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Notiziario CAI Lecco 3-2019

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Care socie e cari soci del CAI Lecco,

pochi giorni prima di Natale è giunta una bellissima notizia per il mondo della montagna. La Commissione Speciale dell’ONU ha iscritto l’alpinismo nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, definendo l’alpinismo “ l’arte di scalare le montagne e le pareti rocciose, grazie a capacità fisiche, tecniche e intellettuali”. Alla definizione dibattuta tra gli stessi praticanti ed estimatori – sport, cultura, attività socialmente utile o meno – si aggiunge ora una definizione per certi versi nuova e per la prima volta ufficiale: è un’arte!

A dire il vero già il grande Steve House affermava che “l’alpinismo è arte, non sport”. “L’importante è la visione - sosteneva – la preponderanza della creatività rispetto alla tecnica”. Opinione senz’altro condivisibile, ancor più oggi, quando la soluzione dei problemi tecnici più evidenti, costringe gli alpinisti a reinventare continuamente il proprio approccio.

Per noi lecchesi questo riconoscimento è particolarmente soddisfacente. Se parliamo di arte non possiamo non parlare di grandi Maestri e a Lecco, non solo ne abbiamo sempre avuto una grande concentrazione, ma potremmo dire, senza tema di smentita, che molti dei grandi protagonisti, a cominciare dal padre nobile dell’alpinismo moderno, Riccardo Cassin, abbiano sempre avuto uno stretto legame con la nostra città. di Alberto Pirovano*

Azzardando un parallelo pittorico abbiamo avuto il fondatore Giotto-Cassin, il perfezionista RaffaelloBonatti, l’irrequieto Michelangelo–Mauri, l’irrefrenabile Caravaggio–Ferrari. Non sono poi mancati gli impressionisti Vitali e Fazzini, il Van Gogh–Anghileri, il dissacrante Modigliani–Ballerini ed il Picasso–Pedeferri (spero che gli faccia piacere il paragone visto che è anche pittore). Lo stesso spazio espositivo del CAI Lecco, dedicato all’alpinismo e posto all’interno del polo museale cittadino, sancisce in modo implicito la verità di questa affermazione, mai dichiarata apertamente in città, ma convinzione dei suoi abitanti da sempre. Lecco insomma ha un’altra occasione per rivestire un ruolo guida in questo ambito, per quanto detto sopra, ma anche per l’universalità della propria storia alpinistica. Storia che continua senza soluzione di continuità dai primi anni del secolo scorso attraversando, sempre con protagonisti, le varie tendenze susseguitesi. L’alpinismo lecchese è riconosciuto come universale proprio in virtù delle proprie realizzazioni. A dispetto della modesta altezza delle sue montagne e della loro natura essenzialmente rocciosa, le imprese lecchesi maggiormente riconosciute non sono realizzazioni esclusivamente su roccia, anzi sembra vero il contrario.

La Ovest del Cerro Torre – a detta di molti la più bella via di ghiaccio del mondo -, la Sud del McKinley, la Walker alle Jorasses, la nord del G2 sono alcune delle salite “universali” e sono vie di ghiaccio o di misto. È, a mio modo di vedere, giunta l’ora di credere, ed investire di conseguenza, al riconoscimento di Lecco quale Capitale dell’Alpinismo–arte. Il polo espositivo può essere un piccolo inizio, ma con l’impegno di tutti si possono trasformare le solide radici in un albero fruttuoso anche in termini di richiamo turistico.

* Presidente CAI Lecco

In alto: Riccardo Cassin

Le foto degli alpinisti sono tratte dai libri: - CAI Lecco 120 anni. 1874 – 1994 - Walter Bonatti. Walter Bonatti i miei ricordi. Scalate al limite dell’impossibile, Baldini Castoldi Dalai Editore 2008 - Guido Cassin, Daniele Redaelli e Anna Masciadri. Cassin. L’uomo, l’alpinista e la sua Fondazione. Alpine Studio 2019 - Alberto Benini. Casimiro Ferrari. L’ultimo re della Patagonia, Alpine Studio 2019

e dalla rivista

- Cai Lecco 1874 n.3 /2014- 1/2015 - Cai Lecco 1874 n.3 2015

Simone Pedeferri

Paolo Vitali

Marco Ballerini

Carlo Mauri

Walter Bonatti

Marco Anghileri

Casimiro Ferrari

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