La speranza nella verita

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2012 – 2013

ANNO DELLA FEDE

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Indetto da Sua SantitĂ Papa Benedetto XVI

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IL PRESENTE LAVORO E‟ DEDICATO ALLA SANTISSIMA VERGINE MARIA REGINA DEL CIELO E DELLA TERRA REGINA DELLA CHIESA

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LA SPERANZA NELLA VERITA’

A cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo www.beatobartololongo.net 4


Uomo di poca Fede

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INDICE INDICE Prefazione Presentazione LA SPERANZA NELLA VERITA‟ Tiriamo avanti come un asino L‟Universo non è Dio ma di Dio La teleologia vince il meccanismo Se Dio è morto, neppure io sto tanto bene Un rifugio di età in età Chiamati a “togliere dagli occhi le fette di prosciutto Le travagliate e boicottate verità L‟uomo è il segreto nemico di se stesso Blob Balla coi lupi Mai più ipnotizzati dalle realtà sensibili E‟ necessario cantare e portare la croce Testimonianza, vera passione dei veri credenti Certo, non si può dimostrare l‟Esistenza di Dio… ma si può dimostrare la ragionevolezza della Sua Esistenza Indagini sul Creatore dei Demiurgo A che servirebbe l‟Universo, se non ci fosse nessuno capace di comprenderlo, contemplarlo e goderlo? L‟uomo è al centro della Creazione materiale e immateriale Domani (grazie a Dio) è un altro giorno La vita nasce solo dalla vita Cara vita, ma chi te lo fa fare? Ipotesi sulle origini e lo sviluppo della vita Le altre ipotesi derivate dal creazionismo e dall‟evoluzionismo I vertici ecclesiastici sbagliano nell‟avallare l‟evoluzionismo San Teilhard de Chardin. Gesuita, paleontologo e patrono della rete Come prestare il fianco a coloro che sono annebbiati dal nemico Sfida a Darwin Evoluzionismo: una tesi impossibile 6

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Mi fa specie! E‟ uno sporco mestiere… ma qualcuno lo deve pur fare! Fino a prova contraria Creati o evoluti Evidenze della Creazione Altre evidenze della Creazione Il salto all‟indietro dell‟evoluzionismo Le indicazioni dell‟anatomia comparata L‟evoluzionismo è il vero rudere Le indicazioni dell‟embriologia comparata Le loro fuorvianti icone Le indicazioni del patrimonio genetico Il Sacro Codice misterioso L‟umanità non è l‟animalità Le indicazioni della paleontologia La datazione radiometrica è veritiera? Datazioni invalide Dov‟è la mia macchina del tempo? Mettendo alla prova i metodi della datazione radiometrica Se i diversi metodi di datazione fossero imparziali e affidabili, per determinare le età, dovrebbero essere sempre in accordo C‟è qualcosa che non va -14C- in fossili che hanno milioni di anni Cresce la consapevolezza tra la gente Stefano Bertolini risponde alle 22 questioni di Aldo Piombino sulle datazioni radiometriche Come mai allora usate le datazioni radiometriche? Altro screditato mito evoluzionista Creazionista… per caso Il batterio è antidarwinista! Il tramonto di un‟ipotesi anche grazie al batterio! Più grandi, più belli o liberi e belli? L‟orologio di Paley nei cianobatteri! Indizi di Diluvio Universale L‟influenza dell‟evoluzionismo sulle società Medio Evo… luzione Un monito per l‟Europa e per il Mondo: criticare il darwinismo con la sua evoluzione… del nulla Darwin, anticristo… per caso? Il materialismo: piano di Satana per distruggere il mondo Gli evoluzionisti: questi credenti nel potere creativo del caso La vita imbottigliata? Ennesima frode scientifica La leggenda dell‟uomo scimmia… ed altre favole La corruzione della gioventù La base delle ideologie sanguinarie 7

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Gli evoluzionisti perdono il pelo (scimmiesco) ma non il vizio (adamitico) Con Satana anche l‟irrazionale passa per razionale Mamma… “li mammiferi!” E‟ nato prima l‟uovo o la gallina? Mia nonna non è la „scimmia bertuccia‟ Togliamo la foglia di fico alla menzogna dell‟animale uomo! L‟affermazione che ha sdoganato l‟evoluzione… in ambito ecclesiastico Microscopica irriducibilità La macro irriducibilità, ovvero, il giorno della dipendenza Quale passato ci permettono di ricostruire le rocce sedimentarie? L‟altra versione La cospirazione massonica Elogio a Flew e ai suoi emuli Tutto passa, solo Dio resta Cosmogonia Nessuna cosa naturale è causa del proprio essere e di altri esseri Grandi idee e grandi dichiarazioni La pentade scientifica che ha rivoluzionato la vita materiale Il tradimento di Galileo Così è, anche se non vi pare Tempi Moderni Gente che corre La Ragione illuminata dalla Fede Duello o dualità? Da rifiuti solidi umani a nobili coeredi di Cristo… o viceversa? In alto i cuori! La Torre di Babele o la Scala di Giacobbe? Come Bio comanda Cannibali: vizio o necessità? Che commozione Nudo e crudo La voce della Coscienza Disperazione… quel che resta di un integralista Dalla scia di sangue alla scia di Luce Piccole scintille di saggezza ebraica Il dispiegarsi di un Piano di Dio Un‟intera nazione santificata La sorte della mia famiglia Terremoto prodigioso Senza peli sulla lingua Va dove ti porta il cuore? Una vita indefettibile 8

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Fantasmi da scacciare La felicità Raccolti attorno all‟Altare del Signore Cresce la tecnologia, cresce la fame nel Mondo La perfetta umanità da seguire Era equilibrato e semplice Era avvicinabile e affabile Era empatico e compassionevole Era comprensivo e perspicace Era imparziale e rispettoso Era un figlio e un “fratello” coscienzioso Fuori di sé ? Era coraggioso e risoluto Era ed è ancora tutto ciò Le Parole Divine da masticare Siamo tutti usciti dalla Mente di Dio Pane, vino e ogni ben di Dio Meglio una lunga germinazione… che una precoce sterilità Segno di contraddizione, segno di autenticazione Talento da vendere, da sotterrare o da donare? I faccendieri di Dio fanno affari d‟oro! Economia della salvezza e salvezza dell‟economia Salvando l‟anima, tutto si salva O affidamento totale o son guai! La “nona sinfonia di Dio” Se perdoniamo, saremo perdonati dal Padre Evangelico esemplare Dio non costringe, Dà a chi cerca Il Signore corregge chi ama Solo il Cuore di Dio fa l‟uomo di cuore Quando lo stupore dell‟incontro sconfigge lo sgomento dello scoraggiamento Chi ha il coraggio, ha il massimo vantaggio Io seguo il “Mio Re” A chi appartiene il bastone del comando? e poi che tipo di bastone è? Storia del più copiato simbolo biblico Portati dalla Croce Storiella paradigmatica Dal libro del Profeta Osea Dall‟apologia di reato all‟apologia di Creato Dall‟apologia di Creato all‟apologia dell‟Amore I popoli, il clima, la pace Scienza e Coscienza 9

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Chi sono i veri morti viventi? Quando è giusto “staccare la spina”? Stupidario e bestiario vario… Il messaggio di Lejeune ci interpella Se la prima coppia era perfetta come poté peccare? La Progenie della Donna “Diventerai un oceano…” Questo è il tuo giorno! I Nomi di Dio Le radici giudaiche del cristianesimo Dio Che si è fatto Uomo Dalla preistoria alla storia della prima civiltà Ferreo codice Babilonia, metropoli dell‟antichità La Santità del Messia La Sapienza del Messia La Potenza del Messia Là dove non arriva nessuno, può arrivare solo la Pietas e la Caritas Cristiana Scacco matto al male Fare il bene è già operare contro il male Non praevalebunt La fede nel “Leone di Giuda” non è assurda Ora, la prima ipotesi Anche la seconda ipotesi Rimane quindi l‟ultima ipotesi Quinto Evangelo I Vangeli Apocrifi Il canone cristiano Una leggenda edificante e commovente Il pettirosso di Natale e di Pasqua Chi ha scritto il Nuovo Testamento? Dio è sperimentabile nella nostra vita Protagonisti del proprio riscatto La Fede cattolica La Tradizione Le Sacre Scritture Da un trafiletto di un quotidiano europeo Verba volant scripta manent Inno alla creazione del Rig-Veda Copia e incolla La Bibbia ha sempre ragione! Le parole dell‟introduzione al Ramayana La biblioteca di Babele 10

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Itinerario biblico Non per essere servito, ma per servire No! Lui non marcisce come un foglio di carta, o una piastrina di silicio In principio vi era la felicità… “Ci deve essere un‟altra soluzione a questa guerra” La dolce sottomissione all‟Amore La Torre del Gregge Immenso Dio! Trasse conclusioni nel suo cuore Dio ci vuole restituire la carica di alti dignitari Chi spostò la pietra dal sepolcro? La prima testimonianza è dunque la Storiografia La seconda testimonianza è la storia stessa Si faccia avanti il vero Messia! Il Capro Espiatorio Le 25 predizioni relative al giorno di massima passione Come sono belli i piedi di questo maratoneta! Quelli che... vogliono dimissionario il vero missionario La vittoria dei vinti Prezioso Signore! Che ci rendi preziosi Parole di Dio tratte da “L‟Imitazione di Cristo” Parole del Discepolo tratte da “L‟Imitazione di Cristo” Delitto e Castigo Testimonianza di un giovane Onore e gloria alle anime riparatrici In questa vita tutto passa, solo Dio resta Dagli scritti di Padre Pio Degno è l‟Agnello Tota Pulchra “O Regina degli Angioli…” Figlia di Dio e di ogni uomo, Madre di Dio e di ogni uomo Invece Maria… Interventi di Maria nella storia Anticipo di gioia Un corpo “spiritualizzato” Addà passà „a nuttata! Media, cattivi maestri Due Parole Video ergo sum La Videocrazia del Big Boss Follie per la spada laser di Skywalker Chi crudelizza chi? Alienazione Stracult 11

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Star System: Se non ci sei non esisti Saranno tutti degli Stewie Griffin? L‟emozione non serve se non c‟è ravvedimento E allora: “Magnificat!” Ci fidiamo dell‟Onnipotente, o no? Non mettiamo limiti alla Divina Provvidenza KO per la Terra, OK per il Cielo Nelle tragedie collettive La via del ritorno Nei drammi personali Il diavolo e l‟Acqua Santa Gesù non ti deluderà mai La mente è il campo di battaglia di „lucifero‟ Il tragico ghigno del „killer silenzioso‟ L‟Avversario dei nostri avversari Testimonianza estorta La potenza dell‟umiltà e della mitezza Solo Dio porta fortuna! Satana fa le pentole, ma non i coperchi Tempo al tempo L‟occulto „spargitore di menzogne‟ Il flauto magico dell‟„incantatore‟ Lassù Qualcuno ci ama… nonostante i nostri ruggiti Luci della ribalta Gossip Affair I fabbricatori di sogni L‟insostenibile leggerezza di Irene Showbiz (Riflessioni) Hollywood and Bollywood Da una recensione Sorveglia i pensieri del tuo cuore Quando la felicità non la vedi, cercala dentro Stardust Estratti di risposta Niente sono, niente posso, dice il santo A me gli occhi, please Il delizioso calice delle amarezze Dio lo fa e l‟uomo si accoppa Odio Dio… e poi: oddio oddio! Aiutalo che Dio ti aiuta. Aiutiamo Dio ad aiutarci Il diavolo non ha paura della nostra potenza, ma del nostro sentirci piccoli E‟ un macello, figliolini… un macello La carne e il sangue 12

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Uomini, piante e animali, creature di Dio Che ora è? E‟ l‟ora di vincere! Quella pulita ultima meta A tutti gli impenitenti e impietosi Quella sporca ultima meta I “distillati di frodo” Brividi caldi… fino a scottarsi A spasso con il morto, (la propria anima) La pornografia dei sentimenti L‟Era Glaciale “Sess o esse” L‟Amore sporcato “Noi, lo spirito di un‟epoca” A livello sociale A livello ecclesiastico Il tormento e l‟estasi Il Paradiso Indovina chi viene a cena? Il Signore! Il Limbo dei Padri Congedo Il Purgatorio La persona che amavo come se non dovesse mai morire: è morta! I defunti? Come bimbi tra le braccia del Padre L‟Inferno Aggiungi un posto a tavola, che c‟è un „nemico‟ in più! Altro che “luogo simbolo”, per giustizia l‟Inferno esiste Se questo è un uomo Tintura di Odio “Les Jeux sont faits” Chi soddisfa la fame d‟Amore? Sballo letale o ballo di lode? Molti nemici, molto disonore Un buon esempio Ahi, quanto ti costò l‟averci amato Cristo, unica soluzione Fai la cosa giusta Comunque vada sarà un successo… ma solo per i figli di Dio Abbiamo un‟occasione storica per cambiare il mondo! Riconciliamoci con l‟Invulnerabile O l‟Amore o il nulla Se il seme del male non muore a se stesso… Buon Natale e Felice Anno Nuovo Finalmente Dio si unì indissolubilmente alla natura umana Lo Spirito Santo 13

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Rigenerazione Le Virtù La Fede La Speranza La Vigilanza La Preghiera La Preghiera ha bisogno di noi Il mio Rosario Se Dio è relazione… Modelli di preghiere Terapia d‟urgenza Da schiavi della paura a santi subito! Il Sacrificio di lode e ringraziamento Chi vuole intendere intenda! Grazie Signore, Grazie Godimento a buon mercato? La Carità Il Perdono La bestemmia L‟amministrazione dei Sacramenti La Messa è il crepuscolo degli dei Confessione La remissione di un peccato mortale è inestimabile L‟Unzione degli Infermi Il Matrimonio Il santuario della Vita Scegliamo, dunque, la vita! “Vi dichiaro marito e… marito!” Lettera di un lettore cattolico ad un tabloid La chiamata Apostolica ministeriale e magisteriale Riguardo al Romano Pontefice: Mi ami tu… ? I Carismi Il Discernimento Il Pregare parlando e interpretando lingue sconosciute La Potenza dei Miracoli La Sapienza La Scienza L‟Infallibilità Il Mistico Cireneo La Lievitazione del corpo La Bilocazione L‟ineffabile Struggimento d‟amore L‟Effluvio di profumi floreali 14

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Le Locuzioni Il Rapimento estatico Le sfolgoranti ma delicate irradiazioni luminose La Traslocazione del corpo Le Astinenze prolungate La Fortezza L‟Intercedere efficacemente per la guarigione spirituale e psicofisica del prossimo Da che pulpito… Il pianeta Terra, terra di missione Mettiamolo sul lucerniere Soffrire amando, non è più soffrire Dolore Salvifico Santa, Sapiente, Potente Croce La forza della vita nella sofferenza La voce dei poveri Fare bene il bene La verità non si deve imporre ma almeno proporre! Chi è Gesù?

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Pr e f az io n e Chi siamo, da dove venia mo, dove andremo… l‟eterno enigma che da sempre l‟uomo si è posto, grazie alla libertà concessagli da Dio sin dall‟inizio della Creazione, una libertà incondizionata, che riflette il Suo Grande Amore di Padre. Tutti, per millenni, hanno anelato alla conoscenza delle “verità divine”… ma, prima di conoscere se stessi, molti, come Diogene, sono ancora impegnati nell‟estenuante ricerca dell‟uomo, occupandosi più della sfera personale che della dimensione spirituale. Dio aiuta chi si impegna nella ricerca della Verità e dell‟essenza ultima, conducendolo a buon fine nell‟affrontare il mistero della Vita; solo il Creatore conosce il livello di Fede di chi accetta la Sua Volontà; solo il Padre Onnipotente sa valutare l‟incertezza o il rifiuto che ogni uomo vive interiormente e, per questo, ciascuno sarà giudicato secondo la Giustizia Divina ! In un Mondo in crisi, per l‟affannosa ricerca del benessere materiale, si evidenzia, sempre più tristemente, un profondo squilibrio che tormenta il pensiero dell‟uo mo, ormai travolto da un pressante modernismo, che si lega sempre più ad un incontrollato materialismo. L‟iperrelativismo, assieme alle sue effimere chimere, ormai do mina il pensiero comune, devastando, sotto varie forme, la fragile mente umana. Ricerca, scienza, tecnologia, cultura, politica, religione…: tutto dipende dall‟influenza della comunicazione. Viviamo in un‟era dove più che una vera informazione vi è una sfrenata co municazione: in tale bo mbardamento di notizie, ogni mass media divulga ed insedia la propria verità. A seguito di queste influenze, avvengono accaparramenti e imposizioni di ogni genere, che creano ovunque persistenti conflitti. L‟uomo è quasi stordito dal frenetico modernismo che, se da un lato qualche volta lo affascina, con le sue effimere lusinghe, dall‟altro lo trascina nel vortice del qualunquismo… ma egli continua, imperterrito, la sua corsa alla ricerca di un individualismo che, come naturale conseguenza, sfocia nella idolatria di se stessi. Oggi assistiamo inerti a varie forme di relativismo che vengono divulgate da molteplici fonti, mentre si insinua sempre più un sincretismo generale, creando quella confusione interiore che porta, quasi inconsapevolmente, all‟apostasia dei religiosi (il sottovalutato peccato dell‟ Accidia) ed all‟ateismo dei meno credenti. L‟Uo mo, illudendosi di aver trovato validi punti di riferimento, rimane invece sempre più solo, allontanandosi così dalla Verità Soprannaturale, poiché, alla fine di ogni storia, la cosa più sicura e più seria della vita rimane la Morte. Essa coinvolge immancabilmente tutti e chi non è preparato, con l‟ultimo anelito di vita, tenta di trovare un barlume di Speranza; quando non vi riesce, siccome l‟Anima anela al Divino, volge lo sguardo al Cielo, in cerca di aiuto. In questo frangente, ogni essere umano, anche per un solo attimo, trova conforto fissando il Volto del Crocifisso quando Questo, per i più fortunati, rifulge al capezzale di un talamo di morte. 16


In tutto questo contesto, un giovane biologo, nato quasi nei sentieri della nuova Pompei Longhiana, sconcertato dalle lusinghe del cadùco piacere immediato, sente il richiamo della Divina Luce: un Messaggio che si impadronisce dello spirito, sino a condurlo sulla via di Da masco. Trattasi di un giovane scrittore che, illuminato co me san Paolo di Tarso, è stato ispirato nella valle di Po mpei, così co me accadde allo stesso avvocato Bartolo Longo, per occuparsi della salute dell‟anima. E‟ in quei paraggi che egli riceve l‟impulso per dedicarsi, con un'ardimentosa corsa, alla ricerca della Verità, per appagare la sete dello spirito ed essere di sostegno a tutti coloro che, ancora, non hanno ricevuto il Dono della Fede. Qualcuno ha colto, nel segreto del suo animo, quell‟istintivo bisogno di essere aiutato a manifestare agli altri la Fede ritrovata, in virtù della Grazia ricevuta. Così è nato questo libro, dove egli, senza alcuna voglia di protagonismo, né di notorietà (tanto da non voler essere citato), espone le varie acquisizioni dell‟attuale ricerca scientifica, in modo tale che nessun moderno teologo possa smentire una così raffinata e profonda consapevolezza nel saper riconoscere le “cose divine” con tanta sensibilità ed altrettanta chiarezza! Altri, avendo preso atto di quanto il Santo Padre sta prospettando al Mondo, non solo cattolico, colgono tale occasione per avvalorare ciò che il Sommo Pontefice, con le umili testimonianze personali, sta indicando alle comunità ecclesiastiche, ai fini di una nuova ed intensa evangelizzazione. Benedetto XVI, infatti, ha indetto per il 2012-2013 l‟Anno della Fede, da ciò scaturisce la comune consapevolezza riguardo alla impellente necessità di rievangelizzare il Mondo della Chiesa. “Un grande problema della Chiesa attuale (infatti) è la mancanza di conoscenza della fede”: è quello che i Cardinali, riuniti nel vertice pre-Concistoro del 2012 in Vaticano, hanno definito “analfabetismo religioso”. Uno dei compiti del prossimo Anno della Fede, ha sottolineato Benedetto XVI, sarà quindi “fare il possibile per un rinnovamento catechistico, perché la Fede sia conosciuta e cresca l'unità nella Verità”. Secondo Papa Ratzinger, attraverso una maggiore conoscenza del Catechismo, nell'Anno della Fede, si potrà rinnovare anche la missione del Concilio. Con queste premesse, si ritiene doveroso proporre la lettura di questo originale documento scientifico, allo scopo di smentire molte teorie svianti e deleterie per la Fede Cristiana, sia sotto il profilo filosofico, sia sotto quello teologico, per avvalorare lo scibile della religione cristiana, per suffragare le basi del Catechis mo Cattolico, in funzione di una migliore, concreta e completa catechesi.

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P r e s e nt a z i o n e I n q ue s t a a p p r o f o nd i t a e s p o s iz io ne , l ‟ A ut o r e p r e nd e i n e s a me la “ ma t e r i a “ p i ù i ns i d io s a , e a l c o n t e mp o a f f a s c i na n t e , c he d a s e mp r e ha i nt e r e s s a t o l ' u ma n i t à ne l l e va r i e c u lt u r e , s ia c he s i t r a t t a s s e d e g l i a n t ic h i E g i z i c he d e g l i a b it a nt i d e g l i a l t o p i a n i d e l T i b e t : i l p e r c hé d e l l ' e s is t e nz a d e l la v i t a c o n t ut t e l e i mp l i c a z io n i e s c a t o l o g ic h e e le i n f i n i t e o s s e r va z io n i d i c a r a t t e r e c o s mo g o n ic o . I n p a r t i c o la r e , i n ma n i e r a s t u p e fa c e n t e , l‟ A u t o r e d i mo s t r a c h e la t e o r i a d e l l 'e v o l u z i o n i s m o d a r w i n i a n o è i n c o n c l u d e n t e e n o n c o r r o b o r a t a d a i fa t t i , me n t r e i l c r e a z i o n i s m o c r i s t i a n o, s ia p u r e a t t r a ve r s o i l c o n f o r t o d e l le c o ns i d e r a z i o n i s c ie n t i f i c he e d e i r i t r o va me nt i a r c he o l o g ic i, r e s t a l a t e o r i a ma g g i o r me n t e va l i d a e c o e r e n t e , i nd i p e nd e n t e me n t e d a i t e mp i e d a l l e e r e d e l l a e s i s t e n z a u n i v e r s a l e e d e l la v it a s u l l a T e r r a ( v i t a n o n e v o l u t i va , b e ns ì p a r a l le la d e l l e va r i e s p e c ie , p o i, i n p a r t e , e s t i nt e s i ) . A q ue s t o r i g u a r d o , le d a t a z io n i d e i r e p e r t i a r c he o lo g i c i, f i n q u i r i n ve n u t i, d i q ua l u n q u e t ip o e s s e s ia no , no n s o n o a f f i d a b i l i e n o n c i a i ut a n o a c o mp r e nd e r e e f f e t t i va me n t e d a q ua nt o t e mp o né l ' u o mo n é la v i t a s ia no r e a l me nt e e s is t i t i. Q ue l c h e v ie n e a p p u r a t o , i n ve c e , t r a m i t e u n a m i r i a d e d i c it a z i o n i d e i p i ù d is p a r a t i p e r s o na g g i s t o r i c i e b ib l i c i, p i ù o me n o no t i, è c he n o n t u t t o c i ò c h e è vis ibile è f acilm ente s piega bile, m a no n è s ol o q uel c he è vis i bile a f ar parte della realt à. A t a le p r o p o s it o , s i r a m me n t a c he u n b a mb i n o s u o le s c he r z a r e , c h i u d e nd o g l i o c c h i e s t r iz z a n d o l i c o me p e r c e la r s i a l l‟ a lt r u i p r e s e nz a , p e r p o i a p r i r l i e g o d e r e d e l l‟ i n t i ma s o d d i s fa z i o n e d i e s s e r s i c e la t o a c h i g l i s t a a t t o r n o . A l l o s t e s s o mo d o , l ' u o mo , ne l c o r s o d e l la s t o r ia , s p e s s o ha c r e d u t o c h e la r e a lt à s i l i mi t a s s e a c iò c h e p o t e v a p i ù fa c i l me n t e o s s e r v a r e , o s p e r i m e n t a r e , c r e d e nd o c he i l mo n d o f i n i s s e i n p r o s s i m i t à d e l l e c o l o n ne d i E r c o le , o c he n o n c i f o s s e p i ù n u l l a d i là d a i c o n f i n i d e l l ' I nd i a . L ' a v v e n t o d e l le t e o r ie d e l la r e l a t i v i t à d i E i ns t e i n, p e r e s e mp i o , h a n n o r i vo l u z io n a t o i l M o n d o s c ie nt i f i c o e t e c no l o g i c o , p o ic hé è s t a t o d i mo s t r a t o c he i l c o nc e t t o d i t e mp o e d i s p a z io s o n o s t r e t t a me nt e c o l le g a t i t r a l o r o e no n s o n o , q u i n d i, a s s o l u t i, b e ns ì r e l a t i v i, i n q ua n t o d ip e nd o no d a l l e ve lo c i t à d e i s o g g e t t i i n r e l a z io n e fr a lo r o , o lt r e c h e d a l l a f o r z a d i g r a v it à . La p r e s e n z a d e i c o s i d d e t t i „ b u c h i n e r i ‟ a p r e , i n o l t r e , l a p o s s i b i l i t à d e l l ' E s is t e nz a i n f r a u n i v e r s a le o e xt r a u n i ve r s a le . U n u l t e r i o r e a r g o me n t o , t r a t t a t o ne l l i b r o , r i g u a r d a le e s p e r i e n z e e x t r a c or p or e e d i no t i p e r s o na g g i c o me N a t uz z a E v o lo , S a n P i o d a P ie t r e lc i n a , S a n G i us e p p e d a C o p e r t i n o , S a n t ' A n t o n i o d a P a d o va e t a nt i a lt r i ( B e r na d e t t e s uo r L uc i a - i r a ga z z i d i M e d j u go r j e ) .

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Q ue s t e e s p e r ie nz e c o ns is t o n o i n f e no me n i d i b i l o c a z io n e , t r a s lo c a z io n e , l i e v it a z i o ne o vo l i e r a p i me n t i e s t a t i c i, c he p e r me t t o n o d i o lt r e p a s s a r e la b a r r ie r a “ p s ic o l o g ic a ” d e l l a d i me ns i o ne s p a z io t e mp o r a le . A t a l i fe n o me n i s i p o s s o n o a g g i u n g e r e a n c h e le “ l o c u z io n i ” ( d i t i p o a u d it i v o o e xt r a s e ns o r i a le - me t a p e ns ie r o - ) . E ' c e r t o c he q ue s t e ma n i f e s t a z io n i p o s s o n o e s s e r e p r e s e nt i a nc he ne l l e c u l t ur e o r ie n t a l i e d i n a lt r i c o n t e s t i c u l t u r a l i, m a n o n s o n o a m ma n t a t i d a l c a r is ma c he d e r i va d a l c a r a t t e r e r e l i g i o s o , c he s i p a l e s a c o n la c r is t i a n it à e l a s a nt it à d i q ue i p e r s o na g g i, i q ua l i e nt r a no i n c o n t a t t o c o n u na r e a l t à me t a f is ic a , c o me d a lo r o s t e s s i a f f e r ma t o . C he t a l i ma n i f e s t a z io n i n o n ve n ga n o c o ns i d e r a t e r e a l i, p e r c hé no n c o nd i v i s e d a t u t t i, s a r e b b e c o me a f f e r ma r e c he b a s t e r e b b e c h i u d e r e g l i o c c h i p e r c e la r s i a l l ' a l t r u i p r e s e n z a , o p e r fa r s p a r i r e g l i a s t a n t i . L‟ a g n o s t i c o , i n g e n e r e , r i t i e n e c h e a l d i f u o r i d e l l a r e a l t à s e n s i b i l e i n c u i v i v e v i è i l n u l l a e , q u i n d i, la r e a l t à m e t a f i s i c a no n s a r e b b e a lt r o c he u n a i l l u s io n e . A s e g u i t o d e l l e c o ns id e r a z io n i a va nz a t e s e mb r e r e b b e , i n ve c e , q ua s i ve r o i l c o n t r a r io . A t a le p r o p o s it o , s i p u ò s o s t e ne r e c he la v e r a A r t e , i n p a r t ic o la r e , a f f o nd a le r a d ic i i n q u e l la r e a lt à u lt i ma , me n t r e , s p e s s o , o g g i g i o r no , l a c o s id d e t t a a r t e p os t m od e r n a r is u l t a e s s e r e i nc o mp r e ns i b i le a i p i ù, p o ic h é n o n s c o n vo l g e l ' a n i ma d e l l o s p e t t a t o r e i n q ua n t o no n s i r ic o l le ga a u na s i f f a t t a r e a lt à . O s s e r va nd o l‟ a t t i v i t à p o e t ic a e mu s ic a le , n o n s i p u ò c he r i l e va r e c o me e s s a s ia f o r t e me n t e c a r a t t e r iz z a t a d a u n f a t t o r e i mp r e s c i nd i b i l e c he a c c o m u n a t u t t i i ve r i a r t is t i : q ue l s e n t o r e d i i n e l ut t a b i l i t à e d i a b b a nd o no t o t a l e c he a v v o l ge e d i la n ia l ' a n i ma , i n u na s o l a p a r o la : l ' a m o r e c he s i p r o v a p e r c i ò c he s i c r e a e c he no n p u ò e s s e r e i n a lc u na ma n i e r a d i s c o no s c i u t o . I n f o n d o , q ua l o r a s i t r a t t i d i ve r a A r t e ( ve d i M ic he l a n ge l o , R a f f a e l lo , D a nt e , B e e t h o ve n, B a c h e c c . ) , e s s a d i p e nd e d a u na V o lo n t à D i v i n a , c he p l a s ma i l s o g g e t t o c r e a t i v o e lo a v v i c i n a s e m p r e p i ù a l l a p e r fe z i o n e d e l l a r e a lt à s up e r io r e e xt r a s e ns i b i le ( c h e P la t o ne d e f i n ì p e r is p ir a z i o ne “ I p e r u r a n i o ” ) . A l la L u c e d e l la R i v e la z i o ne c r is t ia n a , t a le R e a lt à s i id e n t i f i c a i n q ue l l a S o p r a n na t u r a le d e l D i o ( d ' ) A m or e . D e f i n i r e o d e f i n i r s i u n a r t is t a n o n è u n p e c c a t o d i p r e s u nz io n e , p o ic hé no n s i vo g l i o n o s o t t o l i n e a r e le c a p a c i t à e s t e r i o r i d i u n d a t o s o g g e t t o , ma p i u t t o s t o s o s t e ne r e q u e l la u n i c a e f o nd a me n t a le c a r a t t e r i s t ic a c h e a c c o m u n a t ut t i i ve r i a r t is t i. P e r c iò , a r t is t a p u ò e s s e r lo c h i u n q ue , no n s o l o u n p o e t a , u n b a l l e r i n o , u n c o mp o s i t o re , u n m us i c is t a , u n p it t o re , u no s c u l t o re , ma a nc he u n a rt i g i a no , u n o p e r a io , u n n e t t u r b i n o , o u n me c c a n ic o , s e fa i l p r o p r i o la v o r o c o n a mo r e , d e d iz io ne e c r e a t i v i t à . I l f a t t o d i b e n r i us c i r e ne l p r o p r io o p e r a t o , i l c o s id d e t t o t a l e n t o, s e t a l i c a r a t t e r is t ic he s o no ge n u i n e e d ha n no l ' I m p r o n t a D i v i n a , no n è a lt r o c he u na c o ns e g ue nz a : D i o è i l p i ù g r a n d e C r e a t o r e e d A r t i s t a . I l f u lc r o d e l d is c o r s o , q u i n d i, s t a p r o p r i o ne l c o nc e t t o d e l l ' A m or e c he p e r me a l ' e s is t e nz a u ma n a : s e n o n e s is t e s s e l ' a m o r e n u l l a s a r e b b e p o s s ib i l e . 19


I g r a nd i r is u lt a t i a r t is t ic i e s c ie nt i f i c i, c o me q ue l l i d e l l a r ic e r c a e d a n c he d e l la f i l o s o f i a , s o no d o v ut i a l l a gr a n d e d e d iz io ne e d a b ne g a z io ne c he no n s o n o a l t r o c h e l 'a l t r a f a c c i a d e l l a m e d a g l i a s u c u i c 'è i l S i g i l l o D i v i n o d e l l ' A m o r e . P a r a d o s s a l me nt e , a nc he c o lo r o c h e r i f i u t a no l ' i d e a d e l la C r e a z i o ne D i v i n a , s e s i d e d ic a n o c o n a mo r e a l p r o p r i o o p e r a t o , no n f a n no a l t r o c he c o nt r a d d i r s i. L ' U n i v e r s o s t e s s o , i n d ip e n d e nt e me nt e d a l le t e o r ie s u l la s ua o r i g i n e e s u l s uo d e s t i no u l t i mo , c o n l e e no r mi c o mp l e s s i t à e c o n la s ua s c o n v o l ge n t e p e r f e z io ne e b e l le z z a n e i d e t t a g l i, c o n la r e la z i o n e fr a l ' i m me n s a m e n t e p ic c o l o e l ' i m me n s a me n t e g r a nd e ( m i c r o c o s mo - ma c r o c o s mo ) , c o me o s s e r va va lo s c ie nz ia t o E nr i c o M e d i, è i l F r u t t o d i u n e n o r me A mo r e c he ne è l ' o r i g i n e c a us a le . N o n a c a s o , ne l l e r e l i g i o n i o r ie n t a l i c o me i l t a o is mo , e s s o è c o ns i d e r a t o la G r a nd e M a d r e , c o s ì c o m e la ma d r e c he c o nc e p is c e e p a r t o r is c e u n f i g l i o p e r a mo r e . S e a l la b a s e d e l l e no s t r e a t t i v i t à c ' è l ' a mo r e ( c o me ne l g e n it o r e c he a ma e s e g ue c o n c u r a e d e d iz io n e la p r o p r i a p r o le ) , d is c o n o s c e r e e r i f i u t a r e t a l e s e nt i me n t o va r re b b e c o me c a nc e l l a re e d a n n u l l a r e la p ro p r ia e s is t e nz a e m i s c o no s c e r e le p r o p r ie o r i g i n i. I l p e r p e t u a r s i d e l la s p e c ie u ma na no n è a l t r o c he i l f r ut t o d i q ue s t o D i v i n o D is e g n o d ' A m o r e : i n fa t t i, u n a D i v i n i t à s e n z a A m o r e , a l la l u c e d i q u a n t o i l l u s t r a t o , s a r e b b e i nc o e r e n t e e i nc o mp a t ib i le c o n q u a nt o c r e a t o e p r o d o t t o . S e i l f i g l i o è f r ut t o d e l l ‟ a mo r e d e l p a d r e e d e l l a ma d r e , a lt r e t t a n t o l ' u o mo è i l f r u t t o d e l l‟ A m or e d i D i o, C he è P a d r e e M a d r e . I n f i n e , a nc he s e no n f o s s e s t a t a r i v e la t a la V e r i t à d a l C r is t o , l ' u o mo a vr e b b e u g u a l me n t e r i c o no s c i u t o i l B e n e U lt i mo , d i C u i s i n u t r e ne l l a s ua b r e v e e s is t e nz a t e r r e na e d i C u i p u ò p a s c e r s i c o me C ib o C e le s t e i n q ue l l a U l t r a t e r r e na : l ' A m o r e c he s c a t ur is c e d a l l o S p ir i t o S a nt o e c he E ’ l o S p i r i t o S a n t o, D I O ! Non è possibile amare il prossimo se non si è in una situazione di verità. Senza la Verità vengono a mancare i presupposti dell‟Amore. “Amare i nostri ne mici e pregare per quanti ci perseguitano”, questa è la condizione evangelica per essere “figli del Padre vostro che è nei Cieli”. La Verità è il „timone‟ che guida la nostra vita, che sconfigge l‟ipocrisia di chi vuole divulgare false interpretazioni della stessa realtà. Gesù ha detto: “La verità vi farà liberi”, (Gv 8,32). La L u c e d e l l a c o n o s c e n z a , o s s i a l a V e r i t à , c h e a b b a g l i a v a S a n P i o d a P ie t r e lc i na no n e r a , q u i n d i, a lt r o c he l o S p i r i t o S a nt o . L a L uc e c he d o b b i a mo t ro va re ne l l 'i mo d e l no s t ro c uo re , d i c u i è i no n d a t a l 'a n i ma , è , p e rc iò , l 'A mo re d i D io . D i c o ns e g ue nz a , d o b b ia mo r ic o no s c e r e c he o g n i t a le n t o e d o g n i f o r ma d i a r t e c he è d e n t r o d i no i è u n D o n o D i v i n o : p e r q ue s t o d o b b ia mo p r o f o nd e r lo a g l i a l t r i c o n lo s t e s s o a mo r e c o n c u i c i è s t a t o d o na t o . C o l u i c he r i f i u t a la V e r it à d i q u e s t a L u c e , s i c o mp o r t a c o me „ L uc i f e r o ‟ ( c r e a t o c o m e p o r t a t o r e d i „ l u c e ‟ ) , c h e h a v o l u t o r i n u n c i a r e a d e f f o n d e r La , r ib e l l a nd o s i a l l‟ O n n i p o t e nz a d i D i o , P a d r e e C r e a t o r e . 20


D a l le va r ie a r g o me n t a z io n i d e l l ib r o s i e v i n c e c he q ua nd o L uc i f e r o , c he è s e mp re a n n i d a t o d e n t r o d i no i, p r e n d e i l s o p ra v ve n t o , t r io n fa no l 'i n v i d ia e la ge l o s ia , l‟ o r go g l i o , la p r e p o t e nz a e l ' a r r o ga n z a , la v io l e nz a e la s o p r a f f a z io ne . E c c o p e r c hé i l “ p o t e r e ” ( ma s s o n i c o o ma f i o s o ) a g is c e ne l na s c o n d i me n t o , ne ga n d o a g l i a l t r i la p o s s ib i l i t à d i e s p r i me r s i e d i r e a l iz z a r s i ( a b us o d i p o t e r e , c o r r uz i o ne , a v i d it à , s o p r a f f a z i o ne ) . I l d e na r o , i n q ua n t o t a l e , è u n o s t r u me n t o d e l p o t e r e c o r r o t t o c he , o g g i g i o r no , p i ù c he ma i, s o f f o c a l a mo r a l e e d e p r i me la c r e a t i v i t à d e l l ' e s s e r e u ma n o , i nt e r r o mp e nd o q u e l la s i n t o n ia c he e s is t e f r a Creat o e Creat ore. D o p o q ue s t e c o ns id e r a z io n i, p o s s ia mo c o nc l u d e r e c h e le mo l t e p l i c i i n d a g i n i fa t t e d a l l‟ A u t o r e , p e r i n t e r p r e t a r e me g l i o la N a t u r a D i v i n a e le S a c r e S c r i t t u r e , c o n f e r ma no c he c h i s e g ue l ' A mo r e ( d i D io ) n o n p uò s e g u i r e i l d i o P l u t o ( d e na r o ) , t a n t o me no a c c e t t a r e i l c a p it a l is mo n é l ' a t e is mo , p o ic h é e s s i ne ga n o o , c o mu n q ue , va n no c o n t r o le F i na l i t à D i v i n e . Per tutto questo, è i m p o r t a n t e r i c o n o s c e r e i l v a l o r e d e l l a v o r o , s ia ma n u a le , c he i n t e l l e t t ua l e , no nc hé a r t is t i c o , c o me a n c he r i s p e t t a r e i t a l e nt i d i o g n i i n d i v i d u o , q u a l i e f f e t t i n a t u r a l i d e l c o n c e t t o fo n d a me n t a le d e l l‟ A m o r e D i v i n o . S e b b e n e la s o p r a f fa z i o n e e la p r e p o t e n z a d e g r a d i n o i l v a l o r e d e l l a v i t a , a n n i e nt a n d o la d i me ns io n e e la l ib e r t à d e l l‟ u o mo , t a le t e o d ic e a ( s us s is t e n z a d e l ma l e , no no s t a nt e l‟ A mo r e D i v i n o ) e s is t e p e r u n a le g g e d i c o mp e ns a z i o ne , s u c u i l‟ uo mo no n p u ò d is q u is i r e , né t a nt o me n o p uò s ve la r ne i l mi s t e r o . E g l i no n p u ò n e m me n o e s o n e r a r s i d a l la fa c o lt à d i d is c e r n e r e i l B e n e d a l M a l e . P e r t a nt o , no n c i r e s t a c he a f f i d a r c i a l l a V e r i t à , c o ns o l i d a nd o la S p e r a n z a , p e r s vo l g e r e u mi l me n t e e s e r e na me nt e le n o s t r e a t t i v i t à q uo t id ia n e , c o n la me d e s i ma s e mp l i c i t à c o n c u i a g is c e u n ne o na t o , P ur a I m ma g i n e d e l l‟ A mo r e Divino. L'am or c he m ov e il s ole e l'altr e s te lle ( Dante Alighieri dal Paradiso )

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L a S p er a n z a n el l a Ver i t à Speri Israele nel Signore, ora e sempre. (Salmo 131)

Perché esistiamo? Che senso ha la vita? Come dovremo impiegare la nostra vita mortale? Dobbia mo rendere conto a un Creatore Onnipotente? Ci poniamo queste do mande sopratutto quando avvertia mo quanto sia precaria la vita. Ma non c‟è bisogno di arrivare ad una situazione estre ma per chiedersi come mai esistiamo. La do manda può sorgere anche quando la vita ci delude o quando riflettiamo sul nostro modo di vivere. Comunque una cosa è certa: il bisogno spirituale è stimolato dalla sofferenza. Una sofferenza che secondo tutte le tradizioni delle più antiche importanti civiltà era inesistente durante la primordiale “età dell‟oro”. La vita è spesso paragonata a un viaggio. Proprio come un viaggio senza meta, si può vivere la vita senza sapere quale sia il suo vero scopo. Si rischia così di cadere vittima di “un' attività fine a se stessa”, di ottenere successi privi di significato, a spese di cose che improvvisa mente si riconoscono, paradossalmente, come di gran lunga più preziose! “Vittorie di Pirro” che lasciano solo un senso di vuoto insaziabile, inappagabile. Il desiderio di capire perché esistiamo attraverso le varie teorie scientifiche e fantascientifiche, filosofiche e religiose, trascende le differenze scolastiche, culturali, etniche e di età; così, l‟interrogativo ricorrente sul senso dell‟esistenza accomuna gli uo mini di tutte le epoche. Appurato oggettivamente, quindi, che abbiamo un‟esigenza di trascendenza che nasce dall‟inquietudine di vivere in questa realtà pericolosa e difficile, l‟ultima domanda sorge spontanea: <<Chi o che cosa ci appaga e ci realizza con dignità?>>. Anche la Bibbia parla di persone che si chiesero quale fosse lo scopo della loro vita, dopo aver perso beni (materiali e spirituali) e figli, mentre stavano soffrendo a causa di una malattia straziante. In effetti la sofferenza è il bivio della vita. Essa può essere il motore (co me lo fu anche l‟insoddisfazione di Adamo prima di Eva), o può essere l‟ostacolo che impedisce di dare un significato al tutto. Il dolore, se accettato come mezzo per far crollare i pregiudizi, derivanti dalla nostra presunzione, o come stimolo per cercare di comprendere con obiettività noi stessi, il prossimo e l‟Assoluta mente Altro, ci può cambiare radicalmente, facendoci vivere, quasi con pienezza e dignità inaspettate, le prospettive future ed inattese. Anche la pienezza è possibile, ma questa ad un' analisi approfondita e completa di fatti personali e comunitari, storici e attuali, sembra confinata solo nell‟esperienza ebraico- cristiana, grazie al duale e inscindibile uso di fede e ragione, ispirato dalla Terza Persona della SS. Trinità. “Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò che non ti aspettavi” (Eraclito). “Senza Gesù Cristo si costruiscono solo le proprie macerie. Chi vuole qualunque altra cosa che non sia il Cristo, non sa quel che vuole. Chi domanda altra cosa che non sia Gesù Cristo, non sa quello che do manda. Chi non opera per Nostro Signore, non sa quel che fa” (S. Filippo Neri). 22


“Io di uo mini me ne intendo e Gesù Cristo non era sola mente un uomo” (Napoleone Bonaparte).

Tiriamo avanti come un asino. Ciò di cui ha bisogno l‟uomo è la memoria dell‟asino che mai scorda dove mangia (Sofocle)… „pane, amore e conoscenza‟. I primi credenti si definivano “testimoni della Risurrezione” e i credenti di tutti i tempi, di qualunque collocazione geografica, di ogni contesto sociale non possono essere definiti diversamente. Una notte, raccontano gli Atti, il Signore compare in visione a Paolo, verosimilmente titubante per la sua malferma salute e stanco per le incessanti persecuzioni che da ogni parte gli piovevano addosso, e gli dice: “Non avere paura, ma continua a parlare e a non tacere, perché Io sono con te e nessuno potrà farti del male, perché Io ho un popolo numeroso in questa città” (Atti 18,9). Lo stesso Signore che in precedenza aveva detto agli Apostoli: “Venite in disparte in un luogo solitario e riposatevi un po'…” (Mc 6,31). Ma Gesù oltre che indicare i tempi (“rimanete in città fino alla venuta dello S.S.”, “ impediti dallo S. S. di annunziare la Parola in Asia” ecc.) e i modi ( “non date perle ai porci”, “siate miti e umili”, ecc.) più opportuni, indica anche lo spazio di questo co mpito della Testimonianza “Sarete testimoni di me in Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Sa maria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8). In un certo senso Freud, Lucrezio e Marx hanno ragione, quando affermano che la religione (l‟uomo che si vuole rapportare con un' entità superiore) è nata per consolarsi dalla società ingiusta e dalla sofferenza corporale, ma Dio non è un' invenzione umana, come si cercherà di spiegare in queste pagine. Anticipiamo subito che la religione ebraico-cristiana è l‟unica in cui esiste un rapporto paritario tra Dio e l‟uo mo, ed è l‟unica in cui non è l‟uo mo che cerca (desidera) Dio ma l‟incontrario. Inoltre il cristianesimo ha una sua logica che lo differenzia anche dall‟ebraismo: E‟ la logica del “Codice delle Beatitudini” (Matteo 5,1; Lc 6,20). Le 8 Beatitudini enunciate nel Discorso progra mmatico della montagna: sono la “Magna Charta del Cristianesimo”. In esse Gesù ha condensato l‟essenza del suo Messaggio. Tra questi 8 punti essenziali, il distacco dai beni della terra, occupa il primo posto. Avere, godere, potere: sono le 3 “arpie” che tengono schiavo il cuore dell‟uo mo, impedendogli di sperimentare la bellezza dell‟amore puro e donativo. M. Scheler, nel suo scritto Il risentimento nella edificazione delle morali, si confronta criticamente con la celebre analisi del risentimento sviluppata da F. Nietzsche in Genealogia della morale e utilizzata come ipotesi filologica circa l‟origine della morale cristiana, rifacendosi in modo particolare al celebre “discorso della montagna”. Secondo lui l‟ incapacità di farsi valere, di vendicarsi, propria dei deboli, porta ad un interiore avvelenamento, ad un accumulo di rancore che, non potendo essere espresso, diventa risentimento; per Nietzsche questo tipo di velenosità interiore è la caratteristica peculiare della morale cristiana: …l‟impotenza che non sa rendere pariglia viene spacciata per bontà; la bassezza timorosa per umiltà; la soggezione al 23


cospetto di quegli che odia viene spacciata per obbedienza; il non potersi vendicare si chia ma perdono. Scheler, analizzando l‟ipotesi di Nietzsche, osserva tuttavia co me le beatitudini non costituiscano affatto un invito alla passività e al fatalis mo, ma anzi intendono incoraggiare chi sta soffrendo a motivo della propria fede a non rassegnarsi, a non arrendersi, perché non sarà abbandonato a se stesso. Si potrebbe aggiungere che stimolano a prevenire l‟azione del male secondo l‟adagio “prevenire è meglio che curare”. Le beatitudini in particolare mostrano una visione inedita di Dio, che si interessa con amore dei piccoli, dei deboli, degli ultimi, di chi non conta nulla, procedendo nella direzione contraria all‟invidia autodistruttrice. Secondo B. Spinosa, l‟invidia è la radice comune dell‟orgoglio e della disperazione: “ L‟orgoglio è la gioia che nasce dalla falsa opinione che noi siamo superiori agli altri. La disperazione è la tristezza che nasce dalla falsa opinione che noi siamo inferiori agli altri o che comunque ci sarà sempre qualcuno superiore a noi e che ha in mano il nostro destino. Sorprendentemente, entrambe queste emozioni producono invidia. Non è detto che l‟invidia sia presente soltanto in chi non ha avuto sufficiente successo o riconoscimento, essa si insinua ugualmente nella persona che ha ricevuto molto dalla vita, ma che è ambiziosa, come aveva riconosciuto già Aristotele. “Se possibile, per quanto cioè sta a voi, siate in pace con tutti gli uomini” (R m 12,18).

L‟Universo non è Dio ma di Dio. Tale affermazione è supportata da varie ragioni. In primis dal logico principio fisico della causalità (non casualità): la causa (l‟origine) dell‟effetto (del fenomeno) universo è trascendente e antecedente ad esso. Per il principio di causa ed effetto, se esiste il mondo, esiste anche il suo autore! Un edificio presuppone ed esige un architetto; una tela, un pittore; una statua, uno scultore; un poema, un poeta; un fulmine, una differenza di potenziale elettrico (tra nube e suolo o all‟interno di una nube): per lo stesso principio e a maggior ragione l‟universo presuppone ed esige un Essere supremo, creatore ed Ordinatore di ogni cosa! L’universo in ultima analisi è formato da energia (vita e materia), forma e legge costrette tutte e tre ad essere necessariamente fra loro interdipendenti, indissolubili, contemporanee (nessuna delle 3 ha creato le altre 2); ciò significa che non sta nell‟universo la causa creatrice, ma essa trascende il creato. Vi è quindi un Amalga matore che dall‟energia informe ne ha ricavato innumerevoli forme e l‟ha sottoposta a molteplici e immutabili leggi. L’universo conosciuto, è composto dal regno: vegetale, animale e minerale. Orbene nessuno dei 3 è capace di generare dal nulla, sostenere, annullare (istantaneamente o gradualmente) se stesso e/o gli altri. Una pietra, non è capace di creare e mantenere né un cavallo, né una margherita, né un'altra pietra; un canarino non è capace di creare e mantenere né un fiume, né una quercia, né un altro animale; un abete non è capace di creare e mantenere né una formica, né una montagna, né un'altra pianta. A proposito Dio sia lodato e benedetto per le piante perenni ( sempre verdi ), che a differenza di quelle stagionali ci dilettano tutto l‟anno. Quindi ci deve essere un “quarto regno” capace di causare gli altri 3. Mentre un vivente che muore 24


corporalmente può trasfor marsi ( con i dovuti tempi ) sotto i nostri occhi in un minerale ( molecole che vanno a comporre una pianta, un terreno, e poi le ritroviamo in un vivente ), non è mai stato documentato il contrario. La realtà è che la vita dona numerosi poteri all‟inorganicità minerale, ad esempio: la produzione di un frutto, il volare di un uccello, la crescita di un seme, la riproduzione sessuale e agamica, la sintesi di infiniti ele menti biochimici co me l‟urina, il sangue, il latte ecc. Invece, ad es., non si è mai vista una pietra alzarsi volontariamente in volo ! L‟analogia del fuoco ci può aiutare a capire la simultanea unità e differenza di Dio e delle sue energie (emanazioni) di varia densità (materialità) e vitalità (spiritualità). Il fuoco ha due energie principali: il calore e la luce. Entrambi sono diversi dal fuoco, sono cioè sua emanazione, per cui percepire calore e luce, non vuol dire che ci trovia mo necessariamente nel fuoco, esso può anche essere nelle vicinanze. Inoltre, calore e luce possono essere di varia gradazione. Il fuoco, o meglio un focolare, ha un valore emblematico (significativo) perché illumina, riscalda e raccoglie gli infreddoliti: è dunque la migliore icona naturale del Soprannaturale. Il biologo Richard Dawkins uno dei guru dell‟ateismo citato spesso per molti anni dalla stampa laicista come prezzemolino in ogni minestra a 75 anni ha detto: “Ho speso tutta la vita per dimostrare e divulgare l‟ inesistenza di Dio eppure sento di aver fallito”. Povero cristo ! Mettersi contro Dio non è poi il massimo della vita ! Durante questa tremenda navigazione nel mare dell‟esistenza dove si rischia ogni momento di annegare, solo Dio è con noi sulla barca della nostra vita e ci guida attraverso la voce le creature e della coscienza.

La teleologia vince il meccanicismo. Quanto detto non è un' empirica elucubrazione filosofica ma è la stessa ricerca sperimentale che ha confermato questo: tutta la realtà conosciuta è energia. La materia è energia condensata: materia ed energia liberata possono trasformarsi l‟una nell‟altra secondo la formula famosa di A. Einstein E=mc2 che ha dimostrato l‟equivalenza tra massa (misurata in Kg) ed energia (m. in Joules). L‟energia posseduta da un corpo è equivalente alla sua massa per il quadrato della velocità della luce. Quindi, un corpo di massa m in una reazione nucleare può produrre una quantità di forza equivalente e viceversa. Quando si uniscono tra loro i nucleoni ( protoni e neutroni) a formare un nucleo, una parte della loro massa è convertita in energia detta di legame (nucleare) che corrisponde a quella necessaria per allontanare le varie particelle l‟una dall‟altra. Quindi l‟energia di legame di un nucleo può essere considerata la forza richiesta per staccare i nucleoni dal nucleo o la forza liberata nell‟ipotetica formazione del nucleo per condensazione dei singoli nucleoni. Con tale equazione è stato possibile prevedere l‟enorme quantità di forza liberata nelle bombe atomiche e a idrogeno. La ricerca ha poi accettato, o meglio accertato, il postulato dell‟evoluzione dell‟universo a partire da un' iniziale altissima concentrazione puntiforme di energia, che si è andata espandendo e raffreddando, dando origine prima alle particelle che compongono la materia (elettroni, protoni, neutroni, ecc.), 25


poi agli atomi leggeri (idrogeno ed elio) e quelli via via più pesanti. Successivamente le nubi caldissime di materia dispersa nello spazio in espansione, si sono condensate a formare stelle, pianeti e galassie (siste mi stellari) come la Via Lattea che co mprende il nostro Sistema Solare. Sul pianeta Terra la dinamica di corpi e forze, per volere di “Colui che oscura il sole”, ha generato complesse aggregazioni che chiamiamo organismi viventi, ognuno dei quali possiede nella sua intima struttura cellulare un grande libro naturale, chia mato, geno ma. La vita è in ogni suo aspetto: trasformazione dell‟energia (strutturazioni e destrutturazioni). Il suo alimento fondamentale è l‟energia elettromagnetica solare. Il Sole è un' immensa fornace termonucleare che irradia luce e calore prodotta dalla trasformazione dell‟ idrogeno in elio. In questa trasformazione di massa ( energia ammassata), una certa quantità diviene forza (energia liberata), secondo la formula einsteniana. Poiché c, la velocità della luce, è un numero grandissimo (300.000km al secondo), basta una piccolissima massa (m) di energia materiale per produrre una grandissima quantità di energia raggiante (E).

Se Dio è morto, neppure io sto tanto bene. Il filosofo tedesco Emmanuel Kant (1724-1804) affermò “Due cose mi rie mpiono di a mmirazione: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in noi”. La sua ricerca metafisica, però, non lo portò a fare esperienza concreta di Dio, anzi egli fu il fautore di una tesi filosofica che crede possibile un vita virtuosa pur negando Dio e l‟anima. La realtà è che senza la forza della fede, o almeno la Speranza in Dio, anche l‟ateo o l‟agnostico più ben disposto a vivere secondo principi morali universali, alla lunga cede all‟abbrutimento ed alla degradazione personale e relazionale. Lo stesso discorso vale a livello sociale e civile, co me dimostrano i sanguinari regimi nazionali, nat i dalle atee e moraleggianti rivoluzioni francese, bolscevica, nazista e maoista. “L‟antropologia pone nell‟aldiquà l‟essere divino che la teologia comune, per paura e inco mprensione, pone nell‟aldilà”. “Siamo situati all'interno della natura e dovrebbe essere posto fuori di essa il nostro inizio, la nostra origine? Viviamo nella natura, con la natura, della natura e dovre mmo tuttavia non essere derivati da essa? Quale contraddizione!” Ludwig A. Feuerbach (1804-1872) Karl Marx (1818-1883) ha sostenuto che l‟unica realtà è quella materiale. L‟uomo è il suo lavoro e ciò che conta sono i rapporti economici. Dio non esiste e la religione è nata solo per consolare, vana mente, l‟uomo oppresso e alienato (è lo sfrutta mento sociale che ha creato le religioni); essa è quindi falsa e non permette la nostra realizzazione autentica. Questa va cercata piuttosto nel mondo presente, attraverso l‟impegno nella trasformazione della realtà, dei rapporti di lavoro e nel supera mento delle condizioni di oppressione. Marx evidentemente non sapeva o non gli aveva insegnato nulla la rivoluzione napoletana del 1647, capeggiata da un tal pescivendolo Tommaso Aniello, detto “Masaniello”, che appena prese potere diede segni di follia e, per questo, fu ucciso dai suoi stessi partigiani. Altrettanto egli non riuscì a leggere 26


“Il gattopardo”, il capolavoro letterario di Giuseppe Tommasi (1896-1957), principe di Lampedusa. Il gattopardo, ambientato in Sicilia, è un ro manzo di rievocazione storica, che esamina la trasformazione sociale e politica della Trinacria, in conseguenza della fine del regime borbonico e dell‟avvento di una nuova classe sociale, in luogo delle precedenti nobili famiglie reali: la “rispettata e illuminata” borghesia… massonica e mafiosa. Celebre è la frase pronunciata da Tancredi Falconieri, nipote del principe Fabrizio Salina, “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto (apparente mente) cambi”. A significare che nel mondo non ci sarà mai nessun reale cambia mento. In realtà, di cambiamento, ce n'è stato uno solo: quello della “civiltà dell’amore”, portata prima da Gesù Cristo e, poi, dai Suoi discepoli, compresi gli scienziati cristiani, grazie ai quali si deve la moderna tecnologizzazione del pianeta. Egli è stato ed è l‟unica causa in grado di spezzare lo status quo del potere fondato sulla crudeltà, sulla miseria, sull‟ignoranza e sull‟inganno. Tutte le rivolte popolari acristiane, alla fine, sono sempre state “trasformistiche”, hanno, cioè, solo sostituito i protagonisti dello status quo. Infatti, un' altra celebre frase de Il gattopardo è “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni, quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, Gattopardi, sciacalli e pecore continuere mo a crederci il sale della terra”. Insomma, la storia umana senza il Cristo, Figlio di Dio, non procede verso il “compimento delle magnifiche sorti e progressive”. Si legge e si dice: “Io non posso credere in Dio se vedo un bimbo devastato da tale malattia” (da “La peste” di A. Camus. 1913-1960). “L‟ateismo non è altro che la reazione delle persone razionali di fronte a credenze religiose prive di giustificazione... E‟ stato ancora detto: “E‟ davvero sconvolgente che un libro tanto banale come la Bibbia sia ritenuto il frutto di una mente onnisciente” (Sa m Harris, filosofo neuroscientifico americano). L‟ennesimo filosofo tedesco Fredrich Nietzsche (1844-1900) ha sostenuto che la religione, e il cristianesimo in particolare, sia qualche cosa di profondamente falso. Anche per lui, Dio non esiste, è frutto della invenzione dei deboli, di coloro che si illudono, così, di non essere schiacciati dai più forti. Ciò che conta, per costui, è l‟uomo e la sua libera decisione, che non ha imposizione da nessuno, perché non esiste nulla di più grande (dell‟uo mo!). Richard Dawkins, biologo, rincalza: “Il mio concetto di Dio è che si tratti di una costruzione umana. Non esiste nulla di simile a Dio se non nell‟immaginazione umana. La vita si è formata per un insieme di occasioni fortunate”. “E‟ tutto qua. Nessuna vita dopo la morte, grazie a Dio!”, dice Bob Geldof, cantante. “Il mondo è diviso in 2 e ognuno fa la sua scelta di campo. Da una parte, i penitenti a testa bassa… dall‟altra parte, gli impenitenti, impertinenti a testa alta”, Pier Giorgio Oddifreddi, mate matico. Un‟altra affermazione del genere viene scandita da Sigmund Freud (1856-1939), il quale ritiene che la religione sia una “illusione infantile”. Essa nasce dai desideri più antichi dell‟umanità. Tutte le dottrine religiose sono incredibili ed indimostrabili, 27


sono un “ fenomeno psicologico”. Dio, secondo Freud, sarebbe una idealizzazione della figura paterna. George Christoph Lichtenberg, filosofo, preferisce “Non negare né credere”, Philip K. Dick, scrittore, asserisce: “Credo che mi possiate definire un neoplatonico con sfumature agnostiche”. Un altro personaggio meno noto, l‟attore Jack Nicholson, afferma: “Non ho un concetto di Dio, sebbene ci pensi molto. Invidio le persone che hanno fede”. Via, via, si manifestano diverse concezioni, a seconda delle personali vedute e sensazioni, legate alla cultura, all‟educazione ricevuta in fa miglia, alla formazione impartita dai maestri o, alla fine, da vere e proprie campagne di divulgazione atea, come quella in cui si ironizza dicendo che: “ La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno”; slogan di una campagna pubblicitaria dell‟Unione Atei Agnostici Razionalisti. Proseguendo nella carrellata delle personali vedute sul proprio “credo”, leggiamo: “Sono figlio di genitori che hanno divorziato più volte, ho vissuto in famiglie di varie religioni, tutte con la certezza assoluta della verità. Per questo non riesco ad affidarmi a nessuna, ma rispetto chi crede”. Tom Hanks, attore hollywoodiano. “Immagina un mondo senza religioni…”. John Lennon, dalla canzone Imagine. “Dite (riferito al Vaticano) al Mondo la verità” (tratto dalla locandina del fil m “Angeli e Demoni”, del regista Ron Howard). “Penso che tutte le grandi religioni del Mondo siano, ad un te mpo stesso, false e dannose. In primo luogo non credo a Dio e nell‟immortalità e, in secondo luogo, Cristo, per me, se è storicamente esistito, non è nient‟altro che un uo mo eccezionale (Bertrand Russel). Continuando in questa colorita passerella di „epitaffi‟, leggiamo ancora: “Se Dio tace, non risponde, abbandona al suo calvario Gesù, l‟uomo più buono mai esistito, vuol dire che Dio non esiste” (Alfred De Vigny, poeta francese). “L‟uo mo è un essere fatto per la morte, per cui la sua esistenza risulta limitata e insignificante” ( M. Heidegger, filosofo ). “Vorrei un po‟ di pace, ma di quella pace che non ha il sapore della morte” (Eduardo De Filippo, commediografo). “Dio esiste, credo, non so… certo, porca miseria, non si vede a guardare quel che succede!” ( Gabriele Salvatores, regista cinematografico ). Cosa aggiungere ancora? Ve n'è per tutti i gusti!

Un rifugio di età in età. Tra tutte queste citazioni, ma ve ne sono ancora tante, il non credente si ritiene sempre più convinto della sua indifferenza verso il sacro; colui che si ritiene religioso entra in crisi e medita; il credente pusillanime si confonde sempre più, cadendo nel peccato dell‟Accidia; l‟uo mo di Fede, anche se con amarezza, cerca di pregare anche per chi non crede nel Divino Creatore, affidandosi alla Luce della Speranza. 28


Ma vediamo come possiamo considerare i concetti personali sopra menzionati. 1. Affermazioni da sempre esistite. Dio non c‟è, dopo la morte non c‟è più nulla, per cui godia mocela. Godersela? Solo l‟ „astuto incantatore‟, „l‟eterno falsario‟ ci può illudere che è possibile una certa qual gioia senza Dio, pur essendo circondati da un turbinio di speculazioni e piaceri inutili, oltre che dannosi, ma soprattutto destinati a malattia, vecchiaia, slealtà e morte putrescente. Chi si gode la vita? I ricchi? I separati? I giovani? i disabili? i drogati? i vedovi? gli orfani? gli angosciati? gli sgomenti? Chi? Nessuno! Il concetto di godersi la vita è campato in aria. Come dunque il partito o, meglio, l‟esercito del materialismo risolve il problema dell‟esistenza? Arraffa e consuma più che puoi (anche te stesso), poi quando le cose si mettono male, quando credi che sei ormai da rottamare, risolvi il tutto, con un “bel” suicidio, più o meno assistito, o con comporta menti suicidi (alcool, droga ecc.). 2. Affermazioni ipocrite, perché noi dovremmo guardare in noi stessi, squarciare il “velo di Maya” delle illusioni e accusare noi stessi per il nostro non essere testardi supplicatori, cercatori e promotori di un' Assoluta verità, bellezza e bontà. Inso mma, nella precedente breve antologia di idee sulla figura di Dio, in parte agnostiche, ma sopratutto atee, si può scorgere il tormento dell‟umanità, quando rifiuta la scelta di vivere secondo la volontà dell‟Unico che ci ama più di noi stessi, che è in noi stessi per guidarci, consigliare, confortare e richiamare, attraverso la cosiddetta „voce della coscienza‟ o dello „Spirito Santo‟, o ancora del „Maestro interiore‟. Ma tutto questo possiamo ancora ritrovarlo fuori da noi stessi, attraverso i segni della natura, dell‟umano e del soprannaturale. Una volontà d’amore (verso se stessi, Dio e il prossimo) che se non compresa deve necessariamente esprimersi col dolore. La prova delle sofferenze (in sostituzione delle non superate prove d‟amore) serve ad equiparare gli odi che vogliamo provare sulla bilancia della libera scelta. In ogni mo mento, quindi, Dio (attraverso le umilianti esperienze dell‟infermità, dell' ingiustizia e della mortificazione) non ci lascia mai in balia delle nostre scellerate scelte. L‟uo mo dunque ha sempre la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Se accettiamo (cioè meditia mo invece di maledire) la sofferenza come aiuto alla nostra incapacità di a mare, essa ci plasma e ci fa persone dignitose invece che bestie in balia di altri esseri. 3. Affermazioni assurde. La vita sarebbe una solenne fregatura anzi non esisterebbe se non avesse un senso. E in realtà a nessuno (atei e agnostici compresi) piace derivare dal niente e andare al niente come sono considerate dagli stessi materialisti, siano essi scettici o negazionisti, il caso e la materia. Il dono della vita non potrebbe esistere se non ci fosse l‟altro contemporaneo dono della speranza in un Dio, cioè in un punto di riferimento assoluto. Ma quale Dio? Solo un Dio d‟amore assoluto rivelato (in primis attraverso la testimonianza biblica) da uo mini che lo hanno sperimentato, dà senso alla vita. Si può andare a destra e a manca, ovunque, fare le più svariate esperienze, ma solo il Dio che si è rivelato prima ad Adamo e poi in Gesù può colmare l‟incolmabile vuoto del non senso cioè del non a mare comunque e dovunque. Se anche paradossalmente il Padre nostro e di Gesù non fosse Dio: meglio 29


l’illusione dell’Amore che una atea o agnostica realtà di odio, di faziosità e di confusione, meglio l‟unica risposta completa piuttosto che domande senza risposte, meglio l‟utile e appagante altruismo che l‟inutile, anzi peggio ancora degradante egoismo, meglio l‟ottimismo pacifico del donarsi che l‟angosciante pessimis mo del cinis mo.

Chiamati a “togliere dagli occhi le fette di prosciutto”. Chia mati a dare senso alla sofferenza e a difendere la vita. Chia mati a rispondere all‟appello di Dio: “Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza (Osea 4:6)”: di conoscenza della Sua persona e del Suo agire per la nostra salvezza. Questo manoscritto di esaltazione e difesa della fede cristiana è una raccolta di testi ad argo mentazione apologetica di autori cristiani (scienziati, giornalisti, sacerdoti, ecc.) che si è cercata di rendere al massimo possibile sintetica, densa, comprensibile e completa. Lo scopo che si prefigge questa antologia di apologia cattolica è quello di dimostrare agli “altri” che il nostro credo non è un fideis mo per creduloni ma anche quello di sollecitare con ragionamenti vigorosi (nutriti) e logici (sensati) una riflessione riguardante una ridefinizione dei criteri di evangelizzazione e di pastura delle anime: per vincere la peste di bestialità che ammorba la società umana, comprese le comunità nominalmente cristiane. Compito immane della Co munità dei credenti è quello di cercare di sradicare con la collaborazione di Dio il male dal cuore degli uomini. Se una società fa uscire Dio da essa, presto questo vuoto viene rie mpito solo da nefandezze (F. Dostoevkij Fedor Michajlovic). Nessun problema collettivo e personale può essere risolto se lo Speciale Uno non è presente ad ogni livello comunitario (stato, famiglia, città). “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. (Dante Alighieri). “Non gli uo mini ma paura, rabbia e odio sono i nostri veri nemici” ( Bruce Lee).

Le travagliate e boicottate verità. Guai a me se non predicassi il Vangelo. (1 Cor 9,16). Si possono conoscere a fondo i Vangeli, ed ignorare Gesù (can. Mauroy) La difficoltà crescente che va sperimentando un qualunque profeta dei nostri giorni che si impegna per scuotere l‟uomo d‟oggi spaventato dal futuro è già stata richiamata dai vescovi italiani nel documento “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, in cui tra l‟altro si enuncia: “…Non è cosi facile, oggi, recare una parola di speranza. Non ci aiuta il suo progressivo ridimensionamento. E‟ offuscato se non addirittura scomparso nella nostra cultura moderna l‟orizzonte escatologico, l‟idea che la storia abbia una direzione, che sia inca mminata verso una meravigliosa 30


pienezza che va al di là di essa. Tali eclissi si manifestano a volte negli stessi ambienti ecclesiali, dove con pavida fatica si cerca di trovare le parole “politica mente corrette” per parlare delle realtà che riguardano la vita eterna”. E‟ dunque un dato di fatto ufficializzato, e non un' opinione, che, avendo molti Padri spirituali ignorato o poco considerato la prospettiva escatologica, le catechesi sui novissimi e la predicazione di stampo apologetica hanno creato fedeli pressappochisti e qualunquisti (con una cultura cristiana scadente e una vita cristiana appena abbozzata) che spesso denunciano di amare molto Cristo e poco la loro Chiesa, che spesso non ritengono doveroso e rispettoso seguire il loro pastore nelle loro scelte e giudizi, ruzzolando così di eresia in eresia. Una Fede vissuta e predicata non basta a salvare una moltitudine di anime, soprattutto in questi tempi. Ma come diceva l‟apostolo Pietro occorre anche esporre le ragioni della Speranza ( le argomentazioni per ben vivere e ben credere) ad atei, scettici, credenti confusi o di altre religioni. Ad es. nel confronto con gli atei si può, tra le varie argomentazioni, citare il dato sperimentale del Big Bang, il quale ci dice che la materia (energia), lo spazio e il tempo sono scaturiti da una singolarità alcuni miliardi di anni fa. Ciò non contraddice, ma conferma il punto di vista teologico biblico, il quale afferma che la causa dell‟Universo è da ricercare logicamente fuori di esso: in un unico essere indipendente da tutto. Genesi 1,1 dichiara: “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Notate che la durata dell‟atto della creazione non è indicata (co me nei libri mitologici) e ciò non contraddice il “grande scoppio”. Infatti, negli anni sessanta del Novecento, Arno Penzias e Robert Wilson, 2 fisici dei laboratori della Bell Telephone nel New Jersey, negli USA, individuarono una strana radiazione alla lunghezza d‟onda delle microonde in ogni direzione in cui puntassero gli strumenti di captazione. Questa radiazione cosmica ha esattamente la temperatura che avrebbe la caldissima radiazione lasciata da un Big Bang una volta raffreddatasi per l‟espansione dell‟Universo. Più di recente si è trovato che è incredibilmente uniforme. Ci vollero 30 anni di dura ricerca per scoprire (che) in tutto lo spazio (ci sono solo) piccole variazioni di temperature. Infatti solo nel 1992 con il satellite COBE si sono trovate leggere increspature, circa una parte su 100.000… E‟ molto più uniforme del colore di un classico foglio per stampante ! “I cani difendono il padrone; ed io dovrei essere muto, quando si maltratta il nome di Dio? Morire piuttosto, ma non tacere !” ( san Girolamo 347-420). Non tacere che la Cristoterapia è l‟unica possibile: l‟unica cura “globale”.

L‟uomo è il segreto nemico di se stesso. Altro che complesso dell‟assedio... qui si tratta di legittima difesa, iniziando innanzitutto ad amarci tra noi cristiani. Ricordando che Gesù ci ha amati non come se stesso ma più di se stesso. Tertulliano, uno dei più grandi apologisti della Chiesa, ancora all‟alba del Cristianesimo scriveva: Verranno giorni in cui l‟inchiostro degli apologeti sarà prezioso come il sangue dei martiri. 31


Quando le persone devote di Berea furono istruite su certe cose dallo stesso apostolo Paolo, esse le considerarono “esaminando ogni giorno le scritture, se le cose stessero così”. (Atti 17:11). Noi dobbia mo stimolare la stessa ricerca di fede nei nostri interlocutori, ma ciò è possibile solo esponendo la nostra vita quotidiana e i perché della nostra fede. Ci sono peccati di parole ma anche di silenzio. E‟ grave colpa tacere quando si deve parlare per cercare la salvezza altrui. Si deve parlare anche quando si devono dire verità scomode, come faceva il Maestro col muso di bronzo, perché questo mondo che adora il dio unico e quattrino è il nostro prossimo ! La conoscenza è strettamente legata all‟etica: maggiore è il grado di chiarezza nella conoscenza del mondo esteriore, maggiormente valida e razionale sarà la nostra azione dal punto di vista morale. (B. Spinosa, filosofo olandese di origine ebrea).

Blob. Ecco un piccolo ma significativo esempio di come la società occidentale si sta “sinistra mente zapaterizzando”. Il 19 febbraio del 2006 un quotidiano britannico, l‟Observer, ha pubblicato un articolo di Nick Cohen intitolato “E‟ da codardi attaccare la Chiesa (cattolica) guardandosi dall‟offendere l‟Islam”. Cohen descrive una sua visita ad una mostra degli artisti Gilbert e George, allestita nell‟East End di Londra. La mostra era intitolata ”Sonofagod Pictures: Was Jesus Heterosexual?”. Il catalogo descriveva le opere come “un attacco alle leggi e alle istituzioni della superstizione e della fede religiosa”. “Ma questo non è un audace attacco a tutte le religioni, poiché riguarda solo il cattolicesimo”, spiega Cohen. “I proprietari della galleria sanno che, per quanto i cattolici possano restarne offesi, essi non reagiranno contro di loro”. Ed ha aggiunto: “Se facessero lo stesso contro la religione isla mica, si scatenerebbe un putiferio”. A tal riguardo la domanda sorge spontanea: invece di cercare di zittire e dileggiare la sincretica chiesa cattolica, cieca guida di ciechi, perché i movimenti lussuriosi, ateisti, libertini, ecc., non organizzano giornate del dissenso, sit-in di protesta e manifestazioni divulgative davanti alle moschee o a centri di cultura islamica? Chissà forse potrebbero ottenere maggiore ascolto. O forse hanno paura? Si possono poi riprendere alcune considerazioni dello scrittore B. Marshall (tratte dal libro “Il mondo, la carne e Padre S mith”) a proposito del mondo occidentale di questi ultimi tempi. “Un tempo la gente si fingeva migliore di quello che fosse: ora invece si finge peggiore. Un tempo, i maschi assicuravano di andare nella loro “chiesa” la do menica anche se non vi andavano: ora invece raccontano che la domenica vanno a giocare magari a golf, e chissà come ci resterebbero male se i loro amici scoprissero che invece vanno (magari per cercare un po‟ di conforto) in una chiesa! “Non abbia mo tempo da perdere davanti a noi se già non è troppo tardi” (E. Fromm).

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Balla coi lupi. San Giovanni Crisostomo diceva: “Nulla è più inutile di un cristiano che non si adopera a salvare gli altri”. L‟essere testimoni coraggiosi è un dovere di tutti i cristiani, perché Dio ci ispira sempre le argomentazioni inconfutabili (incontrovertibili) per controbattere e zittire tutte le tesi che negano l‟esistenza di Dio, la Divinità di Gesù, la santità cattolica, intesa come corpo mistico di Cristo e, quindi, come unico luogo di pace, libertà, dolcezza, compassione, dignità, salvezza. Tutti i battezzati sono chiamati a rispondere all‟appello biblico: …il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza… La Corea è stata evangelizzata da laici poi martirizzati (santi cattolici Andrea Kim Taegòn, Paolo Chong Hasang e compagni) così come molte altre regioni della Terra. Siamo dunque chia mati da Dio non solo ad essere suoi uditori ma anche suoi facitori, cioè a conoscere e a far conoscere con strumenti e linguaggi adatti la Sua personalità, volontà e azione, ed anche le vite dei santi; a far conoscere che il nostro destino non è quello di diventare un mucchietto di fosfati ! Oh, quanto è strabiliante il Supre mo che ha voluto essere bisognoso d‟aiuto per poter dire a coloro che l‟amano: “Tu mi hai beneficato”. Lo stolto nel fasto delle sue cose abominevoli dice: o Dio non c'è o ci ha abbandonati… Ma la speranza dell‟oppresso non rimane delusa, chi ti cerca, o Dio, non l‟abbandoni (Salmi 9-10). Quando nel periodo del Rinascimento (grazie agli studi copernicani e galileiani) ci si rese conto che la Terra era rotonda (invece che piatta) e non era al centro del Cosmo (per erronea interpretazione dei Testi Sacri da parte di alcune autorità ecclesiastiche e politiche dell‟epoca) molti hanno cessato di credere in Dio, anche se il Libro di Isaia, scritto verso il 700 a. C., ci dice chiaramente (pur senza l‟ausilio di telescopi) che la Terra è un globo: Egli è colui che sta assiso sulla volta della terra (Is. 40,22). Come dice l‟adagio “Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere…”. L‟inestimabile Bibbia, nonostante la sua audacia nel dare le risposte alle domande fondamentali della vita nell‟Universo e sull‟origine dello stesso Universo, e, nonostante il fatto che per due terzi si consideri un libro storico, interpretata alla luce della scienza moderna non ha mai mostrato il benché minimo allontanamento dalla realtà; in essa non traspare nessuna mitologia. L‟ignoranza delle Scritture (che sono tutte cristocentriche) è ignoranza di Cristo (San Girolamo).

Mai più ipnotizzati dalle realtà sensibili. Il gran nemico di Dio nel mondo è l‟ignoranza che, insieme alla superbia, è la radice di tutti i mali che affliggono i popoli e turbano le anime. Si ama solo chi si conosce, per questo, i veri cristiani dedicano ogni giorno alcuni minuti alla lettura o all‟ascolto del Vangelo, che ci conduce come per mano a conoscere e contemplare Gesù.

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Ci insegna a vederlo come lo videro gli apostoli, a osservarne le azioni e reazioni, il modo di comportarsi, ad ascoltarne le parole, colme sempre di sapienza e di autorità, ce lo mostra, ora pieno di co mpassione davanti alla disgrazia, ora santamente adirato, comprensivo con i peccatori, risoluto davanti agli ipocriti farisei e scribi che snaturavano la religione, pieno di pazienza verso i discepoli che spesso non colgono il significato delle sue parole. Ci sarebbe assai difficile amare Cristo, conoscerlo davvero, se non ascoltassimo o leggessimo spesso la sua parola. Il male che affligge un gran numero di cristiani è la mancanza di formazione dottrinale. Più ancora, molti sono contagiati dall‟errore, malattia ancor più grave della stessa ignoranza. La “fede semplice” (io credo tutto, anche se non so bene che cosa sia) non è sufficiente per il cristiano che, in mezzo alla gente, trova ogni giorno confusione e mancanza di chiarezza a riguardo della dottrina di Cristo: l‟unica dottrina salvifica, e in grado di risolvere i proble mi etici, nuovi e antichi, nei quali ci si imbatte nell‟esercizio della professione, nella vita familiare, nell‟ambiente in cui si svolge la vita. Il cristiano deve conoscere bene gli argomenti che gli permettono di arginare e di contrastare gli attacchi dei ne mici della fede, deve saperli presentare in modo attraente (non si guadagna nulla con l‟inte mperanza, la discussione accesa, il malumore), con chiarezza (senza sfumare laddove non si può) e con precisione (senza dubbi e titubanze). La “ fede della vecchina” può forse salvare la vecchina, ma non chi gli sta intorno. Ciò che il cuore desidera ardentemente mette le gambe in movimento. (Proverbio del Burundi). Anche se Cristo nascesse 1000 e 10000 volte a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore. (A. Silesius)

E‟ necessario cantare e portare la croce. Gilbert K. Chesterton soleva dire che il mondo perirà non per mancanza di meraviglie, ma per mancanza di meraviglia. L‟umanità contemporanea, disincantata in 1000 guise, ha bisogno di esercitarsi nella semplicità di cuore, nella gioia. L‟evangelizzatore si dispone all‟esperienza della risonanza della gioia, indotta dall‟annunzio che il Divino è venuto in mezzo a noi ed è rimasto definitiva mente con noi. Se la “bella notizia” non si è radicata al centro del suo essere, l‟evangelizzatore sarà solo un mestierante e un ripetitore, al pari di un propagandista o di un piazzista di prodotto, con relativi e apparenti successi effimeri. L‟evangelizzatore è una persona capace di meravigliarsi ogni giorno per questa lieta notizia che risuona nuova ad ogni alba. E‟ una persona che lotta contro l‟ottusità dell‟abitudine, cercando per sé e per gli altri di rinnovarsi ogni giorno. E‟ dunque destinata a restare sempre giovane, a conservare cioè la freschezza della sua conversione per scoprire, con lo sguardo mai avvizzito, gli orizzonti stupendi dell‟autorivelazione di Dio nella storia, che è la rivoluzione di Dio nella storia. Questa meraviglia garantirà la gioia permanente e il suo evangelizzare sarà come intonare un canto diventato motivo dominante sul 34


pentagramma quotidiano della sua esistenza, un canto di allegrezza sperimentata interiormente e poi diffusa esternamente. La gioia della vita è essa stessa messaggera che annunzia la presenza di Dio nella nostra vicenda. Soprattutto allorché essa fiorisce, come rosa fra le spine, in una esistenza piena di prove e di sacrifici, nella certezza che il punto fermo che Gesù ci ha rivelato, la paternità di Dio, resta la stella polare dalla luce calda, che segna la nostra rotta. Dio è per essenza amore. E non darà mai le dimissioni dalla sua essenza di amore. E‟ fedele nel suo essere Padre. Il cap. 15 di Luca, che propone la figura del Padre misericordioso, ostinato nella sua attesa, pronto a tutto eccetto che a misconoscere il pentito figlio degenere, è la cifra emblematica fondativa dell‟annunzio bello. La parabola del Padre perdonatore è l‟icona insuperabile che illustra la dichiarazione giovannea “Dio è a more” (1Gv 4,816), che è l‟asse portante di tutta la rivelazione. Ora, se Dio non può dare le dimissioni da Padre, l‟uo mo non può darle dalla lietezza. Ora il credente autentico, in quanto esperto della gioia e seminatore di gioia, nella misura in cui vive il rovescio della medaglia di essa rischia di offrire la contraddizione dell‟annuncio della gioia fondante, ma operato con stile di cupa paralizzante tristezza o, quanto meno, di mesta rassegnazione. E‟ come dare un lieto annuncio con il drappo funereo addosso. Nietzsche notava: “Io potrei credere solo in uno che sapesse danzare”. E ancora: “Bisognerebbe che i cristiani cantassero canti di esultanza perché io credessi al loro Dio; bisognerebbe che i suoi discepoli avessero un' aria più da salvati”. E dire che il nostro Dio ha rie mpito di gioia le pagine della sua lettera d‟amore alle creature, la sua rivelazione. Nietzsche ha fatto del pesante sarcasmo sui cristiani. Ma le sue sferzate denunziano l‟anomalia di una presentazione flaccida, crepuscolare, anemica dell‟annuncio bello. E continua: “Il cristianesimo non ha siste ma nervoso. La Chiesa combatte le passioni con l‟estirpazione radicale. La sua cura è la castrazione. Finisce la vita là dove comincia il regno di Dio. Si cerca dai cristiani un bel sonno e delle virtù inghirlandate di papaveri. Tutti somigliantissimi questi cristiani (praticanti), accomodantissimi, noiosissimi. Sono sottili. La loro virtù ha le dita fini, ma mancano di pugno. Le loro dita non sanno chiudersi nel pugno. Il loro amore del prossimo è il loro cattivo amore di sé stessi”. Emmanuel Mounier uno dei testimoni della nuova frontiera francese, in anni duri fondatore della rivista Esprit così commentava questo passo schiaffeggiante ma stimolante di Nietzsche: “Questi esseri curvi che camminano nella vita di sbieco e con gli occhi bassi, queste anime sgangherate, questi calcolatori di virtù, queste vittime do menicali, questi timidi devoti, questi eroi linfatici, questi teneri bebè, queste vergini sbiadite, questi vasi di noia, questi sacchi di sillogis mi, queste ombre di ombre, possono forse essere l‟avanguardia di Daniele in marcia contro la Bestia?”. “Fece deserto”, ha scritto Carducci riferendosi a Cristo e, senza avvedersene, proiettando su di lui il grigiore di una certa cristianità, “e il deserto disse regno di Dio”. Ancora: “Cruciato martire tu cruci gli uo mini, tu tristizia l‟aer contamini”. Questo esperto di classici antichi, ma altrettanto inesperto del Vangelo visto da lui solo al pris ma di squallide controtestimonianze di gioia, non colse l‟anima del cristianesimo originario, che è il trionfo sinfoniale della gioia. Non comprese che Cristo non ha amato il legno della croce. Ha amato il segno di quella croce, la salvezza per il Regno. Il cristianesimo delle fonti è il Vangelo. Si, è così ! 35


Perché per i lieti ostinati vale il versetto di Romani 16,20: “Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi”. Quella di Carducci è l‟ignoranza del “ristretto” di cuore, del prigioniero del proprio io, di chi non sa o meglio di chi non vuol riconoscere che è stato proprio grazie all‟Evangelo verso cui prova disprezzo che egli può essere libero di esprimersi. Libero anche di esprimergli il suo dissenso. Provino tali illustri e illuminati intellettuali a criticare con le stesse modalità i sacri libri dell‟islam e dell‟induismo ! Provino pure a criticare l‟establishment politico-religioso dei Paesi acristiani…non passerà neanche una giornata. “Il decadere dell‟amore è accompagnato necessariamente da una degenerazione anche della volontà di senso”, osserva Viktor Frankl. L‟autore di “Ho mo patients. Soffrire con dignità”

Testimonianza, vera passione dei veri credenti. L’incantesimo del marketing. Tempo fa apparvero articoli e recensioni, anche a firma di autori cattolici, quali Michele Dolz sulla rivista “Studi Cattolici”, che decantavano le meraviglie educative delle saghe letterarie dedicate al maghetto Harry Potter e alle sue surreali imprese, definendole addirittura: “La più grande opera mai scritta sulla crescita e l‟educazione”. Gli entusiasti di tali “pedagogici” ro manzi neopagani vedono nelle gesta dei protagonisti perfino un messaggio religioso, pur senza alcun riferimento a Dio. E così c'è subito stato chi ha ritenuto “politicamente corretto” nell‟attuale clima di secolarizzazione sempre più strisciante, affiancare Dante alla Rawling, Shakespeare a Tolkien, ecc. Si potrà mai parlare di risultato educativo quando si arriva a sopprimere la dimensione religiosa sostituendola col magico e il sensazionale, in pratica col mondo dell‟occulto ? Allo stesso modo si può mai parlare di obiettività formativa, quando nei programmi scolastici di molte nazioni del globo si dà come scontato che le scimmie siano i nostri antenati ? Vi è dunque un' emergenza educativa, scolastica, professionale e civile, ma ancor di più religiosa, che è terreno fertile per la scristianizzazione ( sia essa occulta o professata), la sconfessione del sacro (di virtù, valori e sacramenti) e la demonizzazione di Cristo. Bisogna allora non piangerci addosso, ma attrezzarsi al meglio per permettere alla Parola di Dio di portare a compimento il suo processo, che da informatrice la renda attuatrice, diventando talmente invasiva e pervasiva da poter progressivamente conquistare e possedere il più alto numero possibile di ascoltatori, perché più di ogni altra manifestazione dello Spirito Santo, è la “Parola” spiegata incessantemente, correttamente, esemplarmente in ogni tempo che contribuisce decisamente alla “circoncisione del cuore”, in ogni tempo. “Capisci quello che leggi ?” chiede il diacono Filippo al primo ministro dei beni econo mici della regina d‟Etiopia. E quegli risponde: “Come potrei se nessuno mi fa da guida ?” (At 8,30). 36


Certo, non si può dimostrare l‟Esistenza di Dio… ma si può dimostrare la ragionevolezza della Sua Esistenza. Alla conclusione che dalla conte mplazione dello spettacolo della natura col suo ordine costante (in particolare dell‟ordine che regna nella natura non intelligente), si deve o almeno si può ragionevolmente credere all‟esistenza di Dio, giunsero non solo apologeti come To mmaso d‟Aquino (vedi “La Summa Teologica”) ma anche filosofi pagani come Cicerone, Aristotele, Platone, Voltaire. D‟altronde solo l‟accettazione di un Ente soprannaturale che trascende le dimensioni conosciute (lunghezza, larghezza, altezza, tempo) permette la co mprensione della natura: questa è l‟unica risposta logica di questa realtà che è inequivocabilmente (mate maticamente, certamente) retta da relazioni (leggi) logiche (concatenate col fine di permettere la sussistenza di tale realtà). Egli, con la sua potenza ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli (Geremia 10,12). Dagli scritti di Averroè ( Ibn Rushd; 1126-1198 ), filosofo, giurista, astronomo e medico arabo-spagnolo. “Se un uomo osserva attentamente (si direbbe oggi, con onestà intellettuale) la terra e come essa sia adatta all‟abitazione degli uo mini e degli animali, e di co me l‟acqua sia adatta alla vita marina e di co me l‟aria agli uccelli, e di come, se una parte qualsiasi di questa creazione e struttura venisse turbata, ne sarebbe turbata l‟esistenza di tutte le creature, ebbene quest‟uo mo saprebbe per certo che è impossibile che questa idoneità di tutte le parti dell‟universo al genere umano, agli animali e alle piante sia frutto del caso. Per cui ne concluderebbe in maniera categorica che il mondo è prodotto da un agente sapiente e volente che è Dio Altissimo”. Inso mma per Averroè il mondo è creato da un ente somma mente sapiente (oltre che potente) perché la sua tessitura (concatenazione) perfettamente ordinata e razionale non può essere effetto del caso (di un evento fortuito del caos), ma deve obbedire al piano di un saggio Provveditore. Il passo di Averroè riecheggia luoghi coranici, per esempio il versetto III, 190-191: E in verità, nella creazione di cieli e terra e nell‟alternarsi del giorno e della notte vi sono segni per quei che han sano intelletto, i quali ra mmentano il nome Santo di Dio, in piedi, seduti o coricati sui fianchi e meditano sulla creazione dei cieli e della terra così: “O Signore ! Non hai creato tutto questo invano!

Indagini sul Creatore Demiurgo. La grandezza e bellezza delle creature svelano alla ragione, per riflesso, come è fatto il loro Autore (Sapienza 13,5). Insieme alla Bibbia (le lettere d‟amore scritte da Dio per noi), la Natura è l‟altro libro sacro aperto e scritto dall‟Onnifecondo per dare testimonianza all‟uo mo della 37


esistenza di un altro unico essere assolutamente superiore ed indipendente, che crea, governa e mantiene il tutto, e a cui tutto è relativo, dipendente, inferiore. Questo mondo creato in vista del Figlio, è solo un riverbero della personalità del Padre. Appurato logica mente che esiste una causa creatrice non immanente (che non ha nel creato il principio e la fine), quali sono le sue caratteristiche? L‟universo è limitato ma enorme per co mplessità, diversità e bellezza di forme, e ciò può far intendere che la causa edificatrice è illimitatamente potente, fantasiosa e bella. Il fatto poi, che le leggi naturali sono da sempre continue, costanti e coerenti può dimostrare che la causa equilibratrice è: immutabile, incondizionabile, autono ma. Inoltre, la regolarità di tali leggi, comporterebbe ad ogni istante una serie infinita di casualità, che sono poi infiniti indizi di una premeditazione, il che deve essere considerata prova certa di una progettazione. Ora la progettazione comporta un fine, e ciò può dimostrare che la causa armonizzatrice è ingegnosa. Un'altra prova dell‟esistenza di un' intelligenza soprannaturale è che le cose che ci circondano non sono intelligenti, ma fanno cose intelligenti: dal pianeta che si mantiene meravigliosamente in orbita alla stella (così co me l‟elettrone intorno al nucleo atomico); all‟occhio che consente la visione; ecc. Essendo poi ogni parte dell‟universo composta sempre dallo stesso tipo d'energia materiale (ato mi) e spirituale (vitale), ciò può significare che il progettista è unico. L‟individuo e in generale il vivente è troppo intelligente e perfetto nelle sue funzioni; perciò secondo logica deve necessariamente far parte di un preordinato disegno sovrannaturale che non lascia nulla al caso, ma che ha un filo conduttore e cioè la salvezza dell‟umanità da se stessa. Insomma, questo mondo dotato di finalità, ordinato da leggi e meraviglioso nei suoi feno meni ( dall‟arcobaleno al ciclone ! ), non può essere il prodotto cieco di un' illogica necessità ( un fortuito incontro tra ato mi sempre esistiti ), bensì è il frutto d‟amore di un preordinatore meticoloso, di una causa incausata, origine delle cose. Un Cosmo ( armoniosa bellezza ), che purtroppo è stato marchiato in tutti i suoi elementi, dalla nemesi originale. Da sottolineare, infine, che anche grandi scienziati, come Galileo Galilei ( il padre della scienza moderna ) e Isacco Newton erano fermamente convinti che l‟Universo è espressione di un intelligente progetto d‟amore, perché dalle perfezioni visibili si risale a quelle invisibili. Lo stesso Newton diceva: “Chi ha fatto l‟occhio conosce molto bene le leggi dell‟ottica!”. “La natura e le sue leggi erano nascoste nella notte. Dio disse: sia Newton e tutto fu illuminato!” ( A. Pope 1688-1744, poeta inglese ).

A che servirebbe l‟Universo se non ci fosse nessuno capace di comprenderlo, contemplarlo e goderlo? In tutto il creato risplende la Potenzia, la Sapienza e l‟Amor. ( Tommaso Campanella (1568-1693) frate domenicano esponente del “Rinascimento”). 38


Come si può non a mmettere un Essere Supremo che regga il movimento matematico degli astri da lui escogitati ? Tutto è ordinato nel firma mento, per cui l‟astrono mo può sapere con anticipo con calcoli matematici l‟ora e il movimento delle eclissi o il passaggio di certe comete. Ide m nella micronatura, il chimico può catalogare le reazioni chimiche; perché una certa composizione o sco mposizione atomica o molecolare si compie sempre nelle stesse proporzioni materiali e condizioni atmosferiche ed energetiche. Anzi, diciamocela tutta, come si può essere così incoscienti da credere che da una natura incosciente e fatalista siano state partorite le leggi che regolano tutti i fenomeni fisico-chimici? I dina mismi e la regolarità dei moti degli astri con l‟avvicendarsi delle stagioni e l‟alternarsi dell‟alba e del tramonto era il fatto che più suscitava l‟ammirazione degli antichi. In questo istante la Terra gira velocemente negli sterminati spazi del firmamento e noi giriamo con essa attorno al Sole. La Luna è lì che risplende; essa pure danza attorno al Sole e attorno alla Terra. Ecco là, uno… due… tre pianeti che si muovono anch‟essi nell‟orbita del Sole. La luce percorre 300.000 km al sec. La luce ( di debole luminosità ) della stella più vicina alla Terra ( Proxima Centauri ), impiega 4,3 anni luce per giungere a noi; la luce della stella polare circa 30 anni; la luce di altre stelle impiega centinaia e migliaia d‟anni. Quali distanze sbalorditive! E le stelle quante saranno? E chi potrà enumerarle? Lo stesso Sole è solo un semplice punto luminoso nell‟immensa Via Lattea composta da miliardi di stelle. Ogni più piccolo o grande ele mento inanimato è guidato indiretta mente con le Sue leggi o direttamente con i Suoi interventi soprannaturali. Leggi ferree ( che sono sempre le stesse in ogni parte dell‟Universo ) senza le quali non potrebbe esistere neanche la scienza, compresa la legge morale che è intimamente presente in ognuno di noi e che permette anche ad un ateo e ad un agnostico di pensare riguardo a Dio. Consideriamo i 2 più grandi capolavori letterari di sempre, scritti da mortali. Noi attuali, non abbiamo visto Dante Alighieri, ma, studiando la sua “Commedia”, lo comprendia mo; idem Omero con la sua “Odissea”. Così studiando i sacri libri del Creato e della Bibbia, noi co mprendiamo il suo autore. Lo stesso uo mo è un universo a se stante, perché è composto da circa 50 miliardi di cellule che vengono periodicamente sostituite. In pratica venia mo ad avere un altro abito corporale ma l‟anima e lo spirito ( buono o cattivo che sia ) rimangono indipendenti da tale ciclico avvicendamento. Il sole è uno scudo luminoso che un giorno un dio ha creato e appeso presso il sentiero blu. La luna è la torcia di un vecchio uomo che inciampa nelle stelle ( poesia del popolo Navajo ).

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L‟uomo è al centro della Creazione materiale e immateriale. “L‟uo mo è solo una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa. Non occorre che l‟universo intero si armi per annientarlo, un vapore, una goccia d‟acqua bastano ad ucciderlo, per cui non nello spazio devo cercare la mia dignità, ma nell‟uso ben regolato del mio pensiero. Non avrei nessuna superiorità se possedessi delle terre. Per lo spazio, l‟universo mi „comprende‟ e m‟inghiotte come un puntino, con il pensiero lo comprendo” ( B. Pascal ). L‟uomo proprio per la sua impareggiabile complessità, unicità e bellezza è l‟opera d‟arte più ammirabile. Che l‟Universo visibile e invisibile sia antropocentrico ( cd principio antropico ) è dimostrato dal fatto che ogni uomo, a differenza d'animali, piante e minerali, è una creatura unica e irripetibile, come dimostrano le impronte digitali, il Dna, ecc. ed è l‟ unico vivente ad essere bipede eretto e intelligente nel vero senso della parola ( letteralmente vuol dire leggere dentro gli avvenimenti, ossia cercare di co mprenderne la causa primaria e il fine ultimo ), per cui si domanda il perché dell‟esistenza ( chi sono, da dove vengo, dove vado), infine ha la libertà di rapportarsi col vero Dio ( bene ) o di rifiutarlo ( male ). Il sole, come ogni altra stella e pianeta, non è minimamente confrontabile con l‟uomo, perchè l‟individuo può conte mplare la stella, ma la stella non può guardare l‟uomo, né riflettere su di lui. La stella, però, ha una particolarità interessante: anche dopo la sua “ morte” noi possiamo continuare a vedere la sua luce. Inoltre, solo gli uomini sono capaci d' elaborazioni che non rientrano nei rigidi ed irreversibili schemi dell‟animalità e vegetalità. Infatti, tutti i tentativi di antropomorfizzare gli animali sono andati falliti, mentre l‟animale non ha mai cercato di animalizzare l‟uomo. Gli animali con l‟anima simile a quella dell‟uo mo si vedono solo nei film ! Insomma solo l‟individuo può rivolgersi a Dio dandogli del “Tu”. L‟Artigiano non è un fabbricatore di recipienti in serie. I Suoi vasi d‟elezione saranno unici, per sempre. Ed è pronto a modellarci ( guidarci ) secondo il Suo volere, se noi lo desideriamo. “Io non rido mai. Non amo trasfigurare la dignità del mio volto, non digrigno i denti, né abbaio co me un cane; non amo mostrare sghignazzando di essere un tipo spiritoso; non ho bisogno di vantarmi, confrontando misure e valori per valutare che cosa sono, tanto lo so già. Preferisco lasciare il riso alle classi meno dotate” ( Wilhelm Busch, Der Philosoph ). L‟orgoglio dell‟intellettuale che diventa superbia: l‟assoluta arroganza di chi è misura a se stesso. “Forse io so al meglio perché solo l‟uomo ride: egli solo soffre così profondamente da doversi inventare il riso. L‟animale più infelice e malinconico è, quale meschinità, il più allegro” ( M. Heidegger ). L‟uo mo è l‟unico essere capace di essere triste o allegro, di odiare o di amare senza apparente necessità materiale. Il codice genetico è come un software, solo molto più co mplesso ( Bill Gates ) …il che esige necessariamente un programmatore molto intelligente. 40


A. Flew, filosofo, ex simbolo mondiale dell‟ateismo scientifico, poi convertitosi grazie al ragionamento al deismo, ha indicato soprattutto le scoperte sul Dna come “prova” di una superiore intelligenza creatrice della natura. Il deismo è una dottrina che propugna una religione naturale in contrapposizione a una religione rivelata: Dio ha creato il mondo e poi lo ha lasciato andare da solo così come il costruttore di orologi fa con l‟orologio, non c'è traccia di riparatore d‟orologi. Distinzione questa che Kant ( il teorico di una nuova morale, quella slegata da Dio, detta anche laicista ) renderà più precisa contrapponendo al concetto di deismo quello di teismo. L‟antropocentrismo è prerogativa essenziale del disegno divino, co me dimostra soprattutto il suo confinamento in un infante, il suo annichilimento in un fragile corpo d‟uomo che non lascia spazio ad alcuna forma di antropolatria, “Che è propria di chi vuole cambiare la gloria dell‟Incorruttibile con l‟uo mo corruttibile” (R m 1,23). Naturalmente queste antropolatrie “terra-terra” non hanno niente a che vedere con l‟antropocentris mo di chi riconosce nell‟uomo “il culmine dell‟Universo e la supre ma bellezza del creato ( originario ), colui che detiene ( o meglio deteneva ) la sovranità su tutti gli altri viventi. D‟altra parte l‟uomo avulso dal suo Archetipo, dalla sua Sorgente di vita, è così fragile e manipolabile che, nell‟atto stesso in cui credia mo di adorarlo, poniamo le premesse della sua profanazione e condanna imperitura. E‟ facile rilevare co me lo smarrimento del Padre abbia fatalmente condotto sia al culto indebito del tiranno di turno, sia alla venerazione dei suoi cortigiani, sia alla emarginazione e schiavizzazione dei fratelli meno fortunati, sia alla deificazione o sottomissione dei consanguinei. Siete stati dati in potere dei ne mici perché avete offerto sacrifici a demoni invece che all‟Eterno ( Baruc 4,5 ).

Domani ( grazie a Dio ) è un altro giorno. Secondo il credente: il duplice e contemp oraneo moto di rotazione e traslazione ( per l‟avvicendarsi del giorno/notte e delle stagioni ) con le diverse distanze della Terra rispetto al Sole “giuste giuste” per evitare un pianeta gelido o surriscaldato; le terre glaciali e la zona torrida ( per i dislivelli di temperatura necessari per le benefiche correnti dell‟aria e degli oceani ), l‟asse terrestre ( che è inclinato di 23,5 gradi rispetto al piano dell‟orbita, e tale pendenza, combinata con la rivoluzione della Terra attorno al Sole, è all‟origine delle stagioni), l‟atmosfera (che ci protegge da circa 20 milioni di meteore che vi penetrano ogni giorno a fortissima velocità), il campo magnetico terrestre (che fornisce una protezione contro le radiazioni cos miche pericolose), le nubi (che ristorano la vista, la sete e i campi coltivati dall‟uo mo), la fascia d‟ozono (lo strato dell‟atmosfera che funge da schermo contro le radiazioni ultraviolette solari letali per ogni forma di vita), l‟aria (che contiene sempre il 78% di azoto e il 20% di ossigeno, quindi in proporzione essenziale per ogni vita ), le temperature, l‟umidità “appena appena” convenienti alla vita dimostrano la chiara volontà di un Supremo nel volere il mantenimento stabile ma “sul filo del rasoio” (precario) della vita in questo punto del Cosmo; per portarci a capire che è solo la Sua 41


volontà di presenza continua, che mantiene il tutto. Allo stesso modo la morte serve a ricordarci che veniamo dalla polvere. Tutta la crosta terrestre, la litosfera, è uno spessore di appena 10-15 km su 6370 km; è meno di una carta velina sopra un pallone da calcio! Basta una piccolissima piega per saltare tutti in aria. Così come basterebbe che l‟ellisse compiuta dal nostro pianeta intorno al Sole spostasse di pochissimo la sua traiettoria o ci fosse un piccolo spostamento dell‟inclinazione dell‟asse terrestre per cancellare tutta l‟umanità per congela mento o per disidratazione. Sarebbe necessaria una semplice alterazione del dosaggio di ossigeno, azoto e vapore acqueo presenti nell‟atmosfera per condurre in breve tempo alla morte tutti i viventi. L‟umanità, dunque, è sospesa sulla misericordia di Dio ( Enrico Medi, professore universitario di Fisica ). Inoltre, dalla convinzione di essere al centro di un cos mo ordinato di stelle fisse costruito intono a noi, sia mo ormai consapevoli che il nostro posto è in un piccolo e marginale pianeta orbitante attorno a una stella come tante altre, nella periferia di una galassia fra miliardi di altre galassie in un universo dina mico e in espansione. Ma per il credente la Terra non è apparentemente al centro dell‟Universo, perché: Dio vuol dimostrare all‟uo mo che è la vita e non la “pietra”, il minerale, al centro dei Suoi pensieri. L‟universo è immenso, e gli uomini non sono altro che piccoli granelli di polvere su un insignificante pianeta. Ma quanto più prendia mo coscienza della nostra piccolezza e della nostra impotenza dinanzi alle forze cosmiche, tanto più risulta sorprendente ciò che gli esseri umani hanno realizzato. ( Bertrand Russel ). Non certo per merito nostro, se non ci fosse stata “la mano di Dio” saremmo già morti all‟origine: per uxoricidio e omicidio di Adamo. Ma il Signore che ha creato il sole è ancora più grande ( Siracide 43,5 ). La luna è il punto di riferimento per stabilire le stagioni, calcolare il te mpo, fissare le feste ( Sir 43,6 ). Le stelle adornano il cielo, stanno dove Dio le ha collocate e non abbandonano il loro posto di veglia ( Sir 43,9 ).

La vita nasce solo dalla vita. Secondo il modello di riferimento della biogenesi, la vita nasce solo dalla vita; in pratica i viventi possono originarsi solo da materia organica animata e quindi in ultima analisi dal “Dio Vivente”. Essa è razionale per il semplice motivo che la vita non può essere una logica conseguenza del creato: le ragioni sono 2. 1. Il primo motivo è che la vita con la sua co mplessità e ordine è totalmente antitetica rispetto all‟universo, che invece tende all‟entropia ( al disordine e all‟elementare ). Un moscerino ( una macchina vivente ) è enormemente più complesso e coordinato rispetto ad un astronave e allo stesso universo!! 2. La seconda ragione è che la vita materiale ( la mineralità biologica ) non è necessaria ( essenziale ) al creato. Ora siccome il vivente non è padrone ma fruitore della vita, e visto che la vita non viene dal creato, se ne deduce che può venire solo da 42


una terza realtà: il Creatore, il Quale la governa secondo la Sua sapienza. È dunque ridicola e irragionevole la teoria dell‟abiogenesi secondo cui, per un fortuito caso di eventi favorevoli, i viventi hanno avuto origine spontanea mente dalla materia. Possiamo allora dire che l‟uomo è il culmine dell‟opera creativa di Dio, che ha orientato la materia alla vita e la vita allo splendore del corpo umano, in vista dell‟Incarnazione redentiva che è avvenuta in funzione della partecipazione umana alla gloria divina. In fondo era questo il messaggio primordiale dell‟esperienza rinascimentale, prima che tale umanesimo venisse stravolto dal falsario ingarbugliatore, che ha approfittato di questo appiglio antropocentrico per riporre l‟uomo sul piedistallo d‟argilla o meglio di cera del superomismo: lasciando così l‟ultimo sfregio sul volto di Dio prima del Giudizio Universale. L‟uomo è dunque la sintesi di tutte le realtà create ( minerali, vegetali, animali e angeliche ), perché Dio non si è fatto né ufo ( oggetto non identificato ), né angelo, ma uo mo ! La pienezza della Sua manifestazione non si è avuta nei 3 angeli ospitati da Abra mo a Mamre, né nell‟asina parlante di Baala m l‟indovino, né nella colonna di fuoco che guidava l‟Esodo dall‟Egitto, né nel roveto ardente sul monte Oreb e neanche nelle sinaitiche tavole di pietra mostrate da Mosè, ma si è avuta in un corpo umano: quello del Figlio di una donna ! Allora il Signore Iddio formò l‟uo mo dal fango e alitò nelle sue narici un soffio vitale, e l‟uomo divenne persona vivente ( Gn 2,7 ). Avrai pure un luogo fuori dal campo dove andare per i tuoi bisogni, e nel tuo equipaggiamento devi avere pure una pala con la quale scavare una buca per terra e, dopo esserti seduto, coprire i tuoi rifiuti. Il Signore Iddio tuo cammina in mezzo al tuo campo per proteggerti e darti in potere i tuoi nemici, per questo fa sì che Egli non veda nessuna bruttura, onde non debba rivolgersi da te ( Dt 23,15 ).

Cara vita, ma chi te lo fa fare? A partire da Hegel in poi, secondo gli intellettuali atei, la (1) consapevolezza del proprio esistere, la (2) capacità di vivere e (3) l‟istinto di sopravvivenza non hanno nulla di immateriale, nulla che farebbe risalire ad attività spirituali ma sono tutte confinate nell‟ambito dell‟ immanenza. La prima qualità (1) sarebbe la capacità cognitiva neuronale della mente di ordinare le esperienze della vita in una sorta di racconto che spiega ciò che siamo e come comportarci, vale a dire che è la “biocentralina grigia” che ci guida con la sua misteriosa logica ( e quindi in ultima analisi il dina mico Dna ) e non il “libero arbitrio spirituale”. Tale teoria secondo cui il pensiero si forma senza “farcelo sapere” si potrebbe chiamare determinismo. La seconda (2) e terza (3) dotazione biologica è sempre frutto del cervello o meglio dell‟enigmatico anzi dogmatico geno ma che sempre da solo si sarebbe pure inventato le traduzioni dei segnali fisico-chimici che avvengono in tutto il corpo grazie ai “tentacoli” del sistema nervoso ( sic ! ). 43


Siamo, inso mma, secondo la visione immanentista della realtà di queste illustri menti, dementi: una collezione di organi interconnessi per caso da una cieca logica, senza un ego separato dal corpo e svincolato dalle leggi fisiche. Ciò non spiega, però, le tante contraddizioni che rendono illogico ( eufemis mo per non dire demenziale ) il ragiona mento sopraddetto. 1. Innanzitutto, come è possibile che questa “complessissima” organizzazione di materia grigia si sia potuta formare geneticamente in un ambiente “siderale” che è assolutamente in antitesi a qualunque tipo e livello di autorganizzazione, autoriproduzione e soprattutto di autovivificazione? Il minerale non ha bisogno del vivente, anzi non prova neanche il bisogno, perchè è inconsapevole di esistere ( non è presente a se stesso ). 2. D‟altronde perché lo stesso vivente ha bisogno di vivere e di “complicarsi la vita” evolvendo in forme pluricellulari più organizzate e complesse che non l‟aiutano a vivere di più anzi lo fanno vivere di meno ? Ma chi glielo fa fare ? Come è possibile che in un regno minerale così estremamente abnorme quale è l‟Universo si sia potuto creare, sviluppare e mantenere un estremamente minuscolo regno vivente, le cui leggi biologiche e il cui principio antropico sono in costante opposizione alla tendenza entropica dello spazio siderale. 3. E ancora perché dei monocellulari co me i batteri hanno la possibilità grazie alle innumerevoli clonazioni di vivere fino alla “ fine del mondo” ( mentre i “viventi superiori” sono mortali ) e sono consci di vivere, pur non essendo dotati di una mente piena zeppa di cellule neurali secernenti neurotrasmettitori e di connessioni sinaptiche ? 4. Infine se la vita è un fenomeno fisico, frutto delle capacità cognitive complesse e dell‟organizzazione in sistema nervoso del nostro casuale ed evoluto cervello ( organizzato per caso!? ), perché non si è capaci di ricreare la vita in un laboratorio scientifico sperimentale? Almeno una cellula artificiale (parassita o saprofita che sia) o perlo meno un robot androide cosciente di essere ferraglia silicea auto matizzata? L‟unica spiegazione scevra da paradossi è che la vita è un ente metafisico, è un “qualcosa” di ineffabile che esiste al di là del tangibile, così co me il comprendere di esistere è una proprietà trascendentale, entrambe frutto di una simmetrica discendenza da un Primario ordinatore d‟infinita fantasia che infonde l‟anima spiritualizzata, quando il maschio e la femmina del genere umano concepiscono un figlio. Se no i esistiamo è perché veniamo dai co-creatori genitori e dal Primario creatore che infonde nell‟anima il suo spirito ( intelligenza, moralità, forza e libertà ). E ciò non è una spiegazione troppo bella e rassicurante per essere vera, perché grazie al personale libero arbitrio rispetto agli ordinamenti divini, un ego che sopravvive al proprio corpo non necessariamente si libera dal dolore. Visto cosa è l‟Inferno, sarebbe meglio dissolversi nel nulla o non essere mai esistiti, come ha affermato lo stesso eccelso Maestro in riguardo all‟Iscariota ( Mc 14,21).

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Ipotesi sulle origini e lo sviluppo della vita. Nel corso della storia ci sono state diverse teorie riguardo al “ mistero della vita”. Già nella Grecia antica, Anassimandro da Mileto ( 610-546 a.C. ) avanzò l‟idea che le specie potevano subire dei cambiamenti nel corso del tempo. Egli era convinto che all‟inizio della storia del nostro pianeta tutte le acque fossero abitate da grossi animali simili a grandi pesci con squa me e che essi si sarebbero più tardi spostati a vivere sulla terraferma dove avrebbero perso le squame originando gli altri animali sino agli esseri umani. Inoltre fu il primo ad usare il termine archè per indicare l‟indeterminato principio dell‟Universo da cui deriva e in cui si dissolve la molteplicità delle cose. Basandosi sul concetto di speciazione, Empedocle da Agrigento (490-430 a. C.) sosteneva che era il caso che si incaricava dell‟evoluzione degli esseri e che animali e piante non fossero nate nello stesso momento ma gli animali comparvero molto più tardi rispetto ai vegetali. Secondo Platone (428-348 a. C.) esiste un'intelligenza ordinatrice che governa ogni cosa e tutta la realtà indirizzandola “nel modo migliore”. Mentre Anassagora (496-428 a. C.) ha ispirato la teoria della panspermia, la quale suggerisce che i semi della vita sono sparsi nell‟Universo, senza soffermarsi molto sul seminatore. Aristotele (384-322 a. C.), il primo grande biologo della storia, avanzò l‟ipotesi che i viventi erano sempre esistiti, escludendo quindi a priori, atti creativi biologici di origine divina o casuale. Per tale filosofo non è il caso di Empedocle a spiegare la natura ma il finalismo, che vale anche per il mondo inorganico, dove ogni cosa si dirige spontaneamente, se non impedita, verso il suo “luogo naturale”. Un finalismo del tutto naturale che elude quindi anche l‟intervento dell‟intelligenza ordinatrice di Platone. “L‟uo mo è un animale dotato di parola” ( Aristotele ). Fino a buona parte del XVIII sec. l‟idea predominante, grazie all‟autorevolezza che godeva il clero delle religioni monoteiste, era che tutti i viventi fossero stati creati per un atto divino, essenzialmente per l‟utilità o il piacere degli uomini, e che tutti i viventi avessero iniziato la loro esistenza con le attuali caratteristiche. Poi, in base alle loro peculiarità, essi si dovettero adattare (“arrangiarsi”) alle nuove condizioni venutesi a creare sopra, sotto e sulla nostra biosfera dopo la catastrofe morale originaria. Tra coloro che credevano in una mirata creazione prima e una mirata sopravvivenza poi di origine divina, ci fu C. Linneo (1707-1778), grande naturalista svedese, cui si deve il nostro attuale sistema di nomenclatura biologica e un sistema di classificazione basato sulle somiglianze morfologiche. Egli non mutò mai opinione sul fatto che tutte le specie attuali ed estinte fossero state create da Dio nel sesto giorno della Genesi e che da allora fossero rimaste tali. Se mpre nel secolo XVIII il francese G. L. L. de Buffon (1707-1788) fu tra i primi a suggerire che le specie potessero subire dei cambiamenti involutivi nel corso del tempo. Egli arrivò ad ipotizzare che in natura convivono sia creature prodotte direttamente da Dio sia creature frutto della trasformazione di un archetipo: originario. Per esempio, sebbene fosse un modello ideale di felino, i suoi discendenti erano “degenerati” in una certa varietà di forme quali i leoni, le tigri, i ghepardi, i giaguari, ecc. J.B. de Lamarck (1744-1829) fu il primo che elaborò una teoria sistematica dell‟evoluzione delle 45


specie in termini di complessità crescente. Egli credeva in un impulso inconscio che spingeva ogni vivente verso una maggiore complessità. Per cui tutti i batteri erano tendenzialmente sulla strada per diventare uo mini, passando però attraverso numerose deviazioni (ritardi, allontanamenti) dal proprio co munque inevitabile corso. I batteri poi venivano sostituiti continua mente per (principio di) generazione spontanea, per riempire il vuoto rimasto in fondo alla scala evolutiva. Ogni organis mo, secondo il Lamarck, tende naturalmente a modificarsi nella forma e nelle funzioni per meglio adattarsi all‟ambiente che cambia in continuazione e questa tendenza insopprimibile si manifesta mediante l‟uso o il non uso di un determinato organo (principio dell‟uso o del non uso). L‟esempio più famoso è quello della presunta evoluzione della giraffa. Lamarck, oltre a sostenere che il continuo sforzo di raggiungere le foglie sui rami più alti induce gradualmente l‟allungamento del collo, affermava anche che tali modificazioni, se acquisite da entrambi i genitori, potevano essere trasmesse alla prole e quindi tramandati di generazione in generazione all‟interno di una popolazione fino alla attuale giraffa (principio dell‟eredità dei caratteri acquisiti). Arrivia mo così a C. Darwin (1809-1882) la cui fisiono mica scimmiesca (co me risulta da foto senza barba) è impressionante! Fu forse proprio per giustificare i suoi tratti che egli elaborò la sua teoria rivoluzionaria, che è poi una riproposizione in chiave moderna della dottrina di Empedocle e Anassimandro. Egli, influenzato da A. R. Wallace (1823-1913) e da suo nonno E. Darwin (1731-1802), affermò che, come nel caso delle selezioni artificiali, gli uomini scelgono gli esemplari di piante ed animali da far riprodurre in base alle caratteristiche che sembrano più utili, nel caso (del principio) della selezione naturale non intenzionale l‟ambiente si sostituisce all‟uomo (in realtà la selezione artificiale delle razze e varietà altro non è se non un' applicazione della microevoluzione). Quando individui con certe caratteristiche ereditarie sopravvivono e si riproducono e altri con caratteri ereditari diversi sono eliminati, la popolazione lentamente si modifica. Se certi quadrupedi, per esempio, sono più agili di altri potranno meglio predare e sfuggire al loro volta a predatori, e così sopravvivere; anche i figli a loro volta saranno più agili e così via. Queste variazioni tra individui di una popolazione avvengono senza scopo e direzione, e, non sono prodotte né da costrizioni ambientali, né da un atto soprannaturale, né da una lamarckiana forza inconscia del vivente, ma, da un puro, semplice evento casuale, progressivo per taluni e regressivo per altri. La straordinaria sofisticazione e diversità degli organismi sarebbe dunque il risultato di un lunghissimo processo graduale in cui, da un antenato co mune, le trasformazioni sono avvenute per accumulo di mutazioni infinitesime che nel tempo hanno originato le enormi varietà e complessità dei viventi. Tuttavia, anche le realtà non viventi (le cose inorganiche), dai pianeti al granellino di sabbia, si formano “per caso” a forza di eventi fortuiti, senza nulla a pretendere. Darwin (che non ebbe mai una formale educazione in biologia ma soltanto un interesse amatoriale per la natura) chiamò la sua ipotesi (non fondata su alcuna scoperta o esperimento) "evoluzione per selezione naturale". Egli pensò di avere scoperto "l'origine delle specie": l'origine di una specie si trovava in un'altra specie. Pubblicò quindi tali considerazioni nel suo libro intitolato L'o r i g i n e d e l l e s p e c i e per 46


mezzo della selezione naturale nel 1859. Darwin era ben consapevole che questa sua teoria poneva molti proble mi, come confessò nel suo libro al capitolo "Difficoltà della teoria". Tali difficoltà consistevano in primo luogo nei resti fossili, negli organi complessi degli esseri viventi che non potevano essere in alcun modo spiegati per mezzo della coincidenza ( ad esempio gli occhi ) e negli istinti degli esseri viventi. Darwin nutrì la speranza che questi ostacoli sarebbero stati superati dalle nuove scoperte. Con il tempo, tuttavia, egli la trasformò in una teoria pretenziosa, grazie all'appoggio e all'incoraggia mento ricevuto dai fa mosi biologi materialisti del suo tempo, facenti capo a logge massoniche “interessate” a dominare la coscienza degli uo mini. Infatti, poiché la conoscenza scientifica e i mezzi tecnologici del tempo erano ad un livello molto primitivo, non fu da subito pienamente chiaro fino a che punto le idee di Darwin fossero insensate e irrealistiche. Fu in questo clima che gli scenari del dilettante aspirante scienziato ricevettero un' immediata e generale accettazione da parte dei circoli materialisti, poiché essa rifiutava la creazione contemporanea e già completa tramandata della Bibbia e offriva la presupposta (e che… supposta) base scientifica per le loro visioni ateistiche del mondo e i loro tornaconti personali. Fu così che, dai tempi di sir Charles fino ad oggi, hanno fornito ogni tipo (lecito ed illecito) di supporto per tenere viva la teoria. Scienza e religione, se dialogano, si aiutano nel fornire all‟uomo indizi ragionevoli sulla sua reale dimensione cosmologica. Darwin, Copernico e Galileo sono stati coloro che maggiormente hanno influenzato, in modo significativo, anche la maniera con cui l‟uo mo vede se stesso. La nuova astrono mia aveva chiarito che almeno attualmente la Terra non è al centro dell‟Universo e nemmeno del nostro Sistema solare. Successiva mente, la nuova biologia costringeva l‟uomo a sminuirsi (ma purtroppo non ad umiliarsi di fronte a Dio), in quanto non sono affatto diversi dagli altri viventi sia per ciò che riguarda le origini che per il loro ruolo in natura: consumatori e riproduttori…anche di crudeltà. Ai giorni d‟oggi però, per grazia divina, la stessa astronomia e biologia, aiutate da altre branche del sapere, stanno (anche indiretta mente ed involontariamente) revisionando il decaduto concetto religioso antropocentrico, nella direzione di un eterno ritorno all‟ipotesi del principio di creazionismo fissista: secondo cui, in armonia col racconto biblico, la nostra realtà (materia, energia, spazio e tempo) sarebbe stata creata da un essere soprannaturale (al di fuori del Cosmo) e che tutti gli organismi sono stati creati, sempre da Dio, così come sono oggi, con un unico atto di creazione. Esso si divide in 2 diramazioni. C‟è il creazionismo della Terra giovane (recente), i cui sostenitori (cosiddetti letteralisti) affermano che la Terra e l‟Universo abbiano circa 6.000 anni di età e sono stati creati da Dio in 6 giorni, come si ricava dalla lettura letterale (non simbolica) della Bibbia (che avrebbe dunque un valore scientifico). La maggior parte dei dinosauri sarebbe morta intorno al 2348 a. C., mentre la vita sulla Terra sarebbe stata resettata 4.400 anni fa dal Diluvio universale. Come è indicato anche nel museo della creazione di Petersburg nel Kentucky o di Glen Rose in Texas. 47


C'è il creazionismo della Terra vecchia che può anche accettare le date “miliardarie” della geologia evoluzionista ma non la biologia evoluzionista. Tali creazionisti credono cioè nell‟interpretazione allegorica della Genesi, per ciò che riguarda i periodi di te mpo e possono essere d‟accordo sulla data approssimativa dei 15 miliardi di età per la nascita del Cosmo e di 4,5 miliardi di anni fa per la nascita della vita ma sono convinti che tutti i viventi furono creati insieme conte mporanea mente e tali e quali a come sono oggi o fino alla loro estinzione. Però, per i creazionisti, la fissità delle specie non è sinonimo di staticità nei secoli in quanto le specie hanno un patrimonio genetico sufficientemente a mpio da consentire una variazione di caratteristiche nell‟ambito della specie animale o vegetale. L‟evoluzionismo invece è fonda mentalmente il tentativo di spiegazione ateistica (o meglio di spiegazione antimonoteistica) sulle origini del Cosmo (evoluzione stellare e planetaria), della vita (evoluzione organica a partire dall‟inorganico che paradossalmente…è l‟antitesi della vita) e della morale (evoluzione dalle superstizioni deistiche di massa al relativismo etico). Difatti, però, è una concezione ateistica o meglio panteistica perché si crede che la realtà del tutto sia da sempre esistita, solo che misteriosamente, ma spontanea mente, per caso dal mondo del caos si sarebbe originato il mondo del cosmos. Un evento casuale è quindi il responsabile delle origini del Cosmos (di un mondo sottoposto a leggi ordinative). Anche tale “falsa religione” ha dunque un “big bang” iniziale anche se non dal nulla ma dal preesistente. Gli adepti e sacerdoti di quest‟altro dogmatismo teistico (senza peraltro nessuna percezione indiziaria di possibile veridicità) credono dunque che fin dalle origini le coincidenze seppur a tentoni agivano come se avessero coscienza di ciò che vogliono arrivare a produrre stabilmente. Fin dai primi momenti, “il caso” era come se sapesse in cosa consistesse legiferare (stabilire leggi dal Caos), solidificare (costruire i minerali, oggetti planetari e stellari) e vivificare (organicare e dinamizzare autonomamente parte della antitetica materia inerte) e dunque anche vedere, sentire, odorare, respirare, sebbene non ci fosse nessun esempio di tali fatti in nessun luogo in quel momento. Esso insomma agisce come se fosse piena mente consapevole delle sue costruzioni minerali e vitalistiche e della sua potenza anche se non infinita (visto il suo procedere per tentativi).Tali scientisti, insomma, dicono che, poiché la vita è fatta di atomi, molecole e reazioni, allora la vita non è altro che chimica. E poiché è chimica, si produce per caso. La vita dunq ue si alimenta di chimica, non di spirito, non usa la chimica, ma è inconsciamente usata dalla chimica per poter gioire, soffrire, lavorare, amare, riprodursi, ecc. Ma come può una simile miscela di miliardi di miliardi di elementi minerali compiere cose così straordinarie e magari comporvi poe mi, solo perché spinta costante mente e unilateralmente (sempre incredibilmente nello stesso senso) da miliardi e miliardi di accidenti cosmici ? Non a caso il filosofo ed epistemologo austriaco Karl Popper (1902-1994) ha scritto “Sono arrivato alla conclusione che il darwinis mo non è una teoria testabile ma un progra mma di ricerca metafisico”. E‟ insomma un dogma ideologico di natura pseudo religiosa.

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Le altre ipotesi derivate dal creazionismo e dall‟evoluzionismo. C'è il creazionismo non religioso, il quale crede che tutte le specie viventi non sono state create da Dio (almeno non direttamente) ma dall‟arrivo di “semi di vita” (creazionismo panspermico) o di civiltà extraterrestri (creazionis mo ufologico) che ha tra i suoi promotori lo scrittore fantascientifico Zecharia Sitchin (1922-2010); ma le "spore" di vita cadute sulla Terra dal cosmo e l‟atterraggio degli alieni non fanno altro che spostare altrove il proble ma. “La probabilità mate matica che un corpo umano si formi casualmente è la stessa che dall‟esplosione di una tipografia si formi un dizionario” di Sir Fred Hoyle (19152001) mate matico, fisico e astronomo britannico, nonché ateo e sostenitore della panspermia; anche per sir Fred, dunque, l‟evoluzione è una favola per adulti. C'è anche un creazionismo islamico e induista (ma non buddista), sostenuto da esponenti dell‟interpretazione letterale del Corano e dei Veda, anche loro convinti che i fossili portati alla luce in tutto il mondo invalidano la teoria dell'evoluzione, rivelando che le piante e gli animali non hanno subito alcuna evoluzione, ma sono state create e hanno conservato le stesse caratteristiche dal momento in cui hanno iniziato ad esistere fino ad oggi o fino alla loro estinzione. Anche loro, come i creazionisti cristiani, sono molto critici nei confronti degli evoluzionisti sia perché, rifiutando di accettare i fatti, continuano a sostenere che miliardi di involontarie coincidenze inconsce abbiano una forza creatrice, ma soprattutto perché ritengono che il loro indottrina mento di massa nei Paesi occidentali sia stata la causa fondante, insie me al materialis mo, delle più grandi sciagure causate dall‟uomo soprattutto dal XX secolo in poi. Su posizioni similari si basa la tesi del disegno intelligente che per i suoi detrattori è semplice creazionismo travestito. Nel 1996 in un articolo pubblicato dal biochimico ricercatore universitario Michael Behe sul New York Times, intitolato "Darwin al microscopio", compare per la prima volta "l'eresia" secondo cui esiste una teoria chia mata "progetto intelligente" che spiega meglio della teoria darwiniana l'origine delle co mplesse macchine molecolari. Nello stesso anno si tiene alla Biola University di Los Angeles una grande conferenza che riunisce 160 studiosi sostenitori dell'intelligent design, che viene considerata il luogo ufficiale di nascita del movimento. Nel marzo e nell' aprile del 2001 due approfonditi e positivi articoli sul disegno intelligente compaiono in prima pagina sul Los Angeles Times e sul New York Times, sancendo l'accettazione e la visibilità pubblica raggiunta dal movimento. È l'inizio di una rivoluzione intellettuale che potrebbe cambiare co mpletamente i paradigmi scientifici esistenti; ma da dove vengono, e dove vogliono arrivare questi scienziati anticonformisti, che hanno osato sfidare la dominante e apparentemente inespugnabile ortodossia darwinista? A detta di tutti, la miccia che ha innescato 49


questa esplosione è il libro pubblicato nel 1985 dal chimico e medico australiano Michael Denton, il cui titolo dice tutto: Evolution: a Theory in Crisis. Secondo Denton il darwinis mo si trova nel bel mezzo di una "crisi", nel senso dato dal filosofo della scienza Tho mas Kuhn a questo termine, perché «dal 1859 ad oggi non è stato confermato da una sola scoperta empirica», e ha accumulato troppi problemi irrisolti, che non possono più essere ignorati. I sostenitori di tale teoria affermano che, vista l‟assenza di prove che confer mino le spiegazioni naturalistiche (la veridicità delle cause naturali) riguardo l‟origine e sviluppo della vita, non si può non precludere a priori la possibilità di contemplare cause sovrannaturali come spiegazione razionale. Sarebbe insomma antiscientifica la pregiudizievole presa di posizione che la scienza dovrebbe solo fare riferimento a cause naturali escludendo le trascendentali, in quanto ciò limiterebbe possibilità antitetiche in grado logicamente di stabilire ragionevoli dubbi circa i difetti (le deficienze) razionali e sperimentali inerenti le teorie naturalistiche. Per i sostenitori del disegno intelligente lo scientismo (che propone il secolaris mo e il materialis mo) e il deis mo (che pro muove l‟opposto) essendo 2 fedi contrapposte e improvate devono poter essere messe in condizioni di pari opportunità. A maggior ragione ciò dovrebbe avvenire per il teismo del disegno intelligente, perché a differenza del teismo creazionista non affronta questioni metafisiche e religiose come la natura, l‟identità e gli scopi del disegnatore (o progettista) in quanto giacciono oltre la competenza della scienza e devono quindi essere lasciati al campo filosofico e teologico. Il pro motore di tale teoria sembra essere Philip E. Johnson, prof. di legge presso l‟università di Berkeley (California, USA) ma le sue origini si fanno risalire a san Tommaso d‟Aquino (una delle più grandi menti di sempre) che nel XIII secolo definì l‟argo mento con un sillogis mo “Ogniqualvolta un disegno intelligente esiste deve essere esistito un disegnatore; la natura è complessa, dunque la natura deve aver avuto un disegnatore intelligente”. Però, rispetto agli antichi apologeti del disegno intelligente, che avevano a disposizione solo la ragione e l'occhio nudo, oggi gli scienziati hanno il vantaggio di disporre di microscopi e telescopi moderni, che hanno permesso di scoprire delle forme di complessità prima inimmaginabili, come la cellula, la cui struttura organizzativa è immensa mente più complicata di quanto si credeva ai tempi di Darwin; o come il DNA, con l'enor me quantità d'informazione che contiene; o come il principio antropico, secondo cui l'universo sembra essere finemente regolato, nei minimi dettagli, per rendere possibile la vita umana sulla terra, e che basterebbe alterare di un soffio una delle tante costanti dell'universo per renderla impossibile. Secondo i sostenitori del disegno intelligente, più l'ordine della vita e dell'universo si mostra complesso, più si indeboliscono statistica mente le probabilità della sua origine casuale, e più aumentano le probabilità di una causa intelligente. Il matematico, filosofo e teologo americano William Dembsky, uno dei maggiori esponenti del d. i. ha detto che l‟affermazione principale del d. i. è che “Esistono sistemi naturali che non possono essere spiegati adeguatamente in termini di forze 50


naturali non governate e che mostrano caratteristiche che in qualunque altra circostanza sarebbero attribuite all‟intelligenza”. A ciò gli evoluzionisti controbattono che alla lunga il caso agisce come se avesse intelligenza. Cioè sicco me l‟Universo è sempre esistito, prima o poi poteva succedere che per caso si originasse il cos mos dal caos e poi da questo l‟animazione dei minerali. Il problema però è che seppur “il caso” riesce a sfidare ogni più remota probabilità si contraddice nell’origine della vita, perché è impossibile la nascita spontanea della vita nell’ambito della sua antitesi: la morte (il mondo inorganico o minerale) non può partorire la vita (il mondo organico, l‟animazione.) Per chiarire ulteriormente i rapporti tra scienza, religione e progetto intelligente, Dembsky ha fatto notare che l'individuazione degli indizi di un intervento intelligente è un'attività comunissima nei campi più disparati: si pensi all'archeologia, quando occorre stabilire se un oggetto ritrovato sia o meno un manufatto; al programma SETI per intercettare segni di intelligenza extraterrestre provenienti dal cosmo; alle investigazioni legali, per stabilire se un determinato evento è stato causato da un fatto naturale o da un'azione dolosa e intelligente; ai brevetti, dove occorre stabilire se si è verificata un'imitazione deliberata o dovuta al caso; all'analisi della falsificazione dei dati; alla crittografia e alla decifrazione dei codici segreti. In genere, davanti ad un algorit mo informatico, un geroglifico, un utensile o un disegno sulle pareti di una caverna, l'uomo riesce ad individuare in maniera intuitiva la causa intelligente dal tipo di informazione che vi è contenuta. L'intelligent design propone un metodo scientifico per scoprire, in maniera rigorosa e matematica, questi segni d'intelligenza nelle cose. A tal fine, Dembsky ha elaborato un "filtro" capace di identificare statisticamente in via generale se un determinato risultato è prodotto dall'intelligenza o dal caso. L'intelligenza lascia infatti dietro di sé la sua firma, quando l'informazione è complessa (cioè non riproducibile fortuitamente) e specifica (cioè corrispondente ad un certo schema o modello indipendente). Nella definizione di De mbsky, il progetto intelligente è la scienza che studia i segni dell'intelligenza. Ciò che rende questa scienza così controversa è il fatto che intende applicare le sue acquisizioni anche alla biologia, sfidando il veto evoluzionista. Vi sono infatti moltissimi sistemi del mondo naturale che gli evoluzionisti attribuiscono al caso, come l'origine e l'evoluzione della vita, che sono in verità così altamente improbabili da passare il severo filtro statistico proposto da Dembsky, e rientrare necessariamente tra quelli progettati da un'intelligenza. Ogni persona sana di mente guardando i volti dei presidenti a mericani scolpiti sul monte Rushmore li attribuirebbe ad una causa intelligente e no n all'erosione naturale: ma allora, se è logico vedere l'intelligenza all'opera in una scultura, come non vederla in un corpo umano infinita mente più complesso? Gli evoluzionisti rifiutano tuttavia di confrontarsi con il progetto intelligente, e chiedono ai tribunali di espellerlo dalle scuole in quanto non scientifico. Dalla parte opposta si ribatte che il progetto intelligente è un vero programma di ricerca scientifico, perché non fa mai appello a Dio o all'autorità delle Scritture. A differenza del creazionis mo, che parte dal libro della Genesi e cerca di dimostrarne la fondatezza 51


scientifica, il progetto intelligente parte dall'esame dei dati e mpirici, e da questi inferisce l'esistenza di una causa intelligente responsabile della co mplessità specifica o irriducibile presente in natura. Le tesi del progetto intelligente, pertanto, sono falsificabili in senso popperiano co me quelle di ogni teoria scientifica. Ad esempio, la conclusione secondo cui l'occhio è un organo irriducibilmente co mplesso, e quindi necessariamente progettato, può essere falsificata dimostrando le modalità precise con cui si è gradualmente formato nel tempo. C‟è, infine, da citare la involuzione che ha tra i suoi artefici il genetista G. Sermonti, il quale suggerisce che siano le scimmie a derivare dall‟uomo. Secondo l‟ipotesi di Sermonti, gli uomini, costretti a vivere in ambienti non più a sua misura ma estremi, per generazioni, sono diventati “estremi”, cioè selvaggi essi stessi. In sostanza, i nostri ascendenti, per necessità di sopravvivenza, si sarebbero adattati a livello biologico, psichico e morale, ad un a mbiente non più umano. Determinati contesti ecosistemici sarebbero stati cosi “disumani” da non permettere più agli uo mini ivi residenti di rimanere tali. Sarebbe così iniziata la loro involuzione ad animali. In pratica un abbrutimento comporta mentale spintosi fino al peggior scimmiotta mento, con inevitabili ripercussioni (microevolutive) a livello psicosomatico, tali da spingere verso la microinvoluzione. Quanto gli uomini siamo stati vittima o carnefici di questa cambiata situazione a mbientale è una questione che spetta alla filosofia e alla religione.

I vertici ecclesiastici sbagliano nell‟avallare l‟evoluzionismo. Riguardo alle indicazioni date ai cattolici, siamo alle dolenti note. Il beato Giovanni Paolo II, ha sostenuto o gli hanno fatto sostenere, che “l‟evoluzione è più di una teoria”. Sulla stessa lunghezza d‟onda Benedetto XVI, il quale rincarando la dose ha affermato che “ C'è un dibattito accanito tra creazione ed evoluzione, presentati come se fossero alternative che si escludono: chi crede nel Creatore non potrebbe pensare all‟evoluzione e chi invece afferma l‟evoluzione dovrebbe escludere Dio. Questa contrapposizione è un' assurdità, perché da una parte ci sono tante prove a favore dell‟evoluzione ma essa non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da dove viene il tutto? ”. Tali autorità ecclesiastiche però (e meno male!) hanno almeno sempre rifiutato la posizione che vede l‟evoluzione come un processo guidato unicamente dal caso. Il processo c'è ma è guidato da Dio, il quale avrebbe scelto tale meccanismo per creare ogni vivente. Tale posizione si chiama Teismo evoluzionista. Gli evoluzionisti teistici, ritengono co me già accennato, che non ci sia inco mpatibilità tra Bibbia ed Origine delle specie, che sia possibile una sintesi tra Dio e l‟evoluzione, dicono cioè che Dio si sia servito dell‟evoluzione come mezzo di creazione e che ad un certo punto è intervenuto direttamente per infondere

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l‟anima nell‟uomo. Il gesuita francese Teilhard de Chardin, filosofo e scienziato, fu colui che introdusse ufficialmente questo pensiero nei vertici della Chiesa cattolica. Egli chiamò Dio, “Il motore, convogliatore e consolidatore dell‟evoluzione”. Ufficiosamente questa astuta ideologia satanica era già stata accettata come verità nelle preoccupate sedi episcopali le quali invece di occuparsi di come confutarla, erano solo impegnate come tutt‟oggi sul come scendere a dignitosi patti con essa. A tal proposito basti citare il cardinal J. H. Newman (1801-1890): “ Nella teoria dell‟evoluzione non vedo alcunché di incompatibile con un creatore onnipotente e provvidente”. Inso mma, un colpo al cerchio e uno alla botte, che è come un non rispondere, ma lasciare la questione in sospeso non sterilizza la pericolosità dello scientismo evoluzionista il cui implicito diffuso messaggio grazie al bo mbardamento mediatico (basti ricordare il 2009, anno delle celebrazioni darwiniane) è: siamo il risultato di un processo selettivo avvenuto per caso o per Dio. In entrambi i casi siccome siamo il frutto di una “spietata progressione” a partire da un “insignificante procariota” non valia mo niente co me individui. Se poi guardiamo la storia, gli evoluzionisti più popolari sono stati Hitler, Stalin, Pol Pot, ecc. Ora se l‟evoluzione (teista o ateista) è la versione giusta, questi uomini, che credevano nella sopravvivenza del più forte, non hanno fatto nulla di male! Né più né meno di ciò che avrebbe permesso Dio dando il via alla “ divinamente orientata selezione naturale”. Insomma, quando anche uno scientista afferma che l‟evoluzione non esclude l‟intervento di Dio non fa certo un favore alle religioni monoteiste ed enoteiste, perché suggerisce la concezione di un Dio selettivo, spietato con alcuni, pietoso con altri. Il che è molto peggio rispetto ad un “Dio morto” ! E’ sbagliato sia tacere che entrare in dialettica col male, perché nel primo caso chi tace acconsente o ha timore. Nel secondo caso il male cerca sempre di aprire un dialogo, perché sa che di fronte ai ragionamenti umani che non usano la parola di Dio, lui vincerà sempre.

San Teilhard de Chardin. Gesuita, paleontologo e patrono della rete, di Carlo Formenti, dal sito web

www.erewhon.ticonuno.it Che io sappia, finora nessuno ha fatto nomi per eleggere un Santo Patrono della Rete, ma, ammettendo che esistano candidature a me ignote, mi permetto ugualmente d‟avanzare la mia proposta: suggerisco che l‟onore spetti a Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) gesuita, paleontologo ed autore d‟una imponente opera filosofica sul rapporto fra scienza e teologia. Sono sicuro che il suggerimento otterrebbe, per ragioni che spiegherò oltre, l‟entusiastica accoglienza degli ambienti "cyberculturali" (soprattutto francesi e americani). Entusiasmo che, purtroppo, incontrerebbe due ostacoli insormontabili: il primo è che la Chiesa non ha beatificato Teilhard de Chardin, il secondo – ben più serio – è che non ha nessuna intenzione di farlo. 53


Di lui, infatti, ha sempre pensato che, nel tentativo di conciliare teologia cristiana e teoria dell‟evoluzione, si sia sbilanciato a favore della seconda al punto da sconfinare nell‟eresia. Così al povero Teilhard de Chardin venne proibito di divulgare le proprie idee, tanto che molte opere furono pubblicate postume …. ... Cerchiamo a nostra volta di riassumere le tesi che Teilhard de Chardin elaborò in quell‟opera. L‟idea centrale è che, generando la specie umana, l‟evoluzione abbia creato una sorta di "cervello" del pianeta: noi non saremmo altro che un "organo" della Terra la quale, attraverso di noi, sta divenendo un‟entità dotata di auto consapevolezza (un‟immagine ricorre: con la co mparsa della vita cosciente il mondo "estroflette un occhio per guardarsi"). Se il processo evolutivo diviene, però, consapevole di sé, esso può anche "scegliere" dove andare. Secondo Teilhard de Chardin, non abbia mo che due alternative: opporci all‟unificazione della coscienza planetaria, nel qual caso ci votere mmo all‟estinzione, oppure assecondarlo e accelerarlo. Verso che cosa? Finora sia mo stati "granuli di pensiero", cellule nervose sparse sul corpo del pianeta, ma negli ultimi secoli la "massa pensante" ha furiosamente accelerata la propria crescita, e soprattutto ha generato la noosfera, termine con cui il filosofo definisce l‟insieme di tecnologie, codici e siste mi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che e mettevano allora i primi vagiti). L‟interazione fra Noosfera e massa pensante può trascinarci fino a un punto critico, il Punto Omega, in cui il cervello della Terra non sarà più la sommatoria di tanti piccoli sé, ma un‟unica immane "sfera pensante". Visione mistica certo ma, sebbene Teilhard de Chardin dicesse che "Cristo si realizza nell‟Evoluzione", palesemente eretica: la salvezza non riguarda gli individui, destinati a "tornare polvere", ma il loro sparire nella trascendenza dell‟Impersonale; la salvezza è "Amore", inteso però co me consapevolezza d‟essere parti di un unico Spirito in cerca di Sé Stesso. Un Amore ricco di implicazioni politiche (fine dell‟Era delle Nazioni, riassorbite nella Pace universale) ed ecologiche (i figli della Terra pronti a rientrare in gre mbo alla Madre che essi stessi hanno risvegliata).

Come prestare il fianco a coloro che sono annebbiati dal nemico, di Aldo Piombino. Dal sito www.aldopiombino.blogspot.com.

PAPA WOJTILA, L'ALLORA CARDINALE RATZINGER E L'EVOLUZIONISMO. Le riporto testualmente, il punto 63 del documento “Comunione e Servizio" del 2004 reperito nel sito www.vatican.vaa e di cui l'allora Cardinale Ratzinger dovrebbe 54


esserne il supervisore, se non l'ispiratore: «Secondo la tesi scientifica più accreditata, 15 miliardi di anni fa l‟universo ha conosciuto un‟esplosione che va sotto il no me di Big Bang, e da allora continua a espandersi e a raffreddarsi. Successivamente sono andate verificandosi le condizioni necessarie per la formazione degli ato mi e, in epoca ancora successiva, si è avuta la condensazione delle galassie e delle stelle, seguita circa 10 miliardi di anni più tardi dalla formazione dei pianeti. Nel nostro sistema solare e sulla Terra (formatasi circa 4,5 miliardi di anni fa) si sono create le condizioni favorevoli all‟apparizione della vita. Se, da un lato, gli scienziati sono divisi sulla spiegazione da dare all‟origine di questa prima vita microscopica, la maggior parte di essi è invece concorde nell‟asserire che il primo organis mo ha abitato questo pianeta circa 3,5-4 miliardi di anni fa. Poiché è stato dimostrato che tutti gli organismi viventi della Terra sono geneticamente connessi tra loro, è praticamente certo che essi discendono tutti da questo primo organis mo. I risultati convergenti di numerosi studi nelle scienze fisiche e biologiche inducono sempre più a ricorrere a una qualche teoria dell‟evoluzione per spiegare lo sviluppo e la diversificazione della vita sulla Terra, mentre ci sono ancora divergenze di opinione in merito ai tempi e ai meccanismi dell‟evoluzione. Certo, la storia delle origini umane è co mplessa e passibile di revisioni, ma l‟antropologia fisica e la biologia molecolare fanno entrambe ritenere che l‟origine della specie umana vada ricercata in Africa circa 150.000 anni fa in una popolazione umanoide di comune ascendenza genetica. Qualunque ne sia la spiegazione, il fattore decisivo nelle origini dell‟ uomo è stato il continuo aumento delle dimensioni del cervello, che ha condotto infine all‟homo sapiens. Con lo sviluppo del cervello umano, la natura e la velocità dell‟evoluzione sono state alterate per sempre. Con l‟introduzione di fattori unica mente umani quali la coscienza, l‟intenzionalità, la libertà e la creatività, l‟evoluzione biologica ha assunto la nuova veste di un‟evoluzione di tipo sociale e culturale". Noto poi come Papa Giovanni Paolo II ha affermato alcuni anni fa che «nuove conoscenze conducono a non considerare più la teoria dell‟evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che questa teoria si sia progressivamente imposta all‟attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte nelle diverse discipline del sapere» (Messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze sull‟evoluzione, 1996). E' vero poi che il messaggio del Papa riconosce che esistono «diverse teorie dell‟evoluzione» che sono «materialiste, riduzioniste e spiritualiste» e quind i inco mpatibili con la fede cattolica, ma il punto fonda mentale è che nel 2004 la Chiesa aveva lanciato un messaggio molto chiaro: occorre adeguare la teologia alle scoperte o, meglio, che la teologia faccia presente a se stessa che le nuove scoperte pongono dei grossi problemi e deve risolverli. A questo punto cito testualmente le sue parole: "d'altra parte, nel campo cattolico, non manca chi rifiuta l‟evoluzionis mo filosofico, ma accetta sul piano scientifico la teoria dell‟evoluzione. Tali posizioni, ieri ed oggi, nascono da un co mplesso di inferiorità nei confronti della cultura laica, caratteristico di chi non si sente sicuro delle proprie idee cattoliche". Wojtyla e Ratzinger appartengono forse a questa 55


categoria? Perché il magistero della Chiesa si è pronunciato così? Non si sente un po' sconfessato da queste parole? Perché ci sono eminenti scienziati credenti che sono convinti evoluzionisti, co me Padre George Coyne? Perché, studiando le Scienze senza paraocchi ideologici, ma attenendosi ai dati, tutti arrivano alle stesse conclusioni, cattolici, protestanti, musulmani, buddisti, atei o altro che siano?

Sfida a Darwin. Di Guglielmo Piombini. Dal sito web wwwprogettocosmo.altervista.org

Nel mondo cattolico le teorie del disegno intelligente sono state accolte con interesse dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn, che il 7 luglio 2005 ha pubblicato sul New York Times un articolo critico verso il darwinismo, e a quanto pare anche dallo stesso Papa Benedetto XVI, che nell'omelia della Messa di insedia mento ha affermato: «Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio». Altre voci cattoliche, come quella del cardinale Paul Poupard, del Gesuita Giuseppe De Rosa o dell'antropologo Fiorenzo Facchini, hanno però mostrato una certa ostilità verso l'intelligent design. Il progetto intelligente scuote infatti il tranquillo modus vivendi tra scienza e religione al quale molti si erano abituati. Te mendo di essere tacciati di oscurantismo, la maggioranza dei cattolici ha infatti cessato da tempo di criticare le teorie di Darwin sposando una sorta di "teismo evoluzionistico", in base al quale il principio di evoluzione e il principio di creazione convivono su due piani diversi. Secondo questa visione "ecumenica", il disegno di Dio si attuerebbe attraverso le leggi evoluzionistiche della natura. Ci sono però alcuni problemi con il teismo evoluzionistico. In primo luogo, sopravvaluta eccessivamente le prove a favore dell'evoluzione. Una cosa è dire, come nella lettera di Giovanni Paolo II rivolta nel 1996 alla Pontificia Accademia delle Scienze, che la teoria evoluzionista è "più che una ipotesi"; ma altra cosa è dire, come il biblista Gianfranco Ravasi, che "E‟ ovvio che l'evoluzione esiste, non si possono ignorare i risultati della scienza". In secondo luogo, l'inserimento di Dio all'interno della visione evoluzionistica dà l'impressione di un'aggiunta posticcia e non necessaria, di cui la teoria darwiniana può tranquillamente fare a meno. I cattolici, ovviamente, non potrebbero ma i accettare una teoria fondata su presupposti filosofici naturalisti o materialisti, ma è proprio sotto questa veste che la teoria di Darwin compare nei testi di biologia, dove l'evoluzione viene invariabilmente presentata come un processo "cieco", "non guidato" o "privo di direzione". La dottrina evoluzionista ha rappresentato un veicolo fondamentale per la diffusione dell'ateismo e del materialismo, e forse nessuna dottrina è stata capace di allontanare tanta gente dalla fede nel Dio creatore come quella di Darwin. A buon ragione lo scienziato Richard Dawkins, fervente darwinista, 56


ha potuto affermare che "le teorie di Darwin ci hanno permesso di diventare compiutamente atei". In gioco, dunque, non c'è solo la verità scientifica, ma un'intera visione della realtà. Il dibattito fra il darwinis mo e il progetto intelligente è infatti parte di un più ampio conflitto culturale tra coloro che ritengono che nella natura non vi sia alcun progetto morale intrinseco, e coloro che credono che nella natura vi sia un disegno, un ordine morale, che va rispettato. Perché se l'universo è quello descritto dai materialisti, allora l'uomo è interamente deter minato dalla natura e quindi privo di libero arbitrio, la vita umana non ha alcun significato ultimo, e non esiste alcun fondamento assoluto del bene e del male. Nel XX secolo i nazionalsocialisti e i co munisti hanno esplicita mente incorporato il darwinismo all'interno della loro ideologia proprio perché, degradando l'uomo al rango di un animale o, peggio, di un oggetto materiale sorto dalla fortuita combinazione di elementi chimici, erano liberi di annientarlo senza impacci d'ordine morale. Oggi, analoga mente, i sostenitori della cultura della morte, dell'aborto, dell'eutanasia, dell'eugenetica, degli esperimenti sugli embrioni o della clonazione umana hanno bisogno di un universo che sia compatibile con i propri desideri, ne l quale non può esserci posto per alcuna realtà spirituale o sovrannaturale. Un'etica materialista richiede necessariamente un universo materialista. Le guerre culturali sono dunque, in ultima analisi, guerre cosmologiche. Coloro che riusciranno a ricostruire la narrazione più convincente sulle origini dell'universo, della vita e dell'uo mo conquisteranno anche la guida morale e culturale della società.

Evoluzionismo: una tesi impossibile. Da un artico lo del dott. Franco Adessa. Dal sito www.genitoricattolici.org

Nel 1859 venne pubblicata l'opera di Charles Darwin, Sulla origine della specie. Pur non essendo la prima opera sostenitrice dell'evoluzionis mo, essa contribuì a riaccendere la disputa su questo tema. Darwin sosteneva che l'uo mo non era stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, ma che era semplicemente il risultato di una lenta e progressiva evoluzione spontanea guidata dal caso, e sostenuta da una selezione che faceva prevalere gli esseri più forti, i quali davano, poi, origine a nuove specie !. Con questa teoria, da figli di Dio siamo precipitati alla condizione di figli...di una scimmia! Il contrasto con il racconto biblico della Genesi e' stridente! E' difficile allontanare il sospetto che dietro a questa scimmia si celi colui che viene chiamato la scimmia di Dio: cioè satana! … Il vero scopo della teoria dell'evoluzionismo fu proprio quello di colpire e scuotere alle fondamenta la Fede cattolica, escludendo il Creatore dell'universo e, conte mporanea mente, di eliminare il concetto di causalità, che e' il fondamento della vera e autentica scienza ! 57


… L'opera di Darwin venne, infatti, applaudita dagli atei e dai materialisti radicali, non tanto perché opera scientifica, quanto perché costituiva un'arma efficace per combattere ogni forma di religione! In una lettera a Lassalle, Carlo Marx esultava perché a Dio era stato dato "un colpo mortale"! Il celebre biologo J. Rostand, pur riconoscendo che l'evoluzionis mo "lascia senza risposta la formidabile questione sull'origine della vita", proclama l'evoluzionis mo quale "unica ipotesi razionale" perché esclude la "creazione diretta", che egli non vuole assoluta mente ammettere. Per l'Enciclopedia Treccani, l'evoluzionismo va ammesso, soprattutto, per non cadere, altrimenti, nella "creazione diretta" (D. Rosa). … La vita, secondo gli evoluzionisti atei e materialisti, e' nata dalla materia, per caso e spontaneamente ! Ma questa ipotesi non regge neppure ad obiezioni di ordine mate matico. E' stato calcolato che le probabilità che una proteina enzimatica, tra le più semplici, possa formarsi per caso e spontanea mente, stanno nell'ordine di 1 su 10 seguito da 130 zeri! Per co mprendere l'enormità di questo numero si dovrebbe pensare che gli atomi esistenti in tutto l'universo sono nell'ordine di 10 seguito da 80 zeri! Il tempo poi, che servirebbe per la realizzazione di questa infima probabilità, supera persino l'età dell'intero universo! Quando si passi, poi, a strutture più complesse, il numero degli zeri sale nell'ordine delle migliaia! Oltre alla comparsa della vita, si dovrebbe spiegare come e' stato possibile lo sprigionarsi del fenomeno sensitivo, conoscitivo, intellettivo e della realtà dell'anima; tutte domande, queste, senza risposta! … attribuire al caso la responsabilità dell'evoluzione, significa, come fanno i pagani, considerare l'universo come un'entità animata da forze spirituali, capaci di libere scelte; questo escluderebbe la possibilità di formulare leggi fisiche costanti! Fu proprio il cristianesimo che, negando la divinità dell'universo, rese possibile il sorgere del pensiero scientifico, legato alla ricerca delle leggi fisiche mirabilmente definite dalla sapienza del Creatore! Ma la storia dell'evoluzionismo, per "partito preso", e' costellata di falsificazioni e di equivoci, celati dietro lo schermo dell'apparente obiettività scientifica! … L'uomo di Piltdown, scoperto in Inghilterra dal geologo Charles Dawson, consisteva in due crani con caratteri primitivi, una mandibola e due denti; a questa scoperta contribuì anche il gesuita Teilhard de Chardin. Questi resti furono, per quarant'anni, una gloria del Museo Britannico, fino a quando, nel 1952, si scoprì che erano un falso ! I pezzi erano stati presi da un fossile umano e da un giovane orango; i denti, trovati da Teilhard de Chardin, erano stati limati; e tutto era stato opportuna mente trattato per simulare l'antichità e, poi, sotterrato, come il mistificatore stesso, alla fine, confessò! L'uomo di Pechino, sempre legato al nome di Teilhard de Chardin, fu scoperto, nel 1930, in una cava nei pressi di Pechino dal biologo canadese Black Davidson. Si trattava dei resti di oltre una trentina di individui di caratteristiche umane estrema mente primitive. Questi furono salutati co me il fa moso anello d i congiunzione ! Poi, tutti gli originali sparirono e tutte le misure vennero fatte su calchi e su modelli degli originali! Il colpo di scena avvenne quando, nello stesso luogo, 58


furono trovati anche dei fossili di uomini e centinaia di pietre di quarzo affumicate, insie me ad enormi mucchi di cenere. I resti dell'anello di congiunzione non erano che quelli di scimmie di cui gli uo mini si cibavano, gustando, in modo particolare, il cervello, che estraevano dopo aver rotto la scatola cranica. L'uomo di Neanderthal, scoperto in Prussia nel 1856, e' il fossile di un vero uomo, certamente esistito migliaia di anni fa. Se ne sono scoperti diversi altri, poi, in varie zone della Francia, e nel 1908, fu trovato, addirittura, uno scheletro quasi co mpleto. Ma anche in questo caso non mancò l'equivoco: la testa pendeva in avanti co me quella di una scimmia; fu dimostrato che, per mancanza di alcuni frammenti, era stato innestato male il cranio. La testa, in realtà, era eretta come quella di un uomo moderno ! Prescindendo da questi equivoci e da questi falsi, esiste una confutazione sperimentale che e' la negazione radicale e inappellabile dell'evoluzione spontanea: questa è che tutte le specie, pur occupando vari gradi nella immensa scala dei viventi, sono assoluta mente, in sé, perfette e co mplete! Pur non avendo la stessa perfezione e completezza, tutte, però, hanno la pienezza organizzativa ! … Un filo d'erba è un trionfo della vita, come il cedro del Libano; una pulce e' una meraviglia nel suo genere, come un elefante; una lucertola e' un capolavoro, com'e' un capolavoro il coccodrillo; un moscerino, un'ape sono portenti, come lo è un'aquila reale; un verme e' meravigliosamente rifinito, nella sua pochezza, come, nella sua grandezza, lo e' l'uomo ! Ebbene, questa perfezione, che si nota in tutte le specie viventi, costituisce un'impressionante rivelazione sperimentale contro l'evoluzione: se questa, infatti, fosse vera, il mondo dovrebbe essere pieno di specie abbozzate, rudimentali e incomplete, cioè in ritardo rispetto alle specie complete verso cui esse tenderebbero. Ebbene, di queste specie incomplete, nel mondo, non trovia mo neppure una qualsiasi traccia! Si deve concludere che quando la vita è nata, con essa è nata la perfezione; la vita, quindi, e' stata creata perfetta!!! Com'è possibile, allora, che Charles Darwin abbia potuto prendere un abbaglio così vistoso? La responsabilità di questa teoria, che porta il suo no me, può essere fatta ricadere solo sulle sue spalle? Dal libro ”The New Dark Ages” di Carol White, apprendiamo: "La fine del diciottesimo secolo e l'inizio del diciannovesimo furono caratterizzati dal trascurabilissimo lavoro scientifico svolto in Gran Bretagna (...) Le scienze mate matiche come quelle astronomiche erano a livelli infimi (...). L'agghiacciante torpore della monotonia aveva iniziato a riversarsi anche su tutte quelle branche della scienza che necessitavano l'eccitamento della ricerca sperimentale". Queste sono le parole dell'astronomo del secolo XIX; parole che mettevano a nudo la triste realtà della comunità scientifica inglese, in quel periodo. La situazione doveva essere ribaltata e senza perdere tempo ! Più avanti si legge: "L'Università di Cambridge venne scelta co me il centro per una rinascita deifica della reputazione scientifica britannica (...) John Herschel e Charles Babbage, entrambi dell'Università di Cambridge, fondarono la Società Analitica, strana mente seguita dalla fondazione di un'altra associazione: Il Club Spiritista! Un altro professore di Cambridge, Adam Sedgewick, fondò la Società Filosofica e, nel 59


1820, venne fondata un'altra società, conosciuta col nome di Apostoli di Cambridge; questa, a sua volta, diede vita alla Società Metafisica e alla Società Aristotele. L'ingresso in questi club, per un iniziato, significava la sua elezione a me mbro della ristretta élite dell'intelligence britannico! (...). Nel 1830, l'élite di Cambridge, proponendo Herschel come presidente, tentò di prendere il controllo della prestigiosa Società Reale, (...) il cui presidente era il duca di Sussex, che, contemporaneamente, ricopriva la carica di Gran Maestro della Massoneria (...). Sconfitti nel loro tentativo di conquistare l'egemonia di tale istituzione, l'élite di Cambridge decise di creare l'Associazione Britannica per la Pro mozione della Scienza. Ebbene, il prodotto più fa moso di questa nuova associazione fu la pubblicazione, nel 1859, dell'opera di Charles Darwin: Sulla Origine delle Specie"!. Carol White, nel suo libro, documenta che Charles Darwin e suo fratello Erasmus erano studenti di Ca mbridge e facevano parte di questa élite di intelligence che, nel 1835, prese la decisione di lanciare la teoria dell'evoluzione. Il compito di scrivere un libro sull'argomento venne affidato a Charles Darwin! Carol continua dicendo : "Sarebbe ingiusto attribuire a Darwin la sola ed unica responsabilità delle implicazioni devastanti della sua teoria; infatti il vero ispiratore della sua opera fu Geremia Bentham; il vero artefice fu Herbert Spencer; mentre il più acceso protagonista di questa teoria fu Thomas Huxley". Questi tre personaggi avevano una caratteristica in co mune: la loro posizione ai vertici della comunità di intelligence dell'impero britannico! Il filosofo Geremia Bentham, strenuo difensore del principio edonistico che riduce l'uomo ad una bestia, fu l'autore delle opere: In difesa dell'usura, In difesa della pederastia, che si commentano da sole, e di Panopticon, in cui egli teorizzò l'uso dei campi di concentramento messi, poi, in pratica dal nazismo. Alle dirette dipendenze di Lord Shelburne, vertice indiscusso dell'intelligence imperiale britannico, Bentha m è noto, anche, per la sua appartenenza alla Med menham Church, una chiesa che praticava l'adorazione del demonio ! Herbert Spencer, contemporaneo di Darwin, era un anarchico e un me mbro della Società Reale. Egli era talmente avverso al concetto di scienza da bollare la "scoperta scientifica" con l'epiteto di "concorrenza sleale"! La teoria di Spencer della "sopravvivenza del più forte" costituì la base dell'opera di Darwin! Il più grande entusiasta e propagatore della teoria dell'evoluzione fu, però, Thomas Huxley, nonno dei fratelli Aldous e Julien Huxley. Nel 1850, senza poter vantare alcun risultato scientifico, Huxley divenne membro della Società Reale, alla sola età di ventisei anni! Per anni Tho mas Huxley fu l'esclusivo portavoce ufficiale del recluso Darwin; Tho mas Huxley riassumeva, nella sua persona, l'élite scientifica e dell'intelligence del suo tempo. Non solo egli divenne presidente della Associazione Britannica per la Pro mozione della Scienza, ma egli era pure uno dei me mbri più influenti della Società Metafisica, l'istituzione che riuniva i membri del Gruppo di Oxford e gli Apostoli di Cambridge ! L'entusiasmo per la teoria dell'evoluzione, dal nonno Thomas si trasmise al nipote Julian Huxley. Quest'ultimo, talmente convinto della validità dell'evoluzionismo da considerarlo non più una teoria ma un fatto, scrisse la prefazione al libro di Teilhard 60


de Chardin, "Il feno meno umano". Julian Huxley ebbe però un maestro: Alester Crowley, il fondatore del movimento satanista contemporaneo! Ora, se si può pensare che la teoria dell'evoluzionismo sia stata lanciata dai circoli di potere e di intelligence britannico con l'obiettivo di screditare la religione cattolica e la vera scienza, com'e' potuto accadere, invece, che questa dottrina eretica si sia potuta infiltrare in profondità nel tessuto teologico della Chiesa cattolica stessa? Prima che la teoria di Darwin prendesse piede, nessuna delle dottrine della Chiesa erano mai state messe in dubbio ! La credenza che la teoria dell'evoluzione rappresentasse un fatto scientifico rese obsoleta la versione biblica sulla creazione di Ada mo ed Eva. Sfortunatamente, tutte le principali dottrine della Chiesa sono, in qualche modo, legate a questi due personaggi. I teologi (Padre Pellegrino Ernetti li chia merebbe "teologastri" n.d.a.), che non persero tempo per salire sul vagone evoluzionista, ebbero un leader: il gesuita e antropologo padre Pierre Teilhard de Chardin. Nel 1934, con passione e senza umiltà, Teilhard scriveva: "Ro ma e io abbiamo due concezioni del mondo. Talvolta, nutro un vero e proprio odio verso tutto ciò che la storica e naturale Istituzione di Cristo oggi rappresenta!" Qual era il "credo" di Teilhard de Chardin? Lo dice lui stesso: "Se io, in seguito a qualche crisi interiore, dovessi perdere la mia fede in Cristo, la fede in un Dio personale, la stessa fede nello Spirito, io continuerei a credere nel Mondo (...). Se io stesso arrivassi al punto di non credere più in Dio, crederei, ancora, all'Evoluzione". Teilhard, temendo di "non poter accettare" la Religione cattolica, va alla ricerca di una religione nuova: egli la trova nella "religione dell'evoluzione". Scrive infatti: "(...) il mondo piegherà le ginocchia soltanto davanti al centro organico dell'evoluzione". Che cos'è questa evoluzione per Chardin? Egli scrive: "(L'evoluzione) e' una condizione generale alla quale debbono piegarsi e soddisfare, ormai, per essere pensabili e vere, tutte le teorie, le ipotesi, tutti i sistemi (...) Ecco cos'è l'evoluzione". Per Teilhard questa evoluzione non ha bisogno di essere suffragata da alcun argomento scientifico e non necessita di alcuna verifica; infatti, egli scrive: "(L'Evoluzione) ha un'evidenza al di sopra di ogni verifica e al riparo da ogni ulteriore smentita dell'esperienza". A questo punto leggiamo, nel "Monitum" del Santo Uffizio, pubblicato il 30 giugno 1962, queste parole: "Vengono diffuse alcune opere (...) del padre Pietro Teihlard de Chardin, che ottengono non poco successo (...) risulta abbastanza chiara mente che dette opere presentano a mbiguità, e, persino errori gravi (...) tali da offendere la dottrina cattolica. Per questo motivo (si esortano tutti i responsabili) a difendere gli animi (...) dai pericoli insiti nelle opere di Padre Teilhard de Chardin e dei suoi seguaci". Per molti, anche sacerdoti, il "Monitum" del Santo Uffizio non ebbe presa, ma fu ascoltata, in sua vece, l'apologia che ne fece il suo clan e i suoi protettori, cioè la Massoneria! Questo fu rivelato da Jacques Mitterand, quando era Gran Maestro del Grande Oriente (di Francia), in un suo intervento all'Assemblea Generale della Loggia, tenuta a Parigi dal 3 al 7 settembre del 1967. In quel discorso Jacques Mitterand disse: "A differenza di noi massoni, i cattolici, in nome dell'ecumenis mo, non si attengono più 61


fermamente al loro passato per attingervi la lezione della saggezza, ma fanno, piuttosto, tutto il possibile per rinnegare la loro Tradizione (…). Perché questo sta avvenendo? Prestate attenzione a quanto sto per dire e saprete co me questo mutamento abbia avuto inizio. Un bel giorno, e' sorto, dalle loro file, uno scienziato autentico, Pierre Teilhard de Chardin. Forse, senza che se ne rendesse (...) conto, egli ha commesso il crimine di Lucifero (...) egli ha dichiarato che, nel feno meno dell'ominizzazione, (...) e' l'uomo che ha la precedenza e non Dio (...). Così Teilhard pose l'uo mo sull'altare e, poiché adorava l'uo mo, non poteva più adorare Dio !" (Papa Giovanni Paolo II, in contrapposizione indiretta a tale teoria ha esclamato:"Consentitemi di gridarlo forte: e' ora di tornare a Dio. Va denunciata una certa cultura contemporanea che va inseguendo il miraggio di un umanesimo senza Dio, che e' alla base delle raccapriccianti vibrazioni della dignità umana e delle inaudite crudeltà che sembrano gettare individui e popolazioni sull'orlo del baratro. Abbiamo immenso bisogno del ritorno a Dio mentre l'umanità sta vivendo un'ora vera mente difficile. Come può accadere che nel nostro secolo, della scienza e della tecnica, capace di penetrare i misteri dello spazio, ci si possa trovare impotenti testimoni di raccapriccianti violazioni della dignità umana? La verità e' che si va inseguendo il miraggio di un umanesimo senza Dio nella convinzione che bisogna affermare, in primo luogo, i diritti dell'uomo; ma trascurando i diritti di Dio si rischia di vanificare quelli dell'uo mo. E' quanto appare evidente nella guerra civile nella ex Jugoslavia, mentre sono sempre più impressionanti le cifre di morti, feriti, donne violentate, di internati in campi di concentramento e deportati per l'iniqua operazione di pulizia etnica" n.d.a.). Il grande Maestro italiano più esoterico di tutti i riti massonici, quello di Memphis Misraim, Francesco Brunelli, richiama, in un'unica citazione, De Chardin e Marx, riconoscendo l'affinità del loro pensiero con quello massonico. Il massone Lepage ha dichiarato: "Io non penso che i teologi possano riconoscere il padre Teilhard de Chardin come uno dei loro; ma è certo che tutti i massoni, bene addentro alla loro arte, lo possano salutare come loro fratello in spirito e verità". Lo scrittore Pablo Maria la Porcion afferma che Teilhard de Chardin fu "massone dell'ordine Martinista. Questo Ordine massonico ha, come dottrina base, l'evoluzione ! Lo stesso Scrittore prova che il Ministro della Giustizia del Governo di Petain, nel 1940, sul "Libro d'oro della Sinarchia" (massonica), avrebbe scritto la seguente postilla: "Pietro Teilhard de Chardin è il rappresentante della Sinarchia presso la Chiesa "Cattolica". Pablo M. la Porcion conclude affermando che, oggi, l'antico sospetto è certezza indubitabile, cioè: è certo che Pierre Teilhard de Chardin fu un "massone" dell'Ordine Martinista !".

Mi fa specie! Allo stato attuale dunque sono essenzialmente 2 le versioni che cercano di spiegarci la nostra origine e quella del cosmo. Le altre versioni sono derivate dal tentativo (sempre senza molto successo) di trovare un punto di incontro tra le 2 principali 62


inco mpatibili scelte (involuzionis mo compreso perché comunque parla di un evoluzione all‟incontrario). Ambedue hanno importanti conseguenze a livello etico, sociale, civile e scientifico ed entra mbe non possono essere provate scientificamente. Anche in questo caso non si può non citare Blaise Pascal “Dio ha stabilito che ci deve essere abbastanza luce per chi vuol credere e abbastanza buio per chi non vuo l credere”, per non togliere all‟uomo il libero arbitrio di cercare o non cercare Dio. Creazionis mo, evoluzionis mo e affini infatti, devono essere considerate solo delle pseudoscienze, teorie, costruzioni metascientifiche. Per cui in mancanza di prove scientifiche, sono gli indizi e la logica a dire quale delle visioni ideologiche (principali e secondarie) è la più attendibile. E' un dato di fatto che le osservazioni naturali e di laboratorio nonché le varie leggi (teorie dimostrate scientificamente) delle scienze sono molto più facilmente comprensibili e unificabili in un quadro esplicativo creazionista che non in uno evoluzionista. Anzi, per dirla tutta ci vuole un' enorme fede per continuare a credere nell‟evoluzione. Così co me è un fatto che il numero di scienziati eretici ed oppositori aumenta costante mente. Centinaia di scienziati in tutto il mondo, incominciano a fir mare petizioni con le quali esprimono pubblicamente il loro scetticismo riguardo lo speciazionis mo. Malgrado tutto ciò gli scientisti affermano che la loro filosofia è un fatto scientifico nonostante che tale affermazione non sia mai stata suffragata da prove. Come le tre scimmie: non voglio vedere, sentire e parlare riguardo la verità. Darwin si gloriava di aver contribuito a “Distruggere il dogma degli atti multipli di creazione” (o dei singoli atti creativi) eppure il fissismo (con i suoi migliaia di secoli rispetto ai poco più di 150 anni del “trasformis mo”) continua ad essere la spiegazione più plausibile per gli esseri umani sensibili e obiettivi (o “intellettualmente onesti”), co me ad esempio i promotori del disegno intelligente. Gli sforzi della nomenklatura darwinista di usare i poteri legali dei parlamenti, i poteri giudiziari dei tribunali, i poteri persuasivi dei mass media e i poteri formativi ed intellettuali dei comitati accademici per sopprimere il dissenso e impedire la discussione, stanno dunque rinfocolando ancor di più la protesta e spingendo sempre più scienziati a chiedere di essere aggiunti alle liste di petizione. Non solo, ma il crescente fronte di opposizione invece di rico mpattare il popolo scientista (imprenditoriale, politico ed accademico) sembra poterlo dividere a colpi di dissidi e discordanze su parecchi aspetti della loro fede metafisica. Riuscirà Satana a ripristinare lo “status quo” durato per più di un secolo e mezzo? A noi cristiani spetta l‟ardua sentenza. A seconda se saremo tiepidi o attivi nel combattere il materialis mo e la sua punta di dia mante in tutti i suoi aspetti.

E‟ uno sporco mestiere… ma qualcuno lo deve pur fare! Secondo i darwinisti dunque per accumulo di piccole mutazioni genetiche indotte da agenti mutageni o che si producono spontaneamente nel DNA un individuo di una specie finisce per differenziarsi in modo significativo rispetto alla specie d‟origine. 63


Questi poi spinto dalla novità corporea e compatibilmente con la sua nuova capacità, istintivamente cerca di scegliere l‟ecosistema più conveniente da vivere, che meglio si adatta alla sua nuova forma. Una vita qualitativamente e quantitativa mente migliore da parte di un individuo dipende quindi da una fortuita alterazione del geno ma. Per i darwinisti ci sono 2 modelli di progressione evolutiva. Quello della radiazione adattativa e quello della convergenza evolutiva. Nel primo caso, da un progenitore comune, si ha la comparsa di nuove caratteristiche con conseguente formazione di nuove specie, le quali, in base alle nuove evolute caratteristiche, rafforzano il loro stanziamento in un ambiente o portano alla conquista di un nuovo ambiente le cui condizioni, a loro meglio si adattano. E‟ questo ad esempio, il meccanismo che sulle isole Galapagos ha portato alla diversificazione, a partire da un antenato comune proveniente dalla terraferma, delle specie di fringuelli descritte da Darwin. Su ciascuna delle isole, i fringuelli si sarebbero casualmente diversificat i non nelle possibili varianti nell’ambito dei caratteri ma mutando significativamente (da un punto di vista anato mico, morfologico e funzionale) i caratteri stessi sia in senso vantaggioso che svantaggioso. Cioè nel corso del tempo le loro caratteristiche (abitudini alimentari, forma del becco, colore delle ali, dimensioni del corpo, ecc.) si sono differenziate (a “furia di spinta microevolutiva”) a tal punto da dare origine a 13 nuove specie che hanno occupato (per scelta forzata dalla mutazione casuale ma vantaggiosa), i diversi ambienti sulle varie isole. Ciascuna specie, in particolare, sviluppando becchi diversi, adatti ai diversi alimenti disponibili, si sarebbe specializzata in relazione alle risorse alimentari. Gli uccelli che avrebbero sviluppato becchi non co mpatibili con l‟approvvigionamento del cibo disponibile, si sarebbero estinti. Inso mma la variazione di un carattere (microevoluzione) si sarebbe spinta al punto tale da fargli aggiungere un nuovo valore di variazione (macroevoluzione). Un valore tale da far ca mbiare il carattere (il becco nella fattispecie) in un qualcosa di nuovo rispetto alle potenzialità precedenti. Di conseguenza l‟individuo (il fringuello nella fattispecie) si sarebbe dovuto adattare “gioco forza” alla nuova situazione scegliendosi, per quanto possibile, l‟ habitat più consono. La mutazione sarebbe stata vantaggiosa se l‟avrebbe fatto sopravvivere o vivere meglio nell‟ ambiente proprio o in uno raggiungibile. Negli anni '70 gli scienziati inglesi Peter e Rosemary Grant (biologi evoluzionisti) che (sulle orme di Darwin) alle Galapagos avevano misurato il becco dei fringuelli per molti anni, notarono un aumento del 5% nella dimensione del becco dei fringuelli dopo una grave siccità poiché ai sopravvissuti erano rimasti solo dei semi duri da rompere. La probabile spiegazione era che gli uccelli con il becco più grande erano avvantaggiati essendo in grado di mangiare gli ultimi semi induriti che rimanevano. Il cambiamento anche se significativo era piccolo, eppure alcuni darwiniani dicono che ciò spiega come ebbe origine la specie dei cardellini. Un libretto del 1999 ("T e a c h i ng a b o u t E v o l u ti o n a n d t h e N a t ur e of S c i e n c e ") pubblicato dall'Accade mia Americana di Scienze descrisse i cardellini di Darwin come “un esempio particolarmente importante” sull'origine delle specie. Il libretto citò il lavoro dei Grant e spiegò come «un solo anno di siccità nelle isole possa favorire cambiamenti evolutivi nei cardellini». Il libretto calcolò anche che “se ci 64


fossero siccità ogni 10 anni, in solo 200 anni si avrebbe una nuova specie”. Insomma si incoraggiavano gli insegnanti a dire che una "nuova specie di fringuelli" sarebbe potuta nascere in 200 anni se la tendenza iniziale verso l'aumento della dimensione dei becchi fosse continuata indefinitamente. Il libretto, però, omise di dire che i becchi ritornarono normali quando ritornarono le piogge. Nessun nuovo organo apparve e non ci fu nessun cambiamento significativo di qualsiasi genere, soltanto un ciclo di andata e ritorno da becchi piccoli a becchi leggermente più grandi e poi di nuovo piccoli. Non si è avuta nessuna evoluzione netta. Infatti, ora molte specie di cardellini si sono unite attraverso l'ibridazione e non si sono diversificate attraverso l'evoluzione naturale come richiede la teoria di Darwin. Celare le prove per dar l'impressione che i cardellini di Darwin confermino la teoria evolutiva sconfina nella disonestà scientifica. Per usare un paragone: se un promotore finanziario dice a un cliente che certe azioni raddoppieranno il loro valore in 20 anni perché sono salite del 5% nel 1998, e nasconde il fatto che le stesse azioni sono scese del 55 nel 1999, potrebbe essere accusato di frode in un Paese civile. Se degli scienziati devono ricorrere alle distorsioni che manderebbero in tribunale un promotore di borsa, vuol dire (per dirla eufe misticamente) che hanno problemi a far quadrare l'evidenza con la teoria che vogliono propagandare. Come il Professore di diritto Phillip E. Johnson scrisse sul Wall Street Journal nel 1999: «Quando i nostri maggiori scienziati devono ricorrere alle distorsioni che porterebbero in prigione un agente di borsa, capite che sono nei guai». Detto dal nostro Peter Grant, in una intervista a Il Giornale. “Molti confondono creazione e teoria creazionista. Sulla creazione la biologia non ha nulla da dire, la vita è iniziata molto dopo. Il creazionismo è una dottrina che invece immagina l'intervento diretto divino a partire da un'aderenza letterale alla lettura della Bibbia. È una cosa nata nell'ambito delle chiese presbiteriane americane. Ha facile presa in quelle parti degli Stati Uniti ancora fortemente agricole e con poche università”. Nel 2005 i coniugi Grant hanno vinto il premio italo-svizzero Balzan per la biologia delle popolazioni. Tale riconoscimento è secondo alcuni addirittura più prestigioso del Nobel (e si porta dietro fondi di ricerca per centinaia di migliaia di euro). Nella motivazione del pre mio si afferma: “Peter e Rosemary Grant si sono distinti per i loro importanti studi a lungo termine che hanno dimostrato l‟evoluzione in atto nei fringuelli delle Galapagos. Hanno dimostrato come rapidi mutamenti nella dimensione del corpo e del becco in risposta alla mutata disponibilità di cibo siano guidati dalla selezione naturale. Hanno inoltre chiarito i meccanis mi con cui nascono nuove specie e come la diversità genetica viene mantenuta nelle popolazioni naturali. L‟opera dei coniugi Grant ha avuto un' influenza fondamentale nel campo della biologia delle popolazioni, dell‟evoluzione e dell‟ecologia”. Sic. Nel secondo modello evolutivo, specie molto diverse, molto distanti tra loro per il fatto di essere state costrette dalle condizioni a mbientali a condividere per lungo 65


tempo lo stesso ambiente, e a condividere il loro essere sopravvissuti alla casuale “lotta per la vita”, avrebbero in modo casualmente vantaggioso, sviluppato le attuali curiose somiglianze funzionali e anatomiche. Così insetti, uccelli e pipistrelli avrebbero sviluppato la capacità di volare, utilizzando strutture casualmente specializzatesi per il volo, le ali, che sono molto diverse nei 3 gruppi ma assolvono la medesima funzione che ha permesso agli ascendenti di vivere e perpetuarsi. Allo stesso modo, il rospo, il coccodrillo, e l‟ippopotamo pur essendo strutturalmente molto distanti tra loro, presentano casuali vantaggiose fosse nasali e occhi, in posizione ottimale per una vita di galleggiamento a pelo d‟acqua. Queste sono molto diverse nei 3 gruppi ma assolvono la medesima funzione che ha permesso ai loro progenitori di portare avanti una discendenza. Non si tratta dunque di strutture ereditate da progenitori co muni (non sono cioè strutture o mologhe), ma di casuali simili modificazioni genetiche orientate dalla medesima pressione ambientale. Si parla in questo caso di strutture analoghe. Insomma individui di specie diverse, per il fatto di avere casualmente sviluppato un medesimo organo funzionale, le ali, rispetto ad altri individui della loro specie d‟origine si sono ad esempio potuti salvare da un' alluvione verificatasi nella loro area geografica, nutrendosi magari di cibo animale e vegetale presente verso la cima di alberi non coperti dalle acque torrenziali. Questo perché non potevano o non trovavano il coraggio di fuggire volando in zone non alluvionate. Allo stesso modo individui di specie diverse, che hanno sviluppato organi in grado di farli galleggiare rispetto agli altri individui della specie di origine, si sono salvati dall‟alluvione. Per cui una volta terminato il catastrofico evento climatico, accomunati dal medesimo fortuito destino, si sono ritrovati come reduci solo quelli con la medesima funzione “salva la vita”: i volatili e i galleggiatori ma anche gli arrampicatori che in seguito sarebbero stati i gruppi prevalenti in quella data regione. Secondo la teoria di A. R. Wallace, poi ripresa da Darwin, sarebbero proprio le fortuite analogie ereditarie selezionate dall‟ambiente che rendono la fauna (erbivora e carnivora) di una zona del pianeta molto diversa dalla fauna di un'altra area geografica. Come se fra le aree (o regioni zoogeografiche) ci fosse un' invisibile linea di separazione a dividere le specie animali. Tale linea è detta “di Wallace” (in suo onore). Egli aveva anche osservato che gli animali di regioni diverse tendevano ad avere lo stesso “ analogo ruolo” se vivevano in ambienti simili tra loro. Ad esempio nelle grandi distese erbose delle 6 regioni zoogeografiche, ci sono dei grandi erbivori che sono cacciati da grandi carnivori. Nella regione neartica, il primo ruolo è svolto ad esempio dai cervi predati da lupi, in quella etiopica ci sono le antilopi predate dai leoni, ecc. Il fatto che in un' ecosistema ci siano delle simbiosi differenti da quelle di un altro bioma non può stare solo a significare che tali specie viventi ivi presenti sono il fortuito prodotto di casuali variazioni dei loro caratteri ma potrebbe anche essere che tali specie hanno variato in modo differente le varie e tante possibilità latenti 66


dei loro caratteri, per adattarsi “alla bene e meglio” alle cambiate condizioni planetarie a causa della catastrofe morale originaria. I viventi non sarebbero quindi degli “adattati per caso” ma degli “adattati per scelta” anche se forzata da sfavorevoli mutate condizioni terrestri. Tutte le specie (attuali ed estinte) si potrebbero anche essere formate “dalla terra” da differenti semi germinativi, prodotti e distribuiti sulla Terra, a partire da un soprannaturale “seminatore”. Semi di vita ( di tipo zigotico o mitotico) sviluppatisi negli stessi modi (e forse tempi) attuali ma in modo indipendente rispetto agli attuali organismi gestatori di vita di tipo fe mminile (che poi danno luogo al parto) o asessuato (che poi danno luogo alla scissione binaria). Lo stesso seminatore, oltre ai germi di vita, in precedenza avrebbe creato dal nulla l‟Universo e la Terra (che tutt‟ora sarebbe al centro dell‟Universo a causa della presenza umana) e da essa avrebbe assemblato gli elementi base per dar luogo alla cellula embrionale ed asessuata.

Fino a prova contraria. A differenza dello speciazionismo, il creazionis mo aspetta ancora la prova contraria. Il postulato principale di questo modello ideologico è che nel passato c'è stato un periodo in cui tutte le cose sono state create cioè formate dal nulla, tramite la potenza divina. E tutte le entità minerali e biologiche furono fatte perfette, ognuna con la sua specifica forma e funzione. Per cui i processi biologici attuali non sono di transizione ma sono conservativi, servono cioè a mantenere la stabilità delle forme viventi. Ciò non significa che non sono possibili cambiamenti. Al contrario: un importante postulato del creazionis mo è che le entità viventi, già al mo mento della loro apparizione, contenevano tutto il loro potenziale di variabilità in senso progressivo o regressivo. Comunque queste mutazioni saranno sempre limitate all‟interno delle entità create inizialmente. La stabilità delle entità biologiche è sostenuta senza eccezioni da tutte le sperimentazioni e analisi, tra cui l‟esempio più eclatante: quello del moscerino Drosophila melanogaster. Secondo tale teoria, che è sempre in accordo con la versione biblica, qualche tempo dopo la creazione fu introdotto il principio del decadimento che subì un' accelerazione dal periodo della cataclismica alluvione planetaria che cambiò radicalmente la faccia della Terra con la formazione degli oceani, dei ghiacciai, dei vulcani e di montagne o di nuove montagne. I fonda menti di tale modello vengono confermati o comunque non esclusi da tutti i fenomeni naturali che decidiamo di osservare, dimostrando perciò la validità di tale ideologia a livello di ipotesi scientifica. Si deve però sempre ricordare che, con metodi scientifici, nessuna ipotesi sulle origini potrà mai essere completamente accertata ma solo validamente supposta. I 2 principi scientifici basilari che sono anche quelli più fermamente stabiliti sono : la prima e seconda legge della Termodinamica. Queste 2 leggi sono applicate a tutte le discipline scientifiche, senza eccezioni. Bene, esse possono essere interpellate per confermare l‟ipotesi creazionista. Infatti, grazie alla Prima legge (quella della conservazione di massa-energia) si può benissimo sostenere che dal momento in cui il 67


Cosmo fu co mpletato, niente viene più creato (innovato) o annientato (annullato). Ogni cosa (sostanza) viene conservata, ciò che varia è la ripetizione delle forme (viventi e minerali) co mparse all‟origine. Poi c'è l'inesorabile legge dell'entropia. In base alla Seconda legge della termodinamica ogni siste ma, lasciato a sé stesso o al caso, perde energia, degrada e tende al disordine. Questa legge ferrea dell'universo è parte integrante della nostra esperienza quotidiana: senza manutenzione, cioè senza un intervento intelligente dall'esterno, tutte le cose si consumano e vanno in rovina. L'ordine è raro e difficile da ottenere; il disordine, al contrario, è lo stato più probabile. Se prendiamo un mazzo da poker con le carte ordinate per numero e per seme e lo mescoliamo, le carte si mischieranno. Non importa quante volte continuere mo a mescolare il mazzo: le carte non torneranno più nell'ordine di prima, a meno che non le rimettiamo pazientemente a posto con un deliberato intervento intelligente. Ebbene pure essa è una conferma del postulato creazionista del decadimento delle strutture minerali e biologiche fino alla perdita del loro essere oggetti o viventi (cioè strutture ben distinte), almeno in tale sistema universale chiuso. Inoltre, la teoria dell'evoluzione contraddice questa legge, perché presuppone che la natura, lasciata al caso, non tenda verso il caos o il disordine (cioè verso i risultati più probabili), ma evolva verso ordini superiori e complessi, statisticamente più improbabili: dalla materia inorganica alla materia organica, dagli esseri unicellulari a quelli pluricellulari, dagli esseri non intelligenti a quelli intelligenti: ma una teoria può fare eccezione alla seconda legge della termodinamica? Lo scienziato Arthur Eddington, già più di ottant'anni fa, era convinto di no, e disse: «La legge dell'entropia detiene, a mio avviso, la posizione suprema tra le leggi della natura. Se una teoria si trova in contrasto con questa legge, non gli dò alcuna speranza. Per essa non c'è niente da fare. È destinata a crollare nella maniera più umiliante». Solo una causa sovrannaturale può permettere la sospensione della legge entropica, nella fattispecie: gli organismi viventi in fase di crescita (sviluppo).

Creati o evoluti. Dal sito www.earthharvest.org.. L‟evoluzione viola la prima Legge della Termodinamica (di conservazione dell‟energia) secondo cui l‟energia e la materia possono essere convertite da una forma all‟altra, e non possono essere né create né distrutte. Per esempio: se una bomba colpisse una casa, entra mbe non esisterebbero più come prima, ma la materia che le componeva esisterebbe ancora sotto forma di detriti e polvere. La materia può trasformarsi in energia, come in bombe atomiche, e anche l‟energia può cambiarsi in materia, ma occorrerebbe una grandissima quantità di energia per produrre un po‟ di materia. Ora se la struttura dell‟Universo è di conservazione: chi ha dato l‟energia richiesta per l‟evoluzione innovativa o trasformista? Chi ha sconfessato sistematicamente per milioni di anni tale legge dando a un pesce la possibilità di sviluppare le ga mbe e uscire dalla palude primordiale? Il dio evoluzionista? 68


Nulla nell‟economia della legge naturale può essere la causa della sua esistenza. L‟energia richiesta per l‟evoluzione innovatrice, ad esempio un pesce che sviluppa gambe e che esce da una palude primordiale, contraddice le leggi inviolabili della fisica. La struttura attuale dell‟universo è una struttura di conservazione. La teoria della creazione è d‟accordo con il punto di vista biblico che fa di Dio il creatore dell‟universo. Poiché Dio si è riposato dalla sua opera (Genesi 2,3), l‟energia non è più generata. La liberazione dell‟energia nel corso di una reazione di fissione atomica, non è la creazione d‟energia, ma un ca mbiamento di forma della materia in energia. La teoria dell‟evoluzione viola la seconda Legge della Termodinamica, secondo cui nell‟Universo ogni siste ma strutturato tende sempre a progredire da uno stato ordinato e complesso verso uno disordinato ed aleatorio. L'energia utilizzabile in un sistema funzionale ha la tendenza a diminuire, anche se l'energia totale rimane costante. E ciò si definisce “entropia”. Gli evoluzionisti sanno che tutti i sistemi tendono a deteriorarsi e quindi la loro teoria implica che ci sia stata una violazione costante della seconda Legge della Termodinamica per miliardi di anni ! L'evoluzione, da un punto di vista statistico non soltanto è estremamente improbabile, ma praticamente impossibile. È impossibile che in ogni infinitesimo di secondo per miliardi di anni possa uscire sempre lo stesso numero a tale “estrazione del lotto”. “Una delle più fonda mentali leggi della natura, che suscitava il mio interesse, era la Legge dell‟Entropia. Detto semplice mente, questa legge stabilisce che ogni sistema fisico va in decadenza con il passare del tempo: infatti, la materia tende verso la disorganizzazione, se lasciata a se stessa. Per esempio, senza manutenzione, le case si diroccano, le nostre auto mobili si arrugginiscono e si deteriorano, e così via. Ora, una delle implicazioni di questa legge è che l‟intero mondo materiale avrebbe dovuto tornare al caos, essere ridotto in polvere, già da lungo, lunghissimo tempo ! Che cosa glielo aveva impedito? Mentre stavo ragionando su questo, improvvisamente balenò in me l‟idea che ci doveva essere una potentissima forza „riorganizzatrice‟ che si contrapponeva alla tendenza verso la disorganizzazione presente in natura, e che manteneva tutto l‟universo sotto controllo e in perfetto ordine”. Testimonianza del Dott. Boris P. Dotsenko, illustre fisico e matematico russo, che fu capo del Laboratorio Nucleare presso l‟Istituto di Fisica di Kiev, prima di chiedere asilo politico in Canada nel 1966. L‟evoluzione viola la legge della Biogenesi, secondo cui la vita può venire soltanto da una vita preesistente e può generare solo la sua specie. La credenza nell‟evoluzione deriva da una credenza in una “generazione spontanea”. Tale teoria affermava che la vita era apparsa, quando un lampo fulminò un brodo primitivo e come per magia, si sarebbe formata una proteina viva che da sé si sarebbe autostrutturata (o per usare un termine tecnico “complessata”) fino a formare una cellula ! Pasteur (1860), Spallanzani (1780) e Redi (1688) hanno confutato il fatto che dei vermi possano venire dalla carne marcita, le mosche da bucce di banana, ecc. Quando la materia biologica è sterilizzata e poi isolata, durante la deco mposizione nessuna vita appare, poiché non c'è nessuna contaminazione. 69


Evidenze della Creazione. Alla luce poi delle prove geologiche, oceanografiche e archeologiche esistenti si può affermare che sulla Terra vi è stato un solo e unico diluvio, avvenuto in epoca ancor non ben definita ma che co munque riguarda migliaia e non centinaia di migliaia di anni fa, perché è stato documentato dagli uomini. Un evento storico epocale del quale tutti i popoli antichi hanno conservato il loro ricordo; anche se ognuno l’ha deformato a seconda della propria ispirazione più o meno spirituale (mitologica). In effetti solo il creazionismo sembra poter spiegare la maggior parte dei grandi depositi di fossili presenti sul nostro pianeta. Questo vale soprattutto per i fossili di vertebrati. Essi possono formarsi solo in seguito ad un rapido seppellimento con conseguente mineralizzazione. Ciò sarebbe in accordo con la planetaria alluvione di biblica me moria, causata da piogge torrenziali e solleva mento dei mari (estremamente più piccoli degli oceani attuali) accompagnata da attività vulcaniche e tettoniche e dai susseguenti fenomeni glaciali. Riguardo poi alla scala stratigrafica più co mune, è naturale che, in un' inondazione, i fossili più piccoli si depositino a livelli inferiori e quelli più grandi negli strati superiori, poiché l‟acqua filtra il materiale. Questa azione dell‟acqua è visibile sulla maggioranza delle spiagge, dove si trovano nella parte più elevata grossi sassi e tronchi, e a mano a mano che si va verso il basso vi sono sassi più piccoli e sabbia. Ecco dunque spiegato il motivo del perché dinosauri, trilobiti e ma mmiferi non si trovano negli stessi strati! Che dire poi dei molluschi bivalvi e di altri resti di vita marina trovati in zone terrestri, lontani dal mare. Se non vi fossero sarebbe una prova che non c'è stato il Diluvio, perciò la loro presenza milita in suo favore. Un altro proble ma per la geologia uniformitaria (attualista), che si spiega naturalmente col Diluvio, sono gli alberi ritrovati fossilizzati, ma ancora in piedi e che penetrano in vari strati. Si rinvengono tronchi fossili che misurano anche 25 metri, sia in posizione eretta ma anche in varie posizioni inclinate ed a volte finanche sottosopra. Una spiegazione al rapido depositarsi di materiale necessario per coprire gli alberi prima che si decomponessero e si sbriciolassero, ed al prodursi della pressione necessaria per trasformare alcuni di essi in carbone, è data solo dal Diluvio. Infatti sembra proprio che siano stati depositati da acqua in movimento che in breve tempo ha depositato intorno ad essi uno strato dopo l‟altro di sedimento.

I ¾ delle terre emerse sono proprio coperti da depositi sedimentari, ed è quello che ci dovremmo aspettare in caso di sconvolgente inondazione globale. Vi sono anche molte indicazioni che tra gli strati rocciosi sedimentari non vi furono intervalli di tempo di milioni e neanche di migliaia di anni, ma al massimo di pochi giorni. Comunque, tutti i fossili portati alla luce negli scavi mostrano che, contraria mente a quanto creduto, la vita apparve sulla Terra improvvisamente e già perfetta mente formata. Nel tentativo di confermare la loro teoria, gli emuli di sir Charles hanno involontariamente causato la sua confutazione. 70


Che ci sia stata una catastrofe immane lo testimoniano dunque i grandi o addirittura imponenti siti fossiliferi, termine ora usato in senso ampio per indicare i giacimenti di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas naturali), le rocce sedimentarie di origine organica (in cui i fra mmenti sono costituiti principalmente da gusci e scheletri di organismi fossili) e gli ossari comuni: i cimiteri naturali (il seppellimento e la preservazione di piante e animali è anche ciò che dovremmo aspettarci se fosse successo un potente improvviso cataclisma), dove fossili di animali anche diversi tra loro si trovano riuniti insieme in fosse comuni in tutte le zone geografiche del mondo. Quindi un ammasso di esseri viventi scaraventati da una forza immane su tutta la superficie terrestre e che ha causato l‟estinzione di tantissime specie in ogni parte del mondo. Che dire poi della complessità dei sistemi viventi in se stessi e nelle loro interazioni con gli altri esseri, che mai Darwin avrebbe potuto immaginare e che disorienta i darwinisti? Basti solo pensare alla cellula. Come si fa a dire che questo miniaturizzato e insemplificabile macchinario enorme mente complicato dove tutti i dettagli sono finemente calibrati per il funzionamento simbiotico intracellulare e intercellulare è frutto del caso a furia di piccole aggiunte? In media ogni cellula del corpo umano, in ogni secondo forma 2mila proteine. Una proteina è una fila di diverse centinaia di aminoacidi, e un aminoacido è una molecola che ha circa 20 atomi. Ognuna di tutte le miliardi di cellule del corpo umano sta selezionando, proprio adesso, circa 500 mila aminoacidi, costituite da circa 10 milioni di atomi organizzandole in stringhe preselezionate e controllando che ogni stringa sia ripiegata in forme specifiche, e infine inviando ogni proteina verso il luogo giusto, parte all‟interno della cellula, parte fuori, luoghi che hanno segnalato la necessità di queste proteine specifiche. Quindi simbiosi nelle cellule e fra le cellule del corpo. E se per l‟appunto andiamo a considerare la complessità irriducibile (l‟inscindibile simbiosi di organuli, organi e organismi), non si può non comprendere che le specie non sono sopravvissute per caso all‟ambiente in cui vivono ma sono state progettate per l‟ambiente in cui vivono. Poi però si sono dovute adeguare alle conseguenze ambientali della disobbedienza originaria dei tutori della Terra. Secondo dunque i sostenitori del disegno intelligente, più l'ordine della vita e dell'universo si mostra complesso, più si indeboliscono statisticamente le probabilità della sua origine casuale, e più aumentano le probabilità di una causa intelligente. Il concetto di "complessità irriducibile" è elaborato dal biologo molecolare Michael Behe per descrivere quei meccanismi il cui funziona mento dipende dall'interazione di molte parti, e che non funzionerebbero per nulla se solo una di queste parti mancasse. Questi sistemi non possono formarsi per lenta evoluzione perché nelle fasi intermedie non servirebbero a niente, ma devono necessariamente essere progettati e assemblati tutti in una volta, come solo l'intelligenza sa fare. Il professore di biochimica alla Lehigh University (Pennsylvania) nonché uno dei principali teorici dell'intelligent design, rileva che l'attento studio degli organis mi a livello molecolare rivela l'esistenza di numerose macchine "irriducibilmente co mplesse", i cui processi di 71


formazione non sono stati ancora spiegati in maniera plausibile dalla teoria evoluzionista. Infatti, tutti i tentativi che in questi anni sono stati fatti per risolverlo non hanno avuto successo. Dalla prima pubblicazione del suo libro (nonché bestseller) "La scatola nera di Darwin”, tutte le critiche (spesso aspre e assurde) indirizzate all'autore sono state da lui prontamente smontate, con la chiarezza e la pacatezza che lo contraddistinguono. Inoltre il tempo e la ricerca scientifica stessa sono alleati di Behe e dell'intelligent design in generale perché in tutti i ca mpi della biologia e della genetica la complessità che viene trovata è sempre maggiore man mano che la scienza avanza. Behe, pur dovendo necessariamente spiegare molti dettagli tecnici, riesce a farsi capire agevolmente, ricorrendo anche ad esempi pratici semplici. Per esempio, per far capire il concetto di sistema irriducibile, prende in considerazione una trappola per topi, la quale, pur avendo solo 5 parti non funziona se anche una soltanto di esse viene rimossa. Detto in altri termini i sistemi irriducibilmente complessi non hanno precursori (cioè sotto-insiemi di se stessi) funzionanti. L'analisi poi passa ad alcuni sistemi o processi biologici, dove ovviamente il numero di parti o fasi è molto maggiore, e dove la rimozione di una di esse è altrettanto disastrosa per il funzionamento. Anche la statistica viene a sostegno del creazionis mo. I matematici vedono la questione della probabilità dal punto di vista delle leggi delle probabilità (probabilità = deduzione matematica delle opportunità casuali che si verifichi un dato evento). Eppure le probabilità che una proteina di 20 aminoacidi (20 diversi generi) si possa formare per puro caso sono appena di una sola su 10 elevato alla 260esima potenza moltiplicato per 20 elevato alla 200esima potenza. Se, per un “ miracolo”, questo fosse successo, ne sarebbe scaturita una singola molecola. Ma miliardi di tonnellate di molecole di diverse proteine e di DNA sarebbero stati necessari per dare inizio alla vita di un ecosistema terrestre. Matematicamente parlando, è praticamente impossibile che questa probabilità si sia potuta verificare !

Altre evidenze della Creazione. I darwinisti affermano poi che le somiglianze presenti nei viventi sono una prova dell‟evoluzione. Tante sarebbero le argomentazioni desunte dalla morfologia, in particolare quelle suggerite dall‟o mologia degli organi, ossia dal fatto che organi funzionalmente diversi in diverse specie animali hanno la medesima posizione e somiglianza strutturale scheletrica: gli arti anteriori di uomo, gatto, balena, pipistrello, ecc. Queste somiglianze erano già state notate da Aristotele ma fu l‟anato mista e zoologo Richard Owen (1804-1892) il primo che nel 1847 introdusse nello studio della natura i termini di analogia ed o mologia. Per Owen, che non era evoluzionista, l‟omologia attestava solo una continuità gerarchica nella natura vivente: le ali del pipistrello hanno una struttura pentadattile come le pinne delle balene, perché riflettono uno schema ideale, un archetipo platonico (ciò che è all‟inizio e funge da modello base per le “variazioni sul tema”). Insomma (a parte le confutazioni di 72


ordine genetico che sono trattate tra poco) a Dio tale struttura sarebbe così piaciuta da ripeterla con funzionalità diverse nelle varie specie, anche per determinare una variabilità graduale tale da evitare agli occhi umani eccessivi e dunque antiestetici e indelicati stacchi tra una specie e l’altra. Ecco perché non abbiamo cavalli con 4 ruote corporee, conigli con zampe a forma di sci che camminano co me uno sciatore di fondo, un canguro che salta con gambe a forma di molla elicoidale, una balena che striscia sull‟acqua sfrecciando a mo' di aliscafo, una rondine che si muove come un elicottero, alberi con radici e rami semoventi (tipo quelli del film “Il signore degli anelli”), mucche che si spostano per mezzo di un cingolato carneo in luogo delle gambe, un picchio con gambe a forma di ventosa da lavandino, e altre a menità del genere. Sono le sfumature di colori e non le accese differenze a rendere godibile un paesaggio dipinto su quadro. Riguardo poi alle indicazioni della genetica: affinché la teoria evoluzionista sull'omologia possa essere presa sul serio, gli organi simili (omologhi) nelle differenti creature dovrebbero presentare un simile (omologo) codice del DNA. Tuttavia, non è così. In molti casi la codificazione genetica è molto differente. Inoltre, codici genetici simili nel DNA di creature differenti sono spesso associati a organi completamente differenti! Che dire poi dello sfatato mito della ricapitolazione embriologica? Ciò che una volta era chia mato "teoria della ricapitolazione" è stato da lungo tempo rimosso dalla letteratura scientifica, sebbene venga ancora presentato co me una realtà da alcune pubblicazioni evoluzioniste. Il termine "ricapitolazione" è un condensato del detto "l'ontogenesi ricapitola la filogenesi" proposto dal biologo evoluzionista Ernst Haeckel alla fine del XIX secolo. La teoria avanzata da Haeckel postula che gli embrioni viventi ripercorrano il processo evolutivo dei loro progenitori. Egli teorizzò che nel corso del suo sviluppo nell'utero materno, l'e mbrione umano dapprima mostri le caratteristiche di un pesce, poi di un rettile ed infine quelle umane. Da allora è stato provato che questa teoria non è altro che una fantasia. È ormai noto che le "branchie" che ipoteticamente appaiono nei primi stadi dell'embrione umano sono in realtà le fasi iniziali del condotto uditivo medio, della paratiroide e del timo. La parte embrionale che venne paragonata al "sacco vitellino" si è rivelata una sacca che produce sangue per l'infante. La parte che è stata identificata come una "coda" da Haeckel e dai suoi successori è in realtà la spina dorsale, la quale rassomiglia ad una coda solo perché prende forma prima delle ga mbe. Questi fatti sono universalmente noti nel mondo scientifico e sono accettati anche dagli stessi evoluzionisti. George Gaylord Simpson, uno dei fondatori del neo-darvinismo, scrive: “Haeckel travisò il principio evolutivo coinvolto. È ora fermamente stabilito che l'ontogenesi non ripete la filogenesi”. Un altro esempio sorprendente è l'incredibile somiglianza e similarità sia strutturale che funzionale osservata negli occhi di creature differenti. Ad esempio, il polpo e l'uomo sono due specie estrema mente differenti, tra cui è impossibile qualsiasi tipo di relazione evolutiva, tuttavia gli occhi di entrambi sono molto simili in termini di struttura e funzione. Neppure gli evoluzionisti pretendono che vi sia un antenato comune tra le due specie sebbene presentino tale similarità. Tra l‟altro proprio 73


l‟organo della visione ci fa comprendere come Darwin stesso abbia potuto dubitare della efficacia delle proprie spiegazioni, quando scrive all‟amico A. Gray: “Quando penso all‟occhio, ne ho la febbre !”. Quando i principali teorici del trasformismo elaborarono la loro teoria, la biologia era ancora ai suoi albori. Al te mpo di Lamarck, e finanche di Darwin, si ignorava quasi tutto delle leggi della genetica, cosi come non c‟erano studi avanzati riguardo l‟embriologia, la fisiologia, ecc. Per questo essi sono scusabili di avere proposto alla supposta evoluzione cause che oggi fanno sorridere. Sarebbe meglio dire: "che dovrebbero far sorridere", poiché questi pionieri dell‟evoluzione godono ancora in molti ambienti scientifici di una specie di aureola che li avvicina alla beatitudine canonica ! Ridere, oppure sorridere delle stupidaggini di questi pionieri sembra un sacrilegio... ma sarebbe meglio piangere, viste le nefaste conseguenze che ha avuto l‟evoluzionismo dagli inizi del XX secolo fino ai nostri giorni grazie a coloro (neodarwinisti) che hanno voluto caparbiamente portare avanti tale teoria a dispetto di tutte le evidenze contrarie: ma si sa se Dio permette gli incantesimi satanici, perché gli uomini di cattiva volontà si vogliono lasciar ingannare per abiurare Dio, allora “il grande inganno” è possibile. Grazie a questi e ad altri materialisti anche i buoni devono continuare a soffrire (come disse anche la Madonna a Fatima). Questo mistero dell‟iniquità che continua a imperversare nel mondo è veramente un grande mistero, ma non un mistero di Dio quanto piuttosto degli uomini che nonostante il male che li circonda non fanno “il diavolo a quattro” per cambiare lo status quo. Troppo pochi, sono sempre troppo pochi gli uomini di buona volontà in grado di lasciare una indelebile e significativa traccia d‟amore nella storia umana! Alla lista delle principali confutazioni evoluzionistiche non si può non considerare che mancano all‟appello miliardi di anelli mancanti (di organismi considerati tappe intermedie tra 2 specie). Se le specie di transizione fossero esistite dovrebbero essere state miliardi e si sarebbero dovuti trovare, in ogni parte del globo, almeno i resti fossili di parecchie migliaia di esseri deformi, o comunque anormali, cioè quelli casualmente coperti rapidamente da frane, lave, sabbie mobili, ecc. Ne “L‟origine delle specie”, Darwin spiega: ”Se la mia teoria è fondata sono certamente esistite innumerevoli varietà intermedie, che collegavano insieme tutte le specie dello stesso gruppo… Di conseguenza, la prova della loro esistenza può essere trovata solo tra i resti fossili”. Confidando nella profezia di Darwin, i suoi seguaci fin dalla metà dell‟XIX secolo, si sono dedicati in tutto il mondo alla loro ricerca. Nonostante i loro sforzi e i miliardi di dollari spesi nella ricerca, nessuna forma transizionale è stata trovata. La classica immagine dell'albero darwiniano della vita presente in quasi tutti i manuali di biologia, con i ra mi che si dipartono da un capostipite comune, non trova infatti corrispondenza con le scoperte della paleontologia (così come le altre figure immaginarie e i modelli fittizi). Ormai non c'è più alcun giacimento fossile importante da scavare. Inoltre l'uo mo di Piltdown, l'uomo del Nebraska, Ota Benga ... questi scandali dimostrano co me gli scienziati evoluzionisti non abbiano esitato a servirsi di qualsiasi tipo di metodo anti-scientifico al fine di provare la loro teoria. Per quanti sforzi leciti o illeciti si facciano, resta l‟unica evidenza: la vita emerse improvvisamente sulla Terra in forme complesse e l‟uomo è arrivato all‟esistenza, 74


non tramite un processo evolutivo, ma tramite la creazione di Dio. Quindi, è responsabile verso di Lui. La scoperta più famosa di un' ipotetica forma di transizione è stata quella dell‟Archaeopterix (che sarebbe vissuto 145 milioni di anni fa secondo l‟opinione degli evoluzionisti), definito dai libri di testo delle scuole come la specie di passaggio fra il rettile e l‟uccello (cosiddetto uccellosauro), con alcune caratteristiche , come i denti, dei rettili e altre , co me le ali, degli uccelli. Studi recenti hanno, però, dimostrato che anche gli uccelli hanno capacità e mbrionali di sviluppare i denti al pari dei rettili. Nulla di strano quindi se una specie di uccello abbia posseduto i denti. Comunque da molti anni, cioè dal 1979, gli zoologi più qualificati hanno stabilito che si tratta di un vero uccello. Se il pipistrello si fosse estinto nello stesso periodo dell‟Arch. e si fosse trovato il fossile che cosa si sarebbe detto? Che era una forma di transizione, tipo un topo con le ali? La tesi che l‟Arch. fosse un "mezzo uccello", incapace di volare perfettamente, era molto popolare nei circoli evoluzionistici fino a pochi anni or sono. L'assenza di uno sterno in questa creatura venne sostenuta come la prova più evidente dell'incapacità di volare perfettamente di questo uccello (lo sterno si trova sotto il torace, a cui si collegano i muscoli necessari al volo). Ai nostri giorni, lo sterno si trova in tutti gli uccelli, volatili e non. Anche nei pipistrelli, ma mmiferi volanti che appartengono a una fa miglia del tutto diversa. Tuttavia, la scoperta del settimo esemplare di Arch. fossile nel 1992 causò un grande stupore tra gli evoluzionisti. La ragione fu che si scoprì che in esso lo sterno, che gli evoluzionisti avevano sempre creduto mancasse, era invece presente. La presenza di questo osso dimostra che, proprio co me gli uccelli odierni, esso possedeva potenti muscoli adatti al volo. Questa scoperta minò alla base la tesi che l' Arch. fosse un mezzo uccello incapace di volare completamente. D'altra parte, la struttura delle penne degli uccelli divenne uno dei più importanti ele menti di prova a dimostrazione del fatto che l'Arch. fosse un uccello volante nel vero senso della parola. La struttura asimmetrica delle penne di questo animale non è distinguibile da quella degli uccelli moderni, a riprova così della sua perfetta idoneità al volo. L‟eminente paleontologo Carl O. Dunbar ha scritto: "In ragione delle sue ali l'Arch. deve essere chiara mente classificato come un uccello". Un altro fattore che venne rivelato dalla struttura delle penne dell'Arch. fu il suo metabolis mo a sangue caldo. Come si sa, i rettili e i dinosauri sono animali a sangue freddo la cui temperatura corporea varia con la temperatura dell‟ambiente e non viene regolata omeostatica mente. Un‟importante funzione delle penne negli uccelli consiste nel mantenimento di una temperatura corporea costante. Le penne dell'Arch. di cui aveva bisogno per regolare il calore del suo corpo a differenza dei dinosauri, dimostrano che questi fu un vero uccello a sangue caldo. Altri due punti importanti sui quali i biologi evoluzionisti si sono fondati nell‟affermare che l‟Arch. fosse una forma transizionale, sono gli artigli sulle ali e i denti. Sebbene queste caratteristiche siano effettivamente presenti, ciò non implica alcuna relazione con i rettili. Inoltre, due specie di uccelli oggi viventi, il turaco e l'hoatzin, hanno artigli che permettono loro di aggrapparsi ai rami. Queste creature sono assolutamente uccelli e non presentano alcuna caratteristica dei rettili. Questa è la ragione per cui è completamente infondato sostenere che l'Archaeopterix sia una forma transizionale soltanto per la presenza degli artigli sulle ali. Neppure i 75


denti nel becco giustificano la precedente affermazione. Gli evoluzionisti commettono una vera e propria frode allorquando asseriscono che tali denti siano una caratteristica dei rettili, in quanto ciò non corrisponde al vero. Oggi non tutti i rettili sono provvisti di denti. L'A. per di più, non è la sola specie di uccelli che presenti tale attributo. È corretto affermare che non esistono oggi uccelli forniti di denti, tuttavia, le testimonianze fossili risalenti all'epoca dell'Arch. e posteriori, sino a un'età relativamente recente, parlano dell'esistenza di un distinto genere di uccelli che può essere classificato come "uccello provvisto di denti". Pertanto tutti questi ritrovamenti mostrano che l' Arch. non fu un anello transizionale, ma solo un uccello appartenente alla categoria degli "uccelli con i denti". I reperti geologici dovrebbero dunque essere pieni di fossili mostranti creature ancora nel processo di transizione. Tuttavia i circa 100 milioni di fossili scovati fin qui, appartengono a forme totalmente compiute, quelle che ci sono familiari oggi, quindi statiche. Se la speciazione avesse davvero avuto luogo, la Terra dovrebbe essere piena di miliardi di fossili di queste forme transitorie, molte delle quali ci avrebbero dovuto mostrare creature deformi, bizzarre, stravaganti, come pesci con un solo occhio, anfibi aventi mani o piedi a forma di pinne, rettili con abbozzi di ali, uccelli con più paia di ali, e cosi via. L‟assenza d i documentazione per qualunque ramificazione destinata all‟estinzione per mutazione sfavorevole: è davvero feno menale! Alla fine di questo so mmario excursus sulle ragioni e obiezioni creazioniste, possiamo ribadire breve mente le 2 opposte posizioni. La selezione naturale sostiene che i viventi che risultano fortuita mente per mutazioni casuali più adatti al loro habitat sono destinati a prevalere. Per esempio di un gruppo di cervi sotto la minaccia di animali feroci sopravvivranno naturalmente coloro che sapranno correre più veloce mente, mentre per la creazione sovrannaturale questo è vero nel creato imbarbarito dal peccato dei loro custodi, ma indipendentemente dalla durata di questo processo, non trasformerà questi cervi in altra specie. Il cervo rimarrà sempre cervo. Non acquisterà nuovi caratteri (organi) tali da causare una speciazione. Affinché un cervo si tramuti per casuale fortuna in un'altra specie per esempio in un velocissimo ghepardo con le corna, si dovrebbero realizzare nuove addizioni ai geni che non si sono mai osservate, né oggi né in passato. Ci sono insomma dei limiti genetici alla macroevoluzione. Tra le prove addotte a sostegno dell'evoluzione, viene spesso ricordata la resistenza acquisita dei batteri agli antibiotici. Questa però è microevoluzione (un piccolo cambiamento interno alla specie), non macroevoluzione (un passaggio da una specie ad un'altra), perché i batteri rimangono sempre batteri e non diventano un altro tipo di organis mo. Gli evoluzionisti ipotizzano tuttavia che, su lunghi periodi di te mpo, la microevoluzione possa dar luogo ad una macroevoluzione. Questa estrapolazione teorica, oltre a non essere mai stata osservata, non si concilia però con ciò che l'uomo conosce da secoli riguardo la selezione artificiale delle piante e degli animali. Sembrano esserci infatt i dei limiti genetici che impediscono ad una specie di trasformarsi in una specie diversa. I cani ad esempio, pur venendo incrociati dagli allevatori da millenni, spaziano dai chihuahua agli alani, ma sono sempre rimasti cani. Ancor più significativi sono gli esperimenti con i moscerini della frutta, perché la loro breve vita 76


permette di osservare un gran numero di successive generazioni. Tuttavia, malgrado i tentativi di guidarne l'evoluzione, i moscerini della frutta non hanno mai modificato la loro natura. Al massimo è intervenuta qualche variazione, quasi sempre instabile e difettosa. Pare quindi che perfino i tentativi della scienza di manipolare genetica mente le creature verso uno scopo ben definito (l'opposto, si badi bene, del cieco processo darwiniano) incontrino delle barriere invalicabili che rendono impossibile la macroevoluzione. Già dunque nel 1919, il biologo americano Thomas H. Morgan dimostrava, mediante le sue celebri esperienze su un gran numero di generazioni di mosche dell‟aceto (Drosophila melanogaster), che le mutazioni non sono la causa delle modificazioni che, durante millenni, avrebbero trasformato, tramite scatti successivi, le specie e fatto evolvere il vivente verso forme sempre più complesse e perfezionate, ma un freno. Esse infatti: Sono rare; la frequenza delle mutazioni è così debole che esse riguardano solo un individuo su 1.000, rara mente uno su 100 nei casi estremi. Sono rare perché: l a b i o l o g i a m o l e c o l a r e m o s t r a c he ne l l a c e l l u l a m o l t i m e c c a ni s m i d i c o r r e z i o n e d i e r r o r e l a v o r a n o p e r e v i t a r e o a g g i us t a r e e r r o r i g e ne t i c i . I l p r o c e s s o d i m u t a z i o n i ( e r r o r i ) c a s ua l i e s e l e z i o ne n a t u r a l e è u n p r o c e s s o c he h a b i s o g n o d e g l i e r r o r i e ne l l o s t e s s o t e m p o c r e e r e b b e m e c c a n i s m i p e r e l i m i n a r l i ? N o n s i p u ò a v e r e e n t r a m b e l e c os e : o i p r oc e s s i d a r wi n i a n i s o n o b a s a t i s ug l i e r r o r i ne l D N A e a l l o r a n o n p o s s o n o c r e a r e i m e c c a n i s m i d i r i p a r a z i o n e d e l D N A c he c a nc e l l a n o g l i e r r o r i o i p r o c e s s i d a r w i n i a n i c r e a n o e f f e t t i v a m e n t e i l D N A e i s u o i s i s t e m i d i c o r r e z i o ne e a l l o r a i p r oc e s s i d a r wi n i a n i n o n p os s o n o e s s e r e b a s a t i s u g l i e r r o r i . Q u e s t a è u n a c o n t r a d d i zi o n e . Sono privative; modificano il patrimonio ereditario genetico mediante soppressione, atrofia o raddoppia mento degli organi. In questo modo si possono ottenere mosche senza ali, con due paia di ali o con ali deformate. Nessuna di queste modifiche fa progredire la specie (neanche un raddoppiamento di ali, perché la mosca non può volare, neutralizzandosi le sue ali a vicenda). Sono per la maggior parte minime e non riguardano generalmente che i caratteri secondari delle specie; colore della pelle, peli, forma e colore degli occhi, ecc. Da Mendel è risaputo che l‟ereditarietà obbedisce a leggi statistiche rigorose che permettono a una specie di variare molto entro comunque una quantità limitata di variazioni per quanto riguarda i caratteri secondari, pur conservando sempre il tipo medio. Nel caso contrario sono quasi sempre letali; cioè una variazione troppo grande (soppressione di organo, per esempio) provoca la morte del soggetto mutante. Per farla breve, le mutazioni non creano niente di positivo ma anzi sono orientate verso la regressione o al massimo verso un riassestamento della specie intorno a valori med i preesistenti: altro che evoluzione ! Tutto ciò collimerebbe con le leggi della biologia, della genetica e della termodina mica. Infatti si sa che in un sistema chiuso, l‟energia, non può che conservarsi o degradarsi. Il disordine può nascere dall‟ordine e non l‟inverso. Le mutazioni atrofizzano o sopprimono, non possono creare e tutto ciò è in accordo con il testo biblico. Il mondo è stato creato da un essere soprannaturale 77


perfetto, il quale non si è limitato ad alberi, rocce, erbe, mari, fiumi e laghi (i mari sono stati la conseguenza del diluvio universale) e animali ma rischiando di suo si è inventato un essere vivente a Sua immagine, e quindi libero e padrone di scegliere il proprio destino. Però la prima coppia decise di accettare le insinuazioni di Satana nei riguardi di Dio, introducendo nel mondo il peccato, e di conseguenza il dolore e la morte. Da quel momento il pianeta e tutto il resto del cosmo non ha cessato di degradarsi, fino a quando Dio creerà un mondo nuovo in cui la degenerazione e la morte non esisteranno più: grazie al Salvatore che lo ha riscattato con giustizia dalle grinfie del nemico satanico. Ecco perché l‟ ideologia dell‟evoluzione progressiva e il concetto di creazione perfetta presentato nella Bibbia sono totalmente inconciliabili: non può esistere un' ipotesi evoluzionistica legata alla Bibbia. L‟evoluzionis mo è una teoria scientifica priva di qualsivoglia fondamento che insegna un passaggio dal caos verso la perfezione mediante un‟evoluzione della specie, quindi senza bisogno di un Salvatore. Il creazionismo biblico, che è una teoria scientifica fondata su tanti indizi, presenta invece un cammino inverso: la perfezione della creazione divina precipita verso il caos del peccato (degradazione della specie): c'è però un Salvatore che offre una completa restaurazione. Un restauratore logicamente esterno alla natura o meglio al di sopra di essa. Ha ben ragione il biologo francese Jean Marie Pelt a dichiarare “La scienza di ieri è superata. Bisogna trovare una nuova forma di scienza che tenga conto di tutte le dimensioni della realtà, compresa quella divina”. Così co me A. Einstein “ La scienza senza la religione è zoppa” e Max Planck “la fede in Dio è un attributo essenziale di uno scienziato”. Per intenderci, il fisico tedesco ha ideato la teoria dei quanti,, che insie me con la teoria della relatività di Albert Einstein è uno dei pilastri della fisica conte mporanea.

Il salto all‟indietro dell‟evoluzionismo. “Alcuni, tratti in inganno dall‟ateismo che portavano dentro di sé, immaginarono un universo privo di guida e di ordine, come in balia del caso” (San Basilio - IV secolo a. C.). Ecco cosa pensava Darwin, riguardo la sua ipotesi. In Origine delle specie, scrive “Se venisse dimostrato che è esistito un organismo complesso che non sia stato formato da numerose, successive, lievi modificazioni, la mia teoria crollerebbe”. Ed è ciò che è successo! Siccome, secondo gli evoluzionisti, la casuale selezione naturale continua a lavorare a senso unico e senza interruzione da miliardi di anni, è necessario che tra i fossili si trovino enormi quantità di prove “scheletriche” dell‟ininterrotto processo. Gli snodi fra una specie e l‟altra dovrebbero trovarsi in grande abbondanza, invece, dopo più di un secolo di intense ricerche, non si è mai trovato nessun essere “fotografato” nel momento della sua transizione, nessuna “arpia”, “grifone”, “ minotauro”, “fauno”, “sirena”, “unicorno”, ma solo individui d i una stessa specie fuori dalla norma da un punto di vista esteriore: spilungoni, nani, 78


curvi, invalidi, mutilati, ecc. Tutti esseri che verranno rigenerati in tutto e per tutto alla “fine dei tempi”, con la formazione di “cieli nuovi e terre nuove”: un rinnovo non solo riguardante il nostro pianeta ma anche tutti i sistemi stellari del Cosmo. La stessa discontinuità che si ravvisa nei presunti passaggi da una specie multicellulare all‟altra risulta estrema mente più amplificata nel passaggio da monocellulari a pluricellulari. In natura, infatti, non si trovano né bicellulari né tricellulari e nemmeno viventi composti da centinaia di cellule ma solo organismi formati come minimo da milioni fino a milioni di miliardi di cellule, per cui l‟ipotesi che gli archeobatteri si siano strutturati e organizzati, nel corso di ere, in organismi complessi presenta un formidabile ostacolo fattuale. Il paleontologo evoluzionista britannico Derk V. Ager ha ammesso: “Emerge l‟idea che se esaminiamo le testimonianze fossili in dettaglio, a qualsiasi livello di ordine e specie, ci imbattiamo ad ogni piè sospinto non in un' evoluzione graduale ma in un' improvvisa esplosione di un gruppo a spese di un altro”. L‟evidente discrepanza fra la teoria gradualista e la realtà fossile, che parla di “grandi salti” o “buchi neri” dell‟evoluzione non poteva non ro mpere il fronte compatto vigente per tanti decenni tra i sacerdoti di tale dogmatica credenza. Non foss‟altro che per giustificarsi di fronte all‟opinione pubblica. Lo scisma tra ortodossi e riformisti è stato inevitabile. Negli ultimi decenni infatti una parte degli accademici evoluzionisti ha proposto un' ipotesi alternativa alla transizione graduale, detta degli equilibri punteggiati (o intermittenti o teoria del saltazionis mo). Tale modello sostiene che la speciazione non è affatto un processo graduale, ma repentino, seguito da lunghi periodi di stasi, cioè procede a salti, con eventi “epocali rivoluzionari” improvvisi di formazione di nuove specie che poi rimangono a lungo pressoché inalterate, identiche. In sostanza tale nuova ipotesi suppone che da una coppia di pesci un bel giorno sia nato il primo anfibio; da due anfibi il primo rettile; da due rettili il primo uccello, e così via fino a quando da 2 scimmie sarebbe nato un umano. Una catena di miracoli mai constatati da far impallidire d‟invidia ogni creazionista biblico. Secondo tale ipotesi possiamo anche immaginare che d‟improvviso da una coppia umana un bel giorno possa nascere un “angelo ba mbino” piuttosto che un “angelo di ba mbino”. Ciò equivarrebbe al “salto” finale dell‟evoluzione. Non saremo più “poco meno degli angeli” come dice un salmo biblico ma saremo come gli angeli anzi più degli angeli perché abbineremo in un solo essere sia le caratteristiche angeliche che quelle umane. I fortunati discendenti della razza umana, se non succederanno nel fratte mpo catastrofi globali, sono destinati insomma a diventare “dèi per caso”. Esattamente come dice Gesù nel Vangelo: “Sarete come dèi”. Nostro Signore però si riferisce a tutti gli uomini di buona volontà di tutti i te mpi e solo per opera del Padre nostro. Comunque, per evitare ulteriore discredito, tale comunità scientifica sta cercando di dirimere le controversie sull‟interpretazione dei fossili studiando il modo per integrare e far coesistere i due modelli. Si sta inso mma cercando un' “onorevole” sintesi. Tuttavia, per i creazionisti, come già detto, la causa di tale fenomeno non è da ricercare nelle “ magiche apparizioni” di Gould o nell‟ “assegno postdatato delle prove a venire” di Dawkins, quanto piuttosto nelle azioni idrodina miche (orizzontali) 79


e gravitazionali (verticali) che durante il Diluvio, portarono i resti dei viventi di allora di diversa dimensione (pesantezza), mobilità (dinamicità) e ambientazione di vita (livello ecosistemico) a depositarsi differentemente lungo la colonna delle sedimentazioni. Una curiosità: Stephen Jay Gould, che è per l‟appunto l‟inventore della teoria degli equilibri punteggiati, è definito dai suoi colleghi dissenzienti "il Gorbaciov del darwinismo", perché, a loro avviso, i suoi tentativi di salvare la teoria evoluzionista rischiano di distruggerla, così come l'ultimo segretario del PCUS ha distrutto il comunismo sperando di riformarlo.

Le indicazioni dell‟anatomia comparata. Lo studio dell‟anato mia comparata, che descrive e confronta le parti anato miche di organismi differenti, ha dimostrato che specie anche molto diverse presentano nell‟organizzazione del loro corpo un medesimo schema. Hanno un co mune schema di costruzione corporea. Questa so miglianza, secondo gli evoluzionisti, si spiegherebbe ammettendo che tali organismi si siano differenziati a partire da un comune antenato (invece che da un comune progetto archetipico) lungo linee evolutive divergenti. Un esempio tipico è l‟arto anteriore dei vertebrati. La zampa anteriore di un quadrupede, la pinna di un pesce, l‟ala di un uccello, il braccio di un umano. Queste strutture dette omologhe, pur svolgendo funzioni diverse, sembrano derivare ognuna dalle modificazioni morfologiche della stessa zampa ereditate dal comune antenato tetrapode (animale dotato di 4 arti), dal quale si sono differenziate per l‟appunto funzionalmente e morfologicamente ma non anatomicamente. Invece le strutture analoghe non sarebbero derivate da un ancestrale progenitore co mune ma sarebbero fortuite soluzioni simili da un punto di vista anatomico e funzionale, che hanno permesso agli organismi di specie evolutiva mente molto distanti di rispondere bene alle pressioni ambientali e di essere dunque selezionati … per vivere. Un classico esempio di analogia strutturale biologica è quello della spina di cactus (foglia modificata) e la spina di rosa (ramo modificato). Nel linguaggio scientifico, dunque, col termine analoghe, si intendono strutture morfologicamente diverse che svolgono funzioni simili come l‟ala del pipistrello e quella della farfalla mentre per omologhe si intendono strutture anato micamente simili che svolgono funzioni diverse come i morfologicamente diversi arti anteriori di rettili e mammiferi, nella fattispecie, le ali del pipistrello, le pinne della balena, le mani dell‟uo mo. Nei 3 casi si tratta sempre di una struttura pentadattile che però serve per il volo del pipistrello, per il nuoto della balena, per la pressione dell‟uomo (mani prensili). Hanno dunque forme e funzioni diverse ma le loro ossa sono le stesse. Quindi nei 3 casi, a svolgere queste funzioni diverse è lo stesso arto, l‟arto superiore che ha una struttura articolare e a 5 dita. Bene, gli evoluzionisti sostengono che nell‟omologia è compreso il concetto di derivazione: siccome ala, pinna e braccio hanno una struttura osteo-articolare somigliante, vuol dire che tutti e 3 i mammiferi hanno un antenato co mune, da cui discendono sessualmente. Poi ci sarebbero state 80


mutazioni nell‟ambito della stessa specie, variazioni genetiche che in un dato contesto ambientale hanno casualmente favorito un individuo piuttosto che un altro di stessa specie. Successiva mente, mutazioni con relativi adattamenti accidentali si sono dimostrate “vantaggiose” sull‟aria, nel mare e nella terra. Non ci sarebbe stato dunque nessun grande (lamarckiano) sforzo mentale istintuale per non estinguersi con stimolanti ripercussioni sul proprio patrimonio genetico. Deciderebbe tutto la “roulette russa”. Ricordate il film “Il cacciatore” di Michael Cimino? Purtroppo per i darwinisti l‟avanzare delle conoscenze genetiche ha confutato l‟idea filogenetica dell‟omologia, ovvero che nella notte dei tempi sono avvenute divergenze da una specie all‟altra, perché un gene dell‟antenato comune come quello dei ma mmiferi subì mutazioni in un individuo della discendenza. Infatti, se la teoria fosse vera, dovrebbe predire ad es. nelle 2 specie della balena e del pipistrello, una piccola differenza degli stessi geni nella posizione dei cro mosomi della balena e del pipistrello. Purtroppo, però non è questo l‟esempio più adatto, perché si è analizzato che organi omologhi, come la pinna della balena e l‟ala del pipistrello con la struttura pentadattile, sono prodotti da co mplessi di geni totalmente diversi nelle 2 specie. Il concetto di omologia, dunque, in termini di geni simili ereditati da un antenato comune non è più valido(!), cioè, strutture omologhe non sono necessariamente controllate dagli stessi geni, sicché l‟eredità da un antenato comune di strutture omologhe non può essere ascritta all‟ identità di geni. Al contrario, strutture morfologicamente e funzionalmente simili co me l‟occhio di polipo che è praticamente identico all‟occhio dell‟uo mo possono provenire da patrimoni genetici estremamente diversi. D‟altronde, “ad occhio” è impossibile anche per gli evoluzionisti dedurre, nonostante gli occhi, una discendenza comune fra invertebrato acquatico e il vertebrato terrestre.

L‟evoluzionismo è il vero rudere. Lo studio dell‟anato mia offrirebbe altre testimonianze riguardo la bontà della tesi della “selezione naturale”. Secondo gli evoluzionisti, molti organis mi presentano organi che, nonostante gli sforzi interpretativi degli studiosi per attribuire loro un qualche ruolo, sembrano non svolgere più alcuna importante funzione. Possono soltanto essere considerati co me residui di organi che nel passato rispondevano ad uno scopo venuto meno nel frattempo, perciò essi sono detti organi vestigiali (o rudimentali). I serpenti e le balene, ad esempio, conservano rispettiva mente rudimentali resti di zampe posteriori e ossa del bacino che non servirebbero loro per muoversi. Anche gli uo mini avrebbero tali organi: le ossa del coccige (la parte finale in basso della schiena) e l‟appendice cecale (il piccolo prolunga mento dell‟intestino). Siccome sembra che siano non abbastanza utili, si è ipotizzato che siano rispettivamente i resti dello scheletro della coda e di un lungo intestino appartenuti ai nostri ascendenti. Questa visione dell‟evoluzionis mo, che pretende di spiegare ogni particolare di ogni vivente co me il risultato di un fortuito adattamento per sopravvivere, è detta adattazionismo. Tale ipotesi però è stata molto limitata da altri 81


colleghi, secondo cui la selezione naturale è sì una forza importante come promotrice della transizione ma da ciò non conseguirebbe che qualunque carattere casualmente ottenuto di un qualunque vivente abbia un fortuito scopo adattativo. Certe caratteristiche dei viventi non sarebbero adattative, ma rifletterebbero costrizioni strutturali imposte dallo sviluppo di un organismo. Costrizioni che secondo i creazionisti si sarebbero venute a creare a causa delle nuove condizioni a cui i vivent i sono stati sottoposti dopo il peccato delle origini. Così, per esempio, il “punto cieco”, che è il piccolo “buco” che tutti abbiamo nel nostro campo visivo, rappresenta il punto dove il nervo ottico attraversa la retina per collegarsi poi al cervello. E‟ un' inevitabilità strutturale (postpeccato) che non ha nulla a che vedere con un eventuale “vantaggio” nella “competizione per l‟esistenza”. I creazionisti poi possono spingersi oltre, considerando talune strutture corporali anche come orna menti e decorazioni che hanno sì un fine che però non è solo strettamente adattativo né strettamente strutturale, ma anche distintivo ed estetico. Ciò avviene perché nel progetto iniziale del Creatore, il vivente, in primis l‟ uo mo, non doveva essere solo sano e forte ma anche bello a vedersi e distinguibile, quel tanto che basta per mantenere la varietà ed evitare sia la formazione di cloni (preservazione dell‟unicità) che di distanze “razzistiche” tra l‟uomo e gli altri organismi (prevenzione di tutte le arroganti “superiorità” razziali in luogo delle ordinative gerarchie divinamente stabilite). I tipici pettorali con relativo capezzolo dei maschi umani hanno soprattutto una funzione estetica e distintiva. Quelli femminili anche riproduttiva e strutturale. Comunque, a prescindere dai ragionamenti siffatti, la scienza, quella seria, anche se in minoranza rispetto allo scientismo, ha dimostrato l‟invalidità del concetto di “organi rudimentali”, cioè di presenza nel corpo dei viventi di organi non funzionali da un punto di vista fisiologico e strutturale. A tal proposito basti considerare la lista di organi rudimentali co mpilata dall'anatomista tedesco R. Wiedersheim nel 1895 che comprese approssimativamente 100 organi, inclusi l'appendice e il coccige. Ebbene, grazie ai progressi della scienza, è stato scoperto che tutti gli organi inclusi nella lista di Wiedersheim hanno in realtà funzioni molto importanti per il corpo. Ad esempio, si è scoperto che l'appendice, che si supponeva fosse un organo rudimentale, è in realtà un organo linfatico che combatte le infezioni del corpo. Altri organi corporei e tessuti come il timo, il fegato, la milza, l'appendice, il midollo osseo e piccoli cumuli di tessuti linfatici come le tonsille in gola e le placche di Peyer nell'intestino tenue, fanno parte del sistema linfatico. Anch'essi dunque aiutano il corpo nella lotta contro le infezioni. Si è anche co mpreso che il coccige, all'estremità della colonna vertebrale, sostiene le ossa attorno al bacino ed è il punto di convergenza di alcuni piccoli muscoli. Così co me si è capito che: il timo stimola il sistema immunitario nel corpo umano attivando le cellule T; che la ghiandola pineale è incaricata della secrezione di alcuni ormoni importanti; che la tiroidea provvede alla solida crescita dei neonati e dei bambini; che la pituitaria controlla il corretto funzionamento di molte ghiandole ormonali. Perfino la plica semilunare nell'occhio, che Darwin considerò un organo rudimentale, svolge in realtà il compito di pulire e lubrificare il globo oculare. Quanto affermato dagli evoluzionisti riguardo agli organi rudimentali inoltre contiene un grave errore logico. Come si è detto, essi affermano 82


che tali organi sono stati ereditati dai progenitori. Molti organi "rudimentali" non sono, tuttavia, presenti in quelle specie viventi che si consideravano gli antenati degli esseri umani! Ad esempio, l'appendice non esiste in alcune specie di scimmie. Il noto biologo H. Enoch, che mise in dubbio la suddetta teoria, evidenziò l'errore logico in essa, insito con le seguenti parole: “ Le scimmie possiedono un'appendice, mentre non è così per i loro parenti meno diretti, le scimmie inferiori; appare di nuovo tra i ma mmiferi quali l'opossum. Come possono spiegare tutto ciò gli evoluzionisti? ”

Le indicazioni dell‟embriologia comparata. Fallito il tentativo di spiegare le omologie (ali di pipistrello e pinna della balena) e le identicità con l‟informazione contenuta nel DNA, l‟evoluzionismo ha tentato di spiegarli cercandole a livello dello sviluppo embrionale, adducendo che sui percorsi di sviluppo anatomico, influiscono altri componenti cellulari, oltre il DNA. Bene, ciò si è rivelato un altro fallimento! Si è infatti appurato che “percorsi di sviluppo embrionale” simili possono produrre forme anato miche molto diverse. Ad esempio, lo stesso modello con cui nell‟embrione dell‟ uccello, le cellule si spostano per dar forma al corpo maturo del volatile, appare anche all‟opera per dar forma al corpo di …certe specie di rane. Ora nessun evoluzionista può ulteriormente contraddirsi sostenendo che gli uccelli discendono dalle rane! Peggio ancora: forme anatomiche simili sono prodotti da percorsi embrionali fortemente diversi. Ad es. l‟intestino, una struttura analoga in tutti i vertebrati, si sviluppa a partire da cellule embrionali diverse nei diversi vertebrati; ma osservia mo ciò che ha spinto ad affermare che altri indizi dell‟evoluzione trasformista si ricaverebbero dall‟embriologia. Gli adulti delle varie classi di vertebrati (Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli, Mammiferi) sono molto diversi tra loro. Se però esaminia mo gli embrioni dei loro rappresentanti, si notano delle leggerissime somiglianze morfologiche nei primi ma soprattutto nei medi stadi di formazione fetale. Per gli scientisti invece le presunte somiglianze esteriori in tali stadi della vita sono notevoli e dimostrerebbero che tutti i vertebrati hanno un' origine comune, piuttosto che una primigenia partenza separata per ogni specie. Comunque, se anche ci fossero significative somiglianze, come è possibile dire che l‟ontogenesi ricapitola la filogenesi? Come è possibile credere che l‟embrione umano ricapitola nel suo sviluppo la sua evoluzione attraverso le varie tappe: protozoo, pesce, anfibio, ma mmifero? Non si è mai vista la transizione da forma embrionale scimmiesca in umana nell‟ultimo stadio del suo sviluppo fetale. Inoltre il DNA, così co me la cellula in cui è contenuto, ha una identità prefissata, ciò che varia durante il processo di formazione pluricellulare del corpo non è l‟identità delle cellule e del DNA ma solo la forma e funzione delle cellule. Il DNA cioè esprime nella misteriosa cronologia (spazialità e temporalità) biologica dei geni già misteriosamente prefissati. Non si può certo affermare che Dio avrebbe dovuto creare solo specie molto diverse. In fondo ci sono colori principali ma anche sfumature di colori. Sono le somiglianze che rendono il mondo più fantasioso e meno aspro e quindi più apprezzabile di quanto sarebbe rispetto alle nette separazioni. Non sarebbe 83


neanche necessario fornire delle risposte alla tesi evoluzionista, perché tra i tanti pilastri della scuola darwiniana che si sono dimostrati falsi o fuorvianti, che i testi di biologia continuano a presentare sfacciatamente come prova effettiva dell‟evoluzione, rientra il caso degli “embrioni contraffatti” . Darwin pensava che il gruppo di prove più importanti a favore della sua teoria venisse dall'e mbriologia. Egli, però, non era un embriologo, quindi si affidò all'opera del biologo tedesco Ernst Haeckel, il quale produsse dei disegni di embrioni di varie classi di vertebrati per dimostrare che nei primi stadi sono virtualmente identici, e si modificano notevolmente solo quando si sviluppano. Questa, probabilmente, può essere considerata la maggiore falsità propagandata dagli evoluzionisti, in quanto a differenza ad esempio del “caso delle falene inglesi”, i biologi sanno da oltre un secolo che gli embrioni dei vertebrati non sono mai così simili come li disegnò Haeckel. In alcuni casi egli usò gli stessi sta mpi per embrioni di classi diverse. In altri adattò i disegni per far sembrare gli embrioni più simili di quanto non lo siano realmente. I contemporanei di Haeckel lo criticarono molto per queste rappresentazioni fasulle e, mentre era in vita, le accuse di frode si sprecarono. Nel 1997 l'embriologo inglese Michael Richardson e un team internazionale di esperti confrontò i disegni di Haeckel con foto di veri embrioni di vertebrati dimostrando così, in modo inconfutabile, che i disegni sono una contraffazione della realtà. Tali disegni sono fuorvianti anche perché omettono del tutto le prime fasi che sono molto diverse ed iniziano ad essere più simili a metà dello sviluppo. Eppure alcune versioni dei disegni di Haeckel si trovano ancora in testi correnti di biologia. Stephen Jay Gould, uno dei maggiori seguaci della teoria evolutiva, recente mente ha scritto che dovremmo “essere stupiti e vergognarci per un secolo di disattento riciclo che ha portato al persistere di tali disegni in molti, se non nella maggioranza, dei libri di testo moderni”.

Le loro fuorvianti icone. Sempre a tal proposito è importante citare le affermazioni del biologo americano Jonathan Wells tratte dal magazine “The American Spectator” e riportate dal sito 3w.progettocosmo.altervista.org. “Se quando studiavo scienze a Berkeley mi avessero chiesto se credevo o no a quello che leggevo nei miei libri di scienze, avrei risposto proprio come farebbero i miei studenti: imbarazzato di ricevere questa come prima domanda. Uno potrebbe trovare piccoli errori, ad es. di battitura e di stampa, ma credevo veramente che i miei libri di scienze rappresentassero la migliore conoscenza scientifica a quel te mpo disponibile. Fu solo quando stavo finendo il mio dottorato in biologia della cellula e dello sviluppo che notai ciò che all'inizio avevo scambiato per una strana anomalia. Il libro di testo che stavo usando utilizzava soprattutto disegni di embrioni vertebrati, pesci-polli-umani, ecc., dove le somiglianze erano presentate come prova della discendenza da un antenato comune. Effettivamente i disegni erano molto simili, ma avevo studiato embrioni per un bel po' di tempo osservandoli al microscopio, quindi sapevo che i disegni erano sbagliati. 84


Ricontrollai tutti i miei altri libri di testo. Tutti avevano disegni simili e ovviamente erano tutti sbagliati. Non solo distorcevano gli e mbrioni che rappresentavano, ma omettevano i primi stadi in cui gli embrioni sono molto diversi gli uni dagli altri. Come la maggior parte degli studenti di scienze e degli scienziati lasciai passare la cosa. Ciò nell'immediato non comprometteva il mio lavoro, e pensai che forse i testi erano di un'edizione sbagliata, e comunque un'eccezione alla regola. Però nel 1997 il mio interesse per gli embrioni si riaccese quando l'e mbriologo inglese Michael Richardson e i suoi colleghi pubblicarono i risultati del loro studio sul confronto dei disegni dei libri di testo con i veri embrioni. Lo stesso Richardson fu citato nella prestigiosa rivista Science: «Se mbra si stia rivelando uno dei più fa mosi falsi in biologia»: ma era anche peggio. Questa non era una frode recente, né la sua scoperta era recente. I disegni degli e mbrioni che co mpaiono nella maggior parte dei testi delle superiori e dei college sono riproduzioni, oppure sono basati su una serie famosa di disegni di un biologo tedesco del XIX sec., fervente darwiniano, Ernst Haeckel. Questi disegni erano ritenuti contraffazioni da oltre 100 anni dagli esperti di Darwin e della teoria evolutiva ma nessuno di loro, apparente mente, era stato in grado di correggere questa generalizzata cattiva informazione. Ritenendola ancora una circostanza eccezionale divenni curioso di vedere se riuscivo a trovare altri errori nei testi comuni di biologia che trattano l'evoluzione. La mia ricerca, però, rivelò un fatto allarmante: lontano dall'essere una eccezione, queste evidenti mistificazioni spesso sono la regola. Nel mio libro recente le chiamo «icone dell'evoluzione», perché così tante sono rappresentate da consuete illustrazioni classiche che, come i disegni di Haeckel, son servite fin troppo bene al loro scopo pedagogico: fissare la disinformazione sulla teoria evolutiva nella mente del pubblico. Tutti li ricordiamo dalle lezioni di biologia: gli esperimenti che creavano i blocchi da costruzione della vita in una provetta, l'albero dell'evoluzione radicato nel brodo primordiale che si dirama in animali e piante. Poi c'erano le strutture ossee simili, per esempio, dell'ala di un uccello e la mano di un uo mo, le falene punteggiate e i cardellini di Darwin e, naturalmente, gli embrioni di Haeckel. Succede che tutti questi esempi, insieme ad altri scelti volutamente come prova dell'evoluzione, risultano essere sbagliati, e non di poco. Sul tema dell'evoluzione darwiniana i testi contengono numerose distorsioni e perfino alcune prove false. Non stia mo parlando solo di testi per le superiori che alcuni potrebbero giustificare (ma non dovrebbero) con la necessità di aderire a standard più bassi. Sono colpevoli anche alcuni dei testi più prestigiosi e più usati nelle università…..”. Michael Denton, un professore australiano di biochimica, descrive nel suo libro “Evolution: A Theory in Crisis” il vicolo cieco che incontra l'interpretazione evoluzionista dell'omologia: "Le strutture omologhe sono spesso contraddistinte da sistemi genetici non omologhi e il concetto di omologia può essere raramente esteso all'embriologia”. Per poter sostenere la validità della teoria dell'o mologia, lo sviluppo embriologico (gli stadi di sviluppo nell'uovo o nell'utero materno) delle specie con organi o mologhi dovrebbe presentare un parallelismo reciproco. In realtà, lo sviluppo embriologico di tali organi è completamente differente per ogni specie vivente. Per 85


concludere, si può affermare che la ricerca genetica e embriologica ha definitivamente confutato la definizione di Darwin che il concetto di o mologia sia una "prova dell'evoluzione degli esseri viventi da un co mune antenato." A questo riguardo, la scienza ha provato per l'ennesima volta la falsità della tesi darvinista. Lo stesso discorso dei disegni di Haeckel ovviamente vale per la ricostruzione iconografica degli o minidi, corredate da relativi co mmenti e considerazioni fuorvianti che appaiono sui quotidiani, film, riviste e libri. Esse sono tutte raffigurazioni immaginarie ed ingannevoli. Nei disegni gli evoluzionisti inventano deliberatamente caratteristiche di cui non vi è traccia nei fossili, co me le strutture del naso e delle labbra, la forma dei capelli, delle sopracciglia, e tutta la peluria del corpo, insomma “tutto fa brodo” pur di patrocinare la loro teoria. Vengono anche realizzate rappresentazioni dettagliate di queste creature immaginarie mentre camminano con le loro famiglie, mentre cacciano, pescano e altre situazioni della loro vita quotidiana. Poiché la gente è intimamente influenzata dalla informazione visiva, queste ricostruzioni, frutto della fantasia, sono altamente funzionali allo scopo dei massoni di convincere della reale esistenza di queste creature nel passato.

Le indicazioni del patrimonio genetico. L‟acquisizione di conoscenze sempre più dettagliate sulla struttura del DNA, che custodisce i geni, da parte dei genetisti, avrebbe secondo gli “speciazionisti”, fornito ai biologi nuovi e preziosi dati per stabilire la parentela evolutiva fra le specie e il grado di parentela. Anzitutto si è scoperto che il “codice della vita” ha gli stessi elementi e la stessa struttura base per tutti i viventi. Ciò dovrebbe far supporre che abbiano tutti origine da un comune antenato con DNA trasmissibile. Sempre dalla genetica però si è scoperto che la sintesi del DNA avviene in modo completamente diverso nei vari organismi. La sintesi delle alghe è del tutto diversa da quella dei funghi, dei vari animali e dell‟uo mo. Di fronte a queste radicali differenze, è impossibile continuare a sostenere la tesi degli animali con un antenato comune. Per i creazionisti invece l‟esistenza di un codice universale (che è come se tutti gli abitanti della Terra parlassero la stessa lingua presa da un unico vocabolario) dimostra che tutti i viventi sono imparentati tra loro non perchè discendono da un antenato comune ma da un comune creatore. Un padre, un genitore, di cui quelli terreni (umani compresi) sono solo un'o mbra e un'imperfetta rappresentazione. Inoltre, tale parentela dimostrataci per il fatto di avere delle caratteristiche in comune (dalla capacità riproduttiva alla visione oculare), ci deve essere: i viventi sono chiamati a coesistere in uno stesso ambiente che è quello terrestre; non sono chia mati ad essere alieni gli uni agli altri in mondi lontani. Studiando poi le differenze nel patrimonio genetico di organismi appartenenti a specie più o meno simili, si è scoperto che maggiore è il grado di somiglianza tra due specie, più elevato è il numero di geni praticamente identici riscontrabili in esse. Ad esempio, l‟uomo e i batteri hanno pochissimi geni in comune, mentre l‟uomo e lo scimpanzé hanno meno del 2% di differenza nelle sequenze del DNA. Ciò sarebbe prova del passaggio finale da scimmia a uomo 86


perché più affini geneticamente, transizione iniziata dal batterio visto che comunque condividono una certa percentuale di geni. La domanda però è sempre la stessa: se un giorno una scimmia cominciò a camminare in modo eretto e divenne ominide perché per imitazione non è successo alle altre? Quale invisibile barriera mentale impedisce il “salto speci…eale” per esseri che sono genetica mente simili a noi per il 98% ? “Lo scimpanzé e l‟orango, ci dicono, sono geneticamente simili a noi al 99%, ma allora perché non scendono dagli alberi? Perché non sopportano un clima diverso da quello dell‟Indonesia e del Congo?” Maurizio Blondet, giornalista, autore tra l‟altro de “L‟uccellosauro ed altri animali”; “La catastrofe del darwinis mo”. Riguardo poi la presenza di 46 cromosomi negli esseri umani e di 48 in alcune scimmie tra cui gli scimpanzé: gli evoluzionisti considerano la prossimità nel numero di cro mosomi tra le due differenti specie una testimonianza della relazione evolutiva. Se ciò fosse vero, l'uomo avrebbe un parente ancora più stretto: la patata. Il numero dei cromoso mi presenti nella patata è molto più vicino a quello degli umani che nel caso dei gorilla o degli scimpanzé: è pari a 46! In altre parole, gli umani e le patate hanno lo stesso numero di cro mosomi! Questo è un singolare, seppur comico esempio che mostra come le similitudini nel DNA non possano essere considerate una prova della relazione evolutiva. La genetica ha poi chiarito che le mutazioni (termine che viene usato sia per indicare le variazioni di espressione di un gene sia l'alterazione del gene), non agiscono mai neanche nel senso di trasformare i viventi in forme più avanzate e migliori per variazione di un carattere che si spingerebbe al punto tale da far cambiare lo stesso carattere in un qualcosa di nuovo rispetto alle potenzialità precedenti. Per ciò che riguarda le mutazioni alterative, esse sono molto rare in natura. In secondo luogo, sono quasi tutte dannose (microinvoluzioni), perché ogni modifica casuale in un siste ma ordinato sarà per il peggio e non per il meglio. Non sorprende dunque che finora non sia mai stata osservata alcuna mutazione vantaggiosa (macroevolutiva), riguardanti cioè presunti, improvati passaggi di specie (speciazione), né di tipo alterativo né di tipo espressivo. Al massimo mutazioni conservative (stabilizzanti, ricostitutive, adattative, microevolutive) della vita o della qualità di vita di un essere, di tipo espressivo, cioè riattivanti intrinseche potenzialità (qualità) latenti inespresse, a scopo curativo, difensivo o estetico (innumerevoli combinazioni tra tutti i possibili valori di tutte le caratteristiche specifiche di una specie per determinare l‟unicità dell‟individuo e la sua distinzione all‟interno della specie). Tra l’altro esse sono prodotte non casualmente ma appositam ente dallo stesso organismo in risposta a nuovi eventi ambientali (esterni, circostanti). Allora, come può una transizione verso forme “superiori” di vita derivare da una mutazione per alterazione, se, come detto, tali mutazioni sono relativamente molto rare e quelle rare sono quasi tutte dannose? Ogni sforzo co mpiuto per “generare mutazioni vantaggiose” è sfociato in un fallimento. Lo dimostra il caso del Drosophila Melanogaster. Per decenni si sono fatti esperimenti per produrre, mediante agenti mutageni, mutazioni nei moscerini della frutta, perché questi insetti si riproducono molto rapidamente e quindi le mutazioni compaiono rapidamente. Generazione dopo generazione, questi si sono trasformati, ma mai in senso vantaggioso. Tali esperimenti hanno dunque smentito 87


quei biologi evoluzionisti i quali affermavano che non poteva essere possibile osservare l‟effetto evolutivo della casuale selezione naturale in quanto tali meccanismi avvengono solo nel corso di lunghi periodi di tempo. Co me disse il genetista evoluzionista Gordon Taylor “Sebbene i genetisti allevino moscerini della frutta da più di 60 anni, in tutto il mondo, non hanno mai visto emergere una sola nuova specie distinta e nemmeno un nuovo enzima”. Sempre a tal proposito il ricercatore Michael Pitman commentò “ i m. della frutta sono stati finora sottoposti a condizioni estreme di caldo, freddo, luce, oscurità e a trattamenti chimici e radianti ma si sono prodotte solo mutazioni insignificanti o deleterie. Evoluzione prodotta dall‟uo mo? In realtà: No. Pochi dei mostri creati dai genetisti sarebbero potuti sopravvivere al di fuori degli alleva menti artificiali. In pratica i mutanti muoiono, sono sterili, tendono a ritornare al tipo presente in natura”. Possiamo aggiungere che, per di più, diventano deformi, amputati e infermi. Tali insetti insomma rifiutano di essere cosa diversa da ciò che sono, a qualunque condizione sono sottoposti. Lo stesso discorso vale per l‟uo mo. Tutte le mutazioni da modificazioni genetiche che sono state osservate negli uomini risultano deleterie (essere causa di deformità, amputazioni, infermità) o letali. Le mutazioni in generale (sia espressive che alterative) non hanno nessuna capacità innovativa ma tendono ad eliminare o conservare ciò che già esiste. La selezione naturale non può spiegare la forma e l‟esistenza dei viventi, poiché non crea alcuna novità, anzi. Un animale che nasce diverso da chi l‟ha generato, si può catalogare come mostro o come equivoco della natura, avrà vita breve e sarà sterile. Basta osservare il mulo, poco diverso dai suoi genitori (cavalla ed asino), il quale non può generare (idem il bardotto): un ibrido senza niente di nuovo, anzi! ed è bene sempre ribadirlo. Nessuna trasmissione da una specie a un'altra è stata mai osservata né nella natura attuale né in quella passata (studio dei fossili ricavati dagli scavi paleontologi) né in condizioni artificiali di laboratorio. Nessun uomo ha mai constatato l‟apparire di una nuova specie, né in natura né in sintesi. Gli “speciazionisti” non possono mostrare casi verificati e osservabili di evoluzioni in atto al di fuori della “ macabra favoletta” della solita Biston betularia. Come poi non citare l‟imbarazzante silenzio di Richard Dawkins sull‟evoluzione. C'è un video, ovviamente promosso con tutta evidenza dal movimento creazionista, in cui il maggior leader storico del neodarwinis mo e del neoateismo non riesce a rispondere alla domanda “Ci può fare un esempio di una mutazione genetica o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento di informazione del genoma?”. Per riassumere ci sono 3 buoni motivi per cui le mutazioni non possono rendere possibile la speciazione. 1. Dal mo mento che le mutazioni in generale (espressive o alterative) avvengono (in modo casuale per alcuni, in risposta errata o giusta all‟ambiente naturale secondo altri, o artificialmente prodotte) in una struttura ordinata e complessa, non serviranno a migliorarla oltre lo stabilito, piuttosto le recheranno danno o al massimo saranno neutrali. Le alterative sono rare e, co munque, non importa quanto siano numerose: poche o molte non producono mai alcun tipo di progressione, ma solo disordine. Non appena un tipo di disordine, sia pure 88


piccolo, compare in un essere organizzato, seguono insufficienze, oppure malattie, oppure morte. 2. Le mutazioni positive per i viventi non aggiungono nuova informazione al DNA. I nucleotidi che costituiscono le informazioni genetiche sono tolti dal loro posto, distrutti, inseriti o spostati di posto, nell‟ambito di un gene, e ciò può solo causare anomalie. La grande complessità e diversità dei viventi non è causata dunque dalla cieca lotteria genetica che causa la improvvisa o lenta progressiva introduzione di una nuova informazione genetica ma dall’espressione di potenzialità intrinsecamente presenti già dalle origini dei viventi stessi. Ad esempio, in una lucertola, a seguito di una variazione di espressione di uno o più geni che codificano per un determinato carattere, potrebbero comparire delle varietà che presentano una coda più lunga e/o colorazione più vivace. Le mutazioni (da variazione di espressione genetica o da alterazione genetica) però non possono trasformare un rettile in un uccello aggiungendovi gradualmente o improvvisamente delle ali, per appunto graduale o improvvisa aggiunta di uno o più geni che codificano per il nuovo carattere. Allo stesso modo, un gambero può diventare più grande, più scuro oppure può sviluppare delle zampe più robuste ma non può dare origine a una tartaruga (gradualmente o a “salti”). Quindi non ci si stancherà mai di ripetere che una piccola fortunata mutazione di espressione di un gene può generare delle novità biologiche solo se queste novità sono già previste nel progetto di partenza. In altre parole, queste novità non sono realmente delle novità, ma progetti già contenuti nel DNA della specie. 3. Perché una mutazione sia trasferita alle generazioni successive, essa deve aver luogo nelle cellule riproduttive del vivente. Una mutazione di espressione o di alterazione (casuale o da risposta sia essa errata o giusta o indotta artificialmente) che avviene in una cellula o in un organo non riproduttivo, non può essere trasferita alla generazione successiva. Per esempio un occhio alterato dagli effetti delle radiazioni o dall‟azione di sostanze chimiche, non sarà trasferito alle generazioni postume.

Il Sacro Codice misterioso. Per i non avvezzi alla genetica è bene ricordare che il DNA racchiude il patrimonio genetico di un organis mo, è la macromolecola che contiene tutte le “istruzioni” necessarie all‟organizzazione della vita, trasmesse da una generazione alla successiva. Esso è formato da lunghe catene (o filamenti) di molecole chiamate nucleotidi, avvolte a elica. Un nucleotide è formato da 3 “pezzi”, uno zucchero, una base azotata e un gruppo fosfato, formando una struttura simile ad una scala a chiocciola, i cui 2 “montanti” sono rappresentati da legami covalenti che si formano tra il gruppo fosfato di un nucleotide e lo zucchero del nucleotide successivo, e i “pioli” da legami 89


idrogeno tra le basi azotate. Le 4 basi si appaiono tra loro a coppie ben definite e in modo comple mentare. La co mplementarietà delle basi è il fattore di struttura che determina proprietà e funzioni del DNA. Un gene è costituito da un tratto di DNA, ovvero da un determinata sequenza di nucleotidi e l‟infor mazione contenuta in questa sequenza è detta informazione genetica. Ogni gene, trasmette la sintesi di una determinata proteina. Se una caratteristica, come la statura o il colore degli occhi, è controllata (espressa, codificata) da più geni, si parla di eredità poligenica. In molti organismi, la maggior parte dei caratteri è poligenica. Nell‟uo mo, ad esempio, il colore degli occhi è controllato almeno da 2 geni. Da dove proviene tutta la grandissima varietà di caratteri che rende ciascuno di noi praticamente unico? Dalla mutazione e dalla ricombinazione genica. La ricombinazione genica (crossing over, cioè scambio di geni durante la coniugazione sessuale delle cellule ga metiche degli eucarioti) nella riproduzione sessuale è una preziosa fonte di variabilità genetica per i viventi; grazie ad essa avviene che i figli non siano mai identici ai genitori. La comparsa di nuove combinazioni può risultare vantaggiosa in particolari condizioni ambientali. Alla variabilità degli individui in una stessa specie contribuisce poi la mutazione espressiva di microevoluzione (le diverse positive manifestazioni di espressione di un carattere da parte del gene preposto a tradurre il carattere in questione): una mut azione che può essere indotta nel DNA da un ordine dell‟organis mo di un adatta mento il più aderente possibile all‟ambiente esterno; viceversa può essere indotto all‟organismo dal DNA in risposta ai percepiti stimoli ambientali. La microevoluzione è dunque stimolata solo da situazioni naturali esterne negative con relativa soluzione al problema da parte del DNA, come il melanis mo permanente in umani e animali in risposta a un ambiente sottoposto a prolungato soleggia mento. Infine, un individuo di una specie può differenziarsi da un altro a causa delle mutazioni espressive o alterative di microinvoluzione (causate dalle diverse manifestazioni di espressione negativa di un carattere da parte del gene preposto a tradurre il carattere in questione o dalle diverse alterazioni nucleotidiche di un gene), mutazioni che peggiorano l‟adattamento all‟ambiente circostante. Essa (come per la microevoluzione) è stimolata da negative situazioni esterne sia naturali che artificiali (causate dall‟uomo) ma in tal caso c'è un' errata risposta nucleica. Una risposta che può essere poco efficiente come una scarsa o ritardata melanodermia o peggiorativa, come l‟albinis mo (assenza di pigmentazione cutanea) o come il melanoma (tumore caratterizzato dall‟accumulo del pigmento melanina nelle cellule cutanee). La maggior parte degli organismi pluricellulari si riproducono sessualmente, pertanto si possono definire dei ricombinanti e mutanti. Nei viventi che si riproducono per via asessuata le mutazioni sono le uniche fonti di variabilità genetica, poiché manca lo scambio di materiale ereditario della fecondazione. Negli organismi che invece si riproducono per via sessuata, se le mutazioni interessano le cellule che per meiosi danno origine ai gameti, la prole eredita il DNA alterato; la selezione naturale (quella vera non quella macroevolutiva) decide se l‟alterazione ha prodotto un organis mo più o meno adatto all‟ambiente secondo parametri già intrinsecamente prestabiliti, o ha 90


soltanto fornito a una specie un nuovo elemento di variabilità nelle caratteristiche secondarie. Quindi riassumendo ci sono mutazioni positive per la vita e qualità di vita di un essere e sono sempre e solo di tipo espressivo, cioè l’unica evoluzione, che si verifica in natura e che gli scienziati hanno potuto osservare, avviene e si conclude solo nello stesso organismo, senza produrre cambiamenti genetici ed è perciò detta microevoluzione. Ci sono mutazioni negative che possono essere sia di tipo espressivo che alterativo. Le mutazioni alterative non sono in grado di consentire a un individuo di superare i propri limiti, nessun salto di qualità insomma al di fuori del genetica mente predeterminato. I mille grossi volumi di un‟enorme enciclopedia risulterebbero appena sufficienti per contenere tutte le infor mazioni trascritte su quel metro e 70 c m. di nastro DNA di ciascuna nostra cellula.” (Domenico E. Ravalico, “La creazione non è una favola”, Ed. Paoline).

L‟umanità non è l‟animalità. “L‟essere umano è l‟animale che bastona, bastonare gli è naturale quanto lo è mordere per gli animali feroci e scalciare per i ruminanti” (A. Schopenhauer). Se l‟uomo imita un animale non è detto che lo sia, anzi egli può essere peggio o meglio di un animale mentre l‟animale non può essere peggio o meglio dell‟uomo. L‟uomo di tutti i tempi, come è confermato dai resti fossili (che non solo non dimostrano l‟esistenza di un processo evolutivo ma piuttosto una stasi), rivela una tale quantità incredibile di malattie, malformazioni ma sopratutto deformazioni legate all‟età, da essere definito “ l‟animale malato”, in realtà, egli deve dirsi: anima malata. Gli animali sono “più robusti”. Ad esempio, non hanno bisogno di vestiti, perché sono “più adatti” al loro a mbiente di noi, anzi sono un tutt‟uno col loro ambiente, al punto che la loro individualità si confonde con la loro nicchia ecologica. Per loro c'è un “ solo qui e ora”, e per tal motivo essi sono vulnerabili a cambia menti improvvisi delle condizioni geotermiche, e, come unica arma, rimane loro solo la migrazione. L‟uo mo invece è inadatto a tutti gli ambienti, eppure è presente ovunque, perché se gli mancano specifici mezzi esistenziali, in dotazione solo a specie animali, ricava artificialmente degli analoghi. Gli artefatti non sono nient‟altro che copie tecnologizzate di ciò che già c‟è in natura. L‟uo mo però è definito, più che dalla sua morfologia, anatomia ed ecologia, dalla sua interiorità e dalla sua finalità esistenziale: il desiderio di una vita eterna felice. Per noi l‟inevitabile destino corporale non è come per gli animali, un “solo qui e ora” ma un “qualcosa che non deve essere così co me è”. Certo, se c'è una scala evolutiva non è quella darwinista ma quella “spirituale”. Ciò che poi altrettanto stupisce è che non c'è un' umanità plurima, genetica mente diversa e inconciliabile, ma gli uomini (maschi, fe mmine e le loro alterazioni ermafrodite) sono dappertutto, sempre gli stessi nelle loro fondamentali caratteristiche che li distinguono da tutti gli animali e vegetali, cioè: la capacità del corpo eretto che permette loro di guardare il cielo fisico ma soprattutto la universale 91


capacità di astrazione del pensiero dall‟immanente e la continua ricerca di uno scopo soprannaturale nella vita (la capacità del cervello di ricercare il “cielo metafisico”). La paleoantropologia lo attesta: appena appare, l‟uo mo si differenzia dagli altri viventi, perché è condizionato da esigenze metafisiche oltre che dalle necessità d i cibo, calore (casa e vestiti) e di socialità. Addirittura sembra che la cosa più urgente all‟uomo primitivo sia quella di porsi in giusta relazione col mondo invisibile, come dimostrano innanzitutto i “graffiti artistici” delle grotte: le sue prime abitazioni. Infatti, tutte le prime aggregazioni sociali hanno sempre edificato te mpli, cimiteri, monumenti, teatri, scuole, musei, accanto ad officine, abitazioni, stalle, depositi, anfiteatri, bordelli e castelli. Se però, come dicono gli scientisti, l‟essere umano è un animale egli va trattato come tale, per cui per esempio ad una persona possono piacere i cani co me “ migliori amici dell‟uomo” ma non possono piacergli le zanzare e gli stessi uomini. Se la teoria di sir Charles è vera, l'uomo può benissimo scrivere all‟ingresso di un negozio “Vietato l‟ingresso ai cani ed agli ebrei”: gli ebrei, quella pericolosa razza dell‟animale uo mo. La “Gioconda” di Leonardo, la “Pietà” di Michelangelo, la cappella Brancacci e la Sistina, i grandi cicli di affreschi nella cattedrale di Parma, nel monastero di s. Giovanni e nella camera della Badessa del Correggio e altre numerose opere di grandi artisti raffiguranti l‟uomo, sono considerate dei capolavori per la capacità di trasposizione della vitalità nell‟inerte, per la capacità di rappresentare lo splendore della “carne umana”. Tali geni dell‟arte avevano capito che dal corpo umano a differenza di quello animale e vegetale, traspare luce: una luce uniformemente diffusa e soffusa. Cerchiamo allora di contrastare con tutta la forza la menzogna luciferina che vuol ridurre l‟individuo ad animale. “L‟antenato dell‟uomo è l‟uo mo stesso” (Otto Spielberg, Giuseppe Sermonti, genetista, ecc.). “Il bisogno provato dagli uomini riflessivi di spiegare la propria esistenza non rappresenta un mero interesse teoretico. A seconda delle decisioni che una tale spiegazione contiene, emergono o si cancellano alcuni co mpiti che l‟uo mo si dà. Che si concepisca come scimmia di successo, o come figlio di Dio, implica una differenza nient‟affatto trascurabile nel suo rapporto con le cose reali, ossia: c'è un essere vivente tra le cui caratteristiche più importanti annoveriamo quella di prendere posizione riguardo a se stesso” (Arnold Gehlen, antropologo). “L‟uo mo della strada è convinto che Charles R. Darwin abbia dimostrato la nostra diretta discendenza dalle scimmie: per la cultura dominante non credere alla Teoria Evoluzionista della specie umana è atto di grave oscurantismo, paragonabile a ostinarsi nel credere che sia il Sole a girare intorno, con la Terra ferma al centro del mondo. E‟ vero l‟esatto contrario. Gli oscurantisti sono coloro che pretendono di fare assurgere al rango di verità scientifica una teoria priva di una pur elementare struttura mate matica e senza alcuna prova sperimentale di stampo galileiano. Se l‟uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana. A essa mancano due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore. 92


Insomma, mettere in discussione l‟esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l‟oscurantismo moderno, sì.” (A. Zichichi, “Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo”).

Le indicazioni della paleontologia. Nel Settecento ci fu un vivo dibattito sull‟origine degli strati rocciosi. Secondo i cristiani “illuminati”, gli strati, con il loro contenuto di fossili, erano stati prodotti da sconvolgimenti catastrofici avvenuti in tempi abbastanza vicini alla formazione del nostro Pianeta. Una di queste catastrofi era stata sicuramente il Diluvio universale di cui si parla nella Bibbia. Nell‟Ottocento, invece, grazie al geologo James Hutton (1726-1797) si fece strada l‟idea che la deposizione degli strati, la formazione delle montagne e tutti i processi geologici non fossero il frutto di sconvolgimenti immani ma più semplice mente, il frutto di graduali trasformazioni avvenute con estrema lentezza, in archi di tempo molto lunghi (i venti, il clima, l‟azione delle acque), gli stessi processi che agiscono ancor oggi. Questa teoria che fu detta dell‟attualismo (o “teoria tranquilla” o uniformitarismo), per la teoria dell‟evoluzione era importante, perché implicava che la Terra avesse una lunga storia e questa era un' idea nuova nell‟Europa del XVII secolo. I teologi cristiani, e in generale quelli monoteistici, contando le generazioni bibliche dai tempi di Ada mo, avevano calcolato che l‟età massima della Terra potesse essere di circa 6.000 anni. Eppure 6.000 anni sono troppo pochi per rendere conto di grandi cambia menti evolutivi; invece le prospettate lunghe ere avrebbero dato tutto il tempo a fortuite mutazioni casuali di far sviluppare l‟uo mo a partire dai batteri. Inoltre, “si prendevano 2 piccioni con una fava”, perché, sebbene allora non lo si dicesse esplicita mente, la teoria implicava che potessero esserci alternative all‟interpretazione letterale della Bibbia o di altri sacri testi religiosi. Questa era anche l‟idea di C. Lyell (1795-1875), un ricco avvocato inglese, dilettante di geologia nonché me mbro di quel circolo Picwick che aveva radunato attorno a Darwin altrettanti danarosi aspiranti scienziati e che era diventato la punta di dia mante dell'atea massoneria accademica inglese per poi diventare successivamente un' icona per tutti i movimenti materialisti segreti e non a livello mondiale. Ebbene Lyell, che tuttora è considerato il padre della geologia moderna, convinse il padre dell‟evoluzionismo e fu determinante per l‟elaborazione della teoria di Darwin. Nella fattispecie il Lyell in accordo con la teoria del suo a mico e maestro affermò che, siccome i viventi si sono evoluti da forme semplici a più co mplicate, il grado di complessità (o di primitività) del fossile ci consente di stabilire se lo strato geologico è antico o recente, per cui anteponendo l‟evoluzione come un dato di fatto, co me inconfutabile, come dimostrata, si procede alla datazione delle rocce!!! La cosa veramente incredibile, però, (a dimostrazione di co me il fideismo materialista accechi la ragione e le menti) è che tuttora, senza neppure uno straccio di prova sulla lunga durata delle ere geologiche, né tanto meno un qualunque indizio che 93


dimostri una trasformazione per filiazione dai batteri ai pesci, dai pesci ai rettili, dai rettili ai mammiferi, fino all‟uo mo, si continua a datare ogni strato geologico in basa alla presenza di certi fossili detti per l‟appunto “tipici” o “caratteristici” secondo la scala evoluzionista. Ora il principio di correlazione paleontologica afferma che strati di rocce contenenti gli stessi fossili si sono formati nello stesso periodo. E‟ dunque possibile correlarli tra loro, ma non è detto che tali strati si siano formati per sedimentazioni lente e indisturbate che abbiano seppellito pacificamente i resti dei viventi di una certa specifica era. La pluristratificazione, come vedremo, può anche essere benissimo avvenuta per rapide cause dinamiche e gravitazionali nel corso di un unico grande “epocale”, universale, evento catastrofico. Inoltre la stratigrafia della crosta terrestre non rimane omogenea, uniforme, per lunghi periodi di tempo, a causa del planetario fenomeno della “tettonica delle placche”, ovvero la deriva dei continenti che sottopone (dal diluvio universale in poi, secondo i creazionisti) gli strati geologici a smisurati spostamenti laterali (dislocazioni deformanti). Infatti, la spinta propulsiva del Diluvio si nota ancora oggi con le placche tettoniche che scivolando sul magma si possono scontrare causando terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, ecc. Insomma eventi locali disastrosi, che confutano il concetto di attualis mo, sono purtroppo assai frequenti. Certamente, ad oggi, non è lo strato a datare il fossile ma l‟inverso, perché la datazione radio metrica (tempo geologico e fossile misurato dal decadimento di un isotopo radioattivo) di strati geologici che per alcuni decenni del Novecento era stato il cavallo di battaglia dei discepoli di sir Charles si è dimostrata inattendibile, mentre quella dei fossili, oltre ad essere inaffidabile, è anche limitata a misurazioni di alcune migliaia di anni (dato il rapido dimezzamento del C14 che è di 5470 anni, questo datametro non può misurare reperti più vecchi di 50 mila anni), per cui può essere impiegata co me mezzo indiziale, solo in archeologia. Insomma, la datazione relativa di Lyell e quella assoluta del decadimento radioattivo si sono dimostrate infondate; ma facciamo chiarezza su ciò che il profano è all‟oscuro. Ciò che si misura, generalmente, è il contenuto isotopico di lava che ha coperto lo strato fossilifero. Le datazioni radiometriche sono considerate attendibili dagli evoluzionisti solo nel caso di rocce magmatiche, dato che i minerali che contengono gli isotopi vi si formano nel mo mento stesso in cui si forma la roccia. Le rocce sedimentarie invece non si prestano alla datazione isotopica (o assoluta), anche quando in queste rocce sono presenti frammenti contenenti ele menti radioattivi, perché tali fra mmenti provengono dalla degradazione di rocce più antiche. L‟ unica informazione che si potrebbe ricavare è che la roccia sedimentaria non può essere più antica del frammento, ma in che modo sarebbe possibile datare un fossile con un metodo di indagine che servisse a datare le rocce? Ecco un esempio: il metodo di datazione assoluta Potassio-Argon fa riferimento alla trasformazione del Potassio- 40 in Argon-40, che avverrebbe con un te mpo di dimezzamento di 1300 milioni di anni, per cui consente presunte datazioni di milioni 94


di anni in rocce come i basalti che sono ricche di potassio e nei quali l‟argon che si forma resta intrappolato senza disperdersi nell‟aria. Tale metodo avrebbe consentito di assegnare agli australopitechi, rinvenuti in Africa, un' età di oltre 3 milioni di anni, perché i fossili di questi presunti antichi ominidi africani sono stati ritrovati al di sotto di uno strato di basalto in cui la quantità di argon, proveniente dalla trasformazione del potassio dei silicati, indicava un' età di 3 milioni di anni. Dunque i fossili che si fossero trovati negli strati sottostanti avrebbero dovuto avere un' età superiore. Tali metodi sofisticati, che consentono di datare le rocce in termini di anni invece che in termini relativi, (in base al fossile “guida” o “caratteristico”), di stimare cioè la loro età assoluta, sono però validi?

La datazione radiometrica è veritiera? Dal sito web www.answersingenesis.org.

C‟è molta evidenza che i sistemi di datazione radiometrica non siano tecniche infallibili come tanti pensano, e che non possono misurare milioni di anni. Come detto ci sono metodi di datazione radiometrica impiegati oggi per misurare le età delle rocce in milioni e miliardi di anni. Queste tecniche, a differenza della datazione carbonica, usano per la maggior parte concentrazioni relative di prodotti „madre‟ e „figlia‟ nelle catene radioattive di decadimento. Ad esempio, il potassio-40 diventa argo-40; l‟uranio-238 diventa piombo-206 per mezzo di altri ele menti come il radio, ecc. Queste tecniche vengono applicate alle rocce ignee, che un tempo erano fuse. Le concentrazioni degli isotopi possono essere misurate accuratamente, però le concentrazioni di isotopi non sono “date”. Per ottenere “età” da tali misurazioni, si devono fare delle assunzioni riguardo al passato non provabili, come: 1. Assumere di conoscere le condizioni iniziali (ad esempio, sappiamo quanto prodotto “figlia” fosse presente all‟inizio). 2. Assumere che i tempi di decadimento siano rimasti costanti dall‟inizio. 3. Assumere che nessun elemento “madre” o “figlia” sia stato tolto o aggiunto. C‟è molta evidenza che i sistemi di datazione radiometrica non siano tecniche infallibili come tanti pensano, e che non possono misurare milioni di anni, però ci sono cose che dobbia mo spiegare. Per esempio, le rocce scavate più in profondità tendono a sembrare più vecchie. I creazionisti sono d‟accordo nell‟affermare che le rocce più profonde in genere sono più vecchie, ma non di milioni di anni. Il geologo John Woodmorappe, in una critica sconvolgente della datazione radiometrica (Woodmorappe, J., The Mythology of Modern Dating Methods, Institute for Creation Research, San Diego, 1999.), indica che ci sono altri modi importanti in cui le rocce cambiano, che non hanno a che fare col decadimento radioattivo. 95


Datazioni invalide. Quando una „datazione‟ ottenuta è diversa da quella aspettata, i ricercatori sono pronti ad inventare scuse per rifiutare il risultato. L‟applicazione comune di questo ragionamento a posteriori dimostra che ci sono dei proble mi seri con la datazione radiometrica. Wood morappe cita centinaia di esempi di scuse utilizzate per spiegare datazioni invalide. Per esempio, i ricercatori applicarono il ragiona mento a posteriori alla datazione dei fossili di Australopithecus ramidus. (il geologo WoldeGabriel, Giday. et al, Ecological and temporal placement of early Pliocene hominids at Aramis, Ethiopia, Nature 371: 330-333, 1994.) La maggior parte dei campioni di basalto più vicini allo strato che contiene i fossili fornisce datazioni di circa 23 Ma (Mega annum = milioni di anni), usando il metodo argon-argon. Gli autori decisero che era „troppo vecchio,‟ secondo le loro opinioni riguardo l'appartenenza di tali fossili all‟interno del panorama evolutivo, così esaminarono campioni di basalto più lontano dai fossili e scelsero 17 esempi su 26, per ottenere un‟età molto più accettabile di 4,4 Ma. I nove ca mpioni rimasti fornirono età molto più vecchie, ma gli autori decisero che fossero contaminati, e perciò li scartarono. È così che funziona la datazione radiometrica. È guidata dalle teorie preesistenti delle età lunghe che pervadono la scienza di oggi. Esiste una storia simile riguardo la datazione del teschio di primato, conosciuto come KNM-ER 1470. Cominciò con una datazione di 212 230 Ma, che, secondo i fossili, fallì il bersaglio (in accordo col preconcetto che gli esseri umani “non esistevano allora”). Furono fatti altri tentativi di datare le rocce vulcaniche della zona. Dopo alcuni anni arrivarono ad una data di 2,9 Ma, mettendosi così in accordo con altri studi diversi (benché gli studi implicassero una selezione fra i risultati „buoni‟ e quelli „cattivi‟ proprio co me nel caso dell‟A. ramidus sopraccitato). Comunque, idee preconcette dell‟evoluzione umana non potevano accettare che un teschio co me 1470 fosse „così vecchio.‟ Uno studio di fossili di maiali convinse la maggior parte degli antropologi che il teschio fosse molto più giovane. Dopo che tale conclusione fu generalmente accettata, nuovi studi delle rocce hanno abbassato ulteriormente l‟età a circa 1,9 Ma, e di nuovo parecchi studi „confermarono‟ questa data. Così è il „gioco della datazione. Stiamo forse suggerendo che gli evoluzionisti siano disonesti? No. Stiamo dicendo che le osservazioni fatte vengono adattate al paradigma prevalente. Questo paradigma (o siste ma di credenze) 96


di evoluzione “da molecole a uomo” attraverso eoni di te mpo, è creduto con tanta veemenza che non viene messo in questione: è considerato invece un fatto. Quindi, ogni osservazione deve adattarsi al paradigma per forza. I ricercatori, che vengono considerati dall‟occhio pubblico come scienziati imparziali, scelgono inconsapevolmente le osservazioni che si adattano al sistema di credenze di base.

Dov’è la mia macchina del tempo? Il passato non è sottoponibile a normali sperimentazioni scientifiche, cioè a prove ripetibili nel presente. Uno scienziato non può sperimentare con eventi che sono successi nel passato. Gli scienziati non misurano l‟età delle rocce: misurano le concentrazioni di isotopi, e questi vengono misurati con estrema esattezza. Però “l‟età” viene calcolata studiando le concentrazioni degli isotopi, facendo assunzioni riguardo il passato che non possono essere provate. Dovremmo ricordare l‟ammonimento di Dio a Giobbe, “Dov'eri tu quando io gettavo le fondamenta della terra?” (Giobbe 38,4) I ricercatori del passato raccolgono informazioni nel presente per ricostruire storie sul passato. Il tipo di prove utilizzate per tali storie sembra essere molto inferiore rispetto a quello richiesto per studi nelle scienze empiriche, come la fisica, la chimica, la biologia molecolare, la fisiologia, ecc. A.R. Williams, esperto sul destino ambientale di elementi radioattivi, ha identificato ben 17 errori nella datazione isotopica riportata in tre studi fa mosi, in cui viene presupposto che l‟età della terra sia di 4,6 miliardi di anni. (A. R.Williams, 1992. Long-age isotope dating short on credibility, CEN Technical Journal 6(1): 2-5, 1992.) John Wood morappe ha formulato forse la più notevole critica incisiva di questi metodi di datazione.(8) Mette in mostra centinaia di miti che si sono sviluppati intorno alle tecniche, dimostrando che le poche date “buone” rimaste dopo la filtrazione delle date “cattive” possono essere spiegate facilmente come coincidenze fortunate.

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Mettendo alla prova i metodi della datazione radiometrica. Se le tecniche di datazione fossero davvero mezzi obiettivi per determinare le età delle rocce, dovrebbero funzionare anche quando conosciamo la vera età di una roccia. Inoltre, diverse tecniche dovrebbero essere sempre in accordo tra di loro. Se i metodi radio metrici fossero validanti dovrebbero funzionare con cose di età conosciute. Ci sono tanti esempi in cui i metodi di datazione danno “date” sbagliate per rocce di età conosciuta. Un esempio ne è la “datazione” potassio-argon di cinque colate laviche storiche di andesite del Monte Nguaruhoe in Nuova Zelanda. Benché una colata lavica sia occorsa nel 1949, tre nel 1954 e una nel 1975, le “date” andavano da meno di 0,27 fino a 3,5 Ma. (13) Però, si può sostenere che l‟argon “in eccesso” del magma venne trattenuto nella roccia quando questa si solidificò, ma la letteratura scientifica elenca tanti esempi di argon in eccesso dandoci date di milioni di anni in rocce di età conosciuta. (14) Sembra che questo argon in eccesso provenga dal mantello superiore, sotto la crosta della terra. Questo è compatibile con un mondo giovane: l‟argon non ha avuto abbastanza tempo per scappare (15). Ora, se l‟argon in eccesso può produrre date esagerate per rocce di età conosciuta, perché dovremmo fidarci del metodo per rocce di età sconosciuta? Altre tecniche, come l‟ uso degli isocroni (isotopi degli ele menti “madri”), (16) richiedono diverse assunzioni circa le condizioni iniziali, ma la consapevolezza che tali tecniche “infallibili” possono anche dare date sbagliate sta crescendo. Il geologo Dr Steve Austin ha studiato campioni di basalto degli strati alla base del Grand Canyon, USA, e della lava che si rovesciò sul bordo del canyon. Secondo calcoli evolutivi, quella ultima dovrebbe avere un miliardo di anni in meno del basalto sul fondo. Dei laboratori hanno analizzato gli isotopi; una tecnica standard, usando gli isocroni, ha suggerito che la colata lavica più recente avesse 270 Ma in più dei basalti al di sotto del Grand Canyon: cosa impossibile.

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Se i diversi metodi di datazione fossero imparziali e affidabili, per determinare le età, dovrebbero essere sempre in accordo tra di loro. Spesso, però, con la datazione radiometrica le diverse tecniche danno risultati del tutto diversi. Nello studio delle rocce del Grand Canyon di Austin, tecniche diverse hanno dato risultati diversi. Quattro diverse tecniche hanno dato età diverse da 10.000 anni fino a 2,6 miliardi di anni per la stessa roccia. Di nuovo, si possono offrire diverse ragioni per le date „sbagliate,‟ ma questo è un ragiona mento a posteriori. Tecniche che danno risultati che vengono ignorati, solo perché non collimano con ciò che è già stato deciso, non possono essere considerate imparziali. In Australia (Queensland Centrale), del legno trovato nel basalto fu chiara mente sepolto nella colata lavica che formò il basalto, come si vede dalle parti bruciate. Il legno fu „datato‟ usando l‟analisi del radiocarbonio a 45.000 anni, ma il basalto fu “datato” col metodo potassio-argon a 45 milioni di anni! (18) Lo studio della quantità isotopica dei cristalli di uraninite dei depositi di Koongarra nel Territorio Settentrionale dell’Australia diede età di 841-140 Ma, usando il metodo piombo-piombo isocronico. Questo è in contraddizione con l‟età di 1.5501.650 Ma ottenute usando altre misurazioni degli isotopi, ed età di 275,61,0, 0, e 0 Ma derivate dallo studio dei quantitativi di torio/pio mbo in cinque granelli di uraninite. Questi ultimi dati sono significativi, perché le datazioni derivate dal torio dovrebbero in teoria essere più accurate, dal mo mento che il torio è meno mobile dell‟uranio da cui derivano gli isotopi del pio mbo nel siste ma piombo/piombo.

C‟è qualcosa che non va -14Cin fossili che hanno milioni di anni? La datazione carbonica tante volte imbarazza gli evoluzionisti, dando età che sono molto più giovani di quelle che loro si aspetterebbero. Un campione più vecchio di 50.000 anni non dovrebbe avere abbastanza 14C da poter essere misurato. I laboratori che misurano 14C vorrebbero poter avere una fonte di materia organica con „zero‟ 14C, da usare come base di controllo per assicurare che le loro tecniche non aggiungano 14C ai campioni. Un candidato ovvio sarebbe il carbone, poiché ritengono che il carbone più giovane abbia milioni di anni e che alcuni esemplari abbiano addirittura centinaia di milioni di anni. Carbone tanto vecchio dovrebbe

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essere privo di 14C, invece non lo è. Non è mai stato trovato un esemplare di carbone che mancasse completa mente di 14C. Legno fossilizzato trovato nelle rocce che si suppone abbiano 250 Ma conteneva ancora 14C. (Andrew. A. Snelling, Stumping old-age dogma, Creation 20 (4):48-50, 1998). Recente mente, un campione di legno trovato in roccia che si suppone abbia 230 milioni di anni, ha dato una datazione 14C di 33.720 anni più o meno 430 anni. (A. A. Snelling, Dating Dile mma,Creation 21 (3):39-41, 1999.) I controlli hanno dimostrato che la datazione 14C non è dovuta a contaminazione e che la datazione era valida secondo il sistema di datazione accettato. È un mistero irrisolto per gli evoluzionisti il perché il carbone contiene 14C (Lowe, D. C., Proble ms associated with the use of coal as a source of 14C free background material, Radiocarbon 31:117-120, 1989.) e perché il legno, che si suppone abbia milioni di anni, potesse essere datato col metodo 14C, ma dal punto di vista creazionista, ciò ha perfettamente senso. La conclusione è che né i creazionisti né gli evoluzionisti possono provare l‟età della Terra usando un metodo scientifico in particolare. Tutte le teorie scientifiche sono approssimative, perché non abbia mo tutti i dati, specialmente per quanto riguarda il passato. Questo vale sia per argomenti scientifici creazionisti sia evoluzionisti: gli evoluzionisti hanno dovuto abbandonare tante „prove‟ per l‟evoluzione, proprio come i creazionisti hanno dovuto modificare i loro argomenti. I creazionisti capiscono le limitazioni dei metodi di datazione meglio degli evoluzionisti che dicono che possono usare processi osservati nel presente per „provare‟ che la terra ha miliardi di anni. In realtà, tutti i metodi di datazione, inclusi quelli che indicano una terra giovane, dipendono da assunzioni non provabili.

Cresce la consapevolezza tra la gente. Alleluia! Dal forum (spazio di discussione) di un sito web (www.ballarelatino.com), ecco un argomento proposto da un internauta riguardante le datazioni radiometriche. Ho trovato un paio di cose interessanti dal sito del Centro Ufologico di Taranto. Cose che metterebbero in dubbio alcune cose che vengono propinate da anni co me verità assolute della scienza moderna. "Nel 1986 dal vulcano St. Helen (USA) fuoriuscì della lava, nel 1997 cinque campioni di quella colata lavica furono analizzati per essere datati col metodo dei radioisotopi (il metodo del potassio-argon per l'esattezza): il risultato fu non solo che eventi contemporanei furono datati in maniera completa mente differente, ma che rispetto alla data reale (appena 11 anni) si ottennero date comprese fra poco meno di mezzo milione di anni e quasi 3 milioni di anni. L'errore percentuale massimo 100


commesso in tale "misurazione" è di circa 2.000.000.000%, leggasi 2 miliardi per cento !" Com'è possibile? Non dico che tutte le datazioni siano necessariamente errate, ma quante sono scientificamente veritiere? Oppure alcuni scienziati, pur di dimostrare che hanno ragione loro, tentano in tutti i modi di non farci vedere gli errori dei metodi radiometrici di datazione, per poi poterci dire che "prove alla mano, la scienza dice..."? A quanto pare questo "piccolo" errore di datazione, del quale nessuno ha detto nulla ai media più commercializzati, viene abilmente nascosto, forse per ovviare agli innumerevoli problemi ideologici che verrebbero a crearsi e perché qualcuno si chiederebbe il perché e sicuramente nessuno potrebbe cavarsela con un semplice "E' così, punto e basta!". Alcuni scienziati (che, come si dice dalle mie parti, sono più furbi che belli), che scienziati non sono, dovrebbero ricordarsi che il metodo scientifico è basato su esperimenti e mpirici senza margine di errore e non su tentativi che se sono errati vengono insabbiati e solo quando qualche risultato soddisfa le loro teorie allora viene considerato. La scienza deve dimostrare la teoria, altrimenti la teoria muore. Invece sembra, che pur di mantenere viva una teoria, vengano o messe o cambiate certe regole scientifiche solo perché una spiegazione diversa sarebbe troppo difficile da sostenere. Invece uno che la pensa diversamente è il nostrano premio nobel per la fisica Carlo Rubbia, il quale (durante lo studio del microcosmo, cioè tutto quello che è contenuto negli atomi, studio eseguito con microscopi elettronici) dichiarò, con una sicurezza che solo uno scienziato con prove alla mano può avere, che: "Di fronte all'armonia e razionalità delle leggi fisiche e biologiche è impossibile non a mmettere un'Intelligenza organizzatrice" (sala-convegni Hotel Versiliana di Marina di Pietrasanta nel 1987). La sua convinzione va ampia mente contro alla corrente evoluzionista che invece afferma che l'universo è nato da un puntino piccolissimo, ma con una massa compressa e pesantissima, che ad un certo punto è esploso e casualmente ha formato in pochissimo tempo tutto quello che vediamo, i miliardi di galassie e le centinaia di miliardi di stelle in esse contenute, con tutte le sue regole perfette e i suoi equilibri delicatissimi. Concetto che prima era già stato applicato anche alle forme di vita sulla terra, dovute (secondo loro) da una cellula che ad un certo punto avrebbe iniziato ad evolvere e casualmente a formare casualmente tutte le forme di vita attualmente esistenti grazie all'evoluzione delle specie. Questo è poi stato avvalorato dalle datazioni radiometriche, però, si sono dimenticati di dirci che non sono correttissime, anzi... . Per esempio (sempre dallo stesso sito) anche la datazione dei fossili di Australopithecus ramidus presentano delle stranezze: "Allo scopo di effettuare una prima datazione di quello scheletro si è provato a valutare i campioni di basalto più vicini allo strato da cui sono stati estratti i fossili: la maggior parte di tali campioni, analizzati col metodo argon-argon, ha portato alla stima di un'età di circa 23 milioni di anni. Sicco me una tale datazione era in contraddizione con la tesi ufficialmente accettata che gli ominidi hanno al massimo 6 o 7 milioni di anni, gli autori di tale 101


ricerca hanno deciso di scartare queste datazioni troppo vecchie. Così esaminarono campioni di basalto più lontano dai fossili e scelsero 17 esempi su 26 , per ottenere un‟età molto più accettabile di 4,4 milioni di anni (come già detto). I nove campioni rimasti fornirono età molto più vecchie, ma gli autori decisero che fossero conta minati, e perciò li scartarono. È così che funziona la datazione radio metrica. È guidata dai pregiudizi e dalla costante manipolazione dei dati per spiegare tutto alla luce di teorie ormai obsolete e fallaci. In termini più filosofici e sociologici potremmo dire con Thomas Kuhn (1922-1996) che gli scienziati, più che “spiegare”, cercano d i “piegare” l‟esistente cercando di conformare i dati dell‟esperienza alle teorie più in voga, cercando di fare entrare i dati sperimentali entro le scatole preconfezionate delle teorie ortodosse." (Wolde Gabriel, G. et al, Ecological and temporal placement of early Pliocene hominids at Ara mis, Ethiopia, Nature 371 del 1994: pag. 330-333) Jeffrey Bada (professore di geochimica) sul mensile scientifico "Earth" del febbraio '98, dichiarò: “Oggi che stia mo lasciando alle spalle il XX secolo non siamo ancora in grado di dare una risposta concreta alla domanda fonda mentale che ci eravamo posti all‟inizio del secolo: “Come si è originata la vita?”

STEFANO BERTOLINI RISPONDE ALLE 22 QUESTIONI DI ALDO PIOMBINO QUESTIONE 13 DI 22 - DATAZIONI RADIOMETRICHE di Stefano Bertolini - 20/06/11 Dal sito www.origini.info. Aldo Piombino ha posto 22 questioni in seguito alla pubblicazione del libro curato dal prof. Roberto de Mattei “Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi”. Queste 22 questioni sono state promosse entusiastica mente in internet fra i vari blo g evoluzionisti come un‟ottima sfida al creazionis mo. Va considerata l‟esperienza di Piombino che si è laureato in Scienze Geologiche, ma secondo la sua biografia “no n ho fatto il geologo”. Le questioni vengono riprodotte per intero, corredate delle relative risposte.

DATAZIONI RADIOMETRICHE. … … … sempre Berthault sostiene che “le più moderne ricerche tolgono qualsiasi significato cronologico alle datazioni radiometriche”. Ci potrebbe citare queste ricerche moderne, perché nella letteratura scientifica a mia disposizione non le ho trovate. Questo tema non era nemmeno da presentare perché la risposta è già presente nel libro “Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi” curato da De Mattei; Piombino, onestamente, durante il dibattito del 22 102


ottobre 2010 a Roma ha ammesso di avere letto i riassunti e non il testo. Come spesso accade, gli evoluzionisti, pieni di pregiudizi e molto presuntuosi, non leggono i testi ma procedono per “sentito dire”. Il libro presenta numerosi studi e ricerche che evidenziano un grave problema di incongruenze ed errori clamorosi nelle misure radiometriche, ed in particolare quelle sulle rocce. Ogni dato nel libro di De Mattei viene sostenuto dalla bibliografia. Va notato che i metodi radiometrici si riferiscono alle misure sulle rocce basaltiche, che tipicamente risultano in milioni di anni per il loro esteso tempo di dimezzamento, come i metodi K-Ar, Rb-Sr. Fra i metodi radiometrici esiste un metodo specifico, chiamato metodo radiocarbonio C-14 che va eseguito su resti organici ed arriva ad un’età massima di 50.000 anni. Seguono alcuni esempi in cui i metodi radiometrici sulle rocce sballano di milioni o addirittura di miliardi di anni, dimostrando che i dati non hanno valore assoluto: 1. Datazione K-Ar delle rocce dall‟eruzione del Monte Sant‟ Elena (1980): 0,35 Ma – 2,8 Ma. La roccia: meno di 20 anni! (Austin, S.A., Excess argon within mineral concentrates from the new dacite lava dome at Mount St Helens volcano, TJ 10(3):335–343, 1996). 2. Datazione K-Ar di 5 flussi di lava, Monte Ngauruhoe (NZ): da < 0,27 Ma a 3,5 Ma. Date dei flussi: (1) 1949, (3) 1954, (1) 1975 (Andrew A. Snelling, andesite flows at Mt Ngauruhoe, New Zealand, and the implications for potassium-argon “dating”, Proceedings of the 4th International Conference on Creationism, Pittsburgh, PA, August 3-8, 1998). 3. Datazioni con vari metodi sulla stessa roccia: Rocce basaltiche, Uinkaret Plateau, Grand Canyon (riconosciuto anche dai geologi evoluzionisti avendo solo migliaia di anni): (Austin, S.A. (ed.) 1994. Grand Canyo n: Monument to Catastrophe. Institute for Creation Research, Santee, California, pp. 120–131). Metodo Età: 6 misure potassio-argon 10.000 anni – 117 Ma; 5 misure rubidiostronzio 1.270 Ma – 1.390 Ma; Isocrona rubidio-stronzio 1.340 Ma; Isocrona piombo-piombo 2.600 Ma 4. Legno immerso in roccia basaltica del terziario, Australia. Il legno aveva 45.000 anni (metodo C-14), la roccia di basalto aveva 45 Ma (metodo K-Ar) (Andrew A. Snelling, Conflicting „ages‟ of Tertiary basalt and contained fossilised wood, Crinum, Central Queensland, Australia, T J 14(2) 2000). I segni delle bruciature ancora evidenti sul legno, indicano senza alcun dubbio l‟origine della roccia di basalto come un flusso di lava.

Sempre nel suo convegno viene sostenuto che i fossili di dinosauri hanno 60.000 anni sulla base di analisi al radiocarbonio sul collagene. 103


Non è scritto in alcuna parte del libro che i fossili hanno 60.000 anni, evidenziato anche dal fatto che Piombino non ha letto né il testo né le conclusioni. L‟atto di J. Holzschun e altri, datazione recente al C-14 di fossili comprendenti collagene provenienti da ossa di dinosauro, inizia a p.125 e riassume a p.150 che “l‟esecuzione di test su differenti ossa di dinosauro dal 1990 ad oggi ha dimostrato la presenza di significative quantità di C-14 sia per il collagene osseo sia per la bio-apatite ossea con una variabilità da 22.000 a 33.000 anni radiocarbonio.” Quello che probabilmente è completamente sfuggito a Pio mbino (perché non l‟avrà letto) è il ritrovamento di parti molli all‟interno del fe more solo parzialmente fossilizzato di T-Rex, con ancora globuli rossi visibili al microscopio ! (M. Schweitzer and I. Staedter, The Real Jurassic Park, Earth, pp. 55–57, June 1997. M. Schweitzer et al., Soft-tissue and cellular preservation in Ty r a n n o s a u r u s r e x , S c i e n c e , 307, 2005, pp. 1952-1955). Gli evoluzionisti hanno vera mente capito il significato di parti molli all‟interno di un osso di T-Rex, completo di globuli rossi? Parliamo al massimo di qualche migliaio di anni e dei 65 milioni non ci pensiamo nemmeno. Al numero di 60.000 anni sparato da Piombino si trova una corrispondenza ad analisi paleoidrauliche applicate a formazioni geologiche. Prendendo questi dati ed applicandoli alla scala dei tempi per la deposizione di tutti gli strati sedimentari, questi arriverebbero al massimo a 60.000 anni. p. 149.

Come mai allora usate le datazioni radiometriche? Le incongruenze dei metodi radiometrici sulle rocce li rendono poco affidabili e inutili come misure assolute. Il metodo C-14 rimane più corrispondente all‟età reale della vita organica sulla terra di migliaia di anni, nonostante questa abbia le sue incongruenze ed incertezze. Comunque, quello che rimane certo, è che la presenza di C-14 in un reperto lo rende più giovane di 50.000 co me valore assoluto (massimo 80.000 se applicata la tecnica radiocarbonio AMS). Per la datazione dei dinosauri è stato usato il metodo radiocarbonio. Non è per niente follia datare collagene di dinosauro se crediamo che non può avere più di qualche migliaio di anni, co me rivendicato dalla presenza di C-14 ed una età certa di meno di 50.000, come verificato sia da misure di collagene che da bio-apatite. La presenze di C-14 nei seguenti test sono nuovamente una testimonianza alla veridicità del racconto biblico: Il carbone più giovane ha milioni di anni. La maggior parte ha 10 – 100 Ma. Tutto il carbone testato contiene C-14! (Baumgardner, J. et al., Measurable 14C in fossilized organic materials: confirming the young earth creation-flood model, <www.icr.org/research/icc03/pdf/RATE_ICC_Baumgardner.pdf>, 16 October 2003) .

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8 Diamanti Paleozoici del Brasile, uno strato di centinaia di Ma. Datati col C-14 (AMS): 64.900 – 80.000 anni! Il nono diamante fu diviso in 6 pezzi: 69.400 – 70.600 anni, cioè il C-14 era omogeneo escludendo il dubbio per campioni in sistemi che non sono chiusi (R.E. Taylor and J. Southon, “Use of Natural Diamonds to Monitor 14C AMS Instrument Backgrounds,” Nuclear Instruments and Methods in Physics Research B 259 (2007): 282–287). Campione di legno della metà del triassico: lo strato, conosciuto come Hawkesbury Sandstone, (arenaria), Sydney è datato 230 Ma per la scala stratigrafica. Datato col C-14, il legno ha 33.720 ± 430 anni! (P.J. Conaghan, „The Hawkesbury Sandstone: gross characteristics and depositional environment,‟ NSW Geological Survey Bulletin 26:188–253, 1980).

Come è possibile che in 60.000 anni si formi un sedimento, venga coinvolto i n una orogenesi, le rocce sovrastanti vengano erose e quindi questo sedimento affiori di nuovo? Che velocità di sedimentazione, deformazione tettonica ed erosione sarebbero necessarie per fare tutto ciò? Questa domanda viene ampia mente spiegata nel libro curato da De Mattei. Che gli evoluzionisti si prendano l‟onere di leggere prima di criticare.

Come mai ora il mondo geologico procede così più lento oggi? Il diluvio universale è stato un evento catastrofico universale, che fortunatamente non si ripete più. Eventi catastrofici locali che confutano il concetto dell‟attualismo, sono purtroppo assai frequenti. (Stefano Bertolini Presidente AISO)

Altro screditato mito evoluzionista. “La devozione all‟idea finisce per offuscare completamente il senso dell‟oggettività scientifica. Da ciò consegue che l‟evoluzionis mo dipende intera mente da una vasta petizione di principio, e cioè: i fatti in paleontologia sono utilizzati per provare l‟evoluzione e, nello stesso tempo, essi trovano la loro spiegazione in questa teoria inventata da loro. Si tratta di una magnifico esempio di circolo vizioso!” ( il biologo francese L. Bounoure). Nel 1950 il medico e biologo inglese K. Kettlewell su osservazioni e segnalazioni precedenti del collega J. W. Tutt già avvenute nel 1896, suppose che le falene Biston betularia scure erano diventate più numerose delle chiare perché erano meno visibili agli uccelli predatori quando si andavano a posare sul tronco degli alberi oscurati dalla polvere di carbone. Solo successivamente, molto successivamente (cioè dal 1995 in poi) visti i dati discordanti di osservazioni naturali, i biologi si andarono a riguardare gli appunti di Kettlewell, e si “riscoprì” che era stato lui stesso a deporre falene morte sui tronchi d‟albero con la colla per renderle più visibili ai predatori e osservare quante ne sarebbero state mangiate dagli uccelli. 105


Egli infatti per confermare la sua ipotesi non volle tener conto che i lepidotteri si sanno ben difendere dai predatori e preferiscono posarsi non sui tronchi ma più in alto tra il foglia me. L‟esperimento era stato architettato proprio per fornire la risposta desiderata. I risultati di Kettlewell dunque non dimostrarono una differente predazione, una sproporzione quantitativa tra le due for me di Betularia dovuta alla predazione selettiva da parte degli uccelli . I biologi dunque anche se con ritardo (verso gli inizi degli anni 70) constatarono che se le falene scure avessero avuto degli effettivi vantaggi nelle aree inquinate, avrebbero dovuto completa mente sostituire quelle chiare. Ciò invece non avveniva, anzi si osservò che le falene scure erano molto più numerose delle chiare anche in zone a bassissimo tasso industriale (Est Anglia, G.B.) e che la loro diminuzione non era proporzionale alla diminuzione del lichene chiaro che copre i tronchi d‟albero (Michigan, USA). Inoltre esiste perfino il dubbio nella co munità scientifica che questo tipo di farfalle allo stato selvatico si posi effettiva mente sui tronchi, dato che si è scoperto che molte foto presenti sui libri di testo sono state “taroccate”, inscenate appositamente. L‟ipotesi di Kettlewell che la distribuzione e la quantità delle due forme di farfalla erano determinate da co me esse erano visibili agli uccelli insettivori risultò priva di ogni fondamento. Ciò che per decenni è stato citato dai “sacri” libri accademici e dai testi scolastici come l‟esempio più lampante di selezione naturale si è invece rivelato essere un … convincente caso di selezione innaturale (sic). Una “bufala” più che una farfalla, ma il “bello” di tutto ciò è che se anche si fosse constatato l‟effettivo verificarsi di tale “ melanismo industriale” stimolato dalla predazione selettiva, si sarebbe comunque trattato di microevoluzione. Cioè le Betularia scure si sarebbero avvantaggiate sulle chiare, ma sarebbero rimaste Betularia. Non ci sarebbe stata nessuna mutazione genetica. Esse avrebbero conservato il patrimonio genetico. La vicenda inglese quindi oltre a compendiare il falso, il pregiudizio e la disinformazione che ruotano intorno allo scientis mo evoluzionista, ne documenta anche la confusione. E‟ infatti il classico esempio di co me si continui a confondere la microevoluzione con la macroevoluzione. Nel primo caso, rientrano le mutazioni adattative (o meta morfosi superficiali) accertate, che riguardano effetti, caratteri secondari co me il colore, lo spessore della pelliccia di un animale, l‟altezza, la forma del becco, magari un po‟ più pro minente, e così via. Eppure si continua ad estendere la parola “adattamento” per indicare il trapasso da una specie all‟altra, per formazione di nuovi organi corporali (aggiunta o ca mbiamenti dei preesistenti), co me il “passaggio dalle squame alle piume, o dalle pinne alle za mpe”, esempi di un fenomeno, quello della presunta macroevoluzione, che non si è mai osservato in natura e mai verificato artificialmente. “Gli uccelli agiscono come agenti selettivi, come postulato dalla teoria evoluzionista. Tale fenomeno (quello del “ melanismo industriale”) è il più entusiasmante muta mento evolutivo mai effettivamente constatato in un organis mo”. Detto da B. Kettlewell.

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Creazionista… per caso. Nonostante una massiva e astuta divulgazione unilaterale, una persona, non per caso, ma solo con la ricerca intellettualmente onesta, ha permesso che Dio l‟aiutasse a scoprire che sono fondamentalmente due le concezioni di origine del cosmo e della vita e che una (quella informativa mente e formativamente predominante) finisce per dimostrarsi concettualmente illogica ed esperienzialmente inconcludente mentre l‟altra imperterrita continua a fornire ragionevoli indizi a suo favore e segue un filo logico anche se non dimostrabile: non può non optare per quella più attendibile. Gli scavi paleontologici non fanno altro che aggiungere interrogativi imbarazzanti e sconvolgenti per gli evoluzionisti ideologizzati (quelli vendutisi sanno benissimo la verità), come i resti fossili di uo mini le cui fattezze, a dispetto della datazione appaiono più moderne dei suoi presunti discendenti e presenti in zone durante un periodo considerato climaticamente inospitale. L‟esempio più eclatante in tal senso è costituito dai ragazzi Sapiens di Atapuerca (Spagna, 1994), i quali non solo sarebbero contradditoriamente vissuti prima dei loro antenati Ergaster, Erectus, Heidelbergensis ( proprio ad Atapuerca si sono trovati anche resti di Heidelbergensis che sarebbero vissuti 300 mila anni fa mentre i Sapiens sarebbero vissuti 800 mila anni fa circa! ), ma sarebbero anche vissuti in un presunto freddissimo clima europeo (800 mila anni fa) e senza l‟ausilio del fuoco ( che sarebbe stato scoperto 300 mila anni fa) ! I diversi presunti discendenti Ho mo dell‟ Homo Sapiens sono solo espressioni differenti della microevoluzione non specie diverse ma razze diverse della stessa specie. Coesistenti variazioni di uomini, con dunque le stesse caratteristiche ma aventi proprietà più vicine o lontane rispetto al perfetto archetipo iniziale: l‟Ada m Qad mon. Ci sono poi resti datati diversamente anche con differenze abissali di milioni di anni a parità di campione analizzato e di radiometrica strumentazione misuratrice (che di per se stessa è inaffidabile), come il Proconsul, una scimmia apparentemente ominide datata 15 milioni di anni fa, benché le età misurate con gli isotopi diedero valori diversi (42 e 264 milioni di anni ), in quanto così si sarebbe potuta accordare con la scala fanerozoica ( la scala evolutiva dei viventi secondo i darwinisti) ! Ci sono anche resti che rivelano possibile l‟impossibile coesistenza di presunti stadi evolutivi dell‟uomo (conte mporanea presenza di Austraelopithecus, Homo Erectus e Homo Habilis, scoperta nel 1962 da L. Leakey nella gola dell‟Olduvai, in Kenya), cioè specie considerate come progenitrici (succedutesi) le une delle altre, in realtà vissero contemporaneamente, vissero insomma contraddittoria mente nella stessa epoca dei loro antenati! Così come testimonianze di altre a dir poco inaspettate coesistenze: quella fra trilobiti e uomini (sito fossilifero di Antelope Spring nello Utah, USA). Precisamente lo scisto che recava la traccia (l‟impronta) del sandalo che aveva schiacciato un trilobita vivente proveniva da uno strato del cosiddetto cambiano, risalente niente meno che a presunti 500 milioni di anni fa! Poi quella tra uomini e dinosauri. Infatti nel sito fossilifero del fiume Paluxy, in Texas, sono state trovate orme di dinosauri che fiancheggiano quelle di umani! 107


Ci sono anche fossili di snodo che poi si rivelano appartenere o alla presunta specie precedente (es. il Longisquama insignis, scoperto nel 1970, un rettile che si presumeva avesse sviluppato ali piumate così come il Celacanto un fossile interpretato per lungo te mpo co me forma di transizione tra pesci e anfibi per poi rivelarsi nel 1938 né più né meno che un pesce) o a quella progredita (es. il Neanderthaliano del 1856, fossile di uomo con deformante malattia ossea causata da una dieta povera di vit. D che lo ha fatto interpretare come ominide ). Ci sono anche reperti falsificati per motivi di co mpravendita (es. l’Archaeoraptor liaoningensis, 1999) o per confermare le proprie teorie (es. l’ominide di Piltdown, 1911). Ciò che più stupisce non sono queste presenze incongruenti ma l‟assenza di ominidi. Dove sono gli ex scimmia e quasi uomini? O seppelliamo il fossile o la teoria. Gli evoluzionisti speculatori preferiscono testardamente scegliere la prima opzione. Così fino ad ora si continua l‟inutile cocciuta ricerca di una congiunzione tra specie ad ogni livello, con l‟unica certezza che fino ad ora l‟anello mancante è stato forgiato non dall‟evoluzione casuale, ma …dalla colla. La colla usata da mercanti di reperti paleontologici per scopi di lucro o da scienziati mitomani per scopi di gloria, per unire: code di dinosauro a corpi di uccello, crani umani a mascelle di scimmia, e così via. “I cambia menti che possiamo osservare nei fossili implicano semplicemente delle variazioni all‟interno delle specie, oltre al fenomeno delle estinzioni”. David Raup paleontologo del museo di storia naturale di Chicago. Secondo una tesi dibattuta allo stesso museo, molte delle estinzioni di specie animali sono dovute a catastrofi immani. A sopravvivere, secondo alcuni ricercatori, non sarebbero stati i più adatti bensì i più fortunati. Il biologo Tim Berra nel suo libro del 1990 “L'evoluzione e il mito del creazionis mo” ha rapportato i reperti fossili a una serie di modelli di Corvette: «Se si mettono a confronto un modello Corvette del 1953 e uno del 1954, uno accanto all'altro, poi uno del 1954 e uno del 1955, e così via, la discendenza con modificazioni è assolutamente ovvia». Berra, però, ha dimenticato di considerare un punto ovvio e cruciale: le Corvette finora non hanno dato spontaneamente vita a piccole Corvette. Queste, come tutte le auto mobili, sono progettate da persone che lavorano per le industrie automobilistiche. In altre parole, un'intelligenza esterna. Quindi, sebbene Berra fosse convinto di sostenere l'evoluzione darwiniana e non una spiegazione pre-darwiniana, senza volerlo, dimostrava che la prova fossile è compatibile con entrambe. Il professore di diritto (e critico di Darwin) Phillip E. Johnson l'ha definito «l'abbaglio di Berra».

Il batterio è antidarwinista! Da solo, il più minuscolo di tutti i viventi autono mi (virus esclusi quindi) è in grado di confutare la supposizione secondo la quale la vita è il prodotto di una serie di accidenti cosmici. I procarioti sono il gruppo di organismi più antico delle Terra e (non nonostante ma ) proprio per la loro semplicità sono i viventi più numerosi e 108


diffusi sulla Terra e quelli che presentano la maggior varietà di tipi di metabolismo. Un solo grammo di suolo fertile è abitato da almeno 2 miliardi e mezzo di microbi. Il loro successo biologico è indubbia mente connesso alla loro velocità di riproduzione e alla loro grande versatilità metabolica. In condizioni di crescita ottimali una popolazione di eucarioti può raddoppiare in soli 20 minuti. Possono vivere anche in ambienti cosiddetti estremi, là dove non resiste nessun' altra forma di vita: le sorgenti calde dei fondi oceanici e i geyser (dove la temperatura è intorno ai 100°C), come pure nelle acque bollenti delle sorgenti termali, nelle lande ghiacciate dell‟Antartide, nelle acque molto saline (alofili) o molto acide (acidofili), nonché nel tubo digerente di alcuni animali (metanogeni). In condizioni sfavorevoli, molti tipi sono in grado di formare spore in grado di resistere a mutamenti ambientali anche estre mi (temperature tra -250 e 100°C, intensa radioattività) e in grado di rimanere quiescent i per milioni di anni fino a quando le condizioni per la crescita colonica non ridiventino più favorevoli (responsabili tra l‟altro della cosiddetta “maledizione dei faraoni”). Come il bacillus 293 (ritrovato racchiuso in un guscio cristallino di sale) che si è visto affibbiare l‟appellativo di organismo più vecchio del mondo con i suoi presunti 250 milioni di anni. Un primato che sarebbe stato strappato ad un suo lontano parente, un batterio di “appena” 60 milioni di anni circa, trovato anni fa in un esemplare di ape perfetta mente conservato dentro un cristallo di ambra. A causa del loro alto grado di specializzazione nutritiva, possono stare numerosi in una stessa area con scarsa competizione, anzi anche con mutua assistenza, dato che un gruppo fornisce cibo ad un altro e viceversa. Queste attività combinate mettono a disposizione molecole organiche per le piante e, attraverso esse, per gli animali. Perciò, i microbi rivestono un ruolo (non solo di primo piano ma) insostituibile, essenziale nel ciclo biologico co mplessivo, proprio in quanto rimettono in circolo sostanze riutilizzabili che derivano dalla decomposizione di animali e vegetali morti. Gli evoluzionisti ovviamente credono che i procarioti (DNA non separato dal resto della cellula mediante me mbrana e citoplasma senza organuli co mplessi limitati da me mbrana tipici co me negli eucarioti) si siano evoluti in eucarioti unicellulari (DNA associato a proteine, organizzato in un certo numero di cro mosomi separati e racchiuso in una membrana nucleare) e che da questi siano derivati i pluricellulari (dato che le loro cellule sono tutte eucariote). Secondo gli evoluzionisti, probabilmente circa 1,5 milioni di anni fa, fecero lo loro co mparsa i primi eucarioti unicellulari, decisamente più grossi dei batteri e dotati di nucleo e organuli. Le prime documentazioni fossili risalirebbero a circa 1 miliardo di anni fa. Il proble ma di come sia avvenuto il passaggio è attualmente argomento di accesa discussione, l‟ipotesi più accreditata sostiene che in un procariota ci sia stato un ripiegamento della membrana plasmatica che avrebbe portato all‟isolamento del materiale genetico rispetto al citoplasma. Successivamente alla formazione del nucleo questo procariota mediante inglobazione (fagocitosi) si unì in simbiosi (endosimbiosi) con due altri procarioti: uno aerobo e l‟altro fotosintetico, sfruttandoli per utilizzare l‟ossigeno fotosintetico e catturare la luce del Sole. Il procariota aerobo inglobato si trasformò gradualmente nell‟attuale mitocondrio (l‟organulo deputato alla respirazione cellulare) mentre l‟autotrofo, con i suoi pigmenti fotosintetici, si trasformò nel cloroplasto (l‟organulo 109


deputato alla fotosintesi). I discendenti di questo eucariota ancestrale si divisero per iniziale scissione binaria in Protozoi (che sono eterotrofi unicellulari) e in Prealghe (fotosintetici unicellulari). I primi ricavarono energia per vivere da materiale organico morto nutrendosi mediante predazione e inglobazione di altri procarioti. I secondi si procurarono energia ossidando molecole inorganiche. Poi, sia i primi che i secondi (così come si osserva ancor oggi) ebbero la tendenza a formare colonie (“stia mo vicini vicini”), cioè aggregati di cellule uguali o, in altri casi ,specializzate a svolgere specifiche funzioni (per esempio all‟interno di colonie di alghe verdi unicellulari dette Volvox, vi sono alcune cellule specializzate nella riproduzione sessuata per cui si trasformano in ga meti maschili e fe mminili). Quindi, gli organismi multicellulari, sempre secondo gli evoluzionisti, ebbero origine per un' ulteriore più prof onda e complessa aggregazione di cellule, da colonie che avevano un elevato grado di specializzazione ( “stiamo più vicini vicini” ). Tale teoria però anche in tal punto si contraddice, perché si constata che in nessuna vita elementare vi è una logica necessità di evolvere in una vita più complessa e più breve, ma anzi vi è l‟istinto logico opposto. L‟esempio più eclatante è proprio il batterio, il quale vuol rimanere tale perché è capace di vivere letargicamente per milioni di anni e nelle condizioni ambientali più estreme. Per quale logico motivo vitale si dovrebbe trasformare in un animale pluricellulare (per giunta sessuato) soggetto a vita breve e malattia? Chi glielo fa fare? Anzi un qualunque organis mo unicellulare è virtualmente immortale, non muore certo di vecchiaia, semmai per colpa di agenti fisici, chimici o biologici: ciò avviene perché la loro riproduzione è una scissione binaria (processo tipico dei procarioti e di molti protisti) o per meglio dire una clonazione. Negli organismi unicellulari, nei quali la singola cellula costituisce un individuo completo, la divisione cellulare coincide con la riproduzione dell‟intero organismo. Terminata la mitosi, con la divisione del citoplasma e degli organuli, si formano 2 nuove cellule che hanno vita autono ma. In questo tipo di riproduzione, che viene definito asessuata, ogni individuo produce per mitosi copie identiche di se stesso. Insomma grazie alla notevole moltiplicazione agamica egli non solo non muore mai ma si moltiplica! Tra l‟altro grazie alla capacità di mutazione microevolutiva evita anche l‟invariabilità genetica.

Il tramonto di un'ipotesi anche grazie al batterio! Riguardo alla resistenza all‟antibiotico dei batteri, si tratta dell‟ennesimo caso di confusione tra microevoluzione (un piccolo cambia mento interno alla specie), e macroevoluzione (un passaggio da una specie ad un'altra). Il procariota, che si ritrova la proprietà di sopravvivere a tale tipo di far maco, non subisce un' alterazione da aggiunta di nucleotidi ma un “riarrangiamento”, una fluttuazione nel materiale genetico già esistente e posseduto da tale creatura. Per farla breve, le mutazioni non creano niente di positivo ma anzi sono orientate verso la regressione o al massimo 110


verso un riassestamento della specie intorno a valori medi preesistenti: altro che evoluzione! L‟ unica evoluzione che si verifica in natura e che gli scienziati hanno potuto osservare, avviene e si conclude nello stesso organis mo, senza produrre cambia menti genetici ed è perciò detta microevoluzione, per cui un tale organis mo non è sulla strada per diventare un ranocchio e poi magari un principe, dopo essere stato lungamente “baciato dalla fortuna” stabilita dal cieco caso. E‟ dunque un esempio di microevoluzione o mutazione conservativa di tipo difensivo, in quanto vengono ripristinate intrinseche possibilità latenti. Ecco a tal proposito ciò che disse l‟evoluzionista Francisco Ayala: “ Le varianti genetiche richieste per acquisire la resistenza ai più diversi pesticidi sono, secondo ogni apparenza, già presenti in ogni popolazione (di batteri e insetti) esposta a questi composti fabbricati dall‟uomo”. Lo stesso Ayala tra l‟altro ha anche riconosciuto (così come tanti altri evoluzionisti) che le piccole mutazioni della microevoluzione non possono accumularsi per sfociare in una macroevoluzione. La microevoluzione ricordia mo che è l‟espressione (co mparsa, manifestazione) di una delle tante possibilità (sfumature, valori) previste per un determinato carattere (peculiarità, specificità) nell‟ambito di uno o più geni. Invece la macroevoluzione (o per l‟appunto evoluzione) è l‟aggiunta genetica di un nuovo valore di variazione tale da far cambiare il carattere. Ad esempio la presunta innovativa capacità di un occhio di vedere distintamente anche al buio o il presunto sviluppo eccessivo del carattere “peluria” fino alla formazione del nuovo carattere “pelliccia”. Tali minuscole creature di Dio ci mostrano poi 2 begli esempi di complessità irriducibile. Il primo esempio è il flagellum, il ciglio rotatorio che molti batteri usano per muoversi in acqua. In pratica un propulsore mosso da un motore elettrochimico, composto da migliaia di proteine di 30 tipi differenti. Riguardo alla sua formazione, una parte degli speciazionisti sostengono il solito ritornello delle casuali continue piccole aggiunte nei “fortunati predestinati” a perpetuare la discendenza. Il rotore naturale così col passare del tempo sarebbe stato sempre più efficiente, cosa però impossibile, perché non è mai esistita una sua forma “semplificata”; se manca uno dei suoi ele menti proteici non è che funzioni in modo meno efficiente, semplicemente non funzionerà affatto! Quando, a tal proposito, il biologo a mericano Michael Behe affermò: “La teoria di Darwin è co mpletamente sterile quando si tratta di spiegare l‟origine del flagellum o di ogni altro sistema biochimico complesso…Io sostengo un' ipotesi alternativa, allo stesso tempo naturale ed ovvia: sistemi co me il flagellum devono essere stati progettati da un agente intelligente”, si scatenò, da parte della comunità scientista, una “levata di scudi”. La replica era ed è: non è scientifico introdurre l‟idea di un progetto intelligente nella natura, perché non lo vedia mo né vedia mo il progettista. Quella di Behe così come di altri scienziati sostenitori del “disegno intelligente” permetterebbe dunque un'interferenza impropria, che uno scienziato non ha il diritto di fare. Non è altrettanto religioso il fideismo nel dio Caso? I darwinisti hanno elevato il “caso” al rango di dio attribuendogli proprietà eterne e creatici, tipiche di un demiurgo. Il “dio ignoto” degli ateniesi antichi è diventato così un “dio cieco” o una “dea bendata”. A tal entità, comunque astratta, supplici, vi si sono prostrati per ricavare i loro “porci 111


materiali co modi” (ovviamente visto che sono dei materialisti). Sarebbero stati più onesti se avessero fatto come i buddisti ortodossi, che su un qualunque dio, osservano un “dignitoso silenzio”. Il flagellum che può forse essere considerato il più efficiente meccanismo dell‟Universo intero, ci consente anche un'analogia di confutazione esplicativa. Questo motore proteico infatti può essere considerato una delle tante macchine biologiche presenti a livello cellulare e pluricellulare. Tale analogia con gli oggetti di costruzione umana enunciata molto semplicisticamente (inconsciamente) in ca mpo scientifico (scientista compreso) è in realtà un'asserzione gravida di conseguenze, in quanto le macchine sono apparecchi progettati (o apparati di elementi interdipendenti) adibiti a una determinata funzione, non accumulazioni e assembramenti casuali. Nessun meccanico osservando un motore di 1200 di cilindrata di un certo tipo di auto mobile direbbe che deriva per spontanea mutazione casuale di un motore di 500 cc, ma penserebbe che è differente, perché è stato voluto, progettato e costruito dall‟ uo mo, un essere intelligente. Per logica conseguenza un essere più intelligente ha ideato e finalizzato il progetto uomo così come il progetto batterio. Il secondo esempio riguarda il procariota stesso nella sua interezza. Studi recenti hanno scoperto che l‟autonomia del batterio è assicurata da 300 geni che codificano 300 proteine essenziali per la sopravvivenza della cellula. Si può quindi considerare questo gruppo di proteine una struttura complessa a complessità irriducibile, se ne manca solo una nulla può funzionare. Se si calcola la probabilità che questa struttura sia sorta per caso, abbia mo un numero enorme di 20 elevato a 9000! Il che rende praticamente impossibile l‟evoluzione casuale passo dopo passo di questo per l‟appunto inscindibile pool (gruppo disponibile per un lavoro) proteico. Ora anche alla luce di questa significativa scoperta che squalifica totalmente il darwinismo co me si fa ancora a sostenerlo? A mente lucida presente a se stessa è impossibile. La mancanza di lucidità mentale non è solo una prerogativa degli scientisti ideologizzati ma anche degli speculatori ipocriti che ben ammettono a se stessi la verità ma cercano in tutti i modi di nasconderla agli altri ( tra i quali sono compresi anche gli evoluzionisti fanatici). Anche gli evoluzionisti astuti per le cose terrene sono comunque stolti, perché si sono venduti la primogenitura (la salvezza eterna di anima e corpo) per un piatto di lenticchie (glorie e ricchezze mondane).

Più grandi, più belli o liberi e belli? Quali vantaggi potrebbe aver arrecato un' organizzazione pluricellulare rispetto a quella, già così specializzata, degli organismi unicellulari? Secondo ciò che è scritto nei libri scolastici e non, di tendenza darwinista: la maggior complessità della cellula eucariota consente di contenere molta più informazione genetica di una procariota, sufficienti per iniziare la progressione verso un abete o una balena. Cioè rispetto a un unicellulare, un pluricellulare può raggiungere dimensioni maggiori e svolgere in modo più efficiente le funzioni vitali. Insomma: più grande, più bello! Falso! Anzi falso e contraddittorio, quindi anche illogico. Innanzitutto consideriamo i Protozoi. Il loro no me significa “animaletti primitivi” e fu coniato quando ancora si sapeva poco 112


sulla vita di tali eucarioti. Infatti, con le conoscenze attuali, possiamo rispondere che i Protozoi non sono affatto primitivi, cioè poco specializzati. E‟ vero che sono semplici, in quanto fatti da una sola cellula; però questa è capace di un gran numero di attività, che negli animali “superiori” sono svolte da tutto il corpo: si nutre, si muove velocemente con ciglia o flagelli, percepisce la presenza di cibo, si moltiplica sia agamicamente che sessualmente, e quando le condizioni di vita dell‟ambiente acquatico si fanno troppo sfavorevoli, cessano ogni attività, e in questo stato di letargo (vita latente) possono trascorrere molto tempo, in attesa che l‟ambiente sia di nuovo adatto alla vita attiva. E‟ una cellula tuttofare che equivale ad un intero organismo: una cellula del nostro corpo, isolata, non è in grado di sopravvivere e non svolge tutte le attività di un ciliato o di un ameba ! Quindi i Protozoi sono organis mi molto semplici ma straordinaria mente ben adattati alla vita acquatica ed in grado di competere con successo con animali più grandi e complicati di loro. Infatti ci sono dei Protozoi che vivono esclusivamente da parassiti, cioè sfruttano quegli stessi organismi pluricellulari che in teoria (evoluzionista) dovrebbero essere in grado di “schiacciarli”. Fra questi, ad esempio, c'è il plasmodio della malaria, che trasmesso nell‟uomo per puntura della zanzara anofele, gli causa febbri acute e anemia. Comunque, la maggior parte dei Protozoi si nutre di batteri, limitando il numero di quelli patogeni. Altri distruggono i depositi di materia organica, formata da piante e animali “superiori” morti, e li trasformano in minerali che possono essere riutilizzati prima dalle piante e poi dagli animali stessi. In altre parole, i Protozoi, essendo degli attivi decompositori, risultano necessari a chiudere il grande ciclo della materia che sostiene la vita nelle acque dolci. Inoltre le Alghe unicellulari sono di vitale importanza per la Terra, perché sono i principali produttori di molecole organiche e ossigeno negli ambienti acquatici. Si calcola che quasi la metà dell‟ossigeno prodotto ogni anno su tutta la Terra derivi proprio dall‟attività fotosintetica delle alghe oceaniche. Quindi, se siamo noi a doverli “ringraziare di esistere”, che senso ha la frenetica corsa dal batterio all’uomo? Passiamo per l‟appunto ai procarioti che sono ancor più semplici per cui il discorso precedente fatto per i Protozoi è ancor più amplificato! In pratica: più si è piccoli e semplici, cioè meno evoluti in altre forme complicate e grandi, più si è fonda mentali nell‟ecosistema terrestre. Tra l‟altro, se in natura esistono organismi pluricellulari in grado di rigenerarsi se tagliati (co me la mitologica Idra di Lerna che solo la forza d i Ercole riuscì a vincere), perché l’evoluzione non si è fermata perlomeno ad essi? Infatti nel 1740 il naturalista Trembley, studioso della fauna degli stagni, scoprì un minuscolo polipetto verde che aveva le stesse proprietà del mostro della leggenda : tagliato in due o più parti, ciascuna di esse rigenerava un nuovo polipetto, per tal motivo venne chia mato, Idra verde. La rigenerazione (che avviene grazie all‟attivazione di specifiche cellule latenti sparse in ogni parte del corpo), però è anche prerogativa di altri animali come (innanzitutto) le Planarie, (poi) i Lombrichi, le Sanguisughe, i Tritoni, le Stelle marine ed altri abitanti acquatici, però vale sempre l‟equazione che le capacità rigenerative sono inversamente proporzionali 113


all’evoluzione dell’animale. Così, ad esempio, nel Tritone si può rigenerare la coda o una zampa, ma non l‟intero corpo come per l‟Idra o la Planaria che sono invertebrate.

L`orologio di Paley nei cianobatteri! Dalla redazio ne di wwwprogettocosmo.altervista.org

William Paley è stato di nuovo vendicato. David Hume non può più dire che il ragionamento di Paley sull'Orologiaio è basato sull'analogia. Ecco qualche antefatto : nel 1802, nell'a mbito della teologia naturale britannica, il teologo Willia m Paley aveva avanzato un ragionamento, che si può considerare un argomento di Intelligent Design ante-littera m. Paley diceva: se trovia mo in un prato un orologio, la sua specificità e complessità ci deve portare a concludere che esiste un orologiaio, perché è evidente che si tratta di un oggetto progettato. Analogamente, diceva Paley, se in natura troviamo oggetti co mplicati come o più degli orologi umani allora deve esistere una specie di Grande Orologiaio o Disegnatore. Oggigiorno la teoria del Disegno Intelligente sviluppa rigorosamente la tesi di cui Paley è da considerarsi un antesignano. Essa infatti definisce in modo scientifico la cosiddetta informazione complessa specificata (CSI), ne stabilisce le basi concettuali e i metodi di calcolo, e ne deriva possibili inferenze di disegno circa un sistema qualsiasi quando tale tipo di informazione venga rintracciata in esso. Ovvia mente questa argomentazione, già allora, non piaceva a coloro che sostenevano il naturalis mo, cioè la supposta autosufficienza della natura e la non necessità di un suo Progettista. Fra i molti oppositori di Paley si distinse il filosofo David Hume, il quale, arrampicandosi sui vetri, sosteneva che l'analogia di per sé è un argomento debole e di conseguenza un'argomentazione basata su di essa non ha valore. Sta di fatto che in natura esistono effettivamente oggetti di gran lunga più complicati di un orologio. Né Paley né Hume infatti avrebbero mai potuto immaginare quello che è stato scoperto in biologia negli ultimi decenni (e si continua vieppiù a scoprire man mano che le ricerche avanzano): ovvero ciò che in due parole si può ben chia mare la più sofisticata nano-tecnologia meccanica ed informatica. Le cellule in particolare e in generale i sistemi biologici infatti sono pieni di straordinarie macchine molecolari e di sistemi che hanno tutta l'aria di essere ingegnerizzati. Fra queste nano-macchine ci sono motori rotativi (es. il flagellum dei batteri), siste mi di assemblaggio di parti a controllo numerico (es. ribosomi), firmware – cioè istruzioni codificate in modo simbolico tramite lunghissime molecole (DNA) usate da processori presenti nelle cellule, macchine cucitrici per riparare i filamenti di DNA rotti (es. DNA ligasi), macchine riavvolgitrici del DNA (HARP enzima) ecc. e anche, ebbene sì, veri e propri orologi. Nel numero della rivista Science del 31 ottobre 2008 ( Vol. 322. no. 5902, pp. 697 - 701 DOI: 10.1126/science.1150451) co mpare l'articolo "Structural Insights into a Circadian Oscillator" (Carl Hirschie Johnson, Martin Egli, Phoebe L. Stewart). In tale articolo viene descritto un oscillatore circadiano che ha tutte le caratteristiche di un orologio meccanico fatto con proteine. Questa macchina molecolare che scandisce accuratamente il tempo funziona in una delle più primitive 114


forme di vita: i cianobatteri. Si possono identificare in essa veri e propri arpionismi, ingranaggi, ruote dentate, fatti con le molecole, co me quelli presenti negli orologi meccanici. Alla fine dell'articolo gli autori scrivono: "Consideriamo il Kai ABC (cos ì chia mano tale oscillatore bio-chimico) come una nano-macchina oscillante dina micamente che si è evoluta (!) per scandire, in modo unidirezionale ed affidabile, il tempo." Ovviamente si deve considerare il riferimento all'evoluzione co me pura mente gratuito (e probabilmente come lo scotto da pagare per essere pubblicati in una rivista della no menklatura Darwinista come Science). Infatti, né nell'articolo né da nessun'altra parte nella letteratura evoluzionistica è spiegato come un congegno così complesso potrebbe evolversi casualmente da solo. Inoltre gli autori si chiedono se i "clock" (orologi) presenti nelle cellule umane abbiano caratteristiche simili agli orologi dei cianobatteri. La considerazione sorge spontanea: il fatto stesso che tali complicati orologi siano stati individuati già nelle forme più rudimentali di vita, forme che dovrebbero essere all'inizio della supposta evoluzione, fa sorgere dei ben giustificati dubbi sul concetto stesso di questa evoluzione, intesa come processo che dovrebbe andare dal più semplice al più complesso. Come conciliare la supposta evoluzione biologica con la stupefacente complessità che si trova già nelle forme unicellulari di vita? Sfortunatamente per gli evoluzionisti, oggi Hume non potrebbe più usare il suo sofis ma contro Paley: gli orologi biologici infatti non sono soltanto vaghe analogie d i quelli progettati dall'uomo, essi sono meccanis mi veri e propri che fanno perfettamente le funzioni di un orologio, e se si vuole a tutti i costi trovare una differenza si può solo dire che essi sono più complicati e sofisticati dei nostri (hanno funzioni addizionali, per esempio una ingegnosa co mpensazione di temperatura che gli orologi meccanici artificiali non hanno).

Indizi di Diluvio Universale. Le rocce non sono così vecchie come si pensa. E‟ abbondante l‟evidenza che gli strati rocciosi non rappresentino enormi periodi di tempo ma che ci sia stata una loro relativamente rapida formazione, il che è in ar monia con la rapida deposizione degli strati durante il diluvio universale di cui parla la Genesi. Innanzitutto, vi è subito da dire che le incongruenze dei metodi radiometrici usati per datare le rocce, li rende inaffidabili co me misure assolute, quindi non vi è alcuna certezza riguardo la loro età. Non a caso la datazione delle formazioni geologiche è determinata primariamente dai “fossili indice o tipici” che esse contengono. Le datazioni eseguite con minerali radioattivi vengono sempre corrette con criteri paleontologici. La creazione è in grado di spiegare anche il postulato che sembra il “pezzo forte” dell‟evoluzionismo, la successione delle stratificazioni fossili: i fossili meno complessi in basso e quelli più complessi in alto, anche se poi tra l‟altro ci sono 115


numerose eccezioni spiegabili con movimenti di terra verso l‟alto. Infatti, ci sono molte località in cui i fossili considerati appartenenti ad ere geologiche diverse si trovano nei medesimi strati; ci sono anche sedimenti in cui i fossili considerati “più vecchi”, perché appartenenti ad organismi più semplici, si trovano sopra formazioni contenenti fossili “più giovani” (più complessi). Comunque l‟ordine stratigrafico più comune non sta ad indicare la progressione evolutiva ma è dovuto al fatto che l‟azione del movimento delle acque è un efficiente agente selezionatore, in grado d i formare contenuti sedimentari in aggregati di dimensioni e forme simili, depositati in strati successivi. La stessa spiegazione idrodinamica e gravitazionale oltre che per i minerali vale per gli organismi. L‟habitat dei viventi più semplici è situato generalmente a livelli più bassi, vicino al suolo o nel suolo (ad esempio i trilobiti abitavano le acque marine anche a notevoli profondità), i viventi più co mplessi sono anche quelli più mobili, per cui ci si attende che sopravvivano più a lungo alle acque dell‟alluvione, di conseguenza saranno intrappolati e sepolti a livelli più alti della colonna stratigrafica. Il deposito di diversi strati sedimentati e accavallati può dunque benissimo essersi rapidamente for mato durante l‟anno (secondo la Bibbia) in cui è avvenuto questo cataclisma epocale a causa dei resti di viventi e dei terreni rimescolati, trasportati e depositati dalle acque. Le evidenze sono tante altre. La sequenza degli strati sedimentari è soprattutto parallela perché l‟acqua diluviana trascinava e la forza di gravità appianava, andando a depositare, in una proporzionale successione temporale, gli strati contenenti i materiali diversamente pesanti. Nei depositi sedimentati non ci sono impronte di ra mificazioni di radici di piante sviluppate, che testimonierebbe che, in una certa era, un qualunque strato in questione possa essere stato un terreno superficiale. Negli strati profondi non ci sono meteoriti, eppure queste cadono periodica mente da tempo imme morabile. Particolari delicati nelle superfici degli strati sottostanti, co me increspature preservate ed impronte di piedi, indicano che non ci fu distanza di tempo tra la collocazione di uno strato e quello successivo. Le conservate ondulazioni, all‟interno degli strati di arenaria, possono essere benissimo le tracce pietrificate delle increspature prodotte da correnti sottomarine che trasportavano sabbie sul fondo marino durante la catastrofica alluvione. Successive rapide deposizioni di materiale diverso avrebbero coperto questi strati preservando le ondulazioni. La mancanza di evidenza di erosione negli strati e tra gli strati (un‟interruzione lunga avrebbe portato alla produzione di canali nello strato esposto all‟azione del vento o dell‟acqua): le paralleloidi linee di demarcazione tra strati non sono contraddistinte in sezione verticale dalla presenza di letti con superfici erose, come ci si aspetterebbe da una lenta deposizione di uno strato di co mposizione diversa su una superficie (terrosa o rocciosa) esposta per lungo tempo alle intemperie atmosferiche. La presenza di fossili polistrati come tronchi d‟albero che attraversano più strati (ovviamente) in senso verticale o inclinato, strati che dovrebbero rappresentare milioni di anni (sono comuni nei depositi carboniferi): cosa impossibile secondo le 116


lentissime deposizioni successive calcolate dagli evoluzionisti. Gli alberi possono resistere ai secoli ma non agli eoni. Questi insomma dovettero essere depositati in rapida successione, altrimenti le parti più alte degli alberi sarebbero marcite e disintegrate. Nessun geologo nega che ci sia stato un tempo in cui le acque hanno coperto la terraferma, dal mo mento che oggi si possono trovare ovunque rocce contenenti fossili marini (dalle conchiglie ai fossili di squalo) a notevoli altezze sopra il livello del mare, dai 1.000 agli 8.000 metri, dalle Alpi alle Ande, dall‟Himalaya alle Dolomiti, che le acque ricoprano la Terra è esattamente quello che ci si aspetterebbe durante un' immane alluvione. Nel contempo ci potrebbero essere stati dei movimenti di terra, alcuni fondali marini potrebbero essere stati “spinti” dai movimenti tettonici verso l‟alto. Anche la massiccia attività vulcanica registrata in questo periodo potrebbe essere stata innescata da una formidabile pressione esercitata sulle strutture tettoniche della Terra. Ci sono infatti prove paleontologiche di attività vulcaniche simultanee, che possono essere state causate da tensioni tettoniche sotto la superficie della Terra. Sparsi in spessi strati di fango, e a volte all‟interno di cumuli di ossa e d i crani, si trovano spessori di cenere vulcanica, che lasciano a intendere che in conco mitanza con le estinzioni di massa si siano avute eruzioni vulcaniche di terrificanti proporzioni. I fossili (viventi fossilizzati) consistono di parti dure e resistenti di un organis mo come i denti, le ossa, i tronchi legnosi, le corazze, rimaste intrappolate nelle rocce in formazione, oppure si tratta di impronte corporee, cioè organismi che sono stati coperti di fango (diluviano?). Poi, questo si è indurito ed ha “sagomato”, come un calco in gesso, la forma dell‟organismo imprigionato, conservandola anche quando esso si è disintegrato nel tempo. Bene, gli strati contenenti fossili organici di piante e animali devono essersi depositati molto rapida mente o comunque non nel corso di un' era, altrimenti i resti organici non si sarebbero conservati. Lo studio dei fossili non dimostra necessariamente che sia avvenuta un'evoluzione lenta ed uniforme, “inghiottita” da un altrettanto lento accumulo degli strati nel corso per l‟appunto di lunghe ere (scuola uniformitaria della geologia evoluzionista), ma lascia piuttosto dedurre un relativo rapido e breve susseguirsi di eventi catastrofici a livello planetario. Ci sono poi gli eritrociti trovati nelle ossa dei dinosauri i quali non sarebbero potuti durare più di alcune migliaia di anni, e certamente non i 65 milioni di anni da quando, secondo gli evoluzionisti, gli ultimi dinosauri sarebbero morti. Certa mente, la recente scoperta di un fossile di Tyrannosaurus rex con dei tessuti di carne ancora tenera e delle cellule sanguigne all‟interno delle ossa ha molto stupito gli scienziati evoluzionisti, i quali a mmettono di ignorare come questi elementi corporei siano stati preservati in relazione a un loro dogma che pretende l‟estinzione dei dinosauri per l‟appunto tra i 65 e i 70 milioni di anni fa. Il Diluvio costituisce certamente la maniera più facile per spiegare la presenza di un gran numero di resti di animali depositati in uno stesso posto: che ci sia stata una catastrofe immane lo testimoniano i cimit eri naturali, dove fossili di animali, anche diversi tra loro, si trovano riuniti in fosse comuni in tutte le zone geografiche del 117


mondo. Dai grandi depositi di ippopotami in Sicilia a quelli di mammiferi delle Montagne Rocciose, da quelli di dinosauri del deserto del Gobi a quelli di pesci in Scozia. A mano a mano che l‟acqua saliva, essi si spostavano sempre più verso terre più alte, trovandosi raggruppati sulle cime delle montagne, da dove la corrente li avrebbe spazzati via insieme, formando in seguito depositi con altre masse di sedimenti. Inoltre solo tale cataclisma può fornire una spiegazione alla mescolanza di animali terrestri ed acquatici trovati in Germania settentrionale, come in molti altri posti. Il deposito tedesco è interessante perché oltre ad aver conservato i resti di più di 6 mila vertebrati ed un gran numero di insetti, molluschi e piante, ha anche conservato alcuni esemplari in buono stato. L‟unica spiegazione di ciò è una sepoltura immediata ad opera di una immensa alluvione. In quanto, lenti processi di deposizione minerale avrebbero causato la decomposizione completa. Allo stesso modo, il ritrovamento di mammut ed altri animali rapida mente congelati ritrovati in Siberia, può spiegarsi solo con un rapido, improvviso cambia mento climatico. Altra prova della veridicità del racconto biblico è la grande quantità di depositi carboniferi, petroliferi e di gas naturale (o per l‟appunto fossile) ritrovati in ogni continente, che richiederebbero la rapida copertura di vaste quantità di vegetazione e plancton. A determinate condizioni di pressione, calore e umidità i combustibili fossili si possono formare nel giro di poche ore. Oltre alle prove geologiche in favore del Diluvio, vi sono quelle storiche: narrazioni relative ad un diluvio globale si trovano fra i documenti di popoli vissuti in punti molto lontani della Terra. Se ne sono trovate testimonianze in Europa, Medio Oriente, Africa, Isole del Pacifico e nelle Americhe. La correlazione generale di queste storie, che pur essendo state spesso tramandate per generazioni prima di essere state messe per iscritto e benché contenenti spesso delle parti in contrasto tra le varie narrazioni e col racconto biblico, è abbastanza buona sì da fornire una sorprendente testimonianza storica in favore della realtà di un' alluvione di portata mondiale. Riguardo alle prove archeologiche, una conferma importante del Diluvio è venuta dal ritrovamento di una tavoletta d‟argilla a Ninive, nell‟archivio di Stato del palazzo reale, sulla quale è descritto l‟evento diluviano negli stessi termini in cui si parla nella Bibbia. Ninive era un antica città dell‟Assiria, situata su una sponda orientale del fiume Tigri, di fronte all‟attuale città di Mossul (Iraq). Fondata dal leggendario Nino, divenne residenza imperiale dell‟Assiria sotto Salmanassar I (sec. XIV a. C.). Altrettanto importante è la tavoletta d‟argilla scritta in caratteri cuneiformi, ritrovata nell‟archivio di Stato della città di Ebla, sorta in Mesopota mia nel 3000 a.C. in cui sono scritti i nomi delle 5 città della valle vicino al Mar Morto, che la Bibbia narra in Genesi 14,2. Inoltre, i progressi nel campo della ricerca archeologica (soprattutto la grande abbondanza di documenti scritti di varia natura letteraria) stanno sistematicamente smentendo ogni contestazione sull‟attendibilità storica della Bibbia, compresi i racconti della Genesi. Basti pensare che la lista delle 5 città perdute della valle di Siddim in prossimità del Mar Morto, riportato in Genesi 14, è ripetuta su una tavoletta d‟argilla con iscrizioni cuneiformi dell‟archivio del palazzo di Ebla (Siria del nord), risalente a prima del 2000 a. C. I racconti paralleli quindi dimostrano che la 118


Bibbia trasmette fatti senza le correzioni delle versioni mitologiche. Essa non è un mito trasformato in storia ma piuttosto i racconti extra biblici conte mporanei furono resi più o meno leggendari. Da notare tra l‟altro che le prove archeologiche vengono in aiuto anche riguardo all‟esistenza storica di Gesù. E‟ interessante notare infatti che per stabilire l‟ identità del Messia in base alle scritture, gli apostoli e lo stesso Gesù citarono il libro profetico di Isaia, il quale visse più di 700 anni prima di Gesù il Messia, eppure predisse in merito alla sua venuta. Comunque, soprattutto a partire dal XVIII secolo, i critici della Bibbia hanno messo in dubbio l‟autenticità del libro di Isaia. Hanno asserito che quelle di Isaia non sono vere profezie, ma che furono scritte in seguito da qualcuno che si limitò a riportare quello che era accaduto. Le cose stanno così? Nel 1947, in una grotta vicino al Mar Morto, fu rinvenuta una copia del libro di Isaia insie me ad altri antichi rotoli. Gli studiosi stabilirono che questa copia risaliva a oltre 100 anni prima della nascita del Messia predetto, o Cristo. Proprio così, è scientificamente ufficiale: la Bibbia rivela il futuro! Isaia e altri scrittori della Bibbia non avrebbero potuto predire avvenimenti futuri così particolareggiati basandosi soltanto sul loro acume. Piuttosto “parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo Spirito Santo”. (2 Pietro 1:21)

L‟influenza dell‟evoluzionismo sulle società. La menzogna evoluzionista, grazie ai prestigiosi circoli accademici massonici sponsorizzati (leggi: comprati) dagli oligarchi di turno, viene ancor oggi propagandata attraverso i media e le scuole. Lo scopo della secolarizzazione, grazie a tale pervasiva invenzione di ispirazione diabolica, è una spietata incentivazione al consumis mo sfrenato di prodotti sfornati dall‟industria del divertimento sportivo e artistico e dal resto dei monopoli mercantili (prodotti bellici compresi grazie alle numerose guerre non solo mondiali che il materialismo ha sfornato nel XX secolo ed oltre) di proprietà di sulfurei potentati mafiosi che foraggiano i propri prestanome politici affinché legiferino per incentivare tutte le istigazioni alla corruzione degli usi e costumi morali. L‟equazione è semplice: se l‟uo mo viene declassato, squalificato ad animale fortuitamente forgiato dal dio-Caso, finisce col non dare più senso, significato alla vita e dunque con l‟identificarsi solo col proprio corpo ed essere ciò che mangia, cercando così di cogliere l‟attimo fuggente per sfamarsi il più possibile di mondo. Una fame che non lo appaga ma che serve nel frattempo ad arricchire i locali e multinazionali potentati politici ed econo mici. Eh sì, è proprio cosi! L‟evoluzionismo ha avuto un' influenza che supera di molto il suo semplice impiego come spiegazione dell‟origine delle specie. Essa è stata applicata in molti campi della vita; ad esempio nel campo linguistico: i linguisti seguaci della teoria evoluzionista affermano che le lingue umane partendo da suoni intelligenti si sono trasformati in linguaggi sempre più perfezionati. Ciò che ha, purtroppo, maggiormente influenzato è stato per l‟appunto il campo della morale. L‟evoluzione fornisce all‟uomo di cattiva volontà un mezzo per sfuggire alle sue responsabilità nei confronti del creatore e delle 119


creature tutte. Se tutto ciò che esiste si è formato senza Dio, allora non vi è giudice davanti al quale co mparire tutti. Oppure se Dio ha permesso la selezione naturale, qualsiasi mezzo per aiutarla è lecito, in modo da aumentare le possibilità per essere scelti co me i più forti nella lotta per la vita. Esiste insomma una reale differenza tra la condotta di uno che è convinto che Dio esiste e che si sente responsabile nei suoi confronti cercando di obbedire all‟ordine di a mare i suoi nemici e di trattare come vorrebbe essere trattato e chi crede che Dio sia selettivo o inesistente, per cui si può costruire una propria morale che prima o poi finisce per sfociare in un profondo odio per se stessi e per le altre creature. Che dire, il Signore ha indurito il cuore dei capi autoritari non autorevoli, dei loro dotti ma prostituiti cortigiani nonché dei vassalli e valvassori che hanno voluto credere a tale finzione pur di non rispettare il Dio biblico. Egli, però, avrà misericordia di coloro che sono stati palesemente o subliminalmente ingannati dal portentoso apparato del “Grande Fratello”; anzi la sta già avendo su questa Terra quando attraverso tante rivelazioni private ci ricorda continuamente che tutti coloro che sono “ materiali” diventeranno polvere da non essere ricordati neppure dai loro cari. Solo un sortilegio satanico, permesso da Dio, può spiegare come è possibile che un'oligarchia scientifica, politica e imprenditoriale, riesca a manipolare i mezzi di comunicazione sociale, i ministeri dell‟istruzione e le prestigiose università private dei Paesi occidentali e occidentalizzati per un indottrina mento di massa così ben riuscito da portare alla quasi universale accettazione dell‟evoluzionismo. Inso mma, il fatto che anche milioni di persone istruite, intelligenti e sapienti (santi Papi compresi) solo per “sentito dire”, e senza approfondimenti, possano credere nella tesi più irrazionale della storia, come sotto incantesimo, è davvero un grande miracolo satanico permesso da Dio: quando gli uo mini non comprendono il linguaggio dell’amore la pedagogia divina permette il linguaggio della sofferenza, l’altra possibilità salvifica. No, tale inganno di massa non è nelle possibilità umane, ma solo un' arte magica di origine diabolica può spiegare tale diffusa divulgazione e come faccia tale indottrina mento illogico a causare sul cervello l‟effetto negativo di inabilitare le facoltà di comprensione e giudizio. L‟astronomo e matematico singalese Nalin Chandra Wickramasinghe descrive la realtà che ha incontrato come scienziato a cui è stato insegnato, nel corso della sua intera esistenza, che la vita è e mersa in seguito a casuali coincidenze: “Fin dal principio della mia istruzione scientifica, sono stato sottoposto ad un violento lavaggio del cervello affinché mi fosse inculcata la credenza che la scienza non può coesistere con qualsiasi tipo di creazione deliberata: questa nozione ha dovuto essere dolorosamente abbandonata. Attualmente, non posso trovare alcun argo mento razionale per abbattere la visione che spinge a convertirsi a Dio. Eravamo soliti avere una mente aperta; ora comprendia mo che l'unica risposta logica alla vita è la creazione, non un accidentale trascinarsi alla cieca”.

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Medio Evo… luzione. Gioco di parole per considerare che se il teismo del Medio Evo si fosse comportato con la scienza co me oggi lo scientismo si comporta con le scienze saremmo ancora alla Terra piatta e al Sole che ruota intorno alla Terra. Nessun campo scientifico la suffraga (l' evoluzione), eppure l‟evoluzionismo è ancora considerata scienza dalla maggior parte degli scienziati delle discipline interessate allo studio…molti dei quali lo fanno non per scelta convinta ma per “interesse cattedratico” (accaparramento di cattedre universitarie e similari) ed “economico” (accaparramento di sponsorizzazioni provenienti da mecenati industriali interessati) ”. Che dire poi delle classi dirigenti delle Nazioni industriali, molte delle quali con radici cristiane. Forse l‟esempio più eclatante di come le pubbliche amministrazioni dei Paesi occidentali si sono lasciate corrompere dal materialismo e nella fattispecie dal darwinismo è il documento "I pericoli del creazionismo nell'educazione"" (n. 11297 - 8 giugno 2007) con cui il Consiglio d'Europa (Committee on Culture, Science and Education) attacca istericamente il creazionismo e il disegno intelligente e promuove l'evoluzionismo a dogma indiscutibile e fondamentale della comunità europea. Si tratta di un lungo documento la cui faziosità politica e la cui arroganza culturale sono pari solo alla disinformazione e all'assurdità scientifica. Eccone alcuni passi. "Dal punto di vista scientifico non c'è assolutamente alcun dubbio che l'evoluzione è la teoria fondamentale per la co mprensione dell'Universo e della vita sulla Terra. Il creazionis mo in tutte le sue forme, compreso “ l‟intelligent design”, non è basato sui fatti, non usa alcun ragionamento scientifico e i suoi contenuti sono pateticamente inadeguati per l'insegna mento della scienza" (So mmario). "L'Assemblea del Parlamento è preoccupata per i possibili effetti dannosi dell'espandersi delle teorie creazioniste entro i nostri sistemi educativi e per le conseguenze alle nostre democrazie. Se non stiamo attenti il creazionismo potrebbe diventare un pericolo per i diritti umani che sono un valore chiave del Consiglio d'Europa". "Il creazionismo ha molti aspetti contraddittori. La teoria del 'disegno intelligente', che è l'ultima, più perfezionata versione del creazionismo, non nega un certo grado di evoluzione ma afferma che è opera di un'intelligenza superiore e non della selezione naturale. Sebbene più sottile nella sua presentazione, la dottrina del disegno intelligente non è meno pericolosa". "Il metodo scientifico non è ancora ben compreso e ciò è capace di propiziare lo sviluppo di ogni genere di fondamentalis mo ed estremismo, sinonimi di attacchi di inaudita virulenza ai diritti umani. Il rigetto della scienza è decisamente uno dei più seri pericoli per i diritti umani e civili". "Negarla [l'evoluzione] potrebbe avere gravi conseguenza per lo sviluppo delle nostre società. Gli avanzamenti nella ricerca medica allo scopo di combattere le malattie infettive come l'AIDS sono impossibili se ogni principio dell'evoluzione è negato... Fondamentalmente l'evoluzione pervade tutta la ricerca medica. Come potremmo vivere in un mondo senza medicina?”. "I movimenti creazionisti posseggono potere politico reale. Il fatto è che, e questo è stato detto in parecchie occasioni, i sostenitori del creazionismo stretto vogliono sostituire la democrazia con la teocrazia". "I recenti cambiamenti nel virus dell'AIDS evidenziano la capacità di ogni organismo di evolvere... La resistenza 121


di molti insetti ai nuovi pesticidi mostra che essi sono capaci di adattarsi al nuovo ambiente nel quale solo quelli che sono più resistenti sopravvivranno, anche la resistenza [dei batteri] agli antibiotici ci dice molto". "Conclusione: la negazione dell'evoluzione è particolar mente pericolosa all'educazione dei giovani".

Un monito per l‟Europa e per il Mondo: criticare il darwinismo con la sua evoluzione… del nulla. Che dire senza farsi prendere dalla rabbia o dallo scoramento? Basti solo pensare alle distorcenti affermazioni sulle mutazioni. Le mutazioni dei virus dell'AIDS evidenziano la capacità dei virus AIDS di trasformarsi in altri ... virus AIDS (non in organismi superiori). Idem per i batteri e gli insetti. Fra microevoluzione e macroevoluzione c'è un abisso e voler estrapolare la seconda dalla prima è un fondamentale errore del neodarwinismo. È bene ripetere all‟infinito a tutti: l‟unica evoluzione che si verifica in natura, e che gli scienziati hanno potuto osservare, avviene e si conclude nello stesso organismo (sia esso un animale, un vegetale o un uo mo), senza produrre cambia menti genetici, ed è perciò detta microevoluzione. P e r c i ò c he c o n c e r ne il possibile pericolo creazionista per i diritti umani, questa accusa va rispedita al mittente. Se c'è qualcuno che vuole ledere i diritti umani è proprio il Consiglio d'Europa con questo suo isterico attacco al ... diritto umano di dissentire dall'evoluzionis mo e al diritto umano di non credere alla menzogne imposte dall'alto. Riguardo poi all‟assurda equazione: evoluzione = scienza medica, basti citare ciò che dice l‟americano Dr. Michael Egnor. “Io sono un professore di neurochirurgia, lavoro e insegno in una università di medicina, faccio ricerca sul cervello, e in 20 anni ho effettuato più di 4.000 operazioni al cervello. Non ho mai usato la biologia evolutiva nel mio lavoro. Sarei un chirurgo migliore se presumessi che il cervello è sorto grazie ad eventi casuali? Ovviamente no. I medici sono dei detective. Cerchia mo degli indizi e dei segni, e nel corpo umano essi portano decisamente a concludere che tutto sembra progettato. I dottori sanno che, dall'intricata struttura del cervello umano al codice genetico, i nostri corpi mostrano una stupefacente evidenza di progettazione. Questa è la ragione per cui la maggioranza dei medici (quasi due-terzi secondo un sondaggio nazionale) non credono che gli esseri umani siano nati soltanto grazie al caso e alla selezione naturale. La maggior parte dei dottori non accettano la biologia evolutiva co me adeguata spiegazione della vita. I medici vedono, di prima mano, il progetto della vita. Certo io uso molte scienze relative ai cambia menti degli organismi nel tempo. La genetica è molto importante, come pure la biologia delle popolazioni e la microbiologia, ma la biologia evolutiva di per sé, distinta da tali campi scientifici, non contribuisce per nulla alla moderna medicina. Senza usare la teoria evoluzionistica, i dottori e gli scienziati hanno scoperto i vaccini (Jenner, nel XVIII secolo, prima che nascesse Darwin), hanno scoperto che i germi causano malattie 122


infettive (Pasteur, nel XIX secolo, che ignorò Darwin), hanno scoperto i geni (Mendel, nel XIX secolo, era un monaco e non un sostenitore della teoria di Darwin), hanno scoperto gli antibiotici e rivelato i segreti del codice genetico (la chiave di queste scoperte è stata il riconoscimento del disegno nella doppia elica del DNA). I trapianti di cuore, fegato e rene, nuove cure per il cancro e le malattie cardiache, e una miriade di progressi salva-vita in medicina sono stati fatti senza alcun bisogno dei biologi evoluzionisti. Nessun premio Nobel in medicina è stato attribuito per lavori nella biologia evolutiva. Infatti, penso che bisogna dire che l'unico contributo che l'evoluzione ha dato alla medicina moderna è di portarla sulla orribile strada dell'eugenetica che ha portato la sterilizzazione forzata e danni fisici a molte migliaia di Americani all'inizio del 1900. Questo è un contributo che ha procurato vergogna non progresso - al campo della medicina. La biologia evolutiva non ha alcuna importanza nella medicina moderna”. L'u n i c o i n c o n tr ov e r ti b i l e c o n tr i b u t o d a r wi n i a n o a l c a m p o d e l l a g e n e t i c a m e d i c a f u l ' e u g e n e t i c a , c h e è l a t e o r i a d a r w i n i a n a s e c o n d o l a q ua l e g l i e s s e r i u m a n i p o s s o n o e s s e r e a l l e v a t i p e r o t t e ne r e c e r t i t r a t t i c a r a t t e r i a l i e s o c i a l i , c o m e g l i a n i m a l i . I l c a m p o d e l l a g e ne t i c a m e d i c a d e v e a nc o r a r i a v e r s i d a l l ' e ug e n e t i c a , c he f u l ' u n i c o r e g a l o d i D a r w i n a l l a m e d i c i n a . R i c o r d a t e i l m e d i c o na z i s t a e d uf f i c i a l e d e l l e S S J o s e f M e n g e l e ? I l m o d u s o p e r a n d i d a r wi n i s t a p e r u n s e c o l o e m e z z o è s t a t o d i i n t r u f o l a r e u n a o p i n i o n e filos of ic a, il m ate r ia lis m o, ne lla s c ie nz a. E s s i pir a te ggia no altr i c a mpi de l la b i ol o g i a - m i c r o b i ol o g i a , b i o l og i a d e l l e p op o l a zi o n i , e p i d e m i ol o g i a , g e ne t i c a , e c c . , q u i n d i a f f e r m a n o c he i l d a r w i ni s m o è e s s e n z i a l e i n q ue s t i c a m p i , p oi d i c o n o c h e l ' i p o t e s i d e l l e m u t a zi o n i c a s u a l i , e d e l l a s e l e zi o n e n a t u r a l e a l l ' or i g i n e d e l l a c om p l e s s i t à b i ol o g i c a , s i a u n " f a t t o" s u p p or t a t o d a u n a s ov r a b b o n d a n t e e v i d e n z a . A l l or c h é s o n o s f i d a t i e s s i d i m os t r a n o i l " f a t t o " d e l m a t e r i a l i s m o s c i e n t i f i c o f a c e nd o u n a r i c e r c a ne l l a l e t t e r a t ur a m e d i c a t r a m i g l i a i a d i a r t i c o l i c o r r e l a t i a i c a m p i c he h a n n o p i r a t e g g i a t o . I l t u t t o a v v i e ne c o n l a b e n e d i z i o n e d e i v e r t i c i d e l l e c l a s s i p o l i t i c h e e d i nd u s t r i a l i s p e c u l a t r i c i . “ N o n è m a i s t a t o p r o v a t o c h e i l p o t e r e d e l l a s e l e z i o n e na t ur a l e p r o v o c hi l ‟ e v o l u z i o n e d e l l a s p e c i e ” . ( C o l i n P a t t e r s o n ( 1 9 3 3 - 1 9 9 8 ) , e m i ne n t e p a l e o n t o l o g o d e l m u s e o d i s t o r i a na t u r a l e d ‟ I n g h i l t e r r a ) .

Darwin, anticristo… per caso? E‟ indubbio che le idee del dilettante naturista inglese, riguardo la selezione naturale, (quella che il più forte è destinato spontaneamente a prevalere sul debole), grazie alla parvenza scientifica, hanno giustificato come necessità naturale l‟egois mo, la sopraffazione, il razzismo e le guerre di vario tipo e quindi, di conseguenza, orride ideologie come l‟imperialismo, il colonialis mo, il nazismo, il comunis mo, il liberismo, ecc. Insomma l‟applicazione della legge dell‟evoluzione dalla biologia all‟ambito sociale (darwinismo sociale) non ha inventato i mostri ideologici ma ha 123


però dato una nuova inaspettata linfa, un formidabile sostegno (apparentemente) scientifico e quindi (co munque) autorevole per far esprimere nel modo più massivo e violento possibile le più nefande teorie sociali già presenti in Occidente, le quali non aspettavano altro che l‟occasione propizia per essere diffusamente portate alle estreme conseguenze pratiche. Il pupillo della massoneria mondiale è stato quind i strumentalizzato, o era già a priori convinto assertore della trasposizione sociale della sua teoria scientifica? Né l‟uno né l‟altro. E‟ semplicemente successo che col passare del te mpo, visto il suo crescente successo, si è lasciato “appropriare” dai devoti simpatizzanti (idealisti e speculatori) delle sue idee (Herbert Spencer, Carl Vogt, Ernest Haeckel per citarne solo alcuni dei più noti), diventando qualcosa in più del suo essere sciovinista e razzista (tipico di gran parte degli anglosassoni del suo periodo storico), cioè il prodotto di ciò che gli altri volevano che fosse: l‟antesignano del darwinismo sociale. Colui che aveva trovato il fondamento scientifico a supporto del classismo (divisione delle società nazionali in caste aristocratiche e classi subordinate), del razzismo (discriminazione e segregazione di deformi, disabili, sottosviluppati e di intere etnie), dell‟ateismo (indottrina mento di massa al relativismo etico) e del genocidio (sterminio di masse ritenute inutili, dannose o inconvertibili). Ecco in tal senso uno stralcio di opinione tratto dal sito dell‟unione dei cristiani cattolici razionalisti (www.uccronline.it)). … L‟affanno censorio dei neodarwinisti non potrà mettere a tacere gli storici, come Giorgio Mosse, il quale spiegò nel dettaglio (cfr. “ I l r a z z i s m o i n E u r o p a : d a l l e o r i g i n i a l l ’ o l o c a u s t o ” , Laterza 1994) come tutte le forme di razzismo nate nell‟800 e nel ‟900 (compreso il nazismo) si basarono proprio sulle teorie di Darwin (Hitler e Stalin erano suoi lettori accaniti). Michael Burleigh e Wolfang Wipperman non esitarono invece a dire che « Darwin fu l’involontario progenitore dell’ideologia razzista» , la sua teoria della selezione naturale sarà « a l c e n t r o d i t u t t e l e s u c c e s s i v e e l a b o r a z i o n i r a z z i s t e » (“ L o s t a t o r a z z i a l e . G e r m a n i a (1 9 3 3 / 1 9 4 5 ) ” , Rizzoli 1992), ma davvero Darwin fu soltanto un ispiratore “involontario”? Si tenga conto che proprio lui riteneva in “ A u t o b i o g r a fi a ” che il cranio più piccolo della donna era segno della sua inferiorità, oppure che lui stesso scrisse: « N oi u o mi n i c i v i l i c e r c h i a m o c o n og n i me z zo d i os t a c ol a r e i l p r oc e s s o d i e l i m i n a z i o n e , c os t r u i a m o r i c o v e r i p e r g l i i nc a p a c i , p e r g l i s t o r p i e p e r i m a l a t i , f a c c i a m o l e g g i p e r i p o v e r i . V i è r a g i o ne d i c r e d e r e c he l a v a c c i n a z i o n e a b b i a s a l v a t o m i g l i a i a d i p e r s o n e c he i n p a s s a t o s a r e b b e r o m o r t e d i v a i o l o a c a us a d e l l a l o r o c o s t i t u z i o n e d e b o l e . C o s ì i m e m b r i d e b ol i d e l l a n os t r a s oc i e t à c i v i l e s i r i p r od u c o n o. C h i u n q u e s i s i a i nte r e s s a t o d e l l ‟a l l e v a m e n t o d i a n i m a l i d o me s t i c i non dubiterà che questo fatto sia molto dannoso alla razza umana [ . . . ]. E c c e tt ua t o i l c a s o d e l l ‟ u o m o s te s s o, d i f f i c i l me n te qualcuno è tanto ignorante da far riprodurre i suoi animali peggiori» (C. Darwin, “ L’ O r i g i n e d e l l ’u o m o ” , Editori Riuniti 1983, pag. 176); e ci sarebbe tanto altro! Infatti, ecco un'altra perla di sir Charles presente ne “L‟origine dell‟ uomo” : “Dobbiamo sopportare senza lagnarci i sicuri cattivi effetti del sopravvivere dei 124


deboli e del loro propagarsi”. Lo stesso sottotitolo de “L‟origine delle specie” è “La preservazione delle razze privilegiate nella lotta per la vita”. Questa filosofia, a cui ha attinto a piene mani il materialis mo (i cui antesignani sono Democrito ed Epicuro e poi successivamente Lucrezio ed altri), grazie al fatto che fa ingegnosamente credere di avere delle prove a suo carico e approfittando della progressiva invenzione e moltiplicazione dei mezzi di co municazione sociale nonché della crescente scolarizzazione di massa, si è, alla fine dell‟Ottocento, prima rapidamente diffusa nei circoli intellettuali e negli ambienti universitari, per essere poi oggetto di interesse speculativo da parte dei vertici politici e imprenditoriali ma anche di utopici sovversivi “dell‟ordine costituito”. Una volta che il darwinismo è stato eretto come verità assoluta per giustificare alle masse il materialismo e dunque il consumis mo più sfrenato (con l‟incentivazione degli apparati industriali da sempre sponsor dei media e delle accademie che contribuiscono a divulgare tale menzogna) ogni forma di morale non ha più ragione di esistere, schiacciata dalla legge dell‟ “Homo homini lupus”. Nell‟eterna lotta tra religione e ateismo, quest‟ultimo sembrava aver trovato la carta vincente. In tutto questo i vertici clericali delle due grandi religioni monoteiste si sono visti spiazzati, ma mentre l‟Isla m, grazie al fatto di essere una teocrazia, semplice mente ha rifiutato a prescindere tale filosofia, il cristianesimo che implica una dicoto mia tra Cesare e Dio, ha dovuto accettare la sfida laicista: perdendola per molti decenni ! Tutto ciò perché ogni approccio al confronto risultava sbagliato in quanto si discuteva secondo le argomentazioni proposte dallo sfidante. Mai soffermarsi a ribattere Satana scendendo al suo livello, come insegnano Gesù ed Eva su co mportamenti opposti. Per dirla metaforicamente: i cristiani si sono “ fatti giocare” accettando il ritmo degli avversari invece di imporre il proprio. Non si può pregiudizievolmente prendere per buona un' ideologia solo perché è propagandata da un significativo numero di intellettuali facenti parte di prestigiose istituzioni culturali. Invece, questo è proprio ciò che hanno fatto le autorità delle più grandi chiese cristiane, Vaticano compreso. La conseguenza è che le imbarazzate contromisure sono state di 2 tipi. Primo approccio. Fare come lo struzzo, non voler vedere, mettendosi su due impossibili piani differenti (Bibbia da un lato e “L‟origine delle specie” dall‟altro), perché l‟uno (l‟indeterminismo evoluzionista) implica necessaria mente delle risposte non di conciliazione ma di resa dell‟altro (il determinismo teleologico). Non è vero che: dovendo rispondere a domande diverse, Bibbia e scienza si occupano di aspetti diversi dello stesso argomento senza ostacolarsi. L‟evoluzionismo, insegnando la generazione spontanea della vita e la sua diffusione e diversità grazie a cambiamenti genetici prodottisi per puro caso con sopravvivenza del più forte perché “più fortunato”, deve “gioco forza” essere in contraddizione col principio biblico dell‟amare le creature e il Creatore come se stessi. Difatti tale concezione essendo come detto la “testa di ponte” del materialismo, sta distruggendo la civiltà (cristiana) dell‟amore sviluppatasi nei secoli passati grazie: al sangue dei martiri, all‟impegno degli apologeti, al sudore degli evangelizzatori, al gratuito servizio di conforto corporale e psicologico al prossimo da parte dei veri discepoli di 125


nostro Signore. Le relazioni basate sull‟onestà reciproca, la gentilezza e la fedeltà nei rapporti, non per obbligo ma come libera scelta, sono ormai condannate a scomparire. Questa degradazione dell’individuo e della società è giusta (è giusto soccombere alle tentazioni di coloro che sono servitori del male) se la speciazione è vera ma dobbiamo fare di tutto per respingerla se non lo è ! Secondo approccio. Cercare un' impossibile integrazione, miscelazione, sincretis mo grazie al teismo evoluzionistico. Il darwinismo però non ha mai cercato di adattarsi alla religione, anzi, il suo scopo (sempre più apertamente dichiarato nel corso dei decenni in proporzione al crescente successo) è la sua eliminazione: in particolare la soluzione finale del cristianesimo. Insomma, non si può né ignorare né scendere a patti con una teoria controversa, nata proprio per strumentalizzare la ricerca scientifica (nella fattispecie in campo biologico) per sostenere autorevolmente posizioni filosofiche ed esistenziali materialistiche (per attribuire al materialismo una presunta validità scientifica). Se il materialismo grazie al darwinismo ha prostrato il cristianesimo, non lo ha però travolto, grazie al …Provvidenziale intervento di due distinti fenomeni di massa che hanno operato e tuttora operano su 2 piani distinti ma convergenti. Da un lato, il marianesimo cattolico europeo e dall‟altro il puritanesimo pentecostale a mericano. Il ripetersi e il protrarsi delle apparizioni mariane nei punti chiave d‟Europa, dalla fine dell‟Ottocento fino ai giorni nostri, ha tenuto viva la fede nell‟ambito del più antico popolo cristiano: quello cattolico. Una certa parte di cattolici, che è poi diventata lo “zoccolo duro” di tale Chiesa, ha cominciato a pensare: “Se la Madonna appare vuol dire che Dio esiste e il cristianesimo è l‟unica vera religione!”. Evitando il tracollo del “romanesimo” si è evitato un effetto do mino sul protestantesimo che avrebbe ridotto il cristianesimo a puro fenomeno culturale, di costume. La mancata implosione di tale religione a livello planetario ha consentito agli inizi del Novecento, lo sviluppo del movimento pentecostale nell‟ambito delle chiese tradizionali protestanti a mericane. Questi letteralisti della Genesi biblica negli anni, sacrificando ( rendendo sacro) il loro tempo e denaro, si sono sempre più dati i mezzi intellettuali e le conoscenze scientifiche per difendere la loro tesi creazionista e nel contempo si sono sempre più organizzati in gruppi di pressione, per imporre che sui libri scolastici di biologia sia sempre chiarito che il darwinis mo “è una teoria controversa” e non “un fatto accertato” e per obbligare ad insegnare anche la creazione accanto all‟evoluzione. Nella battaglia per diffondere i loro ragionevoli dubbi nei confronti del dogma darwinista dei cattedratici, essi hanno incoraggiato gli scienziati (zoologi, paleontologi, genetisti, biologi, geologi) “eretici” ad uscire coraggiosamente allo scoperto e sono riusciti a convertire anche scienziati “faziosi” ma non collusi col sistema di s mistamento di cattedre e fondi. Il risultato è che finalmente ci sono dei colleghi che con varie valide argo mentazioni “osano mettere alle corde” i baroni universitari. Alleluia !

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Il materialismo: piano di „satana‟ per distruggere il Mondo. Il fondamento della teoria di Darwin è il materialismo: l‟ideologia che oltre ad aver fatto i peggiori danni nella storia dell‟umanità rischia di causare l‟estinzione dell‟umanità. Mai come oggi infatti siamo a rischio di estinzione grazie agli enormi depositi di armi nucleari presenti su tutti i continenti del globo. Armi che da Caino e da Nimrod in poi sono nate per la violenta conquista temporanea della “roba” terrena: onorificenze “ materiali” e lussuosità vane, anzi controproducenti già su questa terra. Poiché gli ambienti materialisti dell‟“era dei lumi” negavano la realtà della creazione, si aggrapparono ciecamente a tale teoria: su ispirazione satanica spinsero a svolgere una gran quantità di indagini, ricerche ed esperimenti, che avrebbero dovuto corroborare lo speciazionismo. Tuttavia ogni campo di ricerca, ogni nuova scoperta cui giungevano, costituiva soltanto una prova di negazione piuttosto che di conferma. Tutti i rami della scienza interessati dall‟argomento rivelano tuttora solo innumerevoli prove che sconfessano il darwinismo. L‟ordine, comunque, della comunità scientista è quello di seppellire l’incongruenza e di negare l’evidenza, per evitare umilianti rese epocali, il taglio di fondi statali e privati e il ridimensionamento degli apparati “baronali” accademici: per evitare insomma la perdita di tutte le rendite di posizione. Un esempio in tal senso è quello che riguardò nel 1973 un' allora giovane geologa, Virginia Steen Mc Intyre, che partecipò agli scavi archeologici di Hueytlaco nei pressi di Puebla in Messico. Lei stimò, dopo aver effettuato diversi esami sui reperti, che il sito potesse essere datato 250 mila anni fa. La scienza ufficiale non risale oltre 25 mila anni per quanto riguarda l‟insediamento dell‟Ho mo Erectus in America, quindi il responsabile della spedizione chiese una correzione della data; ma la scienziata, convinta delle sue conclusioni, si oppose fermamente. Il risultato fu il blocco della sua carriera universitaria. Esiste quindi una diffusa e sistematica manipolazione di tutti quei dati inspiegabili, scomodi e contraddittori che vanno contro il do minante preconcetto della comunità scientifica. I materialisti non credono in un assoluto eppure considerano il caso come un dio, e sostengono che è come se fosse cosciente di sé, intelligente e potente abbastanza per creare i viventi, la mineralità e tutti gli equilibri del Cosmo. Quando si dice loro che è stato un essere personale soprannaturale a creare il Tutto, questi professori ed i loro adepti, rifiutano di accettare tale più plausibile, credibile ipotesi, e sostengono contro ogni possibilità probabilistica che i miliardi e miliardi di coincidenze inconsce (senza inso mma alcuna volontà propria) che continuano a succedersi ogni secondo sempre nello stesso senso, siano effettivamente una forza creatrice e mantenitrice di vita. Come può il caso continuare a lavorare sempre, da sempre (a partire dall‟inizio della vita) in un' unica direzione che è quella del perpetuarsi della vita? E‟ impossibile che il 13 rosso continui ad uscire alla ruota della roulette per innumerevoli volte.

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Gli evoluzionisti: questi credenti nel potere creativo del caso. Questi scientisti, logicamente e dunque giustamente, non si prostrerebbero mai volontaria mente per adorare come Dio un visibile oggetto naturale o manufatto (sia esso di legno, argilla o metallo) eppure paradossalmente lo fanno nei confronti di un Dio invisibile, pregno di contraddizioni e che si presta a più interpretazioni, quale è: il caso. Già che ci sono, perché almeno non prostrarsi nei confronti di un altro dio invisibile ma scevro da ogni qualsivoglia pur minima illogicità, un dio che potremmo definire “quello dell‟univoca storia di un progetto ordinativo”, quale è quello biblico? Cosa fa sì che tanti scienziati si attacchino, allora, in maniera così tenace a questo dogma? Perché cercano con tanti sforzi leciti o loschi di mantenere in vita una teoria fraudolenta? L‟a mara risposta è che essi, così facendo, perderebbero, come già detto, prestigiosi privilegi materiali (ovvia mente visto che sono materialisti): soldi pubblici provenienti dalla tassazione dei cittadini o privati da speculativi potentati industriali e l‟onore di salire sugli altari della visibilità mediatica. Essi insomma te mono ciò che dovrebbero affrontare: abbandonare l‟evoluzione vuol dire che Dio esiste, ed Egli è certo misericordia ma anche giudice, perciò grazie alle sovvenzioni delle no menclature politiche ed imprenditoriali, ingannano se stessi e il mondo, usando i media con cui collaborano. Visto che non riescono a trovare i fossili necessari, li “fabbricano”, o delineando figure immaginarie a partire da resti minimi (pochi resti), deformi e a mbivalenti, o incollano pezzi di specie diverse, e cercano di dare l‟impressione che esistano davvero fossili che dimostrino la speciazione. Qualora si considerino attentamente i media occidentali, ci si imbatterà frequente mente in informazioni concernenti la teoria dell'evoluzione. Le organizzazioni che ne hanno il controllo e riviste fa mose e "rispettabili" periodicamente portano all'attenzione questo soggetto. Se si esamina il loro approccio, se ne ricava l'impressione che questa teoria sia un fatto assolutamente provato, che non lascia spazio ad alcuna discussione. La gente ordinaria che legge questo tipo di notizie è indotta a pensare che la teoria evoluzionistica sia una realtà certa quanto le leggi della mate matica. Notizie di tal sorta, che appaiono sui media principali, vengono poi diffuse da quelli locali. Questi stampano quindi titoli a caratteri cubitali: "Secondo la rivista Time è stato rinvenuto un nuovo fossile che rie mpie il vuoto nella catena fossile"; oppure "Nature" rivela che gli scienziati hanno fatto luce sul problema finale della teoria evoluzionistica". Il ritrova mento "dell'ultimo anello mancante della catena evolutiva" non significa niente, in quanto non esiste neppure una singola prova che avalli l'evoluzione. Tutto ciò che viene avanzato come prova è falso, come abbia mo dimostrato nei capitoli precedenti. Oltre ai media, lo stesso fenomeno si ripete nel caso di fonti scientifiche, enciclopedie e testi di biologia. In breve, sia i media che i circoli accademici, che sono al servizio di centri di potere anti-religiosi, mantengono una visione interamente evoluzionistica che viene imposta alla società. Tale azione è stata così efficace che, nel corso del tempo, ha reso l'evoluzione un'idea irrefutabile, la cui negazione è paragonata ad un rifiuto della 128


scienza e al disprezzo delle realtà fondamentali. Questa è la ragione per cui, nonostante siano state rivelate così tante deficienze (specialmente a partire dagli anni „50), confessate per di più dagli stessi scienziati evoluzionisti, sia tuttora impossibile trovare una forma di critica all'evoluzione presso i circoli scientifici o nei media. I più prestigiosi veicoli d'informazione mediatica sulla biologia e la natura, attraverso siti telematici, periodici cartacei e “piattaforme” televisive, adottano la teoria dell'evoluzione co me ideologia ufficiale e tentano di presentarla come un fatto provato. Gli evoluzionisti traggono un grande vantaggio dal programma di "lavaggio del cervello" offertogli dai media. Molte persone credono in modo talmente incondizionato nell'evoluzione da non preoccuparsi neppure di chiedere "come" e "perché". Ciò significa che gli evoluzionisti possono ca muffare le loro menzogne come preferiscono per essere più persuasivi. È facile influenzare l'uomo della strada con il pacco della "scienza". Si disegna un'immagine fantasiosa che rappresenti la transizione dall'acqua alla terra, si inventano termini latini per gli animali acquatici, per i loro "discendenti" terrestri e le "forme di transizione intermedie" (che sono animali immaginari), si fabbrica quindi una bugia elaborata: "L'Eusthenopteron si trasforma dapprima in un Rhipitistian Crossoptergian, poi in un Ichthyostega nel corso di un lungo processo evolutivo". Se si pongono queste parole sulla bocca di uno scienziato con occhiali dalle lenti spesse e un camice bianco, si otterrà un grande successo nel convincere molte persone, in quanto i mezzi di comunicazione, che si dedicano alla divulgazione dell'evoluzione, annunceranno al mondo la buona notizia con grande entusiasmo.

La vita imbottigliata? Ennesima frode scientifica. Diciamolo subito: l‟evoluzionismo è incapace di provare l‟origine della vita, che secondo gli adepti di tale ideologia, sarebbe spiegabile solo come un insie me casuale e spontaneo di fenomeni fisici avvenuti solo all‟origine. L‟abiogenesi attuale è stata confutata per l‟appunto da scienziati come F. Redi nel XVII secolo, L. Spallanzani nel XVIII secolo e L. Pasteur nel XIX secolo. E‟ bene ricordare che per generazione spontanea (o abiogenesi ) attuale si intende la credenza, molto diffusa dall'antichità fino al XVII secolo, secondo cui la vita possa nascere in modo "spontaneo" dalla materia inerte o inanimata, tra mite l'effetto di "flussi vitali". Si riteneva infatti che Dio avesse creato diretta mente solo gli esseri viventi "superiori" (come l'uo mo e i grand i animali), mentre quelli "inferiori" (come i vermi e gli insetti) potessero nascere spontanea mente dal fango o da carcasse in putrefazione. A tale riguardo, il chimico Jean Baptiste van Helmont arrivava a fornire la seguente ricetta per "creare dei topi": “ Lascia una ca micia sporca o degli stracci in un contenitore, come una pentola o un barile, aperto contenente alcuni chicchi di grano o mangime e in 21 giorni appariranno dei topi. Vi saranno esemplari maschi e fe mmine adulti e in grado di accoppiarsi e riprodurre altri topi”. Uno dei primi scienziati che fece propria l‟idea dell‟abiogenesi 129


primordiale seguita dalla biogenesi attuale (esistenza della vita dalla mineralità avvenuta una sola volta miliardi di anni fa e poi perpetuatasi attraverso la vita stessa) fu il biologo russo Aleksander Oparin (1894-1980). D‟altra parte ciò era funzionale al regime comunista ateo e materialista esistente nella Russia di allora. Nella sua pubblicazione intitolata L'origine della vita sulla Terra, egli ipotizzò che, in un'atmosfera povera di ossigeno e per azione della luce solare, si sarebbero prodotte molecole organiche, le quali, accumulate nei mari primitivi, avrebbero formato un "brodo primordiale". Queste prime sostanze organiche si sarebbero combinate formando molecole sempre più complesse, fino ad arrivare ai coacervati. Queste goccioline, simili nell'aspetto alle attuali cellule, si sarebbero accresciute per fusione con altre gocce e riprodotte attraverso la divisione in gocce figlie, ottenendo così un metabolismo primordiale in cui quei fattori che pro muovevano l'integrità cellulare si mantenevano, al contrario degli altri che si estinguevano. Molte teorie moderne (teistiche ed ateistiche) sull'origine della vita mantengono l'idea di Oparin co me punto di partenza. Fu però l‟americano Stanley Miller che nel 1953 cercò di dimostrare in modo sperimentale che gli aminoacidi potessero formarsi spontaneamente e che quindi l‟esistenza si sia potuta originare ad un certo punto per casuale montaggio progressivo. In breve Miller mise in un'a mpolla i gas, che gli evoluzionisti ritenevano comporre la primordiale at mosfera terrestre, ossia idrogeno, metano, ammoniaca e vapore acqueo (ma che in seguito si dimostrò irrealistica). Dal momento che questi gas non reagivano tra loro in condizioni naturali, riscaldò per una settimana questa miscela a 100°C e la sottopose a scariche elettriche per simulare i presupposti fulmini naturali. Alla fine della settimana, Miller analizzò le sostanze chimiche formatesi nel fondo della vaschetta e osservò che alcuni dei 20 aminoacidi, che costituiscono gli elementi basici delle proteine, si erano sintetizzati. Questo esperimento indusse una grande eccitazione tra gli evoluzionisti e venne pro mosso come un notevole successo. In uno stato di abbagliante euforia varie riviste pubblicarono titoli del tipo "Miller crea la vita". Tuttavia, le molecole che Miller aveva sintetizzato erano solo molecole organiche inanimate! Incoraggiati da questo esperimento, gli evoluzionisti crearono immediata mente nuovi scenari. Furono precipitosamente ipotizzati stadi successivi agli aminoacidi. Questi, per supposizione, si sarebbero più tardi riuniti casualmente in sequenze appropriate per formare proteine. Tali proteine createsi accidentalmente si sarebbero, in seguito, poste autonomamente in strutture simili a membrane cellulari, le quali, "in qualche modo", sarebbero pervenute all'esistenza e avrebbero costituito una cellula primitiva. L'esperimento di Miller, tuttavia, non fu nient'altro che una finzione, una falsità che è stata provata. Il “trucco” di Miller fu quello di isolare gli a minoacidi dall‟ambiente, non appena essi si formavano, servendosi di un meccanis mo detto “trappola fredda”. Questo meccanismo di isola mento consapevole (volontario) certamente non esisteva durante le presunte primordiali condizioni terrestri. Senza tale dispositivo, anche se si fosse ottenuto un solo aminoacido, sarebbe stato distrutto immediatamente dalle stesse condizioni ambientali in cui gli aminoacidi si erano formati. Il chimico Richard Bliss ha espresso questa incoerenza (contraddizione) nel modo seguente: 130


"In realtà, senza questa trappola fredda, i prodotti chimici sarebbero stati distrutti dalla sorgente elettrica", ma non solo: al termine dell'esperimento di Miller, dalla sua mistura chimica simile al brodo primordiale, si formarono molti acidi organici con caratteristiche nocive alle strutture e alle funzioni degli esseri viventi. Se gli aminoacidi non fossero stati isolati e fossero stati lasciati nello stesso ambiente con queste sostanze, la loro distruzione o trasformazione in co mposti differenti, attraverso reazioni chimiche, sarebbe stata inevitabile. Insomma per loro non ci sarebbe stata scelta o essere “uccisi” da un agente fisico (scarica elettrica) o da un agente chimico (acidi organici). In pratica proprio la loro fonte d’esistenza sarebbe stata anche la causa della loro subitanea distruzione. Infine, un'altra cosa che non viene detta nei libri di biologia scolastica, è che gli aminoacidi prodotti furono un miscuglio racemico di aminoacidi destrogiri e levogiri. Se si riuscisse a comporre una proteina con questo miscuglio (cosa già di per sé impossibile per cause chimiche), la proteina non avrebbe alcuna utilità, perché in natura tutte le proteine degli esseri viventi sono costituite da amminoacidi levogiri (mentre tutti gli acidi nucleici sono esclusivamente destrogiri!). Con questo esperimento, in realtà, gli evoluzionisti stessi hanno confutato l'evoluzione, in quanto, se l'esperimento ha provato qualcosa, è che gli amminoacidi possono essere prodotti soltanto in un ambiente di laboratorio controllato, dove tutte le condizioni sono specificamente progettate da un intervento consapevole. Ovvero, il potere che determina la vita non può essere il caso inconsapevole, ma piuttosto una creazione conscia. La ragione per cui gli evoluzionisti non accettano questa realtà palese è la loro cieca adesione a pregiudizi che non hanno alcun carattere di scientificità. È degno di nota il fatto che Harold Hurey, l'organizzatore insieme al suo allievo Stanley Miller dell'esperimento in esame, abbia a tale proposito confessato: “Tutti noi che abbia mo studiato le origini della vita riteniamo che più ci si addentri in essa, più si senta che è troppo complessa per essersi in qualche modo evoluta. Noi tutti crediamo, come se fosse un articolo di fede, che la vita su questo pianeta si sia evoluta dalla materia morta. La sua complessità è tuttavia così grande, che diventa difficile immaginarsela”. Oggi l'esperimento di Miller non è tenuto in alcuna considerazione neppure dagli stessi scienziati evoluzionisti, mentre dai creazionisti e dagli obiettivi scienziati agnostici è ritenuto solo una delle tante falsificazioni o inconsapevoli fuorvianti ricerche pro evoluzionismo, ma se anche l‟esperimento di Miller fosse veramente riuscito si sarebbe comunque trattato di una sintesi a minoacidica di laboratorio. Così come oggi si sintetizzano i medicinali. Se fosse così semplice produrre l‟ambiente dell‟evoluzione prebiologica, perché non si riesce a produrre quello della nascita delle cellule procariote o quello delle simbiosi tra procarioti per produrre l‟eucariota? Fin quando si tratta di dar luogo a molecole inanimate (costruire un “pinocchio di legno”) tutto bene, quando poi si tratta di “animarle” (dare vita alla scultura antropomorfa del burattino): c'è il nulla più totale. Neanche un minimo flebile, labile cenno di vita ! Inso mma se anche Miller fosse vera mente riuscito ad ottenere spontaneamente alcuni a minoacidi sarebbe in ogni 131


caso lontanissimo dal rendere credibile la formazione casuale anche di una sola proteina. La probabilità che una molecola proteica media costituita da 500 amminoacidi sia ordinata secondo la corretta quantità e sequenza, oltre alla probabilità che tutti gli amminoacidi contenuti siano solo levogiri e combinati soltanto con legami peptidici, è di 1 su 10.950. È possibile scrivere questo numero aggiungendo 950 zeri dopo l'uno. Il che vuol dire che nonostante l‟aspetto di possibilità, la probabilità che una proteina si formi per caso è: pari a zero. Ne deriva che l'evoluzione cade in un terribile abisso di improbabilità già dal mo mento della formazione di una singola proteina.

La leggenda dell‟uomo scimmia… ed altre favole. “In ogni villaggio c‟è una torcia, l‟insegnante e un estintore, il prete” (Victor Hugo). Sia mo proprio sicuri di questa netta dicoto mia? Noi tutti siamo stati o sia mo attualmente sottoposti allo studio scolastico senza critica della teoria dell‟evoluzione delle specie per mezzo di mutazioni casuali selezionate dalla natura inconscia, come se fosse una legge di natura: dalle primarie all‟università siamo costretti a studiare la selezione casuale delle specie senza avere alcuna possibilità di conoscere critiche o contestazioni ad essa, senza inso mma nessun contraddittorio. Anzi gli stessi scienziati che provano a discutere i dogmi evoluzionistici per confutarli vengono puntualmente esclusi dalle cattedre universitarie e dai dibattiti scientifici o relegati a ruoli accademici secondari. Vengono loro impedite, per quanto è possibile ottenere, le stesse visibilità mediatiche di altri, magari meno validi da un punto di vista professionale e culturale in generale ma ben (leccapiedisticamente) allineati al conformis mo scientista imperante. E' bene ribadire più volte che se la scienza da sempre fosse stata dominata dallo scientismo, la Terra sarebbe ancora piatta! Non solo il mondo dell‟istruzione ci presenta la speciazione co me un diktat incontestabile ma anche gli approfondimenti scientifici e perfino i messaggi co mmerciali dei mezzi di comunicazione di massa danno per scontata la visione evoluzionistica della vita, facendoci credere che sia supportata da ritrova menti fossili o da ricerche sperimentali che in realtà non solo non la confermano ma la negano ! La propaganda evoluzionistica cerca dunque di inculcarci con omissioni, travisamenti e distorsioni varie, che esistono molte prove che confermerebbero la speciazione. Quando però per “grazia di Dio” invece di accettare aprioristica mente tali “lavaggi del cervello” scolastici e mediatici, usciamo dal gregge e analizzia mo in modo non superficiale ma approfondito queste “prove”, ci accorgia mo che in realtà si tratta solo di affermazioni di principio non supportate da fatti. Ci vuole certamente la grazia di Dio per non farsi allineare ad una concezione della vita umana basata su un gioco cieco di azioni meccaniche in natura, la quale, negando ogni possibile visione spirituale dell‟esistenza, relega le scelte di ogni giorno 132


solo in una visione materialistica. Non c'è, al fortuita, perché “Non si muove foglia che Dio filosofia !

contrario, nessuna combinazione non voglia”. E‟ questa: altissima

La corruzione della gioventù. Per comprendere meglio il secondo migliore incantesimo satanico di sempre (dopo il “sarete come Dio”) che ci ha scioccati e resi sciocchi, possia mo ricapitolare le nefaste castronerie darwiniste e ribattere ad esse con a maro sarcasmo estrapolandole non da testi scientifici specialistici, ma dalle sezioni scientifiche dei testi scolastici delle elementari: il miglior lavaggio del cervello inizia da piccoli ! Ecco il confor me inizio della parte scientifica di un classico libro per alunni pre adolescenziali da lobotomizzare. … Per moltissimo tempo la Terra fu un deserto, in cui non si muoveva anima viva. Terre moti, maremoti, eruzioni, diluvi interminabili la devastavano… Osservazioni. Può essere stato benissimo il “diluvio universale” con tutto il suo corredo di cataclismi a sconvolgere la “adamitica Terra”, ma gli speciazionisti negheranno sempre la tesi di un unico grande cataclisma terrestre perché ciò sconvolgerebbe le lunghe ere nel corso delle quali statisticamente sarebbero potuti avvenire prima l‟evento casuale di una generazione spontanea della vita e poi la sua lenta diffusione e trasformazione nonché il lento deposito di diversi strati sulla superficie terrestre. Insomma, che un disastro planetario co me quello nella Bibbia, possa depositare in un anno, il diverso materiale che si depositerebbe normalmente in miliardi di anni, sarebbe incompatibile con una trasformazione da batterio ad uo mo che richiederebbe miliardi di anni.

La base delle ideologie sanguinarie. …Lentamente la furia degli elementi si placò, il calore divenne più sopportabile, ed ecco che, nelle calde acque degli oceani, qualcosa si mosse e prese vita. Osservazioni. Nel fa moso “brodo primordiale” si sarebbero create le condizioni per la vita, ma visto che tali condizioni sussistono tuttora, perché da quando l‟uo mo è sulla Terra non ha mai visto la nascita di nuove specie anche minuscole? Perché non riesce a creare in laboratorio le condizioni artificiali per ripetere il “fenomeno originale” visto che si arroga il diritto di dare per scontata una sua idea di nascita della vita ? L‟abiogenesi e altre castronerie darwiniste sono servite solo come grimaldello al materialis mo. Materialismo che è cosi potuto sfociare in tutta la sua irruenza senza più argini e nelle sue forme più devastanti. Proprio così: Darwin e Hegel, che voleva realizzare lo Stato autoetico (in grado quindi di promulgare contro ogni obiezione di coscienza anche leggi non solo inique bensì innaturali), sono stati gli inconsapevoli artefici delle più grandi aberrazioni 133


della “Era Moderna”. La teoria evoluzionistica (pur essendo senza alcuna prova scientifica a suo sostegno) e statalista hanno purtroppo ispirato Karl Marx (e i suoi nefasti eredi come J. Stalin) per sviluppare la sua teoria sulla lotta di classe, F. W. Nietzsche (e i suoi altrettanto funerei eredi come A. Hitler) per il suo culto del superuomo e Adam Smith (e i suoi fedeli discepoli come A. Krupp) per giustificare l‟economia liberistica e capitalistica (è impossibile negare che la “selezione naturale” somigli alquanto alla “ invisibile mano” che per Smith, armonizza la domanda e l‟offerta nel mercato). Molti furono così sacrificati alla spietata utopia e visione amorale dei “figli” di C. Darwin e di G. W. F. Hegel. L‟aver voluto imporre l‟evoluzionismo co me prova della non esistenza del “semitico dio creatore”, e dunque il mito del “ fatalistico pessimis mo”, della vita nata per caso e della casuale selezione naturale, applicata a singoli e società, contribuirà in modo determinante a rinverdire, a riproporre centuplicandolo il mito dell‟uomo-Dio, delle nazioni-guida e della razza superiore. Vanificando così l‟opera di tutti gli umanesimi del medioevo, detta giusta mente età di mezzo, perché è al centro temporale di due ere di dissoluzioni spirituali: quella arcaica e quella moderna. Un‟ epopea relativamente “celestiale” che in fondo può essere ben sintetizzata sia dal romanzo “I promessi sposi” di A. Manzoni, che dal poema “Parsifal” del XII sec., attribuito a Wolfram D‟Eschenbanch. Poema e romanzo che hanno esaltato la concezione medioevale della perfezione morale e della religiosità, virtù che si possono acquistare anche attraverso dubbi ed errori espiati, però, operando il bene … almeno in se stessi. Ancor oggi dunque pur in una situazione storica profondamente mutata, si vedono ancora contrapposti, sotto mutate spoglie, le due bandiere dell‟individualità (frenata oggi dalle leggi dei mercati globalizzati), e della collettività (marchiata oggi dalle identità esasperate e chiuse dei nuovi comunitarismi localistici), che escludono gli uni i più deboli, gli altri i diversi. Contrapposte certo, ma entra mbe accomunate dal fatto che i diritti fonda mentali degli…altri sono negati e calpestati. Insomma, solo il Trinitario può innescare il processo “evolutivo morale” in grado di trasformare la persona da selvatico in umano e da umano in divino.

Gli evoluzionisti perdono il pelo (scimmiesco) ma non il vizio (adamitico). … I primi pluricellulari ad apparire furono i vegetali, in forme di alghe pluricellulari, mentre per gli animali occorrerà aspettare ancora 100 milioni di anni. Per assicurarsi la sopravvivenza, cioè per difendersi e predare, gli animali crebbero ed assunsero dimensioni sempre più ragguardevoli. Osservazioni. Difendersi da chi? Predare chi? L‟essere microscopico primigenio quindi, si sarebbe da se stesso e per passivo accidente del destino, moltiplicato, poi alcuni suoi cloni avrebbero trovato nell‟oceano delle origini, le casuali condizioni per svilupparsi meglio dei propri gemellini. Dopodiché sarebbero diventati più grandi, forti e cattivi: cattivi anzi crudeli non per scelta ma per necessità perché si sarebbero 134


nutriti dei fratellini più piccoli, solo per soddisfare le nuove casuali condizioni corporee. Quindi da certe “zone di sviluppo” oceaniche sarebbe partita la “ folle corsa” a chi fosse “er meio”. Una “ folle gara a perdere”, perché si sa che da un punto di vista strettamente biologico in natura: più si è piccoli, meglio è. Infatti, le più piccole forme di vita, i batteri, sono anche i viventi più capaci di badare a se stessi e quelli più innumerevolmente diffusi. Essi sono la base per l‟esistenza di ogni ecosistema. Senza le loro fondamentali trasformazioni i viventi “più grandi” no n possono vivere. Inoltre, sono quelli che campano più a lungo, come dimostrano le “maledizioni dei faraoni” egiziani, messicani, ecc. Gli stessi evoluzionisti in effetti non sanno spiegare perché avverrebbe questo crescente casuale aumento di complessità e dimensioni (sia che avvenga gradualmente oppure a “scatti”), perché oltre ad opporsi alla tendenza entropica, non vi è neanche un' equivalenza più complesso uguale più adatto a sopravvivere, in ogni modo affermano che tutto ciò avviene. Pur contro ogni logica prova scientifica fanno affermare nei testi scolastici anche delle superiori che la pluricellularità animale a partire da colonie di protozoi (unicellulari eucarioti) e la pluricellularità vegetale a partire da cianobatteri (monere o procarioti fotosintetici detti impropriamente alghe azzurre) fu subito favorita per gli indubbi vantaggi che garantiscono in termini di stabilità strutturale: aumento di dimensioni (sic), aumento delle capacità rigenerative (doppio sic), allungamento della vita (triplo sic)! Più di 100 milioni di fossili (evidentemente tutti seppelliti accidentalmente da una qualche frana o da un' eruzione) sono stati scoperti (ormai c'è rimasto ben poco da scavare ancora) e nessuno di questi è ciò che ipotetica mente si definisce forma transizionale. Basterebbero solo questi fossili per screditare la loro teoria, ma loro svicolano in modo ridicolo dicendo che un giorno tali fossili verranno trovati. Ridicolo, perché in più di 100 anni la stragrande maggioranza dello scovabile è stato scovato. Il loro è solo un rimandare al massimo possibile il confronto diretto: tanto finché dura il sortilegio satanico durerà anche tale ipotesi. Più che la genetica e l‟anatomia, è la paleontologia che fornisce le prove più importanti per demolire le ingannatrici affermazioni evoluzionistiche. I fossili rivelano la sola certezza che le forme di vita sulla Terra non hanno avuto il benché minimo cambia mento nel corso del te mpo. Sono oggi esatta mente le stesse che erano presenti presunte centinaia di milioni di anni fa, il che può solo far intendere che le forme di vita o emersero all‟improvviso magica mente (ma ciò non si addice alla gradualità tipica della pedagogia del Dio biblico) o in un relativo breve lasso di tempo (rispetto alle “ milionarie ere”) con tutte le proprie strutture complesse, proprio co me i loro corrispondenti odierni. I centinaia di migliaia di fossili (macro e microscopici) scoperti negli strati geologici, in tutte le regioni del mondo dimostrano solo che le specie sia animali che vegetali sono comparse già completamente formate con le loro strutture complesse. Questo significa che vennero create in concomitanza o comunque sono comparse successivamente per altre misteriose cause con tutte le loro caratteristiche intatte. Gli evoluzionisti non possono mostrarci dei fossili di quasi abete, quasi trota, quasi platani, quasi ragni, abbozzi di salice e così via. Al contrario, centinaia di migliaia di fossili dimostrano che le felci sono sempre state felci, i granchi sempre granchi, ecc. La conclusione è che i fossili non confermano il 135


postulato della generazione spontanea di una cellula originale da cui si sarebbero moltiplicate più cellule che si sarebbero sviluppate ciascuna separata mente dall‟altra, per poi di nuovo riunirsi prima in colonie e poi in aggregati pluricellulari. Di conseguenza, la spiegazione alternativa di un'intelligenza soprannaturale che abbia creato contemporaneamente le specie già ben distinte fin dalle origini in conformità con le attuali e con quelle che poi si sono estinte, risulta essere, perlo meno per esclusione, la migliore.

Con Satana anche l‟irrazionale passa per razionale. … Lentamente trasformarono (casualmente) le pinne in arti e diventarono anfibi, poi si adattarono così bene all‟asciutto che si trasformarono in rettili. Alcuni rettili svilupparono arti simili ad ali e presero a volare. Osservazione. Questi animali così accidentalmente intraprendenti sembrano avere una mentalità umana. Strano che non si siano trasformati tutti in uomini con le ali, per volare e cantare nel “blu dipinto di blu”. Perché solo “uno su mille” ce l‟ha fatta a diventare uomo? Perché continuiamo ad essere “poco meno degli angeli”, come dice un salmo biblico (Salmo 8). Quand‟è che diventeremmo dei “naturali Icaro” in grado di fare “concorrenza” all‟arcangelo Michele? Forse quando avremo un corpo “spiritualizzato” come quello della unica e vera dea madre, Maria di Nazareth? Certo! Perché co me dice Gesù “Voi sarete vera mente dei (Giovanni 10,34), se sarete piccoli, cioè se accetterete di essere ciò che siete, se comprenderete la vostra inferiorità rispetto ad un Assoluto”. Non saremo mai dei (figli e non solo creature di Dio) senza Dio: il libero arbitrio ci rende indipendenti da Dio ma non per questo ci rende pari a Lui. Il delirio di essere uguali a Dio è la radice della rovina umana. Questa ambizione insensata è stata la causa del primo peccato sulla terra. Il serpente non ha trovato miglior argomento per condurre Eva alla disobbedienza che il pro metterle l'uguaglianza con Dio: "E sarete come dèi..."(Gn 3,5). Attratta da una così grande promessa, Eva non ha esitato. Si capisce, dal racconto della Genesi, che dentro l'anima ancora innocente della madre del genere umano, il sogno di essere "come dio" ha risvegliato un forte appetito. Ecco dunque la recondita origine della nostra discesa su questa terra di esilio. Non ha tardato molto Dio a vedere "che la malvagità degli uo mini sulla terra era grande e che tutte le aspirazioni dei pensieri del loro cuore erano continuamente rivolte verso il male" (Gn 6,5). Il diluvio non ha corretto l'umanità: in poco tempo, l'uomo ha voluto costruire una torre che arrivasse al cielo. Neppure il castigo della confusione delle lingue è stato sufficiente a cauterizzare il delirio di essere uguale a Dio. Non è necessario risalire a un passato lontano per analizzare questa insensata tendenza che accomuna governanti e governati, ricchi e poveri, colti e illetterati e che opprime i relativa mente pochi uo mini e donne di buona volontà. Basta leggere i giornali, navigare tra i siti web, accendere la TV o la radio, o entrare in qualche locale dei nostri giorni per renderci conto della irreligiosità 136


odierna. Gli uo mini sotto l‟oppressione del materialis mo (sono solo il mio corpo ed è solo il cervello che mi guida) e la frustrazione del darwinismo (per Dio o per caso deriviamo da vermi striscianti) vivono come se Dio non esistesse; predomina l'ateismo sulla faccia della terra. Non nel senso di negare la sua esistenza ma il Suo agire nei nostri confronti. Sì, sebbene sia poca la gente che afferma di non credere in Dio, l'esistenza di Lui viene negata attraverso il siste ma di vita, il modo d'essere e i costumi sempre tendenti a prevalere in qualche modo sul prossimo per scaricare la rabbia di non poter dominare l‟agire di Dio. Si è perso il senso del ridicolo per quanto riguarda l'autoelogio. Dove si trova qualcuno che parli soltanto rara mente di sé? La egolatria, frutto psicotico del nostro sentirci impotenti rispetto a quanto stabilito da Dio, ha attinto estremi inimmaginabili: la ripetizione dell'"io...io...io..." è il centro di tutte le conversazioni e preoccupazioni. Se anche parliamo a no me di Dio in realtà oggi come sempre si tratta di un Dio fatto a nostra immagine e somiglianza, e quindi distratto e/o irascibile, selezionatore e/o scherzoso e via dicendo. Di conseguenza nascono le ideologie che stravolgono o ribaltano completamente la vera scienza e religione. Anche oggi dunque nel terzo millennio come sempre assistiamo a quella stessa inutile e controproducente frustrazione che si era generalizzata in occasione del diluvio o dopo il crollo della non riuscita Torre di Babele, solo per il fatto che gli uo mini non hanno voluto piegare le ginocchia davanti a Dio, per il fatto di aver desiderato ardentemente di occupare il suo trono. Se non ci fidiamo di Dio, di chi ci dobbiamo fidare?

Mamma… “li mammiferi!” … I rettili essendo animali a sangue freddo, temevano gli sbalzi di temperatura. Un eccesso di caldo o freddo, infatti, poteva gettarli in letargo ed essi rischiavano d i morire di fame. Così per difendersi dai nemici e dal clima, svilupparono il loro corpo smisuratamente e lo ricoprirono di pelle spessa e in alcuni casi di piastre ossee. Poi per eventi a noi ancora sconosciuti, i grossi rettili si estinsero perché un evento naturale avverso causò un periodo troppo lungo di caldo o freddo intenso, che provocò a sua volta un letale letargo generale. Ciò però permise l‟avvento di nuove specie animali, i mammiferi, più piccoli ma più astuti…e golosi di uova di dinosauro. Fatto si è che ad un certo punto di 80 milioni di anni fa circa i grandiosi animali che avevano regnato sulla Terra, erano scomparsi. Tartarughe, serpenti e lucertole sono, tra i rettili, tutto ciò che rimane di quel tempo. Osservazioni. Perché allora ci sono stati animali che si sono fermati a batterio, serpente, gabbiano, balena, ecc. Si sono stancati di girovagare e di trasformarsi spinti dall‟ineluttabile cieco fato? Che senso ha fermarsi ad un certo punto rimanendo “pesce piccolo” quando ce n'è sempre uno più grande pronto a mangiarti o ad ucciderti per altri motivi, co me fa l‟uo mo in ultima analisi? Visto che fine fanno i “pezzi grossi” come i dinosauri a causa del clima o le balene a causa della pesca 137


umana due sono le strade, o ti evolvi in uo mo e così dai un senso all‟esistenza o almeno ti interroghi su di essa, oppure ti involvi in batterio, così divent i l‟indispensabile coordinatore del regno dei viventi e un possibile quasi immortale. D‟altronde per come ce l‟hanno raccontato e inculcato gli evoluzionisti sembra proprio che se un vivente pensa intensamente e con convinzione a un bue e se nel conte mpo riceve un fortuito casuale aiutino genetico ha buone possibilità che gli nascano le corna! Perché il nostro piccolo ma intelligente “Nemo” è rimasto “pesciolino” in balia degli “squali” di turno? Quale evento deprimente gli ha tolto il gusto di trasformarsi in uno squalo o in un uomo che ammazza lo squalo o meglio ancora in un batterio che è capace di a mmazzare sia l‟uo mo che lo squalo? Ha forse avuto dei genitori oppressivi incapaci di emanciparlo, di insegnargli ad imitare gli arrivisti vincenti piuttosto che i proletari perdenti? È forse stato preceduto da progenitori che non hanno saputo “leggere i tempi” climatici adatti mentre altri “hanno colto l‟attimo” ambientale giusto per mutarsi in meglio? O come meglio si addice a una concezione più darwinista e meno lamarckiana, i suoi progenitori non hanno subito l‟accidentale fortuita cieca mutazione che è toccata ad altri trisavoli? Può essere invece che per una catechesi di un pesce palla (pesce sacerdote) ha compreso che il “regno” (quello dei cieli, si intende, non quello marino), appartiene a chi si fa piccolo non di fronte ad un'altra creatura ma di fronte a Dio?

E‟ nato prima l‟uovo o la gallina? … I mammiferi avevano grandi vantaggi sui precedenti vertebrati. Prima di tutto il sangue caldo e cioè la possibilità di mantenere il proprio corpo circa allo stesso grado di calore d‟inverno e d‟estate. Poi, invece di deporre le uova, mettevano al mondo piccoli vivi, così non correvano il rischio di vedersi mangiare le uova dagli altri animali. Osservazioni. Ecco “ L‟uovo di Colombo!”. Tenersi l‟uovo in pancia invece che espellerlo, ma come hanno fatto a non pensarci prima? A quale animale è venuto in mente questa brillante idea di diventare mammifero? Soprattutto perché tutti gli altri animali non lo hanno imitato? Perché il serpente invece di mangiarsi il roditore non lo ha anche copiato? Semplice! Risponde l‟evoluzionista: ad uno è casualmente capitato di tenersi la prole in pancia, all‟altro invece no. Altrettanto semplicemente designano il cosiddetto primo antenato comune degli uo mini e delle scimmie: l' australopithecus, che significa scimmia sudafricana. Ebbene tutte le comparazioni tra lo scheletro dell‟australopiteco e dello scimpanzé dimostrano che non esiste alcuna differenza evidente tra loro, ma nonostante tali evidenze la maggior parte degli evoluzionist i comunque afferma ancora e … semplicemente che sebbene gli australopitechi abbiano l‟anato mia di una scimmia camminavano tuttavia eretti come gli uomini, anche se questa pretesa è stata invalidata da altri paleontologi evoluzionisti. Inso mma tutte le specie di australopithecus sono scimmie estinte che rassomigliano a quelle conte mporanee. Allo stesso modo i fossili degli homo erectus, ho mo ergaster e ho mo sapiens immaginaria mente e … semplicemente classificati dagli evoluzionisti come 138


specie arcaiche in via di “umana” maturazione: sono in realtà i me mbri di diverse razze umane. L‟esame di questi fossili rivela che non sono differenti dagli uomini conte mporanei. L‟unica differenza si nota nella struttura del cranio, però le stesse differenze esistono anche oggi tra le diverse razze umane che vivono attualmente ne l mondo! Anche il celebre evoluzionista Richard Leakey nota che la differenza tra l‟homo erectus e l‟uomo moderno è pari a una variazione di razza non di specie. Ammettere tuttavia questo fatto è del tutto contrario alla ideologia dogmatica dei “mutazionisti per caso”, per cui nonostante le evidenze contrarie continuano attraverso i media a rappresentare con filmati e disegni ingannevoli i presunti antenati scimmieschi dell‟uomo. Insomma, nelle ricostruzioni immaginarie, persistono tenacemente nell‟attribuire all‟uomo ascendenti o minidi cercando di imporre alle masse tale visione fantascientifica e confidando giustamente (astutamente) nell‟intensa propaganda mediatica (del “quarto potere”).

Mia nonna non è la „scimmia bertuccia‟. “L‟uo mo è l‟embrione di scimmia giunto a maturazione sessuale” (Louis Bolk, anato mista e antropologo evoluzionista). … Circa 500.000 anni fa un esemplare bipede dei mammiferi, nonché discendente dei Primati, inco minciò faticosamente a camminare a busto quasi eretto: l‟uomo. Osservazioni. E‟ statisticamente e logicamente impossibile che il cieco caso, se esistesse, possa spingere il vivente sempre in un'unica direzione, cioè l‟evoluzione o il blocco di una specie, piuttosto che verso un'involuzione (morfologica, anatomica e funzionale) agli stadi precedenti. E‟ come dire che per miliardi di anni e per un'infinità di volte: esce sempre il 13 rosso alla ruota della roulette! D‟altronde nessuno ha mai visto e provato né la pro mozione né la retrocessione biologica. Come più volte detto: non esiste nessuna prova empirica nella registrazione fossile per sostenere l‟evoluzione, non c'è nessuna prova scientifica che confermi l‟esistenza di un solo “anello mancante” tra una specie e l‟altra. Periodicamente, da paleoantropologi e non, sono annunciate, a spron battuto e con squilli di trombe, scoperte in tal senso, che poi vengono sistematicamente smentite. In certi casi si tratta di vere e proprie forzature come l‟ uomo scimmia del Nebraska (1922), il quale fu costruito a partire dalla scoperta di un solo dente, che però poi si scoprì appartenere ad una specie scomparsa (estinta) di maiale selvatico americano ! L‟uomo del Nebraska era in realtà il maiale del Nebraska. Oppure l‟uomo scimmia di Giava (1891), ricostruito a partire da un piccolo pezzo della cima di un cranio, un frammento del fe more sinistro, e di tre molari, che però poi si scoprì essere i resti d i una specie di gibbone, una scimmia! Che dire poi dell‟uomo di Neanderthal, tuttora simbolo dei presunti ominidi, in quanto veniva descritto da scienziati, insegnanti e ritrattisti come un ibrido peloso, semieretto e con la clava. Però, poi, altri scheletri neanderthaliani ed accurati esami istologici hanno dimostrato che l‟uo mo di N. era completamente eretto, interamente umano, e con una capacità di cervello che 139


eccedeva quella dell‟uomo moderno del 13% ! Si è concluso che tale esemplare era probabilmente affetto da osteoartrite o da rachitismo. Oggi l‟uomo di N. non è più considerato un ominide ( ipotetico antenato scimpanzoide dell‟uomo) ma un ho mo sapiens. D‟altronde che certi nostri antenati, (pre e post diluviani) come i neanderthaliani, fossero più intelligenti degli attuali lo si era già constatato dal fatto che, pur essendo meno evoluti da un punto di vista tecnologico, pur avendo anche loro il problema del vivere, non cessavano di indagare riguardo il senso della loro esistenza, della presenza di un Assoluto e del co me co municare con tale Entità, come dimostrato. Un altro mito caduto è stata la fa mosa “Lucy” le cui forme e dimensioni del cervello sono poi risultate quasi identiche a quelle di uno scimpanzé nano chia mato “Bonobo” che vive nella giungla dello Zaire. Comunque, almeno una volta all‟anno da qualche parte del pianeta giunge la notizia “bufala” che qualche paleontologo avrebbe trovato i resti di qualche ominide ( mutante). In altri casi come già detto si tratta di vere e proprie truffe sia di stampo accademico massonico che meramente commerciali. Come i resti di denti, ossa e attrezzi ritrovati in una cava a Piltdown, Sussex, in Inghilterra (1912). Però, poi si scoprì che i denti erano stati limati e sia le ossa che i denti erano stati decolorati con il dicromato di potassio per nascondere la loro vera origine. Pochi poi conoscono la storia di Oto Benga, un pigmeo catturato nel 1904 da un ricercatore evoluzionista nel Congo. Fu presentato ed esibito come la più eccezionale forma transizionale tra l‟ uomo e la scimmia. Due anni dopo la cattura, fu trasferito nello zoo del Bronx di New York, e messo in co mpagnia con alcuni scimpanzé, un gorilla e un orango. Fu dunque trattato co me un comune animale da gabbia, si suppone per scopi sperimentali. Conclusione: il pigmeo non potendo sopportare oltre il trattamento a cui era sottoposto si suicidò. Inso mma, che lo si voglia o no, l‟idea di un archetipo, di un modello ideale originale per ogni vivente (a cui accennano anche ad esempio Aristotele, Platone, Jung, Linneo, Leonardo, col suo uo mo armonicamente iscritto in un cerchio) e a cui ogni vivente anela più o meno inconscia mente, sembra essere l‟ipotesi più plausibile. La creazione originaria è rimasta originale nei suoi salienti aspetti morfologici, anato mici e funzionali. Senza aggiunte o sottrazioni meramente biologiche, al massimo ci sono disfunzioni di organi o di apparati corporali sempre esistiti fin dalla perfetta apparizione del corpo di una tal specie. “L‟essere umano è l‟animale che bastona, bastonare gli è naturale quanto lo è mordere per gli animali feroci e scalciare per i ruminanti” (A. Schopenhauer). Se l‟uomo imita un animale non è detto che lo sia, anzi egli può essere peggio o meglio di un animale mentre l‟animale non può essere peggio o meglio dell‟uomo. Come l‟astronomo Robert Jastrow (1925-2008) ha concluso nel suo libro “God and the Astrono mers”: “In questo momento sembra che la scienza non possa dissolvere quella nube che avvolge il mistero della creazione. Per lo scienziato che ha vissuto fidando nel potere della ragione, la storia finisce come un incubo. Egli ha scalato le montagne dell‟ignoranza; è giunto al punto di conquistare il picco più alto e finalmente, nel raggiungere l‟ultima vetta, viene salutato da un gruppo di teologi che si trovavano lì seduti da secoli”. 140


Togliamo la foglia di fico alla menzogna dell‟animale uomo! … L‟ imitazione dell‟uomo da parte delle scimmie è facilmente spiegabile date le molte affinità anatomiche riscontrabili. Come potrebbe un animale tanto simile all‟uomo (tanto che lo si considera un probabile nostro antenato!) non imitarlo? Come possia mo noi, osservando una scimmia che sbuccia una nocciolina o una banana, che afferra un oggetto, che ride o piega la testa in modo sornione, non sentirci imitati? Oltre alla forma le scimmie hanno in co mune con noi una buona dose di intelligenza, essendo capaci di compiere esercizi abbastanza complessi con difficoltà insuperabili da tutti gli altri animali. Queste loro capacità sono dovute ad un complesso di fattori quali la possibilità di procedere semi eretti, di usare le mani un po‟ come gli uomini grazie al pollice e all‟alluce opponibili, ed infine il volume del cervello, inferiore sì a quello umano ma qualitativamente superiore al cervello di gran parte degli animali. Osservazioni. Ci dicono che lo scimpanzé e l‟orango sono genetica mente simili a noi al 99%, ma allora perché non si decidono a scendere dagli alberi e a camminare a testa in su co me noi? Perché non organizzano perfette strutture sociali co me fanno le formiche e le api? Perché non si industriano a costruirsi tane come i castori e le rondini? Perché non si adattano a sopportare climi diversi da quelli dell‟Indonesia o del Congo? Questi animali guardiamoli in faccia. Al momento le uniche scimmie dagli occhi umani sono solo quelle rappresentate dal pop surrealista Ken Keirns o dai disegnatori di fumetti e cartoni animati. L‟ironica conclusione che se ne trae è che solo l‟uo mo dice di derivare dalla scimmia, ma quando sarà la scimmia a dire che l‟uomo deriva da lei sarà solo allora che ci dovremo credere.

L‟affermazione che ha sdoganato l‟evoluzione… in ambito ecclesiastico. … La Bibbia non è un racconto scientifico che vuole descrivere come si sono formati il cielo e la terra, ma intende spiegare chi ha creato il mondo e la vita e perché. La scienza si interessa invece del come e del quando è stato fatto il mondo. Dovendo rispondere a domande diverse, Bibbia e scienza si occupano di aspetti diversi dello stesso argomento senza ostacolarsi. Osservazione. Se è cosi perché allora nelle scuole di ogni ordine e grado il disegno intelligente (che non si occupa del chi e perché) non è posto sullo stesso piano dell‟evoluzionismo? Così facendo è chiaro che l‟ora di religione diventa l‟ora delle favolette, mentre quella di scienza, l‟ora della verità! La do manda "È nato prima l'uovo o la gallina?", esemplifica proprio le difficoltà insite nella formulazione d i 141


spiegazioni su questioni inerenti alla cosmogonia e all‟origine della vita. La scienza moderna galileiana poggia le sue basi di autorevolezza sul fatto che le "dimostrazioni necessarie" sono sullo stesso piano delle "esperienze sensibili" e del “ragionare sulle osservazioni”. In tal senso le due teorie proprio perché indimostrabili devono essere poste in un contraddittorio paritario. Tutto ciò in un Paese normale, in un mondo normale: ma questo mondo non è normale, perché gran parte dell‟umanità lo ha stolta mente consegnato al maligno e ai suoi e nel contempo sono sempre meno i veri cristiani in grado di offrire i propri patimenti per la salvezza dei mondani, per riscattare, secondo giustizia, le anime prigioniere del maligno.

Microscopica irriducibilità. Una cellula vivente è una meraviglia che lascia attoniti gli scienziati. L‟interno di una cellula è una struttura molto attiva e organizzata, che ricorda l‟attività di un alveare (esempio di simbiosi irriducibile a livello macro). Miliardi di cellule lavorano insie me in armonia per tenere in vita un corpo. Sarebbe logicamente un non senso pensare che le cellule abbiano adottate da sole, per caso, una tale attività organizzata. Solo Dio può creare un' attività così complessa. La struttura complessa di una cellula era sconosciuta ai tempi di Darwin, si riteneva, quindi, abbastanza convincente attribuire la vita a "coincidenze fortuite". La tecnologia del XX secolo l‟ ha investigata fin nei suoi più reconditi recessi, rivelando che essa è il più complesso sistema che l'umanità abbia mai incontrato. Oggi sappiamo che la cellula contiene centrali di forza che generano l'energia di cui ha bisogno, fabbriche che producono gli enzimi essenziali alla vita, una banca dati con tutte le informazioni necessarie ai suoi processi, sistemi complessi di trasporto e condutture per trasferire da un posto ad un altro materia prima e trattata, laboratori avanzati e raffinerie per disgregare il materiale grezzo nelle parti utilizzabili, proteine della membrana cellulare specializzate nel controllo dell'accesso e dell'uscita di sostanze. Tutto questo costituisce soltanto una minima parte dell'incredibile complessità del sistema. Lo scienziato evoluzionista W. H. Thorpe riconosce che: "Il più ele mentare tipo di cellula costituisce un 'meccanismo' incredibilmente più complesso di qualsiasi macchina che sia stata fino ad ora pensata, per non dire costruita, dall'uomo. Una cellula è talmente complessa che neppure il più alto livello di tecnologia raggiunto dall'uomo è in grado di riprodurla. Nessun tentativo di creare una cellula artificiale ha mai ottenuto successo. Simili esperimenti, di conseguenza, sono stati abbandonati. Eppure ancora oggi i nostri fratelli darwinisti sostengono che tale sistema, che il genere umano, con tutta l'intelligenza, la conoscenza e la tecnologia a sua disposizione non ha potuto ricreare, pervenne all'esistenza "per caso", nelle primordiali condizioni terrestri. Per fare un altro esempio, la probabilità che una cellula si formi casualmente è pari a quella di stampare un libro a seguito di un'esplosione in una tipografia. Il matematico e astrono mo inglese sir Fred Hoyle ha fatto un confronto simile in un'intervista rilasciata alla rivista Nature pubblicata il 12 novembre 1981. Per quanto 142


evoluzionista, Hoyle disse che “la possibilità di manifestazione di forme di vita superiore per questa via è paragonabile a quella di un tornado che, spazzando un deposito di rotta mi, possa assemblare un Boeing 747 col materiale ivi presente”. E‟ inso mma impossibile che una cellula abbia prima assemblato i propri numerosissimi pezzettini trovatisi fortuitamente adiacenti e poi sotto la spinta di un fortuito aiuto elettromagnetico si sia messa a funzionare in modo armonicamente complicato e con una co mplessità che supera infinita mente lo stesso Cosmo, quindi deve essere inevitabilmente "creata" da un'altra Vita. L‟altra ragione principale per cui la teoria evoluzionistica non può spiegare l'apparizione della cellula è la sua "irriducibile complessità". Una cellula vivente si mantiene grazie all'armoniosa cooperazione di molti organi. Qualora uno di questi cessasse di funzionare, la cellula morirebbe. Essa non ha la possibilità di aspettare che il meccanismo inconscio della selezione naturale per mutazione casuale le permetta di svilupparsi. La prima cellula apparsa sulla terra fu, quindi, necessariamente completa e in possesso di tutti gli organuli e delle funzioni richieste, dimostrando definitivamente di essere stata creata. Per questo, la vita non potrebbe prodursi e sostenersi senza la collaborazione, all‟interno della cellula, tra molecole proteiche (strutturali, messaggere e catalizzatrici) e tra queste e gli acidi nucleici (DNA e RNA). Si tratta di un “lavoro di squadra” incredibilmente co mplicato che implica numerosissimi fattori molecolari e sofisticatissimi meccanis mi intercomunicanti, che noi uomini non riusciremo mai a copiare ma solo ad utilizzare. Basterebbe dunque togliere uno dei tre elementi essenziali (DNA, RNA, ribosomi) e la vita si ferma: ma si può dire di più. Senza una squadra completa e senza ben determinate condizioni a mbientali non sporadiche ma tuttora persistenti, non sarebbe mai potuta nascere la vita e così mantenersi ancora oggi. Non è dunque ragionevole pensare che ciascuno dei numerosissimi componenti di questa complicata e coordinata squadra molecolare sia istantanea mente sorta spontanea mente in maniera casuale nello stesso tempo e luogo per essere subito pronta a funzionare in modo obbligatoria mente interdipendente per compiere insie me il prodigio della cellula. Tale cellula, tra l‟altro, funziona, co me già detto, in modo completamente antitetico al mondo minerale circostante. Per quale paradossale motivo in un certo punto di questo cosmo impersonale si sarebbe dovuta formare spontaneamente in modo casuale un qualcosa che va contro la stessa legge entropica e attritica che domina la natura, quale è la vita innaturale? Se c'è entropia (tendenza disgregante) l‟Universo non è eterno, ma ha avuto un inizio sintropico (e dunque antropico), non è il caos che dà inizio al cos mos (aggregazione persistente). D‟altronde lo stesso concetto di caos è paradossale, perché ogni cosa reale è sottoposta a leggi. Non esiste l‟anarchia, perché appunto tutto obbedisce alle leggi!! Per gli atei e gli agnostici, dunque, il mistero non è solo il come e il perché si sono formati i primi acidi nucleici (Dna e Rna) ma anche il come e perché questi 2 ele menti collaborino per formare le basi (proteine) anatomiche e dina miche degli organismi viventi. Cooperando quindi per opporsi “stoicamente” (durata della vita) e astutamente (riproduzione della vita) all‟entropia, dando origine e persistenza al miracolo della vita. Questa cocciuta, testarda, insistente opposizione 143


alla legge naturale del mondo minerale che fa convergere tale realtà verso la totale disaggregazione. La scienza non sa spiegare in nessun modo: 1. Come l‟enorme quantità di informazione contenuta nei geni si sia potuta assemblare spontaneamente per dar luogo ai molteplici e intricati processi dei viventi. 2. Come il complicatissimo sistema biochimico di replicazione di DNA, RNA e proteine all‟interno della cellula sia stato perfetto fin dall‟ inizio. 3. Come, soprattutto, può essere nata da eventi casuali la spinta all‟energia anticonformistica vitale (alla dinamica aggregazione) che continua tuttora a lottare senza tregua contro l‟entropia disgregante e l‟attrito consumante. Se esiste una tendenza entropica (che è quella che fa arrugginire una bicicletta lasciata alle inte mperie e alla noncuranza) è perché esiste uno stato di ordine preesistente da cui può derivare il disordine (concetto ben diverso da quello dell‟assurdo caos). Il disordine può nascere spontaneamente dall‟ordine, ma ciò non vale per l‟inverso. Ciò sarebbe possibile solo per una forzatura proveniente dal di fuori del chiuso sistema universale: l‟universo, quindi, ha avuto origine in uno stato di ordine, ed è tuttora alta mente organizzato, nonostante vada ad esaurirsi. Inoltre c'è una consumazione attritica (che è quella che fa consumare i freni di una bici usata), ciò sta a significare che il mondo nasce “inossidabile co me l‟acciaio” e “risplendente co me l‟oro”. Non a caso le antiche leggende e tradizioni conservano il ricordo sbiadito e dunque formalmente ma non sostanzialmente fantasticato di un' “età dell‟oro”, di un' “era dell‟innocenza” e di una “terra paradisiaca”: dalle germaniche Asgard alla vedica Sveta Dvipa, dalla zoorastriana Ayrianem Vaejo all‟atlantica platonica Atlantide, dai sumerici Eden alle celtiche Avallon, dalle elleniche Thule alle a merinde Aztlan. Tutte, nessuna esclusa, parlano di una “caduta” morale dell‟uomo con inevitabili negative ed imponenti conseguenze corporali e più in generale materiali. Grazie, però, alla stessa scienza, più cose si imparano sulle meraviglie della vita, più è logico accettare, se si esamina l‟argo mento in maniera imparziale, questa conclusione: l‟unica spiegazione possibile è attribuire l‟origine della vita al disegno di una fonte intelligente e dunque ad un essere personale con la e maiuscola: l‟Essere. Il Dna presente in ogni cellula contiene le istruzioni elaborate e dettagliate, necessarie per il corretto sviluppo degli organis mi, ma questa macromolecola non è né l‟artefice di se stessa né della cellula bensì lo strumento auto matico factotum della cellula (attrattore di atomi e fabbricatore delle strutture cellulari biologiche), voluto dall‟Artefice del DNA. Infatti, il DNA, pur essendo molto più co mplesso, potrebbe essere paragonato funzionalmente alle informazioni digitali racchiuse in un DVD. Solo quando vengono decodificati da un lettore (un altro strumento) i dati contenuti in un DVD permettono di vedere immagini ed ascoltare parole, suoni e musiche: il che equivale a dire che senza l‟ausilio del RNA, dei ribosomi e dei catalizzatori, non potrebbe essere tradotto e quindi funzionare. E‟ inso mma ( per usare un'altra metafora) un libro scritto pronto ad essere letto e non per leggersi o leggere. 144


Ora chi ha il coraggio di sostenere che le informazioni digitali di un DVD o analogiche di un libro di carta sono il prodotto di eventi spontanei? E‟ impossibile non affermare che: è insensato credere che la natura sia un' arbitraria sequenza di eventi frutto del caso, bensì è la prova di leggi matematiche ingegnosamente concatenate per la fabbricazione del libro della vita (regno biologico) e del suo leggio (regno inorganico o minerale). Diceva il teologo W. Paley (1743-1805). “se trovate un orologio nel deserto, non penserete certo che si sia formato per caso, per accidentale aggregarsi dei materiali disponibili nel deserto; la struttura dell‟orologio vi obbligherà a riconoscerlo come un manufatto umano. Paley nacque parecchi anni prima del conterraneo Darwin ma il fatto stesso che la sua massima possa essere contrapposta a tutt‟oggi all' accademica massoneria darwinista, rivela tutta la vacuità di una teoria spacciata per verità. Essa ha solo il compito di essere strumento culturale per inselvatichire gli uo mini predisponendoli così ad essere addomesticabili ed asservibili lavoratori e consumatori delle capitalistiche oligarchie econo mico-finanziarie locali e internazionali.

La macro irriducibilità, ovvero, il giorno della dipendenza. Il sottotitolo è stato scelto per sintetizzare un fatto sussistente: i viventi sono legati tra di loro da una serie di interazioni reciproche naturalmente simultanee, inannullabili, insemplificabili, insostituibili e obbligatorie. Tutti i viventi dunque intrattengono fra di loro, e con l‟ambiente che li circonda, continui scambi che sono necessari alla loro sopravvivenza. Gli animali dipendono dai vegetali per l‟O2 e per il nutrimento; i vegetali a loro volta dipendono dagli animali per la CO2 e i rifiuti organici che ritornano al suolo. Gli organismi traggono dall‟ambiente in cui vivono materiali ed energie utilizzabili di cui necessitano e nell‟utilizzarli restituiscono all‟ambiente materia ed energia inutilizzabile, quest‟ultima sotto forma di calore da attrito. Queste individualità biologiche e relazioni simbiotiche (biomi) a carattere procreativo, nutritivo, difensivo e adattativo sono talmente co mplesse e così “irriducibili” a semplici individualità indipendenti che ci fanno co mprendere che tutte le specie viventi (attuali ed estinte) vegetali, animali ed umane (così come tutti gli organelli di ogni cellula) devono essere state obbligatoriamente presenti contemporaneamente nel mo mento in cui è comparsa e si è diffusa la vita. E' un fatto certo che tutta la natura lasci pensare a un suo Intelligente Disegnatore che non preferisca un concerto solistico ma piuttosto un' orchestra sinfonica: costi quel che costi, cioè con o senza peccato originale, il fine divino di coesistenza non individualistica ma simbiotica si deve realizzare! Comunque e dovunque.

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Quale passato ci permettono di ricostruire le rocce sedimentarie? Ad eccezione di pochi casi, le rocce sedimentarie sono disposte in strati sovrapposti. I geologi evoluzionisti scrutano queste successioni stratificate come le pagine di un libro che racconterebbe lo svolgimento di una storia: quella della Terra. Quelli creazionisti invece le sfogliano per leggervi lo svolgimento di una sola storia: quella del Diluvio universale. Per i primi, infatti, gli strati si sono depositati lentamente uno sull‟altro col passare del tempo, e il loro accumulo è un po‟ come una registrazione dello scorrere del tempo. Per i secondi, invece, le rocce sedimentarie hanno solo registrato gli avvenimenti che rapidamente si susseguirono durante l‟anno diluviano. In base ai fossili rintracciati nelle rocce sedimentarie i geologi e paleontologi evoluzionisti hanno stabilito delle suddivisioni nella storia della Terra. In questa suddivisione, i principali intervalli di tempo sono chia mati ere, a loro volta suddivise in sotto intervalli detti periodi, a loro volta suddivisi in epoche e in età. Questa suddivisione del te mpo, del tempo della Terra, in base alla geologia è detta scala stratigrafica. Il primo e lunghissimo intervallo di te mpo che va o meglio che andrebbe da 4,7 miliardi (raffreddamento e consolidamento della primitiva crosta terrestre) a 570 milioni di anni fa, viene chiamato precambriano. Secondo gli evoluzionisti, la vita è comparsa relativa mente presto sulla Terra rispetto al momento della formazione del nostro pianeta. La documentazione fossile giusta mente indica al livello più basso dell‟accumulo sedimentario la presenza di batteri (organismi in grado di vivere in acqua e nel suolo anche marino), ma viene detto che tali primi viventi comparvero 3 miliardi e mezzo di anni fa, poi 1 miliardo e mezzo di anni fa comparvero gli eucarioti unicellulari. Nel successivo stadio di sviluppo della vita, gli eucarioti cominciarono ad aggregarsi e a formare organis mi co mposti di più cellule, ma non di poche cellule: infatti di colpo come per magia si passa da unicellulari a pluricellulari composti non da 10 o 100 ma da centinaia di migliaia di cellule ! Cioè platelminti (vermi), artropodi (trilobiti), poriferi (spugne) e celenterati (polipi e meduse) primitivi. A partire da 570 milioni di anni fa, con l‟era del paleozoico, la documentazione fossile delle rocce diventa ricchissima rispetto a quella del lungo intervallo precedente del precambriano, assai povero di testimonianze fossili. Ciò gli evoluzionisti lo spiegano col fatto che, in quel mo mento della storia della vita, gli organismi si dotarono, a protezione dei loro delicati corpi molli, di gusci e scheletri composti da sostanze minerali ricavate dalle acque in cui tali sostanze sono disciolte. La presenza di parti dure accresce enorme mente il potenziale di conservazione di tracce fossili nelle rocce; ecco perché da quel mo mento troviamo molti più fossili negli strati sedimentari. Riguardo a tale considerazione anche i creazionisti sono d‟accordo tranne che per il riferimento evolutivo. I fossili guida caratteristici di questa era sono invertebrati come i trilobiti e i primi vertebrati. Infatti, nelle acque dell‟ordoviciano, 450 milioni di anni fa avrebbero fatto la loro prima comparsa, pesci primitivi. Poi circa 400 milioni di anni fa (nel siluriano) co mparvero le prime piante terrestri ( come felci e ginko biloba) e i primi animali terrestri (insetti co me scorpioni 146


e millepiedi). Nel lungo periodo carbonifero si sarebbero diffuse felci ed equiseti e si svilupparono vaste foreste di conifere, che, col tempo, fossilizzandosi, originarono i depositi di carbone che oggi ancora sfruttiamo. Circa 300 milioni di anni fa sarebbero poi comparsi, a partire da un gruppo di anfibi, i rettili, destinati a dominare il pianeta durante tutta l‟era successiva. La fine dell‟era paleozoica sarebbe stata segnata dalla più grande estinzione di massa mai registrata nella storia della Terra: nel giro di pochi milioni di anni, negli a mbienti di mare poco profondo scomparve circa il 90% delle specie esistenti. Le cause di tale estinzione per gli evoluzionisti sono ignote. I creazionisti invece sanno il motivo: semplice mente tali specie non sopravvissero all‟immane tragedia diluviana. Segue poi l‟era mesozoica che andrebbe da 250 a 65 milioni di anni fa. Dal punto di vista biologico è contraddistinta dal dominio dei rettili, tutti discendenti dai primitivi rettili della fine dell‟era precedente, ma molto più grossi. Nel giurassico di tale era sarebbero comparsi i primi mammiferi, i primi uccelli e le prime piante con fiori (angiosperme). La fine dell‟era mesozoica, 65 milioni di anni fa, corrisponderebbe ad un'altra grande estinzione di massa. Scomparvero meno specie rispetto alla precedente estinzione che caratterizza la fine dell‟era paleozoica; si estinsero però in poco tempo tutti i dinosauri, le ammoniti (che sono i più importanti fossili guida mesozoici), gran parte del plancton marino e molte piante. Per i creazionisti vale lo stesso discorso fatto in precedenza: c'è da aggiungere che è proprio grazie all‟estinzione dei dinosauri ma soprattutto del plancton marino che abbia mo gli attuali carburanti dell‟era moderna. Infatti petrolio e gas naturali derivano proprio dalla lenta trasformazione di sostanze organiche, costituite soprattutto dai resti del co mplesso di organis mi marini che costituiscono il plancton, rimasti intrappolati nei sedimenti. Alla mesozoica segue l‟altra presunta era cenozoica che va da 65 a 2.000.000 di anni fa. La sua durata è dunque molto minore rispetto a quella delle 2 ere precedenti. Sempre secondo gli evoluzionisti in tale era i rettili perdono la loro posizione predo minante, soppiantati da un gruppo di animali che era rimasto nell‟ombra per tutta l‟era mesozoica: i ma mmiferi. Questi, grazie alla capacità di mantenere costante (regolare) la loro temperatura corporea, furono in grado di adattarsi molto meglio sia al freddo che al caldo, il che consentiva loro, allora come oggi, una maggiore indipendenza dall‟ambiente circostante. Col tempo questi avrebbero aumentato le loro dimensioni e si sarebbero diversificati e diffusi ampiamente su tutta la Terra. Una delle prime differenziazioni che sarebbe avvenuta tra i mammiferi fu quella che avrebbe dato luogo ai 2 grandi gruppi ancora oggi esistenti: i marsupiali e i placentati. Tra questi ultimi comparvero i primati, il gruppo che oggi co mprende, secondo i “pronipotini di Darwin”, le scimmie e l‟uo mo. Tra i primati, nel pliocene (ultimo periodo dell‟ultima era) comparvero i nostri più lontani antenati: i primi o minidi. Intanto nel corso di queste ere i movimenti delle placche litosferiche avevano prima fatto avvicinare tutte le terre e merse riunendole in un unico supercontinente detto Pangea per po i allontanarle. Infatti nella presunta era mesozoica, tale megacontinente si fra mmentò gradatamente e i pezzi andarono “alla deriva”. Nel corso di questi eventi, lo scontro tra placche litosferiche aveva causato il sollevamento di catene montuose (orogenesi). 147


All‟inizio dell‟era quaternaria, che corrisponderebbe agli ultimi 2.000.000 di anni della storia della Terra, le terre e i mari avevano ormai raggiunto la configurazione attuale. Questa nuova era sarebbe stata caratterizzata da altri eventi: quei drammatici e ripetuti periodi di raffreddamento che causarono un aumento dell‟estensione dei ghiacci, le cosiddette glaciazioni, e quell‟evento straordinario che è rappresentato dalla comparsa dell‟uo mo. I geologi avrebbero individuato, per quanto riguarda gli ultimi presunti 800.000 anni, almeno 5 glaciazioni, alternate a periodi media mente più caldi. Durante le glaciazioni, una grande quantità d‟acqua caduta con le precipitazioni sui continenti restò immobilizzata sotto forma di ghiaccio nei ghiacciai. Di conseguenza, il livello del mare si abbassò notevolmente. Successivamente, in seguito al rapido riscaldamento e alla conseguente fusione dei ghiacci, l‟acqua dei continenti ritornò al mare, facendone salire il livello.

L‟altra versione. Non c‟è che dire: una delle tante “favole per adulti” che ci propone l‟evoluzionismo. La stratificazione si può benissimo spiegare anche col Diluvio. Le rocce sedimentarie si formano a partire dai sedimenti: i sedimenti sono strati di materiali incoerenti accumulatisi gli uni sugli altri. Durante l‟inondazione planetaria ci fu un accelleratissimo “ciclo delle rocce”. Sotto l‟azione di potenti venti e piogge, i materiali provenienti dallo sgretola mento di colline solide ma non rocciose preesistenti al Diluvio e dal disfacimento di colline di massa lavica rapida mente raffreddatasi (provenienti dal magma che saliva verso la superficie attraverso le fratture eruttive della crosta) furono trasportati dalle acque correnti originate dalle battenti piogge torrenziali verso le acque marine che contemporaneamente si alzavano, depositandosi così sui neofondali marini che si andavano formando per avanzamento per l‟appunto del mare. I nuovi materiali che via via si accumulavano sul fondo comprimevano e compattavano gli strati sottostanti. Prese così avvio, per la prima volta nella storia della Terra, il processo di litificazione, che trasformò i sedimenti detritici e fangosi di vario peso in roccia. Il processo di litificazione fu favorito dal fatto che le acque circolanti tra gli interstizi dei sedimenti contenevano in soluzione sostanze cementanti naturali come il carbonato di calcio (proveniente dalla decomposizione di gusci e scheletri di organismi animali vertebrati e invertebrati vissuti prima del Diluvio). Queste sostanze si depositarono (“precipitarono”) negli spazi tra i granuli e formarono un velo che li cementò. Le rocce sedimentarie non erano, come detto, presenti nella crosta primitiva così co me le ignee. Tale feno meno di abnorme accumulo di sedimenti continuò anche quando tutta la terraferma fu sommersa dalle acque (fase geosinclinale), con le correnti sottomarine che si sostituirono a venti e piogge nell‟azione di sgretola mento delle colline terrose preesistenti, delle montagne vulcaniche di quasi rocce ignee e delle montagne di rocce sedimentarie che si stavano innalzando per pressione e deformazione dei bacini sinclinali causati dai movimenti delle placche crostali. 148


Riguardo poi la deposizione dei fossili lungo la scale stratigrafica, cioè se taluni gruppi di organis mi si sono trovati solo in certi strati con una progressione relativa alla loro complessità, ciò è facilmente spiegabile con la dimensione, la mobilità e l’ambiente di vita degli organismi. Durante il Diluvio, i primi ad essere sepolti dai sedimenti furono gli acquatici meno mobili come coralli, meduse, ricci e stelle di mare, trilobiti, ecc., poi quelli più mobili come i pesci. Intanto le correnti spingevano in mare le piante terrestri più deboli, quindi gli animali più piccoli e meno mobili come i millepiedi (a dispetto del nome!) e gli anfibi. Nel frattempo però il mare cresceva così come le correnti acquatiche e ventose verso di esso aumentavano di forza, e dunque erano in grado di spingere in mare piante e animali più grandi come i dinosauri e le conifere. I ma mmiferi morirono per ultimi, grazie alla loro maggiore mobilità e all‟omeotermia. Questo perché col dirada mento delle piogge torrenziali la temperatura cominciò ad abbassarsi. Ciò portò alla formazione di “continenti” composti da acqua ghiacciata, che fecero ritirare il mare (a ciò contribuì anche l‟apertura di profonde fosse oceaniche in contemporanea con la formazione delle dorsali). Quando ad un certo punto la temperatura co minciò ad alzarsi….era arrivato il mo mento per Noè e compagnia di scendere dall‟Arca. Giustamente gli evoluzionisti, così come i creazionisti, affermano che, quando un animale o una pianta muore, il suo corpo diventa preda di altri organismi: le piante sono aggredite da funghi e batteri, gli animali diventano cibo per altri animali, e ben presto le loro parti molli vengono totalmente decomposte dai microrganismi. Gli organismi con parti dure (scheletri o guscio), hanno maggiore probabilità di fossilizzarsi; ma anche ossa e gusci sono soggetti col tempo all‟opera di degradazione degli agenti esogeni (piogge, venti, gelo, ecc). Tali organis mi sono quelli acquatici dotati di tali parti dure. Alla loro morte essi si depositano sul fondo del mare e, con un po‟ di fortuna per noi, possono essere coperti di sabbia e fango che li proteggono dall‟erosione. Così inglobati, essi si trasformano lenta mente in roccia assieme ai sedimenti che li contengono. I fossili si trovano quasi esclusivamente nelle rocce sedimentarie, dato che la maggior parte degli strati sedimentari si è formata in mare, a maggior ragione tali strati conservano in prevalenza fossili di organis mi marini. Fossili di organis mi terrestri sono in confronto molto rari. Sulle terre emerse, infatti, dove la sedimentazione è minore, i processi di fossilizzazione avvengono più difficilmente. Perciò conoscia mo molto meglio la storia della vita nei mari che quella sulla terraferma. Tuttavia dicono gli evoluzionisti che anche su di essa vi sono ambienti, come le sabbie mobili, le paludi e i letti di fiumi, in cui si possono formare dei fossili. Così co me anche (per noi) fortuite frane, terremoti ed eruzioni possono coprire i loro resti subitaneamente: ma allora come spiegare il ritrovamento di fossili di uccelli preistorici? Si sono suicidati nelle sabbie mobili (non ovviamente in mare o sulla terra) come i kamikaze? O sotto la spinta del peso delle piogge diluviane e della mancanza di cibo, estenuati, sono precipitati sulla terra sconvolta o nel mare tempestoso per essere prontamente coperti e intrappolati dai depositi sedimentari?

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La cospirazione massonica. Riguardo poi al fatto che le specie restano immutate per periodi lunghissimi e po i d‟improvviso si estinguono e appaiono generi nuovi: è pura illusione. Gli evoluzionisti cercano di spiegare l‟evidente discrepanza fra la teoria gradualista e la realtà fossile, che parla di grandi salti dell‟evoluzione, in due modi. Da un lato abbia mo il paleontologo Stephen J. Gould (il riformatore, non a caso definito il Gorbaciov del darwinismo) con la sua ipotesi degli “equilibri punteggiati”: le specie restano immutate per milioni di anni, e poi si biforcano e modificano “in un mo mento puntuale” (ossia geologicamente brevissimo). Di qui l‟apparizione di nuove specie, già co mplete e perfetta mente adattate. Insomma, per certe specie c'è una sorprendente, enorme mutazione, un “epocale balzo genetico” in avanti. Dall‟altro lato c'è lo zoologo R. Dawkins (l‟ortodosso brezneviano difensore dell‟ “antica fede”), il quale da una parte ammette “l‟esplosione del cambriano”, cioè che tutti i phyla di esseri multicellulari invertebrati complessi co mpaiono in un periodo geologicamente brevissimo “Li troviamo in uno stato di evoluzione avanzata all‟inizio della loro apparizione. E‟ come se fossero stati piantati là (negli strati del cambiano) senza alcuna storia evolutiva”. Poi, però, giustifica ciò affermando “non c'è bisogno di dire che questa apparenza di co mparsa improvvisa abbia deliziato i creazionisti, ma gli evoluzionisti di tutte le scuole sono convinti che ciò provi solo l‟esistenza di una vasta lacuna negli archivi fossili. Tale lacuna è dovuta al semplice fatto che, per qualche motivo, sono molto pochi i fossili conservati per periodi anteriori ai 600.000.000 di anni”. Ebbene, visto che siamo in attesa di tante prove per entrambi i principali modelli di origine e sviluppo della vita (entrambe le teorie non sono rilevabili né in laboratorio né empirica mente), non sarebbe obiettivamente più giusto metterle sullo stesso piano nei libri di testo scolastici e negli approfondimenti scientifici massmediatici? C'è chi è convinto che Darwin abbia ragione, chi ha più fiducia nella Bibbia, chi cerca di mescolare entrambi i pensieri, e chi la vede in qualche altro modo. Trattandosi di questioni che non solo la scienza non ha risolto, ma che sono al di là del suo campo di indagine, ognuno dovrebbe sentirsi libero nelle proprie valutazioni e decisioni. La scuola (almeno quella pubblica) dovrebbe trattare l‟argo mento origine e sviluppo della vita mostrando le diverse ipotesi. Insomma, dovrebbe essere una “palestra di idee” e non un mezzo privilegiato di indottrinamento. Invece è esattamente il contrario! Perché i satanici “poteri forti” riescono diabolicamente a far credere all’opinione pubblica che il creazionismo è un'ingerenza religiosa in ambito scolastico, mentre solo l’evoluzionismo può assurgere al rango di teoria scientifica se non addirittura a quello di verità scientifica non rifiutabile: la legge della selezione naturale casuale. Bisogna dunque ringraziare i cristiani fondamentalisti americani, ispiratori del creazionis mo “ moderno”, perché avendo aperto il dibattito sulle pari opportunità scolastiche e mediatiche, hanno fatto solo del bene alla scienza e, si spera, alla civiltà occidentale. In Italia, purtroppo solo recentemente, si è inco minciato ad avere qualche 150


eco delle sensate critiche che si possono muovere al darwinismo e a quei credenti (o presunti tali) considerati “concordisti”, che, per adattare la Bibbia all‟evoluzionis mo, ne stravolgono il significato. Intanto, in attesa di una “provvidenziale” presa di coscienza generale sulle conseguenze etiche generate a livello planetario da tale “grande menzogna” nata dallo scellerato matrimonio di convenienza tra i vertici della scienza, della politica e del mondo imprenditoriale (locale e internazionale), tale cospirazione continua ancora a far danno, innanzitutto nelle società scristianizzate. Continua ancora a far danno grazie a un mefistofelico escamotage. L‟uscita con destrezza degli evoluzionisti da quella che poteva essere un' irrimediabile difficoltà, ha riguardato proprio la mancanza dei fossili di passaggio. In effetti, nel corso degli anni, vista l‟evidente mancanza di prove di forme intermedie, i paleontologi sono potuti giungere solo alla conclusione che al mo mento loro non le trovano (o sottinteso non riuscivano ancora a taroccarle in modo indiscutibile), così è stato necessario ricercare altri ele menti di prova (o sottinteso, di inganno) dell‟evoluzione da qualche altra parte. Questo è il motivo per cui su indicazione dei rami accademici delle principali logge massoniche, l‟attenzione è stata rivolta soprattutto alla ricerca di prove (o sottinteso delle capacità di manipolazione fraudolenta insite) nel campo della genetica, anatomia e embriologia. Lo scopo era quello di creare a tavolino tante supposizioni favorevoli alla speciazione (pur senza prove) da tali ca mpi scientifici per dare all‟opinione pubblica la sensazione che nell'intero contesto l‟evoluzione delle specie fosse stata attestata scientificamente.

Elogio a Flew e ai suoi emuli. “E‟ difficile anche soltanto pensare a una teoria naturalistica e casuale dell‟evoluzione a partire dal primo essere vivente”. Questa affermazione è nientedimeno che di A.G.N. Flew (1923-2010). A 81 anni suonati (ma ancora presente a se stesso) nel 2004 il filosofo inglese, patriarca degli atei razionalisti ed erede di Bertrand Russel, annunciò pubblicamente la rinuncia all‟ateismo per accostarsi a posizioni filosofiche vicine al deismo.. Rinuncia motivata da riflessioni sulla complessità della realtà biologica: “ La natura è troppo complessa, Dio deve esistere”. Ritenuto dal biologo connazionale Richard Dawkins,, nel saggio ”The God Delusion”, come ormai impacciato da decadenza senile, Flew rispose con il libro “There is a God””, pubblicato nel 2007,, nel quale descrive i passi della sua evoluzione dall'ateismo proclamato al teismo convinto. Egli aveva superata la fase marxista già al tempo del patto Molotov-Ribbentrop (1939)), e sempre più le scoperte in campo biologico lo spingevano a riconsiderare l'osservazione di Charles Darwin che aveva scritto: “ La ragione mi parla dell'impossibilità quasi di concepire l'universo e l'uo mo come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di intelligenza”. Tutto questo portava Flew a collimare con il pensiero di Francis Collins,, colui che completò la mappatura del genoma umano,, autore del best seller The Language of God.. Egli confermò di non potere non riaffermare: “Credo che l‟universo sia stato creato da un‟Intelligenza 151


infinita e che le sue intricate leggi manifestino ciò che gli scienziati hanno chiamato la "mente di Dio”. A. Flew è stato dunque uno dei pochi scientisti che hanno avuto la forza di guardare ai fatti “ovunque essi portino”, cioè che l‟ipotesi del disegno intelligente sia l‟unica in grado di spiegare le più recenti acquisizioni della scienza. Infatti, seguire l‟evidenza ovunque essa porti fu il principio socratico a cui Flew si è affidato per sviluppare i suoi fa mosi ragionamenti che sino al 2004 lo hanno portato ad essere il maggior rappresentante della filosofia atea nel mondo. Sino appunto al fatidico 2004, in quanto A. Flew, seguendo l‟evidenza dei fatti, ha dovuto accettare ed ammettere l‟evidenza: un Dio esiste ! Il teorico dell‟ateismo ha così affrontato uno di quei percorsi che per tutti gli uomini è sempre stato il più ostico: l‟ammissione di un errore…e che errore! Per 50 anni egli ha scritto, insegnato e dibattuto in tutto il mondo sul concetto che Dio era un invenzione dell‟uomo, ma continuando nei suoi studi ha seguito il suo pellegrinaggio della ragione passando come detto dalla fede ateista a quella teista. La capacità di Flew di ammettere l‟errore dei suoi scritti è notevole se si considera che viviamo in una società in cui nessuno ammette di aver sbagliato nemmeno sotto l‟evidenza. L‟evidenza ha dimostrato al più importante filosofo ateo del „900 che si sbagliava e che, guardando senza pregiudizi la realtà dei fatti, si può trovare Dio. Riguardo poi alla conversione di altri scienziati basti citare per tutti questa frase: “Le persone intelligenti non diventano cristiane”. Così affermò la dottoressa Holly Ordway, professoressa alla University of North Carolina e alla University of Massachusetts Amherst. Una frase che non desta sospetto alcuno sul suo pensiero rivolto ai cristiani e a coloro che sono credenti in senso lato. Semplicemente poco intelligenti. Poi però, sulla strada della ragione, colei che ebbe modo di dire quanto scritto sopra ha trovato la strada della conversione e nel suo libro “Un accademico razionale trova una fede radicale””, si è ravveduta convertendosi dall‟ateismo militante alla fede in Gesù Cristo. La professoressa, anche lei fervente atea, nonché sicura del fatto che uno scienziato autorevole non potesse credere in Dio, ha dovuto ricredersi sino a testimoniare: “E‟ una cosa difficile da guardare la verità, sopratutto quando essa è in contrasto con quello che hai sempre creduto. Non ero in cerca di Dio, io non credevo che Lui esistesse. Sono una professoressa universitaria: logica, intellettuale, razionale e atea”. A 31 anni però qualcosa ha cominciato a cedere: “La mia visione naturalistica del mondo era insufficiente a spiegare la natura della realtà in modo coerente: non potevo spiegare l‟origine dell‟universo e no n potevo spiegare la morale. Ho dovuto riconoscere che la visione teistica del mondo è sia razionalmente coerente che fortemente esplicativa, e soprattutto spiega tutto ciò che una visione naturalistica non può fare. Non c‟è da stupirsi che gli atei siano così ossessionati”. Come per Flew anche per la Ordway è proprio la spiegazione naturalistica ad averli condotti a Dio; non un semplice rimbambimento come sostenuto da Dawkins per Antony Flew ma vera e propria consapevolezza nel fatto che la visione materialistica della nostra esistenza non è soddisfacente. In Italia fa molto più notizia il fatto che Piergiorgio Oddifreddi scriva un inutile libro come “Perché Dio non esiste più”, di quanto non faccia scalpore il fatto che i maggiori atei del mondo si stiano convertendo al cristianesimo. Da citare infine un noto documentarista ateo che si è convertito studiando la Sindone. 152


Sono numerose le ragioni di gratitudine che il fa moso documentarista e regista David Rolfe dice di avere verso l‟Uo mo della Sindone: “ A t e o c o n v i n t o e c o n s a p e v ol e d e l l ‟ e s i s t e n za d i n u m e r os e r e l i q u i e f a l s e , h o p r o d ot t o i l m i o p r i m o d o c u m e n t a r i o s ul l ‟ a r g o m e n t o , T he S i l e n t W i t n e s s ( I l t e s t i m o n e s i l e n z i o s o ) , ne l 1 9 7 7 , d e c i s o d i s c o p r i r e e m o s t r a r e c o m e e d a c h i e r a s t a t a c o n t r a f f a t t a l a S i n d o ne . N o n p o te v o p e ns a r e c he c i f os s e u n ‟ a l tr a s p i e g a zi o n e ” . I suoi viaggi lo misero in contatto con diversi studiosi e scienziati della Sindone e “ n e l c o r s o d e l l ‟ o p e r a z i o ne l e v a r i e p r o v e ha n n o c o m i nc i a t o a c o m b a c i a r e p e r f e tta me n te ” . Ad esempio, lo storico Ian Wilson, utilizzando la sua conoscenza delle raffigurazioni artistiche di Cristo, ha formulato idee sul collegamento con il Mandylion di Edessa e Max Frei, botanico e perito giudiziario, ha completato la sua identificazione dei tipi di polline presenti sulla Sindone, molti dei quali appartenevano esclusiva mente alla Palestina e alla regione di Edessa. “ I l m i o d o c u m e n t a r i o , l u n g i d a l r i v e l a r e l a c o n t r a f f a zi o n e , è d i v e n u t o u n a r g o m e n t o a f f a s c i n a n t e p e r l a p r o b a b i l e a ut e n t i c i t à d e l l a S i n d o n e ” . Il progetto ha vinto il B r i t i s h A c a d e my A wa r d e molti altri premi internazionali. Il libro sulla produzione del documentario è divenuto un best seller nel Regno Unito. Louis Pasteur: “ P oc a s c i e n za a l l o n ta n a d a D i o, m a m o l ta s c i e n za r i c o n d u c e a L ui ” -

Tutto passa, solo Dio resta. Il regno animale (dotato di anima), vegetale (dotato di anima) e minerale (senz‟anima) servono solo a far riflettere l‟uo mo riguardo alla sua dignitosa grandezza spirituale (l‟esser dotato di un' anima in cui vi è l‟ infusione dello spirito divino) ma anche la sua responsabilità riguardo la capacità di decidere del suo destino eterno e di interferire su quello dei suoi simili, perché le potenzialità del nostro spirito sono 3: intelligenza (capacità di riflessione su Dio, di conoscenza di dio, di dialogo con Dio), immaginazione (capacità di ragiona menti astratti dal contingente grazie a concetti simbolici con significato figurativo) e libertà (capacità di prendere decisioni). Certa mente la nostra libertà non è quella assoluta di Dio ma è una libertà “predeterminata”, condizionata, limitata per 2 motivi. Innanzitutto, per il solo fatto di essere creature (es. il nostro genere sessuale già ci limita in un ruolo) e poi perché sia mo creature peccaminose (ad iniziare dalla superbia che è la radice di tutti i mali) quindi ulteriormente “ristrette” dal provvidenziale castigo di un Dio che conosce sia il futuro che realmente accadrà che il futuro che potrebbe accadere a causa delle nostre scelte: il futuro vero e quello futuribile (possibile, condizionabile). Tutto è grazia di Dio tranne l‟uso che facciamo del nostro libero arbitrio che è in fondo la capacità di corrispondenza o meno ai doni (in particolare all‟ordine morale) che ci dà. Se Dio ci mette alla prova è proprio perché tutti gli atti di libertà possono in qualche modo essere condizionabili tranne quello di amare. 153


Questo per nostra dignità e regalità di persone deve poter essere l‟atto di piena, assoluta libertà. Aver fiducia o diffidare nell‟Amore, considerare satana (e il suo Barabba di turno) benefattore e Dio (e il suo profeta di turno) come oppressore o viceversa. Difatti possiamo considerare il salutare castigo come l‟antibiotico in grado di contrastare validamente il batterio che alimenta il male; occorrono però i nostri anticorpi (umiltà e obbedienza) ovvero la nostra cooperazione per allontanare la causa infettante e ristabilirci in sanità e in una salute che ci preservi da rischiose recidive. L‟umiltà obbediente non è nient‟altro che considerarci ciò che siamo: esseri fragili, sospesi in questa realtà per volontà altrui d‟Amore. Se il Trinitario fa sperimentare soprattutto ai cristiani la solitudine, l‟inco mprensione, lo sbeffeggiamento, l‟infermità, ecc., è per farci comprendere che Lui solo è necessario, che dobbiamo rivolgere maggiormente lo sguardo al “cielo” e anche per non farci illudere che cambiando ambiente nazionale, familiare, religioso, lavorativo, ecc. ci si libera dal male: questo lo si troverà sempre e dappertutto! “E‟ per nascere a noi stessi che siamo nati”. (Pablo Neruda, scrittore cileno). “Bisogna dare alla luce noi stessi”. (Eric Fromm, psicologo tedesco).

Cosmogonia. La storia dell‟Universo inizia all‟incirca 14.000.000.000 di anni fa ( o 6.000 anni fa?). Poco prima di questo avvenimento la realtà non esisteva nella forma che conosciamo e sia mo abituati a concepire. Si suppone che nel mo mento iniziale, tutto fosse condensato in un punto di dimensione nulla e di energia infinita, dove il concetto di cronologia non aveva significato, perché il te mpo stesso doveva ancora nascere! Per cui il nucleo primordiale non è esploso in un punto dello spazio, ma ha creato lo spazio (insie me con luce, massa, ecc.). L‟istante 0, è dunque uno stato estremo, attualmente inaccessibile alla fisica che conosciamo. Invece, secondo l‟equazione di A. Einstein E=mc2 è possibile supporre che nel punto iniziale massa e forze erano così compenetrate da consistere in una singolarità. Alcuni miliardesimi di secondo dopo l‟esplosione le 4 forze fonda mentali (elettrondebole, gravitazionale, elettromagnetica, nucleare) che prima erano unificate, si separano. Possono formarsi ora le particelle fondamentali come i quark e i fotoni, che sono i mattoni della realtà ordinaria. Questi sono forte mente interagenti, in uno stato definito di “accoppia mento termico”. I fotoni hanno un' energia media così alta da impedire ogni possibile legame stabile tra i quark. L‟espansione, però porta via via a un graduale abbassamento della temperatura, fino al punto in cui l‟energia dei fotoni non è in grado di impedire la formazione dei coaguli stabili. Un millesimo di secondo dopo il “grande scoppio”, i quark si riuniscono formando tra l‟altro protoni e neutroni (particelle ordinarie). Col progredire dell‟espansione e del raffredda mento, questi poi si aggregano formando i nuclei ato mici. Quando la temperatura cala a 4000 gradi K (4000 gradi sopra lo zero assoluto), l‟attrazione elettrica tra i nuclei atomici e gli elettroni riesce a prevalere sull‟agitazione termica delle “ masserelle”, cosicché i nuclei atomici sono in grado di catturare nella loro 154


orbita (equilibrio di forza centripeta e centrifuga) gli elettroni che fino a questo mo mento si stavano muovendo liberamente per formare atomi elettricamente neutri. Dovranno in tutto passare circa 300.000 anni (o il biblico “giorno zero” ?) perché la materia diventi stabile formando 2 gas semplici: l‟idrogeno e l‟elio. A questo punto l‟Universo che prima era denso e compatto da essere opaco alle radiazioni, diventa trasparente ad esse, ciò equivale a dire che il “gas” di fotoni non è più costretto a seguire il destino del “gas” di masserelle, mentre quest‟ultimo si condensa gravitazionalmente in fra mmenti che daranno luogo alle galassie, le radiazioni rarefacendosi e raffreddandosi riempiono uniforme mente tutto lo spazio vuoto, propagandosi così fino a noi, come è stato osservativamente confermato. L‟epoca risalente a 300.000 anni dopo il Big Bang (o il primo giorno biblico?) prende il nome di “disaccoppiamento”, e siccome l‟Universo per la prima volta diventa trasparente, tale evento, può essere pensato, come all‟istante biblico del “Sia fatta la luce”. A causa dell‟espansione costante, l‟irraggia mento ha subito poi un ulteriore raffredda mento, che ha diminuito la sua temperatura, dai 4000K del disaccoppia mento, ai 3K attuali. Il graduale raffredda mento dell‟Universo fino a temperature inferiori ai 4000K (gradi sopra lo zero assoluto) ha quindi segnato la transizione da un' era “dominata dalla radiazione”, in cui la maggior parte dell‟energia era sotto forma di radiazione, a un' era “dominata dalla materia”, in cui la maggior parte dell‟energia era ed è tutt‟ora intrappolata dalla massa. “L‟uo mo è una passione inutile” (J. P. Sartre)… ma, “quand‟anche l‟universo lo schiacciasse, l‟uo mo sarebbe più nobile di quel che l‟uccide, perché sa di morire, e riconosce la superiorità (solo materiale) che l‟universo ha su di lui; mentre l‟universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero (presente anche in stato di incoscienza). In esso dobbia mo cercare la ragione per elevarci” (B. Pascal).

Nessuna cosa naturale è causa del proprio essere e di altri esseri. Ora però la domanda sorge spontanea: da dove viene l‟infinitesimo embrione primordiale densissimo e caldissimo (sottoposto a elevatissime pressioni e temperature) responsabile: della “grande esplosione”; del successivo plasma indistinto; e, della conseguente dissociazione tra massa e forze? La logica fa rispondere che si tratta certamente di una causa che è in antitesi e antecedente a ciò che chiamiamo energia. Insomma, da tutte le considerazioni suddette, bisogna obiettivamente riconoscere senza alcuna animosità e con onestà intellettuale, che ci sono fondati motivi per credere che la Natura: non è un eterno ritorno di un' evoluzione casuale di una materia che esiste da sola dall‟eternità, bensì una Storia ben progettata da un Essere Assoluto, quindi con un inizio e una fine della materia attuale. Nessuna vita (anche quella clonata) sarà mai uguale a quella di un'altra. Così' come non ci sarà mai un “pezzo” di minerale identico ad un altro fosse anche il diamante più puro. 155


Spazio e tempo, poi, esistono per noi che, essendo limitati, non possiamo vedere la realtà tutta distesa e presente come è, ma la vediamo e sentia mo scorrere un poco alla volta. Per afferrare questi concetti, si pensi a una persona seduta sulla sponda di un fiume, che vede l‟acqua passare e trascinare con se gli oggetti più vari. Si immagini ora che la stessa persona dall‟alto di una cima possa vedere con un solo sguardo tutto il fiume dalla sorgente alla foce, con tutti gli oggetti contemporaneamente presenti. Questo esempio, limitato come tutti gli esempi, ci può essere d‟aiuto a capire in che senso l‟Onnipotente vive uno stato di eterno presente (che Lui cambia ad ogni istante in base alla somma dei liberi arbitri dell‟umanità), mentre chi ha una percezione limitata come noi, crea la realtà apparente del tempo e dello spazio. In definitiva, scienziati e filosofi cristiani spiegano che: l‟uomo pur facendo parte del biocosmo lo trascende: rimane uomo e mantiene tutta la sua dignità, anche se è embrione o in stato di co ma. Quando deboli e indifesi sono selezionati, abbandonati, uccisi, utilizzati co me materiale biologico, sono trattati non come qualcuno ma come qualcosa. Ovviamente denunciare tutto ciò al “ mondo” è considerato ingerenza oscurantista, ostilità alla scienza, ottusa resistenza al moderno... Ecco perché tutti i credenti si devono impegnare con tutte le forze a difendere i valori non negoziabili. La Chiesa dunque non si deve limitare a trasmettere solo il messaggio della salvezza umana, ma anche del resto del creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico, cioè difendere l‟ecosistema, ma anche proteggere l‟uomo dalla distruzione di se stesso (“ecologia dell‟uomo”). Quando i soli e le nebulose saranno passati per essere trasformati, i santi saranno ancora viventi e gloriosamente rinnovati. Coraggio ! Una eterna realtà meravigliosa ci aspetta di là dall‟orizzonte cronologico insieme al Salvatore che è il centro e il fine della storia umana. L‟Eterno, che è padrone della Storia, ne conosce il senso segreto (Qoelet).

Grandi idee e grandi dichiarazioni. Le radici del pensiero materialista, nella forma di credo dogmatico volto a negare la creazione, risalgono all‟antichità. La maggior parte dei filosofi pagani nella Grecia antica propugnò, insieme alle idee panteistiche, l‟idea dell‟evoluzione o comunque l‟equivalenza tra animale e uomo. Basti ricordare l‟affermazione di Aristotele “L‟uo mo è un animale implume”. Non fu tuttavia l‟antica filosofia pagana ma la fede nel Dio biblico a giocare un ruolo determinante nello sviluppo etico delle società occidentali e quindi nel conseguente incremento delle scienze moderne. La maggior parte dei grandi scienziati della storia sono stati infatti persone che credevano o che speravano nel Dio biblico e che si avvalsero dello studio scientifico per scoprire gli aspetti sconosciuti del Cosmo da Lui creato e di conseguenza comprendere la Sua personalità. Ognuno di noi, certa mente, avrà sentito parlare dei grandi scienziati, che con le loro ricerche nel campo della fisica, dell‟astrono mia, della robotica, della biologia, ecc., hanno reso un importante servizio all‟umanità che cerca di rialzarsi e riprendersi in 156


vario modo dal suo “inizio involutivo”. Le loro grandi idee sono famose, invece poco note o del tutto sconosciute, a causa della predominante disinformazione mediatica massonica, sono le dichiarazioni di alcuni di essi, che testimoniano quali siano stati i loro sentimenti religiosi. Eccone alcune: “Se scoprissi nuove terre, se potessi proclamare il Vangelo dove non è mai stato annunciato, se potessi tradurre la Bibbia in una nuova lingua, allora potrei affermare di non essere vissuto invano”. David Livingstone (1813-1873), medico ed esploratore. “Più mi avvicino al termine della mia esistenza terrena, più apprezzo la grandezza dei doni di Dio all‟uo mo peccatore: in questo modo l‟avvenire si illumina di speranza e di gioia. Provo comunione con Lui e questo mi rende felice”. Samuel Morse (17911872), fisico, inventore dell‟alfabeto che porta il suo nome. “Potessi almeno conservare solo il ricordo di queste 2 cose: io sono un grandissimo peccatore; Gesù è un grandissimo salvatore!”. Isaac Newton (1642-1727), mate matico, fisico ed astronomo. La mia scoperta più bella? E‟ che in Gesù ho trovato il mio Salvatore ! Questa scoperta avrà per me delle conseguenze eterne. E‟ l‟unica che, al di là della tomba, conserverà tutto il suo valore”. James Simpson (1811-1870), medico, scopritore del cloroformio e delle sue applicazioni come anestetico. Sono tanti i grandi scienziati profondamente cristiani: da James Prescott Joule (1818-1889) a lord Kelvin, William Thomson (1824-1907), da James Clerk Maxwell (1831-1879) a Luis Pasteur (1822-1895) che disse “Un po‟ di scienza allontana da Dio ma molta vi riconduce”. Che dire poi di Alessandro Volta (1745-1827) e di Guglielmo Marconi (1874-1937) che sono stati veri amanti e propagatori del Santo Rosario ( rosario di parole d‟amore). “Che grande il nostro Creatore che dalla natura ci permette di ricavare il necessario per una vita dignitosa in attesa di giungere alla beatitudine eterna”. Questo è il senso del pensiero del cattolicissimo Galileo Galilei (1564-1642), fisico, matematico e astronomo. Considerato unanimemente come il padre della scienza moderna, avendo egli unito il principio di causalità col metodo sperimentale. Questi, infatti, sono i cardini della moderna ricerca scientifica e del progresso tecnologico. Rispetto alle affermazioni suddette è molto più celebre quella di G. G.: “il libro della natura è scritto in un linguaggio mate matico”. Tale affermazione implica che l‟Universo sia strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la ragione soggettiva (la matematica come tale è una creazione della nostra intelligenza) e la ragione oggettivata dalla natura (formata dunque dal Creatore dell‟intelligenza umana). Galileo fu uno dei primi scienziati a voler conciliare le verità scientifiche con le verità della fede cattolica. Per lui Scienza e Fede (quella Cattolica) non interferiscono affatto, dato che lavorano su piani separati. Secondo la visione galileiana, esistono 2 “libri” che sono in grado di rivelare la stessa verità, anche se attraverso 2 camp i diversi: uno è la Bibbia che indica la via della salvezza dell‟anima (scritto in termini scientificamente approssimativi per essere compreso da tutti), l‟altro è la Natura che è il luogo della salvezza ( la quale deve essere letta in maniera scientifica per essere ben 157


interpretata). Egli dovette difendersi dalle accuse di eresia provenienti da alcuni eminenti studiosi ed ecclesiastici dell‟epoca, poiché le sue scoperte contrastavano, apparentemente, con alcuni passi della Bibbia: nell‟Antico Testamento si dice infatti che Dio tenne fermo il Sole per un “lungo giorno” per permettere a Giosuè e agli Ebrei di vincere sul ne mico, mentre invece Galileo sosteneva che fosse la Terra a girare intorno al Sole. Questi tuttavia obiettò alle accuse affermando che la Bibbia non è un trattato di Astronomia e che “le proposizioni profferite dagli scrittori sacri su ispirazione dello Spirito Santo avevano lo scopo di adattarsi a un popolo assai rozzo e indisciplinato”. Ecco a tal proposito un commento estrapolato da una Bibbia Cattolica: “ Nei Sacri Libri spesso si parla di fenomeni naturali secondo che appariscono ai sensi, quindi le parole del libro di Giosuè (10,12-14) vanno intese come una fermata apparente del Sole e della Luna, che ebbe come conseguenze un prolungamento del giorno. Non è verosimile l‟arresto di tutto il sistema planetario (anche se a Dio tutto è possibile). Si suppone allora che il fatto miracoloso sia stato ottenuto con una deviazione della direzione naturale dei raggi del Sole, facendoli cadere o direttamente o per mezzo della riflessione o rifrazione sul campo di battaglia”. O addirittura ci può essere stata la te mporanea co mparsa di un sole soprannaturale del tipo di quello comparso a Fatima, Medjugorje, Roma: come sopraddetto (La fotonica al servizio di Maria). Il dato che la materia porta in sé una struttura matematica è il fondamento sul quale poggiano (per grazia di Dio) le moderne scienze della natura. Ovvia mente se la materia avvicina al “Grande Architetto” è la fede che ci fa conoscere il suo carattere intimo (Papa Ratzinger).

La pentade scientifica che ha rivoluzionato la vita materiale. L‟uomo e la sua sicurezza devono costituire la prima preoccupazione di ogni avventura tecnologica. Non lo dimenticate mai quando siete immersi nei vostri calcoli e nelle vostre equazioni (A. Einstein). 1. Il nome di Leonardo da Vinci è ben noto a tutti: il grande genio, con la sua straordinaria fantasia, aveva immaginato elicotteri, sommergibili, carri armati, macchine per lavorare metalli, per trasportare pesi, ecc. Eppure non riuscì a realizzare nessuno dei suoi progetti, perché non possedeva un motore. L‟uo mo sapeva utilizzare l‟acqua di una cascata o la forza del vento per muovere una ruota di un mulino, sapeva farsi aiutare dai cavalli, ma non aveva ancora inventato un motore semplice, maneggevole e facile da trasportare. Nella seconda metà del Settecento, un geniale inventore scozzese, James Watt, spalancò le porte alla moderna tecnologia. Nel 1757 gli fu portato, perché lo riparasse, un motore a vapore (inventato dall‟inglese Newcomen) che veniva usato nelle miniere per pompare l‟acqua fuori dalle gallerie. Questo motore, però, era molto ingombrante e veniva in genere usato in alternativa 158


alla forza dei cavalli. Watt cominciò ad analizzarlo e, proprio come faceva da bambino, lo smontò, cercando di evidenziarne i difetti. Intuì allora che, per migliorare le prestazioni della macchina, il vapore che forniva l‟energia meccanica doveva essere surriscaldato e poi raffreddato molto bruscamente. Aggiunse così un condensatore del vapore e altri artifici di sua invenzione, per cui il rendimento del motore migliorò notevolmente. Da allora il motore watt trovò innumerevoli applicazioni e fornì l‟idea per la costruzione della prima locomotiva, progettata da George Stephenson nel 1820. 2. L‟elettricità vanta un grande e lungo periodo storico nel quale numerosi scienziati si cimentarono in esperimenti, talvolta anche semplici, ma sempre determinanti per quelli successivi. Lo stesso no me, elettricità, fu coniato molto tardi e sta ad indicare il mistero che ha sempre avvolto questa parte della scienza. Una delle più antiche osservazioni fu fatta da Talete il quale, 2.600 anni fa, notò come l‟ambra strofinata con altre sostanze attraeva piccole piume. Nel primo secolo dopo Cristo, Plinio paragonò questa proprietà dell‟ambra a quella della calamita che attira il ferro. Parlò anche della torpedine, un pesce capace di produrre delle forti e pericolose scosse elettriche. Egli, però, non fu in grado di mettere in relazione questi feno meni che, invece, sono collegati tra loro. William Gilbert, medico di corte della regina Elisabetta I d‟Inghilterra, alla fine del Cinquecento volle approfondire l‟esperienza di Talete, confrontandola con la forza della calamita. Riferendosi al no me greco dell‟ambra, chiamò per la prima volta “forza elettrica” la misteriosa energia su cui l‟uomo cominciava a indagare per scoprire i segreti. Benjamin Franklin, nel 1702, conoscendo questi fatti, inventò il parafulmine. Il fisiologo bolognese L. Galvani, durante i suoi esperimenti di biologia, fece un' importante scoperta. Nel 1780, mentre era intento a ripetere con gli allievi gli esperimenti sui nervi delle rane, gli capitò d i toccare con la punta di ferro un muscolo di una rana posta su di un tavolo metallico, facendo sobbalzare la rana. Colpito da questo strano feno meno, volle fare alcune prove per osservare il co mporta mento dei muscoli dell‟anfibio in presenza dei fulmini. Egli fissò con un' asta di rame una rana morta alla ringhiera di ferro della sua finestra, ma nel fare questo notò che i muscoli si contraevano ogni volta che il rame toccava il ferro della ringhiera. Ripeté allora l‟esperimento in laboratorio, usando un compasso con una punta di ferro e una di rame e osservò che toccando le estre mità del muscolo con le 2 punte, questo si contraeva. Arrivò quindi ad affermare che i tessuti della rana contengono elettricità. Questa scoperta mise in subbuglio tutti gli scienziati del mondo e fu da alcuni di essa contestata. Tra questi vi fu Alessandro Volta che, pur riconoscendo l‟importanza della scoperta del collega, ne confutò la validità nel 1799, quando, non persuaso dalle spiegazioni del Galvani affer mò che l‟elettricità non si trovava nell‟animale, ma si originava dal contatto tra 2 materiali diversi (ferro e rame) e quindi la contrazione dei muscoli della rana era dovuta ad una scossa elettrica. Dimostrò quanto detto costruendo la pila che da lui prende il nome. S‟accorse che ponendo un dischetto di zinco su uno di rame, separati da uno strato d i acido solforico, si creava una reazione chimica che produceva sui dischetti un accumulo di cariche di segno opposto, determinando così una piccola differenza di potenziale elettrico. Ponendo una “pila” di dischetti, uno di zinco ed uno di ra me, 159


separati da uno strato di acido, riuscì ad aumentare la differenza di potenziale tra il primo e l‟ultimo dischetto al punto tale che, collegandoli con il filo conduttore, poteva creare una corrente elettrica. Il Volta fu dunque il primo scienziato che, mediante la sua pila, trasformò l‟energia chimica (dovuta alla reazione tra rame, acido e zinco) in energia elettrica. Con le scoperte di Volta e Galvani ebbe notevole impulso lo studio dell‟elettricità in quanto, finalmente, si poté ottenere la corrente elettrica che, a differenza dell‟elettricità statica, considerata una semplice curiosità, poteva venire facilmente utilizzata. Invenzioni e scoperte si susseguirono in molti Paesi a ritmo accelerato. Allo scienziato Ohm spetta il merito di aver formulato la legge che regola il passaggio della corrente attraverso i conduttori. Una delle prime e più rivoluzionarie applicazioni della corrente elettrica fu il telegrafo di Samuel Morse (1791-1872). Il fisico inglese M. Faraday (1791-1867) fece alcuni esperimenti con i magneti per produrre elettricità e scoprì le basi di funziona mento di un generatore elettrico. I primi studi siste matici sull‟elettromagnetismo si devono dunque a Faraday, che realizzò il primo vero elettro magnete. Ora la prima sfida rivoluzionaria è il fotovoltaico da pigmento organico e formato da pannelli duttili, tali da essere attaccati co me una pellicola su qualsiasi superficie, anche su un‟auto o la faccia di un edificio. L‟altra grande sfida è quella di ottimizzare le infrastrutture di distribuzione elettrica grazie alle tecnologie integrate. Attualmente tra il 40 e il 70% di energia elettrica prodotta nel mondo va sprecata perché le reti di distribuzione non sono efficienti. 3. Alla fine dell‟Ottocento, arrivò il fatto bomba dal quale prese avvio la maggior parte della fisica attuale: la scoperta della radioattività naturale grazie ai coniugi Curie e a H. Becquerel. In particolare i coniugi isolarono un elemento sconosciuto, il radio, il quale emanava onde e particelle: i raggi alfa (protoni), beta (elettroni) e gamma (raggi senza peso, né carica elettrica cioè onde o perturbazioni elettromagnetiche con frequenza quasi tutte situate oltre l‟ultravioletto e molto penetranti). Questo fatto inaspettato portò innanzitutto a 2 conseguenze entra mbe fondamentali: fece balzare in primo piano il ruolo delle cariche elettriche nella costituzione della materia e frantumò l‟atomo stesso, non più concepibile come pallina indivisibile e compatta, visto che unisce particelle e radiazioni. Dopo 10 anni il fisico danese Bohr presentò il suo tuttora valido modello di ato mo, formato cioè da un piccolissimo nucleo in cui è concentrata quasi tutta la massa, e da uno a 92 elettroni a seconda dell‟elemento chimico, che gli girano vorticosamente intorno. Il nucleo è costituito da protoni, tanti quanti gli elettroni intorno, più un numero variabile di neutroni (ciascuno dei quali è l‟associazione strettissima di un protone con un elettrone) e le particelle subnucleari le quali non sono le famose palline compatte, ma sono anche pacchetti di onde ( una specie di ondulazioni circoscritte), sono anzi onde di probabilità: la probabilità di trovare qualcosa entro l‟ondulazione stessa, di cui l‟unica proprietà che conosciamo con certezza è che non si tratta di palline ma di vibrazioni nel vuoto. Inoltre tra un pacchetto ondulatorio e l‟altro vi sono enormi spazi vuoti, per cui non più di un miliardesimo di un miliardesimo dello spazio è occupato dalla cosiddetta materia solida. Però si può dire, almeno rimane 160


l‟impenetrabilità di un tavolo da parte di un dito di una mano: certamente rimane, ma non perché alla materia del dito si oppone quella del tavolo, viceversa perché i relativi spazi quasi vuoti sono sedi di forze (campi di forze) elettriche e magnetiche che risultano invincibili per il dito. 4. Pochi anni dopo la scoperta della radioattività, un altro evento diro mpente scosse il non più tranquillo mondo dei fisici. A. Einstein pose le basi del modello della relatività grazie alla quale si è dimostrato che spazio e tempo sono un'unica realtà (inscindibili e interdipendenti) con almeno 3 dimensioni spaziali ed una te mporale, intimamente connesse. Inoltre vi sono 2 tipi di energia ( materia) quella “strutturata” (la massa) e la “destrutturata” (la radiazione) che sono intercambiabili a certe condizioni. Le bombe su Hiroshima e Nagasaki nel 1945 diedero l‟orribile prova che E = mc2. Questa formula ci dice per l‟appunto, che una piccola quantità di materia (massa) può sprigionare una forte quantità di energia (radiazione), e viceversa. Einstein ci ha dunque spiegato che il tempo e lo spazio sono proprietà della materia (energia) per cui nell‟aldilà non ci sono più un tempo e uno spazio correlati, perché non sono uniti dalla materia; ecco il perché delle istantanee plurilocazioni conte mporanee di Gesù (che accoglie i suoi morenti) e di Maria ( che appare ai veggenti di Medjugorje nello stesso istante anche se stanno in diverse parti della Terra). Il tempo dipende dalla forza di gravità. Più ci si avvicina al Sole, più diminuisce il movimento dell‟orologio, con un minimo di movimento sulla “superficie” solare. Invece “su” un buco nero l‟orologio si ferma. Il tempo dipende dalla velocità di movimento di un corpo. Consideria mo 2 ge melli (di 30 anni), uno dei quali lascia la terra a bordo di un razzo mentre l‟altro resta sul nostro pianeta. Il razzo accelera quasi fino alla velocità della luce nel suo viaggio verso una stella che dista 10 anni luce. Un anno luce è la distanza che la luce percorre in un anno, una distanza enorme ! Supponia mo che v = 0,995c., cioè che il razzo viaggi alla velocità costante v = 0,995c (c, velocità della luce) in accordo con la formula di dilatazione del tempo, nel razzo il tempo stesso scorre 10 volte più lenta mente che sulla terra. Per il gemello sul razzo il viaggio verso la stella e ritorno è durato solo 2 anni, mentre per quello rimasto sulla terra avrebbe richiesto un po‟ più di 20 anni. In pratica il gemello sul razzo è invecchiato di soli 2 anni (32) rispetto a quanto sarebbe invecchiato (20 e più) rimanendo sulla terra, mentre l‟altro gemello, purtroppo per lui, è invecchiato di 20 anni e oltre (ha oltre 50 anni). Questa è la legge di dilatazione temporale: Lo scorrere del tempo è differente per osservatori che si muovono differentemente l‟uno rispetto all‟altro. Tanto più ci si avvicina alla velocità della luce, tanto più il proprio orologio rallenta rispetto all‟orologio di un'altra persona immobile. Anche il te mpo dunque è relativo, per cui tale proprietà della materia (energia) deve avere un assoluto come punto di riferimento: l‟eternità. Nelle leggi della natura si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordina menti umani è al confronto un riflesso assoluta mente insignificante… Quello che davvero mi interessa è se Dio, quando creò il mondo, aveva scelta (Albert Einstein). 161


5. Negli stessi anni del Novecento si compì il terzo ed ultimo dei grandi eventi che sconvolsero la fisica e con essa la nostra veduta circa la natura e la costituzione dell‟Universo, dall‟infinitamente piccolo all‟infinita mente grande: la formulazione della teoria dei quanti, cosiddetta quantistica meccanica, che diventò poi anch‟essa un principio fonda mentale della scienza. Il fenomeno era l‟irraggiamento di onde (perturbazioni dell‟etere) dei corpi che come abbia mo visto avviene mediante l‟emissione di onde elettromagnetiche entro uno spettro di frequenze dipendente dalla temperatura. Tale emissione era supposta continua, trattandosi di onde, ma non si riusciva ad esprimere in termini matematici coerenti le leggi sperimentalmente trovate che regolano tale fenomeno. Il fisico tedesco Max Plank allora, in un tentativo di soluzione, introdusse un artificio matematico, che funzionò egregiamente: se l‟emissione di onde elettromagnetiche, invece che continua, fosse pensata come espunzione di grumi di energia a sciami (chia mati quanti o fotoni), si arriva ad una formula che racchiude in sé tutte le leggi del fenomeno con completa precisione. Fra i primi ad intuire la fecondità dell‟espediente fu Einstein, che contribuì grande mente allo sviluppo della teoria e alla sua conferma sperimentale. I fotoni, quindi, sono risultati entità reali (secondo la scienza) cioè misurabili, che, come tutte le altre particelle, sono dotate di una doppia natura ondulatoria e corpuscolare: sono onde e particelle, a seconda degli esperimenti cui vengono sottoposti. Certo, è proprio così: se le vogliamo studiare come onde, tali si comportano, se le vogliamo studiare come particelle (purché rinunziamo alla pretesa di considerarle come le famigerate palline), si prestano docilmente ai nostri desideri. Solo, mentre le particelle “ materiali” (elettroni, protoni, neutroni, con i loro componenti e derivati) hanno un peso, dunque una massa, i fotoni, essendo atomi di luce, sono pura energia senza massa. Ciò poi si integra bene con la famosa formula di Einstein E= mc2 (dove c è la velocità della luce nel vuoto) che stabilisce un' equivalenza tra massa ed energia. L‟equivalenza però non va presa nel senso dell‟intercambiabilità a piacimento; la massa è massa e l‟energia è l‟energia: ma se in un evento scompare parte della massa, da qualche parte deve co mparire l‟energia equivalente, e viceversa. La quantità di energia di cui i quanti sono portatori (più esattamente di cui sono costituiti) non è la stessa per tutti, ma risulta proporzionale alla frequenza delle onde associate o, se si preferisce, è tanto maggiore quanto più la lunghezza d‟onda è piccola. Perciò, tale energia è massima nei raggi gamma, poi vengono nell‟ordine i raggi x (artificiali), la radiazione ultravioletta, la luce, l‟infrarosso, le microonde e, più deboli di tutte, le onde radio (artificiali). Da queste scoperte si sono chiarite le 4 forze fonda mentali della natura. 1. Le forze elettromagnetiche, che sono alla base di molti fenomeni molecolari, come l‟attrito. 2. La forza di gravità, che è responsabile del peso degli oggetti, ma anche della forma e dell‟evoluzione delle galassie. 3. Le forze nucleari, che garantiscono la coesione dei nuclei atomici… e, spezzate, liberano moltissima energia.

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4. La forza nucleare debole, che ha un effetto particolare: fa in modo che le particelle più pesanti “decadano” in particelle più leggere, provocando la radioattività. “Da dove veniamo e dove andia mo? Da un senso di onnipotenza… ho poi imparato l‟enor mità dell‟ignoranza umana” R. Saban del CERN di Ginevra. “Il razionalis mo e lo scientis mo, volendo eliminare dal mondo dell‟uo mo tutto ciò che gli sfugge, gli hanno dato il triste volto di un tempio sconsacrato (J. Daniélou).

Il tradimento di Galileo. Di Bertolt Brecht …Io credo che la scienza non possa avere altro scopo che di rendere sicura l‟esistenza umana; ma se si apre la strada alla coercizione, la scienza può rimanere fiaccata per sempre. Ogni nuova macchina non sarà che l‟ incentivo a nuovi triboli per l‟ uomo e quando, nei tempi dei tempi, tutto lo scopribile sarà scoperto, il progresso finirà col distogliersi dal bene delle moltitudini. Peggio ancora, tra voi scienziati e le genti si scaverà un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka risponderà un grido di orrore universale. “Alla natura si comanda solo ubbidendole” (Francis Bacon). Non si può ubbidire alla natura contaminata dalle colpe dei suoi custodi, si può solo ubbidire al Padrone della natura. “Quando una sola persona ha un sogno rimane solo un sogno. Quando due o più persone fanno lo stesso sogno allora è l‟inizio della realtà (canzone brasiliana).

Così è, anche se non vi pare. In conclusione della parte prettamente scientifica, possiamo tranquillamente affermare che la realtà in cui siamo immersi è formata da particelle “solide” (massa + onda) di energia strutturata (le quali si uniscono a formare dai batteri alle balene, dalle molecole dell‟aria ai pianeti). Tali particelle solide sono immerse in un mare di particelle quantiche (aventi per così dire solo un'onda) di energia destrutturata (il cosiddetto vuoto extracorporeo) in costante lieve ondulazione (come le linee di leggerissime onde marine), le quali normalmente non sono percepite dagli strument i umani (sensi biologici e artificiali). Però, (se consideriamo solo le creste senza l‟avvallamento, difatti il “ mare” è sempre in ondulazione) quando si formano intermittenti banchi d‟onda più grandi dello stato stazionario (una “ola” di grado superiore fatta dalle particelle), innescati dal movimento perturbatorio (ondulatorio) delle particelle “solide” (aventi massa ondulatoria), queste si possono percepire. Si può immaginare ciò come quando si butta verticalmente un oggetto rotondo, per es. una boccia, in un lago d‟acqua. I corpi (i viventi del regno animale, vegetale e misto) e gli oggetti (i non viventi del regno minerale) sono formati, in' ultima analisi, da 163


particelle “solide” (dalla doppia natura corpuscolare e ondulatoria), immerse in particelle quantiche (di natura solo perturbativa) elettriche e magnetiche (che formano il vuoto intracorporeo). La forza e la densità di un corpo vivente e non vivente dipende dal suo stato fisico (solido per i viventi; solido, liquido, gassoso per i non viventi), quindi dalle condizioni esterne di temperatura e pressione, e, dalla intima natura chimica delle (cioè dal tipo di) particelle “solide” (materiali) e quantiche (derivate dall‟irradiazione delle “solide”). La scienza ha poi verificato che ad ogni tipo di particella corrisponde un tipo uguale e contrario. Perciò, accanto alle particelle materiali di cui siamo visibilmente fatti e accanto alle particelle ondulatorie che rie mpiono il vuoto (corporeo ed extracorporeo), ci sono le corrispondenti fatte di componenti opposti: ecco quindi gli antiquark (antiprotoni, ecc.) e gli antifotoni, che vanno a formare l‟antimateria, anch‟essa stabile per conto suo. Vi è dunque un Universo parallelo con l‟antimateria degli oggetti: pronta a formare i “cieli nuovi e terra nuova” dell‟aldilà glorioso (paradisiaco) o tenebroso (infernale), e l‟antimateria dei corpi: pronta a formare i “nuovi abitanti” del sempiterno Universo riglorificato o, dell‟altro Universo: quello rimaledetto per sempre. “La miglior sorte dell‟ uomo pensante è di aver indagato l‟indagabile e di conte mplare serenamente l‟insondabile”. J. W. Goethe (1794-1832). “Moltissimi sono coloro che credono di sapere, pochissimi ne conoscono una piccola parte, solo uno sa tutta la verità: Dio” (Galileo Galilei).

Tempi Moderni. Questo inverosimile succedersi di scoperte dell‟intelletto (le più importanti delle quali sono sopra elencate) avvenute nel giro di tre secoli ha conferito nelle mani dell‟uo mo non solo il potere di manipolare la massa ma anche di sfruttare l‟incredibile energia contenuta nelle masse e nello spazio tra le masse. Conseguenza è che ora l‟umanità ha le potenzialità per autodissolversi: come se non bastassero gli avversi eventi naturali, a loro volta spie e conseguenza del malessere umano, che ha trasformato la storia in un infinito macello fratricida. Mai il mondo ha conosciuto una potenza di illuminazione come il nostro, abbiamo la capacità trasformare ogni energia in energia luminosa, eppure le nostre luci ci confondono. E‟ come se avessimo rubato i colori all‟arcobaleno per cui nel nostro futuro riuscia mo a vedere solo spettri. Vivia mo in uno stato di perenne e mergenza che favorisce ogni specie di “tirannia del momento”: con buona pace dei socialdemocratici. Produciamo e trasformia mo di tutto, cambiamo tradizioni, inventiamo nuovi modelli di vita, ci appassioniamo a tutte le novità, sappiamo trovare di tutto (tranne l‟anello mancante tra uomo e scimmia), inventiamo motori di ricerca tele matica sempre più raffinati per aprirci a tutto lo scibile, ma abbia mo perso sia la bussola (Maria) che il punto di riferimento (Gesù). Tutto sembrerebbe essere più 164


veloce, facile, a portata di mano…invece è diventato tutto più complicato, ci manca il tempo, continuiamo ad essere pieni di bisogni, appagabili solo mo mentaneamente. Dilagano i reciproci messaggi d‟amore sul web e sulle reti di telefonia mobile e fissa, ma spesso i rapporti interpersonali si rivelano veramente virtuali: così chat, sms, blog, ecc. finiscono anche per rivelarsi vere e proprie mostruose trappole sataniche. Eppure non vogliamo accettare il fatto che questa società, prima di subirla, l‟abbiamo costruita, e che la generazione laicista della “risata che vi seppellirà” è fallita nel progetto e nelle prospettive. Come in “Odissea nello spazio” abbiamo creato una macchina che non sappiamo più spegnere. Ci passa davanti tutto (“dalle major alle maison”), ma niente ci prende (“né griffe né boutique”), ci motiva (“neanche le star siliconate, palestrate e lampadate”) e ci dà felicità (né pupe, né pupi, e neanche i burattinai), anzi ci dà solo labilità emotiva. Perché ? Perché se tra di noi non c'è l‟amore di Gesù, l‟ Amore che si è fatto voce e sguardo, tutto resta senza senso e la vita che ne può nascere è solo un alternarsi di illusioni e disillusioni: un' anticipata bolgia infernale. “Via via che aumentano le possibilità tecnologiche dell‟uo mo, le possibilità di sopravvivenza dell‟ecosistema sul nostro pianeta si restringono”. (Renè Girard, antropologo). “Il problema ai nostri tempi è che il futuro non è come è sempre stato” (Paul Valèry). “La barca fa acqua da tutte le parti, il mondo incantato della globalizzazione e del boom del capitalismo da casinò è vittima di crisi di portata più o meno ampia, a intervalli sempre più brevi” (Ernst Lohoff, da “Manifesto contro il lavoro”, ndr). Tempo fa il celebre chitarrista Neil Young diffuse un video online con una canzone sull‟avidità dei banchieri intitolata “Fork in the road”, ovvero “Un bivio sulla strada” che lanciava un' accusa a Wall Street. C'è un aiuto (economico) in arrivo, ma non è per te, è per quei viscidi ( grandi manager) che nascondono ciò che fanno”. “Le crisi economiche? Sono una rinascita creativa. I grandi traumi sono molto stimolanti per la creazione letteraria” (Mario Vargas Llosa, scrittore). Grandi crisi dunque e grandi ispirazioni: ma non è meglio una ricreazione spirituale cristiana, come dimostra sempre la realtà che non si vuole vedere? Di Albero Purpureo

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Gente che corre. Di Franz Kafka. “Se camminiamo di notte per strada e un uo mo ci corre incontro, visibile da lontano, perché la strada è in salita e c'è la luna piena, non faremo nulla per trattenerlo, anche se è debole e lacero, anche se qualcuno lo insegue gridando, ma lo faremo continuare nella sua corsa. E‟ notte e non è colpa nostra se la strada sale sotto la luna piena, inoltre può darsi che i due abbiano inscenato l‟inseguimento per gioco, forse entra mbi inseguono un terzo, forse il primo viene inseguito senza colpa, forse il secondo ha intenzioni omicide e noi diventeremmo complici dell‟assassino, forse i due non sanno nulla l‟uno dell‟altro e ciascuno corre, per suo conto, a letto, forse sono sonnambuli, forse il primo è armato”. Questo breve racconto rappresenta l‟incapacità dell‟uomo moderno ad essere solidale con chi ha bisogno e quindi la ricerca di un alibi per giustificarsi, oppure il senso di solitudine che deriva dalla nostra incapacità di aderire alla realtà. Kafka si sente addirittura straniero a se stesso, in quanto si sente calato in un contesto, in un “ordine” che ha già deciso al suo posto. La disumanità del computer sta nel fatto che, una volta progra mmato e messo in funzione, si co mporta in maniera perfettamente onesta (Isaac Asimov, scrittore fantascientifico

La Ragione illuminata dalla Fede. E‟ questa la soluzione salomonica: con la ragione dunque si può dimostrare che Dio esiste; ma, per credere che sia trascendente Trinità D‟Amore, occorre la Fortuna Divina (la Grazia meritata da componenti della propria stirpe) di vivere in un contesto cristiano che faccia acquisire il senso del Vero, Bello, Buono e dunque la Fede. Solo in tal modo si può comprendere che l‟Assoluto ha sposato la condizione umana, tranne il peccato, e patì per i nostri peccati. Trinità che può essere ben rappresentata dall‟immagine del Gesù Misericordioso: col cuore che simboleggia la sede di Dio Padre e i raggi di luce, lo Spirito Santo. E‟ la verosimiglianza e non la verità che ci deve portare a credere che è verità la vicenda di Gesù altrimenti la fede non sarebbe fede ma visione. Se la storia è il te mpo della misericordia di Dio, la fede è lo spazio della libertà di Dio. Il relativis mo (la sofistica), è l‟idea umana secondo cui quello che è vero per una persona può non essere vero per un'altra ed entra mbe possono avere “ragione”. I relativisti (politeisti etici), citano spesso la domanda che Ponzio Pilato rivolse a Gesù: “Che cosa è la verità?”. Questo interrogativo rispecchia un atteggia mento cinico, come se si volesse dire: “la verità oggettiva? Che cosa è mai? La verità non esiste! Esistono solo verità soggettive, solo punti di vista personali”. Eppure a costoro basterebbe porre delle domande del tipo: “chi di noi salirebbe a bordo di un aereo se non fosse convinto che le leggi dell‟aerodinamica sono una verità assoluta?”. Se esiste la relatività è perché esiste sempre un assoluto cui fare riferimento.

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Il caso non esiste: tutto quello che accade ha un senso proprio a causa della presenza delle leggi (fisiche, chimiche, biologiche e morali) che regolano e limitano il tutto. Sono comprese anche le nostre più caotiche decisioni, è compresa la tecnologia, il frutto del nostro ingegno che, a un certo punto, oltre a pro mettere di liberare l‟uomo dai lavori ripetuti e faticosi, sembrava promettere il paradiso in terra e la quasi immortalità, ma fino ad ora i gli effetti collaterali sono ben superiori ai benefici: terrori nucleari, inquinamento della natura, stress psicofisici, nuove e più devastanti guerre e malattie. Più che una vita allungata, sembra che si sia allungata l‟agonia. Che cos‟è dunque la Verità? La Verità è che l‟uomo può “volare” solo con due ali: una si chia ma Ragione (Scienza), l‟altra, Fede (Fiducia e Fedeltà). È, infatti, la storia stessa che ci dimostra che l‟oblio della Ragione è esattamente nefasto come l‟oblio della Fede. La Fede offre alla Ragione delle verità altrimenti inconoscibili, la Ragione approfondisce il problema e ci dice che è giusto credere nel Figliuolo e che non è alienante invocarlo e affidarsi a Lui. Così come la Scienza può purificare la Religione dalla paganeggiante superstizione strisciante e la Religione può purificare la Scienza dalle teorie spacciate per principi. Solo una mente annebbiata dall‟influsso demoniaco può ostinarsi a umiliare la ragione a mera “ratio technica” e la fede a “oppiacea” superstizione per creduloni. Eh sì, dopo la caduta dei primi antenati, la Ragione fu sottratta al dominio di Dio e si scatenarono nell‟uomo tutte le passioni, che prima erano soggette alla Ragione. L‟uomo perdette il do minio dei sensi, ma il Padre in vista dei meriti del Figliuolo Salvatore creò una Donna concepita senza peccato originale, per restituire agli abitanti di questo pianeta: la perfezione perduta con la colpa d‟origine. In Giovanni 8,32, Gesù dice: “Conoscerete la verità”, non dice che la ignorerà e quando gli fu chiesto: “ Quale è il comandamento più importante?” Egli disse: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore (la volontà) e la mente (l‟intelligenza). Il proble ma della maggior parte dei conoscenti del Cristo è che sembrano fermarsi al cuore ( voler credere in modo fideistico). Ciò che riguarda l‟Unto di Grazia non raggiunge mai la loro mente (cercare le ragioni del loro voler credere). Ci è stata data un' intelligenza per conoscere Dio e una volontà per amarlo. Cuore e mente sono creati per lavorare insieme, in armonia: non si possono disgiungere. La fede cristiana è l‟unica che non è cieca o ignorante, ma è intelligente. A nessuno è stato mai chiesto o imposto di co mmettere un suicidio intellettuale per credere nel Trinitario (Tre Persone di un' unica natura). La fede in Lui è un processo graduale che, cominciato con una forte commozione, deve proseguire con una ricerca approfondita e crescere nell‟esperienza di una vita cambiata. Durante questo cammino certa mente spuntano le “ali di un angelo” per volare più in alto e le “auree dei beati” per dare luce e calore innanzi tutto al proprio prossimo più prossimo. Nel conte mpo, si è sicura mente punzecchiati e infilzati dalle “forche di tanti diavoli” che spuntano da ogni dove e che prima della conversione erano inimmaginabili, perché li si teneva quasi disoccupati. La vita cristiana è dunque una crescita continua. La crescita spirituale è una conseguenza proporzionale della fiducia nell‟ Amore, nell‟incarnazione dell‟Amore. “L‟uo mo giusto vivrà per Fede” (Romani 1,17). 167


Nessuno può proseguire nel cammino della vita spirituale senza una profonda conoscenza di se stesso, delle sue qualità e dei suoi limiti, delle tendenze del proprio carattere e della propria personalità e delle possibilità che possiede. Chi ha un vero interesse ad avanzare nel cammino della vita cristiana deve compiere dei passi necessari: conoscersi; accettarsi; superarsi. 1. Conoscersi. “Conosci te stesso” dicevano i filosofi greci. Se non conoscia mo noi stessi, rischia mo di avanzare come al buio, a tentoni, e di sbagliare strada. Abbia mo bisogno di “luce”. Questa luce ci viene dalla riflessione, dal contatto con le sagge persone cristiane che ci possono consigliare, ma soprattutto dalla preghiera comunitaria. Solo chi si avvicina a Dio scopre chi è realmente: cioè un “omuncolo”. 2. In secondo luogo, occorre accettarsi. Non basta conoscersi. Dobbiamo accettare con grande realis mo quel che siamo e partire da lì. Diceva santa Teresa d‟Avila che “l‟umiltà è verità”. Non si tratta quindi di mortificarsi considerando tutte le nostre mancanze e miserie, ma, oltre a riconoscere queste, dovre mmo saper ringraziare Dio anche per i doni ricevuti, per le qualità e le virtù che, per sua grazia, stia mo praticando. 3. Il terzo passo è superarsi. Avendo cercato di co mprendere chi siamo ed essendoci sforzati di partire dalla nostra realtà, dobbiamo quindi metter mano all‟opera e cercare un reale superamento delle nostre deficienze, un miglioramento, una lotta sincera contro i propri difetti, per meglio sfruttare tutti i talenti e i doni naturali che abbiamo ricevuti. “Chi si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato” (Mt 23,12). Partiamo da ciò che siamo e impegniamoci con umiltà nella conquista di noi stessi per Dio e per i nostri fratelli in pericolo di perdizione eterna.

Duello o Dualità ? 1. L‟isla m è un esempio di Fede senza Ragione: si deve credere perché è giusto così! Invece il Cristianesimo è l‟unica religione che ricerca il sodalizio tra fede e ragione; il primato della sacralità della vita; il rispetto della dignità delle persone; la libertà di fare scelte etiche universalmente valide. Ora è chiaro che là dove prevale l‟integralismo religioso, è la teologia che ineluttabilmente va ad invadere l‟ambito del benessere corporale, materiale e del progresso culturale (Paese teocraticista), con la riproposizione del califfato, in cui ultimo e unico garante può essere solo un “Solimano”, cioè un potere religioso che permea e domina quello legislativo, esecutivo e giudiziario. In tal caso, a chi credesse in un Dio non riconducibile a qualunque moschea, non resterebbe altra strada che il martirio. 2. L‟illuminis mo è un esempio di Ragione senza Fede. In tal caso là dove prevale tale ideologia areligiosa, per numerosità di sostenitori (coscienti o plagiati da una minoranza potente in quanto a mezzi dissuasivi e di comunicazione) è la politica che inevitabilmente va ad invadere la pertinenza delle attività spirituali (Paese laicista), con la riproposizione di un pantheon, il cui ultimo e unico garante può essere solo un “Nerone”, cioè un potere statale che “eccedendo” tale pantheon finisce per essere divinizzato più di qualsiasi altro dio. Senza 168


contare che, a chi credesse in un Dio irriducibile a qualunque pantheon, non resterebbe, per finire, altra strada che il martirio. La Teologia divinizzata e lo Stato divinizzato, in effetti, sono le due concezioni che dal Settecento in poi si stanno affrontando, con nel mezzo la controcorrente Cattolicità che cerca di far comprendere che un confronto dialogico paritario è possibile, che le due sovranità, quella politica e quella religiosa, non sono inevitabilmente in contrapposizione ma possono coesistere e cooperare per rispondere ai primari bisogni carnali e trascendentali di ogni comunità. La Scienza, proprio a partire dalla terra dei “lumi”, ha voluto lanciare una sfida alla Fede, ma splendido è solo a pensarlo: è diventata proprio la sua più preziosa alleata, offrendo la sperimentale osservazione oggettiva. Questa è in grado di confermare o meno l‟inspiegabilità di un avvenimento ritenuto a prima vista preternaturale ed è in grado dunque di stemperare o meno ogni prevenzione riguardo tali fatti, in quanto, i segni esteriori possono essere ingannevoli o possono essere i nostri sensi a ingannarci. La scienza ha dunque sottratto i miracoli al miracolis mo. La maggior mole di prove scientifiche che confermano la veridicità o co munque la non falsità di “vicende cattoliche miracolose” (i miracoli ricordiamolo servono solo a confermare l‟Evangelo) riguarda proprio una località pirenaica della Francia globalmente fa mosa: Lourdes. La laicista Francia, però, è anche stata la sede del maggior numero di luoghi con significative apparizioni mariane. Inoltre a Paray le Monial, c'è stata la manifestazione di Gesù e del suo Sacro Cuore. La maggior parte di tali “visitazioni” è avvenuta per scongiurare o almeno limitare i danni te mporali e globali dell‟illuminismo ( che ha segnato la drammatica e completa rottura tra Fede e Cultura). Purtroppo però la facoltà di scelta di un buon numero di francesi è riuscita a prevalere sugli appelli divini. Il Ricapitolatore di questa nostra storia millenaria (secondo gli archeologi quasi milionaria) con meravigliosa umiltà ha voluto umiliare la terra che più ha esaltato le correnti ideologiche antiguelfiste e in generale anticristiane o che comunque si oppongono a tutti gli ideali metafisici: positivismo (ottimistica fiducia nelle sole capacità umane di debellare i propri mali), relativismo (l‟uomo, solo l‟uo mo, ogni uo mo, è misura di tutte le cose), esistenzialismo (profondo pessimismo riguardo il destino dell‟uo mo con relativa sfiducia del pragmatico positivismo e di ogni romantico idealismo), laicismo (l‟avvocato del diavolo in giacca e cravatta), protestantesimo (dal manicheismo oscurantista dei catari albigesi al pauperismo disobbediente dei valdesi lionesi) e chi più ne ha più ne metta. La Fede senza la Conoscenza (l‟approfondimento della Fede) è nulla (non è Fede ma superstizione) e il Raziocinio senza la Fede è un'inutile masturbazione mentale. Solo la Fede dà la risposta al senso dell‟esistenza. Essa è un dono che ci arriva: grazie all‟intercessione dei santi e quando ci “toglia mo i calzari” dei nostri falsi giudizi e false sicurezze (Esodo 3,5). C'è poco da fare: una persona senza Fede è un uo mo finito, è come un auto senza volante e motore. 169


Purtroppo, in un mondo dove la menzogna sulla Fede è potente, la Verità si paga con la sofferenza. Non c'è amore senza sofferenza che purifica l‟io e fa maturare. Non c'è grande missione, senza grande dolore, altrimenti vuol dire che non c'è il dito dell‟Altissimo.

Da rifiuti solidi umani a nobili coeredi di Cristo… o viceversa? 1. Al “penso dunque sono vivo” di Cartesio, Dio risponde “Ascolta Israele ….Io sono la Via, la Verità, la Vita”. Secondo il matematico francese non c‟è nessun mistero che ci avvolge, perché questo non può essere verificato dai nostri sensi o dalle verifiche di laboratori scientifici. Inoltre, abbiamo dignità di persone finché siamo coscienti, quindi pensanti, ma smettia mo di averla quando sia mo incoscienti per: stati comatosi, svenimenti e sotto anestesia chirurgica ! I “cartesiani” non vogliono co mprendere che: non si deve vedere per credere, ma credere per vedere o, meglio, “non si vede che col cuore: l‟essenziale è invisibile agli occhi” per dirla con la volpe de “Il piccolo principe”di Antoine de Saint Exupéry. Anzi, col fatto storico inaudito e per certi versi inaspettato dell‟Incarnazione: l‟essenziale si è reso visibile. Aveva ragione il teologo protestante svizzero Karl Barth (1886-1968) a rovesciare il motto cartesiano col “cogitor, ergo sum”: sono pensato, dunque sono, dunque esisto, dunque valgo. 2. Al “ naufragar m‟è dolce in questo mare” dell‟oblio (del non voler pensare alle realtà ultime e assolute)” di G. Leopardi, risponde e corregge G. Papini co l “Naufragar m‟è dolce in questo Dio” e risponde anche Meister J. Eckhart (12601327) che invita l‟uomo a fare la prova del disappropriamento di tutti i legami contingenti per fare spazio all‟Assoluto (da uomo estetico a uomo etico). 3. Al “Conosci te stesso” procla mato dai sacerdoti del tempio di Delfi, Dio oppone il “Conosci me, unico solo bene”. Agostino di Ippona (354-430) afferma: “devi capire per credere ma anche devi credere per capire”. Confucio, che nell‟immaginario collettivo è l‟emble ma della saggezza dell‟estremo oriente (la cui filosofia in pillole chiede il rispetto delle gerarchie e dell‟esperienza degli anziani), dice: “ Non è grave che gli uo mini non ti conoscano (sappiano e capiscano), l‟importante è che tu comprenda loro”. Socrate, che nella mentalità co mune è il simbolo della sapienza occidentale (la ricerca il più possibile obiettiva della conoscenza), dice: “Esiste un solo bene, la conoscenza (leggere dentro gli avvenimenti, scavare in profondità), esiste un solo male, l‟ignoranza”. Il “povero” (povero perché ingannato dalla sua religione e perché si è fatto povero tra i poveri materiali) cattolico Antonio da Padova (in realtà san Fernando di Lisbona) però ammoniva a non cercare il sapere a spese della virtù: 170


“Il cercare troppo il sapere toglie a molti la serenità e la docilità e non consente d i piegarsi ad attività utili e umili”.

In alto i cuori! Se perseverate nei miei insegna menti, sarete veramente miei discepoli, conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi (Gv 8,31). Col Maestro d‟Amore sia mo dunque liberi, una libertà però che non è anarchia confusionaria, né manifestarsi di supponenza verso norme di vita divine e civili, ma liberi di amare secondo le regole dell‟Amore, quelle dei Comanda menti e delle Beatitudini: esse costituiscono la carta costituzionale del Regno di pace, gioia e donazione. Il cattolicesimo è l‟unica religione che non consente il plagio, la contrizione psicologica anche in te mpi di inquisizione, ma ci lascia liberi di credere, liberi di arrivare a tale fede in modo consapevole. Tale religione, che per sua natura è sempre il frutto di un lungo e intenso itinerario di scoperta della propria libertà di scelta, è messa alla prova dalle contraddizioni del proprio tempo storico e finalmente illuminata dall‟incontro con Colui che ha assommato in sé tutte le caratteristiche più attraenti che si possano riscontrare in una persona. Inoltre la Chiesa (“il resto d‟israele”) ha sempre ispirato l‟atteggia mento del pubblicano (la consapevolezza tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere), condannando l‟arroganza spirituale di ogni fariseo condannatore, ma non per questo tralasciando di pregare per gli orgogliosi spirituali oltre che per i superbi materialisti. Non rinnega, in tal modo, la forza redentiva dell‟orazione e del sacrificio dell‟unione, dello stare insie me, del vedere prima ciò che unisce e poi ciò che divide.

La Torre di Babele o la Scala di Giacobbe? La fuorviante e pervadente ideologia del relativis mo, però, non è così “neutrale” come vuole apparire, perché i suoi sostenitori più accaniti, i cosiddetti scettici sofisti, rinnegano se stessi giudicando la religione come una forma di infantilismo e il cristianesimo come la peggiore di tutte, perché considera Dio, un uo mo ebreo. Sono persone che hanno fatto delle proprie convinzioni (perché frutto di pensiero personale e non di obbedienza al pensiero di Dio) un pilastro. Amano sguazzare nelle loro vanitose contorsioni mentali e non si rendono conto di vivere in assoluta contraddizione con quello che dicono (veri e propri ossimori a due gambe): oscillando di conseguenza tra mo menti di infantile ottimis mo e periodi di cinica disperazione. In genere, tali contraddizioni viventi sono inconfondibili per la loro eleganza (o trasandatezza) ricercata e un po‟ eccentrica, per il loro eloquio quasi impeccabile, ma soprattutto per l‟immancabile sottile filo di ironia così facile a sfociare nel sarcasmo.

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1. Non a caso, sono gli stessi che ricorrono a maghi e astrologi autoingannandosi con lo slogan equivoco: “Non è vero, ma ci credo”. Chi dice e pensa di essere un miscredente perché la religione è solo una superstiziosa stampella psicologica …finisce col credere a tutte le presunte scemenze esoteriche propinate invece efficacemente anche da ignari imbonitori dell‟occulto. I magheggi misterici, infatti, anche quando sembrano i più stupidi e superficiali, non lo sono affatto ! Perché il mondo delle tenebre è sempre il mondo del principe del male. Il solo cercare contatto con forze arcane (che tendono a nascondersi) apre comunque le porte del “cuore” all‟incatenante influsso satanico. 2. Sono gli stessi ottusi-ottusangoli che si ostinano a non accettare la realtà delle cose, affermando: “Se io ho una sola vita da spendere, senza nessun aldilà, avrò una forte motivazione a ricavare il più possibile da essa, rendendo il mondo migliore per quelli che arriveranno dopo di me”. Eppure in Matteo 25,40 (…tutta la Carità che avete fatto ai più piccoli dei miei fratelli, l‟avete fatta a me…) c'è la massima valorizzazione di questa sensibile realtà: anche se la vita concreta è quella intoccabile con i cinque sensi. Evidentemente, non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere: colui che ha solo un limitato orizzonte temporale e materiale, che ha solo una prospettiva finita, vuol consumare se stesso, il prossimo e la natura al massimo possibile, per il proprio egoismo e/o per la propria discendenza e/o per la propria gloria terrena postuma. 3. Sono gli stessi che dicono ai cristiani “Che droga prendi ?”, oppure “ Ti consiglio una consulenza psichiatrica”, che ironizzano ulteriormente sul trino mio “Dio-PatriaFa miglia” auspicato dai neoclericali… ma poi (sic !) denunciano i guasti dell‟altro trino mio “sesso, droga e rock 'n' roll” invocando il disintossicamento da tali ossessive dipendenze, soprattutto se riguardano i loro cari.

Come Bio comanda. 4. Sono gli stessi che dicono “la vita degli animali è al pari di quella degli uo mini”, salvo poi spiaccicare al muro mosche e zanzare e rosicchiare fino al midollo le ossa di un pollo. Sarebbe interessante chiedere agli animalisti: perché i topi devono essere “derattizzati” cioè eliminati fisica mente e i piccioni non devono essere “depiccionizzati”, anche loro? No, solo sterilizzati! Forse perché sono tanto carini, perché ti vengono a mangiare sulle mani, perché svolazzano allegramente su strade, piazze, giardini, riempiendo di guano i monumenti o forse perché ricordano tanto la colo mba della pace? I topi invece sono brutti, in città vivono principalmente nelle fogne, fanno saltare le signore. Circa poi le malattie trasmissibili all‟uomo anche i piccioni non scherzano. Tali tipi di animalisti credono all‟illogico binomio “casoevoluzione” e rigettano la “bidimensionalità umana” (ovvero che l‟individuo ha una componente animale e divina), eppure non possono negare che ci sia una differenza abissale intellettiva tra il più ritardato essere umano e il più sviluppato essere animale e che tra un virus e una balena ci sia solo una differenza morfologica, dimensionale e fisiologica. Questi sono indistinguibili per ciò che riguarda le peculiari caratteristiche 172


animali, come l‟ incapacità di rinunciare alla riproduzione, di pensare su se stesso, sul creato e su Dio; incapacità di astrarsi dal contingente e di simboleggiare (paragonare) gli avvenimenti, della posizione eretta, di nascere come singola individuabilità (di unicità, di individualità), ecc. Non possono negare che non esistano forme evolutive intermedie tra una specie e l‟altra e dunque tra uomo e animale (non c'è nessun anello di passaggio tra uo mo e scimmia, nessun mezzo uo mo e mezzo scimmia), nessuno yeti o similari. Come, poi, possono credere che delle masse inerti si siano aggregate (per caso) per autocodificarsi (guarda caso) i caratteri della vita. Sarebbe come credere che la “Divina Commedia” si sia scritta per caso, da sé, nel corso di stramiliardi di secoli. Smettia mola di far ridere i polli! Non è un codice genetico (e quindi un cervello) che crea la vita e la capacità di vita, ma è l‟infusione divina di anima e spirito che ha creato (“organicato”) e sviluppato il genoma e quindi il cervello umano a partire da minerali (dall‟inorganico). Per chi non l‟avesse ancora capito all‟origine di tale realtà c'è Dio, il quale l‟ha fatta istantaneamente esistere, ma l‟ha voluta formare progressivamente piuttosto che istantanea mente, per dimostrare all‟angelicità e all‟umanità stessa, che tale sua opera è finalizzata all‟uomo: il cosiddetto principio antropocentrico. La creazione è dunque un progetto che si realizza nel tempo e si sta tuttora realizzando grazie alla vita, alla attuale, continua, imperterrita infusione di anima (regno animale e vegetale) e di anima e spirito (regno umano) nella materia vivente preesistente (cellulare o virale). 5. Sono gli stessi che dicono “dati alla mano ci sono stati più di 10.000 condannati a morte dall‟Inquisizione Spagnola in 400 anni”, ma dimenticano che era controllata e manipolata dal regime dei regnanti spagnoli con l‟ausilio di alcune colluse autorità ecclesiastiche. Dimenticano che 250.000 cattolici della Vandea furono uccisi in un solo anno di Rivoluzione Francese. 6. Sono gli stessi che enunciano: “ L‟uomo è ciò che mangia”. Questa, che sembra una frase pronunciata da un nutrizionista nichilista dei nostri giorni, invece è stata scritta dal filosofo tedesco Feuerbach (1804-1872), il pensiero del quale segnò il passaggio totale della filosofia dalla teologia (e da ogni metafisica) all‟antropologia o meglio ad una neoantropolatria. Così, il rapporto che i laicisti instaurano col cibo e anche col sesso (in quanto frutti del potere), è tanto condizionante e così centrale nella vita quotidiana, ha una così forte valenza culturale e psicologica che finisce con lo scandire i mo menti più significativi della loro vita collettiva e privata. In pratica, si diventa schiavi del proprio corpo (a sua volta invasato dai “ diabolici ultracorpi” ). Invece il cristiano pensa che l‟individuo sia una conseguenza delle sue scelte, tra cui quella del cibo, per cui afferma: “ L‟uomo è anche ciò che mangia”. Il suo calendario è scandito dalle feste religiose, così come le sue giornate sono cadenzate dai mo menti di lode e ringrazia mento a Dio, per tutto ciò che fa per sostenerlo: un lodare e ringraziare che si manifestano, mediante opere di bene, astensioni dal male e, anche con la bocca, perché il Materno Padre Eterno, così come ogni padre e madre terreni, ha bisogno di sentirsi rivolgere parole di affezione, di sentirsi dire che lo vuole bene.

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Cannibali: vizio o necessità? Questo è il titolo giornalistico dell‟ennesimo esempio di pubblicazione scientifica (nel caso specifico a carattere biologico) che cerca subdola mente di giustificare l‟amoralità, che cerca di abbassare ulteriormente il comune senso del male : uguagliando moralità e biologia. Ovvero è la fisiologia che crea il pensiero invece che essere uno strumento del pensiero! …Il cibo è dunque uno strumento che evidenzia le differenze tra gruppi, culture, strati sociali e civiltà. Spesso, nel passato, gli appartenenti a culture diverse dalla nostra, soprattutto quelle oltre Oceano, erano definiti cannibali, volendo con ciò attribuire alle parola una connotazione negativa, quale simbolo del male. Alcuni studi recenti di etnomedicina evidenziano che il desiderio di un cibo particolare o di una bevanda deriva dalla richiesta del nostro corpo volta a ritrovare l‟equilibrio fisiologico. Per esempio, la dieta degli Aztechi era basata quasi esclusivamente sull‟uso del mais. Questo cereale è privo di triptofano, precursore della serotonina. La carenza del neurotrasmettitore comporta atteggia menti violenti, rissosi, come il desiderio di fare la guerra, il fanatismo religioso e stimoli sessuali eccessivi. Non a caso, nelle ricorrenze dei riti aztechi, proprio in coincidenza di massima carenza dell‟aminoacido nella dieta, si assiste a pratiche cannibalesche, nel tentativo di ripristinare l‟equilibrio fisiologico di triptofano. Nell‟ambito della cultura indiana, invece, la scelta del cibo è legata al mantenimento dell‟equilibrio tra i Guna (Sativa, Rayas, Tamas), i tre principi che caratterizzano la personalità. Questi modelli determinano uno stato di benessere o di malattia ed entrano anche nel concetto alimentare, inteso come rimedio terapeutico. Essi, infatti, pongono il cibo come primo farmaco naturale per ogni individuo: la sua efficacia è legata a determinate qualità e quantità, sempre in relazione alle condizioni psicofisiche della persona… Il benessere spirituale di un popolo è responsabile della capacità di ben vivere corporalmente e moralmente delle sue generazioni attuali e future. Dio terrà conto di chi ha ereditato e conosciuto solo la malizia, ma certamente questi dovrà subire una lunga e penosa purificazione ultraterrena grazie al “lascito genetico” dei padri. La situazione invece è tragicamente senza scampo per quei progenitori che hanno avuto la possibilità di conoscere il bene, di avere un risveglio della coscienza (grazie alla Parola Divina diffusa su tutto il globo dalla generazione spirituale e carnale d i Abramo: viandanti, mercanti, missionari, emigranti, nomadi), ma hanno preferito avallare il male condannando se stessi e parte della propria progenie all‟inferno e l‟altra parte al Purgatorio.

Che commozione. Questo invece è il titolo editorialistico di una delle innumerevoli ricerche scientifiche che quasi quotidianamente vengono rese pubbliche alla massa tramite i mezzi di comunicazione sociali generalisti e te matici, allo scopo di convincere 174


perfida mente che è il cervello e non l‟anima ad agire (attraverso lo strumento del cervello). Scoperte. Non c'è nulla di strano in chi si commuove davanti a un film: la capacità di immedesimarsi in una storia o in un personaggio (ad es. un campione sportivo). Ora un' equipe di ricercatori del Medical Research Council di Cambridge e del CNR di Cosenza ha individuato con precisione le aree cerebrali che si attivano quando scatta l‟empatia. Lo studio comparso su Science, ha coinvolto un gruppo di volontari sottoposti a risonanza magnetica funzionale mentre assistevano a un finto quiz in tv con un concorrente simpatico e uno antipatico. I risultati dimostrano che lo striato ventrale, l‟area cerebrale coinvolta in situazioni di euforia, aumenta la sua attività quando vince il più simpatico. La stessa area si attiva quando sono gli stessi volontari a vincere: significa che le emozioni che si provano verso se stessi vengono in qualche modo attribuite anche ad estranei. “Lo studio rivela quanto i neuroni specchio, che si attivano alla vista degli altri, ci aiutino a comprendere anche i sentimenti” commenta Alice Mado Proverbio, ricercatrice dell‟istituto di Bioimmagini e Fisiologia molecolare del CNR. “Da altri studi abbiamo anche scoperto che questa capacità empatica è molto più forte nelle donne che negli uomini”.

Nudo e crudo. Così abbia mo lasciato Dio nel momento in cui tra empietà e sbeffeggia menti si dipartiva da noi. Poi con faccia tosta vogliamo pure l‟abito regale e un affetto caloroso. Siamo vera mente dei gran figli di “puttana”, come in effetti è stata la nostra capostipite. Un' immane tragedia. Questo ci siamo causati con i nostri capostipiti disprezzatori dell‟Innocente Archetipo e con i crocifissori dell‟Incolpevole Celestiale. La colpa è nostra, solo nostra, eppure continuia mo a non stancarci di errare tra errori e orrori. L‟ultimo discendente dell‟errante e orrendo relativis mo (tendenza a costruirsi una morale “fai da te”), non è il laicismo (la cultura laica, quando invece di cercare la verità, cerca pregiudizievolmente di imporre il proprio punto di vista), bensì il modernismo, la corrente filosofica secondo cui la dottrina vaticana deve adattare le sue leggi e addirittura i suoi dogmi (l‟evoluzione del dogma !?) ai “nuovi tempi” dell‟era tecnoscientifica iniziata nel 1800. Il secolarismo penetra nella seconda metà del ventesimo secolo nella teologia protestante con Dietrich Bonhoeffer (che lo interpreta come l‟espressione di un “ mondo diventato adulto”, il quale, grazie all‟evento liberatorio cristiano, può vivere “come se Dio non esistesse”) e poi in quella cattolica, grazie alla sinistrorsa e sinistrata “teologia della liberazione”. Questo sembra essere il “tipo di zizzania” che accompagnerà il “grano buono” fino al “tempo della grande mietitura”. Inoltre, come se non bastasse, questa nefasta dottrina annovera altre due tragiche conseguenze: l‟errata reazione del conservatorismo che coinvolge pezzi della gerarchia ecclesiastica e lo spiritualismo, un fenomeno abbastanza velato, perché non interessa tanto le singole co munità fraterne di base quanto i singoli fedeli. 175


Il secolaris mo ecclesiastico non viene da lontano, ma ha inizio proprio nel cuore della cristianità con l‟umanesimo rinascimentale, si sviluppa con l‟illuminismo parigino e ha il suo sbocco naturale nell‟antropolatria laicista di stampo teutonico: il nazionalsocialismo di Hegel, il socialis mo globale di Marx, la socialdemocrazia di Bernstein. Incredibile! Appena l‟astuta serpe è stata valida mente contrastata in Francia (anche ad es. da Adrien Albert Marie conte di Mun, fautore di un socialismo cattolico pre-Keynesiano contrapposto a un socialismo di Stato) si è trasferita ed ha attecchito in Germania (nel cuore dell‟Europa) in modo smagliante !! Fino a quando andrai vagando, volgendoti di qua e di là, figlia infedele? (Geremia 31,22). “Se tu figlio prediletto, non ubbidisci alla voce del Consigliere Ammirabile, riceverai le seguenti maledizioni…”(Dt 28,15).

La Voce della Coscienza. “Se la coscienza non ci rimprovera, possiamo stare al sicuro davanti al Suo giudizio” (1 Giovanni 3,21). Nell‟intimo noi sentia mo una voce che ci loda, quando faccia mo il bene, e ci rimprovera, quando facciamo il male. Questa voce è più forte di noi (e di quella del nemico), perché si fa sentire anche quando non vorremmo ascoltarla. Tutti la ascoltia mo, senza distinzione di condizione e di età, anche quando viene molto soffocata da un cumulo enorme di peccati. Essa è l‟espressione di una legge morale scolpita nella nostra natura. La prova dell‟esistenza universale di una consapevolezza di ciò che è bene e male, ci viene dal constatare che lungo tutta la Storia, ogni cultura ha avuto qualche forma di legge, per difendersi: se non dai “culti dionisiaci ”, almeno da efferate violenze, truffe e menzogne, furti e rapine. L‟autore di una legge sovrana, assoluta, universale, immutabile, non può dunque che essere Dio, il quale, Sapienza Infinita, ha dato a ogni essere la sua norma e la sua legge: agli esseri materiali le leggi fisiche; agli esseri viventi le leggi biologiche; agli esseri intelligenti e liberi le leggi morali. Purtroppo il peccato delle origini ha influenzato tutta la natura e ogni vivente porta con sé i segni della propria discendenza: dal minuscolo seme di pianta che può portare in sé il germe della sterilità, agli animali che come gli uomini combattono per avere (cibo, discendenza, potere, ecc.); finanche il più lontano pianeta della più remota galassia. All‟individualità, Dio aveva affidato il creato, ma questi invece di custodirlo e di gloriarsi per quello che è il compito più importante, pensò a gloriarsi, vendendo non solo se stesso ma tutti gli altri tre regni (animalità, vegetalità e mineralità) all‟impostore. 1. “Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni” (Lc 10,19). “Vi sono animali puri e impuri” (Lev 11,1; Dt 14,3). “Quando un bue ammazza un uo mo… sarà messo a morte e la sua carne non si mangi” (Esodo 21,28). 2. “Ecco sono già tre anni che vengo a cercar frutto da questo fico e non ne trovo affatto: toglilo!” (Lc 13,7). “Raccogliete prima il loglio (che avvelena i campi) e legatelo in fasci per bruciarlo” (Mt 13,30). 176


3. “Egli, destatosi, comandò al vento e disse al mare”: “Taci, calmati” (Mc 4,39). C'è dunque solidarietà tra i vacillanti uomini e tutto il resto del creato che geme in preparazione: dell‟ultima mietitura, della fine della caducità e della trasfigurazione futura (Romani 8,18-23). Un poeta inglese si espresse così: “Se tocchi un fiore, tremano le stelle”. Celebre è poi la frase di David Foster Wallace (scrittore americano): “Anche l‟aragosta sa il male, quanto meno lo sente. Basta prestare orecchio al rumore delle chele che sbattono contro i bordi della pentola in cui è stata gettata viva”. Ogni uo mo incrocia il Dio in agguato ad ogni svolta ed angolo della giornata. Così, l‟uomo sfigurato dal peccato originale e attuale, viene chiamato ad essere in ogni istante: uo mo gloriosamente trasfigurato. “Dove sei Adamo?” (Gn 3,9). La voce dell‟Eterno è ancora attuale per ogni figlio di Adamo del 2.000. Lo stesso timbro, la stessa ansia paterna, la stessa carica di attesa. La speranza di Dio verso l‟uo mo supera infinita mente la speranza dell‟uomo verso Dio. Non voltarsi al grido del Padre è rivolta! È dire: No! Invece convertirsi è voltarsi verso il Volto ed esserne fasciati di luce. “Guardate Lui e sarete raggianti, il vostro volto non arrossirà; gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato chi in Lui si rifugia” (Salmo 34,6-9). “Dentro di me c'è un'anima aliena, capace di amare” (Stephenie Meyer, autrice del romanzo “L‟ospite”). E' un'ospite dolce e discreto che “dopo tre giorni non puzza come il pesce”, ma emana solo il soave odore della consolazione, dell‟ammonimento e del consiglio. Tale ospite si chiama: coscienza.

Disperazione… quel che resta di un integralista. Il fondamentalis mo sia esso ateista che teista vanifica l‟ inscindibile bino mio veritàlibertà e con esso il peso della differenza. Non a caso la verità per manifestarsi ha scelto un corpo umano invece che un' idea filosofica. Non a caso l‟Amore ha assunto uno sguardo e una voce. Che il fondamentalismo sia la patologia della testimonianza lo si vede assai bene paragonando il martire cristiano (dal greco martoria, testimonianza fino alla morte) all‟uomo bomba e alla torcia umana. 1. Il primo, il nunzio apostolico, pur senza imporsi con arroganti pretese ma per il solo il fatto di esporre (con la parola suffragata dal co mporta mento) la sua concezione di vita, viene ucciso e nel mo mento del trapasso perdona i suoi intolleranti carnefici, in quanto co mprende che è impresa quasi disperata per il criminale emanciparsi dal carcere delle tenebre. Ora chi ha ragione? Coloro che portano a ragionare, a scegliere, a capire, al confronto o coloro che non vogliono sentire ragioni e aprono la “stagione della caccia al kristiano” ? Un calcolo approssimativo ci dice che in questi due millenni circa 40.000.000 di cristiani sono stati uccisi e la metà di essi nell‟orribile ventesimo secolo. Il secolo dei progressi, della tecnologia, dei viaggi spaziali ma

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anche il secolo che ha accomunato la sorte di tanti fratelli alle sorti degli ebrei nei campi di sterminio disseminati in tutto il mondo. “Alcuni Armeni furono crocifissi su tavole, assi, porte; alcune ragazze rapite, violentate o sventrate a colpi di coltello; donne e bambini scorticati vivi….”. Uno dei brani più sconvolgenti tratti dal diario di un missionario francese che è stato testimone del massacro degli Armeni nel 1909 nella città di Adana in Turchia; uno dei tanti episodi del primo genocidio del XX secolo. Tale diario degli orrori è stato inglobato nel libro “Il grande male” di R. Stainville, giornalista di Le Figaro. “A un musulmano che mi diceva che anche i cristiani avevano avuto parte nel mio sequestro, ho ricordato Giuda…Non nutro risentimento per i miei rapitori. A loro dicevo: sia mo fratelli perché figli di un solo padre. Pregherò per voi tutte le sere”. Padre Giancarlo Bossi, missionario cattolico. A questo riguardo va precisato che più la chiesa è perseguitata più si rafforza al suo interno e più cresce la sua forza presso i popoli. Feno meno strano, paradossale, ma è indice che in essa c'è la verità: alla fine trionfa sempre. Perché ogni “religione umana, troppo umana”, ad essa avversa, prima o poi finisce per avere nostalgia di ciò che è vero, bello e buono. Come dimostra il sufismo, il misticismo islamico le cui dottrine soprattutto nei secoli passati poggiavano generalmente su una forma di sincretismo religioso, in cui confluivano elementi del pensiero cristiano, del misticis mo panteistico dei Veda e del buddis mo. I sufi, detti anche dervisci, rappresentano la parte più illuminata dell‟islam, perché in larga parte si sono dimostrati attivi in tutti i campi delle arti e delle scienze nel rispetto (per la verità altalenante) d‟ogni cultura e d‟ogni religione. Per tali motivi non mancano nei secoli i maestri sufi giustiziati a causa delle loro idee considerate sovversive per la no menklatura politicosacerdotale… …Gli tagliarono la lingua ed era il momento della preghiera della sera quando gli tagliarono la testa, mentre gli tagliavano la testa egli sorrise e rese l‟anima… Sembra l‟atteggia mento di un martire cristiano, invece è la fine del martire sufi Husayn ibn Mansur al-Hallaj giustiziato a Bagdad nel 922 con l‟accusa di eresia. Il grande narratore Attar Farid al-Din sostiene che Hallaj venne ucciso dall‟autorità politicoreligiosa perché aveva sperimentato l‟unione con Dio e non sapeva trattenersi dal gridare: “Sono la verità (ana al-haqq). Il mistico e teologo musulmano al-Hallaj fu un ricercatore della verità e apostolo dell‟unità delle fedi. A Bagdad, dove divenne direttore spirituale degli alti funzionari della corte abasside, fu imprigionato per otto anni e condannato a morte come eretico per la sua teoria del “pellegrinaggio spirituale” a Dio, che risiederebbe nella parte più profonda e vera della personalità umana. L‟esperienza mistica era considerata sovversiva, perché per l‟islam ortodosso e istituzionalizzato (che è una regola di vita contrassegnata da una serie di obblighi rigorosi il cui adempimento scrupoloso garantisce la salvezza dell‟anima), Dio è altissimo ovvero inavvicinabile, ma in realtà Lo è, perché essa non gode dell' intermediazione della gerarchia “clericale”: da qui la persecuzione e “normalizzazione” del feno meno sufista. 178


Tra l‟altro un discorso per certi versi simile (senza però gli accenti speculativi, sanguinari e drammatici del mondo isla mico) lo si può fare anche per lo hasidismo. I suoi seguaci (hasidim) affermano la diretta presenza di Dio in ogni cosa e la necessità da parte dell‟individuo di elevarsi misticamente sino a lui per mezzo di preghiere e pratiche devozionali, eseguite in grande gioia e semplicità di spirito. Per tal motivo l‟ostilità dei talmudisti portò a una dura ma non tragica opposizione contro l‟hasidismo. Il Talmud (insegnamento), parola poco nota e anche un po‟ misteriosa per molti, è un complesso di scritti che regola la vita delle comunità ebraiche che vivono in qualunque località del globo. Esso infatti è una raccolta di norme e disposizioni che da circa 2000 anni ha registrato e trasmesso verità eterne e leggi fondamentali. “Nel presentare la Torah, il Talmud preserva la diversità d‟opinione, incoraggia il dibattito e l‟analisi, in una conversazione senza fine, di cui avvertiremo l‟eco, se cerchiamo di prendervi parte”. (Jacob Neusner, rabbino e professore emerito di teologia ebraica). Il Talmud ha la sua base essenziale nella legge mosaica, la Torah, cioè i primi cinque libri della Bibbia (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio), che i rabbini hanno commentato e specificato con tante precisazioni ed esemplificazioni, e deriva dall‟amministrazione ebraica nell‟impero romano, in Israele, in Persia, in Babilonia (in Caldea) e rispecchia così il giudizio dei giudici e degli amministratori posti a capo dei tribunali civili che i rispettivi imperi lasciavano in mani locali. Non dobbiamo pensare che al tempo in cui il tale testo classico ebraico prendeva forma i rabbini stabilissero la condotta e la cultura degli ebrei in “diaspora” e in Israele. In ogni pagina del Talmud vi è testimonianza di una tensione tra rabbini e persone comuni, i primi preposti ad amministrare la vita delle seconde. Questo manuale della Torah consiste di due parti ed esiste in due versioni. Si compone della Mishna, un codice di leggi e del suo commento, vale a dire la Gemara, parola aramaica che significa “apprendere”. Ve ne è una versione prodotta in terra d‟Israele e un'altra scritta in terra di Caldea.

Dalla scia di sangue alla scia di Luce. 2. Il secondo, l‟attentatore suicida non può essere vero testimone della verità, perché decide di prescindere dalla vita della vittima con tale pervicacia, da giungere a esporre la propria vita. Il non prendere a carico la differenza rappresentata dall‟altro, la vittima, dalla sua sofferenza alla sofferenza dei suoi familiari e del suo popolo, esclude la presenza della verità dal suo atto di libertà. Da un‟intercettazione ambientale tra fanatici religiosi isla mici effettuata in un Paese “occidentale”: “…Non c'è bisogno di raggiungere l‟Afghanistan per sentirsi di al Qaeda...Ti volevo dire, per esempio, se io entrassi in una caserma e li terrorizzassi…ci vuole qualcosa che resti nella storia. La Jihad contro i militari va bene ma se vai a schiantarti contro il Parlamento durante una sua seduta è meglio… Io, se devo morire, voglio morire nel Jihad, non voglio più tornare a commettere peccati”. Idee estreme fatte proprie, idee estreme indottrinate anche al piccolo figlio del fanatico terrorista, di appena due anni 179


e a cui il padre aveva insegnato a chia mare Osama Bin Laden, lo sceicco saudita capo carismatico di al Qaeda, più fa miliarmente come zio Osama. “Lo zio Osama è bello, è grande, un giorno andremo ad onorarlo in Afghanistan. Allah akbar (Dio è grande)…tu diventerai un grande mujaheddin come zio Osama…”. La “cultura” dei kamikaze è propria delle idolatrie pagane che esigevano sacrifici umani a nome degli dei, in questo caso a nome di Allah, mentre è totalmente sconosciuta al cristianesimo il quale non ha mai concepito il suicidio come strumento di guerra o di distruzione e mai co munque per uccidere, bensì per salvare gli altri. Un suicidio, si intende, inteso come consumazione lenta e dolorosa del proprio fisico per la salvezza del prossimo. I martiri, infatti, hanno offerto la propria vita sull‟esempio di Cristo, per la vita e la salvezza del prossimo e non hanno mai cercato volontaria mente il martirio, ma lo hanno sempre dovuto subire piuttosto di rinnegare Cristo! L‟Islam ha sempre fatto paura, ma non ci si può difendere né col co mpromesso né con le armi ma solo esponendo umilmente (come san Francesco d‟Assisi nel suo viaggio in Terra Santa) a parole e con i fatti, cioè con una vita esemplare, le ragioni della nostra fede. La nostra fede: questa è l‟unica arma per opporci a quella parte di islam ideologicamente violento. “ Il cristianesimo è la religione del Dio che si fa uo mo e che si incarna in Gesù, l‟Islam è la religione del Dio che si fa testo e che si incarta nel Corano. L‟uno muore per redimere l‟uomo, l‟altro si macchia le mani col sangue degli innocenti: ma se le religioni sono diverse, le persone possono essere accomunate nel senso dei diritti, dalla condivisione di valori non negoziabili, dalla partecipazione a una comune spiritualità che vuol costruire un mondo migliore” (Magdi Cristiano Allam, giornalista convertitosi dall‟islam al cattolicesimo). 3. Il terzo, il pubblico omicida di se stesso (tipico del mondo buddista). La sua posizione non è diversa da quella del ka mikaze, perché la vita è un dono dell‟Entità Suprema, che se rigettato, anche se per un nobile ideale, causa solo strazio in coloro che hanno tanto amato tale esistenza autosoppressa: in primis nel Creatore e poi nei suoi due procreatori. “Voglio essere molto chiaro. La Cina merita di essere una superpotenza, ma manca della necessaria autorità morale”. (Dalai Lama). Bella scoperta! Ma quale Paese del G8, dell‟OPEC o in generale della Terra, si può ritenere eticamente superiore? O meglio c‟è né relativa mente solo uno: è lo Stato del Vaticano. “Poiché ho avuto l‟onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana” (Jan Palach). Queste sono alcune delle ultime parole del 21enne che credeva nella primavera di Dubcek e che per essa nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 1969 si recò in piazza San Venceslao, al centro di Praga, si fermò ai piedi della scalinata del museo nazionale cospargendosi il corpo di benzina e si diede fuoco con l‟accendino. Tre giorni di lucida agonia, al suo funerale parteciparono 600.000 persone…ma il regime sovietico, nonostante tutti i moti di piazza e le gesta eroiche, riuscì nella sua “normalizzazione”. 180


Si dovranno attendere ancora 30 anni e l‟intervento delle novene di digiuno e preghiere dei “ martirizzati figli di Maria Santissima” per avere il crollo dell‟impero del “socialismo reale”. Dal 26/12/2004 ogni anno per comme morare il disastroso maremoto nel sud-est asiatico, alla stessa ora pregano: cristiani, buddisti, induisti, e musulmani.

Piccole scintille di saggezza ebraica. Al mo mento della rivelazione sinaitica, gli ebrei risposero tutti insieme e nello stesso mo mento: “Faremo e ascolteremo” (Es 24,7). Il rabbino Zalman Suruskin disse: “Per fortuna hanno risposto tutti nello stesso momento, poiché, se fosse stato diversamente, sarebbe bastato che uno avesse detto “sì”, perché l‟altro avrebbe detto “no” e un terzo “forse” che, come si sa, è un atteggiamento tradizionale fra la gente del nostro popolo”.

Il dispiegarsi di un Piano di Dio. A tal proposito come non ricordare co me esempio di dialogo l‟amicizia tra l‟ima m Warith Deen Mohammed, capo spirituale di milioni di musulmani afroamericani con Chiara Lubich, pur essendo di razza, religione e sesso diverso. Ecco cosa affermava di lui Chiara: “Il rapporto che ho con l‟ima m è come con altri leader religiosi, ma diverso allo stesso tempo. Mi sento più a mio agio con lui, perché mi sembra che Dio ce l‟abbia messo vicino, come pure noi vicini a lui, per un suo piano d‟amore, che capiremo quanto più andremo avanti nella co munione e collaborazione”. Da parte sua, e questo rivela la sua apertura e umiltà, l‟imam Mohammed, fin dall‟inizio, ha visto Chiara come un dono di Dio per i suoi seguaci. Diceva: “Lei può toccare i miei nel profondo del cuore in un modo che io non posso fare”. In un'altra occasione: “Quello che propone il focolare è qualcosa di cui la nostra anima ha fa me, per questo mi considero aperto alla loro influenza”. Un mo mento poi certamente scritto in cielo è quando, al ter mine dei discorsi e incontri tenuti nella nota moschea di Malcom X, ad Harlem di New York il 18 maggio 1997 (una data definita in seguito storica), Chiara stringe un “patto d‟amore reciproco” con l‟imam Mohammed, “nel nome del Dio unico, per lavorare senza soste alla pace e all‟unità nella diversità”. L‟imam aderisce con gioia: “Il patto è fatto per sempre. Dio mi sia testimone che tu sei mia sorella, io sono tuo amico e ti aiuterò sempre”. Nel 638 quando Omar conquistò Gerusalemme andò dal capo bizantino al Santo Sepolcro e gli chiese: “Qual è il centro del mondo? Il cristiano rispose: “Qui dove è stato portato il corpo di Cristo”. “No” rispose Omar “è lì” e indicò un punto a poche decine di metri dove fece costruire una moschea. Solo per questo motivo la chiesa non fu distrutta e le due religioni, pur con alterne vicende, convissero: ma dov‟è oggi il grande condottiero (leggi leader politici) che accetta di farsi qualche metro più in 181


là? Il grande saggio (leggi leader spirituali anticristi) disposto a spostare il suo centro del mondo? Non basta che i loro “nobili cavalieri” stringano reciproci “patti d i comunione”. La brutta scena dell‟intolleranza impietosa di Giacomo e Giovanni (Giovanni! l‟unico dei “dodici” presente sotto la croce), narrata da Luca (9,51-56), viene rimproverata aspramente dal loro Maestro. Egli vuol togliere dai suoi ogni ragione di violenza e di imposizione, escludendo in modo assoluto l‟adesione alla fede che non sia frutto di libertà. La tolleranza, la pacificazione, la misericordia sono difficili conquiste per noi piccoli esserini “inguaiati” dal peccato ancestrale e attuale, per tal motivo Gesù si è disposto a farsi umiliare, straziare e uccidere: per affermare senza indebite ingerenze le sue idee, per proclamare il vero volto di Dio. Mai e poi mai userà del suo immane potere per vendicarsi o piegare la volontà di noi misere creature. Come ribadito più volte in questo saggio: il destino eterno della nostra anima dipenderà solo dalla nostra libera scelta, dalla nostra decisione. La salvezza, così co me la perdizione, non dipende da un' imposizione del bene o del male, ma dalla nostra libera cooperazione al bene o al male. Un Dio discreto, il nostro, lontano anni luce dall‟integralismo; certo il dialogo, l‟incontro, la mediazione sono atteggiamenti difficili, impresa ardua, eppure è lo stile del cristiano. Impegnia moci, oggi, a imitare il Sublime Pedagogo, che non lascia piegare il suo cuore verso la deriva: del rabbioso risentimento e della patologia fonda mentalista. La “divina libertà” di Dio è talmente inverosimile che, non solo non ci obbliga a seguirlo, ma non ci fa mai neanche sentire il suo fiato d‟amore sul collo se per noi è fonte di fastidio. La sua pazza passione per noi non ci violenta mai, ma sta sempre in attesa di una nostra parola di assenso. “Fanatico è colui che non può cambiare idea e non intende cambiare argomento” (Winston Churchill, primo ministro inglese). “Il mio cuore si commuove dentro di me, le mie viscere fre mono di co mpassione” (Osea 11,8).

Un' intera nazione santificata. Riportia mo alcuni estratti dell‟autobiografia di mons. Cirillo Zorhabian, vescovo cappuccino, armeno, sulla persecuzione dei suoi compatrioti ad opera dei turchi, che coinvolse anche la sua famiglia, sterminata insieme a centinaia di migliaia d i connazionali. Il piano diabolico del genocidio fu preparato dall‟ambasciatore tedesco Wangenheim, amico intimo e consigliere avveduto e apprezzato del ministro degli interni turco Talaat Pascià.

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La sorte della mia famiglia. Già nell‟aprile del 1914 il governo turco aveva co minciato a molestare gli ar meni di Erezùm: confiscava le mercanzie delle botteghe, scacciava dalle proprie case uomin i e donne senza alcun riguardo alla loro salute ed alla loro età e li obbligava a spaccar pietre per la costruzione delle strade. Mio padre, già settantenne, fu sottoposto a quel lavoro da ergastolani. Mia madre, affranta dalle malattie, morì santa mente il giorno della natività della Madonna nel 1914, assistita da mio fratello Don Giuseppe. Prevedendo il massacro, aveva esortato il marito ed i figli a tenersi saldi nella fede ed aveva promesso che avrebbe pregato per essi, affinché rimanessero figli fedeli della santa Chiesa cattolica fino allo spargimento del sangue. Mio fratello Arakiàl fu condannato a spaccar pietre e, abbandonato sui campi di neve, morì assiderato nel dice mbre del 1914. Era stato terziario francescano ed aveva fatto voto di castità perfetta fin dall‟ infanzia. Esercitava il mestiere di conciacapelli. Meghirditch, l‟unico dei fratelli che, assecondando il desiderio di nostro padre, aveva contratto matrimonio, fu ucciso a colpi di bastone sulla collina di Ke màh. Nella stessa località vennero trucidati i suoi tre figli, il maggiore dei quali Gregorio, aveva appena cinque anni. La moglie morì di fame a Racca. Anche Meghirditch era conciacapelli, ma, no n bastando lo scarso guadagno al sostenta mento della famiglia e dei vecchi genitori, era emigrato per tre anni in Russia, dove riuscì a raggranellare un gruzzoletto facendo il fornaio. Era di buone maniere, affabile e molto pio. Mio padre fu trucidato nel 1915. Prevedendo la fine che lo attendeva, prima di uscire di casa volle che mio fratello Don Giuseppe gli amministrasse l‟olio santo. A sua volta Don Giuseppe fu deportato, fu scorticato vivo e inchiodato al suolo per avere esortato i fedeli a tenersi saldi nella fede ed avere ascoltato la confessione di una donna. Mio zio materno Manùk fu fatto morire di fame sull‟altipiano di Erezùm. Sua moglie morì qualche giorno dopo di lui. Credo che il numero dei miei parenti periti in quelle deportazioni superi la cinquantina. Complessivamente il numero delle vittime armene tra il 1914 ed il 1923 superò i 2.000.000.

Terremoto prodigioso. …Voglio riferire un prodigio col quale il Signore premiò la fede della carovana, della quale faceva parte mio fratello Don Giuseppe. L‟ho appreso da un testimone oculare. La carovana aveva raggiunto la collina di Carpùt. I curdi avevano ucciso tutti gli uo mini ed i pochi ragazzi superstiti, per sfuggire alla morte, avevano indossato vesti fe mminili. Rimanevano ancora circa 3.000 donne. Al tramonto del sole i carnefic i imposero una forte taglia sotto il pretesto del riscatto. Non era la prima volta che recitavano quell‟atroce commedia e perciò era impossibile reperire la somma richiesta. Indignati, quei manigoldi ordinarono a tutte di denudarsi per procedere ad un' accurata perquisizione delle vesti. Guai a chi avesse nascosto dell‟oro ! A quella intimazione le donne caddero in ginocchio, alzarono le braccia al cielo e con viva fede così pregarono: “O Gesù, nostro Dio e salvatore, che ti sei degnato di nascere 183


dalla Vergine Maria, mostra che la tua religione è la sola vera e conduce gli uo mini al porto della salvezza. Libera il nostro pudore dalle mani di questi immondi infedeli”. Intonarono il Pater noster. Alle prime parole dell‟orazione domenicale un terribile terre moto scosse la collina, si sollevò un polverone fitto come nebbia e dalla roccia franarono fragorosamente innumerevoli sassi, precipitando furiosamente. Atterriti i carnefici fuggirono abbandonando tutto, armi e sacchi. “Dio mio, tutti i beni che mi hai riservato sulla terra donali ai tuoi nemici; tutto ciò che mi hai riservato nell‟altro mondo donalo ai tuoi amici, perché Tu mi basti. Dio mio, se ti adoro per paura dell‟Inferno, bruciami nell‟Inferno, e se ti adoro per speranza del Paradiso, escludimi dal Paradiso: ma se ti adoro unicamente per te stesso, non privarmi della Tua eterna bellezza… (di: Rabi a al-Adawiyya, 713-801; da: “Tu mi basti”). Quando si leggono queste parole così poeticamente vere e quindi sublimi, risulta ancor più misterioso come un popolo possa d‟improvviso diventare macellaio di un altro popolo. Il mistero dell‟intelligenza del male. “…i confini sono tracciati sulle carte, ma sulla terra come Dio la fece, per quanto si percorrano i mari, per quanto si frughi lungo il corso dei fiumi e sul crinale delle montagne, non ci sono confini”. La voce di Pietro Germi alla fine de “ Il ca mmino della speranza” (1950). “Noi turchi abbia mo ucciso 30.000 curdi e 1.000.000 di armeni e nessuno, tranne me, in Turchia osa parlarne. Pensavo che a macchiare l‟onore di una nazione non fosse il parlare di certe sue ombre, bensì proprio l‟ impossibilità, il divieto di parlarne”. Per tale dichiarazione ad un giornale svizzero lo scrittore Orhan Pamuk, premio Nobel 2006, nel suo paese è stato costretto a difendere il diritto a esprimere la propria opinione davanti a un tribunale per l‟accusa di vilipendio alla “turchità”! Lo stesso destino è toccato allo scrittore Nedim Gursel, professore di letteratura turca a Parigi, autore di un ro manzo, “Le figlie di Allah”, in cui racconta la nascita dell‟islam e dà voce ai nemici di Maometto, che rifiutavano il suo monoteismo. Si aggiunge ai processi, riguardanti sempre la libertà d‟espressione, quello contro la scrittrice turca Perihan Magden. Come poi non ricordare un a mico di Pamuk, il giornalista d i origine armena Hrant Dink, che sostenne la stessa tesi sul genocidio del 1915 e fu, per tal motivo condannato a 6 mesi di carcere, quindi ucciso da un fanatico il 19 gennaio 2007.

Senza peli sulla lingua. Di padre Piero Gheddo, missionario cattolico, giornalista e scrittore.

Le differenze tra cristianesimo e islam sono tantissime anche se ambedue adorano lo stesso Dio antico testamentario e non si possono esaurire in poche battute. Semplificando molto si può dire che, alla base di tutto, l‟ islam manca di Gesù Cristo: è rimasto all‟Antico Testamento. Cristo è venuto a rivelare che Dio è uno solo, ma in tre persone uguali e distinte, che esprimono l‟essenza divina, che è amore e si fa uo mo. Per l‟islam invece, è la Legge del Sinai, il Dio (che loro interpretano) assoluto 184


e impenetrabile che giudica e punisce. La radice di tutte le abissali differenze tra le due grandi religioni sta proprio in questo: all‟islam manca Cristo. Per loro Gesù è solo un grande profeta. Gesù è venuto a rivelare la dignità di ogni uo mo, quindi i diritti dell‟uomo, la libertà dell‟uo mo anche di fare il male, perché l‟amore non s‟impone con la forza ma chiede a sua volta amore e libera corrispondenza. La sharia (legge isla mica) è fondata invece su una triplice disuguaglianza: tra musulmano e no, tra uo mo e donna, tra libero e schiavo. Il cristianesimo ha abbattuto tutte le barriere del razzismo e del sessismo, come dice san Paolo: “Voi tutti siete figli di Dio per mezzo di Gesù Cristo…. Non ha alcuna importanza l‟essere ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Cristo siete diventati un sol uo mo” (Gal 3,2628). Diverso l‟atteggiamento anche di fronte alla violenza: per il cristiano la vera fede non si impone con la spada. Nell‟islam invece fin dall‟inizio la fede si diffonde anche con la conquista militare dei popoli, convertiti con la forza delle armi. E‟ vero che pure nel cristianesimo abbiamo non pochi esempi del genere, ma sempre contro il Vangelo, mentre la “violenza per Dio” è parola del Corano. Oggi i “riformisti” isla mici tentano di interpretare diversamente la guerra santa, che per loro vorrebbe dire guerra contro le proprie passioni, mortificazione: ma tutta la storia “vincente” dell‟islam dimostra il contrario e la tradizione della “guerra santa per Dio” continua ancor oggi. Dove i musulmani sono la maggioranza, a volte impongono la fede loro con violenza, come nel Sudan o nell‟Afghanistan dei talebani, condannando a morte i musulmani che si convertono a un'altra religione, eccetera. All‟islam manca la distinzione tra religione e politica, tra sacro e profano, fra comunità religiosa e comunità civile; quindi fra dittatura teocratica e de mocrazia (finanche teocratica), fra libertà di pensiero e pensiero unico. Nell‟isla m manca la parola di Gesù: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio” (Mt 22,21). Maometto era nello stesso tempo capo religioso, politico e militare. Ancor oggi la maggioranza dei musulmani sogna di tornare ai tempi dei califfi (cioè dei successori di Maometto), i quali erano capi religiosi e politici insie me; la legge della sharia, che viene dal Corano, dove ci sono ad esempio la lapidazione dell‟adultera, il taglio della mano al ladro, il numero di frustate da dare a chi sbaglia, è il modello a cui tutti gli stati islamici devono ispirarsi. Alcune norme potevano essere comprensibili più di 1.000 anni fa con popoli nomadi come gli arabi, che non avevano carceri: chi sbaglia paga subito (!), ma sono assurde oggi. Tuttavia il Corano non si può cambiare, non si può interpretare, non si può contestualizzare e fra gli studiosi islamici è tutto un contorcersi alla ricerca di vie praticabili per dare diversa interpretazione a molti passi del Corano, per questo possono essere accusati, come succede, di blasfemia, e allora sono guai. Se scatta la condanna a morte di una fatwa, sono costretti a scappare per non essere uccisi. L‟isla m non ha un'autorità centrale a cui tutto si riferisce: non ha il papa e non ha nemmeno i vescovi che rappresentano localmente l‟autorità, non ha sacerdoti “chiamati” dallo Spirito Santo. Ogni moschea va per conto suo (pur nella rigida linea del Corano) e molto spesso gli ima m sono ereditari e non hanno preparazione specifica. Quindi il dramma sempre più evidente dell‟islam è che, non avendo un' autorità centrale e assoluta, non può nemmeno cambiare. In altre parole, se le persone 185


più preparate ed evolute dell‟isla m si convincessero che è bene cambiare il percorso storico della religione coranica, convertendosi alla laicità dello Stato e alla libertà di religione, interpretando diversamente alcune norme e passaggi del Corano, non avrebbero nessun potere su un miliardo e più di fedeli; se discutono pubblica mente le loro proposte, rischiano di essere arrestati e condannati dallo Stato islamico.

Va dove ti porta il cuore ? Oppure va dove ti porta la coscienza? “Voi mo' volete sapere perché siete assassini…Avete sospettato l‟uno dell‟altro”. In una delle sue più amare commedie, Eduardo De Filippo (co mmediografo napoletano) sferza la sua gente per aver dimenticato le “voci di dentro”, cioè la coscienza. Voci di dentro seppellite dagli istinti cattivi e dalle abitudini sregolate e dissipanti energie vitali e spirituali. Il Vangelo ci ha insegnato a riconoscere il valore di quel “luogo” in cui sia mo soli con noi stessi e con Dio, liberi da tutto. Quando preghiamo siamo invitati a entrare nella nostra “camera” e a pregare il Padre nel segreto (Mt 6,6), mettendoci in dialogo profondo e personale con Lui. 1. Nel luogo della coscienza brilla l‟imma gine che Dio ci ha impresso ed è questo il posto in cui è custodito il tesoro più prezioso, che è il legame con Dio che fa grande la nostra dignità e dà senso alle nostre giornate. 2. Nel luogo del cuore, invece, facciamo esperienza della nostra solitaria libertà (volontà) e al tempo stesso della compagnia di Dio che abita in noi (coscienza). Il cuore è lo spazio in cui si incontrano il bene che conosciamo grazie alla coscienza (i valori, le virtù, i carismi, i sacramenti), il male che conosciamo grazie all‟insinuante voce extrasensoriale del malvagio istigatore (disvalori, vizi, dissacrazioni, indegnità), le situazioni reali della vita, quelle nelle quali bisogna stabilire quale siano le scelte buone (migliori per la nostra edificazione spirituale a dignità di persona) e cattive (viceversa). “ Verso il peccato è il tuo istinto ma tu dominalo” (Gn 4,7). Per tal motivo pensa ogni tanto che tutti i santi: dalle ex prostitute agli ex figli di papà sono costati sangue gerosolimitano e costano sangue eucaristico a Gesù, che ci salva così dall‟orlo della dannazione, dagli artigli e catene del maligno e ci dona pace, bellezza, dignità, grazia. Siddharta. Di Hermann Hesse. Siddharta aveva cominciato ad alimentare in sé la scontentezza. Aveva co minciato a sentire che l‟amore di suo padre e di sua madre, e anche l‟amore dell‟amico suo, Govinda, non avrebbero fatto per sempre la sua eterna felicità, non gli avrebbero dato la quiete, non l‟avrebbero saziato, non gli sarebbero bastati. Aveva cominciato a sospettare che i saggi Bramini gli avevano già impartito il più e il meglio della loro saggezza, avevano già versato interamente i loro vasi pieni nel suo recipiente in attesa, ma questo recipiente non s‟era rie mpito, lo spirito non era soddisfatto, l‟anima non era tranquilla, non placato il cuore. 186


Se vuoi fare anche l‟esperienza di penetrare la presenza della verità e ricevere da Lui senza mediazione e desideri l‟intimità con Lui, questo non sarà possibile finché il tuo cuore riconosce una qualsiasi signoria che non sia la Sua. Ibn‟Arabi, sufi Andaluso morto nel 1238.

Una vita indefettibile. …A somiglianza di Melchisedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile (Ebrei 7,1-17). Non ci si salva da soli. Le folle della Galilea, e poi anche le persone che vengono da Gerusale mme e le più lontane provenienti dalla Transgiordania e perfino dalle città costiere di Tiro e Sidone, lo hanno compreso e sperimentato (Mc 3,7-12). Tutti arrivano da Gesù e premono per toccarlo, fino al punto che egli chiede di mettergli a disposizione una barca e si stacca un poco dalla riva. Il bisogno di salvezza attraversa l‟umanità e si esprime in modo evidente e immediato con la richiesta della guarigione fisica. La gente non solo do manda e grida ma si getta addosso a Gesù per toccarlo: domanda una presenza fisica, sensibile, così come ogni uo mo avverte nella carne il proprio bisogno, la malattia, la pressione delle sue esigenze. Anche se tutti si mettessero insieme tra loro, non si salverebbero. Anche camminando dentro il progresso della storia, non ci si salva. Una catena di malati non fa una persona sana. Ci occorre un altro, uno che non ha bisogno prima di tutto di salvare se stesso dalle proprie infermità o dai propri peccati; uno che è santo, innocente, senza macchia, separato da noi colpevoli eppure capace di piegarsi alla nostra debolezza. La Lettera agli Ebrei traduce in termini sacerdotali la vicenda storica del Signore Gesù e la sua opera di salvezza. Gesù non è soltanto un uo mo giusto in mezzo ai peccatori o un angelo buono. Egli è assiso alla destra del Padre, sul trono della Maestà divina. Egli dà all‟offerta della sua vita una consistenza e un valore infinito ed eterno, perché è Figlio Divino, che vive nel tempo e oltre il tempo. Abbia mo bisogno di riconoscere questo salvatore e di affidarci a lui. Non con l‟accento di sfida degli spiriti immondi, ma con la fiducia del mendicante: “Mi prendi per la mano, o mio Gesù, col tuo potere sovrano guida mi tu…La gioia e il dolore vengono da te…a te mi affido solo, o Salvator, e trovo nel mio duolo conforto ognor”. “Una parola muore appena detta: dice qualcuno. Io dico che solo in quel momento comincia a vivere “(Emily Dickinson). A maggior ragione se è la Buona Parola. “Anche per un incredulo, Gesù ha mostrato quale quantità di Dio possa stare in un uomo”. Victor Hugo

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Fantasmi da scacciare. Oggi direbbe E. Scalfari ( impresario, giornalista e filosofo gnostico), si è infranto lo specchio che rifletteva l‟identità collettiva. Restano fra mmenti autoreferenziali di speranza (altro modo per dire relativismo etico), bulimia del presente e cioè voglie d i consumi, atteggiamenti nichilisti e incapacità antropologiche di fare tessuto sociale. Tutto ciò purtroppo è stato ben condensato anche ad esempio nella vita e nelle opere di Jean Michel Basquiat, artista dalle radici ibride e molteplici (padre haitiano, madre africana, nato e cresciuto a New York). Fu un terribile incidente a segnare la sua vita: investito da un auto mobile, riportò fratture e gravi lesioni interne che lo costrinsero ad una lunga convalescenza. Appassionatosi allo studio dell‟ “Anatomia di Grey”, libro regalatogli dalla madre, Basquiat diede forma a quello che sarà il fondamento della sua arte: la visione della personalità co me un qualcosa di estrema mente fratturato e fra mmentato. Tali molteplici divisioni fanno anche riferimento all‟alienazione vissuta da un nero nella società razzista che più tardi lo avrebbe accolto con la stessa rapidità con cui lo avrebbe respinto qualche anno dopo a seguito della sua sempre più accentuata dipendenza dalla droga. Stroncato nel 1988, a soli 28 anni, da un cocktail letale di stupefacenti, Basquiat viveva la sua arte come manifesto della precarietà dell‟esistenza umana: il corpo, segnato da cicatrici, inco mpleto o dilaniato, era così insistentemente evocato da trasformarsi in una presenza spettrale. Gli esordi, nel mondo dei graffiti, segnano il riaffiorare di immagini che affondano le radici nella sua giovinezza e nella realtà urbana in cui è cresciuto: grattacieli, aerei, poliziotti, auto, disegni animati, fumetti e simboli vari. Tutti elementi tesi ad esorcizzare la fugacità della vita e la sua schiacciante violenza. La gioia (o almeno un certo benestare), individuale e collettiva dunque, la si potrebbe considerare come il ricomporre il mosaico frammentato del proprio spirito e di quello del mondo, ma con quale collante? Forse con lo Spirito Santo? L‟aspirazione ad essere felici attraversa la storia del mondo. Anzi, questa stessa storia è una lotta continua e talvolta affannosa per giungere alla felicità. Prima o poi però per i non credenti, sempre la vita “beata” viene trasferita dalla realtà concreta del mondo delle favole…dove alla fine i protagonisti, dopo tante peripezie, “vissero felici e contenti”. I cantanti di successo Al Bano e Romina Power hanno interpretato per molto tempo insieme una canzone che ha riscosso molti consensi: “felicità”, che “è tenersi per mano e andare lontano”…Purtroppo non sono andati molto lontano perché anche per loro è giunto il tempo della separazione. La felicità sembra dunque una farfalla, quando l‟hai afferrata ti accorgi che vola e non c'è più. Il desiderio della felicità è innato, quindi di origine divina: Dio l‟ha messo nel cuore dell‟uomo per attirarlo a sé, perché Egli solo lo può colmare. La felicità, come “stato di soddisfazione dovuto alla propria situazione nel mondo”, è diversamente intesa e interpretata nel corso dei secoli e nelle differenti aree culturali. Nell‟antichità greca, patria della multiforme ricerca filosofica della verità, si sono profilate 3 tendenze.

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La prima, capeggiata da Talete, ritiene che la felicità consiste nella contemplazione e nel rapporto con Dio, un Dio però post-peccato per cui necessariamente ancora ignoto; da svelare e definire nei suoi contorni inesistenti. La seconda, iniziata da Aristippo, vede la felicità in connessione col corpo e quindi realizzata (seppur parzialmente) come “sistema di piaceri”. La terza vede scendere in campo Platone che connette la felicità con le virtù (che sono impresse nella legge morale naturale a sua volta però marchiata dal relativismo etico frutto del peccato originale): “I felici lo sono per il possesso della giustizia e della temperanza e gli infelici, per il possesso della cattiveria”. Lo segue Aristotele che definisce la felicità “una certa attività dell‟anima svolta conforme mente a virtù” ed aggiunge che essa presuppone il possesso di ogni sorta di beni: esterni, del corpo e interni, dell‟anima. Gesù rovescerà questa posizione proclamando beati, i poveri di “spirito e di materia” cioè coloro che si sentono deboli e bisognosi di tutto dal creatore del tutto. Egli ribalterà anche le altre due posizioni filosofiche proclamando beati i puri di cuore (coloro che odiano l‟odio), perché vedranno Dio e beati gli operatori di pace (interiore ed esteriore) perché saranno chiamati figli di Dio, in quanto la pace è la conseguenza di ogni giusto agire, è la cartina di tornasole per osservare se si stanno praticando nel giusto modo le virtù desiderate. Nell‟epoca moderna si riprendono le indicazioni antiche. Così l‟umanesimo si schiera con la corrente epicurea antica e lega la felicità al piacere fine a se stesso, come fa Lorenzo Valla nel De voluptate. Emmanuel Kant (“padre fondatore” dell‟etica staccata da Dio) invece riallaccia la felicità alla virtù, precisando però che essa implica la soddisfazione di tutte le tendenze, inclinazioni e volizioni umane e diviene perciò inattingibile, salvo nel “regno della grazia” per intervento di un principio onnipotente (Critica alla ragion pura, dottrina del metodo, cap. II, sez. 2). Infine Bertrand Russel (1872-1970, nobel per la letteratura) ritiene indispensabile alla felicità o meglio a un certo qual benessere: la molteplicità degli interessi, dei rapporti dell‟uo mo con le cose e con gli altri esseri, ossia l‟eliminazione dell‟egocentrismo, della chiusura in se stessi e nelle proprie passioni (La conquista della felicità).

La felicità. Gwendolyn Brooks, poetessa statunitense negra. Quando avrai dimenticato la luminosa biancheria nel letto il mercoledì e il sabato, e sopra tutto quando avrai dimenticato la domenica, quando la do menica avrai dimenticato con il letto che ci univa, o me seduta sul radiatore della parete esterna della stanza a guardare la finestra, nel pomeriggio che imbruniva, laggiù la lunga strada, ma in nessun punto preciso, avvolta nella mia vecchia vestaglia senza nessun progra mma e senza niente da fare chiedendo mi perché sono felice? Quasi che il lunedì non venisse mai più. Quando tu avrai dimenticato tutto questo, io dico, e come 189


t‟infuriavi se qualcuno suonava alla porta e come impazziva il mio cuore se squillava il telefono e come poi andavamo al nostro pranzo della domenica, che voleva dire soltanto attraversare il pavimento della stanza fino al tavolo macchiato dall‟inchiostro, nell‟angolo di fronte, al pranzo della do menica che era sempre pollo e tagliatelle, o pollo e riso e insalata e pane di segale e tè e biscottini al cioccolato, quando avrai dimenticato tutto questo, io dico, e dimenticato anche il mio piccolo presentimento che la guerra sarebbe finita prima che t‟arruolassero, e come finalmente ci si spogliava e si spegneva la luce e ci infilavamo nel letto, e ci stendevamo con il corpo abbandonato per un attimo nei candidi lenzuoli del weekend e poi teneramente l‟un l‟altro ci fondevamo. Quando tu avrai dimenticato tutto questo, io dico, che allora potrai dire, ed io lo potrò credere che m‟hai davvero dimenticata.

Raccolti attorno all‟Altare del Signore. C'è però un elemento nuovo e totalmente antitetico che viene introdotto dall‟ambiente semitico veterotestamentario, l‟originalità dell‟orizzonte biblico è che consiste nell‟accordare la gioia a quanti credono adorano e servono un Dio che si è rivelato generoso e relazionato benevolmente con noi. “ Beato chi in lui si rifugia” (Salmo 2,12). Soprattutto è felice chi riceve da lui sapienza, per cui il primo Salmo inizia così: “Beato l‟uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace nella legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte” (Sal 1,1-2). E‟ Yhwh dunque il dispensatore di ogni beatitudine, perché datore di bellezza, prosperità, fecondità agli ascendenti e discendenti di coloro che si sforzano di raccogliere e unificare i perduti frammenti della originale lietezza originaria. Gesù stesso si porrà come insegnamento e testimonianza che solo in lui è possibile la piena realizzazione della felicità promessa e in parte anticipata nell'Antico Testamento. Infatti, la prima beatitudine che trovia mo nella Bibbia riguarda la maternità: Lia, dopo che ebbe partorito a Giacobbe un secondo figlio, dichiara: “Sono felice, perché le donne mi diranno beata!” (Gn 30,13). Nella Bibbia, però, il culmine della felicità si raggiunge nel credere all‟Incarnazione dell‟amore salvifico, come è compendiato dal Magnificat di Maria, che tra l‟altro dice. “Tutte le generazioni mi diranno beata!” Lei, suo marito Giuseppe e ovvia mente lo stesso Figlio, sono stati i primi a scegliere le beatitudini del cosiddetto “Discorso della montagna” come stile di vita: “ la moda passa, lo stile no !”. E‟ uno degli aforismi della famosa stilista Coco Chanel. Un cristiano può cambiare riti, preghiere, chiese, uffici e registri parrocchiali, ma lo stile no. Lo stile di vita delle Beatitudini deve continuare a trasudare fuori da ogni piega del suo essere e del suo agire: credo perché mi sento amato da Dio ! “Padre continuerò a farti conoscere perché l‟amore con cui tu mi ami sia in essi e io in loro” (Gv 17,20). Il paradiso è tutto qui: amare e sentirsi amati. “Ecco il mio eletto nel quale l‟anima mia si compiace” (Is. 42,1). 190


Cresce la tecnologia, cresce la fame nel Mondo. “Non è la mano che dona, ma il cuore”. (Proverbio della Tanzania). Quanto sopra detto, ovvia mente vale per i “primi mondi” presenti in ogni stato nazionale, ma intorno ai “sazi e disperati” c'è un mare di poveri. Tra il 2003 e il 2007 si è assistito al peggior incremento di sempre del numero di affamati. Erano 848.000.000 all‟ inizio del nuovo secolo e oggi sono ben 923.000.000, in particolare donne e bambini. “Una situazione che non è senza responsabili”, come ha avuto modo di chiarire Papa Benedetto XVI nei messaggi inviati al direttore generale della FAO. “Innanzitutto, è bene ricordare che i nostri sono te mpi di singolare ingiustizia, in cui spesso convivono abbondanza e scarsità, e la colpa”, secondo il Pontefice “è di una speculazione sfrenata, che tocca i meccanismi dei prezzi e dei consumi” e “l‟assenza di una corretta amministrazione delle risorse alimentari, causata dalla corruzione della vita pubblica e dalla crescita degli investimenti in armi e tecnologie militari sofisticate, a scapito delle necessità primarie delle persone”. Nel 2005 la rivista Scienze ha riferito: “ Il 14% della popolazione mondiale soffre di malnutrizione cronica o acuta”. Nel 2007 una fonte delle Nazioni Unite ha dichiarato che 33 paesi non hanno cibo a sufficienza per sfamare la propria popolazione. Come è possibile, visto che la produzione cerealicola mondiale è in aumento? Innanzitutto, l‟avanzare pressoché incontrastato della desertificazione (si spera in tal senso nell‟utilizzo massivo degli idrogeli in grado di trattenere umidità), poi terreni e cereali che potrebbero essere destinati alla produzione di cibo vengono invece impiegati per ottenere altrettanto giustamente etanolo, il quale però viene mal indirizzato: “Per produrre l‟etanolo necessario per fare il pieno a un SUV (che sta per Sono Un Vip o Sono Un Vanesio) ci vuole una quantità di cereali che basterebbe a sfa mare una persona per un anno intero”, ha scritto il quotidiano sudafricano “The Witness”. Anche nei Paesi sviluppati, l‟aumento dei prezzi dei prodotti alimentari (da eccessivo ricarico lungo la filiera) costringe molti a scegliere se cenare o soddisfare altre necessità, come medicinali o riscaldamento. Però, come sopra detto, sia sul mondo “primo” che sul “terzo” incombe la minaccia dell‟estinzione totale. “L‟ umanità ha ora le armi per distruggere se stessa” (Renè Girard, antropologo). Queste armi di distruzione di massa sono variegate: da quelle nucleari alle batteriologiche, dalle tossicologiche alla più pericolosa di tutte che è la microeugenetica (l‟intervento sull‟e mbrione e in generale sul DNA). “Un pollo in ogni pentola, due auto in ogni garage”. Slogan elettorale per la campagna elettorale di Herbert Hoover, politico ai tempi dei “ruggenti Anni venti americani”. 191


“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è la politica, sortirne da soli è l‟avarizia…Bisogna imparare a condividere ciò che la provvidenza mette a disposizione, allora sì che ci saranno risorse per tutti” (Don Lorenzo Milani). Signore, Che la mano giovane stringa la mano anziana e tra loro si incroci la mano eterna di Cristo. Che la mano debole cerchi la mano forte e tra loro si incroci la mano sicura di Cristo. Che la mano bianca stringa la mano scura e tra loro si incroci la mano santa di Cristo. Che la mano delicata stringa la mano callosa e tra loro si incroci la mano forata dai chiodi di Cristo. Che la mano del sapiente cerchi la mano dell‟ ignorante e tra loro si incroci la mano umile di Cristo. Che la mano innocente stringa la mano del peccatore e tra loro si incroci la mano che perdona di Cristo. Che la mano del cieco stringa la mano di chi vede e tra loro si incroci la mano che guida di Cristo. Che le mani dei sani cerchino le mani dei malati e tra loro si ponga la mano miracolosa di Cristo. Che le mani chiuse si aprano ad altre mani e tra loro si intreccino le mani sempre aperte di Cristo. Thelma D.

La Perfetta umanità da seguire. Chi può essere considerato il più grande uo mo che sia mai esistito? Da che cosa si può valutare la grandezza di un uomo e il suo essere preso come riferimento standard? Dal suo genio militare? Dalla sua forza fisica? Dalle sue capacità intellettuali? Oppure da quanto le sue parole e azioni hanno influito sul benessere degli altri, nonché dall‟esempio che ha lasciato? Se facciamo funzionare la ragione ancor prima che la fede, è già chiaro che se c'è qualcuno che merita di essere preso a modello, questi è Gesù Cristo. Paolo, uno degli uomini più colti del suo tempo che nel I secolo fu scelto da Gesù per essere suo seguace e parlare di Lui alle nazioni, ci esorta a “guardare attenta mente” a Gesù ( Ebrei 12,2; Atti 9,3). Le sue dichiarazioni di figliolanza divina reale rivelano senza equivoci che Gesù si è posto al centro del culto cristiano. Ora, solo l‟Essere assoluto può esigere amore e fedeltà assoluti. Le richieste del Nazareno sono comprensibili e del tutto naturali da parte di Dio. Suonerebbero assurde e sacrileghe in bocca a un uomo, fosse pure il più eccelso fra i profeti. Nella storia delle religioni non troviamo nulla di simile. Quando un personaggio storico si fa innanzi co me fondatore di una religione, mai egli ne diventa l‟oggetto e il centro, ma solo il banditore. Le persone di Buddha e Maometto, ad esempio, non costituiscono il contenuto della fede da loro proclamata. 192


La loro dottrina ha ben altro co me centro. Tanto è vero che possiamo separare la loro dottrina dalle loro persone. Tale separazione, invece, è impossibile nel cristianesimo. L‟annunzio bello non è altro che Gesù-centro. Lui e in Lui è il Regno. “Chi dite che io sia?” (Mt 16,15). Questa è la do manda presentata come decisiva all‟inizio dell‟annunzio del Regno. Se una parte dell‟umanità risponde in modo sbagliato, no i dobbiamo rispondere che: questa del rude e insieme dolce Vangelo non è un' invenzione mitica, come le saghe tramandate nei libri religiosi o come i drammi raccontati nelle tragedie greche con gli improvvidi interventi degli dei. E‟, invece, la storia possibile di uno che l‟ha cambiata. Una storia umana che ha i connotati di una narrazione vissuta: la storia di una madre e del suo bambino che poi da adulto è stato crocifisso. La crocifissione e non solo: questo è ciò che il mondo ha fatto all‟uomo più buono del mondo. Troppo buono, troppo intelligente, troppo rivoluzionario ma soprattutto ha fatto troppe cose che si associano alla divinità. Le liturgie e le catechesi cristiane sono una continua e variegata affermazione dell‟identità divina di Cristo, perché per i discepoli che ce lo hanno tra mandato si è trattato di un' esperienza reale. La loro lunga convivenza con Gesù è diventata fa miliarità e profonda amicizia, attenzione vigile alle sue parole, partecipazione viva ai suoi gesti che hanno condotto a riconoscere in Lui la manifestazione storica del figlio eterno mandato dal Padre. Riconoscere Dio in un uomo: questo è il cristianesimo; Gesù è più di un profeta, più di un extraterrestre, più di una delle tante manifestazioni della divinità, perché supera tutte le attese e le costruzioni delle varie religioni, comprese le varie diramazioni che si sono sviluppate da quella cattolica. Dio non rimane il supremo irraggiungibile come per l‟islam, né si disperde in varie forme nell‟universo o nell‟anima umana, come affermano tante espressioni religiose orientali, riprese da moderne filosofie. Dio è un uo mo che è in relazione con l‟uomo ! Questo scandalo della fede ha attraversato la storia cristiana fin dall‟inizio. Gli gnostici e i credenti di altre religioni del primo secolo e dei nostri giorni continuano a ridurre la figura di Gesù dentro un perimetro umano, sia pure straordinario e grandioso. Però la storia di tante persone che hanno ca mbiato in positivo la loro e quella di chi stava intorno a loro, facendo sviluppare l‟alba radiosa della civiltà dell‟amore, è la suprema prova tangibile che non lascia adito ad errori di percezione e di interpretazione. La meraviglia espressa dalla folla sul finale del racconto del “paralitico calato dall‟alto” (Mc 2,1-12) dice i tratti del personaggio Gesù: “Non abbiamo mai visto nulla di simile”. “Amare un essere…significa dire: tu non morrai”. Gabriel Honoré Marcel, filosofo cattolico francese. “Gesù non dirige: attira. Non ordina: chiama”. “Tutto ciò che di più bello ci può essere in un essere umano si trova in Gesù”. Françoise Doltò. Non a caso tale psicanalista francese, agnostica, si convertì, quando, a seguito di un' attenta lettura del Vangelo, ebbe modo di constatare che non c'è mai stato, nella storia, uno psicologo più grande e più profondo di Gesù, nonché un uomo più equilibrato.

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Era equilibrato e semplice. Gesù disse di non avere “dove adagiare la testa”. Condusse una vita austera, basata sull‟essenziale, non fu un pauperista bensì un minimalista. Partecipò ai banchetti e convivi prescritti dalle leggi e dagli usi del popolo eletto. Il suo primo miracolo di cui abbia mo notizia, la trasformazione dell‟acqua in vino di ottima qualità in occasione di una festa nuziale, mostra che non era un asociale (Gv 2,1). Gesù però fece comprendere cosa era più importante per lui quando disse: “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato a finire la sua opera” (Gv 4,34). Anche Lui sale sul monte (Mc 3,1) come Mosè sul Sinai e come Elia sull‟Oreb, per Lui però è il luogo dove accade e si intensifica il suo rapporto col Padre, dal quale traggono origine le sue decisioni e le sue opere. Un rapporto “speciale e unico” che non ha niente di esoterico e di esclusivo co me dimostra l‟episodio di condivisione e di compartecipazione della Trasfigurazione sul monte Tabor. Perfino Giovanni il Battezzatore (Gv 1,29-34) fatica a riconoscere il Messia. Lui stesso, che ha passato la vita ad attenderlo, resta spiazzato dalla mitezza, dalla pochezza del volto di Dio. S. Paolo mediterà stupefatto su Gesù che si annienta, si cancella per amore. “C‟è una giusta misura nelle cose, al di là e al di qua non può esserci il giusto” (Quinto Orazio Flacco,“Le satire”, I sec. a. C.). “Gesù è una ferita da cui non si guarisce” (Ibn Arabi).

Era avvicinabile e affabile. Non si irritava quando altri lo avvicinavano per presentargli dei problemi o porgli domande maliziose. Una volta, mentre era circondato dalla folla, una donna che da 12 anni soffriva di una malattia gli toccò il mantello sperando di trovare sollievo. Gesù non la respinse per quell‟atto che poteva sembrare presuntuoso, ma le disse benevolmente: “Figlia, la tua fede ti ha sanata” (Mc 5,25). Anche i bimbi erano a loro agio in sua compagnia e non avevano timo re di essere ignorati (Mc 10,13). I rapporti con i sui discepoli erano caratterizzati da un dialogo aperto e amichevole. I discepoli non esitavano ad avvicinarsi a lui anche per questioni inopportune. (Mc 6,30). Egli non voltava le spalle agli amici solo perché sbagliavano e ricadevano negli stessi errori. I suoi discepoli non si comportavano sempre come avrebbe voluto, tuttavia ben conscio della debole natura umana degradata si concentrò sui loro pregi invece di attribuire loro motivi errati (Mc 9,33; Lc 22,24). Non imponeva la sua opinione, ma li invitava ad esprimersi liberamente (Mt 16,13) per poi cercare di convincerli con la spiegazione delle sue ragioni. Il Dio che si fa uo mo cerca collaboratori e non li cerca fra i dottori della legge o tra i pii farisei (Gv 1,43-51): non vuole un‟èlite di devoti, un gruppo di migliori, gente che si ritiene “figlia di un dio maggiore”. Vuole persone, magari clamorosamente impreparate e indegne ma capace di contestare se stessi, di rivedere le proprie posizioni, di dare tempo a Dio di cambiarli nel profondo affinché 194


la loro “nuova debolezza” diventi testimonianza della mite potenza trasformatrice e creativa di Dio. Nell‟episodio di Mc 3,1-6 Gesù è indignato per la superbia spacciata per devozione, rattristato per tanta miopia, addolorato per la durezza dei cuori dei farisei che l‟hanno fatto venire in sinagoga per vedere se guarisce il poveretto con la mano inaridita. A loro del disabile non imp orta nulla, per Gesù, invece, è importante, lo tiene nel suo cuore, lo ama con tenerezza. Non così i farisei che pensano di onorare Dio oltraggiando l‟uo mo, che mettono la legge al di sopra dell‟amore e del bene della persona: e soffre, e rischia. L‟uomo viene guarito e questo gesto, invece di addolcire il cuore dei farisei, invece di commuoverli, viene interpretato come una sfida (!), per cui si radunano per capire co me farlo fuori. Come sarà per Lazzaro ed altri, Gesù rischia del suo, si mette in gioco, accetta di portare le conseguenze delle sue azioni amorevoli. Sì, Egli è una compagnia reale per noi. Lo rivela anche l‟episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Gesù guarda le persone che l‟hanno seguito; alla fine della giornata esse hanno fame, non può lasciarle partire così, ma il Suo cuore grande avanza di un altro imprevedibile passo. Coinvolge i suoi discepoli nel gesto dell‟amore. “Date voi stessi da mangiare”, cioè raccogliete e distribuite, che a benedire e beneficare ci penso Io! E‟ l‟inizio della Chiesa, comunità dei discepoli del Signore chiamati a continuare la sua opera amorevole e soccorritrice nei riguardi dell‟uo mo. Qui il pane non scende dal cielo come la manna nel deserto. Qui il dono si moltiplica grazie alle mani dei fratelli che vivono un gesto d‟amore. Alla fine di questo compartecipato miracolo d’amore si realizza la sovrabbondanza e vengono raccolte 12 ceste piene: 12 come gli apostoli, colonne e fondamento della Chiesa. Adesso sappiamo che Gesù è luce e vita in abbondanza e la sua azione si prolunga nei discepoli di tutti i tempi. Co me dice la lettera di Giovanni, il suo amore si rivela in noi ( e noi lo riveliamo agli altri) perché abbia mo avuto la vita (corporale e spirituale) a causa sua, perciò affrontiamo le difficoltà con la pace nel cuore, stringendoci a Lui. “Nell‟amore non c'è timore”, ci dice ancora il nostro Giovanni evangelista. “Non si è mai visto un uo mo così potente, buono e affettuoso “Talita kum” (Agnellino alzati!) dice alla bimba morta. Nello stesso tempo è così realista, perché subito dopo dice “…e ora datele da mangiare” (Antonio Socci, giornalista e scrittore cattolico). “Cristo non vuole ammiratori, ma discepoli. Non sa che farsene di chi lo loda, vuole chi lo segua”. (Soren Kierkegaard)

Era empatico e compassionevole. Sono un uo mo: niente che capiti ad un uomo considero a me estraneo” (Terenzio Afro, Publio, sec. II a.C.). Egli si poneva nei panni degli altri, di perenne partecipazione ai loro sentimenti e di fare qualcosa per aiutarli. L‟apostolo Giovanni narra che Gesù “gemé nello spirito e si turbò” e “cedette alle lacrime” quando seppe della morte dell‟amico Lazzaro. Gli astanti poterono capire chiaramente che Egli provava grande affetto anche per la 195


fa miglia di Lazzaro e che non si vergognava ad esprimerlo apertamente: manifestò una così grande compassione quando riportò in vita il suo amico ! (Gv 11,33). Amico che ricambiò tale affetto morendo come martire cristiano. In un'altra occasione, un uo mo, affetto dalla malattia ripugnante della lebbra, che lo costringeva a vivere in isola mento, supplicò Gesù: “Signore, se tu vuoi, puoi rendermi puro”. La reazione di Gesù fu davvero rincuorante: “Stesa la mano, lo toccò dicendo: Lo voglio; sii reso puro!” (Mt 8,2). Il Maestro Amabile non guariva i malati semplice mente per adempiere le profezie: voleva liberarli dalle loro sofferenze. Guarendo alcuni malati nel corpo e nello spirito (cosa molto più difficile), Egli non solo co mpie un atto di bontà, verso noi peccatori, ma rivela che è venuto a intraprendere insieme a noi la lotta definitiva contro il male (fame, sete, solitudine, ingiustizia, violenza, indifferenza, menzogna, ecc.). Tutto ciò che Gesù faceva era in armonia con uno dei suoi detti più celebri: “Come volete che gli uomini facciano a voi, così fate loro” (Lc 6,31). Egli però non vuole essere scambiato per un mago, non vuole a mbiguità nella sua missione. Quasi tutte le guarigioni operate da lui avvengono con l‟imposizione delle mani e il contatto fisico. Addirittura, nel caso dell‟emorroissa (Mt 9,20), la cosa si verifica in modo automatico, quasi che Gesù non fosse in grado di controllare la potenza che esce dalla sua persona in seguito al contatto della donna con le frange del suo mantello. Per contrasto, però, una guarigione può essere operata anche a distanza, come avviene nel caso dei 10 lebbrosi (Lc 17,12) e del servo del centurione (Mt 8,13), magari lentamente, lasciando così intendere una concezione meno paranormale e meno pranoterapeutica dei prodigi compiuti. Relativa mente pochi sono stati guariti durante la Sua opera terrena, guariti per testimoniare la venuta del Regno, invece noi corriamo il rischio, reale, di immaginare la vita sana come una vita felice. La salute è importante, ma non è tutto. Gesù è venuto a portare la salvezza, e poi la salute, la guarigione interiore e poi quella di superficie. Dio non è un medico particolarmente bravo, ma l‟origine del bene ! Egli è sceso in mezzo a noi per liberarci dalle grinfie dello sparviero, per sottrarci all‟ignoranza, al peccato e alla sofferenza morale e di conseguenza a quella mentale e corporale. “Solo un Dio che soffre può essere credibile”. (Andrè Gozier) “Senza di me non potete far nulla”. Queste vertiginose parole del categorico Gesù ci dicono queso: i santi non sono degli attivisti ma semplicemente persone che, invece di opporsi, si abbandonano alla Sua volontà, ai Suoi tempi e modi, che, come dice santa Teresa di Lisieux, “sorpassano i più bei e pii desideri umani” (Antonio Socci).

Era comprensivo e perspicace. Anche se era un uo mo perfetto, Gesù non si aspettava mai la perfezione dagli altri, non assumeva un'aria di superiorità e non agiva senza sapere come stavano veramente le cose. In una circostanza “una donna conosciuta nella città come una meretrice” manifestò fede e gratitudine lavando i piedi di Gesù con le sue lacrime. Egli la lasciò fare sorprendendo così il padrone di casa, ai suoi occhi la donna era già condannata. 196


Comprendendo che era sincera, Gesù, invece, non la condannò a motivo dei suoi peccati, ma disse: “La tua fede ti ha salvata; vattene in pace”. Grazie alla reazione calorosa di Gesù, quella donna fu spinta ad abbandonare la sua condotta errata (Lc 7,37) e a porsi al servizio del Regno. Un altro esempio è l‟episodio narrato in Mt 20,17-28. Con pazienza, Egli risponde alle richieste della madre di Giaco mo e Giovanni e dei 2 discepoli stessi, e, quando gli altri si sdegnano contro di loro, Egli insegna a tutti l‟autentico cammino. Questa lezione rimarrà loro profondamente impressa, perché suggellata dall‟esempio stesso del Maestro che non è venuto per essere servito, ma per servire. Certo, anche in questi modi Gesù sceglie i suo i discepoli, li ammaestra e fonda la Chiesa. Cos‟è la Chiesa? Una multinazionale del sacro, un Rotary Club dei cattolici? Gesù ha le idee chiare: la Chiesa è un gruppo di persone diverse, nient' affatto perfette, che vivono l‟esperienza di essere chia mati e amati, per restare col Signore, per predicare e cacciare i demoni. Sia mo discepoli anzitutto per dimorare con Cristo, per frequentare quotidianamente la Sua Parola nella preghiera, nella meditazione e nella carità. La questione del digiuno, praticato dai discepoli del Battista e dei farisei, e invece evitato dai discepoli di Gesù (Mc 2,18), dà l‟occasione al Signore di dichiarare il senso della sua presenza: Egli è lo sposo che si intrattiene con gli invitati a nozze. Non c'è modo più netto e più bello per esprimere il senso della fede cristiana. Questa esperienza descrive non soltanto la vita degli Apostoli che l‟hanno seguito, dei grandi santi e dei mistici, ma anche di innumerevoli cristiani che Lo incontrano. Scoppia un grande amore e fiorisce la festa della vita. Anche in mezzo alle tribolazioni, ai contrasti, alle difficoltà, la presenza dello sposo è una co mpagnia che apre, schiarisce e allieta il cammino. Cristo è la verità messa in Croce. (Julien Green)

Era imparziale e rispettoso. Egli era molto affezionato al discepolo Giovanni, forse perché tra loro c‟era affinità di carattere e può darsi che fossero parenti (forse la madre di Giovanni, Salomè, era una parente di Maria Santissima). Ciò nonostante fu imparziale non mostrando alcun favoritis mo nei suoi confronti (Gv 13,23; Mc 10,35). Gesù non si lasciava influenzare dai pregiudizi comuni tra le persone dei suoi giorni, anche tra gli ebrei più pii. Ad esempio, le fe mmine di solito erano considerate inferiori ai maschi. Gesù però conferì loro dignità. Fu a una donna che egli, per la prima volta, dichiarò di essere il Messia. La donna non era neanche giudea ma samaritana; i giudei in generale disprezzavano così tanto i samaritani da non salutarli nemmeno (Gv 4,7). Inoltre, le prime persone a cui Gesù concesse il privilegio di essere testimoni della sua Resurrezione furono delle donne (Mt 28,9). “I lavori delle donne sono numerosi come le stelle del cielo”. (Proverbio del Kenya). Gesù vuole aver bisogno di noi, desidera farci parte dei suoi progetti, delle sue scelte, del suo regno, all‟inizio misterioso e incomprensibile. 197


Dio Che chiede agli uomini di aiutarLo nella salvezza! Straordinario Signore che non si lascia scoraggiare dal nostro limite ma lo trasfigura ! “Le città saranno piene di gente che va a piedi, con vestiti grigi e dentro agli occhi una domanda, non di soldi ma solo d‟amore” (P. Pasolini, da “La recessione”). Sulla croce, Gesù non ha steso né il solo braccio sinistro né solo il destro, ma entrambi, per abbracciare tutti. (Beato Josè Maria Escrivà de Balaguer).

Era un figlio e un “fratello” coscienzioso. A quanto pare Giuseppe, il padre adottivo di Gesù, morì quando egli era ancora un ragazzo. Molto probabilmente Gesù provvide ai bisogni di sua madre lavorando co me falegname (Mc 6,3). Poco prima di morire affidò sua madre al discepolo Giovanni (Gv 19,26). All‟inizio del suo ministero, quando aveva “circa 30 anni”, Gesù era considerato non solo “il figlio del falegname” ma anche “il falegna me” (Lc 3,23; Mt 13,55, Mc 6,3). Gli abitanti della sua città avranno avuto bisogno di attrezzi agricoli come aratri e gioghi, che erano fatti principalmente in legno. Tra i manufatti di falegnameria c‟erano mobili, tavoli, sedie, sgabelli e cassapanche nonché oggetti come porte, finestre, serrature e travi. Il Battista fece riferimento alla scure, un attrezzo che Gesù e gli altri falegnami usavano per tagliare gli alberi. Il legna me veniva quindi lavorato grossolana mente sul posto per poi venire trasportato nelle botteghe. Questa fase del lavoro richiedeva ovviamente grande forza fisica (Mt 3,10). Isaia (anche ovvia mente con intento profetico) elenca altri strumenti usati dai falegnami dei suoi giorni: “In quanto chi intaglia il legno, ha steso la corda per misurare, lo traccia col gesso rosso; vi lavora con lo scalpello e continua a tracciarlo col compasso” (Is 44,13). I ritrova menti archeologici confermano che nei tempi biblici si usavano seghe di metallo, martelli di pietra e chiodi di bronzo (Esodo 21,6; Is. 10,15; Geremia 10,4). E‟ ragionevole allora supporre che Gesù abbia usato attrezzi e oggetti come questi nel suo lavoro. “La sobrietà dei singoli cittadini è nel conte mpo un incentivo e un esempio per l‟intera collettività (Serge Latouche, “La scommessa della decrescita”, 2007). Gesù è l'ebreo centrale: con una mano stringe quelle dei suoi fratelli ebrei; con l'altra quelle dei suoi discepoli cristiani. (Martin Buber)

Fuori di sé ? L‟estratto del Vangelo di Marco 3,20-21 registra in 2 righe fulminanti l‟episodio forse più sconcertante di tutto il Nuovo Testamento. Gesù è pressato dalla folla e i “suoi” vengono a portarselo a casa, dicendo: “E‟ fuori di sé”. Si tratta dei familiari, “Fratelli e sorelle”, preoccupati della strana piega che ha preso la sua vita? E‟ un‟azione di protezione? E‟ un segno dell‟incomprensione dei familiari che l‟hanno visto crescere e fino all‟altro giorno vivevano con lui? 198


Non abbia mo la possibilità di sciogliere intera mente l‟enigma. ... Registriamo dunque la meraviglia di chi si trova di fronte a un fenomeno imprevisto e sorprendente. Il modo con il quale Dio si presenta nella scena del mondo è spesso sconcertante e rompe i canoni dell‟abitudine. L‟intento di Marco è ovviamente sempre didattico: far parte della Chiesa (quella di Dio, non quella brutta copia che, troppo spesso, sperimentia mo) è un'esperienza talmente forte da poter sostituire l‟esperienza fa migliare: è vero ! Molti hanno fatto questa esperienza, intessendo con fratelli cristiani rapporti più profondi e autentici di quelli derivanti dai legami di sangue… Anche in Mc 3,31-35, Gesù osa proporre un modello famigliare innovativo, che supera i lega mi tribali e di sangue per proporre delle nuove relazioni fondate sull‟affinità spirituale, sulla consapevolezza di essere figli dello Stesso Padre, fratelli nell‟Unico Figlio. San Giovanni (Gv 7,40-53) poi ci trasmette altri dettagli preziosi sulla vita pubblica del Signore. Una persona che suscita divisione, che non lascia indifferenti. Chi si apre all‟azione della Grazia ne scopre la bellezza, chi invece si barrica dietro i propri pregiudizi non la comprende. La prospettiva di questo brano evangelico ci fa quasi credere di stare in mezzo alla folla, e di ascoltare i co mmenti che si facevano sulla persona di Gesù. I pareri sono contrastanti “ …alcuni dicevano: “Questi è davvero un profeta !”. Altri dicevano: “Questi è il Cristo!”. Altri dicevano: “Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice forse la Scrittura che verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?”. Così nacque il dissenso tra la gente riguardo a Lui…”; si constata una certa ignoranza sulla sua vita. Effettiva mente questo rispecchia ciò che sappiamo del periodo della “vita nascosta” a Nazaret, trascorso in grande semplicità, ma fin d‟allora Lui ci stava redimendo proprio col sacrificio del compimento del dovere quotidiano più umile. Lavorava per sostenersi e preparare la sua missione. Sì, il Maestro non è conosciuto, eppure lo si pregiudica... ma Lui stesso ci invita ad approfondire questa conoscenza (Gv 5,31-47). “Non perché è il Figlio di Dio egli è adorabile, ma, al contrario, egli è il Figlio di Dio, perché è adorabile”. (Andrè Frossard New)

Era coraggioso e risoluto. Inoltre, Egli era forte e vigoroso, come si deduce anche dalla Sindone e dal lavoro che svolgeva. Per due volte Gesù scacciò dal tempio i mercanti con i loro beni (Mc 11,15; Gv 2,14). Quando una turba venne ad arrestarlo, si fece avanti senza alcuna esitazione e, per proteggere i discepoli, dichiarò con fermezza: “ Sono io; se perciò, cercate me, lasciateli andare” (Gv 18,4). Non sorprende che, vedendo il coraggio di Gesù, agli arresti e maltrattato, Ponzio Pilato dichiarasse: “Ecco l‟uomo !” (Gv 19,4). In Mt 4,12 si narra che Il Battista è stato arrestato e tira una brutta aria anche per Gesù che abbandona i dintorni del fiume Giordano e si dirige verso i territori d i Zabulon e Neftali, le prime tribù, delle 12 a cadere, nel passato sotto la dominazione straniera e pagana. Al tempo di Gesù la devozione era inversamente proporzionale 199


alla distanza dal Tempio: i farisei di Gerusalemme consideravano pagani e meticci anche gli ebrei che abitavano i territori della Galilea. Gesù era galileo(!), ma non si scoraggia dell‟arresto del Battista, coglie anzi l‟occasione per iniziare la sua predicazione fra gli ultimi, i disillusi, i falliti del suo popolo. Dalla periferia della storia Dio inizia la sua predicazione, dagli ultimi, dai reietti, dai “fuori Legge di Dio” sia di ieri che di oggi. Non è in vista di un proprio vantaggio che Dio dona le sue leggi all‟uo mo, ma in vista dell‟uo mo stesso. Il regno dei Cieli non è l‟equivalente del regno delle idee di Platone o del regno dei fini di Kant (Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose): ma è il Regno dell‟Amore Eterno che noi possiamo scegliere o rifiutare, si tratti di un antico ittita, di un ebreo dei tempi di Cristo o di un indù d‟oggi. “Senza Gesù, Dio avrebbe due volti inconciliabili : una faccia abbagliante e una oscura”. (H.G. Clouzot. Regista cinematografico francese).

Era ed è ancora tutto ciò. Egli è lo stesso ieri, oggi e per sempre. Egli continua ancora a chiedere accoglienza, si fa ancora ba mbino, innocuo, inerme, fragile…e crocifisso. Noi tutti, invece, continuiamo a cercare un Dio potente, efficiente, miracolistico, continuiamo a chiedere una forza diversa da quella che Lui ci vuol dare. Non capire la logica del dono, la nuova visione di Dio che Gesù è venuto a portare, che ci obbliga a passare dall‟idea di un Dio “pappa fatta”, che ci toglie dai guai, alla visione di un Dio adulto che ci tratta da adulti e ci chiede collaborazione, rischia di sprofondare il maestro in una intollerabile evanescenza. Gesù diventa allora un “fantasma” e le onde delle tempeste che, inevitabilmente, periodicamente sconquassano la barca della nostra vita, ci danno l‟ impressione di non farcela (Mc 6,45-52). E‟ come se Gesù dicesse: nella bufera, in piena difficoltà, se vuoi attraversare il mare non hai che una possibilità, aumenta il dono di te stesso. Questa è l‟assoluta novità del cristianesimo . Siamo chiamati a donare senza riserve, anche a chi non se lo merita, perché amati a priori senza nessun nostro merito, a prescindere, prima, gratis. L‟amore di Dio è gratuito, non pone condizioni per a mare. Il Cristo ? niente di più o di meno di questo: l'arte di vivere, l'arte di morire . (Fesquet)

Le Parole Divine da masticare. …e quelle che invece non gli abbiamo mai detto. L‟eccezionalità e la sublimità delle Sue parole è tale che non può essere ridotta ad eccelsa umanità, perché nessun uo mo è mai stato capace di estraniarsi così tanto dalla sua condizione di debolezza psicofisica e nel contempo dominarla anche mediante la forza del linguaggio verbale. Sì, la sua parola se è compresa compie subito ciò che annuncia, subito stravolge e pacifica come nessun'altra. 200


Egli è l‟unica persona che è apparsa radicalmente diversa da noi. Quando agonizziamo, quelli più santi tra di noi, al massimo chiedono perdono per i peccati, ma solo Gesù ha perdonato ! Tutti cercano la salvezza come il Buddha, ma solo Gesù ha offerto la salvezza ! Tutti debordano nei loro pensieri e azioni, solo Gesù non ha mai detto o fatto qualche cosa che sia apparsa fuori posto ! Tutti moriamo, solo Gesù si è ridato la vita da sé. L’ascolto. “La natura, si dice, ha dato, a ciascuno di noi, due orecchie ma una lingua sola, perché siamo tenuti ad ascoltare più che a parlare”. (Plutarco di Cheronea). L’ascolto. “Benché l‟onda delle parole ci sovrasti sempre, le nostre profondità sono sempre silenti”. (Kahlil Gibran). Il cristianesimo è l’avvenimento di un incontro che salva: “All’inizio dell’essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”. Questo ci ha ricordato Papa Benedetto nell’enciclica Deus caritas est: l’ascolto. “La gentilezza delle parole crea fiducia. La gentilezza dei pensieri crea profondità. La gentilezza del donare crea amore”. (Lao-Tzu).

Siamo tutti usciti dalla Mente di Dio. Col discorso sulla resurrezione carnale dei Suoi nell‟ultimo giorno (Gv 6,37), Gesù ha una buona notizia da dare sulla morte, su questo misterioso incontro e appuntamento certo per ognuno di noi (che è inutile affrontare con atteggia mento depresso o scaramantico). La morte è una porta attraverso cui raggiungia mo la dimensione profonda da cui provenia mo, l‟aspetto invisibile in cui credia mo, le cose che restano. Siamo immensamente di più di ciò che apparia mo, più di ciò che pensiamo di essere. Nel rispondere alla provocazione dei sadducei riguardanti i 7 fratelli morti dopo aver sposato una altrettanto fanto matica “vedova nera” (Mc 12,18), Gesù, al solito, non entra nel merito del barocchis mo teologico, ma va all‟essenziale e afferma una straordinaria verità: il nostro Dio è il Dio dei vivi, non dei morti. Gesù crede alla resurrezione, fermamente, ci lascia intuire che la dimensione dell‟aldilà è una dimensione i cui para metri che usiamo nei rapporti tra di noi non funzionano più. Poesia di Gitanjali Rabindranath Tagore. “Il giorno che la morte picchierà alla tua porta cosa le offrirai? Presenterò alla mia ospite la coppa piena della mia vita: non lascerò che se vada a mani vuote. Giunto al termine dei miei giorni, quando la morte picchierà alla mia porta, presenterò a lei tutta la soave vendemmia dei miei giorni di autunno e delle mie notti estive e tutto ciò che ho guadagnato o raccolto durante l‟operosa vita”. 201


Il cristiano verace invece alla fine della sua vita può solo dire come santa Teresa di Lisieux: “Signore ti offro i tuoi meriti di Buon Samaritano che hanno coperto i miei falli e deficienze”. Comunque, per inciso, a volte è meglio una sentita ode pagana piuttosto che un ipocrita salmeggiare: “Il Signore è il mio pastore…”. L‟arrivo di Gesù al fiume Giordano è un punto decisivo e drammatico della storia, è il primo momento in cui viene svelato agli uo mini. Per 30 anni la sua presenza era rimasta nascosta, confondendosi in mezzo ad altri anonimi; dopo gli umili splendori della nascita, nessuno aveva potuto riconoscere la sua vera identità. Sua madre custodiva nel cuore il segreto dell‟annuncio angelico e profetico e ne attendeva con fiducia lo svelarsi. Questo è il mo mento. Gesù non si manifesta per sua iniziativa: Egli è mandato ed è la voce lineare e semplice del padre a manifestarlo agli uomini. Completando l‟annuncio dei profeti e patriarchi, il Battista lo riconosce e lo mostra come colui che si carica addosso il peso delle nostre colpe. Nemmeno il Battista lo riconosce di propria iniziativa. Egli dice: “Ho visto lo Spirito scendere come una colo mba dal cielo e posarsi su di lui”. In modo impressionante, tutto il contesto dell‟avvenimento che si svolge sulle rive del fiume Giordano rivela la Trinità in azione, il Padre Celeste, il Figlio Unigenito e lo Spirito Santo. Il mondo viene nuovamente rie mpito della presenza dell‟Amore, è in atto una nuova Genesi che si esprime come perdono dei peccati e susseguente vigore nello spirito e nel corpo. Il mondo nuovo non nasce co me prodotto della nostra capacità, ma dal rinnovato intervento di Dio che lo viene a redimere attraverso una relazione umana! L’ascolto. “Solo l‟uo mo cammina ai confini di ciò che non ha confini, sa vedere il mistero, ascoltare il silenzio, esperire l‟infinito”. (F. Tomatis).

Pane, vino e ogni ben di Dio. Con la parabola dell‟invito a cena (Lc 14,15), Gesù ci dice che il problema non è Dio, siamo noi. Quanti di noi pensano istintiva mente a Dio come a qualcuno che, pur avendo in mano la mia felicità, fa il prezioso e si fa pregare per poterlo conoscere? Sbagliato. Non è Lui che si dimentica di noi ma noi ad essere travolti dalle cose che riteniamo fondamentali e che tali non sono. Il problema è che l‟uo mo, all‟invito di Dio di partecipare al suo sogno, garbatamente gli chiede di ripassare in un altro mo mento ! Magari in vecchiaia! Quando capiremo che la felicità è ora, è qui e che non c'è affare o preoccupazione o affetto comparabile all‟Immenso? Sì, il Regno è in mezzo a noi (Lc 17,20), dice il Signore con sconcertante sicurezza, quindi se non ce ne accorgiamo la colpa è nostra, il problema è nostro, non Suo. Il Regno si sta costruendo: siamo noi a costruirlo in questa realtà, non vive una dimensione parallela, non è calcolato, non è calato dall‟alto, non è un dono che ci deresponsabilizza. Sta a noi renderlo presente e fruttuoso. Oggi, possiamo decidere se costruirlo o attenderlo, se aspettare che fiorisca nei nostri gesti o idealizzarlo e proiettarlo in un improbabile 202


e ipotetico futuro. Un futuro che in tal caso potrà essere solo tragico, desolante e abominevole, come ammonito in Lc 17,26. Alla fine del nostro tempo il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto e sul cuore con cui l‟avremo fatto. Il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto nel povero, nel debole, nell‟affa mato, nel solo, nell‟anziano abbandonato, nel parente scomodo, nell‟antipatico collega di lavoro, nel carcerato in attesa di giudizio (non specifica in Mt 25,31-46 se innocente!), addirittura nel pazzo terrorista. Ci chiederà che cosa ne abbiamo fatto delle qualità che ci ha dato, del perché non le abbiamo impiegate per prevenire o curare tali disumane condizioni. Il nostro re è il re più sconfitto di tutti gli sconfitti (Mt 21,33), fragile più di ogni fragilità (Mt 19,14). Un re senza trono e senza scettro, appeso nudo ad una croce, un re che necessita di un cartello per identificarlo, un re senza potere se non quello (devastante) dell‟amore. Il nostro re capovolge tutte le nostre idee sulla regalità, perché si presenta a noi in ogni povero, assetato, ammalato, prigioniero, delinquente, ateo, agnostico…è un re che non dispensa, ma che chiede ele mosina ai suoi sudditi come nella favoletta di Rabindranath Tagore (1861-1941). Che differenza ad esempio col vincente Maometto (secondo i canoni mondani), conquistatore di popoli, terre e donne! Eppure, se sfidiamo Dio in generosità, donando con amore la nostra vita, offrendogli i nostri sedimenti, è sempre questo “strano re” a vincere restituendo cento volte tanto! (Mc 6,42). La vedova di Lc 21,4 offre a Dio il necessario che ha per vivere, non il superfluo. La fede di questa donna, fede popolare, semplice, sincera, fede che si traduce nel gesto all‟apparenza insignificante, è colto da N.S. co me il più bel dono fatto al tesoro del Tempio. Questa donna non si ferma davanti all‟ uso che veniva fatto del denaro (discorso che si sente tirare in ballo per giustificare la nostra allergia all‟elemosina….). La donna dona a Dio attraverso gli uo mini, si mette in gioco, rischia: questo gesto stupisce Gesù, lo commuove. Chissà quante benedizioni e benefici saranno discesi su di lei! L’ascolto. “Noi diventia mo le parole che ascoltia mo”. (George Ivanovitch Gurdjieff).

Meglio una lunga germinazione… che una precoce sterilità. “La Verità è figlia del tempo”. (Gallio). Col discorso sull‟anteporre Dio a tutto (Lc 14,25), Gesù lancia la grande sfida, sfida da accogliere, da vivere. Facciamo bene i nostri calcoli, allora, guardiamo in chi o in che cosa abbiamo investito nella nostra vita ed eventualmente correggia mo il tiro. Perso (per colpa nostra e non degli…altri, siano essi umani o diavoli) il seme della fede che il Seminatore ha posto nel nostro cuore (Mt 13,3), perdia mo tutto, come il giovane ricco di Lc 18,18 che da potenziale germoglio ha scelto di essere un fico sterile (Mc 11,12) e quindi maledetto! Stiamo quindi attenti nel nostro prolungato tentennare a non fare pericolose scelte irreversibili, perché semina sempre il 203


Seminatore (Mc 4,1). Se mina senza avarizia, semina anche sul terreno sassoso e improduttivo, semina senza selezionare un terreno in particolare, semina perché spera. Gesù ci svela il volto di un Dio che non si stanca di spargere la sua Parola, che non ci tratta come bambini da indottrinare, ma come persone da maturare, come adulti che scelgono se far fiorire in sé l‟abbondanza della Parola. Lo sappiamo bene, le preoccupazioni di ogni giorno, per le prove della vita permesse da Dio, soffocano i teneri germogli. Distrazioni, tensioni, scoraggiamenti, un ritmo di vita inumano, rischiano di allontanarci da noi stessi: allora la tenera spiga soffoca, non giunge a maturazione. Pur avendo accolto e amato la Parola, questa non riesce veramente a cambiare il nostro modo di vedere: lo sappia mo, se abbiamo consapevolezza del nostro limite, se, almeno un poco, ci riconosciamo nei terreni poveri della parabola, diventiamo terreno buono che produce. Solo ammettendo il nostro limite, solo riconoscendo che è Dio che fa crescere, possiamo portare frutto. Gesù dunque, indica una serie di tipologie di terreni che descrivono il cuore dell‟uo mo e i livelli della sua apertura; in seguito, quando rimane solo con “i circostanti insieme ai Dodici”, Egli approfondisce il senso della parabola nel gioco tra il dono di Dio e la libertà dell‟uo mo. Il dono di Dio non è automatico e non agisce a prescindere dall‟accoglienza dell‟uomo. Le tipologie del terreno dove cade il seme della Parola indicano le condizioni in cui le persone si trovano: la rapidità dell‟intervento di satana che viene a rubare la Parola, l‟incostanza che subito cede di fronte alla tribolazione o alla persecuzione a causa della Parola, le preoccupazioni del mondo e la bramosia di ricchezza e di ogni possesso. Il cuore dell‟uo mo che vive nel mondo è irto di ostacoli e di impedimenti, e infragilito da mille debolezze. Occorre che la grazia scenda nel profondo a rinnovarlo, rimuovendone gli ostacoli: ciò è possibile solo se ci si intestardisce a cercarla, nonostante tutto. Nelle parabole di Lc 15,1, ci viene svelato da Gesù il volto di un Dio che ci viene a cercare, che fa festa se ritrova la sua pecorella perduta; un Dio che non rimprovera, né giudica ma gioisce con delicatezza, senza eccessi sguaiati, rispettando il nostro percorso, accettando anche che il figlio minore sbagli, purché prendiamo consapevolezza che l‟amore del Padre non è ricattatorio o ossessivo (Lc 15,11). Se solo capissimo ! Se capissimo che Dio non è il nostro commercialista, che l‟incontro con Dio non è una dichiarazione dei redditi per cui meno dichiaro meno pago ! Se gli gridiamo il nostro bisogno d‟amore, il Suo amore farà mettere le ali alla nostra pesantezza (la zavorra che l‟astuto despota ci ha caricato sul groppone), la Sua passione farà bruciare i nostri schemi (che ben ci ha insegnato l‟oscuro calcolatore). L’ascolto. “Assomigliano a sordi coloro che, anche dopo aver ascoltato, non co mprendono, di loro il proverbio testimonia: Presenti, essi sono assenti”. (Eraclito).

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Segno di contraddizione, segno di autenticazione. Col discorso al capo dei farisei (Lc 14,12), Gesù intenerisce o fa rabbia, fate voi. Parla di cose difficili co me se fossero semplici, evidenti, normali. Osa chiedere cose improbabili, come invitare a cena gente che non si conosce e che, anzi, tutti evitano, per testimoniare che il nostro cuore è altrove, che il nostro sguardo è profondo e stupito. Straordinario il rabbino, come il solito, chiede ai suoi discepoli sul serio! Una tale libertà interiore da rasentare l‟ingenuità. Egli ammonisce: lascia stare i calcoli, evita di invitare qualcuno per averne un contraccambio, sii generoso nella tua amicizia, non essere un chimico dell‟amore che con la sua bilancina misura attentamente la sua generosità. Tanto co munque sarai sempre oggetto sia di critiche che di complimenti, ma l‟esserlo perché si è santi: questo solo conta. Con la parabola dell‟amministratore disonesto (Lc 16,1), Gesù fa l‟amara constatazione: mettia mo molta più grinta nelle cose della terra che in quelle del cielo. Il maestro non ci insegna a diventare ladroni, ma a mettere impegno nelle cose dello Spirito almeno quanto ne mettia mo nelle cose terrene, quindi passeggere. Col racconto di Lc 18,35, Gesù ribadisce che non sia mo noi a dare la luce, né sia mo noi a salvare, per cui non prendiamocela con chi è nelle tenebre, non importa l‟origine della cecità, piantiamola di pensare che se uno è nei guai in fondo se l‟è andata a cercare: sono troppi i fattori negativi che incidono sulla persona, innanzitutto i peccati dei suoi ascendenti “geneticamente trasmessi”. Se abbiamo avuto la straordinaria opportunità di essere illuminati è per grazia, mai per merito, per cui abbia mo la dignitosa responsabilità di essere nobili portatori della Luce… anche a chi ci vuole gettare nelle at mosfere più cupe e lugubri. Una responsabilità non gravosa. Dobbiamo solo aiutare i fratelli che sono nel buio della disperazione, affermando innanzitutto: “Passa Gesù Nazareno”, passa nella vita di ognuno, passa in mezzo al campo di grano dove è presente anche il loglio (Mt 13,24), passa senza porre condizioni gravose, ma solo per donare dignità e la forza di partire o ripartire. Stiamo vigili, fratelli, perché davvero il Signore passa nelle nostre vite. Cerchiamo di farci vincere da lui, come fece Zaccheo che volle conoscere il Signore che passava senza pregiudizi e senza temere il giudizio dei benpensanti. Egli aveva compreso che la salvezza era arrivata ed era arrivato il mo mento di cambiare registro ma senza immediati e inopportuni sconvolgimenti della sua vita (Lc 19,1). “Ricordare il passato serve per il futuro, così non ripeterai gli stessi errori: ne inventerai di nuovi” (Groucho Marx, attore comico). Se però si tratta di me morizzare con genuina fede cristiana una passata vita di peccati: stiamo pur certi che non ci sarà né ripetizione né creazione ex novo di gravi errori. L’ascolto. “L‟umiltà è innanzi tutto una qualità dell‟attenzione”. (Simone Weil). L’ascolto. “Quando ascolti, cerchi solo conferma di ciò che già pensi ? O ascolti per scoprire qualcosa di nuovo? (Anthony De Mello). 205


Talento da vendere, da sotterrare o da donare? Con la parabola dei talenti (Mt 25,14), Gesù ci dice che non sopporta un atteggiamento rinunciatario e lamentoso da parte nostra, ma ci invita ad essere operai e fecondi, non nella logica del mondo ma del Vangelo. Esiste una malsana interpretazione dell‟umiltà: quella di dire: ”Non valgo a nulla”. Non è umiltà, è depressione ! O meglio noioso avvilimento, quindi un odioso atteggiamento d i risentimento verso il Creatore. Immaginiamoci la faccia di Dio che vuole fare di noi dei capolavori, che ci ha creato con misteriosa arte e che si sente dire: “Faccio schifo!”. Un avvilimento che però non è neanche neutrale, ma la condizione ideale per lasciarci influenzare dai guru del mo mento: dalle cartomanti agli invasati spirituali, dagli improbabili salvatori della patria ai tuttologi sapientini. Gesù con preveggenza ci ammonisce e ci invita a non lasciarci influenzare dalle sirene ma ad essere noi i protagonisti della nostra e altrui salvezza.(Lc 21,5). Ci invita a fare lo sforzo di non guardare la superficie degli eventi ma di dare una chiave di lettura degli stessi, riconducendoli ogni volta alla lotta tra la luce e le tenebre. (Lc 21,20). Siamo dunque invitati a leggere i segni dei tempi, cioè a capire il senso profondo degli eventi tenendo in una mano il Vangelo (le parole che non passano mai), nell‟altra le vicissitudini della storia e le sue contraddizioni (Lc 21,29). Nella parabola dei talenti, così come in quella delle vergini sagge e stolte che la precede e con la quale forma un insieme coerente, Gesù ci insegna la via della felicità eterna. Entrambe iniziano con un‟analogia: “Il regno di Dio è simile a…”. Infatti, parabola, nella lingua greca, significa: comparazione. Gli insegnamenti di Gesù sono di una ricchezza inesauribile e possono essere contemplati da un' infinità di punti di vista. Uno di questi, molto importante, è la serietà con la quale ogni uo mo deve cercare di assolvere il compito o esercitare la funzione che gli è stata affidata, soprattutto, se questi sono stati co mandati, non da un padrone terreno, ma dallo stesso Dio. Per questo, esercitare seriamente una funzione esige da parte nostra, in primo luogo, una completa obiettività. E‟ necessario vedere la realtà come essa è, senza veli né preconcetti, senza permettere che sia distorta da ansietà o frenesie. Da questa coerenza di visione e di giudizio emanerà la serietà nell‟agire. Quello che si deve fare deve essere cominciato subito, eseguito per intero, senza perdita di te mpo e senza interruzioni inutili. Non dimentichiamo che senza ausilio della Grazia, la natura umana è incapace di praticare stabilmente la propria legge naturale e perfino di fare qualcosa di meritorio per la salvezza eterna. Per la nostra natura decaduta, siamo alberi i cui frutti sono poveri, raggrinziti e frequentemente marci. Solo quando la linfa della Grazia circola con forza nel fusto e nei rami di quest‟albero, raggiungendo perfino il fogliame più distante dalla radice, produciamo frutti abbondanti e buoni. Nelle parabole nessun dettaglio è casuale. Le circostanze, perfino le minime sfumature della narrazione, sono disposte dall‟Assoluta Sapienza, per il nostro bene.

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L’ascolto. “Non possiamo parlare finché non ascoltiamo. Quando avremo il cuore colmo, la bocca parlerà, la mente penserà”. (Madre Teresa di Calcutta).

I faccendieri di Dio fanno affari d‟oro! Così, soffermia moci un istante ad analizzare l‟indicazione di Gesù sul molto tempo che il padrone trascorse lontano. Durante questo prolungato viaggio, i servi che più avevano ricevuto non furono presi dalla pigrizia né dal disamore. Al contrario, mantenendo una piena fedeltà durante l‟assenza del loro padrone, perseverando ottimamente e facendo fruttificare, quanto era loro possibile, i talenti ricevuti, riconoscono che tutto appartiene al padrone e che non si appropriano di nulla di dovuto. I servi fedeli dunque trascorrono tutto il periodo d‟assenza del loro padrone servendolo con serietà e sospirando in attesa del suo ritorno. Al suo arrivo, sapendo che li vuole vedere, gli vanno velocemente incontro. Il servo infingardo, al contrario, lo accusa di essere ingiusto. Durante l‟assenza del padrone, fugge dal compimento del suo dovere e, quando è chia mato a regolare i conti, si rivolta contro di lui. Per giustificare la sua mancanza, oltraggia colui che avrebbe dovuto servire, accusandolo di essere ingiusto, gretto, meschino. La sua attitudine si erge così a paradigma del comportamento dei peccatori che cercano di giustificare la proprie mancanze rivoltandosi contro Dio e contro gli altri. Non riconoscono mai le loro colpe, tutto serve loro come scusa per la loro cattiva condotta. Sottilizzeranno che è molto difficile salvarsi, perché poche sono le persone che ottengono il Cielo o affermeranno: “Le mie passioni sono troppo vive…”, o: “Il mondo è così corrotto…”, a nulla servirà consigliar loro di fare uno sforzo maggiore per domare le passioni, nel caso esse siano troppo forti; né raccomandare loro la fuga dalle occasioni che li mettono in grave rischio. Infatti, questi peccatori non cercano di correggersi ma, come già si è detto, trovano sempre ragioni per giustificare le loro cattive opere. Il padrone non si preoccupa di confutare le affermazioni del servo infedele, perché l‟offesa rivoltagli è talmente senza fondamento da non meritare risposta. Al contrario, va direttamente al punto essenziale del problema, rivolgendogli l‟accusa. La condanna del “servo malvagio e infingardo”, ci mostra quanto terribile sarà il supplizio dei peccatori nel Giudizio Finale. Quel giorno i loro falsi ragionamenti saranno smascherati davanti a tutti ed essi sentiranno la più viva vergogna che per conseguenza si muterà non in pentimento ma in superbia manifestata al massimo grado. I doni ricevuti saranno loro strappati e consegnati ad altri, provocando in loro una invidia e un' amarezza tremende. Quello che durante la vita avevano disprezzato apparirà davanti ai loro occhi in tutto il suo valore, arricchito da Dio e posto nelle mani di altri che hanno saputo utilizzare meglio le grazie ricevute. A questi lancinanti dolori si unirà l‟umiliazione di vedersi condannati nei terribili tor menti dell‟Inferno. L‟Inferno è una situazione esistenziale creata dagli uomini e dagli angeli con la loro volontà ribelle. Dio ha dato loro solo il luogo dove poterla esercitare. Incredibile amore di Dio che non annulla i peccatori! 207


Cristo è la risposta totale di Dio alla domanda totale dell'uomo. (André Manaranche).

Economia della salvezza e salvezza dell‟economia. La finanza creativa del primo banchiere cattolico d’Europa. Dalla rubrica Pietre d‟inciampo (della rivista Jesus) di Marco Ronconi, teologo. Jakob Fugger era un banchiere. Ad Augsburg, nella sua città, era considerato un benefattore, poiché fece erigere un intero quartiere che porta il suo nome, con tanto di piazza e chiesa, destinando l‟uso delle 52 abitazioni ai più poveri, cui chiedeva un affitto irrisorio: poco meno dell‟equivalente di un euro e tre preghiere al giorno per il proprietario. Sono forse le più antiche “case popolari” di tutta Europa ed esistono ancora. La fa miglia Fugger era una delle più ricche della regione. Dal nonno Hans e dalle sue industrie di tessuti, attraverso alcune fasi di alterna fortuna, il patrimonio era arrivato a Jakob, che la storia soprannominerà “il ricco” per distinguerlo dal padre omonimo, detto “ il vecchio”. In realtà, il giovane Jakob, undicesimo figlio, era designato alla carriera ecclesiastica, ma un viaggio a Venezia e l‟incontro con i libri mastri della contabilità lo convertirono alla partita doppia e ai meccanismi finanziari. I successi con cui portò a termine i primi incarichi e il rit mo con cui aumentò esponenzialmente le ricchezze di fa miglia, convinsero tutti a lasciargli lo spazio che gli permise di diventare l‟ uo mo più ricco dell‟epoca. Jakob Fugger visse dal 1479 al 1525. Alla sua nascita, la parola “banchiere” non esisteva quasi, perché colui che prestava soldi a interesse era chiamato “usuraio” e non era esattamente un complimento. Nel Medio Evo, infatti, chi prestava soldi doveva esigerne in ritorno la stessa quantità. In caso esigesse di più, il Magistero ecclesiastico era durissimo: “Esclusi da ogni conforto della Chiesa” (Lateranense II, 1139), fino al divieto di sepoltura in terra consacrata (lateranense III, 1179); imperatori o governanti che tolleravano l‟usura erano scomunicati per vie dirette. I motivi di tale durezza erano di per sé semplici: chiedere di più di quanto prestato va contro le Scritture, contro il comandamento della carità e contro il precetto della giustizia. Negli anni della gioventù di Jakob, tuttavia, si era iniziato a distinguere tra “usuraio”, che restava una parolaccia, e “interesse”, che già nell‟etimologia appariva un termine dai toni affettuosi. Co me pochi altri, Jakob capì l‟aspetto affascinante e “creativo” della finanza: il denaro non è solo lo strumento con cui si misura la ricchezza, ma è a sua volta un “creatore” di ricchezza. Se infatti presto soldi a qualcuno che in tal modo si arricchisce usando quello stesso denaro, è così immorale chiedere di partecipare agli utili maturati, ad esempio sotto forma di un interesse? Non si può affittare il denaro come si affitta un campo o un telaio? In quegli anni teologi e giuristi furono coinvolti in uno spasmodico esame delle distinzioni che incrinavano il fronte chiaro del divieto: se si presta a un povero, ad esempio, non va chiesto l'interesse, mentre è diverso se si presta a un ricco, si disse. Fugger era devoto e costruì la Fuggerei, il quartiere per i poveri. Il proble ma diventò la differenza di velocità tra la precisione 208


faticosa di coloro che fissavano le regole e la fantasia (o la spregiudicatezza) dei “finanzieri” che, sfruttando le diversità delle piazze e delle giurisdizioni, creavano formule commerciali nuove e sempre più arzigogolate. Rendite, cambi di valuta “alla genovese” o “alla tedesca”, contratti “tripli”… Jakob Fugger era il più abile. In pochi anni, aprì succursali da Danzica a Lisbona, accaparrandosi un altro bene ancora sottovalutato: le informazioni. Fu un innovatore anche con i sottoposti: i suoi impiegati, specialmente quelli in posti chiave, ricevevano stipendi più alti della media in modo imbarazzante. In cambio: contratti solo a tempo determinato, possibilità di licenzia mento in qualsiasi istante e nessuna scelta sulla destinazione di uso. Nel 1519 la potenza di Jakob il Ricco era tale da permettersi di scrivere al neoeletto imperatore Carlo V per ricordargli che “è pubblicamente noto e chiaro come alla luce del sole che senza di me Vostra Maestà non avrebbe ricevuto nessuna corona”. Erano pagati con i suoi soldi, del resto, gli stipendi delle truppe di molti eserciti, comprese le guardie svizzere del Papa. E' per far fonte a un prestito con Jakob “il ricco” che il dissennato Alberto, vescovo di Magonza, diede ordine di intensificare la vendita delle indulgenze nella regione dove abitava un ancora sconosciuto monaco agostiniano, di nome Lutero. Per non rischiare la bancarotta dello Stato (cosa che accadrà ad altre nazioni nei decenni successivi), il re d‟Ungheria si rifiutò di saldare un enorme debito, decisione che fiaccò il vecchio Jakob in una logorante guerra diplomatica e co mmerciale. Morì senza eredi, o meglio: morì senza figli legittimi di sangue. Rimarrà però il suo ricordo come primo grande creatore morale di ricchezza: un vero letterale emulo della parabola di Matteo 25,14.

Salvando l‟anima, tutto si salva. L‟inferno segno dell‟amore di Dio! La parabola dei talenti ci invita, in maniera forte, a volgere costante mente lo sguardo sul nostro fine ultimo, che è Dio, così come al giorno in cui sare mo giudicati. “In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato” (Sir 7,36), dice la Sacra Scrittura. Se così procediamo, avre mo abbracciato una via sicura per la salvezza eterna! Ritornando alla parabola dei servi produttivi e improduttivi, c'è da specificare che ai tempi di Gesù non esistevano istituti bancari come quelli che conosciamo oggi. Comunque, già da molto tempo, c‟erano persone che accettavano denaro in deposito corrispondendo un interesse e concedevano prestiti a un tasso d‟interesse maggiore. Secondo un dizionario biblico già nel IV secolo a. C. in Grecia era co mune prestare denaro esigendo un interesse. Durante il periodo di pace sotto la dominazione romana, i tassi di interesse annuali sui prestiti in tutto l‟impero oscillavano tra il 4 e il 6%. La legge mosaica proibiva d i prestare denaro a interesse agli israeliti nel bisogno (Esodo 22,25). Sembra che questa disposizione si applicasse in primo luogo ai prestiti ai poveri. D‟altra parte, come mostra la parabola di Gesù, era normale ricevere un interesse per il denaro depositato presso i “banchieri”. Perciò, ancora una volta, Gesù usò un esempio noto ai suoi 209


ascoltatori. Vi è poi da specificare che il talento era una misura ideale di valore equivalente a un lingotto d‟argento di 30 chili circa. “Dove comanda il denaro le leggi non valgono niente” (Petronio). L’ascolto. “Quando l‟orecchio si affina diventa un occhio”. (Rumi, poeta e mistico persiano del XIII secolo).

O affidamento totale o son guai! “La società perdona spesso il criminale, non perdona mai il sognatore”. (Oscar Wilde). Il sognatore, però, se è un cristiano ha il dovere per il suo stesso bene di perdonare la società infestata zeppa di demoni di ogni risma. Nel discorso se servire Dio o mammona (Lc 16,9), Gesù ci dice che è impossibile prostrarsi a entrambi, però ci dice di essere lontani dall‟iniqua ricchezza (il cosiddetto capitalis mo), ma anche da una povertà ostentata e presuntuosa (il cosiddetto pauperismo). Egli ci chiede di essere orientati all‟essenziale, facendo continuamente discernimento sul nostro modo di essere legati alle cose della terra, che tradotto vuol dire di far fruttare le ricchezze terrene per ampliare il Suo Regno… esatta mente come fa il Vaticano, la vera e unica banca senza scopo di lucro privato! Il suo è un continuo ammonimento ad essere desti e sobri, a non farci vincere da dissipazioni e ubriachezze. Dissipazioni, cioè lo spreco del tempo e delle energie per inutili attività sportive, artistiche, guerresche, religiose, ecc. Tempo ed energie che, in verità a ben altro ci dovrebbero servire… Ubriachezze, cioè l‟intontimento generale che ci provoca il frastuono degli intrattenimenti e un errato e acritico approccio alle proposte di questa perversa generazione. Stiamo attenti! Dio tornerà nella nostra storia e in quella universale nella gloria, nel cuore della notte, come uno stra mpalato sposo ritardatario (Mt 25,1) o come l‟inatteso padrone di casa (Mc 13,33). “Quello di esser poveri e di voler vivere da ricchi è un vizio molto diffuso”, scriveva il poeta latino Giovenale in tempi non sospetti (II secolo a.C.). Giusto voler vivere da ricchi: ma che sia il frutto del proprio sudato lavoro e non a scapito del prossimo. Più orientato all‟ascesi il greco Platone: “Se non desideri molto, anche le cose piccole ti sembrano grandi”. E' giusto desiderare cose grandi materiali e corporali, ma che vadano di pari passo con il desiderare le “grandezze” spirituali. “La mia vita comincia con un divieto…vietato vietare”. (Jim Morrison, cantante). “Chi è quello stolto bestiale che, vedendosi così amato dal Crocifisso, non riami? (Santa Caterina da Siena).

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L’ascolto. “Parlare è un mezzo per esprimere se stessi agli altri, ascoltare è un mezzo per accogliere gli altri in se stessi”. (Wen Tzu, testo classico taoista).

La “nona sinfonia di Dio”. Con le Beatitudini si passa dalla necrofilia alla biofilia, dalla pax mundi alla pax Cristi, dal caos della mineralità al kosmos della vitalità (Gn 1,2), dal caos del cadavere di Cristo al kosmos del Cristo risorto (Rm 8,11). Le Beatitudini sono il condensato della gioia, l‟inno alla gioia, con esse viene assicurata la gioia del “Regno” a chi accetta la tremenda e stupenda legge della Liberazione. Ai poveri, in quanto liberi dall‟avidità dei beni. Agli afflitti, in quanto liberi dall‟ossessione dei godimenti. Ai miti, in quanto liberi dalla schiavitù dell‟aggressività. Ai giudiziosi, in quanto liberi dalla sazietà del proprio tornaconto. Ai misericordiosi, in quanto liberi dalla grettezza dell‟egoismo. Ai puri, in quanto liberi dalla viscidità del proprio comodo. Ai pacifici, in quanto liberi dall‟istinto dell‟odio. Ai perseguitati, in quanto liberi dalla libidine della concupiscenza (del tutto e subito). Ai beati verrà dato il dono della testimonianza (martyria), del servizio (diakonya), della potenza contro il male (dinamys), della missionaria età universale (apostolè). “Non ti ho amato per scherzo” (Gesù alla beata Angela da Foligno). Gabriel Marcel (in “Homo Viator”) nota che “amare un essere…significa dire: Tu non morrai”.

Se perdoniamo, saremo perdonati dal Padre. ...per aver annacquato il Vangelo. Il nostro dovere di cristiani è servire Dio, non servirci di Dio. Nel discorso del perdono perpetuo (Lc 17,1), Gesù ci sfida ulteriormente, ci chiede di osare, di avere fede nella capacità dell‟ostinato perdono (dono super), di cambiare definitivamente le persone. Il cocciuto perdono non è una debolezza, né un' ingiustizia, perché la logica della continua Riconciliazione è l‟unica capace di scardinare lo status quo del mondo; ma questa forza così antitetica alle logiche mondane può nascere solo con la insistente preghiera ad un Padre che conosce dal profondo ciascuno di noi (Lc 18,1), ad un Padre che quando non ci esaudisce sa il perché e ci invita ad esercitare la maturità, a responsabilizzarci. Una sola volta, Gesù perde le staffe: lo fa con i mercanti del Tempio perché dietro quell‟attività non c'è l‟insegnamento dell‟offerta sacrificata ma c'è l‟idea di mercanteggiare con Dio, di corromperlo, perché ci piace raffigurarcelo lontano, inaccessibile e scontroso; ma 211


come, Lui viene a rivelarci un Dio buono e compassionevole e noi continuia mo a lamentarci o addirittura ad odiarlo perché non ci dà ciò che gli chiediamo? Marco inizia il suo Vangelo con una notizia straordinaria (Mc 2,1-12): Dio perdona i peccati, ogni peccato, non porta il muso, non serba rancore, non esercita il suo potere di veto. La Chiesa è una co munità di perdonati, non di giusti, di figli, non di perfetti. Se davvero usassimo il Vangelo nelle nostre relazioni, mettendo al centro la tenerezza di Dio ! I martiri della fede hanno lasciato sgomenti e senza parole anche i persecutori più accaniti, soprattutto a causa della loro capacità di “perdonare di cuore” persino gli stessi aguzzini!

Evangelico esemplare. Si racconta che, quando il beato Giovanni Paolo II si risvegliò dopo l‟operazione a seguito dell‟attentato del 1981, non si sia lamentato di quanto gli era accaduto. La prima domanda, al tornare in sé, fu: “Si è fatto male qualcuno?...”. Poi chiese al segretario, mons. Stanislao: “Dove erava mo rimasti nella recita del breviario?”. Era la pace di un uomo che crede e che ama ! Consideriamo invece 2 esempi di contraddizione rispetto al Vangelo. Il primo esempio è il dare libero sfogo a tutte le pulsioni corporali che la Bibbia condanna per il nostro bene. “Io so che cosa stai facendo, frocio!”. Il telepredicatore Ted Haggard, puntando il dito contro la telecamera. Più tardi fu sorpreso in un albergo in co mpagnia co mpro mettente con un giovanotto! Se entra mbi hanno chiesto perdono per la loro debolezza: essi saranno perdonati. Altro esempio disevangelico sono le offerte dei fedeli “spese” al casinò. Il reverendo John Skehan a 81 anni suonati! ammise di aver sottratto dalla cassa della parrocchia 370 mila dollari tra il 2001 e il 2006 per giocarseli a Las Vegas ! anche lui avrà il perdono: se lo chiederà con cuore contrito. M. Maciel: “ La povertà di spirito mantiene l‟anima aperta a Dio e agli uo mini, crea un clima spirituale propizio alla docilità interiore, alla preghiera, al dialogo, alla collaborazione, alla speranza; fa sorgere la giustizia e la misericordia, aumenta l‟amore e dona serenità, pace e libertà di spirito”. “Con la violenza puoi uccidere colui che odi, ma non uccidi l‟odio. La violenza aumenta l‟odio e nient‟altro”. (Martin Luther King).

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Dio non costringe, Dà a chi cerca. L‟infinita e universale misericordia di Dio, che è poi il suo massimo attributo, si coglie anche nell‟emble matico episodio di Gv 8,1-11. Il proposito di cogliere in errore il rabbino della Galilea e la malizia nei confronti della donna sorpresa in peccato portano i farisei a trascinarla dinanzi al giudizio di Gesù, ma nel tribunale di Cristo è smascherata l‟ipocrisia, condannato il peccato e perdonato il peccatore. Gesù nel suo comportamento nei confronti dei peccatori era stato motivo di discussione, di critica. La sua compassione a volte lo rese oggetto di contraddizione. Così pure sarà per il vero cristiano. Il Messia perdona e difende la donna adultera, mentre gli altri discutono e dibattono su come condannarla. Disceso dal Monte degli Ulivi, dove era stato in preghiera, voleva insegnarci che, per formare un cuore come il suo è necessario pregare. Invece il cuore degli scribi e dei farisei era un cuore indurito. Il peccato Gesù lo chia ma peccato: “Va' e d‟ora in poi non peccare più”, ma i peccatori li chia ma: “Figlio…, donna…, pecorella smarrita”. La vera comprensione si trasforma in zelo apostolico, cioè in sforzo per avvicinare tutti all‟Amore Divino. Allora do mandia moci: perché non mi ha condannato/a? Perché continuo ad essere oggetto del suo amore? Co me quella donna, anche noi lasciamo che queste esperienze calino profondamente nel cuore e prendia mo la decisione di morire prima di commettere un solo altro peccato che possa separarci dal di Lui amore. Nel discorso di Lc 17,7, Gesù ci dice che siamo servi inutili, abbia mo fatto quello che doveva mo fare. Sia mo servi inutili eppure indispensabili, se restiamo suoi servi. Chi ha conosciuto il Maestro è chiamato ad essere Suo testimone, senza fanatismi, senza ansie. Dunque, dobbiamo anzitutto “essere”: essere discepoli ed “esserci”. Esserci, con un sorriso, con la pazienza, col perdono. Esserci, tutto lì. Il Signore ci ricorda una cosa semplice: è Lui che guida la barca, è lui che salva il mondo e noi stiamo a corrergli dietro. “Forse per il mondo sei solo una persona, ma per qualche persona sei tutto il mondo” (Gabriel Garcia Marquez). E‟ da ripetere continua mente: c'è una sola Persona che vale la pena di essere amata più del mondo (non foss‟altro perché è Suo) e di se stessi, ma non perché è il padrone del mondo, ma perché è l‟unico di cui ci si può fidare. L’ascolto. “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio !”. (Oscar Wilde). Sant'Agostino, nella sua opera “ La Città di Dio”, scrisse: “Due a mori costruirono due città: la città eterna innalzata dall‟amore per se stessi fino al disprezzo di Dio e la città celeste, edificata dall‟amore per Dio, fino al disprezzo di se stessi”. Si è calcolato che nella Seconda Guerra mondiale siano morte circa 55 milioni di persone, tra militari e civili. Una catastrofe immane, che aveva lasciato dietro di sé una scia di 213


dolore, di risentimenti, di odio in tanti Paesi del mondo. Eppure proprio in quei mo menti lo spirito umano affranto (e perciò nella possibilità di essere nutrito dallo Spirito Santo) trovò nuove forze. Nel dicembre del 1948 si giunse per opera di uo mini cristiani alla redazione della Carta dei Diritti dell‟uomo, che avrebbe fatto un bene immenso all‟umanità nei decenni successivi. In quegli stessi anni, alcuni uo mini, di diversa provenienza, ma legati da ideali co muni fondati su valori cristiani, si adoperarono per la riconciliazione tra i popoli, gettando le basi della futura Unione Europea. Erano Robert Schumann, ministro della Francia del dopoguerra, Konrad Adenauer, Presidente della Germania e Alcide De Gasperi, capo del Governo italiano. Il Vangelo non è una parola del passato. E‟ la parola di dio, viva ed efficace. Come Gesù anche noi dobbiamo poter dire: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo…”. Questo deve bastarci per intraprendere, con Cristo e per Lui, le più grandi imprese per la costruzione della “Città di Dio”, fondata sull‟amore per Lui e per tutti.

Il Signore corregge chi ama. Il famoso libricino “L’imitazione di Cristo” di Tommaso da Kempis contiene queste espressioni che parlano della croce: “Gesù Cristo ha adesso molti che amano il suo regno celeste, ma pochi che portano la croce. Ha molti che desiderano la consolazione, molto pochi che vogliono la tribolazione. Molti compagni per la mensa e pochi per l‟astinenza. Tutti vogliono godere con Cristo, ma pochi vogliono soffrire qualcosa per lui. Molti Lo seguono fino alla frazione del pane, ma pochi fino a bere il calice della passione. Molti lo onorano nei suoi miracoli, ma pochi lo seguono fino al vituperio della croce. Molti Lo amano quando non ci sono avversità. Molti lo lodano e benedicono nel tempo in cui ricevono da lui consolazioni. Se Gesù, però, si nascondesse e li lasciasse per un po‟, subito si lamenterebbero e dispererebbero. Invece, coloro che amano Gesù per lo stesso Gesù e non per le sue consolazioni, lo benedicono nella tribolazione e nell‟angoscia, come nella consolazione…La natura stessa ancora una volta viene in aiuto del Vangelo che indica il cammino; è la parabola del chicco di grano, caduto in terra(Gv 12,20-33). E‟ un cammino misterioso quello che vuole Dio: sia a livello materiale che spirituale, perché implica la putrefazione del seme sprofondato in terra, schiacciato, soffocato; ma proprio l‟apparenza di morte è ciò che garantisce il nascere della vita. Infatti, tutti coloro che hanno camminato in avanti, senza consolazioni, in grandi oscurità, hanno potuto constatare il miracolo della Grazia che apre nuove strade di vita e che ripaga generosamente. La croce è il vero volto di Cristo; non esiste un Cristo senza croce. La croce è un ca mmino , non una meta. Un ca mmino che ci porta alla vita, proprio come Cristo che “offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito…” e “ divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. E‟ la croce a portare noi non noi a portare la croce! 214


“Quelli che si lamentano di più sono quelli che soffrono di meno” (Tacito). “La fame fa imparare in fretta tutti i mestieri” (Persio, scrittore latino).

Solo il Cuore di Dio fa l‟uomo di cuore. Marco afferma, iniziando il “suo” Vangelo, che il primo miracolo di Gesù, inteso come conferma della sua predicazione, la prima manifestazione pubblica del suo intento, è la guarigione di un indemoniato (Mc 1,21): in sinagoga, durante la preghiera. Con questo l‟insospettato rabbino ci dice: prima di guardarci intorno, prima di vedere i limiti degli altri, prima di distinguere i devoti dai pagani, guardiamoci dentro. L‟inde moniato vive una fede fatta solo di nozioni, sa bene chi è Gesù e vede la fede come un rischio, sa bene che Dio è un concorrente: se c'è lui è rovinato. Eresia sempre presente nei cristiani, quella di dividere la vita e la fede, quella di ridurre la fede a una serie di nozioni da mandare a memoria e di devozioni da attuare per tenere Dio buono al suo posto. La guarigione deve iniziare da noi stessi, dalle nostre co munità, togliendo ciò che esiste di demoniaco, lasciando che il Vangelo scardini ogni presunta certezza. Gesù parla con autorevolezza, non con autorità, o, peggio, con autoritaris mo. Sia Lui il nostro unico riferimento, impariamo da Lui a non nasconderci dietro i nostri ruoli. Come fece san Paolo, diventato tutto a tutti, greco con i greci ed ebreo con gli ebrei, pur di conquistare qualcuno a Cristo. Dopo aver guarito l‟inde moniato presente in sinagoga, immagine per dire che dobbiamo co minciare dall‟interno della Chiesa la conversione dei cuori, Gesù guarisce la suocera di Pietro che, una volta ristabilitasi, si mette a servirli. Se siamo guariti nel cuore, se abbiamo incontrato il Signore, se abbiamo ricevuto la luce interiore, non è per crogiolarci nella nostra nuova identità spirituale, ma per servire i fratelli. Gesù, alla fine di una giornata intensa e frenetica, ruba del tempo al sonno per pregare in solitudine il Padre. Gli apostoli capiscono che è proprio la preghiera solitaria di Gesù il segreto della sua forza e del suo dinamismo. Solo nella preghiera continua comunque e dovunque, possiamo trovare le energie per annunciare il Regno, per servire i fratelli. Animo, cercatori di Dio, imitia mo il Maestro: tante più cose da fare ci sono tanta più pressione riceviamo, tanto più ci è urgente ritagliarci uno spazio interiore per stare col Padre, a costo di rubare qualche minuto al sonno, dopo, ovvia mente, averli prima rubati tutti agli inutili svaghi distraenti. E‟ meraviglioso arrivare al punto in cui ci è talmente indispensabile restare legati alla tenerezza di Dio; ci è talmente fondamentale attingere continuamente all‟oceano di pace del suo cuore da capire che la preghiera interiore, la meditazione, la presa di consapevolezza della Sua volontà, ci sono vitali: costi quel che costi. Da notare che la missione di Gesù è preceduta da un periodo di 40 giorni in un luogo deserto, che costituisce al tempo stesso una prova e un luogo di raccoglimento e di discernimento. Gesù cerca ancora posti isolati per appartarsi dalla folla e ritrovare l‟intimità col Padre (Lc 5,16; 6,12; 9,28). Anche ai discepoli viene proposto di ritirasi in disparte a riposare “ per un po‟ ” (Mc 6,31). 215


E‟ dalla parola greca eremos ( luogo deserto) che proviene il termine “eremita”, colui che si ritira in luoghi solitari per condurre una vita di meditazione orante e di salutare mortificazione. L’ascolto. “Comincia ad ascoltare quello che dici. Non dire nulla che non desideri che succeda a te”. (Louise L. Hay).

Quando lo stupore dell‟incontro sconfigge lo sgomento dello scoraggiamento. “Dimmi con chi vai e ti dirò se vengo anch‟io” (Marcello Marchesi). Nella narrazione di Gv 1,35-42, l‟annotazione finale di Giovanni sull‟inizio del suo discepolato è simpaticissima: “Erano circa le 4 del pomeriggio” ( l‟ora decima secondo il computo che partiva dalle 6 del mattino). Quel giorno, quell‟istante, è così importante per lui che segna l‟inizio di una nuova vita. Sono passati forse 60 anni da quell‟evento e il discepolo ricorda l‟ora precisa, tutto è cambiato, or mai, per Giovanni e Andrea: quel giorno è stato l‟inizio di una nuova creazione. Per chi incontra il Signore i giorni non sono più uguali, ma diventano gravidi di luce nuova. Qualunque cosa succeda nella nostra quotidianità, se riusciremo a vedere al di là dei nostri problemi il volto sorridente di Dio, non un volto corrucciato o incomprensibile o vendicativo, potre mo affrontare la vita come una benedizione. Esiste forse un giorno normale se è abitato da Dio? No, tutto è luminoso, anche il lavoro, come sanno bene Pietro e Andrea, chiamati all‟avventura straordinaria di essere discepoli di Gesù proprio mentre stanno gettando le reti. Ecco perché bisogna prendere i nostri impegni nella consapevolezza che Dio viene a chia marci ad essere collaboratori della diffusione del suo amore proprio là dove siamo: in coda sulla tangenziale o in metro, mentre faccia mo fotocopie o spediamo una mail, mentre riassettiamo la casa o prepariamo il pranzo per i nostri famigliari. Ogni luogo e ogni tempo sono sacri: perché abitati da Dio, presente nel nostro cuore. Con l‟episodio dei 10 lebbrosi (Lc 17,11) Gesù, pur se stupito e addolorato dall‟ingratitudine dei 9, riesce comunque a trarne spunto per insegnare ai Suoi: è molto più semplice guarire gli uomini dalle malattie corporali che dall‟ingratitudine, frutto della superbia. Ecco perché la guarigione spirituale è immensamente più importante di quella fisica. Eppure, eppure sentiamo continuamente dire: “Basta la salute, la salute è la prima cosa!”…certo ma quella spirituale! “Noi adattiamo Dio alle nostre bassezze e miserie invece di adattarci alla sua grandezza e altezza. Noi lo offendia mo, perché non gli chiediamo mai abbastanza ciò che è buono per noi, come disse il profeta ad Acaz (uno dei re peccatori di Giuda) e non lo ringraziamo mai abbastanza. Dobbiamo essere come san Filippo Neri che non si lasciava spaventare dal silenzio di Dio ma con la sua insistente richiesta e fede 216


profonda lo costringeva al miracolo. Noi riceviamo i doni a misura della nostra fede e insistenza” (don Divo Barsotti).

Chi ha il coraggio, ha il massimo vantaggio. Quale coraggio? Il coraggio del perdono. Quanto è bello ascoltare Gesù che dice: “Quando voi pregate dite…Padre nostro”! La preghiera è allora il dialogo d‟amore con un Padre buono che ci ascolta; è la scoperta e l‟approfondimento del fatto di essere oggetto di un a more personale e infinito. “Ti ho amato di amore eterno” (Ger 31). Chi prega comincia a sperimentare questo a more e quindi una grande fiducia. Per questo un Salmo dice: “Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato”. I grandi santi ci hanno fatto capire che molte grazie che Dio vuol dare alle anime rimangono per così dire “represse” nel Suo cuore perché spesso non trova anime che gliele chiedano con fede sufficiente ! Quando esiste un rapporto di fiducia tra 2 persone, in seno ad una fa miglia o in una relazione di amicizia, si può parlare con libertà, si può chiedere e si può dare (Mt 7,7-12). Possiamo ricordare una bellissima espressione di santa Teresa di Lisieux: “Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore tanto nella prova che nella gioia”. Allora capiamo che la preghiera, la lode e la parola sono gli alimenti che ci sostengono nel probante cammino della carità e del massimo della carità: il perdono. La caratteristica principale della vera conversione è la capacità di perdonare, la capacità di sforzarci al massimo possibile di amare tutti, senza esclusioni. Diceva padre Pio, quando lo accusavano falsa mente di avere preferenze per alcune persone e di rifiutarne altre: “Ma io voglio bene a tutti!”. Era vero e lo dimostrò nella sua vita di dedizione incondizionata a tutti, nonostante fosse accusato di appropriazioni indebite e relazioni immorali, soprattutto da appartenenti al clero. E‟ difficile a volte mettere in atto fino in fondo questa indicazione del Signore (…sempre perdonare…), ma è un vero cammino di pace per noi e per coloro che ci stanno vicino. A volte ci capita di dire o solo pensare: “Io perdono, ma non dimentico”. Quando questa affermazione è una semplice constatazione della nostra debolezza e della nostra umanità che non può sentire il dolore di una ferita, allora è comprensibile. Quando invece nasce dall‟orgoglio di non voler smettere di tenere presenti le ingiustizie subite, supponendo che sono tali, allora quest‟atteggiamento va corretto, proprio aiutando o facendoci aiutare dal Vangelo di Mt 18,21-35: il quale ci fa ricordare che esiste un' enorme sproporzione tra il nostro debito con Dio e quello degli altri nei nostri confronti. L’ascolto. “Le parole possono voler dire che voglio renderti amico ed il silenzio che già ti considero tale”. Hugh Prather. 217


Io seguo il “Mio Re”. Di suor Francesca Entisciò ffb. Dal periodico “ Il messaggio della Santa Casa di Loreto”.

Un potente sovrano viaggiava nel deserto, seguito da una lunga carovana che trasportava il suo favoloso tesoro di oro e pietre preziose. A metà del cammino, sfinito dall‟infuocato sole, un ca mmello della carovana crollò boccheggiante e non si rialzò più. Il forziere che trasportava rotolò per i fianchi della duna, si sfasciò e sparse tutto il suo contenuto, perle e pietre preziose, nella sabbia. Il re non voleva rallentare la marcia, anche perché non aveva altri forzieri e i cammelli erano già sovraccarichi. Con un gesto tra il dispiaciuto e il generoso invitò i suoi paggi e i suoi scudieri a tenersi le pietre preziose che riuscivano a raccogliere e portare con sé, mentre i giovani si buttavano avidamente sul ricco bottino e frugavano affannosamente nella sabbia, il re continuò il suo viaggio nel deserto. Si accorse però che qualcuno continuava a camminare dietro di lui. Si voltò e vide che era uno dei suoi paggi, che lo seguiva ansimante e sudante. “E tu” gli chiese il re “non ti sei fermato a raccogliere niente?”. Il giovane diede una risposta piena di dignità e di fierezza: “Io seguo il mio re”. Chi è oggi il mio re? Chi sto seguendo? Nella parabola di Luigi Ginami è chiaro che non tutti i giovani paggi stavano seguendo il re, ma il suo tesoro, tanto che pur di raccogliere poche pietre preziose si lasceranno morire di caldo e di sete nel deserto. Purtroppo è un' analisi quanto mai realista, non solo per le nuove generazioni, ma anche per chi si impegna da anni nel cammino spirituale e che, se non è guidato bene, rischia di confondere il Re col tesoro e di trovarsi un giorno ad avere la sorte di quei paggi persi nel deserto…della loro vita. Uno solo è in grado di riconoscere il Re. Perché? E‟ l‟unico che lo chia ma il mio Re. Questo piccolo aggettivo aggiunge un particolare affascinante: segue il Re perché lo ama, perché con lui ha un rapporto personale anche se ansima e suda e dunque il suo cammino è difficile, però lo ha scelto e per lui è disposto ad arrivare in fondo all‟impegno che si è preso quando è partito. Lo ha riconosciuto come suo Re, non ha pensato al resto della massa, proprio perché il suo tesoro è la compagnia del suo Signore, non dure pietre senz‟anima. Questo giovane paggio ha un insegnamento oggi per me e per te. Innanzitutto ci chia ma a vigilare sulle scelte quotidiane e sugli obiettivi che ci diamo rispetto a ciò che vivia mo. Poi, ci invita a scegliere il Re per il quale vale la pena affrontare il deserto, sinonimo di fatica e di tentazione, perché possiamo arrivare a possedere Lui, il vero tesoro per tutta l‟eternità. Scegliere dunque non è rinunciare, ma riconoscere e seguire con gioia quel Re che per me e per te ha dato la sua stessa vita. Possia mo allora, se vogliamo, anche noi servirlo con gioia e fierezza, contenti solo della sua inestimabile compagnia. “Il muratore posava il mattone sul letto del cemento, con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A vista d‟occhio le fonda menta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone interrato nella notte 218


alla base del grande edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui. Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta, purché io sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione” (Michel Quoist).

A chi appartiene il bastone del comando? E poi che tipo di bastone è? Il Monte Nebo, nell‟attuale territorio della Giordania, è il luogo storico dove giunse Mosè col popolo di Israele, in cammino verso la terra promessa. Da lì Dio gli mostrò quella terra anelata e ivi egli morì, prima che il popolo vi entrasse, condotto dal suo giovane e fedele assistente, Giosuè. Chi può visitare oggi tali luoghi, spesso inclusi nell‟itinerario del pellegrinaggio in terra Santa, trova sulla cima del monte una suggestiva ricostruzione del serpente innalzato da Mosè nel deserto, che si staglia sull‟ampio panorama della valle del Giordano; esso in parte ripropone il serpente di bronzo fatto scolpire e in parte disegna la croce di Cristo, indicando proprio ciò che Gesù dice in Gv 3,14-21. Il serpente innalzato nel deserto da Mosè era la figura della croce di Cristo, sulla quale Egli verrà innalzato per ottenere la redenzione di tutti gli uo mini, per riscattarci dalle mani del nemico, per espiare in sé quella colpa che gravava sull‟umanità dal peccato originale. L‟ingratitudine, la ribellione, la superbia del peccato sono così curati dalla donazione, dall‟obbedienza e dall‟umiltà del Figlio Unigenito fatto uomo.

Storia del più copiato simbolo biblico. Alle origini del Caduceo. Da un artico lo di Raimondo Villano tratto da un periodico farmaceut ico.

Il caduceo ( la verga alata e con 2 serpenti simmetricamente intrecciati ), l‟attuale simbolo delle professioni sanitarie, risale alla notte dei tempi e attraversa in egua l modo sacre scritture e letteratura profana assumendo, di volta in volta, significati mistici, alchemici e filosofici.

Portati dalla Croce. Il Vangelo di Luca 11,29-32, ci ricorda l‟episodio del pianto di Gesù alla vista di Gerusale mme. Gesù disse allora, piangendo: “Gerusalemme, Gerusale mme; quante volte ho voluto riunire i tuoi figli, come la gallina riunisce i pulcini sotto le sue ali e tu non hai voluto!” Mostra la sproporzione fra l‟atteggia mento dei Giudei e quello degli abitanti di Ninive, la grande città, dinanzi alla predicazione di Giona, inviato da 219


Dio, e quello della Regina del Sud (di Saba), venuta da lontano, per ascoltare la sapienza di Salomone. Quanto ci fa bene ogni tanto un giusto rimprovero ! Dirà poi san Giovanni nell‟Apocalisse, per trasmetterci il sentire di Dio: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo…” Infatti, “non desiderare dall‟amato che dia il meglio di se stesso è indifferenza, l‟opposto dell‟amore” (M. Maciel). Una buona madre o un buon padre non tralasceranno mai di correggere nel mo mento opportuno, con soavità ed energia, i propri figli da essi amati…a maggior ragione il Materno Padre. Una ma mma non si arrabbia mai. Con una mano punisce il figlio, con l‟altra lo accarezza. (Proverbio del Togo). “La trasfigurazione aveva soprattutto lo scopo di eliminare dal cuore dei discepoli lo scandalo della croce. Il Signore svela dunque la sua gloria in presenza di testimoni scelti e illumina di tale splendore questa forma corporale che lui ha in co mune con tutti” (s. papa Leone Magno). L‟episodio della Trasfigurazione (Mc 9,2-10) ci mostra un Cristo luminoso, glorioso, nettamente in contrasto con la scena del Getsemani, che potremo considerare come un negativo fotografico di quella del Monte Tabor, in cui intervengono gli stessi protagonisti, (Pietro, Giacomo e Giovanni). Ecco quindi la lezione. Poco prima della sua passione il Signore incoraggia i suoi a guardare alla meta, a non aver paura di affrontare le più grandi difficoltà, anzi a capire che la croce è un cammino sicuro se lo si percorre con amore e per amore, per giungere alla meta desiderata. Dal volto sereno e splendente sul monte Tabor al volto cupo e angosciato sull‟Orto degli Ulivi, dal volto candido della grotta di Betlemme al volto sfigurato sul patibolo del Calvario. Dice san Giovanni della Croce che “al tramonto della nostra vita saremo giudicati sull‟amore”. Accanto alla semplice to mba della beata Teresa di Calcutta si trova una Madonnina col Bambino Gesù in braccio ed un libro aperto con la scritta: “Amatevi gli uni gli altri co me io ho amato voi”. La Chiesa ha in effetti individuato in questa descrizione le opere di misericordia corporale e spirituale. Quante opportunità nella nostra vita quotidiana ! Quante occasioni di far del bene a Gesù Cristo nascosto nel nostro prossimo ! Che bello sarà un giorno trovare nel cielo tante anime che testimonieranno il bene ricevuto da noi! “Che val la vita se non per essere data?” (Paul Clodel).

Storiella paradigmatica. Tratto da un periodico cattolico.

Quando uno scultore realizzò un crocifisso artistico per il Papa Paolo VI, questi notò un particolare. Il crocifisso era stato scolpito senza la corona di spine. Incuriosito, il Papa ne domandò il motivo e l‟artista rispose: “Ho pensato che, in questi momenti della vita della Chiesa, Gesù Cristo ha voluto collocare sul capo del 220


suo Vicario la sua corona di spine”. Erano gli anni difficili del post-concilio, pieni di inquietudine e agitazione, come di speranze per il futuro, ma ogni epoca della storia porta il sigillo della Passione. Sembra che Dio, nella sua misteriosa Provvidenza, abbia voluto scegliere, per sé e per tutti coloro che avrebbero avuto il coraggio di seguirlo, il cammino della croce, la strada stretta, che però porta alla vita. Dirà poi il Risorto, rimproverando i discepoli increduli: “Non era necessario che il Cristo patisse tutto ciò per entrare così nella sua gloria?”. Il processo a Gesù fu altrettanto una burla, perché servì solo a formalizzare una decisione già presa in precedenza nelle buie e squallide stanze del potere. Il brano della Scrittura di Gn 22,1-18, che si legge in te mpo di Quaresima, ci apre vasti orizzonti. Ci invita a contemplare l‟episodio in cui Abramo, credendo che Dio è capace perfino di risuscitare i morti, si dispone a sacrificare suo figlio Isacco, l‟unico, l‟amato ed è premiato per la sua fede: “Si diranno benedette nella tua discendenza, (un popolo in ogni popolo) tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce…per questo conquisteranno le città nemiche…”. La testimonianza di Abramo era, però, una prefigurazione imperfetta di un altro sacrificio perfetto; quello del Figlio Unico del Padre: il generato ma non creato. La fede di Abra mo è la fede che ci fa prendere per mano Gesù nella preghiera, nella carità, nei sacramenti; una fede che dà senso a tutta la nostra vita, perché la conduce verso la meta. Illuminante a questo proposito è un pensiero di P. Maciel, che trasmette la sua esperienza personale: “La fede è un immenso dono di Dio e vale più della vita stessa, giacché solo con essa l‟uomo può camminare nella sua esistenza verso il destino eterno, anche se a volte non vede, anche se è circondato da spesse tenebre, anche se è sballottato dai dubbi, anche se è dominato dal timore, anche se lo scoraggiamento vuol far presa in lui, perché: il giusto vivrà per la sua fede (Rm 1,17). La fede fu la forza nel loro pellegrinaggio in questo mondo di tutti gli uomini di Dio di cui parla il capitolo 11 della Lettera agli Ebrei, trai quali spicca Abramo e la fede è e sarà la forza di coloro che vogliono e desiderano seguire le orme di Cristo… Sul Crocifisso, sul “serpente elevato sull‟asta”, si è scatenata tutta la potenza del male, senza il Calvario non si sarebbero scoperte tutte le nascoste ma operanti potenzialità del male, che tenevano avvinghiate in innumerevoli modi e intensità gli uo mini di tutti i tempi. Il più bello tra i figli dell‟uo mo è ridotto ad un ammasso di carne sanguinolenta. La croce era destinata a ladri e ribelli non cittadini ro mani e per tal motivo il cadavere del crocifisso veniva lasciato o sulla croce in pasto agli avvoltoi, o subito bruciato e/o sepolto in fosse comuni. A causa dell‟imminente arrivo del giorno di pasqua ebraica, non ci fu tempo di pulire e profumare il corpo ma ci fu solo il te mpo di avvolgerlo in un lenzuolo (la cui tessitura è simile a quella di tessuti rinvenuti a Masada!). E‟ incredibile, ma il primo a credere nella Pasqua, il primo che ha festeggiato la Pasqua cristiana, è stato il ladro pentito, uno dei due criminali giustiziati in quello stesso giorno (Gv 20,1-9). Osservando come moriva Gesù, comprese perché moriva; comprese che non moriva, ma passava, andava oltre, entrava nel suo Regno e gli venne spontanea la domanda: “Quando sarai arrivato, ricordati di me!”. 221


“Oggi sarai con me in Paradiso”: “Se tu comprendi questo, se tu senti perché io muoio, tu sei già in Paradiso”. La colpa cerca il perdono, l‟amore vince il timore, la morte dona la vita. Il perdono, l‟amore, la vita. Ecco la certezza; ecco quanto di più indicibile e consolante è reso possibile dalla Pasqua del Signore. Sono stati giorni difficili e tristi e strazianti quelli che hanno preceduto e preparato questo giorno di festa: giorni di tradimento e rinnega mento, di odio e crudeltà, di pianto e sgo mento, ma a una donna, a Maria di Magdala, proprio a lei, viene rivolto il primo annuncio di Pasqua narrato nei Vangeli (invece a concordanza di vari mistici la prima apparizione colloquiale del Risorto è stata per la sua mamma): “Donna perché piangi?”. Non è più te mpo di piangere! Il cristianesimo non è la religione del peccato, del timore e della morte. Queste sono opera dell‟uomo; la paura e la morte sono frutto del peccato.

Dal libro del Profeta Osea (Os 6,1-6). “Venite, ritornia mo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo 2 giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. Affrettiamo ci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l‟aurora. Verrà a noi co me la pioggia di autunno, come la pioggia di primavera, che feconda la terra”. Che dovrò fare di te Efraim, che dovrò fare per te Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all‟alba svanisce. Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l‟amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti.

Dall‟apologia di reato all‟apologia di Creato. “L‟uo mo senza saperlo, compone la propria vita secondo le leggi della bellezza”. (Milan Kundera). Millenni prima delle scoperte scientifiche l‟ uomo ha percepito l‟esistenza di un cosmo, cioè di una immensa creazione frutto di un sapiente Regista Supremo, avente un suo linguaggio rit mico, ripetitivo e obbediente ad un codice che scandisce le stagioni, il movimento degli astri, la rotazione del giorno e della notte, la forza del vento, ecc., di una realtà che viene governata con leggi inderogabili, precise ed eterne. Purtroppo con l‟avanzare dei progressi tecnologici abbiamo perso questa dimensione spirituale di ascolto del linguaggio cosmico: la nostra distrazione è fonte 222


di sordità. La distrazione ci è diventata fondamentale perché abbiamo paura di guardarci dentro e scoprirci diversi da come vorremmo e viviamo l‟attesa miracolistica di un cambiamento, senza il nostro sforzo e purché non ci impegni personalmente. L‟uo mo è dotato di una irripetibile prerogativa che consiste nel vivere prima in se stesso per poi raccontare agli altri tutto ciò che ammira, soffre e sente. Non pensiamo abbastanza che tutto ciò che manifestia mo è frutto di sensazioni filtrate, elaborate, accettate o rifiutate, ma c'è la consolazione per l‟uo mo distratto, perché esistono i “cantori del linguaggio del creato”, concetti così ben espressi da parte del poeta scrittore, vescovo di Recife, Helder Camara: “Uomo non compiangere i rit mi che apparente mente si perdono, rit mi dei venti, delle acque, del fremito delle piante, del canto degli uccelli, del movimento degli astri, dei passi degli uo mini…C'è sempre un musicista o un poeta, un santo o un folle incaricato da Dio di captare i ritmi erranti che rischiano di perdersi…”. Spetta dunque al poeta, conoscitore dell‟uo mo più dello scienziato, l‟ ultima parola, tenendo però presente che: “E‟ sacrosanto dovere amare questo mondo, spendendo per esso tutte le nostre energie, la stessa nostra vita, ma per illuminarlo con la luce del Vangelo e non per metterci in ginocchio dinanzi alle sue false ideologie, co me ha affermato con amarezza Jacques Maritain (1882-1973, filosofo cattolico francese) nel “Contadino della Garonne”. Anche padre David Maria Turoldo ha scritto che “il Signore non deve farci mai mancare né profeti né poeti. Soggiungeva che “i poeti sono preziosi per questa umanità così fuorviata dall‟avere e dall‟apparire”. I profeti poetici sono come delle antenne protese verso il Cielo, che dal Cielo captano le at mosfere e la linfa spirituale che, in qualche misura, cerca di rimettere a posto le cose. “Passa più oltre ed ode un suono in tanto che dolcissimo si diffonde, vi sente d'un ruscello il roco pianto e il sospirar dell‟aura infra le fronde e del musico cigno il flebil canto e l‟usignol che plora egli risponde; organi e cetre, e voci umane in rime tanti e siffatti suoni un suono esprime”. (T. Tasso). Ogni cosa che la natura dà va restituita. Pensa al ciclo del sole. Il sole scalda, l‟acqua fa le nuvole, la pioggia cade, le piante crescono, si ara e il primo raccolto lo si offre agli dei, e così l‟anno dopo. Quindi tutti (i poveri qui in India) lavorano, anche Dio lavora, dice Ela Bhatt. Le donne del suo paese devono molto alla grande madre del femminismo indiano, alla rivoluzionaria gentile: l‟invenzione del microcredito e la nascita del maggior sindacato di lavoratrici autono me al mondo. Publio Ovidio Nasone (poeta latino 43a.C.-17d.C.): “La provvida terra fornisce ricchezze e miti alimenti e offre vivande senza stragi e senza sangue”.

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Dall‟apologia di Creato all‟apologia dell‟Amore. Oggi è primavera. (Naidu Saroijni) “Dovremo ricordare i dolori? Oggi che dolce ci invita la stagione benedetta dei fiori? Verranno giorni di tristezza e di pianto: Ma oggi, Oggi è primavera”. Dove vanno le foglie? (Kimmochi Sajonji) “Dove vanno le foglie arrossate che il vento stacca dagli alberi? Volano e passano: il brusio del vento è tutto ciò che rimane dell‟autunno”. Il rifugio del sogno. (John Donne), poeta e predicatore inglese (1572-1631). “Mio caro amore, per null‟altro che te destarmi avrei voluto da questo dolce sogno che suggeriva il tema per la mente, ma troppo stremante per lo spirito, perciò tu con saggezza m‟hai chiamato, ma ancora non hai turbato il sogno che in te può continuare… Debole è quell‟amore che è pari al suo timore. In lui non tutto è spirito e di purezza limpido, se mescola il timore, il pudore e l‟onore. Forse come le torce che devono star pronte ad accendersi e spegnersi, così tu tratti me: vieni a infiammarmi e subito sei pronta per partire, ed io spero nel sogno per non dover morire”. La foglia secca. (Yan Tsen T‟Sai). “Le piante e gli alberi che sono in questo mondo anche loro hanno un tempo per vivere e uno per morire: la foglia secca guarda tristemente l‟alto ramo; capisce da se stessa che il suo colore non è più quello di prima”. Verrà la mia amata. (Evgenij Aleksandrovic Evtusenko) “Verrà la mia amata, mi chiuderà fra le braccia, coglierà ogni inquietudine e saprà capire se in me c'è stato qualche muta mento. Dalle dense correnti, dalle tenebre fitte, dimenticando aperto lo sportello del tassì, di corsa salirà questi gradini ebbra d‟angoscia e di felicità. Fradicia irro mperà senza bussare, mi prenderà la testa tra le mani e dalla sedia la pelliccia azzurra lieta per terra scivolerà”. Farfalle. (Wei Li Bo) “Fiocchi di cielo alitano intorno alla chioma fiorita degli albicocchi: Messaggeri del sole intessuti di seta. Delicata è l‟immagine del poeta cinese che vede le farfalle co me frammenti di cielo, fatti della sostanza luminosa e colorata del sole”. Pioggia. (Pablo Neruda) “Compare la pioggia nel paesaggio, cade intrecciandosi da ogni parte del cielo. Vedo appiattirsi i grandi girasoli dorati e oscurarsi l‟orizzonte dei monti per la sua palpitante velatura. 224


…tra le foglie bagnate, pesanti gocce come frutti pendono dai rami, odore di terra, di caprifoglio inumidito; apro il portone calpestando le prugne abbattute, cammino sotto i ra mi verdi e bagnati. Attraverso essi appare d‟improvviso il cielo, come il fondo della mia tazza azzurra…c'è una strada di eucalipti, vi sono pozzanghere sotto di essi piene della loro forte fragranza d‟inverno. La solitudine è grande intorno a me, le luci inco minciano ad arrampicarsi su per le finestre e i treni piangono lontano, prima di entrare nelle campagne…” Notte d’inverno. (Pe Yu Ki) “Lo scricchiolio del bambù mi avverte che sta cadendo la neve”. Agonia d’amore. (Vidyapati, poeta indiano) “Seni turgidi, gonfi co me tazze dorate. M‟hanno rubato il cuore quelle perverse occhiate. Tu, mia sola bellissima, non lasciarmi alla soglia. Concedimi il tuo miele, come un ape ne ho voglia. Guarda come ti supplico stringendoti le mani: non essere crudele, e il dubbio s‟allontani. Ancora e ancora e ancora ti dirò il mio dolore, non posso più patire quest‟agonia d‟amore”. Ghiaccio sul lago. (M. Soderholm) “Scese dunque al lago, a scrutare il ghiaccio. Quando vi gettò il sasso, il ghiaccio si abbassò pericolosamente, e, quando vi pose il piede con cautela, una stella bianca si disegnò con un sinistro scricchiolio. Attraverso il ghiaccio si vedevano chiaramente le pietre e le alghe scure del fondo”. Paesaggio Estivo. (Manuel Machado) “Lucertola sul muro…fonte secca. Cardo bruciato, cenere, vetro affumato, rosolaccio sullo stelo lanoso… scorre una stella…il grillo canta occulto. E l‟albereta mormora una frase, una sola. Poi ritorna a restarvi in silenzio. Lucciola o brina? Arrota la cicala il silenzio… Tra i fusti del giardino percepiamo verde anch‟essa la vipera”. “Pace vuol dire…non avere più fa me, non avere più freddo, non avere più paura. (Bertold Brecht). Pace vuol dire…non avere più fa me (di mondo), non avere più freddo (nel cuore), non avere più paura (né di Dio né del demonio). La tecnica. (E. Bloch) “La nostra tecnica sta alla natura come un esercito di occupazione in terra straniera”. “Lascia dormire il futuro co me merita. Se si sveglia prima del tempo, si ottiene un presente assonnato” (Franz Kafka). La speranza. (Lao Tzu) “Invece di maledire il buio è meglio accendere una candela”.

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Il respiro dell’aria. (Capo Seattle) “L‟aria è preziosa per il pellerossa, perché tutte le cose condividono lo stesso respiro. Le bestie, l‟albero, l‟uo mo…tutti condividono lo stesso alito. L‟uomo bianco sembra non accorgersi che respira l‟aria”. Il giorno è passato. (John Keats) “Il giorno è passato e le dolcezze son tutte passate! O dolce voce, bocca, tenera mano e più tenero seno, caldo respiro, sussurri, come tenere voci smorzate, occhi splendidi, forme superbe e fianchi di fascino pieno! Il fiore s‟è avvizzito con ogni incanto ch‟era germogliato, della beltà i miei occhi han visto dileguare la visione, e neppure un' impronta sulle mie braccia la beltà ha lasciato, è svanita la voce, quel cielo di purezza e di passione. Tutto è fuggito via innanzi tempo al cader della sera, quando già quegli scialbi notte e giorno festivi, nel vela me profumato d‟amore di quell‟oscurità che più s‟annera, cominciano a intrecciare per il piacere nascosto le trame”. Per fare un prato. (Emily Dickinson) “Bastano un trifoglio, un ape, un trifoglio, un ape e sogno. Il sogno basterà se le api son poche”. In questo prato sognato, sentia mo vibrare tutta la delicata forza di immaginazione della squisita poeta americana.

Ode all’Eleuterococco. (Ye Zhishen) (III sec. a.C.) “Oh, com‟è meravigliosa l‟erba Winzhang. Dispensata per l‟uso di tutti i giorni, farà tornare il tuo viso giovane e prolungherà la tua vita per sempre come in una cornice d‟oro e gioielli. Non può essere calcolato il suo prezzo in natura”. La Natura e lo Spirito. (Arthur Rimbaud) “D‟estate a calpestare i sentieri andrò, dentro il grano che punge, l‟erba tenera a sera. Sognando la freschezza ai piedi sentirò, lascerò che mi bagni la testa nuda il vento. Non parlerò, smarrito ogni pensiero umano, ma infinito, nell‟anima mi crescerà l‟amore e andrò co me uno zingaro lontano assai lontano per la Natura lieto come con una donna”. La piazza e accesi aranci. (Anton Machado) “...con i frutti rotondi e sorridenti. Il tumulto dei piccoli scolari che, all‟uscire in disordine di scuola, e mpiono l‟aria della piazza in ombra con il clamore delle fresche voci. Gioia infantile dei nascosti siti delle morte città!... E qualcosa di noi, di ieri, ancora vedia mo errare in queste vecchie strade!”

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Sono contento. (Nazim Hikmet) “...d‟esser venuto al mondo, d‟esser nato sul nostro pianeta. Amo la terra, la messe, la battaglia (qualunque lotta impegni l‟uo mo a sostegno di un ideale universale), e ne afferro il linguaggio. E‟ vero, accanto al sole è un balocco questo nostro mondo, ma è grande, sterminato. Voglio andarmene in giro a vedere e pesci e frutti e stelle che non conosco, a sentire la risacca dei mari remoti. Quanto è lei. (George Byron) “…Sulla sua guancia, sulla sua fronte, così tenere e quiete ma espressive, i colori, il sorriso seducente, confidano di giorni tesi al bene. Della sua mente che con tutto è in pace. E del suo cuore che amando è innocente !” Sera d’inverno. (Tchi ch‟ong Tzu) “Sfogliando il libro dei poe metti il verso che più mi co mmuove stasera è quello dove si parla della malinconia che da giovane non conoscevo. Ora, non più giovane, la malinconia la conosco a fondo. Anche se vorrei saperne parlare con parole di giada, m‟accontento di dire in un sospiro: “Oh, com‟è bella questa silente notte d‟inverno!” Meraviglioso! (Do menico Modugno) “Ma guarda intorno a te che doni ti hanno fatto: ti hanno inventato il mare! Tu dici non ho niente. Ti sembra niente il sole ! La vita, l‟amore…Meraviglioso !” Saggezza. (W. James) “L‟arte di essere saggi è l‟arte di capire a cosa si può passare sopra”. Una candela. (Boris Pasternak) “La bufera su tutta la terra, dentro tutti i villaggi infuriava. Una candela sopra la tavola, una candela si consumava. Come d‟estate va verso la fiamma dei moscerini lo scia me lieve, così scendevano verso il riquadro della finestra i fiocchi di neve. E contro i vetri la furia del vento co me dischetti e frecce li attaccava e una candela sopra la tavola una candela si consumava. E sul bianco soffitto illuminato le nostre ombre si proiettavano, e si incrociavano le nostre mani e le ga mbe, e i destini si incrociavano. E due scarpette all‟improvviso caddero con suono sordo sull‟impiantito, e dal lume la cera gocciolava le sue lacrime sopra il vestito. E quella neve con la sua candida e fitta nebbia tutto ovattava, e una candela sopra la tavola, una candela si consumava. Venne da un canto sulla candela un soffio, e il fuoco della tentazione e come un angelo levò le ali a dare della croce una visione. Tutto febbraio infuriò la bufera, e non cessava più non cessava, una candela sopra la tavola, una candela si consumava”.

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Splendido! (C. Baudelaire) “I profumi, i colori e i suoni si rispondono”. Dirimpetto alla porta. (Ghiannis Ritsos) “Dirimpetto alla porta a vetri, il monte innevato. Com‟eran calde le tue mani e il tuo seno”. Il freddo dell‟inverno; il calore del tuo corpo di donna. La neve, la nebbia, la brina del primo mattino, la pioggia battente mentre corriamo verso l‟autobus, verso la metro, verso l‟auto, verso il treno, verso la moto, verso la bici; e il desiderio del calore del tuo corpo. Le mie mani, che hanno solo voglia di stringere le tue; e il calore del tuo corpo”. Se morissi. (Guillaume Apollinaire) “Se morissi laggiù sul fronte dell‟armata, tu piangeresti un giorno o mia adorata Lou, e dopo il mio ricordo cadrebbe come muore una granata esplosa sul fronte dell‟armata”. La rosa bianca. (Josè Martì) “Coltivo una rosa bianca sia pur nell‟avversa stagione, per l‟anima buona, che pone nella mia, la sua mano franca. Ma per colui che mi abbranca dal petto il cuore mio vivo, né cardo né ortica coltivo. Coltivo una rosa bianca. Con la suggestiva immagine della rosa bianca, Josè Martì rappresenta la franca, pura a micizia che egli educa e nutre in se stesso, per tutti, per coloro che hanno l‟animo aperto ad accoglierla e anche per chi diffida o è pronto ad aggredire. L‟amore è l‟ unica strada possibile”. La bellezza dell’Universo. (V. Monti) “Fu la bellezza che vivificò le sconfinate plaghe del cielo con le stelle e con gli astri, presenziò al primo timido scorrere sulla terra dei corsi d‟acqua, alle prime carezze del vento per le foglie da poco spuntate, al magico venir fuori, dalla terra, degli animali…soltanto quando la vita degli uomini sarà distrutta dalla forza del tempo, la Bellezza fuggirà dal mondo e farà ritorno in cielo”. Nostalgia. (Kate Christensen) “Con un dolore acuto avvertì la mancanza del fratello; per un attimo pensò di avere un attacco di cuore, finché non si rese conto che si trattava semplicemente di nostalgia”. Nostalgia: il dolore dell‟impossibile ritorno. Nostalgia del luogo che abbia mo lasciato, dell‟infanzia perduta, delle occasioni lasciate, di chi non è più al nostro fianco. Nostalgia. Ma al fondo è nostalgia dell‟infinito luogo da cui proveniamo e a cui speria mo di ritornare”. Il cespuglio. (popolo pellerossa degli Yaqui) “Il cespuglio se ne sta seduto sotto un albero, e canta una canzone”.

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Sei sempre dappertutto. (Lorinc Szabò) “Sei sempre dappertutto, dove un te mpo io sapevo che c‟eri, e ti vedevo, e t‟amavo: e sempre mi saluti con la strada e col bosco e la città e il villaggio, giorno e notte ti chia mano, e la montagna autunnale e la neve d‟inverno, e la riviere e i sibili dei treni e ovunque il mio desiderio trepidi da queste 25 primavere e dall‟estate che è ancora infiammata dalla follia che resiste. Tu ci sei : dappertutto: una pioggia di fiori spegne la mia vita, o mia gioventù, mia freschezza, gioia mia: e tutto e dappertutto mi aggredisce con te, ma si leva dolente il mio lamento sempre: che cosa sono questi dappertutto: dappertutto non c'è”. Amici (popolo Navajo). “Rocce a amici saldi e costanti di fronte a me, per sempre”. Sorpresa (popolo Algonkin Chippewa). “Credevo che fosse una folaga in tuffo e invece è il re mo del mio innamorato”. Meteorologia dei sentimenti. (Edith Wharton) “Se riguardava ai mesi passati, erano immersi in una foschia vasta e dorata in cui emergeva qua e là il profilo di un' isola di luce. La foschia era la generale sensazione di avvolgimento che le dava l‟amore di lui, e le isole di luce erano i giorni che avevano trascorso insie me”. Le incomprensibili porte chiuse dell’amore. (Nina Berberova) “Ero venuta nella speranza di restare finalmente sola con Ejnar, per dirgli che gli avevo scritto, per chiedergli se mi a mava ancora, per costringerlo a dirmi come tutto era successo, ero venuta per dirgli che lo amavo come prima, che non potevo più continuare a vivere così…Possibile che mi avesse davvero scacciato, scrollato via dalla sua vita senza una parola?” E le pietre dormono. (Olav H. Hauge) “E le pietre dormono sotto la neve con sogni verdi nel cuore. Per ora sia mo così in letargo, cuori nascosti sotto la neve del disastro storico iniziale, immobili nel freddo dell‟inverno. Ma sognia mo, anche le pietre sognano. Sogniamo le prime foglie, i primi esitanti fiori di ciliegio e di mandorlo; sognia mo di toglierci il cappotto del peccato e lasciar respirare le emozioni nella pace di Cristo, nella Primavera senza fine”. “Siedo sull‟erba e guardo il cielo, e sogno l‟improvviso splendore del tuo arrivo Questo, solo questo voglio fare, nei limpidi giorni di primavera: sdraiarmi sull‟erba a occhi chiusi; stare alla finestra, guardare fuori ma vedere solo dentro al mio cuore. E sognare, sognare la magia del tuo arrivo. Perché arriverai, vero? Oddio!...sì, o Dio, Tu già sei venuto nel malato che non ho curato, nel prigioniero che non ho liberato, nell‟avvilito che non ho allietato, nel povero che non ho aiutato, nel caduto che non 229


ho rialzato… ma Ti ringrazio infinitamente perché hai continuato a venire in attesa che io ti venissi incontro”.(Rabinandrath Tagore)

I popoli, il clima, la pace. Dio genera, gli uomini educano. (Proverbio del Ruanda).

Dall’articolo di un quotidiano europeo a larga tiratura: “Se il clima che cambia uccide l‟Africa”, di Wangari Maathai (pre mio Nobel per la Pace 2004). “…L‟Africa è il continente che sarà colpito più duramente di tutti dal cambiamento del clima. Piogge e inondazioni inimmaginabili, siccità prolungate, conseguenti raccolti andati a male, rapido processo di desertificazione, volendo citare soltanto alcuni dei sintomi del riscaldamento globale, di fatto hanno già iniziato ad alterare l‟aspetto del continente africano...In alcune aree dell‟Africa le te mperature sono salite a un ritmo doppio rispetto al resto del pianeta. Nei Paesi ricchi, l‟incombente crisi climatica è motivo di preoccupazione, in quanto essa avrà un impatto sia sul benessere economico sia sulla vita delle popolazioni. In Africa, però, regione che non ha contribuito quasi in nulla al cambiamento del clima (le sue e missioni di gas serra sono irrilevanti rispetto a quelle di altre zone industrializzate del pianeta), la crisi climatica determinerà la vita o la morte…Molti dei conflitti e delle guerre si combattono per aver accesso a, o il controllo, o la distribuzione, di risorse quali acqua, carburanti, terreni da pascolo, minerali e terra. Del resto, è sufficiente pensare al Darfur. Negli ultimi decenni il deserto del Sudan occidentale si è ampliato a causa della siccità e di piogge occasionali, fattori imputabili al cambiamento del clima. Di conseguenza, coltivatori e allevatori si sono scontrati per contendersi la poca terra arabile e l‟acqua, mentre leader (politici e religiosi) privi di scrupoli hanno approfittato di questi conflitti per scatenare violenze di massa. Sono state uccise centinaia di migliaia di persone. Molte di più sono profughe tra vere e proprie campagne di intimidazione, stupro di massa e rapimenti. Gestendo meglio le risorse, riconoscendo il rapporto che esiste tra gestione sostenibile delle limitate risorse e conflitti, avremo invece maggiori probabilità di prevenire le cause profonde delle guerre civili e delle guerre in generale, e di conseguenza creere mo un mondo più pacifico e sicuro…..”. Il problema principale da anteporre a tutti gli altri è questo: fin quando gli orgogliosi Stati non riconosceranno come loro interlocutore principale il più piccolo Stato, che è quello del Vaticano, dovranno sempre prima cadere molto in basso prima di riprendersi (economicamente, culturalmente e moralmente)…quando per grazia di Dio ci riescono. “Il giovane cammina più veloce dell‟anziano, ma l‟anziano conosce la strada”. (Proverbio dell‟ Etiopia). 230


Scienza e Coscienza. Quando il gigante Golia delle difficoltà apparentemente irrisolvibili si presenta davanti a noi e ci minaccia con le sue armature ( 1 Samuele capitolo 27 dal verso 4), dipingendo un quadro a tinte fosche del nostro futuro e la Scienza senza Fede del Saul di turno ci offre armi spuntate (1 Sa muele 27, 38) che ci rendono ridicoli e impacciati, allora, come il pastorello Davide non bisogna perdersi d‟animo, ma confidare ad occhi chiusi che l‟esito della battaglia dipende dall‟uso dell‟armatura che ci offre l‟Eterno ( Efesini 6, 14-18 ). Sarà Lui a guidarci alla vittoria, colpendo l‟unico punto debole del nemico ruggente: la mancanza di fiducia nell‟Amore. Allora tireremo un enorme sospiro di sollievo, proro mperemo in gaudiosi canti spirituali, perché abbia mo vinto il maligno ( 1 Giovanni 2, 13-14 ). Come dice l‟Apostolo Giaco mo: “Anche i demoni credono in Dio e si tremano di Lui” (Gc 2,19). Tuttavia essi non sperano né amano; piuttosto, credendo in ciò che noi speria mo e amiamo, temono (tremano al pensiero) che possa realizzarsi.

Chi sono i veri morti viventi? “Non temo di diventar vecchio, sono preoccupato di co me morirò”. (Brad Pitt, attore). Sempre più spesso in varie parti del globo (dalla Corea agli USA) ci sono casi di interruzione della nutrizione a persone in stato vitale giudicato vegetativo e quindi irreversibile. In genere tali casi sono accompagnati da clamore mediatico per le implicazioni etiche e religiose. Basti pensare alla povera Terry Schiavo (in USA) ed al caso di Eluana Englaro (in Italia). Ognuno che è pienamente in grado di intendere e di volere è giusto che scelga in libertà di cuore (non di coscienza, come spesso erroneamente si dice) col testamento biologico rinnovabile (col passare degli anni variano molti fattori: si registrano progressi in campo medico scientifico e il cittadino stesso può cambiare idea) cosa fare nell‟eventualità drammatica del proprio corpo immobilizzato e sottoposto a tratta menti invasivi finalizzati al mantenimento in vita cosiddetta artificiale: ma che invece è vera e degna vita. La libertà personale è un bene fondamentale e ciascuno può rifiutare le cure, anche se da questo discende la morte. Si può imporre un trattamento medico solo quando è in gioco il benessere collettivo, ad es. il vaccino per evitare le epidemie, però è anche giusto che ogni persona venga invitata a riflettere sul fatto: 1. che una vita vegetativa irreversibile non è detto che corrisponda a incoscienza e a “esanimità”; 2. che una vita anche se in condizioni di totale soggezione all‟altrui volontà, esposta allo sguardo e alla manipolazione altrui, pur non essendo vissuta pienamente in quanto fiaccata dal male, è comunque una presenza non putrescente;

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3. che uno stato comatoso può avviarsi verso il risveglio, concludersi col decesso, o 4. 5. 6.

sfociare nello stato vegetativo; che non si può confinare le vite e la Vita nei territori dell‟avarizia, dell‟efficienza e della produttività; che non si può massimizzare il benessere fisico fino a farlo diventare “regola di vita”; che una vita immobilizzata a letto co me un oggetto pur non essendo un oggetto non può comunque essere sottoposta ad accanimento terapeutico. Nutrizione ed idratazione con sondino naso-gastrico o in altro modo non sono accanimento terapeutico per cui togliere tale nutrizione vuol dire omicidio per fame e sete. Se facciamo derivare la vita dalle sue attribuzioni funzionali, cioè dalle capacità di performance di corpo e mente; se dimentichia mo che siamo tutti precari e che in ogni momento le nostre condizioni di abilità psicomotorie possono cambiare; se hanno detto che Eluana Englaro in coma vegetativo era un “sacco di patate”, che è morta il giorno in cui è “andata in tale coma”: allora tutto il male è possibile. Meglio prepararci al peggio, se non ci sarà un “corposo” aiuto della Grazia.

Quando è giusto “staccare la spina” ? Tutti i viventi hanno bisogno di cibo per vivere e quando un essere umano in qualunque condizione di abilità neurologica e fisiologica (anche se completamente non autosufficiente) e, in assenza di prove certe sulla volontà di eutanasia, riesce ad assimilare mediante l‟ausilio esterno dei suoi simili i nutrienti necessari alla sua sopravvivenza ha diritto ad essere mantenuto in vita anche se contro il parere dei suoi parenti. Il quadro clinico di chi versa nello stato vegetativo è differente da quello della morte cerebrale. Qui il danno coinvolge globalmente l‟encefalo. Le persone “cerebralmente morte” non sono più vive: il danno diffuso e irreversibile dell‟encefalo azzera sia la coscienza che il respiro spontaneo. Invece nello stato vegetativo viene meno lo strato più esterno dell‟encefalo, la “ materia grigia” da cui dipendono le azioni volontarie, come la capacità di parlare (ma non di e mettere qualche rumore vocale elementare) e di esprimere sotto altre forme i propri pensieri e ricordi, ma: nessun “addetto ai lavori” può spudoratamente dire che viene persa la capacità cognitiva (di pensare e ricordare). Restano, invece, sufficientemente conservati i centri nervosi sottostanti, che governano la respirazione, la circolazione (linfatica e sanguigna), il ciclo sonno-veglia e altre funzioni corporali come ad esempio il ciclo mestruale. Non di rado sono conservati certi atti riflessi, per esempio, quelli della masticazione e deglutizione. In questo organismo dunque le funzioni biologiche “di base” (viscerali) camminano senza bisogno di supporti artificiali, cioè tali disabili non necessitano di macchinari di sostegno e possono sopravvivere anche al di fuori dei reparti di terapia intensiva. Infine, ma non meno importante: proprio perché sono interrotti gran parte dei collegamenti fra la corteccia cerebrale degenerata (stazione di arrivo delle sensazioni fisiche provenienti dall‟esterno e dall‟interno dell‟organismo, cioè stimoli tattili, visivi, uditivi, olfattivi, gustativi, muscolari, e 232


dolorosi) e il resto del corpo, si può sensatamente affermare che questi pazienti non soffrono per le proprie condizioni. Non esiste dunque per i “vegetativi” il concetto di vita artificiale: si parla di vita o di morte. La scienza è molto dibattuta sulla capacità o meno di esprimere stati emotivi da parte delle persone in coma vegetativo. Finché non abbia mo questa certezza, chi ci dice se la persona in questione è viva o morta? Neppure coloro che professano solo certezze potranno mai dire se ha sofferto o meno; se ha pianto senza lacrime, se le sue labbra hanno chiesto fino all‟ultimo l‟acqua negata. Abu Madyan (sufi nord africano) ha descritto la profonda emozione con cui quanti amano veramente Dio, attendendo il culto notturno. “Quando cala la notte, quando le coperte sono distese, quando la fa miglia è al riposo, quando ogni amante viene lasciato (solo) col suo Amato, allora si alzano, orientando i loro piedi verso di Me, girando i loro volti verso di Me e pronunciano intime parole, adorandomi in virtù della Mia grazia…e rivelano quel che soffrono per amore del Mio amore”.

Stupidario e bestiario vario... ...scatenatosi sulle pagine dei giornali contro la Chiesa in occasione del “Caso Englaro” ( Eluana Englaro è morta alle 20.10 del 9 febbraio 2009). Si tratta d i lettere, sms, email, inviati da lettori di tabloid italiani. 1) “Qualcuno riesce a spiegarmi come mai gli italiani non sono ancora riusciti a far fallire quella obsoleta e grottesca impresa che ha la sua sede legale e amministrativa in Vaticano? Mi pare che si chiami “Chiesa” e “Papa” è il suo amministratore delegato”. Basterebbe fondere gli idoli d‟oro e d‟argento per poi rivenderli per riconvertire i templi in luoghi di accudimento degli ultimi. 2) “Bello spettacolo da stadio al Senato parlamentare: questi sono cattolici? Violenti e intolleranti. Sempre più convinto: Vaticano è uguale a talebano”. Chiunque è acristiano è violento, intollerante e retorico. 3) “Dio perdoni i vescovi e sedicenti cattolici per la feroce violenza che usano. Perché non rispettano la libertà altrui?”. Basterebbe che seguissero la parola di dio invece delle tradizioni umane. 4) “Questa chiesa che parla di omicidio e di assassini: si faccia un esame di coscienza e pensi ai suoi di omicidi morali per mano dei suoi pseudo preti vescovi e almeno in questa triste occasione taccia. Ciao Eluana”. Ben detto ! 5) “Da qualche parte ho letto che quelli del Movimento per la vita, appostati fuori dai consultori, per cercare di convincere le donne a non abortire, mostrano loro foto di feti abortiti. Non dico che se fosse vero bisognerebbe prendere questi signori, infilargli una tuta arancione e spedirli a Guantanamo a tener compagnia ai loro colleghi terroristi di Al Quaida, perché non rendergli pan per focaccia e mostrar loro qualche foto di Eluana ancora in un letto dopo tanti anni di coma? Il gioco sporco (tanto è per il potere, non per la vita) si può fare in due”. 233


Ogni movimento pro-vitae ha in sé il germe di Cristo. 6) “E‟ ora di restituire il favore: colonizziamo il Vaticano e portia mo loro la civiltà come hanno fatto loro stessi qualche secolo fa in giro per il mondo”. E' un “peccato!” Perché avrebbero potuto fare estremamente meglio (sia spiritualmente che materialmente) se non si fossero portati con loro il fardello delle loro tradizioni idolatriche. 7) “Parola d‟ordine: desacralizzare”. Desacralizzare, però, le strutture menzognere del principe di questo mondo, costruite per distrarci dal rapporto col nostro Papà. 8) “Eutanasia: dal greco buona morte, una morte giusta, non da malato ma da uomo libero! Viva la libertà ! Viva i diritti umani! Chi vuole scegliere di porre fine alla propria vita ne parlerà poi con Dio. Giudicherà lui, non noi!”. È comandamento di Dio il non uccidere … chi non vuole o non può farci del male. 9) “Se al Vaticano stesse a cuore la vita dei già nati come ha a cuore il benessere dei feti, sicuramente avremmo meno problemi di sopravvivenza tipo la fa me” (Massimo D‟Alema politico italiano). Una pregiudizievole mezza verità equivale ad una mezza bugia. Eppure è indubitabile che nella fattispecie del “caso Englaro”, non si è trattato di consenziente suicidio assistito ma di omicidio. Eluana non era una malata ter minale. Viveva da 17 anni e probabilmente sarebbe potuta vivere chissà quanti anni ancora. Non era in uno stato di morte cerebrale, bensì in uno stato vegetativo persistente che la scienza dice che può progredire o regredire. Nel criterio del laicissimo dubbio si doveva applicare il principio di precauzione, cioè continuare a dare idratazione e alimentazione, tanto più che la volontà (grazie a un persistente vuoto legislativo) non era stata espressa e certificata ma solo presunta. Insomma: la massima misericordia (come accudire per 17 anni una persona) viene presentata come la massima crudeltà. C'è il sovvertimento della moralità più estrema. Mai satana è stato così scatenato come in questi ultimi tempi. “Satana si presenta sempre all‟inizio come il nostro benefattore, sovvertendo la realtà, così chiama torturatrici le suore che per tanti anni hanno offerto gratuità e disponibilità a Eluana (carezze, cure e preghiere, ecc) e chiama pietosi i medici che gli hanno dato la morte” (padre Livio Fanzaga).

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Il messaggio di Lejeune ci interpella. Da un articolo del giornalista e scrittore Angelo Montonati, comparso nella rivista Il Cooperatore Paolino.

Il professor Jerome Lejeune fu lo scopritore dell‟origine della trisomia 21 (meglio nota come “sindro me di Down o “ mongolis mo”), le cui ricerche hanno dato una svolta importante alla genetica moderna. Primario all‟ospedale Necker di Parigi e docente di Genetica fondamentale presso la locale Università, Lejeune fu il primo presidente della Pontificia accademia per la vita, dopo essere stato fin dal 1974 me mbro della Pontificia accademia delle scienze. Paolo VI e Giovanni Paolo II ne avevano grande stima; tra l‟altro papa Wojtyla nel 1997, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Parigi, chiese di essere accompagnato al cimitero per pregare sulla sua tomba. Se ne parliamo è perché Lejeune seppe fare della sua attività scientifica una forma di apostolato, grazie alla fede profonda che lo animava. Chi scrive ebbe la fortuna di conoscerlo nel 1976, a Los Angeles. Vi ero stato inviato da don Giuseppe Zilli, direttore di Famiglia Cristiana, per informare su un importante convegno internazionale sul metodo Billings per il controllo naturale della natalità: fu in quella occasione che Fa miglia Cristiana lanciò, con un inserto che venne poi ristampato in milioni di copie, questo metodo che ormai ha preso piede a livello mondiale e la cui efficacia ha ottenuto pieno riconoscimento anche a livello scientifico. A quel convegno era presente il prof. Lejeune, grande amico dei coniugi Billings che erano tra i fondatori dell‟Accademia per la Vita e da sempre strenuo difensore di un' etica medica al servizio della vita fin dal suo stato e mbrionale e dei più deboli. Durante una pausa dei lavori ebbi modo di parlargli per circa tre quarti d‟ora. In Italia si stava cercando di far abrogare la legge sul divorzio mediante referendum: “Tentativo inutile”, mi disse subito lo scienziato, “perché coi mass media, i sostenitori del divorzio stanno cambiando il cervello della gente”. Aggiunse: “E‟ in atto a livello mondiale una ca mpagna mirata contro la famiglia e la vita. Forse voi in Italia non ve ne siete ancora accorti, ma ve ne renderete presto conto. Dopo questo referendum si cercherà di far passare in Parla mento una legge che autorizzi l‟aborto”. A quel punto replicai dicendo che la maggioranza dei cattolici italiani era contraria all‟aborto e che questa legge non sarebbe mai stata approvata. Non ero il solo a pensarla così, anche in Vaticano si era di questo avviso e alcuni sondaggi d‟opinione parevano confortare questa tesi. “Vorrei tanto che lei avesse ragione”, continuò, “ ma le armi del nemico sono potenti e vedrà che con una campagna mirata sulla stampa riusciranno a convincere tanti. La tecnica usata è semplice: si parte sempre da un caso pietoso, arrivando a presentare l‟aborto come una estrema necessità o addirittura come un atto di carità”. Avrete anche in Italia, come già accaduto in altri Paesi occidentali, una campagna a favore della contraccezione (otto anni prima era stata pubblicata l‟enciclica Humanae Vitae), seguita da una seconda a favore dell‟omosessualità, con grandi manifestazioni di piazza, e infine e sarà l‟attacco decisivo, da una terza campagna tendente a legalizzare l‟eutanasia. Anche qui partendo sempre da un caso limite, dal caso pietoso per incidere sulla sensibilità 235


della gente e impedirle di ragionare.”. Confesso che, al mio ritorno in Italia, non diedi a quegli appunti l‟importanza che meritavano. Lejeune mi appariva come un profeta di sventure che vedeva il futuro più nero di quello che si presentasse realmente. Invece, purtroppo, ebbe ragione lui e lo dico con profondo rammarico. La situazione odierna è sotto gli occhi di tutti: la contraccezione sta diventando, dopo quello delle armi, il “business” del secolo, l‟omosessualità è diventata addirittura motivo di “orgoglio” (e lo affermo con la massima comprensione per le persone che ne sono vittima); il matrimonio religioso è semp re più raro, mentre sono in vertiginoso aumento le coppie di fatto. Prima di congedarsi, Lejeune aggiunse: “Attenzione, tutto questo avverrà quasi senza che la massa se ne accorga, con un' accorta tecnica di suggestione, utilizzando messaggi subliminali che inibiscono la capacità di reazione”. Il quotidiano Avvenire del 21 ottobre 2008 annunciava che a Parigi si era avviata la causa di canonizzazione proprio di Jerome Lejeune, scomparso nel 1994. Col procedere della causa a livello diocesano e, successivamente, a Roma presso la Congregazione delle cause dei Santi, ne sapremo di più su questo coraggioso testimone della fede: intanto il messaggio che lui ci ha lasciato è di pregnante attualità, soprattutto per noi che facciamo dell‟apostolato della stampa una ragione di vita.

Se la prima coppia era perfetta come poté peccare? Chiesero al Rabbino Abraham Giacobbe: “I nostri saggi dicono: non c'è cosa che non abbia il suo posto. Anche l‟uo mo ha il suo posto. Perché allora la gente si sente talvolta così allo stretto? ”. Egli rispose: “Perché ciascuno vuole occupare il posto altrui”. (Martin Buber). “Solo Dio è perfetto in senso assoluto” (Dt 32,3; Salmo 18,30; Marco 10,18). La perfezione di chiunque altro o di qualsiasi altra cosa è limitata. Per esempio, un coltello potrebbe essere perfetto per tagliare la carne, ma lo usereste per mangiare la minestra? Una cosa creata è perfetta solo in relazione allo scopo per cui esiste. Con quale scopo Dio creò i nostri antenati? L‟obiettivo era che per mezzo di loro venissero all‟esistenza esseri umani intelligenti e dotati di libero arbitrio. Quelli che volevano imparare ad amare Dio e le sue norme “del cuore” lo avrebbero dimostrato scegliendo di ubbidire alle sue leggi. Quindi, l‟uomo non era programmato per ubbidire automatica mente; l‟ubbidienza doveva scaturire dal cuore (Dt 10,12, 30,19;). Perciò i nostri antenati se fossero stati privi della facoltà di scegliere di disubbidire sarebbero stati incompleti, imperfetti, indegni, ma Dio creò forse la coppia con un punto debole sotto il profilo morale, così che questi non fossero in grado di prendere decisioni sagge o resistere alle tentazioni? No! Quando i “due” peccarono dando ascolto all‟angelo impenitente, non c‟era nessun “difetto di progettazione” che il Creatore dovesse correggere. Essi, esercitando la loro libertà di scelta, furono personalmente responsabili della disubbidienza al “comando” del Divino Amore. 236


Sono loro che si sono lasciati sedurre e imporre le catene della schiavitù e giusta mente Egli attribuì a loro tutta la colpa che lo ha “costretto” a preparare la sua incarnazione dolorosa, per colmare l‟abisso di incomunicabilità che si era formato con la sua creatura più prossima. Perché dunque la coppia adamitica scelse di disubbidire a Dio? Pensava forse che in qualche modo la sua condizione sarebbe migliorata? No! Perché l‟apostolo Paolo scrisse che “Adamo non fu ingannato”. (1 Timoteo 2,14). Ada mo decise di accondiscendere ai desideri della moglie, che aveva già scelto di mangiare del frutto (o meglio del “ fritto”) dell‟albero proibito (forse un rapporto carnale contro natura). Il suo desiderio di accontentarla fu più forte del desiderio di ubbidire al Creatore. Quando gli fu offerto il frutto proibito, Adamo avrebbe dovuto sicuramente soffermarsi sulle ripercussioni che la disubbidienza avrebbe avuto sulla sua relazione con Dio. Non nutrendo un profondo, incrollabile amore nei confronti di Dio, Adamo era vulnerabile alle pressioni, comprese quelle di sua moglie. Adamo peccò prima di generare figli, quindi tutti i suoi discendenti sono imperfetti. D‟altro canto, proprio come Adamo, abbia mo il dono del libero arbitrio. Dobbia mo perciò scegliere d i meditare con riconoscenza sulla bontà di Dio e imparare ad amarlo profonda mente, poiché merita la nostra ubbidienza, adorazione e contemplazione. Si noti che Gesù, quando era sulla terra, era un uomo perfetto come Adamo. Tuttavia, Egli, a differenza degli altri discendenti di Ada mo, fu concepito per opera dello Spirito Santo e quindi non nacque con una debolezza innata che lo rendeva incline a cedere alle tentazioni. Egli per scelta rimase leale a suo Padre nonostante il fatto che subisse le prove più ardue. “La libertà non è fare quel che si vuole, non è come al supermarket dove si possono scegliere solo i prodotti che più ci aggradano, ma è l‟impegnarsi a costruire rapport i umani sia a livello politico (comunitario) che personale (soprattutto a livello coniugale), sia nella buona che nella cattiva sorte. A che serve scendere dal treno in corsa o a fare un pezzetto di strada insieme? E‟ nel sacrificio del raggiungere la meta (nell‟edificazione) che ci realizziamo (edifichia mo) co me persone e come società di persone. Gli istituzionali maestri educatori non possono dare solo strumenti ma anche fini etici educativi” (prof. Giuseppe Savagnoni).

La Progenie della Donna. La vita è una passione inutile (J. P. Sartre). Chissà quanti la pensano come lui ed ecco che avvengono i suicidi collettivi (le guerre, le faide, le stragi, ecc), quelli a colpi di spillo (il lento spegnersi con l‟uso di dipendenze nocive), quelli assistiti (altrimenti detti “dolce morte” o eutanasia) e quelli classici (dallo spararsi alla tempia al buttarsi dal “ponte dei sospiri”). La religione non è staticità ma dinamis mo (il Gesù terreno è il simbolo della dinamicità). Non è la nostalgia dell‟apparente sicurezza delle “schiavitù d‟Egitto”, ma è uno sfuggire ai Kapò, per dirigersi nel deserto della solitudine, dell‟ insicurezza, della 237


mancanza apparente di terreno futuro: per cercare e trovare il filo rosso, rovente, nella matassa ingarbugliata del nostro cuore, quello della ripristinata comunicabilità con l‟Assolutamente Altro; per cercare e trovare l‟oasi promessa ma inaspettata del nostro cuore, la “Terra Promessa” per il nostro futuro imperituro. In tal senso Dio da sempre ci dice la stessa cosa: fai la prova, convertiti e poi credi; sperimenta (“comunque e dovunque”) per un certo periodo la vita secondo i miei dettami e poi ne trarrai le valutazioni confrontandoli con la vita precedente; prega (“pregate, pregate, pregate!”) a prescindere per un certo te mpo e poi si vedrà, poi vedrai il da farsi. Io ti parlerò attraverso la dolcezza che pro mana dalla preghiera e attraverso le ispirazioni che gli avvenimenti quotidiani e straordinari sollecitano, ma tu devi fare silenzio in te stesso. Già il silenzio. Il silenzio del nostro cammino sia come quello fatto provare al profeta Elia ma soprattutto sia come quello di Maria: pieno di significati profondi. Ricordati di quanto viene raccontato di lei: custodiva nel silenzio la Parola di Dio, meditandola nel suo cuore (Luca 2,19)…. anche sotto la croce. Nella sua meditazione sulla Via Crucis, sant'Alfonso de Liguori afferma: “…invano (Gesù) attese consolatori anzi lo maledicevano e deridevano, ma peggio ancora ad affliggerlo era vedere la sua madre, colei che lo amava più di se stessa, impietrita dal dolore”. Un dolore silenzioso ma dignitoso. Maria aveva capito che se si vuole scoprire Dio, non lo si può trovare nel frastuono pur di non riflettere su se stessi o nell‟iraconda vana agitazione: Dio è nel silenzio di chi mette a tacere tutto ciò che è inutile o peggio ancora dannoso per se stesso.

“Diventerai un oceano…” Il silenzio, nel tempo presente, sembra essere morto e nessuno sembra disperarsene, avvertirne la perdita. Il silenzio anzi spaventa e lo si cancella al solo pensiero che possa avvolgerci. Si sente invece il fascino del rumore. Potremmo definire la nostra, la civiltà del rumore. Ecco perché in un mondo sempre più mediato dalla tecnologia, l‟uomo, essere di relazione, si sente ogni giorno più solo. Il filtro della tecnologia e il rumore lo svuotano sempre più della capacità di entrare in se stesso e scoprire i desideri di bene, le attese ultime, i sospiri profondi, anche la chiamata di Dio. E‟ necessario, per ogni anima che si mette in cammino, capire che la chia mata di Dio non è un appello a “fare cose”, al nozionismo, al legalismo, ma è stare con la persona di Cristo nel fratello bisognoso. I) E‟ nella preghiera nascosta e silenziosa che si manifesta la volontà di Dio e, nella preghiera, scaturisce sia la forza sovrumana che la vita sovrabbondante che siamo invitati a donare, ciascuno nella vocazione specifica nella quale è chiamato. E‟ vero che la Sua chiamata propone alcune condizioni che possono in apparenza sembrare inconcepibili, ma la Sua logica d‟amore supera la nostra dimensione conoscitiva ed ecco allora il passo della fiducia incondizionata nelle sue promesse che centuplicano quanto si è lasciato ! II) La preghiera rivela la promessa di Dio a noi, cioè la Sua stessa venuta nel nostro cuore fragile e distratto. Beato colui che si incaponisce a lasciare tutto per cercare di 238


ascoltare la Sua voce e con essa scandagliare l‟immensità dell‟oceano che essa porta con sé... L‟uomo diventa così ricco della Parola, l‟unica parola capace di parlare al suo cuore, l‟unica parola che l‟uomo ha bisogno di sentire. III) Anche Gesù, prima di ogni avvenimento importante, si ritira nel silenzio per pregare, cioè per rimettere in fila le cose e dargli il loro vero valore. Il silenzio è uno spazio essenziale, irrinunciabile, il basamento su cui costruire ogni cosa: per incontrare Dio occorre uscire: uscire e attendere nel silenzio orante. Alfred De Vigny ne “I Destini” ha scritto: “Solo il silenzio è grande; tutto il resto è debolezza”. Solo il silenzio è grande, perché il silenzio è il luogo in cui l‟ infinito Amore di Dio manifesta tutta la sua potenza creatrice e salvifica, il luogo nel quale l‟uomo scopre la sua altissima dignità di figlio voluto, cercato e amato da Dio. Chiesero a un saggio: “ Parlaci della preghiera”. Il maestro rispose: “La dottrina della preghiera è suddivisa in 10 capitoli. Se farai attenzione, te ne dirò qualcosa: “parlare poco” è l‟argomento del primo, “tacere” è quello degli altri 9. Se la tua anima prenderà l‟abitudine di tacere, ogni ato mo ti parlerà. Tu mormori come un torrente, ma solo se imparerai a tacere diventerai oceano e chi in questo oceano vorrà cogliere la perla della parola di Dio dovrà tuffarsi e trattenere il respiro”. (Farid uddin Attar).

Questo è il tuo giorno ! …le mie vicende sono risultate di vantaggio al Vangelo… le mie catene per Cristo sono divenute famose e ora molti fratelli annunciano con più fierezza la Parola di Dio. (San Paolo ai Filippesi). L‟Eterno ha stabilito che, grazie alla intercessione della Chiesa terrena e ultraterrena, a tutti sia data la grazia del risveglio della coscienza, che fa cadere le squame dagli occhi e ci permette di vedere con dolce e lenta progressione come in realtà siamo deboli e co me siamo assuefatti alla prigione del male. Poi però deve entrare in gioco il dono della libertà di scelta, con la mancata o accettata corrispondenza alla grazia. Se a tale grazia non segue un esame di coscienza ci si trova in una posizione peggiore di quella precedente, molto peggiore, per cui diventa sempre più difficile, per i santi, intercedere per il recupero di tale “poveretta anima”. La giustizia di Dio ha stabilito che così come il cumulo di peccati ad un certo punto acceca e paralizza, in modo inversamente proporzionale più si va avanti nel cammino di santità più ci si rende consapevoli della gravità esistenziale del peccato, in vista del destino eterno dell‟anima. Sicco me il peccato attuale è un male incurabile e quello originale è un'inguaribile cicatrice, l‟ umanità non si può salvare da sé, ma ha bisogno di un salvatore esterno. Il Trinitario è l‟unico in grado di gettare la luce nelle voragini buie e desolate del nostro cuore deperito: agendo in “prima persona” o attraverso il Suo Corpo Mistico: tale salvezza è gratis. Basta solo pregarlo di perdonarci e di stendere le sue mani, verso di noi. Così senza pagare nessun ticket, saremo curati e reintegrati nella Sua amicizia: perché Egli ha già pagato per noi. Se poi ci impegnere mo con grinta, determinazione e sfrontatezza a diffondere il Suo Regno ci 239


sconterà la pena della colpa perdonata e ci ricompenserà in modo inaspettato e sovrabbondante. Aprirà le cateratte del Cielo e una pioggia di benedizioni cadrà su di noi. Senza lasciarvi per nulla intimidire dagli avversari…senza guardare indietro e correndo verso il pre mio…siate sempre lieti nel Signore, lo ripeto siate lieti. La vostra lietezza sia nota a tutti gli uomini… molti, piangendo, vivono da ne mici della croce di Cristo ( Lettera ai Filippesi ).

I Nomi di Dio. Dio è stata la più oppressa di tutte la parole. Nessuna parola è stata tanto insudiciata e lacerata. (Martin Buber 1878-1965, filosofo e storico del giudaismo). Israele recepisce dall‟ambiente il nome di El, il protettore, usato per lo più al plurale, Elohim, per indicare sia genericamente la divinità sia in particolare il dio supre mo dei Cananei. Nella storia dei patriarchi diversi aggettivi vengono applicati a El: l‟Altissimo, il Veggente, l‟Eterno. Ciò indica all‟evidenza che il “Dio di Israele” non è un “dio particolare”, ma semplicemente Dio, quello che tutti i popoli dovrebbero riconoscere: ma è sotto il no me di Jhwh che Dio è praticamente conosciuto dal popolo ebreo come l‟unico vero Dio e il volto sbiadito della divinità generica ne riceve una consistenza “personale” che si impone decisamente. Nel roveto ardente Dio appare a Mosè con questo no me personale ma che è conte mporanea mente qualcosa che rimanda l‟uomo al Dio nascosto, che rimane intoccato e intoccabile…almeno fino all‟Incarnazione. In effetti, il Suo essere, anche dopo la Sua “discesa tra noi”, rimane nel mistero ineffabile, indisponibile alla insana curiosità del capriccio umano. Egli può essere solo invocato con i suoi “nomi”, ma è certo che risponderà ogni volta che lo invochia mo tenendo presente che in definitiva il vero nome che ne indica la sua essenza è: Amore o meglio Agape (oblazione senza limiti). Che Dio si riveli con molti volti è un pensiero che i rabbini hanno trovato espresso già nell‟A. T. Lì Dio si è rivelato agli uomini molte volte e in molti modi, sotto diversi no mi e svariate for me. Quando Mosè chiese a Dio il suo no me, così disse Dio, secondo il rabbino Abba bar Memal: “Vuoi sapere il mio nome? Ebbene, io sono chia mato a seconda del mio agire. Talora mi chia mo El Shaddai ( l‟Onnipotente), tal altra Sebaot (Signore degli eserciti), Elohim (Dio), Jhwh (Sono colui che sono). Quando giudico, mi chiamo Elohim. Quando faccio guerra ai malvagi (perché Dio odia il peccato ma anche odia o meglio rigetta in modo compassionevole il peccatore impenitente), mi chiamo Sebaot. Quando sospendo il giudizio sui peccati di un uomo, mi chia mo El Shaddai e, quando ho misericordia verso il mio popolo oppresso, mi chia mo Jhwh (Es 3,14). La forma Elohim, al plurale (“Ed Elohim pronunciò tutte queste parole”), designa, secondo il rabbino Jose ben Hanina, le molte voci del Dio unico che disse a ciascuno: Io sono il Signore tuo Dio” (Es 20,2). All‟obiezione che il no me divino Elohim è al plurale, agli eretici si risponde che devono aprire bene gli occhi e guardare bene che cosa dice il testo biblico: in Gn 1,1 il verbo non è al 240


plurale, ma al singolare. Non è detto: gli “Elohim crearono” cielo e terra ma: “Elohim creò” cielo e terra. Ai discepoli invece, che non si accontentano di tali risposte, i maestri rispondono in riferimento ai 3 nomi divini nel Salmo 50,1 (“El, Elohim, Jhwh ha parlato”): “Tutti e 3 sono un sol no me. Così anche un uomo può essere indicato come capotecnico, capomastro e architetto”. I discepoli chiedono ancora: “Perché allora la scrittura menziona 3 volte il no me di Dio?”. Risposta: “ La Scrittura insegna in questo modo che il Santo, Egli sia benedetto, ha creato il suo mondo con 3 nomi corrispondenti alle 3 virtù con cui fu creato il mondo e cioè: sapienza, intelligenza, scienza. E‟ detto, infatti: “Il Signore ha fondato la terra con sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza; dalla sua scienza sono stati aperti gli abissi, gli infiniti” (Pr 3,19-20). Ma cos‟è “il nome di Dio?”. Dal roveto che arde, ma non si consuma, una voce chia ma Mosè e questa voce gli dice: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe” (Es 3,6). Ma nel mondo di allora c‟erano molti dèi; così Mosè chiede a Dio il suo no me, il nome con il quale dimostra la sua particolare autorità di fronte agli altri dèi. L‟idea del nome di Dio appartiene quindi essenzialmente al mondo politeistico, in esso anche questo Dio deve darsi un nome. Ma il Dio che chia ma Mosè è veramente Dio, per questo non può entrare nell‟olimpo degli dèi inesistenti come uno dei tanti, non può avere un nome in mezzo agli altri no mi. Così la risposta di Dio è insie me rifiuto e assenso. Egli dice di sé semplice mente: “Io sono colui che sono”. Egli è, e basta. Questa affermazione è insieme nome e non nome. Perciò era assolutamente corretto che in Israele non si pronunciasse questa autodefinizione di Dio percepita nella parola Jhwh, che non la si degradasse a una specie di nome idolatrico. Resta però vero che Dio non ha semplicemente rifiutato la richiesta di Mosè ma gli ha solo fatto comprendere che, pur essendo indefinibile, velato ed enigmatico nella sua natura “assolutamente altra”, Egli è però relazione. E‟ giusto darGli un nome, in quanto il no me crea la possibilità dell‟invocazione, della chia mata. Stabilisce una relazione. Era necessario che la divinità “istituisse un culto al proprio nome (Es 20,24), altrimenti l‟uomo non avrebbe potuto invocarlo. Senza la conoscenza del no me non era possibile un culto “come si deve”, ossia un rapporto di comunicazione fra il Contemplato Ricercato e il contemplante ricercatore. Mosè non chiede il nome di Dio a causa del popolo. Egli chiede per conto suo e la risposta di Dio rivolta a Mosè rimane vaga e indecisa. Il patriarca vuole conoscere l‟essenza di Dio, chiedendo il significato preciso del suo no me, ma Egli non può mai essere conosciuto fino in fondo e perciò non dà una risposta esatta. Secondo un Midrash: “… non puoi Conoscerlo veramente prima di aver sperimentato la Sua realtà nella tua vita”. Per es. in Gn 32,20 Giacobbe vuole sapere il no me di Dio. Ma Egli si sottrae all‟importuna insistenza e si rifiuta di rispondere alla domanda del nome: “Perché mi chiedi il no me? E qui lo benedisse”. Il passo si avvicina ovvia mente a quello di Es 3,13-14. Qui Jhwh comunica il suo no me, ma in quel: “Io sono colui che sono” la domanda viene pure implicitamente respinta, Jhwh si riserva con ciò la libertà, che si manifesta proprio nel suo “esserci”, nella sua presenza efficace quando si cerca di amare con tutto se stessi: l‟Amore e le opere dell‟Amore. 241


I patriarchi e i profeti dell‟A. T., pur essendo tali, non erano co munque ancora in grado di recepire il vero significato del nome: Amore. Riguardo alla sua presenza, la tradizione midrashica tra manda un simpatico aneddoto: Un pagano pose una domanda a un rabbino: “Perché Dio ha scelto un roveto per farsi vedere?”. Rispose: “Se si fosse fatto vedere in un carrubo o in un fico, avresti fatto la stessa domanda, ma sarebbe sbagliato lasciarti senza risposta. Quindi te lo dirò perché un roveto: per insegnarti che nessun luogo è senza la Sua presenza (…delle opere del Suo amore), nemmeno un misero roveto”. Nel N. T. però finalmente è stato appagato il desiderio dei Suoi, cioè degli angeli e degli uo mini di ogni tempo, finalmente Egli si è potuto rivelare come Dio unico e trino, cioè come relazione d‟amore assoluto in se stesso in 3 persone: un amore che però non rimane confinato in se stesso, perché per sua natura tende a donare tutto se stesso al di fuori di se stesso. Come? Dal cuore di Dio all‟Uomo di cuore: attraverso la persona di Gesù. “ Il Dio in cui vorrei credere ha la voce e il senso dell‟umorismo di Denis Johnson”. Frase detta da Jonathan Franzen recensore del romanzo “Albero di fumo”. Della serie: se le cantano e se le suonano tra di loro. “Nomen est omen”. “Il no me già contiene un presagio” (Plauto).

Le radici giudaiche del cristianesimo. Allora i maghi dissero al faraone: “E‟ il dito di Dio” (Es 8,15). Solo la ragione, aiutata dalla fede, può spiegarci perché fin dalla notte dei tempi umani è presente il “paradosso semitico”. Le documentazioni storiche dimostrano che, ad esclusione del popolo israelitico, prima dell‟avvento di Gesù tutte le nazioni del mondo antico, anche se molto distanti chilometricamente e temporalmente, avevano: usi, costumi e un‟organizzazione molto simile. Vi era in pratica una struttura sociale rigidamente stratificata a piramide di tipo: classista, schiavista e militarista. Al vertice di questa piramide sociale, vi era un re considerato semidio ed espressione di una minoranza formata da: nobili, sacerdoti e cortigiani. Tale aristocrazia, essendo l‟unica depositaria di potere, ricchezza e cultura, era costantemente impegnata con tutti i mezzi possibili a perpetuare se stessa. Vi era poi il popolo ignorante e, quindi, psicologica mente sottomesso alla carismatica minoranza, infine buon ultimi nella scala sociale, gli schiavi. Solo la religione accomunava la base col vertice. Una religione che col peccato originale era passata dal monoteismo conte mplativo all‟antropomorfis mo mercenario. Un'umanizzazione e panteizzazione (immanentizzazione) del divino a proprio uso e consumo. Si smise in pratica di cercare (adorare) l‟unico Dio attraverso la conte mplazione del creato e l‟ascolto della coscienza (la voce dell‟Onnisciente presente in ognuno di noi) e quasi tutti si convinsero che Dio fosse un mezzo Dio e cioè fatto ad immagine della natura rovinata e a somiglianza dell‟uo mo peccatore. Avendo in tal modo pregi e difetti umani, poteva essere facilmente sedotto con cruenti sacrifici anche umani, al moloch (l‟idolo mostruoso) di turno (dai monumenti fallici a quelli dedicati alle “grandi 242


madri” o meglio ai grandi uteri ) allo scopo di ottenere dei favori. Tali crudeli pratiche religiose avvenivano, non a caso, in corrispondenza di edifici di culto a forma pira midale, i cui resti sono ancora presenti in tutte le zone della Terra, culle delle più antiche “civiltà”: in Asia (es. Indonesia); in Africa (es. Egitto); in America (es. Messico); in Medio Oriente (es. il moderno Iraq, ex Mesopotamia). In tale contesto, l‟unica società che si distinse da tutte le altre, fu quella israelitica. Essa fu la prima nazione che si ritenne fondata e retta (mediante le leggi del Pentateuco) non da uomini semidei, ma da persone che si erano rapportate ad un Dio sovrannaturale, co mpassionevole, unico. La conseguenza di questo fideismo monoteista, seppur imperfetto, fu che Israele (e non la “democrazia” ateniese) divenne la prima società in cui si affermò la civiltà, ovvero una struttura sociale democratica, assistenziale (solidale) e pacifica. Infatti, fin dai tempi più antichi, gli Ebrei hanno l‟importante primato della scolarizzazione di massa, a 4 anni i bimbi imparavano a leggere, proprio per conoscere al più presto e a fondo, la religione e la storia del loro popolo. In epoche in cui il 95% degli abitanti della Terra era analfabeta, il 95% degli Ebrei era alfabetizzato. Questo ha fatto sì che quello ebraico sia da considerare il primo popolo che abbia trasmesso ai posteri la propria cultura in forma scritta, innanzitutto grazie alla Bibbia. Inoltre, è stato il primo popolo ad aver avuto un governo costituito da una teocratica assemblea parla mentare con rappresentanza popolare e i cui rappresentanti delle 12 Tribù non erano scelti per la loro discendenza sociale ma solo grazie alla loro sapienza e moralità. Anche se poi, nel corso della sua storia, sono comparsi gli stessi eccessi presenti in tutte le altre società, questi estremismi non sono mai stati la regola, ma solo una deformazione della stessa. Anzi, questa comprova che solo una rivelazione divina può spiegare una cultura cosi incomprensibile, originale e antitetica rispetto a quella che omologava tutte le società di allora, compresi gli altri popoli semitici. Così, come solo una rivelazione sovrannaturale può spiegare perché, questo popolo semitico è stato l‟unico che sia riuscito a non sco mparire e a conservare intatti i fondamenti della sua cultura, nonostante gli innumerevoli tentativi di distruzione, disgregazione e inculturazione operati da molti e preponderanti popoli nemici nel corso dei secoli. Comunque sia è inutile farsi illusioni: la xenofobia antigiudaica (antisionista) e quindi anticristiana avrà fine solo quando finirà questo mondo: perché questo popolo è stato l‟unico vero ne mico della bestia immonda. “Israele è l‟unico luogo al mondo in cui la terra parla e la gente ascolta in religioso silenzio” (slogan pubblicitario di un ente turistico israeliano). Il Signore annuncia fino all‟estremità della terra: “Dite alla gente di Sion che il Signore viene a salvarla. Egli porta con sé, come segno di vittoria, il popolo che ha liberato” (Isaia 62,11).

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Dio Che si è fatto Uomo. Infine, solo una rivelazione trascendente può spiegare il successo della civiltà israelitica in tutto il mondo, grazie soprattutto alla sua più importante appendice: il cristianesimo. Esso si considera: il semitismo compiuto, perché crede che tutte le profezie d‟incarnazione di Dio (riguardanti il Messia) si sono realizzate in Gesù Cristo. Cristo è il titolo onorifico in lingua greca dal significato letterale “Unto”, traduzione dell‟ebraico Messia che dal I sec a. C. cominciò ad essere attribuito ai capi rivolta ebrei del regno di Giuda. Il Messia viene dalla discendenza di Abramo (che a sua volta discende da Eber, capostipite degli Ebrei) e dalla tribù di Giuda (Gen 22,18; 49,10). Il luogo di nascita è stato Betlem in Giudea (Michea 5,2). Se si analizza la sua personalità, si evince che questo “uomo” è ancor più sorprendente e paradossale dello stesso popolo cui appartiene. Egli è stato il primo “uo mo” della storia ad essere compiutamente documentato e “fotografato” grazie alla Sacra Sindone. Da più di 2.000 anni la comunità terrestre non può non considerarlo co me l‟unica persona che abbia assommato in se stesso la più grande sapienza, santità e potenza. Troppe coincidenze, troppe credenziali, per essere considerato solo un uomo; infatti, il Salvatore ha offerto vari motivi di credibilità (affidabilità, attendibilità) nella sua divinità: la Sua sapienza, potenza e santità. In attesa, però, di analizzare la Persona grazie alla quale è stato creato l‟universo, consideriamo un esempio di come satana soggiogasse tutte le nazioni della Terra prima della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d‟Egitto.

Dalla preistoria alla storia della prima civiltà. Sono gli storici moderni ad aver introdotto questa distinzione convenzionale (facendo finire la preistoria e iniziare la storia con l‟invenzione della scrittura e quindi con la comparsa dei primi documenti scritti), per uno scopo essenzialmente pratico: la necessità di far uso di un sistema di datazione più preciso per i tempi più vicini a noi. Nella regione intorno alla foce dei fiumi Tigri ed Eufrate, si sviluppò la più antica civiltà conosciuta ma di origine sconosciuta (tranne che per la Bibbia): quella del popolo Sumero. Così fu chiamato dagli altri abitanti semitici (no me corrispondente a quello conferito dalla Bibbia in quanto discendenti di Sem) della Mesopotamia il popolo che fin dalla seconda metà del V millennio a. C. giunse nella regione. Questi misteriosi coloni impegnarono circa un millennio per bonificare e rendere coltivabile la regione occupata, fino a farla diventare, mediante la costruzione di opportuni canali, una delle più fertili dell‟antichità. Man mano che la produzione agricola aumentava, sorsero nella regione una dozzina di piccole città. Le prime città al mondo! In esse si parlava la stessa lingua e si usava la stessa scrittura (la cuneiforme). Questa importantissima invenzione fece, infatti, la sua prima apparizione proprio in queste città della Bassa Mesopotamia. Eppure queste floride città, anche se si assomigliavano, erano in perenne conflitto tra loro. Due i principali 244


motivi di rivalità: la spartizione dei pascoli e l‟utilizzazione dei canali d‟acqua che i loro progenitori avevano costruito rendendo il Sud della Mesopotamia la regione più fertile del mondo. Soltanto per un breve periodo la città di Ur ( luogo di nascita di Abramo…), sulle foci dell‟Eufrate, dominò sulle altre città sumere. Riguardo all‟organizzazione politica, ogni città formava uno stato indipendente con la sua divinità protettrice e il suo te mpio (si tratta in assoluto dei primi luoghi coperti di culto religioso), dove (ovvia mente) il popolo portava in offerta una parte dei prodotti che veniva amministrata dalla ristretta casta dei governanti. A capo di questi stava il re-sacerdote, detto “Grande uomo”, rappresentante in terra della divinità (essi crearono la prima religione antropomorfa), cui spettava il co mpito importante di organizzare la base. Al re si affiancavano i sacerdoti-amministratori, gli scribi (che possedevano il segreto della scrittura), i guerrieri e i mercanti. Questi ultimi rivestivano una particolare importanza. Le piccole città-stato rimediavano alla povertà di materie prime della loro regione mediante intensi rapporti commerciali con i Paesi talvolta molto lontani: basti dire che importavano legname dalla Siria e rame e pietre preziose dall‟Iran; barattavano i prodotti degli abili artigiani delle loro città: i vasai, i fabbri, i carrai. Così, mediante i loro commerci, i Sumeri diffondevano in un' area sempre più vasta le fonda mentali conquiste tecniche che essi per primi introdussero nella storia dell‟umanità: la scrittura (inventata all‟incirca nel 3.500 a. C.), il carro a ruote (comparso circa nel 3.000 a. C., che poi successivamente perfezionò con i cerchioni di ra me anticonsumo) e il tornio del vasaio (contemporaneo all‟invenzione della ruota piena in legno). Questa regione però inco minciò a far gola ai popoli vicini, in particolare agli Accadi, i quali per un certo periodo di tempo si limitarono ad apprendere dai vicini Sumeri tutti i segreti della civiltà. Ma intorno al 2.400 a. C., quando si sentirono abbastanza forti, sotto la guida del loro re Sargon I, conquistarono le città-stato sumere e fondarono il primo impero della storia, un regno unitario che si estese dal Mediterraneo al Golfo Persico. Per la prima volta si verificò un feno meno che si sarebbe ripetuto spesso in seguito. I popoli conquistatori furono in realtà conquistati dalla civiltà superiore di quelli sottomessi. I Sumeri dovettero pagare i loro tributi agli Accadi, ma questi appresero e diffusero le conoscenze dei Sumeri. Si formò così il primo “ melting pot” culturale. Questo processo si sviluppò ulteriormente 7 secoli più tardi (XVIII sec a.C.), allorché un altro capo semita, Hammurabi, re di Babilonia, unificò a sua volta la Mesopotamia in un impero babilonese. Fu un momento di grande splendore. Hammurabi, per meglio amministrare il suo vasto impero, creò la prima raccolta di leggi scritte, il codice di Ha mmurabi: ma l‟impero babilonese durò poco. Dal 2.000 a. C. altre popolazioni nomadi incominciarono a premere sulla fertile pianura mesopotamica, desiderosi di impadronirsi delle terre dei sedentari. Si trattava di tribù provenienti dalle steppe del Sud della Russia ( sud caucasiche) appartenenti alla grande fa miglia linguistica degli Indoeuropei (la Bibbia li chiama invece Giapetici, in quanto discendenti di Jafet). Le lingue indoeuropee non hanno nulla in co mune con quelle semitiche e sono ancora oggi parlate (naturalmente con grandi modificazioni) da popoli molto lontani tra loro, come gli Indiani, gli Iraniani e gli Europei. Il primo popolo indoeuropeo giunto in Asia Minore fu quello degli Ittiti. 245


Essi crearono un vasto impero (1.600 a. C. circa) nelle odierne Turchia e Siria e infine giunsero a distruggere Babilonia. L‟invasione ittita portò con sé due invenzioni di importanza fonda mentale per il progresso dell‟umanità: la lavorazione del ferro, e l‟uso del cavallo (in realtà dei piccoli pony) per il trasporto veloce dei carri da guerra, costruiti non più con le ruote piene già conosciute dai Sumeri, ma con più leggere e maneggevoli ruote a raggi.

Ferreo codice. Nel 1792 a. C., quando Hammurabi divenne re di Babilonia, la città aveva iniziato a espandersi da qualche decennio, conquistando alcune città vicine. In 42 anni di regno, tale re seppe trasformare Babilonia nella capitale di un impero assai vasto; ma si accorse presto che a mministrare uno Stato così grande era ben altra cosa che governare una città. Ogni città-stato aveva una sua divinità principale, in nome della quale il re riceveva nel tempio i tributi dei sudditi. In nome di quale dio Ha mmurabi avrebbe potuto esigere i tributi delle città sottomesse? Egli pensò che il suo impero si sarebbe retto soltanto con l‟appoggio di un unico dio. Scelse dunque un' oscura divinità sumera, Marduk e ne fece il dio principale di tutto l‟impero, superiore agli dei particolari delle singole città. D‟accordo con l‟imperatore, i sacerdoti sostennero che Marduk aveva creato il cielo e la terra e poi gli uo mini al solo scopo di farsi servire da loro. Il servizio consisteva ovvia mente nel rifornire i templi di ogni ricchezza, in modo che i sacerdoti, gli scribi e il re stesso potessero vivere agiata mente. Soltanto il grande sacerdote addetto al culto di Marduk poteva tener testa al potere dell‟imperatore. A quest‟ultimo era concesso di entrare nella sala del tempio, dove era conservata la statua del dio, solo alla festa del loro capodanno. Prima delle conquiste di Hammurabi, ciascuna città viveva secondo le proprie leggi che i nobili si tra mandavano oralmente di generazione in generazione, per cui l‟astuto conquistatore volle imporre a tutte le popolazioni del suo impero le stesse leggi. Affinché tutti, o meglio tutti i suoi cortigiani, (gli unici “alfabetizzati” o meglio “cuneinizzati”), potessero conoscerle, ebbe l‟idea di riunirle in un codice (raccolta di leggi) che fece scrivere in caratteri cuneiformi (la prima forma “vera” di scrittura nata dai pittogrammi) su tavolette e incise su pietre. Finché le leggi non erano scritte, i giudici, che erano nobili, potevano fingere di dimenticare quelle che avrebbero danneggiato i loro amici o modificarle a loro vantaggio: l‟esistenza di un codice scritto imponeva al giudice l‟osservanza di regole sempre uguali. Uguali per tutti? Le circa 300 leggi che compongono il codice di Hammurabi riguardano tutti gli aspetti della vita dello Stato. Una norma stabilisce, per esempio, che il contadino che coltiva un campo dia i due terzi del raccolto al nobile che ne è proprietario. Già questa disposizione dimostra che la preoccupazione dell‟imperatore era quella di difendere gli interessi dei nobili, cioè delle poche famiglie privilegiate che detenevano la ricchezza e dalle quali provenivano i funzionari dello Stato e i sacerdoti. Per questa ragione le leggi non erano affatto uguali per tutti; esse erano sempre a vantaggio degli aristocratici e a svantaggio della plebe. Se un nobile cavava un occhio a un povero 246


pagava soltanto la multa; ma se un povero cavava un occhio a un nobile, per punizione, gli veniva cavato un occhio. La regola dell‟ “Occhio per occhio”, che è la forma più primitiva e popolare di giustizia, valeva insomma solo per persone di eguale ceto sociale. Ciò, con tanti distinguo ovviamente, accadde successiva mente nelle più antiche nazioni: dall‟India alla Patagonia, dalla Manciuria all‟Etiopia, dalla Grecia al Sahara, dallo Yucatan ad Atlantide. Il codice di Hammurabi è di certo il primo nella storia della società umana. La più antica raccolta di leggi scritte è stata ritrovata dagli archeologi, nella città mesopotamica di Susa, agli inizi del Novecento. Essa è incisa su una stele (un pilastro di pietre alto più di 2 metri), oggi conservata nel Museo del Louvre di Parigi.

Babilonia, metropoli dell‟antichità. Prima di divenire una grande città, essa era un semplice villaggio, sorto verso il 2.500 a. C. sulla riva destra del fiume Eufrate, là dove una splendida oasi favoriva la coltivazione di cereali, ortaggi e frutta. Il suo nome significa “porta di dio”. Nei secoli successivi numerosi elementi contribuirono alla sua crescita: l‟aumento della popolazione, la differenziazione dei prodotti agricoli, l‟amplia mento dei commerci, la specializzazione dell‟attività artigianale. Quando la Mesopotamia nel XVII secolo a. C. fu unificata dal re Ha mmurabi, Babilonia fu scelta come capitale; ma solo 1200 anni dopo, sotto il regno di Nabucodonosor (605-562 a. C.) raggiunse il massimo splendore. La città aveva una pianta rettangolare, completamente circondata da una doppia cinta di mura (lunghe complessivamente 17 k m). Era anche difesa da un fossato, per evitare assalti ne mici. Le mura erano interrotte da 8 porte, da cui si dipartivano 24 viali perfettamente diritti che, incrociandosi, davano alla città l‟aspetto di una scacchiera. Due grandi canali provenienti dall‟Eufrate portavano acqua in tutti i quartieri. Quando la popolazione aumentò, tanto che le abitazioni si rivelarono insufficienti, sì costruì sull‟altra riva dell‟Eufrate una nuova zona residenziale, che venne poi unita alla vecchia per mezzo di un ponte gigantesco. Tante erano le sue meraviglie che ci sono descritte ampia mente sia nella Bibbia sia nelle opere degli storici greci: ben 54 te mpli e 600 luoghi di preghiera facevano di questa città il centro religioso dell‟impero (il te mpio del dio Marduk, alto più di 20 metri, occupava un' area di 2.500 metri quadrati!). Ma il nome di Babilonia è legato soprattutto a 2 edifici straordinari: il palazzo del re Nabucodonosor, dalle cui stanze si passava direttamente nei giardini pensili (cioè sospesi su arditissime arcate) che costituivano una delle opere architettoniche più ammirate dell‟antichità, e la “torre di Babele” (Babele era il nome che gli Ebrei davano a Babilonia). Questa era una ziggurat, a base quadrata di 95 metri di lato, alta circa 100 metri, con 8 piani collegati da una rampa esterna: era stata edificata co me tomba del dio Marduk.

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La Bibbia racconta che i Babilonesi avevano costruito la torre di Babele per dare la scalata al cielo, ma che il misericordioso Dio fece fallire questo assurdo progetto e punì il loro orgoglio creando nella torre una confusione di lingue tale che nessuno poteva capire ciò che dicevano gli altri. Oggi Babilonia non esiste più: se ne ammirano solo i resti a 880 km a sud di Bagdad, la capitale dell‟Iraq. Però il ricordo biblico dell‟antica città è rimasto in espressioni quali: “E‟ una vera babele !”, “Che babilonia!”, ecc, per intendere situazioni di confusione e di disordine morale e sociale. Come ben si sa, l‟immagine di tale città fu ripresa anche da san Giovanni nell‟Apocalisse.

La Santità del Messia. In Gesù ci sono tutte le virtù umane in sommo grado da lasciare stupiti, così com‟è impressionante la coerenza tra ciò che diceva e ciò che faceva, tra la Sua vita e ciò che predicava, nonostante gli innumerevoli tentativi: di subdole seduzioni (ammiccamenti), di plagi subliminali (persuasione occulta) e le pesanti umiliazioni (mortificazioni) fisiche e morali. Nessuno poteva sopportare una “passione” così odiosa, con così tanto a more. Il Signore, diversamente da tutti gli altri uo mini di sempre (compresi i vari Shinto, Maometto, Buddha, Socrate, Lao Tze, Confucio, ecc.): non tradisce; non ha colpe (non si sente peccatore) e perdona i peccati; non è angosciato dalla ricerca della verità, ma la offre; non si pone problemi, ma come il loro Risolutore, se Lo seguia mo senza scuse (senza se e ma). Però, si è proclamato Figlio e non creatura dell‟Onnipossente ed è proprio per questo che tuttora, il più grande benefattore dell‟umanità, è continuamente e massimamente oggetto di: odio, offese, derisioni, discussioni, invidie, diffidenze, gelosie, idiosincrasie. Lo scandalo cristiano è proprio questo: un uo mo ha affermato d‟essere Figlio Unigenito di un Dio Trinitario, di un Padre che è svelato tramite il Figlio, col quale è una cosa sola. Insomma, senza questa sua autoproclamazione di Unigenito e Primogenito di un' umanità nuova, poteva essere: l‟uomo più ammirato di tutti i tempi. Invece, è ancora il più santificato (amabile) e disprezzato (perseguitato), risultando (come previsto da Lui stesso) l‟unico vero segno di contraddizione. Gli anticristi di ogni epoca, pur affermando nel loro odio inestinguibile, che è morto: si rapportano a Lui co me se lo sentissero ancora vivo. Strana contraddizione! Il vero proble ma planetario non è l‟immoralità, col suo relativo corteo di iniquità orrende, frastuoni confusionari e disastri ecologici, ma l‟incredulità riguardo alla figliolanza divina di Gesù; risolto questo nodo gordiano, grazie alla fiduciosa umiltà, si potrà risolvere anche l‟altra priorità. Il Rigeneratore dunque, attraverso il Suo metodo didattico e il Suo santo comporta mento, ci ha reso visibile l‟intimo del Vivente. La sua esperienza terrena è stata totalmente diversa da quella di ogni altro umano, perché è stato del tutto simile a noi: tranne nel peccato di superbia mentale e spirituale. Siccome è nel momento della morte corporale che viene fuori la verità di una persona, Gesù, inchiodato al legno di croce, non solo perdona i suoi boia (solo una motivazione soprannaturale permette di 248


comprendere il prossimo per quanto detestabile e disgustoso), ma prega il Salmo 21 (22). Questo (se lo si legge interamente, alla fine ) apre il cuore alla speranza, ovvero che la Sua desolante morte doveva accadere per precedere la Resurrezione, il fattore caratterizzante della Storia (l‟intero Salmo, inoltre, impedisce il sospetto di masochismo). Il 7 Aprile dell‟anno 30 d. C., il Redentore, pregando con tale Salmo, tentò fino all‟ultimo di aprire gli occhi ai presenti: si stava compiendo tutto quello che era stato profetizzato. Inoltre, esso si conclude preannunciando la Risurrezione e il Regno di Dio che da Israele si estenderà “fino ai confini della terra”. Precisamente ciò che si sta compiendo da 2.000 anni. Infatti, anche dall‟Orto del Getsemani in poi, Egli, nonostante i fre miti di spavento, invece di occuparsi del proprio corpo e provare risentimenti o avere ripensamenti, cerca di catturare a sé quante più anime è possibile. Fino alla fine del mondo, il Buon Maestro c‟insegnerà sempre a co mbattere con candore, astuzia e coraggio ogni forma di: edonis mo, narcisismo, familismo, nichilismo, sia esso “corrucciato” (nietzschiano, stoico) o “gaio” (epicureo, dannunziano), cioè senza inquietudini apparenti. Euforico (co me Barabba dopo la “liberazione”) ma non gioioso. Piacevole ( come lo era il frutto proibito agli occhi di Eva) ma non felice. Il Maestro è straordinaria mente amorevole non solo nei giorni di “passione” a Gerusale mme (luogo temporale del massimo scatena mento satanico), ma lo è anche nei giorni “domestici” di Nazareth; “ ministeriali” della predicazione; “gloriosi” che precedono l‟Ascensione. Ad esempio: quando finge di non conoscere le varie discussioni che sorgono tra gli Apostoli e tra i Discepoli; quando finge di maltrattare la donna Cananea (Canaan era il figlio di Cam, maledetto da Dio perché non ebbe rispetto di una fragilità del padre Noè) che gli implora la guarigione della figlia; quando accetta il dialogo con Scribi e Farisei suoi detrattori; quando si concede alla folla lasciandosi strattonare; quando si rifugia su un monte a pregare per sfuggire la folla che voleva farne un re a causa dell‟errata interpretazione della moltiplicazione del cibo; quando tollera Pietro con la spada nel fodero, ecc. Egli ha subito ogni sofferenza fisica e morale, sperando di portare al Papà Celeste il più alto numero possibile di peccatori. Dalla pianta dei piedi alla testa non v'è in Lui una parte sana (Isaia 1,6).

La Sapienza del Messia. Gesù, utilizzando il linguaggio e le categorie mentali del te mpo, è riuscito a farsi comprendere sia dagli incolti che dagli intellettuali di buona volontà. Ha dosato mirabilmente: discorsi diretti e simbolici (parabole profetiche, d‟ammonimento, d i speranza); monologhi e dialoghi (solo apparentemente semplici ma in realtà estrema mente profondi); azioni enfatiche e comporta menti dimessi; allusioni ai testi veterotestamentari e annuncio della novità neotestamentaria; ammonimenti e rimproveri, consigli e pro messe; profezie (“ritornerò in potenza”) e resoconti (“tutto è compiuto”); eufe mismi (“Lazzaro non è morto ma dorme”) e proverbi (“ medico cura te stesso”, “nessuno è profeta in patria”, “chi di spada ferisce di spada perisce”). 249


Sapeva quando era opportuno tacere e quando doveva folgorare il prossimo con le sue parole aggraziate o taglienti. Tali ca mbiamenti di stile espressivo nel linguaggio verbale (parole) e corporeo (fatti) dettati dalle circostanze (dai te mpi, luoghi e persone), oltre che miranti a destare (non costringere) attenzione nell‟uditore e a facilitarne (non imporre) il ricordo, hanno sempre e solo avuto una prospettiva salvifica universale (senza nessuna preclusione o preferenza) e di totale oblazione di Se stesso (senza nessuna indolenza o prepotenza vanesia). A ciò bisogna aggiungere che la capacità di manifestare gradualmente il mistero della sua divinità (tenendo conto dell‟oscurità in cui era immersa l‟umanità di quel tempo) e di trasfor mare in bene per l‟umanità ogni male da Lui subito (punture di “scorpioni” e morsi di “serpenti” ) lascia stupefatti e non ha riscontro in tutta la storia dell’umanità. Gli Apostoli non potevano e quindi non dovevano essere ben consci di ciò che stavano vivendo. Dovevano maturare lentamente, molto lentamente, di essere al cospetto di Dio, invece che del grande profeta auspicato: altrimenti il loro povero corpo marchiato dal Peccato non avrebbe retto ad un'emozionale collasso cardiocircolatorio. Sarebbe insomma stata una violenza alla loro libertà di ragionamento. Allo stesso modo, neanche la classe dirigente ebraica poteva e doveva sapere prima del tempo giusto della divinità del Nazareno. Perché, come già accennato, i loro cuori induriti (le loro volontà ostinate) non avrebbero potuto accettare l‟Incarnazione di un Dio povero, disarmato, servo e maestro d‟Amore, liberatore non dagli occupatori stranieri ma dal peccato. Con la conseguenza che il Redentore sarebbe stato “giustiziato” prematuramente. Riguardo la Sua personalità: non c'è nessuna riga dei Vangeli da cui si percepisca una qualche Sua incertezza, né che Sia stato affetto da qualche illusione isterica, né che abbia fatto il piacione esibizionista o l‟introverso scontroso. Nessuna sua parola è fuori posto. Egli è sempre stato: semplice (essenziale), coinciso (preciso), categorico (sicuro), oltre che mite, umile e pre muroso. Inoltre, sempre ad un'attenta analisi di questi 4 Libri Neotestamentari, si riscontra che il maschio Gesù non ha fatto mai balenare nessun sospetto di maschilismo o effe minatezza e neanche di mammis mo. Al massimo fu un papista o meglio un papalino! (a santa Caterina da Siena, Gesù si presentò anche vestito come il Papa dell‟epoca). Se una persona dice che Gli è stato affidato ogni potere in cielo e terra: o è pazzo, o è il Figlio di Dio. Sicco me dai Vangeli si evince che non è psicopatico, vuol dire che è il Divin Figlio. Nessuno ha potuto trovare difetti nel Nazareno (compreso il Sinedrio che dovette far ricorso a falsi testimoni) ma solo perfezioni, perché Dio è perfetto! Egli è nato povero e vissuto in una re mota regione ai margini dell‟impero ro mano, ha fatto il carpentiere fino a 33 anni, dopo 3 anni di tribolata predicazione (da eccelso rabbino autodidatta), viene tradito e rinnegato da amici, consegnato ai nemici. Costoro, dopo un processo farsa religioso, civile e politico, Lo condannano alla flagellazione, derisione, sfigurazione e crocifissione, mentre i Suoi carnefici tiravano a sorte il possesso dei Suoi vestiti, l‟ unica proprietà che avesse su questa terra. Poi è stato sepolto in una tomba presa a prestito, che gli ha evitato il destino delle fosse comuni. Sembrava tutto destinato alla dimenticanza: eppure è diventato l’uomo più 250


famoso e incisivo della storia. Ciò che ha fatto il Nazareno ha un valore storico ed eterno incalcolabile. La croce non è riuscita ad usurpargli la Divinità, né a bollare d'infa mia la Sua esistenza. Anzi Lui è riuscito anche a sedurre o incuriosire tutti i più eccelsi ed eclettici pensatori della Storia dopo Cristo. Il legno di croce, dunque, da strumento di maledizione è diventato simbolo dell‟Amore! Egli fu provato in ogni cosa (Ebrei 4,15).

La Potenza del Messia. Gesù è stato il primo e unico fonda mento che ha consentito il progresso civile, artistico e scientifico del mondo. Un progresso che è stato innescato dalle innumerevoli e variegate opere di carità, infatti: scuole; università; ospedali; lebbrosari; cooperative (agricole e artigianali); ricoveri; centri di assistenza polifunzionali; mense a favore di poveri, analfabeti, disabili, malati ed emarginati (schiavi, orfani, prostitute, vedove, anziani, malformati, mutilati, ecc.); cronicari; ecc. sono stati creati per la prima volta grazie all‟impegno dei cristiani. Un fenomeno provvidenziale, che senza l‟avvento del cristianesimo sarebbe stato inconcepibile in un mondo do minato da ogni tipo di barbarie, ingiustizie e sopraffazioni. E' stato ciòè il precursore dello sviluppo industriale, agricolo, enogastronomico, scientifico e tecnologico. Uno fra gli esempi più antichi e importanti della sublime e inimitabile carità cristiana fu quello offerto nella figura del vescovo Basilio (330-379): nel 370 divenne vescovo di una diocesi turca succedendo ad Eusebio; malgrado la breve durata del suo episcopato, l‟azione pastorale di Basilio (fatto santo dai cattolici) fu così molteplice e feconda da meritargli dai contemporanei il titolo di “Magno”. Si rivelò abile a mministratore del suo territorio: con mano ferma seppe correggere abusi e bizzarrie, trasformare preti e monaci in modelli di santità, difendere le immunità ecclesiastiche di fronte al potere civile e proteggere i poveri e gli indifesi. Manifestò particolarmente il suo zelo ed il suo genio nell‟organizzazione delle attività caritatevoli. In ogni circoscrizione amministrata da un corepiscopo, previde l‟istituzione di un ospizio. A Cesarea di Cappadocia, attuale Kayery in Turchia, costruì addirittura una cittadella della carità, quasi un “Cottolengo” d‟altri te mpi, con funzioni di locanda, ospizio, ospedale e lebbrosario, soprannominata dal popolo “Basilia”. Il cristianesimo ha prodotto libertà, progresso e ricchezza. (Rodney Stark, sociologo). Senza i cristiani non papalini sarebbe assai difficile pensare ai principi di dignità della persona, d‟eguaglianza, di solidarietà, di sussidiarietà, che costituiscono i cardini di un vero Stato democratico. La stessa laicità delle nazioni ha una matrice cristiana, perché laicità significa distinzione e limite dell‟autorità politica da quella religiosa. Essa pertanto non è altro che la traduzione in principio politico-giuridico della concezione dualistica evangelica, di distinzione tra Cesare e Dio, ma anche sulla condanna d'ogni cesarismo. In generale l‟atteggiamento di laicità è il criterio 251


razionale di conoscere e scoprire cercando di pole mizzare non sulle idee e ipotesi ma sui fatti conseguenti. Come diceva A. J. Toynbee (storico inglese): “ la democrazia è una pagina strappata al Vangelo”. Rispetto alle autorità, Gesù non fu un servile collaborazionista e neanche un sobillatore disfattista, ma un suddito responsabile (un cittadino critico). Egli sa bene (e ci ha detto) che i politici di ogni nazione educheranno sempre ad una “logica della contrapposizione” che, tutto sommato, riguarda solo il popolo in quanto i “lorsignori” quando devono accordarsi per qualcosa che gli fa co modo (come ad esempio emolumenti e spartizioni varie) ci mettono un attimo. Mentre i sudditi litigano tra di loro, la “Casta delle caste” si arricchisce e se la ride…per il te mpo di una vita. Insomma esisterà sempre, all‟interno di un popolo, una sola fazione (partito, movimento, clan, ecc.) trasversale, un'aristocrazia, che controllando i media (menestrelli, banditori, messaggeri, quarto potere, ecc.) racconta di differenze tra una destra, una centralità e una sinistra politica del tutto virtuali e invece sostanzialmente uniti nel controllare il potere e le sostanze “pubbliche” (la “cosa pubblica”) del loro Paese. Ci sarà sempre una connivenza, un intreccio d‟affari (della serie “una mano lava l‟altra”) tra gli Erode, i Pilato e i Caifa di turno. Quindi perché fare “tanto rumore per nulla” con le rivoluzioni borghesi o proletarie? Cristo in meno di 3 anni di pacificante predicazione ha già infranto per noi lo status quo che gravava sul mondo. Isaia predisse che Gesù avrebbe trattato con gentilezza e mitezza chi aveva bisogno di essere guarito, senza attirare l‟attenzione su di sé. Matteo scrive: “Molti lo seguirono ed Egli li guarì tutti, ma ordinò rigorosamente loro di non renderlo manifesto, affinché si adempisse ciò che era stato dichiarato dal profeta Isaia… “Non disputerà, né griderà…Non schiaccerà la canna rotta”.(Mt 8,16; 12,10: Is 42,1; 53,4). Poiché un politico non crede mai in quello che dice, quando viene preso alla lettera rimane sempre molto sorpreso (Charles De Gaulle, presidente della Francia)…ma è lesto a riprendersi quando c'è da specularci sopra. “I poveri li avrete sempre con voi” come ben profetizzato dal Nostro Signore: ma la speranza cristiana va ben oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica. Nel mondo dunque ci saranno sempre dei Pedro Stedile che lanceranno soffocate grida di denuncia e di allarme in difesa dell‟economia contadina e artigianale a conduzione famigliare, consorziata e cooperativa. Pedro Stedile è il leader storico del movimento dei Senza Terra brasiliani, i piccoli agricoltori scacciati dalle loro terre dagli squadroni della morte dei latifondisti. La chiesa pellegrina da indiscussa antesignana della carità con “ le missioni” ha sempre cercato di prevenire il problema dei migrantes a monte invece che a valle. Perché mai tumultuan le genti e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra; e i principi congiurano insie me contro Dio e contro il suo Cristo, contro il Sion, il suo monte santo (Salmo 2).

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Là dove non arriva nessuno, può arrivare solo la Pietas e la Caritas Cristiana. In conclusione, solo grazie al resto d‟Israele è nata quella civiltà dell‟Amore che tuttora ci permette d‟essere liberi di: parlare, muoverci, contestare, progredire. Lei è la coscienza e il collante del nostro povero mondo inquinato da: soprusi, turba menti, tensioni, contraddizioni, terrori e ipocrisie. L‟unica vera rivoluzione della storia umana. L‟unico organismo che può mettere l‟uo mo nelle migliori condizioni possibili per vivere su questa Terra, nonostante il fatto che fin dalla sua nascita sia sempre stata oggetto d‟ insidie diaboliche. La potenza del Signore si evince anche dal fatto che il cristianesimo, in ogni secolo dopo Cristo, è sempre stato accompagnato da Rivelazioni (Manifestazioni), Guarigioni (Liberazioni) psicofisiche e altri Prodigi: inspiegabili scientificamente (quando i “segni” sono veri); inimmaginabili (e a volte anche ineffabili e indescrivibili); indimenticabili (sia per chi li ha vissuti che per chi li ha studiati); ma soprattutto rispettosi della dignità umana, perché sono gradevoli, delicati e non costringono mai a credere. Anzi, lasciano sempre la libertà di scelta tra: il guelfismo (clericalismo), il fideismo (teismo), lo gnosticismo (scetticis mo derivante da possibili spiegazioni e teorie endogene, metafisiche, metapsichiche, extraterrestri) e l’ateismo (materialis mo deicida). La scienza (fondata sulla riproducibilità di fenomeni fisici in laboratori) prova con certezza fisica che questi fatti sono naturali, mentre è la Fede (fondata sull‟esperienza spirituale personale) che ne trae le conclusioni metafisiche. Insomma, c'è bisogno di abbastanza luce per chi vuol credere e abbastanza ombre per chi vuol dubitare o non credere. Blaise Pascal (1623-1662) cattolicissimo (purtroppo per lui) ed eminentissimo scienziato e filosofo francese: L‟Amore non si può imporre! Esso deve essere una scelta del libero arbitrio. “Ho capito il potere del Vaticano, che non è solo una città di governo, ma una corporazione multinazionale con tanto di business, una specie di Toshiba. Capisco il fascino del mistero della Chiesa, della ritualità del Concilio, dei costumi dei cardinali. Ogni categoria ha i suoi costumi, a Washington i politici si vestono tutti allo stesso modo. E quando lavoravo come bell-boy dovevo portare la giacca uguale a quella degli altri ragazzi” (Tom Hanks).

Scacco matto al male. 1. I prodigi (fatti sconvolgenti o potenza di miracoli co me dir si voglia), non avvengono per suscitare ammirazione o terrore, come quelli satanici, ma servono solo ad incuriosire: per richia mare tutti ad un impegno concretamente amorevole nella storia e a ripudiare le autodeterminazioni religiose ed esistenzialiste (relativismo morale e ottusi tribalismi ) le quali: non fanno altro che creare paganesimo idolatrico e personaggi puerili e sinistri. Riguardo a fatti ritenuti prodigiosi, lo stesso magistero pietrino cerca di stemperare ogni sensazionalismo, proprio per evitare 253


strumentalizzazioni che gli si potrebbero ritorcere contro e ne certifica la veridicità solo dopo lunghi e minuziosi accertamenti di tipo scientifico e dottrinale. È bene sempre sottolineare che i fenomeni soprannaturali non sono dei “termometri di santità”. Il valore di paragone della perfezione cristiana, resta: la Carità (donazione disinteressata), per amore del Redentore, con offerta dei sacrifici a Lui, affinché li utilizzi come vuole, dove vuole e per chi vuole. C'è qualche cosa che veramente deve cambiare nella nostra sensibilità quotidiana. Deve diventare abituale una nobiltà che ci è ancora ignota, ma che presentia mo e di cui presentiamo la necessità, perché sia degna e piena di fascino, di gusto, la vita: la gratuità. Don L. Giussani da “Il miracolo dell‟ospitalità”. 2. Inoltre il cristianesimo è sempre stato accompagnato da profezie (rivelazioni di fatti futuri e di trame malefiche) infallibili; basti pensare a quelle enunciate da Gesù e riguardanti la Diaspora iniziata sotto Adriano nel 135 d. C. e la definitiva distruzione del Tempio di Gerusale mme ad opera di Tito (figlio di Vespasiano) nel 70 d. C. di cui, in effetti, da circa 2.000 anni rimane solo una piccola parte di un muro di cinta, chia mato guarda caso: “Muro del pianto”. Lo stesso profeta Daniele preannunciò che la venuta del Messia sarebbe coincisa con la scomparsa del Te mpio e del culto antico (Daniele, Capitolo 9). In tale capitolo indica anche quanto tempo sarebbe passato prima della venuta dell‟Atteso. “Settanta settimane sono fissate, a riguardo del tuo popolo e della tua santa città…(Dan 6). Il periodo delle 70 settimane d‟anni, cioè 70x7=490, è diviso in 3 parti: 7 settimane, 62 settimane, una settimana. Prima parte: 7 settimane (49 anni), comincia con l‟editto d‟Artaserse I, che nel 445 permise di riedificare Gerusalemme (Neemia 2,1-8). Seconda parte: 62 settimane (434 anni), va dalla ricostruzione di Gerusale mme al battesimo di Cristo (15° di Tiberio). Terza parte: una settimana d‟anni (7 anni), comprende la vita pubblica di Cristo, la sua morte, la riprovazione del popolo anche nei confronti dei suoi discepoli che verranno avversati in ogni modo e l‟inizio della fine nel Tempio del vecchio sacrificio, che culminerà poi con “l‟abominio della desolazione” per gli ebrei, quando durante l‟impero di Vespasiano i romani capitanati da Tito distrussero Gerusalemme. “”Angeli e demoni” è un libro di finzione basato su elementi storici. Spetta solo agli esperti di storia capire cosa c'è di vero e cosa è inventato”, dichiara Dan Brown, autore del best-seller “Il codice da Vinci”, durante un incontro con la stampa internazionale. “In ogni opera creativa l‟autore segue il gusto, non può pretendere che corrisponda al gusto di tutti. Ho parlato a lungo col regista Ron Howard dei cambia menti rispetto al libro. Sono giusti, fatti non per ammorbidire l‟eventuale furore dei cattolici, ma servono alla storia, rendono più veloce il passo del film. La prima idea del romanzo è nata anni fa, quando con mia moglie ho visitato il Passetto, il passaggio segreto da San Pietro a Castel Sant‟Angelo. Mi spiegarono che serviva quando il Papa doveva fuggire dai nemici. Il Papa aveva dei nemici?! Da qui l‟idea di Galileo che con la sua scienza metteva in crisi le credenze della Chiesa”. Comodo sparare a zero sul Vaticano per fare quattrini, ma perché non fare altrettanto su La Mecca? Paura, paura. Paura di fare la fine di perseguitato di Salman Rusdie. 254


Fare il bene è già operare contro il male. 3. Altrettanto realizzata è stata la pro messa che la sua Chiesa (paragonata al piccolo seme che diventa un albero grande e forte), avrebbe dato sempre e in ogni luogo riparo a moltitudini di bisognosi ed emarginati. Essa si è sempre fatta carica delle responsabilità statali, quando lo Stato (sia esso totalitario o nominalmente democratico) se ne disinteressava (dalla sanità all‟educazione).

Non praevalebunt. 4. Ha poi mantenuto la sua parola ( poteva essere altrimenti? ) quando affermò che l‟avrebbe sempre protetta (…le porte dell‟inferno non prevarranno contro di essa…) dalle persecuzioni (quelle interne alla Chiesa sono le più devastanti), simonie (co mpravendita senza sacrifici di cose spirituali e mercimonio di cariche ecclesiastiche, basti pensare al papa che rifiuta la carica di vescovo universale), apostasie (co mpleto abbandono della Fede cattolica, già un te mpo professata), eresie (dottrine professate da battezzati che contraddicono le verità di Fede, da quella monofisita a quella ariana, dalla cattolica alla calvinista), divisioni (l‟unità dei cristiani fu una delle preghiere di Gesù al Padre) scandali (basti pensare alla ghettizzazione degli Ebrei). Così suscita (facendo emergere dall‟anonimato alla notorietà) in ogni te mpo: santi lottatori di qualunque età (come Dioscoro, 16enne martire del 305 d. c., perché si rifiutò di bestemmiare), nazione (come gli 11 paggi dell‟Uganda martirizzati nel 1800 d. C. per non compiacere alle voglie omosessuali del loro re), condizione (come Matteo Talbot l‟ex ubriacone e bestemmiatore divenuto santo) e ceto (come il santo cattolico Luigi IX, re di Francia o come la schiava sudanese santa cattolica Giuseppina Bakhita, nata nel 1869 nel Darfur). Testimoni che per Suo tramite avrebbero compiuto “segni prodigiosi” e opere “superiori” alle Sue. In effetti, proprio a riguardo della terrena Chiesa Pellegrina, pur se in parte ingannata dal clero, si vede nitidamente la preferenziale e incessante mano di Dio. Cristo è morto per me, proprio per me? Troppo bello per essere vero (J. P. Sartre).

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La fede nel “Leone di Giuda” non è assurda. Sono 3 le ipotesi riguardo alla nascita del cristianesimo. Le prime 2 sono confutabili. La prima è che esso sia stato generato da una collettività posseduta da un ingenuo fanatismo filantropico che, non per disonesto calcolo, ma per un' isteria allucinatoria, avrebbe falsato la realtà. La seconda ipotesi è che esso sia nato come un lucido e ipocrita movimento religioso costruito a tavolino da proletari rancorosi e nobili decaduti con lo scopo di ottenere onore, potere e ricchezza. La terza ipotesi è che un piccolo ma organizzato e unito gruppo di persone d'ogni classe sociale sia stato consapevole testimone e obiettivo informatore di eventi soprannaturali realmente accaduti.

Ora, la prima ipotesi ...è smentita dall‟autenticità storica di certi avvenimenti narrati nel Nuovo Testamento, confermati dalla scoperta di documenti storici e reperti archeologici (ad es. a Cafarnao è stata trovata la casa di Pietro che era diventata una piccola primordiale chiesetta e inoltre in essa sono stati addirittura trovati degli ami da pesca!), mentre nessuno di loro è stato mai confutato. Non si è mai dimostrata la falsità di luoghi, di persone, di ragionamenti e comportamenti narrati nei Vangeli e nelle Epistole. Per esempio, fino al 1956 molti studiosi mettevano in dubbio la vera posizione geografica o la stessa presenza di luoghi abitativi come Nazareth, Cafarnao, Magdala, Betsaida, ecc., narrate nei Vangeli. C‟erano in effetti solo tali racconti a parlarne. Però, grazie al determinante apporto di valenti frati francescani archeologi, gli scavi hanno dimostrato l‟esistenza e l‟ubicazione di tali luoghi fisici della nostra fede. In Palestina e zone limitrofe vengono continuamente riportate alla luce località e cittadine menzionate nella Bibbia. Il loro aspetto e la loro ubicazione sono esattamente quelli descritti nel Diario della Salvezza. Il testo, oltre ad avere un incommensurabile valore morale, ha anche un interessante valore espressivo. Esso in pratica è importante sia per la forma che per il contenuto, perché, a differenza dei corrispettivi apocrifi e di altri testi religiosi non biblici, nel Nuovo Testamento non traspare nessuna volontà di abbandonarsi alla mitologia, di sbalordire, di commuovere, ma vi è solo un' impassibile, nuda e cruda cronaca (quasi giornalistica) di un avvenimento autorevole (credibile) inserito in un contesto serio. Una cronaca che comunque mantiene un' estrema fragranza narrativa. Tutti i miracoli (temporanea sospensione dell‟ordine fisico delle cose) narrati negli scritti evangelici (e quelli che accompagnano la storia della Chiesa), sono quasi sempre rivestiti di discrezionalità (delicata naturalezza) e limitatezza ( squisita ordinarietà): senza quindi nessuna teatralità narcisistica e plagiante. Il Salvatore, quando è possibile, rifugge il clamoroso, perché non vuole togliere la libertà di credere, obbligando all‟assenso. 256


L‟amorevole, deciso e razionale modo di affrontare le innumerevoli prove sanguinose e psicologiche hanno invalidato anche l‟ipotesi che i seguaci del Risorto avrebbero proiettato su un semplice uo mo i propri desideri di salvezza (di riscatto sociale e di esorcismo delle paure). Certi confronti, sfide e interpelli si affrontano e vincono con sovrumana forza d‟Amore, solo se ne vale vera mente la pena, solo se vi è certezza di aver toccato (sperimentato) un avvenimento con la a maiuscola. L‟illusione demandata (sia quella del singolo che l‟autosuggestione di gruppo) ad un certo punto non regge; ciò che può rimanere è solo il ricordo di un' esperienza ricevuta. Tutto ciò quindi è proprio in contrasto con l‟esistenza di un ingovernabile e allucinato movimento religioso dominato dalle e mozioni. Certo i libri del Nuovo Testamento offrono la documentazione più importante sulla storia di Gesù e sugli inizi del movimento cristiano ( i 4 Vangeli ci sono perché uno si co mpleta nell‟altro). Esistono però anche testimonianze antiche neutrali d'autori non cristiani (soprattutto politici e storici romani), che scrivendo di Jehoshua non molti anni dopo la sua “ morte”, ne confermano inappellabilmente l'esistenza storica. Essi si limitano a registrare i fatti di cui sono a conoscenza e non hanno interessi particolari nei confronti dei cristiani, anzi, spesso nutrono una certa diffidenza verso di loro. Tra i più qualificati cronisti abbia mo: G. Flavio (37-97 circa d. C.), P. C. Tacito (55-120 circa d. C.), C.S. Tranquillo (69-130 circa d. C.), Plinio il Giovane (62-114 circa d. C.), Galeno di Pergamo (131-201 circa d. C.), Luciano di Samosata (120-180 d. C.), M. Aurelio (imperatore ro mano dal 161 al 180 d. C.), Mara Bar Sarapion (I sec d. C.), ecc. …A quell‟epoca visse Gesù, un uomo sapiente. Egli operò cose mirabili. Molti giudei e pagani attrasse a sé. Quando, su ordine dei nostri uomini più autorevoli, Pilato lo ebbe condannato alla morte di croce, coloro che lo avevano amato, non desistettero. Fino ad oggi non è più venuta a cessare la stirpe che da lui traggono il no me di cristiani. (Antichità Giudaiche, XVII, 3,3 di Giuseppe Flavio storico ebreo). Sacra e millenaria culla di civiltà ma fulcro di dispute sanguinose, la terra di Israele racchiude la maggior parte dei più importanti segreti dell‟antichità. Tra quelli svelati vi è la tomba di Erode il grande, ricordato più come carnefice (soprattutto per la “strage degli innocenti”) che per le doti di architetto e statista di faraonica ambizione. Infatti a 12 km da Gerusalemme è stato scoperto l‟Herodium, il mausoleo dove è stato deposto il suo sarcofago. Si è trovata così conferma di quanto lo storico Giuseppe Flavio già affermava nel I secolo d. C. Ora se questi ha detto il vero su Erode perché avrebbe dovuto mentire su Gesù?

Anche la seconda ipotesi ...è da scartare, a causa dell‟irreprensibile comportamento dei primi credenti nel Risorto: gli stessi che durante la presenza dello Sposo (la scuola del Maestro), si erano a lungo cullati, coltivando desideri di grandezza terrena per poi dileguarsi slealmente e indegna mente mentre veniva arrestato e portato davanti al tribunale. Costoro, infatti, se avessero voluto fondare una loro religione per avere successo, autorevolezza e altri vantaggi te mporali, evitando nel contempo il rischio di eresie, 257


apostasie e persecuzioni, avrebbero dovuto omettere determinati fatti poco onorevoli che riguardavano loro e il Maestro. Ecco alcuni esempi significativi: 1. La disputa fra loro su chi fosse il più importante nel mal interpretato Regno di Dio; 2. I contrasti vari (ad es. tra Giudaizzanti e pro-Gentili riguardo la prerogativa dei Precetti Sinaitici; 3. La lavanda dei piedi, che per gli ebrei era un gesto d'umiliazione estrema (e fa crollare anche l‟accusa di megalomania rivolta a Gesù); 4. Il racconto del rinnegamento di Pietro, il successore designato (il capo del movimento che rinnega il fondatore!); 5. La prima testimonianza della Resurrezione data ad una donna ( le donne allora non godevano di nessuna considerazione testimoniale)…forse allo scopo di far diffondere al più presto la Notizia tra i Suoi ! A tal proposito il quadretto propostoci da Luca (8,1-3) è ancor più gravidico di significati. Egli dice che i “12” erano assistiti da un gruppo di donne che provvedevano alle necessità organizzative del gruppo. Cibo, pulizie, spesa… e li aiutavano nella predicazione. Particolare sconcertante per due motivi: anzitutto perché all‟epoca di Gesù il ruolo della donna era marginale e relegato alle funzioni di moglie e madre (in Giovanni 4,24-27, si narra che i discepoli si meravigliano nel vederlo dialogare con una donna e per di più Sa maritana), invece l‟Incredibile Rivoluzionario immagina una comunità in cui ognuno (adolescente e maturo, maschio e femmina, single o sposato, ecc.) riveste un ruolo fonda mentale, insostituibile, non marginale. Senza la concretezza di queste donne, i “12” non avrebbero potuto dedicarsi, con relativa tranquillità alla predicazione ! La seconda annotazione ci porta a sottolineare l‟importanza che ha avuto la sensibilità femminile nel far riflettere la Chiesa sul volto di Dio, che è padre e madre. Infine, queste pagine del Vangelo e la storia stessa della cristianità fatta di numerose eminenti e potenti figure femminili (regine, badesse, taumaturghe, condottiere, sante, teologhe, missionarie, ecc.) sono una bella risposta, purtroppo mal recepita, a tutte quelle emancipate femministe intellettualoidi come Nawal El Saadwi (sessuologa e scrittrice egiziana dissidente) che si ostinano pregiudizievolmente ad accusare di maschilis mo e autoritarismo tutte le strutture religiose: comprese quelle cristiane, che hanno comunque fatto emergere alla meno peggio il potere femminile. Propongono poi con successo, grazie ai loro luciferini filtri ideologici, un' immagine molto avvilente della donna emancipata: tutta sessismo, carrierismo, fa milismo, nepotismo, rockandrollismo e pragmatis mo. 6. Anche umoristici oltre che imbarazzanti episodi, come quello di Luca 5,2 in cui un falegname insegna ad un pescatore co me pescare…da non credere!…eppure Pietro anche se stranito accetta la sfida…Che dire poi dei testimoni della sua nascita: Re Magi ( gente pagana) e pastori erranti (considerati spesso dei ladri puzzolenti). 7. La stessa morte in croce (decretata per i più celeberrimi delinquenti) e resurrezione di Dio, scandalo per i sacerdoti giudei, stolta per gli intellettuali ellenisti. 8. Che dire poi della Sua genealogia, una ascendenza “sanguinaria” (basti pensare a re David) e che co mprende ben 4 donne (Rahab, Betsabea, Tamar, Rut) coinvolte in situazioni a dir poco immorali secondo la stessa visione cristiana. Un' altra ennesima 258


considerazione è il no me stesso di Gesù, molto diffuso a quei tempi: non era più logico inventarsi un no me che si distinguesse rispetto agli altri ? A. Inoltre gli autori dei resoconti della Risurrezione riferiscono i fatti senza la preoccupazione di mettersi d‟accordo. Di qui risultano apparenti divergenze, che depongono ancor di più a favore della loro veridicità. Se essi, infatti, avessero voluto inventare, avrebbero accuratamente evitato incongruenze negli ele menti secondari, elaborando artificiosamente le notizie. Il materiale prodotto, invece, sembra chiaramente primitivo e scevro da ogni tentativo di armonizzazione. Ad es., si notano contraddizioni circa il tempo. Il Risorto appare dapprima solo a Maria Maddalena in Marco e Giovanni. Secondo Matteo, invece, si incontra anche con le altre Marie. Secondo Luca, anche con le altre donne. In realtà si tratterebbe di diversi tempi, dello stesso unico evento. Inoltre, le divergenze di questo tipo rispecchiano bene il clima di eccitazione per il fatto sconvolgente in cui erano coinvolti tutti. In definitiva le differenze che possia mo notare nella narrazione di un fatto attestato nei vari Vangeli è da ricollegare alla personalità e cultura del redattore, nonché alla sua intenzione teologica (sottolineatura di determinati aspetti a scopo catechistico) in relazione alla comunità a cui è destinato l‟insegna mento evangelico. B. Gli evangelisti poi usano uno stile di sobrietà, di concisione e talora di lacunosità del racconto della Pasqua, dimostrando così la loro intenzione di presentare solo l‟immenso fatto che hanno sperimentato: la Risurrezione di un “uomo” e non i dettagli del come avvenne il passaggio dalla morte alla vita, di cui nessuno fu spettatore. Se avessero voluto favoleggiare o solo ro manzare per rendere più attraente il fatto storico, avrebbero trovato in questo punto specifico un terreno propizio per amplificare e indulgere all‟elemento fantasioso. Dunque l‟insistenza narrativa sul “dato sperimentato” del sepolcro vuoto, congiunta all‟assoluto silenzio sul “come dell‟Avvenimento”, è un chiaro segno che gli autori dei resoconti intendono fermarsi sui particolari verificati e controllati, mentre non concedono il minimo spazio alle supposizioni fantastiche. C. Soprattutto, nessuno di loro fu mai in ozio lavorativo ( ad es. tra la Crocifissione e la Pentecoste ripresero i loro mestieri) ed evangelizzativo, né mai ritornò sui propri passi, nonostante che tutti subirono umiliazioni d'ogni genere (martirio “bianco”) e quasi per tutti ci fu l‟estrema testimonianza del martirio “rosso” (sono molti i documenti storici a riguardo). Inso mma, perché un gruppo di persone avrebbe inventato una storia così fantastica e scandalosa per quei tempi, tanto da rischiare imbarazzanti derisioni, la persecuzione perenne, la morte violenta, come è effettiva mente stato? La risposta però che, di solito viene data a tal riguardo, è : “E questo che cosa prova ? Tante persone sono morte per una bugia !” Sì, è vero, ma pensavano che fosse la verità. Se la Risurrezione fosse un falso, i discepoli lo avrebbero saputo. Questi 11, perciò, non solo sarebbero morti per una bugia ma essi (e qui sta il punto) sarebbero morti per una menzogna sapendo che lo era ! 259


E‟ impossibile trovare 11 persone che siano pronte a fare tale pazzia e in luoghi e mo menti così distanti tra loro. La vita stessa degli Apostoli, dunque, è conferma che la Resurrezione non è una favola. Ciò è ben sintetizzato dalla risposta di Pietro e Giovanni, comparsi davanti a un tribunale ebraico in seguito alla guarigione di uno storpio. All‟ingiunzione di non parlare assoluta mente più di Gesù, i due apostoli replicarono: “Non possiamo fare a meno di parlare delle cose che abbiamo visto e udito” (Atti 4,20). E ancora: “Il Suo amore ci costringe”. Senza “l‟Evento” la Chiesa è inconcepibile. Si sarebbe sfaldata nel lungo periodo: non regge all‟usura del tempo l‟aggregazione da nostalgia. Né l‟autoillusione paga. Insomma, sembrano non esserci indizi plausibili a favore di una maliziosa mitizzazione del movimento cristiano e del suo Fondatore Divino.

Rimane quindi l‟ultima ipotesi. Eh, sì! gli apostoli non sono stati né coglioni, né imbroglioni, né matti. 1. Perché per una “balla” così cla morosa come quella della vicenda di Cristo (soprattutto la Resurrezione e addirittura l‟Ascensione gloriosa) nessuno si farebbe mai ammazzare, fosse anche il più fanatico utopista; della serie: “io sono pazzo ma non sono scemo”. I Suoi seguaci passarono attraverso la prova della tortura e della morte per confermare la veridicità di ciò che affermavano. Come afferma san Paolo: “Or, se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra predicazione e fede. Anzi diventerebbe falsa testimonianza di Dio” ( 1 Cor 15,12). 2. Perché i truffatori imbrogliano per un loro fine egoistico, non certo per fare del bene al prossimo, co me hanno fatto i tenaci e coraggiosi principi di Cristo, che si sono immolati finanche al dono supremo della vita. Costoro come il loro Maestro non sono mai assurti al ruolo di imbonitore che pompa illusioni per scopi truffaldini e lestofanteschi. Sempre onestamente hanno annunciato che la via della salvezza passa attraverso la porta stretta del far violenza alla propria presunzione, mettendosi sotto il dolce giogo di colui che per ognuno di noi crocifissori, dopo tanti patimenti e amarezze, ha irrorato col suo sangue la maledetta terra. Molto più del 90% delle opere umanitarie in tutto il mondo è stato promosso dai missionari del Risorto, molti dei quali trucidati dalle stesse persone che hanno beneficato. Pascal, il poliedrico filosofo e scienziato francese, scrive: “L‟affermazione senza prove, che gli Apostoli fossero impostori è assurda. Seguiamo l‟accusa fino alla sua logica conclusione: immaginiamoceli che si incontrano dopo la morte del loro capo ed organizzano una cospirazione per dire che egli è risorto. Ciò avrebbe costituito un attacco sia alle autorità civili che a quelle religiose, ben poco disposte a dividere il loro potere con chiunque, figuriamoci con un gruppuscolo disarmato! Se fossero stati degli impostori avrebbero prima o poi ceduto davanti ad argomenti molto convincenti come la prigionia, le torture, la morte dei loro co mpagni; altri avrebbero ceduto di fronte a tentazioni allettanti. Invece, l’unanimità del loro messaggio e della loro condotta fu impressionante. Le possibilità che un vasto gruppo di persone sia in disaccordo sono molte, ma essi erano tutti d‟accordo sulle verità della risurrezione. Se 260


fossero stati degli ingannatori, è difficile spiegare perché neanche uno di loro, prima o dopo, sia crollato sotto la pressione delle persecuzioni. 3. Perché i matti danno manifestazioni ben conosciute e catalogate, che non si addicono alla: fermezza (pur in mezzo ai tribunali ostili e alle eresie subdole), compostezza (pur nella loro vivacità e passionalità) e brillantezza (pur nelle numerose problematiche e difficoltà più estre me) manifestata dai primi seguaci di Cristo. Allora, è mai possibile che costoro, che trasmisero al mondo il più alto insegnamento morale e teologico che sia mai stato conosciuto, e che, anche a detta dei loro ne mici, misero tale insegnamento in pratica nella loro vita, siano dei bugiardi, dei pazzi o degli illusi ? San Giovanni Crisostomo scrive: “Come poteva venire in mente a soli 12 uo mini, quasi tutti poveri e ignoranti di intraprendere l‟opera di affrontare tutta la Terra? Che fossero pusillanimi prima dell‟incontro con lo Spirito Santo, l‟afferma chiaramente chi scrisse la loro vita; senza dissimulare nulla e senza nascondere i loro difetti. Ciò costituisce la migliore garanzia di veridicità di quanto si asserisce. Dio, dunque, con la sua Incarnazione prima dolorosa e poi gloriosa ha fatto fiorire, pur tra rovi ed erbacce, i fiori della speranza: i santi degli ultimi te mpi; quelli della pienezza del regno, del Dio in mezzo a noi. Quindi per concludere: non è più logico dire che la prima cristiana non ha inventato nulla e le cose sono andate proprio come narrate nel Nuovo Testamento? O perlomeno affermare che i Vangeli hanno un aggancio storico e una forte probabilità di veridicità? Le conclusioni cui sia mo giunti e le soluzioni proposte si possono condividere o respingere, ma co me dice Sherlock Holmes: “Una volta eliminato tutto l‟impossibile, qualunque cosa resti, per quanto improbabile deve essere la verità”.

Quinto Evangelo. La sera del 28 maggio 1898, la Sindone rivelò, in modo imprevisto, il segreto della sua immagine evanescente. Durante l‟ostensione organizzata dopo le nozze del futuro re Vittorio Emanuele III, un appassionato fotografo, l‟avvocato Secondo Pia, provò a fotografare la Sindone. Quando iniziò lo sviluppo s‟accorse che l‟impronta “sanguiscritta” del corpo assumeva una chiarezza e una profondità insospettate: “Chiuso nella camera oscura” scrisse più tardi “provai un' intensa emozione quando vidi per la prima volta co mparire, in positivo sul mio negativo fotografico, quel santo volto, con una tale chiarezza che rimasi di gelo”. Secondo Pia vide, per primo al mondo, la bellezza di quel volto, la singolare maestà di quell‟Uomo, dagli occhi chiusi nel sonno della morte e le labbra, invece, dolcemente socchiuse, belle, quasi a “spirare” una Parola di Pace! Si svelava così il segreto della Sindone: la sua immagine misteriosa e grottesca è impressa inspiegabilmente in negativo, cioè le parti in ombra diventano chiare e quelle in luce diventano scure. Finalmente l‟inversione fotografica restituiva in positivo la sua arcana armonia. Prima della fotografia una tale inversione era inimmaginabile. Perciò, quella occasionale scoperta trasformò la 261


Sindone da icona devozionale in un enigma per la scienza. Cominciarono tutti gli studi e gli esami possibili: questi hanno appurato che l‟ immagine è tridimensionale (grazie all‟informatica), che le macchie di sangue contengono autentico sangue umano del gruppo AB, esattamente distribuito secondo l‟origine venosa o arteriosa (ignota alla scienza fino al 1573), che certamente non si tratta di un dipinto, che non è stata provocata dal semplice contatto col corpo, né da strinatura (con uno stampo a caldo), ma da qualche effetto di tipo radiante. Sembra cioè “illuminata dal di dentro”. Inoltre le ferite di quel corpo martoriato documentano una crocifissione romana “ molto speciale”, per cui certamente essa ha avvolto il cadavere di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso con grossi chiodi, trafitto al costato, con escoriazioni da caduta sul ginocchio sinistro, altri vari tipi di ferite, tumefazioni ed ecchimosi sul volto, setto nasale infranto. Infine, le scienze del tessuto hanno constatato che il telo sindonico può avere origine antica, anche di 2.000 anni, perché in epoca ro mana sia l‟area egiziana sia quella siriana, adiacenti a quella palestinese, erano in grado di produrre (sia in sede industriale sia in sede do mestica) tessuti con le caratteristiche di tale telo. Un sindonologo americano l‟ha definita: “La lettera d‟amore scritta da Gesù col suo sangue. La sua quadrimensionalità mostra (la lunghezza, la larghezza, l‟altezza, la profondità) della Sua passione per l‟umanità. Parlando della sua sepoltura i vangeli sinottici (Mc 15,45; Mt 27,59 e Lc 23,53) parlano di sindone, un lenzuolo sepolcrale per una nobile sepoltura che Giuseppe d‟Arimatea rese possibile, ottenuto il permesso dall‟Autorità ro mana e prestando la propria grotta. In realtà non vi fu tempo, data l‟imminenza del “sabato” che iniziava al tra monto del sole del venerdì, di fare i lavaggi rituali al cadavere e perciò il lenzuolo ha una “impronta” di uomo torturato, crocifisso, defunto. Quindi, chi parla di Sindone (di Torino) si riferisce a: “un lenzuolo che fa tutt‟uno con l‟immagine stessa, al punto che quando si parla di Sindone, solita mente non si distingue tra le due caratteristiche. Il telo e l‟impronta. Andando nello specifico del lato prettamente tessile, la Sindone è un telo di lino puro e costoso, di metri 4,36 per 1,10 circa, filato a mano, con evidenti “strisce” larghe circa 11mm, a “spina di pesce”. La torcitura di tipo Z (cioè in senso orario). Tale senso di torsione è abbastanza inusuale, ma non sconosciuto, nei tessuti antichi. La torcitura ad S (in senso antiorario) era propria dei filati egizi, perciò per la Sindone è più probabile un' origine di tessitura siro-palestinese ed era opera preziosa e di valore. Non per niente Giuseppe d‟ Arimatea viene qualificato ricco ! un dettaglio interessante è questo: nella trama della stoffa non si sono riscontrate fibre di origine animale (co me poteva accadere con residui di lana rimasti attaccati al telaio) perché, verosimilmente, chi fabbricò quel lenzuolo di lino, si attenne alla legge mosaica (Dt 22,11) che prescriveva di tenere separata la lana (di origine animale) dal lino. Si sono trovate, invece, fibre di cotone identificate come Gossypium Herbaceum: evidentemente lo stesso telaio era usato per tessere anche questo tipo di filato e ciò riporta all‟area medio-orientale. Comunque, è da notare che questa lavorazione a “spina di pesce” era nota nell‟area medio-orientale ai tempi di Gesù. Questo telo è stato realizzato su un telaio manuale a pedale molto rudimentale. Esso presenta salti 262


di battitura ed errori; ma per l‟epoca in cui fu confezionato è da considerare una stoffa raffinata. Esso può risalire benissimo al I secolo d. C., giacché in antiche tombe egizie (Beni Assan) si trovano raffigurati telai idonei a produrre tale tipo di tela e nella necropoli di Antinoe (Alto Egitto, inizio II sec. d. C. ) sono stati trovati tagli di tele analoghe a quelle della Sindone. A scanso di equivoci, nella sua polvere millenaria si sono trovati pollini di piante che confermano la sua origine palestinese e, in un paio di casi addirittura gerosolimitana. Soltanto un affrettato esame al carbonio in laboratori a mericani ha messo in dubbio la sua antichità, altri scienziati non ritengono attendibile il procedimento eseguito, perché non tiene conto degli eventi traumatici (incendi, lavaggi, esposizione al fumo, ecc.) subiti dalla tela nel corso dei secoli. Nel 1995 lo scienziato russo D. Kouznetsov dimostrò sperimentalmente che l‟ incendio del 1532 ha modificato la quantità di carbonio radioattivo presente nella Sindone “lo scambio è di grande entità: circa il 25% del totale”, alterandone così la datazione (facendo risultare più giovane il tessuto) che può essere invece ricondotta al I secolo d. C. Negli anni successivi all‟ostensione pubblica avvenuta nel 1978 si incominciò a far pressioni sul cardinale M. Pellegrino, arcivescovo di Torino, custode della Sindone, e a livello dei vari centri di Sindonologia, perché si procedesse alla datazione col metodo del C14. Si esitava, data la storia complessa, l‟itineranza, le ostensioni e soprattutto l‟incendio che la Sindone aveva subito nel 1532, poiché è notorio che se un ca mpione è stato contaminato da altro C14 di varia provenienza, finisce anche questo nel conteggio; l‟oggetto risulta così più radioattivo e quindi, ai fini della datazione, più “ giovane”. Infatti, sono ben noti casi di sicura divergenza fra la vera età dei reperti e la loro età determinata per via radiocarbonica. Le divergenze più frequenti si possono rilevare proprio per reperti contaminati, nel corso dei secoli, dal contatto con l‟ambiente e varie evenienze storiche. Fra i reperti più a rischio vi sono proprio le fibre tessili ! Se durante la preparazione dei campioni non si asporta la totalità del materiale estraneo si può facilmente incorrere in importanti errori di datazione. Inoltre, le lobby anticattoliche sembravano quasi “appostate” su quest‟occasione d‟oro per screditare l‟autenticità della Sindone. Tuttavia, 10 anni dopo la famosa ostensione del 1978, fu concesso di prelevare del tessuto sindonico e di mandarlo a 3 diversi laboratori. Era il 1988 ed il fatto sollevò subito notevoli perplessità! Co munque la datazione ipotetica che ne emerse, era tra il 1260 e il 1390, in stridente contrasto con tutte le altre acquisizioni e persino con i dati storici. Inoltre, un insieme di fatti o meglio di carenze e di imprudenze lascia sopravvivere il sospetto. Mancò un serio verbale del prelievo, né fu accertato il peso del campione, ma, peggio ancora, i laboratori scelti per la radio datazione negarono la possibilità di assistere ai lavori di analisi ai rappresentanti del cardinal Ballestrero, allora arcivescovo di Torino. Fu sottolineato che, anche da un punto di vista legale, un' analisi eseguita in assenza della controparte è disattesa da qualunque serio tribunale. Ci sarebbero anche altri motivi di critica, tra cui il sito di prelievo: uno solo! Proprio là dove il telo era preso nelle mani quando si preparava un'ostensione, ecc. Interessante fu anche la scoperta della possibile presenza di Lichenothelie, microrganismi che possono alterare i risultati. In conclusione, ampi margini di 263


incertezza, la mancanza di una precisa conoscenza del comportamento all‟invecchia mento di tessuti cellulosici conservati in condizioni storicamente non controllate, suggerisce perlomeno una prudenza doverosa nell‟accertare come veridici tali risultati che sono così stridenti con tutti gli altri ! La scienza non potrà mai dimostrare che l‟Uomo della Sindone sia Gesù Cristo, perché non esiste in un archivio un riferimento che possa confermarne l‟identità. Essa dice soltanto che ciò è estremamente probabile dato il numero impressionante di coincidenze e di conferme. Insomma, se la Sindone fosse un falso si dovrebbe riscrivere tutta la storia della tecnologia, perché per farla così mille e più anni fa avrebbero dovuto conoscere delle tecniche che noi oggi ignoriamo.

I Vangeli Apocrifi. Quando Luca inizia il prologo al “suo” Vangelo e dice: “Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto sugli avvenimenti successi tra noi”, non si sta riferendo a dei libri ma alle testimonianze di tante persone che hanno ricevuto la predica apostolica e che hanno tentato di mettere per iscritto i fatti e le parole di Gesù. Non è detto, però, che già nel II secolo fossero diffusi anche i vangeli apocrifi. Il più antico frammento del Vangelo di To mmaso risale alla fine del II secolo, che probabilmente è la data di composizione di quel vangelo: non prima, mentre noi sappia mo che i Vangeli veri (in tutto e per tutto) si fanno datare al I sec. anche dalle citazioni contenute nella Prima lettera di Clemente, un testo attribuito a Papa Clemente I (8897) scritto in greco verso la fine del I sec. Ci domandia mo: i vangeli apocrifi contengono qualche verità? Certa mente, ma il contenuto dei vangeli apocrifi può differire. Alcuni contengono delle verità, delle amplificazioni fantasiose rispetto ai vangeli canonici e un gusto teatrale proprio di un cristianesimo popolare, pur rimanendo nell‟alveo dell‟ortodossia; mentre molti altri, soprattutto quelli di orientamento gnostico contengono delle falsità perché vogliono convincere sulla validità della loro eresia. Sotto il profilo storico, non ci dicono nulla di più di quanto sappiamo già dai Vangeli secondo Matteo e secondo Luca, dai quali essi dipendono. La loro intenzione in entra mbi i casi non è storica, essi vogliono solo fare opera di edificazione… diabolica, aggiungendo in maniera più ampia e colorita dei particolari per evidenziarne aspetti e vicende dell‟infanzia e della prima giovinezza di Gesù e Maria. Di fatto in tal modo essi offrono un'immagine di Gesù non confor me alla realtà, come accade nel Vangelo dell‟infanzia di To mmaso, dove viene descritto un bambino già desatellizzato dai genitori e in grado di compiere miracoli. Quindi, si può dire che se non avessero contenuto anche un piccolo nucleo di verità nessuno li avrebbe accettati. D‟altronde l‟opera di seduzione satanica fin dalla Genesi è sempre quella di rendere appetibile la menzogna, aggiungendovi un pò di verità. L‟importanza di tali scritti però sta sia nel fatto di mostrare un'epoca già intrisa di sincretis mo spirituale ed eresia religiosa, sia nel far risaltare, per co mparazione letteraria e storica, la sincerità e la serietà dei Vangeli Canonici. 264


Il canone cristiano ...scevra (separa, distingue tra bene e male) i suoi testi sacri e ispirati da quelli chia mati poi “apocrifi”, in particolare da quelli di stampo gnostico, frutto di una sorta di eresia fiorita in Egitto. A guidare la Chiesa in questa azione di selezione furono alcuni criteri specifici ma soprattutto il dono dello Spirito Santo, pro messo da Cristo, destinato a “condurre alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Ci volle una fase storica che iniziò nel II sec. e proseguì fino al IV sec. Nella biblioteca Ambrosiana di Milano è, ad esempio, conservato il più antico di questi Canoni, detto “Muratoriano”, dal nome dello scopritore, il celebre studioso settecentesco Ludovico A. M. Muratori: esso contiene l‟elenco commentato dei libri biblici riconosciuti co me tali dalla Chiesa Cattolica di Roma attorno al 170-180. Nel 367 con la sua Epistola paschalis, sant‟Anastasio padre della Chiesa, elencò i 27 libri del Nuovo Testamento, costituendo quel Canone cristiano che fu approvato in alcuni sinodi ecclesiali successivi (nel 393 a Ippona e nel 397 a Cartagine, sedi poste entra mbe in Africa)…L‟insieme della Bibbia “canonica” accolta dalla Chiesa Cattolica si compone, così, di 73 libri, considerati come parola di Dio espressa in parole umane, “poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana” (Concilio Vaticano II, Dei Verbum n. 12). Riguardo al canone ebraico: la determinazione del perimetro testuale preciso delle Sacre Scritture ebraiche, quello che è stato chia mato “il Canone” (dalla “canna” usata per misurare i confini) è iniziata in Israele già al ritorno dall‟esilio babilonese (VI sec. a. C.), allorché prese corpo in modo definitivo la Torah, ossia il Pentateuco, i primi 5 libri della bibbia. Successivamente, si identificarono i profeti ispirati (distinti in “anteriori”, cioè i libri storici da Giosuè in avanti, e in posteriori” i profeti veri e propri, da Isaia in avanti) e gli “Scritti” sapienziali. Questa definizione fu codificata in modo ultimativo in un sinodo rabbinico celebrato in Terra Santa verso la fine del I sec. a. C. E', però, da notare che a questo Canone ebraico le comunità giudaiche della Diaspora, che usavano la versione greca della Bibbia detta “dei Settanta”, associarono altri 7 libri scritti in greco e accolti poi (con gli altri) anche dal cristianesimo, fatta esclusione dei protestanti, che comprendevano Tobia, Giuditta, 1 e 2 Maccabei, Sapienza, Siracide e Baruc.

Una leggenda edificante e commovente. La differenza tra gli apocrifi e le leggende come quella sottoscritta sta proprio nel titolo di questo capitoletto. Le rica mature degli apocrifi insinuano inconscia mente degli inutili e devianti dubbi mentre le leggende cristiane hanno una morale che richiama ai valori evangelici e rimanda a considerare i 4 Vangeli co me una miniera inesauribile di insegna menti per noi e riguardo la immensa figura dell‟Amorevole Insegnante.

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Il pettirosso di Natale e di Pasqua. Pochi sanno che nella grotta di Betle mme, dove nacque Gesù, con l‟asino e il bue c‟era anche un uccellino. Per sfuggire al freddo, il pennuto s‟era riparato in un pertugio, a un palmo dai due grossi animali che lo scaldavano col loro calore. Quando il primo sole intiepidiva l‟aria, sgusciava dal nido e andava in giro a becchettare minuscoli semi o incauti vermicelli, che sbocconcellava guardingo. Poi, via, a riempire il cielo di note, a inanellare voli finché le tenebre non ghermivano ogni cosa. Tornava allora nel suo rifugio, accanto al bue che ruminava lento e all‟asino che masticava l‟ultimo fieno. Una sera stava addormentandosi quando un insolito rumore di passi gli fece aprire le ali, pronte per spiccare il volo. Le ritrasse subito: non erano che due giovani viandanti in cerca di rifugio e prese sonno. Per poco, perché, prima un flebile vagito e poi un pianto robusto ruppero il silenzio della notte, mentre una calda luce invadeva la grotta, seguita da cori angelici e fremiti d‟ali. Terrorizzato, l‟uccellino si ritrasse nel fondo del suo riparo e stette lì fino al mattino, richia mato da più rassicuranti voci: erano pastori venuti a portare ogni “ben di Dio” a quel neonato che, nonostante le povere apparenze, non doveva essere un bambino comune. Solo la terza notte ci fu calma e si poté dormire al tepore di un fuoco che poi, non più ravvivato, co minciò a spegnersi. L‟uccellino lo vide e allora, per impedire che il bimbo patisse il freddo, volò vicino al ceppo e, muovendo le alucce, ravvivò il fuoco e lo tenne vivo fino al mattino. La mamma del bimbo lo trovò mentre, esausto, cercava ancora di battere le ali. Commossa, lo raccolse e con un dito sfiorò il suo bianco petto, sul quale si accese una chiazza rossa brillante, simbolo del suo amore per Gesù bambino. Qualcuno ha riferito di avere visto l‟uccellino anche sul Calvario, mentre tentava di strappare le spine della corona che affliggeva il capo del Crocifisso. Non ricordava però se fosse già tinto di rosso il suo petto, di certo lo era quando spiccò il volo dalla croce. Era lo stesso uccellino della notte santa? Non chiediamo troppo alle leggende. Quel che conta è il loro messaggio: e cioè che l‟amore di Dio lascia sempre il segno. Nel cuore e nella nostra vita. Il pettirosso richiama alla mente soprattutto la “pazza” misericordia di Dio che si è spinta al punto da farsi squarciare il petto. Ecco questo volatile ha fatto la sua parte e noi voglia mo essere reali comprimari? O attori, e per di più non protagonisti?

Chi ha scritto il Nuovo Testamento? “La bocca di Cristo è l‟Evangelo. Regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra. Nel Vangelo trovo quanto è necessario alla mia povera anima. Vi scopro sempre nuove luci, sensi reconditi e misteriosi”. (Agostino D‟Ippona) Verso l‟anno 180, Ireneo, vescovo di Lione, in Gallia, di origine asiatica e tra i maggiori protagonisti della storia della Chiesa nel II secolo, ci presenta i 4 Vangeli d i Matteo, Marco, Luca e Giovanni come testimoni privilegiati e autorevoli del messaggio predicato da Gesù: “Matteo compose il vangelo per gli ebrei nella loro 266


lingua, mentre Pietro e Paolo a Roma predicavano il vangelo e fondavano la Chiesa. Dopo la loro morte, Marco, discepolo e interprete di Pietro, ci trasmise per iscritto quanto era stato da lui predicato e Luca, seguace di Paolo, compose un libro di quel vangelo predicato dall‟apostolo. In seguito anche Giovanni, discepolo del Signore e che posò il capo sul petto di lui, compose un vangelo durante la sua permanenza ad Efeso, in Asia” (Adversus haereses III, 1,1.). Origene (185-254), il più grande esegeta dei primi secoli del cristianesimo, in un' Omelia sul libro di Giosuè, commentando l‟episodio della caduta delle mura di Gerico al suono delle trombe dei sacerdoti ebrei, scrive: “Ora viene il Signore Gesù Cristo il cui arrivo è già prefigurato in quel Giosuè figlio di Nun e manda i suo i sacerdoti, cioè i suoi apostoli, con trombe facili a portarsi da un luogo all‟altro, cioè con eccellente e celeste dottrina del vangelo. Il primo a lanciare i suoi squilli di tromba è Matteo nel suo vangelo. Suonano poi, ognuno con la propria tromba sacerdotale, Marco, Luca e Giovanni. Anche Pietro fa squillare la tro mba delle sue epistole; anche Giacomo e Giuda. Ciò nonostante, anche Giovanni continua ancora a far squillare la tro mba con le sue epistole e con l‟Apocalisse e Luca con la storia delle imprese degli apostoli. Venne per ultimo…poi Paolo che, lanciando irresistibili squilli con le trombe delle sue 14 epistole contro le mura di Gerico, abbatte, scalzandole dalle fonda menta, tutti i saccenti sistemi dei filosofi”. “Noi mangia mo la carne di Cristo e beviamo il sangue di Cristo nell‟Eucarestia, ma anche nelle letture delle Scritture. Io ritengo l‟Evangelo, corpo di Cristo”. Affermazione di san Girolamo; con un' emble matica frase cattolica che miscela mezza verità e mezza bugia, secondo ciò che è scritto della Parola di Dio.

Dio è sperimentabile nella nostra vita. Dio non solo si manifesta attraverso la natura ma anche attraverso i suoi intimi ineffabili effetti. Se noi la mattina cerchiamo di pregare e durante la giornata ci sforziamo di fare il nostro dovere, la sera andiamo a dormire senza inquietudini. Comunque, al di là di tutto, Gesù è segno a se stesso, perché è l‟unica persona credibile e incredibile: perché nessuno di noi se lo poteva inventare così bello e affidabile, neanche la cervice più geniale. Egli ha superato ogni nostra più fervida immaginazione, ogni nostra più auspicata aspettativa salvifica. La sua è l‟unica situazione esistenziale affascinante, perché (come si ricava dai Vangeli) è l‟unico che non cerca mai, ma dà: salvezza, misericordia e giustizia. E‟ la sua perfetta umanità (molto ben descritta da don L. Giussani) il primo segno della sua divinità, la prima valida argomentazione. D‟altronde, basta la singolare maestà dell‟Uomo della Sindone, il suo composto non-sguardo grave e dolce nello stesso tempo nonostante che il corpo porti impresso la prova delle angherie e soprusi subiti, per farci capire chi Egli è stato, più di 2000 anni fa, e chi Egli è tuttora, visto che è anche nostro giovane conte mporaneo. Più delle parole e dei miracoli ciò che ha affascinato e folgorato Pietro, Matteo, la Maddalena e altri, sono stati i suoi occhi pieni di bontà e compassione e lo sguardo di signoria e signorilità. 267


“Sapeva ritrarre nell‟intimo la gente”. Così scrisse di Lisette Model (1901-1938) un‟altra grande fotografa, Berenice Abbott. Se questa dichiarazione calza bene per la “ritrattista” viennese al massimo grado va bene per N. S. La stessa Model tra l‟altro disse: “Il mio scopo non è lo sfruttamento, è la rivelazione”. Che dire poi del suo agire nella nostra vita. Basta incominciare a implorarlo o a ringraziarlo e in modo subitaneo e progressivo ci sentiamo: sempre più sereni e ben disposti verso il prossimo; sempre più preparati ad affrontare il martirio del nostro “Io” inflittoci dai nostri oppressori e dai nostri limiti; sempre più con lo sguardo rivolto verso il cielo e affascinati dal “celeste empireo”, sempre più sbalorditi dal fatto che schiere di presunti dilettanti hanno saputo fare per la Chiesa altrettanto quanto gli “addetti ai lavori” e i “professionisti del sacro”; sempre più convinti che è meglio perdere il portafogli che la Fede; sempre più affascinati da quest‟Uomo che è stato preceduto da più di 300 profezie (precise fin nei dettagli) spalmate nel corso di 1.500 anni ed ha a sua volta preannunciato fatti che sembravano impossibili e che si sono poi verificati e si stanno verificando. In aggiunta, Egli ci fa anche tante grazie materiali e corporali: perché Egli grazia gli umili e non i superbi, in quanto questi ultimi si potrebbero insuperbire ancora di più. “C'è del nuovo incontestabile, irrecusabile, irrevocabile, irreversibile. Si passa dal punto in cui non c‟era niente al punto in cui c'è qualcosa” (Charles Peguy). Sì, ad un certo punto a furia di insistere a voler cercare Dio, lo si trova e anche se vengono le bufere diventa un punto di non ritorno. E‟ l‟intima, ineffabile gioia di sentirsi salvo nonostante tutto ! “Nella Chiesa non esiste nulla di più grande e di più bello di Gesù”. V.S. Solo‟ev (1853-1900) filosofo e teologo russo. Si adoperò per l‟unione delle Chiese separate (…praticamente era un pazzo!); nel 1896 abbracciò la fede cattolica. Caratteristica del suo pensiero fu la sintesi tra il razionalismo occidentale e il fideismo orientale.

Protagonisti del proprio riscatto. Domandiamoci: cosa è sublime? La sfida o l‟affido a Dio? Il sublime è il contrario del banale e il problema del sublime è il problema del senso. Ogni volta che ci spingia mo oltre i confini di noi stessi per sfidare Dio o l‟Io, andia mo verso il sublime cioè verso l‟elevatissimo per ringraziarlo o per derubarlo. Il concetto di sublime ha conosciuto, dall‟antichità a oggi, diverse definizioni. Gli uomini hanno sempre sentito il bisogno di staccarsi dalle presunte banalità del quotidiano, per elevarsi verso qualcosa di più alto. Per tutti da sempre l‟anelito a superare il quotidiano resta essenziale. Nel mondo antico, il sublime veniva raggiunto attraverso la magia, la letteratura e il teatro. Il sublime moderno nasce con la rivoluzione copernicana, quando l‟uomo, sbagliando, pensa di non essere più al centro dell‟ universo, ma alla periferia. Ecco, allora, che è la natura che diventa il mezzo privilegiato per confrontarsi con Dio o con l'Io. La sfida alla natura diventa l‟aspetto eroico del sublime: sfidarla come simbolo della sfida a Dio o come segno del nostro affido 268


(Genesi 1,28). Tuttavia chiusa l‟era ro mantica, l‟atteggia mento verso la natura cambia profondamente. Perché se un tempo suscitava timore e rispetto, ora è sotto il domino della tecnica, ora l‟ha vinta, l‟ha domata in qualche modo, per cui il sublime passa dalla natura alla storia. Così nel Novecento, l‟ideale per molti è annullarsi nella massa organizzata, identificarsi con un duce, un comandante, un Fuhrer, un capo o addirittura identificarsi con la stessa epoca tecnologizzata. In effetti, come indicato dal filosofo cattolico, J. Maritain (1882-1973) la “cronolatria” o “adorazione dell‟attualità” sembra essere diventata il vero idolo dei nostri te mpi moderni. La lucidità della denuncia del pensatore francese non ha però impedito che questo “culto” si estendesse e si affermasse sempre più anche nella cristianità, al punto da essere ormai un'abitudine mentale acquisita che neppure sente il bisogno di giustificarsi. Senza affermarsi mai espressamente, essa trapela in modo spesso involontario e quindi tanto più significativo dal linguaggio d‟uso corrente, nel quale l‟aggettivazione del biasimo teorico non è: falso, errato, illogico, cattivo, aberrante; ma piuttosto: superato, sorpassato, attardato, vecchio. Non conta tanto la verità quanto la formulazione recente. Le idee, come le uova, devono essere “di giornata”. Talvolta si sente perfino squalificare un teologo o un vescovo con la frase: “E‟ fermo al concilio di Trento”. Per inciso: il Concilio di Trento è stato il più importante della storia della Chiesa dopo quello di Gerusalemme. Domandiamoci dunque: noi stiamo nei molti che hanno fatto la scelta dell‟opposizione eroica a Dio, nei molti indecisi o nei pochi che si sono decisi per Dio? I più grandi dolori sono quelli di cui noi stessi siamo causa (Sofocle). Infatti una cosa è soffrire per i castighi e una cosa è soffrire per l‟espansione del Regno.

La Fede cattolica ...si basa su due pilastri: la Sacra Scrittura e la Tradizione, che, insieme, formano la Rivelazione di Dio all‟individuo terreno.

La Tradizione, ...altrimenti detta Depositum Fidei (Deposito di Fede), a sua volta si compone di due parti: 1. L‟insie me di verità, che, quantunque non scritte nella Bibbia, sono state nei secoli rivelate da Dio alla Chiesa e che da questa sono state conservate. 2. La capacità della Chiesa stessa di continuare il lavoro di approfondimento delle stesse, capacità da cui, sotto la continua e costante guida dello Spirito Santo, deriva una sempre più raffinata precisazione dei Dogmi ( riguardanti ad es. la Madonna) e della Dottrina (riguardante ad es. la bioetica). 269


E‟ la Tradizione, soprattutto nella sua componente evolutiva, ad elaborare la teologia ed i dogmi, ma essi debbono sempre trovare nel testo biblico la loro giustificazione di base. Ecco allora che l’Ermeneutica (l‟esegesi) biblica, vale a dire l‟interpretazione (la spiegazione) delle Sacre Scritture, diviene lo strumento principe di guida delle singole anime alla Salvezza. Da un lato, i risultati dell‟Ermeneutica, vale a dire la Bibbia così co me interpretata dalla Chiesa, sono alla base delle definizioni dogmatiche e dottrinali, ma, dall‟altro, la Tradizione ispira i criteri di interpretazione della Scrittura, soprattutto per ciò che riguarda l‟approccio alla Parola di Dio. In definitiva, possiamo dunque affermare che la Tradizione è la comunione dei fedeli intorno ai legittimi Pastori, i successori apostolici, gli unici in grado di interpretare i segni dei tempi nel corso della storia al fine di mantenere sul retto cammino il popolo eletto. Una comunione che lo Spirito Incorruttibile alimenta assicurando il collegamento tra l‟esperienza del ministero salvifico di Cristo, vissuta nell‟originaria comunità dei discepoli, e l‟esperienza attuale del Cristo risorto, presente in ogni assemblea tenuta nel suo nome, così co me Egli stesso aveva profetizzato: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). La Tradizione è un fenomeno vivente, attraverso il quale Cristo non rimane nel passato, ma si comunica come avvenimento presente. Il suo ministero non viene inghiottito dalle sabbie mobili della storia, ma fluisce come acqua viva, perché gli uo mini di ogni te mpo lo incontrino e lo vivano. L‟unità della Chiesa non si attua solo sulla linea della contemporaneità, ma anche verso il passato e il futuro; non è solo “sincronica”, ma “diacronica”. La Chiesa è la permanenza di Gesù nella storia. Questo fatto dichiara aperta mente che Gesù non si propone come profeta provvisorio, ma come iniziatore di una comunità stabile e di un'azione permanente, destinata a raggiungere ogni uomo e ogni tempo: avanti Cristo e dopo Cristo.

Le Sacre Scritture. “La Chiesa nella Sacra Scrittura riconosce: la immutabilità della sua dottrina; la validità e l‟autenticità permanente della Parola di Dio; un'inesauribile fecondità spirituale; un valore profetico, che può investire con il soffio dello Spirito Santo ogni situazione umana”. (Papa Paolo VI, Udienza generale del 1° Luglio 1970). La “Potenza insita nella Parola di Dio” racchiusa nella Bibbia (il libro più letto d i tutti i tempi e tradotto in tutte le lingue antiche e attuali): non è caduta dal cielo come i sacri libri di altre religioni, non è un'opera uscita di getto dai suoi autori, ma la sua redazione copre un'epoca che va dai 3.600 ai 2.000 anni or sono (all‟incirca 16 secoli). I suoi 73 volumi si sono formati lungo un arco di tempo, che va dal X secolo a. C. (in maniera meno “spezzettata” e più codificata) a più di 50 anni dopo la risurrezione di Gesù. E‟ dunque antica di secoli ma tuttora appare sempre attuale, viva e senza errori. Tale Scrittura non è per quelli che vogliono solleticare il proprio “amor proprio” e giustificare le proprie debolezze spirituali. Essa onestamente, senza nessuna concessione, ci rappresenta: la natura umana come ostile a Dio; predice un 270


futuro pieno di guai per i cosiddetti peccatori; insegna che la via del Cielo è stretta e quella del baratro è larga. Insomma, essa non accetta nessun compromesso, tale da prolungare la nostra agonia spirituale. Racconta le vicende di un popolo (quello ebraico), che si sono svolte in una regione geografica limitata (la Palestina e alcune grandi aree vicine), ma si rivolgono a singoli e a collettività di tutti i tempi e luoghi del pianeta. Nel passato molti hanno dubitato della sua esattezza storica e geografica. Però gli archeologi hanno ripetuta mente trovato evidenze di persone, località e società menzionate in essa. Non è un semplice libro, ma una raccolta di libri di carattere letterario molto vario (i Salmi che sono canzoni accompagnate da musica, gli Inni, i Proverbi, le Parabole, le Narrazioni, le Preghiere, la Poetica, ecc.), che tuttavia hanno un'impostazione unitaria che li rende comprensibili: la rivelazione dell‟Amore salvifico di Dio a tutti i suoi amanti attraverso fatti e parole. La sua unità è impressionante: se si riflette sulle cifre che la riguardano. L‟elenco di tutti i Libri Sacri fu chiamato: canone. Il canone cattolico, stabilito dal Concilio di Trento (1546), consta di 46 (45 se si considerano Geremia e le Lamentazioni come un unico testo) Libri per l‟Antico Testamento e di 27 per il Nuovo Testamento (per un totale di 73 libri e di circa 1.300 pagine nell‟attuale classico formato della versione C.E.I.) mentre per i Protestanti riformatori… I suoi Libri sono stati scritti da 40 scrittori diversi in un arco di tempo di circa 1600 anni ( mentre 400 sono gli anni di silenzio che separano i libri dell‟Antico Testamento da quelli del Nuovo). Eppure da Genesi ad Apocalisse (tenendo presente che ogni testo biblico deve essere letto anche alla luce del suo contesto storico), tutti raccontano un'unica storia, che man mano si sviluppa. Insieme, danno risposte coerenti, esaurienti e comprensibili da tutti, a tutte le domande più importanti che ci possiamo porre: perché ci siamo? Co me possiamo tenere viva la Speranza? Così che essa è indubbia mente la più affidabile fonte di consigli e di sani principi a cui attingere. Le sue verità infondono una straordinaria forza d‟animo che permette di affrontare ogni situazione con decisione e ponderatezza. Nessun'altra religione ha saputo spiegare meglio la nostra condizione esistenziale e il nostro anelito a superare la barriera della finitezza. E' poi interessante che in ogni religione sono presenti riverberi biblici; in quanto ci sono racconti mitologici che ricordano una primordiale “età dell‟oro” e un'umanità che, invece di rispettare i suoi limiti deontologici, tenta di rapinare la divinità a Dio, attirandosi così la sua “collera”. Insomma per i credenti è il racconto (il diario, il memoriale) della Storia della Salvezza e la raccolta degli insegnamenti per la salvezza delle anime. E‟ uno dei tre documenti dati da Dio agli abitanti della Terra (insieme alla Natura e all‟Incarnazione) affinché lo conoscano e lo riconoscano come Signore della loro vita. Afferma il Mahatma Gandhi: “Quando la delusione si fissa negli occhi e, tutto solo, io non vedo ne mmeno un raggio di sole, ritorno alla Bhagavadgita (“Canto del Beato Signore”). Trovo un verso qua e là e immediata mente co mincio a sorridere nel mezzo di tragedie soverchianti. Né più né meno questa è l‟esperienza che fanno altre persone che hanno il tempo e la forza di rifugiarsi tra le pagine di un libro, sia esso un testo 271


considerato sacro, un romanzo, una narrativa o un saggio. La verità è che se Gandhi (ottimo conoscitore del Vangelo) non avesse avuto la possibilità di respirare l‟aria di libertà, di progresso e di “cultura altra”, dono delle radici cristiane dell‟Europa, non avrebbe mai avuto la forza di tornare in patria per ridestare il suo popolo dallo status quo del colonialismo, dal torpore impresso dalle caste locali e dall‟espiante rassegnazione nell‟attesa di una “ migliore” reincarnazione, di una più soddisfacente trasmigrazione dell‟anima. Se l‟India è diventata la più popolosa democrazia del mondo, lo deve all‟intercessione dei suoi martiri e profeti cristiani e “cristiano simili”.

Da un trafiletto di un quotidiano europeo. Titolo: Malasorte. Bimbo in sposa a cagna. Articolo. In India un bimbo in tenerissima età, tale Sangula Munda, è stato fatto sposare dai genitori alla cagna che vigila sul suo villaggio, per sottrarlo dalla malasorte. Gli stava crescendo un dentino storto ! Che dire poi dell‟Upanishad (lezione segreta) i cui scritti più antichi possono farsi risalire al sec. VI a. C. Nel secolo XIX tali testi della letteratura vedica, posteriori ai Veda (dal sanscrito, scienza), ebbero un' importante influenza sulla filosofia europea e in particolare su…Schopenhauer (che è tutto dire). Delle innumerevoli scritture sacre degli indù, i 4 Veda (1.500 a. C.) sono una collezione di inni, i Bràhamana sono testi scritti da sacerdoti detti bramini e gli Upanishad sono trattati filosofici e teologici. In breve gli inizi dell‟Induismo si fanno risalire a 4.000 anni fa, il tema centrale di tale religione è che la vera realtà è unità: tutte le cose del mondo sono unite e il concetto di personalità separate è falso: tutte le anime alla fine sono destinate a scomparire in Dio. Le altre religioni sono accettate in quanto metodi diversi di ricerca di una medesima verità: almeno fin quando non danno fastidio al sistema delle caste sociali. Brama è il supremo spirito creatore dell‟universo, venerato sotto numerose e diverse forme, l‟unica realtà. Tutte le numerose deità indù sono aspetti diversi di Bra ma: fonte dell‟anima che scorre in tutte le for me di vita. Essa è eterna, non muore mai, ma cambia forma in un continuo processo di rinascita secondo le leggi del Karma, siste ma di ricompense e punizioni. Le 3 deità principali sono Brahma, il creatore, Siva, il distruttore e Visnu, il conservatore. Che dire poi dell‟Islam, religione fondata da Maometto (570-632 d. C.), secondo i parametri mondani sicura mente il più grande uomo mai esistito, perché ha avuto una vita piena di soddisfazioni carnali. Vittorioso in guerra e in amore: si sa, in guerra e in amore tutto è permesso. Fondatore delle più grande religione umana e conquistatore di un numero immenso di anime. Al suo confronto Gesù, secondo i canoni del paganesimo, è veramente un perdente su tutta la linea!! Però, nonostante le scopiazzature, speculazioni e strumentalizzazioni “bibliche”, gli scrittori religiosi non biblici di sacri testi orientali e mediorientali delle grandi religioni comunque, seppur molto parzialmente, nutrono lo spirito (preparandolo in qualche modo al Grande Spirito) e sono dunque da preferire rispetto agli scrittori atei 272


e agnostici (romanzieri, giallisti, saggisti, narratori, ecc.) che lo disseccano (preparandolo allo spirito maligno). “Al ro manziere di successo la gente chiede una sola cosa: che continui a scrivere e riscrivere sempre lo stesso libro, dimenticando che chi scrivesse 2 volte lo stesso libro non saprebbe scriverlo nemmeno una volta”. (Nick Hornby, scrittore britannico). Certo! Se i lettori mondani e modaioli vogliono essere sempre sollecitati, seppur in modo variegato, nei loro soliti bassi istinti, nei loro punti fermi bestiali: è giusto cambiare solo la forma di scrittura e il tipo di narrazione del precedente libro, ma non la sostanza corruttrice e divorante anime.

Verba volant scripta manent. “Da bambino mi hanno insegnato sia la Bibbia che il Talmud. Sono ebreo, ma resto affascinato dalla figura luminosa del Nazareno”. (A. Einstein, scienziato). Il Magistero ecclesiastico ha poi spiegato che la parola biblica contiene solo le verità necessarie per la salvezza dell‟anima e, più in generale, la religione ebraico-cristiana si occupa del perché delle cose. La Scienza si occupa invece del come le cose siano avvenute ed avvengono. “Il libro” dunque non deve essere letto in modo stretta mente letterale per quanto riguarda le verità scientifiche che contiene. A proposito dell' autorevole modello di riferimento del Big Bang: non solo esso non contraddice il racconto della Genesi ma anzi lo avalla: se questo viene inteso co me narrazione metaforica. Infatti, tale autorevolissima teoria che al mo mento non risponde alla domanda fonda mentale sulla provenienza della materia, invece spiega, almeno in modo soddisfacente, la sua evoluzione nel tempo e nello spazio. Evoluzione, che fatte le dovute traduzioni e comparazioni tra linguaggio scientifico e simbologico (ad es. nel linguaggio ebraico il giorno può essere inteso non solo come intervallo di 24 ore ma anche come generico periodo di tempo) corrisponde alle successioni di avvenimenti della narrazione biblica sulle origini di “ madre natura”. Per cui in caso di difficili descrizioni (1) e per certi racconti complicati (2) o che si vogliono in parte oscurare per non scandalizzare e dunque per evitare di facilitare le emulazioni (3) o per esaltarne il significato (4), l‟espressione figurativa risulta più comprensibile e “addomesticabile”, il linguaggio simbolico diventa più efficace del concetto, dell‟espressione lineare diretta. 1. Nel primo caso l‟esempio più evidente riguarda la descrizione di Dio. Per aiutare gli esseri umani a comprendere la Sua natura, gli scrittori dell‟Antico Testamento furono ispirati a parlare dell‟Onnipotente attribuendogli caratteristiche umane. Si tratta di descrizione che i biblisti definiscono antropomorfiche in quanto attribuiscono alla divinità forma o caratteri tipici dell‟uomo. L‟uso di queste espressioni riflette i limiti che il nostro linguaggio ha nel descrivere l‟Assoluto. Similmente, per trasmettere l‟idea che l‟uomo possiede in modo limitato qualità che Dio esprime in modo superlativo, la Bibbia dice che fu creato a immagine di Dio. Proprio co me le caratteristiche umane attribuite a Dio non vanno prese alla lettera, lo 273


stesso vale per l‟uso del genere maschile in riferimento a Lui. La distinzione in generi riguarda solo le creature fisiche, ma quando si tratta di cogliere l‟essenza dell‟Altissimo, è solo un espediente linguistico che riflette i limiti del linguaggio. Il fatto poi che la Bibbia usi per il creatore l‟appellativo “Padre” ci aiuta a capire che Egli può essere paragonato a un padre umano protettivo e premuroso. Questo non significa che dovremo attribuire un genere maschile o fe mminile a Dio o ad altre creature spirituali che vivono nei Cieli. Il genere, cioè l‟appartenenza all‟uno o all‟altro sesso, non fa parte della loro natura. C'è però un‟eccezione: una delle 3 Persone Divine ha voluto assumere (di certo non per “sfizio”) il corpo umano e mantenerlo per sempre: per renderci in eterno visibile il Trinitario. 2. Nel secondo caso l‟esempio più eclatante è la descrizione della formazione del creato. 3. Nel terzo caso, ad esempio, la stessa Eva che ha mangiato la mela (frutto di cui non si fa riferimento nella Genesi) è un linguaggio rappresentativo della tradizione apocrifa biblica, il cui significato è di far comprendere che ella ha “assaporato con gusto” il male, ma soprattutto il “ frutto” del male. 4. Nel quarto caso, ad esempio quando si afferma che Salomone aveva 700 mogli e 300 concubine, è perché si vuole raggiungere il numero 1.000 che è simbolo di grandezza e pienezza, che nel caso di tale re è solo materiale, perché Salo mone cominciò lenta mente ma inesorabilmente a confidare solo nelle alleanze terrene e nel sincretis mo religioso, abbandonando l‟adorazione all‟Umile Sapiente.

Inno alla creazione del Rig-Veda. In principio non c‟era il Non Essere e non c‟era l‟Essere. Non c‟era l‟atmosfera e non c‟era il cielo. Non c‟era la morte né l‟immortalità. Niente distingueva la notte dal giorno. Tutto era tenebra, l‟universo era un indistinto ondeggiare. Il principio vitale che era racchiuso nel vuoto generò se stesso come Uno, mediante la potenza del proprio calore: ma chi sa veramente, chi può veramente spiegare da dove è originata la creazione? La può solo spiegare quella tradizione orale che ha origini abramitiche e che si è diffusa in tutto il resto della terra con alterne fortune e che per tal motivo ha fatto le alterne fortune dei popoli. Nella stessa misura in cui tali etnie hanno accolto la verità esse, così, sono state benedette dall‟Autore della verità. Il Rig-Veda, dal sanscrito "La raccolta delle strofe della sapienza (o della conoscenza)”, è la prima raccolta di inni religiosi composti in una forma arcaica del sanscrito facente parte di un più grande insieme di testi religiosi denominati Veda, a 274


loro volta e successivamente divenuti fonda mento dell'induis mo. È attualmente impossibile stabilire con certezza la data di compilazione del Ṛ gveda; gli inni sacri risalgono – nella redazione a noi pervenuta – probabilmente al secondo millennio a. C., nel periodo compreso tra il 2.000 a. C. e il 1.700 a. C, con la sua definitiva collocazione nella forma attuale, databile al VII sec. a. C. Il Ṛ gveda descrive un sistema di credenze basato su riti sacrificali, trasmesso oralmente per secoli secondo una linea denominata śākhā. Oltre ai culti sacrificali, il Ṛ gveda contiene molti altri elementi della religiosità indoeuropea. Le divinità principali in questi inni sono Indra, Agni e Soma, mentre l'antico dio del cielo ( Dyaus corrispondente al dio greco Zeus e a quello romano Iupiter ) non ha lo stesso rilievo che presenta nel pantheon greco o romano. Il Ṛ gveda è una raccolta di 1.028 inni denominati sùkta (lett. "ben detto"), composti da complessive 10.462 strofe di diversi versi metrici, deno minate mantra (o più co munemente come ṛ ks, "versetto, invocazione"), suddivisi in dieci libri indicat i come mandala (lett. "cicli"), di diseguale ampiezza, struttura e datazione.

Copia e incolla. Inoltre, essendo la Bibbia, il libro di incontrastato successo, il testo per eccellenza, è anche il più copiato, ad es. nella mitologia greca, la mela della Genesi diventa il pomo che Paride consegna ad Afrodite, dea della bellezza, scatenando l‟ira di Era e di Atena. La stessa sfida del volo di Icaro; il Prometeo che sale sul monte Olimpo per rubare il fuoco a Dio; l‟epopea di Gilga mesh, il più grande poema babilonese (che presenta tra l‟altro caratteri assai simili all‟Odissea di Omero), ecc. sono: estrapolazioni interpretative del rammarico di Adamo di non essere co me Dio, della sua pretesa luciferina del voler scavalcare a suo modo il limite della finitezza. Che dire poi della “Donna” a cui si fa riferimento nella Genesi, che in molte culture diventa la Grande Madre, basti pensare “all‟indiana” Maha Devi, letteralmente Grande Madre o Grande Dea, che rappresenta l‟energia divina fe mminile capace di generare la vita nel cosmo (probabilmente in India il “Facciamo l‟uo mo a nostra immagine e somiglianza” si è voluto concepire come l‟equivalente di un atto sessuale coniugale tra il Dio maschile e femminile finalizzato alla creazione, d‟altronde il “Principio maschile e femminile” lo ritrovia mo in tutta la cultura dell‟Estremo Oriente). Lei è anche la personificazione della compassione che si fa tramite tra l‟umano e il divino ed è la consorte complementare di una divinità maschile, ecc. Tutti i libri mitologici, anche quelli considerati sacri, sono scopiazzati dalla antecedente tradizione orale e scritturale biblica, semplice mente perché questa narra senza fronzoli (dispersivi e confusionari), ma con particolari densi di significato, la storia di una minoranza (quella ebraica) all‟interno del popolo sumero (la più antica civiltà). Meglio, narra che il popolo ebraico partì dalla città sumerica di Ur, di origine antichissima (quarto millennio a. C.), diretto verso la Palestina (la terra di Canaan, il maledetto), sotto la guida del suo capo tribù, il patriarca Abra mo, intorno al secondo millennio (2.000) a. C. 275


“Glorioso, tu sorgi all‟orizzonte del cielo, o vivente Aton, creatore della vita. Quando sei sorto sull‟orizzonte orientale colmi ogni luogo della tua bellezza. Tu sei meraviglioso grande e radioso, alto su ogni terra. I tuoi raggi raggiungono tutti gli spazi che tu hai creato. Tu sei Ra e così raggiungi tutti i loro confini, delimitandoli per il tuo amato figlio. Sebbene tu sia lontano, i tuoi raggi ricadono sulla terra. Sebbene tu sia visibile, non lo è il tuo movimento”. Questo è il grande inno ad Aton, il cui testo fu scolpito nella to mba di Ay, breve successore (fu per soli 4 anni faraone d‟Egitto) al trono di Tutankhamon (1371-1352 a. C.). Alcuni di coloro che lo hanno letto sono stati colpiti dalle analogie col Salmo biblico 104. Ad Ay successe il generale Horemheb e dopo di lui i faraoni ra messidi che sostituirono il culto a una sola divinità, il disco solare Aton (promosso dall‟anticonformista ed “eretico” faraone Akhenaton morto nel 1344 a. C.), ristabilendo i tradizionali dei del panteon egiziano. L‟atonismo è stato spesso considerato e osannato co me la prima religione monoteista, una sorta di anticipazione intelligente del Giudaismo e delle altre religioni monoteiste. Domanda: perché non può essere viceversa? Perché non può essere stata la cultura ebraica ad influenzare quella egizia? Visto che Abramo era di Ur della Caldea, in Bassa Mesopotamia, quindi un sumero (in pratica un ex pagano) e il popolo sumero è stata la prima civiltà della storia umana in quanto tra l‟altro inventrice della prima vera forma di scrittura? Fu grazie ai Sumeri, il cui influsso giungeva attraverso il Mar Rosso anche fino alle coste della terra del fiume Nilo, che dal terzo millennio prima di Cristo in Egitto fiorì una splendida civiltà, basata soprattutto su agricoltura e commercio. Rispetto a quella dei Sumeri, la successiva civiltà egiziana presenta subito una differenza sostanziale: mentre i progrediti sumeri erano però divisi in città-stato, gli egiziani (secondo la Bibbia, discendenti di Cam, il figlio che Noè maledisse insie me al nipote Canaan) si riunirono ben presto in un solo grande regno sotto la guida di un re chia mato faraone (che non a caso vuol dire Casa grande). Questa unità politica però fu certamente favorita dalla struttura geografica dell‟Egitto: la lunghissima lingua di terra fertilizzata dal Nilo era assai stretta. Intorno, da entrambe le parti, si estendeva il deserto, che costituiva una formidabile difesa naturale dalle invasioni straniere. L‟Egitto, pertanto, per una fortuita situazione geografica, poté organizzarsi e svilupparsi, acquistando quella stabile unità che i Sumeri, anche per opposta situazione territoriale, non riuscirono mai a raggiungere. Proprio questo fatto (non per altri fattori) spiega l‟eccezionale durata della civiltà egizia (camitica): 3 millenni, un periodo di tempo lunghissimo se si considera che è più della metà dell‟intera storia dell‟ umanità dopo l‟introduzione della scrittura (che segna convenzionalmente la fine della preistoria). Come allora si può ben co mprendere: La Bibbia non narra di cose “campate in aria” ma di situazioni concrete. Essa si limita solo a dare la spiegazione religiosa di fatti storici inseriti da Dio nel suo piano di salvezza. Un piano che seppur con “lentezza biblica” (di certo non voluta ma sopportata dal Creatore), potrà finalmente partire con una certa decisione solo nell‟ambito della prima civiltà: quella sumerica. Nell‟ambito, cioè, di un popolo che finalmente penserà più a costruirsi che a distruggersi, più a lavorare che a guerreggiare, più a stanziarsi che a “padroneggiare” e “predoneggiare” in nome e per conto di presunti dei. Gli altri popoli, dunque, hanno 276


solo potuto apprendere e magari rielaborare a modo loro (in regresso o in progresso) tutti i segreti della più antica cultura “letteraria” e tecnologica: primo dono di grazia di Dio fatto alla discendenza di Sem in attesa della sua rivelazione ai figli di Eber (a cominciare da Abramo). Da quanto sopraddetto risulta dunque importante organizzare corsi di esegesi dei Sacri Testi o cercare di sfruttare le omelie per erudire “sul serio”, che vuol dire evitare che si formino i “letteralisti” (i fondamentalisti del testo), cioè coloro che si fermano alla lettera senza cercare di capire il senso del messaggio alla luce del fine salvifico, per cui si scandalizzano facilmente e pregiudizievolmente, in quanto non sono stimolati a comprendere i contesti storici e la situazione psicologica di patriarchi e profeti. Ciò serve anche per evitare che si parli a sproposito di linguaggio figurato come avviene quando si vuole eliminare il soprannaturale dai Sacri testi (per es. considerare la stella che guidava i Magi come un fenomeno astronomico) riducendolo a fenomeno naturale straordinario: cosa che cercano di fare per motivi vari i “naturalisti” (i razionalisti o meglio i normalizzatori) del testo. “Saper leggere la scrittura di un cartellone pubblicitario e le nuvolette dei fumetti, ma non saper comprendere il lessico di un poema, questa non è alfabetizzazione”. Le parole del premio nobel per la letteratura Nadine Gordimer (sudafricana), riferite sì alla “sua” Africa, sono però estensibili ad ogni comunità, comprese quelle cristiane.

La Bibbia ha sempre ragione! La parola di Dio è viva, efficace…scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12). Il bestseller di tutti i tempi e in particolare il Vangelo, è Potenza dell‟Eccelso, perché non solo ci propone un modello nuovo di vita ma ci dà anche la forza per viverlo e annunciarlo nonostante si sia circondati da putridume e sudiciume. Il te mpo non è eterno, come lo spazio non è infinito, ide m l‟energia: non vanno, infatti, oltre l‟Universo. Ebbene la Bibbia si occupa proprio di dare una spiegazione a questo oltre (la cosiddetta trascendenza) senza tuttavia essere mai in contraddizione con questa realtà conosciuta e sperimentabile dai naturali e artificiali strumenti umani (la cosiddetta immanenza). La Bibbia non è un libro di consultazione per idee e spiegazioni scientifiche, può però legittimamente servire al credente raziocinante per verificare se vi siano affermazioni essenziali alla Fede che presentino qualche inco mpatibilità logica insanabile. Ebbene ad oggi non ve ne sono, semmai si assiste alla scoperta di un numero crescente di co mpatibilità (analogie), prima ignote. Il modello dell‟Esplosione Primigenia è forse il più eclatante. Un'esplosione iniziale di spazio/te mpo ed energia; non di energia nello spazio/tempo preesistente, perché come ha insegnato A. Einstein: senza energia non vi è spazio. Con il B. B. (Big Bang = Grande Esplosione) è comparsa una colossale quantità di energia allo stato puro. 277


Secondo la vecchia definizione sempre valida, l‟energia è capacità di lavoro. La storia del Cosmo è la realizzazione progressiva di queste capacità: con la formazione continua di strutture complesse in tutti e tre i regni della natura. Tutte queste però sono incapaci di mantenersi o rigenerarsi da sole. Sono destinate quindi alla degradazione (destrutturazione) ma non all‟annullamento, perché: “L'energia questa è e questa rimane”, “nulla si toglie, nulla si aggiunge” come affermato dal Primo Principio della Termodina mica di lord Kelvin.

Le parole dell‟introduzione al Ramayana. Considerato il libro sacro del Brahmanesimo. Chi in tutta la sua vita si sazia bevendo l‟immortale bevanda del Ramayana deve essere salutato come uo mo sapiente immune da colpa. No invece! La nostra non è la religione di un manoscritto, fosse anche il più antico, fosse anche il Libro dei libri, ma è il contemplare la persona che ha adempiuto alle promesse antiche registrate nel Libro dei libri e non solo.

La biblioteca di Babele. Jorge Luis Borges. …Sappiamo anche di un'altra superstizione di quel tempo: quella dell‟Uomo del Libro. In un certo scaffale d‟un certo esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario l‟ha detto ed è simile a un dio…Non mi sembra inverosimile che in un certo scaffale dell‟universo esista un libro totale, prego gli dei ignoti che un uo mo, uno solo, e sia pure da migliaia d‟anni (!), l‟abbia trovato e l‟abbia letto. Se l‟onore e la sapienza e la felicità non sono per me, che siano per gli altri. Che il cielo esista, anche se il mio posto è all‟inferno. Ch‟io sia oltraggiato e annientato, ma che per un istante, in un essere, la Tua enorme Biblioteca si giustifichi. Affermano gli e mpi che il nonsenso è normale nella Biblioteca e che il ragionevole (co me anche l‟umile e semplice coerenza) è una quasi miracolosa eccezione. Borges stesso dichiarò: “in questo racconto e, spero, in tutti i miei racconti, vi è una parte intellettuale ed una parte più importante, direi il sentimento della solitudine dell‟angoscia, dell‟inutilità, del carattere misterioso dell‟universo, del tempo e, quello che è più importante, di noi stessi, anzi dirò: di me stesso”.

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Itinerario biblico. La Parola dell‟Autore degli autori è viva, attuale ed efficace ancor oggi per tutti gli uo mini e ci invita al passaggio indispensabile attraverso lacrime, sangue e sudore dalle ristrettezze, schiavitù e libertinaggi alla libertà dei figli beneamati. A tutti, dal deserto al giardino, ripropone, con un percorso sia fisico che simbolico, l‟itinerario del popolo di Israele. Il passaggio dal deserto, luogo “di serpenti brucianti e di scorpioni, di sete, in cui non v‟è acqua” (Dt 8,15), al giardino della terra Promessa, la terra in cui scorre latte e miele, la più bella tra tutte le terre” (Ez 20,6-15). Ovvero il passaggio dal deserto della desolazione, del peccato e della separazione da sé, dai fratelli e da Dio al giardino dell‟incontro e dell‟intimità: un “viaggio”, quello proposto dall‟Autore, che tocca luoghi inaspettati, ripercorsi, falsi, riorientati, sospesi, contraddittori, ostacolanti. Luoghi, in realtà, che non si esauriscono in un semplice “dove” geografico e spaziale ma che, al contrario, si arricchiscono e si trasformano in un continuo divenire di simboli, di immagini, di metafore e di figure inafferrabili nella loro nuda lettera e rappresentazione naturale, eppure efficacemente incisive nella vita spirituale dei personaggi che si trovano coinvolti nel cammino della loro salvezza. Nel cammino per divenire persone: in un continuo passaggio e ripassaggio dall‟anima dei luoghi al luogo dell‟anima. Un esempio in tal senso è il cammino del profeta Elia. Quello di Elia è un cammino paradossale, che esprime, proprio attraverso il paradosso, il mistero apparente di Dio: egli uccide i profeti di Baal sul monte Carmelo, ma ridà vita al figlio della vedova (non giudea ma) pagana di Zarepta, provoca la carestia, ma dà farina e olio alla vedova e nella siccità un torrente (addirittura !) lo disseta; è il pane (portato da un Angelo) che nel deserto (spaziale, spirituale e umano) lo fa camminare verso il monte Oreb, si nasconde, ma fa rivelare Dio; Dio gli si rivela, ma è nascosto nel silenzio. E' proprio nella sua spettacolare e prevista sparizione che si verifica il compimento, là dove la dimensione dell‟invisibile prende totalmente il sopravvento. Ciò perché già precedente mente, sia nel succedersi del quotidiano che negli avvenimenti straordinari, Elia (seppur tra alti e bassi spirituali) aveva lasciato progressivamente posto al Grande Scrittore della storia umana: all‟Unico Scrittore in grado di scrivere diritto sulle righe storte. “La lettura della Bibbia deve diventare lampada per i passi nel ca mmino della vita, acqua che disseta la gola riarsa dell‟anima, pioggia che feconda i deserti della storia, martello che spacca le incrostazioni della superficialità e del nostro peccato, spada che penetra nel midollo delle ossa per farle fremere, miele che addolcisce le nostre intime amarezze. Ma questa Parola, che è divenuta Scrittura, è anche per chi non crede una sorta di stella polare per comprendere la nostra cultura occidentale, se è vero, come afferma il grande artista Marc Chagall, che i pittori hanno intinto per secoli il loro pennello in quell‟alfabeto colorato di immagini, storie e simboli che è la Bibbia. Essa è una stella anche per la stessa etica sia dei credenti sia degli indifferenti, è un monito che inquieta le coscienze addormentate” (mons. G. Ravasi).

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Non per essere servito, ma per servire. Sul retro dei libri che si trovano in libreria spesso c‟è il riassunto del libro. Una frase di Gesù Cristo, scritta nel vangelo secondo Giovanni, è considerata da tanti come il cuore della Bibbia; il vangelo in miniatura. E‟ così semplice che un bambino la può comprendere, eppure contiene verità della redenzione così profonde e meravigliose. Ecco cosa dice il Re dei re: “Dio ha tanto amato il Mondo, Che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la Vita Eterna”. Analizzata parola per parola troviamo: Dio (Colui che ama di più) Ha tanto amato (il più alto grado) il Mondo (il più grande numero) Che ha dato (il più grande atto) il Suo Figlio Unigenito (il più grande dono) affinché chiunque (il più grande invito) Crede (la più grande semplicità) in Lui (la persona più importante) non perisca (la più grande sciagura) ma (la più grande differenza) Abbia (la più grande certezza) la Vita Eterna (il più grande possesso). Non c'è da sorprenderci che questo versetto esprima in modo sintetico tutta la storia della Bibbia. Dio ha creato l‟uo mo per avere un rapporto intimo con lui. Lo creò maschio e femmina, perché non era bene che il maschio fosse solo e li sposò. Adamo ed Eva godevano di tutti i beni che Dio aveva messo sulla terra; ma, in un mo mento di orgoglio, desiderando di essere come il loro Creatore, decisero di disubbidirgli e mangiare del frutto proibito. Ci si potrebbe chiedere: “perché Dio ha messo il frutto proibito nel Giardino dell‟Eden?” La risposta è semplice. Un amore non messo alla prova non ha valore. Prendere o non prendere il frutto proibito dimostrava se la 280


prima coppia a mava Dio realmente o no. Infatti, hanno dimostrato con il loro peccato, che non l‟amavano. Se avessero amato Dio gli avrebbero ubbidito: ma la storia non finisce qui. Subito dopo il peccato, l‟Autore di questa incredibile storia, che è la vita terrestre, pro mise che avrebbe mandato un Salvatore per liberarli dalla condanna auto inflitta della morte. Questo Salvatore sarebbe nato da una donna per essere uomo come noi. Egli ha lasciato il Suo trono nel cielo e si è spogliato di tutta la Sua maestà! Ricchissimo in potenza, gloria ed onore si è fatto povero per noi. L‟onnipotente Sovrano è venuto non per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto. Un giudice, noto per la sua rigorosa applicazione della legge, ebbe come imputato il proprio figlio. Il ragazzo era stato giudicato colpevole e i giornalisti erano accorsi numerosi per sentire quale sentenza avrebbe emesso suo padre. Il giudice sentenziò che suo figlio doveva pagare tutto quello che la legge prevedeva perché ciò era giusto, ma poi spinto dal suo amore egli stesso pagò il debito. Così fece il genitore per noi. Non potendo pagare il nostro debito davanti a Lui, in Cristo ha pagato per noi facendo cadere su Gesù la nostra condanna (l‟eterna compagnia di satana) per chi crede nel suo perdono e nella vita eterna. Un oratore evangelico iniziò il suo discorso tenendo in mano una banconota da 20 euro. “Chi vorrebbe questi 20 euro?” chiese. Tutto il pubblico alzò una mano. Poi disse: “Darò questi 20 euro a uno di voi, ma prima permettete mi di fare questo”. Accartocciò la moneta tra le mani comprimendola quanto possibile e poi chiese: “Ora chi vuole questi soldi?”. Le stesse mani si alzarono di nuovo. “Beh”, replicò “e se faccio questo?”. Fece cadere per terra la banconota e la calpestò con una scarpa. Si piegò e la riprese tutta sporca e spiegazzata. “Ora chi la vuole?”. Di nuovo tutte le mani si alzarono come prima. “Avete imparato una lezione molto importante” disse l‟oratore. “Nonostante ciò che io abbia fatto alla banconota, tutti voi valete, perché non ha perso il suo valore. Vale ancora 20 euro. Tante volte nella vita siamo co me questi soldi sgualciti e buttati per terra, calpestati e infangati dalle decisioni che prendiamo o dalle circostanze della vita. Ci sentia mo come se non avessimo nessun valore. Ma qualunque cosa tu abbia fatto della tua vita, non perderai mai il valore che hai al cospetto dell‟Autore della vita. Sporchi o puliti, spiegazzati o perfettamente lisci siamo di un valore inestimabile per il Papà celeste. Nell‟ A. T., ma soprattutto nel Vangelo, scopriamo che siamo molto peggio di quanto abbiamo pensato e molto più amati di quanto abbia mo sognato ! Dio vede la nostra vita. Sa perfettamente ogni cosa che abbiamo fatto d i sbagliato e di male ma ha dimostrato il Suo amore per noi morendo sotto la croce di tutti peccati al posto nostro. La passione gerosolimitana ha indagato, scovato e fatto uscire fuori tutto il male che albergava nel cuore degli uomini e dei diavoli. Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia la vita eterna. E‟ difficile credere che ancora oggi esistano tribù su remote isole che vivono come nell‟età della pietra. Nel 1962 una coppia decise di abitare con i Sawi della Nuova Guinea, cacciatori di teste e cannibali, che valutavano il tradimento sopra ogni altra “virtù”. Non conoscevano il ferro. Le loro accette e i loro coltelli erano fatti di pietra. Questo popolo credeva che la migliore festa fosse quella di mangiare i loro nemici. 281


Poco dopo il loro arrivo una tribù nemica trattò da amico uno dei Sawi. Gli dissero che egli poteva essere il portatore di pace fra le 2 tribù. Il guerriero era orgoglioso del suo nuovo alto rango. La tribù lo riceveva con fasto cerimoniale. Un giorno si era fatta una festa speciale per lui. Fu ucciso, arrostito e mangiato. Il tradimento era la loro più alta virtù. La tribù dei Sawi amava sentire la storia della crocifissione di Gesù, aspettando impaziente il momento in cui Giuda tradisce Gesù con un bacio. Battevano le mani di gioia per Giuda. Non molto tempo dopo una tribù ne mica attaccò i Sawi lasciando tanti morti. Seguirono molte settimane di combattimenti. Infine, il capo della tribù Sawi volle fare pace ed era pronto a pagarne il costo. Tutti i guerrieri delle tribù in guerra erano in fila, uno davanti l‟altro. Il capo della tribù prese il suo neonato figlio primogenito dalle braccia di sua moglie. Lei cadde a terra, piangendo di dolore incontrollabile. Poi, il capo camminò lungo la fila dei suoi guerrieri ed ognuno di loro mise una mano sul bimbo. Attraversò lo spazio che divideva le 2 tribù. Si fermò davanti al capo nemico e mise suo figlio nelle braccia del suo nemico. Con il bambino in braccio il capo ne mico camminò lungo la fila dei suoi guerrieri e tutti misero una mano sul neonato. Quando l‟ultimo lo toccò tutti si girarono e fuggirono nella giungla portando con sé il bimbo. Il figlio era andato. Mai più sarebbe stato riportato ai genitori addolorati. Il capo della tribù Sawi quella sera diede questa spiegazione alla coppia venuta a vivere con loro: “Ho offerto mio figlio come “figlio della pace” per le nostre tribù. Per tutto il tempo che mio figlio vive, ci sarà pace tra le nostre tribù. Se muore, la guerra riprenderà. Se qualcuno lo uccide quello sarà ucciso”. In un certo modo Gesù Cristo è il “Figlio della Pace” che il Padre nostro mandò più di 2.000 anni fa. L‟uo mo per natura è in ribellione e guerra contro Dio. Ma Dio mandò Suo Figlio per fare la pace tra Sé e noi. In una profezia, circa 700 anni prima della nascita di Gesù, il profeta Isaia scrisse: “Poiché un bimbo ci è nato, un figlio ci è stato dato e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all‟impero e una pace senza fine, mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del Signore delle moltitudini”. Come i guerrieri misero la mano sul bimbo per indicare che lo accettavano come loro Figlio della Pace, anche noi dobbiamo ricevere Gesù quale Signore, Salvatore e Principe di pace: per essere in pace con Dio. Ricordando che la pace con Dio non è una cosa che dobbiamo meritare o guadagnare, ma un dono che si riceve liberamente se lo voglia mo. Gesù promise: “Vi lascio la pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti”. Questo racconto inoltre è l‟ennesimo esempio del fatto che quando i racconti “biblici”, scritti od orali che siano, vengono “ manomessi” e deturpati per soggiacere ad egoismi personali o di una comunità: non ci si può aspettare niente di buono nel proprio futuro e/o in quello di una collettività. I preistorici “dell‟era moderna” sopraddetti, non sono altro che gli eredi “ maledetti” dai loro altrettanto arcaici progenitori, i quali preferirono la loro preistoria al divenire storico, cioè preferirono tramandare la loro storia di ribellione invece della Storia della Salvezza diffusa su tutta la Terra, nei te mpi più antichi dell‟umanità, dal popolo abramitico, dai discendenti semitici di Abramo. 282


No! Lui non marcisce come un foglio di carta, o una piastrina di silicio. Il cristiano deve sempre ricordarsi che la sua non è la “ religione del libro”, per cui non deve prostrarsi davanti al prodotto di un torchio tipografico e neanche adorare la sua versione elettronica miniaturizzata in un “chip”, ma deve contemplare l‟Amore crocifisso, perché si è fatto persona umana. E‟ vero: la persona appesa alla croce rivela l‟ampiezza, la lunghezza, l‟altezza e la profondità di un a more che sorpassa ogni conoscenza e ci ricolma di tutta la sua pienezza (da Efesini 3,18), della pienezza di un Dio che si è fatto uno di noi. La Sua resurrezione ci dà questa certezza: nonostante tutta l‟oscurità che vi è nel mondo, il male non ha l‟ultima parola. Allora per onorare e rispettare Dio e noi stessi ogni giorno ci dobbia mo imprimere, nel cuore, il principio: “io sono tuo fratello, tu sei mio fratello”, una legge spirituale che è stata ben analizzata ne “Il cappotto” di N. Gogol, uno dei racconti di morale laica più belli e famosi della letteratura russa e mondiale. L‟amore per Dio e per il creato finisce così per diventare inevitabilmente anche amore per il bello, che è il fare del bene al nostro prossimo non certo nelle arti sacre come dimostrano non solo il volto dei santi raffigurati ma anche gli affreschi, i mosaici, le statue, i bassorilievi, i dipinti, ecc., presenti in tutti gli architettonici edifici di culto soprattutto cattolici e bizantini. Tutto l‟ambito ecclesiastico è sempre stato intessuto e foriero di “rinascimentali belle arti” che non ristorano, non rincuorano e non catechizzano l‟anima ma la sottraggono dall‟attenzione per il bisognoso. C'è infine da ricordare un uso illecito della Bibbia quando, per conoscere l‟ignoto e il futuro, la si usa come scorciatoia magica: è la divinazione; la Bibbia come strumento divinatorio. Le tecniche divinatorie sono tantissime, fra queste c'è anche la bibliomanzia, che ritiene la Bibbia testo privilegiato per conoscere l‟ignoto. Si crede che, aprendo una sua pagina a caso, è possibile conoscere una risposta “divina”, puntando il dito sulla prima frase che capita sott‟occhio. C'è qualcosa di male? Sì, e molto, perché nella bibliomanzia si mette Dio al servizio dei capricci dell‟uomo, pretendendo che egli dia risposta dettagliate su ogni do manda che noi gli poniamo. Qui la Bibbia non è più “via” per andare a Dio, ma “strumento” per far sì che Dio risolva comunque i nostri problemi, seri o futili, morali o materiali (è tipico della magia prescindere dalla moralità dell‟operatore). Che dire di quei cristiani che abitualmente ricorrono a frasi bibliche prese a caso per trarne luce, spunto di meditazione o preghiera? Molto dipende dallo “spirito” con cui lo si fa. Se è fa miliarità con la Parola, se è vero ascolto umile e non pretenzioso, si può solo attingere e dissetarsi abbondantemente a questa Fonte Inesauribile di conoscenza di 283


noi stessi e dell‟ Assoluta mente Altro. Ma se lo si fa per gioco, o ritenendola risposta perentoria a quesiti concreti, sta solo a significare che siamo sotto l‟ influsso satanico. Nell‟ambito dell‟essoterismo biblico, però, il peggio del peggio lo si è raggiunto con la cabala (termine derivato dall‟ebraico qabbalah: ricezione, tradizione), usato a partire dal sec. XII d. C., per indicare un complesso di dottrine occulte, ritenute di origine mistica, su Dio e l‟universo, rivelate in tempi antichissimi a una cerchia ristretta (ovviamente) di persone e tramandate poi di generazione in generazione solo ai soliti pochi (o meglio poco) illuminati. E pensare che il pensiero cabalistico ha avuto cultori e studiosi quali Avicenna (uno dei purtroppo rari esempi di filosofi musulmani aperti alle influenze esterne), Pico della Mirandola, Paracelso. Dalla Lettera agli Ebrei (5,7-9). “Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte, e fu esaudito per la sua pietà, pur essendo Figlio, imparò tuttavia l‟obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto (per la sua missione), divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono”.

In principio vi era la felicità… “La superbia è un delirio, in quanto è una sovrastima di sé accompagnata da una sottostima per gli altri” (B. Spinoza 1632-1677). La superbia (il voler essere Dio al posto di Dio) in luogo della lode e del ringrazia mento, è detta colpa originale, perché è l‟origine di tutti i peccati e del Creato infermo e lamentoso, ovvero della disarmonia tra regno umano, animale, vegetale, minerale e angelico. L‟umanità auto-divinizzata, nel post-peccato originale, non è stata abbandonata a se stessa dal materno Padre. Al suo infernale “uomo lupo all‟uomo” (che ne avrebbe causato l‟estinzione totale e perpetua), Egli cerca di castigarla ( renderla casta) con una croce (es. vecchiaia, malattia, fatica, solitudine, morte carnale), che non è mai superiore alle sue forze, affinché gli uomini sentano il bisogno di riallacciare il rapporto interrotto a causa dell‟invidia di non essere come Dio. Nessun buon padre di famiglia prova piacere a castigare i propri figlioli: figuria moci quello Celeste che da ogni male vuol trarne il bene. Egli, che non è sparagnino, ha dovuto ricreare un mondo imperfetto con la carne mangia carne, affinché non adorassimo quest'universo e cerca di tenerci a pane e acciughe, perché appena stiamo bene, con stomaco e portafogli pieno: lo rinneghiamo, disfacendo i Suoi piani su di noi. Infatti, siccome sia mo ripiegati sui nostri interessi terreni, solo i bisogni essenziali ci fanno rientrare in noi stessi (tornare alla “casa del Padre”), snebbiando la mente. Ci fanno dire: perché lo hai fatto? A Lui è bastata la seppur parziale umiliazione di un solo uomo: Noè (dal cui figlio Sem discende il popolo semitico), per ricominciare la pedagogica (lenta e paziente) rivelazione del suo amore per noi, che doveva avere il suo culmine con l‟incarnazione, in altre parole con la 284


condivisione delle sofferenze morali e carnali, affinché nessun eletto dubitasse del Suo Amore. La croce (l‟umiliante correzione) abbracciata (accettata) non opprime, ma è la prova dell‟Amore. La Sua benedizione è proporzionale alla nostra adesione al Suo progetto, che passa solo attraverso il rigetto dell‟autosufficienza, perché ci vuole ridonare la dignità che abbiamo voluto perdere. Ad es. il pio Abra mo non volle rispettare i tempi della promessa di Dio e volle avere un figlio dalla sua serva, invece che dalla moglie, con la conseguenza che nacque Ismaele (Isla m), nemico acerrimo d'Israele, ossia della discendenza d'Isacco, il figlio pro messo.

“Ci deve essere un‟altra soluzione a questa guerra”. E‟ la “frase” del film “Il giardino di limoni” del regista Eran Riklis, (po)etico cineasta che lavora al tavolo della pace con la forza della sua arte. Ne “La sposa siriana”, il conflitto tra Israele e Siria passava sotto la lente di ingrandimento di un matrimonio misto, fedele alla quotidianità individuale che si fa collettiva e al personale che si fa politico, invece per quello tra Israele e Palestina usa una lite tra vicini. Molto particolare, visto che il confine delle due proprietà in questione divide Israele e Cisgiordania e che alla vedova araba Salma Zidane (nomen o men?) si contrappone addirittura il ministro della Difesa nemico. Tra loro un innocuo giardino di limoni: per lei, unico sostentamento ed eredità (morale e materiale) dell‟amato padre…le sue stesse radici; per lui, pericolo di infiltrazioni terroristiche, per cui vuole espropriarlo in attesa del famoso Muro. Riklis con liris mo, ironia e acume, racchiude in pochi metri quadrati il conflitto mediorientale: il più conosciuto e strumentalizzato. Lo fa senza moralis mi e con onestà intellettuale (con obiettività). C'è l‟occupazione dei territori, gli amici che si fanno vivi con Salma solo per consigli bacchettoni non richiesti, il ministro parvenu che difende gli alberi dei coloni, ma non quelli della vicina, dove l‟erba, peraltro, è sempre più verde. Vediamo, però, anche l‟Israele democratico che permette a Salma di lottare (faticosamente) per i suoi diritti (e cofinanzia questo film). Nel film infatti Salma non si dà per vinta e porta la causa in tribunale. L‟amicizia inaspettata della mo glie del ministro israeliano, mossa dalla solidarietà femminile, e l‟amore del suo giovane avvocato riescono a sostenerla in una sfida che sembra a tutti impossibile: vincere con le armi della democrazia…e dell‟amore. Quanto detto è il sunto di una recensione cinematografica apparso nella pagina degli spettacoli di un tabloid, un articolo giornalistico senza ovvia mente la chiusa che avrebbe dovuto avere, cioè: se questi 2 popoli non riconosceranno Gesù come Dio, non avranno mai pace. Il giardino di limoni rappresenta anche uno degli “infiniti” luoghi che segnano lo scontro tra umanità, dove i limoni sono co me bombe e lo steccato è un confine durissimo da superare. Le speranze esistono, ma diventano sempre più sottili, flebili e in questo micromondo, come nella generale realtà, un piccolo passo è molto complesso da compiere: perché manca il modello di Cristo che

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sulla Croce ha perdonato i suoi ne mici e invocato per i suoi nemici anche il perdono del Padre. “Non paragonate la situazione dei palestinesi con quello che è accaduto agli ebrei sotto il terzo Reich, lo chiedo co me favore personale, non chia matela Shoah palestinese, non fate questo errore”. (David Grossman scrittore israeliano). “Scopo di satana è quello di distrarci, di distoglierci dallo scopo per cui sia mo venuti al mondo: quello di conoscere, amare e servire Dio” (Rabi a al-Adawiyya).

La dolce sottomissione all‟Amore. “Agape” è la parola greca usata nella Bibbia per indicare l‟amore incondizionato di Dio per il suo capolavoro: la coppia umana, i 2 poli sessuali dell‟uo mo. Il Creatore ha perdonato le sue creature umane (e animali che hanno contribuito al verificarsi della “caduta ancestrale”) che lo volevano “uccidere” su istigazione dell‟insinuatore demoniaco, ma essi non sono rinsaviti; li ha allora castigati per salvarli da loro stessi, ma essi non hanno compreso. Allora l‟Unico Innocente ha tentato l‟ultima pazzia d‟Amore: ha castigato se stesso !? Cumulando su di sé tutte quelle sferzate d‟Amore che ha inferto alle sue creature di ogni tempo e luogo. Solo così facendo, parte dei terreni e degli spiriti avrebbero capito e scelto di diventare suoi figli, simili al Creatore aspirante Padre. Si è insomma martoriato e fatto martoriare in modo infinita mente superiore rispetto a quei genitori lacrimanti che si percuotono a sangue o si fanno percuotere a sangue: per scuotere con la pietà, il figlio ostinato al male. Che grande Creatore! Offeso, non ha offeso, ma ha aiutato col suo immenso dolore chi l‟ha offeso!! Sebbene il suo perfetto amore fosse stato tradito e il suo capolavoro fosse stato rovinato, l‟Ammirabile non ci abbandonò, anzi fece una promessa di vita. Promise che ci avrebbe mandato qualcuno che avrebbe annullato la nostra condanna a morte e avrebbe cancellato l‟onta della nostra sconsiderata disubbidienza. L‟Eterno parlò a lungo di questa pro messa, attraverso: le leggi date al popolo eletto, i canti dei poeti, la sapienza dei saggi e gli oracoli dei profeti, riportati nelle Sacre Scritture. Il Padre ha tanto amato chi l‟ha ripudiato, da dargli in pasto il suo unico Figlio, affinché chiunque rimanga ammirato, commosso e sottomesso dal Suo amore: non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16). Ognuno riceve da Dio castighi e talenti secondo le proprie capacità, che non sono frutto di una scelta a casaccio ma delle scelte fatte dai nostri avi fino ai nostri genitori. Noi sia mo il prodotto aritmetico dei pregi e difetti dei nostri ascendenti. Se, cioè, sapremo trafficare bene col bene, le nostre qualità e fragilità, doti e manchevolezze Dio ci darà il possesso su molto, fino ai confini dell‟Universo riglorificato, nel nome di suo Figlio che ci ha aiutato a portare le nostre forze e debolezze. Ciò che Dio ci dà si moltiplica donandolo. Ecco perché bisogna sempre offrire per la Sua causa sia le nostre gioie che le sofferenze.

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La Torre del Gregge. Padre C. de Foucauld scriveva alla sorella: “Ricordi i Natali della nostra infanzia? Sono dolci me morie che fanno bene tutta la vita. Dona ai tuoi figli un bel Natale e fa tutto il possibile perché le feste natalizie siano per loro liete, tali da lasciare nel loro animo un ricordo incancellabile, d‟una soavità infinita… Natale, notte di speranza e festa d‟amore. Per chi vivrai tu, questa notte? Per te solo? Pover‟uo mo! Per i tuoi cari, per i tuoi figli? Questo è bene, ma non basta… Natale deve essere un atto d‟amore universale. Per tuo merito, in questo giorno, un vecchio non sarà più solo, un ragazzo sorriderà…”. Di Raoul Follereau (“l‟amico dei lebbrosi”), dal libro “La sola verità è amarsi”. In quella storica, soave, limpida e freddolosa notte di più di 2.000 anni fa, niente sembrava indicare una svolta così grande: l‟immanente stava per realizzare la sua meta trascendente: tutte le cose stavano per essere ricapitolate (riordinate) nel Dio fattosi uomo. A poca distanza da Betlemme (e dalla cosiddetta valle dei pastori) si ergeva la città di Gerusale mme, con i suoi imponenti edifici, tra i quali in assoluto spiccava il tempio dell‟unico vero Dio, sulla sommità del monte Sion. Lì, i sacerdoti semplici e sommi, rivestiti di ricchi paramenti, offrivano un culto esteriore all‟Inco mmensurabile, tra nuvole d‟incenso e aromi. Lì, gli ipocriti farisei vi andavano per pura vanagloria ed esibizionismo religioso (in cerca di onori). Sempre lì, gli scribi più benestanti e i dottori della Legge (molti dei quali pieni di arroganza derivata dalla loro fatua conoscenza scientifica e religiosa) studiavano le scritture, nei vecchi rotoli di pergamena, cercando di decifrarne i più oscuri passaggi, soprattutto quelli che profetizzavano la venuta del Messia. Eppure non è stato nel recinto sacro del tempio che si sono decisi i destini dell‟umanità. Oppure nei templi dedicati ad Afrodite, Venere, Astante, Melita, Baal, Cibele, ecc. Neppure nei palazzi di Erode il grande, di Quirino il governatore o di Cesare Ottaviano, l‟Augusto imperatore di Roma. E' stato, invece, sulla ruvida paglia di una mangiatoia, dove, grazie al te mpio di carne offerto da una immacolata, intelligente e fiduciosa donna la creazione si è unita al suo Artefice, nel modo più intimo, misterioso e bello. Non è curioso? Nessuno di noi saprebbe chi è Erode il grande o suo figlio, altrettanto sciocco e presuntuoso o Ponzio Pilato, se non fosse perché il loro nome è finito quasi casualmente nel racconto delle vicende di un certo falegna me della sconosciuta Nazareth. Così è, così vuole Dio, che rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. A celebrare il Divino Infante, ignorato da coloro che detenevano il potere temporale, vi erano solo un relativamente piccolo e incompreso numero di persone: alcuni analfabeti, come i pastori di greggi, altri dotti come i 3 re magi ( regnanti, sacerdoti e astronomi del loro piccolo popolo mazdeista), orientali (mesopota mici e persiani) e i loro servitori, ma tutti accomunati dall‟essere animati da un' ispirazione di Carità, Ringraziamento ed Esultanza per la presenza di quel Pargoletto Poverello. Davanti al quale vengono profeticamente deposti l‟oro della regalità, l‟incenso della divinità, la mirra della sofferenza. 287


Immenso Dio! ...che nonostante un globo te mpestato di obelischi, pira midi, ziggurat, templi, statue, dolmen, menhir, ecc., ha preparato nel corso dei secoli in modo meticoloso e certosino un umile popolo, che all‟interno e all‟esterno della stessa società d'Israele, avrebbe accettato, compreso e testimo niato sinceramente la superiorità e la compassione di Dio senza essere ferito nell’orgoglio. In effetti, ai tempi della venuta di Cristo, nelle ottenebrate culture religiose di tutte le comunità del globo terracqueo, era erroneamente profetizzata la venuta di un dio dalle sembianze umane, generato da una dea madre, salvatore dell‟umanità non dall‟alterigia, ma dal solo dolore fisico. Invece il messaggio di Gesù (figlio Divino di una semplice e umile donna del popolo) era ben altro (basti pensare alla cavalcatura con cui entra a Gerusalemme per smorzare ogni cattivo entusiasmo), vale a dire: che la vita umana non può ridursi ad un attaccamento illusorio ai legami sociali, familiari e nazionali, per i quali si è disposti ad uccidere, rubare e sopraffare, senza godere dell‟esistenza (rosicati dai rimorsi di coscienza) e del rapporto con Maestro Divino interiore (col soffoca mento della coscienza con ogni tipo di stordimento). “L‟uo mo per conoscere la sua grandezza deve provare le sue miserie per non insuperbirsi e per comprendere la sua capacità di bassezza deve percepire la sua altezza per non deprimersi”. (Blaise Pascal). Non fu dunque una coincidenza che Cesare emanasse il decreto di censimento della popolazione in tutto l‟impero, in corrispondenza della gravidanza “straordinaria” dell‟umile prescelta. Questa situazione come ogni evento collettivo e personale rientra nel piano preparato da Dio dopo il disastro iniziale della storia. Una profezia scritta circa 7 secoli prima prediceva che il Messia sarebbe nato a Betleem. Tra l‟altro c‟era una cittadina chiamate Betleem a soli 11 chilometri da Nazaret. Ma la profezia specificava che il Messia sarebbe venuto da “Betleem Efrata”. (Michea 5:2). Partendo da Nazaret, per raggiungere quel piccolo villaggio a sud, sulle strade attuali bisogna percorrere circa 150 chilometri tra le colline (loro ci impiegarono probabilmente 4 giorni). Era lì che dovevano andare, in quanto Betleem era il luogo di origine della fa miglia di re Davide, fa miglia da cui discendevano anche lui e sua moglie. Chissà, forse avranno ripensato più volte alla storia di quel piccolo villaggio. Era davvero troppo insignificante per essere annoverato fra le città di Giuda, proprio co me aveva detto il profeta Michea; eppure era il luogo in cui, più di 1.000 anni prima, erano nati Boaz, Naomi e in seguito Davide. Papa Karol Woityla, parlando del Natale, non quello del consumis mo, ma quello del Figlio di Dio che viene ad abitare tra noi, parlava di Cristo come del “Sole che sorge dall‟alto”. Richiamando le concomit anti origini pagane della festa, affermava che solo Cristo può rispondere in maniera certa e definitiva a quel bisogno di stabilità e a quel desiderio di futuro che gli uomini di allora, impauriti dal perdurare delle tenebre, manifestavano, celebrando il ritorno del “corso vincitore del sole”.

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Trasse conclusioni nel suo cuore. San Francesco d‟Assisi ai suoi fraticelli diceva: “Guardate! Guardate l‟umiltà di Dio, del maestoso Che si fa manifesto nella piccolezza, Che vagisce in una mangiatoia…”. Questo bimbo è nato perché in Maria Fede e Ragione combaciavano perfettamente, in quanto edotta dallo Spirito Santo. Lei, grazie a Dio, venne completamente erudita di Sacre scritture, per cui fu preparata a comprendere chiaramente momento per mo mento il più grande avvenimento storico di tutti i tempi, che lei accettò e visse progressivamente assumendosi onori e oneri per grazia dello S.S. La ragazza comparava quello che aveva studiato con ciò che le stava accadendo; confrontando le due cose, vedeva che coincidevano meravigliosamente, con una luce paragonabile a quella degli stessi Cherubini. Sapeva da Michea (4,8) che il Signore sarebbe venuto nella alta torre di guardia del Gregge (co me protettore dell‟ovile santo dall‟assalto dei predoni) grazie a un maschio concepito da una vergine (Isaia 7,14), in una piccola città di Giuda vicino a Gerusalemme chiamata Betlemme (Michea 5,1), in mezzo a un bue e a un asino ( Is 1,3) e che avrebbe molto sofferto ( Is 52,13; 53,1 ) per stabilire la giustizia (Is 32,1) e la dolcezza (Is 42,1). Inoltre, sin dai suoi inizi, la comunità cristiana ha visto nella personificazione di Israele e di Gerusalemme in una figura fe mminile un significativo e profetico accostamento con la vergine Maria, la quale viene riconosciuta proprio come “ figlia di Sion” e archetipo del popolo che “ha trovato grazia” agli occhi del Signore. Sofonia designa Israele con gli appellativi di “figlia di Sion” e “figlia di Gerusalemme” e viene invitato all‟esultanza: “Rallegrati…grida di gioia…esulta!” (Sof 3,14). E‟ il medesimo appello che l‟angelo Gabriele rivolge a Maria, a Nazaret: “Rallegrati, piena di grazia” (Lc 1,30). “Non temere, Sion” (Sof 3,16), dice il profeta; “Non temere, Maria” (Lc 1,30), dice l‟Angelo. Il motivo della fiducia è lo stesso: “Il Signore tuo Dio, in mezzo a te, è un salvatore potente” (Sof 3,17), dice il profeta: “Il Signore è con te (Lc 1,28), assicura il Messaggero celeste alla Vergine. Anche il cantico di Isaia si conclude così: “Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele” (Is 12,6). La presenza del Signore è fonte di gioia, perché, dove c'è Lui, il male è vinto e trionfano la vita e la pace. Da sottolineare, in particolare, la stupenda espressione di Sofonia, che rivolgendosi a Gerusalemme dice: “Il Signore ti rinnoverà col suo amore” (Sof 3,17). Ritroviamo l‟interpretazione di Maria come emble ma del nuovo popolo di Dio nel racconto evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-11). L‟evangelista Giovanni mette in luce simbolicamente che Gesù è lo sposo d‟Israele, venuto a portare la grazia della nuova Alleanza, rappresentata dal “vino nuovo e buono”. Al tempo stesso, dà risalto anche al ruolo di Maria, che viene detta all‟inizio “la madre di Gesù”, ma che poi il Figlio stesso chiama “donna”, anteponendo alla parentela il lega me spirituale, secondo il quale Maria impersona appunto la sposa amata dal Signore, cioè il popolo che Lui si è scelto per irradiare la sua benedizione su tutta la fa miglia umana. Il simbolo del vino, unito a quello del banchetto, ripropone il te ma della gioia e della festa. Inoltre il vino, come le altre immagini bibliche della vigna e 289


della vite, allude metaforicamente all‟amore: Dio è il vignaiolo, Israele è la vigna che troverà la sua realizzazione perfetta in Cristo, noi siamo i tralci; il vino è il frutto, cioè l‟amore, perché proprio l‟amore è ciò che Dio si attende dai suoi figli. Detto da Jenna Jameson, una delle pornostar più fa mose nonché scrittrice del best seller intitolato “Vita da pornostar”: “A 18 anni ho fatto il mio primo film e avevo già le idee chiare in testa: volevo diventare una star. In poco tempo sono diventata la numero uno…Sui maschi non dò nessun giudizio, poiché io li uso a mio vantaggio…”. Il bambinello è nato anche per lei, è nato anche per le super star. “Essere un sex symbol mi serve soltanto a riderne con gli amici”. (Scarlett Johannson attrice). Serve anche a far ridere…il suo portafogli oltre che satana.

Dio ci vuole restituire la carica di alti dignitari. La Sua fattura prediletta è chiamata ad essere reggitrice e non despota del Creato, a comprendere che è procreatrice e non creatrice, a riprendersi il suo spessore etico. Essa non può essere così insensata da interessarsi unica mente alle funzioni proprie degli animali: mangiare, dormire, accoppiarsi, difendersi ed attaccare. Né può sperare di risolvere i proble mi della malattia, vecchiaia, calamità e morte. Nessuno scienziato conoscerà e possederà mai l‟energia capace di creare e sostenere massa vivente (dotata quindi di capacità cognitive, riproduttive, adattative, sensoriali) a partire da materia non vivente (minerale), non saranno mai in grado di creare un corpo con l‟anima. Non potranno dunque mai dare vita né ad un batterio e neanche ad un virus; al massimo possono sintetizzare qualche inerte proteina. Con la morte qualcosa va perduto. Quale tecnologia è in grado di sostituire questo qualcosa? Dalla terra non può nascere la sensorialità esterna ( udito, tatto, gusto, visione, odorato) ed interna ( intelligenza, me moria, volontà, desiderio, istinto)! I. In un albero rinsecchito non crescono più: ra mi, foglie, fiori, frutti, radici. La sua composizione chimica è cambiata, ma anche iniettando nell‟albero gli elementi linfatici necessari alla vita: l‟albero non rivive. Idem per una persona. II. Un uomo appena morto e con corpo intatto, non può rivivere: sia che gli iniettiamo gli ele menti chimici essenziali alla vita (alla Dracula), sia che lo si sottoponga a scariche elettriche (alla Frankestein). Se la vita proviene dalla natura minerale (inanimata), perché i laboratori più avanzati tecnologicamente non riescono a sintetizzarla? Promettere che in futuro ci sarà la creazione della vita o anche l‟eterno mantenimento corporale è come pagare con un consistente assegno post datato senza avere niente sul proprio conto in banca. I tecnologi scientisti manipolano gli elementi minerali e biologici creati da Jahveh, pretendono poi di aver creato loro qualcosa di straordinario! Lungi da ogni catastrofismo oscurantista, è un dato di fatto che l‟ uomo non è riuscito a realizzare i sogni utopistici delle generazioni precedenti. Lo sviluppo sconsiderato della scienza (= scientismo), non ha condotto al progresso 290


annunziato (…le sorti umane e progressive…); anzi in molti casi, l‟uo mo è stato vittima delle sue scoperte. Basti pensare alle “sulfuree” armi da fuoco e nucleari e, alla “depressione” psicofisica: un tempo sconosciuta. Al massimo vi era la tristezza (che aveva in sé una certa poeticità). La verità è che l‟uo mo senza gli universali valori morali dettati dalla coscienza è solo un corpo. Un corpo che un giorno, per grazia di Dio e per i meriti della nostra libera decisione, tornerà a gustare, nell‟universo riglorificato, i frutti dell‟ Infinita Fantasia senza più produrre scorie per attrito (sudore, pipì, puppù, ecc). “Malinconia, ninfa gentile la mia vita consacro a te”. (I. Pindemonte). 1. Il rapporto tra l‟anima (diffusa in tutto il corpo materiale) e Dio è paragonabile a quello che c'è tra la scintilla e il fuoco da cui si sprigiona. Una particella sfavillante possiede molte qualità del fuoco (es. calore e luce), ma in quantità e qualità infinitamente inferiori. 2. Allo stesso modo il confronto tra la materia e Dio è immaginabile co me quello che esiste tra la cenere e il fuoco da cui proviene. Il briciolo carbonioso possiede poche qualità del fuoco e in quantità infinitamente inferiori (anche rispetto alla scintilla cioè all‟anima). In entrambi i casi suddetti, la natura (l‟origine) è la stessa, ma la qualità e quantità di Spirito (Energia, Forza) è diversa. Inoltre c'è differente (diversa) gradualità anche tra faville e faville e tra cenere e cenere. Inso mma gli stati possibili dell‟Energia (dello Spirito) sono: il Vivente (la Vita del Dio Trinitario), 3. la vita angelicata (spiritualizzata), la materia vivente (animata), la massa morta (inanimata). “Si è liquefatto come cera il mio cuore” (Salmo 22,15).

Chi spostò la pietra dal sepolcro ? Fino al XVII secolo l‟attendibilità dei Vangeli non fu mai messa seriamente in discussione. Tuttavia, specialmente a partire dal XIX secolo, vari studiosi hanno sostenuto che i Vangeli non sono ispirati da Dio ma sono frutto dell‟inventiva umana. Inoltre hanno negato che gli evangelisti disponessero di informazioni di prima mano su Gesù e hanno affermato che quegli uomini non fossero in grado di stilare un resoconto storico attendibile. Sono pervenuti alla conclusione che le somiglianze nella struttura e nel contenuto dei primi 3 vangeli, a volte detti sinottici, dal greco synopsis, che significa “veduta d‟insie me”, indicano che gli evangelisti copiarono estesamente l‟uno dall‟altro. I critici hanno anche respinto i miracoli di Gesù e la sua resurrezione. Alcuni hanno addirittura affermato che Gesù non sia un personaggio storico! “I vangeli si devono ormai considerare il frutto della mitizzazione operata dai primi cristiani”. (Burton L. Mack, ex docente di studi neotestamentari). 291


Nella cosiddetta era moderna si è diffusa l‟opinione che se non si può provare una cosa scientificamente, allora è falsa. Niente di più falso ! perché ci sono 2 possibili tipi di prova: quella scientifica e quella storica/legale/razionale. La prova scientifica consiste nel dimostrare la veridicità di un fatto ripetendolo in presenza del dubbioso in un ambiente controllato (laboratorio) in cui è possibile non solo osservare ma anche registrare, con strumenti affidabili e precisi, i dati osservati. Il metodo sperimentale però può essere usato solo per verificare eventi ripetibili; non è idoneo per provare fatti passati relativi a persone o fatti storici. Per verificare se Napoleone è esistito si può ricorrere solo al procedimento storico/legale/razionale che è basato sulla dimostrazione che un qualcosa è vero, al di là di ogni ragionevole dubbio (motivo). Cioè, il giudizio finale sulla veridicità di un evento viene raggiunto dopo aver esaminato 2 tipi di testimonianze attendibili (evidenze): 1. resoconti (scritti e orali) e reperti (oggetti serviti co me strumenti per lo svolgersi dell‟avvenimento o semplicemente presenti durante il fatto); 2. gli effetti indelebili susseguenti all‟avvenimento (le variazioni significative apportate a un precedente monocorde scorrere di una determinata storia).

La prima testimonianza è dunque la Storiografia. Essa poggia su 3 principi fondamentali: la prova bibliografica; delle evidenze interne; delle evidenze esterne.

1. La prova bibliografica ...è l‟esame del come i documenti antichi sono giunti (stati trasmessi) fino a noi. Ora l‟attendibilità di un manoscritto dipende dall‟intervallo di tempo che lo separa dall‟evento e dal numero di copie del manoscritto più antico. Ebbene, possiamo apprezzare la somma autorevolezza del materiale testuale del Nuovo Testamento confrontandolo con quello proveniente da altre fonti antiche ragguardevoli. Aristotele scrisse le sue opere circa nel 343 a. C., ma la copia più antica che abbiamo è del 1.100 d. C., quasi 1.400 anni dopo ed esistono solo 5 manoscritti. Cesare scrisse la storia delle Guerre Galliche tra il 58 e il 50 a. C. e gli 11 manoscritti autorevoli disponibili sono datati 1.000 anni dopo la sua morte e così via per tutti gli scritti dei classici antichi. Ebbene quando si paragonano questi testi con il Nuovo Testamento il confronto è imbarazzante, perché durante il XX secolo le scoperte archeologiche di manoscritti del Nuovo Testamento su papiro (il papiro di John Ryland del 130 d. C., il papiro di Chester Beatty del 155 d. C.) hanno riempito il vuoto tra i tempi di Cristo e i manoscritti già conosciuti di date più recenti (datati verso la fine del II secolo d. C.). Inoltre, oggi abbiamo a disposizione più di 20.000 copie di antichi manoscritti 292


del Nuovo Testamento senza considerare gli apocrifi (non ispirati da Dio ma da eretici di vario tipo: dai fanatici ai cantastorie) alcuni dei quali comunque hanno valore di conferma “dell‟evento”. Quindi dal mo mento che gli studiosi accettano come attendibili, in genere, gli scritti dei classici antichi, anche se i più vecchi che abbia mo sono datati molti anni dopo gli originali e il loro numero è così piccolo rispetto al Nuovo Testamento, è chiaro che l‟attendibilità del testo del Nuovo Testamento è similmente assicurata. Anzi, la maggior autorevolezza è data dal fatto che l‟intervallo tra la data dell‟evento e la composizione del documento più antico è troppo breve (poco più di una generazione) per permettere qualunque apprezzabile alterazione del contenuto essenziale (tale da trasformare in letteratura leggendaria). Per cui la prova bibliografica ha determinato che il testo che abbia mo oggi è ciò che fu scritto originalmente. “Diremo che la storia del Vangelo è inventata a piacere? Amico mio, non è così che s‟inventa e i fatti di Socrate di cui nessuno dubita sono meno attestati di quelli di Gesù Cristo”. (Jean Jacques Rosseau, filosofo francese).

2. La prova delle evidenze interne ...stabilisce da un punto di vista filologico se il testo è credibile e fino a che punto è fondato, considerando innanzi tutto la vicinanza geografica e cronologica di più testimoni degli eventi descritti e registrati. I racconti del Nuovo Testamento furono riportati dagli stessi testimoni oculari o da persone che misero insieme i racconti fatti loro da testimoni oculari dei fatti, i quali consciamente o inconsciamente no n potevano dire il falso perché durante la stesura degli scritti del N. T. erano ancora vivi coloro che erano vissuti ai tempi di Cristo e queste persone amiche o nemiche del Galileo avrebbero potuto confermare o negare l‟accuratezza di tali racconti. I discepoli non potevano per mettersi di fraintendere, di commettere fortuite inesattezze, né una qualche tendenza inconscia a distaccarsi dai fatti reali o peggio ancora una manipolazione intenzionale dei fatti, che sarebbe stata denunciata immediata mente e soprattutto da coloro che sarebbero stati ben felici di farlo. Al contrario, uno dei punti più forti della predicazione apostolica fu proprio il rimettersi alla conoscenza dei fatti da parte degli ascoltatori. Essi non solo dissero: “Noi siamo stati testimoni di queste cose” (Atti 5,32; Lc 1,1e 3,1; 2 Pietro 1,16; 1 Giovanni 1,3) ma anche: “Come voi ben sapete” (Atti 2,22 e 26,24); che è co me dire: “Correggeteci se abbiamo sbagliato in qualche cosa o abbiamo detto completamente il falso”. Basti poi pensare agli stessi 4 Vangeli, ove le differenze nei particolari e l‟identità nella sostanza provano che i narratori non si sono né accordati, né copiati e le varietà si confermano e si illustrano a vicenda. Inoltre Gesù, non scrisse né comandò agli Apostoli di scrivere; ma affidò all‟urgente predicazione con fatti e parole, la Sua fede. Però, gli Apostoli e i Discepoli, mossi dalla loro esigenza d‟amore per Dio e il prossimo, lasciarono scritta (su ispirazione dello Spirito Santo che si compiacque di 293


tale bisogno) una parte della loro predicazione, da servire di monito per gli eretici e di consolazione per i fedeli che ne facevano richiesta. Gli evangelisti poi non presunsero di chiudere nei loro scritti tutta la rivelazione, anzi dicono chiaramente che non hanno scritto tutto e fanno spesso appello a quanto hanno insegnato a viva voce, dimostrando cosi che il Nuovo Testamento non è che la tradizione scritta, mentre gran parte della tradizione restava affidata alla viva voce e consegnata al deposito degli uomini di buona volontà, perché la custodisse fedelmente nei secoli. Gli scritti del N. T. sono un riflesso ed un aiuto della tradizione orale: tali appariscono specialmente le Lettere paoline e i 4 Vangeli. “Ci vorrebbero parecchie congetture bizzarre per negare che la figura più influente, non solo di questi 2 millenni ma di tutta la storia, sia stato Gesù di Nazaret”. (Reynolds Price, scrittore e biblista americano).

3. La prova delle evidenze esterne ...determina se vi è altro materiale storico che confermi o neghi l‟accuratezza o la credibilità in toto del N. T. Ebbene, come già precedente mente detto, altre fonti letterarie non cristiane e fonti non letterarie, come l‟Archeologia, hanno sempre confermato molti passi del N. T. che erano stati respinti dai critici come non avvenuti o in contraddizione con fatti conosciuti, dando inoltre agli esegeti nuovi elementi di comprensione storica di ciò che nel N. T. è sfumato o sottinteso. Basti pensare al ritrova mento di un' abitazione appartenuta a (targata) Ponzio Pilato in Cesarea di Palestina, che secondo gli storici era un personaggio di incerta esistenza. Infatti, il ritrova mento nel 1961 a Cesarea Marittima di una lapide con un' iscrizione in lingua latina che fa riferimento a Pilato come prefetto e all‟imperatore Tiberio, fu il colpo di grazia per chi dubitava maliziosamente dell‟esistenza di Pilato. Si può allora vera mente dire che lo scetticismo riguardante le credenziali storiche del cristianesimo è basato su un pregiudizio irrazionale. Tra le testimonianze extrabibliche più autorevoli e co mmoventi vi è certamente quella di Plinio il Giovane, che fu proconsole della Bitinia negli anni 111-113 d. C., il quale, in una delle epistole inviate all‟imperatore Traiano, scrive che i cristiani erano “soliti riunirsi prima dell‟alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio”. “Per me Gesù Cristo è la persona più straordinaria di tutti i tempi, sia come Figlio di Dio che co me Figlio dell‟Uomo. Tutto quello che disse o fece ha valore per noi oggi: questo non può dirsi di nessun altro uomo del passato e del presente”. (Shalom Ash, scrittore di origine polacca).

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La seconda testimonianza è la storia stessa. “Gesù di Nazaret…è sicura mente la persona più importante della storia”. (H. G. Wells, storico inglese). L‟avvento di Gesù Cristo è stato, a livello internazionale, l‟evento più significativo e importante di tutti i tempi. La sua personalità non è stata solo la più alta manifestazione di virtù, equilibrio e autorevolezza, ma il più forte incentivo ad imitarla. La procla mazione dell‟Evangelo, ovunque abbia esercitato un'influenza molto profonda, ha fatto rigenerare singoli, fa miglie, società, aziende. Gli odi si sono trasformati in misericordie, le guerre in pacificazioni, le malattie in salute, le disonestà in giustizie, le economie di profitto speculativo in econo mie di profitto solidale. Insomma, questa cultura dell‟Amore, là dove ha attecchito, ha reso possibile l‟inizio del progresso sociale, culturale, artistico e tecnologico. Anche in questo caso si può dire che “fare come lo struzzo” è da incoscienti. E‟ da insensati non ammettere che non ci sia nessun fatto, nella storia dell‟umanità, che sia testimoniato da prove migliori e più complete, per soddisfare un ricercatore imparziale, dell‟esistenza del Cristo Nazareno e del suo effetto determinante sui destini degli abitanti terreni. Tutte le disquisizioni, gli a mmonimenti e le esortazioni di tutti i filosofi, sacerdoti, sociologi e psicologi acristiani di tutti i tempi non sono mai riusciti a cambiare vera mente e stabilmente in meglio la vita di una sola persona. Solo colui che ha enunciato e praticato in modo perfetto il “sermone della montagna” può dare la vera realizzazione di se stessi: attraverso la trasformazione dei mali che ci attanagliano in uno stato di beatitudine prima terrena e poi celeste. Solo col Consigliere Ammirabile si impara dal passato, si vive nel presente e si spera nel futuro, per cui davanti al quadrilemma sul Cristo (bugiardo internazionale, idealista fanatico, santo profeta, Signore del Tutto) non si può rimanere preconcettualmente neutrali, perché comunque egli ha messo la sua impronta sul destino dell‟umanità. Le prove (testimonianze, profezie e ragionamenti) sono chiaramente in favore di Gesù come Signore. Insomma, c'è una quantità enorme di dati che confutano ogni tesi negazionista riguardante la veridicità dell‟uo mo-Dio. Ma una parte dell‟umanità che l'ha conosciuto, come da Lui stesso profetizzato, rifiuta testarda mente questa chiara evidenza o comunque non è disposta a sottoporre il Cristianesimo alle evidenze di un esame pretta mente razionale: per le implicazioni morali ed umilianti che ne deriverebbero. Essi non vogliono affrontare le responsabilità e le fatiche d‟Amore che derivano dal chiamarlo: “ Mio Signore”. Nonostante che nel mondo ci sia tanto male non vogliono che la loro vita sia controllata dal Cristo ma dai propri sentimenti (dalle proprie emozioni) che variano costantemente e di cui non ci si può fidare. L‟unico sentimento che guarda caso (per opera di satana) non varia mai è l‟ostinazione: come quella del Faraone delle piaghe d‟Egitto o dell‟empio re ebreo Acab (omonimo dell‟altrettanto cocciuto capitano di “Moby Dick” di H. Melville).

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“Ho vissuto al mondo 55 anni e…ne ho vissuti 35 da nichilista nel significato autentico del ter mine, …nel senso di mancante di ogni fede. Cinque anni fa credetti nella dottrina di Cristo e all‟improvviso la mia vita mutò”. (Lev N. Tolstoj, scrittore russo).

Si faccia avanti il vero Messia ! “Dobbiamo riconoscere che, prima di Cristo, nessuno aveva mai parlato di uguaglianza razziale, sessuale e sociale” (Natalia Ginzburg, scrittrice di sinistra ma almeno in questo caso non sinistra scrittrice). Gesù il Nazareno ha molte credenziali per sostenere di essere il Messia (atteso da tante culture antiche), il figlio di un Padre Celeste. Vi sono stati più di 40 casi importanti di persone che (sotto l‟influsso del mentitore) hanno sostenuto di essere il Messia degli Ebrei o sono stati additati come tali: solo uno, però, si appellò alle profezie adempiute in lui per sostenere le sue affermazioni e solo le sue credenziali hanno confermato tali affermazioni su se stesso: e che credenziali ! Nell‟Antico Testamento vi sono 60 oracoli messianici diretti e circa 270 derivati che furono adempiuti nella persona di Gesù, più di 300 profezie, tutte conciliate nella figura di N.S. (che, tra l‟altro, nel 1944 hanno fatto anche convertire al cattolicesimo e, purtroppo non all‟evangelo, il rabbino capo di Roma Israel Zolli). All‟obiezione che si tratti solo di coincidenze, risponde la scienza statistica (una delle più valide alleate della credibilità della Sacra Scrittura insieme alla scienza archeologica, astronomica, antropologica e medica) che calcola la probabilità che un evento avvenga. Secondo il calcolo delle probabilità, la possibilità di trovare solo 48 di queste pro messe realizzate in una singola persona sono appena una sul numero immenso di 10 seguito da 156 zeri ! Gli autori del Nuovo Testamento, ed altri, fanno costantemente riferimento alle profezie realizzate. Riassumendole, esse dicono che l‟Uomo Divino sarebbe nato da “seme di donna” vergine (Gen 3,15), con parto naturale (Is 7,14), nel paesino di Betlem di Giuda (Michea 5,1), che avrebbe avuto un precursore che gli avrebbe preparato la strada nel deserto del cuore umano (Is 40,3; Malachia 3,19) nell‟ultimo tempo di esistenza del Te mpio di Gerusalemme ( Zc 11,2; Michea 3,12; Geremia 26,6-12; Salmo 74,6; Luca 21,6; Marco 13,2) e dei regnanti reali ebraici (Gn 49,10) e prima della più grande e definitiva diaspora (persecuzione e dispersione dei discendenti di re Davide, Lc 21,24) e che durante il suo ministero terreno si sarebbero completate tutte le altre profezie. Il potere regale e religioso, anche se sottoposto a Roma, si conservò in Giuda sino alla venuta del Messia. Poi tutto disparve, a significare che al Cristo appartengono tutti e 2 i poteri, essendo Re e Sacerdote in Eterno, come prefigurato nella persona di Melchisedec re e sacerdote di Sale m (no me abbreviato dell‟antica Gerusalemme) che significa: pace (Salmo 110,4; Gn 14,18).

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“Sappiate, prima di tutto questo, che nessuna profezia della Scrittura proviene da un' interpretazione personale; infatti, nessuna profezia venne mai dalla volontà dell‟uo mo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” ( 2 Pietro 1,19-21).

Il Capro Espiatorio. A che cosa è servito ai giudei uccidere il loro saggio re, visto che da quel te mpo fu loro sottratto il regno? (Da una copia di una lettera del filosofo stoico siriano Mara Bar Sarapion a suo figlio, datata 73 d. C.). Il saggio re dei giudei è proprio identificabile con Nostro Signore; non si riscontra infatti nessun re dei giudei che fu ucciso dagli stessi giudei, se non Gesù Cristo che fu accusato di essersi proclamato re (sulla croce fu posta la scritta “I. N. R. I. “, ovvero “Gesù Nazareno Re dei Giudei). Ma la profezia più sconvolgente forse è quella indiretta di Levitico 16,21 dove si cita che, per comando di Dio, tutti i peccati di Israele venivano simbolica mente trasferiti su un capro vivo, che era poi condotto fuori dal ca mpo (dal recinto di tende), e mandato a morire nel deserto. Questa è una viva immagine di Gesù, che di sua iniziativa volle prendere su di sé i peccati di tutto il mondo e fu messo a morte fuori le mura di Gerusalemme. Il Calvario, infatti, allora era alquanto fuori la cinta della città. La sua discendenza umana parte da Eva, ma poi prosegue attraverso Enoc, Noè, Sem (stirpe semitica), Eber (stirpe ebraica), Abramo, Isacco, Giacobbe. Poi, nella sua opera di selezione, l‟Imperscrutabile scelse la tribù di Giuda quale progenitrice del Messia, escludendo undici dodicesimi delle tribù di Israele. Fra tutte le famiglie, all‟interno della tribù di Giuda, la scelta divina cadde su quella di Isai, il quale ebbe 8 figli e l‟Investigabile eliminò dalla scelta i sette ottavi di loro, preferendosi la casa di Davide. Questi è diventato il precursore regale del Re dei re, perché è stato il primo ad aver raggiunto il massimo della contrizione di cuore (del pentimento), come testimoniato dalla più prorompente implorazione di perdono a Dio, il Salmo 51, cosiddetto Miserere: sarebbe, infatti, opportuno recitarlo al termine di ogni giornata. In tale contesto è interessante notare che, per stabilire l‟identità del Messia in base alle scritture, gli apostoli e lo stesso Gesù citarono il libro profetico di Isaia, il quale, pur essendo vissuto più di 700 anni prima, predisse in merito alla sua venuta. Comunque, soprattutto a partire dal XVIII secolo, i critici della Bibbia hanno messo in dubbio l‟autenticità del libro di Isaia. Hanno asserito che quelle di Isaia non sono vere profezie, ma che furono scritte in seguito da qualcuno che si limitò a riportare quello che era accaduto. Le cose stanno così? Nel 1947, in una grotta vicino al Mar Morto, fu rinvenuta una copia del libro di Isaia insie me ad altri antichi rotoli. Gli studiosi stabilirono che questa copia risaliva a oltre 100 anni prima della nascita del Messia predetto o Cristo. Proprio così, è scientificamente ufficiale: la Bibbia rivela il 297


futuro! Isaia e altri scrittori della Bibbia non avrebbero potuto predire avvenimenti futuri così particolareggiati basandosi soltanto sul loro acume. Piuttosto “parlarono da parte di Dio mentre erano sospinti dallo Spirito Santo”. (2 Pietro 1:21). Ricapitolando, quindi, una delle prove che autenticano la Bibbia come ispirata dallo Spirito Santo (Dio stesso che ha guidato la mano degli agiografi), la quale nello stesso tempo autentica Gesù come Figlio del Padre Celeste, sono i preannunci messianici che si estendono su almeno 1.000 anni e che hanno trovato il loro compimento nel breve tratto di vita (di 3 anni) di un trentenne, molte delle quali si sono verificate in un solo giorno ! “Un uomo del tutto innocente offrì se stesso in sacrificio per il bene degli altri, compresi i suoi ne mici, riscattando così il mondo. Fu un giusto perfetto”. (Mohandas K. Gandhi, leader politico e spirituale dell‟India).

Le 25 predizioni relative al giorno di massima passione. I seguenti 25 vaticini del Vecchio Testamento trattano gli eventi intorno la Crocifissione dell‟Uo mo di Galilea. Essi furono emessi da più bocche in un periodo di 500 anni e poi tutte si adempirono in 24 ore, il giorno in cui Egli morì per i nostri peccati. 1. Venduto per 30 pezzi d‟argento ( Zaccaria 11,12). 2. Tradito da un amico (Salmo 55,12-14). 3. I soldi gettati al Vasaio (Zaccaria 11,13). 4. I discepoli lo abbandonarono (Zaccaria 13,7). 5. Accusato da falsi testimoni (Salmo 35,11). 6. Ricevette percosse e sputi. (Isaia 50,6). 7. Muto davanti ai suoi accusatori (Isaia 53,7). 8. Ferite e lividi (Isaia 53,5). 9. Cedimento sotto la croce (Salmo 109,24). 10. Mani e piedi forati (Salmo 22,17). 11. Crocifisso coi malfattori (Isaia 53,12). 12. Pregò per i suoi persecutori (Isaia 53,12). 13. La gente scosse la testa (Salmo 109,25). 14. La gente lo derise (Salmo 22,8). 15. La gente attonita (Salmo 22,18). 16. Le vesti spartite e tirate a sorte (Salmo 22,19). 17. Il grido per il suo abbandono (Salmo 22,1). 18. Gli fu dato del fiele e aceto (Salmo 69,21). 19. Rimise se stesso al Padre (Salmo 38,11). 298


21. Nessun osso spezzato (Salmo 34,21). 22. Il suo fianco trafitto (Zaccaria 12,10). 23. Il cuore rotto (Salmo 22,15). 24. Oscurità su tutta la Terra (Amos 8,9). 25. Seppellito nella tomba di un benestante (Isaia 53,9). Da ricordare poi quelle riguardanti: La Sua Risurrezione (Salmo 16,8-10; 30,3; 41,10; 118,17; Osea 6,2). La Sua Ascensione (Salmo 16,11; 24,7; 68,18; 110,1; 118,19). La Sua Seconda Venuta (Salmo 50,3; Isaia 9,6; 66,18; Daniele 7,13; Zaccaria 12,10; 14,4; Mt 24,4). E‟ bene ripeterlo ancora una volta: solo in Lui si sono dimostrate corrette le centinaia di profezie dell‟Antico Testamento. Come ha adempiuto le promesse su se stesso e quelle da Lui enunciate, egli può adempiere anche la profezia più grande di tutte: dare la vita nuova a tutti quelli che lo ricevono: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo” (Ezechiele 36,25). La più importante di tutte le prove è che ogni singolo, fa miglia, comunità, può sperimentare la potenza della Resurrezione di Cristo nella propria vita personale, fa miliare, comunitaria: se ricerca un rapporto personale con Colui che è più intimo a noi di noi stessi (Ap 3,20). “Gesù è la persona più influente che sia mai vissuta su questo pianeta e la sua influenza continua a crescere”. (Kenneth Scott Latourette, storico e scrittore americano).

Come sono belli i piedi di questo maratoneta ! Una delle testimonianze più autorevoli a favore del Cristianesimo è quella del giudaista (fariseo, nazireo, zelota) Saulo di Tarso (Atti 23,6), forse il più accanito avversario del Cristianesimo delle origini (Atti 8,3; 9,1; 26,9), quando divenne san Paolo apostolo e martire: estre mo martire bianco e rosso per Dio e per i fratelli. Al culmine della sua crescita spirituale, il più grande predicatore di tutti i te mpi arrivò a dire: “Vorrei io stesso farmi anatema, per la salvezza dei miei fratelli ebrei ”. Egli come suo padre godeva del grande privilegio di essere cittadino romano ma ricevette un' istruzione giudaica che gli fu impartita con le rigide dottrine dei farisei. A circa 14 anni, fu mandato a studiare con Gamaliele, uno dei più grandi rabbini del tempo, nipote di Hillel il Vecchio. Inoltre, essendo nato a Tarso che era una città universitaria conosciuta per la cultura (in particolare vi imperava la filosofia stoica), aveva avuto la possibilità di entrare in contatto con la cultura più moderna del suo tempo, non solo ellenistica. Leggendo i suoi scritti, si vede che era molto versato nella cultura e nel pensiero ellenistici (Atti 17,28; 1 Corinzi 15,33; Tito 1,12). 299


Però, nonostante la fissazione di annientare la nascente “setta dei nazareni” da lui ritenuta estremamente pericolosa, Dio lo graziò perché aveva visto in lui le potenzialità del grande santo, la capacità di riconoscere i propri errori e di cambiare radicalmente ogni aspetto bestiale della propria vita. Bisogna però fare attenzione al fatto che ciò che lo convertì non fu la “fulminazione” sulla via verso Damasco, perché egli non poteva avere idea di chi potesse essere questa persona celeste che lo interrogava, ma il suo frequentare senza pregiudizi (caduti co me le scaglie dai suoi occhi) i discepoli di Gesù a Damasco (Atti 9,19) e in altre città. Inoltre, anche se fu trasformato (gradualmente) da aspro antagonista in un deciso protagonista della fede cristiana (Atti 9,20), non rinunciò mai al suo retaggio ebraico-ellenistico. La Fede, infatti, non è privativa di utili talenti (che senza Cristo sono vani, persi, sciupati) ma alla luce della cosa primaria, che è l‟annuncio dell‟Evangelo, vengono valorizzati al massimo grado. Qualcuno lo ha definito ”uo mo delle 3 culture”, tenendo conto della sua matrice giudaica, della sua lingua greca e della sua prerogativa di “civis romanus”, come attesta anche il nome di origine latina. E' stato proprio grazie all‟esempio della sua ampia conoscenza filosofica e religiosa, messa al servizio dell‟evangelizzazione, che i “nazareni” hanno imparato a respingere ogni ristrettezza particolaristica e a recepire ciò che di più sapiente ci sia in tutte le culture, in modo da poter allacciare un dialogo di comprensione e rapporti costruttivi. Ecco perché il Cristianesimo si è subito caratterizzato per la sua multiculturalità e multietnicità, a differenza del giudais mo (Atti 2,5-11).

Quelli che… vogliono dimissionario il vero missionario. Il Cristianesimo è la religione più completa e pacificante che ci sia, perché non si è mai identificata con un' etnia o una cultura, a differenza di altre religioni che si sono diffuse fuori dal proprio a mbito natio solo grazie alla violenza armata e alla corruzione pecuniaria. La “Chiesa con gli attributi” (quella non collusa col potere temporale ecclesiastico e politico mondano) si è sempre nettamente distinta dagli eserciti militari e clericali e dai rispettivi capi supremi, anche quando si sia trattato di difendere con le armi i luoghi santi mediorientali e la stessa incolumità della Sede Romana dai “castighi di Dio”: unni, lanzichenecchi, bonapartisti, comunisti, mao mettani, nazisti, ecc. Ciò perché ogni luogo in cui si loda e ringrazia Dio è santo e perché lo scatenamento di violenze anticristiane è sempre conseguenza dello scandalo proveniente dal pessimo esempio delle denominazioni cristiane. I veri missionari cristiani di qualunque deno minazione hanno sempre posticipato o anticipato o al massimo accompagnato come assistenti spirituali militari (cappellani) gli eserciti di invasione delle nazioni imperialistiche occidentali, cercando d i attenuare al massimo possibile ogni sorta di ingiustizia attuata e perpetuata sia dagli 300


indigeni che dai “colonizzatori”. Un' opera di giustizia e di pacificazione che spesso è stata pagata ad invasi ed a invasori anche col prezzo del sangue. Un classico esempio è l‟emblematica vicenda della conquista dell‟ impero azteco avvenuta nel 1521 ad opera dei conquistadores spagnoli capeggiati da Hernàn Cortés. Tutte le fonti storiche sono concordi nell‟attribuire ai conquistatori spagnoli inaudite crudeltà, che certamente non hanno niente di cristiano. I primi governi e i coloni venuti dall‟Europa obbligarono gli indigeni a servirli, a lavorare per loro, a costruire i loro palazzi sulle rovine della loro capitale Tenochtitlan (l‟attuale Città del Messico), punendo con ferocia ogni minima resistenza. A questa situazione difficilissima per le popolazioni native si aggiunse la peste, che causò la morte di migliaia di altre persone. Il dramma vissuto dai pur sanguinari aztechi fu immane. I sopravvissuti al massacro si ritrovarono senza radici, perché gli spagnoli avevano distrutto tutto ciò che essi avevano posseduto, avendo annientato le loro sicurezze e il loro potere e avendo disperso e mortificato le loro pur in parte aberranti tradizioni culturali e religiose. Ebbene gli unici a prendere le difese degli indigeni, contro le stesse gerarchie religiose oltre che politiche, furono parte dei missionari, giunti in Messico solo nel 1528… il solito piccolo gregge di agnelli. In alcuni manoscritti nàhuatl, la lingua locale, si può leggere questo lamento: “Una sorte tragica si è abbattuta su di noi. Nelle strade della città si incontrano dardi spezzati, le case sono senza tetto, i loro muri sono rossi di sangue. Nelle vie e nelle piazze i vermi si moltiplicano; le pareti sono cosparse di cervella umane. Le acque sono arrossate dal sangue dei cadaveri…Abbiamo mangiato erbe coperte di salnitro, lucertole, topi, polvere della terra e vermi…Lasciateci allora morire, lasciateci allora perire, perché i nostri dèi sono morti… (lamento azteco).

La vittoria dei vinti. Tratto da una conferenza di Juan Bosco Coyota Zampettini, polit ico e filo sofo uruguayano, tra l‟altro ambasciatore uruguagio alla Santa Sede.

L‟azione dei frati francescani in America fu molto diversa da quella dei “conquistadores”. I francescani cercarono di proteggere gli indigeni e di valorizzare la loro lingua e la loro cultura, cercavano di entrare con rispetto nelle loro società, senza stravolgerle, vivendo co me loro e non “all‟europea”. Si rifiutavano ad esempio di insegnare lo spagnolo nelle scuole indigene, perché sostenevano che “cristianizzare non significa spagnoleggiare”. La maggior parte dei frati non furono né soci né complici dei conquistatori. Anzi, i francescani affrontarono i colonizzatori e le alte autorità, perfino i loro re in Europa. Esistono numerosi documenti che lo provano: quella dei frati del “poverello d‟Assisi” fu realmente una lotta eroica. Come esempio 301


paradigmatico di questo impegno per la giustizia dei discepoli di Francesco in America Latina, basti citare il caso di un ministro provinciale che, nel tentativo di difendere i diritti degli indio dalle angherie, si scontrò frontalmente col Presidente della Reale udienza, la più alta autorità del territorio colonizzato. In questo scontro il frate scrisse una lettera in cui, facendo riferimento all‟abitudine di segnare sulla fronte gli indio catturati e considerati ribelli, scrive: “Se questi indigeni devono essere segnalati, anch'io voglio essere messo al bando e, se non bastasse mettere il segno sull‟abito, lo sia sulla fronte e col fuoco; che in realtà né il fuoco né la morte temo per il Suo amore”. I francescani cercarono anche di costruire una chiesa indigena e una società fondate sulla solidarietà e su una organizzazione comunitaria e fraterna, prendendo come esempio le prime comunità cristiane descritte negli Atti degli Apostoli e non la chiesa europea di quegli anni. La chia mavano Chiesa indiana ed aveva l‟idea di costruire un ordine sociale basato essenzialmente sull‟applicazione dei valori evangelici sull‟esempio degli eccelsi risultati raggiunti dai protestanti Padri Pellegrini in Nord America. Un esempio illuminante è Turibio di Mongrovejo. Nell‟agosto 1580 ricevette la consacrazione episcopale cattolica e nella primavera del 1581 raggiunse la sua sede, Lima, oggi capitale del Perù. Accettò con poco entusiasmo la dignità vescovile. I suoi 25 anni di episcopato lo videro impegnato in successive visite pastorali, concili locali e sinodi diocesani finalizzati a migliorare innanzitutto la formazione umana e dottrinale del clero. Fu severissimo con i pret i succubi dei “conquistadores” e, a partire dalla rettitudine esemplare della sua vita, formò poco a poco un clero nuovo. Imparò la lingua locale per parlare direttamente con questa gente denutrita e umiliata, e la “rievangelizzò” partendo dal rispetto della loro dignità. Fece pubblicare catechismi e libri di preghiere nelle lingue locali e fondò a Lima il primo seminario delle Americhe. Dall‟illuminis mo in poi è sempre la solita stessa storia, nei Paesi ad influenza occidentalistica, pur se con radici cristiane, la missionarietà e le autorità ecclesiastiche sono tollerate fino a quando le loro attività spirituali non intralciano gli interessi dei potentati econo mici e non si piegano alle logiche della politica laicista. In tale ambito ecco un dei più emblematici esempi. Nel 1756, in Sudamerica, alcuni Gesuiti, meno in vena di proselitismo cattolico e più portati all‟evangelizzazione, sobillarono e capeggiarono la rivolta degli indios cristianizzati (poi finita in un bagno di sangue) contro le tartassanti e schiavizzanti autorità politiche portoghesi e contro le secolarizzate autorità ecclesiastiche compiacenti (come onestamente, suggestiva mente, accuratamente rappresentata dal film “The Mission” del 1986 di Roland Joffe). Essi furono, così, espulsi, con un'impopolare decisione, sia da quelle terre che dalla madre patria (nel 1759) dall‟immorale re Giuseppe Emanuele I su sollecitazione del suo primo ministro massone con l‟accusa di immischiarsi troppo in questioni temporali, di essere avversari dell‟assolutismo e nocivi al progresso. Ora, siccome tale benvoluto e numeroso ordine religioso stava “sulle scatole” a tutti i potenti regnanti cattolici del tempo e soprattutto ai loro influenti primi ministri, tutti massoni, si scatenò una coraggiosa emulazione a catena. Così, i Gesuiti furono “cacciati via”: nel 1764 dal flaccido re di Francia, Luigi XV, nel 1767 dall‟ipocrita re di Spagna, 302


Carlo III, e nello stesso anno dal servile re delle Due Sicilie, Ferdinando IV. Non così in Prussia, il cui imperatore, Federico II, cosciente della grande fama di educatori della gioventù (i Gesuiti infatti avevano istituito in tutta Europa non solo seminari ma anche scuole, collegi, università) aprì loro i confini. Il risultato fu che questi rivoluzionarono il sistema scolastico della sua grande nazione che risultò essere, nel giro di pochi anni, la prima per scolarizzazione. Alla morte di Federico II (1786), la Prussia era alfabetizzata all‟80%. L‟Inghilterra vi sarebbe arrivata 125 anni dopo (nel 1900); l‟Italia, la Francia e perfino gli USA, solo dopo 180 anni (tra il 1950 e il 1960). Educatori co me R. Steiner, M. Montessori, ecc. non hanno fatto altro che scopiazzare il metodo didattico dei Gesuiti. Da elogiare, dunque, quando fanno proseliti per Cristo e non per il vicario di Cristo. “La prima persona che cerco quando arrivo in un posto nuovo? Un gesuita. Se riesco a trovarlo, mi si apre una porta per conoscere l‟anima dell‟altro”. (Tiziano Terzani, giornalista).

Prezioso Signore! Che ci rendi preziosi. La radice del Male è il non amare l‟ Assoluto Amore, che vuole dirigere i nostri passi sulla via della pace, che “tenta” in ogni modo di farci: maturare, correggere e comprendere che con nulla venia mo nel Creato, con nulla ce ne andia mo. L‟Incommensurabile ci vuole salvare dalle abo minevoli schiavitù e angherie del geniale persuasore, ci vuole dare il meglio per noi e trarre il meglio da noi. Quante persone durante le disgrazie si sono disincantate rispetto alle seduzioni del perverso e hanno capito i veri valori della vita, affermando: “Come è possibile fondare la propria vita su effimere certezze ideologiche e sicurezze materiali? ”. Si possono perdere tutte le battaglie cui gli uomini tengono per affermarsi in questo mondo (la società pervertita del Creato), ma non si può perdere la più importante, cioè quella per il destino eterno della nostra anima! La più grande pazzia che può fare un uomo è quella di lasciarsi morire in eterno (l‟anestesia della coscienza): ostinandosi a voler conoscere il male, piuttosto che pentirsi assumendosi le proprie responsabilità di conoscere, amare e servire il nostro Liberatore. Inso mma, noi siamo co me vasi d‟argilla caduti pezzo dopo pezzo. I cocci di tante grazie infrante. Il Vasaio, allora, ci deve ricomporre pezzo dopo pezzo con l‟abilità, la pazienza, i tempi, che solo a Lui sono propri: con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura Dio suole preparare (dal blocco di marmo grezzo) le pietre che dovranno entrare nella composizione dell‟eterno edificio. Questa operazione pedagogica di purificazione è ovviamente il dolore, unico mezzo per poter uscire da noi stessi, per squarciare il “velo di Maya” (svelamento dell‟impostura anticristica) e spingerci a co mprendere e quindi desiderare Colui che ha condiviso tutti i nostri dolori come se fosse il padre dei peccati o meglio l‟unico peccatore per riscattarci dal ricattatore che giustamente 303


ha fatto pagare a caro prezzo la cessione dell‟umanità che volontaria mente era divenuta sua preda. “Perché il peccato si paga con la morte (terrena ed eterna), Dio invece ci dona gratuita mente la vita eterna, mediante Cristo Gesù, Signor nostro” (Romani 6,23). L‟Incomparabile dà poche volte la grazia delle guarigioni e delle liberazioni da sventure ma molte volte da quella della sopportazione, perché ha bisogno del nostro amore (attraverso l‟offerta del dolore) per bilanciare il male che esiste su questo pianeta. E‟ perdonato e salvato colui che sente il bisogno dell‟Amore, che ha fiducia nell‟Amore e gli permette di dimorare nella sua anima per completare la sua opera di pulizia e lucidatura. Lo stesso Sposo vuole prepararci all‟incontro con lui nel giorno delle nozze già da questa terra; per non farci provare la indicibile tristezza del matrimonio mancato. Così Egli, dopo averci scampato dall‟ignominia, ci introdurrà progressivamente nel suo piano per noi, man mano che matureremo nella Sua conoscenza. “Se cercate l‟Immenso, Egli si farà trovare” ( 2° Libro delle Cronache 15,2 ).

Parole di Dio tratte da “L‟Imitazione di Cristo”. Dov‟è la tua fede? Stai saldo e perseverante, la consolazione ti verrà al momento opportuno. Aspettami, aspettami: verrò e ti risanerò. E‟ una tentazione quella che ti tormenta, è una vana paura quella che ti sbigottisce. A che serve preoccuparsi dell‟incerto avvenire, se non ad aggiungere tristezza a tristezza? A ciascun giorno basta la sua pena. E‟ vano turbarsi o rallegrarsi di cose future, che forse non avverranno mai. Purtroppo, è debolezza dell‟uomo lasciarsi illudere da fantasie del genere ed è segno d‟animo ancor debole lasciarsi trascinare tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Lui, infatti, non bada se gli riesca d‟illuderti ed ingannarti con cose vere o false, non bada se gli riesca d‟abbatterti con l‟attaccamento ai beni presenti o col timore dei mali futuri. Non turbarti, dunque, credi in me. Spesso, quando ritieni d‟esserti allontanato da me, io sono più vicino. Quando tu pensi che quasi tutto sia andato perduto, allora, spesso, ti si fa vicino il mo mento d‟acquistare merito più grande. Non tutto è perduto quando una cosa va al rovescio. Non devi giudicare secondo l‟impressione del mo mento. Da qualunque parte ti venga la difficoltà, non devi lasciarti schiacciare né devi subirla, come se ti fosse stata tolta ogni speranza d‟uscirne fuori. Non crederti abbandonato del tutto, anche se t‟ho mandato qualche temporanea tribolazione od anche se ti ho tolto la sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel Regno dei Cieli. E‟ senza dubbio, per te e per 304


gli altri miei servi, più utile essere provati nelle avversità, che avere tutto quanto conforme ai propri desideri. Io conosco i pensieri nascosti, so che alla tua salvezza giova molto che tu sia lasciato privo di dolcezze spirituali, perché tu non monti in superbia e non ceda al desiderio di compiacerti di ciò che non sei. Quello che ho dato posso riprenderlo e, poi mi piacerà, ridonarlo. Quello che avrò donato rimane mio, quando poi avrò tolto, non avrò tolto cosa tua, perché mio è ogni regalo ed ogni dono perfetto e, in verità, non mandai i miei primi discepoli a gioie temporali, ma ad aspre lotte, non agli onori, ma al disprezzo; non all‟ozio, ma alla fatica; non al riposo, ma a produrre molto frutto con la loro perseveranza. Ricordati, figlio mio, di queste parole.

Parole del Discepolo tratte da “L‟Imitazione di Cristo”. Io sono polvere e cenere e giusta mente mi castighi quando mi stimo più di quello che sono, disprezzando la spoliazione della mia presunzione. Tutto il bene (psicofisico e spirituale) è da attribuire a Te, nulla a mio merito. Non posso dire: mi umilio, perché tanto è dirlo quanto reputarsi una qualche cosa. Solo Gesù può dire di essersi umiliato, perché essendo Dio si fece uomo.

Delitto e Castigo. “L‟uo mo per conoscere la sua grandezza deve provare le sue miserie per non insuperbirsi e per comprendere la sua capacità di bassezza deve percepire la sua altezza per non deprimersi”. (Blaise Pascal). E‟ solo il dolore che ci butta tra le braccia del Padre, che ci fa riflettere sulla capacità del bene e del male insita nell‟uomo e nell‟angelo, tale da superare ogni fantasia. Non c'è, infatti, limite a ciò che l‟uo mo e l‟angelo può fare di bene o d i male, la realtà supera sempre l‟immaginazione. Insomma, non dobbia mo avere a schifo malattie e sventure varie. Pensate a quanto sia grande la grazia divina che, nel te mpo della malattia, pone freno a molti vizi e delitti che si co mmetterebbero avendo la sanità. Inoltre, esse non sostituiscono le cosiddette diaboliche “espiazioni”, ma ci stimolano al sacrificio della lode e del ringrazia mento in attesa della guarigione e liberazione. Molti insulsi cattivi si rimettono in grazia di Dio (abbandonando pregiudizi, pretese e spavalderie), perché provati dal dolore: per una sentenza giudiziaria, per un lutto in famiglia, perché in pericolo di vita. Quanti muoiono bene negli ospedali, sui campi di battaglia, nelle prigioni o in seno alla famiglia dopo grave e lunga malattia. Poi, quantunque molti battano la via della dissennata perdizione, un certo numero di questi ritornano, 305


tuttavia, al Buon Genitore, negli ultimi momenti prima di entrare nell‟aldilà: grazie ai buoni che pregano, espiano, si immolano ogni dì per gli agonizzanti. Nel momento del trapasso, il maestro delle mostruosità con la sua proverbiale inventiva, cerca di impedire ogni barlume di pentimento nei potenziali perduti e cerca di trasfor mare in terrori e scoraggiamenti le paure e i timori dei potenziali beati affinché provino almeno la “peggior” purificazione: quella che permette che nei pressi dell‟Anima (oltre all‟Angelo consolatore) vi sia anche un demone che ossessivamente gli ricorda i suoi peccati per alimentare ulteriormente il suo dolore. Il torchio del dolore per grazia divina esiste per tutti così co me in tutti c'è l‟istinto di felicità. Entrambi sono doni del Divino Amore: ma chi può penetrare la mente di Dio ? Noi, poveri mortali, possiamo sola mente balbettare qualche parola a riguardo. Possiamo così comprendere che: 1) 2) 3) 4)

la Provvidenza può ricavare il bene anche dal male stando a disagio sulla terra comprendia mo meglio chi ci sta intorno così facendo comprendiamo meglio anche noi stessi per ultimo comprendia mo l‟Infinitamente Altro.

Egli ci fa sperimentare i limiti della nostra debolezza e malizia in modo da poter distinguere santità e diavolerie per trarne così delle scelte nette, limpide, senza ipocrite scusanti. Ci sono poi sulla terra un numero esiguo di anime mistiche che “per amor di Dio” e nostro offrono le grandi afflizioni che subiscono: per salvarci l‟anima. Esse perciò sono trattate da Dio con delicatezza particolare rispetto ad altre anime. Esse sono come l‟albero. L‟albero ha bisogno del vento per approfondire meglio le radici, si nutre specialmente con la pioggia ed anche la nebbia gli è utile però ha bisogno del sole (dei doni soprannaturali) per rafforzarsi e rendersi fecondo.

Testimonianza di un giovane tratta dalla rivista “La Casa Sollievo della Sofferenza”. Un grave incidente stradale ha interrotto una giovinezza dedita al piacere smodato e all‟inseguimento di ideali acristiani. Dopo 4 mesi di degenza in ospedale, in cui ho sperimentato la precarietà di questa vita e la solitudine più intima, ho riscoperto giorno dopo giorno un nuovo contatto con Dio perché, impossibilitato a muovermi, trascorrevo il mio tempo a guardare la bellezza di un tra monto, lo sbocciare dei fiori, l‟armonia dei colori di un'alba luminosa. Non immaginavo che un giorno avrei potuto dire a Dio: Grazie! Ora è questo l‟inizio di ogni mia preghiera. 306


Immaginiamo Ignazio di Loyola (1491-1556) ferito gravemente all‟assedio di Pamplona da una pallottola francese che gli spezza la gamba. Cerchiamo di rappresentarci le reazioni dei suoi a mici. “Che disgrazia” avranno esclamato alcuni “ecco una brillante carriera interrotta…”. E invece il capitano Inigo Lopez (questo era il suo nome) si impegnerà in una carriera incomparabilmente più nobile e più utile agli uo mini che il mestiere delle armi !

Onore e gloria alle anime riparatrici. Rendia mo un grazie profondo a tutti gli uo mini e donne che nel corso dei secoli e, soprattutto nella cosiddetta “era dei lumi”, si sono immolate per salvare nei modi più “divinamente creativi” le anime: dallo spargimento di sangue a quello delle lacrime, dalla predicazione nelle piazze a quella attraverso i media, dal supplizio pubblico a quello privato, dall‟orazione all‟apologetica e così via. Ecco solo alcuni fra numerosissimi esemplari esempi. San padre Massimiliano Kolbe (1894-1941) è stato tra i primi cattolici che sentì l‟importanza della diffusione della stampa cattolica per l‟elevazione spirituale delle genti: “Bisogna inondare la terra con un diluvio di stampa cristiana e mariana in ogni lingua e in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore, che ha trovato nei mezzi di comunicazione un potente alleato; è necessario fasciare il globo di carta scritta con parole di vita per ridare agli abitanti della Terra la gioia di vivere”. Finì nel mirino della Gestapo, per la sua capacità di influire sul popolo polacco attraverso la stampa. Fu deportato ad Auschwitz e assegnato a lavori pesanti. Col suo coraggio e la sua fede fu di conforto e sostegno a tutti quelli che furono in contatto con lui. Un giorno un prigioniero fuggì e in base alle crudeli regole del “Campo” 10 altri dovevano morire. I prigionieri furono messi in fila e il comandante ne scelse a caso 10, tra cui Francesco Gajowniczek, sposato con 2 figli, sottufficiale di carriera nell‟esercito polacco, il quale in seguito così raccontò il fatto : “dopo un istante uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. Si avvicinò perciò al Lagerfuhrer e cominciò a dirgli qualcosa. Allora una guardia lo condusse nel gruppo dei condannati a morte; io ebbi l‟ordine di rientrare nella fila”. Dopo 2 settimane di digiuno 6 condannati erano morti, ne restavano in vita 4 , tra cui padre Kolbe, che continuava a pregare e a incoraggiare i compagni. Furono eliminati con un' iniezione di acido fenico: la morte per martirio, come gli aveva annunciato la Santa Vergine quando era un bambino di 10 anni. In tale contesto storico altra emble matica figura di martire è il giovane pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, simbolo della resistenza tedesca contro il nazismo, impiccato nel lager di Flossemburg il 9 aprile del 1945 all‟età di 39 anni. La sua Speranza non smise di fiorire nel lager, per questo poteva scrivere dalla prigione: “Non capisco le Tue vie, ma tu conosci il cammino per me”. 307


Per costui la Speranza non era un vago desiderio ma aver sperimentato l‟incontro con una persona talmente cara, da osare di stargli accanto anche nell‟agonia del Getsemani. Aveva capito che doveva purificarsi…

Infine, per tale tipo di cruenta e violenta testimonianza sembra opportuno citare anche alcune frasi di “una lettera dall‟inferno” del martire vietnamita Paolo Le Bao Thin (nato al cielo nel 1857), nella quale anche se si palesa tutto l‟orrore di un campo di concentra mento, diventa evidente la trasformazione o meglio la trasfigurazione del patimento in opera di Carità mediante la forza della Fede che proviene dalla Speranza, al punto tale che tale epistola sembra riecheggiare versi delle Lettere Paoline: “Io, Paolo, prigioniero per il nome di Cristo, voglio farvi conoscere le quotidiane tribolazioni in cui sono immerso, perché infiammati dal divino amore innalziate con me le vostre lodi a Dio: eterna è la sua misericordia (Salmo 136). Questo carcere è davvero un' immagine dell‟inferno eterno: ai crudeli supplizi d i ogni genere, come i ceppi, le catene di ferro, le funi, si aggiungono odio, vendette, calunnie, oscenità e falsità varie. Dio, che liberò i 3 giovani ebrei dalla fornace ardente, mi è sempre vicino; ha liberato anche me da queste tribolazioni, trasformandole in dolcezza: eterna è la sua misericordia. In mezzo a questi tormenti, che di solito piegano e spezzano gli altri, per la grazia della Provvidenza sono pieno di gioia e letizia, perché non sono solo, ma Cristo è con me…Come sopportare questo orrendo spettacolo, vedendo ogni giorno imperatori, mandarini e i loro cortigiani, che bestemmiano il nome Tuo Santo, Signore che siedi sui Cherubini (Salmo 80) e i Serafini ? Ecco, la tua croce è calpestata dai piedi dei pagani ! Dov‟è la tua gloria ? Vedendo ciò ,preferisco, nell‟ardore della carità, aver tagliate le membra e morire in testimonianza del tuo amore. Mostrami, Signore, la tua potenza, vieni in mio aiuto e salvami, perché nella mia debolezza sia manifestata e glorificata la tua forza salvifica davanti alle genti…Fratelli carissimi, nell‟udire queste cose, esultate e innalzate un perenne inno di grazie a Dio, fonte di ogni bene e beneditelo con me: eterna è la sua misericordia…Vi scrivo tutto questo, perché la vostra e la mia fede formino una cosa sola. Mentre infuria la tempesta, getto l‟ancora fino al trono di Dio: speranza viva, che è nel mio cuore…”. La fontana. Poesia degli Incas Quehua.

“Con tutte queste mie lacrime ho fatto una fontana, il succo del mio agli altri calma la sete”.

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In questa vita tutto passa, solo Dio resta. Marta Robin (1902-1981): nel nascondimento accetta da Gesù malattie paralizzanti, la cecità e la stigmatizzazione, che la tengono inchiodata al letto per più di 50 anni, nutrendosi solo dell'Ostia. Ciò le renderà un'infinita capacità di amorosa donazione che le farà prendere su di sé le colpe altrui: liberando così un numero incalcolabile di anime dal “diritto di prelazione” che avevano concesso al serpente adescatore. Serva di Dio Alessandrina da Costa (1904-1955). La mistica portoghese era assalita dall‟empio con pensieri di suicidio, di disperazione e di impurità. In certi casi, con il permesso di Dio, il mostro si impadroniva di lei (era vittima di possessione). In questi mo menti, non sopportava che si parlasse in sua presenza della Vergine o del Signore, sputava sulle immagini sacre, insultava il suo direttore spirituale e diceva parole oscene e bestemmie. Lei, che pesava 33 Kg ed era paralizzata, sembrava avere una forza sovrumana inspiegabile. Fu un'anima mistica straordinaria e nascosta (per evitare di diventare un “fenomeno da baraccone”). Era rimasta invalida all‟età di 14 anni, gettandosi da una finestra per non essere violentata e rimaneva sempre nel suo letto immobilizzata. Si offrì vittima per la salvezza dei peccatori e quasi tutti i giorni il Signore permetteva che l‟indo mito biscazziere la assalisse e la facesse soffrire per 2 ore: affinché sentisse orrore per il peccato e crescesse sempre più nell‟Amore. In quei mo menti il suo direttore spirituale pronunciava esorcismi e sua sorella le spruzzava acqua benedetta per calmarla. Di questo passo si potrebbero citare tante anime espianti, che, pur stando inchiodate nel loro letto di dolore e soffrendo in parte la stessa Passione di Cristo, sono risultate essere le più grandi benefattrici del secolo ventesimo: sicuramente il più spietato della storia postdiluviana. Facendo il male, il libero arbitrio proporzionalmente si rafforza: finché si arriva ad un punto di non ritorno sia per quanto concerne la santità che la diabolicità. L‟appartenenza al comando generale strategico satanico si raggiunge sia dandosi volontaria mente al male, sia mescolando, con perversa ingenuità, il sacro col profano. A Chi si dà a satana, satana darà come eterno pre mio finale se stesso ! Così co me Dio darà se stesso come premio finale, imperituro. In poche parole, il peccato, senza un pronto e vivo pentimento e ravvedimento, schiavizza le persone, toglie loro la libertà. Insomma, co me afferma Nostro Signore, la libertà va conquistata: “…la verità vi farà liberi…chi fa il peccato è schiavo del peccato”. Quando dunque un credente cosiddetto praticante è consapevole della gravità del suo stato di peccato ma non riesce a liberarsi dal suo fascino (come il tabagista che rimane incallito nonostante la consapevolezza dei gravi danni di salute che co mporta la sigaretta) gli rimangono solo 2 alternative per liberarsi. 1. Fare violenza a se stessi contro ogni “logica corporale” con la pratica di mortificazioni, a cominciare dalla più lieve: il digiuno a pane e acqua. 2. Cercarsi un'anima: che si offra di immolarsi, caricandosi dei peccati altrui. 309


Dagli scritti di Padre Pio. “Da parecchio tempo sento in me il bisogno di offrirmi al Signore come vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo sempre più nel mio cuore tanto che ora è divenuta una forte passione. L‟ho fatta, è vero, più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra i perduti e sulle anime purificanti, anche centuplicandoli su di me, perché salvi i peccatori ed a mmetta al più presto in Paradiso le anime espianti. Sono vertiginosamente trasportato a vivere per i fratelli e per conseguenza ad inebriarmi e satollarmi di quei dolori che pure vado irresistibilmente lamentando. Egli si sceglie le anime e tra queste, contro ogni mio de merito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel negozio dell‟ umana salvezza. Quanto più queste anime sono traviate senza nessun conforto, tanto più si alleggeriscono i patimenti del buon Redentore nostro. Ecco tutta la ragione perché desidero soffrire sempre più e senza conforto. Purtroppo ho bisogno del coraggio, ma Gesù nulla negherà. Ciò posso attestarlo dalla lunga esperienza fattane, purché non si cessi di importunarlo”.

Degno è l‟Agnello. Bisogna dunque avere fiducia in Dio? Certo. Lo dimostra innanzi tutto la vita dignitosa e poetica dei Suoi santi. Essi hanno tenuto presenti queste verità fondamentali riguardo a Dio: “E‟ consapevole dei proble mi che ci angosciano” (Salmo 103,14); “Ci conosce meglio di quanto noi conosciamo di noi stessi” (1 Giovanni 3.20); “Ha cura di noi” (Luca 12, 22-31); Nel nuovo mondo “asciugherà ogni lacrima dagli occhi dei suoi” (Apocalisse 21,4). …”Quando hai visto una sola fila di orme, ero Io che ti portavo in braccio” (Anonimo Brasiliano). Quando troppe persone, impegni, sollecitudini, occupazioni e preoccupazioni affollano la nostra vita, si rischia di perdere non solo di vista Gesù, come capitò ai suoi genitori durante il loro annuale pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme, ma anche di allentare o perdere il contatto con Lui. Allora incomincia a sorgere il panico e il disorientamento e si inizia a cercare la Priorità tra le persone e nei luoghi sbagliati, invece di dirigersi subito nel posto più logico: la casa terrena del Padre. “Perché là dove 2 o 3 sono riuniti nel mio no me (con cordialità e sincerità) io sarò in mezzo a loro”. Ogni ora bisogna cercare di mantenere stretti i legami di comunione (condivisione reciproca di sentimenti) con la “Vite che dà la vita”. Proprio in questi tempi del “tira a campare” e della esigenza di chimerici piaceri, Dio ci aiuti a mantenere lo sguardo fisso sull‟Essenziale.

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La tua legge d‟Amore è mia delizia e consolazione. Perciò amo i tuoi co mandi più dell‟oro fino e odio ogni falso sentiero (Salmo 118). Il Sacro Cuore è l‟unica preziosità per cui vale veramente la pena di vivere. Noi possia mo ingannarci (non ci può essere peggior nemico di noi stessi), gli altri ci possono ingannare: Lui non ci imbroglierà mai, non ci deluderà, mai giudicherà falsamente. “Il segreto dell‟esistenza umana non sta soltanto nel vivere la vita, ma anche ne l sapere per che cosa si vive” (Dostoevskij). Come ha affermato un noto esponente del rinascimento, Pico della Mirandola: “L‟uo mo può abbassarsi ad essere inferiore agli animali (co me il diavolo e i suoi) o può innalzarsi sopra gli angeli (come Maria e i suoi)”. “L‟orgoglio divora se stesso” (W. Shakespeare). “E‟ la superbia l‟insuperato vizio dei folli” (A. Pope).

Tota Pulchra. La Tutta Pura e Bella A noi la scelta se preferire l‟umile Regina con i suoi significativi “segni celestiali” di “salvifica” conversione oppure una qualunque sgargiante performance cabarettistica di una drag queen col suo dissacratorio mix di lusso ed eccesso. Scegliendo, invece, di essere spettatori “ mediatici” di massoneggianti salotti glamour mediati a loro volta da regine degli “afterhour” televisivi, dove sotto i nostri occhi, senza che ce ne accorgiamo, vengono decisi i nostri destini e le spartizioni del potere. Ovviamente parlando di regine non si potevano non ricordare quelle per antonomasia ovvero le maestà britanniche, dalla puritana Vittoria alla sorniona Elisabetta ma soprattutto quella “in pectoris” lady Diana Spencer che con naturalezza da far rabbrividire ha avuto il coraggio di dire: “Voglio essere la regina dei cuori”. Da non crederci! Neanche i più grandi manipolatori dei cuori come Hitler, Stalin e Mao hanno osato parlare in modo così sfacciatamente diretto ai propri sudditi. La storia della consorte di Carlo d‟Inghilterra, sappiamo tutti come è andata a finire: da regina dei cuori a regina di cuori. Come capita a tutte quelle personalità pubbliche che non hanno un'orizzonte spirituale oppure che, pur avendolo, rifiutano l‟approdo spirituale che gli viene prospettato, perché si deve passare attraverso la porta stretta del sacrificio di se stessi: che è il non vergognarsi di chiedere aiuto all‟Amore per liberarci dai nostri peccati e dalle conseguenze di questi. Che poi equivale a non riconoscere i propri peccati, primo fra tutti, la mancanza di perdono. Come infine non ricordare la cantante pop Madonna (all‟anagrafe Veronica Ciccone) la vera regina delle trasgressioni. Tra l‟altro il suo (pubblico e privato) “strofinarsi” alla croce invece di “abbracciarla”, il suo cercare con ostinazione d i mescolare sacro e profano, di ammantare con parvenze spirituali le proprie vanitose nefandezze, l‟hanno resa paradossalmente simile a tutte quelle autorità religiose che all‟apparenza si mostrano come la sua antitesi. 311


“Il mondo crede che la vita abbia senso solo se ha un certo rilievo sociale e se si è sul palcoscenico: ma anche se essa è disprezzata e sconosciuta in terra non lo è in Cielo. Gesù ha vissuto 9/10 della sua vita a Nazareth da semisconosciuto, eppure doveva salvare il mondo da se stesso!” (p. L. Fanzaga)

“ O Regina degli Angioli…” Da un periodico paolino. “O Regina degli Angioli, o Maria, ch‟adorni il ciel con i tuoi lieti sembianti, e stella in mar dirizzi i naviganti a porto e segno di diritta via, per la gloria ove sei, Vergine pia, ti prego guardi a miei miseri pianti; increscati di me, to‟mi davanti l‟insidie di colui che mi travia. Io spero in te e ho sempre sperato: vagliami il lungo amore e riverente, il qual ti porto e ho sempre portato. Dirizza il mio cammin, fa mmi possente di divenir ancora del destro lato del tuo Figliuol, fra la beata gente”. Questa accorata, implorante, poetica preghiera fu scritta niente di meno che da Giovanni Boccaccio (1313-1375) impressionato spiritualmente solo in una seconda fase della sua vita, dalla terribile pestilenza che colpì Firenze nel 1348 e di cui egli parla con tono scanzonato nel Decameron. Il senso di caducità, che una spaventosa epide mia suscita, spingendo alcuni a cogliere i piaceri del mo mento presente, perché “di doman non v‟è certezza” come canta Lorenzo il Magnifico, mentre per altri co me il Savonarola si fa più pressante il richia mo della conversione. Nel „300, con Dante e Petrarca, la poesia raggiunge un'altezza di ispirazione e bellezza formale finora insuperata. A grande distanza segue Boccaccio considerato come un poeta. Però, con Boccaccio scrittore e poeta, scompare l‟impegno religioso e morale di Dante, la malinconica coscienza del male del Petrarca (pur imbrigliato negli onori e amori della terra) e si apre un mondo dove domina il piacere, l‟interesse personale, l‟energia dell‟intelletto, la scaltrezza e la forza dell‟individuo, realtà poi codificate dal Macchiavelli. Celebre anche per la sua mefistofelica frase: “Il fine giustifica i mezzi”. Il senso del peccato e della grazia neppure sfiora il Decameron, scritto tra il 1349 e il 1353: La peste e le 100 novelle contro la morte. Al pari del suo conte mporaneo Petrarca , Boccaccio è attaccato alla terra. Ciò che conta è questa vita. Ambedue vedono nel mondo il proprio regno. Ma se il Petrarca non dimentica gli ideali religiosi, in Boccaccio questi sono spenti. Soltanto attorno al 1361, ritiratosi a Certaldo dove, in seguito all‟ammonimento di un certosino, Pietro Pitroni, sulla sua probabile dannazione eterna, Boccaccio entra in crisi spirituale, si converte, fino a rinnegare tutto il suo passato di uomo e di novelliere. Senza l‟intervento del Petrarca, con il quale mantiene un'assidua corrispondenza e si incontra varie volte, distruggerebbe tutte le sue opere in volgare. Gli ultimi anni della sua vita, in cui come Petrarca avverte impellente il bisogno dell‟ intercessione regale di Maria, sono funestati da malattia e povertà. Muore solitario, ma da “buon cristiano”. 312


All‟o mbra della Vergine lo scaltro e scanzonato autore di gaie novelle nichiliste diventa un pellegrino umile e devoto sulle strade dell‟Eterno. Così Dante, Petrarca e Boccaccio, i 3 astri della nascente letteratura italiana ed europea, pur così diversi tra loro, finiranno per avere un linguaggio comune: la confidenza verso la protezione efficace della Vergine Madre per le lotte interiori. Nel sonetto sopra detto, il poeta descrive se stesso come il peccatore pentito, anche se ancora assediato dalla tentazione; invoca la Vergine, luce sul suo cammino, perché lo guidi presso il suo “Figliuol, fra la beata gente”, in virtù della riverenza che per la Vergine egli ha avuto: “Io spero in te ed ho sempre sperato: vagliami il lungo a more e riverente, il quale ti porto e ho sempre portato”. Continua poi in queste sue rime religiose esaltando in Maria 2 attributi principali: la regalità e l‟intercessione che si fondono insieme. Ornamento del cielo con i suoi “lieti sembianti”, Maria è la “Regina degli Angioli”, Colei che gode della gloria tributatale dagli esseri celesti; ma, pur nella gloria della sua Assunzione, Ella resta la “Vergine pia”, umile e ricolma di pietà, quindi attenta ai fedeli che invocano il suo ausilio. Ella è la Stella del mare, che illumina le vie tortuose degli uo mini peccatori e guida i naviganti nel mare burrascoso della vita terrena verso il porto sicuro della salvezza celeste. Provato dalla vita, Boccaccio fa leva sulle sue sofferenze e le tante lacrime versate: “Ti prego guardi i miei miseri pianti”; invoca la bontà del tenero cuore della Madre: “Increscati di me” e la supplica di liberarlo dal diavolo tentatore: “To‟ mi davanti l‟insidie di colui che mi travia”, toglimi davanti le insidie di colui che mi fa deviare dalla retta via. Fiducioso, anche se preoccupato, termina chiedendo un posto in Paradiso: “Dirizza il mio cammin, fammi possente”, perché sia in grado di raggiungere il lato destro del tuo figliolo, tra i beati del cielo”.

Figlia di Dio e di ogni uomo, Madre di Dio e di ogni uomo. “… E‟ nostra Madre, siamo intesi. E‟ la Madre del genere umano, la nuova Eva: ma è anche sua figlia. Il mondo arcaico, il mondo di prima della grazia l‟ha cullata a lungo sul proprio cuore desolato, secoli e secoli nell‟attesa oscura, inco mprensibile d‟una virgo genetrix…per secoli e secoli ha protetto con le sue vecchie mani cariche di delitti, con le sue pesanti mani, la piccola fanciulla meravigliosa di cui non sapeva nemmeno il nome. Una fanciulla, questa regina degli Angeli ! E' rimasta tale, non dimenticarlo! Il medioevo l‟aveva ben compreso, il medioevo ha capito tutto”. Queste riportate sono alcune espressioni, riguardanti la Vergine, tratte dal “Diario di un curato di campagna”, il cui autore Georges Bernanos (1888-1948) è tra i più grandi convertiti e scrittori del „900 francese. Che differenza con “Il paradiso perduto” di J. Milton, in cui il poeta mostra apertamente la sua simpatia per satana, il quale diventa in tal modo emble matico dell‟uo mo che crede fermamente nel valore 313


della rivolta come mezzo per costruirsi un paradiso a sua misura. Un impossibile paradiso visto che dove c'è cattiveria e noia non c'è paradiso. E‟ interessante, a questo punto, anche un breve riferimento alla vicenda di uno scritto inedito di un altro francese, il filosofo ateo Jean Paul Sartre su Maria, pubblicato da Le Figaro nell‟anno della sua morte. Fu redatto da Sartre nel campo di concentramento sotto il regime nazista. Alcuni colleghi di prigionia gli avevano chiesto di scrivere qualche pensiero per celebrare il Natale, anche se egli si professava non credente. Lo compose, ma poi non lo pubblicò, per timore di abusi. Tuttavia il mariologo René Laurentin attesta che l‟autore l‟aveva personalmente autorizzato a pubblicare delle parti del suo breve trattato sulla Vergine Maria. Laurentin lo ha definito “uno dei testi più belli sulla Vergine Maria e sull‟Incarnazione”. Si tratta di un atto unico chiamato Bar Iona, in cui parla un cieco che espone immagini. Ecco co me a un certo punto si esprime: “Quel che si dovrebbe dipingere sul suo volto è una meraviglia ansiosa che non è comparsa che una volta su una fisionomia umana. Perché il Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato per 9 mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio…Lo guarda e pensa: “Questo Dio è il mio bambino. Questa carne divina è la mia. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Egli è Dio e mi assomiglia” (insomma è veramente tutto sua madre!). Nessuna donna ha avuto in tal modo il suo Dio per sé sola, un Dio piccolino che si può prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride: è in uno di questi mo menti che io dipingerei Maria se fossi pittore”.

Invece Maria… Colei che credette alle promesse del Signore, non ha mai proiettato sul Figlio desideri di rivalsa e reincarnazione, né fu madre possessiva, ma stimolò il Figlio a sviluppare la Sua personalità. Inso mma, niente a che vedere con le 2 figlie di Lot, le quali dopo la punizione di Sodo ma e Go morra per il timore che fossero periti tutti i maschi, fra i quali poter trovare marito, giustificarono il mostruoso incesto per il prepotente desiderio di avere una posterità (… i loro figli… i loro dei…). Luca racconta che l‟ineguagliabile Madre, fece “una giornata di cammino” prima di accorgersi che Gesù non si trovava nella comitiva formata dai Suoi molti cugini. Inoltre la Madonna, pur essendo presente nei mo menti chiave della Missione Salvifica, si unì di rado e in modo discreto al drappello di pie donne che assidua mente seguivano e aiutavano il Figlio nel Suo Ministero. Lei non co mpare gaudiosa nell‟ora del trionfo, quando tutti accla mano al “Figlio di Davide”, ma compare silenziosa accanto al patibolo infame del Calvario. E‟ proprio vero: Maria è la vendetta di Dio nei confronti di tutte le dee create dagli uomini. “Chi ha paura non fa che sentire rumori” (Sofocle). “Il bambino che non è mai uscito dalla propria casa crede che soltanto sua madre sa far bene il sugo”. (Proverbio del Bénin). 314


Interventi di Maria nella storia. Da sempre l‟Arca dell‟Alleanza col consenso del Figlio è apparsa tridimensionalmente a centinaia di mistici, religiosi e a “santa gente comune” (soprattutto dei ceti più bassi), generalmente per dare un incita mento al loro cammino di fede, per mostrare quale compito è loro destinato o per rivolgere un richia mo a tutti gli uo mini: quello della conversione, penitenza e orazione per la propria e altrui salvezza. In alcuni casi ha ratificato personalmente alcuni dogmi e attributi mariani; ad es. L‟Immacolata Concezione (Lourdes) e l‟Assunzione (Ro ma, località 3 Fontane). Il Conforto degli afflitti non appare solo a chi ha raggiunto un alto grado di spiritualità, ma anche a persone semplici, spesso ignoranti, giovanissime e povere, perché senza pregiudizi e riserve: le quali diventano veicolo dei suoi messaggi al mondo. I suoi interventi hanno abbracciato tutto il pianeta (Africa, Europa, Americhe, Medio ed Estremo Oriente) e tutte le generazioni dopo Cristo (co mprese quelle non cristiane ma in qualche modo legate al cristianesimo), caratterizzandosi per: le conseguenze (ovunque è apparsa sono nate sorgenti di rinnovamento spirituale), le scelte (dalla piccola Adelaide Roncalli di 7 anni di Bonate vicino Berga mo alla sposa e madre cattolica Myrna Al Akras di Damasco in Siria, dal monaco russo Serafino di Sarov al perseguitato cristiano giapponese Nicola Kegan Fucinanga, da un capo indio a Guanare in Venezuela a un sovrano musulmano a Mono motapa nello Zimbabwe, da Heede nel 1936 in pieno regime nazista a Pfaffenhofen sempre in Germania nel 1946 (un anno dopo l‟orrore mondiale), la durata (per ben 54 anni è apparsa a Benedetta Rencurel a Laus in Francia mentre a La Salette sempre in Francia si è manifestata una sola volta ai 2 pastorelli Massimino e Melania), le estasi (splendide sono le apparizioni in cui appare mentre dondola il figlioletto, a significare che non dobbiamo aver paura di Dio e che la sua missione è cristocentrica), le profezie (lasciano esterrefatti quelle del 1917 riguardanti, in tempi non sospetti, la conversione della Russia e del 1981 riguardanti il massacro in Ruanda e in Jugoslavia), le visioni (spesso simboliche e riguardanti eventi futuri e la vita ultraterrena) e tutta una serie di variegati, graditi, documentati fatti prodigiosi (ad es. la guarigione miracolosa del figlio dell‟imperatore di Francia, durante le apparizioni di Lourdes). E' apparsa anche per le croci che devono sopportare (a volte mirabilmente, altre volte con difficoltà) i veggenti, allo scopo di confermare ai fedeli e ai pastori (non certo agli scienziati atei) la loro veridicità celeste. Ciò che più colpisce delle rivelazioni cristiane e mariane è che, durante e dopo tali incontri mistici, tutti i veggenti (dicasi tutti!), nonostante brutali dissuasioni, controlli estenuanti, interrogatori minuziosi, derisioni esplicite (autosuggestioni causate dalla fame, da errata alimentazione ecc.) di autorità religiose e civili, cambiano repentina mente vita: acquistano coraggio (basti pensare con che autorità Bernadette e Lucia co mandano la accorsa folla deridente e minacciosa prima del verificarsi degli strabilianti feno meni preternaturali promessi dalla Madonna), diventano virtuosi, frequentano assiduamente i sacramenti, si adoperano per il prossimo bisognoso, pregano molto durante la giornata, si conservano in grazia durante le malattie più gravi (es. le diaboliche afflizioni della mente e tribolazioni del corpo di Bernadette Soubirous) e le torture più abiette (es. Giovanna D‟Arco) fino 315


alla morte terrena. Alcuni passano dallo stato laicale a quello religioso, molti diventano postini del cielo con messaggi segreti da recapitare al Papa dell‟epoca, nessuno si è mai arricchito. La piena collaborazione del veggente è fonda mentale. Se Lourdes è diventata uno dei più grandi centri di spiritualità del nostro globo lo si deve a Bernadette che con la sua vita povera, nascosta, coraggiosa, fervorosa, generosa ha reso ulteriormente attendibili e credibili tali apparizioni. La Rosa Mistica le aveva chiesto una disponibilità senza condizioni e la piccola veggente ha risposto dando il 100%. Insomma i veggenti che rispondono alla chiamata (in quanto ritenuti psicofisicamente capaci dalla Divina Provvidenza) diventano santi profeti (messaggeri nel mondo ma separati da esso) e come tali si ritrovano soli, incompresi, perseguitati. “La Sapienza ha sciolto la lingua dei piccoli” (Sapienza 10,21). In quel tempo Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intellettuali e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25). Nonostante che la Chiesa ne abbia finora riconosciute ufficialmente solo otto, le apparizioni della Vergine, con un certo grado di autorevolezza ecclesiale, sono state nel corso di 2.000 anni di storia quasi mille. L'Agnella Incontaminata dunque è presente ad ogni svolta epocale e con materna fermezza e triste dolcezza, accompagna il ca mmino temporale della Chiesa, come ha accompagnato quello di suo Figlio: la vita del Messia infatti si è svolta tra 2 grotte, quella di Betle mme e di Gerusalemme, nudo è venuto e nudo se n'è andato, in entrambi i casi avvolto dalle braccia di sua madre. Le apparizioni extrabibliche (dette anche rivelazioni private per distinguerle dalle bibliche) hanno il solo scopo di risvegliare e rafforzare la Fede, per cui non aggiungono niente alla Rivelazione definitiva che è Cristo (dal Co mpendio del Catechismo Cattolico).

Anticipo di gioia. Il peccato trascina al peccato e la sua ripetizione genera il vizio. I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono abitudini perverse che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai 7 peccati cosiddetti capitali, che sono : superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, accidia (pigrizia spirituale). L‟esatto opposto è la pratica (anche se combattuta e con cadute) delle virtù che si riflette anche sulla luminosità del corpo umano, anche se piagato, deturpato e invecchiato quale profezia della gloria futura del nostro corpo spiritualizzato.

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Un corpo “spiritualizzato” ...è quello in cui la “carne” è piena mente soggetta all‟anima purificata da Dio, ed ha tali 5 caratteristiche fondamentali manifestate in primis da Gesù e poi da Maria per essere testimone di ciò che saranno tutti i santi, quando ci sarà la resurrezione della carne. 1. La sottigliezza, che è la capacità di attraversare la materia più densa. 2. L‟impassibilità, che è la proprietà per cui, nessun agente esterno diabolico o naturale può deturparlo (corro mperlo) o vincerlo. 3. Lo splendore (la luminosità) dell‟anima divinizzata, che si riflette sulla materia. 4. L‟agilità, ossia le innumerevoli modalità e rapidità di spostamento da un luogo all‟altro. 5. La trasfigurazione, la capacità di mostrarsi in diverse sembianze umane e vestiarie. Tali peculiarità (come l‟agire e il pensare alla velocità superiore a quella della luce), sono in comune con gli angeli santi. Dice la parola di Dio: “Ecco, Io mando un Angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui…così Io sarò l‟avversario dei tuoi avversari, il nemico dei tuoi ne mici (Esodo 23,20). “Ma se vi è un Angelo presso di lui, un protettore solo fra 1.000, per mostrare all‟uomo il suo dovere…abbia pietà di lui” (Giobbe 33,23). “Poiché il mio Angelo è con voi, egli si prenderà cura di voi” (Baruc 6,6). L‟angelo del Signore si accampa intorno a quelli che lo temono e li salva (Salmo 33,8). “La sua missione è di custodirti in tutti i tuoi passi” (Salmo 90,11). Ogni essere umano ma anche ogni nuova famiglia (laica o religiosa) che si costituisce e ogni società (tribù, città, nazioni, ecc.) ha dunque il suo “Custode” che gli viene affidato da Dio fin dalla nascita. Questi ha il co mpito specifico di prendersi cura, in tutto e per tutto, del suo protetto, del quale deve rispondere davanti a Dio. Tutti gli uo mini hanno il “Custode”, anche coloro che non credono e si dichiarano atei. Naturalmente, la sua azione è limitata, in quanto l‟Angelo non può violare la libertà della persona che ha in consegna, ma egli farà di tutto egualmente per guidare il suo protetto verso il porto della Verità. La sua azione in nostro favore sarà dunque direttamente proporzionale alla fiducia, alla confidenza, all‟intesa che avremo con lui e con le sue azioni protettive, illuminanti, consolanti e castiganti che hanno lo scopo: di farci detestare il peccato; di te mprarci nella volontà; di evitarci più funeste conseguenze; di permetterci di guadagnare una maggior ricchezza di meriti e dunque una più grande rico mpensa in Cielo. Perciò prima di: ogni viaggio o impresa; scelta, giudizio e sentenza; lavoro, istruzione o comando; Confessione, predica o evangelizzazione; chirurgia, cura e diagnosi, ecc., preghia mo e sottomettiamoci al nostro Vigilante Compagno e a quello del prossimo nel nome del Trinitario e della Regina degli Angeli.

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Addà passà‟ „a nuttata! Si può parlare di un'eclissi del Dio di Israele in questa nostra epoca. Le ragioni di questa cospirazione del silenzio? La prima è da ricercarsi nelle correnti filosofiche di questi ultimi secoli. Sappiamo che il razionalismo e l‟illuminismo, fin dal XVII e XVIII secolo, hanno esaltato la Ragione fino a spingere l‟uomo ad inginocchiarsi di fronte ad essa e ai suoi “lumi”. Se Dio viene sempre più emarginato e al centro di tutto l‟uo mo pone se stesso, la sua autosufficienza può giungere ai limiti dell‟assurdo. Perfino Benedetto Croce (1866-1952), una delle massime personalità della cultura europea del Novecento ed esempio classico di laicistica razionalità morale, ebbe a dire: “Non possiamo non dirci cristiani”. Ovvero: pur non credendo bisogna ammettere che sono queste le radici dell‟Europa. Tra l‟altro egli definì il medioevo: “La lunga età di gloria”. La seconda ragione di tale offuscamento è data dalla dimenticanza che le grandi conquiste della modernità sono avvenute sotto la spinta del cristianesimo e da una specie di euforia che si è andata creando attorno al progresso scientifico e alle sempre più prestigiose applicazioni tecnologiche. Nonostante il fatto che il modernismo scientistico sia sempre accompagnato da guerre, pestilenze e cataclismi “ mondiali” nessuno può negare che il cristianesimo abbia portato a livello globale un'inondazione di carità, un afflato di solidarietà, una nuova luce sul valore e la dignità della persona. Un‟altra ragione dell‟eclissi è data dai mezzi di comunicazione di massa. L‟uomo di oggi è “televisivo”. Si può dire che ha le “tele-visioni”. Manovrati da enormi potenze econo miche e politiche i mass media influenzano l‟inconscio con un unico imperativo da “trimurti”: “Produci, compra, consuma”. Con la costante alimentazione del desiderio di avere, non siamo più noi a gestire, ma siamo gestiti dalla balia del fare, ovvero sia mo già in balia del male. Se si produce, si compra e si consuma di più viene sempre più a tacere il bisogno di Dio, perché si offre in cambio un paradiso artificiale ed un nuovo paganesimo con gli idoli del successo, dell‟opulenza e dell‟erotis mo e i miti del divertimento estre mo, del denaro facile, del prestigio della forza. Negare, però, che esiste Dio, l‟angelicità e tutte le altre realtà ultraterrene, per questa falsa visione del mondo è come voler negare la realtà del fuoco solo perché nelle moderne abitazioni il riscaldamento avviene in modo ben diverso dall‟antico focolare.

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Media, cattivi maestri. Da Il rinoceronte. (E. Ionesco). “Come sono brutto! Guai a colui che vuole conservare la sua originalità…” Secondo l‟arcivescovo peruviano H. Cabrejos Vidarte “ i mezzi di comunicazione sociale hanno ormai acquisito a livello planetario una funzione di gestori ideologici tendenti in molti casi all‟o mologazione di disvalori e all‟assolutizzazione del mercato libero come regolatore di tutte le relazioni umane, ciò grazie al potere tecnologico di veicolare false visioni delle realtà attuali. Occorre allora profondere ogni sforzo per arginare l‟avanzante relativismo etico (ognuno faccia ciò che gli pare, purché non mi dia fastidio) che nella sua apparenza di libertà diviene invece per ciascuno una prigione, in quanto separa l‟uno dall‟altro, riducendo ciascuno a ritrovarsi imbrigliato nella spirale del proprio egoismo. Co me se non ciò bastasse, la postmoderna società ipertecnologizzata ci ha imbottiti di strumenti digitali buoni alla “compartimentazione stagna”, alla globale neoseparazione generazionale, sociale, etnica”. Anche nei Paesi occidentalizzati da sempre la classe politica al governo (maggioranza e opposizione) per coprire le sue improvvisazioni, incapacità, privilegi ed inefficienze accusa le opposizioni extra parla mentari, ora di buonismo, ora di terrorismo e nel contempo, grazie alle istituzioni educative e ai mezzi di comunicazione sociale, fo menta odio e paure pregiudizievoli e nel contempo …divertimenti adrenalinici (apparenti antidoti ad angoscia e rabbia): tutto questo per cavalcare l‟insicurezza. “Università è scienza. Scienza è laicità. Laicità è democrazia. Democrazia è dissenso”. Questo è un manifesto di un movimento autono mo studentesco di estrema sinistra: è un esempio di opposizione politica extra parlamentare: ecco perché la sinistra è il “sinistro braccio di satana”.

Due Parole. Isabel Allende, narratrice cilena. Portava il no me di Belisa Crepuscolario…il suo mestiere era vendere parole. Percorreva il paese dalle contrade più elevate e fredde alle coste torride, installandosi nelle fiere e nei mercati…scriveva lettere…Vendeva anche storie, ma non storie di fantasia, lunghe storie vere che recitava d‟un fiato, senza saltare nulla. Così portava notizie da un paese all‟altro. La gente la pagava per aggiungere una o due righe: è nato un bimbo, è morto il tale, i nostri figli si sono sposati, son bruciati i raccolti… A chi acquistava per almeno 50 centesimi regalava una parola segreta per cacciare la malinconia. Non la stessa per tutti, naturalmente, perché sarebbe stato un inganno collettivo. Ciascuno riceveva la sua con la certezza che nessun altro l‟avrebbe adoperata per quello scopo nell‟universo e dintorni. Questo brano ci fa capire come è da sempre nefasta da un punto di vista spirituale l‟opera dei mediatori della comunicazione quando sono avulsi dalla cristianità. Non avendo in loro l‟amore di Cristo non possono far altro che ispirare superstizioni, 319


fantasticherie, divertimenti, ideologie, e mille altre distorsioni della realtà econo micamente remuneranti. Tali ipertecnologizzate realtà co municative (strumenti audiovisivi e multimediali) sono talmente pervasive che il papa Benedetto XVI è stato costretto a dire che “Le giornate mondiali della gioventù cattolica non sono solo concerti rock (“ woodstock cattoliche”), modificati in senso ecclesiale e il Papa non è una rockstar! ”. “Le anatre depongono le loro uova in silenzio, le galline invece starnazzano come impazzite. Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di galline”. Henry Ford (1863-1947), industriale americano, ideatore della produzione in serie.

Video ergo sum. “Sono più divertente di Kay Scarpetta”. Di Dorothy Robinson, giornalista. Patricia Cornwell (lesbica e a mmogliata cioè sposata con un'altra saffica) è la giallista che ha inventato il personaggio dell‟anatomo-patologa Kay Scarpetta, considerata l‟antesignana di tante serie tv che puntano sull‟analisi scientifica dei delitti messi in atto. “Ho aiutato a sviluppare e diffondere i thriller di patologia scientifica che si sono poi evoluti in questa incredibile industria. A volte ho l‟impressione di essermi messa fuori mercato”. Ma anche se Scarpetta è da tanti anni un classico della suspense conte mporanea, molto prima che Horatio Caine fosse anche solo un'intuizione nella mente di David Caruso, rimane inamovibile e ben lontana dall‟andare fuori mercato. “Lei (Kay) è la cosa migliore che ho -dice la Cornwell- e lei conta su di me per scrivere le sue avventure perché sa che non ho niente di meglio da fare…”. I suoi lavori rispecchiano molti dei tratti caratteristici della sua autrice, tecnologia dell‟ultima generazione all‟opera, gli intrighi narrativi e, naturalmente, affascinanti misteri medici. Scarpetta ha una presenza di primo piano sia nel suo libro che nei suoi pensieri. “Lei è molto reale per me e mi accompagna sempre, ma non è me. E‟ una persona intellettualmente disciplinata, non ha proble mi dissociativi o disordine dell‟umore o tutte le cose che ho io. Lei dice le cose giuste e agisce nella giusta maniera”. La Cornwell si interrompe per poi sogghignare: “Ma io probabilmente sono più di compagnia ad una festa”. Anche questa intervista è emble matica di come è possibile sfruttare i media con reali o fantasiose crime story, noir story, horror story, ecc., per solleticare gli “ istinti basali” dei fruitori di tali mezzi di co municazione di massa in modo da trarre a proprio vantaggio economico (e a vantaggio pecuniario del proprio editore di riferimento) geniali intuizioni mefistofeliche. Se nella vita non c‟è l‟amor di Dio, c‟è solo: orgasmiche trasgressioni da noia esistenziale; labilità emotiva e mentale; gioie rumorose e frastornanti; proposizione e/o ricerca di intrattenimenti demenziali e patetici; adorazione del proprio conto in banca; morbosa curiosità per “pulp fiction” e per tutto l‟orripilante e truculento che offre la realtà: chi più ne ha più ne metta, tanto senza Dio non c‟è mai limite al peggio. 320


Senza Dio sia mo tutti dei potenziali psycho (psicopatici). Questo è il messaggio subliminale che ha sempre voluto dire il cattolico regista A. Hichchok. “Crediamo solo a ciò che vedia mo. Da quando c‟è la televisione crediamo a tutto”. (Dieter Hildebrandt).

La Videocrazia del Big Boss. Sono gli studi scientifici e l‟esperienza quotidiana che ci rivelano, però, la capacità dei media, non soltanto di dettare la salienza di un evento, ma anche di modulare la comprensione della realtà, di alterare, di “costruire” la percezione del mondo che ci circonda e del nostro mondo interiore. Ad es., secondo l‟inglese Children‟s Society, un eccesso di pessima televisione o anche di pessimo internet può annullare l‟autostima dei bambini, perché sono portati a confrontarsi con le celebrità, spingendoli inoltre all‟eccessiva ricerca di ricchezza e bellezza. Un meccanis mo che avrebbe sulla salute mentale dei più piccoli effetti devastanti. Inoltre, spesso la pubblicità sfrutta meccanis mi di confronto superficiale tra pari età e dipinge i genitori come buffoni. Con tutto ciò che questa perdita di autorevolezza comporta. “Se un milione di persone crede ad una cosa stupida, la cosa non smette di essere stupida” (Anatol France).

Follie per la spada laser di Skywalker. Dal trafiletto di un quotidiano. Asta record di “ memorabili cimeli” (il virgolettato è stato aggiunto dalla persona autrice di questo saggio) di Hollywood. In una maratona di 4 giorni a Calabasas, California, sono stati incassati 7,8 milioni di dollari. Fra i 500 oggetti battuti all‟asta, la sciabola luminosa di Luke Skywalker di Star Wars (240.000 dollari), un elmetto originale indossato da Anthony Daniels ne “Il ritorno dello Jedi” (120.000 dollari), una prima edizione del ro manzo di Ian Fleming “Si vive solo 2 volte” (84.000 dollari). Certamente ci sono aste ben peggiori, come quelle organizzate dai mercanti di schiavi, di organi corporei destinati ai trapianti, di bambini, ecc. Però…però, sia che si tratti di tali fa mosi cimeli, sia che si tratti di carne umana, il grido è sempre lo stesso: “Maranathà, vieni al più presto Signore Gesù!”. ori parentesi tonde.

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Chi crudelizza chi? Da un'intervista a Gay Telese, giornalista (è considerato uno dei padri del new journalis m) e scrittore. (Con relat ivo commento crist iano dentro e fuori parentesi tonde).

“I giornalisti sono sempre estranei alla storia che raccontano (con la scusa di essere obiettivi). Scrivono di povertà e di guerra senza sentirle nel cuore. Vanno e vengono. Piombano al fronte, quello con le bombe vere o altro, fatto di stenti e privazioni assolute e poi ripartono il giorno dopo, come se nulla fosse. Sono semplici voyeur (ben detto, i reportage dei media continuano ad osservare la realtà con spirito voyeuristico e mercantilistico, è insomma cinico audience). E‟ la natura della bestia, c'è chi ha bisogno per sopravvivere di divorare una storia dopo l‟altra, meglio se negativa. Ma ciò era vero anche negli anni Venti e Trenta Americani (della democratica America). Guardi le fotografie dei primi fotoreporter. Documentavano la povertà? Certo, ma lo facevano in un modo forzato, teso a farci credere che tutte le persone al mondo stessero morendo di fame, ma è semplice mente falso…Ieri passeggiando tra la Nona Avenue e la Quarantaduesima strada ho visto un operaio che su un Caterpillar spostava pietre enormi con una maestria straordinaria. Gli ho chiesto il numero di telefono e gli ho detto che volevo scrivere un articolo sulla gente come lui che sa ciò che fa e, anche se guadagna poco, lo fa con orgoglio, passione (e responsabilità). Più che l‟amoralità, il proble ma del nostro tempo è proprio questo: pochissimi, inclusi gli amministratori delegati delle banche, sanno che diavolo stanno facendo ( il diavolo però lo sa proprio perché manca l' amoralità)”. In realtà, senza le generalizzazioni di Telese, ci sono anche reporter e fotoreporter che per svelare le miserie dei tempi senza censura, per rappresentare la propria epoca senza “libertà interpretative”, per affermare il vero con la maestria della cronaca ci hanno “lasciato la pelle”. Il loro lavoro nonché l‟estremo sacrificio della loro vita serve a scuotere le coscienze… ma per un po‟: perché se non si ascolta la propria coscienza assopita dal sonno del peccato, se non la si segue secondo i dettami evangelici si ritorna allo stato di incoscienza anzi ad uno stato peggiore; che potremmo definire comatoso e che serve solo a fortificare sempre più lo status quo del tenebroso impero mondiale del maligno. Dal resoconto giornalistico di una mostra fotografica sull’antesignano fotogiornalismo americano. Sospesi su un paesaggio di cemento e grattacieli, in bilico sulle funi, i lavoratori dell‟Empire State Building ritratti da Lewis Hine sembrano angeli metropolitani. Volano, spinti dalla fiducia nel lavoro e nel progresso. In mostra c'è anche uno scatto che ritrae piccoli lavoratori, berretto e sguardo duro: con queste immagini già nel 1912, Hine aveva denunciato le brutture del lavoro minorile, contribuendo all‟approvazione di una legge ad hoc. Siamo anche nell‟America che “scopre” le campagne, le realtà rurali del sud (“ L‟urlo e il furore” di William Faulkner è del 322


1929). E‟ allora che nasce la Farm Security Administration, un organismo che assegna ai fotografi il compito di documentare la situazione di quelle zone danneggiate dalla crisi economica. La fotografia si assimila alla cronaca: negli scatti di Walker Evans in mostra si vedono mani nodose che reggono piatti sbreccati (una mensa da campo per le vittime di un'inondazione); Russel Lee ritrae una scuola di campagna: due alunni e una maestra. Nella “Farm” spicca il lavoro di Dorothea Lange (c'è anche la famosa foto “Madre immigrata”: il viso inquieto di una donna e l‟inutile abbraccio dei figli) che diede voce agli esodi rurali. Mentre Walker Evans correva a fotografare gli scenari raccontati in “Furore” di John Steinbeck, Arthur Rothstein ritraeva la tempesta di sabbia in Oklaho ma. Nasceva la grande tradizione del reportage e del fotogiornalismo insieme a riviste come “ Life”. La sensibilità acquista una sfumatura noir: il cinema affianca con “Piccolo Cesare” e “L‟uomo ombra”, sui giornali si moltiplicano le immagini di sesso e morte. Grande protagonista della prima stagione dei fotoreporter Fu Weegee, giovane di origini austriache, del quale in mostra si vede “L‟incidente d‟auto”: un uomo giace sul selciato e la folla intorno non resiste e si mette in posa. C‟era libertà interpretativa ma anche la volontà di rappresentare la propria epoca senza censura. Con l‟irruzione della cronaca si affermava il realismo. Si affermava il fascino del vero. Prendendo spunto da quest‟ultimo racconto di foto con relativo co mmento finale, c'è da chiedersi: chi crudelizza chi? I “mediatori” o i “ mediati”? Probabilmente è il serpente che si morde la coda. Gli uni e gli altri sono entra mbi vittime della malefica attrazione fatale verso il fascino del male. Vittime ma anche carnefici di se stessi: perché nessun potere al mondo né angelico né terreno può arrivare a condizionare in modo assoluto i propri cortigiani e schiavi.

Alienazione Stracult. Ecco uno stralcio che è un significativo condensato di un'intervista emble matica che dimostra come non si nasconda neanche più il fatto che certi tipi di intratteniment i sono fatti a scapito dei buoni sentimenti e dell‟intelligenza. “Io continuo a credere che la TV e il mio lavoro siano orientati all‟arte (?!) e questa serie può veramente dimostrare di essere innovativa per molte ragioni”. Le parole di Christina Jennings, Ceo della Shaftesbury Films ed executive producer di “The Listeners”, telefilm prodotto a Toronto, sono molto chiare. La fiction, oltre al paranormale, attraversa i generi co me il poliziesco, il medico, per sfociare nel quotidiano (il solito sangue chia ma sangue, enigma chiama enigma, fanta-pulp chia ma fanta-pulp). “Abbiamo pensato questa serie per un'audience mondiale, per un pubblico adulto, ma sia mo convinti che quello giovane seguirà a ruota (su questo non c'è dubbio visto che “la madre degli imbecilli è sempre incinta”). L‟idea di un connubio fra paranormale e vita vissuta consente allo spettatore di evadere senza staccarsi completa mente dalla realtà (parole sante!!)”, ha aggiunto la Jennings per concludere. Anzi facciamo chiudere allo scrittore svedese Henning Mankell: 323


“I cambiamenti in Europa hanno portato una nuova criminalità, rappresentabile attraverso (noir) ro manzi criminali”…atti a soddisfare (per il solo mo mentaneo tempo della loro lettura) i morbosi desideri reconditi di impauriti ma pervertiti lettori. 3 recensioni del film “San Valentino di sangue” in 3 D. 1. La paura a 3 dimensioni ha il suo significato. Perché con l‟elemento tecnologico (ben sfruttato), anche la tra ma cerca di non seguire pedissequamente le orme degli ultimi splatter, ormai stereotipati. Ne risulta un buon film per appassionati…Harry Warden, ultraferoce picconatore destinato a prolungarsi in una saga horror (sequel già in cantiere), è il solo superstite a un tragico incidente in miniera. Ha ucciso i compagni perché gli toglievano “l‟ultima fottuta aria”. Si sveglia dal coma e sbudella l‟intero ospedale. Riprende tuta e maschera antigas con faretto e va a far strage di giovinastri nel tunnel/nido. Sicco me è il 14 febbraio, fioccano cuori estirpati. Poiché c'è il 3 D, ne riceviamo gli schizzi praticamente addosso: corpi smembrati, pupille uncinate, bocche allargate da una pala, arti penzolanti, tronchi siluro. Lo sotterrano. Dieci anni dopo, il ragazzo che gli sfuggì ritorna dal nulla e i morti ammazzat i ricominciano. La sua ex ha sposato il capo della polizia (con amante incinta), qualche vecchio ha brutti segreti da nascondere, le scatole a forma di cuore si rie mpiono di ventricoli sanguinolenti…Cosa sarebbe questo remake di un film splatter del 1981 senza il coinvolgimento occhialuto? Il solito horror con qualche infamia lodabile e una colpa mortale: bara. Ma la bionda nuda che fugge sui tacchi verso il solito immancabile motel dove una nana viene appesa e fulminata: è scena cult anche senza 3 D. 2. Picconate mortali contro guerre stellari. Contro ogni previsione il film horror in 3 D “San Valentino di sangue” ha realizzato un incasso record nel week end e oscurato il favorito “Star Trek” ennesima versione di tale saga… Si tratta di una girandola di massacri iperrealistici a base di sangue e pezzi di materia cerebrale che sembrano volare fra il pubblico, munito degli occhialoni per la visione tridimensionale e aggrappato alle poltrone. 3. Lo splatter in 3 D, re del box office. La paura moltiplica gli incassi. “san Valentino di sangue” in 3 D, di Patrick Lussier, remake di un horror del 1981, amato da Quentin Tarantino (amante tra l‟altro anche della commedia sexy all‟italiana anni Settanta, quella per intenderci che ha il suo culmine nel mitico film “Quel gran pezzo dell‟Ubalda tutta nuda e tutta calda”), ha infatti sbancato il botteghino italiano con 1,7 milioni di euro di incassi, lasciando al palo anche un filmone co me “Star Trek”, fermo a poco più della metà. La forza di questa pellicola, che trasporta lo spettatore nella storia di To m, giovane che torna dopo 10 anni nella sua città dopo essere stato l‟involontario responsabile della morte di 5 minatori, e di Harry, serial killer risvegliatosi dal coma, sono il terrore puro e l‟effetto realtà delle 3 dimensioni. Un prodigio tecnologico in grado di far toccare agli spettatori il sangue con un dito. Le emozioni forti al cine ma funzionano sempre, a maggior ragione, in tempi di crisi econo mica e sociale, quando il terrore diventa il vero elemento di evasione. 324


“Signore Gesù, vivia mo in tempi in cui si esaltano l‟efficienza, la programmazione, il tangibile risultato. Questa non è la logica del tuo vangelo e per questo noi ti rendiamo grazie! Restiamo nel nostro solco, maceriamo nel silenzio, maturia mo nel nascondimento, certi che è questa l‟ unica via “efficiente” che produce e continua a creare un sorprendente dinamis mo di amore! Fratel Michael Davide ( frate cattolico).

Star System: Se non ci sei non esisti. Infine dopo la sbornia di sesso, soldi, sangue, scandali, sensazionalis mo, sia mo arrivati alla grottesca fine dell‟intrattenimento. Jade del “ grande fratello” inglese edizione 2007 ha indicato la strada, la via (del tra monto in ogni senso). Poi anche Farrah Fawcett ha deciso di esplorare la nuova e ultima frontiera dello spettacolo: sbattere, per soldi da destinare ai propri cari, il proprio maggior drammatico dolore psicofisico in prima pagina. Il dolore che accompagna la propria prevista morte in diretta tv sarà dunque l‟ultima tendenza dello show-biz. Dopo la Goody, “cattiva” e popolana ragazza del GF inglese, ha fatto seguito anche la raffinata bellezza bionda delle Charlie‟s Angels che in fin di vita per un tumore è stata seguita passo passo dalle telecamere della Nbc (Farrah‟s Story) sia nell‟ospedale di Los Angel(e)s sia in Germania, dove ha seguito un trattamento speciale. Siccome non ci si deve far mancare nulla, al documentario sulla malattia terminale dell‟ex angelo biondo (in cui si susseguono immagini forti, come quella in cui la Fawcett si rade i capelli o fatica a riconoscere il figlio) è seguita anche una battaglia legale col produttore del film.

Saranno tutti degli Stewie Griffin? Da una recensione di cartoon. E‟ sempre la stagione dei sempre inediti e graffianti Griffin. Il loro solo no me è già una motivazione sufficiente per avere questo box. Censurata ingiustamente in televisione generalista e trasmessa a orari impossibili, la saga animata de “I Griffin” è da sempre una delle serie più attuali, taglienti, irriverenti e ciniche che siano state mai realizzate. E‟ uno specchio della nostra società come pochi altri prodotti realizzati per il cinema e per la televisione. Si ride e si riflette, sempre con grande intelligenza. Probabilmente, per questo articolista, lo stesso elogio di questa fantasy famiglia agnostica, “adrenalinica”, proble matica, “dionisiaca”, ma che se la cava sempre nonostante tutto, vale anche per l‟equivalente scanzonata e altrettanto egoistica fa miglia “ middle class” dei Simpson. Non è un caso che l‟infartuato e imbranato ma gaudente Homer (come Peter Griffin), riesce sempre ad uscire fuori da ogni situazione mentre il vicino Ned Flanders, cristiano e puritano è sempre vittima del suo buon carattere, dello stesso Ho mer e degli eventi, compresa la morte della 325


moglie. Perché invece non a Marge Simpson. Come dire: a che serve pregare ed evangelizzare se poi Dio non ci aiuta? Meglio spassarsela per quanto possibile, anche smoderatamente e possibilmente onestamente finché c'è vita. Le battute al “vetriolo” di tali saghe di animazione servono solo a spegnere prodromi o zeli evangelici sia dei bimbi innocenti, sia dei ragazzi in “tempo di catechismo”, sia degli adolescenti in piena tempesta ormonale di transizione, sia degli adulti reduci dalle delusioni di una vita acristiana. Il piccolo Stewie Griffin ne è il più profetico emble ma.

L‟emozione non serve se non c'è ravvedimento. E‟ stato facile per Mosè andare sul Sinai dove bruciava il roveto, ma quando è tornato dall‟incontro, la sua missione non è stata semplice. I segni sovrannaturali, come il roveto ardente, servono solo ad attirare la nostra curiosità. Poi però Dio ci chiede di levare i calzari delle nostre false sicurezze ed autosufficienze per poter tornare in Egitto a liberare il Suo popolo. Dopo la liberazione del popolo di Israele, Mosè è risalito sul Sinai per 40 giorni, per concludere l‟alleanza con Dio. Intanto il popolo aveva deviato e Mosè ha avuto il coraggio da solo di distruggere il vitello d‟oro. Dio dà tanti e variegati segni personali e comunitari il più possibile discreti. I segni si manifestano per tutti; perché sia mo diventati duri a credere ! Dopo i segni, Dio vuole che si cambi interiormente e vuole insegnarci chi Egli è. Egli vuole dare “spettacolo” di Se Stesso, solo nel cuore di carne dei suoi. Il cuore di pietra non sente e non ha compassione. Mosè fu attirato sul monte dal segno esteriore del roveto ardente che non si consumava, ma quando sentì la voce di Dio, il roveto non contò più: aveva valore solo la persona che parlava personalmente. L‟emozione del profondo ferimento del cuore è l‟evento esterno (Dio che agisce da solo) che ci scuote dal torpore della disperazione, predisponendoci alla commozione che è il potente risveglio della voce della coscienza che aveva mo assopito, accompagnato se c'è volontà dal pentimento per la propria stoltezza e insulsaggine (Dio e l‟uomo che agiscono insie me in egual misura); ma ciò non basta, per rispetto della dignità umana, tocca a noi seguitare col ravvedimento (l‟uomo che agisce da solo), che è il proponimento convinto di chiedere il sostegno celeste per abbassare per sempre fino a terra la nostra altezzosità provando piacere nel camminare retta mente, sottomettendoci con lietezza alla Sua volontà. Se la gioia non ci viene: supplichiamola a Dio visto che tutto è suo dono. Oh, quanto è strabiliante il Supre mo che ha voluto essere bisognoso del nostro aiuto per poter dire a coloro che l‟amano “ tu mi hai beneficato !”. “Ho cercato colui che l‟anima mia ama…lo strinsi fortemente e non lo lascerò” (Cantico dei Cantici 3.1-4). “Non ho arco. Non ho frecce. Porto la mia testa nella faretra. Non ho mocassini e non ho niente attorno ai lombi. Sto dritto sulla montagna-senza testa- e invoco 326


piangendo la potenza. Mi hai abbandonato! Io piango. La sabbia arde sotto il mio piede. Il sole acceca i miei occhi. Dove sei, o mio potere?” (Canto di uno sciamano dei pellerossa Pit River). All‟inizio questa lirica sembra quasi riecheggiare il brano di Marco, ma poi termina col solito antico lamentoso canto del cercatore pagano che non è discendenza benedetta di Se m.

E allora: ”Magnificat!” Un giorno san Gabriele dell‟Addolorata disse al suo padre spirituale: “Padre, io sono sicuro di andare in Paradiso !”. “E come fai a saperlo” chiese il padre. “Perché ci sono già. Amo la Madonna, dunque sono già in Paradiso !…”. Proprio così. L‟amore alla Madonna è segno di predestinazione celeste. Si è segnati nel “Libro della Vita”. Conosciamo tutti la gioia che è nel Magnificat, che anticipa le cose grandi che Dio compie in Maria, guardando la sua umiltà e che vuole compiere anche in noi. Apparentemente, l‟amore, agli occhi del mondo, è come una sconfitta: ma è così? Scriveva mons. Tonino Bello, interpretando alla sua maniera il Magnificat: “Sta di fatto che, sul piano storico, Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti. Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non di impugnare i gagliardetti dei dominatori. Si è arruolata, per così dire, nell‟esercito dei poveri, ma senza roteare le armi contro i ricchi! La grandezza di Maria, che celebria mo soprattutto nella solennità dell‟Immacolata Concezione, emerge proprio in questo totale abbandono al Dio che passa e sconvolge. I Suoi progetti di salvezza sconvolgono davvero, perché si compiono fuori da ogni attesa umana. Si compiono a Nazareth, città di poco conto, situata ai confini, troppo vicina ai popoli stranieri per aver potuto mantenere integra la fede ebraica dalle influenze pagane. Si co mpiono in una ragazza che ha ereditato l‟appartenenza alla tribù di Davide solo perché è fidanzata con Giuseppe e non fa quindi parte direttamente del casato da cui sarebbe dovuto arrivare il Messia. Si compiono in una modesta casa, dove tutto scorre tra semplicità, preghiera e lavoro e non in un luogo importante: non nei palazzi che contano, non al Tempio, dove sembrava più degno di Dio un suo intervento o una sua manifestazione. Inizialmente, all‟Angelo che le comunica il Progetto Divino, Maria esprime la sua “sacrosanta” titubanza, derivata non dal perché ma dal co me. Alla fine, però, dice il suo “Eccomi!”. Ora non si appartiene più: ormai ella appartiene al suo Dio e al suo popolo. Luca è l‟evangelista che dà maggior spazio al vangelo della nascita e dell‟infanzia di Gesù. Il brano evangelico della notte di Natale rappresenta il culmine di tutta la narrazione lucana: è il racconto di un avvenimento reale interpretato alla luce della fede cristiana. Questo duplice aspetto di “fatto storico” e “annuncio di fede” lo cogliamo dalle due parti in cui è suddiviso il brano: racconto della nascita e annuncio ai pastori. La storia di questa notte comincia in maniera normale, come tutte le storie di questo mondo: un potente decide qualcosa dall‟alto del suo trono, sulla 327


pelle della povera gente e tutti si ritrovano la vita sconvolta da questa dimostrazione di forza senza giustificazione. Il potere vuol misurare le sue forze, le sue ricchezze. Sembra una dimostrazione di potenza, in realtà denota insicurezza e paura. Ma chi è il nemico misterioso davanti al quale l‟impero affila le armi? Chi potrà minacciare questa potenza tenebrosa? E‟ un bambino. La luce si accende in un angolo oscuro dell‟impero, è all‟inizio molto fioca, per nulla preoccupante: è solo un fanciullo nato da lontani discendenti di Davide, costretti a spostarsi da un paese all‟altro per compiacere il gesto orgoglioso dell‟imperatore pagano di turno. In questa maniera paradossale, Dio realizza la promessa fatta già al piccolo pastore di Betle mme divenuto poi il grande re Davide. Dalla sua discendenza sarebbe venuto il Salvatore, la luce vera che illumina ogni uomo. L‟immagine del “bimbo avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia” colpisce per la sua semplicità. Il particolare che più meraviglia è l‟assenza di ogni tratto meraviglioso. Certo: i pastori sono stati avvolti e intimoriti dalla gloria di Dio, hanno visto gli Angeli, hanno udito il loro annuncio ed il loro canto soprannaturale. Ma il segno che ricevono è semplicissimo. Quando giungono a Betlemme, non vedono altro che questo: “un bambino deposto nella mangiatoia”. “La perfetta ragione rifugge gli estre mi e vuole che uno sia saggio con sobrietà” (Molière, da “Il misantropo”, 1666).

Ci fidiamo dell‟Onnipotente, o no? “Come insegna il libro di Giobbe, siamo tutti sottoposti da Dio a prove più o meno dure e dolorose affinché venga alla luce il nostro grado di fiducia in Lui. Egli è l‟Onnipotente ma impotente di fronte alla nostra buona volontà. Bene, chi Gli crede sarà appagato in pieno (al centuplo), poiché mette in discussione (e annienta) il proprio io e la propria volontà. Non abbandonandoci a Dio, ci fidia mo delle nostre forze e satana riesce ad esercitare la sua potenza, perché diventia mo vulnerabili ai suoi attacchi. San Paolo parla di vestire la corazza, che non è un'invenzione umana, ma può consistere solamente in una difesa divina. Vogliamo che chi si abbandona al Trinitario non venga da lui difeso? Sia mo sempre chiamati alla prova profonda della nostra fede, alla quale dobbiamo rispondere in abbandono e fiducia: ecco qui la chiave del tutto. Dobbiamo abbandonarci in un Qualcosa che non vediamo e non tocchia mo (impossibile per noi esseri fatti di carne e ossa fiaccati dal peccato), ma che sentia mo nell‟intimo del nostro cuore; che c‟è e ci riempie con dolcezza indescrivibile quando il nostro atteggia mento è in armonia con Dio: ecco qui la parte spirituale che ci lega a Lui, perché egli è solo Spirito. La carne ci dà la vita materiale ed ha la sua storia limitata, lo spirito è la parte dell‟uomo che ci lega al Soprannaturale. La libera volontà nostra è l‟amalgama tra queste 2 parti e se la doniamo a Dio, è Lui stesso che le unisce e le fonde; più perfetta è questa fusione, più siamo del Signore e più sia mo forti nel resistere agli attacchi del male.

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Non mettiamo limiti alla Divina Provvidenza. È necessario consacrare alla Forza Vivificante tutti gli eventi ordinari e straordinari della propria vita, cercando di lottare innanzi tutto con le armi della democrazia (es. referendum) e della legittima difesa per: 1. la riduzione del divario economico tra le Nazioni e nelle Nazioni; 2. la corretta manipolazione genetica delle cellule, anche di quelle vegetali; 3. il ricorso alle energie rinnovabili alternative ai co mbustibili fossili, ai materiali biodegradabili, all‟agricoltura biologica, al risparmio energetico; 4. la raccolta differenziata, lo smaltimento mirato, il riutilizzo dei rifiuti urbani e produttivi, il rispetto della natura; 5. il rispetto dei diritti umani, compresi quelli di feti ed embrioni; 6. il sostegno e la promozione dei mass-media cristiani; 7. impedire l‟instaurarsi di pauperistici mo nopoli mercantili e mediatici; 8. contrastare sia il diffondersi di regimi avversi al cristianesimo (in modo palese o strisciante), sia una recrudescenza dello scontro tra la civiltà cristiana e le altre, soprattutto quella laicista e isla mica. Tutte sono sempre propense a realizzare la pulizia etnica su scala industriale dei seguaci del Galileo. Ricordo che le Chiese primitive, poi divenute tradizionaliste dell‟Africa Settentrionale o mediorientali o asiatiche, sono state annientate dall‟islam a causa delle loro eresie cosiddette razionaliste (es. quella nestoriana), che in pratica sminuivano o negavano la divinità di Cristo. In soli 250 anni hanno annientato 700 fiorenti diocesi simil-cattoliche in Nord Africa! Gli stessi detrattori del Cristianesimo, attingono proprio da vangeli e altri testi biblici eretici e apocrifi. Inoltre, non è un mistero, il violentatore per imprimere in ogni persona il suo segno di appartenenza si serve soprattutto delle sue 2 bestie: il potere (politico e religioso) e la scienza staccati da Dio (che si arrogano la divinità). Non bisogna però lasciarsi intimidire e svergognare né dal relativismo etico (secondo cui esistono solo le opinioni soggettive) né dai fondamentalismi massificanti (che riconoscono solo le argomentazioni del proprio gruppo di appartenenza) anticristiani e anticlericali che imperano in ogni epoca, ma alla fiera delle vanità e degli orrori: opporre la santa fierezza di appartenere al Corpo Mistico e di seguire il vessillo della croce. Il nostro combattimento si fonde su buone pro messe, per cui, invece di stare pusillanime mente nelle retrovie o in trincea a leccarsi le ferite (al grido di “io speriamo che rimango cattolico”), preghiamo il Signore di aumentare la nostra Fede al fine di ottenere vittorie più grandi contro le spirituali potenze diaboliche, le quali vanno cercate, assalite e snidate in ogni luogo della Terra. In campo spirituale l‟attacco è l‟unica difesa. Il passo della Fede è una scommessa che non delude e ci dà tutte le confer me che cerchia mo, facendoci vivere con i piedi per terra e con lo sguardo al Cielo che ci sorveglierà, guiderà e proteggerà finché saremo in questo mondo periglioso. 329


Solo il Cielo può essere il punto d‟appoggio cercato da Archimede e di ascolto desiderato da Seneca. Il calderone di religioni che esistono nel mondo, le quali si sono succedute nel corso dei secoli, sono solo commiserevoli tentativi umani di dare una spiegazione alla propria angoscia e di salvarsi con le sole proprie forze, piuttosto che attraverso l‟ intermediazione sacramentale dei vicari (patriarchi, profeti, sacerdoti) del Trinitario. Lo stesso discorso vale per lo scientis mo che, col suo tecnologismo e psicanalismo, si propone co me religione salvifica dal vuoto e dalla limitatezza esistenziale. E‟ una grande grazia poter affrontare il periglioso mare della vita sulla barca di Pietro, perché in essa c'è Cristo per cui non affonderà mai. La Chiesa, infatti, anche se malconcia ha sempre fatto i funerali ai suoi persecutori. Ricordiamo le parole di Dio ad Ezechiele: “ L‟empio morrà, ma se tu non l‟hai avvisato e ammonito, del sangue di lui chiederò conto a te” (Ez 3,18). Chi, invece, salva un'anima ha predestinato al Cielo la propria: ce lo assicura san Giacomo (Gc 5,20). La comunità dei credenti o è missionaria o non è Chiesa. “Hanno vinto il drago per mezzo del sangue dell‟Agnello” (Apocalisse 12,11). “Sottomettetevi alla Bontà Infinita, resistete al “pescatore e uccellatore di frodo” ed egli fuggirà da voi” (Giacomo 4,7).

KO per la Terra, OK per il Cielo. Solo il Signore ha parole datrici di vita eterna. Solo l‟Onnisciente può atterrire le virulente potenze “solforose”, le quali: 1. assaltano (in pratica provano la fede di) famiglie e popoli; 2. causano carenza di etica personale e collettiva (aborti, eutanasia, divorzi, ecc.); 3. cercano di ridurre (grazie ai falsi maestri e all‟indottrinamento massmediatico) il mistero ad impostura, la credenza a credulità, la coniugalità a partenariato, la fraternità ad empatia, la sessualità a genitalità, la santità a santeria, i santi a santoni, i mistici a mistificatori; 4. impongono idoli venali, opportunisti, chiassosi, turpi, frivoli, subliminali evocatori del carpe diem di oraziana e boccacciana memoria; 5. vogliono porre le religioni sullo stesso piano (l‟anima mundi della new age). La commistione (l‟ecumenico sincretismo, il meticciato buonista) delle fedi religiose è il mezzo più efficace per tentare di esaurire la carica vitale del cristianesimo. Ancor più delle ondate di secolarizzazione razionalistica. Ancor più del propagandare una cultura cristiano-fobica. Le opere terrene ed ultraterrene di coloro che vogliono emanciparsi dal Padre sono solo: lager, gulag, colossei, stadi, circhi e porcili vari, dove ogni pretesto è buono per deridere, torturare, crudelizzare, cosificare (considerare l‟uo mo come oggetto, invece che come persona), cantando nel conte mpo le canzoni ispirate dal nemico delle anime. Ricordia mo che le vittorie del ne mico, siano esse comunitarie (guerre, pestilenze, terre moti, genocidi, ecc.) o siano 330


personali: sono solo brevi, apparenti e permesse da Dio per la purificazione della sua stirpe. Agostino D‟Ippona scrive che il cristiano “deve proseguire il suo pellegrinaggio tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”. “A volte da una sola scintilla scoppia un incendio” (Lucrezio). Ecco questa è la guerra in noi stessi e nel mondo: urla, desolazione, polvere, lacrime, sangue, ma soprattutto una sfottuta idiozia: il “cesso dell‟incoscienza”.

Nelle tragedie collettive. La prova delle sue sconfitte è che la Terra e la Chiesa non sono diventate un arido e mefitico letamaio grazie ai “piccoli” e ai bimbi (da Antonietta Meo di Roma a Giacinta di Fatima) di Gesù e Maria che “rovesciano i potenti dai loro troni”. Ecco cosa dice Padre Pio riguardo a una comune catastrofe: quello della guerra. “I suoi orrori mi sconvolgono quasi il cervello. L‟anima mia è posta in un'estrema desolazione. Eppure mi ci ero venuto preparando ed intanto non ha impedito il terrore, in preda al quale mi trovo stretto. Questa benedetta guerra, sì sarà per la nostra Italia, ma per la Chiesa di Dio sarà una salutare purga; risveglierà nel cuore italiano la fede, che se ne stava lì rincantucciata (anchilosata), assopita, soffocata dalle pessime voglie; farà sbocciare nella Chiesa, da un terreno quasi inaridito, bellissimi fiori. Ma, mio Dio!, prima che ciò avvenga qual dura prova è a noi serbata. Bisogna attraversare una intiera notte ricoperta dalle più fitte tenebre, non fu mai vista dalla Patria nostra sino a quest‟oggi una simile”. “A volte da una sola scintilla scoppia un incendio” (Lucrezio). Ecco questa è la guerra in noi stessi e nel mondo: urla, desolazione, polvere, lacrime, sangue, ma soprattutto una fottuta idiozia: il “cesso dell‟incoscienza”.

La via del ritorno. (E. M. Remarque). “Siano gli anni perduti che rimangono lì, siano i compagni che vi sono sepolti, sia tutta la sventura che questa terra ricopre, abbiamo fitta nelle ossa una tristezza che ci verrebbe voglia di urlare”. L‟incomprensione e il cinismo da cui si sentono assediati nelle loro città strette nella morsa della miseria, suggeriscono tali simili pensieri ai reduci tedeschi della prima guerra mondiale. Mentre in “Niente di nuovo sul fronte occidentale” aveva condannato l‟assurdità dei massacri, in “La via del ritorno”, Remarque (1898-1970), proseguendo nella sua denuncia, narra la tragedia dei sopravvissuti che si dibattono nelle difficoltà della Patria, materialmente e moralmente lacerata dal conflitto bellico. Tornati alle loro case con la legittima speranza di pace e serenità debbono sostenere la più terribile e inaspettata delle lotte, quella contro le umiliazioni. Tuttavia la scoperta più penosa è costituita dal sentire in 331


se stessi un vuoto incolmabile, quasi la loro anima sia stata annientata sui lontani campi di battaglia, insie me alla vita dei loro compagni caduti. Tutto ciò è fin troppo normale quando guardiamo solo davanti a noi, ma come cambia tutto radicalmente anche se lentamente, però, anche nelle condizioni più estreme quando incomincia mo a guardare contemporaneamente in alto e in noi stessi. Scrisse san Cipriano, vescovo e martire di Cartagine (200-258 d. C.): “Osserva i guasti che cagionano alle messi, il turbine agli alberi, la pestilenza agli armenti e agli uo mini il vento e la procella alle navi…Essi non sono che una pallida figura dei danni che il peccato porta all’anima nostra: esso distrugge tutti i frutti delle buone opere, corrompe tutte le nostre facoltà e guida l‟uomo a eterna morte sicura”. Tanto si è detto e scritto riguardo alla misteriosa presenza del male nella storia ma solo la Bibbia ne ha svelato il senso e il mistero. Le pagine della Bibbia che trattano della condizione umana sono le più profonde e insuperate, basti pensare al brano di san Paolo nella Lettera ai Romani, al capitolo 1 dal versetto 21 al 32. Gli stati d‟animo sono trattati con una poetica così aulica e sublime, che non ha eguali nella storia della letteratura, basti pensare al capitolo 30 del Libro di Giobbe (il più antico).

Nei drammi personali. La prova delle sue sconfitte è che tutti coloro che hanno affrontato coraggiosamente (con la faccia di bronzo e d‟acciaio) i suoi mali, si sono santificati. Dal “sorridente crocefisso” Giacomo Gaglione di Marcianise (1896-1962) al “devastato ma luminoso faro” Benedetta Bianchi Porro di Forlì (1936-1964), dalla “cieca e storpia della Metola”, beata Margherita di Città di Castello (1287-1320), alla “ madre coraggio” Gianna Beretta Mollo di Magenta (1922-1962): per citare solo alcune delle tantissime anime benedette della terra italiana. Sono poi da ricordare anche quelle persone, purtroppo poco conosciute, che si sono santificate soprattutto per aver superato vessazioni diaboliche dirette ed estreme. L’ipocrita. Poesia degli Incas Quechua. Dicono che sei onesta, dicono che sei buona, dicono, e c'è chi ci crede. Ma tu lascia che il sole si nasconda e venga la notte: (allora) io ti dirò chi tu sei. Quando il fedele orante diventa tenero, gli occhi si rie mpiono di lacrime soavi. Quando il fedele giunge nel “regno delle lacrime” comprende che la sua intelligenza è uscita fuori dalla prigione di questo mondo e sta cominciando ha respirare l‟aria di lassù. L‟intelligenza diventa limpida e il dolore ha la dolcezza del miele. “Dalle lacrime l‟anima otterrà la pace dei pensieri, salirà alla limpidezza della mente, così giungerà a vedere le realtà nascoste”, diceva Isacco di Ninive.

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Il diavolo e l‟Acqua Santa. La maggior parte dei grandi santi deve lottare molto e in modo diretto contro il nemico delle anime e, per questo, ci possono parlare di lui per esperienza (per l‟appunto) diretta. Dio lo permette per la loro purificazione e come sacrificio per la conversione dei peccatori più incalliti. Quando manca la pelle del leone, bisogna indossare quella della volpe (Fedro). Per satana vale sempre l‟incontrario: prima l‟astuta seduzione poi la minaccia di divorare. Suor Maria Crocifissa Satellico (1706-1745). Ecco cosa ci viene riferito dalla rigorosa biografia di questa sorella. Fu vista continuamente spintonata tra due esseri invisibili che se la palleggiavano, spinta contro i muri con ecchimosi e ferite varie, scendere i gradini di una scala battendo gradino dopo gradino col sedere, trattenuta a testa in giù e fatta ruotare vorticosamente, sbattere la testa a terra mentre era inginocchiata di fronte al Santissimo per poi arrotolarsi a capriola, oppure veniva sbattuta all‟ indietro ritrovandosi supina a terra; mentre pregava la terra tre mava sotto i suoi piedi e dal soffitto si staccavano dei calcinacci. Il suo raccoglimento era disturbato da voci che le mostravano l‟avversario e la sua corte di aguzzini starsene tranquillamente davanti al Tabernacolo, sovrapposti quasi al Santissimo. Quando la veneziana si genufletteva davanti all‟altare, la masnada sghignazzante prorompeva in grida di gioia, come se la deferenza fosse rivolta a loro. L‟impudenza dell‟incantatore non si ferma dinanzi a niente. Un giorno, dopo che la clarissa, aveva abbracciato misticamente il suo Gesù (che tanto la consolava e incoraggiava nelle prove), con insuperabile faccia tosta il diavolo la rimproverò per tanta familiarità e confidenza che non eludeva, appunto, gesti di grande affetto, con quello che era pur sempre un bellissimo uo mo sulla trentina. “Pretendi di conservarti intatta e poi ti lasci abbracciare”, le disse. “Non t‟avvedi chi sia questo tuo Dio e sposo che si diletta degli amplessi di una giovinetta?”. Osò perfino farle una ramanzina: “Non si confanno né con la Sua essenza purissima né col tuo voto di perpetua castità”. Ma l‟esistenza di questa suora è un inimmaginabile susseguirsi delle più svariate vessazioni (tentativi di incrudelimento) diaboliche. Infatti, oltre alle prove di cui si è riferito, alla clarissa venne riservata, anche, quella che, forse, il tentatore avrebbe considerato risolutiva: togliersi la vita, per porre fine a tutte le tentazioni, ma lentamente, così da avere il tempo di pentirsi e chiedere perdono! Il nemico argomentava che tale gesto evitava finalmente di esporsi al rischio di offendere Dio e poteva essere considerato come una forma di martirio. L‟ingannatore però non si fermava a snocciolare questi sofismi con la sua voce suadente, ma le offriva tutte le occasioni per l‟insano gesto: le stringeva al collo il cappio da forca quasi a soffocarla, la poneva in bilico su un pozzo profondo o sulla finestra più alta del monastero, ecc. aspettando un “e sia” che però per grazia di Dio non fu mai pronunciato. San Paolo della Croce (1694-1775) vedeva l‟avversario che si presentava sotto forma di un gigante orribile o di un gatto o di un uccello nero di aspetto terrificante e deforme e non lo lasciava dormire. Gli levava le coperte, lo trascinava al suolo, saliva sul suo letto, lo colpiva… 333


Gli infondeva nel cuore pensieri di paura, malinconia e di tristezza e perfino desideri di buttarsi dalla finestra e di altri atti inconsulti…oppure eccitava la rabbia e il nervosismo di quelli che dovevano trattare con lui. In ogni città in cui si recava a predicare, lungo la strada trovava una folla di de moni che gli davano il benvenuto a modo loro e cioè bastonandolo, strapazzandolo e cercando di gettarlo giù da cavallo…Qualche volta ci riuscivano davvero. Non contenti, gli davano il resto la notte; non solo percuotendolo, ma tormentandolo in molti altri modi, gettando nel terrore le famiglie e i religiosi che lo ospitavano o lo accompagnavano. San Benedetto Cottolengo (1786-1842) spesso trovava le scarpe e la veste nascoste dal fraudolento e lo incontrava nei luoghi più difficili e strani. Varie volte gli si presentò come un grande signore, che cercava di convincerlo soprattutto con eloquenza persuasiva che non avrebbe costruito la sua opera ed entrava ed usciva dalla sua Piccola Casa della Divina Provvidenza (ricovero di anziani, ammalati, disabili, derelitti, orfani) senza lasciar traccia. San Giovanni Bosco (1815-1888) li scacciava con sante esclamazioni (es. “O Buon Gesù”), col segno della croce e con le penitenze. “…Quello che è certo, non auguro a nessuno di trovarsi nelle circostanze terribili in cui mi sono trovato io”. L‟ Angelo custode a volte per proteggere chi gli è stato affidato può prendere anche l‟aspetto di animali. Un solo esempio: il cane Grigio di don Bosco, che appariva nei mo menti cruciali, difendendolo da sicari e pericoli di ogni genere, dietro i quali si nascondeva sempre il solito orrido e squallido ne mico. San Giovanni Maria Vianney (1786-1859) per molte notti non poté neppure dormire per colpa dello spietato. Imitava i grugniti degli orsi, dei cani o di altri animali…gli faceva sentire i colpi di martello, lo trascinava per terra e gli faceva altre cose che gli procuravano dolore. Molte volte lo insultava e gli gridava “ mangia patate” (perché le patate erano la sua principale dieta giornaliera). Eppure, con l‟acqua benedetta e col crocifisso si difendeva dal suo nemico, anche se a volte la lotta durava ore. Quando si riferiva al diavolo, il Santo lo chia mava “el garras”, (il grappino). “Maledetto” gli gridò un giorno, sbattendolo di peso contro la parete della stanza “Mi hai già rubato 80.000 anime quest‟anno, se ci fossero 4 sacerdoti come te, sarebbe presto finito il mio regno nel mondo…”. Il Curato d‟Ars era il sacerdote forse meno dotato e più sprovveduto della Francia! Ammesso al Sacerdozio per una grazia speciale della Madonna (perché sapeva recitare bene il Rosario), si mantenne sempre nella sua umiltà, consapevole di essere un inetto su tutta la linea. Pensò soprattutto a fare il penitente e nel contempo il penitenziere, con tutte le forze. Il resto lo fece Dio e furono cose strabilianti che mortificarono l‟Inferno intero, impotente di fronte a questo umilissimo consacrato. Serva di Dio Benedetta Rencurel (1648-1718). L‟incredibile lotta ad oltranza col malvagio iniziò fin dalla culla. Ecco un crudele episodio della sua infanzia. A 18 mesi il lurido le passò la testa in una apertura che i contadini praticavano nella porta delle loro stalle per lasciar libero passaggio ai gatti. Il collo della bambina era talmente serrato in quel foro che era sul punto di soffocare. Si tentò invano di estrarla per cui si dovette ro mpere la porta con precauzione. Il fatto così grave e straordinario venne a 334


conoscenza di tutti e fu registrato dal notaio del luogo. Per meglio distogliere la sua vittima dalla sua missione di salvare le anime attraverso l‟orazione, i buoni consigli ai numerosi pellegrini e i sacrifici vari, il malvagio ricorse a forme sensibili. Le si mostrò sovente sotto figura di diversi animali mostruosi. Si presentò pure sotto sembianze umane: tuttavia conservava sempre qualcosa di bestia alla testa o alle mani o ai piedi, occhi rossi e profondi, mani con unghie lunghe, piedi con grinfie aquiline, ecc. Un giorno si mostra sotto sembianze di un grazioso bambino, per farsi prendere in braccio e accarezzare, ma è riconosciuto dall‟odore che esala ed è scacciato co l segno di croce e l‟acqua benedetta. Spiando il mo mento in cui essa soccombeva al sonno, la prendeva e la portava sulla cima della chiesa di N. S. dell‟Acero o di qualcuna delle montagne che circondano Laus, dove la solitudine è completa, dove il freddo è più vivo e non vi è alcun riparo. La tiene là per ore, finché cade semimorta per assiderazione o il suo Angelo viene a toglierla dal furore dell‟iracondo. Quante volte, obbligata a camminare scalza sulla neve, ebbe i piedi congelati e coperti di profonde piaghe! Un Angelo però al suo ritorno nella modesta casupola si interessava delle sue ferite e le indicava i rimedi per guarire. Il più grande favore che ricevette dai suoi fratelli celesti fu, però, la Santa Comunione ricevuta dalle loro mani. Lo scopo delle innumerevoli persecuzioni diaboliche era di intimidire ed inquietare Benedetta. A queste s'aggiungevano di tanto in tanto dei dispetti, come lo spezzare il rosario. Quando poi il Signore permise a satana il dominio sul suo corpo, come per Giobbe, esso usò una perversità degna del genio del male. Spesso l‟afferrava con le sue unghie, la gettava sul pavimento, trascinandola come fosse un sacco, lacerava le sue me mbra, la copriva di lordure, la gettava sul fuoco, minacciava di farla annegare o precipitare da un'altura se continuava a strappargli delle anime. “Io sono di Gesù e Maria” rispondeva la mistica del Laus (che in latino significa lode). Sovente, mentre ritornava dalla montagna stremata di forze, gli Angeli le apparivano sotto forma di uccelletti luminosi che le formavano una corona attorno al capo e la seguivano cantando. Un giorno li vedeva di color bianco, un altro rossi e talvolta i due colori si trovavano alternati. Il colore della verginità e del martirio non potevano convenir meglio intorno ad una vittima così pura ed i profumi, che quei misteriosi uccellini distillavano dalle loro ali, agitando l‟aria, raffiguravano l‟incenso dei suoi sacrifici e delle sue orazioni. Affinché poi Benedetta non dimenticasse che i suoi dolori avevano una mistica relazione con la Passione di N. S. gli uccelletti celesti cantavano a 2 cori, accompagnandola durante le Litanie della Passione. A partire dalla Pentecoste del 1718 la salute dell‟indomita declina bruscamente. Vi hanno contribuito a stroncare la forte fibra: le continue mortificazioni, gli attacchi malefici, gli impegni assillanti con i pellegrini, il periodo di persecuzione ecclesiastica da parte di preti giansenisti, l‟età. Si addormenta nel Signore la sera del 28 dicembre, festa dei Santi Innocenti: era il giorno proprio adatto per Benedetta che aveva conservato per tutta la vita: la semplicità e l‟innocenza del bambino.

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Gesù non ti deluderà mai. San Giovanni Crisostomo afferma: “ Il demonio non ha nelle mani armi più terribili della disperazione; così gli facciamo meno piacere nel peccare che nel disperare. Una profonda tristezza (causa un prosciugamento spossante di energie positive e) genera i mali più grandi”. Gli fa eco Cassiano: “Accade che siamo pieni di angoscia improvvisa, ci sentiamo oppressi da una tristezza accidiosa che è senza nessun motivo”. Se questa disperazione esistenziale attecchisce, la vita finisce per essere considerata come una lunga ed inutile sofferenza fino a non provare più alcun gusto nelle cose create. Quello del cosiddetto “ mal di vivere” non è un tema esclusivo del nostro tempo, esso appare descritto con lucidità fin dagli albori della storia umana. Un papiro egizio del 2.200 a. C. è stato intitolato significativamente “Dialogo di un suicida con la sua anima”: è la riflessione di un uomo che ha già deciso di mettere fine ai propri giorni, perché solo così cesseranno le sue sofferenze, il male di vivere. Come nella concezione platonica, si arriva alla conclusione che morire è guarire, al punto che egli decanta la sua fine in questi ter mini: “La morte è davanti a me oggi come la guarigione per il malato, come la liberazione dopo una prigione. La morte è davanti a me oggi co me il profumo della mirra, come il piacere di sdraiarsi sotto un parasole in un giorno di brezza”. “Lo spavento è un male peggiore del male medesimo. Se avrai timore del nemico Io ti farò tremare davanti a lui” (Ger 1,17).

Inno cristiano degli Incas Quechua. “Bellissimo sangue, sangue del mio Dio, correzione del colpevole. Rosso, rosso, sangue, prezzo dei miei peccati; liberami sangue dai miei nemici. Rimedio dell‟universo, limpido sangue, purissimo, curami, curami, curami tutti i dolori. Invalorabile sangue, fortuna dell‟uomo, cura mi la ferita, chiudila, cicatrizzala. E quando io sia morto, sangue del mio Jesùs, portami via da qui, portami nel tuo celeste regno”.

La mente è il campo di battaglia di „lucifero‟. Ecco in sintesi una classificazione delle attività demoniache. La Tentazione è la “ordinaria” suggestione operata sulla me moria e l‟immaginazione per indurre alla disperazione e quindi all‟incrudelimento. Il falsario (ponendosi “ fisicamente” sulla nostra spalla o addirittura nel nostro orecchio) ci attacca innanzitutto attraverso i pensieri, là dove siamo più sensibili, cioè evocandoci quei peccati a cui non abbiamo rinunciato con fermezza, ma noi lo possiamo sempre scacciare, affidandoci: al perdono del Misericordioso, all‟ intercessione della Madre di Misericordia e all‟aiuto del nostro Sorvegliante Celeste che parimenti agisce su 336


me moria e immaginazione, perché “Non è quello che entra nell‟uomo ma è quello che di cattivo esce da lui che lo contamina, facendolo a mmalare” (Mc 7,21; Mt 15,17). Noi siamo anche ciò che pensiamo, per cui agiamo di conseguenza. I pensieri che nascono dalla nostra volontà sono intoccabili da chiunque, sia esso un essere spirituale o materiale. I pensieri sono il regno dell‟uomo (proverbio africano). Hai davanti a te (nella tua mente) la vita e la morte (dell‟anima): scegli se ascoltare i miei ordini o di ubbidire ad altri dèi (Dt 30,15). Le forze presenti nella nostra realtà sono il bene e il male (Eraclito, filosofo greco vissuto dal 540 al 480 a. C.). Se abbiamo concetti buoni (di giustizia, perdono, pace, ecc.) le opere saranno buone: innanzitutto per noi stessi. “Siate sempre lieti nel Signore, lo ripeto siate lieti. Non inquietatevi di nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre necessità con… azioni di grazie. La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà… le vostre menti” (Filippesi 4,4). “Signore prendi possesso della mia immaginazione e me moria, del mio intelletto e della mia volontà” (Sant'Ignazio di Loyola). Perfino un gigante della Fede co me Abramo cadde vittima del subdolo istigatore. In Genesi 20,1 si narra che egli non scartò il pensiero cattivo (suggerito dal criminale) di essere ucciso a causa dell‟avvenenza di sua moglie Sara. Però il Signore suo a mico riparò subito a questa mancanza, prima del danno che ne stava per scaturire. Allora l‟atteggia mento che deve avere il credente è quello di controbattere indirettamente o di non rispondere allo stolto: sia che ci parli attraverso i sensi (in prima persona o attraverso creature possedute) che attraverso la mente. Questo perché l‟empio non può che esternare domande e risposte folli, per cui nel mo mento stesso in cui gli dia mo un'errata considerazione, cioè lo vogliamo aspettare per co mbatterlo invece che organizzarci per prevenirlo, siamo già sue vittime. Impariamo dunque dal Maestro il quale quando gli “attacchi” erano maliziosamente assurdi (impossibile tentativo di risposta salvifica): o non rispondeva ( Lc 23,9; Mt 7,9), o rispondeva indirettamente sia attraverso citazioni bibliche (Mt 4,1-10) che mediante parabole utili per altri astanti e nel contempo in grado di confondere gli empi (Mt 13,11). “Non disputar con lo stolto, scendendo al livello della sua follia, per non diventar anche tu simile a lui” (Prov 26,4). L‟Oppressione. Qui entriamo nel campo delle attività “straordinarie” di vagliatura (e quindi occasione di eccelso rafforzamento di Fede). Questa azione colpisce i sensi esteriori con visioni orrende, fetori pestilenziali, rumori fastidiosi, improvvisi brividi, ecc. La Vessazione che è la vera e propria aggressione fisica da parte dei demonii con solleva mento e sbattimento per terra o contro le pareti, battiture, bruciature e sfregiature varie. L‟Ossessione che è la Tentazione portata al massimo grado. Si tratta dell’azione malefica più pericolosa: sia per l‟insita intensità che per il suo prolungarsi nel te mpo (il farci cadere per sfinimento psicofisico). L‟istigatore non disturba gli incantati (incatenati) che sono sotto il suo influsso e che ormai tiene al guinzaglio, ma la sua rabbia si scatena contro coloro che sono determinati a raggiungere una volontà stabile 337


nel bene (ad andare avanti di valore in valore) grazie innanzitutto ai mezzi sacramentali. La sua strategia è di cercare di approfittare delle inclinazioni al male che l‟ex peccatore ha accumulato in precedenza. Perché il rischio che il convalescente si riammali a causa dei postumi è concreto. In tal caso l‟unica controreazione possibile è quella rifugiarsi in un “ matto e disperato” (parafrasando il noto poeta di Recanati) conoscere, amare e servire l‟Onnipotente e quindi il prossimo bisognoso di salvezza. Anche se il maligno ci sussurra senza tregua che siamo peccatori incalliti e irrecuperabili: per farci dimenticare che l‟Assoluto è sempre misericordioso per il peccatore pentito. La Possessione: è di vario grado. Si tratta di un'invasione della psiche, con controllo del corpo con o senza la collaborazione del malcapitato. L‟Infestazione co mprende i disturbi causati dall‟annidamento dei perturbatori in: edifici, campi e animali. Innanzitutto, l‟importante è pulire il luogo da oggetti che sono per noi un simbolo di portafortuna (quadrifoglio, corni, ferri di cavallo, ecc.) e “scavare” per scoprire eventuali oggetti “fatturati”, messi da qualche persona “disgraziata”. Diceva il poeta francese Paul Claudel (1868-1955): il segno del cristiano non è un amuleto ma il crocifisso!

Il tragico ghigno del „killer silenzioso‟. Quindi ricapitolando sinteticamente, laddove non riesce a vincere con la tattica della seduzione e delle persecuzioni (servendosi innanzitutto dei “fa miliari richia mi di sangue” e degli “ex compagni di merende”) cambia strategia, assalendoci nei mo menti di allentamento spirituale e morale con la tattica (tentazione) dello scoraggiamento: “Vedi che non ce la fai ? Ma lascia stare, ma chi te lo fa fare? Se non riesce neanche a ciò, almeno tende a far procrastinare gli impegni di volontariato apostolico sobbarcandoci di inutili fatiche e distrazioni, che vengono spacciate come fondamentali, è la cosiddetta strategia del rimando. Tra l‟altro, non è un caso che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale (sia del primo che del quarto mondo) col passare degli anni (con l‟avvicinarsi ineludibile del mo mento di agonia) e in concomitanza di eventi traumatici e stressanti, comincia a soffrire di cronica ipertensione arteriosa essenziale (misteriosa concausa di iperglicemia, ipercolesterole mia e nefropatie), detta anche guarda caso “killer silenzioso”, che corrisponde alla caratteristica principale dell‟ansiogeno untore. L‟agire silenzioso è la tattica principe e primaria del diavolo per annidarsi nel cuore dell‟uomo per poi insinuare inconsciamente l‟inquietudine: essa è parente stretta delle paure e dell‟irascibilità. Si racconta che il rabbino Meher-Baba fece ai suoi discepoli questa domanda: “Perché le persone quando litigano gridano?”. I discepoli diedero molte risposte ma nessuna di esse era quella giusta. Alla fine Meher-Baba spiegò: “Quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire la distanza dei loro cuori si mettono ad urlare nel tentativo di sentirsi più vicini; più sono arrabbiate, più gridano per superare la distanza. 338


Che cosa succede invece quando due persone si inna morano? Non gridano, parlano dolcemente, perché i loro cuori sono molto vicini. Quanto più si amano tanto meno parlano, ma sussurrano e si guardano negli occhi. Alla fine non hanno bisogno di lunghi discorsi perché lasciano parlare il loro cuore. Quando discutete non lasciate che i vostri cuori si allontanino; non dite parole che aumentano la distanza. Così facendo, infatti, potreste diventare incapaci a riavvicinarvi. Abbracciatevi, invece, guardandovi negli occhi e state vicini, tenendovi per mano e stringendole forte. E‟ questo il modo per superare la distanza”. “Non c'è mai stata una guerra buona o una pace cattiva” (Benjamin Franklin). L‟unica guerra buona è quella contro il male. L‟unica pace buona è quella del Regno. “Accettare un beneficio (da coloro che hanno venduto l‟anima al diavolo) equivale a vendere la libertà”. (Publio Siro).

L‟Avversario dei nostri avversari. Le vie principali per cui gli spiriti mostruosi entrano nella nostra vita sono 3: 1. La maggior parte degli spiriti parassiti si aggancia ad una persona attraverso ferite emozionali quali quelle della paura, dell‟ira, della colpa, del risentimento, che vengono lasciate come conseguenza di profondi traumi emotivi. Per esempio, una persona che sia stata ferita emotivamente da un padre alcolizzato, potrebbe essere aperta ad uno spirito d‟ira, poi sperimentare il persistere di questa ira, non solo contro suo padre, ma anche contro tutte le persone in autorità e contro altri alcolisti. “Sono stato io a trascinare Amy nella droga. Adesso devo lasciare che lei si salvi la vita”. Blake Fielder-Civil, marito della cantante Amy Winehouse. 2. La seconda porta che invita gli spiriti dannosi ad entrare, si chia ma peccato. Ad esempio, se viviamo in condizioni di fornicazione o adulterio continuata, siamo esposti all‟attacco degli spiriti di impurità o di adulterio. Sono situazioni di peccato continuate, che sono diverse dal peccato in cui uno incia mpa una volta e poi è così pentito che si guarda dal rifarlo. “E‟ spreco di spirito in triste scempio la lussuria in atto e fintanto che lo è; appena goduta, subito odiata; rincorsa senza senso, mai raggiunta, odiata senza senso, esca ingoiata per rendere ragione defunta. Tutto ciò il mondo lo sa, ma nessuno sa evitar la via che fra Cielo e Inferno sta” (W. Shakespeare) 3. La terza porta che invita gli spiriti balordi ad entrare, è la pratica di attività occultistiche (ricerca di potere o di guida, da fonti che si oppongono a Dio). Se vo i provate a far dire a una persona che ha fatto meditazione trascendentale: “Nel nome di Gesù Cristo io rinuncio a” e qui gli fate dire il nome del “ mantra” che lei ha nella mente, che dovrebbe ripetere per entrare in contatto con Dio (dicono loro), questa persona non riuscirà a dire e a fare la rinuncia. Questo perché si tratta di forme spiritiche in cui le presenze sono tutt‟altro che sante. Il modo più potente per chiudere la porta agli spiriti peccaminosi è senza dubbio quello che si realizza per mezzo del Sacramento della Riconciliazione, in cui chiedia mo al Padre Celeste: perdono per il nostro peccato; di staccarci dalle nostre 339


ferite emotive; di non averci in abominio per esserci dati all‟occultismo; di stringerci forti forti a Sé. Poi, però, in certi casi bisogna far ricorso al tanto vituperato e dileggiato sacramentale dell‟Esorcismo che può essere sia personale che collettivo. Nei casi singoli, più che le formule, conta la personalità dell‟esorcista, il quale ha il compito di scoprire le cause che hanno permesso al demonio di entrare nella vita della persona e poi il momento in cui è successo, quanti sono ma soprattutto quali sono (“i pezzi grossi” corrispondono alle ex gerarchie angeliche più elevate). Dicia mo subito che per compassione di Dio verso gli uomini, i casi di possessione, infestazione, ecc. conclamati ed eclatanti hanno il compito di erudirci e ricordarci che il diavolo satana non è né leggenda né un simbolo del male, ma è una persona angelica che per prima ha odiato e che tuttora continua a operare per diffondere e perpetuare il male. Dicia mo infine che la liberazione di persone, ambiti di vita di una persona e ambienti (così co me per le guarigioni corporali) non dipende dal rito in sé ma per ordine di importanza: dalla santità di coloro che pregano per la vittoria del bene sullo specifico determinato male, dalla volontà della persona di spezzare non una ma ogni catena che la tiene legata al male, ma, sopra a tutto dalla volontà di Dio, che può dilazionare la liberazione (e/o guarigione) perché vuole rafforzarci per evitare poi rovinose ricadute. “Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo quelle peggiori”. (Ovidio). “Il diavolo è talmente furbo, è un seduttore così perfetto, che per mandarti all‟ inferno ti fa pure pagare il biglietto” (padre Livio Fanzaga).

Testimonianza estorta. “Tu, serpente, tu che non mi hai risposto: Dove andavi tu? O serpente che non mi hai risposto, quando ti ho ucciso, nella sera”. Canzone di uno sciamano dei pellerossa Pit River della California riportato dallo scrittore Jaime de Angulo (1887-1950). Per circa 300 volte il Nuovo Testamento ci parla di spiriti angelici corrotti e corruttori, ribelli a Dio e ne mici dell‟uomo. Sono i furiosi demoni, che, per certi presunti teologi non esisterebbero neppure, ma che la parola di Dio ci mostra all‟opera con impegno instancabile, dall‟inizio dei secoli e fino alla fine del mondo. Non perdono colpi, non sono mai stanchi, sanno ciò che vogliono e co me ottenerlo. Oggi, poi, hanno ben pochi ostacoli sul loro cammino e purtroppo hanno molti alleati: sia nelle “stanze dei bottoni”, sia in coloro che controllano la produzione e l‟ utilizzo degli strumenti audiovisivi e multimediali e anche nell‟ambito ecclesiastico ! Ma se proprio in questi tempi in cui “il drago è sciolto dalle catene”, la Chiesa ne parla così poco, ecco che interviene diretta mente Dio facendo “parlare le pietre” come afferma nel Vangelo. Durante un esorcismo (che è un sacramentale così come l‟olio, il sale, l‟acqua benedetta e il segno di quella croce che ha ricostruito il distrutto ponte che congiunge a Dio) un Sacerdote in nome della Trinità comandò a uno spirito depravato (capo di una milizia che aveva invasato una malcapitata persona) di riaffermare le spaventose verità riguardanti il male: 340


“Lasciami! Non voglio manifestarmi, non mi torturare…sono costretto a dirlo… quanto più il Labirinto Truculento è negato, tanto più si rie mpie! Si ride di questa verità come fosse frutto di fantasia, o una triste eredità di oscuri tempi passati. In realtà: si vorrebbe che la giostra infernale non ci fosse per poter peccare senza pagarne le conseguenze. Altri che si ritengono credenti si ingannano, sostenendo che l‟antro tenebroso è lo stato di un'anima che vuole semplice mente stare lontano e da Dio e dal suo ne mico. Si illudono che il luogo dei triboli estremi sarebbe in contrasto con la misericordia dell‟ Incomparabile, la quale invece è vera perché è piena e perfetta armonia con la giustizia. L‟Inferno è la testimonianza del rispetto che l‟Altissimo ha per la nostra libertà e grida il pericolo continuo in cui si trova una vita peccaminosa, che ridicolizza, schernisce e disprezza le anime che manifestano la propria fiducia in Dio. Mi costa terribilmente ricordarvi questa salutare verità: le smodate e prolungate ricerche di illeciti piaceri accendono carboni ardenti sul vostro capo (diminuiscono progressivamente la possibilità di salvezza e aumenteranno le pene infernali). “Le serpi da piccoline non fanno male” (Quintiliano). Metaforica mente e metafisicamente parlando l‟unico modo di tenere piccole le serpi del nostro cuore sta nell'uso dei Sacramenti. “Soltanto gli esseri intelligenti provano noia” (Giacomo Leopardi): ma quelli ancora più intelligenti vogliono superare l‟odio-inedia per la vita. “Non illudetevi, né sodomiti (omosessuali e lesbiche)… né rapaci… né occultisti erediteranno il Regno terreno e celeste” (1 Cor 6,9; Gal 5,19). Lo stesso Voltaire, filosofo empio, ebbe il buon senso di scrivere: “Se tutto il creato ci dimostra l‟esistenza di un essere infinitamente sapiente, la nostra ragione ci dice che deve essere infinita mente giusto, castigando le azioni cattive e premiando le buone. E‟ mai possibile che il Legislatore Supremo dia dei Co mandamenti (la cosiddetta Legge Naturale) e poi non si curi se vengano osservati o calpestati ? ”. Da questa e da altre testimonianze e dalla Bibbia si evince che in questa vita vi sono 2 tipi di benedizione: l‟esser circonfusi (circondati e compenetrati) di grazie e il castigo (la purificazione) per i peccati. Ci sono 2 tipi di maledizione: l‟esser beneficati o puniti dal maligno.

La potenza dell‟umiltà e della mitezza. “L‟umiltà è il vestito di Dio. Chiunque riveste questo mantello nel quale il nostro creatore si è rivelato, riveste lo stesso Cristo”. (Isacco il Siro). Giobbe è il simbolo per eccellenza degli umiliati e rialzati da Dio, perché più di ogni altro uo mo è passato dalle più “chiare stelle” alle più “puzzolenti stalle”, dai “pascoli” più “erbosi” ai “deserti” più “aridi” e viceversa. Egli è passato attraverso la perdita di affetti ed effetti; le maledizioni della moglie; i giudizi improvvidi degli amici; l‟assenza di parenti nella sfortuna (per poi ritrovarli nella ritrovata e raddoppiata fortuna). Quale era il suo proble ma? Che cosa doveva venire a galla di lui? Egli si sentiva bravo, buono e, perciò giudicava da sé. I suoi travagli sono serviti 341


a rimescolargli l‟anima, a renderlo docile e attento all‟ascolto dell‟Eterno e per conseguenza egli è diventato ad immagine e somiglianza dell‟Altissimo. Ecco perché poi alla fine delle prove dice: “Signore, avevo solo sentito parlare di te; ora i mie i occhi Ti han veduto!”. “Forte come la morte è l‟amore” (Cantico dei Cantici 8,6). Però, nella Bibbia, il simbolo più bello della profonda conversione di cuore, insie me a Zaccheo, è indubbia mente santa Maria Maddalena. Costei non ha debordato (esagerato) nello spargere i piedi del suo Liberatore di lacrime e costoso unguento profumato. Ella, perciò, è più che giustificata, perché sente il suo bisogno di dignità e affetto profondo colmato da un uo mo, che non la desidera per il suo bel corpo (per ciò che appare) ma solo per glorificare la sua anima “sporcata”. Nella conosciuta scena della prostituta e di Simone il fariseo, Gesù riesce in un sol colpo a perdonare lei e a convertire lui. La reazione educata di Simone non dice piena mente lo scandalo suscitato da questa scena: la prostituta che piange ai piedi di Gesù, che scioglie i propri capelli e asciuga i piedi del Maestro, è un segno ambiguo, è facilmente interpretata co me una specie di allusione sessuale, una disponibilità. Ma Gesù capisce, questa donna usa l‟unico linguaggio che conosce per manifestare il suo affetto, la disponibilità al cambiamento…Egli capisce. Il perdono è donato, una vita è salva. Ora Gesù si occupa di Simone che probabilmente aveva organizzato quel pranzo per manifestare stima verso il Maestro, il quale gli pone un caso, un esempio e gli chiede una soluzione. Se Gesù avesse smascherato pubblica mente il pensiero malvagio del fariseo l‟avrebbe umiliato, l‟avrebbe perso, invece no, lo porta a ragionare, a scegliere, a capire. Simone stesso giunge alla conclusione del Messia. Uno sbaglia anche per debolezza. L‟importante è a mare, l‟importante è pentirsi. Il peggior insulto che si può fare ad una persona è quello di diffidare di lei senza alcun motivo e senza alcun pentimento. “Superato il primo choc, l‟umiltà è una virtù allegra”. (Clive Staples Lewis).

Solo Dio porta fortuna! Il mondo è tutta una recita (W. Shakespeare), in preda ad una noia (la cui etimologia deriva dal tardo latino “avere in odio”) esistenziale (J. P. Sartre) che nessun passatempo (A. Schopenhauer), che nessun venereo baccanale (A. Moravia) e men che meno la meditazione trascendentale (sia essa buddista o induista) riesce a rimuovere. Ciò avviene perché il “ mondo” è formato da personaggi (uo mini che non si sentono persone) in cerca di un Autore (L. Pirandello) falso invece del Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe: l‟unico che dà una prospettiva di fondo con cui leggere la nostra vita intima e interpretare la realtà che ci circonda. Cari fratelli in Cristo, come faceva il profeta Abacuc, è buona cosa andare a lamentarsi con Dio invece che con il prossimo per certe situazioni, ma non bisogna lamentarsi di Dio; inoltre prima si assillarlo, confrontiamoci con i suoi Comandamenti, per verificare se la protesta e relativa implorazione è apparente mente 342


giustificata. Ricordiamoci sempre della pazienza che ha avuto con noi e quante gliene abbia mo combinate prima che piegassimo il cuore altero e comprendessimo che Egli sempre ci ascolta e risponde, anche quando dice: “Aspetta!”. Abbia mo verso di Lui un enorme debito di riconoscenza ed è buona cosa conoscere i perché dell‟azione di Dio ma meglio sarebbe cercare di conoscere la sua personalità: essa corrisponde a quella di un genitore che ama oltre ogni limite, che ci aiuta prima in virtù della sua sofferenza e poi della sua onnipotenza. L‟uo mo mostra la sua forza nel reprimere gli avversari, L‟Eccelso, invece, mostra la sua potenza: nell'aspettare molto il pentimento, nel governare con molta indulgenza, nel giudicare con molta dolcezza.

Satana fa le pentole, ma non i coperchi. Dio permette le tentazioni (raggiri) e persecuzioni diaboliche (quando gli inganni non riescono) unicamente come correzione e rimedio per il bene delle anime. Egli sa bene che ognuno può essere per se stesso il suo peggior nemico. L‟Altissimo ci ha dato il dono più bello che è la libertà di pensiero per cui quando noi ne abusiamo, non può non reagire in qualche modo, per farci ravvedere, perché noi non possiamo vivere senza uno stretto e continuo rapporto con Lui. Allora, quando gli ammonimenti e avvertimenti vari non bastano, utilizza le croci escogitate (ingegnate) dall‟untore (dal conta minatore dei cuori), come mezzo salvifico! Con la Sua croce ha diviso la Storia in due tronconi. Così co me gli spiriti malvagi hanno la facoltà di invasare l‟individuo consenziente in vario grado, parimenti lo può anche il Santo Spirito, il quale manifesta la Sua aggraziata presenza per mezzo di: sogni, ispirazioni, guarigioni, pianti, rallegramenti, canti, virtù, intenerimenti, pacificazioni. Attraverso la Bibbia esce un'immagine del maligno che non è affatto rassicurante. Se noi conoscessimo il suo odio disangelico e disumano moriremmo di spavento! Se ci impegniamo a rendere la nostra volontà (il nostro cuore) sempre più purificata ci abitueremo a scoprire e co mbattere le sue quotidiane: astute insidie, variegate meta morfosi, inesauribili risorse, impensabili crudeltà. L‟adulteratore della Parola di Dio non si è smontato neanche al cospetto del Re dei re che, ovviamente essendo più astuto ed essendo venuto in questo mondo per strapparlo dal potere dell‟arrogante, lo ha lasciato agire in Sua presenza per rivelarci l‟esistenza, la natura e l‟azione di questa sfacciata creatura angelica. Costei, nata buona, si è poi subito pervertita, cercando di portare avanti, al massimo possibile (fino in fondo), la sua ribellione contro la Paternità. “Sta per venire il principe del mondo. Veramente non può nulla su di Me, ma bisogna che il mondo riconosca che Io amo il Padre” (Gv 14,30).

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Tempo al tempo. Il male umano e angelico nasce sempre dal cattivo uso del “cuore”, ovvero della libera volontà di scelta (facoltà di decisione). A causa della loro natura, gli spirit i ribelli hanno deciso istantaneamente con piena avvertenza (consapevolezza) e deliberato consenso (proposito) di rifiutare irrevocabilmente (irrimediabilmente) l‟Amore del Padre. Gli uomini, invece, essendo spiriti incarnati, imprigionati nella massa limitata (sgraziata), dal peccato di superbia, non sono capaci di fare in un attimo tale scelta definitiva (irrimediabile). A differenza degli angeli, i “carnali” non si posseggono totalmente, non sono pienamente presenti a se stessi. Invece, la loro volontà aderisce ad una causa in maniera progressiva e instabile, cioè non diventano definitivamente malvagi in un istante. Per tal motivo: in vita e al mo mento della morte corporale (anche la più violenta e rapida), hanno bisogno di decidere in un arco di tempo relativa mente superiore (hanno bisogno di maturare la loro scelta). Oggi offendia mo l‟Immenso, domani ci pentiamo e ritornia mo a Lui, proprio perché ci troviamo nella fluidità del tempo. Così finché c'è vita, c'è speranza per tutti. “I calvinisti hanno torto, non c'è nessuna predestinazione. Non siamo dei precotti. La storia è lo spazio e il tempo della libertà dell‟uo mo (una libertà giustamente limitata) dove più si va avanti con l‟orologio biologico e più si è responsabilizzati riguardo al destino eterno della nostra anima. Ce lo dice Gesù: pregate e otterrete, bussate e vi sarà aperta ogni possibilità che è nella volontà di bene”. “Così una dolce malinconia ti prende, la melanconia dell‟autunno e sotto il larice, all‟asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull‟esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringrazia mento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce. Una mattina di dicembre vedrai il cielo uniformemente grigio, le montagne dentro le nuvole, i boschi più scuri e, da una catasta di legna, schizzar via lo scricciolo. Il suo campanellino d‟argento ti dirà prossima la prima neve”. (Mario Rigoni Stern, poeta).

L‟occulto „spargitore di menzogne‟. Il più grande successo del maligno giocatore d‟azzardo è di far credere che non esiste: questo è il primo capolavoro della sua arte. Il secondo capolavoro è quello di saper magistralmente inquinare le verità rivelate (di fede). Attenzione dunque! Queste realtà intelligenti e maliziose, perverse e pervertitrici: nel nascondimento continuano incessantemente e instancabilmente ad agire nella storia, plasmando i loro anticristi e cercando di celebrare il funerale del cristianesimo. Ad es., il separatore ha posseduto gradualmente il consenziente Giuda Iscariota (infestazione, ossessione, possessione) fino ad “incarnarsi” (entrare) in lui (processo di assatanamento) per cercare di 344


scompaginare i progetti di Gesù e realizzare il più grande delitto della Storia. Durante il Suo speciale ministero terreno, il Santo d‟Israele è sempre stato circondato da centurie e legioni di demoni spirituali e incarnati che cercavano di deviarlo in tutti i modi possibili. Un classico esempio: quando cercano di impedirgli la Sua graduale rivelazione divina nei cuori dei Suoi fedeli. Rivelazione progressiva (svezzamento) al fine di prevenire pericolosi entusiasmi, vale a dire, insani intendimenti di convertiti, seguiti da rigetti definitivi. Egli nella sua missione terrena e in quella proseguita dai suoi figli prediletti è sempre fatto oggetto delle più dichiarate antipatie d‟odio e false indifferenze, delle più entusiastiche e spesso sprovvedute manifestazioni d‟affetto, dei più perfidi conciliaboli dei vari sinedri, delle più profonde dimostrazioni di gratitudine e riconoscenza del suo essere “consustanziale” a Dio. Non si trova davanti a Lui chi assume una posizione di neutralità. Solo Lui mostra, scopre e divide ciò che è bene e male. Con lui non c'è grigio: o bianco, o nero. Si scrive la storia dei popoli e dei loro personaggi importanti ma non dei rispettivi influssi di Dio da un lato e dei demoni e dannati dall‟altra parte, sui capi di Stato e politici, sugli scienziati e educatori, sugli artisti dell‟intrattenimento, sugli informatori dell‟opinione pubblica, sugli imprenditori protagonisti della vita economica, ecc. Queste infor mazioni spiegherebbero tutte le storie sia meravigliose che terrificanti che ad oggi sembrano in parte inesplicabili. “La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo (desiderio di possedere ciò che non ci appartiene) e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono (Sapienza 2,24).

Il flauto magico dell‟„incantatore‟. Il nostro inquisitore (accusatore di Dio davanti ai fratelli e dei fratelli davanti a Dio), è conoscibile nella sua realtà vera non tanto da esperienze razionali ma dal riconoscere che il Risanatore è venuto a salvarci: innanzi tutto da noi stessi e poi da tale personaggio. Con la comparsa del Redentore e dei santi, infatti, è costretto ad uscire allo scoperto, a mostrarsi per ciò che è: il padre di tutto il male che c'è nel mondo. Tuttavia il Buon Sa maritano abbraccia (sposa, assume) la nostra causa e non ci abbandona. Si commuove nel vedere in che misero stato ci lascia il perfido. Se genuinamente lo invochiamo e facciamo la Sua volontà, Egli: ci soccorre, risolleva, cura, lava, sfa ma, disseta, veste, sia spiritualmente che materialmente. Si deve dunque co mbattere, non emulare, la società del diavolo, che s‟insinua attraverso un pensiero (fantasie, fobie, allucinazioni, preoccupazioni, dubbi, ecc.), una parola (sproloqui, bestemmie, maldicenze, turpiloqui ecc.), un divertimento (una diversione per sfuggire ai proble mi della vita), un‟azione (ad es. uno sguardo) del prossimo, poi si ritrae in attesa che la nostra presunzione (autodeterminazione) apra la breccia da sfondare! Il mistificatore sceglie sempre persone (ad es. parenti), luoghi (anche di preghiera), strumenti (ad es. internet che spesso è un “infernet” ) e situazioni (ad es. di solitudine) che hanno influenza (ascendente) su di noi. La lotta si vince se c'è 345


volontà di lottare, senza: rimuginare, dialogare, acconsentire. Abietto, scaltro e sfrontato com‟è, egli sa servirsi di tutto per rovinarci e strumentalizzarci a danno del nostro prossimo. Gli basta: un’occhiata immodesta di re David che è invaghito di Betsabea; una golosità del buongustaio Esaù che vuole un piatto di lenticchie; un attaccamento al denaro di Anania e Saffira che nascondono delle offerte agli apostoli. Il calunniatore dunque non è una rappresentazione ma la personificazione del Male. E‟ una persona spirituale menzognera ed omicida (mezzo leone e mezzo volpe) che, fin dall‟inizio della creazione, per costruire il suo regno di morte, rapina l‟uomo dei Doni Divini, tra cui: l‟immortalità, l‟integrità del corpo e dell‟anima, lo splendore immacolato del Paradiso Terrestre. “Lo yako ma non attraversa il fiume due volte nello stesso punto”, dice un proverbio africano; il che significa: se non vuoi farti sorprendere dal tuo avversario che ha intuito la tua manovra, non devi frequentare costantemente gli stessi posti, le stesse persone…e gli stessi vizi. “La vita va vissuta come progressiva conquista di valori spirituali”. (R. Browning, scrittore 1812-1889).

Lassù Qualcuno ci ama… nonostante i nostri ruggiti. Gesù è la soluzione di ogni problema. Riflettiamoci, nei mo menti in cui prendia mo coscienza (acquisia mo consapevolezza) della nostra devastante situazione di disperazione e ci armonizziamo con la Paternità del Vivificatore, allora ci riconcilia mo (addolcia mo) anche con noi stessi e con l‟ambiente in cui si vive. Sappiamo controllare e dominare meglio: i pensieri presuntuosi, gli atteggiamenti spavaldi, la condotta guerreggiante, il linguaggio scurrile, la ricerca ossessiva di gioie superficiali e ingannevoli, il macismo e le venerazioni, ecc. 1. Finalmente la smettia mo di voler realizzare la propria identità, tra mite la competizione spinta (senza limiti, né vincoli) con “gli altri” e mostriamo il cuore, invece dei bicipiti erculei, delle for me giunoniche e dei cosmetici, che servono a nascondere (truccare) un corpo abbruttito dall‟anima pervertita. Carla Bruni, modella e cantante: “Odio invecchiare, soprattutto perché prima o poi dovrò morire, sarei voluta tanto rimanere per sempre una ragazzina”. 2. Finalmente (ricchi o poveri che siamo) la smettiamo di imitare i soliti o nuovi volti noti che quando appaiono in TV s‟atteggiano a cristi onnipotenti o a madonne del “trucco e parrucco”. “Mi sono fatta 5 lifting, non ho consultato nessuno, neppure il mio ex marito (Sylvester) Stallone. Anche lui si è rifatto, ma è venuto male”. (Brigitte Nielsen, soubrette). “La mia dieta? “Il piercing sulla lingua. Per due settimane non ho potuto né bere né mangiare e sono dimagrita” (Drew Barrymore, attrice). 346


3. Finalmente la smettiamo di confidare in false persone a micali. Orson Welles affermava che quando la fortuna volta la schiena a qualcuno ci sono parecchie cose che si girano e, fra queste, di solito anche il naso di alcuni vecchi amici.

Al riparo di un simbolo. Trilussa “Un vecchio Merlo se vantava spesso de dormì fra le zampe d‟un Leone, senza dì‟ (senza dire) ch‟er Leone era de gesso. Quante persone, cò lo stesso trucco, hanno scroccato la reputazione (hanno frodato una fame immeritata) riparate da un simbolo de stucco!”

Luci della ribalta. Secondo Andy Warhol: “Ognuno ha diritto al suo quarto d‟ora di celebrità”. 1. In uno dei suoi film, “Scoop”, Woody Allen, rispondendo alla domanda: “Di che religione sei?”, tira fuori una frizzante (?) ed esilarante (?) affermazione: “Ero di fede ebraica, ma poi mi sono convertito al narcisismo”. Il regista newyorchese, a quanto pare, non è l‟unico ad essersi convertito alla religione di Narciso, nella quale l‟esibizione soddisfatta dell‟io esige solo spettatori e non interlocutori. Si sta, infatti, sempre più diffondendo il pensiero del “video ergo sum”. 2. Jude Law: “Trovo noiosi i buoni, i carini, le persone sono fatte di bene e di male, è come cerchiamo di risolvere il conflitto tra queste due forze a renderci affascinanti”. Per l‟attore inglese quindi, non è bella la bontà comunque e dovunque, ma è bella la lotta tra benignità e malignità. Co modo ma soprattutto sciocco dire così in un periodo in cui si è transitoria mente belli, famosi, forti e benestanti. Co modo dire come R. Benigni “ La vita è bella” quando non si è più sfigati comici proletari. Co modo dire “il mondo è meraviglioso”, quando si è musicisti jazz affermati come Louis Armstrong (Satchmo; 1900-1971). Messaggio. Nazim Hikmet. “Non vivere come un inquilino o co me un villeggiante nella natura. Vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre. Credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto credi all‟uomo. Ama la nube, la macchina, il libro ma prima di tutto ama l‟uo mo. Senti la tristezza del ramo che secca, del pianeta che si spegne, della bestia che è inferma, ma prima di tutto la tristezza dell‟uo mo. Che l‟ombra e la luce ti diano a piene mani la gioia, ma prima di tutto che l‟uomo ti dia a piene mani la gioia”. 347


Ecco! Questo è un poeta da cui traspare un vivido e limpido amore per il creato e per la vita.

Gossip Affair. 3. Mae West, attrice: “E‟ meglio farsi guardare tutta che non essere vista per niente”. “tra due mali scelgo sempre quello che non ho mai provato”. 4. Ho smesso di credere a Babbo Natale quando avevo 6 anni. Mamma mi portò a vederlo ai grandi magazzini e lui mi chiese l‟autografo. Shirley Temple, enfant prodige del cine ma detta “riccioli d‟oro” (anche perché ha portato tanto “oro” nelle casse dei suoi impresari e parenti). Ci sarebbe tanto da dire sullo sfrutta mento artistico dei bimbi per fini co mmerciali ma almeno le sceneggiature, “tagliate a misura” per lei, avevano tutte una morale. Erano etiche fiabe cinematografiche. A proposito di biondine e bionde (ossigenate e non): “Sono la prova vivente che le bionde naturali non sono stupide. Ho già fatto due album, lanciato un profumo e possiedo un albergo. Come potrei essere una stupida?” (Paris Hilton, ereditiera). “Lo voglio ricchissimo e che mi faccia ridere”: questo l‟identikit dell‟uomo perfetto fatto dalla tennista russa Maria Sharapova in un'intervista alla rivista Women‟s Health. Originalissima Maria…la snob. “Anche se il produttore del film (Forever Blonde - The Marylin Monroe Story) è mio marito, l‟ho fatto aspettare un anno prima di accettare la parte di Marylin” ha detto Sunny Tho mpson “perché ero terrorizzata. Lei tutti la conoscono e ognuno ha un rapporto personale con la sua immagine e il suo mito”. 5. La musica in sé non ha valore. Ciò che rende la musica valida è l‟effetto positivo sulle persone che vanno ad ascoltarla. Quando ho cominciato a pensare di più alla gente ho affrontato la musica in sé. Parola del multiforme genio musicale Herbie Hancock, uno dei grandi protagonisti della musica contemporanea. E‟ vero! Ha ragione! Non fosse altro perché ponendosi dalla parte dei suoi ascoltatori, guadagna più soldini. Ma co me sarebbe bello chiedersi anche: ma le mie sonorità musicali piaceranno anche alle orecchie di Dio? Porteranno i miei ascoltatori a contemplare l‟Unico vero, bello e buono? O mie amate canzoni. Johann Wolfgang Goethe (poeta tedesco, 1749-1832). “O mie amate canzoni perdetevi nel mare del passato. Non un ragazzo o una fanciulla in fiore vi canti quando viene primavera. Voi parlavate solo del mio amore. Ora lei irride la mia fedeltà. Voi che sull‟acqua siete state scritte ora con l‟acqua perdetevi”. Presentando una raccolta di scritti dedicati ai vizi capitali lo scrittore I. Fleming notava: Come sarebbe monotona la vita senza questi peccati, che creature noiose 348


saremmo tutti senza una traccia di molti di essi nel nostro bagaglio personale. Anche la letteratura ne ha avuto bisogno come soggetti, quasi quanto i grandi pittori hanno bisogno dei colori primari… I 7 vizi capitali continuano ad avere il loro peso e un certo impatto. Non se ne può fare a meno. Hanno un loro posto non solo negli schemi morali tradizionali degli esseri umani, ma anche nella letteratura stessa. E‟ sufficiente un'occhiata alla ricca tradizione di massime e aforis mi per scoprire che, senza di essi, i moralistes francesi e altri scrittori (nonché attori, sceneggiatori, cronisti, poliziotti, ecc.) sarebbero pratica mente disoccupati. I carretti a mano. “Nei giorni di neve e di gelo nei poveri villaggi e tra un villaggio e l‟altro i carretti a mano con un'unica ruota incidono solchi profondi sulla distesa di polvere attraverso la vastità e la desolazione, da quella strada a questa strada si intesse il la mento delle genti del nord. Ai Ch‟ing (pseud. di Chiang Hai-ch‟èng) poeta cinese.

I fabbricatori di sogni. 6. Ho cambiato stili (dal realismo al fantasy) perché nel tempo sono cambiate le cose dentro di me. Non mi interessa più raccontare storie dall‟inizio alla fine come fa Hollywood (e Bollywood). Ora preferisco la parte simbolica a quella realistica. Ho cambiato col digitale non perché dà gli stessi risultati tecnici della pellicola ma perché è più adatto a rappresentare il mondo piatto e inaffidabile in cui vivia mo. Permette di ricreare un rapporto con la realtà che appare estranea e negativa. (Da un'intervista a Shoei Oguri, regista giapponese). Quando la smetteranno questi intellettuali (dai cineasti ai letterati, dai figurativi ai musicisti, dai mimi agli sceneggiatori) di rappresentare la realtà secondo il loro punto di vista o di rappresentarla in modo fantastico, facendo confondere la realtà con la finzione? Quando incominceranno a cercare di prefigurare gli scenari che vorrebbe Dio invece di continuare a dare sfogo ai loro alienati ed economica mente remuneranti deliri visionari? I laboratori artistici e letterari dovrebbero servire solo a questo invece di elaborare successi da copertina e da botteghino mascherati da fantomatiche analisi e ricerche personali, sociologiche e psicologiche. Purtroppo in realtà la vera arte consiste proprio nel creare business per sé e per i propri impresari. Matrix, la trilogia dei fratelli Wachowsky che ipotizza un futuro in cui la gente vive una realtà virtuale e solo qualcuno si accorge che “qualcosa non va” è la classica trovata dell‟arte creativa per spillarci soldi grazie all‟acquisto di libri cult, di film stracult, di fumetti trendy, ecc. E‟ il nulla reso oro! “Il bello nell‟arte è la verità immersa nell‟impressione che noi abbia mo ricevuto di fronte alla natura” (C. Corot, 1796-1875).

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L‟insostenibile leggerezza di Irene. Dalla pagina di cultura di un quotidiano. Ironica, bella ma soprattutto grande nel non prendersi mai sul serio: “Sono davvero felice” sorride amabilmente l‟attrice greca Irene Papas “anche perché ora mai non fanno altro che darmi premi”. Poi con consueta eleganza scende in campo anzi sul palco ideale e tuona: “Non riesco invece ad avere i soldi per fare teatro, per mettere in scena le mie a matissime tragedie classiche”. La ribadisce e scandisce questa sua passione: “Amo, amo, amo la tragedia” ormai quasi accennando un festoso passo di danza. “Se potessi, se avessi soldi, non farei altro”. “Il teatro d‟oggi” ringhia ora “spesso è purtroppo pura cronaca e, come fosse un articolo di giornale, il giorno dopo sparisce senza lasciare tracce, mentre i grandi personaggi classici ogni volta sono lì a parlarci in modo nuovo”. In modo nuovo? Ma di che cosa? Ma di che? Lo sappiamo come va la vita dall‟inizio della storia, a che serve rappresentarla una volta studiata? Tanto i corsi e ricorsi storici avvengono nel quotidiano della storia di ogni uo mo e di ogni comunità fin dall‟inizio dei tempi. Non sarebbe meglio scervellarsi per cercare di dare un senso alla vita: visto che è così breve, dura e all‟apparenza senza senso? Inso mma non sarebbe meglio essere dei “Socrate” o meglio dei Platonici piuttosto che degli Aristofane? Tanto per rimanere nell‟ambito dei suoi illustri conterranei. Giorni. “I giorni di festa vanno su ruote. La giostra li porta e li riporta via”. Garcia Lorca (1898-1936) poeta e drammaturgo spagnolo.

Showbiz. (Riflessioni) “Il mestiere dello scrittore (e quindi dell‟autore, del paroliere, dello sceneggiatore, del coreografo, del fotografo, ecc.) è quello di illuminare la moltitudine, di comunicare con i suoi scritti le verità, di rendere gli uo mini più saggi, più felici e più virtuosi”. (Fratelli P. e A. Verri giornalisti e scrittori). 7. Ecco il segreto del successo estrapolato dal resoconto giornalistico di un‟intervista ai Take That, ex ma storica boy band inglese. “ La base, il vero nucleo dei Take That è tutto nell‟amicizia e nella comprensione reciproca, nel trovare soddisfazione in quello che faccia mo insieme, adesso scrivia mo insieme le canzoni, siamo tutti più coinvolti”, racconta Howard. “Avere successo a 40 anni è molto meglio che a 20”, aggiunge. Lo dice mentre è ancora assediato da una schiera di giornalisti. Gli addett i stampa, inflessibili, ne fanno passare a fatica 3 alla volta: 15 minuti a gruppo con uno 350


solo dei cantanti, uno dopo l‟altro per oltre 2 ore. Tutti vogliono sapere le stesse cose. Sembra una catena di montaggio. Davvero è così divertente. Non è noioso? “No. A volte è un po‟ stressante, ma solo a volte”, dice cauto Howard. “Abbia mo avuto 10 anni per capire cosa significa avere successo, adesso lo sappiamo davvero e ce lo godiamo di più”. Poi cambia tono: “Ma parliamo dell‟album, la gente vuole sapere com‟è…”. Vendere, vendere il proprio solleticante e creativo basso istinto di paroliere canoro. 8. La “peggior cosa” di Steven King. Commentando un suo libro che racconta di un gruppo di persone prigioniere in una casa, che arrivano al cannibalis mo. King lo ha definito “La cosa peggiore che potessi immaginare”. Vendere, vendere le proprie tetre e creative visioni immaginifiche ! 9. “A scrivere canzoni all‟ inizio ero veramente bravo, poi al di sopra della media, poi nella media, poi sotto, appena sotto. Ora faccio schifo. Noel Gallagher, Oasis (ex boy band stracult scopiazzante i Beatles). Classico espediente commerciale per cercare di evitare un ulteriore flop di vendita di un proprio album di canzoni, causata da un fisiologico calo di immagine: Fingersi nell‟agorà mediatica artista umile e depresso, soprattutto se in giro c'è già un'inflazione di menestrelli che si fingono “maledetti”. Scava scava infatti, si scopre che tali “ maledetti” magari sono genitori o figli di fa miglia di “ottimi e sani principi laicisti o ipocritamente cristiani”. Qui viene a proposito una frase di Voltaire: “Se qualche cosa è troppo stupida per essere detta, almeno sempre potrà essere cantata”. Infatti, dello stesso musicista Noel Gallagher, rimane memorabile un'altra frase: “Ho una Jaguar Mark II, ma la uso per andare da casa al cancello del mio parco, perché non ho la patente”. Mitico Noel, falli sognare ! 10. “Non ho mai detto che ho fatto bene a dare una testata a Materazzi. Non sta bene, me ne pento”. Zinedine Zidane, calciatore, o meglio artista del pallone.

Hollywood and Bollywood. E vario altro pop surrealism. 11. “Mai studiato recitazione, non interessava a nessuno, quello che contava era solo il mio corpo”. (Bo Derek, attrice). 12. Da un trafiletto gossip di un quotidiano: “Bella, terrorizzata dalle fan. La 18enne Kristen Stewart, star di “Twilight”, è terrorizzata dalle fan del suo collega Robert Pattinson. “Bella Swan” ne teme infatti l‟ira per le scene d‟amore sullo schermo. A Usa Today ha dichiarato: “Ovunque io vada ho un muro di fanciulle che mi insulta. Credo che siano gelose e che mi odino”. 351


13. “Il siste ma del coaching (allenamento motivazionale) ci permette di usufruire al meglio del nostro potenziale e aiutare gli altri a realizzare risultati sicuri, verso un futuro migliore. Tantissimi sono i divi e manager che hanno ritrovato sicurezza in se stessi grazie a noi. Ad esempio Anthony Hopkins (divo di Hollywood, famoso soprattutto per aver interpretato il ruolo di Hannibal Lecter nel film “Il silenzio degli innocenti) si è dimostrato vulnerabile e coraggioso, si è messo in gioco rivelando i suoi punti deboli. I postumi dell‟alcolis mo di 15 anni prima ritornavano in superficie come paura di non essere all‟altezza. Ad aggravare il tutto pressioni del mondo esterno che lo vedevano come l‟attore perfetto. Sotto invece c‟era un essere umano pieno di debolezze. L‟ho convinto a non reprimere queste paure ma a prenderne coscienza e farle proprie, così da poterle usare come strumenti a suo favore” (Matt Traverso, tecnico motivazionale). “Tutti possono attraverso un buon allena mento della testa, riuscire a superare mo menti delicati della vita” (Anthony Robbins, formatore motivazionale). Insomma ad ognuno il suo coaching. 14. “Ho un buon rapporto con la mia età” ha detto l‟attrice famosa Cate Blanchett “anche se all‟invecchia mento ci penso da un po‟. Sarebbe liberatorio portarlo in un film”. 15. Megan Fox (attrice e sex symbol) si è dichiarata “bisessuale senza dubbi” ma spiega poi che non starebbe mai con una donna bisex “perché dorme con gli uo mini, che sono sporchi”. Quindi la domanda sorge spontanea: lei allora a prescindere non ci dorme (dire mmo eufemisticamente) con i maschi? Il fruitore (lettore o ascoltatore) di tale notizia già nel porsi la domanda è caduto nel tranello della morbosa curiosità. Riuscirà ad uscirne da questo circolo (che diremmo eufe misticamente) vizioso? 16. Da un'intervista alla pop star canora Lenny Kravitz: “ Le Baha mas, dove vivo 6 mesi l‟anno, sono il mio paradiso. Qui nessuno ti ferma. Tra la gente del luogo ho tanti amici, ma molti non sanno neppure che lavoro faccio”. 17. “Non scriverò mai un libro che assomiglia a un altro; mi annoierei, sembrerebbero sempre creazioni di un autore diverso (Geoff Dyer, scrittore).

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Da una recensione di Franco Cordelli. Pagine culturali e tempo libero del quotidiano “Corriere della Sera”. Come non essere incuriositi da uno spettacolo teatrale intitolato ”God save the punk!”? Ne è l‟autrice Car men Giardina, un'attrice che viene dallo Stabile di Genova. La Giardina dice di aver concepito l‟ idea di questo spettacolo dopo aver letto “Please kill me” di Mcneil e MacCain: “Sono stata colpita dalla capacità di coinvolgimento dei racconti dei protagonisti (cantanti, musicisti, groupies). L‟ho letto tutto d‟ un fiato e ho trovato quei racconti così vivi, esilaranti e spietati che mi sono chiesta: sarebbe possibile trarre da tutto questo uno spettacolo teatrale?”… Alla fine degli anni Sessanta, tra Detroit e New York, si sviluppano forme espressive “basate maggiormente sull‟impatto sonoro”. Questa ondata, dice una nota del programma di sala, “includeva gruppi co me New York Dolls, The Television, Patty S mith”. Poco dopo “nasce un movimento, un sentire comune che prende le mosse dalla poesia romantica/esistenzialista e dallo spleen maledetto dei grandi sciamani del rock, da Jim Morrison e Janis Joplin a Lou Reed (…). Il punk era nato nella sua forma compiuta, come sintesi etica/estetica di sound veloce e furioso e di liriche volte a rappresentare un mondo interiore”. Nello spettacolo, gagliardamente recitato da Enrico Salimbeni, Nicole de Leo e Fabio Gomiero, vi sono battute fulminanti e meravigliose: La gente dovrebbe imparare a morire per il rock, il rock è talmente grande! Oppure: Keith Richards disse che avrebbe voluto ci facessimo una pista con le sue ceneri. O anche: Sarebbe fantastico essere gay!

Sorveglia i pensieri del tuo cuore. Dove manca Cristo, regna la morte: ecco l‟ennesimo famoso classico esempio. L‟uo mo sente il bisogno di salvarsi ma gli è difficile co mprendere che solo attraverso la croce c'è la salvezza, che è proprio compartecipazione alla lotta al peccato. Poi solo con la conversione della propria vita c'è la pace. La peggior croce è il te mere la croce.

Quando la felicità non la vedi, cercala dentro. ...dentro: nella coscienza non nell‟immaginazione, che Teresa di Lisieux chiamava giusta mente: “la matta di casa”. Lei se ne intendeva, visti gli attacchi satanici che ha subito e che riguardano tutti coloro che fanno scelte religiose prima che relazionali con Dio. 353


“Il mondo visibile non è che una vuota proiezione e se l‟arte consistesse solo nel riprodurre quello che i sensi percepiscono, essere un artista non avrebbe senso” (William Blake, anarchico poeta, incisore e disegnatore). Blake vuole vedere oltre o piuttosto cerca di vedere nel profondo, dentro di sé; non guarda le o mbre proiettate sulla parete della caverna, ma la luce che quelle o mbre ha generato. “Se le porte della percezione venissero sgombrate” scrisse “tutto apparirebbe all‟uomo come in effetti è, infinito”. Blake però vuole vedere secondo i suoi desideri, non secondo quelli della obiettiva coscienza, la voce dell‟Amore in noi. I suoi desideri sembrano surreali e incomprensibili ma in realtà nell‟inconscio nascondono l‟atavico velenoso desiderio di essere: Dio di se stessi. Il suo personale siste ma mitico (invece che mistico) è dominato infatti da Urizen, il grande vecchio, personificazione del sapere convenzionale e della legge cieca e implacabile, il quale dall‟empireo misura e dirige l‟universo con un compasso, pone cioè dei limiti. Non è certo una figura benevole, è un vecchio aggrondato che somiglia alle immagini archetipe di Jahvé o dell‟altrettanto temibile Urano. Orc, il giovane atleta nudo e libero, impersona invece la passione rivoluzionaria e la creatività, la forza redentrice dell‟immaginazione, che deve lottare per emergere e spesso viene sacrificata. Orc si presta infatti anche alla figurazione del salvatore sofferente e martirizzato. Cristo e Prometeo. Il linguaggio mitologico di Blake, sia quello pittorico che quello letterario, deriva da una cultura sterminata che va dai testi biblici a Milton, a Dante, a Ossian e alla letteratura classica, dalle miniature medioevali a Raffaello e Michelangelo. Da questo materiale egli, però, non seppe trarre nulla di assoluta mente buono per la salvezza della sua anima. Benché fosse seguace delle idee che portarono alle rivoluzioni dell‟Ottocento, la libertà di pensiero, il diritto all‟indipendenza dei popoli, l‟odio per la tirannide, Blake non era un illuminista e tanto meno un empirista. Rifiutava quel sistema che pone ragione ed esperienza sopra ogni cosa senza dare spazio alle forze sovvertitrici e (secondo lui) generatrici dell‟immaginazione. Insomma è il solito classico esempio di famoso anarchico assoluto: né Dio né mammona. Purtroppo per lui, sia in Paradiso che all‟Inferno, vigono per “forza di cose” delle leggi e non c'è una terza scelta a questo duopolio. Inoltre, egli non ha voluto comprendere che l‟Amore ci libera dalla legge, nel senso che sia mo noi a desiderarla; per esempio, l‟inna morato non deve essere obbligato a rispettare (temere, onorare e riverire) la propria amata. Se non l‟ama, però, la deve per forza di cose odiare: non c'è alternativa tra odio e a more, non c'è una terza via, sia pure di co mpromesso, nessuna “zona grigia”. Dio esclude in maniera assoluta l‟adesione a Lui, che non sia frutto d i assoluta libertà. Dalla Prima Lettera ai Corinzi, capitolo 3: “La sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio”. Ciò significa: una povera e ignorante vecchina, magari un po‟ acida e diffidente col prossimo, è capace di rispondere agli interrogativi della vita a differenza dei vani ragionamenti di un ricco, colto e giovane “pallone gonfiato”. Questo è il “bello di Dio”: Egli ama entrambi! e se noi vogliamo, Egli non ci lascerà e non ci abbandonerà. “Dio si nasconde affinché le anime lo cerchino, ma se Lui si nasconde: le sue opere sono manifeste” (Francesco Toppi, pastore pentecostale). Sta a noi ascoltarlo con le 354


orecchie della mente e con gli occhi del cuore, non certo con la bocca dell‟immaginazione (il vaso di Pandora). “Persone incantevoli come pescatori, pastori, aratori, contadini e simili non sanno niente dell‟arte e sono il vero sale della terra. Oscar Wilde, campione di immoralità (uno dei tanti personaggi che hanno tentato la via della ribellione), che però alla fine della vita, malato di cancro si convertirà.

Stardust.

Breve stralcio di un‟intervista a Keanu Reeves. In tour per propinare…pardon per promuovere uno dei suoi “fantastici film”. Cosa pensa del suo mestiere? Fare l‟attore (soprattutto di fanta-kolossal) mi dà tantissimo (…anche l‟ingaggio è tantissimo), mi regala ogni volta un senso di libertà assoluta. Recitare è divertente (davanti alla Giustizia sarà impossibile recitare!), sempre bello poter raccontare delle storie (e fantastorie demenziali e patetiche per “assatanati” spettatori). Gli uomini per poter studiare se stessi e il proprio comporta mento hanno bisogno di storie, anche sugli alieni. Ci crede agli alieni? Sicuro ! Non possiamo certo considerarci l‟unica razza senziente che esista al cosmo. Alcuni miei amici sostengono di aver avuto esperienza con gli ufo, quindi perché no ! Le “Star Wars” e i suoi “X- Files” lui e i suoi spettatori ce li hanno nel cervello. Se non ne avete avuto abbastanza, “godetevi” questo breve condensato tratto da una rubrica di critica musicale di un quotidiano, riguardante un noto personaggio canoro. …le note trascinanti si susseguono in una armonia tra pezzi intra montabili e grandi novità…uo mo e artista si confondono e di fondono dando vita ad un'ascesa di emozioni, che fanno sognare e riflettere. Molto intense le tra me cantautorali, che raccontano i suoi più recenti anni di vita...Le collaborazioni sono altrettanto preziose ma nulla aggiungono ad un talento, la cui dualità introspettiva e irriverente riversata con invidiabile capacità nelle canzoni, ha dato voce alle emozioni più vere e profonde del suo vastissimo pubblico… Bene, di entrambi (giornalista e cantautore), si può solo dire: braccia strappate all‟agricoltura. “La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire” (George Orwell).

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Estratti di risposta da un'intervista giornalistica a Maurizio Cattan, tra gli artisti più quotati al mondo. Ecco come lo presenta il giornalista: Autodidatta, è autore di opere spesso interpretate come gesti dissacranti. Per esempio, la statua “La nona ora” con Papa Wojtyla steso a terra da un meteorite o “Him”, un Hitler bambino inginocchiato in preghiera; da ricordare poi il manichino di una donna crocifissa appesa all‟abside di una chiesa di Colonia. Tra le sue provocazioni, il furto della mostra di un altro artista ad Amsterda m e la cessione in affitto ad un'agenzia pubblicitaria dello spazio assegnatogli alla Biennale di Venezia nel „93. Ecco alcuni suoi stralci di risposta (e relativo commento dell‟autore di questo saggio tra parentesi):“…è arrivato il momento giusto per prendere posizione: da troppo tempo gli artisti (anarchici) producono e non dicono (cosa devono dire se sono perversamente confusi?)…Noi sia mo per natura delle prostitute: con i soldi è difficile non venire a compromessi (facile a dirsi quando si è raggiunto il proprio agognato “olimpo”). L‟artista è rivoluzionario quando con il suo lavoro ti permette di vedere un oggetto in maniera diversa. Quando riesce a rino minare le cose o è addirittura capace di convertire le persone (a cosa? Forse alla libertà di fare quel che si vuole finché non si vanno a toccare i tuoi affetti e interessi?)…qualche volta lo scandalo aiuta a portare il dibattito su argomenti dei quali magari non si parla (e a portare pecuniaria pubblicità allo scandaloso). La realtà, la cronaca è ben peggio dei 3 fantocci che ho appeso sull‟albero a Milano: vedia mo morire tutti i giorni i bambini nei notiziari e non riteniamo pericolose quelle immagini per i nostri figli, mentre 3 pupazzi diventano un proble ma. Ecco: non sono mai riuscito a capire questa cosa. Forse succede perché la tv trasforma tutto in fiction. Fino a ieri l‟artista che ci rappresentava tutti era Jeff Koons, con la messa in scena perfetta dei miti dominanti del kitsch, della banalità, del superfluo. Ma adesso i valori ritornano ad essere il nuovo punto di riferimento”. Quali valori? Perché non ce li spieghi? Chissà, forse perché conviene lo status quo del “non risolto”, degli eterni geni “dannati” (anzi si possono anche togliere le virgolette) e “inco mpresi”, vittime di un ingiusto sistema gerarchico di poteri che opprime la loro anarchica, intelligente e salvifica creatività, facendoli diventare i santi laicisti. Insomma, perché questi supposti artisti della benefica provocazione (pittori, scultori, architetti, poeti, musicisti, ecc.) devono essere così fumosi, vaghi, eterei, criptici, ermetici, inconclusivi nelle loro aspirazioni? Anche da questo breve excursus di più o meno celebri aforismi e monologhi, per chi ha un po‟ di sale in zucca non è difficile comprendere che esiste dunque solo una persona che merita di essere conosciuta e amata e di riflesso anche i Suoi santi. Altre autorevoli personalità, gratta-gratta, sono come certi funghi: belli fuori, ma dentro bacati o velenosi. Lui, il docile e obbediente Gesù è l‟unico “uomo” che si è rivelato impeccabile e immortale. Lui non si è presentato come uno di noi, ma come l‟ultimo di noi, per cicatrizzare le ferite dell‟anima. Ferite causate da questo mondo: che tutto 356


monetizza e spettacolarizza; che ci vuole solo se consumatori e contribuenti. Dio invece ci vuole solo se amorevoli. Gesù, grazie per averci fatto uscire dal “Labirinto del Minotauro”. “Il ladro non viene che per rubare, ammazzare e distruggere. Io sono venuto, perché abbiano vita e l‟abbiano in esuberanza” (Giovanni 10,10). In pratica, se ci riflettia mo bene, la storia degli abitanti della terra è proprio una “storia favolosa”, dove, in sintesi, il Padrone del tutto, co me un sovrano spedito in esilio da gran parte dei suoi sudditi, è ritornato in veste incognita nel suo vecchio regno usurpato con la perfidia di un tiranno: per raccogliere la minoranza che gli è rimasta fedele e portarsela con sé, in ben altri meravigliosi e immensi Regni. Egli, però, li ha voluti associare a sé nel suo esodo non con la superficiale forza attrattiva del suo sfavillante e terribile potere ma con la profonda seduzione della sua disarmante Croce. Di fatto la bellezza che, secondo Schopenhauer, godiamo con gioia apparente nell‟arte, è una rappresentazione della realtà. In modo del tutto speciale questo vale per la musica che, come dice Beethoven, è “rivelazione più elevata di ogni saggezza e filosofia”. Ma perché l‟arte rende felici o almeno coscienti di chi siamo? Perché questa apparente felicità o almeno conoscenza mediata dall‟arte è così superiore alla felicità (per Schopenhauer tanto misera e insulsa) e conoscenza del semplice essere naturale? Il filosofo cita volentieri i versi di Goethe: “Quello che ci infastidisce nella vita lo gustiamo volentieri nel quadro”. La felicità vera o almeno la nostalgia d i felicità è solo nell‟arte sacra cristiana. La stravagante ed esilarante arte profana dei tempi moderni non è altro che l‟arte di essere e di far essere “sottilmente eccentrici”, “diversi”, “sregolati”, rispetto al “concentrico” Dio (come ad es. l‟arte diabolica di creare e trasformare il “sacro” gotico della cattedrale di...in laico neogotico del castello di Frankenstein) che ci vorrebbe tutti “concentrati” nel Suo amore invece che “cristallizzati”, “incapsulati”, “stretti” nella morsa dell‟eterna ribellione comunque e dovunque. L‟arte pagana di tutti i tempi (dai graffiti ai totem, dai tatuaggi alle statue, fin alle danze propiziatrici) ha sempre considerato “soporifero” e “oscurantista” l‟Artista di tutti gli artisti. L‟arte dissacrante è l‟arte del divertimento, del diversivo, dell‟essere staccati dall‟arte naturale e soprannaturale del sommo Artista. “Con gli artisti stiamo mettendo in opera le istallazioni, sono momenti unici. La Biennale è il più grande festival d‟arte al mondo e attrae altri eventi ed esposizioni con cui riesci a creare una sinergia. Quest‟anno (siamo nel 2009), con più Paesi partecipanti, più eventi collaterali e più iniziative che partono da altre istituzioni, faremo vivere al pubblico un mo mento davvero speciale. Tutto questo mi rende molto felice. In questo quadro, la bellezza della città di Venezia e le sue arti svolgono un ruolo centrale per il successo della Biennale. E‟ un aspetto piuttosto importante perché ci permette di riflettere intorno alle strategie artistiche contemporanee, in un luogo dove la storia culturale è forte mente presente. Non sorprende che nessun‟altra Biennale o grande esposizione sia mai riuscita a rivestire la stessa rilevanza nel mondo, in ambito culturale” (Daniel Birnbaum, direttore della Biennale d‟Arte). Edgar Allan Poe è la solita intelligenza prodigiosa che è stata capace di gettare uno sguardo sulle nostre tenebre, di rappresentare il lato oscuro dell‟ uo mo ma non ha 357


saputo rispondere al perché di tale inferno né ha potuto indicarci co me uscire da tale incubo. Per lui e per quelli come lui, il male rimarrà sempre un enigma inestricabile con cui cercare di convivere piuttosto che cercare di risolverlo e di vincerlo seguendo le orme del Grande Pastore.

Niente sono, niente posso, dice il santo. “Il santo è il profumo di Dio sulla terra. I sinceri lo sentono e la sua fragranza raggiunge i loro cuori, così che da essa sono spinti a desiderare il loro Signore e crescono nella devozione secondo la diversità del loro carattere”. Yahya ibn Mu‟adh, sufi persiano, morto nel 872. Pratichia mo la dolce sottomissione alla volontà divina nelle cose straordinarie e quotidiane. Se ci accadesse di mancare, umiliamoci e poi proseguiamo. Se pazientia mo e sopportia mo le miserie altrui, tanto più lo dobbiamo a noi stessi. Quando il Luminoso ti vedrà prostrato fino a terra penserà lui stesso nel suo ineffabile compiacimento a stenderti la mano per rialzarti. “Se nelle prove d‟Amore, provi un dolore tranquillo e confidente, vuol dire che sei circonfuso d‟amor di Dio. Se invece sei agitato, questa situazione viene dal crudele nemico” ( san Pio da Pietrelcina). Il prossimo o il lontano che ci fa del male non va disprezzato, ma amato, che vuol dire cercare di perdonarlo, di riconciliarsi con lui, ma soprattutto cercare di prevenirlo: evangelizzandolo. Il perdono insomma non è uno sforzo immane, se si pensa allo stato di grave pericolo in cui versa il nostro nemico umano. Nella scala degli esseri creati, l‟uomo è l‟anello di congiunzione tra gli esseri materiali viventi (vegetali, animali e ibridi) e spirituali (angeli) in quanto la sua natura è composta di materia vivente (massa e anima), il corpo e dalle caratteristiche intime di Dio, lo spirito. Il corpo è dotato di forme energetiche meravigliose: i sensi (percezioni) esterni “animali” (gusto, tatto, olfatto, udito, vista), interni “animali” (memoria, immaginazione, intelligenza istintuale di sopravvivenza) e spirituali, 3 dei quali comuni a tutti gli adulti (l‟intelligenza ragionante su creato e creatore, le varie tipologie di affettività e il libero arbitrio della volontà), altri sono doni in divenire (cioè aumenti di potenzialità dei 3 tipi di sensi) o restrizioni (diminuzioni di potenzialità) in base all‟uso libero della Ragione e dell‟Amore. Se assecondiamo e rallegria mo (contrastia mo e contristia mo) Dio, egli proporzionalmente ci benedirà (maledirà), donandoci virtù e carismi (lasciandoci bestiali e annichiliti). Il santo possiamo intenderlo così: colui che vive con pienezza la sua umanità. La santità non va intesa come una specie di lusso per pochi o un privilegio di alcuni “curiali”, ma come un dovere stringente di ogni battezzato. Purtroppo, il perfido ce li fa apparire come dei superman inarrivabili.

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I santi, anche nel XXI secolo, non solo danno fastidio a un certo numero di atei e credenti a-cristiani, ma anche a una certa quantità di cristiani abitudinari (per tradizione più che per convinzione). Ai primi, perché sono l‟evidenza che solo Dio dà valore alla realtà e senso alla vita, facendo produrre tutte le opere materiali buone che sostengono la civiltà. Ai secondi, perché sono la dimostrazione che Dio è troppo vicino alla creatura prediletta e ha troppi prediletti, insomma è “umano troppo umano”, “paziente troppo paziente con l‟uomo”. Ai terzi, l‟insopportabilità dei santi è originata dalla totale espropriazione della propria libertà che loro vivono come condizione normale di vita per cui provano che tutti possono: facilmente scegliere di farsi coinvolgere dall‟Assoluto, decidere con semplicità di far controllare la propria vita dall‟Amore. Come dice il filosofo rumeno Emil Cioran: “ci trasmettono Dio come l‟ape, il pungiglione”, quindi mai indolore. Sono perciò uno specchio che riflette la cattiveria che è nel cuore. Un giorno, un discepolo disse ad un Padre del deserto: “ Chi è il santo? ” L‟Abba anacoreta rispose: “Il santo è un peccatore che non si arrende mai al peccato (fuori e dentro di lui), perché confida nell‟Amore”. Affermare che Dio è l‟Amore, vuol dire che Egli non è giusto ma più che giusto: alla giustizia, cioè, Egli aggiunge un qualcosa in più che è la misericordia per chi con buona volontà nonostante sia un peccatore abbia cercato di amare il bene al massimo che poteva.

A me gli occhi, please. Il malevolo persuasore, camuffandosi, ci offre il male sotto forma di bene, la falsa sapienza, santità e potenza. Egli ha bisogno di nascondersi e mimetizzarsi, perché se si mostrasse cosi come è ci farebbe orrore ! Il serpente antico raramente cinge d‟assedio a “suon di tro mbe”, ma studia le nostre debolezze e grazie ad esse s‟insinua in noi (nel corpo e nella mente) attraverso i suoi militi (di vario genere, numero e specializzazione patologica) per essere pronto a scatenare la battaglia finale (l‟agonia), quando l‟anima ancora salvabile è al termine del corso terreno. Iddio, nell‟attimo in cui spiriamo, dà, ad ognuno, un lucido mo mento interiore, in cui se l‟anima vuole ha la possibilità di tornare a Lui. Purtroppo, però, in alcune anime esiste un‟ostinazione così grande che fa sì che respingano volontariamente tale grazia, poiché scelgono consapevolmente l‟Inferno(!), rendendo così vane tutte le preghiere che altre anime innalzano a Dio e vanificando gli stessi sforzi di Dio. Lo stesso Santo dei santi, dopo 40 giorni nel deserto, fu assalito quando ebbe fa me (….fa che queste pietre diventino pane…), ma soprattutto nel supplizio (…scendi dalla croce...). Il drago rifugge i palcoscenici delle grandi folle, non per umiltà (perché il suo immenso orgoglio non lo permetterebbe), ma per utilità. L‟inventore della natura perversa non si offende se l‟inconsapevole uo mo lo nega (considerandolo retaggio di culture ancestrali o medievali), minimizza (con simboli, barzellette, doppi sensi, ecc.), 359


ignora, perché in tal modo si abbassa la guardia e diventiamo facile preda da sedurre e schiavizzare con i suoi “beni” materiali (ben conosciuti) e spirituali (religioni fasulle, magheggi, sortilegi, scaramanzie, sacrilegi, incantesimi, superstizioni, giuramenti, ecc.). Gli indizi probanti della sua presenza sono comunque avvertibili, anche quando cerca di scimmiottare, di simulare il Signor Iddio, perché egli è: teatrale incantatore, palese adulatore, abile zizzaniatore. Invece, quando il furioso ringhia e assale, è molto meno pericoloso, perché si rende conto che sta perdendo la preda. In pratica, è lo sforzo di santità delle persone che lo costringe a mostrarsi. In definitiva, la cosa più importante nella lotta col nemico, è quella di scoprirlo, umiliando il nostro orgoglio. Anche nel sepolcro il corpo di Eliseo fece prodigi (Siracide 48,13; 2 Re 13,20). Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacillerà (Salmo 124,1). Chi ascenderà sul monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Colui che è puro e non si volge a cose vane (Salmo 24). Io benedirò e loderò l‟Indicibile in ogni tempo… perché Egli ha detto: io ti lascerò e non ti abbandonerò, il mio Angelo porrà il suo campo intorno a te e ti farà salvo (Salmo 34). Niente ci è dovuto: non dobbia mo lamentarci, né mormorare, né bestemmiarlo.

Il delizioso calice delle amarezze. Come detto, perfino Nostro Signore, fin dalla nascita (con la strage degli innocenti e la fuga in Egitto) e nei 3 anni del suo salvifico ministero di predicazione della conoscenza del Dio Trinitario, è stato sottoposto a quotidiane insidie: ordinarie e straordinarie. Il beelzebul (il “signore delle mosche”), non gli ha dato un attimo di tregua, alternando feroci persecuzioni a raffinate seduzioni, riuscendo ad insinuarsi tra i suoi parenti, amici e anche nel collegio apostolico (episcopale). Il falsario però è vera mente un imbecille, perché non può fare più di quanto gli permetta Dio (2 Samuele 24,1; 1 Cronache 21,1) e anche perché si è perso tutti i doni dello Spirito Santo. L‟ex arcangelo non vuole riconoscere che il Supremo è più intelligente e forte ed odia coloro che divulgano il Dio pazzamente innamorato delle sue creature e infinita mente buono per coloro che si pentono amara mente. Innanzi tutto odia e nel frattempo teme Maria, perché è una perfetta apostola del Divino Amore. Mentre, grazie agli “apprendisti stregoni” e a tutti coloro che sono sotto la sua influenza (accecati dalla sua falsa luce), vuol proseguire fino in fondo la sua ribellione al Padre, anche facendo diffondere esplicitamente o allusivamente, immagini distorte (sbagliate) dell‟Onnipotente; quella: oziosamente disinteressata, irascibilmente punitiva, cinicamente scherzosa, panteisticamente impersonale, idolatramente politeistica ecc. Il diffamatore è afflitto dalla consapevolezza che il suo massimo sforzo non può sco mpigliare nemmeno il più piccolo dettaglio di ciò che l‟Indicibile ha stabilito, pertanto non gli resta altro che compiacersi del suo essere almeno: 1. il ribelle (l‟antiDio) per eccellenza (vi è una gerarchia anche fra i diavoli, che si distinguono gli uni dagli altri per potenza e malizia); 360


2. il sovrano di un terrificante regno alternativo (quello degli odiatori dell‟Amore ) con relativi sudditi (angeli) e schiavi (umani); 3. l‟attrattore (il seduttore) d‟anime, sovrane di se stesse, in quanto Dio ha stabilito che nessuno può essere tentato oltre la propria forza di libera scelta. Se non diamo il consenso l‟avversario non può farci niente. “Ma quel che ancora non è morto, ora si mette in cammino. Da “Madre coraggio e i suoi figli” di B. Brecht.

Dio lo fa e l‟uomo si accoppa. Purtroppo, è stata l‟umanità che l‟ ha “democraticamente” coronato come principe della Terra, ponendolo in grado di contendere a Cristo la supremazia sui cuori. La sua potenza è quella che noi gli diamo quando non rifiutiamo i suoi “pacchi” dono. Il mentitore viene sempre a noi per confonderci, mentre il Veritiero vuole che siamo noi a sceglierlo liberamente (spontaneamente) con semplicità di cuore (...vieni e vedi…). Se noi non acconsentissimo, l‟imbroglione sarebbe impotente, perché può agire solo nell‟ambito dello spazio che gli offria mo. Eppure, lo scempiatore, ha fatto diventare la Storia un susseguirsi delle più grandi e varie forme di brutalità! Una Storia di inevitabili ma comunque utili tentazioni (non promosse ma solo governate da Dio) che cesserà definitivamente con: il Giudizio Universale, la Resurrezione giubilante e maledetta della carne e con la Chiusura perpetua dell’Inferno. Inso mma i demoni non si devono né sopravvalutare, né sottostimare. Da quanto detto, dunque, si presume del tutto che il Signore è veramente un signore: perché si fa sbattere fuori dalla storia personale e sociale nel rispetto della nostra libertà. “Gloria a Dio”, Egli è anche il Salvatore, perché, anziché abbandonarci, continua a bussare alla porta del nostro cuore con la speranza che venga aperta. Il picher C. C. Sabathia della franchigia dei New York Yankees è il giocatore più pagato della storia del baseball: 161 milio ni di dollari per 7 anni. Il tennista Roger Federer è riuscito a inserirsi tra le 300 persone più ricche della ricca Svizzera. Poi il golfista Tiger Woods, lo sportivo più pagato di tutti i tempi, quindi il pilota M. Shumacher, L. Hamilton, i cestisti NBA, i calciatori di football americano ed europeo, ecc. Qualcuno dirà : “ Che cosa c'entra tutto questo con l‟inizio di questo paragrafo?”. C'entra invece! Perché a tal riguardo la domanda sorge spontanea per coloro che si sono svegliati dall‟oblio della coscienza: ma che gusto ci proveranno tanti milioni di persone a riempire gli stadi, autodromi, “green” e ogni altro tipo di arena agonistica per osservare milionari snob dopati e drogati, i quali si divertono (spesso in modo falso e truccato) a “suonarsele di santa ragione”, a rincorrersi o a cercare di conquistarsi palloni, palline, palmarès e sponsor? Non sarebbe più bello e utile spendere tempo e denaro per espandere l‟Amore Trinitario presso tutti i popoli oppressi e oppressori invece di rimpinguare le tasche di star sportive, musicali e di ogni altro tipo di intrattenimento? “Siamo affamati di vittorie e trofei” (Wayne Rooney, attaccante dei Red Devils di Manchester)… Il popolo, invece, è affa mato di “Panem et Circensis”. 361


“I giochi negli stadi sono forme di frenesia tribale nulla a che vedere con l‟ho mo ludens” (monsignor Gianfraco Ravasi). L‟agonis mo sportivo cominciò ad essere codificato e reso popolare nel VII secolo a. C. ad Olimpia come surrogato…dei conflitti bellici! Ecco almeno servono a calmare e sviare un po‟ le violente passioni umane. “Quando vinco un pre mio brindo al pub. Vengo dalla working class (classe operaria)” (Kate Winslet, attrice). Un giorno una donna disse a padre Pio: “Non riesco ad essere né fervorosa né raccolta” Padre Pio le rispose: “per forza, ti interessi di tante chiacchiere e opere inutili. Come puoi immergerti in Dio, fra questo cumulo di dissipazioni ? ”. Certo, una religione fatta di tante imma gini sgargianti poco aiuta nel ricercare un dialogo con Dio, anzi ogni religione sovrastrutturata predispone ad essere vittime del gla mour, del gossip, del fashion e di ogni altra forma di fetish. Nonostante la crisi econo mica nel 2009, abbiamo assistito il 19 gennaio alla scena di centinaia di tifosi rossoneri che, bloccando il traffico in una centralissima arteria di Milano, hanno manifestato per convincere il calciatore brasiliano, nonché pastore evangelico Kakà, a non cambiare squadra. Mica protestavano per la crescente disoccupazione, per le “bolle” finanziarie o per la precarietà di un impiego che toglie speranza al futuro dei giovani, no: supplicavano un atleta pagato milioni di euro all‟anno di restare nella loro squadra del cuore! (sic): “Siamo qui per chiedere alla società un miracolo” dicevano. In quegli stessi giorni, le sfilate di moda, sempre a Milano, presentavano raffinati abiti da migliaia di euro destinati ad una aristocratica clientela fatta di papaveri e papere (leggi: potenti e rispettive prostitute), proprio mentre la FAO e l‟UNICEF ci infor mavano che milioni di esseri umani muoiono di fa me ogni giorno e non hanno di che coprirsi. “Mi innamorai del football così come mi sarei inna morato delle donne. Improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente…(Nick Hornby). “La politica dovrebbe imparare dallo sport: il rispetto delle regole e dell‟avversario e il rispetto per se stessi, perché anche sapersi curare non è una brutta cosa” (Gianni Rivera, prima calciatore professionistico politico e poi politico di professione). Infatti, non c'è Parlamento occidentalizzato immune dagli stessi scandali che avvengono nello sport sia dilettantistico che professionistico: accordi sotto banco, festini lussuriosi, “drogaggio” per essere sempre “ mediatica mente brillanti”, autoreferenzia mento a tutto spiano, soldi a palate, grandi “puttanizie” (prostituzioni) ecc. “Una partita di calcio è sempre e mozionante e il risultato è spesso imprevedibile” dice Ken Loach, icona del cosiddetto cinema impegnato “Non altrettanto si può dire del cine ma di adesso, che mi pare più scontato. Tra un film e un incontro di football non ho dubbi: trovarsi il sabato pomeriggio con la tua squadra che ha vinto è davvero una soddisfazione. Tifare una squadra è come un matrimonio”. Chiudiamo con il mitico Aldo Biscardi: “Sono più di 20 anni che lottiamo per mettere la moviola in campo !”. Per vedere cosa? Giochi di palla: truccati, dopati, istiganti, bestemmianti e vani, svolti e gestiti dai moderni gladiatori, dagli eroi dello svago, della spensieratezza, del te mpo libero. Che differenza tra le talentuosità pedatorie dei 362


milionari pallonari e le virtù eroiche dei santi cristiani che hanno permesso, grazie al loro a more, il diffondersi e il radicarsi della civiltà nell‟odierno cosiddetto “Occidente”.

Odio Dio… e p o i: oddio oddio! “Sono fuori dal tunnel del divertimento” (Caparezza, cantante). Una delle massime importanti dettate dai maestri dello spirito per realizzare un buon cammino di Fede, rimane sempre: pensare innanzitutto a Dio e alla propria anima. Questo è l‟antidoto al “ mal di vivere”. Il noto psicoterapeuta V. Frankl ha evidenziato co me il malessere esistenziale e merga spesso come la tipica manifestazione di una mancanza di senso da dare alla propria vita. Partendo da questa constatazione ha cercato di elaborare una terapia mirata anzitutto a individuare motivazioni profonde per la propria vita, ciò che egli ha chiamato logoterapia, intendendola letteralmente co me la “terapia del significato”. Il percorso terapeutico, più che focalizzarsi sul singolo proble ma, cerca di indagare la questione del senso più generale della propria vita, di un disegno portatore di un significato globale. Frankl inso mma riconosce che le difficoltà si mostrano più agevoli da affrontare quando la persona è in grado di collocarle all‟interno di un orizzonte di senso e riportava a questo proposito un celebre aforisma di Nietszche: “Chi ha un perché nella vita può sopportare quasi ogni come”. Per parte nostra possiamo tranquilla mente aggiungere che chi ama col cuore Gesù ( non al pari di madonne, patroni, papi e altri idoli) e gli parla ogni giorno attraverso la preghiera (magari non di fronte a un bel ritrattino del loro viso rivolto verso l‟orante) non solo è più che motivato ma diventa una vera e propria… “ forza di Dio”, nonostante tutte le difficoltà ed emarginazioni imposteci dall‟ignobile defraudatore dei doni divini. “Gli angeli ribelli rimangono in catene eterne (legati per sempre alla loro scelta iniziale di opposizione all‟Amore), serbati per il giudizio del gran giorno” (Lettera di san Giuda 1,6; 2 Pt 2,4).

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Aiutalo che Dio ti aiuta. Aiutiamo Dio ad aiutarci. “Al nemico non solo bisogna concedere una via per scappare, ma anche rendergliela sicura”. (Scipione l‟Africano). La nostra vendetta per tutto il male che ci ha fatto e ci fa, è far conoscere al mondo: che egli esiste; i suoi pensieri persuasivi; le sue azioni pervasive; i suoi messaggi espliciti o allusivi (evocativi) di peccato. Nel contempo far sapere al mondo che c'è una Fa miglia Trinitaria, amorevole verso ogni creatura. Certo, egli si può nascondere anche sotto il manto dell‟umiltà, ma non è capace di indossare quello dell‟ubbidienza a Dio e sotto tale aspetto è facilmente smascherabile. Maria non esita a riparare in una grotta, non avendo trovato alloggio nel caravanserraglio. Fu pronta ad ubbidire all‟indicazione dell‟Angelo che in sogno le fece sapere, attraverso Giuseppe, che sarebbe dovuta fuggire in Egitto, andare in esilio, per sfuggire alla persecuzione di Erode che voleva sopprimere il bambino Gesù, creduto suo pretendente al trono. Obbedì a tornare dall‟Egitto a Nazareth; la ritroviamo infine sul Calvario, a consumare nell‟angoscia più spaventosa il suo assenso co me Corredentrice universale. L‟obbedienza sul Calvario fu proprio “la spada che le trapassò l‟anima”. Ancora, nel Vangelo Lucano, si afferma che la madre terrena di Gesù sapeva tacere e meditare, ma anche pregare e parlare al momento opportuno. La sera del primo giorno dopo il Sabato (quello della Pasqua cristiana, che ricorda una (“Liberazione” e un “Esodo” molto più importante), il Risorto si mostrò per la prima volta a tutti i discepoli. Poi, 40 giorni dopo la Resurrezione, nei quali apparve loro diverse volte con molte prove, Gesù ascese al cielo raccomandando ai suoi discepoli di attendere la promessa dello Spirito Fortificatore. Essi obbedirono e si riunirono nel Cenacolo gerosolimitano, in preghiera con la Madre di Gesù. Con Lei trascorsero 9 giorni di attesa del Paraclito e di intensa preghiera, avviando così la prima “Novena”. Spirito Santo che scese (si manifestò) poi alle ore 9 del mattino (ora terza), con potenza meravigliosa, il giorno di Pentecoste. Essa è la seconda solennità ebraica, celebrata 50 giorni dopo la Pasqua ed è il ringraziamento per la raccolta (mietitura) delle messi (cereali), inoltre ricorda la promulgazione degli Statuti Sinaitici. La Chiesa è nata nel Cenacolo, ma nello stesso tempo ha bisogno di ritornare continuamente nel Cenacolo, per attingere: la divina forza d‟Amore. Così passeremo dalla ridicola Babele (l‟unione contro Dio) alla Gerusalemme Pentecostale (l‟unione per Dio). Ma che tristezza pensare che Ella ci vuol rivestire spiritualmente come sposa per il Regno Eterno e invece c'è chi si degrada vestendosi di laceri cenci; ci vuol far co mparire innanzi alla Maestà come i bei fiori di campo e invece c'è chi si appassisce; ci vuol profumare il pellegrinaggio terreno e invece c'è chi si appesta, al grido di “Che male c'è?”, “Così fan tutti”, “Io sono mia”. L‟amore a Gesù è segno di predestinazione celeste. Si è segnati nel “Libro della Vita”. “Siete stati comprati a caro prezzo” (1 Corinzi 6,20).

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Lei non sa chi sono io. “Il vento non rompe mai un albero che sa piegarsi”. (Proverbio della Tanzania).

Il diavolo non ha paura della nostra potenza, ma del nostro sentirci piccoli. La semplicità è ne mica di satana. La semplicità cristiana (che racchiude la mitezza, la bontà e l‟umiltà) è come una rete tesa allo “squalo” (con tutto il rispetto per gli squali), perché è proprio l‟opposto della sua essenza; essa è come l‟acqua limpida di un lago per un pesce che voglia nascondersi. La limpidezza dell‟acqua lo rende visibile in tutte le sue mosse ed è quindi scoperto nei suoi raggiri e preso senza rimedio. E‟ come uno specchio, in cui ha orrore di mirarsi perché cerca di dimenticare la sua bassezza col ricordo della sua passata grandezza, quando era tutto scintillante di luce e beltà. Ecco il suo inferno. La penosità del contrasto tra quello che era e quello che è gli fa desiderare di trascinare anche gli altri nella sua irreparabile sventura. Egli non comprese mai la semplicità. E‟ stato sempre calcolatore e, come una persona calcolatrice, difficilmente cade nelle reti di altri calcolatori o dei sempliciotti che lo vogliono ignorare: ma la semplicità di chi, nonostante le sue cadute, cerca ogni volta di sotto mettersi senza se e senza ma ai Comandamenti dettati dall‟Amore lo lascia indifeso; egli non ci capisce nulla, è co me un linguaggio indecifrabile di cui scopre il senso solo a fatti compiuti. Osservava E. Bloch: “Noi riconosciamo solo quei peccati da cui ci siamo allontanati”. La grandezza del nostro valoroso anelito rimane comunque anche quando lo si tradisce, operando il contrario di quanto si professa a parole. C'è un orizzonte di senso più grande dei nostri limiti e difetti che infonde forza e coraggio al combattimento spirituale, specie nelle prove più dure. Le nostre cadute, per grazia di Dio, ci salvano dalla vanagloria (dal fornire pregiudizio sugli altri e dal ricercare il giudizio positivo del mondo). Un racconto della tradizione isla mica risulta molto istruttivo in proposito. Un sufi, Sadi di Shiraz, racconta di essere caduto in questa tentazione nel corso del suo cammino spirituale. “Quand‟ero bambino ero pio, fervente nella preghiera e nella devozione. Una notte vegliavo insieme a mio padre, con il santo Corano in grembo. Tutti gli altri, present i nella stanza, iniziarono a sonnecchiare e ben presto si addormentarono profondamente, per cui dissi a mio padre: “Nessuno di questi dormiglioni apre gli occhi o solleva la testa per dire le preghiere. Si direbbe che sono tutti morti”. Mio padre replicò: “Mio diletto figliolo, preferirei che anche tu fossi addormentato come loro piuttosto che maldicente”. In questo episodio viene denunciato il rischio della presunzione, cui l‟uomo religioso si trova particolarmente esposto. 365


Il buon Dio per sgretolare la superbia, con atteggiamento l‟umiliazione, facendo addormentare le persone così maggiormente contatto con la propria limit atezza.

pietoso, fa sperimentare che possano prendere

E‟ un macello, figliolini… un macello. Sempre l‟umanità è stata divisa in chi si vuole affermare sugli altri e in tantissimi condannati ad un‟emarginazione che li priva della loro dignità. Sono gli uomini stessi che creano la moltitudine di lebbrosi di ogni specie, da quelli veri ai milioni condannati a morire di fame, ai tanti che vivono sui marciapiedi delle nostre città…ma Gesù ha scelto la via dell‟ umiltà che, sposandosi con la povertà essenziale e non pauperistica, si fa carità. Non lasciamoci guidare dal sentimento, poiché esso non sempre è in nostro potere, ma, tutto il merito sta nella volontà. Lo Speciale Uno non ci giudica in base ai nostri stati d‟animo e di salute ma in base al grado di confidenza che abbiamo con Lui. Come un genitore si abbassa allo stesso livello del bimbo confidente per insegnargli a camminare, a maggior ragione l‟Impareggiabile si abbassa a livello del genere umano per insegnargli a percorrere i primi passi sul suo sentiero e così dobbiamo fare anche noi con gli altri mediante l‟orazione e la carità: perché Egli vuol aver bisogno di noi. La vicenda del profeta Elia narrata in 1 Re 19,11 in tal senso è molto edificante. “Or ecco il Signore che passava. Lo precedeva un vento sì forte e violento da schiantare i monti e spezzare le rocce; ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento venne un terre moto; ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto apparve un fuoco; ma il Signore non era in quel fuoco. Dopo il fuoco, l‟alito carezzevole di un'aura leggera. Sentita quest‟aura, Elia si coperse il volto col mantello” (1 Re 19,11). Il profeta aveva compreso che c‟era la presenza del divino… Passando dalla sua esperienza alla nostra, anche per noi credenti può giungere il momento della incapacità di riconoscere Dio. La nostra esperienza di Dio non si può allora basare sulla forza dirompente del nostro carattere o delle nostre capacità (simboleggiate dal vento), sulla nostra emotività (il terremoto), sulla nostra affettività (il fuoco), ma sulla volontà di metterci umilmente in ascolto della delicata voce della coscienza (la brezza). Fidati di chi può risolvere i tuoi dubbi, non è lo slogan di un'agenzia di investigazioni private, ma è il sintetico appello di N. S. Proviamoci allora ad aprirci a Cristo, anzi spalanchiamo le porte della nostra casa interiore ed esteriore.

La carne e il sangue. Non è la realizzazione della celeste opera, ma solo l‟ostinato sforzo per attuarla che è ricompensato eternamente! Quello che conta è l‟essere al massimo possibile caparbi compartecipi della missione salvifica del Figlio di Dio, anche a dispetto di corpo e 366


mente, ma curandoli sempre e in ogni modo possibilmente naturale, per essere non solo disciplinati ma anche sani: soldati, atleti, lavoratori di Cristo. Prendiamo esempio da personalità mediche cristiane come Ildegarda di Bingen (1098-1179), i santi Cosma e Damiano, ecc. che, da veri antesignani della moderna scienza medica, avevano compreso sia l‟importanza dell‟equilibrio acido-basico nell‟organismo che dell‟approccio olistico “cristiano” al paziente (considerare la persona nella sua interezza bidimensionale e non solo co me organismo malato) per prevenire, curare o almeno alleviare il malessere diffuso, la stanchezza e le patologie psicofisiche. Per loro santità e sanità possono e devono andare a braccetto, come era alla primitiva origine. In tale contesto terapeutico un ruolo preventivo importante è svolto dalla vera dietoterapia, quella che si basa sul motto: mangiare poco ma di tutto. Ovvero cercare di mangiare ai pasti principali ognuno di questi elementi della natura in piccola porzione: frutta secca (es. mandorle) e fresca (soprattutto agrumi e kiwi), ortaggi (soprattutto lattuga, carote cotte e oleate, broccoletti), formaggi (soprattutto ricotta), cereali (soprattutto pane integrale) e legumi (soprattutto lenticchie e ceci), pesce (soprattutto quello “azzurro”), carne (soprattutto la “rossa” sgrassata). Insomma essere sobri nel cibo …e anche nel vestire è libertà! E‟ salute ! A tal proposito la dieta vegetariana merita una precisazione, almeno da un punto di vista biblico. In Gn 1, 29 si legge: “Ecco, io vi dò ogni erba, ogni albero: saranno il vostro cibo”. La biosfera voluta da Dio non prevedeva che l‟animale e l‟individuo servissero da cibo l‟uno per l‟altro. Essi dunque erano frugivori non onnivori. La possibilità di consumare la carne degli animali risulta essere piuttosto una concessione che l‟Inco mparabile Sovranità fa all‟uomo nel clima di violenza e odio alimentato dal peccato di risentimento. “Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue” (Gn 9,3-4). L‟astensione dal sangue animale significa, tra l‟altro, costituire memoria del fatto che l‟individuo non ha sull‟animale un potere assoluto: il significato fondamentale, però, era quello di infondere nel popolo il più vivo orrore allo spargimento del sangue umano. Inoltre, l‟Imparagonabile Maestà non solo vieta di mangiare le carni degli animali soffocati, dai quali il sangue non è uscito, ma dice che punirà persino le bestie che versino sangue umano. Difatti, nell‟Esodo (21,28) ordina di uccidere il bue che causa la morte a qualcuno, quindi tanto più punirà l‟ uomo colpevole. Il sangue, veicolo di vita, era riservato unica mente a Dio, autore di ogni vita, e poteva essere sacrificato a Lui solo nel sacrificio chiamato espiatorio (Lev 17,4-11). Invece, il sangue e la vita umana non potevano mai essere sacrificati: nemmeno a Dio. Comunque sia, coraggio! Noi sia mo invincibili perché, qualunque cosa avvenga, siamo cooperati dal Signore. La Fonte di Estatiche Delizie è vicina a noi e desidera che il mondo conosca che Lei, prima di essere giusto giudice (né garantista, né giustizialista), vuol essere premurosa misericordia (essere salvati per la grazia del pentimento e non per altro merito). Vuole che noi impariamo a dipendere da Lei, in quanto il suo giogo è dolce e castigante. Non altrettanto quello della sua angelica creatura iniqua che è pesante è punitivo già su questa Terra (che diventa anticipo d‟Inferno), con le sue note e potenti armi di distruzione, distrazione, dipendenza e 367


stordimento di massa, al fine di renderci sordi ai richiami (alle parole, ispirazioni, illuminazioni) dell‟Amoroso ( che avvengono attraverso innumerevoli vie e… la voce della coscienza…). Detto da un anonimo cinese: “Mangiare è uno dei quattro scopi della vita…quali siano gli altri tre, nessuno lo ha mai saputo”. Se è morto con questo pensiero non è difficile immaginarselo all‟inferno, continuamente mangiato e rigettato dai demoni.

Uomini, piante e animali, creature di Dio. Tale triplice rapporto è vissuto quasi sempre nella prospettiva della fruizione, dello sfruttamento e del consumo. Nei secoli passati, purtroppo, l‟uo mo si è voluto considerare isolato rispetto al suo habitat naturale, relegando animali e vegetali a suo “contorno”. Ultimamente, una lettura più avvertita della Bibbia (a causa dei disastri ambientali), ha fatto recuperare una prospettiva più ricca e matura, maggiormente in linea col pensiero stesso di Dio. Nel libro della Genesi, più precisamente nel racconto della creazione, si dice che gli animali e i vegetali vengono creati per essere di compagnia all‟uo mo ed essere custoditi (presi in cura) da lui (Gn 2,15). Certo il maschio umano insieme all‟altro polo sessuale, di fatto, rappresentano il massimo della creazione e della relazione creaturale, ma è comunque inserito in una comunità di “viventi” con i quali condivide lo stato di creatura, pur occupando nel progetto divino un ruolo particolare. L‟ecosistema, perciò, non è soltanto la dimora del capolavoro degli abitanti terreni, ma di tutte le creature e va abitato con desiderio di a micizia, per quanto possibile, non certo di sopraffazione, rapina e macellazione. I versetti che invitano a “soggiogare e dominare la terra” (Gn 1,28), altro non sono, che il prolungamento della benedizione di Dio, che l‟uo mo ha il compito di trasmettere a tutti i viventi che non gli si rivolgono contro, per il semplice fatto di essere uo mo, senza però arrivare agli attuali eccessi opposti, con relativi orrendi paradossi. Infatti, ad una accresciuta sensibilità nei confronti degli animali, fa riscontro un altrettanto accresciuta insensibilità per l‟umanità emarginata. Basti pensare ai cani trattati come figli e i figli degli immigrati trattati con indifferenza o come cose, solo perché hanno la pelle “bruciata” dalla fatica, dalla sopraffazione e dagli agenti atmosferici. Non è raro sentir affermare il concetto nichilista secondo cui: il cane è in assoluto il miglior amico dell‟uo mo; che fa il paio con un'altra lugubre concezione riassunta dall‟attrice americana Marilyn Monroe (1926-1962): “I diamanti sono i migliori amici di una donna”. Mickey Rourke attore. “Stavo pianificando il suicidio, ma ho guardato i suoi occhi e mi sono ripreso. Quel cane ha salvato la mia vita”. Comunque sia, ci sarà un giorno in cui: “Il lupo risiederà con l‟agnello e il leopardo stesso giacerà col capretto, col vitello e col leoncino e un semplice ragazzino li 368


condurrà… e perfino il leone mangerà la paglia proprio come il toro… Non faranno danno né causeranno rovina in tutto il mio monte santo, perché la terra sarà certamente piena di conoscenza di Dio come le acque coprono il medesimo mare” (Is 11,6). Ci sarebbero meno bambini martiri se ci fossero meno animali torturati, meno vagoni pio mbati che trasportano alla morte le vittime di una qualsiasi dittatura se non avessimo fatto l‟abitudine ai furgoni dove le bestie agonizzano senza cibo e senz‟acqua dirette al macello, meno selvaggina umana stesa con un colpo d‟arma da fuoco se il gusto e l‟abitudine di uccidere non fossero prerogativa dei cacciatori (Marguerite Yourcenar). Non si potrà mai sapere (almeno in questa realtà) se la scrittrice abbia ragione. Due dati però sono certi. Primo: nell‟”Eldorado dell‟Eden” nessuno ammazzava nessuno. Secondo: E‟ umiliante mangiare i cadaveri di animali imbottiti di ormoni e beta bloccanti per coloro che vogliono essere figli di Dio.

Che ora è ? E‟ l‟ora di vincere ! Agli inizi del Novecento, grazie alle estese rivoluzioni industriali, ideologiche e scientifiche, una longeva felicità su larga scala, almeno in Occidente, sembrava a portata di mano (dalla “bella epoque” alla “dolce vita”), ma ha portato solo l‟amaro in bocca, perché nuovi e più potenti mali hanno sostituito i precedenti (dalle rovine finanziarie a quelle ecologiche, dalle crisi econo miche a quelle sanitarie, dai conflitti terrificanti al terrorismo), sempre causati dal male peggiore di tutti che è l‟essenza stessa del maligno: il disperare nell‟Amore, che è causa della psicosi maniacodepressiva (detta non a caso male oscuro o mal di vivere) col suo stuolo di ossessioni schizofreniche, ansie immotivate, allucinazioni paranoiche, attacchi di panico, fobie inco mprensibili, comporta menti nevrotici, che sono poi somatizzate dal corpo singolo e sociale, perché se un me mbro di una co munità sta male psicofisicamente ne risente, volente o nolente, tutto “l‟intorno relazionale”. Tutto ciò è stato ben sintetizzato dal fa moso dipinto “L‟urlo” di Edvard Munch ( 1863-1944). “Il perfetto amore scaccia ogni timore eccessivo, perché l‟angoscia suppone il castigo” (1 Gv 4,18).

Quella pulita ultima meta. Il Paradiso è pieno di peccatori che si sono umiliati come il re Davide. Questi trasformò la lacerazione della perdita del figlio avuto da Betsabea (il culmine di una serie di atti sgraditi a Dio) in ravvedimento, pacificazione e salvazione personale, diventando il massimo esemplare di penitente e cantore del Dilettissimo e di conseguenza ascendente terrestre del Re dei re! Mentre il re Saul, suo predecessore, 369


rigettò i rimproveri di condanna del profeta Samuele, ecco cosa Davide rispose al profeta Natan: “Ho peccato contro il Signore!”. Allora Natan assicurò Davide, dicendogli: “Il Signore da parte sua ha perdonato il tuo peccato: tu non morrai; ma il figlio che ti è nato, poiché hai oltraggiato il Signore (che ti aveva reso suo figlio prediletto), con tale colpa morrà senza dubbio” ( II Samuele 12,13).

A tutti gli impenitenti e impietosi. Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso. Sono nato povero perché tu possa considerarmi l‟unica ricchezza. Sono nato in una stalla, perché tu impari a santificare ogni ambiente. Sono nato debole, perché tu non abbia mai paura di me. Sono nato per a more, perché tu non dubiti mai del mio amore. Sono nato d i notte, perché tu creda che posso illuminare qualsiasi realtà. Sono nato persona, dice Dio, perché tu non abbia mai a vergognarti di essere te stesso. Sono nato uomo, perché tu possa essere “dio”. Sono nato perseguitato, perché tu sappia accettare le difficoltà. Sono nato nella semplicità, perché tu smetta di essere complicato. Sono nato nella tua vita, dice Dio, per portare tutti alla casa del Padre.

Quella sporca ultima meta. “Gli empi invocano su di loro la morte con gesti e parole, ritenendola (stupidamente) amica” (Sapienza 1,16). L‟Inferno è pieno di virtuosi che si sono inorgogliti e si nutrono di peccato, co me : Giuda Iscariota. Indicato da Gesù come “figlio della perdizione”, perché è perduto per sempre. La Chiesa può solo proclamare i santi, ma non si può arrogare il diritto d i dire chi sta nel Luogo di Eterna “Arancia Meccanica”. Ciò vale anche per Giuda, nonostante che le parole dell‟Evangelo siano molto chiare. Però, proprio per tale chiarezza, ai fedeli è consentito poterlo pensare all‟inferno. “Aggiunsero dolore al dolore delle mie ferite “ (Salmo 68,27). Nell‟inferno ci sono poi i viziosi che si sono inorgogliti parallela mente al loro dare libero sfogo alla lussuria. La lussuria è strettamente legata a ciò che la riflessione teologica indica col termine di “concupiscenza”, intendendo la tendenza disordinata, propria di una realtà che ha smarrito il suo fine proprio e con esso anche la giusta proporzione e il senso della misura. Dalla Summa Theologiae di T. D‟Aquino: “La cupidigia riguarda un amore di sé esagerato che si manifesta attraverso le cose atte a sostentare la natura del corpo, per la conservazione dell‟individuo, come il cibo, la bevanda e simili o per la conservazione della specie, come i piaceri venerei.

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I “distillati di frodo”. “Se è una scienza, bisogna dire che il marxismo è la scienza dell‟autorità, la scienza dell‟insieme dei metodi, idee, comportamenti che permettono di conquistare, conservare e consolidare il potere nel XX secolo” (da La cuoca e il mangia uo mini d i Andrè Glucksmann, filosofo e saggista francese). “Il decadente capitalismo internazionale, eppure individualistico (il laissez faire di Adam Smith, che è ben lontano dal finire o meglio non finirà mai perché è sempre esistito), nelle cui mani siamo finiti, non è un successo. Non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non fornisce nessun bene”. Keynes lo scriveva nel 1993 su “The New Statesman and The Nation”. Da buoni figli della massoneria, i poteri della no menklatura socialista e del capitalis mo selvaggio hanno individuato nell‟incitamento (anche legiferativo) alla corruzione morale, più che nella persecuzione armata, la penultima carta da giocare per giungere allo scopo: l‟asfissia della Fede; la sparizione del cristianesimo; l‟asservimento dell‟umanità, per il vano godimento di far parte per pochi miseri anni terreni di un'onorata, ricca e potente oligarchia. La liberalizzazione sessuale invece di dare leggerezza, appagamento ed equilibrio rende stupidamente presuntuosi, superficiali, narcisi, chiusi, aggressivi (P. Pasolini), perché anche tale ubriacante esperienza come tutto ciò che ricerca l‟amore solo per la creaturalità alla fine dilapida e stanca psicofisicamente, fino alle più nefaste conseguenze di irreversibili danni alla salute, alla vita di relazione, alla reputazione, alla società. Insomma, quando il maschio scatena la bestia che è in lui e diviene un essere che striscia, grugnisce e salta sulla preda sia essa un altro maschio che si oppone ai suoi affari (di “cuore”, di lavoro, ecc.) o una “femme fatale” (sguaiata, imprudente e impudente) che sfoggiando tutte le arti seduttorie si illude di “trovare un buon partito”, allora, ogni porcilaia (con tutto il rispetto per i suini) diviene un macello storico ed eterno. Da persone rese dignitose da Dio si passa a sfacciati libertini, per poi ritrovarsi sempre immodesti ma storditi schiavi del crudele ammaliatore. Il quale riesce a fare “gran razzia”, perché cerca sempre, se è possibile, di avvolgere d‟oblio la sua personalità e di agire attraverso un lento processo di “distillazione fraudolenta” . Disse il Papa Pio IX (1792-1878): “Quando pensate al vostro provocante abbigliamento, pensate anche, o donne, a come vi ridurrà la morte!”. “Desidero che voi tutti, miei carissimi figli spirituali, attacchiate con l‟esempio e senza alcun rispetto umano una santa battaglia contro i costumi indecenti, Dio sarà con voi e vi salverà” ( padre Pio). “Non vedi come sanguina quel corpo Divino? Ha voluto essere tutto una piaga per potersi coprire se non altro di sangue, del suo sangue, co me fosse un vestito che lo proteggeva da sguardi curiosi e impuri di chi stava intorno alla sua croce. Fino a questo punto ha amato la purezza! E tu avrai il coraggio di rinnovargli nel tuo corpo l‟obbrobrio del vestire in maniera impudica e immodesta?” (don Dolindo Ruotolo sacerdote 1882-1970). Se è vero che le donne hanno un orologio biologico da rispettare, devono sempre ricordarsi che è sempre l‟ora di evangelizzarsi e di cristianizzare materna mente. 371


“Bush ha spedito 1.400.000 biglietti di auguri, ma almeno le sue stagiste si limitano a leccare le buste”. Battuta satirica di David Letterman, guru dei talk-show politically “scorrect” americani. Lo stesso giornalista televisivo dovette poi fare un mea culpa pubblico, con scuse alla moglie, per lo scandalo suscitato dalla scoperta di una sua relazione con una sua giovane e avvenente segretaria. Chi la dice e la fa … l‟aspetti.

Brividi caldi…fino a scottarsi. Per un istante d’estasi. Emily Dickinson “Per un istante d‟estasi che prezzo d‟angoscia paghiamo. Nella stessa misura fremente di quell‟istante d‟estasi. Per un'ora che fu la più cara quali aspri compensi per anni, che amari spiccioli contesi e che scrigni colmi di lacrime”. A parere unanime di tutti gli psicoterapeuti, la base comune delle varie tossicodipendenze è per tutti i pazienti una autostima finita sotto i tacchi, accompagnata da varie tipologie di autolesionismo e da mancanza di libertà nel decidere. Così il compulsivo non decide, non ha più questa capacità, egli cerca solo di sfuggire la realtà, di dimenticare gli attanaglianti problemi conseguenza del male fatto e ricevuto. Una delle peggiori e più diffuse ossessioni (insie me a quella da stupefacenti) è quella di una frenetica ma chimerica ricerca di un appagamento sessuale orgasmico soddisfacente e duraturo. Raccontano le vittime che l‟erotomania è peggio del gioco d‟azzardo e degli alcolici. Gli affetti da “sesso o esse” sono in lieve maggioranza maschi. Si passa così dal piacere del coito, dei preliminari e affini, all‟inferno della libido sfrenata. Scuola, lavoro, fa miglia, ecc., tutto passa in secondo piano rispetto alla disperata e ansimante ricerca di un orgasmico rapporto genitale di qualsiasi tipo (omosex, bisex, transex, virtualsex, animalsex, ecc.), anche nocivo e devastante per interro mpere, almeno per alcune ore, le pulsioni che dalla mente scuotono il corpo, facendo perdere la ragione con relative difficoltà relazionali. Il distacco. Saffo, poetessa greca. Ereso, Lesbo, VII-VI secolo a. C. “Davvero vorrei essere già morta. E lei che ormai più non frenava il pianto, lasciando mi, mi disse: “Che atroce sorte dobbiamo patire o Saffo: t‟abbandono contro me stessa”. Ed io risposi: “Va e sii felice, e di me custodisci il ricordo per sempre. Tu sai quanto grande fu l‟amore. Ma se tu dimentichi, oh allora, se dimentichi, io voglio ricordarteli i momenti felici, e le ore che noi brucia mmo amandoci; e le ghirlande di viole e di rose che al mio fianco fiorivano fra i tuoi capelli, e le collane intrecciate di fiori che al mio esile collo cingevi; e come di unguenti regali profumavi il tuo corpo quando a me giacevi; accanto tenera a placare il desiderio. E ricordati quelle feste 372


sfarzose, e i sacrifici divini, e i boschi sacri e le danze dove noi fummo co me una insie me”. Chi pagava festini e ghirlande? Gli emolumenti degli amanti o il lavoro degli schiavi? O entrambi? “Ai provini si presentavano solo ragazze con seni piccoli. Ho dovuto lavorare a lungo per trovare il mio posto al sole”. (Marisa Miller, modella).

A spasso con il morto, (la propria anima). C'è differenza tra la lussuria (porneia) e l‟amore (agape). L‟amore persegue l‟amore dell‟altro con l‟autocontrollo, cura, ragione e pazienza. La lussuria cerca solo la sua gratificazione, a capofitto, insofferente a qualsiasi do minio dei sensi, incurante della ragione. L‟amore prospera col dialogo a lume di candela. La lussuria si realizza indifferentemente in un portone o in un taxi e il suo lessico è costituito da grugniti e suoni animaleschi (con tutto il rispetto per gli animali). L‟amore è una singolarità: esiste solo l‟Altro, adorato, l‟unica stella intorno alla quale gravita l‟innamorato. La lussuria prende ciò che capita. E‟ significativa in tal senso la declamazione del “catalogo” delle conquiste di Don Giovanni, fatta dal servo Leporello, dove ogni donna viene classificata co me un pezzo da collezione. La lussuria viene qui presentata come una specie di catena di montaggio della libidine, ciò che importa è la quantità e la velocità di produzione delle conquiste, subito dissolte nella dimenticanza. Come in una forma di coazione a ripetere, tutto è completamente anonimo, l‟unica caratteristica riconosciuta è “che porti la gonnella”. Quest‟ansia d i accrescere il numero della collezione mostra come alla base della lussuria non si trovi certamente l‟eros; ciò che caratterizza l‟atteggia mento verso le donne è piuttosto un gretto calcolo, come nota acutamente V. Mathieu: “Non c'è dubbio che la smania di seduzione di don Giovanni sia più cerebrale che sensuale. Lo stesso catalogo delle conquiste lo dimostra…Esso fa pensare che la tentazione diabolica sia di natura intellettuale”. Che sia di origine diabolica lo dimostra anche il fatto che l‟appetito che chia miamo concupiscenza è sempre accompagnato da una frustrazione (nonché prosciugamento spossante di energia psicofisica) ad esso relativa. La lussuria deborda dunque dai sensi e dalla sessualità; è una sorta di impazzimento mentale, “follia del corpo” diceva Platone. L‟amore, viceversa, quando è vissuto come dono e tenerezza, all‟insegna di ciò che la tradizione cristiana indica con il termine agape, diventa la più intima partecipazione alla vita stessa di Dio, che è amore; osservava Pascal a questo proposito: “Se esiste l‟amore, esiste Dio”. “Si è visto il seno? Dipende da come lo fai. Se lo fai da mignotta è un conto, ma se lo fai con naturalezza che male c‟è?” Detto da Patty Pravo, attempata cantante, a commento di una sua esibizione canora televisiva.

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La pornografia dei sentimenti. Strenua difesa. Rufino Con la mia mente faccio al cuore scudo contro gli attacchi che gli muove Eros e che non possa vincere m‟illudo. Contro un dio da mortale lotterò ! Ma se anche Bacco scende a dargli aiuto quale speranza di difesa avrò? “Se c'è qualcosa di lugubre, funereo, ripetitivo, di assolutamente re iterativo, questa cosa è la pornografia (mons. Gianfranco Ravasi). Ovviamente, i mezzi di comunicazione sociale svolgono un ruolo (di cooperatore satanico) determinante nel cosiddetto “impazzimento sessuale”. Un tempo era soprattutto la letteratura, ora sono gli spettacoli erotizzanti (trash spacciati per artistici), le commedie sexy (che non turbano più il comune senso del pudore) e le pubblicazioni pornografiche, che abbondano in ogni dove, anche gli spot “sessisti” sono tanti e non hanno più niente di subliminale: “ La patata tira”; “Fatti una cubana”; “Fatti una bionda”; “Per l‟uomo che non deve chiedere mai”. Più che una fiera del doppio senso, un continuo senso unico: donne come merce, merce come donne, le quali in parte ci stanno (assumendosi i rischi connessi) quando si tratta di fuggire da situazioni difficili o quando intravedono un “posto al sole” o “accasamento” che dir si voglia. Guai poi a cercare di protestare e di contrastarli. Si viene accusati di essere: ipocriti moralizzatori, moralisti (che ormai è diventato un termine offensivo) inquisitori, bigotti oscurantisti, ultraconservatori puritani, personaggi anacronistici, ecc. Subito fioccano frasi del tipo: “Il male sta negli occhi di chi guarda”, “Chi disprezza vuol comprare”, “Coglione! Cogli l‟attimo che non ritornerà più”, “Ognuno è libero di esprimere se stesso, purché non faccia del male al prossimo” e così via. Intanto c'è solo mercificazione, solo cosificazione dell‟individuo, che spesso si manifesta co me feticismo, cioè tutta l‟attenzione verte su quello che la psichiatria chia ma “l‟oggetto parziale”, caratteristico della perversione, sinto mo di uno sviluppo bloccato della personalità, incapace di coinvolgersi e di incontrare la persona nella sua totalità, in una relazione alla pari, in un amore oblativo. “Per me regalare emozioni è un dovere. Se non provocassi reazioni, dovrei cambiare mestiere”. (Lola Ponce, cantante e modella). Questa dichiarazione la dedichia mo alla me moria di Bettie Page, “ madre” di tutte le pinup, morta a 85 anni a Los Angeles…la città degli angeli (sic). “Quella vecchia signora non prova piacere a pararsi così come un pappagallo, piuttosto ne soffre”. (Luigi Pirandello, nobel per la letteratura). Ricordate l‟audace pubblicità di un aperitivo, nel quale il lato B di una Charlize Theron di sfolgorante bellezza (!?) veniva messo ben in evidenza dal filo del gonnellino che si disfaceva, perché rimasto impigliato nella sedia? O lo spot di un profumo con la Monica Bellucci tutta trasparenza e pizzo nero? Bene, o meglio male, in quanto è stato scoperto che, anche se raffinata, l‟erotizzazione dell‟immagine fe mminile viene interiorizzata dall‟inconscio maschile in modo “negativo”, cioè troppe immagini sexy femminili (siano esse ritenute artistiche o pornografiche) 374


alterano la percezione maschile delle femmine così che la donna è trasformata in “oggetto”. Le foto sexy, secondo l‟indagine svolta dall‟americana Susan Fiske, psicologa della Princeton University in New Jersey (presentata a Chicago nel 2009 ad un meeting della American Association of the Advancement of Science) “accendono” nel cervello maschile le aree cerebrali coinvolte per maneggiare attrezzi da lavoro come pinze o cacciaviti, conte mporaneamente al “blackout” dei centri neurali dell‟empatia, dove vengono elaborate le emozioni e le interazioni con l‟altro. Foto, immagini e pubblicità erotizzate avrebbero inso mma il potere di “disumanizzare” l‟immagine fe mminile riducendola alla stregua di un oggetto. Chissà che cosa penserebbe di tutto questo Simone de Beavoir, scrittrice francese, tra le antesignane del fe mminis mo.

L‟ Era Glaciale. A proposito di oggetti: nei paesi teocratici islamici sono formalmente un tabù, ma nei Paesi cosiddetti “occidentalizzati” vibratori e “sex toy” sembrano invece ordinaria amministrazione. Niente di strano dunque che una ditta austriaca, specializzata nella vendita on-line di oggetti erotici, abbia deciso di fronteggiare la crisi di mercato, prendendo spunto dagli incentivi per la rottamazione del mercato dell‟auto e abbia offerto ai clienti, che rotta mano il loro vecchio strumento di piacere con uno nuovo, con sconti fino a 40 euro. La “promozione” strizza l‟occhio soprattutto ai circa 8 milioni di tedeschi titolari di un vibratore: è semplice e veloce la procedura di sostituzione del vecchio sex-toy. Basta scaricare l‟apposito form on-line, compilarlo e spedirlo con un clic. Una volta ricevuta la risposta dall‟azienda, spedire il vibratore da rottamare e aspettare quello nuovo, che si pagherà a prezzo scontato. “Rinnovare il parco vibratori” assicura la ditta austriaca “fa bene alla salute”. Il Catechismo Cattolico insegna: “La pornografia consiste nel sottrarre all‟ intimità dei partner gli atti sessuali, reali o simulati, per esibirli deliberata mente a terze persone. Offende la castità perché snatura l‟atto coniugale, dono intimo degli sposi l‟uno all‟altro. Lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico), poiché l‟uno diventa per l‟altro l‟oggetto di un piacere rudimentale e di un illecito guadagno. Immerge gli uni e gli altri nell‟illusione di un mondo irreale. E‟ una colpa grave. Circa la preparazione e la realizzazione dei film scandalosi, un giorno padre Pio disse all‟attore Carlo Campanini: “E‟ responsabile di essi anche chi ha piantato un solo chiodo per realizzarsi. Iddio ne chiederà strettissimo conto”. Padre Pio non era entusiasta della televisione, anzi guardava ad essa con particolare preoccupazione, perché poteva trasformarsi in veicolo di immagini scandalose o di messaggi nocivi immessi nell‟intimità della nostra casa. “Credo al valore della poesia, allo studio delle più profonde relazioni umane, alla forza creativa e spesso dolorosa dei sentimenti che scavalcano qualunque barriera. Questo racconta il mio film attraverso il profondo legame tra il poeta John Keats e Fanny Brawne” ha detto Jane Campion, regista di “Brigth star”, che prende il titolo 375


da un poe ma romantico, scritto da Keats (1795-1821) pensando a Fanny, la donna dallo sguardo umbratile che gli aveva rubato il cuore nella sua breve vita, segnata da malinconia esistenziale, tormenti e interrogativi sulla natura dell‟arte e dei sentimenti. L‟autrice del film, nata in nuova Zelanda, è poi cresciuta in mezzo alla natura australiana. Una formazione che si è riflettuta nel gusto dei paesaggi che animano il suo cinema, una sorta di spiritualità panteistica. “In particolare in Brigth star” sottolinea “è stato bello girare nel verde della ca mpagna inglese di Hampstead, ripercorrere la forza di un primo amore al di là dei bino mi amore e morte, vita e arte”. Poi suggerisce: “In tempi di volgare mancanza di senso del pudore privato e pubblico, è importante rilanciare il significato del romanticismo, il gusto della parola, la forza della poesia. Keats e Fanny crearono un loro mondo, una sorta di tela di ragno (sia pure con molte lacerazioni) che univa le due anime, anche andando contro le convenzioni dell‟epoca. Mi ha fatto piacere sapere che, nelle sale di proiezione, molti spettatori rimangono attaccati alle loro poltroncine, fino all‟ultimo titolo di coda, per ascoltare le parole di una poesia scritta da Keats prima della sua morte a Roma, dove era andato in cerca del sole e di una guarigione, con i soldi degli a mici perché era povero…se qualcuno dopo aver visto il film cercherà un suo libro, avremo trasmesso ciò che volevamo al pubblico”. Trasmesso che cosa? Un felice o almeno sereno rapporto romantico a due (eterosessuale si intende) non si può costruire all‟insegna dell‟anticonformismo, dello spirito liberatorio giovanile, altrimenti si fa la fine di Giulietta e Romeo oppure si evolve in liti, contese, separazioni, tragedie e anche drammi tragicomici come quello che vide protagonista l‟ancor fa mosa Lorena Bobbit, che ha incarnato la più atavica paura del maschio macho. Idem, dei felici o almeno pacifici rapporti sociali non si possono edificare solo all‟insegna dell‟anticonformis mo, della controcultura dominante, altrimenti si fa la fine di Woodstock. Che non è stato solo il concerto più famoso (sotto l'egida dello spirito hippie di quella giovane America benestante che credeva nella possibilità di ripulirsi dalla guerra del Vietnam a suon di musica e di amore libero), perché quelle 400.000 persone che nel luglio del 1969 hanno partecipato a quei “3 giorni di pace, di amore e di musica” (dal titolo del documentario famoso di Michael Waldeigh, uscito nel 1970) hanno raccontato soprattutto la gloria di un sogno destinato ben presto a perdersi tra co mpro messi e sconfitte. Un fallimento ben rappresentato dai prati di una tranquilla cittadina di provincia, diventati una spianata ricoperta di fango e di rifiut i come fosse un campo di battaglia. Uno spettacolo finale che è stato documentato ed è stato anche rappresentato dall‟ ultima inquadratura del film “Taking Woodstock” del regista taiwanese Ang Lee, che è ricordato soprattutto co me antesignano “sdoganatore cinematografico mondiale” dell‟amore carnale tra maschi, dopo essere risultato vincitore di un Oscar nel 2003, per la migliore regia con “I segreti di Brokeback mountain”. Noi non sia mo figli di un dio minore, non siamo figli dei fiori (in particolare della Cannabis) o figli delle stelle, ma figli di un Oltre Natura.

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“Sess o esse”. Supplica ad Eros. Meleagro, poeta e filosofo greco. Ti prego, Eros, acquieta questo mio desiderio d‟Eliodora che m‟ha rubato il sonno, ascolta la mia Musa che ti supplica! Ma se dovessi morire per colpa del tuo arco che sembra sappia scagliare le frecce soltanto su di me, farò scrivere sulla mia tomba: “Guarda tu che passi: qui giace un uomo ucciso da Eros”. Lettera di un lettore ad un quotidiano. Spesso l‟attenzione dei media è focalizzata sull‟emergenza stupri. Gli adoratori del basso ventre, contrariamente a quanto si pensi, non hanno alcuna collocazione geografica. Ciò che accomuna autoctoni e stranieri è la co mune percezione che la donna sia un oggetto di piacere. Con siffatte premesse, nulla di strano che le violenze carnali siano all‟ordine del giorno. Ma dove individuare le cause oggettive che hanno generato tale allucinazione collettiva? E‟ vero che l‟industria dello spettacolo pur di far cassetta ha sollecitato oltremodo l‟immaginario erotico maschile, ma è altrettanto vero che le donna stessa non ha fatto nulla per demitizzare l‟immagine falsa e distorta che lo show-business gli ha cucita addosso. Come pretendere che in una società di single dove il sesso usa e getta è prassi ordinaria e il valore della purezza del sentimento sessuale è retaggio d‟altri tempi, i maschi dominino gli istinti? L’assenza. Mirabai, poetessa indiana del Rajasthan, 1516-1543. “O mio amato, concedimi di vederti. Non è più vita la mia vita, senza di te. Muore il loto senz‟acqua, e la notte senza la luna è vuota. Me la vita abbandona se tu sei lontano. Non passa mai la mia notte turbata dall‟ansia, il desiderio morde il mio cuore invano. Non ho più fame e sonno, né sa più dalla mia bocca uscire la parola. Per chi poi? Chi mi ascolta? Sono sola. Vieni da me, o mio sposo, raggiungimi, vieni e spegni il fuoco della sofferenza. Tu che conosci il mio cuore perché mi fai soffrire? Ritorna e allontana il dolore che in me dilaga alla tua assenza. Di vita in vita Mira è la tua schiava ed il suo amore l‟ha legato a te”. L‟amore puro monoga mico: è possibile a qualsiasi latitudine ed epoca storica. Eccone un'altra prova. Nessuna come lei. Gaio Valerio Catullo, poeta latino. Verona, I secolo a. C. Nessuna donna può dire di essere stata amata quanto tu, Lesbia mia, fosti a mata da me. E non fu mai più grande in un patto d‟amore la fedeltà che ho avuto nell‟a more per te. 377


L‟Amore sporcato. Il personificatore d‟odio, con infelice insaziabile bramosia, si scarica contro l‟uomo, per distruggere ogni traccia di quell‟Amore che lui ha perduto per sempre. Tali impronte divine, sono i cosiddetti affetti, l‟insieme di quelle rifrangenze dell‟Amore di cui può godere un uomo nonostante il peccato ancestrale (di concupiscenza): rapporto tra genitori e figli, marito e moglie, fratelli e sorelle, fidanzato e fidanzata, ramificazione di parentele (nonni, suoceri, generi, nuore, nipoti, zii, cugini e inoltre amicizie lavorative, scolastiche, ecc.), relazione tra amministratori e cittadini, tra lavoratori e datori di lavoro, ecc. Tutte queste realtà sono raggi riflessi che Dio ha seminato nelle sue elevate creature. E' contro di esse che il velenoso serpente si scatena, perché ogni affetto unitivo (già intaccato dal retaggio della caduta dei progenitori ) diventi divisione e lotta. A tale proposito afferma lo psichiatra Albert Gorres: “Esiste una forte connessione tra il cedimento, spesso voluto, alla immo ralità pubblica (o meglio pubblicizzata da mass media e da governi satanizzati) il cosiddetto malcostume, e la diffusione di fenomeni abnormi, quali violenza, delinquenza, illegalità, rabbia (mancato controllo degli impulsi più irrazionali), proprio perché le aberrazioni morali, culturali, legislative, sono conseguenza della perdita della ragione e l‟oblio del senno è conseguenza della perdita del senso di un Assoluto cui fare riferimento.

“Noi, lo spirito di un‟epoca”. Nick Rhodes è la mente dei Duran Duran dal 1980. Il loro album più venduto, “Rio” li ha fatti entrare nella leggenda del pop. Ecco un pezzetto estrapolato da un‟intervista fatta al leader del “mitico” gruppo musicale. …Lo abbiamo registrato nel 1982 senza pensare a quello che girava in quel momento ma a quello che voleva mo rappresentasse. Il pubblico ha deciso per noi: dopo “Rio” diventammo lo spirito della generazione dell‟epoca! Sì, di una “bella epoque” per soli ricchi, per il solo “primo mondo”.

A livello sociale Ciò si traduce con: la commissione dei crimini più orrendi (dalla pedofilia ai genocidi, dagli aborti ai suicidi); la frenetica edonistica ricerca del divertimento ad ogni costo (costi quel che costi), finalizzando tutta la vita in funzione degli svaghi (dalle Las Vegas alle ruote della fortuna, dai reality show ai videogame); la ciclica riproposizione di arcaiche pratiche esoteriche e occultistiche finalizzate a maledire (danneggiare) il prossimo; opere letterarie revisioniste che ripresentano acritica mente falsi e stereotipati luoghi comuni sulla storia del cristianesimo senza discriminare tra 378


chiese primitive e chiese storiche; rimozione di simboli cristiani da edifici pubblici (come i crocifissi dalle camere mortuarie!), confisca di beni ecclesiastici (dagli ospedali ai conventi) senza un più adeguato riutilizzo; distruttive parodie delle tradizioni cattoliche senza corrispettive riflessioni propositive sulla verità della cristianità attraverso compiacenti mezzi di comunicazione, messaggi pubblicitari commerciali, esibizioni artistiche; fino ad arrivare alle offese più folli, triviali, insulse, profonde, come quelle che ha inaugurato un museo della “liberal” New York, che nel 1999 espose una blasfema opera raffigurante: la Vergine Maria, intrisa di sterco d‟elefante!! Gesù sopporta le offese alla sua persona ma guai a toccare sua madre e i suoi santi. Infatti, permise il castigo del 11 sette mbre 2001 per cercare di scuotere le coscienze della (guarda caso chia mata) “Big Apple” (degna cornice del fenomeno mediatico “Sex and the City”, in quel periodo tanto in voga). Della serie “Scherza con i fanti, ma lascia stare i santi”. A proposito: ma in quel giorno, dove erano i supereroi a mericani (dall‟uomo ragno ai fantastici 4, dall‟uomo pipistrello al superuomo)? Indubbia mente da secoli l‟avanzata delle orde terroristiche maomettane è lo strumento preferito dal Signore per cercare di purificare l‟Occidente dal suo relativismo (l‟ideologia che afferma l‟assenza di verità assolute) ed edonismo (la ricerca dell‟effimero piacere ad ogni costo con ogni mezzo). Se vogliamo distruggere (le colonne di) una nazione (famiglia, religione, gerarchia) dobbiamo prima disgregare la sua morale; poi ci cadrà in grembo come un frutto maturo. Svegliate l‟interesse della gioventù per la lussuria e sarà vostra (Lenin). “Abbiamo associato giovinezza, musica, sesso, droga e rivoluzione con tradimento: è molto difficile andare oltre ! (Jerry Rubin, rivoluzionario americano). “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”. (Questo è il pensiero che da sempre ossessiona… l‟uomo ragno).

A livello ecclesiastico. La secolarizzazione (la retrocessione della dimensione religiosa obiettiva ma non soggettiva) delle famiglie cristiane comporta una crisi di autentiche vocazioni sacerdotali, che si ripercuotono con una degenerazione della missione salvifica, che può prendere due sbagliate vie fondamentalistiche. 1. Una di destra reazionaria (integralista invece che integra) con l‟arroccamento conservativo su posizioni di privilegi “spiritualizzati” e di onorabilità mondana (teocon o teaparty). 2. Una di sinistra progressista (ovvero regressiva e quindi con molti aspetti “sinistri”) con la concezione della missione più come agente di: soccorso sanitario, progresso civile, giustizia sociale, che come rappresentante della speranza escatologica (teode m). In entra mbi i casi l‟illudente ricerca di una soluzione salomonica di co mpro messo tra sacro e profano (che poi si traduce in una confusa mescolanza), comporta una banalizzazione della pastorale: dei sacramenti e delle orazioni, tradizioni e catechesi. In entrambi i casi da un punto di vista spirituale si vogliono tenere “tre piedi in una scarpa”. In entra mbe le fazioni, dunque, si celano 379


come nella sella del cammello di Rachele (Gn 31,19), molti svariati idoletti. Non ci deve essere nessuna contrapposizione tra pionieri sociali e profeti missionari. Lo stesso Gesù che rifiutò di trasformare le pietre in pane, lo ritroviamo più avanti nelle pagine evangeliche che sfama le moltitudini con la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ci vuole ora et labora, carità e preghiera, strada e sagrestia. La Parola di Dio ci dice che “Il Signore (grazie ad uo mini di buona volontà) farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli”. Giovanni l‟Evangelista nella “Apocalisse” parlò di agnelli che parlavano co me dragoni. “Se il sale perdesse sapore, con che cosa si potrà condire?” (Mt 5,13). Leopoldo Bloom a un funerale. James Joyce. “I becchini portarono la bara nella cappella. Un chierichetto, portando un secchiello di ottone con qualcosa dentro, comparve da una porta. Il prete biancovestito lo seguì aggiustandosi la stola con una mano, tenendo in bilico con l‟altra un libricino contro il pancione da rospo…Padre Coffey. Sapevo che il nome era qualcosa come bara. Domine-nomine. Li fa sentire più importanti il pregarci sopra in latino. Ogni dì che dio manda in terra un'altra infornata: uomini di mezza età, vecchie, bambini, donne morte di parto, uomini con la barba, commercianti calvi, ragazze tisiche con petti da passerotto. Per tutto l‟anno ha pregato le stesse cose su tutti e ha spruzzato acqua su di loro: sonno. Detto che andava in paradiso o che è in paradiso. Lo dice a tutti. Lavoro seccante. Ma deve pur dire qualcosa”. Coffey come il John de “Il miglio verde”, proprio quello che elimina le migliaia di demoni patologici e con la bocca li assume in sé, prima che se ne vadano alla ricerca di altre anime avvelenate da invadere. “In quel tempo io Daniele, feci tre settimane di astinenza da cibi prelibati…” (dal Libro del profeta Daniele). “Diceva dunque a coloro che accorrevano in folla per essere battezzati da lui: “Razza di vipere, chi vi ha insegnato a fuggire la collera che vi sovrasta? Fate dunque degni frutti di penitenza, e non incominciate a dire dentro di voi: Noi abbiamo Abramo per padre! Perché vi dico che Dio può suscitare dei figli di Abra mo anche da queste pietre” ( Luca 3.7). Saggezza dei sufi: “Non ho trovato nulla (oltre la preghiera) che consenta il raggiungimento del Dio Altissimo senza l‟aggiunta della fa me. Questo perché chi ha fame diventa umile, chi ha fa me implora e chi implora raggiunge. Così fratello mio, non ti allontanare dalla fa me, e pratica il digiuno costante mente, perché per suo mezzo raggiungerai quel che desideri e arriverai a quel che speri”. Abu Madyan (morto nel 1198).

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“Non conosco nulla che vellichi (solletichi) così voluttuosamente lo stomaco e la testa quanto i sapori di quei piatti saporiti che vanno ad accarezzare la mente preparandola alla lussuria” (Marchese De Sade). “Basta, o Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei padri miei”. Intanto si adagiò per terra e si addormentò all‟ombra di una ginestra. Ma ecco, un Angelo del Signore lo toccò e gli disse: “Alzati e mangia, perché ti rimane da compiere un lungo cammino”. Egli guardò e vide vicino al suo capo una focaccia cotta su pietre roventi, e una brocca d‟acqua. Elia si alzò, mangiò e bevve poi, fortificato da quel cibo, camminò per 40 giorni, fino al monte di Dio ( 1 Re 19,4). Il Signore disse a Mosè: “Ecco, io vi farò piovere pane dal cielo…”. (Esodo 16,4). Tu percuoterai la roccia e da essa sgorgherà acqua e il popolo berrà…E pose nome a quel luogo Massa e Meriba, perché i figli di Israele avevano tentato il Signore, dicendo: “C'è o non c'è il Signore in mezzo a noi ? ” (Esodo 17,6).

Il tormento e l‟estasi. Al nostro disincantato (e quindi troppo e mal incantato) mondo occidentale, basato sulla scienza sperimentale, manca, molto spesso, quello sguardo di stupore conte mplativo che contraddistingue invece i semplici e i ba mbini. Così questo nostro tempo seleziona le verità della fede col criterio del “politicamente corretto” e del “credibile”, buttando nella pattumiera tutto ciò che a parer nostro, “dominatori della terra”, stride col buon senso. Parlare così di angeli e diavoli, di purificanti, dannati e beati, significa allora parlare di Dio e di un Dio troppo diverso da noi peccatori tecnologizzati, significa aprirsi ad un altrove diverso dal co me lo vorremmo, credere che non tutta la realtà si esaurisce sotto le nostre dita e nella nostra mente. Ecco perché le “ moderne” generazioni atee e agnostiche che seminano vento (vanità dissipanti) raccoglieranno qui e nell‟aldilà tempesta (orrende violenze). Quello che voi siete, noi eravamo, quello che noi siamo voi sarete. La morte non è la fine ma l‟alba della vita. Questo è l‟auspicio che sembrano rivolgerci i santi frati francescani “sepolti” per così dire, nell‟incredibile Chiesa dei Cappuccini di via Vittorio Veneto a Roma: proprio la via simbolo della “Dolce vita”. Verrà un giorno. Di Jorge Carrera Andrade, poeta ecuadoriano. “Verrà un giorno più puro degli altri: scoppierà la pace sulla terra co me un sole di cristallo. Una nuova luce avvolgerà le cose. Gli uo mini canteranno per le strade ormai liberi dalla morte menzognera. Il frumento crescerà sui resti delle armi ormai distrutte e nessuno verserà il sangue del fratello. Il mondo apparterrà alle fonti e alle spighe che imporranno il loro impero d i abbondanza e freschezza senza frontiere”. 381


Il Paradiso. “Non esiste né inferno, né paradiso, se ti comporti male rinasci in Russia” scrive Nicolai Lilin in Educazione Siberiana, straordinaria testimonianza diretta e tragica di un mondo che non esiste più, quello degli Urka siberiani, la “perpetuata” comunità di criminali deportata da Stalin in una terra di nessuno chiamata Transnistria. Il male ti segna dentro lasciando una ferita inguaribile in questa nostra vita terrena. E‟ il riposo del Papà Celeste, perché l‟Amore è perfetta mente amato. E‟ l‟inenarrabile luogo della perfetta fraternità, dove le anime che lo hanno conquistato con sangue e lacrime purificanti sono incessantemente felici, perché vivono in una società pacifica e indivisibile, dove: non ci sono né bassi né alti, né grassi né magri, ecc. Le anime ancora terrestri che sono trasportate “in Spirito” davanti alla Maestà, essendo incapaci di descriverlo, non devono neanche fare accenni sommari, ma solo aggettivare le proprie emozioni, affinché le altre anime non pensino che quanto detto sia tutto. “Oh Happy Day” non è solo un celebre gospel. Il Paradiso così co me il Regno di Dio in terra non si può ridurre a definizioni iperboliche, ma può esprimersi solo in simboli e in parabole, che non limitano, ma favoriscono all‟infinito il suo approfondimento, il suo desiderio, la sua pregustazione. Nel romanzo “I fratelli Karamazov ”, F. Dostoevskij fa affermare allo starez Zosima: per chiunque adotti un comportamento cristiano, il Paradiso è già su questa terra. Nel celestiale Eden, gli uomini vanno a occupare i posti dei cori celesti lasciati vuoti dagli angeli ribelli. Le opere di Dio, scrive s. Paolo (Rom 13,1) sono ordinate. Nella moltitudine dei santi angeli e umani, quindi, c'è un ordine gerarchico meraviglioso (privo di ogni confusione). Gerarchia, significa “regno sacro” sia nel senso di “regno santamente governato da Dio e Maria”, sia nel senso di “regno santa mente governante col metro dell‟Amore”. La compagnia più bella è quella di Dio e dei santi, non certo dei diavoli o dei destinati alla perdizione eterna ! In cielo è una festa senza fine: tanto paga sempre il Padre Eterno! In Cielo come in Terra ! Già l‟Oltretomba Espiante ci dice quanto deve essere meraviglioso l‟Eden Glorioso, altrimenti l‟Eccelso non “imporrebbe” una purificazione così severa ed esatta delle anime. Egli ha posto un fine santo per ogni attimo della nostra vita e li ha tutti contati. Oh, prepariamoci fin d‟ora, da subito alla incommensurabile purezza della Gerusale mme Celeste ! …fu rapito fino al terzo cielo… (2 Corinzi 12,2).

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Indovina chi viene a cena? Il Signore! “Ecco, io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrerò e cenerò con lui e lui con me. Colui che vincerà, lo farò sedere con me sul mio trono” (Apocalisse 3,20). Nel tempio di Gerusalemme, sull‟altare, c‟erano i pani della proposizione, 12 come le tribù di Israele. Erano il segno dell‟Alleanza con Dio. Gesù, durante l‟ultima cena, non si è fermato al pane, ha consacrato anche il vino. Perché? Le parole della consacrazione accennano alla Nuova alleanza. Ma come non vedere nel vino anche l‟amore di cui era simbolo da sempre? L‟amore che Dio ha per me, ha per tutti: un amore che Lo inebria, l‟amore che gli fa perdere la testa. Un amore forte come la morte. Per amore appunto è morto per me, per tutti, per te come se fossi tu solo al mondo. La vera tragedia è tutta qui: non ci sentiamo amati. Quando va bene siamo un popolo di osservanti, un branco di utenti. Tutto diventa proble ma di cui Egli deve renderci ragione. Ma chi ci credia mo d‟essere per pregiudicarLo, per giudicarLo superficialmente, senza cioè approfondire grazie ai 4 Vangeli, la inimitabile, inestimabile e drammatica avventura dell‟Incarnazione dell‟amore? Noi della Chiesa, della religione vera, per nostra avvizzita natura, indebolita dal peccato delle origini, tendiamo a vedere solo la scorza. E‟ come se della nostra casa noi vedessimo soltanto gli aspetti più “umili”. In casa faccio fatica se mi lavo i piedi perché puzzano? Faccio fatica a cambiar mi la biancheria intima e a lavarmi i denti perché appesto? Faccio fatica a tenermi in ordine perché dò fastidio ai miei cari? Faccio fatica a rendermi utile, perché non mi sento un estraneo? E‟ una cosa normale perché lì mi sento amato, perché lì ho gli esseri più cari che a mo, mi sento amato, non oggetto conflittuale, non coccolato a rate e a turno da mercenari. Sarebbe odioso allora considerare la casa come gabbia di ade mpimenti. Stessa cosa per la fede. Non mi sento amato perché mi sono fermato alla puzza dei piedi, di quegli stessi piedi che sono usciti dall‟ utero di mia madre; non mi sento amato e quindi la metto in discussione, ricorrendo a tutti gli appigli possibili. I comandamenti dell‟Amore sono preceduti da questa solenne introduzione: “Io sono il Signore Dio tuo che ti ho fatto uscire dall‟Egitto, ti ho portato su ali di aquile e ti ho condotto da me.” Ma che cosa di noi lo ha stregato? Semplicemente il riconoscere che noi siamo usciti dalle sue viscere. Nella Bibbia gli autori sacri, in particolare il profeta Isaia e poi Gesù stesso, utilizzano l‟immagine della vigna per tentare di spiegare l‟amore che Dio vuole all‟essere umano, rappresentato dalla vigna. “Vigna mia diletta! Io ti ho protetto, io ti ho custodito, io ti ho dissodato il terreno dove ti ho messo a dimora, io ti ho portato, io ti ho legato i tuoi teneri tralci, io ti ho difeso dai parassiti; io ho vissuto con ansia il tempo della canicola e delle piogge perché fossi turgida al punto giusto e nello stesso tempo gustosa, io ti ho vendemmiato, io ho fatto il mosto per inebriarmi del tuo vino, per inebriarmi di te”. Se di fronte a questa dichiarazione d‟amore non sentia mo fremere e scuotere il nostro cuore, allora abbiamo già tutte e due i piedi nell‟Inferno! 383


Invece il Paradiso è tutto nell‟amare (comunque e dovunque) e nel sentirsi amati dal Progenitore Ultimo. Il Re mi ha introdotta (ha introdotto l‟anima mia) nella cella del vino (Cantico dei Cantici 2,4). Abbiamo bevuto in me moria dell‟amato un vino di cui eravamo ebbri prima che il vino fosse creato. (Ibn al-Farid poeta arabo sufi).

Il Limbo dei Padri. Con la vittoria nel Paradiso Terrestre il raccapricciante mostro ha acquisito una sorta di “diritto di prelazione” e di “ marcatura” sull‟umanità. Ecco perché prima di Cristo anche i più giusti dopo la morte dovevano attendere in tal luogo; certa mente di riposo ma privo della gioia del Cristo morto e risorto per l‟umanità. Solo dopo Cristo sono passate allo stato beatifico. “Non credo nel paradiso. Credo nel dolore! Credo nella paura! Credo nella morte! “ Questa è una frase tratta da film Max Payne. Pessima trasposizione cinematografica di un altrettanto pessimo videogioco cult. Come è bella invece la frase che compare in alcune “pagelline” di funerali cristiani:… Non rattristia moci di aver perduto tale anima, ringraziamo Iddio per tutto il te mpo in cui l‟abbia mo avuta, anzi di averla ancora, perché in Dio tutte le cose vivono… .

Congedo. “Oggi nel giorno della mia partenza, oggi non me ne andrò, me ne andrò do mani. Mi vedrete uscire suonando un flauto d‟ossa di mosca, levando una bandiera di tela di ragno, un uovo di formica per tamburo, e per berretto oh, sì, per berretto un nido di colibrì” (poesia folklorica andina). Gli Angeli e i Beati, afferma s. To mmaso d‟Aquino, non provano dolore: né dei peccati, né delle pene dei “terreni”. Perché comprendono perfettamente che nel creato avviene soltanto ciò che è conforme alla Divina giustizia o che da lei è tollerato. E‟ necessario ripeterlo: la serenità dei cittadini del Cielo dinanzi ai mali che affliggono gli abitanti della terra non è il frutto dell‟ignoranza, né dell‟indifferenza di chi, divenuto ricco, dimentica la sorte dei suoi compagni di via. E‟ piuttosto il frutto di una scienza e sapienza più profonda. Poiché la loro volontà è totalmente unita a quella di Dio, gli eletti entrati nella Sua pace non provano né contrarietà né sofferenza alla vista delle vicissitudini dei “ mortali”. La loro intelligenza, essendo immersa in quella dell‟Inarrivabile, vede nelle prove lo svolgimento dei disegni Divini che sono tutti adorabili. Una mistica inglese, Giuliana da Norwich (1342-1416), preoccupata del problema del male e della sofferenza, comunicava le sue inquietudini a Nostro Signore. Egli la tranquillizzò, invitandola a confidare nel suo amore e nella sua onnipotenza: “Alla fine vedrai che tutto era bene”. 384


Invece, la sofferenza dei dannati nasce dalla consapevolezza dell‟entità e del numero dei loro peccati, ma anche perché in Terra hanno perso te mpo ad essere “homo econo micus” (liberista, dirigista o schiavista) e sapiens sapiens, invece di impiegarlo per essere “ho mo agapicus”, per guadagnarsi meriti per accedere al Paradiso, grazie: all‟“ecce homo”. Non è più possibile, infatti, dopo la morte acquisire ulteriori meriti.

Il Purgatorio. La prima persona ad usare tale termine fu il Papa Innocenzo IV (1190-1254), appartenente alla stessa famiglia (nobile casato dei Fieschi) di s. Caterina da Genova. Secondo le rivelazioni di santi mistici (da suor Josefa Menendes a santa Maria Maddalena de Pazzi, da santa Francesca Romana a santa Teresa D‟Avila), in esso, i cattolici soffrono più dei protestanti, perché hanno avuto a disposizione un maggior numero di grazie, ma ricevono maggiori soccorsi e sono liberati più in fretta. I pagani espiano più dolce mente, perché a causa della loro progenie hanno attinto a minor fonti di grazie, ma la loro pena dura più a lungo. Ci sono anime che devono patire terribilmente per secoli o addirittura fino al Giudizio Universale. Altre hanno anche meno di mezz'ora di espiazione da sopportare: non fanno altro che “attraversarlo in volo”, per così dire. Ci sono anche dei bimbi di 6 anni circa. Questo perché: dal mo mento che si comprende che un'azione non è amorevole, ma la si esegue, è commessa una colpa. I genitori di molti fanciulli purificanti, avevano assecondato tutti i loro desideri terreni, ma non quelli spirituali, facendo subito radicare in loro: la presunzione, la disobbedienza, l‟indolenza. Naturalmente, per i bimbi, il Luogo Catartico non è lungo, né doloroso, poiché manca il pieno discernimento. Riguardo ai bimbi morti nel seno della madre o poco tempo dopo la loro venuta al mondo vi è da specificare che vivono: un loro specifico “cielo”. I purificanti soffrono in mille modi e tempi diversi: ci sono tante diverse catarsi come ci sono tante anime. Ogni anima ha la nostalgia di Dio e questa separazione è il più lancinante dei dolori. Nessuno vorrebbe ritornare di nuovo sulla terra, per vivere come prima, perché: conosce cose di cui noi non abbiamo nessuna idea e soprattutto c'è il rischio di scegliere l‟Abisso del Male (finché si vive la “prognosi è sempre riservata”). Con tutta la volontà possibile loro vogliono purificarsi dove sono: co me l‟oro nel crogiolo. Prepararsi senza macchia all‟incontro: col Signore del tutto, così grande nell‟amore. La loro sofferenza nasce dalla consapevolezza dell‟entità e del numero dei loro peccati, ma anche perché in Terra hanno perso te mpo ad essere “homo econo micus” (liberista, dirigista o schiavista) e sapiens sapiens, invece di impiegarlo per essere “ho mo agapicus”, per guadagnarsi meriti per accedere al Paradiso, grazie: all‟“ecce homo”. Non è più possibile, infatti, dopo la morte acquisire ulteriori meriti.

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Gli afflitti defunti ignorano quando avranno fine le loro pene: sofferte secondo i bisogni di ciascuno. Non possono aiutarsi, ma ci possono specificamente (personalmente) aiutare con l‟orazione, se preghiamo per loro. Nei cosiddetti “gradi più bassi” del Purgatorio, vi sono le anime pentite, ma che in terra sono state concausa della dannazione di altre. Queste vivono una situazione che è meglio non approfondire. Diciamo solo che: la più piccola pena del Purgatorio sorpassa le più grandi pene della terra! In tale luogo ultraterreno si capirà quale cosa tremenda è l‟offesa a Dio, che ha dato tutto se stesso, per strapparci dal negatore, oppressore e repressore dell‟Amore. “Il fuoco che ho appiccato alla montagna, il prato eschu che sull‟altura ho acceso, starà già fia mmeggiando, ardendo verso la pianura. Oh, guarda se fia mmeggia la montagna! E se arde la cima, corri tu, bambina mia, con le tue pure lacrime spegni le fiamme, piangi sull‟incendio, con le tue lacrime pure tu l‟inferno puoi spegnere, trasforma in ceneri dunque il mio delitto di fuoco” (poesia folklorica andina).

La persona che amavo come se non dovesse mai morire: è morta! Tutto scorre. Bertold Brecht, poeta e drammaturgo tedesco (1898-1956). “E‟ stato molto te mpo fa, e ora non so più nulla di lei che una volta era tutto. Ma il tutto passa”. “Chi vuol il mondo disprezzare sempre a morte deve pensare, Morte è fiera, pura e forte, rompe mura e passa porte”. (Iacopone da Todi). (… non avete saputo star svegli neppure un'ora? Vegliate e pregate…), La casa del lutto. “E‟ meglio andare in una casa in lutto, che andare in una casa in festa; poiché là è la fine di ogni uomo, e colui che vive vi porrà mente” (Ecclesiaste 7:2). Il gas esilarante è spesso usato per ridurre la tensione precedente un intervento chirurgico. Rende insensibili al dolore fisico e produce un piacevole stordimento, tanto che molti pazienti iniziano a cantare e ridere prima di perdere conoscenza fisica. Anche il cuore ingannevole delle persone può produrre simili effetti, rimuovendo ogni timore per gli effetti del peccato, dando l‟illusione di forza e benessere. Tuttavia, ciò non è altro che una breve evasione dalla tragedia della perdizione eterna. L‟Ecclesiaste spiega che, come lo scoppiettio dei pruni nel fuoco è un segno della loro distruzione, così la spensierata euforia del peccatore lo avvia inerme al suo triste destino (Ec 7:6). Egli non è conscio dell‟importanza della sua vita, neanche del fatto che dovrà rendere conto a Dio del suo operato, subendo il Suo giusto giudizio. Ci sia mo mai fermati a ponderare le nostre responsabilità spirituali, piuttosto che trascorrere il nostro te mpo andando alla continua ricerca del divertimento, dell‟ozio e 386


di consolazioni spirituali? Non ci occorre una visita nella “casa riconoscere la nostra disperata condizione di peccatori per evitare eterne?

del lutto”, per così sofferenze

Soltanto chi ha provato il dolore del peccato realizza la gioia del perdono. Confidiamo nel Signore Gesù Cristo per la nostra salvezza e la nostra vana allegria sarà trasformata in vera gioia. Sempre nello stesso libro dei Maccabei al capitolo 15 versetti dal 12 al 16, viene chiesta l‟intercessione del defunto profeta Geremia per le anime dei vivi. Anche il profeta Malachia ci parla del Signore che purifica col fuoco le anime dei figli di Levi (Ml 3,3). Gesù si riferisce più di una volta al Purgatorio. Il più chiaro riferimento è quello sul bisogno di chiudere ogni conto con il nostro ne mico, per non cadere nelle mani del Giudice, che ci getterà in una prigione e non ci farà uscire se non dopo aver saldato il debito “fino all‟ultimo centesimo” (Mt 5,25). Questa prigione, è chiaro, non può essere l‟Inferno, da cui non si esce più. San Paolo continua l‟ insegnamento del Sacro Cuore, dicendo che chi compie opere imperfette si salverà, sì, ma passando “per il fuoco” (1 Cor 3,15). Un fuoco che è variabile e personale come si evince da Luca 10,13: “Guai a te, Corazain ! Guai a te, Betsaida ! ... nel giorno del giudizio (collettivo finale e personale dei singoli abitanti), Tiro e Sidone saran trattate con minor rigore di voi”. Bisogna riappacificarsi col pensiero di diventare “caro estinto”, perché, senza la morte, non arriveremo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle “uscite di sicurezza”, invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente dell‟Amabile Mistero. Ebbene: l‟unica cosa che dà senso alla vita, paradossalmente, è l‟idea della morte. Se per noi la morte è un punto d‟arrivo, la meta oltre la quale esiste il nulla, saremo obbligati a rincorrere, durante l‟esistenza terrena, il massimo delle soddisfazioni di ogni tipo, anche a scapito della giustizia e della misericordia. Se ci convincere mo, invece, che, dopo la morte della carne, esiste la felicità eterna dell‟anima, qualsiasi aspetto verrà relativizzato. Se per noi la morte è solo il punto di partenza, nella vita tutto diventerà sopportabile per “amor di Dio”. “L‟umanità sicuramente si divide in 4 parti: c'è chi non crede in nulla; c'è chi crede in qualcosa, ma vive come se non credesse; c'è chi crede in qualcosa e vive di conseguenza e c'è chi crede nella Trinità e vive in tal caso la pienezza della dignità personale”. (Carlo Nesti, giornalista sportivo e scrittore). La fede, al massimo fa un eroe, ma è l‟amore che fa un santo. La fede ci può rendere sereni, ma è l‟amore che ci rende felici (Card. John Henry Newman).

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I defunti? Come bimbi tra le braccia del Padre. Racconti significativi e formativi. Nella Chiesa i riti di suffragio risalgono ai tempi apostolici, come ne fan fede le antichissime liturgie, le quali prescrivevano che nel tempio, dopo essere stati letti sui sacri dittici i nomi delle persone viventi, con le quali v‟era co munione di preghiera, si leggessero quelli dei defunti in modo particolare raccomandati; il sacerdote, come del resto fa ai nostri giorni, raccolto in orazione, invocava per i defunti il refrigerio dalle loro pene e la pace eterna. Tutte le liturgie antiche, senza eccezione, ci ricordano questo rito, il quale per le forme con cui era fatto prese il nome di “preghiera sopra i dittici”- oratio super dyptichos. Il Purgatorio dunque non è un'invenzione medioevale e grazie a Dio con la sua “sorella morte” e “madre sofferenza” prima o poi per tutti arriva giocoforza il mo mento di piegare la testa di fronte a un destino ineluttabile e domandarsi se il cielo per noi è vuoto. Negli Atti di Santa Perpetua (martire nel 203 d. C.), scritti in gran parte dalla Santa medesima, è bellissimo il passo, che voglia mo citar per intero, nel quale si parla proprio della fede che avevano gli antichi cristiani nel Purgatorio. La Santa dopo aver parlato delle circostanze della sua cattura e dei primi giorni passati nel carcere in compagnia di altri confessori della fede, così prosegue: «Mentre un giorno eravamo tutti in preghiera, mi venne sulle labbra il nome del mio Dinocrate e rimasi stupita di non essermi mai fino a quel punto ricordata di lui. Mi afflisse il dubbio della sua infelicità e conobbi allora che ero degna di pregare per lui e che perciò bisognava che pregassi. Incominciai, quindi, a pregare fervorosamente, ge mendo davanti a Dio e nella notte seguente ebbi questa visione. Vidi Dinocrate uscire da luoghi tenebrosi, dove molti altri stavano con lui. Egli era tutto arso e divorato dalla sete, sordido in volto, di aspetto pallido e con la faccia tuttora corrosa dalle ulcere di cui perì. Questo Dinocrate era mio fratello secondo la carne, in età di sette anni morì di un cancro al volto, che lo rendeva oggetto di orrore a quanti lo guardavano. Per lui io avevo pregato. Sembravami dunque che una gran distanza corresse fra lui e me, in modo che fosse impossibile appressarci l‟una all‟altro. Vicino a lui vidi un bacino pieno d‟acqua, il cui orlo, essendo più alto della persona del fanciullo, non poteva in alcun modo essere raggiunto da Dinocrate per quanti sforzi facesse, onde appressare le sue labbra a quell‟acqua refrigerante. Oh! Quanto mi addolorava quel supplizio. In questo fratte mpo io mi svegliai e da tutto ciò conobbi che mio fratello trovavavisi in stato di pena e sperai di poterlo sollevare. Inco minciai dunque a pregare Dio giorno e notte con lacrime e con sospiri, perché mi concedesse la grazia della sua liberazione e continuai le preghiere finché fummo trasferiti nella prigione del ca mpo, per servire di pubblico spettacolo nella festa di Cesare Geta. Il giorno in cui fummo avvinti in catene per essere condotti alla festa, io ebbi un‟altra visione, nella quale scorsi il medesimo luogo visto la prima volta e Dinocrate, col corpo mondo, rivestito di 388


splendide vesti e senza neppure una lieve cicatrice nel posto dell‟antica piaga. L‟orlo del bacino si era abbassato fino ai fianchi del fanciullo e, presso di lui, stava un‟ampolla d‟oro per attingere acqua. Essendosi avvicinato, Dinocrate inco minciò a bere di quell‟acqua, senza che essa scemasse e quando ne fu sazio abbandonò tutto ilare il bacino per andare a giuocare, come è costume dei fanciulli di quella età. In quel mentre mi destai e compresi da ciò che mio fratello era ormai libero da ogni pena ». Sant'Agostino ricorda che la madre Monica (oltre a versare lacrime e orazioni per la sua conversione), andava al cimitero ad accendere un lumino sulla tomba dei morti più abbandonati, pensando probabilmente che quei defunti rispetto ad altri, non essendo ricordati e implorati da nessuno, potevano più facilmente intercedere per la sua famiglia. Gesù apparendo un giorno a santa Geltrude di Helfta (1256-1301), disse: “Tutte le volte che liberi un'anima dal Luogo Catartico fai un atto a me così gradito, che più non potrebbe esserlo se riscattassi Me stesso dalla sofferenza. A tempo debito, ricompenserò i miei liberatori, secondo l‟abbondanza delle mie ricchezze. I fedeli libereranno un'anima, più o meno presto, a secondo che pregheranno con più o meno fervore e anche a secondo dei meriti che ciascuno avrà acquistato durante la vita”. Colui la cui opera prenderà fuoco, ne soffrirà danno, però si salverà ma come attraverso il fuoco (1 Corinzi 3,15). Santa Brigida di Svezia (1303-1373) scrive che la stessa Vergine le ha rivelato che le anime “elemosinanti” si sentono sostenuti al solo udire il nome di Maria. Dal Diario di santa Faustina Kowalska (1905-1938), apprendia mo che i defunti chia mano Maria “Stella del Mare”. Ella reca a loro refrigerio, durante la spasimante “attesa”. Più si prega per loro più arde la loro capacità d‟amore, più si stempera il loro dolore, più si accelera il loro processo di raffinazione. Santa Caterina da Genova (1447-1510), del nobile casato dei Fieschi (il padre era nipote di Papa Innocenzo IV) considerata la più profonda chiarificatrice sul purificante dolore, grazie al suo “Trattato sul Purgatorio”, afferma che il defunto vive la Fede al massimo grado, non essendo ancora giunto alla visione immediata della Luce che squarcia ogni nebbia. Lo stesso vale per la Speranza, perché l‟anima, non conoscendo il termine e i limiti della sua pena d‟amore, desidera ardente mente Dio con un'attrazione irresistibile, per noi inimmaginabile. Anche l‟amore che i più grandi santi hanno avuto in terra per Dio, è piccola cosa in confronto alla Carità di un purificante. Per questo tanti santi, prima di ascendere al Cielo, sono passati per tali fiamme benefiche anche per poco, come risulta da tante loro manifestazioni ad anime buone. La santa che con più dovizia di particolari ci ha spiegato tale realtà, continua dicendo che questo carcere, non imposto ma voluto dai defunti elemosinanti, se non ci fosse getterebbe l‟anima che si sente macchiata (rosa dai rimorsi) in una contrizione così profonda che la farebbe disperare come se fosse all‟Inferno. Gli “elemosinanti preghiere” sono arroventati dal pentimento di aver sprecato del tempo prezioso, invece di riempirlo di rette intenzioni o di averle abbandonate, anteponendo: la propria reputazione a quella del Galantuo mo, i propri interessi a quelli del Sovrano, l‟amor proprio all‟Amore. 389


Però, nel conte mpo, ardono anche di felicità perché sanno di essere nel luogo dell‟inevitabile miglioramento e del recupero degli istanti persi grazie all‟intercessione per i terreni. Essi patiscono volentieri e lodano l‟Onnipotente per la sua sfolgorante bellezza (appena intravista) e inesprimibile misericordia, considerando ciò che meritavano. Da tutto questo dobbiamo concludere che purtroppo non si pensa abbastanza ai rigori del Luogo Catartico e alla santità di Colui che non tollera la più lieve macchia nei suoi Santi. Se si meditassero un po‟ più spesso queste verità si eviterebbero con maggior cura quei falli leggeri, di cui facciamo sì poco conto, e si pregherebbe con più fervore per quelle povere anime martoriate, che, mentre viviamo, ci sarebbe tanto facile soccorrere.

L‟Inferno. “Laggiù darò ordine al dragone di morderli” (Amos 9,3). Il motivo della presenza di tale “buco nero”, anche nel panorama dei “cieli nuovi e terra nuovi”, sta a testimoniare eternamente l‟estrema possibilità della scelta umana, la massima dignità che Dio ci poteva dare. Nei Vangeli se ne parla per ben 18 volte. È il luogo preternaturale dove (per tutta la sua estensione spaventosamente grande) si realizza al massimo grado il detto “oltre al danno anche la beffa, dopo l‟oscurità il buio”. E‟ la bolgia dove si trovano tutti coloro, che una volta terminati gli effimeri effetti del loro stato di alterata ebbrezza, (“di alterazione”), cioè nel momento d i agonia, non si sono pentite e vergognate. Esse come inebetite, odiano e sono odiate: anche da quelli che in vita terrena erano compagni di merende e ora per l‟appunto nemici giurati. Sono cioè coloro che non hanno accettato l‟Amore gratuito, ma hanno cercato di comprarlo a tutti i costi con i presunti loro meriti o capacità. La maggior parte delle anime ivi presenti sono quelle che in vita terrena non credevano all’esistenza della Geènna e alla quotidiana lotta contro quel satana, il “ mattatore matto del mattatoio”, che ora può disporre arbitrariamente (unilateralmente) delle loro anime ottuse, stordite dal proprio io. Inso mma si passa dal rosa al dark shocking. E‟ mia intenzione morire nella taverna, col vino vicino alla bocca nel mo mento della morte e allora i cori degli angeli canteranno più allegra mente: “Dio sia benevolo verso questo bevitore”. Da Carmina Burana, raccolta di canti medioevali scoperti in un codice del 1225 nel convento di Benediktbeuern (Bura Sancti Benedicti), composte dai “clerici vagantes”, aventi per tema l‟amore, il gioco, il vino, la politica e la satira anticlericale. Alcuni di questi componimenti ispirarono l‟omonima opera musicale di C. Orff. “Forza, piccola, accendi il mio fuoco, cerca di appiccare il fuoco alla notte”. Light My Fire dei Doors…speriamo che ora il “povero” Jim Morrison stia in un posto privo di fia mme o che comunque non ne abbia abbastanza di essere “infuocato”. 390


“L‟inferno senza fine dell‟aldilà, di cui parla la teologia, non è peggio dell‟ inferno che preparia mo per noi stessi in questo mondo, con il foggiare (e il forgiare) abitualmente il nostro carattere nella maniera sbagliata”. W. James (1842-1910) psicologo e filosofo americano, principale teorico del pragmatis mo. “Consegnate, consegnate senza rubare, senza impallidire consegnate, consegnate, consegnate tutto! Ladro ti diranno se impallidisci e se arrossisci, ladro ti diranno quelli là, ti diranno ladrone, a te, pensa, a te! Consegnate, consegnate ! E se qualche pecora manca, aggiungi un cervo, aggiungi, aggiungi una vigogna!” (poesia degli Incas Quechua).

Aggiungi un posto a tavola, che c'è un „nemico‟ in più! Gli angeli ribelli rimangono in catene eterne (legati per sempre alla loro scelta iniziale di opposizione all‟Amore), serbati per il giudizio del gran giorno (Lettera di san Giuda 1,6; 2 Pt 2,4). Queste le varie pene presenti nel manicomio per eccellenza: 1. la prima pena, quella che costituisce il “baratro della crudeltà”, è la perdita di Dio o meglio della persona di Gesù (Mt 25,41); 2. la seconda, è la compagnia continua di satana e dei suoi, che sfogano su di loro, la rabbia per Dio, torturandoli senza interruzioni per sempre (Mt 10,28); 3. la terza, la consapevolezza che la loro aberrante sorte non cambierà mai ( Mt 25,41-46); 4. la quarta, è il fuoco inestinguibile che penetra l‟anima, alimentando il dolore (Mt 3,12; Mc 9,43); 5. la quinta, è l‟oscurità continua, un orribile soffocante fetore; benché sia buio i demoni e gli uo mini si vedono fra loro e vedono il reciproco male (Mt 22,13); 6. la sesta, è la tremenda malvagità, l‟odio verso Dio e nei confronti della chiesa militante (pellegrina), purificante e vittoriosa (Mc 9,48). Queste sono le pene che tutte le anime dannate (che si disprezzano l‟un l‟altra con bieco accanimento) soffrono insie me e che si potrebbero così sintetizzare: odio per se stessi, per uomini e demoni, per Dio. Questa, però, non è la fine delle atrocità. Ci sono strazi particolari per le varie anime, che sono quelli dei sensi (Mt 8,12; 24,51; 25,30; Lc 13,28). Gli occhi inespressivi non vedono altro che i volti ostili dei: sardonici, satiri e sarcastici. L‟udito non ascolta altro che lamenti, spasimi, urla, imprecazioni e bestemmie. L‟odorato è colpito dai fetori più nauseanti. Il gusto assaggia la sete inestinguibile. Il tatto è tormentato da un fuoco non metaforico o figurato, come è interpretato da alcuni, ma un fuoco reale, vero, punitivo (non castigante come quello purificante), di natura misteriosa; che brucia senza consumare mai! Esso poi alla fine dei tempi farà 391


sentire i suoi effetti non solo sull‟anima ma anche sul corpo dei dannati e sullo spirito dei demoni. E farò sparire idoli e falsi profeti insieme allo spirito immondo (Zaccaria 13,2). E il diavolo che li seduceva fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta e saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli (Ap 20,10). La memoria ricorda loro tutte le oscene malizie per cui hanno meritato la voragine, comprese le Grazie (esempi, consigli, avvertimenti, orazioni, sacramenti) ricevute, ma rifiutate con indifferenza e disprezzo. Secondo santa Faustina Kowalska la sola vista di satana è più ripugnante di tutte le pene dell‟Inferno.

Altro che “luogo simbolo”, per giustizia l‟Inferno esiste. Se non esistessero il Paradiso e l‟Inferno, che giustamente premiano e puniscono secondo le opere di bene e di male, l‟intero Universo sarebbe un gioco incosciente e la Vita un'esistenza senza senso (significato), poiché non ci sarebbe un fine da raggiungere e una fine da evitare. La gioia e il terrore si sovrapporrebbero indifferentemente. Il premio e il castigo sarebbero intercambiali senza batter ciglio. Ma allora a che serve un giorno dopo l‟altro? A che serve il tutto? Meglio il nulla! Lo stesso Giudizio Universale è in primo luogo non un'immagine terrificante, ma di speranza e che chia ma in causa la responsabilità, perché la grazia non esclude la giustizia. Non cambia il torto in diritto, non è una spugna che cancella tutto, così che quanto si è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. Contro un tale tipo di cielo ha protestato a ragione per esempio Dostoevskij nel suo romanzo “ I fratelli Karamazov”: “I malvagi, alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato”. La prospettiva religiosa che si fonda sulle realtà ultime è dunque di indubbio aiuto sia per dare senso alla vita sia per affrontare situazioni pesantemente ingiuste che inviterebbero ad incentivare co mportamenti ispirati all‟odio e alla vendetta: il fatto di sapere che esiste una giustizia finale che non lascerà deluse le attese e che il furbo, il disonesto, il bruto, l‟assassino non la faranno franca, alimenta la speranza e ammorbidisce l‟ira, consentendo di vivere con un atteggiamento più equilibrato e pacato rispetto all‟odio distruttivo. Al termine di un processo in cui un criminale di guerra nazista era stato clamorosamente assolto, a dispetto di tutte le prove del contrario presentate alla corte, di fronte alle proteste della figlia che gli rinfacciava l‟inutilità e la beffa di quella fatica, S. Wiesenthal le rispose con l‟unico insegna mento che per lui aveva davvero contato in tutti quegli anni. Si trattava di una semplice frase pronunciata da sua nonna quando, molti anni prima, corse da lei sanguinante dopo un pogrom, gridandole tutta la sua ira, giurando che l‟avrebbero pagata: “Certo!” le rispose sua nonna, “perché ogni grido di dolore risuona in eterno nella mente di Dio e prima o poi l‟avrebbero pagata, magari non ora perché la 392


giustizia umana è limitata e si co mpiono errori con facilità, ma prima o poi l‟avrebbero pagata”. Wiesenthal concluse dicendo alla figlia: “Se per te questo non è sufficiente, sappi che a me è bastato per sopravvivere ai lager”. …mi chiamo Legione e siamo in molti… Una pastorale che fa silenzio sull‟“infuocato e lugubre luogo di eterno strazio e annientamento”, per non raccogliere sorrisi di compatimento, per non perdere la clientela o, ancor peggio, per non essere zittita in vari modi, sarà anche gradita agli uo mini ma è sicuramente vomitata da Dio, che nel Vangelo ne ha parlato tante e tante volte!! Ricordiamoci che in Apocalisse, l‟unica Chiesa che non riceve rimproveri è quella povera, semplice e perseguitata della città (ben chiamata) di Filadelfia. Abbiate paura piuttosto di colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di far perire nella Geènna e l‟anima e il corpo ( Mt 10,28; Lc 12,5). La Geènna era il luogo dove erano gettate le immondizie di Gerusalemme e i corpi dei giustiziati. Per distruggere i mias mi pestilenziali, vi si manteneva quasi sempre il fuoco acceso. Questo diede a Gesù l‟occasione di prenderla come immagine dell‟Inferno. Bisogna dunque parlare degli effetti dell‟azione diabolica. Come già detto, egli ha tutto l‟interesse a nascondersi, perché è interessato innanzitutto alla nostra anima (dolore spirituale) e poi al corpo (dolore fisico). Lui mira alla disperazione, quella che ci fa dire “Dio mi ha abbandonato”, quando invece sia mo noi ad aver lasciato la vita di Dio, oppure “il male è forte co me Dio” , quando invece dipende tutto dalla nostra volontà.

Se questo è un uomo. Lo scrittore Cesare Pavese, morto suicida, ha scritto nel suo diario: “Provo invidia per chi crede…egli almeno può bestemmiare!”. Per Pavese il non credere era motivo di tristezza non tanto perché, mancandogli la Fede, gli mancava anche la Speranza nella vita eterna, ma perché non credendo in Dio non poteva avere la gioia perversa di odiarlo e di bestemmiarlo (che differenza ad es. con Alessandro Manzoni !!). A lui basta la risposta di santa Caterina da Siena: “ Chi è quello stolto bestiale che vedendosi così amato non riami?”. Eppure quanti fissano con indifferenza il Crocifisso. “Andate lontano da me, voi anime maledette, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e gli angeli suoi” (Mt 25,41). Le do mande usuali dell‟aspirante credente sono: “Come può un Dio d'Amore permettere che un peccatore vada all‟Inferno ?” e “Perché il male nel mondo ? ”. 1. Ebbene tali do mande vanno capovolte: “Come può un Dio Buono e Imparziale ammettere in eterno un peccatore alla sua presenza, ponendo sullo stesso piano santi (che si sono fatti il “ mazzo” e demoni (che hanno fatto “il mazzo”)” ? 393


Sarebbe un paradossale Dio debole, buonista, parziale, che trattando tutti in modo paritario, si farebbe prendere in giro dai cattivi in eterno! Egli trasformerebbe il Paradiso in un caos peggiore di quello presente sulla Terra. 2. Riguardo poi al male libero ma controllato (sotto libertà vigilata): come può un Dio santo e giusto forzare al bene la facoltà di scelta di un essere intelligente, togliendogli in pratica il dono più bello che è la libertà di pensiero ? ” Sarebbe un contraddittorio Dio burattinaio, ossessivo, oppressivo. Egli, invece, ci vuole incentivare per il nostro stesso bene fisico, oltre che metafisico, a fare del bene ai nostri simili. Egli vuol far uscire il meglio da noi stessi, valorizzandoci al massimo possibile. “Per me si va ne la città dolente Per me si va ne l‟eterno dolore Per me si va tra la perduta gente Giustizia mosse il mio alto fattore…lasciate ogne speranza voi ch‟intrate”. (Dante, Inferno, Canto III). “I maiali geraseni preferirono affogarsi nel lago piuttosto che sopportare in loro le malefiche presenze peccatrici. (Don Primo Mazzolari)

Tintura di Odio. Ecco le parole di Dio a santa Caterina da Siena (1347-1380): “I demonii sono ministri incaricati dal loro capo di tormentare i dannati all‟Inferno e di esercitare e provare le virtù dei terrestri. La loro intenzione non è certo caritatevole: essi vogliono distruggere in voi la Carità, ma non lo potranno mai fare, se voi non acconsentite. Perciò voglio che tu sappia ciò che accade al momento della morte a quelli che, durante la loro vita, hanno volontaria mente accettato il giogo del principe di questo mondo, il quale non poteva costringerveli. I peccatori che muoiono nella disobbedienza all‟Amore non hanno altri giudici che se stessi; essi si precipitano con disperazione nell‟eterna dannazione, gettandosi tra le braccia del mostro, per odio alle virtù. Essi non si dolgono per l‟offesa che fanno all‟Amore, ma solo per le pene che devono subire (vedi il ricco epulone)”. La sola cosa necessaria (Lc 10,42): non ci sono ricchezze e divertiment i paragonabili alla salvezza dell‟anima. I libri e gli audiovisivi più truculenti (“splatter”), trasgressivi e visionari; i racconti dei santi mistici visitatori dell‟Inferno (come santa Faustina Kowalska) e, la stessa realtà che spesso supera le fantasie più macabre e orride, riescono a rendere a malapena gli sguardi inespressivi e le urla strozzate delle anime ottuse che vengono sodomizzate. Torturate, tra l‟altro, senza alcuna soddisfazione dai paranoici angeli mostruosi nel luogo dove non c'è presenza d‟amore. Nel luogo dove vittime e carnefici sono sullo stesso piano interiore. 394


Non partecipate a vari ragiona menti…e alle opere infruttuose delle tenebre…andate di valore in valore…abbiate prudenza approfittando del tempo, perché i giorni sono difficili…intrattenetevi tra di voi cantando e salmeggiando di tutto cuore al Signore ( Ef 5,10 ). Ciascuno sarà premiato secondo il suo lavoro (1 Cor 3,8).

“Les Jeux sont faits”. (I giochi son fatti). Per evitare l‟aldilà fetido, cupo e agghiacciante che ho visitato, quantunque abbia una gran paura di soffrire, non so cosa sarei disposta a sopportare! Quanta è inestimabile la Bontà Divina che degna servirsi di sacrifici e orazioni di altre anime ben disposte per riparare le grandi infedeltà di altre anime. Comprendo ora il valore dei sacrifici anche minimi, il Sacro Cuore li raccoglie per salvare le anime da loro stesse… Un giorno ho udito la furiosa voce del flagellatore che voleva accanitamente portare a perdizione 3 anime. Ha gridato rabbiosamente ai suoi “che non sfuggano!... state attenti a tutto ciò che può turbarle…se ne vanno… su! su! afferratele!... Per 3 giorni fui testimone e protagonista orante di tale lotta. Alla fine (invece di sghignazzare alle loro spalle) dopo un gran ruggito dovette cedere: le 3 anime erano salve dalla disperazione (suor Josepa Menendez 1890-1923). Sono ormai trascorsi circa 6 anni da quella orripilante visita nell‟Abisso del male ed io, descrivendola, mi sento ancora presa da tale terrore che il sangue mi si gela nelle vene. In mezzo alle prove, richia mo spesso tale ricordo ed allora quanto si può soffrire in questo mondo mi sembra cosa da ridere. Benedico il Supremo, perché grazie a questa “visita” mi ha dato un vivo timore per tutto ciò che può a Lui condurre. (santa Teresa d‟Avila 1515-1582). Dunque il peccato non è cosa da nulla ! L‟Inferno non è un‟invenzione dei preti! Esiste e non è vuoto !

Chi soddisfa la fame d‟Amore ? “Investo dove mangio”. Con questo slogan Warren Buffet è diventato per un certo periodo l‟uomo col più ricco patrimonio d‟America, scavalcando ai tempi anche Bill Gates. Il capo della Berkshire Hataway, ha sempre evitato il richiamo delle allodole della finanza innovativa puntando i suoi “chip” milionari su gruppi alimentari e della “old econo my”. L‟uomo, anche se mangia tutto il mondo, è scontento (sazio e disperato), perché siamo fatti per amare solo l‟Infinito Amore. Invece, anche nelle attuali società no minalmente cristiane, i rapporti economici prevalgono su quelli umani (sia intra che extrafa miliari), perché senza Dio l‟uomo diventa merce. Lo stordimento mediatico delle coscienze ( il lavaggio del cervello), è giunto al punto che i 395


rappresentanti del futile e del profitto facile ad ogni costo sono diventati i modelli ai quali fare riferimento. Insomma, il “crescete e prostituitevi” rischia di imperare (“piccoli anticristi crescono”). I mondani grazie all‟astuzia, all‟inganno e alla ferocia vogliono avere tutto da questa fugace vita, (passata tra l‟essere homo econo micus e homo ludens) ma non sanno che farsene ! Cercano in modo compulsivo, la felicità in un fuggevole attimo di orgasmica gloria o di eccitante svago e po i muoiono peggio degli animali, cioè come “bestie” che non co mprendono. Ma, i cristiani di buona volontà, non devono adeguarsi a questo condiziona mento imposto dai mezzi di distrazione, persuasione e inculturazione di massa, influenzati dalle abominevoli potenze diaboliche. In questi te mpi, soprattutto, vi è tutta una strategia mediatica del comando generale satanico, che calca la mano sui limiti e deficienze della Chiesa, allo scopo di intimorirla e zittirla, perché ovviamente la sua voce dà enorme fastidio. Stanno insomma cercando di fare l‟esatto opposto di quello che faceva durante il suo ministero terreno Gesù, il quale imponeva il silenzio ai demoni. Dobbiamo allora liberarci dalla marginalizzazione, dalla passività, dalle cose ed attività futili ed alienanti (i migliori hobby sono la preghiera e l‟evangelizzazione !), per essere dignitosi lottatori di battaglie politiche e civili, contro le mercenarie e arroganti forze dei regimi che affossano l‟economia, l‟ambiente e la cordialità. Non ci possia mo far intimorire dalla massa di prepotenti e imbecilli che, accecati dalla bestia con 10 corna (i peccati contro i 10 co mandamenti) e 7 teste (i 7 vizi capitali), continuano ad adorare il “mondo” ( le false sicurezze) nonostante l‟incertezza d‟ogni relazione sociale. Tempo fa su alcuni quotidiani cartacei comparve una stessa foto, che ritraeva i corpi di 2 bimbi Rom, morti annegati ed adagiati sulla spiaggia, in attesa delle Forze dell‟Ordine e del furgone mortuario. Ebbene, sullo sfondo della foto, si vedevano i bagnanti che tranquillamente (!?) si crogiolavano al sole o in acqua; forse dopo aver soddisfatto la loro curiosità per tal vicenda. E' facile immaginare i loro “commenti a margine”: …Tanto erano solo degli zingarelli… Poveretti! Godiamocela e “spensieriamocela” finché possia mo… L‟ineluttabile destino colpisce tutti…e altri luoghi co muni di circostanza. Quanti avranno almeno elevato al Cielo per loro una seppur piccola e sbiascicata preghiera? Quanti si rendono conto che c'è una certa differenza tra una preghiera e una “playstation” ? “Ogni te mpo non speso per iddio è perduto”, chiedasi prima di ogni azione: “A che cosa mi serve per l‟eternità? ”. Un voto speciale: la promessa di non sciupare un attimo di tempo. Non accumulate tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e dove i ladri sfondano e rubano… ma cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia…Non siate solleciti per il futuro. Se Dio provvede il cibo ai volatili e veste i fiori del campo, molto più si prenderà cura di voi giusti (Mt 6,19). Rabbi Moshe Lob diceva: Co me è facile per un uomo povero confidare in Dio; in che altro potrebbe confidare? Come è difficile per un uomo ricco confidare in Dio. Tutti i suoi beni gli gridano: Confida in me! (M. Buber). 396


Sballo letale o ballo di lode? “Tutto obbedisce al denaro” (Qo 10,19). Vi è solo stoltezza in coloro che confidano nell‟ingannevole, incostante, caduca, creaturalità (in loro stessi e nei loro simili). A che vale trascinare la vita sotto il giogo del sornione tiranno? E‟ uno sperpero di tempo, forze e affetti. A che serve pensare solo a conquistare quote di mercato e al dividendo dei profitt i (più o meno leciti) se poi siamo sopraffatti dalla noia e dalle angosce? A che serve curare il nostro corpo e l‟ambiente che ci circonda se poi rimaniamo nella disperazione? A che serve incassare alla cassa della popolarità pop o di nicchia se poi con masturbanti e turbanti opere artistiche noir o retrò ci si complica la vita e la si complica agli altri? A che serve essere come L‟Avaro di Molière che raccoglie il disprezzo dei suoi vicini, servi e figli, ma sia salva la sua “cassetta”? A che serve essere come Ebenezer Scrooge (il protagonista del racconto Canto di Natale di C. Dickens) affarista avido e senza scrupoli, arcigno e avaro, incapace di godere delle gioie della famiglia e di quelle piccole cose di ogni giorno che la vita può offrire? A che giova co mandare mo mentaneamente il mondo con pragmatica mentalità efficientista, se poi si va all‟Inferno per sempre? Ricordiamoci che al censimento dell‟imperialista Augusto che voleva controllare (soprattutto economicamente) tutto il suo regno, sfuggì però un bambino. Questi, come nella profezia di Daniele, è divenuto il sassolino che, staccatosi dalla montagna, è rotolato fino ai piedi della statua di metallo ma con i piedi d‟argilla: facendola crollare. Ricordiamoci che i re Magi (termine di origine persiana legato alla dottrina di Zarathustra, il quale, per grazia di Dio, pur nel chiaro-scuro della sua religione, aveva previsto la nascita del Messia in Giudea) erano in lieta attesa del grande “incontro”, il re Erode invece era molto turbato perché la sua (fugace e gretta) regalità era messa a repentaglio: ora questa povera anima è tra le più dilaniate schiave dell‟Inferno!!

Molti nemici, molto disonore ... se ce li siamo fatti, grazie alla nostra arrogante sete di potere e famelica fame di ricchezze. “Se il denaro non è il tuo servo, diventerà il tuo padrone. L‟uomo avido non può essere propriamente detto proprietario della ricchezza, ma piuttosto che è la ricchezza a possederlo” (F. Bacon 1561-1626).

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Il frutto che riassume tutta l‟esistenza di un avaro opportunista è la polvere, la distruzione di ciò che ha di più caro. Il denaro, avendo preso il posto di Dio, si rivela per quel che è: un nulla che ha annientato tutto il suo essere. Della vita di un cinico accaparratore, infatti, non si può dire nulla al di fuori delle cose da lui accumulate: esse sono la sua vita. Co me riconosceva G. Verga, alla fine dell‟esistenza di un avaro, rimane solo la roba e nient‟altro, niente che possa dire qualcosa del suo possessore: egli non è stato altro che un accurato magazziniere e quel magazzino è stato la sua tomba. Come un faraone sepolto nella sua piramide, egli ha, suo malgrado, realizzato il sogno che lo accompagnava da sempre, diventare una cosa sola con le sue ricchezze; ma chi osserva le cose dal di fuori nota uno spettacolo ben diverso. Ecco, a tal riguardo, cosa afferma H. Fairlie. …Coloro che hanno scoperto il tesoro di Tutankhamon devono aver provato qualcosa di spettrale. Immaginiamo il corpo del faraone sigillato insieme alle sue ricchezze per tutti questi secoli in una camera buia e senz‟aria. Quando è stata aperta, il suo corpo si era decomposto, ma l‟oro e gli alabastri avevano conservato la loro forma e sostanza e scintillavano e brillavano come sempre. Ciò che risultava assente da tutto ciò era il faraone stesso. I gioielli dicevano della sua maestà, cioè del suo status, ma non dicevano nulla dell‟uomo…un oggetto seppellito tra gli oggetti…in mezzo ai quali quell‟uomo è divenuto l‟oggetto più spento e senza vita. Se guardiamo con franchezza alle nostre attuali società, come possiamo negare che questa sia anche la nostra immagine? “L‟unica buona moneta con cui bisogna cambiare tutte le altre è la phronesis, l‟intelligenza che sta in guardia”. Una massima di Platone che l‟illustre economista americano J. Galbraith, assai più prosaicamente, ha reso così: “E‟ bene che ogni tanto i soldi vengano separati dagli imbecilli”.

Un buon esempio. La seconda Guerra mondiale produsse tanti eroi. Uno è stato Butch O‟Hare. Era pilota di un aereo da co mbattimento assegnato a una portaerei nell‟Oceano Pacifico. Un giorno, mentre era in missione, vide che stranamente le riserve di carburante erano troppo basse per completare la sua missione e, dunque, girò il caccia per tornare alla portaerei. In quel momento vide uno squadrone d‟assalto giapponese volare in direzione della flotta americana. Tutti i caccia a mericani erano andati fuori in missione, lasciando, così, la flotta senza difese. Con una mossa disperata O‟Hare scese in picchiata sulla formazione di aerei giapponesi per distogliere la loro attenzione dalla flotta. Dopo il combattimento in volo gli aerei nemici abbandonarono la loro missione. L‟aereo semidistrutto di Butch O‟Hare arrancò verso la portaerei atterrando a fatica. Butch fu acclamato come un eroe e ricevette il massimo degli onori militari. L‟aeroporto O‟Hare International di Chicago porta il suo no me. Alcuni anni prima, c‟era un uo mo a Chicago chiamato Easy Eddie (Eduardo il facile). In quegli anni, Al Capone pratica mente era padrone della città. 398


La banda di Al Capone era coinvolta in contrabbando, omicidi e prostituzione. Easy Eddie era l‟avvocato di Al Capone e riuscì a evitargli la prigione. In co mpenso egli guadagnò soldi a palate e visse co me un re in una villa che copriva un intero isolato, ma Eddie aveva un punto debole: suo figlio che amava con tutto il suo cuore. Eddie gli diede il meglio di tutto quello che si poteva con il denaro: vestiti, auto e una laurea nella più prestigiosa università. Malgrado il suo coinvolgimento con la malavita, cercò di insegnargli la differenza tra il bene e il male. Eddie voleva che suo figlio diventasse migliore di quanto non fosse lui stesso. Egli scoprì che c‟erano due cose che non poteva dare a suo figlio: un buon no me e un buon esempio. Comprendendo che dargli queste due cose fosse più importante che elargirgli ricchezze, Eddie si diede a riparare il male che aveva fatto. Si presentò alle autorità e raccontò tutta la verità su Al Capone. Infine, testimoniò in un'aula di tribunale contro il boss e la sua banda. Sapeva che gli sarebbe costato caro, ma voleva dare un buon esempio a suo figlio e lasciarlo con un buon no me. Entro un anno dalla sua testimonianza contro il clan mafioso, la vita di Easy finì in un agguato su una via deserta e buia. Diede così a suo figlio il miglior dono che poteva al più alto prezzo che avesse mai pagato. Cosa hanno in comune questi due racconti? Butch O‟Hare era il figlio di Easy Eddie!

Ahi, quanto ti costò l‟averci amato “Ahimè, miei poveri soldi, miei poveri soldi, miei unici amici!” ( da L‟Avaro di Molière). Non si può certamente sostenere che il potere e la ricchezza immoralmente acquisite siano attualmente biasimate, anzi in una società che si regge sul denaro, sulle transazioni e che cerca di trasformare ogni tipo di avvenimento in una valutazione (tale è in sostanza l‟andamento delle borse, cioè delle compravendite di denaro) difficilmente potrebbe stigmatizzare il cinico accaparramento. O. Wilde l‟aveva riconosciuto già ai suoi te mpi col solito tagliente humor: “Al giorno d‟oggi i giovani credono che il denaro sia tutto. E‟ solo quando diventano più vecchi che sanno che è così”. Questo generale consenso nei confronti di “sua maestà il denaro” si nota anche dallo spazio che i mass media dedicano a coloro che vengono chiamati vip, posti al vertice di grandi o mastodontiche società finanziarie e produttive. Essi sono i nuovi sacerdoti del tempio in cui si presta il culto dell‟uo mo moderno. Invece per Gesù: il ceto, l‟istruzione, il lavoro, l‟età e la malattia non saranno mai parametri qualitativi, ma solo indicativi di una persona. Il Commovente Amore, non fa discriminazioni, né doppiopesis mi, per Lui l‟uomo non vale per ciò che produce e consuma, per il suo prestigio economico e sociale, ma per la capacità d‟Amore. La nostra dignità e il nostro destino si giocano tutto sull‟Amore. Il parametro econo mico del cosiddetto Prodotto Interno Lordo (valore di mercato di tutti i beni e i servizi finali prodotti annualmente in un Paese) non è sinonimo di benessere generale, così come il reddito individuale non fa la felicità privata. Come già detto, è un dato mate matico che ogni società affa mata insaziabilmente di “ mammona ricchezza” da 399


raggiungere con una competizione violenta, truffaldina e faticosa, cade vittima del male oscuro, del mal di vivere, del mal di noia: il disgusto dell‟io, di Dio e del prossimo: in pratica l‟anticamera dell‟Inferno. Non è possibile allora sotto mettersi a tutto ( alla moda, ai media, agli animali, ecc.) tranne che all‟Unico Essere causa di Se stesso, il quale per salvaguardare la nostra dignità ha stabilito che nell‟economia della salvezza, anche noi possiamo e dobbiamo acquisire dei meriti. Purtroppo, un certo numero di esseri umani scelgono con volontaria ostinazione di perdere la propria dignità di persone, perché noi siamo il prodotto, il risultato, del nostro albero genealogico. Come confermato dalla Bibbia e dalla Scienza: sono gli ascendenti che inclinano la nostra vita verso una più o meno faticosa liberazione dai lacci del mostruosa bestia. Che grande responsabilità Dio ci ha dato ! Soprattutto che gravoso ma dignitoso impegno ha conferito ai genitori naturali, adottivi e spirituali ! Molto saggia ovvia mente è la riflessione che si legge nel Libro Sapienzale dei Proverbi (30,8): “Signore non darmi né povertà né ricchezza, affinché una volta sazio io non ti rinneghi, oppure, ridotto all‟ indigenza, non rubi profanando il tuo No me”. Forse ha ragione S. Butler (1835-1902), tenace fustigatore dei vizi e delle ipocrisie della società inglese del suo tempo, tra i suoi libri più noti ricordia mo Erewhon, la cui vicenda si svolge in un paese fantastico nel quale “i criminali vengono curati, i malati giudicati e la Banche hanno funzione di tempio”.

Cristo, unica soluzione. “La cucina e la banca sono i loro santuari, il cuoco e l‟affarista sono i loro sacerdoti, la tavola e la cassaforte il loro Dio” (parafrasando Charles Buck). Noi cristiani, dunque, non ci dobbiamo mai stancare di dire che il progresso econo mico e tecnologico non è proporzionale ad un aumento di felicità, che coloro che invidiano e accaparrano sono gli aguzzini di se stessi. E‟ ormai assodato da tutti gli psichiatri, che là dove cresce il P. I. L., crescono di pari passo i casi borderline di disturbi della personalità, ma ciò è anche ben dimostrato, seppur indirettamente e inversamente, da certe piccole co munità cristiane sia “secolari” che religiose nei secoli precedenti la cosiddetta “era moderna”, come è attualmente testimoniato dalle aggregazioni del popolo anabattista degli Amish e dalle variegate collettività abbaziali, conventuali, missionarie, ecc. Tali realtà aggreganti, così coese e conviviali, sottolineano a tutte le attuali collassate società planetarie globalizzate che: l‟individuo non ha bisogno di essere circondato dalla materia più manipolata per essere felice, ma ha solo necessità di essere circondato da amore incondizionato o quanto meno da affetto caloroso. Un amore che è possibile solo nell‟ambito di contesti limpidamente cristiani. Affrettiamoci allora a far parte delle comunità apostoliche che operano nel nostro territorio di residenza, senza avere troppa me moria per ciò che riguarda il passato, né troppa immaginazione per il futuro, altrimenti la propria croce personale e missionaria diventerà insostenibile. 400


Certo, siamo tutti immersi nelle nostre illusioni (fantasticherie) egoistiche e vanagloriose oppure in complessi di colpa per peccati passati o attuali, ma nonostante le nostre fragilità e sentimenti del mo mento si deve co munque lottare comunitariamente contro i paraocchi per rafforzare (rinfocolare, rinsaldare) la Fede di noi cattolici e per insinuare (nel confronto d‟idee e fedi) la curiosità e la nostalgia di Dio nell‟animo dei: non credenti, dubbiosi, detrattori, seguaci di altre religioni (le quali sono tutte prive di divine relazioni confidenziali). Saper rispondere (controbattere) alle loro sollecitazioni e provocazioni, rendendo (senza questionare) le ragioni (motivazioni, spiegazioni) della speranza che è in noi cristiani. La stessa speranza che era nel cuore della prima comunità di Gerusalemme. La quale, “d‟improvviso”, da pavida divenne intrepida e da debole acquisì vigoria ca mbiando lo status quo della storia. Il mondo (l‟umanità incantata dal ne mico delle anime) non ha bisogno di deliri d‟onnipotenza, ma dell‟umanesimo cattolico ! Parafrasando uno slogan ecologista, molto utilizzato per sensibilizzare le cittadinanze alla raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, possiamo anche noi dire: Insie me, faccia mo la differenza ! “Era vestito con un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio” (Apocalisse 19,13).

Fai la cosa giusta. “Sono malato d‟amore” (Cantico dei Cantici 2,5). Ecco perché l‟Invisibile, l‟Immortale, l‟Onnipotente, si è fatto visibile, mortale e impotente. L‟Albero della Vita è inna morato pazzamente e infinitamente degli uomini! e vuole essere ricambiato allo stesso modo ! Non ci costringe, ma ci chiede di diventare i suoi figli, amici e sposi. Lui invece si descrive come il padre ( il quale ha un “tuffo al cuore” nel sentirsi chiamato papà), lo sposo (dell‟anima), l‟amico (che ieri, oggi, sempre, s‟inchina e si accovaccia per lavarci i piedi), il buon pastore (che scende fin nel burrone per salvare la sua pecorella) ed è addolorato dall‟ingratitudine, dall‟indifferenza, dalla tiepidezza di coloro che sono sotto l‟influsso del cinico e non comprendono le amorose frustate, compresa la morte, che è nient‟altro che la temporanea separazione dell‟anima dal corpo (deve essere il corpo e non l‟anima a diventare cadavere). Fanno un enorme bene all‟anima: gli insuccessi, i fallimenti, i crolli, le opposizioni, le fragilità, ecc. Alziamo allora lo sguardo al cielo. Il Signore della nostra vita è l‟Amore personificato (fatto carne ed ossa). Chi ci può amare più di Lui ? Creatura umana abbandona il 6-6-6 e ricordati che 6-1-0 ! È proprio della impotente natura umana lo sgravarsi di pesi e responsabilità ritenuti insostenibili: ciò è scusabile, ma diventa imperdonabile non offrirli a Gesù, affinché ci alleggerisca di colpe e fardelli. La salvezza viene da Dio ma con la nostra collaborazione. Egli ci viene incontro per primo, ma anche noi dobbiamo rispondere facendo almeno un 401


passo verso di Lui. Ci penserà poi Lui ad abbracciarci (Lc 15,20) e a stringerci alla sua guancia (Osea 11,4). Egli è Grazia e i Suoi sono tocchi aggraziati; mai violenti. Come afferma il Salmo 55 e il Vangelo: gettiamo sull‟Eterno il nostro peso, altrimenti prima o poi ci schiaccerà, permettiamo che sia L‟Amore a risolverci i problemi: allora il nostro carico sarà dolce e leggero, allora non saremo noi a portare la croce ma la croce a portare noi. Dio vuol prendersi cura, non solo del tuo specifico problema, ma di tutta la tua esistenza. Egli, pur essendo Dio di tutti, vuole con te un incontro personale e intimo. Il corteo funebre della abbattuta vedova di Nain non casualmente incontra il lieto corteo del Maestro della Speranza. Il pietoso appositamente aveva voluto portare allegrezza nella vita di quella donna così estre mamente afflitta. “Donna, non piangere”. Permettia mo al Compassionevole di entrare nella nostra vita, perché Egli non si rallegra del nostro avvilimento. Solo Lui è in grado di spezzare la monotonia del male facendo ero mpere il senso dello stupore e in melodici canti di lietezza. Egli lava la sua veste nel vino e il suo mantello nel sangue dell‟uva (Genesi 49,11). Invece, ecco cosa dice Halle Berry (attrice americana): “l‟unico disagio della mia gravidanza è stato il non poter indossare certi abiti firmati dai miei stilisti preferiti: lo confesso sono una fashion victim”. L‟uo mo divinizza l‟oggetto in quanto strumento (messo a proprio servizio) per essere come Dio, cioè libero di fare co me gli pare e di far piegare gli altri al proprio volere con la forza bruta o della seduzione. Ecco dunque la corsa all‟oggetto, all‟accaparra mento di beni materiali. Essi sono necessari alla propria autono mia e sicurezza, ma, essendo l‟uo mo strutturato per Dio, nessuna creatura entropica lo può saziare e lo può rendere sicuro. Eppure, se non c'è la grazia di Dio invocata dai santi suoi, si continua a rimanere in tale stato catalettico, perché, grazie al suo raffinato e paziente lavorio, l‟ingannatore riesce a inculcare stabilmente una falsa immagine di Dio, cioè di un Dio geloso della sua prerogativa, quindi gretto e meschino.

Comunque vada sarà un successo… ma solo per i figli di Dio. Perché co me dice il Nuovo Testamento: “Tutto coopera al bene di coloro che amano Dio”. Dopo la ribellione dei due primi antenati (procreatori), che non vollero più condividere col Genitore (Creatore) la sua essenza (L‟Amore) di fronte all‟esasperatore che recla ma l‟umanità tutta per sé, Dio per riscattarla dalle sue grinfie, offrì se stesso; il Padre offrì la sua cosa più preziosa: il suo Unico Figlio. Solo tale immenso sacrificio avrebbe soddisfatto in modo giusto, le giuste pretese del prevaricatore. Solo tale incredibile olocausto ha dato all‟uo mo una seconda possibilità (che non fu data all‟angelicità, in quanto prettamente spirituale e atemporale) se questi chiede col cuore (con la facoltà di scelta) perdono a Dio, rendendosi conto che comunque vi è sempre un equo prezzo da pagare: quello di passare per il fuoco della 402


purificazione. L‟Altissimo ha già fatto la sua parte, donandoci una seconda possibilità (in quanto anche carnali e temporali), a noi tocca solo, di generazione in generazione, cercare con tutte le forze di non peccare più e di credere nella sua infinita misericordia per il contrito di cuore. Pensate infine all‟immenso dolore dignitoso di Dio quando è stato costretto a castigare i terreni (con malattia, fatica, vecchiaia, morte) e a sacrificarsi in “prima persona”: Lui che non solo non aveva fatto niente di male, ma era stato pure offeso dal nostro male ! Offendere l‟Amore: ma ci pensate?

Abbiamo un'occasione storica per cambiare il mondo! Oggi è nostro dovere rendere le istituzioni e le aziende sempre più intelligenti. Il mondo ci sta dando un segnale ed è un segnale di grande promessa che possiamo realizzare aprendo le nostre menti e pensando a tutto quello che un pianeta intelligente potrebbe essere. Da un discorso pronunciato da Sam J. Palmisano (factotum Ib m) al Council on Foreign Relations del 6 novembre 2008 a New York, un Think Thank composto da uomini d‟affari e leader politici che studiano i problemi globali. Secondo voi i “capoccioni” e i “cervelloni” penserebbero ad aprire il cuore e la mente a Gesù o darebbero ascolto al sibilo del serpente, capace di penetrare la mente e di possederla con i suoi intriganti escamotage? Giovanni Climaco afferma: “la sazietà dei cibi è causa di sensualità; la mortificazione dello stomaco concilia purezza. Il leone accarezzato talora si addomestica; ma il corpo più lo si accarezza e più diventa bestia”. Che la gola abbia anche un forte lega me con la concupiscenza è ricordato ne l‟Imitazione di Cristo: “Quando il ventre è turgido e sta per scoppiare di cibo e bevande, la depravazione bussa alla porta”.

Riconciliamoci con l‟Invulnerabile. “Chi non ama le donne, il vino e il canto è solo un matto, non un santo “. (A. Schopenhauer). Tutto quello che il Signore ci dà è in funzione dell‟avvenire eterno, è per non farci guardare il contingente, ma avere una prospettiva futura stabile e imbattibile. E‟ lui che ci ha fatti e noi siamo suoi. Senza lo stare alla Sua presenza, inevitabilmente ci sentiamo insicuri e vulnerabili. Se l‟ impostore ci mostra la strada in discesa, se ci fa scendere da Gerusalemme (la città del monte Sion) a Gerico (guarda caso il punto più basso del Pianeta), è per poi farci “bastonare” e “derubare” dai suoi (Lc 10,30).

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La strada che ci mostra il Buon Pastore è in salita, ma impedisce che il suo gregge sia rapito e, in cima al monte Sion, c'è la città di Dio ! Il luogo della salvezza (Salmo 15). Invece la tritacarne associazione anticristica vuole rinchiudere l‟intera società umana nell‟angusto recinto della finitezza; ma come fa a impedire ogni interrogativo esistenziale e a nascondere ogni prospettiva d‟eternità ? Semplice ! Relegandola con la solita persuasione (del miscelare sacro e profano, verità a bugia) al ruolo di robotizzato pollaio globale, di immenso allevamento di polli automatizzati, destinati a produrre e a consumare sempre di più. Consumare consolazioni terrene (comprese quelle religiose) sempre e al massimo grado possibile, per essere poi pronti ad essere fritti e arrostiti in Eterno ! In tal senso per chi ha un po‟ di te mpo da dedicare alla lettura potrebbe leggere J. R. Dos Passos (1896-1970) che nei suoi libri “Il mondo fuori casa”, “Il 42° parallelo”, “Un mucchio di quattrini”, ritenuti tra i capolavori del romanzo americano, esprime la sua rivolta morale contro la guerra e contro la violenza della società tecnologica. Da segnalare anche altri 4 suoi grandi conte mporanei come U. Sinclair (1878-1968), H. Hemingway (1898-1961), W. Faulkner (1897-1962) e ovvia mente il co mpianto Charlie Spencer Chaplin (nato nel 1889) che si sono schierati con veemente forza letteraria contro le subdole forze della società capitalistica, meccanicistica, consumistica e militaristica. Da ricordare infine Philip K. Dick, lo scrittore (paranoico e tormentato), autore tra l‟altro, di Blade Runner che in te mpi non sospetti mise in guardia dal non diventare uo mo-macchina, mostrandoci androidi che sembrano più umani di noi.

L‟innominabile. Samuel Beckett. “Il silenzio, parlare del silenzio, prima di rientrarci, io ci son già stato, non so, tutti i mo menti ci sono immerso, tutti i mo menti ne esco, ecco che ne parlo, sapevo che sarebbe venuto il suo tempo…mi sono picchiato la testa con del legno e del ferro, non ero io, non c‟era nessuna testa, non c‟era il ferro, io non mi sono fatto nulla, io non ho fatto niente a nessuno, nessuno ha fatto niente a me, non c'è nessuno, non c'è neanche il legno, ho cercato,…deve esserci qualcuno, questa voce deve appartenere a qualcuno…io voglio che taccia, lei vuole tacere, non può…io non so…” Anche la narrativa di S. Beckett (1906-1989), come il suo teatro, esprime il nulla, il vuoto, l‟assurdo dell‟uo mo contemporaneo: dell‟uo mo occidentale che ha perso le radici cristiane e dell‟uomo occidentalizzato che non ha mai conosciuto il messaggio della Buona Notizia. Beckett, contrariamente a Alain Robbe-Grillet (altro analista del rapporto frantumato fra uomo e realtà operata dalla civiltà tecnologica di massa), esaspera il monologo interiore fino a farlo diventare il segno grafico del delirio, della scomposizione infinitesimale e infinita della coscienza.

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O l‟Amore o il nulla. Desiderio di essere schiacciato dall’amore. Jayadeva (poeta indiano). “E condanna mi ad essere schiacciato, o maliosa, dai tuoi turgidi seni, dal nodo delle braccia soffocato, e con i denti dammi i tuoi veleni. E godi nel vedere che ferita dal tuo amore si spegne la mia vita”. Bella poesia di un a more terreno, troppo terreno, un amore malato. Von Balthasar dichiara che “il senso dell‟essere è l‟amore”. Sentirsi a mati e sentirsi capaci di amare è percezione del senso direzionale della propria esistenza. Ora il problema fondamentale di oggi è la mancanza di senso. Il suo aspetto più preoccupante è la graduale insensibilità delle masse anestetizzate dal cornuto mostro. Sono sempre attuali e pungenti le osservazioni di Kierkegaard circa la superficialità intorno alle questioni profonde: “La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più circa la rotta ma circa quello che mangeremo domani”. Si bada al menù e poco alla rotta. Ci si cura del divertimento e poco del senso direzionale. Si continua a ballare e non si dà spazio al pensare. Si strilla da ogni pulpito per dare importanza, con il volume della voce, alle cose secondarie. Il funzionale è contrabbandato per l‟essenziale. La chiacchiera si presenta come cultura, il principio del piacere assurge a criterio di vita, la politica si riduce a spettacolo e lo spettacolo fa politica, il profitto diventa divinità, la moda si vive co me legge, il palcoscenico (ma sarebbe meglio parlare di palcosceno) dello spettacolo come forma di esistenza, l‟effimero occupa la prima pagina per lenire gli animi dall‟eccesso di cronaca cupa. Si confonde il concetto di valore con quello di prezzo, quello di mezzo con quello di fine, quello di scambio con quello di incontro, quello di prodotto con quello di rapporto, quello di materia con quello di spirito. La criteriologia di riferimento è su base quantitativa. Anche per qualità della vita si intende, in fondo, il cumulo degli interessi. Quanto ci costa? Quanto ci rende? Così si possono compiere miracoli di tecnologia e di progresso, ma il funzionale risulta sbullonato rispetto all‟essenziale: per cui tutto alla fine ci si ritorce contro. L‟umanità di oggi è sotto il segno della meccanica, scienza, tecnica, progresso come osservava Henri Bergson, ma questa non le è sufficiente. L‟essere umano non si può accontentare del dato. Cerca sempre il significato: questo non può risiedere in un frammento parcellare. La tecnica, per usare ancora termini bergsoniani, invoca la mistica, cioè quei significati che si distendono in altezza e in profondità: il senso della vita che proviene dalla ricerca dei valori di fondo che attraggono e funzionano da motivazione e da quel “valore” che li fonda tutti. Il Faust dell‟autoaffermazione assoluta ha sopraffatto il Pro meteo delle conquiste inarrestabili. Ne è risultato Polife mo, il gigante resosi senz'occhi né orientamento per la sua stoltezza, tanto per rimanere nei simboli di Goethe. E‟ questa la meta morfosi del titolare dell‟orgoglio supre mo, ridotto ad homunculus. E‟ la parabola della storia umana che parte dalle caverne e arriva all‟uomo caverna, dal vuoto senza fondo. 405


“Siamo entrati”, già avvertiva Einstein, “in un'epoca dai mezzi sempre più perfetti e dai fini sempre più confusi”. Come opporsi allora al nichilismo (negazione di ogni spiritualità) di tale orrenda catena di montaggio? Con il conoscere, amare e servire Dio ogni giorno, per arrivare così alla fine della giornata faticosa con l‟intima contentezza di aver rimpinguato il nostro investimento per l‟imperituro futuro; ma prima di tutto: pregare, pregare, pregare, perché solo così, lo sguardo rimane rivolto alla “bella pace celestiale”. Solo così possiamo liberarci dall‟impostura anticristica e avere lo sguardo rivolto verso le altezze ate mporali. Nei Paesi intrisi di retorica sovietica era proibito bestemmiare, i marxisti, imbeccati dal “corvo nero”, avevano co mpreso che anche nell‟imprecazione si poteva celare un anelito di preghiera. “L‟annunzio bello della Bibbia è la carta di navigazione dei singoli e dei popoli. Là c'è scritto da dove vieni, dove sei e dove vai”. Giorgio La Pira, politico italiano in “odore di santità”. Da La posta del cuore di un quotidiano. Lettera inviata da un lettore cristiano, che si autodefinisce di “bassa cultura”. Due sono i motivi che affliggono l‟uomo: il sesso e il denaro. Come riparare? Un proverbio dice che “Chi si accontenta gode”. Un altro “chi vuole troppo nulla stringe”. Personalmente la fa me di sesso e di soldi mi nausea. L‟uo mo non cambierà mai, bello o brutto che sia, nel mondo conta l‟onestà. Dio ci ha dato delle regole per renderci la vita facile. Ma queste non sono applicate. Perché? Ho fatto solo le scuole elementari e non so scrivere in maniera forbita ed elegante, ma ho capito che la semplicità nella vita vale più di ogni altra cosa al mondo. Se saremo semplici vinceremo tutti. Dio vuole l‟uguaglianza e l‟umiltà. Applichiamo la Sua legge per essere felici. 1. Per quello che riguarda i soldi, Dio fece pagare il tributo a Cesare per opere di comune utilità. 2. Quanto al sesso, occorre rispettare l‟uomo. Ci vuole delicatezza, sincerità, educazione, rispetto, serietà e onestà. Così saremo tutti felici e contenti. Via la malizia che distrugge l‟amore ! L‟oblio che avvolge la malvagità del peccato, il silenzio assordante sull‟amoralità, è il male peggiore del nostro secolo. Questo scaturisce da un numero sempre maggiore di uomini che appaiono come posseduti dallo spirito del male.

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Se il seme del male non muore a se stesso… L’uomo è fatto per essere felice (Aristotele). Il Celeste Genitore ci ha dato il dono più grande che è quello della libertà, per cui quando noi ne abusiamo, Egli non può non co mmuoversi e reagire, perché noi non possiamo vivere nella vera gioia (l‟acqua che disseta) senza un vero (stretto e continuo) rapporto con Lui. L‟Illimitato allora ci scuote permettendo il male (che non è mai superiore alle nostre forze: 1 Cor 10,13; Dt 30,11) delle tentazioni e persecuzioni castiganti (purificanti) per trarne il bene. Le prove umilianti, infatti, servono a dimostrare (testimoniare) a noi stessi se Lo amia mo, cooperando, o meno, con Lui per la salvezza delle anime, perché è dal cuore, dall‟intimo profondo, dal libero arbitrio, dal luogo dove nascono le decisioni, che escono i pensieri caritatevoli oppure di comunione con i devastatori. Noi non sia mo degli androidi e neanche gli angeli sono dei robot. Per tale rispetto nei nostri confronti, l‟Indulgente, nonostante che abbia scelto il popolo più indifeso e umiliato della Terra, quindi, più propenso alla preghiera verso un' Entità Assoluta, Unica, Personale, Amorevole, fu comunque costretto a fare violenza su se stesso. Egli, infatti, gradisce più i segni interiori che esteriori, ma non poté fare a meno di: I) Scrivere, su tavole di pietra, le Leggi dell‟Amore e, su rotoli di papiro e pergamena, la Storia della Salvezza; II) Suscitare plateali eventi prodigiosi e vari tipi di teofanie; III)

Proporre l‟Arca legnosa dell‟Alleanza e tante altre esteriorità, liturgie e formalità, narrate per l‟appunto nell‟Antico Testamento.

Questo perché gli Israeliti, come tutti gli uomini del te mpo, avendo la ragione assopita, in quanto ottenebrata dal peccato di presunzione, non riuscivano più a leggere le Leggi di Natura Divina scritte nei loro cuori, ovvero non c‟era più l‟esame di coscienza. Cuori induriti, co me la pietra del Decalogo e idolatranti simboli visibili (naturali o manufatti) di un Dio che era diventato ignoto. In virtù del Suo patto mosaico, l‟Incoraggiatore ha sempre considerato la nazione d‟Israele come Sua sposa (spesso infedele) o figliolanza (sovente disubbidiente) simbolica e ha sempre cercato di rinnovare tale contratto matrimoniale e genitoriale rescisso improvvidamente dalla controparte. Mosè è il primo leader storico di una riuscita rivoluzione sociale dal basso. Purtroppo, però, né a lui né ad altri Patriarchi, Giudici (Capi militari o Liberatori), Re e Profeti ebrei è riuscita la vera rivoluzione, cioè la liberazione del loro popolo: dalla superbia e dalle abominevoli schiavitù e angherie delle miriadi di

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oppressori (vessatori) diabolici che vagano nell‟aria. Questo sarà possibile solo dopo l‟incarnazione dolorosa del Salvatore: ipostatico Vero Dio e Vero Uomo. Vero uomo perché il Signore ha assunto un corpo (Gv 4,6 …Gesù stanco del viaggio, si era seduto sull‟orlo del pozzo…) e mente (Lc 2,40-2,52 …cresceva in sapienza, età e grazia…), soggetti ai limiti delle leggi fisiche. Oltre al suddetto, basti pensare a cosa il sofferentissimo Dio fu costretto ad inventarsi per dimostrare di non essere sanguinario come i mostruosi dèi invocati ai tempi di Abra mo. Fu costretto a mettere alla prova la certa fede del suo diletto patriarca affinché divenisse testimone davanti agli uomini: dell‟antitesi di Dio rispetto ai de moni nascosti dietro i totem, opera di mani umane. Cosa fa l‟Amante pur d i cercare di adattarsi all‟anima amata ! Che contorsionismi per corteggiarla e nel conte mpo mantenersi dignitoso !

Buon Natale e Felice Anno Nuovo. “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele” (Num 24,17). Il natale è la più antica “notte bianca” della storia. I Vangeli non riportano la data precisa della nascita del Salvatore, ma, una volta ottenuta la libertà di culto, con l‟editto di Costantino, i cristiani di Ro ma cominciarono a celebrare il Natale il 25 dice mbre. Questa data coincideva, infatti, col solstizio di inverno, giorno in cui i pagani festeggiavano la nascita dell‟invincibile dio sole. La Chiesa di Roma, “battezzando” questa festa pagana, ha voluto richiamare i cristiani a considerare la nascita di Gesù: la vera luce del mondo. Quando l‟anima sensibile legge la Genesi, si intristisce per la storia della prima caduta, perché quella è la fonte della progressiva brutalità che si è diffusa sulla Terra, al punto da conferire realtà all‟affermazione che il poeta Plauto usa, quando descrive le relazioni sociali: “Homo homini lupus”. All‟inizio, gli innocenti progenitori (costituiti in uno stato di santità originale) erano integri, ordinati e splendenti, perché liberi dalla triplice concupiscenza che rende l‟uomo schiavo: dei piaceri dei sensi, della cupidigia dei beni terreni e dell‟affermazione di sé. Essi conversavano e passeggiavano con il loro Genitore. Dopo la stupida ribellione, il Misericordioso li rivestì, li mise al lavoro faticoso e doloroso e li consegnò al sonno della morte corporale, perché le loro menti deviate fossero aiutate a non concentrarsi sulla materia. L‟uomo, però, non tardò molto a sostituirlo con false divinità (viventi e non), che adoravano con culti idolatrici, accompagnati da abiette depravazioni (parricidi, infanticidi, ratti, incesti, prostituzioni, ecc.) per ottenere: a more, potere, salute, bellezza e ricchezza. Dietro queste pratiche si trovava evidente mente, la divinizzazione dello stesso satana, denunciata da san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: “…gli olocausti pagani sono fatti a de moni e non a Dio. Ora io non voglio che entriate in comunione con essi”.

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Il Mite Paziente, però, dopo averli abbandonati a passioni infami (Rm 1,26), in attesa di un minimo ravvedimento, venne ancora in loro soccorso col Diluvio (il mare vero che copre il mare di disordini) che oltre a spazzare ciò che era inutile e irrecuperabile causò anche un aumento di diametro del globo e una diminuzione della pressione at mosferica. Con meno aria a disposizione, diminuì la fertilità della terra e gli anni di vita di tutti i viventi. Col tempo, però, la terribile notte delle tenebre del peccato invase di nuovo tutti i popoli discendenti da Noè. Lo stesso popolo eletto dopo la bella epopea dei patriarchi Mosè e Giosuè (col ritorno alla Terra Pro messa, dopo la fuga dall‟Egitto e i 40 anni di purificazione nel deserto) non sfuggì alle influenze de moniache. Esse non attecchirono in tutto il popolo, perché alcuni semi sparsi dal Contadino (i cosiddetti profeti cresciuti e irrobustiti dalle lacrime e sangue versati durante guerre, carestie e deportazioni) tennero desta la fiaccola della Speranza, in un “piccolo gregge”, che rendeva al Dilettissimo una lode pura e innocente (dalla profetessa Anna al pio Simeone), che permise l’Incarnazione dell’Amore.

Finalmente Dio si unì indissolubilmente alla natura umana. Tale piccolo ovile, tale corte celeste in terra, era in piccolissima parte presente anche fuori Israele ma solo all‟interno delle minuscole comunità ebraiche (e di proseliti) originatesi da varie diaspore e all‟interno di quei pochi esigui popoli (gruppi etnici) presenti in Mesopotamia (odierno Iraq) e Persia (attuale Iran) che avevano sostituito i crudeli culti politeisti con le ben più miti religioni dualistiche grazie alla predicazione di Zarathustra (sec. VII-VI a. C.). Ecco quindi spiegata la commossa, adorante e canora presenza dei 3 re orientali nella grotta del presepio. Tali sovrani erano santi (cioè separati dalle abo minevoli passioni peccaminose), perché le loro sacerdotali osservazioni astronomiche erano sempre congiunte a digiuni, preghiere, rinunce, buon governo del loro popolo e opere caritatevoli (che esercitarono anche nel mese d i cammino verso e dentro la Giudea) e Dio li rico mpensava con meravigliosi segni astrali e visioni (anche oniriche) più o meno simboliche del futuro Avvento. Però, anche i re magi, come la tribù di pastori della “torre di vedetta” di Betlem, i genitori dell‟Emmanuele e gli altri prescelti di Dio (dalla profetessa Anna al sacerdote Simeone, da Giuseppe d‟Arimatea, membro del Sinedrio, al fariseo Nicodemo, dall‟apostolo Pietro a ognuno di noi), dovranno intraprendere il cammino della fiducia (non della perfezione), fatto di delusioni, incertezze, timori. Un cammino intrapreso per questo Re che cerca ostinatamente di trionfare e estendere il suo dominio prima col potere dell‟Amore e poi con quello della Giustizia; per questo Re che chiama i suoi prediletti a trasformare le debolezze (incomprensioni, ignoranze, disabilità ) e le cattiverie (innescate dal satanasso) nella Gloriosa vittoria finale. Farò restare in mezzo a te, Israele, un popolo umile e povero; confiderà nel nome del Signore il resto d‟Israele (Sofonia 3,12). 409


Il segno di Dio è la semplicità (l‟umiltà, la dolcezza, l‟austerità). Il segno di Dio è che si fa piccolo per noi. Questo è il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esteriore, per sopraffarci con la sua forza. Egli viene, come un bambino aggraziato, inerme e bisognoso d‟aiuto, per toglierci la paura della sua maestà. Egli chiede il nostro amore, perciò si fa ba mbino. Nient‟altro vuole da noi se non il nostro amore…Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderlo, accoglierlo, desiderarlo…e il Padre non è stato crudele a mandare il Figlio sulla croce…era l‟unico rimedio per liberarci dalle catene del male: stupore ! Gli stranieri, i reietti, i “non-popolo” riconoscono il volto di Dio, che vuole svelarsi a tutti, che vuole raggiungere ogni uomo e ogni nazione: il Messia è venuto per tutte le genti, non solo per Israele. Purtroppo, Israele ,lungo la propria storia, si era rinchiuso come minoranza blindata allergica allo straniero, dimenticando (nonostante guerre e deportazioni) di essere il popolo che doveva portare a tutti il volto del Dio misterioso che si era manifestato ad Abramo e ai padri. “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno” (Lc 12,32). La Madre era seduta sulla paglia con nel grembo il bambino, come stella del mattino in grembo all‟aurora. Tutti piegarono le ginocchia. Il re e il mendicante, il santo e il peccatore, il sapiente e l‟ignorante. Tutti ad alta voce gridarono. Vittoria per l‟uo mo, vittoria per il Neonato, per Colui che vive in eterno ! (Rabindranath Tagore).

Lo Spirito Santo. È il mistero dei misteri, perché è la più nascosta delle 3 Divine Persone. La Scrittura non ha solo indicato dei simboli, in riferimento alla Sua personalità (identificazione propria): il fuoco, l‟acqua, la colomba, il vento, il soffio, il respiro, il bacio, anche lo stesso termine “Spirito”, in ebraico ruah, è concettualmente impalpabile. Sappiamo però che non è una vaga entità energetica, ma è una delle 3 Persone che emanano la vita e che dove c'è Lui non c'è lo spirito del maligno. Lo S. S., però, benché invisibile, fa sentire i suoi effetti, perché è: Consolatore, Insegnante, Fortificatore (l‟umanità è paralizzata finché non si lascia sollevare dallo Spirito di Cristo per essere condotta nel suo itinerario), ci rende consci dei nostri peccati (i santi più avanzano nel cammino di perfezione più si sentono peccatori) ed infine è il Testimone di Cristo (rende la progenie di Gesù capace di testimoniare l‟Incarnazione e la Pasqua). Egli, in Apocalisse (3,14), è presentato come ”il testimone fedele e verace”. Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, mi renderà testimonianza. Anche voi mi renderete testimonianza” (Gv 15,26-27). Nel giorno di Pentecoste lo Spirito viene “all‟ improvviso” e dal cielo (At 2,2). Il fenomeno è descritto attraverso molteplici immagini sensoriali quali la vista e l‟udito: un rombo come di tuono e lingue come di fuoco. E‟ importante non lasciarsi sfuggire i due “come”. Nel linguaggio biblico una similitudine indica che ci troviamo davanti all‟ineffabile azione dell‟Onnipotente, per cui anche questa particolare 410


esperienza celestiale, che è l‟effusione del Paraclito, viene descritta attraverso metafore, in quanto se Dio è Dio, la sua azione conserva una certa inesprimibilità. “Tu ungi d‟unguento il mio capo e riempi il calice all‟orlo” (Salmo 23,5).

Rigenerazione. Lo Spirito Santo (dolce ospite di ogni anima che si rende disponibile alla grazia), edifica (benefica) la Chiesa, affidandole il deposito e la pratica delle sue 3 Grazie, per affrontare la buona battaglia contro la superbia, ossia: le Virtù, i Sacramenti, i Carismi. I 3 sassi contro Golia. Queste 3 tipologie di doni soprannaturali gratuiti (immeritati), pur nella loro varietà, possono essere raccolti sotto il co mune deno minatore: fiori, baci, abbracci d‟affetto che il Pro messo Sposo Celeste elargisce alla desiderata Amata (disposizioni permanenti che rendono l‟uomo docile a seguire le disposizioni divine).

Le Virtù. Le virtù sono una disposizione fer ma e abituale a fare il bene, ordinando le nostre passioni e indirizzando la nostra condotta in conformità alla ragione e alla fede. Sono doni personali di santificazione che lo Spirito Santo conferisce direttamente al fedele e destinati quindi ad essere utili soprattutto per la persona che li riceve e poi di riflesso al suo prossimo. Ecco le virtù fondamentali.

La Fede. “Anche un singolo pensiero di limpida fede è sufficiente a trasformare un uomo” (aforis ma del “Buddha” Siddartha Gautama). La Fede è Fiducia (persuasione profonda) non solo nell‟esistenza di Dio, ma anche nel Suo Fedele Amore. Non basta infatti credere che Dio esiste (anche satanasso lo crede e lo teme), ma bisogna anche credere che Dio non ci abbandona mai nelle prove e che non c'è peccato superiore alla misericordia divina; non c'è croce senza scopo di salvezza; Dio (nel rispetto della libertà umana) interviene nella nostra storia in risposta proporzionale all‟esercizio della nostra Fedeltà. Gli sforzi della nostra libera volontà saranno quindi ricompensati con doni proporzionati ma sempre superiori rispetto alle nostre aspettative. Gesù non poté aiutare i suoi paesani di Nazareth, perché non credevano in Lui. La fede è oscura, altrimenti non ci sarebbe la libertà d i scelta tra il bene e il male. Qui sta la scelta fondamentale per l‟uo mo: la sorte eterna dipende dalla sua fede o dal suo rifiuto di fronte all‟Amore che si è rivelato piena mente in Gesù. La Sua morte dà, alla reazione dell‟ uo mo, un valore di suprema decisione: “vedranno Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). 411


Da quel patibolo noi ricevia mo un fascio di luce o un velo di tenebre. Ogni anima di fronte alla Croce o diventa trasparente od opaca. Dio è luce per quelli che credono e accecamento per gli increduli. La fede in Cristo non è cieca, ma è una convinzione razionale che nasce dall‟esercizio volenteroso di comprendere la logica biblica e dalla ricerca di prove scientifiche a supporto di questo studio, per poi approdare nell‟esperienza di un totale abbandono a Dio, che equivale ad avere affettività innanzitutto per Gesù. Tutto ciò per esaminare e verificare ciò che è già stato sperimentato con piena soddisfazione personale da altri uo mini e donne chiamati santi del Cristo. I santi sono la dimostrazione che l‟essere cristiani non è un concetto astratto bensì concreto; non è un ideale ma un'esperienza: basta solo avere il coraggio di guardare in noi stessi dicendo: “il mondo è esistito prima di me ed esisterà dopo di me, Dio ci sarà sempre ed è pure venuto in mezzo a noi, in mitezza e povertà, per insegnarci ad amare!”. I piccoli e grandi eventi della salvezza passano tutti attraverso la cooperazione della Fede degli eletti: Abra mo sul monte Moira, con la prova del sacrificio di Isacco, diventa padre dei credenti; Maria a Nazareth, con la prova delle prove (credere nell‟incredibile), rende possibile l‟Incarnazione. Sia mo chiamati a camminare per Fede, non per visione. La Fede non è legata a ciò che vedia mo e sentia mo intorno a noi (a fatti esterni) e dentro di noi (ai nostri stati d‟animo), ma a ciò che dice l‟Eterno. “La vittoria che ha vinto il mondo è la nostra Fede” (1 Gv 5,4). Isacco vuol dire: apportatore di gaudio e figlio di una risata; quella dell‟anziana Sara, moglie di Abramo, prima piena di ironico “riso amaro” nei confronti di Dio (Gn 18,11-15), poi pregna di gioia nei Suoi confronti per l‟avvenuta gravidanza e per il parto (Gn 21,6). Quanto è confortante pensare che la risata genera vita (Joele Dix, attore co mico teatrale). In effetti, in tal caso, è valido lo slogan “una risata vi seppellirà”. Nel caso di Sara, la risata ha “seppellito” il demone della sterilità.

La Speranza. La speranza di meritare una vita eterna con Dio, prima nelle “case celesti” più splendenti e poi nei corpi risorti più gloriosi. Non stiamo sulla soglia della Speranza, ma varchiamola. Quand‟anche mi uccidesse, disse Giobbe, io spererei in Lui. Sperare contro ogni speranza è il massimo dell‟abbandono docile e obbediente a Dio e di distacco dalle miserie di questa vita. È ciò che rimane della Fede o ne è il suo inizio, quando il colmo della tempesta e la riboccante misura della fanghiglia ci schiaccia. Egli ci può porre in uno stato di apparente abbandono, sempre per il nostro maggior profitto: quello di donarci la pacificazione che di diritto spetta alla Sua progenie, priva cioè di ogni paura, confusione, lamentazione, rabbia, contesa, tristezza, scoraggia mento. La Speranza nasce dalla Fede. Più ferma e profonda è la Fede, più salda è la Speranza, che, però, sostiene la Fede quando diventa instabile e pericolante. Mai come oggi si è assetati di essa. La mancanza di Fede speranzosa, fa sprofondare l‟uomo moderno nell‟angoscia, nello scoraggiamento, nella depressione, in poche 412


parole: nella lucida follia. Invece, il cristiano mariano cammina sulla terra proteso verso l‟alto, nell‟attesa della Patria ultima, dei Beni incorruttibili, della Corona di gloria che ha meritato con i suoi sacrifici e fatiche. Nella sua opera, il “De civitate Dei”, Agostino dice: “E‟ solo la speranza che ci fa propria mente cristiani”. Come ribadisce lo scrittore francese C. Peguy: “ La speranza sembra essere la sorella minore della fede e della carità, in realtà, non sono le due presunte grandi a tirarsi, a portarsi dietro la piccola per mano, ma è l‟esatto opposto; è lei al centro a spingere le due sorelle apparente mente maggiori e le conduce in avanti verso la meta finale. Per Grazia…la tribolazione produce la perseveranza, la perseveranza, solida virtù, è la virtù provata, la speranza. Ora, la speranza non inganna, perché l‟Amore è stato diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato donato (Ro mani 5,3-5). Il “Papa” Ratzinger ha indicato nell‟ultima parte della sua enciclica, Spe Salvi (salvati dalla speranza), alcuni “luoghi di apprendimento e di esercizio della speranza”: il primo è la preghiera. Il primo “luogo” è la preghiera, proprio perché scrive il Papa “se non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora”. Il Pontefice ricorda, come esempio molto emble matico, la testimonianza del cardinale vietna mita Francois Xavier Nguyen van Thuan, per 13 anni in carcere, di cui 9 in isola mento, commentando: “In situazione di disperazione apparentemente totale, l‟ascolto di Dio, il poter parlargli, divenne per lui una crescente forza di speranza, che dopo il suo rilascio gli consentì di diventare per i fratelli un testimone di speranza”. “L‟Onnipotente li ha provati e li ha trovati degni di sé” (Sapienza 3,5).

La Vigilanza. ...Ovvero esaminare (scrutare) ogni giorno il bene e il male che stanno in noi, affinché: “la lampada non venga a spegnersi”; “l‟elmo non ci venga tolto”; “i fianchi non siano discinti”; “i piedi non siano scalzi”; “il bastone spezzato”; “i leoni non ci mangino”. Finché si vive, la “prognosi è sempre riservata”. Infatti, il ritorno del cornuto è ancor più irruente, quando, dopo la Riconciliazione col Padre, con lamentazioni e mormorazioni, ci si inco mincia a voltare indietro quasi rimpiangendo le porcherie passate e quasi dimenticando le “carrube contese ai maiali” e “le cipolle d‟Egitto”. In tal caso i colpi di coda possono essere micidiali ovvero definitivi, senza appelli. “Fate attenzione a non perdere ciò che avete conseguito con fatica” (2 Gv 8). “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce” (Jean Jacques Rousseau). “Quando lo spirito pernicioso è uscito da un uo mo, esso va per luoghi aridi in cerca di riposo e non lo trova. Allora dice: tornerò nella mia casa, da cui sono uscito. Quando vi arriva, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora, egli se ne va e prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui, poi entrano e vi prendono stabile dimora, sicché l‟ultima condizione di quest‟uomo diventa peggiore della prima” (Matteo 12,43).

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La Preghiera. E‟ lo strumento più prezioso che abbiamo per esprimere ciò che proviamo. Non è una semplice valvola di sfogo. Con essa comunichiamo col Papà Celeste, il quale desidera che “versiamo il nostro cuore dinanzi a Lui” (Salmo 62,9). Però deve essere sempre preceduta dal Perdono: dal chiedere se si è agito male e che cosa bisogna dare a chi si è comportato male verso di noi e anche agli appartenenti alle generazioni passate. L‟Incommensurabile ama “farsi pregare”, non certo perché è vanesio, ma, da sapiente pedagogo, facendoci aspettare la risposta, cerca di farci esercitare nella pratica della fede, della pazienza, ecc. e per farci comprendere che nulla ci è dovuto ma tutto è dono della Grazia. Ecco dunque l‟importanza dell‟insistenza, ma Lui stesso non si dà pace nel tentativo di salvare coloro che si dibattono nei gorghi de l male. Egli versa lacrime di sangue per ogni figlio che si perde per la seduzione o lo scoraggia mento operato dall‟angelo offensore. L‟Eterno vuole che noi lo vincia mo attraverso la giusta orazione, che non è quella che ci fa dire: Signore, perché ? (cercare di piegare la volontà di Dio alla nostra), ma quella che dice: Signore, tu sai perché. Tu sai ciò che è bene per me. Nulla è più importante della preghiera: perché nulla è più importante di Dio. Gesù, oltre a predicare, consolare e guarire, pregava al tempio o in sinagoga, in luoghi solitari, da solo, o in “ritiro spirituale” con i suoi apostoli. Una preghiera che non fu mai irretita dalle “cose che passano”, dalla carne affamata di carne, dimostrando così che, se l‟uomo vuole, può aprirsi con un apparente monologo, un varco verso l‟anelito più profondo del suo essere: il dialogo col suo Creatore. I dialoghi tra esseri umani e i nostri monologhi, invece spesso, sono un mondo di parole che non finiscono più: salvo poi contraddirsi nel giro di pochi secondi. Nel mondo dell‟apparente efficienza e del “tutto e subito”, l'Adorazione conte mplante e implorante appare come un'inutile perdita di tempo da relegare al massimo al momento del bisogno più disperato. Il Maestro Irripetibile invece ci ha insegnato che il pregare non è una lista della spesa o una devozione rassicurante, ma la dimensione più autentica in cui possiamo ritrovare l‟Assoluto e dunque noi stessi. Aristotele ha definito giustamente l‟individuo un essere sociale magari un po‟ meglio delle api. Egli, però, che non aveva l‟idea di creazione e di spirito infuso nell‟animo umano, ha ridotto la socialità al solo rapporto con i nostri simili. Ma la prima relazione che dobbia mo avere è col nostro Generatore: essa si esprime, innanzitutto, con la preghiera costante fino a … “Scocciarlo”. Non dobbia mo dunque essere impazienti, a noi tocca solo implorare e “coccolare” insistentemente la Divina Provvidenza, senza pensare ai risultati. Questi sono solo “affari Suoi”. Noi, Giacobbe (che etimologica mente significa soppiantatore del nostro fratello con l‟inganno o con la forza) siamo tutti chia mati ad essere Israele (colui che ha “combattuto” col Padre Celeste e con quello terreno per avere la loro benedizione…e ha vinto!). Tra l‟altro l‟episodio della lotta tra Giacobbe e l‟Angelo, oltre ad essere 414


rappresentativo e riassuntivo del rapporto tormentato tra l‟uomo e Dio, aiuta anche a leggere i rapporti col nostro prossimo, perché ogni relazione è insieme ferita e benedizione. Non c'è dolore senza amore, non c'è amore senza dolore (Gn 32,32). L‟implorazione, in tutte le religioni è intesa come mezzo di comunicazione principe tra il servo e la divinità padre padrone per l‟esaudimento di richieste. Solo nella religione ebraico-cristiana si connota anche come dialogo tra il figlio immaturo e il Buon Padre di famiglia. Ha detto l‟attore Richard Gere: “Inizio le giornate con una preghiera e la colazione che cucino io”. Ottimo! Meglio tardi che mai, ma è anche importante sapere chi si prega. Un essere soggettivato o oggettivo ?

La Preghiera ha bisogno di noi. Così come siamo, facciamo uno stacco di qualche minuto, mettiamoci co modi, spegnia mo il cellulare, pensiamo a come ci sentiamo oggi. Prendiamo coscienza che stiamo per entrare nel nostro cuore. Un luogo. In casa un angolo con un'icona o una statua, una Bibbia, la foto delle persone che amiamo, una candela, decidiamo noi. In metro o al ristorante in pausa pranzo, nel caos della folla, nella natura della nostra città, in una chiesa che resta aperta tutto il giorno. Un tempo. Almeno 15 minuti, tutti i giorni, nell‟ora in cui riuscia mo e se sia mo in forma: al mattino prima di colazione o in viaggio sui mezzi di trasporto o dopo il caffè di pausa o la sera prima di dormire. Un tempo quotidiano, fisso, che può cambiare la nostra vita. Una parola da ascoltare e meditare. Leggia mo le letture del giorno, con calma, rileggia mole se è necessario. Non è una parola qualsiasi, ma la Parola che Dio oggi ci rivolge. Poi leggia mo il commento che è una piccola traccia di riflessione. Una parola da dire. Ora siamo noi a parlare a Dio, attraverso lo Spirito: oggi sarà un “grazie !”, un “aiuto!”, un “uffa!” ma parlia mo con Dio, rivolgendoci co me ad un Materno Padre che ci ama e ci conosce, non come ad un despota da convincere. Questa non è una qualsiasi religione. Come pregare? Innanzitutto: Non, dicasi non, con le meditazioni del presunto cristocentrico rosario mariano e della dolorosa passione del Signore (recitate, dicasi recitate, tra l‟altro in maniera meccanica e ripetitiva); non con le giaculatorie (es. “Gesù ti amo e confido in Te”, “Maria fiducia mia”); oppure ascoltare il proprio battito cardiaco e far coincidere l‟orazione con le pulsazioni del cuore, invocando per un certo tempo mentalmente e incessantemente il nome di Gesù e Maria, oppure“ Signore (primo battito) Gesù (2° b.) Cristo (3° b.) abbi pietà (4°b.) di me (5°)” alla maniera narrata nel libro “ I racconti del pellegrino russo” o nella “ Filocalia”. No! noi non veniamo salvati perché diciamo 10 Padre Nostro, cioè per la preghiera 415


preconfezionata, parolaia e monologante, ma perché amiamo Dio ! E dialoghiamo con lui a faccia a faccia. E‟ importante la posizione, l‟atteggiamento del corpo e il luogo ? Certo! Gesù pregava in piedi con le mani alzate, in ginocchio a mani giunte (con i gomiti spesso posati su una roccia), con la faccia a terra, in luoghi solitari, ma anche insieme alla comunità dei credenti. Più di tutto, in questi tempi di attacchi satanici alle fa miglie, è importante pregare insie me al coniuge, ai genitori, ai figli, co me unico modo per superare asprezze, discordie e dissidi interni, ma anche per affrontare vittoriosamente seduzioni, solitudini e persecuzioni esterne al focolare domestico. Quanto pregare? Bisogna saper equilibrare il nostro livello di implorazione in base alla nostra realtà oggettiva. Nostro Signore, nel Getsemani, in preda all‟angoscia, pregava più intensamente. “Qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, Dio ci ascolta” (1 Gv 5,14).

Il mio Rosario. L‟arma in più offerta al cristiano. Ecco cosa affermò Papa Albino Luciani: “Se invitassi, durante un'adunanza di cattolici, signore e signori a mostrare quel che tengono in tasca o nella borsetta, vedrei certo in quantità: pettini, specchietti, tubetti di rossetto, portamonete, accendisigarette ed altre cose più o meno utili. Nella casa del Manzoni a Milano, appesa in capo al letto si vede anche oggi la sua corona: la recitava abitualmente. Nei “Promessi sposi” la sua Lucia tira fuori la corona e recita il rosario nei momenti più drammatici. Windthorst, uomo di stato tedesco, fu invitato una volta da alcuni amici non praticanti a mostrare la sua corona. Era uno scherzo: gliela avevano sottratta in precedenza dalla tasca sinistra. Windthorst, non avendola trovata nella sinistra, mise la mano nella tasca destra e fece bella figura. Aveva sempre una corona di ricambio ! Cristoforo Gluck, grande musico, durante i ricevimenti alla corte di Vienna, si appartava alcuni minuti per recitare il suo rosario. Chi contesta il rosario dice: è preghiera infantilistica, superstiziosa, non degna di cristiani adulti. Oppure: è preghiera che cade nell‟automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Mi si permetta di dire in proposito qualche impressione di pastore d‟anime. Prima impressione: la crisi del rosario viene in secondo tempo. In antecedenza c'è oggi la crisi della orazione in generale. La gente è tutta presa dagli interessi materiali (anche nei luoghi spirituali), all‟anima pensa pochissimo. Il fracasso poi ha invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno, ho ucciso il silenzio! Diceva Donoso Cortes: “Oggi il mondo va male perché ci sono più battaglie (civili, sociali, sindacali, militari, ecc.) che orazioni”. Seconda impressione. Quando si parla di “cristiani adulti” in preghiera, talvolta si esagera. Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentir mi fanciullo. 416


Adesso vengo alle altre obiezioni. Preghiera a ripetizione del rosario? Diceva padre Charles De Foucauld: “L‟amore si esprime con poche parole, sempre le stesse e che ripete sempre”. Ho visto una signora in treno mettere a dormire il suo bambino nella rete portabagagli. Quando il piccolo si risvegliò, vide dall‟alto della rete la sua ma mma seduta di fronte a vegliarlo. “Mamma!”, fece e l‟altra: “Tesoro!” Per un pezzo il dialogo tra i due non cambiò: “Mamma” di lassù, “Tesoro” di laggiù. Non c‟era bisogno di altre parole. Preghiera stucchevole? Dipende. Può essere, invece, piena di gioia e letizia se ci si sofferma a pensare che c'è stato un “uomo” (Gesù) e una donna (Maria) diversi da tutti. Preghiera teologicamente povera? Quale sarà allora, quella “ricca?”. Il rosario (che fuoriesce dal cuore invece che dal raziocinio), esprime la fede senza falsi problemi teologici, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l‟abbandono in Dio, l‟accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma, per distribuire le sue grazie, si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla Sua volontà. Il rosario, recitato dai genitori insieme ai figli, è una specie di liturgia domestica. Lo scrittore Luigi Veuillot confessava che all‟inizio del suo ritorno a Dio c‟era lo spettacolo del rosario visto recitare con fede in una famiglia romana. “Una sola Ave Maria, detta col cuore fa tremare l‟intero inferno”. (Santo Curato D‟Ars).

Se Dio è relazione… Nella religione giudaico-cristiana, Dio non è solo comunicazione per interposta persona tramite angeli o uomini, ma relazione, rapporto intimo, rapporto accorato, cordiale, inso mma “di cuore” che si stabilisce con tutte le forme di orazione, purché appunto fatte con “spirito e verità”, ovvero mettendo sincera mente l‟Assoluto al primo posto nella nostra vita: non foss‟altro per il fatto che è padrone della vita e della morte eterna. “Molti uomini pregano con la bocca o pregano aiutandosi con molti libri; ciò è buono e il Signore accoglie la loro orazione. Ma se qualcuno Lo prega e pensa ad altro, allora il Signore non lo ascolta. Chi prega per abitudine non si converte con la preghiera, chi invece prega con fervore incontra molte prove: sostiene una battaglia contro il nemico, contro se stesso, contro gli uo mini e in tutto questo deve essere coraggioso e vigilante”. (Silvano del Monte Athos).

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Modelli di preghiere. Il Padre Nostro. Padre Nostro che Sei nei Cieli; sia santificato il Tuo No me; venga il Tuo Regno di pace, misericordia, giustizia, forza e salute; sia fatta la Tua Volontà di bene, come in Cielo così in Terra; dacci oggi il nostro pane quotidiano corporale e spirituale; rimetti a noi i nostri peccati, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non ci indurre in tentazione ma liberaci dal maligno, da noi stessi e dal Mondo, per i meriti di Gesù Cristo e per opera dello Spirito Santo. Amen In forte, malefica e dissacrante contraddizione, si è permesso di scrivere… “Nulla nostro, che sei nel nulla, sia santificato il tuo nulla, venga il tuo nulla, sia fatto il tuo nulla, dovunque nel nulla. Dacci oggi il nostro nulla quotidiano e rimetti a noi i nostri nulla, come noi li rimettiamo agli altri nulla e non ci indurre nel nulla, ma liberaci dal nulla” (Ernest Hemingway, scrittore). “ Il nulla è una contraddizione in sé: non lo potresti ne mmeno pensare, ma lo puoi guardare in tv!” (da una vignetta di un quotidiano dell‟umorista Michele Cavaliere).

Terapia d‟urgenza. Dopo la Preghiera di cuore il nostro volto è illuminato come quello di Mosè che scese dal monte Sinai, perché essa è dialogo con L‟Altissimo. Mosè sapeva solo pregare; tutto il resto l‟ha fatto Javhè. Perché non ci si salva l‟anima con la forza della propria intelligenza (diplo mazia), né con la potenza dei propri muscoli (armamenti) o delle proprie arti seduttive (plagi) ma per lo Spirito di Dio. La parrocchia va in crisi non quando manca l‟organizzazione, ma quando manca l‟orazione accorata. Quando in una fa miglia o in una parrocchia alcuni decidono di elevare suppliche e lodi a Dio, subito nascono frutti belli e sani. Le ideologie si diffondono con i discorsi retorici; la Fede con la preghiera comunitaria. Per esempio, due coniugi, che pregano tenendosi per mano, hanno una capacità evangelizzatrice infinitamente superiore rispetto alla predica del prete, per quanto santo esso sia. La preghiera non è concentrazione, né meditazione, né ripetizione auto matica di formule, ma desiderio di stare sempre alla presenza di Dio, nel modo in cui è gradito all‟Amore. La preghiera di “cuore” è il bastone di Mosè che apre il Mar Rosso facendoci passare dalla tragedia del male alla poesia del bene. Essa ci fa onorare Dio e coloro che lo onorano; ci separa da coloro che sono separati da Dio. Vicino alla morte, Mosè si fa portare dai figli il suo bastone (il pastorale), perché nonostante tutte le grazie ricevute, egli non si sente “attaccato” a questa terra. Egli si sente un pellegrino in cammino con Dio verso la Patria: quella dei cieli nuovi e terra nuova (in attesa che l‟intero Universo venga glorificato). Gli Ebrei (da Eber, discendente di Sem e ascendente di Abramo) sono per antonomasia il “popolo errante”. 418


Il termine ebreo significa: colui che attraversa, che passa, prima verso la Terra Promessa (Gen. 13) e poi verso le stelle del Cielo (Gen. 15,5). “Nulla ci soddisfa pienamente perché siamo in cammino verso altri cieli e verso altri amori” (Paul Verlain, poeta). 1. Nel 1980 Houston (Texas) aveva uno dei più alti livelli di o micidi di tutti gli USA, di circa 1.000 omicidi l‟anno; la maggior parte avvenivano il venerdì notte. Un anglicano, che lavorava in una Parrocchia di quella città, radunò un venerdì notte i me mbri della sua comunità e li condusse in processione in tutto il quartiere, pregando per tutta la città. Lui li guidava in molte preghiere fra cui una di liberazione che diceva così: “spirito di omicidio, nel nome di Gesù ti incateno e ti ordino di andartene”. Per le successive 24 ore non ci fu alcun o micidio in tutta Houston; allora il nostro amico provò a ripetere la processione per la seconda volta. Altro venerdì notte, stesso risultato: nessun omicidio. Da allora, ogni venerdì notte, c'è la preghiera di Liberazione per la città di Houston. Noi quindi abbiamo la capacità di liberare noi stessi, gli altri e perfino intere città dal potere del maligno, pregando il Padre nel no me di Gesù, di allontanare satana dalla nostra vita. “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel Tuo Nome”. 2. Nel suo libro autobiografico “Il venditore di satana” Miguel Warnke racconta come fosse caduto, a poco a poco, in una setta satanica della quale giunse ad esserne sommo sacerdote, guidando un gruppo di 1.500 persone nel sud della California. Ma quando divenne incapace di dirigere il gruppo, perché era diventato tossicodipendente, lo abbandonarono su una strada in una notte fredda. Lui racconta come fece il suo “faustiano” patto col diavolo, firmandolo col suo sangue e quello che facevano nelle messe nere. Infine riferisce come si convertì con l‟aiuto orante e caritatevole di altri cristiani che lo aiutarono a liberarsi.

Da schiavi della paura a santi subito! Egli, tra mite i suoi angeli, ci starà sempre vicino quando passeremo nella valle dell‟ombra e della morte, perché i portatori di falsa luce aspettano i mo menti in cui siamo deboli per dirci: “unisciti a noi per l‟eternità !” e nel frattempo poter abitare nel nostro corpo (la loro residenza preferita) anche perché possono controllare la nostra vita più facilmente che dall‟esterno. All‟ansiogeno suggeritore (che anche minacciando o piagnucolando) ci vuole togliere la pace e devastare la nostra casa (corporea e abitativa), bisogna rispondere “con faccia cazzuta”: “Io non ci sto, ora vengo a riprendermi tutto ciò che mi hai preso, perché tutto posso in Colui che mi dà Forza e Amore”. Poi, con l‟autorità del nome di Gesù (che per primo ha vissuto sul corpo il combattimento fisico e spirituale per risantificarci) bisogna intimargli di fuggire (da noi e dal prossimo) e ordinare a “problemi” e “ malattie” di andare

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all‟Inferno ! Là da dove sono venuti, là in quella che sarà per tutta l‟eternità, dopo il Giudizio Universale, la loro “casa degli errori e degli orrori”. Auspicio. Poesia dei nativi nordamericani. Possa Bellezza sempre accompagnarmi, dietro di me, di fronte a me, sopra di me e tutt‟intorno a me. In bellezza concludo.

Il Sacrificio di lode e ringraziamento Anche nei momenti difficili: il digiuno, ma soprattutto il sacrificio del perdonare i nostri nemici. “Ama la verità, ma perdona l‟errore” (Voltaire). “Il contrario del peccato non sono le Virtù ma è il non glorificare Dio, è il non ringraziarLo e lodarLo, perché ci vuole come figli e non co me cortigiani o schiavi” (Padre Raniero Cantalamessa, frate francescano). Avete capito bene si chia ma proprio: canta la Messa! La croce abbracciata non è sconfitta, è vittoria. La nostra generazione voleva risolvere tutti i proble mi, ad esempio nel campo della medicina, anche sostituendo gli organi. Poi ci sia mo accorti che non possiamo guarire nessuna malattia senza effetti collaterali, che ne esistono sempre di nuove, più pericolose. Appena eliminato un virus “cattivo”, compare la proteina “pazza”. La croce non è uno scopo ma un mezzo. Gesù ha chiesto di allontanarla se fosse stato possibile. Se il Signore permette una croce, è perché non c'è altra via per salvarsi. Essa non è mai superiore alle nostre forze. Come più volte ribadito, quello che Dio vuole per noi non è mai troppo ed è per il nostro bene. Sul Calvario, con Gesù essa ha generato la Chiesa. Pietro sul Tabor, un angolo di Paradiso, è stato tentato dal maligno e dice: “Facciamo qui tre tende: non pensia mo agli altri, noi stiamo bene”. “La libertà e la pace cominciano con un gesto di sfida nei confronti del nostro stupido egoismo e cinis mo”. Bruce Lee, attore americano e maestro di arti marziali. Dal Salmo 50. “Offrimi il sacrificio della lode (l‟arrendimento del cuore) e paga i voti (adempi le promesse di offrirmi fedeltà o almeno fiducia) e il risultato sarà che nel giorno della distretta (nel tempo della prova), tu mi invocherai (senza prima rivolgerti a destra e a manca) e io te ne trarrò fuori (donandoti pace e forza) e tu mi glorificherai (ringrazierai) personalmente e poi in mezzo all‟adunanza del popolo mio” (in modo che i miei sappiano come io trasformo il male in bene, come scrivo diritto in mezzo alle linee storte). “Nessuno può pagare a Dio il suo prezzo di salvezza. Nessuno gli è creditore” (Salmo 299). C'è infatti questa predisposizione atavica, questa tara ereditaria ad essere giustificati per le nostre opere e non per la fiducia che riponiamo 420


nel Padre, che vuole solo il sacrificio della misericordia. La misericordia è il sacrificio.

Chi vuole intendere, intenda! Grazie per abitare in un Paese la cui terra è stata abbondantemente benedetta, perché è bagnata dalle lacrime e irrorata dal sangue di tanti martiri cristiani. Ecco una testimonianza di un missionario, sulla gioia del saper ringraziare, pubblicata sul quotidiano Avvenire. L‟Italia è bella. Si vive bene e si mangia da favola. E‟ piacevole abitare in questo stupendo Paese, ricco di storia, cultura e meraviglie naturali. Eppure ritornando in patria, dopo tanti anni, mi pare di notare come i miei connazionali non siano felici e sereni, ma al contrario appaiono arrabbiati, insoddisfatti, cupi. Questo sicuramente ha tante cause, ma tra le altre mi sembra che essi abbiano dimenticato un paio di parole che hanno fatto grande questo popolo: “Grazie” e “sacrificio”. Durante le mie ultime vacanze in Italia è successo che mia madre si fosse ammalata gravemente. Ho avuto la fortuna di esserle stato accanto nelle lunghe ore in cui era ricoverata nel reparto intensivo dell‟ospedale. Dal personale medico sono venuto a sapere che il costo del ricovero giornaliero in quella sezione era poco meno di 800 euro al giorno! Moltiplicato per tutto il periodo della degenza, faceva una tombola…ma quando è stata dimessa, con mia grande sorpresa, non ha pagato quasi niente! E‟ incredibile tutto ciò, se penso che qui in Corea spesso le famiglie si ipotecano anche la casa per rifondere le costose spese sanitarie. Passati alcuni giorni, la ma mma ha avuto bisogno di una visita di controllo. Una telefonata ed il medico è venuto a casa a visitarla ! Ciò è impensabile in quasi tutte le nazioni del mondo dove è il paziente che deve andare dal medico e non viceversa. Anche le analisi e le medicine hanno una spesa minima. Mi è stato anche detto che, se uno di famiglia si ammala gravemente, lo stato passa un'indennità di accompagnamento a chi lo accudisce e che ogni cittadino ha diritto, una volta raggiunta l‟età di anzianità, ad una pensione sociale minima che gli garantisca la sussistenza. Questo è talmente bello che rasenta l‟inverosimile. Soprattutto se penso ai miei vecchietti che vanno a raccogliere cartoni e bottiglie per avere qualche spicciolo in tasca. Che differenza con l‟Italia. Che dire dei tanti uomini che, prima di andare a pranzo, si fermano al bar a prendere l‟aperitivo con gli amici…mentre in altre regioni geografiche centinaia di milioni di papà lavorano per 2 euro al giorno. Che cosa pensare delle centinaia di migliaia di italiani che fanno interminabili file sulle autostrade, negli aeroporti o negli scali marittimi per andare in ferie? Che bello vivere in Italia e che spettacolo osservare i bambini ben nutriti e vestiti, giocare spensierati in pubblici giardinetti ben attrezzati. Nessun paragone è possibile con le migliaia di fanciulli denutriti che ho visto in Senegal, i bimb i lustrascarpe che ho incontrato nelle Filippine, i piccoli operai con i quali ho parlato in Sri Lanka, i ragazzi mendicanti dell‟India cui ho stretto la mano.

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Grazie Signore, Grazie. C'è solo da gridare a squarciagola la lode al Signore per tanta grazia, bellezza, abbondanza. Per queste cose e tante altre come l‟educazione gratuita, le ferie pagate, i diritti civili, l‟assistenza sociale, ogni cittadino italiano dovrebbe, appena aperti gli occhi, la mattina dire: “grazie”, “grazie Signore mio”.. E‟ vero ci sono tante cose che non vanno: troppi disservizi, sprechi ingiustificati, evasori fiscali, furbetti arricchitisi imbrogliando, impiegati lavativi ed ignoranti…ma le cose belle sono così tante che il “grazie”, accompagnato da un bel sorriso, dovrebbe sempre fiorire sulla bocca di tutti. I miei connazionali prima di fissare lo sguardo su ciò che non possiedono, puntare il dito su ciò che non funziona, dovrebbero imparare a dire grazie per tutto ciò che gli è garantito ed è donato loro. Sulla sua lapide l‟attore comico Ed Wynn (1886-1996) volle che fossero incise queste parole: “Caro Dio, grazie”. “Dobbiamo solo rendere grazie a Dio non solo per averci creati come esseri provvisti di ragione, per averci concesso il potere del libero arbitrio…ma anche per i benefici concessi ogni dì dalla sua provvidenza….innanzitutto il preservarci dal cadere nei peccati. (G. Cassiano 360-435, scrittore ascetico e monaco).

Godimento a buon mercato ? Una seconda parola che gli abitanti del Bel Paese mi se mbra abbiamo dimenticato è: “Sacrificio”. Quanto mi sembra distante questa parola da certi programmi televisivi banali, sciocchi, diseducativi e maliziosi che ho visto in Italia, in cui si mostra una vita facile e divertente per tutti, dove si può ottenere tutto e subito, con poco sforzo e impegno. Mutui agevolati per le irrinunciabili vacanze in posti esotici. Leasing per macchine di grossa cilindrata. Prestiti facili per usufruire della chirurgia estetica. Rate da rifondere nel tempo per comprarsi vestiti griffati. Guardando la pubblicità è evidente come la parola più usata sia “gratis”. Come se tutti ti dessero tutto senza contraccambio. La parola sacrificio sembra essere usata solo in ambito sportivo. Si incentiva un godimento “a buon mercato”, a “spendere e spandere”, senza specificare che poi si dovranno pagare gli interessi su anticipi e prestiti. Quanto sarebbe bello se la mattina i genitori svegliando i figli, dicessero loro: “Un nuovo giorno sta per iniziare, cari figli, anche oggi ci saranno sfide da affrontare e sacrifici da vincere. Affrontatele con coraggio e forza perché Gesù vi è vicino e vi aiuta. Questa lettera, a voi cari a mici, non vorrebbe sembrare una predica moraleggiante di un vecchio missionario che di tanto in tanto ritorna al paese. Desidero, solo, proporvi lo stile col quale cerco di poter vivere ogni giorno nella realtà in cui mi trovo abitualmente. Provateci anche voi e vi garantisco che sicura mente la vita sarà meno gravosa e arrabbiata, più serena e la pace vera risplenderà nelle vostre fa miglie. Con affetto sincero. 422


Classica lettera di un bambino occidentale a babbo natale: “Vorrei che tutti i bambini del mondo fossero felici…e poi vorrei anche la mia play station preferita”.

La Carità ...fa operare la Fede ed è: dolce sopportazione (longanimità), fraterna generosità (che centuplica le nostre forze per il bene e la visionarietà), comportamento austero (semplice, frugale ed essenziale). Tale virtù non è solo dare pane, vestiti, casa, lavoro, ecc. ai bisognosi, ma anche solo una parola di conforto a chi è “giù di spirito”: perché è mille volte meglio essere giù di corpo. E‟ lo spirito santificato che guida la materia, è lo spirito il “tiramisù” delle affaticate membra. Una carità che va estesa anche a livello metafisico, per la liberazione di tutte le anime “celesti” dal Purgatorio e “terrestri” dal peccato, in particolare per quelle agonizzanti (coloro che sono in punto di morte) di ogni giorno. Il perdono è il vertice della Carità. La Fede è Fede se non è fondata sulle nostre capacità di rimanere fedeli sino alla fine ma nel credere che Dio sarà sempre fedele alle sue promesse di misericordia infinita per gli umili, pentiti delle proprie mancanze di Fede e Carità. Perché la sfida della Fede porta inevitabilmente alla Carità che è l‟essenza stessa dell‟Assoluto. Una Fede non fondata sulle emozioni, sugli stati d’animo del mo mento, bensì saldata alla perseveranza, non è inoperosa ma attiva perché Dio fa sgorgare portenti nella nostra vita solo se c'è convinta collaborazione e partecipazione. Il Maestro galileo poteva benissimo spostare da solo il masso che ostruiva il sepolcro di Lazzaro, eppure volle “l‟aiuto dei suoi” ! “Un giorno un capo musulmano mi disse: Tutti ci muoviamo verso Dio anche se per strade diverse. Perché fate tanto per i bisognosi? Perché fate tutto questo?‟ Io risposi: Perché Dio attraverso l‟evangelista Giovanni ci ha insegnato che non si può amare un Dio invisibile se non si amano i propri fratelli” (mons. Benjamin Ndiaye, vescovo cattolico senegalese). “Non permettete mai che il dolore che sperimentate a contatto con tante sofferenze vi faccia dimenticare che Cristo è risorto” (madre Teresa di Calcutta).

Il Perdono ...è la Benedizione di parenti, a mici e nemici, che annullano le maledizioni e le bestemmie. Eppure … quanto siamo lontani dalla prassi evangelica ! O ci disinteressia mo del fratello o ne parliamo alle spalle, con giudizio impietoso…Se noi, discepoli del Misericordioso, non sappiamo avere misericordia, chi mai ne sarà capace ? La franchezza evangelica è un modo concreto di prendere a cuore il destino del nostro prossimo, anche con durezza, come ha fatto Gesù con la 423


Cananea, con Pietro, con Giacomo e Giovanni, ecc., senza nasconderci dietro un ipotetico rispetto che lascia il fratello nella propria inquietudine. La Chiesa secondo “il Capo” non deve essere il club dei bravi ragazzi, degli aiutanti dei professionisti del sacro, ma deve diventare la base di partenza di incandescenti passionali …del perdono, che vogliono incendiare d‟Amore il mondo ! “Una risposta dolce calma la collera” insegna Giovanni Crisostomo “il fuoco non si smorza col fuoco, né il furore si calma col furore”. Va più volte ripetuto l‟insegnamento evangelico: “Prima di pregare, ognuno deve perdonare i nemici, offrirli al Padre e desiderare per loro la grazia, la benedizione”. E‟ inutile però stare a corrucciarsi e a scervellarci se non riusciamo a perdonare, ciò è normale. Cerchia mo solo di implorare Dio affinché si dia la grazia di saper perdonare. Il Ricapitolatore di tutta la storia, dice di cercare di perdonare tutti e sempre (…amate i vostri nemici…): chi non se lo merita, chi crede di non averne bisogno e chi non lo chiede. La tolleranza dell‟Altissimo è un esempio per gli uo mini, perché dopo i nostri errori, dà la possibilità di cambiare vita…perciò quando giudichiamo e siamo giudicati ricordiamoci sempre della Sua misericordia (Sap 12,19-22). Se Dio ci castiga è per farci rendere conto del male fatto in modo da poterci poi perdonare (graziare). Esattamente co me fece il viceré d‟Egitto Giuseppe con i suoi fratelli Israeliti di “secondo letto” (di Lia e Giacobbe), mentre escluse dalla prova il fratello di sangue, Beniamino (l‟altro figlio che Giacobbe ebbe dalla desiderata Rachele) che non aveva partecipato né al tentativo di uccisione, né alla fa mosa “vendita” di Genesi 37,25. Escluse Ruben che aveva cercato di salvargli la vita e non aveva avuto colpa nella vendita ai mercanti Madianiti (che erano di origine Ismaelita!). Tuttavia la durezza di Giuseppe è solo un artificio. In realtà il cuore tradiva ancora il suo amore per loro: “Allora Giuseppe disse ai suoi fratelli: venite qui vicino a me !” (Genesi 45,4). L‟Antico Testamento, per le pedagogiche ragioni di lenta maturazione trattate nel Capitoletto “Dio libera gradualmente il suo popolo”, propone almeno di limitare la vendetta (”occhio per occhio”). Invece l‟obiettivo di Gesù è molto più ambizioso: è giunto finalmente il tempo di disarmare l‟avversario con la fiducia nell’Amore. Sono due le qualità che fanno di un Mio discepolo un Mio prediletto: la misericordia e la purezza. Più tu crescerai in esse e più crescerà la Pace in te. Adoperia moci soprattutto di apprendere dal Cuore Divino a sopportare con pazienza le debolezze del prossimo, memori dei nostri difetti. Non perdia moci d‟animo e impegniamoci a fare quel che possiamo, il resto è nelle mani del Sacro Cuore. Questa è una frase detta da tutti i santi. Ricapitolando, è questa dunque l‟offerta che Dio si aspetta: innanzitutto il perdono, e poi la lode e il ringraziamento con dolci canti e concreti gesti d‟affetto. Dopo lo si può invocare affinché aumenti la nostra fede e ci liberi dalla distretta o ci dia almeno la forza di sopportarla “per qualche tempo”: per la nostra e altrui salvezza. Egli non dice “ forse ti risolleverò”, ma “sicuramente te ne trarrò fuori”. Così che noi lo glorificheremo (proclameremo la Sua grande bontà) innanzitutto nell‟adunanza del Suo popolo invece di tenersi per se stessi tale gioia. Dei 10 lebbrosi che ricevettero la guarigione, solo uno ritornò indietro e si prostrò davanti al Signore per ringraziarlo 424


pubblicamente. Così ricevette la doppia porzione: la guarigione del corpo e anche dell‟anima: “Va la tua Fede ti ha salvato (dalla potenza oscura che si è riversata e dilaga sulla terra perché l‟uo mo si è voluto fare come Dio)”.

Rinasco nel perdono. Anna Achmatova, poetessa russa (1888-1966) “Che importa se la voce si è fatta fioca. L‟anima ha più vigore: son casti i pensieri. In questo cielo solcato dal vento io, senz‟amore, rifiorisco libera. S‟è diradata l‟ombra dell‟insonnia, più non languisco sulla grigia cenere e non è più una ferita mortale dell‟orologio della torre il battito. Il passato non pre me la sua mano sul mio cuore. Rinasco nel perdono assorta a un raggio che già primavera sopra l‟edera madida accende.

La bestemmia. Tanto le bestemmie orali che corporali sono all‟ordine del giorno nell‟opulento e scontento mondo occidentale. Ma proprio questa mancata reazione, da parte sia dei media che delle associazioni cristiane, può essere sintomo emble matico di un “mis match” quantitativo tra mondo cristiano e acristiano ed anche di un notevole gap qualitativo che si è creato all‟interno della stessa comunità dei credenti. Intanto l‟Italia è l‟unica nazione al mondo in cui la bestemmia è entrata nel linguaggio comune, come se non fosse una cosa vile e volgare. Neanche i più selvaggi me mbri delle più primitive tribù sparse per il mondo osano arrivare a tanto. “La bestemmia, l‟urlo dell‟inferno” . Se noi, per non avere fastidi dalla gente, abbiamo preso il vizietto di non dar fastidio a nessuno e quindi neanche ai bestemmiatori, ricordiamoci che più che “pastori del gregge” sia mo diventati…”mandriani di porci” (con tutto il rispetto per gli allevatori di suini). “A voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio Nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni” (Ml 2,1-2). Invece “Per voi, cultori del mio Nome, sorgerà con raggi benefici il Sole di giustizia” (Ml 3,20). Queste parole del profeta Malachia la dicono lunga sulla sterilità della nostra pastorale. Dunque…non facciamo tanto i raffinati! La bestemmia è l‟urlo rabbioso di satana che esce dalla bocca di un uomo per cercar di sporcare la gloria di Dio che ha definito il bestemmiatore: un “demonio incarnato”. La bestemmia è “il cancro dell‟anima”; come il cancro infatti invade tutto l‟organis mo fino a portare alla morte, così la blasfemia quanto meno annebbia, ma quasi sempre paralizza tutte le facoltà dell‟anima e uccide in essa il gusto delle cose di Dio.

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La bestemmia è il supre mo atto di superbia che l‟uo mo possa compiere, perché lui, così piccolo, sporco e impotente, tenta di mettersi sotto i piedi il suo Autore, infinita mente grande e santo, quell‟Onnipotente che, se volesse, potrebbe stritolarlo in un attimo e … con ottime ragioni. Sono bestemmie, gli “spettacoli dissacranti” e le “pubblicazioni altamente offensive del sentimento religioso”. Potremmo definirle bestemmie a mezzo stampa, bestemmie cine matografiche, bestemmie teatrali. Basti qui citare un “gran maestro” della dissacrazione (e per questo premiato col nobel dalla protestantissima Svezia) come Dario Fo, che, nel suo “Mistero Buffo”, ha deriso Gesù e altre persone del Vangelo.

L‟amministrazione dei Sacramenti. Secondo il romanesimo è affidata esclusiva mente a persone consacrate dai discendenti degli Apostoli. Sono dunque grazie santificanti che arrivano a noi attraverso i gradi della gerarchia. La Chiesa può cambiarne la forma di celebrazione, ma non la loro sostanza. Essi sono forze che escono da Cristo indipendentemente dal grado di santità personale del ministrante, ma hanno effetto in base al grado di santità del ricevente o di chi intercede per lui (come i genitori per il neonato battezzato). Essi sono i canali di grazia che provengono dalla Grande Centrale Energetica. Gli angeli buoni se potessero provare invidia, c‟invidierebbero due cose: la prima, il fatto che possiamo ricevere i Sacra menti, la seconda, i sacrifici per il Regno di Dio, ovvero la santa violenza di coloro che si impadroniscono del Regno a prezzo delle più dure rinunce pur di conoscerlo, amarlo e servirlo. Come il solito mezze verità e mezze bugie. “Se cercate Dio, Egli si farà trovare; ma se lo abbandonate, vi abbandonerà (2 Libro delle Cronache 15,2). 1. Il Battesimo ...è liberazione dal potere del male, nel no me del Dio Trinitario. L‟efficacia del lavacro di rigenerazione è confermata anche per i neonati. Negli Atti si parla di intere fa miglie battezzate (Atti 16,33; 1Cor 1,16), battezzate nel nome della Trinità (Mt 28,19). L‟uomo nasce incapace di fare il bene, ecco perché nel battesimo si chiede al battezzato, o a chi ne fa le veci, la rinuncia al peccato e si invita a rivolgere a Dio la grazia di guarirci da questo male incurabile per l‟umanità. Vedo il bene e l‟approvo, ma faccio il male che non voglio. Questo concetto è espresso in forma molto simile sia da san Paolo che dallo scettico ed epicureo poeta romano Orazio. 2. La Confermazione del Battesimo o Cresima, cioè concessione del Divin Avvocato, che starà fuori del nostro cuore, finché non gli apriremo la porta, affinché possa abitare in noi, per compiere prodigi meravigliosi. Trovia mo attestato il conferimento della crismazione negli Atti 8,14. Pietro e Giovanni impongono le mani sui battezzati e questi ricevono lo Spirito Paraclito. 426


3. L‟Eucarestia. E‟ il principale dei 7 Sacramenti, perché non è solo memoriale, ma concreta attualizzazione quotidiana della Suprema Immolazione. Essa è me moriale della Passione di Gesù per noi, raccoglimento d‟unione dei fratelli, è reale presenza sacrificale incruenta di colui che fino alla fine del mondo continuerà ad offrire al Padre, l‟unico sacrificio valido per liberare l‟umanità dalla schiavitù del peccato di superbia: se stesso. Spesso affrontiamo il sacramento della Santa Co munione, con estrema superficialità senza considerare che è il cuore pulsante della Chiesa, il suo centro vitale, senza la quale non potrebbe vivere da più di 2.000 anni. Essa non è uno dei tanti rimedi illusori di noi mortali (come ci chia ma Omero) ma è il banchetto nunziale, terreno in anticipo di quello eterno. Dando da mangiare se stesso, Dio ci rivela la nostra fame d‟assoluto che invano cerchia mo di colmare con effimeri divertimenti (diversivi) e attaccamenti (carnalità) terreni. Nulla al mondo è più costoso, prezioso o paragonabile al corpo e sangue di Dio: neanche se stessi e i propri figli. Possiamo quindi sintetizzare la celebrazione eucaristica (la cosiddetta messa) come il ringraziamento comunitario per la Transustanziazione: la trasformazione di semplici derivati della Terra, come il pane e il vino, in corpo e sangue del Signore. A tale prodigio, troppo grande per la nostra piccola mente, bisogna partecipare affettiva mente e credere ferma mente. In ciò, siamo aiutati dai perpetui, tuttora in corso, miracoli eucaristici di Siena, Lanciano, Offida. Infatti, per la loro continuità nel tempo e l‟assenza di sofisticazioni, depone certamente a favore della loro diabolica autenticità. Gesù Sacramentato.

La Messa è il crepuscolo degli dei. “Se si sapesse il contributo che dà per l‟eternità una sola Messa vissuta profondamente, gli edifici di culto sarebbero gremiti all‟ inverosimile! Nell‟ora della morte corporale, le Messe e le Adorazioni del Santissimo Sacramento alle quali abbia mo partecipato con devozione, sono il nostro maggior tesoro” (Padre Pio). “Voglio sacrifici fatti con amore, non cruenti sacrifici per dovere” (Osea 6,6; Matteo 9,13). Il filosofo tedesco Nietzsche rimproverava ai cristiani l‟aria funebre con cui ai suoi tempi uscivano dalla Messa alla Domenica. E‟ così anche per noi? Se non è così: ringraziamo l‟Eterno. Se è così: dia mo un “gloria a Dio” e preghia molo affinché ci doni il sorriso e ci liberi da chi ci vuole imporre “la dittatura del sorriso” o almeno ci dia la perseveranza nel “sacrificio della lode” (lodare anche quando siamo KO). Dunque, purtroppo a tutt‟oggi, le nostre celebrazioni liturgiche, pompose o semplici che siano (escluse quelle in “stile africaneggiante”), sono più simili ad un mortifero compianto funebre che ad una festa in grado di contagiare i fratelli in difficoltà. “Chi non mangia le mie carni non avrà la vita” (Gv 6,53).

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La nostra debolezza che viene messa in una nuova condizione di vita, dal sangue di Cristo, il quale non ci vuole devoti ma imitatori, non ci vuol far subire la vita ma ci vuole decisi e coraggiosi per affrontarla e vincerla. E‟ questo il Suo grande miracolo. Egli ha cambiato le regole del gioco satanico e della storia adamitica ed è pronto a cambiare la nostra vita se lasciamo subentrare la forza del Suo Spirito. E‟ incredibile pensare che tutti noi cristiani spesso ci sentiamo soli, così concentrati nei nostri pensieri co me i discepoli di Emmaus, che non ci accorgiamo di avere accanto Gesù. Egli è lo stesso che dopo un miracolo materiale non ci lascia soli a noi stessi ma ci segue per ottenere il miracolo più grande: quello della crescita spirituale. La malattia e morte del corpo non sono altro che una debole, fioca visione e sentire fisico della ben più grave malattia e morte dell‟anima. Un'anima putrefatta è infinitamente peggio di un corpo in decomposizione che però ne è l‟emblema per noi terreni, quasi una metafora. “Il rivoluzionario è e sarà sempre un ottimista e nulla lo potrà mai intimidire (Fidel Castro, dittatore cubano). Questa frase di “uno dei più grandi violatori di diritti umani della storia moderna” (Ricardo Bofill) la possia mo fare nostra, affermando a nostra volta che lo status quo dell‟incantesimo del male si può co mbattere e vincere non con l‟autarchia econo mica e sociale cubana, né esportando la rivoluzione comunista cubana ma si vince facendo dilagare nel mondo il modello del Perfetto Rivoluzionario. “Il demonio vuole il nostro angosciato silenzio… per cui se qualcosa di male capita nella nostra vita e non la accettiamo supinamente e disperatamente ma dicia mo: per le Tue lividure, piaghe e sangue siamo stati guariti e liberati e lo saremo ancora, allora la potenza di Dio (anche nelle sue manifestazioni discrete, sussurranti e silenziose) non si farà attendere” ( Cecil Stewart, pastore cristiano evangelico).

Confessione. Da uno scritto cattolico. “…Dove il cuore trova pace. Grazie ad essa come nella visione del profeta Ezechiele anche noi vedia mo i morti risorgere. La Divina pedagogia ha stabilito che se l‟altezzoso si lascia sopraffare dai castighi a sua misura e dal rimorso di coscienza, impetrati per lui dalla Corte Celeste e Terrena e si batte il petto riconoscendo le sue abnormi discrepanze d‟Amore (senza più la presunzione di non averne bisogno) co me si fa durante la Messa, dopo essersi precedentemente inginocchiato di fronte al Signore nelle vesti di sacerdote, le sue amarezze, asprezze, e inquietudini verranno cambiate miracolosamente in serenità, dolcezza e sicurezza, anche se la tempesta gli ruggisce intorno. La richiesta di perdono deve essere possibilmente preceduta da: una prece all‟Altissimo, il più possibile minuziosa, affinché Egli ci consigli, attraverso il penitenziere, per la divina re missione (condono) delle offese inferte al Padre”. 428


Solo la riconciliazione senza intermediari è l’inizio della pacificazione: se c'è pentimento non solo del peccato ma anche del piacere di aver peccato. Il Signore fa ritornare Giacobbe a Bet El (la casa di Dio, quella che Giacobbe chia ma anche la “Porta del Cielo”, perché gli apparve la scala angelica) per fargli rivivere quella benedizione che col te mpo e le sollecitudini della vita, Israele (Giacobbe) aveva parzialmente perso. Il Signore, se siamo in peccato, ci invita instancabilmente a ritornare a Bet El, al punto in cui abbia mo fatto i nostri voti (le nostre promesse), a Lui; là dove abbiamo piegato le ginocchia e ci siamo affidati a Lui come guida. La nostra Bet El è il confessionale, ma prima della confessione, bisogna rimuovere tutti gli idoli, tutte quelle cose che ci ostacolano nel nostro rapporto filiale con Lui, bisogna cioè preparaci con un attento “esame di coscienza”. Allora, se così faremo, nella Sua casa Lo ritroveremo che ci aspetta ancora come te mpo addietro, per farci rivivere la precedente consacrazione.

La remissione di un peccato mortale è inestimabile. La resurrezione di un cadavere ambulante è imparagonabile anche rispetto a un morto risuscitato. All‟Illimitato basta il più piccolo barlume di buona volontà per farci ottenere l‟inestimabile salvezza dell’anima. La mancanza di Fiducia nella Divina Misericordia è la vera causa di perdizione eterna dell‟anima. Giuda è all‟Inferno, non perché ha tradito il Maestro, ma perché ha disperato nel Suo perdono. Questo mentre nell‟aldiquà i soliti “buonisti cornuti” imbastiscono periodicamente dibattiti e editorie per riabilitarne la figura, finanche ad anteporlo all‟Emmanuele (al Dio con noi) ! “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi” (Gv 20,19-23). Qual è il peccato meno confessato? L‟invidia. Afferma lo scrittore francese F. La Rochefoucauld (1613-1680): “ L‟invidia è una passione così vergognosa, che non osiamo mai riconoscerla. Addirittura, esagerando, il poeta inglese G. Chaucer (1340-1400) dice: “ L‟invidia è senz‟altro il peccato peggiore che esista; tutti gli altri peccati infatti sono rivolti contro una sola virtù, mentre l‟invidia è rivolta contro tutte le virtù e contro tutte le bontà. H. Bosch, nel suo celebre dipinto sui vizi capitali, raffigura il vizio dell‟invidia mediante una sequenza di sguardi pieni di concupiscenza e di astio che i personaggi si rivolgono a vicenda, come una catena di acido rancore che si rincorre circolarmente, animata dall‟immaginazione: nel quadro si vede un uo mo che invidia la donna di un mercante, il quale a sua volta, ben lungi dall‟essere felice, invidia il falcone posato sulla mano di un nobile e il nobile a sua volta lo guarda con altrettanta invidia, bramando forse la moglie o i suoi quattrini. In questo quadro l‟invidia viene descritta con un profondo 429


umorismo, in quanto viene attribuita anche agli animali. Nella mano di uno dei personaggi c'è infatti un osso che viene bramato da un cane, mentre un altro cane, più che guardare l‟osso, sembra guardare, si potrebbe dire “in cagnesco”, il rivale che se lo sta accaparrando…In tutti i personaggi è l‟immaginazione (suggerita dal demonio), il co mmento interiore che nasce da quanto osservato, il motore che innesca la catena di sguardi velenosi.

L‟Unzione degli Infermi ...detta impropria mente, Estrema Unzione, perché aiuta anche a recuperare la salute del corpo, se questa può essere utile all‟anima (Gv 5,14).

Il Matrimonio ... mediante il quale i coniugi “Adamo” ed “Eva” diventano Ministri della Chiesa domestica. Nel matrimonio cristiano, i coniugi sono chia mati a riprodurre, all‟interno della loro vita familiare, il mistero della donazione reciproca, totale, stabile, feconda, irrevocabile, indicibile che le 3 Persone Divine realizzano tra loro dall‟eternità. Non si tratta di un legame qualsiasi, ma di un'alleanza unica e indissolubile con lo Sposo immacolato, con il vero “Signore degli anelli”. Anche se i due sposi potranno misconoscerla perdendone i suoi vasti benefici. La Chiesa non può annullarlo, ma solo considerarlo nullo, cioè co me mai avvenuto, perché viziato dalla mancanza di piena avvertenza e deliberato consenso (incredulità, inganni, immaturità, costrizioni ). Esso può essere solo un'istituzione monogamica, eterosessuale, genitoriale e filiale, ovvero una regola mentazione giuridica di un rapporto affettivo profondo, tra due persone di sesso differente, orientato alla promozione e tutela della vita dei nascituri e dei vegliardi. Esso è anche simbolo dello sposalizio tra Dio e la sua Chiesa. Con il cammino di Giuseppe e Maria, Dio ha voluto donare un modello per tutti i fidanzati e sposi di tutti i tempi. Il loro matrimonio rimarrà l‟indelebile icona della famiglia forte, santa e pacifica (…tuoni e fulmini si abbatterono su quella casa ma questa era fondata sulla roccia). Dopo questi brevi accenni si può capire meglio cosa sia il matrimonio per un uo mo e più ancora per un cristiano: è uno stato di vita che entra nel piano divino, è un organis mo vivente nel Corpo Mistico di Cristo ed ha un fine da attuare, una funzione da compiere per avere poi la gioia immensa di essere ringraziati da Gesù in persona ! Il Matrimonio non è quindi né una forzata sistemazione né una sorgente di felicità completa. È una missione, un impegno, una responsabilità. Quando funziona bene, riserva certo le sue gioie: però, anche per il Matrimonio, valgono le parole del Manzoni: “Bisogna vivere per far bene, non per star meglio e si finirà con lo star meglio”. Due cristiani si sposano per compiere, nella Chiesa, la parte e il compito loro fissato da Dio (non dagli uomini) in questa vita, come mezzo per meritarsi il Paradiso, non per creare una gerarchica anarchia infernale. 430


L‟indicibile compito loro assegnato è specificato dal Concilio Vaticano II nel documento della “Gaudium et Spes”: “L‟intima comunità di vita e d‟amore coniugale fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, cioè dall‟irrevocabile consenso personale. Così, è dell‟atto umano con il quale i coniugi mutuamente si danno e si accettano, che nasce, anche davanti alla società, un istituto che ha stabilità per ordinamento divino; questo vincolo sacro, in vista del bene sia dei coniugi che della prole che della società, non dipende dall‟arbitrio dell‟uo mo, perché è Dio stesso l‟autore del Matrimonio, che è dotato di molteplici valori e fini. Tutto ciò è di somma importanza per la continuità del genere umano, il progresso personale e il destino eterno di ciascuno dei membri della fa miglia, per la dignità, la stabilità, la pace e la prosperità della stessa famiglia e di tutta la società umana” (n. 48). “La Chiesa, a costo dell‟impopolarità, deve opporsi alle leggi che vogliono relativizzare il valore della famiglia come fondamento della società” (Papa Benedetto XVI). Ella disse: “Mi stupisce che un giovane con le sue attrattive cammini baldanzoso attraverso i fiori e i giardini”. Io dissi: “Non ti devi stupire di quel che vedi; vedi te stessa riflessa in un uomo”. (Ibn‟Arabi, poeta arabo sufi). E‟ la famiglia e non il singolo il simbolo dell‟umanità teomorfa, cioè creata a immagine e somiglianza di Dio. E' nel matrimonio che i due sessi scoprono di essere uguali come persone, sessualmente diversi e complementari, nonché cooperatori di Dio nell‟opera creatrice e salvifica. Non c'è bisogno di unisex, di femmine virili e di maschi venerei. Inquietante in tal senso il fatto che in Giappone, già patria del fetish, uno degli articoli di lingerie che “spopola” è il reggiseno per maschi. Se mbra che siano vera mente in tanti a voler provare questa “ebbrezza”. Con buona pace di Woody Allen che ringraziava Dio di non essere donna: “Avrei passato tutto il tempo a toccarmi le tette !”. Che differenza tra questi moderni abitanti del “Sol Levante” e i santi martiri loro compatrioti: Paolo Miki, Pietro Battista e compagni che testimoniarono la loro fede fino all‟effusione del sangue sulla collina di Nagasaki. Se non ci fosse la crisi della fa miglia biologica e dei ruoli sessuali nella società moderna come farebbe Banana Yoshimoto e i suoi colleghi scrittori a vendere inutili libri? Come farebbe Pedro Almodovar e i suoi colleghi registi a “smerciare” film amorali? In geometria, un angolo retto di 90 gradi può essere diviso all‟interno da 2 angoli, ad esempio di 30 e di 60, ma pure i 2 angoli, possono formare insie me quell‟angolo retto di 90 gradi. Così Dio ha creato l‟uomo e la donna perché si completino (per così dire) armonicamente. L‟umanità, nel piano originario, è composta dalla co mplementarietà, dal mutuo completarsi, nella comunione, dei 2 generi (maschile e femminile). Da qui l‟assoluta necessità di un'assoluta pari dignità della donna e dell‟uo mo. Scoperte e dichiarazioni dell‟attrice Meg Ryan (ricordata soprattutto per l‟orgasmo simulato nel film “Harry ti presento Sally”): “Credo che ci siano uo mini che consumano le donne come bevono una bottiglia di vino e quando la bottiglia è vuota ne hanno abbastanza. Durante un'intervista la star cinematografica ha affermato che le sue relazioni passate l‟hanno portata a questa triste verità. Ciò è logico se nella coppia di fidanzati o sposati non si cerca ogni giorno la benedizione del Divino Amore. 431


“Invece di sposarmi per amore, l‟ho fatto per inseguire la mia idea di matrimonio”. (Britney Spears pop star). Scriveva il cardinal Montini (poi Paolo VI), quando era arcivescovo di Milano, che il Matrimonio deve essere presentato: “come una vocazione, come una missione, come un grande dovere, che dà alla vita un altissimo scopo e la rie mpie dei suoi doni e delle sue virtù”. Il Matrimonio non deve essere un episodio capriccioso, non è un'avventura mo mentanea: è una scelta cosciente e definitiva dello stato di vita ritenuto migliore per chi vi si avvia (si è sposi per sempre così come si è consacrati per sempre ! Sia in Paradiso che all‟Inferno!) e dello stato che l‟uomo e la donna si creano l‟un l‟altro, non solo per completarsi fisica mente e psicologica mente, ma per interpretare un Disegno provvidenziale, che determina il loro destino umano e sovrumano.

Il santuario della Vita. “Il matrimonio deve combattere contro un mostro che tutto divora: l‟abitudine” (H. Balzac). E‟ meraviglioso pensare che L‟Eterno ci ha “sposati”, legando “il Suo destino al nostro” in vita e in morte, quando eravamo ancora suoi ne mici e impastati dal pus terribile dell‟odio che ci infa mava e disonorava di fronte agli angeli del Cielo ! Il Redentore lo ha onorato con la sua presenza alle nozze di Cana (Gv 2,1) e ne ha solenne mente sancito l‟indissolubilità e unità (Mt 5,31; 19,4). A Nazareth ha gridato: “La famiglia è sacra! E‟ una perla preziosa! E‟ il te mpio dell‟Amore: non profanate questo tempio, altrimenti l‟intera società cadrà nel baratro della crudeltà. Non è possibile un mondo di pace se viene tollerata la prima violenza: quella contro la vita più innocente. Te mpo fa, in un TG, fu presentato un breve servizio su un delitto (uno dei tanti, purtroppo) avvenuto in un paese vicino a Bergamo. Fu intervistata una persona che conosceva la giovane vittima, la quale disse: “ La ragazza viveva in un mini-appartamento, perché voleva essere libera (?). Era una ragazza moderna e interpretava l‟amore in modo moderno (?!)”. “La vita della famiglia perde ogni libertà e bellezza quando si fonda solo sul principio: io ti dò, tu mi devi dare”. Henrik Ibsen (1828-1906), drammaturgo norvegese. Madre Teresa di Calcutta: “Prima che me lo dicessero, io capii che Dio è Amore guardando i miei genitori”. Oggi, più che mai, ogni vera madre deve estendere lo sguardo ed abbracciare tutta l‟umanità quando dice “sì” ad una gravidanza. Infatti una madre, oggi, deve essere consapevole che così sostiene il valore intrinseco della vita umana: realtà sublime, aperta all‟infinito, connessa a tutta una genealogia che ci precede e ad una possibile discendenza fisica o spirituale che ci seguirà. Dire “sì alla vita”, oggi, è anche aiutare una società fatiscente e delusa ad avere speranza, è un atto creativo a cui Dio stesso si associa intimamente a noi! È comprendere l‟immensa dignità di essere cooperatori di 432


Dio nella creazione. A tale riguardo non si può non consigliare di ammirare il dipinto La culla, di E. M. Pinchart (1842-1929). Non accada mai che voi coppia dobbiate chiedervi inorriditi ciò che Papa Benedetto ha gridato a Sidney nel 2008: “Come è possibile che lo spazio umano più mirabile e sacro, il gre mbo materno, sia diventato luogo di violenza indicibile”. E' urgente una profonda riflessione sull‟innata dignità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, una dignità che è conferita da Dio stesso e perciò inviolabile”. Infatti “i diritti umani sono universali, basati sulla legge naturale e non qualcosa dipendente da negoziati o da condiscendenza, men che meno da compro messo”. Ma, incredibile solo a pensarlo, da più parti trasversali lobby del male premono, e in certi casi pretendono, la non interferenza della Chiesa in campo politico soprattutto quando va a contrastare leggi omicide e liberticide, spacciate per conquiste di “vitale libertà” (dall‟eutanasia al procurato aborto facile fino al “pubblico” testamento biologico). Il Vaticano non potrà mai considerare l‟aborto legalizzato co me un diritto, quindi senza alcuna riserva possibile, perché l‟infanticidio è soppressione di vita e di vita innocente. Al massimo lo potrà considerare come un reato da depenalizzare in certi casi. Ciò è cosa antica: senza scomodare i Vangeli, già alla fine del primo secolo nella “ Lettera a Diogneto”, i cristiani dicevano di non approvare l‟ uccisione dei non ancora nati ( embrioni e feti) e dei non ancora morti (co matosi gravi). “L‟assassinio: la forma estrema di censura”. (G. Bernard Shaw). Nel caso dell‟infanticidio legalizzato è la forma più orribilmente soft di censura della propria coscienza. “I bambini sono la luna che splende”. (Proverbio della Tanzania).

Scegliamo, dunque, la vita! “Dai un piedistallo al bambino, quando crescerà ti darà anche lui un piedistallo”. (Proverbio del Congo). Aborto: una parola che negli anni ha fatto discutere tanti. Forse nel tentativo di mitigarne la drammaticità, spesso si parla di “interruzione volontaria della gravidanza”. In tutti i casi, anche l‟attenuazione del linguaggio non riesce a cancellare il disagio delle coscienze, né a cambiare la realtà delle cose. “L‟aborto procurato è l‟uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita”. Ribadiva con forza Giovanni Paolo II, nell‟Evangelium Vitae. Nel mondo ogni anno sono praticati circa 50 milioni di aborti, una vera e propria strage degli innocenti o meglio il “genocidio dell‟innocenza”. L‟unico organismo che si sta veramente impegnando per contrastare con veemenza questa mattanza e per diffondere la cultura della vita, è ovviamente il Vaticano. La speranza e la gioia, che si irradiano dalla grotta di Betlemme, ci invitano a guardare nella stessa maniera ogni culla, per quanto povera, ogni vita per quanto debole.

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“Nell‟odierno contesto sociale, segnato da una dra mmatica lotta tra la “cultura della vita” e la “cultura della morte”, occorre far maturare un forte senso critico, capace di discernere i veri valori e le autentiche esigenze. Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un co mune sforzo etico per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insie me dobbiamo costruire una nuova cultura della vita. Eppure è la stessa scienza che ci dice che l‟embrione fin dal suo primo giorno di vita è un direttore d‟orchestra che dirige sia l‟impianto nell‟utero che la sinergia psicodinamica con la ma mma! “Quando un bambino è nel ventre è figlio di una persona sola, quando è nato diventa figlio della co munità” afferma un proverbio della Tanzania, ma si può ben correggerlo affermando che, anche quando è nelle viscere della madre, è figlio adottivo di tutti. “Non è una grande virtù mantenere il silenzio su una confidenza, mentre è una grave colpa parlare di ciò che si deve tacere” (Ovidio).

“Vi dichiaro marito e…marito !”. Condivisione (popolo Zuni). “Che felicità, che gioia quando camminiamo insie me sotto la stessa coperta”. Questa breve poesia di un popolo pellerossa è riferita ad una coppia composta da maschio e femmina. Così come le leggi fisiche, chimiche e biologiche sono un punto di riferimento per scienziati e tecnologi, la legge naturale lo è sempre stata per tutti i legislatori, credenti e non. Se viene scardinato il concetto di matrimonio e fa miglia fondato sugli imperativi etici della legge morale, che è stata finora quella che ha retto il mondo, si creano i presupposti per aprire la strada a qualunque for ma di rapporto, anche i più aberranti. A questo punto, perché non aprire al “ matrimonio di gruppo” con più persone, di qualunque età e sesso, legalizzando le congiunzioni più inverosimili e orribili, quali la pedofilia, incesto e bestialità? Perché non estendere agli animali gli stessi diritti di letto, di tavola, pensionistici e assicurativi? Perché, inso mma, non raggiungere il fondo del pozzo tetro che non ha ritorno? In fondo ci siamo vicino, visto che negli “evoluti” Paesi laicisti il consenso della madre trasforma il delitto dell‟aborto (morte della persona più debole che ci sia) in un diritto della persona (la più forte), per di più pagato dallo Stato, vale a dire da tutti: compresi i cristiani. “Un popolo senza educazione è come un cibo senza sale”. (Proverbio dell‟Etiopia).

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Lettera di un lettore cattolico ad un tabloid. Il teologo dissidente Hans Kung in una trasmissione televisiva ad una do manda se la Chiesa può opporsi ad una legge dello Stato, ha risposto di no. Allora secondo Kung la Chiesa tedesca doveva accettare le leggi razziali che portarono alla Shoah? Ho trovato, invece, apprezzabile quanto disse Barak Obama durante la sua campagna elettorale: “Ha torto chi chiede ai credenti di appendere la loro religione all‟uscio prima di presentarsi sulla pubblica piazza”. Molti psichiatri, tra cui il prof. Edward Gillieron di Losanna, esperto di antropologia sociale, dichiarano che la nostra epoca si sta profilando terrificante, perché la negazione delle differenze “sessuali, generazionali e di ruoli” è indice di psicosi e perversioni. Cosa resterà all‟uomo se gli verrà tolta la possibilità di essere figlio, padre, madre, fratello, nonno, marito, moglie, ecc.? Di questo passo l‟uomo sarà ridotto allo stato di povera bestia disperata sperduta nella giungla, un povero marziano senza passato e senza futuro. Che ipocrisia fare tante campagne contro le tossicogene e pericolose dipendenze e nello stesso tempo abbattere subdola mente l‟unico vero rimedio: la fa miglia naturale fondata sul matrimonio cattolico. Solo tale “chiesa domestica” ha la capacità intrinseca di far crescere i figli nella loro piena integrità fisica e psichica, formando così adulti coscienziosi e cittadini responsabili. “Quanto a me e alla mia fa miglia, noi serviremo il Signore” (Giosuè 24,15). “La famiglia è una piccola chiesa domestica, all‟interno della quale sia mo chia mati a trasmettere con le parole e le opere i valori profondi della Fede” (Papa Giovanni Paolo II). Invece, nell'attuale società elettro meccanicistica del global.com sta diventando sempre più un'affezione volubile, compulsiva, emotiva e superficiale. Sempre più nell‟Occidente femminile, grazie a leggi matriarcali, si sta facendo strada l‟idea che sposarsi conviene, perché ci si separa !

La chiamata Apostolica ministeriale e magisteriale. Per ammaestrare (insegnare) e amministrare (pro muovere e tutelare) le comunità dei discepoli, secondo i cattolici, si può ricorrere solo al Papa, (visibile fondamento giuridico dell‟unità della Chiesa), ai Cardinali e ai Vescovi (Collegio dei Docenti e Sorveglianti), ai Presbiteri (i Preti, i Ministri locali), ai Diaconi e alle Diacone. Vi sono poi i Discepoli impegnati, consapevoli che Dio vuole la nostra collaborazione e dedizione. L‟ordinazione dei ministri ecclesiastici è legittima solo se deriva dalla discendenza (successione) apostolica. Sono invece da invalidare tutte le altre, comprese quelle “imperiali”, imposte nel corso della Storia, da vari regnanti 435


formalmente (ipocritamente) cattolici. Sempre secondo il Romanesimo, grazie all‟assistenza dello Spirito Santo, non bisogna confondere il carisma dell‟infallibilità dottrinale in materia di Fede e Morale Evangelica e Dogmatica, conferito al Collegio Episcopale, con quello dell‟impeccabilità personale. Inoltre, il sacerdote cristiano deve essere co me Mosè: egli deve stare sempre davanti a Javhè per il suo popolo; deve guidare e co municare a tutti la volontà del Papà celeste, ma per questo ha bisogno di un consiglio pastorale che gli tenga sempre le mani alzate. Magari partecipando o organizzando l‟Adorazione eucaristica quotidiana ! "L'ordine consiste nella superiorità gerarchica della Fede sulla ragione, della Grazia sul libero arbitrio, della Provvidenza divina sulla libertà umana, della Chiesa sullo Stato; per dirla tutta in una sola volta, nella supremazia di Dio sull'uomo. Solamente nella restaurazione di codesti eterni principi nell'ambito religioso e nell'ordine politico e sociale dipende la salvezza delle società umane. Questi principi non possono essere riattivati se non da chi li conosce e nessuno li conosce se non la Chiesa cattolica". (Juan Donoso Cortès)

Riguardo al Romano Pontefice: Chi garantisce a noi di essere nel solco scavato dall‟esperienza delle comunità illuminate dallo Spirito Santo, dono del Risorto? Semplice: la comunione con Pietro (il rude pescatore chia mato ad essere roccia irremovibile nella custodia delle parole del Maestro) e la sua Chiesa. Guardare alla sua cattedra, al suo insegna mento, diventa tutela e custodia della Parola vera, quella pronunciata da Nostro Signore e riecheggiata dai suoi testimoni. Sono numerosi gli indizi che manifestano la volontà di Cristo di attribuire a Pietro uno speciale rilievo all‟interno del Collegio Apostolico. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18). Pietro è dunque il fonda mento roccioso su cui poggerà l‟edificio della Chiesa (Gv 1,42). Egli è l‟unico apostolo al quale Gesù assegna un nuovo nome, Cefa. Notia mo in ciò una novità nell‟atteggiamento di Gesù, un unicum tra le chiamate dei suoi discepoli: egli infatti non cambiava il no me dei suoi discepoli, al massimo gli affibbiava un soprannome. Nell‟Antico Testamento il cambia mento del nome preludeva in genere all‟affidamento di una missione (Gen 17,5; 32; 28; ecc.) che coincide col no me stesso. Il nome Pietro ritornerà più volte nei Vangeli e finirà per soppiantare quello originale, di Simone. I E‟ per Lui soltanto che il Salvatore prega, affinché abbia la “Speciale Grazia” di non venir mai meno nella Fede e possa confermare poi in essa gli altri discepoli (Lc 22,30). Ma al pescatore, sono affidate altre 2 prerogative: II Il potere delle chiavi del “Regno dei Cieli”: cioè vera e piena autorità. In Isaia 22, il prefetto del palazzo reale, che detiene le chiavi, fissa l‟apertura e chiusura delle porte e introduce e presenta i visitatori al sovrano.

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III Riceve inoltre il potere di legare e sciogliere, nel significato preciso di proibire e di permettere. Insomma, il Sovrano celeste dona al figlio di Giona e ai suoi successori titoli e privilegi che in tutta la Bibbia sono attribuiti esclusivamente al Messia: ciò significa che l‟autorità del Papa non è vicaria. Non è dunque il centro di gravità attorno al quale la Chiesa fa unità. Tale “tripla missione speciale” gli sarà affidata con il più co mmovente dialogo di tutti i tempi (Gv 21,15). Non è quindi il Vescovo di Roma che avanza la pretesa di essere vicario di Cristo ma è Cristo che gli dà le credenziali per esserlo. Sia conservatori che progressisti di tutti i tempi d. C. hanno voluto rivestire il Redentore di mille vesti, compresa la camicia rossa. Ne hanno voluto fare un uo mo per tutte le stagioni, ma Egli non si è mai voluto identificare con nessun abito neanche con la bianca veste del Vescovo di Roma. L‟unico abito rosso, che piace al Signore, è quello lavato nel sangue dell‟Agnello, lo stesso che ha rivestito i progenitori e il figliuol prodigo di ogni tempo. Papa, deriva dalla parola greca papas che a sua volta deriva dall‟aramaico (la lingua popolare parlata da Gesù) abbà, che significa addirittura babbo ! Il termine, già nel terzo secolo d. C., veniva usto per indicare tutti i vescovi; dal 1075 serve per indicare il solo vescovo di Roma. Il Papa è indicato anche con altri no mi, proprio per indicare i tanti aspetti della sua particolare figura di pastore spirituale: Vicario di Cristo, Capo visibile della Chiesa Cattolica, Successore di Pietro, Sommo Pontefice della Chiesa universale, Santo Padre, Santità: per i meriti d i Gesù. Fin dal 999, a parte rarissime eccezioni, i successori della cattedra di Pietro, cambiano i loro nomi di battesimo in un altro (come Gesù l‟aveva cambiato a Simone, chiamandolo Pietro); ma nessuno ha mai voluto prendere il no me del primo vescovo della “città eterna”. Per rispetto verso la sua persona e come segno di umiltà. Ciò che disse don Luigi Orione deve valere per tutti i credenti: “Gli ultimi sono il mio viscerale desiderio, ma, prima ancora, il mio grande e dolce amore è il Papa”; “ il Papa e la Chiesa devono essere il primo e supremo amore della nostra vita”. Insomma, si è fedeli di Nostro Signore se si è guelfi!

Mi ami tu…? Dopo Gesù, Pietro è il personaggio più noto e citato negli scritti dei testamentari: segno questo dell‟importante missione affidatagli dal Signore. Egli era originario del villaggio di Betsaida (Gv 1,44), collocato a oriente del mare di Galilea. Da questo stesso villaggio provenivano anche Andrea, fratello di Simone, e Filippo. Simone era “socio in affari” di Zebedeo, il padre di Giacomo e Giovanni, con i quali “gestiva una piccola azienda di pesca” (Lc 5,10). Dal profilo tracciato nei Vangeli e merge la figura di un ebreo credente e osservante. Era sposato e la suocera, guarita un giorno da Gesù, viveva nella città di Cafarnao, nella casa in cui anche Simone alloggiava quando era in quella città (Mt 8,14). Il carattere di Simone, così come lo dipingono i Vangeli, era quello di un uomo deciso e impulsivo; è disposto a far valere le proprie 437


ragioni anche con la forza (Gv 18,10). Al tempo stesso, è, a volte, ingenuo e pauroso e tuttavia onesto, fino al pentimento più sincero (Mt 26,75). La sua storia si lega a quella di Gesù a partire dal mo mento della chiamata del Maestro, avvenuta in un giorno qualsiasi, mentre è impegnato nel suo lavoro di pescatore (Lc 5,1). Quel giorno Gesù insegnava ad una folla assiepata sulle rive del lago di Genesaret. Tanto pressante era la calca di coloro che desideravano ascoltare la sua parola che Gesù ebbe l‟idea di rivolgersi a loro da una barca che aveva visto ormeggiata vicino a dove si trovava. Era proprio la barca di Pietro. Così la barca di Pietro diventa la cattedra d i Gesù! Al termine della sua “lezione” Gesù per ringraziarlo della sua disponibilità chiede a Pietro di allontanarsi dalla riva per gettare le reti e pescare del pesce. Per tutta risposta il “vecchio lupo di mare”, Simone, gli risponde quasi contrariato, dopo aver trascorso l‟intera nottata a lavorare inutilmente: ma il suo cuore è già stato colpito da questo strano rabbino e aggiunge subito parole di fiducia che si riveleranno miracolose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,4). All‟affidamento di Simone segue un grande successo nella pesca e infine le memorabili parole di Gesù che gli affidano una chia mata e una missione: “Non temere; d‟ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). La storia di Simone al fianco di Gesù prosegue attraverso alcune tappe fondamentali quali, ad esempio, quella che lo vede svelare la vera identità del suo Maestro. A Cesarea di Filippo, Gesù, dopo aver chiesto agli apostoli che cosa la gente pensasse di lui, vuol sapere anche che idea avessero loro stessi: “Voi chi dite che io sia?” (Mc 8,29). Ad essa risponde per tutti Pietro: “Tu sei il Cristo”. Nonostante questa risposta chiara e decisa, in realtà Pietro non ha ancora compreso il mistero di Gesù. Poco più tardi, infatti, quando il Signore preannuncia la sua Passione, Pietro si scandalizza e protesta, suscitando la vivace reazione di Gesù (Mc 8,32). Egli, infatti, pensava ad un Messia “uomo divino”, che doveva compiere le attese della gente imponendo a tutti la sua potenza. Dalla risposta di Gesù al suo rimprovero, Pietro impara così che cosa significa veramente seguire Gesù. Anche se con fatica, Pietro accoglie l‟invito e prosegue il suo cammino sulle orme del Maestro. La scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze per amore. Dobbiamo seguire Gesù non precederlo: è Lui che ci mostra la via… .

I Carismi. Sono doni elargiti dallo Spirito Santo Giubilante a cristiani teofili (a manti di Dio) e teofori (portatori di Dio), in genere preceduti e accompagnati da solenni bastonate per mantenerli in umiltà! Ogni profeta ha la propria umiliazione che lo preserva dall‟arroganza. Basti pensare alla zoppia di Giacobbe, alla semibalbuzie di Mosè, al misterioso “pungolo” di Saulo. Tali talenti ricevuti non santificano chi li riceve, perciò devono essere messi a disposizione dei fratelli “Al servizio degli altri”, come insegna Pietro (1 Pt 4,10). “Per edificare il Corpo di Cristo” ( Efesini 4,11) come specifica Paolo. Tali speciali regali vanno dunque curati e tesoreggiati invece che 438


“sansoneggiati” cioè ostentati e superficializzati. Infatti, la fine tanto beneficato Sansone è una delle storie più tristi dell‟Antico alcuni di questi doni.

ingloriosa del così Testamento. Ecco

Il Discernimento Capacità di distinguere i doni divini da influssi diabolici. Queste sono importanti armi per difendersi rapida mente con efficacia da attacchi particolarmente intensi delle “angeliche forze oscure”. “Se qualcuno riesce a cacciare gli spregevoli nel mio nome, non glielo impedite, perché chi non è contro di voi è per voi” (Lc 9,50). Basti pensare a casi più recenti co me quelli di padre Emiliano Tardiff.

Il Pregare parlando e interpretando lingue sconosciute. Esse sono utili soprattutto per consolare e rafforzare interiormente chi ha tale dono. Clemente d‟Alessandria (150-215 d. C.), Sant'Ireneo Vescovo di Lione (130-202 d. C.), Tertulliano di Cartagine (160-220 d. C.), testimoniano la diffusione di tale “regalo” nei primi secoli dopo Cristo. Giovanni Crisostomo (347-407 d. C.), vescovo di Costantinopoli, si la mentava perché il pregare in lingue straniere e antiche sembrava finito.

La Potenza dei Miracoli. Sono caratteristici soprattutto del Cristianesimo, servono per comprovare a tutti la veridicità e bellezza del Dio vero e per confermare la predicazione del Regno d‟Amore. Meravigliosi prodigi, come le guarigioni corporali e morali per cacciata di spiriti de moniaci, mediante: l‟imposizione delle mani, l‟unzione d‟olio, il tocco di tessuto benedetto, semplici parole, preghiera supplichevole e con digiuno a pane e acqua (in quanto simboli di purificazione e alimenti fondamentali dell‟uo mo), ecc. Questi segni straordinari della vicinanza di Dio, però, non avvengono a prescindere, ma sono ostacolati se, invece di abbandonarci tra le braccia del Padre, siamo concentrati solo sulle nostre malattie e miserie o peggio ancora coltivia mo il risentimento per noi stessi, il prossimo e Dio. Secondo la misura della nostra fede ci sarà fatto. L‟Eccelso Taumaturgo spesso non guarisce psicofisicamente subito, ma pianta un seme di guarigione che col tempo darà i suoi frutti se gli dimostreremo di impegnarci a fondo per essere meno negligenti, menefreghisti, pavidi, incoerenti nel nunzio apostolico. 439


Non c'è male che sia stato risparmiato a Giobbe, perché co me lui stesso ebbe a dire: “Appena temo un male, questo mi colpisce !”. E‟ la Fede che fa la differenza! La scienza prova con certezza fisica che questi “fatti” non sono naturali, mentre la Fede ne trae le proprie conclusioni metafisiche. Eppure, soprattutto a partire dall‟Illuminismo, in molti a mbienti intellettuali europei si incominciò a non credere più nei miracoli. Le implacabili argomentazioni di avversari quali il filosofo scozzese David Hume (1711-1776) persuasero molti che i miracoli non sono che sciocche superstizioni… ma poi è arrivata la scienza moderna a confermarne l‟autenticità mediante il timbro dell‟inspiegabilità. Tra i tanti santi “portentosi” ne citia mo solo uno a caso, san Felice da Cantalice (1515-1587).

La Sapienza La sapienza, ossia l‟intelligente predicazione e stile di vita, deriva dal fatto di essere consci che non si è nulla senza Dio, ma è anche la capacità di immaginarsi la Trinità come un fiore: dove i petali rappresentano lo Spirito Santo; lo stelo, il Figliuolo; la radice il Padre; oppure co me l‟immagine del Gesù Misericordioso: dove il Padre è il cuore e lo S.S. i 2 raggi che fuoriescono dal cuore. “ Poiché (Salomone) non hai do mandato per te molti giorni, né ricchezza, né la vita dei tuoi ne mici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco faccio secondo le tue parole” (1 Re 3,11). Uno dei tanti (per grazia di Dio) esempi di sapienti è il sacerdote Tommaso da Kempis (1380-1471) autore del celeberrimo libro “Imitazione di Cristo”. “L‟intelligenza è forse l‟unica ricchezza ad essere equa mente distribuita, infatti nessuno si lamenta di averne meno degli altri” (Proverbio spagnolo). “Se puoi tenere la testa a posto quando tutti intorno a te l‟hanno persa, non hai capito il problema” (Arthur Bloch). “Concedimi, Signore mio Dio, un'intelligenza che ti conosca, uno zelo che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine arrivi a possederti” (san Tommaso d‟Aquino).

La Scienza La scienza è la conoscenza (la lettura) della volontà di Dio negli avvenimenti storici, personali e comunitari. L‟Ecce Homo aveva 2 tipi di scienza. Quella divina (di piena visione beatifica) connaturata al suo essere l‟Assoluto, che gli faceva superare tutte le “prove” impostegli dalle creature (angeliche e umane) con dolore tranquillo e dignitoso. E quella sperimentale che gli uomini acquisiscono progressivamente con l‟età, l‟istruzione e lo sforzo dell‟intelletto. 440


Vi è poi la cosiddetta scienza infusa che proviene esclusiva mente (direttamente) dall‟Onnisciente: quella che hanno ricevuto i capostipiti dell‟umanità prima della tentazione, gli angeli nello stato di prova ed è quella che ricevono i “paradisiaci”. A vari gradi e instabilmente è posseduta anche da una parte dei “ mortali”. Tale limitata “conoscenza” proporzionale delle qualità e potenzialità del Sommo Bene, nonché del proprio stato peccaminoso, è ispirata dall‟Illimitato (le piccole grandi Grazie delle Virtù e dei Carismi) in base al grado di vita: sacramentale, orante, mortificante. Un esempio di spirito profetico è San Giovanni Bosco. “Fare orazione o cercare Dio è vedere Colui che ti vede”. (Jean Lafrance).

L‟Infallibilità. E' l‟immunità dalla possibilità di sbagliare in materia di fede rivelata dagli apostoli. Questa prerogativa è stata elargita (per i meriti di Cristo) dalla Terza Persona non all‟intero collegio di “certi” vescovi in unione con il presunto successore di Pietro, ma a tutti coloro che diventano un tutt‟uno con lo Spirito Santo. “Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue do mande”. (Nagib Mahfuz). “Quando qualcuno ti dice “nulla mai cambierà”, lotta per un mondo nuovo, lotta per la verità” (canto mariano).

Il Mistico Cireneo. È un sovvenire celestiale che fa nascere l‟incandescente delizia di far conoscere alla stessa divinità il proprio amore (amor con amor si paga) attraverso l‟offerta del proprio dolore per la salvezza delle anime (che a Dio sono care co me Se stesso). Ciò si traduce concretamente nell‟assumere su di sé una croce specifica del prossimo per ottenere la sua guarigione fisica e metafisica, ma non consiste nel sostituirsi ad un altro nel portare le conseguenze di un suo peccato mortale, questo lo ha già fatto Gesù per tutti noi. In tale ambito rientrano anche la Stigmatizzazione: il godere nel rivivere sul proprio corpo le piaghe principali della Passione di N. S. in maniera visibile o nascosta, in riparazione dei peccati altrui. Il primo stigmatizzato di cui si abbia conoscenza è san Francesco d‟Assisi, che ricevette le piagature a La Verna il 14/09/1224, mentre suo “figlio” Pio da Pietrelcina per 50 anni fu adornato di tali preziose perle: che mai si infettarono, né puzzarono, né si cicatrizzarono; che sanguinavano con frequenza e quantità in base ai tempi liturgici (soprattutto il venerdì); che scomparvero dal corpo con la nascita al Cielo, come ben documentato. Padre Pio, prima di assumersi una malattia del prossimo, frutto di peccato (proprio e dei progenitori), alzava gli occhi al Cielo per chiedere il consenso e la forza di sopportarla. Se c‟era l‟Assenso Divino, rispondeva: “Va bene”. 441


Prese il mio posto morendo Gesù, mite alla croce portato ei fu. Perché mi amò così ? Perché sul Golgota Cristo salì? Perché mi amò così? (canto cristiano).

La Lievitazione del corpo ...consiste nell‟elevazione spontanea dal suolo (di solito, quando la persona è in uno stato di estasi) con mantenimento e spostamento nell‟aria (in contrasto con le leggi fisiche della gravità) del corpo. Di tali aerei rapimenti nella Bibbia si fa accenno solo riguardo a Gesù trasportato dal Diavolo sul pinnacolo del Tempio, probabilmente sul Tabor e poi dopo la Resurrezione. Celebre è il cosiddetto volo estatico (se l‟ascensione avviene a grande altezza) e la cosiddetta corsa estatica (veloce movimento in aria) di san Giuseppe da Copertino (1603-1663). Di tali aerei rapimenti nel corso della sua vita terrena gliene furono attribuiti quasi 200 e gli valsero fa ma in tutta Europa.

La Bilocazione ... consiste nella presenza simultanea di una persona in 2 luoghi diversi. Durante la Bilocazione il corpo è presente realmente in un luogo e solo apparentemente nell‟altro, essendo quest‟ultimo solo un'immagine divina mente proiettata. Si discuteva un giorno tra i confratelli cappuccini a san Giovanni Rotondo sulla Bilocazione di sant'Antonio da Padova (1195-1231), quando egli, pur vivendo in Italia, si ritrovò a Lisbona in tribunale per difendere l‟innocenza di suo padre. Era presente alla discussione anche padre Pio ed un confratello fece osservare che forse questi privilegiati servi del Signore, mentre vivono tale fenomeno, non se ne accorgono neppure. Intervenne allora il nostro santo e precisò: “E‟ sicuro che si accorgono che stanno in un posto e nell‟altro!”.

L‟ineffabile Struggimento d‟amore. Il veemente desiderio di raggiungere il possesso totale e definitivo del Regno dei Cieli (già in questa terra) ed il fondato timore di perderlo per sempre: fanno sentire il cuore come invaso da una fiamma bruciante di vivo a more, che non dà pena alcuna e che fa nascere ge miti e sospiri di desiderio di goderne sempre. Ovvia mente è “pacifico” che nessun cuore è più ardente d‟amore per Dio Padre, di quello di Gesù. Nessun terreno può amare Gesù più di Sua Madre terrena. In tale ambito rientra la “palpitante” ebbrezza della Fusione del cuore di Gesù con quello della creatura e la Trasverberazione, un feno meno per cui l‟anima si sente trafitta da un dardo di fuoco che la infiamma di amore per Dio e la pervade di soavità 442


deliziosissime. Come, ad esempio accadde, a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Ayn al-Qudat Hamadani, poeta sufi, conclude così una discussione sull‟amore mistico. “La scorsa notte il mio idolo mi ha messo la mano sul petto, mi ha afferrato con forza, mi ha infilato all‟orecchio un anello da schiavo. Io ho detto: “Mio amato, sto piangendo d‟amore per te”. Egli mi ha fatto tacere premendo sulle mie le sue labbra”. “Niun m‟ama come m‟a ma il Salvatore, niun mi vuol ben come Gesù, Ei soffrì, patì per me in su la Croce, quanto m‟a mò Gesù!” (canto cristiano).

L‟Effluvio di profumi floreali. È una modalità Divina di far sentire con l‟olfatto la Sua vicinanza ad un'anima per incoraggiarla e sostenerla. Padre Pio fu insignito di questo ennesimo dono, del quale esistono testimonianze irrefutabili: co me il percepire ondate odorose di viola anche soltanto pensando a lui. Come pure il profumo intenso di rosa in ambienti improbabili, segno ad es. della presenza di santa Rita da Cascia. “Mi lavò il Signore, mi lavò il Signore Da ogni colpa e da ogni dolor nel sangue suo mi lavò” (canto cristiano).

Le Locuzioni. Rivelazioni celesti attraverso l‟udito (auricolari) oppure il pensiero (percezioni extrasensoriali). Da ricordare quelle di santa Giovanna D‟Arco (1412-1431). Lucietta Fiorentina, figlia spirituale di padre Pio, da bambina si era consacrata al Signore ed aveva doni soprannaturali, come le locuzioni interiori. Aveva saputo dal Cielo, già dal 1906, quando era inferma, che sul Gargano sarebbe arrivato un grande sacerdote. “Vidi” scrive nel suo diario spirituale “un albero di smisurata grandezza nell‟atrio del nostro convento e sentii una voce che mi diceva: Questo è il simbolo di un'anima che ora è lontana e verrà qui; farà tanto bene in questo paese…La sua missione si estenderà al mondo intero e molti verranno a rifugiarsi alla sua ombra per averne frutti di grazia e di perdono”. Più tardi riferendo un'altra locuzione ella dice: “Ora Gesù mi spiega che l‟albero è padre Pio, che è venuto da lontano, ed è radicato al convento per Sua volontà.

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Il Rapimento estatico. E‟ un traboccare di celesti amplessi causati dalla contemplazione visiva o mentale di segrete perfezioni divine. Un monte Tabor (ammantato di soavi ebbrezze) cui però fa da contraltare il monte degli Olivi ( avvolto di dense caligini) dell‟amarissimo ritorno alle rudi realtà terrestri. Inoltre, man mano che l‟anima ascende i gradini della scala mistica, vede sempre più chiaro il contrasto stridente: tra l‟ infinita santità e impareggiabile perfezione di Dio e l‟innata deformità e malizia della creatura. Tutto ciò però non porta ad un'alienante chiusura in se stessi, al languido torpore, ma anzi l‟anima, avendo compreso la bestialità del peccato, lo piange amara mente e si impegna con zelo, radicalità e generosità (per quanto gli è possibile) a rimuoverlo da sé e dal prossimo. Tra gli innumerevoli esempi possiamo citare santa Brigida di Svezia e santa Teresa D‟Avila. “I santi sono spose di Dio, sconosciute a chiunque altro”. Bayazid Bistami (sufi persiano morto nel 874 d. C.). “La contemplazione mistica è un'intuizione di Dio nata dall‟amore puro. E‟ un dono che trascende assolutamente tutte le capacità naturali dell‟anima e che nessuna persona può acquisire con qualche sforzo. Ma Dio la trasmette all‟anima nella misura in cui essa è pulita e svuotata da tutte le affezioni per le cose che non siano Lui stesso. In altre parole, è Dio che si manifesta, secondo la promessa di Cristo, a coloro che lo amano”. (Thomas Merton).

Le sfolgoranti ma delicate irradiazioni luminose ...come le aureole di luce che cingono la fronte o il corpo stesso che splende (basti pensare a Mosè). In tale tipo di carisma possiamo anche far rientrare la presenza di un fulgido “disco” o “globo” nei pressi di un prediletto di Dio. Disco, come quello che per 47 anni brillò allo sguardo della beata Annamaria Taigi (1769-1837), grazie al quale vedeva quanto accadeva nel mondo e lo stato delle anime in vita e morte. Globo, come quello che appare a Matelica (nelle Marche) sul palco dove predicava san Gaspare del Bufalo.

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La Traslocazione del corpo. Tale feno meno mistico riguardò, ad esempio, la stigmatizzata trentina Maria Domenica Lazzeri (1815-1848), che più volte scomparve dal suo letto d‟agonia per ritrovarsi a Caldaro (Bolzano) e a Cermuz (Bolzano) a pregare con altre due stigmatizzate sue contemporanee.

Le Astinenze prolungate. Le più significative sono quelle da sonno: san Pietro d‟Alcantara per 40 anni dormì solo un'ora e mezzo per notte. Quella da cibo spesso è associata al Nutrirsi solo di Ostia Consacrata o meglio al satollarsi solo delle insanguinate carni dell‟Agnello Immacolato. Proprio a causa di questo fenomeno straordinario a Teresa Neumann (Ger mania, 1898-1962), il Reich di Hitler le ritirò la tessera del vitto. In compenso le fu data una doppia razione di sapone, perché, ogni settimana, doveva lavare le lenzuola e la biancheria inzuppate di sangue (che versava anche dagli occhi) quando riviveva la “Passione di N. S.”. Così anche la burocrazia nazista, in prossimità della sua capitolazione, rendeva o maggio e testimonianza ad una meraviglia strabiliante.

La Fortezza. Fu il dono che sostenne gli Apostoli nella loro missione e fece affrontare la morte più terribile per la Fede. La fermezza fu la virtù che rifulse nei martiri, rendendoli eroici nel sopportare le più acerbi afflizioni. Il coraggio è la potenza misteriosa che spinge tante anime generose ad abbandonare gli agi, le delizie, gli a mori più legittimi, per dedicarsi interamente al bene del prossimo. Caterina da Siena dice: “Se io vedessi da una parte un mare di fuoco e dall‟altra il più piccolo peccato, mi getterei mille volte nel fuoco piuttosto di offendere il mio Signore!”. “Accettare umilmente le croci che il Signore permette colpiscano la nostra vita ci costa molto più dei sacrifici che libera mente scegliamo di co mpiere e dietro ai quali c'è sempre il rischio dell‟autocompiacimento” (santo Curato d‟Ars). Questo è il digiuno, il rinunciare, l‟offertorio più gradito a Dio e quindi ci libera più rapidamente dalle diaboliche influenze peccaminose. Tommaso Moro (1478-1535) politico inglese (come l‟italiano Aldo Moro 19161978), nel giorno della sua condanna a morte volle indossare il suo abito più bello e prezioso. Sempre a proposito di abiti: un giorno lo stesso Gran Cancelliere d‟Inghilterra, entrando nella camera di sua figlia, la trovò che si stava agghindando per una festa, per ingentilire il busto; due damigelle la tenevano salda mente legata 445


con delle funi! A vedere quella sofferenza sopportata per la vanità, il papà, sospirando verso il cielo, le disse: “Figlia mia, il Signore ti farebbe un gran torto se non ti mandasse all‟Inferno, giacché tu ti affanni tanto per dannarti!”.

L‟Intercedere efficacemente per la guarigione spirituale e psicofisica del prossimo. Si pensi che è stata la corrispondenza di santa Bernadette Soubirous alle suppliche di Maria che ha permesso i miracoli di Lourdes. A volte, le guarigioni possono lasciare, nell‟anima e nel corpo, segni della primitiva sofferenza e fragilità per tenerci desti e riconoscenti dinanzi al Genitore. Una persona chiese a padre Pio: “Come mai il Signore permette dolori psicofisici estrema mente intensi? “. Il frate rispose: “ Lo fa per non dire che ci regala tutto. Egli, per non umiliare la sua creatura, vuole da essa quel tantino, sebbene anche quel tantino glielo dia Lui stesso, affinché la creatura stessa glielo possa offrire”. Il “padre”, nel parlare con la gente, ricordava la necessità di accettare la croce come mezzo di purificazione terrena. A tanti che gli chiedevano la piena liberazione dalle sofferenze padre Pio diceva: “Ricordiamolo bene figlioli, che non siamo venuti a villeggiare in questo mondo”. Ad una figlia spirituale che gli implorava la guarigione di una sua nipotina grave mente ammalata, il frate rispose: “La vogliamo far diventare un angioletto del Cielo?”. Lei terrorizzata gridò: “No, padre, no !”. Padre Pio, come rassegnato alla sua insistenza ed un po‟ triste, disse: “E va bene!”. La bambina guarì. Non sappiamo se lei oggi, adulta, farebbe una scelta diversa da quella che gli altri fecero sulla sua esistenza.

Da che pulpito… E‟ ora di dire basta a predicazioni, catechesi, discussioni inconcludenti e soporifere o peggio ancora che alludono a eretiche fantasticherie. E‟ ora di ricordarsi che la Chiesa non è un'associazione che deve promuovere una certa causa, ma si deve identificare con lo stesso Cristo, come il corpo con il capo ! E‟ strano constatare che ci sono aziende professionali specializzate negli arredi sacri, mentre ci sono catechisti del sacro che definire distratti, superficiali, personalisti e sprovveduti è un eufemis mo per non dire: maliziosi divulgatori del sacro. La trasmissione della Fede non può essere affidata a persone che presentano ai ragazzi e adulti: un Dio “etereo” (teorico e astratto) che poi ad un certo punto della vita non serve più e a cui spesso è associato uno sterile e vuoto moralismo filantropico. Ridurre il tutto a un “voglia moci bene” e a un “aiutare i deboli” diventa certamente meritevole, se è animato dal motivo fondamentale per far sì che il Messia sia oggi realmente vivente e non negli amarcord (nei ricordi nostalgici dei suoi simpatizzanti). 446


Lo stesso significato del termine oratorio ha ormai perso il suo significato originale ed oggi tale luogo parrocchiale viene identificato come circolo ricreativo, ideale miscelatore di sacro e profano. Tutto ciò mentre sono 70.000.000 i cristiani martirizzati, da Gesù fino al dicembre 2000: la maggior parte di loro, ben 45.000.000, nel solo XX secolo. Tra il 2000 e il 2010 le vittime sono 160.000 all‟anno. Ogni 5 minuti un cristiano è ucciso a causa della sua fede e nel 2011 si stima che siano state 150.000 le vittime della persecuzione contro i cristiani. I numeri del silenzioso ma continuo martirio dei cristiani sono stati citati da Massimo Introvigne, direttore del CESNUR e rappresentante dell‟OCSE per la lotta alla discriminazione, al razzismo e alla xenofobia, nel corso del convegno “La persecuzione dei cristiani nel secolo XXI”, organizzato dall‟associazione Luci sull‟Est presso la Pontificia Università Lateranense. In questa occasione si è affermato: “i buoni saranno martirizzati”. “Se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, se non ho la Carità, tutto questo non mi giova a nulla” (1 Corinti 13,3). “Negli ultimi te mpi gli uomini saranno egoisti, arrivisti, edonisti, disumani, calunniatori, intemperanti, disamorati, traditori, goliardici, aventi le apparenze della pietà, ma privi di quanto ne forma l‟essenza” ( 2 Timoteo 3,15). “Il cristianesimo è tanto buono ma molti cristiani non sono buoni, ecco perché rimango nella mia fede” ( Gandhi ). Nell‟agosto 1956, mons. Parisot, vescovo di Ouidah nel Dahomey, scriveva: “la lezione di catechismo non è interessante, attraente, alimentatrice della fede perché: 1. troppo spesso è una ripetizione monotona di formule troppo astratte per essere comprese; 2. non è incentrata sul Vangelo vissuto e sulla luminosa, trascendente e attraente figura di Cristo; 3. l‟attenzione dei fanciulli non è continuamente suscitata, risvegliata col metodo evangelico di Nostro Signore, quello delle parabole, delle allegorie, degli esempi di vite concrete…(Ad Gentes, 4/2/2000, 255-264). E‟ a mezzanotte, nell‟ora di massima oscurità delle tenebre, che verrà lo sposo e Dio ci aiuti a non far parte della svergognata fratellanza delle vergini disavvedute, che hanno perso il buon deposito della Fede iniziale, caricandosi di colpe e disprezzando sempre più l‟unica figura di persona degna di perenne memoria per il suo estre mo olocausto d‟Amore e dunque degna del massimo sentimento di affettività filiale e sponsale.

Il pianeta Terra, terra di missione. “Una volta deciso che la cosa può e deve essere fatta, bisogna solo trovare il modo” (Abraham Lincoln, presidente USA). Gesù chiede onestà nei nostri rapporti e anche con lui. Davanti a Dio non dobbiamo indossare solo il vestito pulito e stirato del devoto, ma anche quello sporco e lacero 447


del cercatore e predicatore di Dio. Senza questo passo fonda mentale, quello della verità con noi stessi, finire mo con l‟adorare un Dio che assomiglia tanto, troppo a noi stessi…egli chiede ai propri discepoli di imitarlo nelle parole e nelle opere, nella serena consapevolezza che incontrare “Colui che è”, ci spinge pur nei triboli a cambiare fiduciosamente la nostra vecchia trascinante esistenza. Ci spinge a guardare oltre le nostre soddisfazioni e insoddisfazioni “carnali”, ci spinge a saper cogliere nel quotidiano i tanti segni prodigiosi della Sua presenza. Così va letta la vita spirituale: non co me una conquista acquisita, una cosa certa e conosciuta, ma come un cammino progressivo alla scoperta di Dio, di me stesso e del prossimo, attraverso la scoperta del senso del nostro limite. Animo, fratello che soffri per la fede instabile, amico impantanato nella tua affettività, sorella inchiodata alla tristezza, siamo tutti sulla stessa barca, che ci vuole però portare verso il porto della salvezza. Certo seguire il Maestro nel suo ministero di conoscenza di Dio vuol dire anche attraversare il mare tempestoso. Con Lui però. “Pensare per me vuol dire ben altro che non essere completamente morti, significa compiersi ad ogni istante, sentirsi incessantemente nel proprio essere, nella sostanza della propria realtà; significa percepire in sé l‟assenza di un'insufficienza fondamentale, di una coscienza vitale”. A. Artaud (1896-1948), scrittore giudicato pazzo da alcuni, un poeta purissimo da altri.

Mettiamolo sul lucerniere. “L‟amore è lama? E‟ fuoco? Più quietamente, perché tanta enfasi? E‟ dolore che è conosciuto come gli occhi conoscono il palmo della mano, come le labbra sanno del figlio il no me”. Marina Ivanovna Cvetaeva, poetessa russa, 1892-1941. Finché restiamo nell‟ambito del “club dei bravi ragazzi” del consiglio pastorale, in oratorio, o con amici, dopo la Messa, è relativamente facile professare le proprie convinzioni, condividere le proprie scelte…ma appena usciti dal recinto sicuro delle proprie comunità (cielline, focolarine, neocatecumenali, carismatiche, ecc.), ecco che le cose si complicano. E‟ difficile essere e professarsi cristiani in ufficio, in negozio, in caserma, in fabbrica, quasi impossibile nelle aule scolastiche o al “bar dello sport”. Appena si affronta un tema di fede, si viene aggrediti (con modi bruschi, brutali o col ridicolo), da vari gradi di anticlericalismo. Finché la fede resta relegata negli atteggiamenti devozionali da sagrestia e nelle buone intenzioni da crocerossini caritas passi, ma se la fede vuole illuminare la vita altrui e la storia iniziano i malumori che spesso sfociano in violenze di vario genere e intensità. Però la fede che cessa di esistere il lunedì mattina non cambierà mai né la nostra vita né la storia del nostro prossimo. Guardate i nostri Papi: se difendono la vita sono di destra, se difendono la pace sono di sinistra e invece loro stanno semplicemente col Vangelo, che non è né di destra né di sinistra e neanche di centro; con buona pace di un certo numero di ipocriti e incasinati cristiani democristiani. Animo amici: oggi, co me sempre, siamo chia mati ad illuminare, senza fanatismi e senza compromessi ma col confronto delle idee, forti che la verità è con noi. 448


Siamo chia mati a metterlo sul lucerniere il Cristo che ci ha insegnato a cambiare la nostra vita (fatta di ansie, solitudini e paure). Lui è l‟unico che può scardinare il cuore indurito dei nostri nemici, l‟unico che ci permette una legittima difesa. “In me sono racchiusi un animale, un angelo e un pazzo, cerco di sapere cosa fanno : il mio problema è vincerli, il mio sforzo è l‟esprimerli; cerco di comprendere l‟incomprensibile, di sondare il mistero della vita e della morte e dell‟eternità”. Dylan Thomas (1914-1953). La speranza è che questo poeta abbia incontrato sulla sua strada, anche nell‟ultimo istante di coscienza, un cristiano “come si deve”.

Soffrire amando, non è più soffrire. Cerchiamo di non fermarci al Venerdì Santo, perché tutti abbiamo una grande sofferenza da condividere e tutti siamo accomunati dalla sofferenza più grande: la paura che accompagna il pensiero della morte. Lo psichiatra I. Yalom, nel suo libro “Guarire d‟amore”, ripercorrendo le decine di persone incontrate in sede terapeutica, ha notato come il te mpo limitato e le possibilità di bene, quando vengono assunt i consapevolmente, rafforzano il potenziale di vita presente nella persona, mutando di conseguenza anche l‟atteggia mento verso la morte: “Per quanto il dato di fatto della morte sia ineluttabile è pur sempre possibile lavorare sul proprio atteggia mento nei suoi confronti. La mia esperienza, sia professionale sia personale, mi ha portato a ritenere che la paura della morte è sempre più forte in coloro che hanno la sensazione di non aver vissuto pienamente”. In tempi antichi un re fece mettere una pietra massiccia sulla via. Poi si nascose per vedere se qualcuno l‟avrebbe tolta di mezzo. Alcuni dei più ricchi mercanti e cortigiani semplicemente vi girarono intorno. Tanti di loro, ad alta voce, diedero la colpa al re per non aver liberato la strada, ma nessuno fece nulla per togliere il macigno. Poi venne un contadino che portava un sacco di ortaggi. Arrivando all‟enorme sasso, posò il suo carico e cercò di spostare il blocco di pietra al lato della via. Con tanta fatica lentamente riuscì a liberare la strada. Poi, riprendendo il suo carico, notò che c‟era una borsa nel fossetto dove prima si trovava la pietra massiccia. Nella borsa c‟erano monete d‟oro e una pergamena scritta dal re che destinava l‟oro contenuto nella borsa alla persona che avrebbe tolto l‟ostacolo dalla carreggiata. Il contadino imparò ciò che tanti mai comprenderanno. Ogni ostacolo rappresenta un'opportunità di migliorare la propria condizione morale e materiale. Cerchiamo allora di contrastare i moti carnali delle “lamentazioni” del “ massimo risultato col minimo sforzo” e delle “ansie e fobie di ogni tipo”. Il legno su cui è stato trafitto Dio e la nostra croce sono il segno della sofferenza amorosa di Dio per ognuno di noi. Fino a questo punto Egli ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole (magari accompagnate da segni prodigiosi per confermare la veridicità della predicazione), altro è appenderle a tre chiodi: i Suoi e i nostri.

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La croce è il paradosso finale di Dio (iniziato in una stalla), poiché Egli ci a ma, lo possiamo crocifiggere, poiché noi lo amiamo ci possiamo far crocifiggere! La sofferenza (fisica e psichica) è l‟unico mezzo per dimostrare a Dio che lo amia mo e per dimostrare a noi che Egli ci ama. Innalzato sul crudele patibolo (Giovanni l‟evangelista non usa mai la parola “crocifisso” ma “osteso”, cioè mostrato), Gesù attira tutti a sé. Davanti a Dio, così orribilmente sfigurato da risultare irriconoscibile e ripugnante (persino agli artisti che lo hanno quasi sempre rappresentato in modo diverso dalla realtà dei fatti), possiamo scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce. “Disperato d‟ogni consolazione, suicida per indole d‟anima e per sistema di mente”, dice nel suo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” il Foscolo. Per il nostro Ugo vale la stessa cosa auspicata per Thomas, Artaud e per tutti coloro che si sono tormentati l‟esistenza nel cercare di darle un senso piuttosto che rinunciarci a priori. “So che soltanto Gesù conosce la risposta definitiva”. Jack Kerouac (1922-1969) l‟inquieto autore di “On the Road”.

Dolore Salvifico. “Ho imparato che non si deve temere la sofferenza: ti fa crescere e ti porta più vicina alla spiritualità” ( Gwyneth Paltrow, attrice)… oppure più vicina alla bestialità. E' il male che subiamo che ci impedisce di fare il male o di farne molto più di prima. La misura dell‟ umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Una società che non riesce ad accettare gli infermi fisici e psichici e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente è una società macabra e orrenda. Ecco cosa afferma un emarginato moribondo raccolto per strada dalle suore di madre Teresa di Calcutta: “Sorelle, ho vissuto come un cane, ora vado in cielo come un angelo!”. Significativo è il detto Yiddish a questo proposito: “Chi salva una vita (corporale e spirituale), salva il mondo intero”. Certo dobbiamo cercare di limitare la sofferenza, di lottare contro di essa, ma non possiamo (e comunque non dobbiamo) eliminarla, perché scansarla o fuggire davanti al dolore non ci guarisce, non ci fa maturare e non dà senso ai nostri giorni terrestri quanto invece la capacità di accettare la tribolazione come propria e altrui salvezza. Questo è il transitorio ministero di fecondità a cui siamo chia mati dopo l‟arcaica sciagurata scelta, questo è per il mo mento il senso della vita terrena. Cerchiamo quindi di scrivere durante tale temporanea esperienza le uniche pagine che rimarranno indelebili per tutta la nostra eternità.

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Santa, Sapiente, Potente Croce. “Solo godere è vivere!” Rufino, poeta greco, seconda metà del III secolo a. C. “Dimentichia moci di tutti gli affanni: il nostro tempo è breve. Ora a me Lieo e la musica e corone di fiori, a me l‟ebbrezza delle donne ! E‟ questa la mia ora. Nessuno del do mani ha certezza”. “Tutto ciò che il mondo considera privo di valore, come il portatore di handicap, l‟ammalato cronico, lo stato vegetativo, il senzatetto, il moribondo, i cristiani lo fanno diventare esperienza d‟amore, perché lo mettono al primo posto. Quando una cultura non è più capace di dare risposta al dolore, alla malattia e alla morte, allora è destinata al tra monto, perché non è più in grado di fornire ragioni per vivere in maniera degna”. Nulla più della sofferenza ha il potere di renderci migliori, senza il suo mistero noi non diventere mmo mai persone ma rimarremmo delle bestie feroci, delle belve. La sofferenza è una grazia sia alla luce della fede che della ragione. La sofferenza placa la “fame di mondo” e fa crescere la “fame di Dio”.

La forza della vita nella sofferenza. La vita è fatta per la serenità e la gioia. Purtroppo di fatto accade che sia segnata anche dalla sofferenza. Si può soffrire per una malattia che colpisce il corpo o l‟anima, per il distacco dalle persone che si amano; per la difficoltà a vivere in pace e con gioia in relazione con gli altri e con se stessi. Ci trovia mo spesso ad incontrare persone nei primi momenti nei quali il dolore è arrivato improvviso a bussare alle porte della vita. Ma ecco allora come spesso l‟amicizia, la compagnia, l‟affetto sincero e solidale possono fare molto per rendere più sopportabile una condizione di sofferenza, per dare sollievo, se non una risposta, alle mille domande che si accavallano nella mente. “La forza della vita nella sofferenza”: è questa una via che si fa meno impervia se diventia mo consapevoli che Cristo, il solo giusto, sta a portare la croce con noi. E‟ un cammino impegnativo, che si fa praticabile se è sorretto e illuminato dalla fede: ciascuno di noi, quando è nella prova, può dire con san Paolo di Tarso “sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e co mpleto nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1, 24). Quando il peso della vita ci appare intollerabile, i santi della Chiesa ci suggeriscono il ricorso alla virtù della fortezza. E‟ la virtù di chi non si abbandona allo sconforto; di chi confida negli amici; di chi dà alla propria vita un obiettivo evangelico e lo persegue con tenacia, a testa alta ! La fortezza della fede cristiana è la virtù più preziosa in un tempo, il nostro, che appare dominato dall‟accidia, la vera e profonda causa della sofferenza. Accidia: una parola estranea al nostro vocabolario. Potre mmo tradurla con negligenza, indifferenza, trascuratezza, instabilità, pessimis mo, sconforto, noia, ma senza cogliere nel segno. Accidia oggi, è la condizione: 451


1. di chi non padroneggia la propria vita, non sa darle una direzione, ha smarrito lo. scopo; 2. di chi detesta tutto ciò che ha e desidera tutto ciò che non ha, salvo detestarlo non appena se ne impossessa; 3. di chi non sa più perché sta vivendo. E‟ la condizione del consumista “carnale” triste, convinto che la soluzione più facile e sbrigativa sia sempre e comunque la migliore: fosse pure la morte. L‟accidia è l‟ incapacità di sentir vibrare il proprio cuore, di appassionarsi davvero al “prossimo” e alla professione, di perseguire un grande progetto di vita evangelica. “Se ciò è vero, l‟accidia è forse il più diffuso vizio sociale e ciò che sta dietro i cento volti della sofferenza dell‟uomo d‟oggi” (D. Boffo, dalla rivista cristiana “Noi, genitori e figli”, gennaio 2009). Nel dolore a testa alta sta dunque il più grande riconoscimento alla vita. Siamo un popolo sorretto e consolidato dal Cristo crocifisso. In Lui sia mo a tu per tu col mistero del dolore e della morte. Proprio Lui, il Risorto, ci mostra che nessuna sofferenza può prevalere sulla forza dell‟amore e della vita. Certo, quando ci troviamo di fronte alla sofferenza, nella propria vita o in quella degli altri, è anzitutto un dovere cercare di superarla o almeno alleviarla. Tuttavia la sofferenza, spesso inevitabile, non costituisce un impoverimento della vita: anzi spesso essa è in grado di liberare nuove risorse umane e di generare una ricchezza che rende ancora più preziosa la vita. La fede in Gesù, morto e risorto, illumina l‟enigma del dolore e della morte, aiuta ad interpretare la sofferenza e a viverla co me esperienza pasquale che arricchisce la persona. “Il dolore è il prezzo da pagare per la felicità dell‟esistenza. Ma dobbia mo spezzare la solitudine di chi soffre…” ( Francesco Botturi, filosofo).

La voce dei poveri. Da una rivista dell‟Opera di Don Guanella. Ogni essere umano è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Qui sta il fondamento e la ragione più alta della dignità che possiede fin dal momento del suo concepimento, a prescindere dai condizionamenti personali e sociali che possono impedirgli di esercitare le sue capacità. Ogni persona vale oro! Sempre! E non ha svalutazioni! Nulla è da buttare via. Ogni persona ha ricevuto dal Creatore il mondo come una casa dove tutti devono trovare le risorse necessarie per una vita dignitosa e poter godere e condividere la gioia dell‟amicizia con gli altri.. Anche dalle persone più limitate sul piano psicofisico viene offerto un contributo significativo di speranza e di amore per la storia umana. Noi cristiani dobbia mo sforzarci di credere che insieme con i poveri bisogna percorrere la strada verso un mondo più solidale e fraterno, iniziando il cammino con l‟ascolto delle loro attese e tenendo conto delle loro risorse. La nostra missione evangelica ci pone a servizio di persone che, come individui, co me gruppo sociale o popolo, vivono situazioni di povertà fisica e psichica, materiale e morale, di emarginazione e di oppressione. Anche se portano segni evidenti della fragilità, della 452


limitazione e dell‟egoismo, devono possedere ai nostri occhi la stessa altissima dignità di ogni essere umano; sono pertanto considerati anzitutto co me persone meritevoli di rispetto, stima e amore e non solo come individui bisognosi di cura e di aiuto. Non foss‟altro che tutti sono bisognosi di affetto e consolazioni (solo Dio è “l‟unico con allegria” come canta Kiko Arguello, fondatore del movimento cattolico dei neocatecumenali). La loro dignità acquista una intensità particolare in quanto nella loro condizione rappresentano più da vicino Gesù Cristo umiliato e sofferente, che da ricco si è fatto povero per arricchirci, per cui essi ne sono il segno più eloquente. La loro vita è comunque preziosa, perché la loro presenza ci aiuta nella comprensione di alcuni aspetti fondamentali della persona: il cuore fatto per amare e aprirsi alla condivisione con gli altri; la preminenza della generosità sull‟intelligenza, sull‟autosufficienza e sulla bellezza esteriore, il bisogno di dare significato al dolore. I poveri ci evangelizzano e ci educano; la loro presenza fa sprigionare la carità ed è determinante per trasformare la realtà umana nella civiltà dell‟amore. Essi possono essere considerati un peso soltanto dove manca l‟amore: riconoscendo e promuovendo la loro dignità, si riconosce e si promuove la nostra stessa dignità di persona e si rende presente tra noi l‟amore di Dio. Dio è un padre che ama immensamente tutti gli uomini come suoi figli diletti (se non altro perché sono “scaturiti dal suo ventre”) e li tratta con tale benevolenza da stringere con loro un'alleanza d‟amore. Di ciascuno ha profonda compassione e si prende cura con sollecitudine, come se non avesse a pensare e provvedere che a lui solo (in “prima istanza” attraverso altri uo mini e poi lo fa Lui stesso in caso di “caduche braccia umane”).

Fare bene il bene. L‟ambiente sociale e famigliare in cui cresciamo e l‟educazione che ricevia mo ci condizionano, rendendoci intransigenti e pregiudiziali. Il ministero di san Paolo, “l‟apostolo delle nazioni”, ebbe risultati eccellenti con uditori diversi, perché non era precostituito, ma flessibile (conformabile), cercava cioè di adattare (entro i limiti del Vangelo) la sua predicazione alle convinzioni e al retaggio (alle usanze e costumi) dei suoi interlocutori (dignitari ro mani, contadini frigi, ebrei tradizionalisti, filosofi ateniesi, ecc.). La Chiesa Missionaria, o meglio la Chiesa del “grembiule”, deve quindi assumere (assimilare) secondo dottrina (quando sia conforme al Vangelo), le ancestrali forme culturali (valori e ideali) autoctone (native del luogo) dei diversi popoli che ricevono l‟annuncio della Buona Novella. Essa si deve sempre svolgere sviluppando due obiettivi: quello dell‟annuncio che Dio è Amore (misericordioso ma giusto) e quello dell‟imprimere odio feroce per il male e per l‟angelica creatura che indelebilmente ci odia ferocemente. Naturalmente il fabbricatore di tende non era perfetto e certe situazioni lo urtavano, inasprivano o intristivano parecchio, ma cercò con alterni risultati di non lasciar mai trasparire tali dispiaceri (emozioni). Il persecutore, diventato perseguitato come tutti i santi, aveva compreso che l‟evangelizzatore non è un freddo propagandista di professione, né un enfatizzatore 453


dell‟inutile, né un burocrate trascrittore di battezzati in appositi registri contabili, ma un incandescente creativo sia in ferialità che nella straordinarietà. Nessun santo è uguale all‟altro, ognuno si inventa la sua strada controcorrente per arrivare a Dio, diventando le mbi di Paradiso, su questa terra. Le religioni della ragione e le religioni della creduloneria si possono combattere solo offrendo le ragioni della religione vera, accompagnate dall‟esempio del fare ciò che si predica.

La verità non si deve imporre ma almeno proporre! “Le cose sono indifferenti: l‟uso di esse non è indifferente” (Epitteto). Bando al sentimentalismo e intimis mo spirituale; la Chiesa deve impegnarsi allo spasimo per costruire ed organizzare la Speranza. L‟imperativo è quello di essere il Cristo comunicato e diffuso alla massa sterminata delle genti, bloccate dai risentimenti verso Dio e il prossimo, in quanto accecate dalla presunzione. Dando per scontato che lo sforzarsi di praticare le virtù nel proprio ordinario ambiente di vita è la più incisiva testimonianza dell‟avvenuto incontro con lo Sposo: c'è bisogno di altri variegati metodi di evangelizzazione. Almeno uno di questi deve essere la mirata stesura e distribuzione di “particolari” tipologie di manoscritti apologetici (razionali sostenitori ed esaltatori della dottrina cattolica), perché si hanno tutte le carte a disposizione per suscitare dubbi riguardo le convinzioni dei fieri atei (denigratori di tutto ciò che è metafisica, soprattutto, del concetto di Divinità), degli agnostici del “pensiero debole” (la filosofia che si arrende nel cercare di dare una spiegazione al senso alla vita, ma ragiona solo sul co me migliorarla) e dei seguaci di altri sentimenti religiosi. Questi “volantini”, devono essere econo mici blocchetti di fogli formato A4, ritagliati (corretti e modificati) a misura del grado d'istruzione dell‟interlocutore e della categoria di riferimento: atei (democritei) e relativisti (protagoriani) apparentemente impenitenti; fedeli di altre religioni; cristiani ipocriti; “brillanti” esponenti delle classi dirigenti e intellettuali (l‟intellighenzia), che preposti a realizzare il benessere collettivo, invece di rispondere a tali aspettative, si richiudono nei loro trasversalismi speculativi e mutismi deresponsabilizzanti. In tal modo, col semplice invito a leggere tali documenti cartacei (o anche elettronici), fatto a selezionati fratelli, senza quindi nessun tentativo di pubblicazione di libri “ mattone”, né di perorazione, convincimento, forzatura ed entusiasmo della prima ora, anche il missionario consacrato (laico e religioso) più problematico, affaccendato, pantofolaio, “letargico”, darà il suo contributo per diffondere il Regno di Dio. Il fine è quello di mettere la “pulce nell‟orecchio” ovvero far riflettere sull‟esistenza e la natura di Dio, senza offendere le sensibilità religiose o esistenzialiste degli interlocutori. Proviamo dunque ad inondare il mondo di apologetica cristiana! Coraggio! “ L‟Amore sarà sempre vittorioso”, così disse la madre priora di un gruppo 454


di sante suore carmelitane che furono ghigliottinate durante “l‟illuministica” rivoluzione francese. Infatti, alcune ragazze del popolo che avevano assistito a tale martirio si decisero in cuor loro per Dio.

Chi è Gesù? A conclusione di questo lungo excursus “intorno a Dio e all‟uo mo”, ma soprattutto sulle parole ed i fatti di Gesù, l‟unico uo mo che ha ricapitolato in sé tutta la Creazione e la Sua storia, non può che esserci la lettura di Marco 4, 35-41 che ce ne offre un'ottima sintesi. Chi è Gesù? “Chi è costui al quale anche il vento e il mare obbediscono?”. Che cosa è la fede che, legando le persone a Lui, valorizza l‟intera loro storia e le conduce alla salvezza? Abbiamo riconosciuto in Gesù il Figlio Eterno di Dio Padre, il Salvatore. Lo abbia mo visto in azione nella Sua vita umana, dove Egli ci ha svelato il mistero della Sua divina personalità. L‟episodio del potere sui venti e sul mare ci riporta quasi all‟ inizio della Creazione, dominata e ordinata dalla Potenza di Dio e ci ricorda Giobbe che evoca la Potenza di Dio sul mare e sui flutti. Ma assai più che gli elementi naturali, Gesù arriva a do minare il cuore dei Suoi discepoli. Nella lunga convivenza con Lui, essi sono spinti a domandarsi: “Chi è costui?”; Costui che li ha chia mati con una simile “pretesa” di esclusività, li ha accolti allargando la Sua famiglia, li ha lanciati in missione affidando loro i Suoi stessi poteri; Costui che guarisce e perdona, domina le forze della natura e i sentimenti del cuore, chi è? La risposta co mpiuta avrà bisogno ancora di tanti altri fatti e di tante altre parole, fino al grande miracolo della Risurrezione e dell‟Ascensione, ancora di più, fino al dono dello Spirito Santo. Ma la risposta fiorisce ogni giorno nella vita di coloro che sperimentano la Sua Presenza. Quest‟Uomo dice parole così vere, accompagna l‟uomo in modo così umano e convincente, dà speranza al cuore e conduce le persone ad una unità così profonda e ad un‟amicizia così fedele e misericordiosa, che non si può non crederGli e non affidarGli la nostra stessa vita. “Per questo ogni scriba, divenuto Discepolo del Regno dei Cieli, è simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove ed antiche” (Mt 13,52).

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NOTA Per eventuali errori, o missioni di citazioni, non previste o volute dall‟Autore, si conferma la disponibilità ad assolvere gli obblighi derivanti dai diritti di riproduzione delle foto o delle citazioni, là dove non è stato finora possibile rintracciare o contattare i legittimi detentori od autori.

Finito di stampare nel Febbraio 2012

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Ges첫 guarisce il lebbroso

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Sua SantitĂ Papa Benedetto XVI

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