Campi Magnetici Photomag_1 Strade

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Campi Magnetici PhotoMag rivista trimestrale

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Questa fatalità (senza qualcosa o qualcuno, non vi è foto alcuna) trascina la fotografia nell’immenso disordine degli oggetti - di tutti gli oggetti del mondo: perchè scegliere (fotografare) il tale oggetto, il tale istante, e non il talaltro? La fotografia è inclassificabile perchè non c’è nessuna ragione di contrassegnare tale o talaltra delle sue occorrenze. (R. Barthes)


IN APE ATTRAVERSO IL SUD AMERICA


La Taurinorum Travel Team è una squadra di viaggio creata per esplorare e conoscere il mondo con l’obiettivo di unire grandi progetti avventurosi a scopi umanitari, giornalistici e pubblicitari. Con la Taurinorum Travel Team, Ludovico de Maistre e i suoi compagni hanno percorso molte strade del mondo in maniera insolita e avventurosa, utilizzando veicoli leggendari, come una vecchia Fiat Panda 4x4 del 1987 in Africa occidentale e un’Ape Piaggio City Passenger attraverso le Ande del Sud America, che al termine di ogni viaggio sono stati donati a favore di piccoli progetti umanitari locali. Con questi mezzi la squadra di viaggio ha percorso oltre 4.300 chilometri negli ultimi tre anni visitando Senegal, Mali, Burkina Faso, Nigeria, Camerun, Ecuador, Benin e Perù. Il Tarinorum Rally 2011, in Ecuador e Perù, documentato da Ludovico in questo numero di Campi Magnetici PhotoMag, è stato effettuato in occasione del centenario della scoperta di Machu Picchu e si è appena concluso. La squadra sta progettando il prossimo viaggio per tentare di percorrere ancora le meravigliose strade del nostro mondo. Il sito per vedere le fotografie delle spedizioni e dei viaggi realizzati è www.taurinorumtravelteam.com. foto: Ludovico de Maistre testo: Ludovico de Maistre








GAY PRIDE


art. 17 I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senza armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità , che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

foto: Alessandro Natalizia testo: Costituzione Italiana












FANTASTICHERIE DI UN PASSEGGIATORE SOLITARIO


Immaginiamo di camminare per la strada. Immaginiamo che questa sia una strada nota, in cui passiamo spesso. Immaginiamo che man mano al ritmo dell’incedere lo spazio intorno a noi si trasformi: i lampioni diventino alberi, i palazzi colline, i cani candide pecorelle portate al guinzaglio da giraffe pipanti. Oppure immaginiamo di essere su un treno: un grassoccio Poirot che ci parla con il suo accento belga mentre sorseggiamo un tè, disquisendo amabilmente di biscotti alla cannella. O magari immaginiamo la storia travolgente che potrebbe sconvolgere la nostra vita se solo il ragazzo che sta attraversando fissandoci trovasse il coraggio di farsi avanti. Insomma, non importa quale sia il dettaglio, lo scorcio, il punto di vista di partenza, l’importante è lasciare spazio all’immaginazione, sempre. E ritrovarsi candidamente di fronte al portone di casa, senza avere la minima idea di come ci si sia arrivati.

foto: Dorotea Ottaviani testo: Flavia Nicolosi










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FUORI FUOCO

VIA VENETO, LA DOLCE VITA



foto: Mario Pelosi testo: Andrea Nemiz

Sono ormai trascorsi più di cinquant’anni da quando Federico Fellini lanciò nel mondo la celebre strada romana di via Veneto attraverso la grande opera cinematografica “La dolce vita” interpretato da Anita Ekberg e Marcello Mastroianni. Questa pellicola connotò la nascita di quel felice movimento storico, artistico e culturale che prese il nome dal film stesso e che ancora oggi è sempre vivo nelle pagine dei giornali. Nel cast dei protagonisti, comprimari con i due grandi attori, gli altrettanto celebri nel mondo, i fotografi dell’epoca, ossia i ‘paparazzi’, quei fotoreporter cui gli ideatori del film, Ennio Flaiano e Fellini, affibbiarono il poco affettuoso e a quel tempo poco gradito appellativo. Una definizione poco accettata da questi operatori nell’informazione ‘rosa’ che, da allora, ed è passato più di mezzo secolo, con i loro servizi fotografici hanno sempre riempito le pagine di tante testate giornalistiche in tutto il mondo. Quotidiani e periodici. Le loro documentazioni fotogiornalistiche scaturivano da tante movimentate scenette notturne (magari da loro stessi ad arte organizzate), che inizialmente esplosero in maniera quasi pirotecnica su quel lungo nastro d’asfalto di via Veneto, disegnato da due grandi marciapiedi alberati. Una strada che nasce a Porta Pinciana e, con una lunga e tortuosa discesa, molto dolce e gradita



per le passeggiate del tempo, termina in piazza Barberini, passando davanti all’Ambasciata Americana (che tuttora risiede nel celebre Palazzo Margherita), e alle più prestigiose agenzie delle linee aeree che più operavano in quel tempo. La Swiss Air su tutte. E si snodano soprattutto fra i celebri caffè con sedie e tavolini disseminati sui marciapiedi. Molti proprio su via Veneto, ma altri anche in tante delle strade circostanti (via Emilia, via Liguria, via Marche, via Boncompagni). In via Veneto si susseguono inoltre i grandi alberghi Flora, Excelsior, Ambasciatori, Carlton Regina o i celebri caffè dello “Strega”, “Doney”, “Rosati”, i più noti. Oggi c’è anche l’Hard Rock Café in posizione quasi centrale (proprio davanti all’Ambasciata Americana). Sedie e tavolini disseminati sui marciapiedi, al tempo alla rinfusa, ma oggi trasformati in raffinati e lussuosi chalet, magari per un semplice aperitivo o un drink, o anche tanto, tanto di più, per la gioia dei turisti che non sono mai mancati. Su questi marciapiedi che giornalisti e fotoreporter avevano allora battezzato con due autorevoli nomi parigini, la ‘rive gauche’ e la ‘rive droite’, si innescavano le famosissime ‘baruffe’ tra i vip che frequentavano i locali notturni di quella strada, e i fotografi stessi. Fra i night più noti, la Ru-



peTarpea su tutti, il Capriccio, il Pipistrello, l’84, il Jakie’O, o le Grotte del Piccione in via della Vite, l’Open Gate in via Bissolati, e tanti altri. Quando a Fellini venne in mente il progetto del film, il regista volle innanzitutto incontrare su quegli stessi marciapiedi per una sorta di conversazione preliminare, diversi di questi fotoreporter per farsi raccontare da loro stessi alcune delle più singolari ‘dispute’ con gli attori. Soprattutto con quelli americani che, per avere a portata di mano le loro case di produzione, avevano trasferiti i loro uffici a Roma e alloggiavano all’Excelsior o al Grand Hotel (verso piazza dell’Esedra). Fellini cercava spunti per mettere in scena alcune delle ‘avventurose’ vicende di lavoro dei fotografi. E proprio da qui nacque appunto quel termine ora aborrito, ora moderatamente accettato, di ‘paparazzi’, che ebbe casualmente origine proprio dal cognome che Fellini affibbiò sulla scena a uno di essi (forse quello più intraprendente), che era appunto quello di “Paparazzo” e che era interpretato dall’attore Walter Santesso. E da qui passò poi inesorabilmente alla storia. La consuetudine fece si, infatti, che sin da allora tutti i fotoreporter di attualità nella cronaca ‘rosa’ assumessero loro malgrado il poco gradito termine di ‘paparazzo’. Una diffu-



sione di quel soprannome che, definire addirittura mondiale, non è affatto esagerato. Ancora oggi, infatti, questo nomignolo spesso appare su tante pagine straniere, dall’ America alla Cina o all’Australia, dalla Norvegia al Sud dell’Africa o nel Medio Oriente. Un termine che, volenti o nolenti, diede connotazione e portò anche fortuna a tanti di questi professionisti dell’immagine ‘rubata’. Anche se i più, come detto, sin da quel tempo lo rifiutarono. E in tanti, ancora oggi, lo considerano molto discutibile.

foto: Mario Pelosi testo: Andrea Nemiz



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“... STRADA, ANCORA STRADA,E CHE IL CAMMINO È SEMPRE DA RICOMINCIARE...”


Il passato sembra ancorare la Città, come a non volerla lasciar scappare via. Offuscati dal bagliore del barocco del centro storico della Città eterna, i luoghi ritratti negli scatti di una ventosa giornata invernale, parlano di un presente e di un recente passato progettati per fare di Roma una capitale internazionale. Nonostante la voglia di guardare avanti, ispiratrice di nuovi quartieri e monumenti, alcuni di questi, costruiti sulla scia di un entusiasmo modernista, si prestano ora solo a ritratti malinconici. Titolo da “A galla” di E. Montale

foto: Caterina Ciancaglioni testo: Caterina Ciancaglioni










BLU GRIGIO CITTÀ


“Attenta a dove metti i piedi!”. S. controllava ogni singolo passo convinta che alla prima distrazione sarebbe rovinosamente caduta per terra. Uno, due, tre, mozzicone spento; quattro, cinque, sei, scontrino appallottolato; sette, otto, nove, stronzo di cane. Così, passo dopo passo, di sanpietrino in sanpietrino, procedeva a rilento per la sua strada. Buca, sasso, vetro, una lumaca morta. “Sbrigati!”. Come poteva? Procedeva con gli occhi fissi a terra, archiviando meticolosamente ogni singola immagine. Andava avanti, lemme lemme, in quell’orizzonte limitato nel terrore di inciampare. Di tanto in tanto qualcosa rompeva la sua rutina: per lo più erano pozzanghere da aggirare (non sia mai saltarci dentro, “ti bagni!”) e sorridenti cani scodinzolanti. Non si distraeva se non per osservare qualche strana scarpa calzata da piedi tozzi, oblunghi, fini, sgraziati. Un giorno però decise che tutto ciò le era venuto a noia, strinse i pugni, alzò gli occhi e, improvvisamente, vide una nuova strada davanti a sé: il cielo. foto: Kuei Ying Proietti testo: Kuei Ying Proietti














LES RUES DE FEZ, UN VENDREDI


Il venerdì la comunità musulmana si reca nelle moschee per la preghiera. Le strade della Medina di Fez, di solito invase dalla vita caotica, si svuotano, dando voce al silenzio. “Una casa, una qualunque bottega, il cantonale di una strada, sono un rigetto brutale di materia. Non perchè Fez sia vetusta o perchè gli elementi del secolo meccanizzato vi siano appena percettibili; ma perchè questa città emana, se posso dire, un odore di santità che impregna gli edifici, la mentalità della gente e l’atmosfera. (...) So come si sveglia, come passa le giornate, come si addormenta. Ha un odore, un colore, un tono proprio. (...) Camminavo per la città. Bighellonavo, sensibile agli stimoli sensoriali. (...) Percorrevo strade e vicoli. Idee e visioni.” Traduzione di Matthieu Gabay da “Le passé simple” di Driss Chraibi, Denoel, Paris, 1954.

foto: Matthieu Gabay testo: Matthieu Gabay













:nel prossimo numero

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“piccolo esercizio commerciale, generalmente affacciato sulla pubblica via e composto da un ambiente deputato alla vendita e da un adiacente laboratorio artigianale ove si lavorano le merci�

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:redazione Luigia Bersani Caterina Ciancaglioni Dorotea Ottaviani Kuei Ying Proietti Giulia Zevi :direttrice responsabile Luigia Bersani :foto e testi Caterina Ciancaglioni Ludovico de Maistre Matthieu Gabay Alessandro Natalizia Andrea Nemiz Flavia Nicolosi Dorotea Ottaviani Mario Pelosi Kuei Ying Proietti :logo campi magnetici Maurizio Bonolis :grafica Dorotea Ottaviani :amministrazione a.c. Campi Magnetici :marketing Iliana Bersani Nadia Lateano Cinzia Pannarale :stampa Rotomail S.p.A. contatti: campimagnetici.it icampimagnetici@hotmail.com

registrazione tribunale di roma n: 60 del 15.03.2012


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