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Editoria | Un balcone lungo 800 chilometri

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Lettere

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Un balcone lungo 800 chilometri

L’incontro con Ugo Ghilardi, escursionista e gran camminatore, lungo la tappa “SID26S”, dal Rifugio Colombé al Rifugio Città di Lissone nell’area del Gruppo dell’Adamello, in Lombardia

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di Roberto Ciri

Cosa spinge un uomo a percorrere 800 chilometri in 50 giorni e 60.000 metri di dislivello lungo le 60 tappe lombarde del Sentiero Italia CAI? È quello che mi sono chiesto quando, percorrendo la tappa “SID26S” dal Rifugio Colombé al Rifugio Città di Lissone nell’area del Gruppo dell’Adamello per scrivere la guida della Lombardia del Sentiero Italia CAI, ho avuto il piacere di incontrare Ugo Ghilardi, escursionista di grande esperienza e capacità dal passo svelto che nella sua vita ha macinato sotto i piedi migliaia di chilometri camminando e pedalando lungo tutto il territorio nazionale. Classe 1957, nato a Nembro (BG), uno dei paesi lombardi che più ha subito il trauma del Covid-19, coniugato e con due figlie, Ugo Ghilardi esprime in uno sguardo e nelle parole la semplicità e la bellezza del camminare nelle Terre alte, affrontando salite, discese e traversate nella solitudine e pace della montagna, con solo le vette e la natura come unico spettatore. Quel giorno di luglio anche io camminavo da solo lungo il “Sentiero dei tre fratelli”, poco frequentato e men che meno durante la settimana, tant’è che mi aspettavo di vedere qualche capriolo, e invece incontro Ugo che con passo lesto mi raggiunge provenendo direttamente da Copodiponte, in Valle Camonica. Due parole e ci riconosciamo, dato che casualmente ci eravamo sentiti per telefono un paio di settimane prima mentre percorreva la tappa dall’Alpe Cainallo alla vetta della Grigna Settentrionale, nel lecchese. Percorriamo insieme il resto della tappa, condividendo un bel momento di compagnia che a entrambi non poteva che fare piacere dopo giorni di solitudine e silenzio fra i monti. Così nasce l’idea di far conoscere la sua storia e le sue imprese, perché di imprese si tratta – e non da tutti – raccontate direttamente con le sue parole. «Durante la mia “clausura” ho avuto parecchio tempo per riflettere sulla solitudine, la sofferenza, la speranza e la capacità di adattamento. Queste le parole chiave che hanno dato vita al mio progetto “Un passo alla volta 2020”. Al termine del periodo di lockdown mi reco immediatamente a fare il famoso tampone. Negativo! Lo zaino è già pronto. Partenza in solitaria agli inizi di luglio per poi far ritorno a fine agosto, rigorosamente a piedi, e come unico mio compagno di viaggio il mio fedele zaino. Di fronte a me un percorso di 800 chilometri, 60mila metri di dislivello e una sessantina di tappe lungo il Sentiero Italia CAI Lombardia. Una scelta fatta con il desiderio di omaggiare, in questo mio percorso, tutte le persone che come me hanno sofferto questa situazione. Ecco dunque il mio balcone, lungo 800 chilometri, ritrovando le mie parole chiave di solitudine, difficoltà e gioie. Sentimenti che ho voluto portare con me in questo viaggio, dove ogni mio sguardo all’orizzonte rappresentava le finestre e i balconi che durante la nostra “clausura” ci davano l’unica vista verso il mondo esterno. Era un paese fantasma quello che ci si trovava davanti, con affetti mancati, senza la possibilità di un ultimo saluto verso l’ultimo viaggio. A loro ho voluto dedicare questo mio percorso».

Sopra, Ugo Ghilardi e Roberto Ciri con la bandiera del SICAI (foto Roberto Ciri)

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