno di compatibilità. “L’idea è nata due anni e mezzo fa nell’ambito del Master in Complex Action della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste – racconta Barbara Codan, giovane imprenditrice ed ex ricercatrice, tra i fondatori della startup – abbiamo deciso di accogliere una sfida: aiutare coloro che sono soggetti a
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Alea News, Dicembre 2013 restrizioni alimentari a fare la spesa in modo rapido senza necessariamente dover leggere l’etichetta di un dato prodotto”. Per dare un’idea dell’impatto di GeniusFood può avere, si consideri che 1-2 milioni di Italiani sono affetti da allergie alimentari e oltre 10 milioni da intolleranze. ”Quello che accade - aggiunge la neo imprenditrice - è che un consumatore che deve evitare per ragioni di salute alcuni alimenti acquista sempre gli stessi prodotti e quindi spesso rinuncia alle offerte che in alcuni caso potrebbero costituire un’alternativa valida”. A oggi l’applicazione, disponibile sia versione Android che iOS, è in grado di analizzare restrizioni alimentari che coprono l’85% delle allergie e intolleranze. A breve saranno disponibili altri due profili dedicati a vegetariani e vegani, in grado di segnalare la presenza di ingredienti di origine animale. Al momento i prodotti riconosciuti da GeniusFood sono circa il 70% di quelli sugli scaffali di un supermercato medio/grande. Il servizio punta ad aprirsi un mercato nella grande distruzione organizzata e tra i produttori alimentari più sensibili, nel loro posizionamento, ad un rapporto di trasparenza e fiducia con i consumatori. “Abbiamo lavorato al database per oltre due anni e ora l’applicazione è pronta a beneficio di consumatori, di produttori alimentari e punti vendita” conclude Barbara Codan. A pochi mesi dalla sua uscita, GeniusFood ha già riscosso grande interesse, tanto da essere stata finalista dello SMAU MOB APP AWARDS 2013. GeniusChoice www.geniuschoice.it
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MQUADRO s.rl. : una success story di una impresa insediata in BIC Incubatori FVG S.p.A
Ufficio Relazioni Esterne info@incubatori.fvg.it
MQUADRO S.r.l è una delle oltre 210 start-up e spin-off che BIC Incubatori FVG S.p.A. ha accompagnato negli anni. La società viene fondata da un gruppo di giovani ingegneri, che, con precedenti esperienze acquisiti nel settore industriale ed informatico, decidono nel 2008 di mettersi in proprio e l’anno successivo la spin-off industriale si insedia nell’Incubatore di Trieste. Oggi MQUADRO (www.mquadro.net), capeggiata da Marco Alessandris, diventata una azienda specializzata nello sviluppo, integrazione e produzione sistemi professionali embedded per la localizzazione, il monitoraggio ed posizionamento di persone, mezzi mobili ed asset (acquisizione di dati mobilità).
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I dispositivi, progettati dal team di ingegneri dell'azienda, vengono interamente prodotti in Italia e tra i clienti di maggiore importanza la società può annoverare nomi prestigiosi quali SAIPEM S.p.A., British Telecom Italia S.p.A., la Direzione Regionale della Protezione Civile della Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia, la NET S.p.A.. Nel corso degli anni, alla fornitura dei sistemi hardware, l'azienda ha affiancato anche una serie di servizi web-based per soddisfare le esigenze dei clienti che preferiscono acquisire pacchetti "ready-to-use" gestibili come costi variabili, invece che investire in costose infrastrutture interne dai costi fissi più impegnativi. I campi in cui vengono impiegati le soluzioni, sia hardware che software, realizzate da MQUADRO sono molteplici: dal fleet management e la logistica alla localizzazione e comunicazione tramite dispositivi multifunzione E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Dicembre 2013 (posizionamento e lettura codici a barre); dal “personal tracking”, con l’impiego di dispositivi compatti di localizzazione, via Gsm e Satellitare per applicazioni di sicurezza, protezione civile ed assistenza alla persona, al “industrial monitoring/asset” con dispositivi per la localizzazione di impianti e telemetria. Infine, una ulteriore e importante area in cui MQUADRO opera, è quello del “traffic and parking” e il team della società ha sviluppato soluzioni innovative e sistemi intelligenti per la gestione del traffico e dei parcheggi nelle zone urbane.
In questi primi anni di attività e di presenza all’interno dell’Incubatore, MQUADRO S.r.l. è diventata dunque una realtà che spazia tra i settori dell'Industria (Oil&Gas), dell' Ambiente, della Sanità e della Sicurezza e, per BIC Incubatori FVG S.p.A, un case-study di successo.
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Spin-off della ricerca: sono 40 gli aspiranti ricercatori selezionati dal progetto RE-SEED L’iniziativa di alta formazione, finanziata dal Fondo Sociale Europeo, vuole creare nuovi sbocchi occupazionali per giovani ricercatori del Friuli Venezia Giulia. di Francesca Pozzar, Friuli Innovazione francesca.pozzar@friulinno vazione.it
RE-SEED è una delle iniziative per stimolare la nascita di start up che Friuli Innovazione ha attivato nel 2012 nell’ambito del proprio incubatore certificato d’impresa Techno Seed, finanziata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia attraverso il Fondo Sociale Europeo POR FSE 2007-2013. Gli altri partner sono l’Università di Udine (capofila), e la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Il progetto, i cui obiettivi principali sono la valorizzazione della conoscenza e la crescita della competitività del territorio, vuole dare ai giovani residenti o domiciliati in Friuli Venezia Giulia con un livello di istruzione avanzato (post laurea, con esperienza nell’ambito della ricerca), l’opportunità di mettere a frutto i risultati scientifici del proprio lavoro accademico, aiutandoli e spingendoli a dar vita a imprese ad alto valore aggiunto. Le attività condotte con RE-SEED sono infatti incentrate nell’offerta di un supporto specifico alla creazione di imprese spin-off che possano valorizzare in termini economici il know-how e le tecnologie sviluppate in ambito accademico in Friuli Venezia Giulia. Tante le idee di business candidate nella fase di selezione, da poco conclusa. Tra queste sono stati scelti 40 aspiranti imprenditori che, singolarmente o in gruppo, hanno presentato 24 idee di impresa, un numero che ha abbondantemente superato le 15 iniziali previste. I giovani selezionati (quasi il 50% sono donne, sintomo di un progressivo raggiungimento della parità di genere anche nelle iniziative a sostegno dell’imprenditoria) hanno proposto soprattutto idee che riguardano l’erogazione servizi nel settore dell’extended ICT, dallo sviluppo di app a nuovi sistemi per la trasmissione dati attraverso lo streaming. Oltre alle tecnologie dell’informazione, gli altri settori di riferimento dei progetti selezionati
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Alea News, Dicembre 2013 dal comitato tecnico-scientifico sono l’ambito biomedicale, le energie rinnovabili e l’ambiente. Tra i profili selezionati, tutti giovani virtuosi con curriculum di alto livello, ce ne sono molti che hanno partecipato anche al premio Start Cup 2013 FVG arrivando tra i primi 10 della fase regionale: tra questi in particolare, c’è anche chi si è distinto arrivando tra i vincitori delle quattro idee più innovative. Ai partecipanti selezionati da RESEED, è stato fornito un percorso personalizzato di formazione imprenditoriale composto da seminari, attività formative e consulenze personalizzate con esperti, utili per lo sviluppo del proprio business plan e per acquisire tutte le competenze necessarie alla creazione e gestione di una nuova impresa. I percorsi didattici proposti mirano all’acquisizione di competenze specifiche e al potenziamento della cultura imprenditoriale sul territorio; molto apprezzate nei seminari, sono state le tematiche relative al web 2.0, alla tutela della proprietà intellettuale, agli aspetti fondamentali del marketing e della comunicazione d’impresa e in ultimo, ma non meno importante, l’elaborazione del business plan e la ricerca di finanziamenti. Grazie alla partnership congiunta tra enti di ricerca e di alta formazione del territorio - Università di Udine e SISSA – e Friuli Innovazione con Techno Seed che vanta una competenza certificata nel supporto alla creazione di start up, il progetto RE-SEED è un’iniziativa che mette in campo le migliori professionalità per la creazione di sbocchi occupazioni per giovani qualificati, contribuendo allo sviluppo del sistema economico e sociale. www.re-seed.it
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Start Cube, incubatore universitario d’impresa di Emiliano Fabris, Start Cube emiliano.fabris@startcube.it
Al giorno d’oggi le iniziative a supporto dello start up di impresa nel nostro territorio sono molteplici: dalle business idea competition, ai co-working, agli incubatori di impresa fino ad arrivare ai network di investitori informali. Queste iniziative nascono da una duplice esigenza: la valorizzazione di un territorio da sempre permeato da una forte cultura imprenditoriale e la necessità di cambiamento e rinnovamento del sistema impresa. L’obiettivo che accomuna i diversi progetti, infatti, è quello di accompagnare una buona idea di impresa dalla sua nascita alla sua realizzazione, ripopolando il nostro territorio con nuove eccellenze imprenditoriali che siano in grado di essere competitive nel mercato e si inseriscano in settori con trend di crescita positivi (green economy, l’healthcare, l’ICT, il digital manufacturing, biotech, etc..). Lo startupper, promotore di una nuova idea di impresa, solitamente, è molto competente sotto il profilo tecnico, ma risulta però inesperto sotto il profilo manageriale e commerciale. Per questo motivo è nato Start Cube, una struttura capace di accompagnare i neoimprenditori nel percorso di crescita e strutturazione della start up nei primi anni di vita. L’incubatore Universitario di impresa occupa una posizione centrale nell’ecosistema veneto a supporto dell’innovazione e delle start-up ed essendo tra le prime iniziative che sono nate nel territorio dimostra una consolidata esperienza nella valutazione e nella comprensione delle necessità connesse al mondo delle “start-up” e degli spin-off universitari. Offrendo non solo spazi di lavoro, ma anche consulenze e formazione da parte di uno staff esperto, Start Cube, fornisce agli startupper un supporto completo in base al tipo di progetto di impresa e al background del team proponente.
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Una breve presentazione Start Cube nasce nel 2004 grazie alla volontà dell’area di trasferimento tecnologico dell’Università di Padova ed è interamente sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Ad oggi ha ospitato più di 40 start up e ha creato più di 164 posti di lavoro. L’incubatore si presenta come la naturale prosecuzione del Premio Start Cup Veneto, la business plan competition, che è annualmente organizzata dall’Università di Padova in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università di Verona, finalizzata alla promozione e alla nascita di nuove start up provenienti dall’ambiente universitario e non solo. Cosa Offre? Una start up che viene ospitata all’interno dell’incubatore riceve spazi, attrezzature e servizi a condizioni agevolate, allo scopo di ridurre gli oneri derivanti dall’avvio dell’attività e di essere supportata nelle decisioni più critiche Chi può entrare? Start Cube è aperto a persone fisiche (liberi professionisti) e ad aziende costituite o in via di costituzione, che si caratterizzino per l’innovatività del prodotto o del servizio oggetto dell’attività d’impresa. I servizi L’incubatore funge da vero e proprio acceleratore del cammino d’impresa prevedendo due pacchetti nella sua offerta: l’incubazione reale, che offre, a fronte di un canone d’affitto agevolato, un ufficio attrezzato, sale riunioni e l’insieme dei servizi di formazione in early stage management e consulenza in business development messi a disposizione dallo staff interno; l’incubazione virtuale, che offre a fronte di una fee mensile fissa, i servizi di domiciliazione legale della società, le sale riunioni e la formazione e la consulenza necessarie a supportare le attività di impresa (senza prevedere l’occupazione dell’ufficio). E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Dicembre 2013 Perché essere incubati in Start Cube? I principali vantaggi offerti dalla partecipazione al programma di incubazione di Start Cube si possono così sintetizzare: • validazione guidata personalizzato;
dell’idea
di
business
e
supporto
consulenziale
• opportunità di networking attraverso gli eventi organizzati per permettere ai team proponenti di presentare la propria start up ad altri imprenditori ed investitori; • disponibilità di un network di professionisti convenzionati che possano guidare la crescita della start up offrendo consigli e connessioni professionali ai founders; • formazione sui fondamenti del management, del business, del branding, del marketing e comunicazione; • aumento della credibilità: la reputazione dell’incubatore certifica in prima persona la bontà della start up; • aumento della visibilità grazie alle altre istituzioni che gravitano attorno all’incubatore; • supporto peer-to-peer degli altri team incubati attraverso la creazione di un’atmosfera di co-operazione spontanea e la condivisione di idee, competenze e contatti e della visibilità. Start Cube quindi oltre all’offerta di uffici a prezzi agevolati, si pone la mission di valorizzare le business idea innovative e di supportarle attivamente nel percorso di crescita. In conclusione si può dire che il principale punto di forza dell’incubatore è rappresentato dall’insieme dei servizi formativi e consulenziali offerti agli startupper volti a creare le competenze necessarie per affrontare l’avvio di impresa fornendo tutti gli strumenti necessari per colmare i gap manageriali tipici di un neo-imprenditore. Vuoi entrare in Start Cube? Scarica il bando dal sito e affrettati a presentare la domanda di incubazione. (Per ogni informazione vedi il sito http://:startcube.it ). E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Piccole aziende crescono 106 aziende, 89 sopravvivenza.
di Manuela Frasnelli, TIS innovation park manuela.frasnelli@tis.bz.it
percento
la
quota
di
Dal 1998 c’è l’Incubatore d’imprese del TIS innovation park e da allora accompagna le aziende innovative nella loro strada verso l’indipendenza. Il bilancio: 106 ammissioni, una quota di sopravvivenza dell’89 percento, 369 posti di lavoro creati e, solo nel 2012, le aziende hanno generato un fatturato di 44 milioni di euro. 1998: l’inizio al BIC Una “piattaforma per progetti innovativi”: questo il concetto con cui è nato l’Incubatore d’imprese. Impiegati nelle fasi iniziali erano due collaboratori nell’allora Business Innovation Center (BIC): il direttore Hubert Hofer e una collaboratrice amministrativa. Compito del BIC era di arricchire con i prodotti e i servizi innovativi delle aziende tecnologiche e delle nuove aziende l’Alto Adige le colonne portanti dell’economia: il turismo, il commercio, la piccola industria e l’artigianato. Inoltre si puntava a creare posti di lavoro che fossero attrattivi anche per lavoratori altamente qualificati. Bisognava evitare che sempre più cervelli fuggissero dall’Alto Adige» spiega il direttore del TIS, Hubert Hofer. Dal BIC al TIS Nel 2006 il BIC è diventato il TIS innovation park. Da allora i collaboratori del TIS hanno cominciato non solo a fare consulenza e assistenza ai neoimprenditori, ma ad accompagnare le imprese altoatesine nella messa in rete e nello sviluppo di prodotto, gettando inoltre ponti tra il mondo della scienza e dell’economia. In breve: ora il TIS innovation park si occupa anche dei cosiddetti Cluster e promuove il trasferimento di know how e tecnologie. L’Incubatore d’imprese è tuttora una delle colonne portanti del TIS innovation park. Al suo interno le start-up vengono assistite e accompagnate fino a un massimo di cinque anni. Un particolare vantaggio è rappresentato dal fatto che gli
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Alea News, Dicembre 2013 imprenditori vengono sostenuti con un servizio a 360 gradi e che per ogni decisione strategica vengono affiancati con le parole e con i fatti da esperti. Il TIS si prende cura di loro con coaching, workshop, servizi di finanziamento e di comunicazione. Oltre a questo, nella torre del TIS le aziende possono affittare uffici dotati di connessione internet e telefono. «Il punto di forza dell’Incubatore d’imprese è che non è un ente staccato ma, proprio perché è interno al TIS, fa invece parte di una rete in cui esperti, consulenti, ricercatori e altri imprenditori sono tangibilmente vicini. In questa rete i giovani imprenditori non vengono mai lasciati soli», afferma Petra Gratl, coordinatrice dell’Incubatore d’imprese. Per essere ammessi all’Incubatore d‘imprese sono necessari un’idea di business promettente e un business plan ben sviluppato. Nella fase di preparazione i futuri imprenditori possono approfittare delle consulenze di esperti, del sostegno nell’elaborazione del business plan e delle valutazioni individuali del potenziale. La scelta finale sull’insediamento viene presa dal consiglio di amministrazione del TIS. I seguenti criteri sono determinanti: grado dell'innovazione e unicità, prodotto o servizio concreto e vendibile, una strategia finanziaria realistica, un grande potenziale di mercato e infine un modo di pensare imprenditoriale e le competenze del team. 24 aziende sono accompagnate attualmente dall’Incubatore d’imprese. Queste rappresentano diversi settori: dall’IT al settore elettronico passando per l’abbigliamento fino ai servizi per il turismo e le energie rinnovabili. Naturalmente non c’è nessuna garanzia che tutte le aziende vadano oltre il nastro di partenza ma, come afferma la coordinatrice dell’Incubatore d’imprese, per un incubatore è assolutamente normale.
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Nelle 24 aziende attualmente ospitate all’incubatore lavorano al momento solo tre donne. Al concorso per business plan, iniziato all’inizio del 2013 con il Gruppo dei Giovani Imprenditori dell’Assoimprenditori Alto Adige, tra i 78 partecipanti le donne erano solo 14. La quota femminile nel settore innovazione sembra quindi mostrare un trend in leggera salita.
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L’Italia vince il Webit di Istanbul con Intoino, la start up “gioiello” di I3P di Mariachiara Giacosa mc.giacosa@gmail.com
Nulla è internazionale come l'innovazione. Ecco perchè da alcuni anni I3P, l'Incubatore di imprese innovative del Politecnico di Torino, guarda all'estero con sempre maggior interesse e cerca anche fuori dall'Italia occasioni per le sue start up. Uno dei suoi fiori all'occhiello è "Intoino", un kit per l'internet delle cose, basato sul sistema Arduino, che il 6 e il 7 di novembre si è aggiudicato la Global Startup Challenge al Webit Congress 2013 a Istanbul, dove si è svolto il prestigioso evento internazionale che mira a promuovere, sostenere e connettere i mercati digital, tech e telco di Europa, Medio Oriente e Africa. "La vittoria di Intoino dimostra la capacità di far nascere startup di alto livello anche nel nostro Paese - spiega il presidente di I3P, Marco Cantamessa - e, in particolare, la validità dell'ecosistema torinese. Per Intoino, è una tappa importante di un percorso di crescita che si è dimostrato molto promettente sin dal suo inizio". Nel corso della competizione, Intoino ha superato la concorrenza di oltre 800 startup provenienti da tutto il mondo e faceva parte di una delegazione guidata dall’ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che, con il sostegno del Ministero dello Sviluppo Economico, ha organizzato una collettiva italiana alla quale Intoino ha partecipato con altre nove startup (Besharp, Ekuota, ModeFinance, Ro Technology, Uimbo, Vividaweb, Wanderio, Youmove.me). Si è trattato della prima iniziativa di promozione all’estero di startup innovative italiane promossa in modo coordinato e massiccio dalle due istituzioni
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Alea News, Dicembre 2013 governative per dare concreta applicazione a quanto previsto nel Decreto Crescita Bis del dicembre 2012, e, nonostante tra gli oltre 8.000 partecipanti al Webit ci fossero rappresentanti di oltre 100 Paesi, la compagine italiana era l'unica rappresentanza nazionale organizzata in modo strutturato con un proprio reparto riservato, all'interno del quale le start up Italiane hanno avuto contatti con banche internazionali e turche, nonché società di venture capital e business angel. "Il successo al Webit è per noi un grande risultato - commenta Marco Bestonzo, co-founder e Ceo di Intoino - essere presenti come startup italiana ad una conferenza internazionale è stata per noi una grande opportunità. Dopo un confronto di due giorni con le altre starup in gara abbiamo avuto l'onore di distinguerci ricevendo il primo premio della Global Startup Challenge e adesso siamo pronti per nuove sfide". Intoino esiste da poco più di un anno fa ed è stato da subito un successo. Selezionata a novembre del 2012 tra le più promettenti start up europee, è stata anche nominata una delle tre migliori startup al mondo dall’EconomistInnnocentive Entrereneurship Challenge 2013 di Berkeley, in California. Nata nel 2012 a Startup Weekend Torino, un evento che prevede la creazione di una start up in 54 ore, è ora incubata presso TreataBit, la costola social dell'incubatore del Politecnico torinese che in due anni di attività ha supportato 103 idee di impresa di cui 52 sono on line e 26 sono diventate start up. Anima dell'azienda è un team di "cervelli rientrati" dall'estero, ragazzi intorno alla trentina che hanno scommesso tutto sulla loro idea. Intoino è un kit “tipo LEGO” con il quale si possono costruire dispositivi elettronici e Internet delle cose, senza conoscere l’elettronica o informatica. Per esempio è possibile costruire un sistema che irriga automaticamente le proprie piante quando si è in vacanza o un dispositivo che avvisa sullo smartphone se una porta si apre o il proprio cane ha necessità di cibo. L’Intoino kit contiene una scheda Arduino, l'hardware open source made in Italy apprezzato da una vasta comunità internazionale, e i suoi sensori plug and play con i quali costruire il proprio progetto attraverso dei tutorial video. Basta quindi scegliere l’applicazione voluta (es. irrigatore) dall’App store e scaricarla sulla la scheda Arduino via wifi. Connettere un oggetto ad internet diventa quindi facile come scaricare una App sul tuo smartphone.
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Alea News, Dicembre 2013 I kit Intoino saranno venduti dal sito web e dai principali distributori di hardware (web e fisici) e sarà disponibile una libreria crescente di Applicazioni sull’Intoino Store, il primo App store dell’internet of things.
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Memorial Maurizio Bortali, hanno preso il via i primi project works
di Angela Marigo, Fondazione Università Ca’ Foscari
Memorial Maurizio Bortali è un programma di stage qualificati e retribuiti per neolaureati cafoscarini in importanti realtà aziendali del territorio attraverso l'appoggio di figure senior. Promosso da A.L.E.A. e realizzato assieme a Ca' Foscari Alumni nel quadro di attività Alumni Career, l'iniziativa è dedicata alla memoria di Maurizio Bortali, Past President di ALEA prematuramente scomparso. L'obiettivo è favorire la formazione sul campo dei giovani e arricchire il tessuto imprenditoriale con nuove intelligenze. Il progetto, lanciato a luglio 2013, conta già l’adesione di dodici Aziende Sostenitrici, alcune come aziende ospitanti un project work, altre come aziende partner: Banca Generali, CAME, Diadora Sport, EcorNaruraSì, Giplanet, Mazars, Prisma Software, Safilo, Salone d’Impresa, Siver Italia, Gruppo Socomec, TOPP. Tra queste, due sono i project work finora avviati. Gruppo Socomec, per il lancio di un nuovo prodotto, ha impiegato una giovane laureata in Marketing e comunicazione nella sua filiale di Isola Vicentina. Mazars ha scelto invece un talentuoso Cafoscarino proveniente dal corso di Economia e Gestione delle Aziende da formare alla carriera della Revisione Contabile. Due sono anche le posizioni di stage attualmente aperte. Giplanet, da oltre 20 anni è attiva nel campo della progettazione, realizzazione e gestione di allestimenti fieristici globali, cerca un giovane appassionato di biciclette per un progetto di web marketing. Safilo, leader mondiale nell’eyewear di alta gamma, sta ricercando un talento da formare all’interno del Marketing nella Global Licensed Brands Division nella gestione dello sviluppo collezioni a livello Global. Il Convegno “Dal Personale alle Persone. Morfogenesi dei professionisti delle risorse umane in azienda” tenutosi il 6 novembre 2013, è stato occasione di presentazione del Memorial Maurizio Bortali alla grande platea riunitasi nella splendida cornice dell’Aula Baratto a Venezia. L’evento, organizzato da Ca’ Foscari Alumni ed A.L.E.A, ha visto grandi protagonisti del nostro territorio - Professor Giovanni Costa, Arnaldo Camuffo, Alberto Papaccio e Gianmario Tondato - contribuire ad una tavola rotonda sulla gestione e lo sviluppo delle Risorse Umane. L’evento ha riscontrato l’interesse di
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Alea News, Dicembre 2013 un pubblico allargato composto da manager, aziendalisti e imprenditori, nonché di studenti e giovani Alumni. Sulla pagina dell'evento è disponibile la gallery.
Lo stage oggi rappresenta per tutti i neolaureati la porta di ingresso principale nel mondo del lavoro. Ca’ Foscari Alumni ed A.L.E.A, attraverso il loro stretto legame con le imprese del territorio e grazie all’appoggio di figure senior, desiderano fortemente supportare i neolaureati Cafoscarini in questa fase di passaggio tra la vita studentesca e l’inizio della propria carriera professionale. Se anche la vostra azienda desidera offrire uno stage all’interno del Memorial Maurizio Bortali non esitare a contattare lo staff di Ca’ Foscari Alumni (e-mail: career@alumni.unive.it). Maggiori informazioni sono disponibili sul sito di Ca’ Foscari Alumni: http://www.cafoscarialumni.it/pages/memorial-maurizio-bortali
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Comitato dei Presidenti di Club Ca’ Foscari Alumni: Stefano Bianchi eletto vice presidente Venezia, sabato 23 novembre 2013 dalla Redazione ALEA Ca’ Foscari
Per la prima volta, sabato 23 novembre, si è riunito a Venezia il Comitato dei Presidenti di Club di Ca’ Foscari Alumni, i gruppi tematici che all’interno di Ca’ Foscari Alumni; nel corso dell’incontro somno state esaminate le varie inziative promosse durante l’anno: le borse dei Cadolfiniani al Collegio Internazionale Ca' Foscari, il programma di stage del Memorial Bortali con ALEA, gli Alumni Webinar del Club Marco Polo, l'aperitivo di networking a Milano, le conferenze agostane a Cortina d'Ampezzo, la missione a Bruxelles. Per la storica Associazione dei Laureati in Economia Aziendale, ALEA, Stefano Bianchi e Christian Cecchetelli hanno presentato i frutti di un'alleanza fra associazioni, alla quale hanno partecipato con estrema didizione portando numerose Aziende Sostenitrici e realizzando 3 iniziative di grande richiamo e rilevanza, ultima in ordine di tempo, la visita alla Pixarprinting, azienda innovativa nel campo della editoria on demand. All'unanimità il Comitato ha indicato quale proprio Vice Presidente Stefano Bianchi, Presidente di ALEA, che affiancherà il Presidente Andrea Tomat.
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