Relazione
Assistenza Domiciliare Sanitaria
Servizio di Assistenza Domiciliare Sanitaria Il lavoro svolto dal Servizio di Assistenza Domiciliare è caratterizzato oltre che da prestazioni di carattere sanitario, anche da interventi “pedagogici” di promozione socio-educativa e da un preziosa azione “pastorale” di presenza spirituale all’interno dei nuclei familiari degli ammalati in carico. Il Servizio di Assistenza Domiciliare si contraddistingue come sistema integrato di interventi domiciliari di assistenza sanitaria, sociale nonché spirituali a favore del paziente nel proprio ambiente abituale di vita. Si tratta di persone il cui stato di salute è stato gravemente compromesso dal virus dell’HIV, ma che possono essere sostenute nel mantenimento di condizioni dignitose nel proprio ambiente di vita. Quella seguita dal nostro Servizio è infatti una popolazione estremamente eterogenea, il cui status sociale non necessariamente è caratterizzato da condizioni di estrema povertà o disagio. Infatti, mentre agli inizi l’AIDS era una piaga sociale più diffusa laddove sussistevano condizioni di estrema povertà e disagio e soprattutto esperienze di tossicodipendenza, negli ultimi anni i casi registrano un incremento di persone di livello sociale medio-alto. Lo dimostra il fatto che tra i nostri assistiti abbiamo persone laureate (2 dei nostri pazienti sono medici), persone che esercitano varie libere professioni (commercianti, artisti legati a vario modo al mondo del cinema, della musica, dello spettacolo, artigiani) ma anche dipendenti di pubbliche amministrazioni. Molti di questi pazienti da noi seguiti in assistenza domiciliare, nonostante la malattia, riesce dunque a salvaguardare la propria occupazione lavorativa e può godere di relazioni familiari e amicali soddisfacenti. Il rispetto della privacy è una delle regole cui, come Servizio, facciamo maggiormente riferimento, nei casi sopracitati i pazienti in carico ci chiedono continue rassicurazioni in merito all’applicazione del codice in materia di gestione e riservatezza dei dati sensibili al fine di poter mantenere relazioni con la rete amicale, familiare e sociale
I numeri del Servizio per l’anno
2011
3750 accessi sanitari 268 interventi sanitari mensili in media 70.000 Kmi percorsi dai nostri operatori a Roma e Provincia 50 pazienti in AIDS conclamato, seguiti dal Servizio
che non siano compromesse dalla conoscenza della condizione di malattia che a tutt’oggi è legata al pregiudizio e determina condizioni di isolamento sociale. La trasmissione della malattia è avvenuta nel 70% dei casi attraverso rapporti sessuali mentre nel 27% dei casi il contagio è avvenuto attraverso esperienze di tossicodipendenza. Infatti il 27% dei pazienti è stato tossicodipendente, la dipendenza da sostanze stupefacenti non sempre è risolta pertanto risulta complessa la difficoltà di gestione da parte degli operatori socio-sanitari di condizioni di tossicomania attiva presso il domicilio dei pazienti stessi. Questi sono i casi nei quali si riscontra più miseria all’interno delle abitazioni che normalmente sono localizzate nelle estreme periferie della capitale e dell’interland. In questi casi l’equipe socio- sanitaria attiva soprattutto interventi mirati a un ripristino e/o promozione di un’igiene di vita. In percentuale circa nel 40% dei nostri assistiti coesistono malattia e condizioni di vita caratterizzate da disagio sociale. In base alla nostra esperienza a domicilio delle persone affette dal virus HIV+ possiamo però osservare che la nostra assistenza sanitaria, sociale ed educativa si inserisce all’interno di realtà in cui non necessariamente ci viene richiesto di soddisfare i bisogni materiali, quanto piuttosto esigenze di carattere spirituale che, nel caso di persone affette da una condizione di malattia complessa qual è l’AIDS, diventa una cura rivolta alle ”miserie” di tipo più squisitamente spirituale. Pertanto il Servizio di Assistenza Domiciliare diventa una “presenza silenziosa e pregiata” all’interno delle abitazioni degli ammalati. Sovente le persone assistite sono affette altresì da disturbi psichiatrici, più di natura reattiva, come ad esempio forme di depressione che vere e proprie patologie. Il disagio psichico comprovato da una diagnosi interessa il 9% dei nostri pazienti. Altro dato che sembra interessante rilevare è la popolazione femminile. Si mantiene stabile il numero delle donne seguite in assistenza domiciliare. Il 40% dei pazienti in carico è di sesso femminile. Il contagio delle donne che assistiamo spesso è avvenuto per via eterosessuale. Emblematica è la storia di A., una nostra paziente, sposata con figli, che ha contratto il virus dell’HIV dal marito.
La Storia di A. A. è una donna “normale”, schiva, riservata. Una signora dalla faccia pulita, una mamma che è stata anche una gran lavoratrice, di quelle che incontri la mattina al supermercato. Quando la chiamiamo al telefono per avvertire che il nostro medico andrà da lei a farle una visita domiciliare, lei tiene sempre a precisare: “però venga presto, perché devo andare a fare la spesa..” A. ha 3 figli. Parla di loro, orgogliosa, come di 3 bravi ragazzi. Li ha cresciuti facendo tanti sacrifici, con onesti principi. A. ha l’AIDS e nessuno potrebbe mai sospettarlo. La sua vita è semplice, non ha mai vissuto “disordine”, ha conosciuto solo l’amore del marito. La sua casa, senza ascensore, è sempre pulita e ordinata. A. convive con l’AIDS da molti anni. una donna molto sofferente, ma che affronta il suo dolore con una grande dignità. A. non dice a nessuno che è malata di AIDS, se ne vergogna. Non vuole neanche andare in ospedale, non ha la patente, e poi teme che qualcuno potrebbe vederla, “riconoscerla”. Preferisce rimanere nella sua casa, nella sua normalità, con i suoi figli, ma anche nel suo silenzio. Dice che la gente non potrebbe capire, che penserebbero che ha fatto “qualcosa di male”. A. riceve le cure sanitarie a domicilio, nella sua casa. Ogni volta che la nostra suora infermiera le effettua il prelievo, o le fa una flebo, o semplicemente le misura la pressione, A. “sussurra” a bassa voce che non sente più la forza fisica per affrontare un’altra sofferenza concomitante alla malattia. Non riesce neanche più a rimanere seduta perché adesso ha avuto anche un prolasso dell’utero. Ma poi…le sue gambe stanche trovano ogni mattina ancora la forza di andare avanti e non vogliono smettere di condurla al mercato. E noi sappiamo che continuare a rimanere in movimento è anche prevenzione e cura.
Storie come quella di A. sono sempre più frequenti tra le pazienti assistite dal nostro servizio. Gli operatori entrano in contatto non soltanto con persone direttamente colpite da una malattia degli esiti infausti, ma con una rete familiare che vive con il malato stesso la gestione della malattia e la tensione rispetto ad un futuro che non riserva speranza di guarigione definitiva. L’assistenza in se stessa, come supporto professionale alla gestione della malattia, l’accompagnamento spirituale, la vicinanza, la relazione di aiuto coinvolgono e sono dirette anche alle famiglie. Nel 2011 sono stati accompagnati alla morte alcuni dei nostri pazienti; un lavoro silenzioso cui tutta l’equipe ha partecipato interrogandosi ogni volta su temi importanti quali il valore inestimabile della vita, la sofferenza, la preparazione alla morte, il lutto, la rielaborazione del lutto. Il servizio di assistenza domiciliare, negli anni ha acquisito esperienza, sensibilità e capacità di prendersi cura del malato e di chi lo circonda, vanta al suo interno la presenza di figure professionali il cui profilo si caratterizza da competenze oltre che sanitarie, altresì di supporto spirituale e figure professionali con competenze specifiche in merito all’acquisizione di strumenti di Care Giver. La globalità dell’intervento assistenziale e terapeutico non si limita infatti al controllo dei sintomi fisici, ma si estende al sostegno psicologico, sociale e spirituale assicurando la continuità delle cure che devono essere in grado di dare risposte pronte ed efficaci al mutare dei bisogni del malato fino all’ultimo istante, sostenendo la famiglia durante tutte le fasi della malattia fino al lutto. Il medico, l’infermiere, l’operatore tecnico dell’assistenza, il formatore, l’assistente spirituale e tutte le figure che partecipano all’assistenza al malato, da vicino o più indirettamente, sono coinvolte in un percorso che rende consapevoli che “il ruolo” non finisce con la morte del malato. I rapporti che si vanno instaurando tra l’operatore sanitario e la rete familiare o amicale che si prende cura del malato, diventano “significativi” e sovente la famiglia formula all’operatore socio-sanitario la richiesta di una prosecuzione della relazione anche dopo la perdita della persona cara, nella fase di interruzione della presa in carico, nel momento del lutto.
Redazione a cura di : Solidarietà per l’uguaglianza Soc. Coop arl Onlus Aderente al “Consorzio Roma Solidarietà” Promosso dalla Caritas Diocesana di Roma Per info sul SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE Tel. 06.8077185 Fax 06.8076058 E-mail: assistenza.domiciliare@caritasroma.it
Il personale del Servizio di Assistenza Domiciliare risulta composto dalle seguenti figure: 1 medico a fattura; 1 medico con contratto a tempo indeterminato (in comune con le case alloggio) 2 infermiere professionali; 1 educatore professionale con compiti di segreteria; 1 assistente sociale (in comune con le case alloggio). n. 2 terapisti della riabilitazione motoria. Si tratta di un’equipe multi-professionale che nel corso degli anni ha maturato un particolare affiatamento specializzandosi in un lavoro strutturato dove ogni ruolo è ben definito e rispettato, ogni operatore si sente in relazione agli altri come parte di una squadra dove il suo contributo è indispensabile al raggiungimento dell’obiettivo. È per questo che da uno scrupoloso lavoro di pianificazione degli interventi, all’attenzione particolareggiata degli aspetti organizzativi, al lavoro di segreteria, al rispetto del rigoroso protocollo imposto dai criteri di accreditamento, fino all’ingresso all’interno delle abitazione e alla gestione della complessità della malattia nei suoi aspetti socio-sanitari e pedagogicispirituali ogni risorsa esprime le sue più profonde motivazioni e, all’interno della “squadra” di lavoro, si sente considerata e altamente valorizzata. A prova di ciò il nostro servizio può vantare un tasso di assenza per malattia del personale praticamente inesistente e un’elevato monte ore di recupero. Questa osservazione esprime una condizione di benessere del personale, di motivazione e di gratificazione nell’ambito delle relazioni professionali e umane strettamente legate al servizio. La scelta di selezione del ruolo di infermiere professionali orientata su due religiose, titolari di diploma, ha rafforzato la MISSION “pastorale” che negli ultimi anni sta caratterizzando il Servizio di Assistenza Domiciliare.