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Notiziario 01/209
from Notiziario 01/2019
by CAI Lecco
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C’ERA UNA VOLTA SANTA FOSCA
di Annibale Rota
Il 25 luglio 1981 quattro macchine
e il pulmino dei Frati Cappuccini, guidato da Padre Antonio e carico di ragazzi, lasciavano Lecco di buon mattino diretti alla casa estiva dei Salesiani di Santa Fosca di Cadore, amena località in Val Fiorentina, a 1425 metri di altezza, ai piedi del Pelmo e della Civetta e in posizione strategica per gite e ascensioni su molte cime dolomitiche.
La comitiva di 30 persone comprendeva diversi accompagnatori di Alpinismo Giovanile con la presidente del gruppo, Maria Teresa Navotti, e purtroppo sarà la sua unica volta, il Ragno e guida Giovanni Ratti, la cui presenza dava sicurezza sulle “ferrate”, i due vicepresidenti del CAI Lecco, e 16 ragazzi dai 7 ai 15 anni. E va
detto che molti dei trenta del primo anno saranno sempre presenti in tutti gli anni successivi, più di venti, di questa singolare “avventura”. La sistemazione era da rifugio alpino: un camerone con trenta letti, dotati di un comodino in ferro e di un attaccapanni, su cui accatastare tutto il vestiario. Era però una sistemazione che favoriva tanta amicizia e alimentava l’allegria, coinvolgendo grandi e ragazzi.
Subito quel primo anno venne decisa la suddivisione della settimana, che sarà poi mantenuta sempre in seguito, salvo variazioni imposte dal cattivo tempo.
Questo il programma: tre giorni con escursioni per tutti; due giorni con uscite in due gruppi separati, con
1992 - Salendo al Monte Crot al cospetto della Civetta
1981 - Sulla cengia della Ferrata delle Trincee
“ferrate” o ascensioni impegnative per i più preparati, e un giorno di riposo, quasi sempre utilizzato da alcuni per una terza “ferrata” o per una cima impegnativa..
Per le gite per tutti non c’era che l’imbarazzo della scelta e sono di quel primo anno la salita al Rifugio Palmieri alla Croda da Lago, la traversata dal Rifugio Coldai al Rifugio Vazzoler, lungo la base dell’imponente parete Nord della Civetta, e la salita in funivia alla Punta Rocca della Marmolada, con una passeggiatina sulle nevi della cima e
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la Santa Messa celebrata da Padre Antonio nella suggestiva grotta della Vergine delle Dolomiti, scavata nella roccia.
Ferrate E veniamo alle “ferrate”. Francamente serpeggiava un po’ di timore reverenziale verso le ferrate dolomitiche, che si pensava fossero più difficili delle nostre. Così si scelse come prima la “Strobel” alla Punta Fiames del Pomagagnon, classificata di media difficoltà dai testi specializzati. Bastò poco però per rendersi conto che la nostra ferrata del Medale era decisamente più difficile e per indirizzarci in seguito su percorsi più impegnativi.
In alto: 1997 - Da sinistra Peppino Ciresa, Lino Lacedelli, Beniamino (Mescolin) Franceschi; in piedi l’on. Lamberto Riva.
Il giorno di riposo, in sette, fra cuii due ragazzi più grandi, puntammoalla ferrata delle Trincee sulla Mesulae la Mesulina, due punte di fronte allaMarmolada. Ritenuta molto difficile econ un’ora di dura salita per arrivareall’attacco (allora non c’era ancorala funivia di Porta Vescovo a portaregli alpinisti in quota), la ferrata, tecnicamentemolto bella, era praticamen-
1999 - Un osservatorio di guerra scavato in una guglia del Costabella
Sotto: 1983 - Sosta dopo la Ferrata Tomaselli
te deserta e Padre Antonio decise dicelebrare la Messa sul punto più alto.Sopraggiunsero solo due altri alpinisti,che si fermarono con noi a seguire laMessa sulla stretta cengia affacciatasul vuoto.
Di seguito si scelse la ferrata di PuntaAnna nelle Tofane, una delle più belle,aeree e difficili: salita decisamenteentusiasmante, tanto che sarà più volte
ripetuta negli anni successivi.
Una settimana, grazie anche al tempo sempre splendido, più che positiva e pubblicizzata alla grande da tutti i partecipanti, così che l’anno successivo, sempre alla fine di luglio e ottenuti due cameroni, eravamo in 61 con 32 ragazzi: dei 30 dell’anno precedente mancava Maria Teresa, deceduta alla vigilia della partenza per Santa Fosca.
Tra i nuovi anche il Ragno Giuseppe (Pepetto) Spreafico. Una settimana sulla falsariga della precedente, con un paio di giorni di brutto tempo, ma comunque con cinque uscite e l’ultimo giorno, con previsioni meteo favorevoli, il colpo grosso: in 17, tra cui tre
ragazzi, guidati dai due Ragni abbiamo raggiunto la vetta della Civetta, 3.218 metri, per la “Ferrata degli Alleghesi”, che supera un dislivello di mille metri con un aereo percorso che alterna tratti attrezzati a tratti in libera.
L’anno successivo, e siamo nel 1983, per poter disporre di un maggior numero di posti, e soddisfare quasi tutte le richieste, la settimana venne spostata nella seconda metà di agosto.
77 i partecipanti con 39 tra ragazzi e giovani. Tra i nuovi, il Ragno Lorenzo Battiston, che sarà poi una presenza
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fissa e, con Giovanni Ratti, un importante riferimento per l’attività alpinistica.
Tra i presenti anche il presidente del CAI Lecco: infatti a marzo il sottoscritto era stato designato alla guida della sezione. E il presidente del CAI Lecco, per sei anni il sottoscritto e poi Peppino Ciresa, sarà sempre a Santa Fosca.
Tra le cose da segnalare la discesa al Cimitero di Predazzo per celebrare una Messa sulla tomba di Benvenuto Laritti, travolto da una frana il 21 luglio mentre stava arrampicando sulla Cima dei Bureloni nelle Pale di San Martino. Poi, per tutti, la salita ai 3.152 metri del Piz Boè e la discesa lungo la galleria di guerra del Lagazuoi, e per i più preparati due nuove ferrate: l’interminabile Lipella, con la galleria del Castelletto, alla Tofana di Roces e la Tomaselli, con le sue due ferrate, una per la salita e una per la discesa, alla Cima Fanis Sud. La foto che presento, scattata dopo questa ferrata e dove è presente un giovanissimo Lorenzo Mazzoleni, suscita in me una nota di tristezza: mi capita spesso di scorrere le fotografie di Santa Fosca, ora memorizzate nel computer, e purtroppo osservo che sono molti gli zmici già “andati avanti”.
Evito di dilungarmi con cronache annuali dettagliate, in quanto fino al 1994 le settimane hanno avuto un andamento abbastanza simile. Una novantina, e anche più, i presenti, con però ad aumentare erano soprattutto i “grandi”, anche perché diversi giovani, che continuavano a venire, col passare degli anni diventavano… grandi.
Naturalmente molte nuove gite per
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In alto: 1984 - Giovanni Ratti con due ragazzi all’uscita della Ferrata del Col Rosà. Sotto: 1986 - Renzo Battiston alla testa dei giovani verso il Corno Nero
tutti e molte nuove ferrate, oltre alleripetizioni delle più belle. Tra le nuovericordo solo: la Punta Penia dellaMarmolada per la Cresta Ovest; l’impegnativae a tratti molto dura ferratadelle Mesules nel Gruppo del Sella; laPiazzetta al Piz Boè, considerata tecnicamentela più difficile delle Dolomiti,anche perché il tratto finale nonattrezzato presenta passaggi di 2° e3° grado; la vertiginosa Stella Alpinaall’Agner con successiva salita allavetta; la grandiosa Brigata Alpina Cadorealla Punta Serauta della Marmoladae la “mitica” Costantini alla Moiazza,
definita dalle guide specializzatela “ferrata del superlativo”, percorsaper la prima volta dal Giovanni Ratti edal sottoscritto nel giorno del rientro aLecco, posticipato alle ore serali.
Inoltre una decina di altre ferratemeno famose e meno difficili, dovesono stati accompagnati molti ragazzi,insegnando loro a percorrerle insicurezza. Vengono poi salite, oltre aquelle già citate, altre cime importanti:il Pelmo, il Cristallo, l’Antelao e le treTofane.Nel ’95 niente Santa Fosca, essendo
la casa in ristrutturazione e quindi
In alto: 1987 - In vetta al Pelmo Sotto: 1982 - Il gruppo dei ragazzi al rifugio Scoiattoli alle Cinque Torri
inagibile. La settimana viene spostataa Bagni Froy in Val di Funes: megliodimenticarla.
Cameroni addio
L’anno successivo si ritorna a SantaFosca, trasformata quasi in albergo dilusso: spariti i cameroni sostituiti datante camerette dotate di servizi. Decisamentepiù confortevoli, ma menoaggreganti dei vecchi cameroni, dovel’allegria regnava sovrana.
Pochi giorni prima della partenza, il29 luglio, la notizia che Lorenzo Mazzoleni,dopo aver raggiunto la vetta
del K2, era tragicamente caduto durantela discesa. Si decise di ricordarloa Santa Fosca e si divulgò la notizia.E alla cerimonia erano presenti, oltread alcuni Ragni con il presidente PinuccioCastelnuovo, undici Scoiattolidi Cortina con Lino Lacedelli, il primosalitore con Achille Compagnonidel K2, tre rappresentanti del GruppoRagni di Pieve di Cadore ed alcunilecchesi presenti a Cortina, tra i qualil’on. Lamberto Riva. Dopo la MessaCastelnuovo e Ciresa hanno ricordatol’amico che resterà per sempre tra lenevi del K2 e comunicata la decisione
di realizzare un ambulatorio a lui dedicato ad Askole in Pakistan.
L’incontro con gli Scoiattoli, e a volte anche con i Catores della Val Gardena. proseguirà anche negli anni successivi.
Gli ultimi anni novanta videro il progressivo ridursi delle presenze di accompagnatori e di ragazzi legati ai corsi di Alpinismo Giovanile e quindi, anche se i partecipanti erano sempre più di 90, la settimana vedeva ridursi la sua valenza di attività dell’Alpinismo Giovanile, tanto che nel 2003 i vertici del gruppo vararono il “trekking”, che praticamente sostituiva come attività estiva la settimana di Santa Fosca, che però continuò ancora per qualche anno. Termino con alcuni ricordi praticamente comuni a tutte le settimane.
I molti luoghi e i significativi reperti legati alla Grande Guerra e puntualmente illustrati da Ambrogio Bonfanti, profondo conoscitore di tutte le vicende di quella guerra.
Le esibizioni canore serali sul terrazzo del bar Pelmo, con le ugole riscaldate da qualche grappino e con spesso un pubblico di passanti, che si fermavano ad ascoltare ammirati.
Le combattute sfide calcistiche tra giovani e sposati con arbitraggi sempre contestati dai perdenti.
La festa dell’ultima sera con frizzi, lazzi e battute spesso al cianuro dei fratelli Abate e del Ciano. Ma soprattutto l’amicizia e la reciproca disponibilità fra tutti i partecipanti, che ancora oggi ricordano con un po’ di nostalgia quelle settimane.
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