Focus lavoro. Struttura e tendenze dell’occupazione nell’area metropolitana di Milano

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FOCUS LAVORO

DOSSIER/02

Struttura e tendenze dell’occupazione nell’area metropolitana di Milano


DOSSIER/02 Novembre 2016 Focus lavoro. Struttura e tendenze dell’occupazione nell’area metropolitana di Milano a cura di Aurora Caiazzo e Ivan Izzo Servizio Studi e Statistica CAMERA DI COMMERCIO DI MILANO via Meravigli, 9/b


ABSTRACT

Il dossier presenta alcuni dati sull’andamento del mercato del lavoro nella città metropolitana di Milano, che nell’ultimo anno sembrano segnalare finalmente un’inversione di tendenza rispetto al recente passato di crisi, con molti indicatori tornati al segno positivo. L’occupazione infatti cresce, e lo fa anche nella media nazionale, mentre parallelamente comincia a registrarsi un incoraggiante calo dei disoccupati e del relativo tasso. Certamente ci sono ancora diversi aspetti di preoccupazione e l’attuale quadro di incertezza economica impone per il prossimo futuro ancora un atteggiamento di prudenza.

INDICE

LO SCENARIO NAZIONALE 4 LA SITUAZIONE NELLA CITTÀ METROPOLITANA MILANESE

7

LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI LE PREVISIONI PER IL MERCATO DEL LAVORO La domanda di lavoro delle imprese milanesi per il 2016 CONCLUSIONI

12 17 19 21


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

LO SCENARIO NAZIONALE

4

1 | La componente degli occupati over 50 registra infatti una crescita più marcata (+4,1 %) rispetto al secondo trimestre del 2015. 2 | Il tasso di occupazione è il rapporto percentuale tra gli occupati di una determinata classe di età (in genere 15-64 anni) e la popolazione residente totale di quella determinata classe di età.

Nel secondo trimestre del 2016 il mercato del lavoro nazionale riconferma i risultati positivi registrati già nei primi mesi dell’anno. Si tratta di un trend che prosegue le buone performance registrate nel corso del 2015, anno sul quale hanno pesato positivamente i decisi interventi del Governo a sostegno dell’occupazione (le decontribuzioni per le assunzioni a tempo indeterminato). Misure che sono ancora in vigore, seppur con una portata diversa, e che insieme ad altri elementi esogeni non direttamente collegati al buon andamento della congiuntura economica (quali per esempio l’introduzione del Jobs Act o la permanenza degli ultracinquantenni nel mercato del lavoro a seguito dei cambiamenti della normativa previdenziale¹), spiegano in parte i risultati incoraggianti di questo secondo trimestre. Detto questo, è indubbio che – dopo anni caratterizzati da un’emorragia di posti di lavoro – dal 2014 sembra essersi registrata un’inversione di tendenza, che ci presenta indicatori finalmente in risalita, sebbene permangano elementi di preoccupazione. Gli occupati, in questo secondo trimestre, sono cresciuti su base tendenziale del 2%, migliorando il dato dei primi tre mesi del 2016, che era già stato buono; in termini assoluti parliamo di circa 439mila unità. Crescono entrambi i generi, anche se gli uomini un po’ di più, ma questo divario caratterizza il nostro Paese ormai da qualche tempo, come mostrano altri indicatori quali i tassi di occupazione e di disoccupazione. Gli occupati stranieri continuano a crescere più degli autoctoni, anche se in maniera meno forte rispetto al recente passato: +2,1% contro l’1,9%; in diminuzione invece le donne immigrate, per le quali si registra un calo dell’occupazione. A livello territoriale, la ripartizione che ha contribuito maggiormente all’aumento dell’occupazione è stata quella del Mezzogiorno, seguita dal Nord, anche se come vedremo rimangono le differenze in termini di tassi di occupazione. Cresce il lavoro alle dipendenze (+2,2%), sia a tempo pieno che parziale, e torna ad aumentare quello autonomo (+1,1%), invertendo un trend pluriennale che lo vedeva in costante contrazione. Nel lavoro dipendente hanno avuto una buona performance i contratti a tempo indeterminato (+2,1%), anche perché gli incentivi per sostenere le assunzioni stabili sono proseguiti anche nel 2016, sebbene fortemente ridotti rispetto al primo anno di introduzione. Parallelamente hanno ripreso a crescere i tempi determinati (+3%), che invece nei primi tre mesi dell’anno erano rimasti praticamente fermi, con un ritmo maggiore tra le donne. Il tasso di occupazione2 della popolazione 15-64 anni si è portato al 57,7%, con un incremento di 1,4 punti rispetto al secondo trimestre del 2015; ovviamente più alto per gli uomini (66,9% contro il 48,5%). A livello circoscrizio-


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nale, il Nord guida il Paese con un tasso di occupazione del 66,3%, mentre è assai sotto il 50% il tasso nel Mezzogiorno, vale a dire che circa un residente su due non ha un lavoro. Passando alla disoccupazione, si può osservare una conferma del trend calante che aveva caratterizzato il 2015 e i primi tre mesi del 2016. Il numero delle persone in cerca di occupazione, che è stimato dall’istat in poco meno di 3 milioni di casi, è diminuito di 109mila unità rispetto al secondo trimestre del 2015 (-3,5%), con una prevalenza per la componente maschile (-7,7%). Conseguentemente il tasso di disoccupazione3 si è portato all’11,5% contro il 12,1% dello stesso semestre dell’anno precedente. Il tasso di disoccupazione femminile è invece più alto (12,8% versus il 10,6% dei maschi) ed è rimasto immobile rispetto a un anno fa, mentre quello maschile è calato di un punto percentuale. Rimangono vive poi le differenze sul piano territoriale, con il Nord del Paese che registra un tasso di disoccupazione del 7,4% contro il 19,3% del Sud. Infine, resta preoccupante il dato sui giovani, sebbene qualcosa pare stia cambiando. Il tasso di disoccupazione della fascia d’età 15-29 anni è pari al 26,9%, ma è fortunatamente in calo rispetto al secondo trimestre del 2015, quando era del 30,8%. Uno spaccato su come si stia muovendo il mercato del lavoro nel nostro Paese lo fornisce l’Osservatorio sul precariato dell’inps,4 che rileva i flussi, vale a dire i movimenti dei rapporti di lavoro – assunzioni, cessazioni, trasformazioni – che sono intervenuti nel primo semestre del 2016.5 I dati del primo semestre del 2016, mettono in evidenza, nel settore privato, un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni pari a 515.586 unità, un dato che però risulta inferiore del 17,8% rispetto a quello registrato nel corrispondente periodo del 2015. Le assunzioni complessive sono state 2.571.618, con una riduzione di 302.044 unità rispetto allo stesso periodo del 2015, registrando dunque una contrazione del 10,5%. Questo rallentamento, che si era già intravisto all’inizio dell’anno, ha interessato esclusivamente i contratti a tempo indeterminato (-326.399, pari al -33,4%) ed è proprio da ricondurre al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, assunzioni che potevano per l’appunto beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni. Analogamente, si è registrata una forte contrazione anche delle trasformazioni a tempo indeterminato (- 37,0%); per quanto riguarda invece le assunzioni a termine, nel semestre se ne sono registrate 1.807.594, un dato in lieve crescita rispetto al 2015 (+0,6%). Anche per tutto il 2016 sono stati previsti sgravi fiscali⁶ per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, che daranno certamente nuovi stimoli all’occupazione.

3 | Il tasso di disoccupazione: rapporto percentuale tra i disoccupati di una determinata classe di età (in genere 15 anni e più) e l’insieme di occupati e disoccupati (forze lavoro) della stessa classe di età. 4 | Si veda il report mensile gennaio-giugno 2016 dell’Osservatorio sul precariato dell’inps consultabile alla pagina web http://www.inps.it. Dati scaricati in data 5 settembre 2016. 5 | Si tratta di una fonte informativa di natura amministrativa che comporta un aggiornamento continuo dei dati. Mentre i dati amministrativi contabilizzano eventi e sono direttamente finalizzati a statistiche sui flussi, i dati istat sulle forze di lavoro, basati su un’indagine campionaria, sono dati di stock e hanno come obiettivo primario la stima della dimensione e delle caratteristiche dei principali aggregati dell’offerta di lavoro: occupati, disoccupati e inattivi.

5

6 | L’incentivo consiste nell’abbattimento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro in misura pari al 40%, entro il limite annuo di 3.250 euro, per un biennio dalla data di assunzione.


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

GRAFICO 1 | Occupati (scala sinistra) e tassi di disoccupazione (scala destra) in Italia per trimestre. Anni 2013-2016 (valori assoluti in migliaia e percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati istat - Forze Lavoro

15

24.000

12

23.000

9

22.000

6

21.000

3

20.000

1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim

2013

6

occupati

tassi di disoccupazione

25.000

2014

2015

2016

0


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LA SITUAZIONE NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI MILANO

Il mercato del lavoro milanese presenta in questo secondo trimestre del 2016 un quadro molto incoraggiante, che sembra proseguire le performance positive che si erano avute nel corso del 2015. Il numero degli occupati è cresciuto su base tendenziale del 4,4%; in termini assoluti parliamo di 61mila unità in più. Questo incremento è dovuto in prevalenza alla componente maschile, ma bene hanno fatto anche le donne. Gli occupati a Milano sono attualmente circa un milione e 445mila, di cui 804mila uomini e 640mila donne, pari a un terzo del totale lombardo. Anche il risultato regionale nel periodo considerato è positivo, sebbene meno eclatante (+2,7%). Un contributo importante all’andamento dell’occupazione è dovuto ai cittadini stranieri, che ormai da qualche anno crescono più degli autoctoni (+10,8% versus 3,2%); sono però esclusivamente uomini, mentre per le donne straniere si registra un calo delle occupate, compensato però dalla componente delle italiane. Il tasso di occupazione della popolazione 15-64 anni è del 69,3%, in crescita di due punti e mezzo in un anno, grazie al contemporaneo aumento delle due componenti di genere, sebbene permanga la forte disparità tra uomini e donne (rispettivamente 76,6% e 62%). Il tasso di occupazione milanese risulta di oltre dieci punti superiore al nazionale, e più il linea con quello lombardo, che pure resta inferiore (66,9%). GRAFICO 2 | Occupati autoctoni (scala sinistra) e immigrati (scala destra) nella città metropolitana di Milano. Anni 2014-2016 (valori assoluti in migliaia) Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati istat

7 Italiani

Stranieri

1.200

300 250

1.175 200 1.150

150 100

1.125 50 1.100

1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 2014

2015

2016

0


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

Relativamente alla posizione professionale, si conferma in espansione il lavoro alle dipendenze (+1,5%), risultato attribuibile prevalentemente alla componente maschile, ma torna a crescere in maniera prepotente quello autonomo (+16,2%), un dato decisamente superiore al nazionale (+1,1%) e al lombardo (+4,4%). Sembra dunque essersi definitivamente invertito, dopo un primo segnale positivo già visto nel corso del 2015, il trend calante che aveva caratterizzato il lavoro indipendente nel 2014 e nel 2013. GRAFICO 3 | Occupati dipendenti e indipendenti per genere nella città metropolitana di Milano. Anni 2013-2016 (valori assoluti in migliaia) Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati istat

Femminie indipendenti Femmine dipendenti

700

Maschi indipendenti Maschi dipendenti

600 500 400 300 200 100

8

0

1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim 3trim 4trim 1trim 2trim

2013

2014

2015

2016

Il lavoro dipendente rimane comunque prevalente, rappresentando il 78% degli occupati totali. Tra questi, i contratti a tempo indeterminato nel secondo trimestre del 2016 sono aumentati su base annua di 3mila unità, con una variazione minima dello 0,3%. Di contro si registra la ripresa del tempo determinato, che ha visto in un anno aumentare il numero degli occupati di oltre 13mila unità, pari al +13,6%.


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GRAFICO 4 | Occupati con contratto a tempo indeterminato (scala sinistra) e determinato (scala destra) nella città metropolitana di Milano. Anni 2014-2016 (valori assoluti in migliaia) Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati istat

1.200

tempo determinato

tempo indeterminato

120 100

1.100 80 1.000

60 40

900 20 800

1 trim 2 trim 3 trim 4 trim 1 trim 2 trim 3 trim 4 trim 1 trim 2 trim 2014

2015

0

2016

Infine, a livello settoriale registriamo in questo secondo trimestre una contrazione dell’occupazione nell’industria (-7,6%), dato in controtendenza rispetto alla media lombarda (+1,2%) e a cui fa fronte l’incremento apprezzabile nei servizi (+8,5%). I dati sulla cassa integrazione, che vedremo di seguito, potranno fornire ulteriori indicazioni sul calo dell’industria, dopo un 2015 che era stato decisamente positivo (+4,6% rispetto al 2014). Sul fronte della disoccupazione, i dati del secondo trimestre del 2016 sono molto incoraggianti, confermando (e migliorando) quanto si era già visto per il 2015. Le persone in cerca di occupazione sono infatti diminuite considerevolmente: -20% rispetto al secondo trimestre del 2015, circa 26mila unità in termini assoluti. Un dato forse inaspettato nella dimensione, che trova riscontro anche nella media lombarda (-9,8%, pari a circa 35mila unità in meno). Il calo ha interessato in maniera quasi equivalente i due generi, con una leggera accentuazione per gli uomini. Il tasso di disoccupazione generale è del 6,7%, diminuito di quasi due punti percentuali rispetto al secondo trimestre del 2015. Rimane il gap tra i due generi: uomini 6,3% e donne 7,1%. Nel complesso, il numero dei disoccupati nella città metropolitana milanese è stimato in oltre 103mila unità. Anche il numero degli inattivi (coloro che non sono occupati e che non sono in cerca di occupazione) della classe di età 15-64 anni è diminuito di oltre 21mila unità rispetto a un anno fa (-3,9%), segno di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, che ha interessato però soprattutto gli uomini. Purtroppo i dati a nostra disposizione a livello provinciale non ci consentono

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SERVIZIO STUDI E STATISTICA

di approfondire la tipologia di inattività (forze lavoro potenziali/non cercano e non sono disponibili a lavorare) né le motivazioni della mancata ricerca di lavoro. GRAFICO 5 | Tassi di disoccupazione per area geografica. Anni 2014-2016 (valori percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati istat

15

12

9

6

1trim

2trim

3trim

4trim

1trim

2trim

2014

Milano 8,9 Lombardia 8,8 13,5 Italia

10

8,3 7,9 12,2

8,1 7,5 11,7

3trim

4trim

1trim

2015

8,2 8,5 13,3

8,4 8,6 13,0

8,6 7,7 12,1

7,1 6,7 10,6

2trim

2016

8,0 8,4 11,9

7,7 7,8 12,1

6,7 6,9 11,5

GRAFICO 6 | Tassi di disoccupazione per genere nella città metropolitana di Milano. Anni 2013-2016 (valori percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati istat

10

Uomini Donne

8

6

4

1 trim

2 trim

3 trim

2014

4 trim

1 trim

2 trim

3 trim

2015

4 trim

1 trim

2 trim

2016


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Infine, un cenno alle comunicazioni obbligatorie dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della città metropolitana di Milano,⁷ che confermano il trend già visto a livello nazionale attraverso i dati dell’inps (entrambi strumenti di natura amministrativa). In questi primi sei mesi del 2016 si è registrato un calo generalizzato di tutti gli indicatori relativi al mercato del lavoro, vale a dire di avviamenti, avviati e cessazioni; un dato che si spiega con l’eccezionalità dell’anno 2015, che aveva goduto degli sgravi fiscali pieni e dell’evento Expo. Questa diminuzione appare dunque del tutto fisiologica. Nello specifico, la riduzione rispetto allo stesso semestre del 2015 ha interessato principalmente gli avviamenti a tempo indeterminato (-21,7%), che palesemente è legata al ridimensionamento degli incentivi fiscali, mentre è stata meno consistente per i tempi determinati (-4,3%); anche le cancellazioni si sono contratte, ma solo dell’1,3%. Anche i dati relativi al periodo luglio-settembre 2016 mostrano una tendenza calante per gli avviamenti, con un’accentuazione per i tempi indeterminati, che conferma sempre più l’effetto negativo della riduzione degli incentivi a sostegno delle assunzioni, come già rilevato a livello nazionale.

7 | I dati qui riportati sono stati scaricati dal Cruscotto Web della città metropolitana di Milano (http://lavoro1.provincia. milano.it/oml/Numerici. aspx) in data 17 ottobre 2016. I dati sugli avviamenti sono relativi a coloro che lavorano nella città metropolitana milanese e non alla popolazione ivi residente.

GRAFICO 7 | Avviamenti totali e a tempo indeterminato nella città metropolitana di Milano. Anni 2015-2016 (valori assoluti) Fonte: elaborazione Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati del Cruscotto Web dell’Osservatorio Mercato del Lavoro della città metropolitana di Milano

avviamenti a tempo indeterminato

1.000.000

avviamenti totali

11

800.000

600.000

400.000

2015

2016

settembre

agosto

luglio

giugno

maggio

aprile

marzo

febbraio

gennaio

dicembre

novembre

ottobre

settembre

agosto

luglio

giugno

maggio

aprile

marzo

febbraio

0

gennaio

200.000


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

LA CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI

12

La transizione dalla fase di crisi a quella legata alle difficoltà più contingenti e di temporaneità del ciclo economico si sta manifestando con più lentezza di quanto previsto in precedenza. A livello nazionale, ma anche in ambito milanese, pur in presenza di una contrazione della dinamica delle ore autorizzate per cassa integrazione si osserva una ricomposizione al suo interno che segna il passaggio da situazioni di tipo contingente e transitorio, affrontate attraverso la cassa ordinaria (cigo), a una più incidente sull’occupazione e la disoccupazione in generale, legata a strumenti di tipo straordinario quali la cassa integrazione straordinaria (cigs). Il dato puntuale nazionale registra pertanto nei primi sei mesi del 2016 una riduzione del monte ore complessivo della cassa integrazione (-6,5%) e una contestuale flessione dello strumento ordinario e della cassa in deroga (-31,1% e -27,4% rispettivamente) rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente, mentre si osserva un rafforzamento degli ammortizzatori sociali per far fronte a crisi aziendali strutturali (+11,1%). Focalizzando l’attenzione sull’area milanese, osserviamo che tra il 2011 e il 2016 la dinamica complessiva della cassa integrazione ha riprodotto l’andamento rilevato in regione. Tuttavia, in termini di composizione degli strumenti si osserva una netta differenza tra Milano e la Lombardia. Gli interventi per situazioni di crisi aziendali irreversibili sono diventati nell’arco temporale considerato molto più incidenti nell’area milanese rispetto al territorio lombardo. Nel 2011 il ricorso alla cassa straordinaria rappresentava per Milano il 50,6% del totale delle ore autorizzate dall’inps contro il 48% del dato regionale; a fine 2015 il dato annuale di sintesi evidenzia per l’area milanese un’incidenza del ricorso alla cigs pari al 61,4%, mentre in ambito lombardo rappresenta il 56,4%. I dati puntuali relativi alla dinamica complessiva tra gennaio e giugno 2016 evidenziano inoltre sia a Milano che in Lombardia una fase di decelerazione delle ore complessivamente autorizzate dall’ente di previdenza con un ritmo più intenso in ambito regionale (-25%) rispetto alla città metropolitana (-12,7%), ma con delle differenze sostanziali: se focalizziamo l’attenzione sul dato puntuale del secondo trimestre, si rileva in Lombardia una ripresa della cassa integrazione nei confronti del trimestre precedente, veicolata dalla componente ordinaria a fronte di una tendenza lievemente calante di quella straordinaria e di una stabilizzazione della cassa in deroga. I trend milanesi delle ore autorizzate di cassa integrazione mostrano invece per gli interventi ordinari (cigo) e in deroga una stabilizzazione sostanziale, già dal 2015, mentre per i provvedimenti afferenti a situazioni di difficoltà strutturali (cigs) si riscontra – dopo il punto di minimo raggiunto alla fine del 2015 – un andamento in costante crescita che, iniziato nei primi tre mesi del 2016, è proseguito anche nel trimestre successivo. Gli interventi a sostegno del reddito da lavoro e dell’occupazione stanno per-


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tanto assumendo a Milano sempre più le caratteristiche di strumenti a supporto di situazioni di crisi strutturali e non congiunturali legate al settore di attività. Su base annua, nel primo semestre del 2016 e nonostante il decremento complessivo dei provvedimenti autorizzativi di cassa integrazioni ascrivibile alla flessione delle ore per interventi ordinari (-63,6%), si evidenzia un passaggio verso gli ammortizzatori sociali di carattere straordinario (+3,7%). GRAFICO 8 | Ore autorizzate di cassa integrazione guadagni nella città metropolitana di Milano. Anni 2011-2016 (valori trimestrali in migliaia) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati INPS

CIG Totale CIGO

25.000

CIG in deroga CIGS

20.000 15.000 10.000 5.000 0

I

II III IV I

II III IV I

II III IV I

II III IV I

2010

2011

2012

2013

II III IV I

2014

II III IV I

2015

Un andamento in controtendenza rispetto al territorio lombardo, dove invece la cassa integrazione straordinaria registra nel medesimo intervallo una rilevante flessione (-17,9%). Il ricorso prevalente alla cassa straordinaria trova un puntuale riscontro anche nella composizione delle autorizzazioni concesse nei primi sei mesi del 2016 nel territorio milanese. Dei 18,1 milioni di ore richieste dalle imprese e autorizzate dall’inps tra gennaio e giugno 2016 (28,3% del dato lombardo), oltre il 76% afferisce a situazioni di grave crisi occupazionale, una quota largamente superiore a quanto registrato in Lombardia (oltre il 60%). Per quanto concerne invece il flusso degli strumenti in deroga, esso risulta influenzato oltremodo da problematiche di tipo amministrativo e dai finanziamenti statali a cui è legato.

II

2016

13


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

TABELLA 1 | Ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per tipologia di intervento per area geografica. Anni 2015-2016 (valori assoluti e percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati inps Milano Tipologia CIG Ordinaria

2015

Peso %

2016

6.716.273

32,2

2.444.667

Var. % Peso ‘16/’15 % 13,4

Straordinaria 13.440.109

64,5 13.938.046 76,6

Deroga

3,3

Totale

14

gennaio-giugno

Lombardia

688.696

1.816.046

gennaio-giugno 2015

Peso %

2016

Var. % Peso ‘16/’15 %

-63,6

33.646.394 39,2

18.627.267

28,9

-44,6

3,7

47.481.258 55,3

38.962.744

60,5

-17,9

4.766.204

6.819.813

10,6

43,1

85.893.856 100 64.409.824 100

-25,0

10,0

163,7

20.845.078 100 18.198.759 13,4

-12,7

5,5

Il passaggio da strumenti di sostegno di tipo ordinario a tipologie di carattere straordinario si è riflesso nelle tipologie professionali interessate dai processi di ristrutturazione, determinando un aumento dell’incidenza della cassa integrazione per le categorie impiegatizie rispetto alle figure operaie. Da un punto di vista generale, la persistenza di situazioni strutturali di crisi aziendali è presente in entrambe le tipologie professionali, soprattutto per le categorie operaie che registrano rispetto al primo semestre dello scorso anno una chiara trasformazione degli strumenti di cassa ordinaria nella tipologia straordinaria; nello specifico la cigs copre il 70% delle ore complessive autorizzate agli operai (55% nel 2015) contro il 18% della cassa ordinaria (42% nel 2015). Il trend è relativamente più contenuto invece per gli impiegati che già scontavano lo scorso anno una situazione più esposta sul versante della cassa straordinaria; il suo rafforzamento (da 78% a 84%) è avvenuto comunque anch’esso rispetto alla cigo che si è più che dimezzata rispetto allo scorso anno (da 19% a 8%). In termini di trend, il confronto su base annua delle ore richieste di cassa integrazione evidenzia un incremento del 4,5% per gli impiegati (da 8,5 a 8,9 milioni di ore) e una contrazione del 24,5% per le figure operaie (da 12,3 a 9,3 milioni di ore). L’accelerazione della dinamica per le figure professionali degli impiegati è da ascrivere al ricorso massiccio alla cigs (7,9 milioni di ore, +12,3% su base annua) e al contestuale crollo della componente ordinaria (-53,4%) che in valore assoluto (747mila ore) si è livellata alle autorizzazioni richieste per la cassa in deroga (720mila ore). Per quanto concerne invece le figure operaie, il decremento già evidenziato è da ricercare principalmente nella flessione delle ore autorizzate per cassa integrazione ordinaria (1,7 milioni di ore contro i 2,7 milioni del 2015, pari al -66,8%) e in misura minore nella contrazione della cigs (6,5 milioni di ore contro i 6,8 del 2015, -4,6%). Relativamente invece alla cassa in deroga, il suo rifinanziamento si è riflesso in una crescita significativa rispetto al precedente anno (da 393mila a oltre un milione di ore). Le dinamiche dei due raggruppamenti professionali hanno quindi determinato una ricomposizione delle categorie professionali destinatarie delle ore autorizzate di cassa integrazione rispetto a un anno fa: nel primo semestre 2016 si osserva una crescita di otto punti del peso percentuale degli impiegati (48,9% contro 40,9%) e una parallela riduzione dell’incidenza per le figure operaie (51,1% contro il 59,2% del primo semestre 2016).


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GRAFICO 9 | Ore autorizzate dalla cassa integrazione guadagni per professione e tipo di intervento nella città metropolitana di Milano. Gennaio-giugno 2015 e 2016 (valori trimestrali in migliaia) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati INPS

CIG in Deroga

2016

CIGS

2015

CIGO CIG totale CIG in Deroga CIGS CIGO CIG totale

0

3.000

6.000

9.000

12.000

15.000

Dal lato delle attività economiche, le dinamiche evidenziate si sono palesate in una riallocazione dell’incidenza settoriale sul monte ore totale di cassa integrazione autorizzata: la manifattura rafforza la sua quota sul totale dei provvedimenti autorizzativi concessi (dal 74,9% al 79,3%), mentre l’edilizia registra una rilevante riduzione in termini percentuali delle ore richieste (dal 10,4% al 3%). Aumenta invece l’incidenza delle ore di cassa per il commercio (14,7% del totale contro 13,5% del primo semestre 2015) e l’artigianato (da 1% a 3%). Se osserviamo i trend, l’intensificarsi di alcuni situazioni di crisi si è riverberata per il manifatturiero in un calo degli interventi ordinari di cassa integrazione (passati da 5,8 milioni di ore a 2,1 milioni, il 58,6% in meno) e in un massiccio aumento delle ore di cigs (12,1 milioni di ore circa contro i 10,4 milioni del primo semestre 2016, corrispondenti all’84% del totale ore cig del settore e in crescita del 16,4% su base annua), a cui si è aggiunta una ripresa della cassa in deroga (oltre 233mila ore contro le 138mila del 2015). Le dinamiche contrapposte hanno quindi determinato un decremento complessivo di 1,2 milioni di ore su base annua e una ricomposizione degli interventi di cassa integrazione verso la tipologia di carattere straordinario. Relativamente al commercio e all’artigianato, il primo settore ha registrato una riallocazione delle ore di cassa integrazione dalla cigs (-34%) alla cassa in deroga, quasi quadruplicata in valore assoluto rispetto al primo semestre dello scorso anno (da 267mila a un milione di ore). Per quanto concerne l’artigianato, che per specificità settoriale utilizza esclusivamente lo strumento della cassa in deroga, si è rilevata per quest’ultima un significativo incremento delle ore richieste (da 237mila a 547mila).

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SERVIZIO STUDI E STATISTICA

GRAFICO 10 | Ore autorizzate di cassa integrazione guadagni per settore di attivitĂ economica e tipologia di intervento nel primo semestre nella cittĂ metropolitana di Milano. Anni 2015-2016 (valori in migliaia) Fonte: elaborazioni Servizio Studi Camera di Commercio di Milano su dati INPS

18.000

2016

15.000

2015

12.000 9.000 6.000

Industria

16

Edilizia

Artigianato

Totale

Deroga

Straordinaria

Totale

Deroga

Straordinaria

Totale

Deroga

Straordinaria

Ordinaria

Totale

Deroga

Straordinaria

0

Ordinaria

3.000

Commercio


DOSSIER/02

LE PREVISIONI PER IL MERCATO DEL LAVORO

In un contesto economico nazionale in cui nel secondo trimestre 2016 la dinamica del pil registra un’invarianza rispetto al precedente trimestre e una crescita su base annua (+0,8%), l’occupazione – come visto nel primo paragrafo – è cresciuta nel secondo trimestre a un ritmo sostenuto sia nei confronti del precedente trimestre sia su base tendenziale. Tuttavia, nonostante l’espansione del numero di occupati, il tasso di disoccupazione è diminuito solo di un decimo di punto rispetto al trimestre precedente (11,5%). Su tale dinamica, come rilevato dalla Banca d’Italia nel bollettino economico di ottobre e come già segnalato, ha influito l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro: in un anno i cosiddetti scoraggiati (cioè coloro che si erano ritirati dal mercato del lavoro) sono diminuiti dell’8,5%, andando a infoltire l’universo delle forze lavoro. Nel medesimo rapporto la Banca d’Italia precisa inoltre che la componente dipendente dell’occupazione in Italia ha raggiunto nel secondo trimestre i livelli pre-crisi. In chiave prospettica, le stime sul mercato del lavoro, elaborate su dati di fonte Prometeia, evidenziano che per il 2016 il tasso di disoccupazione si manterrà a livello nazionale all’11,5%, iniziando un graduale processo di riduzione che si manifesterà nel biennio successivo: in valore assoluto le persone in cerca di lavoro passeranno dai due milioni e 947mila del 2016 ai 2 milioni e 800mila entro la fine del 2018, fissando il tasso di disoccupazione al 10,9%. La crescita dell’occupazione, trainata nel 2015 dagli ormai noti sgravi contributivi, è prevista in rallentamento negli anni successivi per il progressivo venir meno degli incentivi; nel medio termine, gli effetti derivanti dall’esaurirsi di una misura di carattere temporaneo come quella decontributiva, si stima possano essere sostituiti dalla messa a regime degli effetti strutturali del Jobs Act. Occorre rilevare poi che secondo le stime Prometeia di ottobre 2016, la crescita degli occupati nel biennio successivo non consentirà di recuperare per intero il volume di lavoro perso negli anni della crisi: le stime indicano che mancano un milione di unità standard di lavoro. La differenza tra occupati e input di lavoro è indice dei trend in atto, che denotano sia una riduzione dell’orario medio di lavoro sia una progressione della tipologia oraria del part-time (+23% tra il 2007 e il 2014, il triplo della Francia e quattro volte rispetto alla Germania) sia di un ampliamento della platea dei lavoratori inseriti nei settori dei servizi e delle costruzioni, caratterizzati da orari inferiori alla media. Per l’area milanese, le prospettive del mercato del lavoro nel 2016 misurate attraverso le stime delle sue grandezze caratteristiche evidenziano un aumento delle forze lavoro (+1,7%), una diminuzione delle persone in cerca di occupazione (-3,7%) e un incremento degli occupati (+2,2%). Le stime sulla disoccupazione registrano inoltre un calo del relativo tasso rispetto al precedente anno (7,6% contro 8%).

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SERVIZIO STUDI E STATISTICA

Il significativo decremento delle persone in cerca di occupazione appare pertanto specularmente allineato all’aumento stimato degli occupati, mentre l’incremento delle forze lavoro (insieme degli occupati e disoccupati) è indicativo di un progressivo inserimento nel mercato del lavoro di coloro che si erano ritirati volontariamente poiché scoraggiati. Le dinamiche, confermate anche nel biennio successivo, convergono quindi verso una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione. Le prospettive di medio e lungo termine fino al 2018 mostrano un percorso di riduzione della disoccupazione (prevista al 7,1% alla fine del 2017 e al 6,8% nel 2018) e un incremento significativo dell’occupazione (+1,2% e +0,9% rispettivamente nel biennio di previsione). Il confronto tra l’area metropolitana milanese e la Lombardia registra un trend della disoccupazione in discesa più rapida in quest’ultima partizione territoriale (6,4% a fine 2018); tale andamento è ascrivibile a una dinamica di decrescita delle persone in cerca di occupazione più pronunciata rispetto all’area milanese (rispettivamente -6,2% e -4,7% nel triennio di previsione), mentre l’andamento dell’occupazione nel periodo di stima evidenzia un incremento migliore per la città metropolitana (+1,4% a Milano e +1,1% in Lombardia) consentendo di recuperare alla fine dell’orizzonte di previsione il ritmo di decrescita del tasso di disoccupazione. La situazione a livello nazionale registra invece un miglioramento più contenuto della dinamica occupazionale e di riduzione delle persone in cerca di occupazione (+0,7% e -2,6% nella media del triennio). GRAFICO 11 | Tasso di disoccupazione e occupazione per area geografica. Anni 2016-2018 (variazioni percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati Prometeia – Scenari Economie Locali, ottobre 2016

18

12 %

2018

10 %

2017

8%

2016

6% 4% 2% 0% -2 % -4 % -6 % -8 %

Italia Lombardia Milano

Italia Lombardia Milano

Italia Lombardia Milano

Tasso di disoccupazione

Variazione Occupazione

Persone in cerca di occupazione


DOSSIER/02

TABELLA 2 | Indicatori del mercato del lavoro nella città metropolitana di Milano Anni 2015-2018 (valori assoluti in migliaia e valori percentuali) Fonte: elaborazioni Servizio Studi e Statistica Camera di Commercio di Milano su dati Prometeia – Scenari Economie Locali, ottobre 2016

Tasso di disoccup. (%)

Forze Lavoro Var. % ‘18/’15 1,7

Persone in cerca di occupazione Valori Var. % assoluti 122 -2,7

Occupati

2015

8,0

Valori assoluti 1.523

Valori assoluti 1.400

Var. % ‘18/’15 2,1

2016

7,6

1.549

1,7

118

-3,7

1.431

2,2

2017

7,1

1.559

0,7

111

-5,4

1.448

1,2

2018

6,8

1.567

0,5

106

-4,8

1.461

0,9

LA DOMANDA DI LAVORO DELLE IMPRESE MILANESI PER IL 20168 Nel corso del 2016, le imprese milanesi prevedono di stipulare 65.970 nuovi contratti di lavoro dipendente, un numero che risulta in aumento del 7% rispetto al 2015. Tali assunzioni si concentrano per la gran parte nel terziario, con oltre la metà di esse destinate al settore dei servizi alle imprese, e nelle aziende di maggiore dimensione, che infatti prevedono di reclutare 45.450 unità, pari al 69% del totale. Fino al 2014 la crisi del mercato del lavoro e la grande offerta di professionalità disponibile avevano prodotto una riduzione delle difficoltà di reperimento delle figure richieste; tale difficoltà è invece ripresa con l’aumento della domanda registratosi in questi ultimi due anni. Le imprese milanesi infatti lamentano una certa problematicità a reperire i profili professionali idonei che interessa il 15,4% delle assunzioni programmate, una quota in aumento di un punto percentuale rispetto allo scorso anno e superiore alla media nazionale (11,8%). Tale difficoltà sale al 30% per le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione. Tra le motivazioni addotte dalle imprese, la preparazione inadeguata dei candidati e una scarsa disponibilità dei candidati richiesti. Le difficoltà sono più avvertite nell’industria e nelle aziende maggiori. Un altro tema importante, legato in un certo senso alla preparazione dei candidati, è quello dell’esperienza professionale, che viene richiesta mediamente in oltre la metà delle assunzioni previste, sebbene ci siano poi molte differenze tra un settore e l’altro. Per l’esattezza, si richiede al 26% dei candidati un’esperienza specifica nella professione (dato superiore al 23% nazionale), mentre dal 30% degli aspiranti ci si attende almeno un’esperienza nel settore. Nell’industria il requisito della specifica esperienza riguarda ben il 62% delle assunzioni programmate. Le assunzioni programmate di professionisti high-skill (dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici) ammontano a 22.470 unità, pari al 34% del totale; una quota decisamente superiore alla media nazionale, che si ferma al 16,6%, e anche a quella lombarda (26%). Rispetto al 2015, l’incidenza di

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8 | Si tratta dei dati del Sistema Informativo Excelsior (Unioncamere-Ministero del Lavoro) relativi all’anno 2016.


SERVIZIO STUDI E STATISTICA

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questo gruppo professionale è salita di tre punti percentuali. Questa maggiore richiesta di risorse altamente qualificate connota molto positivamente la città metropolitana di Milano, che si caratterizza per la maggiore dinamicità del suo sistema economico, soprattutto dei settori del terziario più professionalizzato (nei servizi alle imprese queste figure rappresentano il 46% delle assunzioni), nei quali è maggiore la propensione a investire in figure professionali qualificate, che possono dare un contributo importante per aumentare la produttività e la competitività aziendale. Tuttavia, il grosso delle assunzioni riguarda le professioni impiegatizie e commerciali con 26.840 unità, pari al 41% del totale; più elevata la quota di questa categoria nella media nazionale (45,4%). Un dato che distingue Milano sia dalla regione di appartenenza che dall’Italia nel suo complesso è la quota più elevata di laureati ricercati dalle imprese, il 28,9% contro il 20,8% lombardo e il 12,5% nazionale; elemento che si spiega con le caratteristiche del sistema imprenditoriale milanese, fortemente terziarizzato e più complesso dal punto di vista organizzativo, anche in virtù della presenza di numerose imprese di grandi dimensioni e di gruppi multinazionali, dove le funzioni specialistiche o più strategiche sono più intensamente sviluppate. Ciò spiega l’orientamento delle imprese locali verso l’impiego di risorse umane con una formazione di livello universitario. Nonostante la grande importanza che occupano le lauree nella politica di assunzione delle imprese, il titolo di studio più ricercato rimane ancora quello secondario e post-secondario (40,2% delle assunzioni). Infine, un terzo delle assunzioni programmate nel 2016 riguarda i giovani fino a 29 anni di età, quota più elevata di quella media nazionale ferma al 29%. A loro e a tutti i neo-assunti le imprese, accanto all’esperienza specifica e nel settore, richiedono soprattutto competenze trasversali quali la capacità di lavorare in gruppo (54,4% delle assunzioni previste), la capacità comunicativa (51,2%), flessibilità e adattamento (53,8%), saper lavorare in autonomia (48,6%) e orientamento al problem solving (44,3%). TABELLA 3 | Le assunzioni di dipendenti previste dalle imprese per il 2016 Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2016

Tipologia di assunzione

Milano

Lombardia

Italia

Assunzioni previste di personale dipendente

65.970

142.330

766.690

Assunzioni di professionisti high-skill

34,1

25,9

16,6

Assunzioi di laureati

28,9

20,8

12,5

Assunzioni difficili da reperire

15,4

14,5

11,8

Assunzioni per cui è richiesta esperienza specifica

56,4

57,8

58,5

Assunzioni di giovani con meno di 30 anni

32,9

31,3

29,4

di cui (peso percentuale)


DOSSIER/02

CONCLUSIONI

Quello del mercato del lavoro milanese appare da ultimo come uno scenario incoraggiante, con l’occupazione che cresce nel secondo trimestre dell’anno confermando il trend positivo già rilevato nel corso del 2015. Aumenta il numero degli occupati e calano le persone in cerca di lavoro, con una conseguente riduzione del tasso di disoccupazione. Un andamento simile si registra anche a livello nazionale e regionale, segno di una reale inversione di tendenza dopo un lungo periodo di crisi, complici le forti politiche di defiscalizzazione introdotte nel 2015 e confermate per il 2016, sebbene in misura dimezzata. A questo proposito, va segnalato – sul piano dei movimenti occupazionali rilevati dall’inps a livello nazionale – l’inevitabile contrazione dei nuovi contratti attivati in questo primo semestre del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, quando gli incentivi erano pieni. Il quadro è certamente positivo ma su di esso hanno pesato maggiormente elementi esterni, quali appunto gli incentivi fiscali, il Jobs Act e la riforma pensionistica con l’allungamento dell’età pensionabile, che ha visto aumentare la permanenza al lavoro degli over 50, piuttosto che una reale ripresa della congiuntura economica. Tuttavia le stime per il prossimo biennio sono ancora confortanti e prefigurano un’ulteriore diminuzione della disoccupazione e un parallelo incremento dell’occupazione, sia sul piano nazionale che locale. Ma non sono solo rose. Il dato sui giovani è ancora preoccupante: il tasso di disoccupazione della fascia d’età 15-29 anni è pari al 26,9%, per quanto in contrazione rispetto al secondo trimestre del 2015 (dato nazionale). Le differenze territoriali nel Paese rimangono forti, con il Sud che sconta un tasso di disoccupazione del 19,3% contro il 7,8% del Nord, così come resiste il gap di genere. Anche il dato sul ricorso agli ammortizzatori sociali presenta segnali d’allarme, perché se è calato il monte ore complessivo di cassa integrazione autorizzata, si è registrato uno spostamento da quella ordinaria alla straordinaria, tradizionalmente legata a situazioni persistenti di crisi aziendale. Un mercato del lavoro che presenta quindi ancora segnali divergenti, buoni e cattivi, specchio di una situazione d’incertezza legata a una ripresa economica che ancora stenta a decollare.

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