ALEA Associazione Laureati Economia Aziendale Università Ca’ Foscari – Venezia, Business Community dal 1985
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editoriale
Alea News, Settembre 2016
di Maurizio Beraldo L’Università che vorrei. E’ il titolo con il quale raccoglieremo una serie di contributi per immaginare Ca’ Foscari nel futuro, come potrebbe essere: i vettori che indicheranno le direzioni sono rappresentabili dalle dimensioni passato-futuro, dentro-fuori, locale-globale, individuo-comunità. Il primo articolo è della Prof.ssa Maria Bergamin Barbato, autrice anche del capitolo inserito nella pubblicazione dedicata al trentennale di Alea Ca’ Foscari, “30+ anni di aziendalisti in Laguna. Gli studi manageriali a Venezia”, Edizioni Ca’ Foscari. Nel contributo inserito in questo numero Maria Bergamin illustra e commenta i cambiamenti degli studi in economia presso l’Università di Venezia, risultato di spinte provenienti da più direzioni: Comunità Europea, riforme di casa nostra, effetti degli andamenti demografici, le lauree triennali e il loro impatto sulle strutture dell’Università. E’ una bella disamina di quanto è successo negli ultimi anni per aggiornare la struttura del sistema universitario e adeguarsi ai cambiamenti esterni. Nella rubrica Imprese nuove troviamo un termine non molto diffuso: bikeconomics. Il Trentino, continuando a coniugare le possibilità e i limiti del proprio territorio con una culturale decisamente green oriented, la cui immagine è proiettata anche all’estero, sta’ diventando il luogo delle “Tesla a due ruote”, cioè la nascita di attività produttive legate alle bici elettriche o al mondo dei due pedali in generale. Se “l’economia a pedali” può far sorridere, come riportato in uno di questi articoli la Germania realizza quasi 9 miliardi di euro con la bikeconomics, e anche questo contribuisce all’enorme avanzo della propria bilancia commerciale.
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Sommario Il corso di laurea in Economia Aziendale affronta le sfide delle riforme universitarie dal 1999 ad oggi, di Maria Bergamin Primo incontro Consilium e Dipartimento di Management. Individuati i primi obiettivi da attuare nell’immediato, di Erica Villa, Dipartimento di Management Università Ca’ Foscari Venezia
Imprese nuove Caro vecchio Stirling, di Leo Brattoli, AREA Science Park, Trieste E’ boom bikeconomics negli incubatori del Trentino, di Emanuel Bompan, Trentino Sviluppo Continua la sfida di far nascere nuove imprese, di Francesca Pozzar, FriuliInnovazione Sport e moda, l’innovazione è altoatesina, di Astrid Brunetti, IDM Suedtirol Buono Vending S.r.l – Una dolce start-up insediata al BIC Incubatori FVG S.p.A, Ufficio Relazioni Esterne, BIC Incubatori FVG S.p.A InfiniteArea Alliance. Sviluppare modelli a rete per accedere e connettersi a talenti e specifiche competenze, di Sabrina Moretto, InfiniteArea SpiCchi è il primo kid-corner di eco-design per accogliere bambini da 0 a 6 anni, firmato Kid Pass start up insediata nell’incubatore del Vega, di Gabriella Parmesan, Vegapark Phi Drive ottiene 1,2 milioni di euro per la sua tecnologia sui posizionatori e movimentatori innovativi, di Alessandro Tibaldeschi, I3P, Torino
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Il corso di laurea in Economia Aziendale affronta la sfida delle riforme universitarie dal 1999 ad oggi. di Maria Bergamin bergamin@unive.it
1. Il periodo antecedente la riforma del 1999. Il periodo aureo del corso di laurea in Economia aziendale è rappresentato dal decennio 1971 (anno della sua istituzione) -1981. Le aule sono formate, in media, da una trentina di studenti e la didattica si svolge in modo attivo facendo largo ricorso, ad esercitazioni applicative, al metodo dei casi, a seminari di approfondimento, esattamente come avveniva nel resto dell’Europa occidentale, sulla base del modello statunitense. Tra il 1977e il 1981 i laureati sono solo 178. Nel decennio 1982-1992 esplodono le iscrizioni in tutte le facoltà d’Italia per due ordini di motivi: uno di carattere demografico, poichè escono dalla scuola secondaria i baby boomer nati negli anni 60; un altro di ordine socio-economico, poiché le aziende e le istituzioni aumentano la richiesta di laureati e le famiglie, attribuendo alla laurea il ruolo di “ascensore sociale”, investono nella formazione universitaria anche a prezzo di sacrifici economici. Le aspettative nei confronti della formazione scolastica superiore ed universitaria sono tali da coinvolgere strati crescenti della popolazione femminile, per la prima volta nella storia del nostro Paese. Nell’anno accademico 1990/ 1991 il tasso di femminilizzazione di Economia, a Ca’ Foscari, raggiunge il 38,6% per arrivare, nel 1999/ 2000, al 49,0%. In vent’anni le studentesse sono passate dall’essere una sparuta minoranza ad una situazione di parità ed ancora oggi non si è arrestato l’aumento della percentuale femminile. Purtroppo il fenomeno dell’incremento dei laureati, dei quali 1589 in Economia aziendale a Ca’ Foscari nel solo decennio 1982-1992, produce un terribile stress
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Alea News, Settembre 2016 nell’intero sistema universitario, che non è in grado di stare al passo facendo crescere, in pari misura, strutture adeguate e numero di docenti qualificati. Per avere un’idea della dimensione del fenomeno, a Ca’ Foscari, basta pensare che nel 1991/ 92 gli iscritti al primo anno di Economia sono 2379 e gli iscritti totali, sempre di Economia, sono 10.732 (con una distribuzione quasi simmetrica tra Economia Aziendale ed Economia e commercio) mentre, strutture e numero dei docenti incardinati rimangono gli stessi degli anni 70. Possiamo affermare che i giornali nazionali hanno denunciato il problema della crescita della domanda di formazione universitaria soltanto in forma pittoresco/ scandalistica, dando il resoconto di Università che affittavano cinema e teatri per fare spazio agli studenti, particolarmente dei primi anni, e pubblicando frequenti articoli sull’indebolimento del sistema di selezione dei docenti, tanto che lo slogan più in voga era: “todos caballeros” . La politica, che non ha mai percepito l’Università come un asset fondamentale per lo sviluppo del sistema economico, si è limitata a dare risposte alla “categoria sociale” dei professori universitari, peraltro abbastanza presente nelle aule parlamentari, con le “stabilizzazioni” dei professori incaricati e successivamente il varo delle idoneità che “semplificavano notevolmente” i percorsi di carriera di chi era già entrato nel sistema come precario. In sintesi si trattava di misure dirette a creare il consenso in larghi strati del precariato universitario senza affrontare il problema dell’adeguatezza sotto il profilo, sia quantitativo che qualitativo, del sistema universitario a sostenere il processo formativo delle migliaia di studenti che affollavano gli Atenei. Non parliamo poi della ricerca che, ancora oggi, subisce una continua e costante decrescita delle risorse assegnate, magari sotto l’alibi che gli Atenei italiani sono in posizioni piuttosto basse nei ranking internazionali, come se non ci fosse una relazione di causa-effetto tra risorse e risultati. Questa premessa, forse un po’ lunga, serve a farci comprendere che se non ci fosse stata l’Unione Europea, probabilmente il sistema universitario, ed il corso di laurea in Economia aziendale con esso, avrebbero subito nel tempo un ulteriore deterioramento. 2. Le ricadute della riforma del 1999 sul corso di laurea di Economia aziendale. Per avvertire l’influenza della UE dobbiamo però attendere il 1999, quando per ragioni demografiche i numeri si erano significativamente ridimensionati, basta E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 pensare che gli iscritti al primo anno della facoltà di Economia a Ca’ Foscari erano scesi a quota 1043 e quelli totali erano 6452. La svolta è rappresentata dal “processo di Bologna” che costituisce la pietra miliare della riforma internazionale dei sistemi di istruzione superiore dell’Unione Europea e che si proponeva di realizzare, entro il 2010 lo Spazio europeo dell’istruzione superiore (EHEA European Higher Education Area). Nei giorni 18 e 19 giugno 1999, 29 ministri europei dell’istruzione si sono incontrati a Bologna e, sulla base di accordi e trattati precedenti, hanno stilato e sottoscritto un nuovo accordo noto come la “dichiarazione di Bologna”. Tra i punti fondamentali oggetto dell’impegno degli Stati ci sono: Il sistema dei cicli Il sistema dei titoli Il sistema dei crediti La mobilità L’assicurazione di qualità L’apprendimento permanente L’apertura internazionale L’omogeneità dei criteri e delle regole che disciplinano i sistemi universitari dei diversi Paesi dell’Unione Europea garantisce la riconoscibilità dei titoli assegnati e quindi la libera circolazione di coloro che hanno conseguito i titoli stessi, allargando all’intera Unione Europea il mercato del lavoro. In applicazione della “dichiarazione di Bologna” il nostro Stato emana, il 3 novembre 1999 il decreto n. 509 dal titolo “Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli Atenei”. Moltissimi sono i cambiamenti imposti dal decreto, che costituisce la prima e forse più importante riforma universitaria della seconda metà del novecento. Vengono istituite le “classi che comprendono corsi di studio aventi gli stessi obiettivi qualificanti”. Gli insegnamenti sono misurati in crediti che lo studente ottiene al superamento di ogni specifico esame. Ogni credito corrisponde a 25 ore E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 di studio da distribuire tra frequenza e approfondimento individuale. Gli insegnamenti dovrebbero attribuire crediti diversi in funzione dell’impegno richiesto allo studente. Ogni anno lo studente dovrebbe conseguire 60 crediti e all’ottenimento di 180 crediti viene assegnata la laurea triennale, mentre per la specialistica sono necessari 120 crediti. La facoltà di Economia, a Ca’ Foscari, sceglie la strada più semplice dal punto di vista “aritmetico”, anche per non urtare la suscettibilità dei docenti, e attribuisce a tutti i moduli di insegnamento 6 crediti. Questo comportamento avrà come conseguenza la critica sistematica degli studenti, espressa attraverso i questionari di valutazione dei docenti, riguardo la mancata corrispondenza tra numero di crediti assegnati ed impegno di studio richiesto. Nonostante la reiterazione di tale osservazione la distribuzione dei crediti tra i moduli degli insegnamenti dei corsi di laurea di Economia non è mai stata modificata. Il decreto 509 ha classificato gli insegnamenti nel modo seguente: di base, caratterizzanti, affini e integrativi, stabilendo per ogni classe quanti crediti dovevano essere attribuiti per ciascuna delle aree disciplinari imposte dall’ordinamento emanato dal MIUR. Le aree comprendono più settori scientifico disciplinari che sono considerati come appartenenti allo stesso ambito. Sono poi i Regolamenti di Ateneo e quelli specifici di ciascun corso di studio che fissano le denominazioni degli insegnamenti impartiti sotto le diverse classificazioni: di base, caratterizzanti, affini e integrativi. Questo significa che due corsi di laurea con la stessa denominazione, ma somministrati in Atenei diversi, potranno prevedere insegnamenti differenti, purché rientranti nello stesso ambito disciplinare, ma anche che gli insegnamenti con la stessa denominazione non prevedano lo stesso programma, e che gli Organi deliberanti non pongano argini alla fantasia nella denominazione degli insegnamenti e dei corsi di studio. Le conseguenze si sono viste immediatamente con l’incremento abnorme, in tutti gli Atenei, dei corsi di studio istituiti e poi attivati nella convinzione che l’ampliarsi dell’offerta fosse il principale strumento di marketing di Ateneo. Alla fine degli anni 90, come già detto, si era infatti contratta fortemente, per ragioni demografiche, la domanda di formazione universitaria e, il deciso incremento delle sedi universitarie, incoraggiato dalla politica anche attraverso i riconoscimenti del MIUR, aveva determinato una marcata competizione tra
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Alea News, Settembre 2016 Università spesso distanziate tra loro da pochi chilometri, o addirittura situate nello stesso comune. Anche Economia aziendale di Ca’ Foscari che, alla sua fondazione trovava il corso corrispondente soltanto in Bocconi, nel 1999 era praticamente accerchiata con l’antagonista più vicina nell’Università di Padova. L’autonomia derivante dalla riforma del 1999 fu vista nel Dipartimento di Economia e Direzione Aziendale come lo strumento di affermazione delle competenze specifiche e/o delle ambizioni personali dei docenti afferenti, per cui nel primo anno di applicazione della riforma, cioè il 2001-2002, le lauree triennali attivate nella facoltà di Economia furono: Amministrazione controllo Commercio estero Consulente del lavoro e delle relazioni sindacali Economia Economia aziendale Economia e finanza Economia e gestione dei servizi turistici Economia e gestione dei sistemi complessi Economia gestione dello sviluppo locale, delle aziende pubbliche e non profit Marketing e gestione delle imprese Revisore dei conti e giurista d’impresa Statistica e informatica per la gestione delle imprese. Alle triennali seguivano le lauree specialistiche, attivate nello stesso anno, con le seguenti denominazioni: Amministrazione controllo Consulenza aziendale E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 Economia Economia degli scambi internazionali Economia dello sviluppo locale Economia e finanza Economia gestione dei sistemi complessi Economia gestione delle reti Giurista d’impresa Marketing e comunicazione Statistica e sistemi informativi aziendali. Sino all’anno accademico precedente i corsi di laurea in Economia erano due: Economia aziendale con 497 iscritti al primo anno ed Economia e commercio con 337 iscritti. C’erano inoltre i tre corsi di Diploma, due dei quali a Treviso: Commercio estero con 118 iscritti al primo anno e Statistica e informatica aziendale con 57 iscritti al primo anno. Il terzo Diploma, in Economia e gestione dei servizi turistici era a Mira con 78 iscritti al primo anno. È facile costatare che, con la riforma, i Diplomi diventano corsi di laurea triennale rimanendo nelle sedi che già li accoglievano. Non sono quindi possibili economie di scala di insegnamenti e docenti. Mentre i due corsi di laurea della facoltà di Economia diventano 10 triennali e 11 specialistici, con lo stesso corpo docente. Il Nucleo di valutazione, nella “Relazione tecnica sulla sostenibilità e sui requisiti minimi” , aprile 2002, scrive “si deve sottolineare una insufficienza non marginale, sotto il profilo della coerenza, nella programmazione dell’offerta: sembra infatti prevalere, nel processo di costruzione della nuova architettura dell’offerta formativa, una qualche autoreferenzialità, forse dovuta al non ancora saldo aggancio ad adeguate analisi della domanda, tanto dei corsi offerti, quanto degli sbocchi dei profili professionali formativi e a tal proposito si sottolinea l’opportunità di tenere nella giusta considerazione il cosiddetto” processo di consultazione” con i soggetti della domanda di lavoro”. Esperienza quest’ultima già maturata nella gestione dei Diplomi, poiché erano soggetti al processo di assicurazioni di qualità pilotato dalla CRUI ( Conferenza E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 dei Rettori) al fine di ottenere i finanziamenti europei previsti dal progetto Campus. Quello che suscita maggiore perplessità, nell’offerta formativa cafoscarina, in applicazione del decreto 509, è la proliferazione abnorme di corsi di laurea di contenuto aziendale, per cui l’originario Economia aziendale risulta soffocato e confuso in mezzo agli altri che pur vantano materie che hanno costituito parte integrante della formazione aziendalistica. Quello che in azienda si definisce patrimonio immateriale e cioè un marchio consolidato, l’apprezzamento del mercato, la reputazione nazionale e internazionale, viene svilito generando confusione nel mercato del lavoro, sia dalla parte della domanda che di quello dell’offerta. Sembra dimenticata l’esperienza fatta al lancio, negli anni 70, del corso di laurea in Economia aziendale, che ha richiesto più di 10 anni di “produzione di buoni laureati” per iniziare ad avere una propria immagine, differenziata rispetto a Economia e Commercio, per una forte caratterizzazione di conoscenze aziendalistiche con contenuti di tipo applicativo. Ad aggravare l’appannamento di Economia aziendale c’è la prosecuzione in sequenza delle altre triennali che trovano ciascuna corrispondenza nella “rispettiva” specialistica. Tra l’altro disapplicando il principio della “mobilità” proclamato dalla “dichiarazione di Bologna” per cui ogni studente ha diritto ad iscriversi a qualsiasi specialistica di qualsiasi Università purché abbia i requisiti richiesti per l’iscrizione. Questi si basano sui titoli posseduti e su eventuali prove da superare per compensare crediti necessari ma non conseguiti attraverso il percorso formativo precedente. È abbastanza evidente che “specializzare” già nella triennale con prosecuzione nella specialistica costituisce una specie di percorso preferenziale se non addirittura obbligato. Più ancora il corpo docente sembra non apprezzare una struttura formativa che doti lo studente di solide basi trasversali per poi dare spazio agli approfondimenti quando lo studente stesso abbia raggiunto una maggiore maturità. Si ha la sensazione che invece di discutere e varare un processo di programmazione dell’offerta didattica che incroci le competenze presenti nel Dipartimento di Economia e Direzione Aziendale con i processi formativi che conducono allo sviluppo delle figure professionali richieste dal mercato, attuale prospettico, si sia lasciata ad ogni docente l’autonomia di “disegnare” il corso di laurea più rispondente alla propria “visione”. L’offerta complessiva
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Alea News, Settembre 2016 probabilmente è il frutto della sommatoria delle proposte, con l’esclusione delle sovrapposizioni più evidenti. Quando però si tratta di stabilire le “coperture” degli insegnamenti programmati ci si rende conto che è necessario aumentare l’impegno didattico dei docenti, con particolare aggravio nelle aree dove i professori sono in numero minore. Ma poiché nonostante gli sforzi i docenti incardinati sono insufficienti, si fa ricorso, sempre più ,di anno in anno, ai docenti a contratto. Ciò comporta un aumento delle spese per l’Università, ma anche una maggiore difficoltà di coordinamento didattico tra figure afferenti al Dipartimento e contrattisti che spesso limitano la loro presenza in Ateneo al minimo indispensabile. Dobbiamo però sottolineare che la proliferazione dei corsi di laurea, degli insegnamenti, delle supplenze e dei contratti è stata, e lo è in parte anche ora, un fenomeno nazionale che ha inquietato non poco il MIUR che è intervenuto più volte con provvedimenti diretti a contenere il fenomeno. Ai fini della nostra analisi era però interessante soffermarsi sul caso “Ca Foscari” perché altri Atenei, come Padova e Trento, hanno contenuto drasticamente il numero dei corsi di laurea triennale della facoltà di Economia, lasciando alle lauree specialistiche gli approfondimenti come la loro stessa denominazione suggeriva. 3. Il cambiamento indotto nell’offerta all’applicazione del DM 270.
formativa
in
seguito
Il 22 ottobre del 2004, quando non si era neppure concluso il primo ciclo delle triennali negli Atenei italiani, il MIUR vara il decreto 270 dal titolo “Modifiche al regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli Atenei, approvato con decreto del Ministro dell’università il 3 novembre 1999, numero 509”. I dati che giungevano al MIUR fornivano un quadro allarmante delle conseguenze dell’autonomia didattica lasciata agli Atenei. La proliferazione dei corsi di laurea e degli insegnamenti, l’aumento delle supplenze e dei contratti per garantirne la copertura avevano raggiunto dimensioni eccessive, secondo il MIUR, tanto da richiedere un intervento prima ancora che si potessero monitorare gli effetti della riforma in termini di soddisfazione degli studenti e di velocità e grado di occupazione dei laureati. Possiamo affermare che per l’area aziendale di Ca’ Foscari l’emanazione del decreto 270 fu provvidenziale poiché tutto il sistema cominciava a scricchiolare E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 con evidenti disparità di carichi di lavoro per i docenti e di livello di gradimento per i diversi corsi di laurea. Con il primo articolo del decreto 270 si cambia il nome della laurea biennale da specialistica a magistrale. Potrebbe essere vista come una questione banalmente semantica se non si ricordasse che negli altri Paesi dell’Unione il biennio di approfondimento è chiamato Master e quindi la struttura formativa italiana diventa in questo modo più comprensibile se consideriamo la radice di entrambi i termini. I master all’estero sono però professionalizzanti e si rivolgono preferibilmente ad un pubblico che abbia già fatto una, seppur breve, esperienza lavorativa. Negli Atenei italiani le lauree magistrali sono, perlopiù, orientate ad una preparazione accademica e non hanno sostituito i Master che le Università avevano liberamente istituito; anzi l’offerta formativa ha sommato gli uni agli altri, riconoscendo il titolo di Master universitario a quelli istituiti e attivati dagli Atenei, anche se a tutt’oggi il MIUR non ha mai varato delle regole da soddisfare per l’istituzione di questi prodotti formativi di ordine superiore. Gli articoli del decreto 270 sono forse più determinanti, ai fini del riordino del sistema universitario, rispetto alla pur importante denominazione della laurea biennale. Merita di essere sottolineato il comma 5 dell’articolo 3 : “L’acquisizione delle conoscenze professionali è preordinata all’inserimento del laureato nel mondo del lavoro ed all’esercizio delle correlate attività professionali, regolamentate, nell’osservanza delle disposizioni di legge dell’Unione europea”. Si delimita l’autonomia delle Università stabilendo che “Le classi sono individuate da uno o più decreti ministeriali, mentre prima il DM 509 disponeva che “modifiche o istituzioni di singole classi possono essere proposte dalle Università”. Vengono stabiliti, mediante decreto del Ministro, i “requisiti strutturali, organizzativi e di qualificazione dei docenti dei corsi” che le Università debbono rispettare per poter attivare i corsi di studio. La verifica, che è annuale, viene affidata al Nucleo di valutazione di ciascuna Università ed il parere favorevole è vincolante per consentire l’istituzione dei corsi di studio. Ancora al comma 4 dell’articolo 10: “I decreti ministeriali individuano preliminarmente per ogni classe di corsi di laurea magistrale gli obiettivi E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 formativi qualificanti e le attività formative caratterizzanti indispensabili per conseguirli in misura non superiore al 40% dei crediti complessivi.” All’articolo 11 si ribadisce che i Regolamenti didattici di Ateneo devono essere redatti “con particolare riferimento alla valutazione dei fabbisogni formativi e degli sbocchi professionali”. Si può affermare, vista l’esperienza della proliferazione esagerata dei corsi di laurea triennali di carattere aziendale, che il DM 270, unitamente ai requisiti stilati e rivisti periodicamente, attraverso DM, hanno prodotto una drastica revisione della programmazione didattica ed hanno costituito un argine contro il pesante squilibrio tra risorse di docenza e di spazi per aule, da un lato, e numerosità dei corsi di laurea e degli insegnamenti attivati, dall’altro. Anche se rimane la sensazione che, sul piano dell’analisi delle esigenze provenienti dal mercato del lavoro, se sia fatto ancora troppo poco. Per comprendere quanto fosse ampia la dispersione dell’offerta formativa, prima dell’emanazione del DM 270, si riporta il numero dei laureati triennali del 2004, cioè l’anno accademico precedente l’emanazione del DM270: Amministrazione controllo 86 Commercio estero (Treviso) 105 Consulente del lavoro e delle relazioni sindacali 9 Economia 32 Economia aziendale 95 Economia e finanza 70 Economia e gestione dei servizi turistici (Mira) 74 Economia e gestione dei sistemi complessi 5 Economia e gestione dello sviluppo locale, delle aziende pubbliche e non profit 8 Marketing e gestione delle imprese 204 Revisore dei conti e giurista d’impresa 62 Statistica informatica per la gestione delle imprese (Treviso) 32. E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 Naturalmente non fu possibile azzerare, fin dall’anno accademico 2005-2006, l’offerta formativa basata sul DM 509 per non ledere i diritti degli studenti iscritti. Il ciclo si concluse con l’anno accademico 2007-2008. Nell’anno accademico 2008-2009 abbiamo la nuova offerta formativa che annovera Economia aziendale che balza dai 229 iscritti dell’anno precedente ai 680! Nasce il corso di laurea in inglese Economics e Management che raccoglie fin dal primo anno 131 iscritti. Rimane Commercio estero che si tiene ancora a Treviso e che, per ragioni di spazio, non può accogliere più di 150 iscritti che rimangono perciò costanti. Viene confermato il corso di Economia e gestione dei servizi turistici che però si trasferisce da Mira a Venezia dove non si rende necessario applicare un numero programmato particolarmente basso a causa della dimensione delle aule come accadeva a Mira. Le iscrizioni passano dalle 81, dell’anno precedente, a 112. Il corso verrà poi chiuso dall’anno accademico 20102011 e gli studenti confluiranno nel corso di laurea di Economia e commercio che sostituisce, dal 2008-2009, il corso di laurea di Economia passando da 77 iscritti a 361. Sopravvive per ulteriori tre anni il corso di laurea in Statistica informatica per la gestione delle imprese. Dal 2011-2012 verrà però chiuso perché il numero degli iscritti non giustifica l’impegno in docenza e strutture. Sul fronte delle lauree magistrali continua a non essere presente Economia aziendale e si sfoltiscono alcuni corsi mentre altri sono istituiti. Al corso di Amministrazione e controllo si sostituisce Amministrazione, finanza e controllo che passa da 56 iscritti a 176. Il corso di Economia e finanza viene gestito totalmente dal Dipartimento di Economia e si mantiene su una media di 80 iscritti all’anno. Il corso Economia dei sistemi turistici viene sostituito da Sviluppo interculturale dei sistemi turistici che perde i contenuti di carattere aziendale. Si chiudono Economia dello sviluppo locale, Economia e gestione dei sistemi complessi, Economia e gestione delle reti, Consulenza aziendale, Giurista d’impresa e Statistica e sistemi informativi aziendali. Rimangono Economia degli scambi internazionali, Economia, che viene denominata anche Economics perché l’insegnamento è in inglese. E’ confermato per alcuni anni Marketing & comunicazione, ma poi subisce un’interruzione perché diminuiscono in modo significativo gli scritti e si ha comunque la sensazione di una certa saturazione del mercato del lavoro.
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Alea News, Settembre 2016 Continua la sua attività Economia e gestione delle aziende che è tuttora in funzione. Statistica per l’impresa, che si svolge a Treviso, sarà chiuso dopo tre anni. Si procede all’istituzione di Sviluppo economico e dell’impresa. A questo punto dovremmo aprire un capitolo sulla riforma Gelmini e sull’applicazione dell’assicurazione di qualità negli Atenei, ma per ragioni di spazio, siamo costretti a rimandare gli argomenti. 4. L’offerta formativa attuale. Concludiamo ricordando l’offerta formativa dell’anno accademico 2016-2017 per la parte che riguarda la formazione aziendalistica che è quella che a noi più interessa: Laurea triennale in Economia aziendale Lauree magistrali : Amministrazione, finanza e controllo Economia e gestione delle aziende Marketing & comunicazione In tutti i corsi è previsto il numero programmato. La contrazione nel numero dei corsi di laurea è così vistosa, rispetto quanto istituito con DM 509, da fornire la prova più concreta degli errori commessi in quella fase storica. Nel contempo è motivo di compiacimento vedere confermato il valore e l’importanza della laurea triennale in Economia aziendale. Quanto alla soddisfazione degli studenti e agli sbocchi occupazionali si rimanda, per un’analisi dettagliata, al sito di Almalaurea. Si può comunque affermare che i laureati hanno costantemente espresso apprezzamento nei confronti della formazione aziendale ricevuta e che la loro collocazione sul mercato del lavoro è rimasta negli anni sempre buona, specie se confrontata con quella degli altri laureati di Ca’ Foscari. Quando poi il voto di laurea è elevato le chances aumentano, conservando però il vantaggio sociale agli uomini , rispetto alle colleghe, anche se più numerose. Maria Bergamin, aziendalista ed esperta di valutazione delle Università.
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Primo incontro Consilium e Dipartimento di Management. Individuati i primi obiettivi da attuare nell’immediato. di Erica Villa, erica.villa@unive.it
La collaborazione tra il Dipartimento di Management e il Consilium è ufficialmente iniziata. Il nuovo organo consultivo creato con delibera del dipartimento e formato da esponenti chiave del mondo della cultura, istituzioni, banche, multinazionali e PMI, è entrato per la prima volta all’interno del dipartimento, dando così il via ad un dibattito che si è fin da subito tradotto in obiettivi concreti da realizzare a breve termine. Tra questi dare maggiore seguito agli investimenti che il dipartimento ha impiegato nell’internazionalizzazione, implementare le tecnologie del digitale e il loro insegnamento a studenti e docenti come strumenti per l’apprendimento e il lavoro e per accompagnare le imprese del territorio nella loro trasformazione, e dare sempre maggior peso alle soft skills, le competenze trasversali. Queste le direttrici di sviluppo tracciate nell’incontro che troveranno da subito un riscontro pratico. I membri hanno sottolineato l’importanza di un intervento congiunto impreseuniversità per migliorare ancor di più l’offerta formativa in base alle esigenze di un mercato in continua evoluzione. Il Consilium ha in questo senso un ruolo prezioso perché informa il dipartimento in maniera rapida e diretta sulle esigenze del mondo del lavoro. Maria Cristina Gribaudi, imprenditrice e direttrice dei Musei Civici Veneziani, ha sottolineato la necessità di “imparare a fare rete”, sottolineando che in Italia ci si trova spesso coinvolti in gruppi di imprenditori che a parole dimostrano voglia di collaborare, ma che poi spariscono quasi all’istante, mentre il Consilium ha già dimostrato nella suo primo incontro di voler diventare subito operativo. “Secondo me il Consilium e il dipartimento dovranno lavorare insieme per fare rete principalmente con le PMI del Nordest, informando maggiormente il territorio delle attività svolte dal dipartimento stesso e avviando collaborazioni che
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Alea News, Settembre 2016 permettano agli studenti un inserimento sempre più rapido nel mondo del lavoro”. Raffaele Boscaini, imprenditore del settore agroalimentare, ha aggiunto che per diventare internazionali “bisogna stabilirsi all’estero, non solo esportare” e riallacciandosi all’importanza di fare rete ha detto che “ci deve essere un obiettivo comune, non del singolo”.
Marzia Narduzzi, imprenditrice nel settore moda, non si è detta preoccupata dal fatto che i giovani più brillanti spesso vadano a continuare gli studi o a lavorare all’estero, “i giovani devono vivere i processi produttivi in azienda per difendere ed esportare il saper fare italiano, poi possono anche andare all’estero e non tornare”. Diego Ciulli, manager in Google, ritiene che la formula per una corretta digitalizzazione di un’impresa sia “mettere un cuore tecnologico nelle cose che sappiamo fare bene e formare capi aziendali con una mentalità digitale, che non vuol dire saper fare codice”. Secondo Ciulli “servono esperti di marketing digitale per il branding nelle PMI. Con il digitale non serve andare all’estero, risparmiando tempo e soldi”.
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Alea News, Settembre 2016 Mara Di Giorgio, responsabile comunicazione e investor relator di Banca IFIS e Lucio Izzi, Direttore generale Nordest di Unicredit, hanno portato la loro esperienza dicendo che i giovani di oggi “non conoscono le banche, e vivono ancora di stereotipi ormai superati”. Dovranno esserci persone diverse a dirigere e lavorare in banca, con soft skill e menti aperte, se vogliamo avere qualche chances di sopravvivere da qui a 5 anni”, ha affermato la Di Giorgio, che insieme a Izzi ha sottolineato l’importanza di emancipare l’intermediario finanziario da cliché cinematografici. Nella prima parte dell’incontro Vladi Finotto, Anna Cabigiosu e Stefano Micelli, docenti di dipartimento, hanno illustrato le attività di didattica, ricerca e terza missione, per presentare al Consilium le principali attività, obiettivi e strategie. Il prof. Finotto ha ricordato, nel suo discorso sulla didattica, che “internazionalizzazione” non vuol dire tradurre in inglese, “ma preparare i nostri giovani al confronto con contesti e modi di fare impresa diversi e impegnarsi, come dipartimento, a offrire un’esperienza formativa cosmopolita attraverso opportunità di mobilità all’estero e attrazione di studenti internazionali”. La prof.ssa Cabigiosu ha illustrato le aree di ricerca, le attività dei laboratori e centri di ricerca di dipartimento e il prof. Micelli il trasferimento tecnologico e la terza missione. Micelli ha puntato il focus sui tre temi chiave sui quali si è poi svolto il dibattito con il Consilium: “internazionalizzazione, digitale e cultura”. Il Consilium è composto da: Marco Rettighieri , ATAC Roma Franco Ernesto, Luigi Einaudi s.p.a. Alessandro Mazzucco, Cariverona Raffaele Boscaini, Masi s.p.a. Massimo Miani, Ordine Nazionale Dottori Commercialisti Mara Di Giorgio, Banca Ifis Carlo Urbinati, Foscarini Marzia Narduzzi, Pier s.p.a. Diego Ciulli, Google Lucio Izzi, Unicredit Banca Giulia Fortunato, CMS. Cultura Massimo Pavin, Sirmax Lorenza Lain, Ca' Sagredo Venezia E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 Maria Cristina Gribaudi, Keyline, Musei civici veneziani Sebastiano Barisoni, Radio24
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Alea News, Settembre 2016
Caro vecchio Stirling Riciclo dei rifiuti urbani: impianti pilota con tecnologia Stirling. Questo l'obiettivo del progetto europeo DECISIVE. Tra i partner ITS – InnovativeTechnological System. di Leo Brattoli, leo.brattoli@areasciencepark. com
Nei Paesi OECD, nel 2009, le biomasse hanno fornito 243 Mtep di energia primaria, circa il 19% del totale mondiale e circa il 4% del consumo interno lordo di energia primaria. Nei paesi UE-27, nello stesso anno, il contributo è stato di 109 Mtep/anno, pari all’8,5% del consumo mondiale e circa il 5,7% del consumo interno lordo di energia primaria. In UE si toccano punte del 21% in Finlandia, del 20% in Svezia e Danimarca, del 15% in Austria. Gli utilizzi più avanzati delle biomasse, in particolare la produzione di energia elettrica e termica in impianti centralizzati (teleriscaldamento) o di cogenerazione, sono appannaggio dei Paesi industrializzati. La produzione di energia elettrica dalle biomasse è incrementata costantemente a partire dal 2000; nel 2010 le biomasse hanno fornito circa 280 TWh di energia elettrica, pari all’1,5% della produzione mondiale di energia elettrica. In questo scenario si inserisce “DECISIVE - A Decentralized management scheme for innovative valorization of urban biowaste”, progetto finanziato dal programma H2020 dell’Unione Europea. Suo obiettivo è gestire e valorizzare i rifiuti urbani biologici attraverso la realizzazione di micro impianti pilota, grazie a nuove soluzioni tecnologiche. Tra i partner del progetto c’è ITS - Innovative Technological Systems S.r.l., azienda goriziana, specializzata nella produzione di motori a ciclo Stirling, le cui configurazioni innovative sono brevettate a livello mondiale. Lo Stirling è un motore a combustione esterna, inventato da Robert Stirling nel 1816. Funziona a ciclo chiuso utilizzando un gas come fluido termodinamico (aria, azoto, elio o idrogeno) ed entra in funzione quando si raggiunge un’opportuna differenza di temperatura tra il suo punto caldo ed il punto freddo. Per produrre la differenza di temperatura necessaria è possibile utilizzare
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Alea News, Settembre 2016 biomassa, biogas, concentratori solari, cascami termici di lavorazione industriale, ecc. Nell’ambito di DECISIVE, ITS è coinvolta nello sviluppo e nella messa in opera del processo di valorizzazione del biogas per produrre simultaneamente energia elettrica ed energia termica attraverso la tecnologia stirling che lavora grazie allo scambio termico, recuperando il calore da altre fonti (in questo caso dall’impianto di biogas). I principali benefici di questo sistema sono: ridurre le emissioni di CO2, produrre contemporaneamente acqua calda ed energia elettrica rinnovabile ed essere di facile manutenzione.
DECISIVE ha un budget da 8 milioni di euro e si avvale di un partenariato, coordinato dall’Institut National de Recherche en Sciences et Technologies pour l’Environnement et l’Agriculture (IRSTEA) di Grenoble, centro di ricerca nazionale per l’agricoltura e l’ambiente, di cui fanno parte tre università , due istituti di ricerca, organizzazioni no profit, PMI e il colosso francese Suez Environment, secondo gruppo mondiale nel campo della gestione delle acque e dei rifiuti. ITS non è nuova a queste collaborazioni: da gennaio 2014, grazie alla rete Enterprise Europe Network, è entrata a far parte del partenariato nel progetto FP7 RECOICE, che prevede di recuperare i gas di scarico di motori diesel di propulsione dei pescherecci per mezzo di un motore Stirling da 6 kWe allo scopo di produrre in continuo ghiaccio per il congelamento del pescato direttamente a bordo. Il tutto a costo zero e senza ulteriori emissioni di CO2 nell’atmosfera. E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 Partner di questo progetto sono importanti centri di ricerca europei. Lo stato di avanzamento delle attività è visionabile sul sito www.recoice.eu.
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Alea News, Settembre 2016
E’ boom bikeconomics negli incubatori del Trentino Esiste un luogo la cui essenza s’incarna con le due ruote? Forse nemmeno i suoi abitanti lo sanno, ma Rovereto (TN), dopo essersi aggiudicato secondo il Corriere della Sera la palma di “Capitale della green economy”, è diventata inaspettatamente il polo italiano della bicicletta. Non è per la splendida pista ciclabile sull’Adige che attraversa la provincia trentina da nord a sud. Non sono i numerosi negozi per ciclisti di ogni tipo, circa 2 ogni 10 mila abitanti. Nemmeno il fatto che nel giro di una decina di chilometri ci siano due “bicigrill”, ovvero dei punti di ristorazione accessibili solo in bici dalle piste ciclabili, dove poter bere una bibita, un caffè, mangiare un panino e gonfiare le gomme della propria due ruote.
di Emanuel Bompan, press.progettomanifattura@tren tinosviluppo.it
La ragione per cui Rovereto sta diventando la capitale delle due ruote, oggi candidata al premio Nobel, riguarda soprattutto l’innovazione hi-tech e la creazione di imprese cutting-edge. Infatti, nei due Business Innovation Center (BIC) di Trentino Sviluppo – Progetto Manifattura, l’hub italiano della green economy e Polo Meccatronica, centro specializzato nel settore meccanico/elettronico – sono orami sette le imprese e start-up che si occupano di bikeconomics, il mercato delle bici. «Sembra che l’innovazione del mondo bicicletta si sia data appuntamento qua a Rovereto, in maniera spontanea, segno che la “bikeconomics” è un settore in crescita, capace di generare PIL», commenta Michele Tosi, Direttore Area Incubatori e Nuove Imprese di Trentino Sviluppo. «Nei prossimi mesi spingeremo per avere sempre nuove realtà, con una forte componente di innovatività nel mondo bike dentro le mura dei Business Innovation Center, in particolare negli incubatori di start-up. In Germania la bikeconomics genera quasi 9 miliardi di Euro. Il Trentino oggi è intorno ai 400 milioni, includendo tutto l’indotto turistico. Ma c’è ancora molto spazio per crescere».
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Alea News, Settembre 2016 Tra le realtà presenti a Rovereto quella più nota è Free Duck2 di Ducati Energia, un disco meccatronico che, applicato a una normale ruota da 26 o da 28 pollici, trasforma qualsiasi bici in un veicolo a pedalata assistita. Un progetto geniale, nato, progettato e prototipato nei laboratori di Rovereto. La ruota Free Duck2 per l’assistenza alla pedalata del ciclista è dotata di una batteria agli ioni di litio integrata nel suo corpo e in grado di fornire un’autonomia massima dichiarata di 60 km. I tempi di ricarica completa sono di circa 3 ore. Il motore di Free Duck2, un brushless da 250W di potenza, consente di raggiungere la velocità massima di 25 km/h e offre 5 livelli di assistenza, regolabili attraverso l’app dello smartphone di turno (Android, Apple o Windows). Storia diversa per tre ricercatori dell’Università di Trento, il russo Ivan Minakov e i bielorussi Uladzimir Kharkevich e Nadya Bobova. Stufi di chiudere con un lucchetto la propria bicicletta, tornare e non trovarla più, hanno progettato Kissmybike, un sistema per segnalare il furto e localizzare il veicolo. Kissmybike è invisibile, ultracompatto e necessita una ricarica all’anno (la batteria dura ben una settimana nella modalità di tracciamento continuo dopo un furto). Kissmybike, grazie alla trasmissione satellitare e a tecnologie di rilevamento all’avanguardia, permette di localizzare con precisione il veicolo rubato, sia in ambienti chiusi sia all’aperto. «Oltre al prodotto offriamo anche assistenza per i proprietari delle biciclette nell’iter per il recupero legale del mezzo, fornendo loro numeri di emergenza, l’indirizzo dei commissariati più vicini e le informazioni tecniche necessarie per l’identificazione del veicolo nei verbali della polizia», spiega Nadya Bobova. Sviluppato grazie ad una piattaforma italiana di crowdfunding, BiCiPoP di Francesco Carollo è un progetto green di mobilità sostenibile e promozione territoriale, basato sulla progettazione, gestione & vendita di bici-risciò hi-tech a pedalata assistita di ultima generazione. Il servizio prevede l’utilizzo di applicazioni dedicate e sistemi di geolocalizzazione che consentono di pubblicizzare, ascoltare e vedere in tempo reale le informazioni specifiche del luogo collegate alle promozioni delle realtà territoriali, allo sviluppo di servizi turistici e con degustazioni dei prodotti locali direttamente on board. «Crediamo che nel segmento turismo, se vogliamo città meno rumorose e inquinate, i bicirisciò a pedalata assistita saranno un mezzo essenziale, green e fondamentale per la promozione del territorio. Addio tour bus inquinanti», dice Carollo. Spazio anche per il mondo bike sharing nei Business Innovation Center trentini. Andrej Sobotkiewicz presenta la start-up attiva dentro il Polo Meccatronica (sostenuta dall’acceleratore privato Industrio di Jari Ognibeni) Lock&Charge. L’impresa ha sviluppato una piattaforma per la condivisione delle due ruote a E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 pedali e più in generale di tutti i veicoli elettrici. Non bici costruite ad hoc, ma anche la vostra bici e quella del vicino, magari da condividere con tutto il condominio (con un piccolo guadagno). Con un software smart e un dispositivo di sicurezza e blocco, Lock&Charge offre ad un’ampia varietà di operatori l’opportunità di implementare flotte private e reti per la condivisione di e-bikes, come anche di cargobikes, e-scooters ed altri piccoli veicoli elettrici. Il sistema (descritto con una sintesi efficace dal payoff “plug it, share it”) è una piattaforma unica che semplifica l’uso, la carica e la condivisione di bici elettriche. Il progetto vede una collaborazione con Industrio Ventures, l’acceleratore di startup hardware di Rovereto, con 3tec e HSL, entrambe affermate realtà trentine hightech, e la slovena TBP, che ha sviluppato l’esclusivo cavo speciale per la ricarica e il blocco del veicolo.
Gli addetti ai lavori la definiscono la “Tesla” delle bici elettriche, perché rappresenta, per le due ruote, un’innovazione tecnologica comparabile a quella che la mitica fabbrica di auto creata da Elon Musk ha rappresentato per le quattro ruote. Si chiama Bikee Bike, è una startup fondata da due fratelli emiliani, Matteo e Luca Spaggiari, che l’hanno avviata a Rovereto all’interno di Industrio Ventures, l’acceleratore di startup hardware insediato in Polo Meccatronica. Il prodotto brevettato da Bikee Bike non è in realtà una bici completa, bensì un kit che permette di motorizzare elettricamente qualsiasi bicicletta, conferendole una versatilità e una potenza senza confronti e, quindi, prestazioni da mountain bike quanto alla capacità di superare pendenze (mentre si sa che la velocità di punta
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Alea News, Settembre 2016 delle bici elettriche è limitata per legge). Il kit si chiama Best, è fornito con diversi livelli di potenza partendo dai 250W legali in Europa fino a 999W ed è facilmente removibile. Il motore può essere regolato tramite una app per cellulari e l’abbinamento è previsto con batterie da 320, 420 o 550 Wh per autonomie fino a 300 chilometri. Sempre dento Industrio ha avuto i natali Sentier, il trolley con funzione di carrello che permette di trasportare in maniera nuova i propri bagagli e affrontare cosi anche lunghi viaggi rendendo meno complessa la gestione dei propri averi.Sentier intende semplificare il cicloturismo attraverso una nuova modalità di organizzazione del viaggio che facilita l’esperienza del viaggiatore in tutte le fasi: dall’ organizzazione del bagaglio, ai trasferimenti in aereo o in treno per raggiungere la meta, fino al viaggio vero e proprio, che Sentier accompagna con un nuovo concetto di ergonomia, libertà di movimento e sicurezza. Infine a Progetto Manifattura c’è anche chi lavora sulle piste ciclabili. La start-up Pietranet produce soluzioni per piste ciclabili, riusando scarti della lavorazione in pietra contenuti in griglie antiscivolo. «un sistema efficace per risparmiare, usare materiale di scarto ed offrire un fondo adatto sia per cross-country bike, che per chi vuole un fondo sterrato, anche in pendenza, downhill e northshore», spiega Gianni Tomasi, amministratore unico di PietraNet. «Se avete un’idea innovativa sul mondo della bici presentatela a Trentino Sviluppo», dice Tosi. «Siamo, con Progetto Manifattura, l’hub della green economy. Da oggi possiamo diventarlo anche per la bikeconomics. Se avete un’idea d’impresa i nostri bravi tutor vi aiuteranno a farla diventare realtà».
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Continua la sfida di far nascere nuove imprese Per Friuli Innovazione è il mantra che accompagna ogni azione messa in campo: creare le migliori condizioni perché nuove imprese ad alto valore aggiunto possano nascere sul territorio, arricchendolo di servizi e competenze. di Francesca Pozzar, francesca.pozzar@friulinnova zione.it
Per questo anche nel 2016 è stato riproposto l’evento Arts/Tech/Biz MASH UP, che quest’anno si è svolto nella cornice di Friuli DOC, la vetrina più prestigiosa per Udine. Il connubio tra la storica kermesse dedicata alla promozione degli asset culturali ed enogastronomici del territorio e la sua vocazione internazionale e innovativa è stato vincente. Una sessantina i partecipanti, provenienti non solo dal Friuli Venezia Giulia ma anche dalle vicine Austria, Slovenia e quest’anno anche Croazia, per una tre giorni dedicata allo sviluppo di idee di business innovative. Arts/Tech/Biz MASH UP è infatti questo: un mettere insieme competenze eterogenee in ambito creativo e artistico, tecnico, tecnologico e manageriale, con il supporto di figure professionali capaci di attivare il lavoro di gruppo tra sconosciuti e far nascere, quasi per magia, idee imprenditoriali non solo credibili, ma vincenti e disruptive. “Far nascere nuove imprese è la nostra missione – ha commentato Elisa Micelli, responsabile dell’incubatore d’impresa certificato di Friuli Innovazione – e nel tempo abbiamo sperimentato diverse formule per aiutare gli aspiranti imprenditori a tirare fuori le loro idee, a sviluppare le competenze necessarie per passare dal voler essere imprenditori all’esserlo davvero e a creare team completi.” “L’approccio utilizzato in Arts/Tech/Biz MASH UP è stato divertente, coinvolgente ed efficace ed ha permesso a tutti, sia a noi che lo organizzavamo, sia ai partecipanti, di comprendere appieno e al di là della retorica il valore della diversità – sia di competenze, di background che di provenienza geografica - come tratto costitutivo e distintivo di una nuova idea di business. E’
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Alea News, Settembre 2016 stato sorprendente e lo abbiamo riproposto e potenziato per la seconda volta quest’anno, con l’intenzione di continuare anche in futuro”.
Ad aggiudicarsi il podio delle migliori idee elaborate durante Arts/Tech/Biz MASH UP 2016 rispondendo al tema proposto “The SMART Enlarged Alpe Adria Region: Food, Cities, Environment, Health, Tourism, Culture, Sport” sono stati al primo posto Will Easy, che ha sviluppato un progetto innovativo di portale e app per la condivisione di informazioni necessarie per persone con specifiche esigenze (per esempio rivolto a chi ha delle disabilità o che presenta esigenze alimentari particolari). LOOKETTO e Trawells si sono classificati rispettivamente al secondo e terzo posto, con un’idea per lo sviluppo di social network e app per condividere momenti e ricordi relativi ad una particolare situazione e un progetto di marketplace di matchmaking tra turisti e guide professionali. A prescindere dalla classifica che ha voluto evidenziare le idee più promettenti, tutti i gruppi di lavoro creatisi durante l’evento avranno la possibilità di rendere reale l’esercizio sviluppato durante Arts/Tech/Biz MASH UP grazie al supporto dell’incubatore di Friuli Innovazione Techno Seed. Fino al 15 novembre 2016 infatti sono aperti anche due bandi promossi da Friuli Innovazione in collaborazione con il network Unicorn Trainers Club e dedicati ad aspiranti imprenditori e giovani imprese.
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Alea News, Settembre 2016 La partecipazione è allargata anche a chi non risiede in Friuli Venezia Giulia, con la clausola che i progetti selezionati, per ottenere i servizi gratuiti e i finanziamenti a fondo perduto messi in palio, svolgano il programma semestrale di accelerazione all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico di Udine.
Il bando “Spazio alle Idee” è rivolto a individui che vogliono fondare la propria start-up innovativa (si partecipa in due o più e almeno uno dei proponenti deve avere meno di 35 anni). Le migliori quattro idee selezionate saranno accompagnate nel percorso di validazione del business model e costituzione dell’impresa e potranno utilizzare gratuitamente gli spazi dedicati nell’incubatore Techno Seed per un semestre. L’idea migliore riceverà anche un contributo a fondo perduto di 5.000 Euro. 15.000 Euro andranno invece alla start-up innovativa giudicata più promettente dal comitato tecnico chiamato a selezionare le candidature, 10.000 alla seconda classificata e alle prime tre sarà offerta una sede all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico di Udine, gratuita per sei mesi e poi a tariffa agevolata, per far crescere il proprio business in un ambiente dinamico, ricco di stimoli e a diretto contatto con i servizi dell’incubatore certificato Techno Seed di Friuli Innovazione.
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Alea News, Settembre 2016 Al bando “Spazio alle Imprese” possono partecipare le start-up con almeno due soci fondatori iscritte al Registro delle start-up innovative al momento della domanda. Tutte le informazioni per partecipare ai bandi sono scaricabili dal sito internet di Friuli Innovazione (www.friulinnovazione.it/bandi ) mentre su Facebook si possono seguire gli sviluppi di Arts/Tech/Biz MASH UP https://www.facebook.com/events/671520099668411/
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Alea News, Settembre 2016
Sport e moda, l’innovazione è altoatesina di Astrid Brunetti, astrid.brunetti@idmsuedtirol.com
Il presidente della Malaysia pedala su una e-bike a energia solare dell’azienda altoatesina Leaos. Brand rinomati della moda come Moncler utilizzano i software innovativi di Warda, un’altra realtà dell’Alto Adige. Due aziende insediate nell’incubatore di imprese di IDM Alto Adige che si destreggiano perfettamente su scala globale nei settori dello sport e della moda, e che entrambe hanno conseguito successi ragguardevoli in competizioni internazionali sull’innovazione. A fine maggio Armin Oberhollenzer è riuscito a partecipare, con la sua start-up Leaos, al campionato delle imprese più innovative del mondo nel settore dello sport. E nella finale europea della “Hype Global Sports Innovation Competition” tenutasi a Trento ha conquistato un eccellente quarto posto. Ma a questo ex consulente di marketing altoatesino il mercato sportivo sta stretto. La sua intenzione è niente di meno che rivoluzionare la mobilità moderna. La bici elettrica che si ricarica con l’energia del sole La chiave del successo di Leaos è una e-bike che per muoversi sfrutta l’energia solare. Anche se le bici elettriche sono sempre più diffuse e tecnologicamente evolute, dipendono necessariamente dalla rete di alimentazione elettrica. L’obiettivo di Oberhollenzer è sviluppare una bicicletta a energia solare che non necessiti più di alcun collegamento alla presa elettrica per ricaricarsi. A questo scopo ha provato a integrare dei pannelli fotovoltaici nel telaio in carbonio della bicicletta: “Non è affatto un’impresa semplice”, spiega il proprietario di Leaos, “se pensiamo a quanto sia limitata la superficie a disposizione.” La e-bike di Oberhollenzer si distingue sia per la tecnologia che per l’immagine, tanto che anche il mondo del design è affascinato dal prodotto. Già nel 2015 l’imprenditore altoatesino è stato premiato con il Red Dot Design Award, il riconoscimento internazionale più importante per il product design. “Considero la mia solar bike non come un semplice mezzo di trasporto ma come un elemento
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Alea News, Settembre 2016 di un nuovo stile di vita”, afferma Oberhollenzer. Seguendo questa filosofia è riuscito a imporsi in una nicchia di mercato della fascia di mercato high-end trovando acquirenti in tutto il mondo. Tra i quali c’è persino il presidente della Malaysia, che da sei mesi si muove con la bici di design a energia solare made in Alto Adige.
Il software per organizzare e presentare le collezioni di moda Anche la società altoatesina Warda ha conquistato una posizione significativa, ma in un settore completamente diverso. L’azienda produttrice di software è stata selezionata per l’iniziativa riservata a start-up innovative di tutto il mondo “VentureOut NY” e alla finale del maggio scorso, nell’ambito di un roadshow svoltosi a New York, si è presentata ai potenziali investitori del settore della moda. Warda si è specializzata in un’applicazione di nicchia proprio per questo settore, fornendo una piattaforma digitale per migliorare attraverso immagini e video i processi produttivi, la distribuzione retail, il marketing e la presenza online dei marchi. L’amministratore delegato di un brand della moda può, per esempio, visualizzare le collezioni e i disegni degli stilisti a Londra, l’allestimento del negozio di New York, le immagini dei propri fan sui social media e fornire facilmente informazioni e foto alla giornalista di Parigi che attende le ultime E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 novità. Fino a poco tempo fa queste necessità costituivano una sfida organizzativa che implicava un grande numero di telefonate, e-mail e viaggi all’estero. Con le app di Warda è possibile visualizzare tutte le informazioni digitali necessarie in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. “Al tempo stesso il software è la base di un processo di trasformazione che le case di moda stanno inseguendo per diventare più moderne, la cosiddetta digital transformation”,spiega Marco Serpilli, fondatore e CEO dell’azienda. Ecco perché la piccola azienda investe moltissimo in innovazione tecnologica e formazione interna, ed è per questo che grandi brand come Moncler, Geox o Brunello Cucinelli si affidano alla sua tecnologia. Adesso l’intenzione è quella di affermarsi sul mercato americano: Il successo di “VentureOut NY” ha dimostrato che oltreoceano c’è grande interesse nel confronto dei prodotti Warda. “Il prossimo passo, quindi, è aprire una filiale a New York, una delle capitali globali della moda”, afferma Serpilli. Warda e Leaos sono solo due delle 118 start-up e aziende dell’Alto Adige che negli ultimi 17 anni sono state seguite dall’incubatore di imprese di IDM fino a ottenere successi a livello internazionale. Nel complesso queste imprese generano il 62% del proprio fatturato all’estero. L’incubatore di imprese di Bolzano si definisce anche un business accelerator, offrendo alle aziende innovatrici servizi quali, ad esempio, consulenza finanziaria, disponibilità di uffici e laboratori e supporto nello sviluppo dei prototipi. Contatti imprese: LEAOS Armin Oberhollenzer +39 335 6900117 info@leaos.com
WARDA Marco Serpilli +39 348 5207779 marco.serpilli@warda.it
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Buono Vending S.r.l – Una dolce start-up insediata al BIC Incubatori FVG S.p.A Da qualche mese si è insediata presso il nostro incubatore di Trieste Buono Vending S.r.l., una start-up, costituitasi nel mese di dicembre 2014 e iscritta nella sezione speciale delle start-up
Ufficio Relazioni Esterne info@incubatori.fvg.it
innovative. L’idea sviluppata dal team di Buono Vending è un distributore automatico di gelato artigianale che è stato già presentato alla fiera internazionale SIGEP (Salone Internazionale della Gelateria e pasticceria Rimini 23-27/01/2016) dove la start-up era presente con un proprio stand, suscitando molto interesse da parte degli operatori. Attualmente, la società Buono Vending S.r.l. sta sviluppando altri distributori automatici e macchine riempitrici di pre-serie. Al giorno d’oggi il mercato delle gelaterie artigianali è minacciato dall'avanzata di prodotti potenzialmente sostitutivi (gelato soft), sebbene essi siano di qualità inferiore. Buono Vending è in grado di proporre ai gelatieri artigianali uno strumento innovativo per affrontare questa sfida, consentendo la vendita degli stessi prodotti di alta qualità in luoghi e tempi diversi da quelli tradizionali ed in un modo moderno e divertente. Buono Vending sviluppa, produce e commercializza sistemi innovativi per la vendita automatica di gelato artigianale sfuso nei quali la composizione del prodotto è definita in maniera personalizzata - quantità, gusti e finiture - da ciascun cliente. Si ha così delle vere e proprie mini-gelaterie self-service per gelato artigianale. La vision di Buono Vending è: “Gelato artigianale sempre, ovunque e per tutti”. La mission aziendale è quella di fornire agli artigiani gelatieri nuovi strumenti per affrontare il mercato in modo non convenzionale, innovativo ed efficiente, creando in questo modo valore per sè e per i propri Soci.
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Alea News, Settembre 2016 L’idea e cuore del progetto del gruppo di lavoro Buono Vending, il distributore di gelato artigianale realizzato nel mese di dicembre 2015, è stato premiato in più occasioni: partecipando al bando Smart&Start, promosso da Invitalia, la società ha ottenuto, sulla base del proprio piano industriale, un finanziamento a tasso mentre partecipando al concorso “Intesa Sanpaolo Start-Up Initiative”, si è classificata tra i 10 progetti finalisti. Quest’ultimo risultato ha permesso a Buono Vending di presentare la propria attività nell'evento dedicato al concorso in questione svoltosi nell'ambito di EXPO 2015. Altri riconoscimenti sono stati la vincita del concorso Start Cup FVG il 27 ottobre 2015 ed essere finalista tra le migliori otto start up mondiali al “ARLA – Creative Business Cup” a Copehagen (ottobre 2015), e infine vincere il premio indetto da Assomicroimprese “PRODOTTO DELL’ANNO 2015” (Micro Star 2015, 2 dicembre).
Il sistema consta di una riempitrice che permette di confezionare il gelato artigianale ed un distributore che permette la vendita nei luoghi dove un gelatiere non potrà mai aprire un punto vendita come scule, università, ospedali, teatri, fiere ecc. E' vietata la riproduzione del materiale contenuto negli articoli senza autorizzazione scritta dell’autore.
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Alea News, Settembre 2016 La riempitrice completamente automatica utilizza il gelato appena mantecato ed attraverso un particolare sistema di pompaggio e dosatura lo confeziona in una pallina di gelato che verrà conservato in freezer a -20°. Il gelato così prodotto e confezionato potrà essere venduto ai ristoranti/cattering migliorando la qualità del prodotto poiché ogni pallina servita con tale sistema ha esattamente le stesse caratteristiche organolettiche e non può essere contaminato durante lo stoccaggio in freezer, o potrà essere inserito nella vending machine che potrà essere venduto automaticamente. Il distributore automatico è allestito da un grande touch screen 40” dove il cliente finale potrà comporsi la sua coppetta singola o doppia pallina, scegliondo tra otto gusti differenti di gelato, tra 4 guarnizioni liquide (salse come amarena, caramello ecc) e tra tre guarnizioni solide (biscottini, granelle ecc). Composta la coppetta ed effettuato il pagamento la macchina eroga il gelato nello stesso tempo di erogazione di un caffè circa 30-40 secondi. Buono Vending sarà presente alla fiera di settore MIG (Mostra Internazionale del Gelato) a Longarore alla fine di Novembre. Per ulteriori informazioni: www.buonovending.com, canale youtube Buono Vending.
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InfiniteArea Alliance. Sviluppare modelli a rete per accedere e connettersi a talenti e specifiche competenze. di Sabrina Moretto, Communication & PR sabrina.moretto@infinitearea. com
Di fronte alla crisi economica e finanziaria mondiale l’Italia, come molti altri Paesi membri dell’Europa, si è trovata a dover superare una serie di debolezze strutturali alla base del proprio modello produttivo. Numerosi studi relativi al tema dell’organizzazione e della gestione strategica d’impresa hanno evidenziato a più riprese il fatto che l’investimento sui talenti e la collaborazione tra le imprese costituiscano leve fondamentali per poter raggiungere un determinato livello di crescita e sviluppo. Analizzando il contesto italiano emerge quanto la questione “talenti” sia diventata una priorità crescente per le imprese che vogliono mantenere competitività e una posizione distintiva sul mercato. Ora più che mai le organizzazioni non possono prescindere dalle qualità e competenze delle risorse umane che esse sono in grado di attrarre e trattenere, di fatto un vero e proprio “capitale”. Come ha avuto modo di rivelare anni or sono il noto economista austriaco Peter Drucker (1985):“oggi l’organizzazione non può esimersi dal provvedere a investire sugli uomini che potranno dirigerla domani; deve insomma, rinnovare il suo capitale umano, deve valorizzare costantemente le sue risorse umane”. Un aspetto quanto mai attuale per il sistema Italia odierno, in difficoltà nel valorizzare i propri talenti e non attrattivo a sufficienza dal riuscire a trattenerli. La sfida diventa quindi per il sistema Paese riuscire ad arginare l’esodo dei talenti, imprenditori, laureati e ricercatori che negli ultimi anni prendono sempre più spesso la decisione di trasferirsi all’estero. Non si tratta di “bloccare” o chiudere opportunità, anzi, andrebbe offerta a sempre più talenti la possibilità di trascorrere qualche periodo all’estero per completare gli studi o intraprendere esperienze lavorative di crescita personale e professionale. Occorre però equilibrare la “bilancia” tra talenti in uscita e quelli in
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Alea News, Settembre 2016 entrata. Occorre fare in modo che il nostro Paese non rappresenti più un “esportatore” netto di talenti che ha difficoltà ad attrarre ricercatori e altre persone con titoli altamente qualificati. La crescita zero, che oggi l’Italia sta registrando, è dovuta anche a questo: per la prima volta dal 1945, il numero dei laureati disponibile per le imprese ha smesso di crescere (1). Non solo, la Commissione Ue ha messo in risalto come l’Italia sia a oggi il paese dove si registrano le più alte quote di abbandono universitario in Europa (45%), oltre ad essere tra le nazioni con le più basse percentuali di laureati fra i 30 e i 34 anni. L’Istat poi sembra confermare quanto esplicitato dall’UE, stimando che negli ultimi anni solo 1 persona su 4 è in possesso di una laurea e che il grosso delle persone aventi titolo sono emigrate all’estero. Sembra quindi che l’Italia detenga il titolo di maggior esportatore di giovani laureati: c’è da augurarsi che questo “primato” non continui a essere detenuto nei prossimi anni dal nostro Paese. Incombe oltretutto una ulteriore “minaccia” legata alle previsioni e proiezioni dell’Ocse. Viene infatti stimato che nel 2030 la Cina deterrà lo scettro mondiale del maggior “produttore” di laureati (addirittura quasi il 40%), in particolare in materie scientifiche, ingegneristiche, tecnologiche e matematiche (2). Quale impatto potrà avere sulla richiesta/offerta di talenti “coltivati” in Italia? Come poter interpretare per tempo tali evoluzioni? La risposta passa dalla capacità di ri-generare la conoscenza e i modelli di apprendimento e dal riuscire ad attuare un cambio di paradigma “sistemico”. Per le imprese questo equivale a passare da una logica di “possesso” e difesa del talento a una logica di “accesso”, connessione e cooperazione. Puntare a sviluppare modelli a rete, in cui si ha “accesso” al talento, questa è la soluzione. Così come è stato proposto dal noto economista statunitense, Henry Chesbrough quando nel non lontano 2003 ha parlato per la prima volta di “Open innovation”. Secondo questo modello le imprese devono iniziare a guardare, oltre che all’interno della propria organizzazione, anche verso l’esterno, innescare relazioni con altre aziende, oltre che con le università e i centri di ricerca. Oggi più che mai alle imprese è richiesto di arricchirsi di esperienze e informazioni mediante la cooperazione e la contaminazione con competenze e sistemi culturali diversi, con talenti presenti al di fuori dei confini aziendali.
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Alea News, Settembre 2016 La capacità di presidiare le dinamiche delle relazioni interne ed esterne rappresenterà una modalità vincente attraverso la quale le imprese potranno crescere, competere e collaborare in un’economia sempre più “talent-driven”. InfiniteArea Alliance è il programma pensato per abbracciare questa prospettiva. L’obiettivo è connettere e accelerare le Idee, i Talenti, i Progetti e le Imprese con un respiro internazionale, affinché si contaminino tra loro generando innovazione, creatività, e fornendo le connessioni necessarie per “continuare a correre” e raggiungere i propri obiettivi.
L’infografica rappresenta in forma sintetica, secondo la logica dell’open innovation, alcune tipologie di connessioni di valore che le imprese possono attivare per accedere al talento e far crescere il capitale umano e il potenziale di innovazione a loro disposizione. Buon viaggio e Get ready to take off. Bibliografia (1) F. Fubini, “La crescita zero dei laureati: il primo salario per chi esce dall’università è a 1000 euro”, www.corriere.it, 10 settembre 2016. (2) G. Fregonara, “L’esercito degli scienziati cinesi. Nel 2030 domineranno le Stem”, www.corriere.it, 28 agosto 2016.
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SpiCchi è il primo kid-corner di eco-design per accogliere bambini da 0 a 6 anni, firmato Kid Pass start up insediata nell’incubatore del Vega. di Gabriella Parmesan, g.parmesan@vegapark.ve.it
Dall’incontro tra i fondatori di Kid Pass, il brand di riferimento per il tempo di qualità insieme ai bambini, e gli architetti esperti di green Barbara D'Agaro e Andrea Zanchettin, nasce l'idea di creare un set per allestire uno spazio per bambini. Lo scopo è quello di diffondere la filosofia dell'accoglienza dei bambini anche nei luoghi dei grandi. Secondo la nostra visione non bastano un tavolino e una sedia o un accessorio qualsiasi, ma una serie di oggetti da interpretare come funzione e per gioco. Il desiderio è quello di creare un prodotto che rispetti l’ambiente e la salute del bambino, nella scelta di materiali naturali, sicuri e sani. Il progetto ha vinto il bando della Camera di Commercio di Venezia "Percorsi di sviluppo creativo" 2014. I disegni sono registrati e non riproducibili; il marchio Kid Pass è tutelato nei Paesi UE. Con SpiCchi si può ottimizzare lo spazio: da chiuso è un mobile per seduta o tavolino e da aperto si trasforma in un divertente kid corner. SpiCchi è un set di mobili-gioco per bambini: mobili – perché ci si può sedere (seggiola), disegnare (tavolino), usare (contenitore), distendere e fantasticare (tappeto) – Gioco perché ci si può divertire, perché sono oggetti interpretabili, che non limitano la fantasia del bambino con l’uso univoco di una funzione, ma si possono sfruttare liberamente e con creatività. SpiCchi propone una soluzione innovativa e flessibile per rendere lo spazio subito family-friendly. Sono tre i diversi modi di utilizzo dello stesso set: area gioco-relax, fasciatoio, area per allattare. Basta un gesto e si può scegliere se optare per un'area per lo svago dei bambini o se serve un angolo nursery.
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Alea News, Settembre 2016 SpiCchi è composto da 5 mobili-gioco a forma di mezze lune di diverse dimensioni e colori e da un grande tappeto in feltro che gioca su geometrie triangolari. I moduli si possono posizionare su diversi lati trasformando la funzione ogni volta che si desidera: seduta per grandi e piccini, tavolino, dondolo o contenitore. Il kit aperto occupa una superficie massima di 4 metri quadri. È stato progettato e prodotto in Italia utilizzando materiali di qualità, ecologici e atossici: cinque moduli in legno certificato FSC e vernici ad acqua e un grande tappeto componibile in feltro. Un progetto davvero innovativo rivolto ad ogni tipo di struttura: ristorante, negozio, hotel, sala d’attesa, ufficio, ludoteca e asilo.
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Phi Drive ottiene 1,2 milioni di euro per la sua tecnologia sui posizionatori e movimentatori innovativi Phi Drive, startup che sviluppa e commercializza posizionatori e motori innovativi, cresciuta all’interno dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, ha ottenuto 1,2 milioni di euro vincendo la Fase II del bando H2020, il più grande programma quadro mai realizzato dall’Unione Europea per la Ricerca e
di Alessandro Tibaldeschi, ale@agenziapressplay.it
l’Innovazione. Nata nel 2013, Phi Drive sviluppa e commercializza posizionatori e motori innovativi a partire da principi brevettati. Tali soluzioni possono avere azionamento piezoelettrico, a solenoide, pneumatico o altro, e sono utilizzabili in motori e azionamenti lineari o rotativi di dimensioni microscopiche, piccole e medie: una facile progettazione permette infatti un’alta personalizzazione e miniaturizzazione in base alla richiesta ed esigenza della clientela. Oltre ad essere adatti a numerosi campi di applicazione, come l’ottica, l’aerospazio, la biomedica, le macchine utensili e gli strumenti di misura, i prodotti Phi Drive vantano un’anima green, grazie ai bassi consumi energetici, la riciclabilità e l’assenza di lubrificanti. Phi Drive fa parte di un gruppo di 4 società con Comestero Sistemi, distributore di componenti per l'industria elettronica ed elettromeccanica, Penta Group Srl e NSF Controls Ltd. Le tante caratteristiche innovative hanno portato la startup Phi Drive a conquistare riconoscimenti e premi su scala nazionale e internazionale: ora la vittoria al bando europeo apre nuovi scenari e possibilità di sviluppo.
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Alea News, Settembre 2016 Scopo di Horizon2020 è infatti condurre innovazioni e scoperte a risultati rivoluzionari, trasferendo le grandi idee dal laboratorio al mercato. Phi Drive è stata premiata in particolare per l’applicabilità dei propri prodotti al settore dell’aerospazio, dove la startup punta alla fornitura di attuatori rotativi con un rapporto peso potenza di circa 1/10 rispetto ai principali competitors del settore. “Sono poche le start up italiane a essere riuscite ad assicurarsi un finanziamento 'Fase 2' dello strumento 'SME Instrument', e siamo lieti che Phi Drive sia tra queste. Questo finanziamento permetterà di accelerare lo sviluppo di nuove applicazioni industriali per questa innovazione rivoluzionaria nel campo degli azionamenti”, afferma Marco Cantamessa, Presidente I3P.
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Cena Socio Onorario ALEA
A night with... Chiara Mio e Gelindo Bordin Villa Italia, Padova Quota partecipativa 50 euro. Sarà la splendida sede di Villa Italia a fare da cornice alla serata di gala che si terrà mercoledì 9 novembre alle ore 19.30 in occasione dell'evento annuale di conferimento del titolo di socio onorario dell'Associazione Laureati Economia Aziendale di Ca' Foscari. Ospiti d'onore della serata saranno Chiara Mio, professore ordinario presso il dipartimento di management di Università Ca' Foscari Venezia e presidente di Banca FriulAdria, e il campione olimpico di Seul 88 e oggi direttore marketing Diadora Gelindo Bordin. Dove: Villa Italia, via San Marco 51, Padova Quando: Mercoledì 9 novembre, ore 19.30 Come partecipare: La partecipazione è aperta a tutti previa conferma entro il giorno 4 novembre al link bit.ly/ANightWithMioBordin Costo della serata euro 50, da pagare durante l'evento. Per maggiori informazioni scrivere a segreteria@aleacafoscari.com
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