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Fotogrammi d’alta quota

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Lettere

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Peter Habeler: ich will die Welt von oben sehen

Regia Werner Bertolan (Austria - 2017) - 46 minuti Anteprima italiana al Film Festival di Trento (2019)

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(Il film è reperibile in dvd su IMDb oppure sul sito www.servustv.com)

Nel 1974, insieme al compagno Reinhold Messner, Habeler scalò la parete Nord dell’Eiger in poco meno di 10 ore, un record insuperato per quasi 30 anni. Nel 2017 David Lama, uno dei migliori alpinisti al mondo ancora oggi, lo accompagna sulla stessa montagna, in una cordata che unisce le generazioni. Il progetto è spettacolare e finisce in un successo. Habeler ha stabilito un nuovo record: è la persona più anziana ad aver mai scalato questa parete, alta 1800 metri. Struttura collaudata e di genere televisivo per un documentario, con qualche intermezzo di docufiction: immagini e fotografie d’epoca, interviste ai protagonisti e ad altri (fra questi Reinhold Messner) che hanno condiviso l’intensa carriera alpinistica di Habeler. Il racconto di questa ascensione è il pretesto per narrare la sua vita e le sue imprese alpinistiche. Peter Habeler e David Lama, due generazioni di alpinisti a confronto su una delle pareti più insidiose e difficili sia tecnicamente che per le veloci mutazioni metereologiche. Un’ascensione compiuta nel marzo del 2017, quando Peter ha 75 anni e David 27… l’allievo che guida il maestro dopo 43 anni sulla Nord dell’Eiger. Le riprese in parete su roccia, misto e ghiaccio sono molto efficaci e dimostrano le eccezionali capacità tecniche del giovane alpinista così come la competenza e sicurezza del grande vecchio. Le immagini in soggettiva durante l’arrampicata come pure gli stacchi soggettiva/panoramica, riescono a comunicare allo spettatore la giusta dimensione delle difficoltà alpinistiche della parete. Seducente è l’utilizzo misurato del timelapse per le riprese in notturna. Valido il rapporto fra le interviste, le sequenze ricostruite delle ascensioni di Messner e Habeler in Dolomiti e sul Cho Oyu, gli spezzoni in bianco e nero del primo film girato sulla tragedia del 1957 e altrettanto il narrare le immagini dell’Eiger oggi e la vita di Peter oggi. Le riprese in parete evidenziano la leggerezza e la dinamicità della tecnica alpinistica di David Lama, anche nei punti più complessi e articolati sembra quasi azzerare le difficoltà che invece emergono, ovviamente, nella salita di Peter Habeler. Intenso il rapporto fra i due alpinisti, un rapporto non solo tecnico-sportivo ma di grande umanità, che rivela affinità elettive quasi come quelle fra padre e figlio. Le interviste a Messner e ad Habeler servono, anche e in qualche misura, a fare il punto sull’evoluzione dell’alpinismo: dalle grandi spedizioni himalayane degli anni Cinquanta all’esplorazione delle montagne meno conosciute e famose del nostro pianeta, dall’alpinismo estremo alla odierna commercializzazione degli Ottomila. Il montaggio così come la fotografia è di pregio, un po’ meno il commento musicale che a tratti risulta un po’ scontato, sebbene in linea con la natura televisiva del prodotto. David Lama è morto, dopo avere completato la prima ripetizione della via M-16 sull’Howse Peak il 16 aprile 2019, nel parco Nazionale di Banff (Canada), colpito da una valanga durante la discesa, insieme a Hansjörg Auer e Jess Roskelley.

Sopra, David Lama sul traverso della Nord dell’Eiger. A sinistra in basso, Peter Habeler sulla Nord dell’Eiger. Sotto, Peter Habeler e David Lama in sosta (foto Archivio Trento FilmFestival)

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