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Campiglio, quanto mi ispiri

CampiglIO nr. 6 - Alberta Voltolini

PROTAGONISTA NELLA STORIA DEL CINEMA D’ANIMAZIONE, BRUNO BOZZETTO CI RACCONTA IL SUO LEGAME CON MADONNA DI CAMPIGLIO, LA PASSIONE PER LA MONTAGNA E LA GENESI DEI SUOI PERSONAGGI PIÙ FAMOSI.

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Conoscete il Signor Rossi? Anche Vip e mini Vip e West and Soda? Fanno parte delle vostre conoscenze da cinefili? Se la vostra risposta è affermativa, il nome di Bruno Bozzetto fa sicuramente dei vostri miti. Considerato uno dei più importanti disegnatori del cinema d’animazione al mondo e padre del cartone animato in Italia, lo abbiamo incontrato nella sua casa ai piedi delle Dolomiti di Brenta. Un affetto familiare lo lega a Madonna di Campiglio dove sono scoccate alcune tra le sue idee più geniali, pensate nella quiete della natura e poi tradotte in storie capaci di far sorridere e pensare raccontando, con un tocco di poesia e un fine senso dell’umorismo, il senso della vita, i difetti dell’uomo e le mancanze della società contemporanea.

Quando e come Madonna di Campiglio è diventata la seconda casa della famiglia Bozzetto?

Diversamente da quanto molti pensano, sono stato io a far conoscere Campiglio a mio papà Umberto. Erano i tempi dell’Università, gli anni 1963-1964, forse anche prima, quando, con i miei compagni di studi, sono arrivato sulle Dolomiti di Brenta per sciare. Alla fine di quei divertenti giorni sulla neve il mio commento è stato: “Campiglio è un posto meraviglioso”. Con queste parole ho incuriosito papà e l’anno successivo ci siamo venuti insieme soggiornando al Golf Hotel per le vacanze estive. Da Alpino e amante della montagna qual era, ha cominciato a esplorare la località scoprendone le bellezze e le meraviglie fino a innamorarsene e a costruire casa. I miei genitori mi hanno aiutato tanto nella vita. Mio padre, in particolare, che costruiva macchine fotografiche ed era un genio della tecnica, è stato importantissimo. La creatività è mia, ma tutto ciò che riguarda la parte pratica e il modo di affrontare la vita lo devo a lui.

Cosa la attrae della montagna, dell’ambiente alpino, della natura?

Ho sempre considerato l’ambiente naturale il luogo migliore dove riflettere, immaginare, generare idee e creare storie. Alla montagna devo l’80% della mia creatività. Ricordo, in passato, le seggiovie a seduta singola: mentre mi godevo un momento di riposo in mezzo alla natura, senza l’interruzione del telefonino che ancora non c’era, liberavo i pensieri e la creatività. E siccome ho passato la mia vita a Campiglio, posso dire che Campiglio ha fatto nascere la maggior parte dei miei lavori. La montagna l’ho vissuta pienamente con mio padre, con il quale ho fatto grandi gite. Avevamo una piccola jeep con la quale salivamo al Grostè e da lì partivamo per le escursioni. Poi, mancando lui, una ventina di anni fa ho scoperto il windsurf e la montagna è venuta un po’ meno.

L’alta quota è dunque la sua “musa ispiratrice”?

L’idea di “MisterTao” (nel 1990 premiato con l’Orso d’oro al Festival di Berlino), uno dei miei film più importanti, nasce proprio dalle camminate con mio padre in montagna. Lui mi precedeva e stare per ore, anche quattro o cinque, a osservare e sentire i passi muoversi uno dopo l’altro - pum, pum e pum - mi ha fatto capire che la vita non è altro che un andare avanti. E quindi ho pensato MisterTao, che sale in montagna fino ad arrivare sulla vetta; e da qui sale ancora fino a raggiungere il cielo dove incontra Dio con il quale conversa prima di riprende nuovamente a salire, oltre Dio. Questo film esprime un concetto che mi ha sempre affascinato e che accomuna tutti: la vita è salire, è andare avanti. Detto in altre parole, per me vivere è evolversi, trasformarsi in continuazione. La storia di “MisterTao”, inoltre, è legata a un’escursione ben precisa: un’indimenticata escursione con papà sulle Bocchette quando, a metà della gita, si è messo a piovere a dirotto e abbiamo dovuto continuare sotto un’acqua ghiacciata che entrava dai vestiti sulla pelle, gelandoci.

Vedo che ha sostituito il foglio di carta con il tablet, la matita con la penna digitale…

È uno strumento straordinario, mi permette di disegnare ovunque io sia, in qualsiasi momento, senza dovermi portare appresso fogli, matite, colori... La tecnologia mi affascina a patto che sappiamo utilizzarla e non sia lei a comandarci. Oggi disponiamo di invenzioni che mai ci sono state prima nella storia dell’umanità, il problema è che sono troppe, eccessivamente veloci e non riusciamo ad assimilarle. Le consideriamo un gioco e una distrazione, quando in realtà sono utili, ma per saperle utilizzare nel modo giusto bisogna superare la fase del divertimento. Non dovremo utilizzarle sempre, considerandole, appunto, un gioco, ma solo quando ci occorrono e ci aiutano.

Come potrebbe essere il Signor Rossi oggi?

In questi giorni, in studio, stiamo pensando di riprenderlo e proporre altri film, ma non è facile. Il Signor Rossi ha due facce che non sono mai state risolte: quella vera, quando è nato, di caricatura dell’uomo moderno e delle sue abitudini, con componenti ironiche e satiriche, comprensibili solo dagli adulti; l’altra, invece, legata al pubblico dei più giovani ai quali comunemente e prevalentemente si rivolgono i film d’animazione. Il Signor Rossi non è nato per i ragazzini, quando, però, dopo sei o sette film, la televisione si è accorta della simpatia del personaggio proponendo di realizzare una serie, abbiamo dovuto adattarlo. Allora, con Maurizio (Nichetti, ndr), abbiamo affiancato al Signor Rossi il cane Gastone, creando storie che strizzavano l’occhio all’adulto e nello stesso erano avventurose e in grado di far divertire i bambini. Ora, in queste nuove storie che vogliamo realizzare devo sempre tener d’occhio il pubblico dei ragazzini e nello stesso tempo dargli un taglio che accontenti pure me, permettendomi, ad esempio, di fare una critica al modo di vivere di oggi, tutto elettronico e senza tempo. Per questo motivo stiamo pensando a uno sdoppiamento tra il signor Rossi e il cane Gastone.

Fumetto o cartone animato?

La vignetta e il disegno non hanno nulla a che fare con il disegno animato che, invece, è cinema. Il fumetto sta al disegno animato come la fotografia sta al cinema. Entrambi molto affascinanti, sono altrettanto diversi l’uno dall’altro. Davanti al disegno lo spettatore mette in moto il proprio cervello. Pensi ad una vignetta con Snoopy che dorme sotto le stelle, la guardiamo e per noi è passata una notte. E siamo ancora noi a dare la voce a Snoopy e a Charlie Brown, creando la vignetta. Mio padre, fantastico anche nelle trovate, diceva: “Quando uno va al cinema deposita il cervello alla cassa”. Il cinema ci dà tutto già confezionato mentre la vignetta è come leggere un libro. Adoravo Dino Buzzati e ho letto “Il deserto dei Tartari” undici volte. Quando è uscito il film sono stato il primo ad andare a vederlo, dopo dieci minuti me ne sono andato dalla sala. Non riconoscevo le voci dei protagonisti, non era come l’avevo immaginato. Solo dopo quattro anni, lasciate decantare la lettura e la trasposizione cinematografica, l’ho rivisto e mi è piaciuto. Ecco perché dico alla gente di leggere, perché leggendo si sviluppano la fantasia e la testa, si ragiona e si crea.

Ha visto Campiglio cambiare nel tempo, quali considerazioni in merito?

Il cambiamento è inevitabile, si tratta di gestirlo e, secondo me, a Campiglio non è stato gestito come si sarebbe dovuto e potuto. Ci sono luoghi, sulle Alpi, dove si è difeso un po’ di più, mantenendo uno spirito identitario, anche nel taglio architettonico, altri dove si è difeso ancora meno. Aggiungo, però, che ad un certo punto, dopo gli anni dell’esplosione urbanistica, si è cominciato a proteggere e curare la località che trovo comunque bella e dove torno sempre molto volentieri. A proposito, quest’inverno ho provato la nuova pista di slittino, sono sceso come un matto e mi sono divertito tantissimo!

CHI È? Bruno Bozzetto è nato a Milano nel 1938 e vive a Bergamo. Fin da giovanissimo dimostra una grande passione per il disegno. Padre del cinema d’animazione in Italia e tra gli autori maggiormente riconosciuti nel contesto internazionale, disegnatore e regista, ha vent’anni quando realizza il suo primo cortometraggio, “Tapum! La storia delle armi”, che si impone all’attenzione del pubblico e della critica. Realizza cortometraggi e lungometraggi ricevendo premi e riconoscimenti nei festival di tutto il mondo. Nel 1960 fonda la Bruno Bozzetto Film. Con “West and Soda”, “Vip - Mio fratello superuomo” e “Allegro non troppo” propone una versione del cinema d’animazione rivolta agli adulti. Nel 1990 vince l’Orso d’oro al Festival di Berlino con il film d’animazione “MisterTao” e l’anno successivo riceve una candidatura all’Oscar con “Cavallette”. Bruno Bozzetto è il papà del Signor Rossi, l’icona dell’italiano medio alle prese con pregi e difetti della società del suo tempo. Ha collaborato alla serie televisiva “Quark” curata da Piero Angela realizzando circa duecento filmati animati. Nel 2007 l’Università di Bergamo gli conferisce la laurea honoris causa in “Teoria, tecniche e gestione delle arti e dello spettacolo”. Tra il novembre 2013 e il marzo 2014, il Walt Disney Family Museum di San Francisco gli dedica la mostra “Bruno Bozzetto: Animation, Maestro!”, una retrospettiva che ripercorre la carriera del grande cartoonist italiano. Nel 2017 il regista Marco Bonfanti firma il documentario “Bozzetto non troppo” che racconta la vita e il lavoro di Bruno Bozzetto. Oggi, in qualità di direttore e fondatore, lavora presso lo Studio Bozzetto & Co.

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