N.1 - 12 Settembre 2011
Sommario 12 settembre:
-Copertina: La manovra e le imprese -Manuale di sopravvivenza: reagire alla crisi -Dai mercati lontani Parliamo di Cina -Business e opportunità di casa nostra: .tutti i finanziamenti .migliorano i pagamenti -Utilita: Trovate per voi Innovazioni utili -La cassetta degli attrezzi
La manovra e le imprese E’ arrivata la manovra, dopo che qualcuno è arrivato a evocare “il diritto al default come contropotere finanziario” . Intanto, gli italiani non ancora abbastanza “indignados”, puntano il dito, contro i responsabili della fallimentare situazione economica, in cui versa il paese, e quindi contro le banche, la casta della politica, gli sprechi , contro evasori e i sindacalisti, e, finanche, contro i calciatori. E’ sacrosanto indignarsi per tutti gli sprechi, a cominciare dai compensi dorati dei proprietari e manager delle famiglie di industriali , e dalle rendite parassitarie di banche, immobiliari, primari, manager pubblici, caste varie dai primari ai docenti universitari ai senza escludere magistrati e burocrati.. Per non parlare della difesa : in Italia spendiamo oltre 50mila euro al minuto per la Difesa, cioè 3 milioni di euro all’ora e 76 milioni al giorno. E le imprese stanno a guardare. Le piccole imprese sono la spina dorsale di questo paese. Sono loro quelli che lavorano e mantengono gli apparati pubblici, le banche, le caste.. Eppure chi fa impresa nel nostro paese è vittima di un clima di sospetto: la caccia agli evasori per esempio.. I grandi capitali vanno avanti e indietro più o meno scudati e il fisco si accanisce sequestrando le case e i conti correnti agli artigiani! Eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, l’oppressione fiscale , rifiuto del credito… chi fa impresa ha diritto di indignarsi più di tutti, ma non deve mollare. E’ un fatto che con la crisi tocca lavorare di più e guadagnare di meno, dobbiamo farcene una ragione. Ma se non crediamo noi imprenditori nel nostro futuro, e nelle istituzioni, non lo farà nessuno. Tocca rimboccarsi le maniche, stringere i denti e mantenere i nervi saldi. Le crisi ci sono sempre state . Se ne esce rinnovando , cambiando prodotti, modificando processi produttivi, esplorando nuovi mercati, aggregandosi. Nessuna manovra a salverà il nostro paese : solo l’energia l’intelligenza e la creatività degli imprenditori può farlo. Noi di IB innovatori siamo vicini e lavoriamo con voi. Giuseppe Vargiu
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Manuale di sopravvivenza: Reagire alla crisi Ogni minaccia nasconde una opportunità e la crisi che attanaglia le imprese può essere l’occasione che , obbligandoci a cambiare il modo di lavorare, ci fa scoprire un nuovo mondo. Nelle prossime settimane IB vi portera la testimonianza delle best practice degli imprenditori che hanno saputo reagire in modo attivo e hanno scoperto le nuove opportunità per migliorare e attivato nuovi redditivi modelli di business. Per esempio parlerà chi ha sostituito incontri e trasferte usando la videoconferenza, che ha trovato nuovi modi di finanziarsi con (o senza) le banche, chi ha saputo esternalizzare i costi usando le risorse di rete, chi ha dismesso costosi locali in affitto sfruttando appieno le possibilità delle rete e del telelavoro. Ma anche vedremo anche esempi di come risparmiare accedendo alle risorse offerte gratuitamente su internet, come rapportarsi coi social network, come trovare nuovi clienti, risorse qualificate.
dai mercati lonta-
Italia degli Innovatori grande occasione per le PMI Italiane sul più grande mercato del mondo
Il progetto Italia degli Innovatori e il Forum Italia Cina sull’Innovazione sonole due iniziative di maggiore rilevanza organizzate dal Governo Italiano e dalGoverno Cinese per favorire lo scambio industriale e commerciale tra i due
Shanghai
paesi. L’obiettivo è raddoppiare, entro il 2015 lo scambio tra i due paesi, portandolo da 50 a 100 miliardi di dollari. E’ un obiettivo ambizioso ma non impossibile. Occorre ricordare infatti che,nel 2005 lo scambio era di circa 15 miliardi di dollari e venne deciso di portarlo a 40 entro il 2010. L’obiettivo è stato raggiunto e, pertanto, rilanciato. Lo scambio, a oggi, vede una predominanza delle importazioni cinesi in Italia.Le esportazioni italiane in Cina stanno però crescendo notevolmente: lo scorso anno si è avuto un incremento di oltre il 40%, fino a un valore di 8,6miliardi di euro. Sono ancora pochi se confrontati agli oltre 53 miliardi di Euro di esportazioni della Germania in Cina, ma siamo sulla buona strada, anche grazie ad Italia degli Innovatori, uno strumento operativo in più pensato dal governo italiano per aiutare le proprie Pmi che vogliono operare sul mercato cinese.
Una opportunità straordinaria per le imprese italiane
Ci sono in C ina Da un paio di anni la Cina è diventata molto attrattiva per le imprese italiane. 42 Milioni A partire dal 2008 il governo cinese ha deciso infatti di sviluppare il suo mercato interno, varando un programma che Di PMI prevede non più solo una crescita basata sull’esportazione, ma una crescita basata sullo sviluppo del mercato interno ci-
nese. Questa decisione è stata confermata dall’ultimo Piano Quinquennale e sembra essere fatta apposta per incoraggiare le imprese italiane a esportare e vendere i propri prodotti in Cina. Lo spazio per lavorare è grande e adesso c’è anche la presenza del Governo Italiano, al fianco delle sue imprese più innovative. La Cina conta oltre 42 milioni di Pmi, che hanno un mercato interno enorme ma che non hanno ancora la capacità tecnologica per realizzare prodotti di alta qualità, proprio quelli che il mercato cinese comincia a richiedere in grande numero. Le Pmi italiane hanno invece tecnologia di altissimo livello che possono utilmente impiegare su questo mercato, raggiungendo ottimi risultati. In Cina c’è quindi oggi grande spazio per esportare prodotti italiani di qualità, in un mercato che si sta aprendo e che comincia a offrire maggiori garanzie per le imprese.
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Attualmente l'Italia è il 21/esimo Paese nella classifica degli esportatori in Cina. C'è pertanto ancora molto da fare, soprattutto nelle tecnologie per l’ambiente, la sicurezza, la salute, nell’impiantistica e nelle reti complesse, cosìcome nei settori tradizionali delMade in Italy, dall’abbigliamento, all’arredamento all’alimentazione. Fino a questo momento si registrano investimenti italiani da 5 miliardi di dollari e seimila progetti di imprese, ma questi numeri sono ancora troppo poco e non corrispondono ai reali rapporti economici tra Italia e Cina.». Il Governo Cinese sta lavorando per favorire l’ingresso nel paese di aziende di alta qualità. Ne ha bisogno per il suo sviluppo e questo è una straordinaria opportunità, anche alla luce delle novità nell'ordinamento cinese che ha parificato le condizioni operative delle imprese a capitale straniero e quindi italiano, a quelle a capitale nazionale.
dai mercati lontani
Il Governo Italiano al fianco delle sue Pmi
Dicevamo di una novità per le imprese italiane. Oggi c’è infatti un nuovo strumento, pensato proprio per aiutare le imprese italiane: il Centro per il Trasferimento Tecnologico Italia - Cina. L’obiettivo del Centro Sino-Italiano Già dal 2009 Il per il Trasferimento Tecnologico è quello di creare un network di piccole e medie imprese italiane e cinesi che innumero delle tendano condividere attività di ricerca e di innovazione. persone abbienti in Grazie al Centro e al lavoro dell’Agenzia, le aziende potranno beneficiare di un"percorso protetto" di collaborazione con le controparti cinesi, con regole di reciprocità e di tutela giuridico - amministrativa delle innovazioni, e di- Cina ha superato quello del Regno valorizzazione della proprietà intellettuale. Unito
La Cina è una opportunità da non perdere
La Cina è solitamente considerata un pericoloso concorrente per la produzione, che “erode” mercato alle imprese italiane, ma in realtà costituisce anche un crescente mercato per le nostre imprese.E del resto basta anche guardare ai dati: negli ultimi 4 anni la spesa per consumi delle famiglie cinesi è cresciuta in termini reali del 40%, e nel 2009 inumero delle persone abbienti in Cina ha superato quello del Regno Unito. Le merci italiane vendute in Cina sono cresciute del 21% (in valore) nel 2010: una crescita significativa che è dovuta alla ripresa dell’economa cinese e della domanda mondiale. Per quanto riguarda la tipologia di merci importate, tra queste il peso più rilevante è quello delle tecnologie: nel 2010 la Cina ha importato dall’Italia quasi 4 miliardi di euro di macchinari (+21% anno su anno), andando in questo modo ad “assorbire” circa il 7% delle esportazioni italiane del settore. Al secondo posto, i prodotti chimici. Ma non solo. Sono tantissimi i settori che per cui la Cina è un mercato interessante: nei primi 6 mesi del 2010 le esportazioni del settore agricolo verso la Cina sono cresciute del +136%, e quelle di mobili del +50%. Anche in altri settori fino ad ora non molto sviluppati, come la conservazionedel patrimonio storico cinese, si stanno aprendo importanti opportunità, in particolare grazie a quanto deciso dall’ultimo Piano Quinquennale. Il piano corrente, il XII (2011-2015), prevede il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale della Cina visto come elemento di sviluppo delterziario e di nuove professioni ad alto valore aggiunto. La capacità italiana nel settore è indiscussa, così come la consapevolezza della rilevanza delle tecnologie, delle metodologie e delle competenze italiane nei settori della conservazione del patrimonio storico, settore in grande evoluzione. In questo ambito, quindi, l’innovazione e l’eccellenza italiana sono di grande importanza per il pubblico cinese. Inoltre, c’è una maggiore consapevolezza dei governi locali rispetto alla tutela del patrimonio architettonico, al recupero dei centri storici delle città Anche la creazione di nuove città più a misura d’uomo vede l’Italia come esempio indiscusso, leader della buona progettazione urbanistica, all’avanguardia nel recupero delle sue tradizioni e in prima linea nell’innovazione.
Italia degli innovatori funziona
Il progetto Italia degli innovatori funziona. É pensato proprio per risponderealle esigenze degli imprenditori italiani. Consiste di un insieme di incontri B2B (Business to Business, ovvero tra imprenditori), tra i selezionati al concorso che hanno dato la loro adesione a partecipare e imprese, istituzioni, gruppi finanziari cinesi, al fine di favorire la creazione di accordi industriali e commerciali. E’ un percorso molto operativo, fatto proprio tenendo in mente quello che può servire all’imprenditore italiano: ovvero la possibilità di incontrare il maggior numero di potenziali partner in modo da poter presentare la propria innovazione e sviluppare, attraverso di essa, futuri accordi. Lo scorso anno sono stati numerosi i casi di successo. Ovviamente il successoè tutto merito dell’imprenditore, con il suo talento e la sua capacità di fare, tuttavia sono stati molti i ringraziamenti e i riconoscimenti che sono Infobroker italiani a Shenzhen: stati tributati all’iniziativa per la sua efficacia.
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Agenzia Nazionale per la Promozione dell’Innovazione
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Business e opportunità di casa nostra
TUTTI I FINANZIAMENTI Per chi vuole dar vita a una nuova impresa , oppure attivare innovazioni o ristrutturazioni l’ostacolo maggiore resta quello dei finanziamenti, visto che passare dai propositi ai fatti comporta spese da affrontare subito e che potranno essere ammortizzate solo col tempo. Per far fronte a questa necessità sono molti gli aiuti alle nuove iniziative: IB li seguirà per voi settimana per settimana con approfondimenti e aggiornamenti. Ecco una breve panoramica sui finanziamenti privati e pubblici, erogati da Istituzioni europee, nazionali o regionali.
Autoimpiego L'autoimpiego consente, attraverso prestiti d'onore e bonus, il finanziamento di programmi di spesa per una cifra non superiore a 25.823 euro o, nel caso di una microimpresa, un investimento che non superi i 129mila euro. Parliamo di misure a sostegno della costituzione e dell'avvio di piccole attività imprenditoriali, anche in forma associativa, da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione attraverso iniziative di lavoro autonomo, microimpresa o franchising. (le misure franchising sotto i 25mila rientrano nel lavoro autonomo). Questa tipologia di finanziamenti viene distribuita attraverso tre diverse modalità: contributi a fondo perduto, mutui agevolati, servizi di assistenza tecnica. Come conferma Invitalia (Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa), la crisi ha moltiplicato le domande di fondi per l'autoimpiego (+30% di richieste di contributi e prestiti nel 2010 rispetto al 2009), con un trend solito per tutto il primo semestre del 2011: oltre 4.500 domande sottoposte a valutazione, circa mille proposte già finanziate e 60 milioni di euro in investimenti ammessi. L'80% delle domande proviene dal Mezzogiorno, anche se è il Nord-Est a realizzare la crescita maggiore con un indice del 114% nel 2010 rispetto al 2009, seguito dal Centro con un +46%. Le attività più gettonate sono quelle turistico-culturali (33% degli investimenti), manifatturiere, artigianali, servizi alla persona, commercio e servizi alle Pmi.
Autoimprenditorialità Oltre all'autoimpiego esistono interventi atti a favorire le start-up attraverso l'autoimprenditorialità, destinati alle imprese guidate da giovani sotto i 35, meglio se residenti in un'area svantaggiata. Nel 2010 sono state finanziate circa 30 imprese con fondi per 32 milioni di euro. Si possono finanziare le aziende che rispondono ai requisiti prima indicati sia attraverso un mutuo a fondo perduto che un mutuo a tasso agevolato, in grado di coprire l'80-90% della spesa se l'azienda insiste su una delle aree svantaggiate, il 60-70% se invece l'azienda non risiede su una di queste. In ogni caso la spesa non deve superare i 2,5 milioni di euro per il settore della produzione di beni e servizi anche di natura agricola, invece per la produzione di servizi e per le cooperative sociali di nuova fondazione la somma è ridotta a 516 mila euro (268 mila per le cooperative sociali già esistenti).
Fondi UE
Restano aperte un gran numero di misure interessanti per avviare nuove attività o ristrutturare le imprese con finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto
Numerose le modalità per l'accesso agli aiuti. Se guardiamo all'orizzonte europeo è opportuno sottolineare lo strumento realizzato dall'Unione per finanziare i disoccupati che hanno intenzione di avviare una piccola impresa, o le piccole imprese già avviate con massimo 10 dipendenti e fatturato complessivo che non superi i 200 milioni di euro: l'EPMF (European Progress Microfinance Facility), che mette a disposizione un totale di 100 milioni di euro per singoli prestiti fino a 25mila. Per accedere ai fondi è necessario rivolgersi a una banca, un istituto di credito o di garanzia accreditati. Pensa invece alle Pmi il FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti): promuove l'accesso al credito per avviare una piccola o media impresa o effettuare investimenti in innovazione. Anche in questo caso è necessario rivolgersi a intermediari individuati per ogni stato membro (qui la lista perl'Italia). Anche parte del FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) viene rivolto alle Pmi per quanto indirettamente passando attraverso le Regioni che, insieme al FEI, elaborano appositi strumenti (prodotti finanziari quali capitali a rischi, garanzie e microcrediti) secondo l'iniziativa Jeremie nata per facilitare l'accesso ai fondi regionali da parte delle Pmi.
Contributi statali Anche a livello nazionale esistono numerose agevolazioni, disciplinate dal Dlgs. N. 185 del 2000 e gestite proprio da Invitalia. Autoimprenditorialità: gli aiuti sono rivolti a nuove imprese o ampliamenti di aziende che operano nei settori di erogazione di servizi quali beni culturali, turismo, manutenzione opere civili e industriali, innovazione tecnologica, agricoltura, ma anche a cooperative di tipo b (nelle quali cioè i soggetti svantaggiati sono il 30% dei lavoratori soci). Requisito è che le imprese richiedenti siano società e cooperative, quindi non ditte individuali, e che siano costituite per la maggior parte da soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Gli aiuti per ampliamenti possono essere richiesti solo da imprese operative da tre anni prima dell'invio della domanda, e che siano in possesso dei requisiti indicati in precedenza da almeno due anni prima; se l'azienda opera nel settore della produzione di beni e servizi l'importo non potrà superare i 2,582 milioni di euro, se invece produce servizi o è una cooperativa sociale di nuova costituzione l'importo di riduce a 516 mila euro (258 mila se la cooperativa è già esistente). Anche la gestione dell'azienda nella fase di avvio è finanziata con un contributo a fondo perduto concesso in regime di de minimis (aiuti di importo limitato non soggetti alla notifica alla Commissione Europea, in base ai quali ogni beneficiario potrà ottenere fino a 200 mila euro, 100 mila se si tratta di trasporti, nell'arco di tre esercizi finanziari). Autoimpiego: misure per l'avvio di piccole imprese da parte di disoccupati o inoccupati attraverso iniziative di lavoro autonomo, microimpresa e franchising. I Requisiti Persone fisiche: richiesti sono maggiore età, residenza da almeno sei mesi nel territorio nazionale (o alla data 1 gennaio 2000), e stato di non occupazione. I programmi di spesa non devono superare i 25.823 euro e non devono riguardare la produzione primaria di prodotti agricoli, perca e acquacoltura. Società di persone: che siano di nuova costituzione, che non abbiano fini mutualistici, in cui almeno la metà dei soci sia in possesso dei medesimi requisiti richiesti nel caso precedente in merito ad età, residenza e occupazione. In questa ipotesi il programma di spesa non potrà superare i 129.114 euro e l ' attività non potrà riguardare il commercio. Ditte individuali, società di persone e capitali: con i requisiti richiesti nei precedenti due punti, le iniziative possono riguardare esclusivamente la commercializzazione di beni e servizi attraverso la modalità del franchising e il franchisor deve essere convenzionato con Invitalia (la lista dei convenzionati è consultabile all'indirizzo www.invitalia.it).
Programmi e aiuti Invitalia gestisce anche programmi dedicati a particolari situazioni di disagio quali le aree industriali in crisi, regolamentate dalla legge 181 del 1989, che consente il sostegno alla costituzione di nuove imprese o l'ampliamento, ristrutturazione e riconversione di quelle già esistenti e insistenti su uno dei comuni individuati nella delibera Cipi del 13 ottobre 1989, formulata in seguito alla crisi della siderurgia, o su altre aree in cui è stata ravvisata la presenza di uno stato di emergenza (vedere il sito di Invitalia per l'elenco completo). In questo caso è possibile per le imprese operanti nei settori dell'estrazione di minerali, del manifatturiero, della produzione di energia elettrica e di attività di servizi alle imprese presentare programmi di sviluppo. La concessione degli aiuti, che possono essere in conto capitale, finanziamenti agevolati, o nel caso di imprese del Sud anche finanziamenti agevolati ulteriori per fabbisogni residui, avviene a patto che Invitalia partecipi temporaneamente nel capitale dell'impresa per una quota non superiore al 30%, senza naturalmente assumere responsabilità circa la gestione dell'azienda. A sua volta l'azienda dovrà partecipare con risorse proprie per una cifra non inferiore al 30% degli investimenti fissi realizzati. Il contributo a fondo perduto copre al massimo il 25% della spesa per le aziende del CentroNord e il 40% per quelle del Sud, mentre il tasso di interesse per i finanziamenti agevolati è il 36% del tasso di riferimento.
Pmi femminili Particolare attenzione è dedicata dal sistema nazionale degli aiuti alle Pmi guidate da donne, regolamentati dalla legge 215/92. I sussidi alle nuove imprenditrici sono rese più agevoli grazie al Regolamento generale di esenzione sugli aiuti di stato (Gber): è possibile richiedere agevolazioni fino a un milione di euro per i primi cinque anni di attività al fine di coprire un tetto massimo del 15% dei costi da parte delle imprese il cui capitale sia detenuto al 51% da donne.
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Pagamenti. Segnali di ripresa per le aziende italiane
Business e opportunità di casa nostra
Settembre 2011 CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, ha condotto un’analisi sui tempi di pagamento delle imprese italiane aggiornata al 30 giugno 2011. Dall’esame del secondo trimestre dell’anno emergono segnali di ripresa che riguardano la puntualità nei pagamenti delle aziende del nostro paese, confermando il trend positivo individuato nei mesi scorsi. A fine giugno 2011, il 42,98% delle imprese italiane ha saldato i fornitori entro i termini prestabiliti segnando così un netto miglioramento rispetto alla fine del 2010, quando il 37,5% del totale delle aziende risulta virtuoso (registrando il livello più basso dal 2007). Il dato positivo, seppur minimo, si nota anche nel confronto con marzo 2011 quando le imprese puntuali erano state 41,87% del totale, dato lontano dal 50,8% di dicembre 2007. Dopo un 2010 da dimenticare, la puntualità nel rispettare gli impegni di pagamento nei confronti dei propri fornitori è, quindi, nettamente migliorata: il 42,98% ha pagato alla scadenza, il 52,26% ha saldato entro il ritardo minimo di 30 giorni (modalità di pagamento più utilizzata), il 3,15% tra i 30 e i 60 giorni di ritardo. Migliorano le performance di pagamento delle aziende anche per quanto riguarda la categoria dei ritardi gravi, con una riduzione dei tempi rispetto a fine 2010: l'1,08% delle imprese ha infatti saldato le fatture dei propri fornitori tra i 60-90 giorni di ritardo mentre lo 0,38% tra i 90 e i 120 giorni. Solo lo 0,15% ha superato il limite dei 4 mesi. Persistono i divari consistenti tra le aziende del Centro-Nord e del Sud Italia: nel primo caso le imprese mostrano una maggiore puntualità nel rispettare i termini pattuiti e a contenere il ritardo entro i 30 giorni medi, mentre nel secondo caso i pagamenti delle fatture sono meno puntuali e i ritardi tendono ad avere un peso maggiore. L'area geografica in cui si concentra la maggior percentuale di buoni pagatori è il Nord Est, con il 48,82% di aziende che paga alla scadenza. Seguono il Nord Ovest con il 45,13%, il Centro con il 41,63%, il Sud e Isole con solo il 34,55% di pagatori affidabili. Nella categoria dei gravi ritardi (oltre i 4 mesi) le distanze tendono ad annullarsi: si passa dallo 0,10% del Nord Est allo 0,32% del Sud e Isole. Nord Ovest e Centro si assestano rispettivamente allo 0,08% e allo 0,15%. Nella categoria dei ritardi entro i 30 giorni è invece il Sud e Isole a caratterizzarsi per una quota maggiore con il 56,18% del totale. Seguono il Centro (53,14%), il Nord Ovest (51,95%) e il Nord Est (48,44%). Tra le regioni, il primato per la puntualità spetta all’Emilia Romagna con il 51,35% di aziende virtuose. Il settore più puntuale è rappresentato da Agricoltura, foreste e caccia, con il 50,44% di imprese che ha pagato alla scadenza, seguito da Servizi finanziari (48,54%) e Industria estrattiva (47,49%). Pagamenti al rallentatore, invece, per Commercio all'ingrosso (39,38%), Industria e produzione (39,52%) e Trasporti e distribuzione (39,83%). Anche questi primi sei mesi del 2011 sono caratterizzati da un trend positivo per lo scenario dei pagamenti commerciali delle micro imprese, che rappresentano una componente estremamente rilevante del tessuto economico nazionale. La percentuale di transazioni commerciali saldate entro i termini pattuiti è del 47,51%. Il 47,47% paga oltre la scadenza dei 30 giorni mentre il 3,26% arriva fino ai 30-60 giorni. Tra le piccole realtà aziendali il 36,24% salda puntualmente le fatture mentre il 59,66% registra un ritardo medio compreso fra 1 e 30 giorni. Le medie e grandi realtà, infine, hanno delle modalità di pagamento differenti rispetto alle due classi più piccole, con un tasso di puntualità molto ridotto. Il 23,28% delle aziende di medie dimensioni sono puntuali nel saldare le fatture, mentre tra quelle di grandi dimensioni solo l'11,45%, mentre per il ritardo entro i 30 giorni, le performance sono rispettivamente del 72,83% per le medie e dell'82,81% per le grandi.
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Qualche buona notizia ogni tanto
Utilità
Le Utilità per le aziende: i social network In ogni azienda c’è bisogno continuo di sapere cosa c’e’ di nuovo per facilitare il lavoro.
Ma attenzione, non tutti sappiamo farlo e poi su internet riceviamo costantemente proposte invitanti intriganti convenientissime ma… come fidarsi?
E’ questo bisogno diventa una vera e propria emergenza nelle aziende più piccole e meno strutturate, soprattutto quando siamo do fronte alle situazioni di stress. Oggi abbiamo tutti una grande risorsa , si chiama internet, dobbiamo solo imparare ad usarla.
Comandamento n.1 : fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Non crediate alle opportunità mirabolanti di chi vi offre prodotti di qualità a prezzi stracciati: le due coser non possono convivere . Resta il fatto che se dietro le proposte che trovate su internet ci sono persone affida-
bili, allora veramente è possibile trovare risposte a quello che cerchiamo. Perciò il problema si sposta dalla proposta che trovate su internet alla persona che fa questa proposta.Come verificarla? Una prima possibilità è data dai social network come linkedin, facebook, viadeo , xing, officine innovazione: prima cercate sui social network . Poi decidete...
Tutto, o quasi, gratis Oggi è possibile avere un sito internet gratis.
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