Sab Kuch Milega
ENANTIODROMIA TUTTO CIÒ CHE ESISTE SI FORMA NEL SUO OPPOSTO TESTI : - LA SCOPERTA DELL’OMBRA, Roberto Casati - OMBRE, Ernst H. Gombrich - STUDI SULL’OMBRA, Mario Trevi e Augusto Romano GRAFICA E IMPAGINAZIONE : Carla Pasqualucci STAMPA : La Legatoria, Roma
In copertina: -Foto: Carla Pasqualucci
ENANTIO
DROMIA
TUTTO CIÃ’ CHE ESISTE SI FORMA NEL SUO OPPOSTO
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INTRODUZIONE
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se sono assenza non possono esistere
Tesi di Diploma Accademico di secondo livello in Grafica e Fotografia Scuola di Progettazione Artistica per l’ impresa
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A
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Tutto ciò che esiste si forma nel suo opposto
C a r l a E n r i c o
Tesista
P a s q u a l u c c i Relatore P u s c e d d u
Anno Accademico: 2017/2018
01 ENANTIO
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Dipartimento di Progettazione e Arti applicate
SOMMARIO
SOMMARIO
ENANTIO
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[Il sommario è ispirato alle fasi lunari.]
1
ETIMOLOGIA DELLA PAROLA ENANTIODROMIA E SVILUPPO DEL CONCETTO - Dialogo tra Skia e Platone
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INTRODUZIONE: - Se sono assenza, non possono esistere.
- Miti e racconti e racconti sull’Ombra
STUDI SULL’OMBRA: L’ombra è tale solo se rapportata ad una qualche luce - Concetto di Ombra - Problemi sull’Ombra
OMBRA ONTOLOGICA:
CONCLUSIONI:
- L’ Anima buona del Sezuan - Il mondo come Ombra - L’Ombra come Simbolo - L’Ombra come definizione del limite
E tu chi sei? Je est un autre
6 PERCORSO DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: - Workflow - Abstract
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ETIMOLOGIA DELLA PAROLA ENANTIODROMIA
“ I confini dell’anima non li potrai mai raggiungere, per quanto tu proceda fino in fondo nel percorrere le sue strade: così profonda è la sua ragione. ”
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(Eraclito)
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“
“
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Dal greco antico ἐναντιοδρομία Composto da enantios = Opposto dromos = Corsa
Significa letteralmente
CORSA NELL’OPPOSTO
1 A cura di Giovanni Reale, I Presocratici prima raccolta integrale con testi originali a fronte delle testimonianze e dei frammenti nella raccolta di Hermann Diels e Walther Kranz, Bompiani, Il pensiero occidentale, Milano 2015
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In occidente il concetto di Enantiodromia compare per la prima volta con il filosofo Eraclito, nato tra il IV e il V secolo a.C. Con questo concetto il filosofo spiega la sua visione, secondo la quale tutto ciò che esiste passa nel suo opposto. Eraclito suggerisce che l’elemento “positivo” di ciascuna coppia di contrari trova il suo valore solo in relazione con l’elemento negativo, e viceversa. La relazione tra gli opposti viene descritta da Eraclito come un’armonia e anche come conflitto. La natura agogna i contrari, e da questi non dai simili trae l’accordo; ha congiunto la concordia originaria mediante i contrari e non mediante i simili. “L’arte della pittura, mescolando insieme i colori bianchi e neri , gialli e rossi, produce immagini in armonia con i modelli; l’arte della musica mescolando insieme suoni acuti e gravi, lunghi e corti, realizza con voci diverse un’armonia unica.”1 Il concetto di Enantiodromia di Eraclito viene ripreso anche dallo psicologo e psichiatra Carl Gustav Jung nei suoi studi sulla natura della psiche umana. Lo studioso affermò che tale concetto sta ad indicare un principio nel quale si nota uno sviluppo unilaterale della parte conscia su quella inconscia che da reazione mette in movimento un moto opposto di compensazione. Enantiodromia e Ombra sono due (concetti) fondamentali strettamente legati. Nell’Ombra risiede un principio di compensazione “ Ciò che è opposto si concili, nel quale l’inconscio ripone le sue attività per che dalle cose in contrasto controbilanciare l’unilateralità. nasce l’armonia più bella , Queste permettono alla compensazione di e che tutto si genera per via di contesa.” (Eraclito, Frammenti) generare l’energia attraverso la quale si attiverà l’atto di riequilibrio
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sviluppo del concetto
ETIMOLOGIA DELLA PAROLA ENANTIODROMIA
SIPARIO
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-La scoperta dell’ombra, R. Casati-
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L’OMBRA OMBRA OMBRA È LA MEMORIA DELLA LUCE LUCE. LUCE Platone si incammina in direzione del mare
Skia, la sua ombra,
è appena visibile nella luce del mezzogiorno.
[...] Skia: È chiaro come il giorno che non ti piaccio. Ma abbiamo ancora un bel pezzo di strada insieme. Platone: Ne farei volentieri a meno. Skia: Ma cosa ti hanno fatto le ombre? Perché ce l’ hai con loro? Platone: Sono troppo invadenti, ecco che cos’hanno. Distraggono. Sono scure. Spaventano i bambini. Sono difficili da capire. Skia: ... Insisto: ti accompagno ogni giorno all’alba e al tramonto e tu non fai altro che calpestarmi. Dovresti chiedermi scusa. [...] Platone: ...Non so proprio a cosa tu possa servire. Skia: Tanto per cominciare senza di me non ci sarebbe l ‘alternanza tra il giorno e la notte, non vedresti la forma delle cose, tutto ti apparirebbe piatto e senza sostanza... Platone: D’accordo, ma tu sei solo una comparsa: tutto il lavoro lo fa la luce. Skia: Protesto! La luce non fa altro che tirar dritto per la sua strada. La scervellata se ne va in giro senza pensare, quando incontra un corpo rimbalza e va da un’altra parte. SONO IO CHE CONSERVO LA TRACCIA DI QUESTO INCONTRO.
Skia: Tiriamo le fila, prima che cali la notte. Platone: che ne sarà di te? Skia: finalmente potrai liberarti di me. Tra poco scomparirò nell’ombra della terra. A dire il vero tutto ciò mi è indifferente. Platone: Sei così evanescente che toccandoti non posso fermarti. Ma sei davvero così insensibile? A me questo commiato dispiace. Skia: Caro Platone non conosco la tristezza perché non ho ricordi. Sono fatta così. Il mio nome Skia è anche quello della traccia, eppure su di me non troverai un segno come la cicatrice che riga il tuo braccio e che ricorda a tutti una ferita che ti facesti da bambino. Non ho una storia da raccontare perché non porto su di me l’impronta del passato. Ad ogni momento sono diversa, ma in quel momento sono costretta ad essere un’immagine fedele di ciò di cui sono l’ombra. Proprio per questo i geometri, gli astronomi e i pittori si fidano di me. Non avendo memoria, non posso ingannare nessuno quando consegno il messaggio che mi è stato affidato. Quello che dico è al disopra di ogni aspetto. Platone: Credo di aver capito l’importanza delle ombre. Sono veramente oggetti fuori dal comune. Skia: Sono oggetti fuori dal comune perché sono a metà strada tra la percezione e i pensiero. Platone: Cosa vuoi dire? Skia: Ogni ombra contiene un messaggio, ben custodito nel suo involucro oscuro. Le ombre sono piene di pensieri. Ma sono pensieri visibili a tutti. Platone: Un po’ come una parola, se conosci la lingua in cui è scritta. Per questo gli scienziati hanno saputo parlare con le ombre.[…] Ho imparato la lezione. Se scrivessi un altro libro sulla conoscenza ti tratterei con più risguardo. Skia: Il sole è ormai prossimo a scomparire. Non possiamo disfare le cose che abbiamo fatto, ma godiamoci questo bel tramonto, prima che io mi ricongiunga alla grande ombra della notte.
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Skia: Che fatica non possiamo riposarci un attimo? Platone: Che cosa dici? Riposarci? Sono io che cammino. La tua ridicola danza non è che un’imitazione della mia marcia. Skia: Io non cammino ma tu continui a calpestarmi! Platone: E allora? Sei un’ombra e nulla più. Non sei fatta di carne e ossa, non puoi sentire dolore. Non so neanche perché sto qui a parlarti, forse il caldo mi dà le traveggole.
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Dialogo tra Skia e Platone
INTRODUZIONE
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LE OMBRE
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SE SONO ASSENZA , NON POSSONO ESISTERE ESISTERE” Se la luce è lo strumento della visione, l’Ombra sarà il suo grande antagonista. Le informazioni contenute nelle ombre servono come sostegno fondamentale per la visione. Nel momento in cui si decide di nascondersi nell’Ombra lo si fa perché nell’oscurità lo sguardo non può introdursi. Ma al contempo la nostra possibilità di vedere è talmente influenzata dalla presenza delle Ombre e dal chiaroscuro che caratterizza l’incontro tra la luce e la superfice delle cose, che se per ipotesi ci trovassimo in un mondo senz’ombra ci sembrerebbe tutto senza spessore e senza sostanza. Ci troveremmo in un mondo piatto.
LE OMBRE SONO LE TRACCE LASCIATE DALL’INCONTRO DELLA LUCE CON I CORPI CHE TROVA SULLA STRADA.
“
“
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LA LUCE PORTA CON SÉ UNA TRACCIA D’OMBRA.
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se sono assenza, non possono esistere
INTRODUZIONE
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< Qualcuno mi sta pedinando >
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II HAVE HAVE A A
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SHADOW SHADOW
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se sono assenza,non possono esistere
INTRODUZIONE
Divide il cielo all’alba. Ha fatto della notte un riposo; Del sole e della luna, una misura del tempo.
Corano, VI, 96
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INCONTRO N . IU
E LA STO R UIR IA ST
2 R. Casati, La scoperta dell’ombra da Platone a Galileo la storia di un enigma che ha affascinato le grandi menti dell’umanità(2009),Editori Latenza, Bari.
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L’OMBRA CI PARLA.2
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ossiamo quindi affermare che le ombre si rivelano un magico strumento di conoscenza, con il quale si può ricostruire il mondo? Il loro modo di essere percepite automaticamente e involontariamente per definire le cose nello spazio non è che un chiaro riferimento al legame che hanno con la conoscenza. Fin dai tempi più antichi si è fatto consapevolmente uso delle ombre benché si temessero e nonostante non si era pienamente consapevoli di cosa fossero. Quando il sole è basso nel cielo, la rugiada bagna ancora il terreno e una leggera foschia aleggia nell’aria notiamo come le ombre si iniziano a mostrare ai nostri occhi, lo stesso accade nel tardo pomeriggio quando le ombre si allungano. Quando cala la notte e la luna è piena e il cielo è sereno che il mondo si riempie di strane forme. Forme senza sostanza.3 Prima dell’impiego del gas o della luce elettrica era più difficile trovare una stanza, o luogo che di sera fosse talmente illuminato da non avere la presenza di ombre. Ecco perché le ombre che si incontrano di notte ci sembrano più familiari, e quindi ci intimidiscono di meno. Nel ventesimo secolo con lo sviluppo delle nuove forme d’arte come la fotografia e il cinema le proprietà spaventose ed inquietanti dell’Ombra acquisiscono una nuova importanza, molto più rilevante rispetto all’utilizzo che se ne faceva nella pittura occidentale. Per quanto le Ombre si possano ricondurre alle semplici leggi dell’ottica ci sarà sempre qualcosa che ci sfuggirà nel loro aspetto. Esse fanno parte della nostra vita, e spesso le incontriamo nell’ambiente ma appaiono e scompaiono ai nostri occhi, sono effimere e mutevoli.
Sono state spesso soggette di studi da parte di artisti, soprattutto pittori che frequentemente erano messi in difficoltà nel rappresentarle. L’essere umano tende a concepire il mondo come stabile anche se in realtà è consapevole della molteplicità di circostanze che possono influenzare il modo in cui le cose appaiono. Diversamente accade con le Ombre in quanto esse non appartengono al mondo del reale. Non possiamo toccarle o afferrarle e soprattutto nel linguaggio corrente la loro immagine viene utilizzata come metafora per descrivere qualcosa di irreale. Per gli antichi greci dopo la morte si credeva che il defunto sopravvivesse, dopo la sua dipartita, solo come ombra tra le ombre. C’è un affascinante racconto della cultura indiana, il Mahabharata, che narra di una giovane donna la principessa Damayanti e del suo eroico promesso sposo il giovane Nala. Si riporta che il giorno del matrimonio la principessa si trovò difronte non uno bensì cinque giovani Nala. Quattro erano divinità che invaghitesi della ragazza avevano assunto le sembianze dello sposo. In preda all’angoscia la giovane innalzò una preghiera e nel mentre si accorse che tra i cinque identici corteggiatori solo uno toccava terra e quindi proiettava un’ombra. Il vero principe mostrava la sua ombra. Mentre gli altri palesavano così la loro vera natura di puri fantasmi. In occidente allo stesso modo troviamo diversi racconti sul tema dell’ombra uno di questi è il racconto di Albert Von Chamisso, pubblicato nel 1814 su Peter Schelemihl, il quale persuaso dal diavolo a vendere la propria ombra dovette subirne le tremende conseguenze.
3 Ernst H. Gombrich, Ombre la rappresentazione dell’ombra portata nell’arte occidentale, Nuova Edizione, tr. Maria Cristina Mundici, Piccola biblioteca Einaudi, Torino.
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INTRODUZIONE
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Poiché egli non proiettava più alcuna ombra aveva perso il suo posto nel mondo reale. In questo racconto la presenza dell’Ombra sta ad indicare la realtà in tutta la sua consistenza, mentre in una delle più famose parabole filosofiche della tradizione occidentale sul concetto di ombra giunge a conclusioni opposte. Il riferimento è fatto con il brano della Repubblica di Platone. Nel racconto Platone non fa altro che svelare ai suoi lettori i trucchi utilizzati del teatro delle Ombre. Le origini del teatro delle Ombre risalgono intorno all’anno mille in Cina e in India. Quest’arte trova il suo splendore a Giava, Indonesia, dove wajang, <ombra> è anche la parola utilizzata per indicare il teatro e gli attori sono <wajang wong> ombre d’uomo. A fare dell’Ombra la principale protagonista in tale disciplina artistica non sono le persone ma figurine intagliate in carta o in cuoio. I primi documenti che parlano di tale Arte in Occidente risalgono alla fine del’600. Dal punto di vista cognitivo si può spiegare la fortuna del teatro delle ombre con un bisogno vero e proprio da parte delle persone di vedere delle immagini in movimento. In occidente il bisogno di sperimentare nuove modalità di rappresentazione della realtà sovrasterà la componente drammatica tipica delle rappresentazioni teatrali orientali, trasformando di li a breve l’espressione artistica occidentale del teatro delle ombre. L’attenzione dell’attore si sposterà verso un esercizio di destrezze illusionistiche sempre maggiori. In breve tempo il teatro delle ombre, Chat Noir, in occidente lascerà spazio alla prima proiezione dei fratelli Lumière
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Rendendo così le Ombre riproducibili.
Se ci dovessimo mettere a descrivere la loro natura saremmo invasi da numerosi problematiche collegate al concetto di Ombra. Fin dall’antica Grecia è stato un argomento che ha incuriosito per la sua peculiare caratteristica di rappresentare due concetti in antitesi, in quanto Se sono assenza, non possono esistere. Ecco perché rappresentano un’insidia della mente da tempi antichi e soprattutto in diverse ambiti. Dalla scienza alla filosofia fino alla psicologia si è sempre cercato di studiarle e capirle. Parmenide ci mostra come l’Ombra sia stata uno strumento fondamentale per arrivare alle costruzione delle prime scoperte astronomiche. La luna è stato il primo corpo celeste ad essere studiato, attraverso le sue fasi. Lo scorrere dell’Ombra proiettata sulla Luna ha permesso di affemare che è una sfera. Ci si è serviti dell’eclissi, ovvero dell’ombra portata della terra sulla luna e viceversa per indicare i rapporti spaziali tra terra, luna e sole.
“ LE OMBRE SONO
INTANGIBILI,IMMATERIALI E PRIVE DI CONSISTENZA. DA SEMPRE INSERITE NEL MONDO DELLE APPARENZE
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se sono assenza, non possono esistere
“L’OMBRA È UNITA AL CORPO MA NON SI FA CATTURARE.
L’OMBRA È L’INCONTRO DI DUE MONDI, QUELLO DELLE COSE MATERIALI E QUELLO DELLE COSE IMMATERIALI.
Nella psicologia e nei miti etnografici l’Ombra vive una vita propria. Skia in greco antico vuol dire anche traccia. Quindi l’Ombra è una traccia. In inglese I have a shadow vuol dire < Qualcuno mi sta pedinando >, in questo caso l’Ombra assume un ruolo di qualcosa da cui non ci si può liberare. In inglese shadow e in tedesco schatten derivano dal greco Skot – che indica oscurità. L’Ombra è pertanto legata non solo al concetto di assenza di luce ma anche all’aspetto della percezione e della visibilità. L’Ombra affascina, l’Ombra fa cose strane. Dipende dal corpo e ne è saldamente attaccata. Ma è comunque un’immagine immateriale, incolore e senza spessore. Si può considerare l’unico oggetto non astratto bidimensionale.
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Le Ombre hanno portato alle prime scoperte astronomiche, ma non solo, anche a due grandi conquiste teoriche. La prima è la padronanza della geometria e la seconda è l’ipotesi che la luce sia un veicolo di tale geometria. È grazie alle Ombre che si sono rese visibili le forme del cielo. LA LUCE PORTA CON SÉ UNA TRACCIA D’OMBRA. LE OMBRE SONO LE TRACCE LASCIATE DALL’INCONTRO DELLA LUCE CON I CORPI CHE QUESTA TROVA SULLA STRADA. SE SI SA LEGGERE L’OMBRA SI PUO’ RICOSTUIRE LA STORIA DELL’INCONTRO. L’OMBRA CI PARLA.
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”
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INTRODUZIONE
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IN TUTTE LE CULTURE DEL MONDO FIN DALL’ANTICHITÀ L’OMBRA È STATA OGGETTO DI STORIE E MITI, RACCONTI E TABÙ. STANDO A DIVERSI STUDI FATTI DA ETNOLOGI E ANTROPOLOGI, L’OMBRA È STATA UNO DEGLI ARGOMENTI CHIAVE CHE HA EVIDENZIATO LE DIFFERENZE DI PENSIERO TRA OCCIDENTE E ORIENTE.
Nella cultura occidentale le storie e le credenze sull’Ombra vengono prima o poi inquadrate in una mini teoria. Il modo in cui si pensa all’Ombra sembra ridursi alla comprensione dei rapporti tra sorgenti di luce, schermi e pareti di proiezioni. Perdendo la magia che accompagna l’immagine dell’Ombra da sempre. Al contrario l’idea di Ombra come oggetto che vive di vita a sè stante è tipica di certe teorie non occidentali che attribuisco all’OMBRA poteri di varia natura e ne fanno UN’IMMAGINE DELL’ANIMA. Affianco alle Ombre occidentalizzate ci sarebbero delle Ombre “Primitive”. In una celebre opera “ Il Ramo d’oro ” di James Franzer (1854-1941), testo alla base dell’Antropologia moderna si trova un capitolo dedicato all’Ombra. In tale capitolo si elencano alcune credenze che avvicinano le proprietà dell’Ombra a quelle dell’Anima, o almeno a < una parte viva dell’uomo e dell’animale > In tali miti si spiega come agendo sull’Ombra altrui si può intervenire sulla vita degli altri, allo stesso tempo può avvenire il contrario e quindi anche gli altri possono agire sulla nostra vita. Ma sempre in tali miti si esprime spesso l’obbligo di aver cura della propria Ombra.
Ad esempio non bisogna far scivolare la propria Ombra dentro una bara aperta o una fossa mortuaria. Ma l’Ombra non patisce e basta spesso e volentieri agisce anche, e in maniera subdola in quanto si muove silenziosamente. Come nella storia del guerriero Tukaitawa narrata dai Mangaiani che ci mette in guardia dalla forza del protagonista in quanto quest’ultima < cresceva e diminuiva con la lunghezza della sua Ombra>. In questa storia si nota come l’Ombra acquisisce un’importanza tale a quella di una parte vitale del corpo, tipo il cuore, e va quindi protetta. In altre narrazioni al contrario l’Ombra diventa un fenomeno psichico. Per la tribù dei Yoruba in Africa subsahariana, si ritiene che l’Anima sia rappresentata dal òjìjì, Ombra, è quindi possibile fare del male ad una persona facendo del male alla sua Ombra. Per gli Ewe si pensa che alla nascita vengano associati 3 principi per comporre l’Anima. Il luvo cioè Anima, gbogbo Spirito e infine il vovoli ovvero l’Ombra. In tal caso si può utilizzare la parola vovoli per parlare dell’Anima e può anche essere scambiata con la parola luvo perché l’Ombra permette il riconoscimento della persona in quanto
“LOMBRA È LA FORMA VISIBILE DELL’ANIMA”.
Una teoria sofistica dell’Ombra si trova tra i Dogon in cui si afferma che l’ombra rappresenterebbe l’Anima non intelligente. Tale Anima sarebbe un gemello di sesso opposto a quello del suo possessore. Per gli Zulù il timore si manifesta nel momento in cui l’Ombra inizia a calare, in quanto al suo decrescere aumenterebbe l’avvicinarsi della morte. Naturalmente anche in occidente si trovano storie in cui viene data all’Ombra un ruolo animistico. James Barrie (1904) scrisse Peter Pan. Nel racconto il protagonista in fuga perde l’Ombra. Sarà la signora Darling a trovarla e conservargliela in un cassetto. Nel Faust di Goethe si esalta la Saga della notte di Valpurga(1808-1832) in cui si collega ai giochi d’Ombra del Brocken nella montagne al nord di Gottinga, un raro fenomeno ottico in cui al tramonto l’Ombra del viandante sulla cima viene proiettata sulle nuvole basse e in seguito ingigantita e circondata da un alone colorato. Si può affermare che alcuni studiosi etnografici hanno indicato che le credenze sull’Ombra sono avvolte in una nuvola indefinita non appena si va al di là delle semplici classificazioni delle Anime e dei principi vitali. Difatti non ci sono in questi racconti spiegazioni dell’Ombra in sé. In quanto restano visioni “magiche” di un concetto a cui si esclude l’applicazione di una visione scientifica che in tal caso annullerebbe il fascino dell’argomento.
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Racconti
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Miti e racconti
STUDI SULLâ&#x20AC;&#x2122;OMBRA
ACCETTAZIONE DROMIA
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RIFIUTO
L’ombra è tale solo se rapportata ad una qualche luce
IL PROBLEMA DELL’OMBRA NELLA PSICOLOGIA ANALITICA Il riconoscimento del valore persistente dell’esistenza individuale può essere riconosciuto come il tratto peculiare più occidentale dell’atteggiamento della spiritualità europea. Questo atteggiamento può rappresentare il termine di confronto più concreto e divergente tra la cultura occidentale e quella orientale. Il mistero cristiano dell’incarnazione e il mito escatologico ebraico-cristiano della resurrezione dei corpi sembrano costituire la risposta occidentale alla negazione della cultura indiana, della corporeità e dell’individuo.
È evidente come IL CONFRONTO DELLE DUE DIVERSE VISIONI DEL MONDO SI FONDA SOPRATTUTTO SUL DUALISMO DI RIFIUTO E ACCETTAZIONE DELL’INDIVIDUALITÀ. L’accettazione del dato irrazionale dell’esistenza, del “qui-ora”, della singolarità irripetibile, nell’assunzione del limite sembrano essere il filo conduttore della spiritualità occidentale. La problematica degli studi di Jung sul tema dell’Ombra è la migliore descrizione che la psicologia contemporanea abbia portato a questo aspetto della coscienza occidentale.3
3 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano.
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L'OMBRA È TALE SOLO SE RAPPORTATA AD UNA QUALCHE "LUCE"
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Studi sull’ombra
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STUDI SULL’OMBRA
L'ALTRO L'ALTRO IN IN NOI NOI
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Le nozioni di Jung sull’Ombra devono essere inquadrate nel generale schema di riferimento delle ipotesi fondamentali sulla natura delle psiche, tenendo tuttavia costantemente conto che lo studioso evita di proposito ogni tentativo di descrizione grafica dell’apparato psichico. Difatti anche al concetto di Ombra non possiamo dare alcuna “collocazione” precisa nella struttura della psiche. Al contrario essa descrive un rapporto funzionale tra i contenuti della psiche.4
DI OMBRA L’Ombra è negativa dal momento in cui viene messa a confronto con una qualche positività. Il concetto di Ombra in psicologia può avere tre diversi significati:
A) B) C)
L’OMBRA COME PARTE DELLA PERSONALITÀ L’OMBRA COME ARCHETIPO L’OMBRA COME IMMAGINE ARCHETIPA
Nel primo caso viene affiancato all’immagine di Ombra il globale concetto di Lato “Oscuro” della personalità di un individuo. Il lato che non viene accettato cioè la somma di desideri, tendenze e caratteristiche che l’Io rifiuta, insieme anche alle funzioni non sviluppate e ai contenuti dell’inconscio. La coscienza è il risultato del graduale riferimento dei contenuti psichici dell’Io. Rimane inconscio o “diviene” inconscio ogni contenuto psichico che perde il riferimento all’Io.5 4 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano. 5 Idem
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IL CONCETTO
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Il concetto di Ombra
STUDI SULL’OMBRA
L’OMBRA COME SCHEMA FONDAMENTALE PER ANALIZZARE LA
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PSICHE
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Sarà utile riportare la definizione che Jung propone di questo significato in una nota di “ Psicologia dell’inconscio ”
“ Con Ombra intendo la parte “negativa” della personalità, la somma cioè delle qualità svantaggiose che sono tenute possibilmente nascoste e anche la somma delle funzioni difettosamente sviluppate e dei contenuti dell’inconscio personale.” 6
6 C.G. Jung, Psicologia dell’inconscio, cit.
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Il concetto di Ombra
È evidente come in questa definizione il concetto di Ombra non si identifica con l’inconscio personale ma in qualche modo lo comprende. In una nota di Simboli della trasformazione è delineato il rapporto tra Ombra e inconscio: ”Quando è inconscia l’Ombra corrisponde alla nozione di inconscio personale”.7 Potremmo allora, a questo punto, distinguere nell’Ombra come lato “Oscuro” della personalità due aspetti:
OMBRA CONSCIA e INCONSCIA Quest’ultima è identificabile come inconscio personale (nella nozione psicoanalitica) e si costituisce tramite i meccanismi di rimozione delle pulsioni non accettate da parte dell’Io. Rispetto alla terminologia classica psicoanalitica, si potrà dire che i prodotti della rimozione sono i contenuti dell’Ombra inconscia.
Al contempo i contenuti dell’Ombra conscia sono soggetti a soppressione. Abbiamo detto che le funzioni scarsamente sviluppate appartengono all’Ombra. Potremmo interrogarci sulla loro appartenenza all’Ombra conscia o inconscia. Si potrebbe porre una soluzione alla questione in senso dinamico, supponendo che in una personalità scarsamente sviluppata le funzioni inferiori facciano parte, per così dire, dell’Ombra inconscia e tendano, nel processo di individuazione,[…] a far via via sempre più parte dell’Ombra conscia.8 Preso atto di questo processo di identificazione dell’Ombra come inconscio personale si potrebbe pensare che la sua origine sia facilmente riportabile al meccanismo che produce il rimosso, ma in realtà non è così semplice in quanto l’Ombra non si identifica con il rimosso, anche se quest’ultimo può considerarsi un suo aspetto rilevante.
7 C. G. Jung, La libido. Simboli della trasformazione, cit. 8 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano.
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GENESI
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Per definire il concetto di Ombra bisogna prendere in considerazione il concetto stesso di psiche umana, il quale rimanda immediatamente ad una polarizzazione tra positivo e negativo, tra accettato e rifiutato. Il problema della genesi dell’Ombra si potrebbe risolvere quindi nel problema della configurazione generale della stessa psiche. Per Jung questa si offre alla nostra osservazione, come una compresenza di aspetti polarmente opposti: Io e non-Io , conscio e inconscio, positivo e negativo, lato luminoso e lato in “ombra” della personalità. Tale polarità “si da” immediatamente in ogni approccio alla vita della psiche.
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L'OMBRA COME LATO OSCURO OSCURO
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Il concetto dellâ&#x20AC;&#x2122;Ombra
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SELBEST STESSO Tra gli opposti “polari” esiste una connessione dialettica detta Selbst(stesso) che è un’unità-totalità che non annulla gli opposti ma ne è l’attività simbolica.
Questa connessione in Jung rappresenta il vero perno della vita psichica, cioè stabilisce una sintesi in cui gli opposti continuano a permanere, dal momento che la “ri-so-luzione” dell’uno o dell’altro comporterebbe la fine stessa della vita psichica. Quindi nel suo primo significato possiamo identificare e quindi considerare l’Ombra come parte inferiore della personalità e parte della totalità della psiche. Per argomentare il secondo caso, dove l’Ombra viene considerata Archetipo, si può prendere ad esempio un passo della Psicologia dell’inconscio di Jung in cui l’Ombra viene considerata uno degli archetipi essenziali della vita psichica. “Il diavolo è una variante dell’archetipo Ombra, vale a dire dell’aspetto pericoloso della parte oscura dell’uomo quando non è riconosciuta. Uno degli archetipi che si incontrano quasi regolarmente nelle proiezioni di contenuti collettivamente inconsci è il “demone magico” di effetto particolarmente sinistro[…]” Nel Gli Archetipi dell’inconscio collettivo Jung parla dell’Ombra come uno degli archetipi essenziali, dato
che nella psicologia analitica questa fa parte della forma strutturale della psiche. Se ci si attenesse a una interpretazione rigorosamente letterale, ne deriverebbe una particolare eccezione del termine archetipo come forma a priori dell’inconscio transpersonale ereditario e collettivo, come struttura fondamentale della parte collettiva dell’inconscio. Come si sarà notato da questa definizione di archetipo si esclude il termine coscienza, quasi che l’inconscio collettivo potesse essere considerato in assoluta indipendenza dal processo psichico che ha portato alla formazione della coscienza e a quella dialettica di coscio e inconscio che è il fondamento della vita psichica dell’animale umano.9 Nel momento in cui si arriva alla conclusione che l’immagine generale del concetto di archetipo è considerata come struttura categoriale non dell’inconscio ma del rapporto tra coscienza e inconscio il significato di Ombra sarà quello di struttura categoriale del rapporto tra la coscienza e la parte inaccettabile (rifiutata) della psiche del rapporto tra coscienza e negatività etica.
9 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano.
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Il concetto dell’Ombra
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CO NS C ia
Quindi si suppone che nell’infinito processo di chiarificazione che viene fatto nei confronti della coscienza dell’inconscio originario si siano identificate due diverse strutture. Queste strutture esprimono costantemente il continuo confronto tra le due polarità conscia e accettabile e inconscia e quindi inaccettabile della psiche. Si può affermare che la somma di queste due parti è la spiegazione del secondo punto cioè dell’archetipo dell’Ombra in sè. Il terzo ed ultimo significato legato al concetto di Ombra è quello di Ombra come immagine archetipa. La differenza tra il secondo significato (Ombra come Archetipo) e Ombra come immagine archetipa si è sviluppata nel corso del tempo dopo gli inizi della psicologia analitica. Nel linguaggio comune la diversità dei due termini viene spesso tralasciata e si fa uso comune indicare come archetipo l’immagine archetipa, ma prendendo in considerazione il rapporto tra archetipo in sé e immagine archetipa, possiamo affermare indicativamente che può identificarsi con il rapporto che c’è nella dottrina kantiana della conoscenza tra forma a priori e intuizione sensibile.
Dal nostro canto possiamo considerare l’immagine archetipa come prodotto dell’attività dell’archetipo nella sua incessante elaborazione del contenuto dell’immaginazione. Quindi nel problema dell’Ombra la distinzione tra archetipo in sé e immagine archetipa non può non essere che l’insieme dei contenuti rimossi dell’inconscio personale e l’insieme dei contenuti repressi, nonché tutto ciò che nel vasto repertorio dell’immaginazione può “allegorizzare” tali contenuti. Ad esempio nel tipico sogno in cui il soggetto viene a trovarsi a confronto con una figura di un personaggio sgradevole spesso di ugual sesso ma con caratteristiche morali quasi totalmente negative, riscontreremo che in quest’ultimo viene rappresenta la classica figurazione dell’ombra che dobbiamo considerare come il prodotto delle attività dell’archetipo in sé sul materiale rimosso o represso dell’inconscio. Quindi la figura sgradevole si caratterizza proprio degli aspetti negativi e inaccettabili del sognatore che in questo modo è posto difronte ad un aspetto di sé con il quale non vorrebbe avere contatti nello stato di veglia.10 10 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano.
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IN CO SC IA
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Il concetto di Ombra
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STUDI SULL’OMBRA
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PARTI INFERIORI INFERIORI LE PARTI DELLA PERSONALITÀ SONO UNA PRESENZA INCONFONDIBILE
Il concetto dell’Ombra
Pertanto la fusione di questi elementi negativi e la loro “personificazione” corrispondono all’esperienza universale dell’Altro in noi.11 Di conseguenza ritornando ai tre significati di Ombra possiamo affermare che con la prima ci viene evidenziata la caratteristica della molteplicità del negativo, ma che questa da sola non si potrebbe unificare mai in un’unità complessa senza la presenza dell’archetipo come funzione e che non si potrebbe rendere percepibile né in un sentimento comune né nei sogni senza la possibilità di simbolizzare implicita nella terza eccezione.12
11 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano. 12 Idem
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tre valori del concetto di Ombra che sono stati analizzati sopra non si affiancano tra di loro senza avere una relazione più profonda, al contrario grazie alla loro diversità permettono di afferrare il problema dell’esperienza del negativo in noi. Nella vita quotidiana le parti inferiori della personalità non si mostrano come elementi dissociati ma come un’unità complessa dotata di una sua autonoma energia, di una sua “Presenza” inconfondibile. In parole povere avvertiamo il negativo in noi come una realtà unitaria anche se siamo capaci di scinderlo dalle sue parti come possono essere gli aspetti irrazionali e distruttivi del destino individuale.
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STUDI SULL’OMBRA
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LA SCISSIONE DELL’OMBRA
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Questa problematica si manifesta nel momento in cui l’Io spaventato di fronte alla parte inferiore della personalità la rinnega in quanto non riesce a riconoscersi nelle proiezioni esercitate, né può ammettere che alcune sue funzioni fondamentali siano rimaste in uno stato primitivo o che non si siano evolute. Il soggetto allora amputa da sé la propria Ombra, e si condanna a vivere una vita psichica parziale, forzatamente ridotta alla parte in luce della personalità.13 L’Ombra viene abbandonata al negativo, al “male”, ed è forzata a vivere una vita autonoma, senza alcuna relazione con il resto della personalità. Un famoso esempio letterario di amputazione dell’Ombra ci viene proposto dallo scrittore Stevenson con il suo racconto “Il dottor Jekyll e Mr. Hyde”. Il perfetto dottore non riesce a completarsi, negando proprio la parte inferiore del suo Io. Quest’ultima lo costringe a vivere una doppia vita, duplicandosi nella sua Ombra che è stata resa incontrollabile dall’Io.
13 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano.
Problemi sull’Ombra
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LA PARTE INFERIORE DELLA PERSONALITÀ
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l‘ io rinnega
STUDI SULLâ&#x20AC;&#x2122;OMBRA
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LA funzione
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tra sce nde nte
Problemi sull’ Ombra
La funzione trascendente psicologica nasce da una sintesi di conscio e inconscio.
14 C. G. Jung, La funzione trascendente(1916/1958), tr. It.in Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino 1976.
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Il fenomeno del problema dell’identificazione con l’Ombra può essere considerato al lato opposto del momento di scissione con quest’ultima. In quanto nel soggetto che si identifica con la propria Ombra l’energia psichica viene bloccata e resta ferma a muoversi solo ai livelli inferiori dell’Io, facendo uscir fuori soltanto le parti buie della personalità. Il soggetto si troverà così lontano dal raggiungere il conflitto, distruttivo e contemporaneamente creativo, che è il senso ultimo del disagio nevrotico, la dialettica di valore e disvalore che è la matrice indispensabile della “ funzione trascendente”.14 Secondo Jung, la“funzione trascendete” è un processo attraverso il quale si realizza una trasformazione della personalità. Ciò avviene nel momento in cui l’Io entra in contatto con le tendenze dell’inconscio (opposte quindi agli atteggiamenti coscienti) riconoscendole. Riuscendo quindi a mantenere un equilibrio attraverso cui risulterebbero entrambe necessarie al sé.
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IDENTIFICAZIONE CON L’OMBRA
STUDI SULLâ&#x20AC;&#x2122;OMBRA
trasformazione
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del rapporto ENANTIO
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io ombra
Problemi sull’Ombra
n momento fondamentale del processo di individuazione della maturità psicologica è l’integrazione dell’Ombra. Va precisato che per “integrazione” si intende il significato di “includere (in modo organico) qualcosa di vasta natura”. L’integrazione comporta una radicale trasformazione del rapporto Io e Ombra e una nuova polarità dinamica e creativa tra conscio e parte oscura della personalità. L’integrazione dell’Ombra è l’assunzione delle parti oscure e negative della personalità nell’ambito della nuova dinamica psichica; è l’utilizzo dell’Ombra come produzione di energia psichica o come impiego del negativo come polo di un nuovo campo energetico il cui polo positivo è costituito dall’Io. 15 Nell’ “Energia psichica” Jung descrive la psiche come una complessa corrente energetica che esiste in quanto esistono i poli (o differenze di potenziale) entro cui l’energia stessa si stabilisce. L’integrazione consisterà quindi nell’assunzione del negativo all’ onore di polo di un campo energetico. In questo modo l’energia prima dispersa nell’Ombra (rifiutata) trova la possibilità di essere utile all’Io.
Secondo Kierkegaard e Dostoevskij l’Ombra è quella parte di noi che si oppone a qualunque valore universale, in essa risiedono la vera individualità e la singolarità irripetibile di ogni individuo. Nel momento in cui l’essere umano include l’Ombra come parte integrante nella dinamica psichica l’uomo accetta di individualizzarsi e quindi, come scrive Kierkegaard accetta di essere un “singolo”. L’ elemento dell’Ombra risulta per il pensatore una problematica fondamentale che l’ha accompagnato nel bene e nel male nella sua esperienza interiore. L’Ombra come disvalore assunto nella dinamica psichica. Il negativo trasformato in energia creatrice.16 Quindi la strada per l’individualizzazione transita dentro il problema dell’Ombra, anzi quest’ultima è l’entrata principale verso ogni processo di incremento psicologico. È indispensabile però escludere l’integrazione dell’Ombra come una tappa necessaria di un percorso, ma bisogna considerarla come condizione dinamica da stabilire e recuperare costantemente, di modo chè sarà possibile instaurare una polarità dinamica tra l’Io e l’Ombra.
15 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano. 16 Idem
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U
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INTEGRAZIONE DELL’OMBRA
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STUDI SULLâ&#x20AC;&#x2122;OMBRA
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Problemi sull’Ombra
“
M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit
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UN’ESISTENZA AUTENTICA STA NEL CONTINUO RISCATTO DAL RISCHIO DELLA PERDITA DELLA POLARITÀ CREATRICE TRA L’IO E L’OMBRA. QUESTO RISCHIO COMPORTA, DA UNA PARTE, LA RIDISCESA DELL’OMBRA E DELL’ENERGIA CONNESSAVI NELL’OSCURITÀ DELL’INCONSCIO E, DALL’ALTRA, LA BANALIZZAZIONE E LA STERILIZZAZIONE DELLA VITA MORALE CHE DA ESISTENZA AUTENTICA E INDIVIDUALE SI CONVERTE IN MERO ACCOZZO DI MORALISMI COLLETTIVI.
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“ POSSIAMO AFFERMARE CHE IL SIGNIFICATO PROFONDO DI
OMBRA ONTOLOGICA
OMBRA DROMIA
ONTOLOGICA ENANTIO
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L’Ombra e la luce sono i concetti che descrivono al meglio questa dualità del reale. Ciò che ci appartiene esiste, ed è nostro ma al contempo anche è alieno (che appartiene ad altri, estraneo, contrario, avverso) ed esistendo raffigura l’ostacolo con cui siamo chiamati a confrontarci. Possiamo identificare l’esperienza dell’Ombra come
In altri termini l’Ombra ontologica esprime la non onnipotenza dell’uomo, cioè la resistenza data dalla realtà, il limite alla comprensione, tutto ciò che minaccia la consistenza dell’Io. La questione della morte è l’esempio di questa estraneità. L’esperienza della finitudine non è una problematica che riguarda solo il mondo esterno, ma anche all’interno dell’individuo si genera questo sentimento di precarietà. È la finitudine dell’uomo cosciente che sente non raggiungibile ciò che è esterno alla coscienza, l’inconscio. In molti miti si sviluppa una narrazione in cui è evidente l’immagine del doppio, rappresentato dal maligno avversario della divinità “creatrice”. Questo “Nemico” introduce nella vita dell’uomo il male, la sofferenza, le avversità e la morte. Sebbene quest’ultimo venga rappresentato con potenzialità inferiori rispetto al buon Dio risulterà impossibile per il creatore finire il mondo senza l’aiuto del diavolo con cui dovrà venire ad una divisione di poteri. Appare così evidente la ripartizione del mondo in due metà contrapposte.
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l’esperienza del diverso, del non conosciuto, del paradossale, dell’ambiguo, del minaccioso, della condizione umana della finitudine.
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Con il termine di Ombra ontologica si cerca di identificare la fondamentale insicurezza che l’uomo prova nei confronti del mondo esterno e del suo mondo interiore, del suo essere vittima dell’incertezza e dubbio, e quindi obbligato a fare delle scelte in anticipo senza avere la certezza di sapere dove lo condurranno le sue decisioni. L’Ombra, in questo senso, si crea con l’emergere della coscienza che riconoscendo l’altro da sé, avvia il moto dell’energia psichica tra poli opposti. In quell’istante l’essere umano acquisisce contemporaneamente il sentimento della propria individualità e quello della sua finitezza e mortalità. Una peculiarità tipicamente umana si riscontra nell’esperienza della bipolarità e in quella del contrasto. Esistono la notte e il giorno, una destra e una sinistra, la vita e la morte, il falso e il vero, e così via.
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GLI
uomini
senza DROMIA
ombra ENANTIO
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L’Ombra considerata come disvalore è la rappresentazione di ciò che l’Io non vorrebbe mai essere, e quindi di tutti i comportamenti e tendenze che rifiuta. Ma cosa avviene di tutte le tendenze rifiutate dall’Io e perciò rimosse dalla coscienza? Esse vanno a costruire quello che per Jung si chiama “inconscio personale” e rappresentano una costante provocazione all’Io, che si ritrova costantemente a mediare tra le sollecitazioni che arrivano dal mondo collettivo e quelle provenienti dalla parte inaccettabile dell’individuo. Per intercedere a queste dinamiche l’Io ha la responsabilità e il compito di caricarsi della propria “Ombra” e farne qualcosa del negativo che è in lui senza pretendere semplicemente di eliminarlo. “Ciò che è rimosso ha la maggior probabilità di continuare a esistere”16 Perdere l’Ombra vuol dire rimuovere e non riconoscere tutti gli atteggiamenti incompatibili con l’insieme dei valori comuni che l’individuo è andato assumendo nel corso della sua formazione rinchiudendoli nell’inconscio. Come osserva Jung gli uomini senza ombra “sono esseri bidimensionali: hanno perso la terza dimensione, e con quella in genere hanno perso anche il corpo.” Proiettare la nostra ombra su gli altri vuol dire riscontrare nell’altro le caratteristiche che odiamo in noi, odiando il loro riflesso odiamo noi. Nella proiezione, tutto il male sta fuori e la spia che questa identificazione ci appartiene sta nell’intollerabilità che abbiamo nei suoi riguardi. Il processo di individuazione passa attraverso le fasi di differenziazione e di integrazione dei contenuti inconsci. Queste fasi sono la premessa per l’Io di iniziare a fare esperienza di “sopportare” la propria Ombra, questo atteggiamento consiste nell’ accettazione cosciente della bipolarità etica e quindi nella fondazione di una “morale personale”. Se è vero che l’educazione plasma il mondo dei valori, nell’Ombra risiedono tutti quegli atteggiamenti anticonvenzionali e individualizzanti della psiche.
16 C. G. Jung, Contributo allo studio psicologico della figura del briccone, tr. It. In P. Radin, C. G. Jung, K. Kerènyi, il briccone divino, cit., p. 191
SONO
Per modificare la connotazione negativa che viene attribuita a tali attitudini è necessario che l’Io cambi atteggiamento nei loro confronti. Tale cambiamento consiste nell’accettazione dell’Ombra, la quale muterà il suo essere da parassita a parte attiva, diventando interlocutrice nel dialogo tra esigenze del mondo collettivo e esigenze del mondo individuale. La strada che porta al proprio Sé, in questa visione passa attraverso l’Ombra. Porsi davanti al problema dell’Ombra porta infatti a mettersi in discussione assumendosi un impegno dichiarando fedeltà verso il proprio destino, acquisendo la possibilità di passare da uno stato di indecisione a uno in cui la vita assume uno stato individuale. A questo punto l’Ombra assume un’altro aspetto, non identifica più il “negativo”(ruolo che gli era stato affidato dalla coscienza). Nel momento in cui quest’ultima si pone disposta ad andare incontro all’Ombra mettendosi in suo ascolto, la situazione si trasforma e dalla condizione di inaccettabilità iniziale si passa ad una situazione di creatività. È da questo momento che l’Ombra acquisisce la sua peculiare caratteristica di ambiguità. Non è più il “negativo”, anche se continua di fatto a rappresentarlo. Ciò che conta, in realtà, è la relazione fra le due parti, fatta di squilibri, equilibri , sempre rinnovati. Al contrario il rapporto precedente tra Io e Ombra era caratterizzato da una staticità da entrambe le parti che non permetteva ad entrambi di esprimersi liberamente. La personalità riesce ad incrementarsi attraverso il recupero dell’energia dell’Ombra. Soltanto attraverso l’accettazione della contraddizione e all’esposizione al rischio di sbagliare, rappresenta l’abbandono della convinzione di gestire al meglio il momento in cui l’oscurità si converta alla luce.
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BIDIMENSIONALI
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ESSERI
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L’OMBRA ONTOLOGICA
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L’ANIMA BUONA DEL SEZUAN
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L’anima buona del Sezuan
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L’opera di Bertolt Brecht ( famoso drammaturgo tedesco vissuto nei primi anni del ‘900), “L’anima buona del Sezuan” pur conservando le peculiarità didattiche comuni a tutte le sue opere sfugge a quelle caratteristiche tipiche dei testi del drammaturgo che appesantiscono di molto le sue opere, rendendo spesso i testi di non facile comprensione e poco scorrevoli. A contrario questa commedia è molto chiara e il suo significato più evidente si spiegherebbe in sintesi con il concetto per cui si può affermare che la bontà disarmata ha vita breve nella società capitalista. Questa visione tenderà a dissolversi nell’arco dell’opera, nella quale si alterneranno diverse situazioni che renderanno la sceneggiatura pregnante d’immagini ambigue che mostreranno l’alternanza del male e della sofferenza. Nell’opera il tema del male e dell’incompiutezza umana sono soggette a particolare attenzione da parte dello scrittore che le illustrerà approfonditamente anche attraverso le descrizioni dei suoi personaggi, i quali mostreranno spesso l’ambiguità dell’animo umano. Nella trama le vicende individuali e collettive danno un’immagine più che definita dell’archetipo dell’Ombra.
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La storia narra che tre divinità si trovano a vagare per il Sezuan (che si riferisce al Sichuan provincia cinese, la quale viene descritta come il luogo per eccellenza tipicamente caratterizzato da uno sfruttamento collettivo di uomini verso altri uomini) alla ricerca di “un’anima buona” cioè un’anima timorata di Dio. A lungo le tre divinità girano invano alla ricerca di ospitalità finche la trovano a casa di una prostituta, Shen Te, la quale si rende disponibile nell’accoglierli in casa. Passata la notte le tre divinità decidono di ripagare la ragazza dell’ospitalità donandogli mille dollari d’argento ma raccomandandosi di restare sempre buona. La ragazza decise di rilevare una tabaccheria investendo così il denaro ricevuto. Una volta iniziata una nuova vita Shen Te decide di mantenere fede alla promessa fatta e aiuta il prossimo come può, regalando sigarette ai disoccupati, riso agli affamati, ospitalità ad una famiglia di suoi ex padroni, gente avida e priva di scrupoli. Purtroppo questo suo atteggiamento benevolo la porterà sull’orlo del fallimento. A questo punto la protagonista decide di dare ascolto a dei vaghi consigli dei suoi ospiti, così decide di inventarsi l’esistenza di un suo cugino esperto in attività commerciali disposto ad aiutarla quando si troverà di passaggio per la città. Il cugino farà presto la sua apparizione, si chiama Shui Ta, ma è la stessa Shen Te travestita. Come Shen Te è buona, generosa e disinteressata così Shui Ta è duro, cattivo, realista e all’occasione capace di falsità e crudeltà.
SHEN TE
Da questo momento la sceneggiatura si anima
SHUI TA
17 C. G. Jung, Riflessioni teoriche sull’essenza della psiche, tr. it. in Opere, vol. VIII, Boringhieri, Torino 1976, p. 225.
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di queste apparizioni alternate dei due protagonisti/ antagonisti che renderanno il testo ricco di colpi di scena. Attraverso il personaggio principale dell’opera, Shen Te, lo scrittore riuscirà a tracciare dettagliatamente la bipolarità tipica della psiche umana. La necessità di Shen Te di esprimersi totalmente non riuscendo a trovare un equilibrio tra esigenze egoistiche e esigenze altruistiche, l’ha portata ad dare vita alla sua parte “cattiva” come viene affermato nella sceneggiatura “Come un fulmine / il vostro antico comandamento di esser buona e di vivere bene / mi ha squarciata in due parti.” Shen Te chiede aiuto agli dei che dal canto loro non riescono a trovare una soluzione al problema e decidono così di concedere alla ragazza la possibilità di poter far venire in suo aiuto il cugino Shui Ta una volta al settimana. Attraverso le immagini che Jung delinea nei suoi studi proviamo ad analizzare dettagliatamente i personaggi del racconto di Brecht. Shen Te è una ragazza buona d’animo che fin dalla nascita si trova circondata da gran parte di persone che esigono qualcosa da lei. Queste figure le riscontriamo nel racconto nell’immagine della famiglia degli ex padroni di casa, che in chiave soggettiva potrebbero indicare le forze del male, o in psicologia ciò che si conviene chiamare “rimosso”. Per Jung sono gli “uomini senz’ombra” . L’uomo senza Ombra è cioè uomo “che vaneggia di essere soltanto ciò che preferisce sapere di sé.”17 Sicuri del loro diritto, nei confronti della ragazza l’Ombra in essi vive di vita autonoma.
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hen Te raccoglie i consigli che le vengono proprio dalle figure Ombra che le girano in torno. Questo evento potrebbe essere considerato un tentativo abbozzato di un percorso verso l’integrazione dell’Ombra. Con l’arrivo di Shui Ta le cose cambiano, la ragazza non è più indifesa davanti al male ma se pur subendolo, può sfruttarlo. Quindi l’Ombra prima oggettiva nelle figure che le stavano intorno viene interiorizzata. A questo punto Shen Te dovrà fare i conti con se stessa. Complicando la situazione. Tutto ciò che avviene dopo potrebbe essere inteso come un continuo colloquio con la sua Ombra, che è per la ragazza anche un doloroso percorso di educazione dei sentimenti. Parallelamente alla visione soggettivista del racconto si può notare come la situazione sociale richieda una sovrapposizione dell’Ombra con la Persona. Shui Ta è un affarista senza scrupoli che viene accettato dalla comunità. La sovrapposizione dipende da due diversi aspetti di riferimento etico: quello di Shen Te e quello della società in cui vive. Pertanto si può affermare che ciò che è reso legittimo dalla collettività non deve per forza di cose esserlo per l’individuo, che vive a quel punto il suo ruolo sociale come Ombra. Quindi tornando ai nostri personaggi, quando la ragazza decide di dar spazio al cugino, il “negativo”, ne ottiene dei benefici, in quanto Shen Te le fa da ponte tra i suoi persecutori l’Io e gli aspetti d’Ombra che sembrano irremovibili e distruttivi. Arriviamo al personaggio di Yang Sun, aviatore di cui la giovane prostituta si innamora. Innamoratasi al primo istante Shen Te vede nel giovane un’immagine di purezza e di liberazione che lega all’idea del volo come assenza di peso.
In realtà il giovane aviatore è un’immagine di Animus molto affascinante in quanto la ragazza ne idealizza inconsciamente un’immagine di una personalità loscamente avventurosa. Il fascino che egli esercita su di lei è tanto in quanto è un alleato dell’Ombra non redenta costituita dalle figure eticamente negative che si muovono intorno a lei. La tensione tra Shen Te e Shui Ta rappresentata da una situazione di collaborazione – contrasto, è espressa da due frasi all’interno del testo, una dell’acquaiolo Wang che dice agli dei: “Ho fatto un sogno nel quale Shen Te mi è apparsa e mi ha detto che suo cugino la tiene prigioniera” e l’altra è di Shui Ta il quale difendendosi difronte al tribunale dice: “Mia cugina era simpatica a tutti; io ho dovuto addossarmi la parte dell’orco cattivo e per questo mi odiano.” La tragicità della situazione la ritroviamo in questa lineare spiegazione. L’Ombra che aiuta la ragazza a superare delle difficoltà, le impedisce al tempo stesso di essere se stessa e quindi totalmente felice, di essere quindi completamente “buona” verso se stessa e verso gli altri. Arriviamo così alla considerazione per cui l’Ombra non può essere separata dalla vita. Come dice Jung “non si può liquidare l’inconscio una volta per tutte.” 18 Volendo circoscrivere la situazione, si può dire che il confronto non porta al trascendimento ma ad una certa e dolorosa integrazione, continuamente insidiata tra le due parti. 19 Si può in conclusione paragonare l’Ombra ad un servo indocile che farà sempre resistenza. Questo potrebbe spiegare l’equilibrio strutturale dovuto alla bipolarità dei fenomeni psichici.
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18 C. G. Jung, Anion, cit. , p. 20 19 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit 20 C. G. Jung, Pratica della psicoterapia, tr. it. in Opere, vol. XVI, Boringhieri, Torino 1981, p. 92.
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n pratica si può osservare con Jung che “ lo scopo principale della psicoterapia non è quello di portare il paziente ad un’ impossibile stato di felicità, bensì di insegnargli a raggiungere stabilità e pazienza filosofica nel sopportare il dolore.”20 Una volta chiuso il sipario però cosa succederà a Shen Te? Abbiamo a disposizione due elementi per rispondere. Il primo è che gli dei permettono alla ragazza di utilizzare la comparsa del cugino almeno una volta alla settimana. Questo sembrerebbe un’apertura da parte dei rappresentanti dei “Valori”, in quanto riconoscerebbero all’Ombra una certa legittimità e che quindi i rapporti reciproci, da entrambe le parti, tendano verso un regolamento concordato. La ragazza avrà quindi più spazio per costruirsi un’etica personale , che si adatterà alle necessità della sua esistenza. Il secondo è che ci sarà la nascita di un bambino. Quest’ultimo avrà un destino variegato, sarà una speranza per il futuro. In quanto in lui vi sono una compresenza di tutte le caratteristiche dei personaggi della storia. In lui ci sarà la bontà di Shen Te, la leggerezza dell’impudente Yang Sun, l’indifferenza e la durezza di Shui Ta. Affermerà in fine Brecht che non c’è soluzione definitiva al problema del male.
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“Una leggenda d ’oro avevamo inventata /- dice l ’epilogoma poi, strada facendo, in male s 'è cambiata. / E sgomenti vediamo a sipario caduto / che qualunque problema è rimasto insoluto.”
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Hamm: Non può darsi che noi… che noi si abbia un qualche significato? Clov: Un significato. Noi un significato! Ah questa è buona!
”
S. Beckett, Finale di partita
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attesa
Riprendiamo la spiegazione, di qualche pagina prima, di Ombra ontologica come sinonimo di equilibrio tra la finitezza e individualità. Le quali caratterizzano a loro volta i due poli opposti su cui si regge l’insicurezza originaria dell’uomo nei confronti del suo mondo interiore e del mondo che lo circonda. Si sviluppano così due modalità di risposta nei confronti dell’imposizione della nascita. Una è accettare di vivere nel mondo confrontandosi con tutto ciò che di inconoscibile esso racchiude, e l’altra è accettare un “magico” rifiuto dell’esistenza. Nelle opere di Samuel Beckett troviamo una figurazione concreta del rifiuto dell’esistenza, attraverso il comportamento dei suoi personaggi che si muovono sempre intorno a pochi temi caratteristici. Quali: L’ATTESA
21 S. Backett, Teatro, tr. it. di C. Fruttero, Einaudi, Torino 1961.
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“ Andiamocene. – Non si puÒ – PerchÈ ? – Aspettiamo Godot– GiÀ È vero”
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Il mondo come Ombra
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LA CADUTA
Chi è Godot ? Sembrerebbe Dio, God in inglese, in tal caso l’attesa di Godot si potrebbe paragonare all’attesa di una epifania luminosa in un informe e incolore mondo grigio. Ma il valore dell’attesa si qualifica nel modo in cui è vissuta.
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22 S. Backett, Teatro, tr. it. di C. Fruttero, Einaudi, Torino 1961.
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Essi non sanno ne cosa aspettarsi ne cosa chiedergli a Godot. È un’attesa frivola quindi, un inganno. Godot diventa così non più una realtà trascendente, ne un’alternativa ma il garante dell’immodificabilità della situazione, una beffarda condanna all’immobilità. Anziché essere un’epifania del senso, è il custode del non senso. Dio è il nulla, l’insignificanza della vita, in cui ogni valore si dissolve. Si parla quindi di una vita che ha la stessa consistenza di una rappresentazione teatrale. L’ irrealizzabilità dell’immagine di un Dio che oltrepassi lo stato attuale delle cose rappresenta l’impossibilità di una trasformazione e pertanto di un processo di individuazione. LA CADUTA “ E se ci pentissimo? – Di cosa? – Bè. Non sarebbe proprio indispensabile scendere nei particolari. – Di essere nati?” 22
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E SE CI PENTISSIMO
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“La fine è nel principio”
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dice Hamm in Finale di partita
“Nel mio principio c’è la mia fine”
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I protagonisti dei testi di Beckett si pentono continuamente di essere nati, costretti in un ambientazione che spiega facilmente il perché. Infatti il Tempo e lo Spazio nei racconti beckettiani acquistano un valore significativo, tant’è che i personaggi dello scrittore vivono un tempo che non si muove. Una peculiarità delle opere dello scrittore è che si possono leggere da qualsiasi punto, in quanto non hanno nessuna conclusione ne alcun tipo di scioglimento che porta ad una fine. Passato e Futuro si mischiano in un unico colore grigio che caratterizza la scenografia. Gli avvenimenti simulano un’immobilità e tutti i personaggi soffrono di una inquietante assenza di memoria. Questo aspetto ha un evidente significato simbolico, in quanto è la memoria che organizza il tempo e lo valorizza. I personaggi beckettiani vivono invece in una sorta di presente perenne. Essi vogliono abolire il tempo storico.
[…] “ Ormai siete al mondo, non c’è rimedio” “Tu credi nella vita futura? – La mia lo è sempre stata”23 Come per il tempo, in cui passato e futuro si mischiano non avendo una distinzione netta, anche per lo spazio accade lo stesso. Dentro e fuori sono quasi del tutto inesistenti, predomina il vuoto. Parlando dei personaggi riconosciamo una caratteristica comune a tutti i protagonisti dei testi di Beckett i quali non hanno un’identità. Simboleggiano l’uomo decaduto, impotente.
Questa è la situazione in cui i protagonisti cercano di discolparsi dal peccato di essere nati. Essendo nati sono colpevoli. L’essere nati diventa una condanna che presuppone una trasgressione originaria, che nella visione laicizzata della cacciata dal paradiso vede il sentimento di senso di colpa precedere invece che seguire la punizione. La vita vuota e senza senso è il doppio negativo della vita felice originaria. In questo aspetto troviamo la visione psicologica descritta dai personaggi di Beckett, in quanto questi non hanno retto al trauma della nascita e quindi ne fuggono, costantemente. Tentano una fuga dall’Ombra ontologica rappresentata dalla realtà del mondo. 23 S. Backett, Teatro, tr. it. di C. Fruttero, Einaudi, Torino 1961.
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“Mi sembra di averti detto di andartene. – Tento. Sin dalla nascita”
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Ma nel caso di Beckett
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l’ Io si rifiuta all’Ombra. è pertanto sempre e solo ENANTIO
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l’Ombra che prevale.
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Per i personaggi raccontati da Beckett la vita è una condanna quindi il male, e la non vita il bene, una specie di liberazione. Con il risultato però che la vita sembra una riproduzione inquietante della situazione di non vita che si spera di raggiungere con la morte. Ma a quanto pare dalla vita non si esce, e quindi o la si subisce o la si affronta. Beckett abolendo la distinzione temporale tra passato e futuro annulla il tempo della storia.
24 C. G. Jung, La libido, cit.
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Jung ha scritto in pagine bellissime “l’anelito pericoloso di inabissarsi in se stesso, di annegare nella propria sorgente, d’esser tratto giù nel regno delle Madri”. “ Ah! Fratello mio – aveva detto un capo amerindio - tu non conoscerai mai la felicità di non pensare a niente e di non fare niente: questa è con il sonno la delizia suprema: così stavamo prima della nascita, così staremo dopo la morte.” E aggiunge “La vita è una continua lotta contro lo spettro dell’annientamento, una violenta e pur effimera liberazione dalle tenebre della notte perennemente in agguato. Questa morte non è un nemico esterno ma un’aspirazione personale e interiore al silenzio, alla pace profonda di un non essere. […] ” 24
OMBRA ONTOLOGICA
per arrivare all’individuazione” DROMIA
l’ombra e l’io
ENANTIO
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devono avere una
relazione dialettica
DROMIA
Il mondo come Ombra
Il giudizio morale è scartato e l’affettività viene smorzata dalla triste ironia . Tutta questa repressione dei sentimenti produce uno straniamento che nei personaggi costituisce il rifiuto dell’azione e del rapporto, come un’espropriazione dell’energia psichica. Impegnarsi ad assumere un atteggiamento, amando o odiando, richiede una rivalutazione del reale. Ciò è reso impossibile ai protagonisti beckettiani in quanto, cambiare il loro atteggiamento vorrebbe dire rivalutare il reale, accettando così il gioco dell’Ombra ontologica, e quindi del mondo.
L’atteggiamento di rifiuto nei confronti della vita porta all’ assenza di un epilogo tragico. La “tragedia” infatti nasce dalla problematica e dal confronto – scontro con l’altro. Nel momento in cui viene escluso a priori lo scontro il mondo diventa Ombra assoluta. Terra incognita che non si vuole e non si può conoscere. Il risultato migliore sarebbe stato che la storia non fosse mai cominciata, ma non potendo avvenire si comportano come se il mondo non esistesse. Quindi come se l’Io non ci fosse. Ciò che colpisce nei racconti di Beckett è l’IDENTIFICAZIONE DEL REALE CON IL MALE, l’assenza di dialettica che corrisponde all’ASSENZA DI VALORI, ma soprattutto non vi è “INDIVUDUAZIONE” dei personaggi. Per “INDIVUDUAZIONE si intende quel processo di una perenne trasformazione dell’essere che avviene attraverso il continuo rapporto con il suo inconscio. In quanto PER ARRIVARE ALL’“INDIVUDUAZIONE” BISOGNA AVERE DUE TERMINI (due opposti, tipo Ombra e Io, società e individuo etc. ) che entrano in una relazione dialettica.
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Ma senza storia non c’è dialogo tra opposti e quindi i sui personaggi non possono lottare da “eroi” contro gli eventi passati e futuri, ma restano così fermi, incastrati in un ruolo antieroico in quanto privati della possibilità di confrontarsi con capacità contrastanti. Inoltre come non considerare che i valori del sentimento sono rigorosamente soppressi nei testi di Beckett.
COME SIMBOLO
ENANTIO
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L’ OMBRA
DROMIA
OMBRA ONTOLOGICA
Tra le metafore che la psicologia del nostro secolo estrapola dal linguaggio comune troviamo la metafora dell’Ombra. Ciò avviene in quanto l’Ombra svolge un ruolo fondamentale per la sua capacità di evocazione immaginale. L’ombra custodisce al suo interno molteplici enigma per lo più legati alla sua ambiguità. Ad esempio l’Ombra è l’immagine oscura proiettata da un corpo che si trova esposto alla luce.
colpita direttamente dalla luce. In questo senso l’Ombra è il limite della luce connaturato alla presenza di un corpo. Essere nella luce vuol dire avere una parte non illuminata, appunto una zona d’ombra. Solo un corpo sommerso nelle tenebre non ha ombra, non ha parti più oscure. In questa accezione non toglie nulla alla luce, ma è il naturale risultato della luce stessa, della “condizione della luce”. L’Ombra non è privazione di alcunchè ma è il contrassegno che permette l’emergere delle figure. La corposità, lo spessore, il rilievo e il contrasto sono dovuti all’ Ombra. Il campo della visione ci porta a un’altra accezione dell’Ombra diciamo che “ nel buio possiamo vedere solo ombre” per indicare che la riduzione quasi totale della luce ci permette di scorgere soltanto la linea che definisce e circonda le cose e le persone. La figura si è allora ridotta al suo solo profilo, a una parvenza senza corpo e senza particolari che tuttavia è ancora differenziata dal resto del campo visivo per un tenue contrasto di toni. Di qui per arrivare al significato di ombra come “ contorno” il passo sarebbe breve, ma il nostro linguaggio non lo permette.
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Questa è la più facile accezione dell’Ombra, ma già troviamo diversi punti da analizzare. L’Ombra rimanda quindi alla luce. Senza di questa l’Ombra non potrebbe esistere. L’OMBRA E LA LUCE COSTITUISCONO UNA COPPIA DI CONCETTI CORRELATI E INSCINDIBILI. Quindi il concetto di Ombra rimanda a quello della luce e non potrebbe porsi in assenza di questo. Non solo l’Ombra in quanto “ombra proiettata” è anche ciò che toglie qualcosa allo spazio luminoso, in quanto l’ombra sottrae alla luce lo spazio del corpo su cui essa riflette. L’Ombra è quindi una “luce tolta”. Di qui il passaggio ad un’altra accezione dell’Ombra, quella di zona di oscurità, mancanza di luce, tenebra. In questa visione la correlazione tra luce-ombra, che precedentemente sembrava indissolubile ora può venir meno. In realtà la dualità si ricostruisce quasi immediatamente. Nella tenebre senza confini non c’è tenebra. Questa si costituisce per confronto con la luce. L’Ombra è anche la parte di un corpo che non è
DROMIA
L’Ombra come simbolo
OMBRA ONTOLOGICA
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OMBRA E VALORE
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In greco Skia, ombra. Conserva ancora, in rari casi, questa accezione: profilo, contorno, orlo. Siamo così in presenza dell’Ombra che “definisce”, dell’Ombra che delimitando permette di cogliere, di separare, di differenziare. Sappiamo di avere un’Ombra, una zona di oscurità che racchiude molte presenze. Sappiamo anche che, pur impalpabile e inafferrabile quest’ombra ha un peso, che nei suoi confronti si stabilisce sempre la paradossale coppia emotiva di timore-fiducia, identità-estraneità. Sappiamo che vorremmo non avere questo peso e oscuramente avvertiamo come il non averlo significherebbe la nostra liquidazione, la riduzione a piatte e inafferrabili larve senza capacità di comunicazione. Sappiamo che l’Ombra è strettamente legata al rifiuto, ma non necessariamente al dispiacere e al dolore. Sappiamo che l’Ombra è legata all’esperienza del valore e che questa esperienza è primitiva, immediata come l’esperienza dell’Ombra. Così OMBRA E VALORE SI COSTITUISCONO COME UNA COPPIA INSEPARABILE IN STRETTISIMMO LEGAME FUNZIONALE. Ad ogni mutamento del valore avvine un mutamento dell’Ombra.
Ombra e valore, SKIA E AXIA, sono come i poli di un magnete: si ricostituiscono perfettamente integri. L’Ombra ha tuttavia un privilegio rispetto al suo fratello polare. Quello di essere una metafora comprensiva gremita di contenuti e riferimenti. Il valore, axia, tende sempre a configurarsi come un concetto. Ridurre l’Ombra a “ male”, per esempio, è identificarla con uno dei suoi contenuti, è impoverirla come esperienza emotiva, come massa sentimentale e immaginale che ingloba molte altre cose. Le tendenze e funzioni non sviluppate della personalità non sono di per sé male, e tuttavia fanno parte dell’Ombra. Questa asimmetria semantica di una coppia nata nell’immediatezza emotiva ha il suo corrispettivo nello sfondo immaginale della stessa Ombra: UN CORPO”HA OMBRA” PERCHÉ RICEVE LUCE DA UNA SORGENTE CHE È FUORI DI LUI. Sono correlati asimmetrici: intuitivamente l’Ombra inerisce un corpo opaco e ne è la sua naturale propaggine, mentre la luce è fuori di esso. Non importa che la luce venga da Dio , dalla società, dalla cultura. L’INDIVIDUO DEVE FARE I CONTI SOLO CON L’OMBRA CHE DERIVA DA QUELLA LUCE NON SUA.24
24 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit
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SKIA e axia
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Lâ&#x20AC;&#x2122;Ombra come simbolo
OMBRA ONTOLOGICA
L’’OMBRA
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COME defifi zione di ENANTIO
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limite
Come parte oscura della nostra personalità, l’Ombra sembra doverci affliggere senza scampo. Le tendenze morali che rifiutiamo, i difetti che si rivelano nei comportamenti, la pochezza intellettuale e sentimentale, gli ostacoli mossi dal destino e molte altre cose fanno parte dell’Ombra. In quanto tale l’Ombra si mostra come peso. Ci ribelliamo contro di lei ma allo stesso tempo avvertiamo la nostra impotenza nei suoi confronti. Prendendo ad esempio il rapporto con noi stessi l’Ombra si scinde in due aspetti complementari. Da un lato C’È QUELLO CHE SIAMO E CHE NON VORREMMO ESSERE, dall’altro CIÒ CHE NON SIAMO E CHE VORREMMO ESSERE. L’Ombra quindi si costituisce sul rifiuto di quello che siamo e sul desiderio di quello che non siamo.
RIFIUTO E MANCANZA ACCOMPAGNANO LA PERCEZIONE DELL’OMBRA E NE DIVENTANO I CONNOTATI EMOTIVI FONDAMENTALI.
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L’ESPERIENZA DELL’OMBRA È L’ESPERIENZA DEL PROPRIO LIMITE, DELLA NEGATIVITÀ, DEL MALE DI CUI SIAMO COLPEVOLI E DI QUELLO DI CUI SIAMO VITTIME.
DROMIA
L’Ombra come definizione di limite
OMBRA ONTOLOGICA
ombra
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PESO ENANTIO
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Oscuramente continuiamo ad avvertire la potenza dell’Ombra, la sua possibilità di manifestarsi ovunque voglia. Essere coscienti di sé è vivere in questo duplice spiazzamento. Ma non è solo con noi che il rapporto con l’Ombra si scinde in due aspetti, anche nella relazione con gli altri c’è questa divisione che mette in mostra due aspetti complementari. Da un lato È CIÒ CHE SIAMO E CHE NON VORREMMO CHE APPARISSE e dall’altra È CIÒ CHE NON SIAMO E CHE VORREMMO CHE IN QUALCHE MODO APPARISSE. Come è ovvio nell’ordine dell’amore e dell’amicizia la differenza tra l’essere e l’apparire tende a ridursi al minimo e ad annullarsi; in queste situazioni non si ha bisogno di apparire diverso da quello che sono né lo desidero. Non devo nascondermi.25
25 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit , pag.122-123
L’Ombra come definizione di limite
e
PERCHÉ QUALCOSA DI NOI SIA IN LUCE DOBBIAMO ACCETTARE L’OMBRA. DOBBIAMO CONFRONTARCI CON QUESTO NEMICO. PER FARLO ABBIAMO SOLO UN MEZZO: ASSUMERE L’OMBRA
NON COME UN LIMITE MA COME UNA “DEFINIZIONE”, NON COME QUALCOSA CHE MANCA MA COME IL CONFINE CHE CI DEFINISCE. Là dove apparentemente viene melo la pienezza luminosa che vorremmo avere, là proprio riusciamo a riconoscere il nostro confine e la nostra definizione. IO SONO PROPRIAMENTE ME STESSO LÀ DOVE INCONTRO LA MIA OMBRA E LA ASSUMO COME CIÒ CHE MI DIFFERENZIA E MI DEFINISCE. In precedenza si è notato come il significato della parola greca di Skia si accosti in determinati casi anche al significato di profilo. Decidiamo quindi di sfruttare questa singolare curiosità semantica come una metafora per definire l’operazione che dobbiamo compiere con la nostra Ombra. L’operazione consiste nel trasformarla da oscurità e mancanza a profilo e linea di contorno, cioè ciò attraverso cui possiamo definirci e differenziarci. In tale passaggio da limite a confine, l’Ombra non va a perdere la peculiarità che le erano state attribuite.
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Il nascondersi appartiene all’ordine del possesso : mi nascondo perché ho paura di perdere l’altro. Dove il possesso si sostituisce all’amore ci troviamo di nuovo difronte ai nostri limiti non accettati. Risorge quindi l’ esperienza del rifiuto e della mancanza. Sia nel rapporto con gli altri che con noi stessi l’Ombra è allo stesso tempo, peso e mancanza. Soffro dei difetti che non posso togliermi e delle virtù che non posso darmi. Non sono quindi i valori che ci appartengono ma è l’Ombra. E quindi su di lei che bisogna lavorare. Posso allontanarla dal mio campo visivo ma dovrò comunque fare i con lei non appena mi si mostrerà. Pensare di non avere Ombra è un pensiero infantile, in quanto solo nella completa oscurità non si ha Ombra, quindi solo nel grembo materno e nella totale incoscienza se ne è privi.
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mancanza
OMBRA ONTOLOGICA
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L’OSCURITÀ CHE LE È PROPRIA NON SI RISOLVE MIRACOLOSAMENTE IN LUCE.
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Il destino, il caso, il dato originario e infine anche il corpo sono aspetti particolari dell’Ombra in cui l’operazione di conversione da limite a definizione appare in modo evidente e massiccio. Bisogna assumersi il destino buono, mediocre, o avverso che sia non come limite che bisognerebbe infrangere o quantomeno ridimensionare, ma come il profilo che ci definisce e in cui ci si riconosce. L’operazione che permette di convertire l’Ombra da limite a definizione è prettamente simbolica. Essa “congiunge”, “unisce” l’Ombra al soggetto, compone due cose scisse da un’insofferenza, trova (o inventa) un ordine segreto secondo cui due realtà completamente ostili e distanti si riconoscano confinanti e provenienti da una stessa matrice. Si tratta di un’operazione statica, che ci permette di arrivare a vedere il punto prospettico che ci da la possibilità di riconoscere l’Ombra come forma, e non più come corrosione della forma. L’Ombra come disegno concreto. Il rischio ultimo di tutto questa operazione è il compiacimento, il provare soddisfazione per quello che si è, e l’annullamento di ogni tensione. Il paradosso dell’Ombra è che essa non si converte ut sic (così) in qualcos’altro che non sia più Ombra e negatività anche quando da limite si converte in definizione e si pone al servizio della forma concreta. Riprendendo la metafora del magnete. Non basta rendersi conto che ogni tentativo di togliere via il polo negativo lo ricostituisce immediatamente. Occorrerà che questa polarità sia posta al servizio di qualcosa, per esempio della possibilità di orientamento. Sappiamo che non si può separare l’Ombra dal valore, Skia da Axia, ma accettato il loro legame indissolubile, non possiamo annullare ne una ne l’altra nel compiacimento di una raffigurazione che le sintetizza. Si tratta di un’esperienza per cui avvertiamo come una spinta verso qualcosa della stessa percezione dell’Ombra. L’Ombra non si limita ad esserci ma ci spinge a metterci in moto. Ci “perseguita”.
Nel momento in cui vorremmo che non ci fosse o che non si manifestestasse si innesca un movimento da cui non possiamo sfuggire. 26 LA META DEL MOVIMENTO DIVENTIAMO NOI. L’Ombra si pone in questo caso come un ostacolo da superare. Mai come peso. Del peso siamo tentati di liberarci una volta per tutte, ed è la tentazione di perdere di nuovo l’Ombra, di farla cadere in quel buio totale in cui è indistinguibile e per cui siamo legittimati ad ignorarla. Come ostacolo l’Ombra si propone incessantemente, è il nostro limite. La lotta che ne deriva può essere leale o sleale, serena o atroce, in ogni caso rivela sempre qualcosa di noi stessi, ci conduce dove non vogliamo andare e dove abbiamo l’unica possibilità di riconoscerci per quello che siamo. Le fiabe sono ancora più esplicite in proposito. Molti racconti romantici incentrati sull’espediente del “doppio” svolgono lo stesso tema, anche se il finale moralistico finisce per snaturarlo o per confonderlo con altri motivi.
26 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit , da p. 124 a126
L’Ombra come definizione di limite
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quelLA PARTE DI NOI stessI che non cessa di spostarsi continuamente più lontano davanti a noi ad ogni NOSTRO sforzo di raggiungerlA.”
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“l’Io riconosce l’Ombra come ciò che Ci spinge verso una meta tanto chiara quanto irraggiungibile.
Apparentemente siamo difronte a due operazioni opposte e inconciliabili. Questo movimento si differenzia in due aspetti: uno statico e l’altro dinamico. Per il primo “Io riconosco l’Ombra come aspetto inevitabile della mia forma”. Per il secondo non c’è altra meta che riconoscersi, che è quel traguardo inafferrabile verso cui ci muoviamo. Riconosciamo in realtà che non si tratta di un’ opposizione inconciliabile di due modi di visualizzare una medesima realtà.
OMBRA ONTOLOGICA
L’ombra CI FA ESSERE QUELLO CHE SIAMO E CI FA MUOVERE VERSO QUELLO CHE SAREMO. DROMIA
Essere e diventare sono i risultati di nostri bisogni astrattivi.
ENANTIO
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“L’IMMAGINE CHE UNIFICA I DUE OPPOSTI È LA PRIMORDIALE E RICORRENTE ESPERIENZA DELL’OMBRA.” La natura paradossale dell’Ombra si mostra nel suo modo ambiguo e contraddittorio. L’Ombra può incombere opprimente e minacciosa sul nostro orizzonte, togliendo grande spazio alla luce, “oscurandoci” , oppure può sottrarsi del tutto alla nostra vista. In quest’ultimo caso è “ciò che non possiamo vedere”, ciò che si sottrae a ogni presa, che ci inganna col suo nascondimento, che ci fa credere che non ci sia, o, in taluni casi, che non ci sia più. L’Ombra incombente e visibile può infastidirci o paralizzarci, può annichilire ogni fiducia in noi stessi, può avvilirci o deriderci, ma in realtà solo l’Ombra occultata rappresenta un pericolo. Dell’Ombra visibile, non mascherata sotto forma di Ombra altrui, possiamo sempre farne un’ interlocutore. Con lei possiamo sempre dar inizio, all’operazione di assunzione dialettica e di trasformazione da limite in confine. L’Ombra visibile può innanzitutto diventare la “nostra” Ombra, costituirsi come parte della nostra personalità, prima come peso, orrore e vergogna ma poi, a poco a poco come forma, definizione e marcatura individuale.
L’Ombra come definizione di limite
In quanto metafora del limite, l’Ombra contempla la morte come sua ultima onnicomprensiva espressione. Ma essendo proprio l’estrema e definitiva espressione dell’Ombra, la morte è anche la più nascosta delle sue forme. NON SOLO LA MORTE IN QUANTO FINE CI È IGNOTA, NON SOLO DISTOGLIAMO IL PENSIERO DELLA CONSIDERAZIONE DELLA FINE, MA OCCULTIAMO IL FATTO PUR EVIDENTE CHE LA MORTE È IL FONDAMETO UNICO E COSTANTE DELL’ESISTENZA.
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Con l’Ombra invisibile e sfuggente possiamo stabilire solo un rapporto di timore. D’altra parte chi occulta l’Ombra siamo noi stessi. La tentazione di cacciare l’ospite sgradito è troppo forte. Non siamo noi ad avere un’Ombra, sono gli altri L’OMBRA È SEMPRE BEN VISIBILE NEGLI ALTRI. Risalta solo l’Ombra degli altri. In questo modo ogni operazione di trasformazione dell’Ombra viene meno. Dunque l’Ombra va ricercata, va messa in rilievo e va costantemente fatta entrare nel nostro campo visivo. Il limite deve farsi presente in tutte le sue forme: difetto, vizio, mancanza e destino miserabile.
DROMIA
ACCETTAZIONE E INSODDISFAZIONE SONO RACCHIUSI IN LEI COME POLI DI UN’UNITÀ INDISSOLUBILE INDISSOLUBILE.
OMBRA ONTOLOGICA
DROMIA
LA SITUAZIONE
ENANTIO
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limite La morte non si limita a porre fine alla nostra esistenza ma configura ogni nostra scelta, ogni decisione, collocandole nel tempo ristretto della “nostra” vita e dunque in una vita necessariamente finita che solo in apparenza sconfinata in altre vite ma che sostanzialmente si chiude in sé, appunto nel suo tempo, circoscritto, limitato, definito. In questo senso l’oblio della morte è il più massiccio ed evidente degli occultamenti dell’Ombra. Nella prospettiva anamorfica della morte essa dovrebbe apparire come ciò che è sempre presente, come fondo da cui viene continuamente all’essere la vita e come fondo in cui continuamente si risolve. L’essere umano cerca di occultare proprio questa presenza opprimente dellea morte nella vita, non gettando lontano da noi il pensiero della morte ma evitando accuratamente quel punto attraverso cui la morte ci apparirebbe come fondamento e sostanza.
LA FUGA DELLA MORTE È IL CASO ESTREMO DI FUGA DALL’OMBRA. POICHÉ SONO QUESTO, NEGATIVITÀ, VIZIO, PAURA, ORRORE NON POSSO ESSRE ALTRO CHE QUESTO.
In tal limite non si converte in definizione e noi evitiamo di muoverci verso noi stessi. La situazione limite fondamentale è probabilmente quella determinata dal fatto che viviamo sempre in una situazione determinata, cioè sempre, ovunque e senza scampo il mondo esterno, il nostro corpo, il nostro passato, la nostra esperienza, il nostro temperamento, i nostri affetti e altri dati ci limitano, determinandoci fondando le nostre possibilità in quanto tali. È questa l’espressione più generale dell’Ombra. Rendere evidente a me stesso l’Ombra è evidenziare la situazione, raccogliere con pazienza tutti i dati che mi determinano, ma prima ancora è riconoscere di essere sempre in una situazione determinata. Se passiamo a considerare un’altra situazione-limite, quella del non potere esistere se non nella lotta o nel dolore, ci accorgiamo che anche questa a che fare con la tematica dell’Ombra. passiamo a considerare un’altra situazione-limite, quella del non potere esistere se non nella lotta o nel dolore, ci accorgiamo che anche questa a che fare con la tematica dell’Ombra. Quello che la psicologia corrente vorrebbe chiamare con il termine di “frustrazione”. ESSA NON È ALTRO CHE IL RISULTATO DI UNA CONDIZIONE DI LOTTA CONNATURATA ALL’ESISTERE.
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In tal modo la morte rischia per noi di rimanere costantemente limite e di non costituirsi mai in definizione e profilo. RISCHIA DI RIMANERE SEMPRE “CIÒ CHE NON SIAMO E DI NON COSTITUIRSI MAI COME “CIÒ CHE ANCHE SIAMO”. La morte si propone così come paradigma dell’Ombra non solo perché è il limite più corposo, ma anche perché è ciò che cerchiamo sempre di nascondere di noi stessi e a noi stessi. Evitando di riconoscere la morte, evitiamo di metterci in quel punto prospettico in cui si rende evidente il suo disegno, noi non possiamo compiere alcuna operazione nei confronti della morte. ESSA RESTA LIMITE. PROPRIO PERCHÉ EVITIAMO DI PERCEPIRLA NELLA SUA VERA NATURA DI “FONDAMENTO” E DI “SFONDO”. COMPIAMO CONTINUAMENTE DUE ERRORI NEI CONFRONTI DELLA MORTE SFUGGIAMO DA LEI O FUGGIAMO IN LEI. In tutti e due i casi la strumentalizziamo. Nel primo caso per costruirci un’immagine della vita senza morte fittizia, nel secondo caso per liberarci della responsabilità di costituirci secondo un senso.
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L’Ombra come definizione di limite
OMBRA ONTOLOGICA
L’OMBRA ESPRIME IL MARGINE INVALICABILE DI LOTTA CHE NOI DOBBIAMO ACCETTARE NELLA QUOTIDIANIA DECISIONE DI ESISTERE.
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IL “NO” CHE cI VIENE DETTO DAL MONDO, DAGLI ALTRI E DAI nostri LIMITI, IL DOLORE DI SOPPORTARE QUESTI “NO”, e L’ INEVITABILITÀ DI FERIRE E ESSERE FERITI.
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Far emergere questo lato nascosto dell’Ombra è forse una delle operazioni più complesse, in quanto mette a nudo la più dolorosa delle situazioni da cui non riusciamo a evadere. IL DOVER ASSUMERE SEMPRE SU DI NOI LA COLPA È LA SITUAZIONE-LIMITE CHE PIÙ DI OGNI ALTRA SEMBRA AVERE A CHE FARE CON LA METAFORA DELL’OMBRA. Se l’Ombra è la somma del negativo in noi anche quando cerchiamo di non vederlo, l’assumerne su di noi la colpa rappresenta la condizione indispensabile per ogni operazione successiva. Non possiamo mutare il limite in definizione se prima non ci siamo caricati della sua colpa poiché solo in questo modo esso risulterà realmente nostro. Ci appropriamo dell’Ombra solo riconoscendoci colpevoli di essa.
La situazione-limite dell’essere destinato alla morte è l’espressione più vertiginosa dell’Ombra in quanto limitazione e confine. Abbiamo visto come l’Ombra copra con la sua estensione la morte non in quanto pensiero o esperienza, ma in quanto presenza immaginale ed emotiva costante. Abbiamo analizzato gli sforzi compiuti per allontanarci da quel punto prospettico che rivelerebbe la presenza della morte in ogni atto dell’esistenza e abbiamo visto che è la costituzione dell’Ombra a definirsi motore del movimento verso noi stessi che presuppone un evidenziazione della morte e della scoperta del suo disegno occultato. LA SITUAZIONE-LIMITE DELL’ESSERE DESTINATO ALLA MORTE EVOCA IL SIGNIFICATO PIÙ ALTO DELL’OMBRA, LA CHIARISCE COME METAFORA DELLA FINITUDINE. 27
27 M. Trevi, A. Romano, Studi sull’Ombra(2009), Raffaello Cortina Editore, Milano, cit , da p. 137 a 139, 140
Si potrebbe dire che l’Inevitabilità della situazione , la lotta, la colpa e la morte costituiscono il nucleo più profondo e segreto dell’Ombra. In realtà nell’immagine messa in evidenza dell’Ombra, si profilano l’inevitabilità della situazione , la lotta, la colpa e la morte come inscritti nella parte oscura della personalità.
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l’ ombra come metafora della f i nitudine
DROMIA
L’Ombra come definizione di limite
CONCLUSIONI
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E TU CHI SEi?I ENANTIO
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“ DAVVERO IO NON SAPREI DIRLO, SIGNORE. SO DI CHI ERO QUANDO MI SONO ALZATA QUESTA MATTINA, MA DA ALLORA CREDO DI ESSERE CAMBIATA PARECCHIE VOLTE ”
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E tu chi sei? Je est un autre
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CONCLUSIONI
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IN VIRTÙ DELL’ARMONIA UNIVERSALE DELLE COSE, LA PITTURA EMERGE GRAZIE ALLE OMBRE, LA CONSONANZA GRAZIE ALLE DISSONANZA. Leibniz, La confessione del filosofo
E tu chi sei? Je est un autre
Da sempre fonte di studi in molteplici discipline che hanno portato a diverse tesi a riguardo si può affermare che il concetto di Ombra è un concetto spaziale, figurale e casuale. Le Ombre sono zone scure. Si tenta spesso di definire un’ombra come una zona in cui la luce è stata schermata, sappiamo però che la notte che si conforma alla definizione, non viene pensata come ombra. Si possono definire figurali solo quando è ben riconoscibile il confine tra Luce e Ombra. Le Ombre sono anche figure. La casualità nel concetto di Ombra è legata ad un’immagine di noi stessi come agenti capaci di cambiare il mondo intorno a noi. Possiamo controllare le Ombre con il nostro movimento tuttavia non possiamo, come si nota se si parla di tale concetto con i bambini, girare intorno a noi.
AVRANNO UN’ANIMA.” Questo spiegherebbe come fin dall’infanzia le ombre diventano un facile veicolo che trasporta magnifiche immagini psicologiche. L’anima dell’Ombra è per quanto mi riguarda il punto centrale di questa ricerca. Da sempre vista come un qualcosa di immateriale e astratta ha con il tempo acquistato il valore di parte fondamentale nella personalità di un individuo. L’anima dell’Ombra ci completa. Come spiega Eraclito solo dal conflitto nasce l’armonia. È quindi dal conflitto interiore dell’animo umano tra la propria identità e la propria ombra che si può raggiungere l’equilibrio e la pace interiore. L’Ombra e il riflesso dell’Io. La traccia del passaggio di un’essenza che si fa presenza in lei. L’Ombra non ha memoria, ma racconta la storia del corpo che riflette. È la parte dell’Io più selvaggia, onesta e reale. È tutto ciò di più sincero che esiste nell’animo umano. È il nostro stato primitivo e infantile che non conforme alla prigione delle convenzioni sociali ci rende vivi, autentici.
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NOSTRE SCHIAVE, MA NON CI OBBEDISCONO IN TUTTO. POSSONO ANCHE RIBELLARSI E ALLORA AVRANNO UNA VOLONTÀ AUTONOMA.
DROMIA
“ LE OMBRE SONO
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INTRODUZIONE
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se sono assenza non possono esistere
â&#x20AC;&#x153;Le fotografie che mi interessano e trovo riuscite sono quelle che non arrivano mai ad una conclusione, che non raccontano una storia fino in fondo, ma rimangono aperte per permettere allo spettatoredi fare un pezzo di strada con lâ&#x20AC;&#x2122;immagine, di continuarla a piacimento; una specie di trampolino dei sogni.â&#x20AC;?
DROMIA
Robert Doisneau
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01
PERCORSO DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
workflow DROMIA
E
ENANTIO
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nantiodromia è un progetto che nasce dal bisogno di concludere un percorso di ricerca personale iniziato nel periodo di studi in accademia. Il concetto di identità personale è sempre stato alla base della mia esperienza artistica. Attraverso lo studio del segno ho fin dall’inizio cercando un tratto distintivo che mi distinguesse. Ho costantemente lavorato e studiato il concetto dell’Io con profonda attenzione, ma è sempre mancato qualcosa. L’Ombra. Non si può indagare il concetto di identità personale senza prendere in considerazione un aspetto fondamentale come l’Ombra. Essa è una parte incisiva nell’individualità di una persona. L’ombra è la traccia dell’Io. È attraverso la sua essenza che riusciamo ad arrivare alla totalità di noi stessi. Nel momento in cui si riflette mostra la purezza della nostra immagine. Attraverso di lei il nostro corpo prende una dimensione, acquisisce uno spessore. È la rappresentazione più concreta di ciò che siamo, è l’espressione del nostro Io. Enantiodromia è il concetto fondamentale su cui si basano i miei studi.
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L’equilibrio di cui parla Eraclito al principio e Jung in seguito sono le fondamenta delle ricerche artistiche che ho da sempre intrapreso. Enantiodromia è ciò che ci salva ma al contempo ciò che ci distrugge. Fin da sempre l’uomo è stato messo difronte alla sua parte oscura e nascosta. Con lei ci si è sempre confrontato spesso e volentieri soccombendo, ma è grazie a lei che si può arrivare ad avere piena coscienza di noi e del nostro Io. Solo attraverso l’espressione della nostra Ombra riusciamo realmente a vederci nella totalità del nostro essere. E l’immagine di noi diventa definita, insieme all’immagine dell’Ombra. Da prima vage entrambe, lasciavano solo una traccia non ben definita negli scatti dell’analisi precedentemente svolta, mentre adesso diventano delineate da una forma. Entrambe prendono spessore. Diventano concrete. Si possono fermare, toccare, immortalare. Il progetto si realizza concretamente in una serie di scatti fotografici. La volontà che si cercava di esprimere nel progetto è quella di immortalare l’Ombra di un corpo. Rappresentando la fragilità che deriva dal mettere in evidenzia il nostro lato oscuro, buio.
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DROMIA
I PERCORSO DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
Il senso logico dell’iter formativo intrapreso in questi anni mi ha spinto a cercare di approfondire al meglio il tema dell’Identità come argomento di ricerca personale. L’obiettivo del progetto è quello di mostrare il legame indissolubile che c’è tra i poli opposti della nostra identità. Corpo e Anima, essere e apparire sono uniti fisicamente negli scatti realizzati. L’anima in questo progetto prende forma attraverso l’immagine dell’Ombra. C’è sempre un punto di contatto che li lega, come se in entrambi i casi non potessero esistere l’uno senza l’altra. In equilibrio tra loro senza prevalere l’uno sull’altra, dandosi sostegno. Il lavoro progettuale si incrementa parallelamente all’analisi teorica. I due volumi, teorico e pratico si sviluppano come libri che collaborano insieme. Il Concept dell’impaginazione del progetto è stato ideato per sottolineare il filo conduttore di tutta la ricerca, cioè la dualità tra parole e immagini che rappresentano i due poli opposti e complementari. La parte teorica è stata progettata con un’impaginazione che da valore alle parole escludendo volontariamente le immagini , che vengono sostituite da vuoti. Il tutto viene sottolineato da un gioco di equilibri tra vuoti e pieni che hanno lo scopo di dare movimento e rilevanza ai concetti messi in evidenza. Dall’altro lato si troverà speculare il libro fotografico che andrà a compensare i vuoti del libro teorico, sostenendolo dove ne avrà bisogno. È di fondamentale rilevanza il ruolo che gioca l’impaginazione che volontariamente si è andata a accompagnare a tutta la ricerca di equilibrio che si è fatta nella realizzazione di questa tesi. Il Concept del progetto pratico della tesi viene sviluppato attraverso una ricerca fotografica che ha preso vita da una poesia di Emily Dickinson.
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Abstract
ENANTIO
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Ha una solitudine lo spazio, solitudine il mare, e solitudine la morte, eppure tutte son folla in confronto a quel punto più profondo segretezza polare, che è un’anima al cospetto di se stessa.
Infinità,finita 1695 Emily Dickinson
ENANTIO
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ha affascinato le grandi menti dell’umanità, Roberto Casati, Editori Latenza, 2008, Bari
Studi sull’Ombra, Mario Trevi e Augusto Romano, Raffaello Cortina Ombre, la rappresentazione dell’ombra portata nell’arte occidentale, Ernst H. Gombrich, Piccola biblioteca Einaudi, 2014, Torino
L’Io e L’inconscio, Carl Gustav Jung, Bollati Boringhieri, 2012, Torino Il medium è il messaggio, Marshall McLuhan e Quentin Fiore, prodotto da Jerome Agel, Corraini Edizioni,2011
I Presocratici, James Warren, Piccola biblioteca Einaudi Mappe,2009, Torino
I Presocratici, prima traduzione integrale con testi originali a fronte delle testimonianze dei frammenti nella raccolta di Hermann Diels e Walther Kranz, a cura di Giovanni Reale, Bompiani il pensiero occidentale, 2015, Milano
Storia dell’antropologia, Ugo Fabietti , seconda edizione, Zanichelli, 2001, Bologna
Emily Dickinson Silenzi, a cura di Barbara Lanati, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2016
DROMIA
Editore, 2009, Milano
ENANTIO
BIBLIOGRAFIA
La scoperta dell’ Ombra, da Platone a Galileo la storia di un enigma che
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INTRODUZIONE
ENANTIO
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