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per il SICAI Marco Tonelli Un “vagabondo” lungo il Sentiero Italia Saverio De Marco

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Lettere

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Un “vagabondo” lungo il Sentiero Italia

Trekking da Latronico a Lago Sirino in solitaria e in autosufficienza, per raccontare le tre tappe lucane del Sentiero Italia CAI

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di Saverio De Marco*

Per la ricognizione di tre tappe lucane del SI, a fine luglio decido che le percorrerò in solitaria e in autosufficienza, con tenda e sacco a pelo. È l’approccio del “backpacking”, a cui sono abituato, anche se per pochi giorni, quello dei vagabondi solitari, che richiede pazienza, resistenza alle privazioni e una grande capacità di adattamento, approccio che però regala sempre un grande senso di libertà ed emozioni forti a contatto con la natura. Dal paese di Latronico (Potenza) comincia l’ascesa alla sommità di Monte Alpi, per raggiungere la Cima di Serra La Croce. Ho seguito la cresta e poi ho proseguito in discesa nella foresta che ammanta i ripidi fianchi della montagna, dirigendomi verso il paese di Castelsaraceno, punto finale della prima tappa. Lungo il Tratturo Regio ho incontrato degli splendidi fagiani che si sono librati in volo dai cespugli e dei piccoli cinghialini che nemmeno mi avevano notato. Al bar di Castelsaraceno ho raccontato la mia avventura a un anziano pastore, che mi ripeteva “da solo non va bene, è pericoloso”. Mi sono poi avviato per i sentieri che attraversano il fianco delle pareti della Forra del Racanello, accampandomi nei pressi di un ovile abbandonato. Anche il cimitero mi è sembrato un posto vitale, per la presenza di una fontana. Il giorno dopo, un cucciolo incontrato in una masseria, curioso della mia vita errabonda, mi ha fatto compagnia lungo una panoramica strada sterrata di crinale, che spaziava sulla Val d’Agri: mi avrebbe seguito fino alla fine del cammino se non avessi incontrato finalmente un cancello da cui non poteva passare. «Mi dispiace cucciolo, non posso portarti con me, una casa ce l’hai, devi tornare indietro…». Il sole rovente è stata una prova severa. Ho sofferto sotto i suoi raggi, soprattutto nei tratti asfaltati, e quando raggiungevo il fresco di un boschetto sentivo il mio corpo rigenerarsi. Sono così giunto, stanco e accaldato, a Conserva di Lauria: qui una fontana di acqua fresca e pura mi è sembrata la cosa più importante che potessi trovare. Mi sono lavato e rinfrescato, ho fatto scorta d’acqua per la sera e il giorno dopo. Ho proseguito e al tramonto mi sono accampato su un prato, nella faggeta. Un po’ di pane e soppressata per cena, cibo nutriente e gustoso, che non si deteriora mai. In questi giorni ho mangiato cibi freddi, panini e frutta secca, non avendo portato fornellini a gas e gavette. Durante la notte mi avvolgono i rumori della foresta, sembra piovere, sono le faggiole, i frutti dei faggi che cadono a terra; e poi strani versi di uccelli e i campanacci delle mucche lontane. Qualcuno forse avrebbe paura, io mi sento ancora più in connessione con il resto del creato, come

un animale selvatico tra gli altri, che vuole solo vivere in pace lasciando meno tracce possibili. Il giorno dopo sono salito sulla vetta dei Monte Papa godendo del vento fresco dell’alba sui crinali, al cospetto di un esteso panorama che si apriva su valli, laghi e montagne lontane. Ho immaginato come poteva essere bello il versante di questa montagna senza quella ferraglia costituita da impianti di risalita ormai dismessi. Poi sono sceso dal Sirino sul versante sud, lungo gli erti pascoli di crinale e poi verso gli ontaneti selvaggi. Arrivato alla “civiltà”, sulle rive del Lago Sirino, concludo che è fatta, il cammino è finito. La stanchezza è tanta, ma grande la soddisfazione dopo tre giorni di vagabondaggio per le montagne. Una leggera commozione mi assale, ripenso alla strada fatta: del lungo cammino non resteranno che ricordi ed emozioni, oltre alle informazioni che cercavo e che saranno incluse nelle guide ufficiali del Sentiero Italia CAI. Ÿ * Guida Ambientale Escursionistica (Lagap) - Socio Cai Sezione Lagonegro

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