Mons. Saverio Martucci Una Missione di Fede
Per Ricominciare Testimoniando
Pro-manuscripto AD USO INTERNO
A cura del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo” Latiano (BR)
Mese di Giugno 2009 Dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù
In Copertina: Don Saverio Martucci Olio su tela di Antonia Devicienti
Cosa leggiamo? Parole, righe e pagine, che non sono lezioni di spiritualità, ma
riflessioni
sulla
veridicità
della
Fede, che conducono ad un atteggiamento di
Rispetto
e
di
Amore
verso
Dio, per
entrare
nell’Universo
di
Dio, per unirsi in Eterno con Dio… per Cristo, con Cristo e in Cristo… !
____________________________
Ges첫 Cristo, il Divino Pastore, Fondatore della Chiesa Cristiana, - Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, - Salvatore del Genere Umano.
Come ricominciare e che cosa testimoniare. Speranza, utopia o realtà?
L’Anno Sacerdotale 20092010
è
un’occasione
per
riflettere
sull’importanza
della
vocazione
e
della missione pastorale. Don
Saverio
Martucci,
un
Sacerdote
carismatico,
ha
svolto
la sua missione con instancabile zelo, aprendo il dialogo a tutti, testimoniando
la
sua
Fede,
nel
rispetto
evangelico
della
Chiesa
Universale. I contrasti tra la sua realtà e l’attuale condizione della Chiesa mette in luce ciò che occorre fare, con coraggio ed ottimismo, per far rinascere ed alimentare una coerente coscienza di Fede, di Speranza e di Carità. In queste pagine riscopriamo realtà
vissute,
dove
attingere
insegnamenti
formativi,
utili
ad
educatori laici e religiosi. Come
ha
espresso
il
Santo
Padre Benedetto XVI, nell’Angelus del I° e del 9 Agosto 2009, “Il bene e l’amore non è tanto quello che si ha dentro di sé, ma va dimostrato con i fatti”.
Tale monito contrasta le sfide
culturali,
sociali
e
religiose
del secolarismo, del consumismo e del materialismo, spesso legate
all’influenza
del
nichilismo
contemporaneo. Come
ha
detto
il
Papa
Benedetto XVI, il 30 Agosto 2009, “seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi”, poiché “Ciò che oggi è ritenuto modernissimo, domani sarà largamente sorpassato”. Un richiamo anche per coloro che dell’ “arbitrarietà ne fanno un personale sistema di comportamento”. Una consapevolezza per tutti i Cattolici, affinché, con il coraggio infuso dalla Speranza e con coerente determinazione, si possano rinsaldare le Verità Evangeliche,
per
ravvivare
i
cuori,
rafforzare
la
Fede
e
Glorificare
Dio.
<<
Forse anche voi volete andarvene? >>
Signore, da chi andremo? Tu Hai Parole di Vita Eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu Sei il Santo di Dio >>. <<
(Gv. 6, 60-69) << Io Sono la Vite, voi i tralci. >> ( Gv 15, 1-8)
<< Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica â&#x20AC;Ś >> Difendiamo e Proteggiamo la SacralitĂ della Chiesa. Rispettiamo e Custodiamo il Luogo Sacro della Santa Casa di Dio.
Dedicato ai figli prediletti della Santa Vergine Maria Nell’Anno Sacerdotale 2009-2010, voluto dal Santo Padre, Sua Santità Benedetto XVI.
IL SANTO CURATO D’ARS San Giovanni Maria Vianney 8.5.1786 – 4.8.1859
Canonizzato il 31.5.1925 da Papa Pio XI Proclamato Patrono di tutti i Parroci nel 1929 e di tutti i Sacerdoti nel 2009 dal Santo Padre Papa Benedetto XVI
AD JESUM PER MARIAM <<
Alla
fine
il
Mio
Cuore
Immacolato
trionferà >>
Basilica di San Pietro – Roma 19 Giugno 2009 - 19 Giugno 2010
Il Santo Padre, Benedetto XVI, durante lâ&#x20AC;&#x2122;atto di venerazione delle Reliquie del Santo Curato dâ&#x20AC;&#x2122;Ars, nella Basilica Vaticana, il 19 Giugno 2009.
“Siate Pastori (…)” (Papa Benedetto XVI, durante gli auguri natalizi del 2009, ai Vescovi in Vaticano).
Il Sacerdozio Cattolico.
“Il Sacerdote, quando celebra la Santa Messa, dà Onore a Dio, allegrezza agli Angeli, edificazione alla Chiesa, soccorso ai vivi, refrigerio ai morti e rende sé partecipe di tutti i beni”. ( Imit. IV - 5)
In ricordo del Sacerdote Don Saverio Martucci 20.01.1923 – 20.02.2009
Mons. Saverio Martucci, Storico-biblico e Teologo. Umile Maestro di Dottrina ed Educatore di Vita. Guida Spirituale del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”.
PREGHIERA DI PAPA BENEDETTO XVI E DEL SANTO CURATO D’ARS PER L’ANNO SACERDOTALE 2009 Signore Gesù, Tu Hai voluto donare alla Chiesa, attraverso San Giovanni Maria Vianney, una Immagine Viva di Te ed
una
personificazione
della
Tua
Carità
Pastorale. Aiutaci, in sua compagnia ed assistiti dal suo esempio, a vivere bene quest’Anno Sacerdotale. Fa’ che possiamo imparare dal Santo Curato d’Ars il modo di trovare la nostra gioia, restando a lungo in Adorazione davanti al Santissimo Sacramento; come la Tua Parola Che ci guida sia semplice e quotidiana; con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti; quanto
sia
consolante
l’abbandono
fiducioso alla Tua Santissima Madre Immacolata; quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il maligno. Fa’, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere, dall’esempio del Santo Curato d’Ars, quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che
Tu
Vuoi
affidare
a
quelli
che
si
aprono
alla
Tua
Chiamata. Fa’ che nelle nostre comunità -come ad Ars a quel tempougualmente si realizzino quelle meraviglie di Grazia che Tu Compi quando un Sacerdote sa “mettere l’Amore nella sua Parrocchia”. Fa’ che le nostre Famiglie Cristiane si sentano parte della Chiesa -dove possano sempre ritrovare i Tuoi Ministrie sappiano rendere le loro case belle come una chiesa. Fa’ che la Carità dei nostri Pastori nutra
ed
infiammi
la
Carità
di
tutti
i
fedeli,
affinché
tutte
le
vocazioni
e
tutti
i
carismi donati dal Tuo Santo Spirito possano essere accolti e valorizzati.
Ma soprattutto, o Signore Gesù, Concedici l’ardore e la verità del cuore, perché
noi
possiamo
rivolgerci
al
Tuo
Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole che San Giovanni Maria Vianney utilizzava quando si rivolgeva a Lui: “ Vi Amo, Mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi
fino
all’ultimo
respiro
della
mia
vita. Vi Amo, o Dio
infinitamente
amabile, e desidero ardentemente di morire amandoVi,
piuttosto
che
vivere
un
solo
istante
senza
amarVi. Vi Amo, Signore,
e
la
sola
Grazia
che
Vi chiedo è di amarVi
in
Eterno. Mio Dio, se
la
mia
lingua
non
può
ripetere
sempre
che
io
Vi Amo, desidero che il mio cuore Ve
lo
ripeta
ad
ogni
mio
respiro. Vi Amo, o Mio Divin Salvatore,
perché
Siete
stato
Crocifisso
per
me;; e
perché
Voi
mi
tenete
crocifisso
quaggiù
per
Voi. Mio Dio, Fatemi
la
Grazia
di
morire
amandoVi e sentendo che io Vi
Amo”. Amen
***
Preghiera per l’Anno Sacerdotale, divulgata dall’Arcidiocesi di Brindisi
15
“Non
c’è
unità
di
Chiesa
senza
unità
di
Fede…,
ma
non
c’è
unità
di
Fede
senza
un
Capo
Supremo” -San Tommaso- .
“Ubi Petrus, ibi Ecclesia : “là dove è Pietro -il Papa- ivi è la Chiesa di Cristo” -San Ambrogio- .
TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA E LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO (
Mt
16,
13-19)
INTRODUZIONE
Il
compito,
il
significato
ed
il
riferimento
di
questa
pubblicazione
è
legato a tre elementi essenziali: • Seguire le indicazioni del Santo Padre, Benedetto XVI, che ha indetto l’Anno Sacerdotale. • Evidenziare, analizzando le varie tematiche, le motivazioni che hanno determinato la crisi delle vocazioni in seno alla Chiesa Cattolica. • Indicare, attraverso la missione pastorale svolta da Don Saverio, come si può ricominciare a testimoniare la veridicità della propria Fede. Dalla
“Parabola
del
Buon
Seminatore”
si
attingono
ampie
riflessioni,
per meditare la Parola di Gesù,
che
è
un
Seme
di
Vita,
quindi
è Parola di Vita! Questa Parola, con la stessa Bibbia, spesso viene alterata dai ‘teologi’, o dai ‘moderni studiosi’, con lotte dottrinali, che confondono e
ne
deviano
il
significato
originale. Distorcere la Parola di Dio, alterare i Dogmi, opponendosi al Magistero della Chiesa, personalizzando anche solo alcune parti della Liturgia, significa
deformare
e
contrariare
la
Volontà
Divina. Tutto ciò genera confusione nelle menti, compromette la Verità, oscura la Fede, rallegrando ‘i libertini’ del nostro tempo, coinvolti e storditi dal ‘fumo di satana’. Per cui, dopo duemila anni di Cristianesimo, i cattolici non possono assistere indifferenti al declino della Fede,
alla
sfiducia
nella
Chiesa,
osservare come stiano scomparendo tanti istituti e vocazioni religiose, senza ricercare e valutarne le cause, ritenute, dai più, interne alla stessa Chiesa. Pertanto, finché
nell’intera
famiglia
ecclesiale non
si
riuscirà
a
dare esempio di coerente comportamento etico-religioso, di rispetto verso il Sacro, di zelo e di fervorosa Preghiera, giovani ed adulti non troveranno più alcuna attrattiva, non
vi
sarà
più
interesse
e
fiducia
verso
le
istituzioni
religiose.
17
Lo sforzo di questa pubblicazione è quello di individuare, con obiettiva consapevolezza, le ragioni di tale declino, cercando di identificare
le
motivazioni
legate,
soprattutto,
alla
pratica
giornaliera
del
Ministero
Sacerdotale,
di
cui
Don
Saverio
ne
è
stato
un
fervente
assertore. E’ una lotta che tutti i cattolici, da veri credenti, devono affrontare per
sostenere
il
Sommo
Pontefice,
difendere
la
Santa
Chiesa
ed
aiutare
i
Sacerdoti, anche con la sola ed umile Preghiera. Tra
le
varie
difficoltà
del
mondo
d’oggi,
qualsiasi
iniziativa
può
essere utile e, anche se questa dovesse andare controcorrente, da essa potrà nascere una nuova formula di aggregazione sociale, che allontanerà il pericolo di prove più gravi di quelle che sta vivendo attualmente il mondo religioso ed ecclesiastico. Ogni religioso dovrà testimoniare la propria vocazione dimostrando la personale Fede, per far sì che si possa riacquistare la Fiducia persa. Solo in un clima di rinnovato impegno, i giovani potranno ritrovare nella Chiesa esempi di coerenza, con argomenti di fondato richiamo,
affinché,
in
tale
clima,
possano
anche
nascere
e
maturare
vere
vocazioni. Non servono ‘aforismi’, Conferenze Episcopali, Convegni Ecumenici, Incontri Pastorali, ecc.. Occorre riscoprire la presenza di Gesù, Sommo Sacerdote, nella costante testimonianza del Sacerdote in chiesa,
per
ravvivare
e
far
fruttificare,
con
zelo
e
devozione,
la
Celebrazione dei Santi Sacramenti, per ricominciare un nuovo cammino in seno alla Chiesa, testimoniando la vera Fede. Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, bisogna impegnarsi
nella
Preghiera,
offerta
con
fiducia,
con
costanza
e
fervore,
dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore, non
con
le
labbra,
per
Glorificare
la
Paterna
Bontà
di
Dio. Una importante meta, più volte manifestata dalla Santa Madre Celeste, è quella di Consacrarsi al Suo Cuore Immacolato, rendendosi disponibili alla Sua chiamata. Con il Suo Aiuto, forti nella Fede e perseveranti nella lotta contro il male, si potranno attuare i Suoi Progetti di Salvezza. Per questo scopo, in altra pubblicazione (vedi
bibliografia), viene suggerito un valido itinerario spirituale, per Consacrarsi al Cuore Immacolato
della
Santissima
Vergine
Maria. 18
I PARTE _________________ Sia
Lodato
Gesù
Cristo. Sempre
Sia
Lodato. Cristo
Regni. Sempre. Con queste Lodi, rinnoviamo il nostro atto di Devozione a Gesù, Nostro Signore e Redentore, per ricominciare a testimoniare apertamente la nostra vera Fede. Sono semplici espressioni, forse ormai in disuso, ma che restano
tuttora
validi
e
significativi
atteggiamenti esteriori per Onorare e
Glorificare
Cristo
Gesù,
Nostro
Signore. Mentre il Santo Padre si accingeva ad inaugurare l’Anno Sacerdotale, veniva a mancare improvvisamente, per un incidente avvenuto dopo la Celebrazione della Santa Messa, Don Saverio Don Saverio, da giovane che posa d’avanti Martucci, l’ispiratore ed il sostenitore alla statua di Bartolo Longo. del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, di cui lui era devoto e zelante assertore. Don Saverio Martucci, già da giovane, era fortemente devoto del Beato Bartolo Longo. Da
qui
e
da
lui
è
nata
l’ispirazione
per
il
Movimento
Laico
di
Preghiera che porta il nome del Beato. 19
Una
importante
figura
carismatica,
quella
di
Don
Saverio,
che
ha
saputo mantenere viva la tradizione delle sue radici cristiane, acquisite e sostenute in ottantasei anni di vita, quasi tutte dedicate al sacerdozio, difendendole, sempre in spirito di ubbidienza, dalle più moderne forme di comportamento religioso. Un lavoro di grande umiltà, il suo, nel saper offrire la sua missione pastorale con vera Carità cristiana, così come si cercherà di tradurre ed analizzare, anche se sinteticamente, in questa breve esposizione editoriale a lui dedicata. La stesura di questo libro nasce dalla raccolta di varie omelie e dai contenuti dei discorsi di Don Saverio, da lui pronunziati in varie occasioni. Nel limite del possibile, e senza alcuna ambizione, sono state sintetizzate le parti che riguardano essenzialmente il suo ministero sacerdotale,
uniformando
il
carattere
espositivo
al
significato
del
suo
apostolato,
nel
modo
migliore
con
cui
si
è
pensato
di
formulare
lo
stile
dell’intera
opera.
Nel
contempo,
si
è
cercato
di
rispettare
l’essenza
del
suo pensiero, applicato ai vari argomenti da lui espressi, distinguendoli in rapporto alle varie circostanze da lui vissute e manifestate in vita. Va
precisato
che
non
è
stato
semplice
armonizzare
la
vastità
delle
tematiche da lui trattate, sia per la delicatezza della materia, che per le difficoltà
di
coordinare
e
trasferire
l’interpretazione
dei
vari
contenuti
in
una chiave di lettura, che risultasse facile, semplice e scorrevole. Pertanto, si chiede venia al lettore se, in taluni casi, per la natura delle argomentazioni, non sempre il senso della frase si associa in maniera consequenziale
al
concetto
del
discorso
e…
viceversa.
Va
da
sé
che,
per
chi ha conosciuto personalmente la larghezza intellettuale di Don Saverio, saprà riconoscere con più facilità le sfumature che caratterizzano queste pagine. In
fine,
si
fa
presente
che
già
nell’Aprile
2006
è
stato
pubblicato
un suo libro, INVOCANDO MARIA, che racchiude in se varie tematiche inerenti l’etica morale e religiosa. Assieme ad una sintesi della vita dell’Avv. Bartolo Longo, ad alcune
preghiere
inedite,
al
significato
ed
alle
meditazioni
sulla
Preghiera
del Santo Rosario, in tale libro risaltano i fondamenti etico-religiosi della scienza pedagogica longhiana, di cui Don Saverio, per naturale vocazione, 20
ne ha seguito le basi, armonizzandole con l’insegnamento nella scuola. Devoto della Vergine del Santo Rosario, Don Saverio ha sempre preposto
a
tutto
il
valore
della
Preghiera.
La
sua
biblioteca
è
ricchissima
di testi storici, teologici ed anche mariani. Grande
assertore
delle
riflessioni
di
San
Luigi
M.
Grignion
di
Montfort,
egli
soleva
ribadire
che
“La
Preghiera
è
come
una
sorgente
di
acqua
pura,
sempre
limpida
e
fresca,
perché
Ispirata
e
Guidata
dallo
Spirito Santo, Che alberga nel nostro cuore. Per questo la Preghiera non è
e
non
può
essere
una
ripetizione,
ma
deve
scaturire
dalla
semplicità
del
cuore e dalla viva Fede. Pregare con devozione e non ‘recitare’,
poiché
‘recitare’
è
una
parola
inadeguata,
che
non
si
addice
alla
Preghiera,
tanto
meno al Sacro” (da una sua citazione nel libro IL SANTO ROSARIO MEDITATO). (Vedi
bibliografia).
Il libro Invocando
Maria. I libri del Movimento Laico di Preghiera.
21
Don Saverio ha sempre esposto con parsimoniosa capacità le sue doti culturali ed educative, applicate a suo tempo, con virtuosa capacità, anche in seno all’insegnamento scolastico. Assertore
convinto
della
propria
Fede,
è
stato
un
eccellente
storico
del
Vecchio
e
Nuovo
Testamento,
esponendo
scientificamente
e
con estrema semplicità i maggiori concetti teologici che hanno sempre caratterizzato le sue omelie e le varie catechesi. Sottile conoscitore delle vicende storiche che hanno formato i grandi Santi, egli spaziava nell’enumerare i loro sapienti motti, interloquendo con le massime di tanti santi, affascinando sempre tutti coloro che avevano la possibilità di ascoltarlo nelle sue omelie. Da San Francesco a Sant’Antonio, da San Lorenzo da Brindisi a San Pio (che aveva conosciuto personalmente), da San Matteo a San Luca e a tutti i vari Santi, non mancava di citarli sempre, valorizzando le loro imprese, abbinando facilmente il valore dei loro esempi con la profondità dei passi evangelici. L’intento di questa pubblicazione, tuttavia, non vuole essere solo quello di sottolineare le capacità culturali di Don Saverio, bensì e soprattutto il valore del suo messaggio pastorale, confermato da uno spiccato senso di carità, di umiltà e di vera Fede, messo sempre a servizio della Chiesa e del Popolo di Dio. Per questo si cercherà, soprattutto, di
evidenziare
il
significato
della
sua
Missione Sacerdotale, svolta con dignità e con
zelo,
oltre
che
con
sacrificio
e
fervore.
Un esempio che oggi ben si addita alle giovani leve di cattolici e di religiosi, San Lorenzo da Brindisi, convalidando quanto asseriva Ferdinando proclamato Dottore della Chiesa, il 19 Marzo 1959, da Baj,
nel
dire
che
“Farsi
prete
non
significa
Papa Giovanni XXIII. mettersi solo una divisa di fuori, ma significa
anche
assumere
un
tormento
dentro”.
Il
Card.
Emmanuel
Suhard, in merito, aggiungeva che “Come Gesù Cristo, così il Sacerdote porta all’Umanità un dono senza uguali: quello dell’inquietudine. 22
Egli deve essere il Ministro dell’inquietudine, il dispensatore di una Sete e di una Fame nuova, quella di Gesù”. In
questo,
molto
c’è
da
apprendere
sul
profondo
significato
della
testimonianza
sacerdotale
di
Don
Saverio,
poiché,
come
spiegava
Francois
Pollien,
“
Niente
avviene
a
caso,
poichè
in
tutte
le
opere
di
Dio
regna
l’ordine.
Il
posto
di
un
uomo
nella
vita
non
è
mai
cosa
indifferente
per
il
Nostro
Padre
Celeste”,
poiché,
come
ancora
confermava
P.
F.
Molinari,
“Il
Prete
è
il
manovale
di
Dio
nel
cantiere
del
Mondo,
dove,
nel
tempo,
si costruisce l’Eternità”. Considerando la costante volontà di Don Saverio, si può ben confermare quanto sosteneva San Francesco De’ Paoli, nel dire che “Il Prete deve fermarsi solo per morire”. Così
è
stato,
infatti,
per
Don
Saverio,
dopo
un
eroico
cammino
senza soste: un Sacerdote che ha insegnato molto, non solo quello che sapeva, ma anche ciò che era, lasciando ad un ognuno un messaggio personale. Quale migliore occasione per ricordarlo e per rivivere, in questo anno dedicato ai Sacerdoti, la sua missione sacerdotale? Una realtà sempre attuale per la testimonianza di 2000 anni di Fede Cattolica. Un confronto tra il passato ed il presente, che mette in luce le nuove tendenze moderniste
del
secolarismo,
che
hanno
caratterizzato
ed
influenzato,
con
varie insidie, le vocazioni sacerdotali. Il ministero di Don Saverio lascia, in chi lo ha conosciuto, un indelebile ricordo, per la sua inestimabile coerenza. Un Prete, come disse Padre Erminio Crippa, chiamato a parlare di santità senza essere santo, ad avere la mente di un vecchio ed il cuore di un giovane, con la ricchezza dello zelo, del rispetto e della devozione verso il Sacro. Infatti, la
missione
specifica
del
Sacerdote,
come
a
suo
tempo
ha
sottolineato
il
Cardinale
John
Wright,
è
quella
di
far
conoscere
il
“Sacro”,
la
“Verità
Sacra”, l’ “Amore Sacro”, la “Bellezza Sacra” che era in Cristo. Gesù
Cristo
si
è
presentato
agli
uomini
come
il
“Sacro”
fatto
Uomo:
per
questo
bisogna
rispettare
tutto
ciò
che
è
dentro
e
fuori
la
Chiesa,
soprattutto
il
Sacerdote,
poiché
-come
diceva
San
Giovanni
Maria
Vianney- “Se incontrassi un Prete ed un Angelo, saluterei il Prete prima di
salutare
l’Angelo.
Quest’ultimo
è
l’amico
di
Dio,
ma
il
Prete
occupa
il Suo posto; se non ci fosse il Sacerdote a nulla gioverebbe la Passione 23
e la Morte di Gesù. A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro, se non ci fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei Tesori Celesti, ma se non ci fosse il Sacramento dell’Ordine non avremmo Nostro Signore Gesù.
Infatti,
chi
è
che
Lo
ha
messo
là
nel
Tabernacolo?
Il
Sacerdote.
Se
avessimo Fede, vedremmo Dio nascosto nel Sacerdote come luce dietro il vetro” Se oggi non si comprende più la missione del Sacerdote, come affermava
il
vescovo
Artur
Elchinger,
è
perché
non
si
capisce
più
il
ruolo
di Cristo, disconoscendo tutto ciò che di Sacro Gli appartiene. Ciò serve di monito per riscoprire, in queste pagine, un sacerdozio fedele ai principi ed ai doveri assunti con la Sacra Ordinazione (“Sacerdote in Eterno”). Alcuni troveranno in queste pagine storie del passato, altri scopriranno con nostalgia realtà vissute e ormai scomparse, altri ancora rimarranno
indifferenti:
ma
è
proprio
l’indifferenza
che
affievolisce
ed
assopisce la fede! In un’era in cui si cerca di cancellare dal cuore dell’uomo le sue radici cristiane, in cui si invoca il rispetto per la natura, ma si seguono gli abbagli dei falsi profeti, come sosteneva Don Saverio, accettiamo l’invito per ricostituire e sostenere, con fermezza, il rispetto e l’Amore verso tutto ciò
che
è
Sacro,
verso
la
Chiesa
e
verso
Dio. E’ un Invito Sacro, nella speranza che venga compreso, accettato con convinzione e con cuore disponibile, per difendere con coraggio le proprie Radici Cattoliche ed elevare la mente ed il cuore verso le “cose” di Dio, per Amare con fervore la Sua Chiesa. Solo così si può fare “ritrovare”, nella Santa Madre Chiesa, la Luce della Verità, quella Luce che illumina e rasserena ogni cristiano e che spesso
l’uomo
rifiuta.
24
Don Saverio Martucci, il Parroco sorridente e benedicente.
Che emozione sentire suonare alla porta di casa, aprire e trovarsi davanti il Parroco che viene a farti visita, un Sacerdote che ti saluta con il volto gioioso e sorridente, con voce sicura e squillante, quasi a metterti subito a tuo agio ed a contatto diretto con Nostro Signore Gesù. Il
suo
saluto
è
già
un
festoso
augurio, un invito a rispondergli con la
sicurezza
e
la
serenità
che
è
riuscito
ad infondere nell’animo con il suo “Sia Lodato Gesù Cristo”, a cui viene da rispondere “Sempre Sia Lodato”. E’ questa l’immagine che si attende un cristiano cattolico, quando incontra
un
Sacerdote,
poiché,
come
affermava Francois Mauriac, un Prete non ti rimane mai indifferente: o ti attira, o ti respinge. Egli rimane tuttavia sempre un Discepolo di Gesù, Sommo Sacerdote, che con la sua testimonianza e con il suo umile servizio di amore, ricevuti con la Consacrazione, permette di
intravedere
il
riflesso
del
Redentore.
RIFLESSIONE - La Santa Vergine Maria, nelle Sue Apparizioni, Saluta dicendo “Sia Lodato Gesù Cristo”. Prendiamo l’abitudine e suggeriamo, ogni volta che si incontra un Sacerdote, Ministro di Gesù, di salutarlo con la stessa Lode, alla quale il Sacerdote non potrà che rispondere “Sempre Sia Lodato”. “Se il ‘ramo’ pecca, il ’ramoscello’ secca!”.
25
Generalmente
si
è
portati
a
omettere
le
notizie
scomode
di
fatti
regressi, specie se riguardano la fede e la morale. Ma quando i ricordi servono
a
rievocare
concrete
testimonianze,
è
doveroso
ricordarli
a
chi
è
interessato. Molti giovani, infatti, sono curiosi di conoscere tradizioni di vita
passata,
per
cui
è
interessante
rievocare
le
esperienze
vissute
da
un
Sacerdote come Don Saverio. E’ viva, nel ricordo di molti, l’immagine che in passato si presentava fuori della chiesa o per strada, quando si incontrava un Sacerdote od un appartenente all’Azione Cattolica: da un marciapiede all’altro ci si salutava sicuri ed orgogliosi di pronunciare “Cristo Regni” e l’altro, anche se preso alla sprovvista, rispondeva prontamente “Sempre”! Una frase breve che i ragazzi Aspiranti dell’Azione Cattolica esprimevano, mostrando con orgoglio il loro distintivo all’occhiello.
Due chiari distintivi, che evidenziano le proprie ‘radici’ di appartenenza. Nella prima foto, un distintivo dell’Azione Cattolica, ai tempi di Don Saverio.
Questi sono veri esempi di rispetto verso il proprio Credo, di fraternità cristiana e di benevola accondiscendenza verso ciò che era stato acquisito con l’educazione religiosa. Oggi
a
volte
si
fa
fatica
a
salutarsi,
mostrando
una
ingiustificabile
indifferenza, di cui ormai nessuno se ne rende più conto, al punto tale che
non
meraviglia
più
incontrare
dei
giovani
che
non
salutano
né
i
loro
insegnanti, tanto meno i superiori od i Sacerdoti. Tali
argomenti,
di
più
ampia
portata,
fanno
riflettere
la
stessa
scienza pedagogica, psicologica e ‘antropologica’, con teorie che, però, non si conciliano più l’una con l’altra. Riflettendo
su
questi
argomenti,
si
entra
nel
vivo
delle
varie
problematiche, che lo stesso Santo Padre, in tutte le Sue Omelie, cerca di comunicare con i Suoi autorevoli messaggi. 26
Il coraggio di affrontare le diverse e delicate tematiche, suscita in tanti diverse perplessità, ma il coraggio che ha infuso sempre Don Saverio
fa
superare
ogni
aspettativa.
Per
cui
è
interessante
sostenere,
in
questo libro molte sue tesi. Nei suoi ultimi anni, Don Saverio, ricordando quanti nella sua parrocchia si impegnassero a collaborare, apprezzava ed ammirava l’intervento di quei cattolici che aiutavano i Parroci in diverse situazioni. Per esempio, un ottimo compito era quello di sorvegliare il comportamento di quei bambini maleducati, o quello di controllare quei fedeli privi di pudore, che entravano in chiesa con abiti immodesti. Cattolici coraggiosi che,
anche
al
di
fuori
di
specifici
incarichi,
non
disdegnavano
di
intervenire
richiamando coloro che, con il loro comportamento, creavano disagi e conseguenze negative in seno alla Chiesa. Questi interventi di collaborazione, da parte dei laici cattolici, non solo
recavano
un
benefico
aiuto
alla
comunità,
ma
erano
anche
un
atto
di
rispetto verso la Casa di Dio. Oggi, con l’abitudine ‘del lasciar correre e del lasciar fare’, si sono adeguati anche molti Parroci, impegnati nelle loro funzioni sacramentali, ma anche e soprattutto nel ‘sociale’! Non deve stupire se in queste pagine si fa ampio riferimento al
“rispetto
verso
il
Sacro”,
poiché,
nella
formazione
di
Don
Saverio,
il rispetto e l’educazione hanno sempre avuto un ruolo di primaria importanza, in quanto, per sua convinzione, essi costituivano i cardini essenziali per
il
buon
funzionamento
della
vita
sociale
e
religiosa. Parlando
di
un
Sacerdote
‘della
vecchia
scuola’,
è
normale
ritrovare in lui argomenti che, se anche da molti sono ritenuti superati, ci investono da vicino. Un confronto, però, con un passato non troppo lontano, dove il cattolico, giovane od adulto che fosse, non aveva vergogna nel mostrare la sua appartenenza, senza fanatismo, ma anche senza nascondimenti. Oggi
si
ha
quasi
vergogna
di
mostrare
la
propria
identità, la propria religiosità, il proprio ‘distintivo’, per cui non si usano più apertamente le Lodi di saluto al Signore, come sopra citate, nemmeno in chiesa, tanto meno per strada. Sembra che tutti si sentano ormai integrati in una maggioranza che di fatto, però, non gli appartiene.
27
In tal modo, passando sempre più in minoranza, si cade nella quasi totale indifferenza interiore e, favorendo tra l’altro il peccato dell’accidia, si permette ad altri di distruggere la nostra tradizione culturale-religiosa.
Se si potesse fare un’indagine, su questa scottante realtà del moderno cattolicesimo, senza dubbio i risultati delle statistiche sarebbero agghiaccianti. A
conferma
di
tanta
superficialità,
anche
e
proprio
in
seno
al
clero,
si cita di seguito un eloquente episodio. In una città mariana, innanzi ad un famoso Santuario, sostava un gruppo di sacerdoti ‘travestiti’ da laici. Era una giornata di ritrovo per un convegno regionale ecclesiastico. Per
verificare
le
realtà
sopra
espresse,
come
quella
di
ottenere
una
risposta
al
tradizionale
saluto
cattolico,
si
è
tentato
di
ripetere
la
bella
esperienza
vissuta
con
il
parroco
citato
all’inizio,
per
verificare
il
grado
di integrazione con la moderna società laica di questo gruppo di giovani sacerdoti. Avendoli, così, salutati con il ‘conosciuto saluto cattolicocristiano’ <<Sia Lodato Gesù Cristo>>,
con
sorpresa,
non
è
stata
data
alcuna risposta creando, in tutti coloro che hanno assistito al fatto, una forte perplessità ed una sconfortante delusione. Mettendo in evidenza tale comportamento scorretto, non tanto verso
chi
li
aveva
salutati,
ma
bensì
verso
Chi
era
diretto
il
saluto,
è
stato
chiesto loro se erano dei Sacerdoti o meno. L’imbarazzo
è
stato
evidente,
specie
per
alcuni
che
si
erano
del tutto mimetizzati con vestiti non coerenti al loro stato sacerdotale. Persone comuni, con una immagine esteriore di chi ha il cuore smarrito, comune a molti attuali sacerdoti, giovani e non, che appaiono con volti scuri e funerei, come di chi ha un lutto cronico. Così, con questa strana immagine,
è
stata
confermata
la
loro
appartenenza
al
clero. Inutile voler commentare l’episodio ma, certamente, tutto ciò mette in luce una evidente freddezza interiore, oltre che esteriore, promossa da un secolarismo che, in questo ultimo decennio, ha cambiato radicalmente il comportamento di molti sacerdoti. Nel contesto della crisi sacerdotale, con Don Saverio si riusciva a focalizzare apertamente l’argomento, adducendo le cause ad una mancanza di preparazione, di formazione e di coscienza. 28
In seno a tali elementi, spesso si commentavano con lui chiare testimonianze e validi scritti di veri maestri formatori. Egli era solito leggere tutte le riviste cattoliche che gli venivano sottoposte, dalle quali ne sapeva selezionare, con intelligente analisi, l’attendibilità dei contenuti. Una volta, leggendo un editoriale di Padre Giulio Maria Scozzaro, ne sottolineò apertamente la veridicità ed il coraggio con cui, tale Frate Cappuccino, esponeva le sue chiare idee in merito ai Sacerdoti. In realtà, Padre Scozzaro, allievo della “scuola di Padre Pio”, ha sempre affrontato con chiara fermezza i problemi ecclesiastici, emersi in seno alla Chiesa in quest’ultimo cinquantennio. Alludendo al linguaggio ed al comportamento di alcuni preti moderni, così si esprime in un suo editoriale: <<Padre Pio era grande anche quando raccontava, quasi ogni sera, alcune barzellette durante la ricreazione, ma esse erano sante, servivano a creare gioia, facendo permanere l’aspetto religioso che doveva avere sempre uno sfondo educativo>>. Per Don Saverio, il Sacerdote doveva trasmettere gioia e buon umore, doveva essere un buon amico, ma non doveva mai perdere la sua
identità
sacerdotale,
né
lasciare
intendere
agli
altri
che
è
un
uomo
come
gli
altri.
Egli
è
un
altro
Cristo,
l’uomo
sacro
che
porta
il
divino,
il
mediatore tra il popolo e Dio. L’allegria che porta il Sacerdote doveva essere
per
lui
diversa
dalle
battute
mondane
dell’uomo
comune.
La
sua
è
una forza trasmettitrice dell’Amore di Dio, di gioia pura e di Verità. Oggi, molto spesso, i fedeli rimangono confusi e si lamentano perché,
in
questo
mondo
di
guai
e
di
cattiveria,
non
trovano
più
un
riferimento di saggezza e di spiritualità, che un tempo si trovava nella figura
del
Sacerdote. In
genere,
ogni
uomo
manifesta
ciò
che
è
dentro,
tanto
più
questo
avviene nel Sacerdote; tutto ciò egli lo manifesta nelle parole, nelle scelte, nella
vita
spirituale
e,
se
non
si
è
smarrito,
egli
emana
addirittura
Luce
Divina. Si auspica che il Sacerdote ritorni alla Preghiera spirituale e prolungata, che riscopra la gioia del sacerdozio vissuto autenticamente e costantemente.
29
Come
si
può
pensare
di
rinnovare
la
società,
la
scuola
e
la
famiglia, se non si inizia a dare esempio di educazione e di rispetto verso il prossimo e, soprattutto, verso il Sacro, se di fatto si manifestano comportamenti equivoci proprio dentro e fuori la Chiesa? Dalla coerente educazione religiosa,
vivificando
la
Fede,
mostrandola con lineare e sincero coraggio, parte ogni attesa e speranza per poter iniziare un nuovo cammino di formazione, per una positiva testimonianza di etica morale, valida per una gioventù ormai travolta dalla solitudine interiore ed in cerca di validi riferimenti, che non trovano più in famiglia, nella società, tanto meno nella chiesa e nell’educazione religiosa. E’ una realtà che non può più essere nascosta o trascurata da tutti i veri cattolici, tanto meno dalla Chiesa. Giovanni Paolo II, in molte sue omelie, sottolineava l’importanza della morale cristiana, in quanto, diceva, “ Il
crollo
della
moralità
porta
con
sé
il
crollo
della
società”. Madre Teresa di Calcutta, invece, aggiungeva che “La perdita del pudore e della purezza sono le cause profonde della decadenza del Mondo”. Ciò
significa
che
tutto
il
comparto
dell’educazione
compromesso.
Ogni rimedio della scienza,
Il
Pontefice
Giovanni
Paolo
II
e
Madre
Teresa
di Calcutta, esempi di Amore, di Carità e di Fratellanza.
30
della
tecnica,
della
filosofia,
della psicologia, tanto meno dell’antropologia (di cui oggi, spesso a sproposito, se ne fa ampio riferimento per una impropria acquisizione
scientifica
sulla
vera
natura
dell’uomo,
che
non
è
solo
materia), non sanno più trovare rimedi fondamentalmente utili per migliorare la società, tanto meno per risvegliare lo spirito.
Occorre aprire in profondità la coscienza e l’anima dell’uomo, perché
ritrovi
in
cuor
suo
il
dono
del
perdono
e
della
giustizia,
la
volontà
di ricercare il vero senso della Grazia Divina. In questa ottica, la serenità interiore, ottenibile con la Grazia del
Perdono,
è
una
meta
non
facile
da
raggiungere,
se
non
si
è
aiutati
spiritualmente,
poiché
non
è
un
dono
gratuito. A tale proposito, da Don Saverio si riceveva sempre una netta consapevolezza sull’utilità della Confessione, per ritrovare interiormente quella naturale e serena obiettività sulle cause e sulla natura del male, fonte
di
ogni
malessere.
Infatti,
poichè
la
punizione
è
già
dentro
il
peccato, si deduce, da una frase di Elbert Hubbard, che “Gli uomini non sono puniti per la debolezza commessa con le loro colpe, ma dalla conseguenza delle loro stesse colpe”. Il cedimento alla tentazione, frutto della
concupiscenza
umana,
è
stato
sempre
un
argomento
chiave
su
cui
poggiava l’aiuto spirituale di Don Saverio. Su tale argomenti, in colloqui privati, quando si cercava di capire anche la pace interiore che egli mostrava con tanta serenità, soleva rievocare una frase di Richard Madden, affermando che “Il nostro voto di castità non ci ha ristretti in vincoli penosi, ma piuttosto ci ha fatto abbracciare tutto il mondo in una maniera diversa e sublime; possiamo non essere compresi,
per
tante
ragioni,
ma
il
fatto
non
cambia
nulla”,
poiché,
come
ancora asseriva il Cardinale G. Danneels, “Per testimoniare che Dio E’ l’Assoluto
e
che
tutto
il
resto
è
relativo,
non
si
potrà
mai
fare
a
meno
di
uomini e donne che, volontariamente e con gioia, scelgono la povertà, la castità e l’obbedienza”. Su queste verità prettamente vocazionali, Don Saverio mostrava una luce interiore che affascinava anche il non credente. Questo era il suo campo di forza, mai messo in discussione, ma avvalorato dall’inestinguibile esempio. In proposito, egli leggeva molte vite di Santi, ne studiava l’essenza, ne ricapitolava gli esempi, ammirando
e
Glorificando
la
Potenza
dello
Spirito,
adottando
anche
la
più semplice frase, od il miglior pensiero. Valida ed indimenticabile la meditazione avvenuta su una frase di Friedrich Von Logau, che sanciva come
“Combattere
se
stesso,
a
volte
può
essere
una
guerra
difficile,
è
vero,
ma
vincere
se
stessi,
poi,
diventa
la
vittoria
più
bella
e
gratificante,
per il corpo e per lo spirito”. Con queste concezioni radicate nel cuore, egli soleva tranquillizzare 31
ogni penitente con la sua chiara e sicura preparazione, con la ricchezza di argomentazioni che scaturivano dalle sue convinzioni teologali. Un argomento che invece lo lasciava alquanto perplesso era il disagio procurato dalle moderne innovazioni, dai ‘moderni adeguamenti’, come lui li chiamava in gergo ‘burlesco’. In realtà la Confessione, il Sacramento
chiave
per
il
raggiungimento
della
serenità
interiore,
è
stato turbato e poi offuscato da una incosciente trascuratezza, che ha alimentato il decadimento di questo importante ministero sacerdotale. Tra le tante cause, come si vedrà anche nella seconda parte di questa trattazione, alcune sono da ricercare sul modo attuale con cui viene effettuata o condotta la pratica della confessione. Per esempio, quando Don Saverio veniva chiamato in quelle chiese dove era stato tolto il tradizionale confessionale, anche lui si sentiva a disagio, in quanto non poteva assicurare quella riservatezza propria della confessione. Scrupoloso, prudente ed attento, come egli era, per evitare ogni minima possibilità di ‘maldicenze’, preferiva confessare addirittura in pubblico sull’altare… un modo poco piacevole ed anche faticoso, non solo per il fatto di doversi anche lui esporre all’osservazione di tutti i fedeli
presenti
in
chiesa,
ma
anche
perché
veniva
privato
della
libera
spontaneità, propria e particolare con cui viene esercitato tale Ministero. Per questo lui riteneva, con ferma convinzione, l’utilità di quanto occorresse ripristinare i ‘vecchi’ confessionali con la ‘grata’, come più avanti descritto, non solo per il naturale rispetto del sigillo sacramentale, ma anche per migliorare il comprensibile disagio psicologico del penitente. RIFLESSIONE - Meditazione sul Sacramento della Riconciliazione.
Quante volte andiamo a “confessarci” ? Come meditiamo nella nostra coscienza prima di farlo? Cerchiamo di sminuire le nostre colpe “giustificandole”
davanti
al
confessore?
Le
addiciamo
ad
altri,
così
che
non confessiamo più noi stessi ma un’altra persona? Quanto più ci confesseremo con umiltà e sincerità, senza ‘addolcire’ la colpa, tanto più permetteremo alla Grazia di Dio di invaderci e nutrirci nella pienezza della Sua Misericordia.
32
Padre Pio, nel tradizionale confessionale con la ‘grata’, mentre esercita il Santo Ministero della Confessione.
Il confessionale, il miglior luogo per assolvere, con umiltà e riservatezza, il Sacramento della Confessione. con la grata,
Il tradizionale confessionale certamente,
è
un
luogo
riservato
e
serve
a
rendere
più
discreto
l’approccio all’umile disponibilità della riconciliazione. Solo così il Sacerdote, sapendo di poter ascoltare e rasserenare, senza fretta, senza condizionamenti
o
superficialità
il
penitente,
può
far
sentire
nuovamente
vivo
e
fiducioso
il
desiderio
del
Sacramento
della
Riconciliazione,
unico
rimedio per alimentare nuovamente la Fede, quella sincera, veritiera e pura. Anche in questo Don Saverio è stato un ‘maestro’ del confessionale, nel saper aprire la porta del cuore, facendo uscire il penitente da ogni arida chiusura, per farlo giungere ad una totale e completa
conversione.
Egli
è
stato
‘maestro’
nel
chiarire
anche
i
dubbi
di
Fede o delle più piccole colpe, liberando ogni penoso fardello, dando gli opportuni consigli. Così, attraverso i misteriosi Poteri di Gesù, Che si manifesta proprio nel confessionale, egli, il Sacerdote, con la Grazia del Perdono, rigenerava ogni anima... Un vero padre, dunque, come insegna la parabola del “figliol
prodigo”! Del resto, a tale proposito, San Pio V diceva: “ Datemi
buoni
confessori
e
rinnoverò
dalle
fondamenta
tutta
la
cristianità”. E’ una verità che viene valorizzata anche dalle parole di Giovanni Paolo II, il
quale,
in
merito,
definisce
che
“Ogni
confessionale è
uno
spazio
privilegiato
e
benedetto,
dal
quale
nasce
un
uomo
nuovo
e
riconciliato
a
Dio.”
33
RIFLESSIONE - Solo con il Sacramento del Perdono e con la convinta Preghiera, unico ‘strumento’ di unione con Dio, si può ritrovare la vera Luce della Grazia Divina,
per
ottenere
i
benefici
frutti
di
un
risveglio
fisico,
morale
e
spirituale,
di cui ogni uomo ne ha sempre una innata necessità.
Sempre pieno di ardimentosa volontà, Don Saverio partecipava ovunque e, in ogni circostanza, non dava mai segni di stanchezza. A tutti infondeva entusiasmo e chi lo avvicinava, per qualunque motivo, riceveva sempre un’accogliente attenzione e una parola di conforto. Ogni occasione era favorevole per intavolare con lui qualsiasi discorso. Lui sapeva ascoltare e, appena assimilava il ‘messaggio’, rispondeva con disarmante semplicità su qualsiasi argomento. Anche questo, per lui, era un espediente per diffondere la Parola evangelica, facendo assaporare piacevolmente il dialogo di amore con Gesù, per vivere la vita, per rinnovare lo spirito (“Veni Creator Spiritus”). Apprezzava e gioiva come non mai del dono della vita, che ammirava già nell’infanzia dei bambini, verso i quali volgeva sempre una parola di attenzione e di affabile benevolenza, quasi da sentirsi egli stesso rinnovarsi interiormente nell’innocenza dei bambini. Una delle altre sue ammirevoli capacità, era quella di organizzare anche lunghi pellegrinaggi, in nazioni estere. Egli era un brillante intrattenitore, ma anche un preparato ‘cicerone’, nel far conoscere le virtù dei luoghi mistici e di Fede. Spesso, nelle chiese dove si recava, veniva subito fermato da molti sconosciuti fedeli, i quali, asserendo di aver
incontrato
finalmente
un
vero
Sacerdote
(forse
per
la
sua
originale
veste
talare,
che
non
aveva
mai
abbandonato),
approfittavano
per
chiedere
di essere confessati. Anche in queste situazioni, lui avvertiva, specie all’estero (ma anche in Italia), quanto si facesse desiderare la presenza di un sacerdote nel confessionale. D’altra parte, egli asseriva che, se in tante chiese erano stati aboliti i confessionali, i fedeli, specie quelli più tormentati ed indeboliti dal peso della coscienza, fanno più fatica ad accostarsi a questo grande Sacramento del Perdono. 34
Egli era convinto che l’uso del confessionale, reso ancor più solenne dal sacerdote che indossa i paramenti sacri, dava al penitente un senso di grande
rispetto,
di
fiducia
e
di
riservatezza. Oggi chi chiede di confessarsi viene convogliato in un ‘confessionale aperto’, dove viene preclusa ogni tipo di riservatezza, creando diverse difficoltà;;
un
approccio
poco
ortodosso
tra
il
fedele-penitente
con
il
sacerdote-confidente!
Tutto ciò ha generato varie situazioni di imbarazzo, ritenute, per
alcuni,
molto
serie
e
delicate.
C’è
chi
è
stato
costretto
a
recarsi
in
luoghi lontani dalla propria parrocchia o addirittura ad auto-assolversi (assecondando la moderna religione del -fai da te-!). D’altra
parte,
è
abbastanza
comune
che
vi
siano
queste
situazioni,
di cui nessuno sa dare una esauriente spiegazione. Già Leone XII, a tale riguardo, dichiarava che <<Il confessore che omette di aiutare il penitente ad avere le
debite
disposizioni,
non
è
più
disposto
ad ascoltare le confessioni di quanto non lo siano i penitenti a confessarsi >>. Certamente, come esposto più avanti, nella seconda parte di questo libro, il problema del confessionale abolito o modificato
(modernizzato),
anche
se
non
lo
si vuole riconoscere, rimane un elemento di discussione in tutta la sua cruda realtà, pesando ancor più sulla fragile miseria del penitente, stretto nella morsa del suo peccato. Santa Maria Goretti. Del resto, “Se in tutti i confessori si ritrovasse la scienza e la bontà convenienti a tanto Ministero -come sosteneva Sant’Alfonso M. De’ Liguori- il mondo non sarebbe così infangato di peccati,
né
l’inferno
così
ripieno
di
anime”. Così si sono affollate le processioni di coloro che, pur non essendo in Grazia di Dio, si accostano a ‘ricevere’ l’Ostia Sacra, con dentro il cuore chissà quante sofferenze nascoste. Innanzi a queste gravi situazioni, con tanti inconsapevoli sacrilegi, ogni
altra
considerazione
in
merito
rimane
superflua!
35
Occorre
Pregare
molto
anche
per
questo,
affinché
la
Misericordia
Divina conduca tutti alla consapevolezza, all’umile comprensione del problema, per la salvezza di tante anime. Quanti sacerdoti confessano apertamente in pubblico, o addirittura sull’altare, rendendo visibile a tutti ogni gesto, ogni espressione… svilendo ogni coraggiosa iniziativa da parte del o della penitente. Se questa
è
la
fine
della
riservatezza
e
della
discrezione,
certamente
non
può
essere ‘apprezzata’ proprio tra le mura sacre della chiesa! E’ ancora viva l’immagine del penitente in ginocchio, che richiamava ed incoraggiava, a sua volta, la volontà di mettersi in ginocchio, in attesa per la
confessione.
Ben
diverso,
oggi,
è
stare seduti, semmai comodamente, a fianco
del
confessore! Don Saverio non amava le vie di mezzo…
ma
questa
è
un’altra
storia,
che Don Saverio ha sempre affrontato nel migliore dei modi, mettendo tutti a proprio agio, adattandosi alla disponibilità dell’ambiente in cui confessava ma, soprattutto, ubbidendo alle disposizioni di chi avrebbe dovuto vigilare su tali questioni di così delicata portata. Va nuovamente sottolineato che, questa grave situazione non può essere trascurata oltre,
poiché,
come
già
si
è
espresso
in
merito
il
Santo
Padre,
Giovanni
Paolo II, “Sarebbe insensato, oltre che presuntuoso, voler prescindere arbitrariamente dagli strumenti di Grazia e di Salvezza che il Signore Ha
disposto
e,
nel
caso
specifico,
pretendere
di
ricevere
la
Grazia
del
Perdono facendo a meno del Sacramento, istituito da Cristo proprio per il Perdono. Il rinnovamento dei riti, attuato dopo il Concilio, non autorizza alcuna illusione ed alterazione in questa direzione”. Senz’altro, alla luce di queste chiare evidenze, non si può più nascondere il problema generale in seno alla Chiesa, occorre invece riprenderlo con adeguata prudenza e coraggiosa volontà, cercando di sensibilizzare prima i Sacerdoti e poi tutti i fedeli che frequentano la Santa Eucaristia. Di questo e di altro se ne riparla ancora più avanti, mettendo in luce altre situazioni, con problemi che sono stati messi a tacere per indifferenza o, addirittura, per incoscienza. 36
Sarà
questo
un
compito
importante,
che
non
si
può
né
rimandare,
né
demandare,
ma
da
affidare
alla
volontà
ed
alla
collaborazione
di
tutti
i
cattolici, per parlarne con obiettività, per ritrovare il necessario equilibrio, per riportare in salvo tanti fratelli dispersi in questo mare in tempesta, poiché,
come
già
è
stato
a
suo
tempo
osservato
da
Papa
Giovanni
Paolo
II,
non
vi
è
mai
stata
una
così
grave
crisi
del
Sacramento
della
Confessione
e della Penitenza come in questo tempo! E’ ragionevole pensare, in fondo, che la gravità di questa situazione, in
seno
alla
Chiesa,
potrebbe
essere
scongiurata
dallo
stesso
Clero,
poiché
non
è
un
problema
di
carenza
di
sacerdoti,
ma
piuttosto
il
fatto
che
siano
pochi i sacerdoti sensibili al problema. Quante testimonianze di fedeli che, in varie città, per la confessione, preferiscono spostarsi in altre chiese, quindi fuori della parrocchia, o andando in Cattedrale, dove lì trovano ancora i confessionali con la grata che, oltre ad essere un ‘cimelio ed oggetto d’arte’, ospitano dentro anche un prete, ormai sempre più richiesto per la Confessione. Realtà vive, conosciute ed… ancora eluse. Anche per questo, in antonomasia
alla
figura
del
Santo
Curato
d’Ars,
è
conveniente
meditare
su
quanto Don Saverio ha rappresentato con la sua Missione Sacerdotale. Nei suoi tanti racconti, asseriva che, proprio in Francia, aveva notato un’avanzata crisi del sacerdozio, assieme ad altre carenze in seno alla chiesa di quella nazione, già provata da tante tristi vicende storiche. Quello della Confessione, poi, era già ai suoi tempi una realtà scottante, di cui ne avvertiva maggiormente il declino a causa della scarsa volontà degli stessi sacerdoti, molti dei quali non più propensi a confessare. Proprio
per
questa
realtà,
Don
Saverio
non
è
mai
venuto
meno
alle
richieste in tal senso, rendendosi disponibile su tutto il territorio della diocesi, oltre che quando andava in pellegrinaggio. Egli ricordava che, pur non essendo del luogo, molti fedeli si rivolgevano a lui per confessarsi, non
solo
perché
non
trovavano
più
sacerdoti
disposti
a
farlo,
ma
anche
per il fatto che, indossando la rassicurante e tradizionale veste talare, per loro
egli
rappresentava
essere
la
figura
del
vero
Sacerdote. E’ un dato certamente che rimane negli annali del suo instancabile operato sacerdotale.
37
Un merito, il suo, unito ad una sempre spontanea, pronta e costante volontà, mai venuta meno, anche quando, settimanalmente, di estate e di inverno, egli si recava presso istituti o parrocchie, per portare il suo prezioso servizio ministeriale, svolto sempre con umile zelo, rimanendo a confessare tutti coloro che glielo chiedevano, a qualsiasi ora, per qualsiasi circostanza, funzione religiosa, Celebrazione Eucaristica od anche e solo per dispensare i Sacramenti dell’Estrema Unzione. Un sessantennio di missione, il suo, che può rimanere un punto di riferimento per tutti quei sacerdoti che, in questo anno a loro dedicato, vorranno meditare sulla loro vocazione sacerdotale e sul loro apostolato.
RIFLESSIONE - La Chiesa è il primo ragionevole baluardo di Luce
che
può
ravvivare
il
senso
comune
della
solidarietà,
della
fiducia,
della giustizia, della Speranza e della Pace. “ Ogni campanile con la Croce ci richiama ad una Chiesa, nella quale si celebra la Santa Messa, c’è un Tabernacolo, sta Gesù “. -Beato
Don
Luigi
Guanella-
Alla vista di un campanile voi potete dire: là c’è Gesù, perché là un Sacerdote ha Celebrato la Santa Messa”.
-San
Giovanni
Maria
d’ArsE’
IMPORTANTE
VISITARE
UNA
CHIESA,
PARTECIPARE
ALLA
SANTA
MESSA,
RICEVERE
LA
SANTA
EUCARISTIA.
“ L’Eucaristia è l’Amore che supera tutti gli amori nel Cielo e sulla Terra “. -San
Bernardo
di
Chiaravalle-
“Occorre ricreare in chiesa l’armonia della serena accoglienza, abolendo l’austerità, ma ripristinando l’atmosfera del ‘religioso’ silenzio, del rispetto verso il luogo sacro, con la modestia dei costumi, con l’educato comportamento,
con
la
viva
devozione,
affinché
tutto
si
differenzi
da
qualsiasi altro luogo comune, per dare effettiva testimonianza di Fede e Gloria a Dio”.
A Don Saverio piaceva immergersi nel silenzio della natura. La campagna lo attraeva in modo particolare, specie nei periodi in cui la natura sprigionava i suoi profumi ed i suoi colori primaverili ed autunnali. Uccelli ed altre creature divenivano per lui sempre oggetto di attenzione. 38
Per la sua attenta sensibilità, tutto era importante. La quiete, come
sempre
sosteneva,
era
da
preferire,
poiché
quando
si
è
lontani
dal
chiassoso
frastuono,
che
allontana,
distoglie
e
vanifica
ogni
nostra
attesa, si può ritrovare la necessaria quiete per formulare intimamente l’umile
Preghiera,
che
ravviva
la
fiducia
nella
Fede,
che
fa
ritrovare
la
vera pace interiore, che ci rasserena e ci unisce a Dio… così, nel silenzio e nell’umile ascolto, si può davvero incontrare Nostro Signore. E’ questa la giusta condizione che ha condotto molti santi al vero
misticismo.
Chiunque,
anche
chi
non
è
predisposto
alla
completa
santità, quando entra in chiesa e trova le condizioni ideali per ‘respirare’ l’atmosfera
sacra,
riscoprire
il
prezioso
profumo
d’incenso,
quando
è
rispettato il silenzio, può più facilmente approdare alla pace dell’anima. Nell’immergersi liberamente in questa sacra atmosfera, può ritrovare il colloquio intimo con Nostro Signore, Che Vive nel Segreto del Santo Tabernacolo, Che ascolta l’intima Preghiera. Così si esprimeva, a proposito del silenzio, Santa Faustina Kowalska : “In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”. In realtà, ogni fedele e devoto cristiano, che entra in chiesa per Pregare, si aspetta di trovare l’atmosfera sacrale nella pace del silenzio, per il ristoro dell’anima, per incontrare Gesù, per unirsi a Lui ed adorarLo. La presenza costante del ‘medico’ dell’anima, poi, facilita maggiormente tutto questo. Infatti, quando
il
Sacerdote
è
presente
in
chiesa,
il
fedele
trova
una
figura
rassicurante,
in
quanto può attingere tutto ciò che serve alla
sua
anima:
il
fiducioso
conforto
nel
Sacramento della Confessione e l’intimo raccoglimento con Gesù, nel Sacramento della Santa Eucaristia, anche fuori dalla Celebrazione della Santa Messa. Don Saverio in parrocchia era costantemente presente, sempre Don Saverio, in pellegrinaggio, all’ombra di un campanile. disponibile, quasi in paziente attesa di 39
chi lo cercava per qualsiasi aiuto, o semplicemente per ricevere la Santa Eucaristia, sapendo che non a tutti era possibile partecipare alla Santa Messa giornaliera. Era piacevole e consolante entrare in chiesa ed intravedere sempre la
discreta
figura
del
Sacerdote,
vicino
al
confessionale
o
tra
i
banchi
in Preghiera, nel caratteristico profumo di incenso, che arricchiva le sensazioni e ne esaltava l’atmosfera del luogo Sacro. Oggi l’incenso lo si avverte appena e per poco solo nelle grandi funzioni liturgiche; ma anche questo fa ormai parte di ‘vecchie’ realtà! A
tale
proposito,
il
Papa
Benedetto
XVI
così
si
è
espresso:
“Dai
Sacerdoti i fedeli si attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l’incontro dell’Uomo con Dio. Al Sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”. Entrare in chiesa e trovare l’assenza
del
Sacerdote,
significa
trovare
lo
sgomento
della
solitudine,
nel
constatare
che
Gesù,
Presente
nel
Santo
Tabernacolo,
è
abbandonato
anche dai Suoi Discepoli. Quante
chiese
vuote,
proprio
perché
manca
il
Sacerdote! D’altra parte, come asseriva un Anonimo, quando un Sacerdote è
impegnato
all’esterno
della
chiesa
“c’è
il
pericolo
per
il
prete
di
trasformarsi da pastore a burocrate della pastorale”. Raccoglimento, Meditazione ed Adorazione, ai piedi dell’Altare, incensando, pregando, cantando Inni Sacri, per rendere Lode e Gloria al Signore Nostro Dio.
Sia Lodato e Ringraziato ogni momento il Santissimo, Divinissimo Sacramento. Cuore Sacerdotale di Gesù, Santifica
i
Tuoi
Sacerdoti.
40
Nel
mondo
che
ci
circonda,
vi
sono
molti
‘figli
delle
tenebre’,
che espandono lusinghiere menzogne, per trarre chiunque nella subdola perfidia
della
rete
satanica.
Per
questo
occorre
seminare
a
larghe
mani
la
Verità
a
tutti,
al
fine
di
prevenire
ogni
forma
di
inganno. Don
Saverio,
uomo
di
raffinata
intelligenza
e
di
grande
prudenza,
era molto riservato e non faceva mai apparire nulla di illogico in ciò che per lui era già divenuta una normale ed irrevocabile logica della realtà intuita.
Uno
dei
suoi
tanti
pregi,
di
cui
tutti
ne
apprezzano
il
ricordo,
è
stato sempre quello di sminuire o spegnere in partenza ogni pericolosa perplessità su fatti o su critiche perverse e diaboliche (grande virtù dei santi!). Un carattere, il suo, sempre accomodante e comprensivo, pronto a
giustificare
e
perdonare,
da
cui
ognuno
sapeva
cogliere
un
pratico
consiglio. Egli riusciva a risvegliare in tutti il senso della coscienza, sapendo ammonire con le semplici e profonde parole bibliche, che spesso faceva tuonare con tono imperativo, quando diceva: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5, 20). Queste sue espressioni, servivano a compensare le molte perplessità che amareggiavano tanti suoi interlocutori, ma servono ancora oggi a plasmare la nostra realtà, contrastata da tanti problemi di morale e di etica religiosa,
poiché
quello
che
stiamo
vivendo,
in
questa
nostra
epoca,
come
ben
dice
il
Santo
Padre,
è
prima
di
tutto
un
problema
comportamentale
in seno ad una coscienza religiosa, per la non facile testimonianza della propria Fede, che deve nascere prima di tutto in seno alla stessa Chiesa, per
poi
riflettersi
fuori.
La comunità umana, dalla coscienza confusa, che vuole legiferare leggi laiche, contrarie alla Fede della Chiesa, coinvolge e travolge tutti coloro che, con l’illusione di migliorare il loro stato, adeguandosi all’epoca, sono già stati indeboliti nella loro libertà interiore! “Quanti preti -dice Georges Bernanos- ripetono di ‘essere nel loro tempo’, di ‘vivere in sintonia con l’ ’attualità’!”. “Se il Sacerdote si lascia guidare dal mondo -dice San Giovanni Calabria-, come potrà egli farsi del mondo maestro e guida?”. Adeguandosi al mondo di oggi, infatti, molti preti rischiano davvero di perdere l’essenza della loro vocazione sacerdotale. 41
Conversando con Don Saverio, spesso si toccavano queste pungenti tematiche esistenziali e, commentando alcuni colloqui forti, avvenuti con preti giovani, non mancava di rimanere prudente nel manifestare le sue opinioni.
Egli,
in
ogni
caso,
sapeva
capire
che
molte
difficoltà
nascevano
da dentro, dalla preparazione ricevuta in seminario, dalla mancanza di ‘veri maestri’, dai quali si potevano ricevere equilibrati insegnamenti, per una serio cammino di formazione; per questo, con loro, era sempre pieno di
amorevole
carità,
rammentando
che,
alla
fine,
con
l’esperienza
e
con
la volontà, tutto si sarebbe concluso serenamente. Molti
erano
i
preti
giovani
che
si
confidavano
con
lui
per
problemi
interiori.
Talvolta,
alcuni
incontri
si
rendevano
difficoltosi
per
la
mancanza
di umiltà o, peggio, a causa dell’orgoglio e della superbia, che affondano la mente nella temeraria presunzione di sentirsi sempre nella ragione. Cosciente
che
la
vita
del
Sacerdote
non
è
sempre
facile,
a
lui
premeva soprattutto la coerenza con il ministero sacerdotale, qualunque fossero gli ostacoli che si potessero incontrare lungo la via, sapendo che “Se non ci fosse il Sacerdote -come diceva il Santo Curato d’Ars- non avremmo Gesù sull’Altare, tanto meno nel Tabernacolo!”. Il Sacerdote è
il
seguace
diretto
del
Divino
Maestro,
il
Suo
Apostolo,
delegato
dalla
Santa Madre Chiesa, l’unico che fa Scendere sull’Altare Nostro Signore Gesù Cristo. Sull’argomento, interessanti rimangono i discorsi di Giovanni Albanese, grande oratore laico, che faceva parte della Pro Civitate Cristiana di Assisi. Nei suoi brevi incontri, quando si recava a predicare a
Latiano,
suo
paese
natìo
in
provincia
di
Brindisi,
dove
è
nato
anche
il
Beato Bartolo Longo, egli era solito intrattenersi piacevolmente con chi apprezzava ascoltarlo e, a proposito del sacerdozio, così diceva: “ Tutte le professioni servono all’uomo, ma quella del Sacerdote più di tutte, poiché,
mentre
le
altre
professioni
si
occupano
delle
‘cose’
dell’uomo,
quella
del
Sacerdote
si
occupa
dell’
‘uomo’
stesso
ed
è
evidente
che,
mentre le prime accrescono la potenza dell’uomo, il Sacerdote ne accresce il vero valore”. Giovanni Albanese commentava con molta profondità e con altrettanta chiarezza l’omelia domenicale, affascinando i fedeli con la sua scorrevole e piacevole parola, ma ne avvertiva tutti i limiti, in quanto, non essendo un prete, gli mancava tutto ciò che ha di grande in se il Sacerdote. 42
L’importanza del Sacerdote, per Giovanni Albanese, era tale che, in ogni sua conferenza, non mancava mai di sottolineare che “All’eroismo di un’ora e di un giorno si arriva con relativa facilità; ma all’eroismo quotidiano
e
perpetuo,
freddo
ed
oscuro
qual’è
quello
del
Prete,
ci
si
arriva
soltanto con la Grazia della vocazione e con una volontà implacabile. La missione
del
Prete
è
talmente
ardua
e
talmente
alta
che
non
occorre
egli
faccia
cose
spettacolari
per
essere
un
eroe:
è
sufficiente
che
resti
Prete
fino
alla
morte”.
Ancora una volta, parlando di sacerdozio, egli si espresse dicendo che
“mentre
P.
Marc
definisce
il
Sacerdote
il
più
grande
enigma
posto
da
Cristo
tra
gli
uomini,
per
me
il
Sacerdote
è
una
presenza
indispensabile,
di
cui
tutti
ne
abbiamo
bisogno.
Ne
abbiamo
talmente
bisogno
poiché
la
vita
senza
la
Fede,
senza
il
Perdono,
senza
l’Eucaristia,
è
una
vita
senza
Speranza, destinata allo sconforto, alla perdita della morale e, quindi, diviene un inferno!”. << Il Beato Francesco Faà di Bruno -dice Paolo Risso-
definì
il
sacerdozio
come
un
“vivere
tra
le
spine”,
aggiungendo
che:
“Si
è
preti
di
un
Dio
Crocifisso”>>. Eloquente,
in
tale
contesto
tematico,
è
quanto
manifestò
a
suo
tempo Giovanni Paolo I (Card. Albino Luciani): << Sento dire: “Il Sacerdote
ha
perduto
la
sua
carta
d’identità”.
Non
è
così.
Non
perdiamo
troppo
tempo
nel
domandarci
chi
siamo,
perché
non
si
tratta
tanto
di
definire
il
nostro
sacerdozio,
quanto
di
viverlo”>>. Questo desiderava sempre Don Saverio: vivere il suo sacerdozio, rendendosi utile nel “dare notizie divine”. Con la sua pazienza, ascoltava, suggeriva, dirigeva prudentemente i suoi parrocchiani, curando le anime con letizia. Una conferma di come sia coerente una simile conduzione ministeriale, ci viene suggerita da Vittorio Messori, quando asserisce che: “Nei preti non mi interessa ciò che anche gli altri possono fare: io difendo il diritto -mio e di tutti- che essi facciano ciò che solo loro possono fare”. “Dove
è
scritto,
poi,
che
il
Prete
debba
farsi
voler
bene?
A
Gesù
o
non
Gli
è
riuscito
o
non
Gli
è
importato”,
-
dice
Don
Lorenzo
Milani
-.
Alla luce di queste realtà, dopo aver ricevuto la Grazia vocazionale, come potrebbe proprio il Sacerdote sottrarsi al suo ruolo di Apostolo, mettendosi
al
servizio
esclusivo
del
prossimo,
con
la
sua
azione
salvifica
nella Chiesa? 43
Per cui non vi può essere altra via, per lui, se non quella di seguire il Cristo, sino alla Croce. Con tale spirito, tralasciando ogni personale interesse, a Don Saverio non importava altro che la sua Parrocchia, affrontando giorno per giorno ogni problema, per risolvere al meglio ciò che poteva, con equilibrio
e
costante
ottimismo,
assumendo
la
gioviale
filosofia
del
biblico
Qohèlet.
Laici e Religiosi, per lui, erano un felice ed indispensabile connubio per la Chiesa del nostro millennio, di cui Don Saverio ne ha sempre apprezzato l’intima collaborazione. Tuttavia, pur incoraggiando tale indispensabile aiuto in seno alla Parrocchia, ha sempre separato i singoli
ruoli,
distinguendo
il
puro
compito
del
sacerdozio
da
altre
finalità,
che non fossero prettamente ministeriali; aspetti idealmente previsti e straordinariamente conformi alle attuali vedute del Santo Padre, che richiama allo zelo, in tal senso, tutti i Presbiteri del mondo ecclesiale e cattolico (messaggio di Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani -Settembre 2009-),
affinché
non
si
clericalizzino
i
laici
e,
al
contrario,
non
si
laicizzino
i Sacerdoti, mutando le originali mansioni del proprio ministero. Alla luce di queste considerazioni, valutando l’importanza della coerenza pastorale, dell’esempio, della testimonianza della Fede, si ritiene che occorre valutare attentamente i cardini che hanno indebolito l’autorità del Magistero ecclesiastico, assieme alle conseguenti motivazioni che hanno fatto assopire ed inaridire il cuore di tanti fedeli e religiosi in seno alla Santa Madre Chiesa. Quanto scritto in queste pagine non sono banali osservazioni, che si vogliono far risaltare ad ogni costo, tanto meno reazioni emotive, derivanti da personali osservazioni analitiche di benpensanti. Per cui è
bene
accostarsi
a
tali
argomenti
con
obiettiva
umiltà
ed
equilibrato
senso
critico,
affinché
ognuno
possa
stabilire,
con
il
personale
operato,
secondo scienza e coscienza, come possa contribuire, con l’Esempio e la Testimonianza,
a
far
rinascere
la
solidale
fiducia
verso
la
Madre
Chiesa,
verso la famiglia, verso la società, per l’armonia in un mondo migliore. Con umiltà ed uniti nello spirito, i laici ricomincino a testimoniare il loro Credo, senza voler imporre niente a nessuno, ma contando solo 44
sull’esempio, come ha fatto sempre Don Saverio con la sua testimonianza, mantenuta
con
dignità
sino
alla
fine
dei
suoi
giorni. Imploriamo l’Aiuto della Beata Vergine Maria, la Santa Madre, affinché
faccia
scendere
su
tutti
i
Suoi
Figli
prediletti
lo
Spirito
Divino,
perché
tutti
possano
Adorare
e
servire
Gesù
con
devozione,
con
fervore,
con
zelo,
rispettando
tutto
ciò
che
è
Sacro,
poiché
non
vi
può
essere
ripresa
morale e spirituale nel cuore dell’uomo, se non si esce dall’indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre. Facciamo echeggiare nell’aria la nostra voce, Lodando il Cristo, Nostro Re e Salvatore, con coraggio, con perseveranza, con Fede ed Amore. Pertanto, come incoraggiava Don Saverio, occorre essere testimoni e portatori di Luce, senza riserve e con umiltà, insegnando a pregare bene, ad adorare Nostro Signore, in ginocchio, innanzi a Lui, Re dell’Universo, donandosi a Gesù Salvatore, attraverso la Consacrazione al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria. Apriamo il nostro cuore, per far risplendere sulla Chiesa e nel Mondo il Cuore Immacolato di Maria, la Piena di Grazie e Virtù, Tempio dello Spirito Santo, Dimora del Verbo Divino, la Pura, l’Umile e Semplice, La Sapiente e Dolce, la Vigilante Madre Celeste, la Regina del Mondo. In queste poche pagine, senza seguire un rigore cronologico e tralasciando il profilo
biografico,
come
è
stato
accennato
nell’Introduzione, vengono ricordati alcuni particolari della vita di Monsignor Saverio Martucci, attinti da esperienze dirette, come esempi concreti di tutto ciò che ha caratterizzato la sua intimità spirituale. Analizzando tali ricordi, emerge gradatamente una immagine chiara di questo Sacerdote carismatico, con un mosaico che, nel suo insieme, 45
di
volta
in
volta,
alla
fine
ne
completa
la
figura
unitaria.
Un
criterio
di
approccio al personaggio diverso dal solito, ma ritenuto sicuramente valido. Per chi non conosceva da vicino la persona di Don Saverio, va precisato
che
il
titolo
onorifico,
che
gli
è
stato
meritatamente
attribuito,
lui non ha avuto mai particolari ambizioni per ottenerlo, in virtù della sua naturale semplicità di umile Sacerdote a servizio della Chiesa. In
genere,
quando
si
parla
di
una
persona
che
è
già
nella
Luce
di
Dio, si cerca di esaltarne più i pregi che i difetti. In verità, anche se questo succede
spesso,
in
questo
caso
è
facile
riconoscere
la
realtà
delle
sue
doti
e
dei
fatti,
testimoniabili
da
chi
lo
ha
conosciuto
da
vicino,
poiché
Don
Saverio
non
è
stato
un
Sacerdote
‘appariscente’,
né
tanto
meno
una
figura
nascosta sotto falsi pudori. Egli non appartiene a quei personaggi che si vuole
collocare
a
tutti
i
costi
sugli
altari.
La
sua
fedele
vocazione
è
stata
coerente
in
tutto
e
per
tutto
sino
alla
fine. Anche se ha avuto tante capacità e possibilità, egli non ha mai cercato successi personali, condannando ogni forma di prevaricazione (il moderno ‘carrierismo’) e lasciando ad altri il ‘posto’ che avrebbe potuto lui occupare. Lo dimostra il fatto che la sua ‘promozione’, o meglio, il suo
riconoscimento
papale
è
giunto
poco
prima
della
sua
improvvisa
fine
terrena, ubbidendo sempre alle decisioni del suo Pastore. Per tutti lui rimane l’esempio, l’immagine di un Sacerdote fuori dal comune, da collocare nei bei ricordi di una Chiesa adorante ed evangelica. La
sua
positiva
testimonianza
è
la
migliore
cornice
da
proporre
proprio in occasione dell’Anno Sacerdotale, indetto da Sua Santità Benedetto XVI. A
tal
fine,
ci
sembra
opportuno
rendere
pubblica
la sua testimonianza, facendo largo riferimento al suo servizio sacerdotale, al suo esempio, al suo zelo, alla sua impronta formativa per i giovani, di cui pochi possono dimenticarne il contributo che egli ha dato a tante vocazioni giovanili. E’ proprio alla luce di queste considerazioni che si tenta, in queste pagine, di riassumere il più possibile, anche se con una cronologica disordinata, alcune delle sue reali 46
qualità umane e di Sacerdote, di cui molti suoi confratelli e conoscenti ne
vanno
fieri
e
ne
confermano
l’enorme
patrimonio
morale,
religioso
e
sociale da lui lasciato. Parlare di lui, dei suoi scritti, delle sue omelie, occorrerebbero diversi volumi, per cui si rimanda ad altre iniziative la promozione di tale evento culturale-religioso. Per chi fa parte del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo
Longo”,
parlare
di
Don
Saverio
è
un
dovere
che
non
può
esimere
dall’indicarlo come esempio a tutti coloro che intendono indirizzarsi alla missione della Preghiera ed alla spiritualità. Leggendo
in
queste
pagine
i
commenti
che
affiancano
tutta
la
sua
testimonianza concreta di fervore, devozione e rispetto per la Chiesa, non si può fare a meno di trarne vari commenti che, nella loro obiettiva realtà, denunciano un profondo cambiamento avvenuto in seno all’attuale Magistero della Chiesa. Tali condizioni non possono passare inosservate, tanto meno trascurate e invitano tutti, laici e religiosi, a prenderne atto. Le conseguenze dei tanti mutamenti comportamentali ed educativi, avvenuti sotto i nostri occhi, sono tali che egli stesso, con rammarico, ne faceva rilevare le amare conseguenze, parlandone in privato, ma anche denunciandole apertamente durante le sue spiccate e profonde omelie. Ciò ha reso ancor più importante rafforzare il suo ricordo, associando i suoi positivi esempi di vita e di comportamento, sia liturgico che di Sacerdote, nel contesto delle realtà quotidiane che interessano e coinvolgono tutti, cattolici e religiosi. Don Saverio proviene da una famiglia attiva e laboriosa. La madre, morta giovane, lo ha educato cristianamente assieme al padre, anche lui uomo di profonda religiosità. Da ragazzo ha avuto sempre un temperamento deciso e ricco di naturali doti artistiche e culturali. Già a scuola mostrava grande talento, specie nella creazione di originali disegni ornamentali. Ha sempre vissuto in maniera sobria e parsimoniosa, senza compromessi, affermandosi già in Seminario per le sue doti di umiltà e capacità culturali. Sin dall’inizio del suo apostolato sacerdotale, si applicò con molta dedizione ai giovani, insegnando religione nelle scuole medie, da dove ne uscirono molte formazioni cattoliche. 47
Di animo generoso, capace e dinamico, aveva creato gruppi di Azione Cattolica, formandoli anche allo sport ed organizzando campi con squadre di calcio. Nel suo limpido carattere, nascondeva, con il suo particolare riserbo, ogni insofferenza per le cose negative e, in occasione di qualche contrasto, con le sue espressioni tolleranti ed accomodanti, infondeva serenità a tutti. Le ricorrenze religiose paesane, lo svago e la villeggiatura estiva, che assolveva anche per motivi di salute, erano per lui sempre e soprattutto motivo di arricchimento spirituale. Se
Don
Saverio
ne
ha
mantenuto
il
suo
rigore
fino
alla
fine,
per
i
laici
del
Movimento
di
Preghiera,
da
lui
ispirato,
vi
è
il
dovere
di
non
far
morire il suo ricordo, tanto meno quello del suo esempio, a vantaggio di chi
non
ha
avuto
la
possibilità
di
ricevere
il
suo
edificante
insegnamento,
avvalorato dalla testimonianza di una zelante vita sacerdotale. Tutto ciò deve necessariamente essere tramandato con serena fiducia,
affinché
le
nuove
leve
sappiano
comprendere
cosa
oggi
è
venuto
a mancare nella Chiesa e nella società, in un mondo che demolisce, con i suoi messaggi devastanti, ogni forma di religiosità e di devozione, di rispetto verso la Chiesa, verso il Papa e verso il Sacro. Questa situazione di abitudine e di indifferenza a cui tutti stiamo assistendo,
spesso
è
tollerata
dagli
stessi
religiosi,
di
cui
Don
Saverio
non faceva mai cenno in maniera diretta, ma che tanto meno nascondeva dietro ipocrisie personali, anzi le additava ai fedeli, facendo rilevare come un tale cambiamento fosse nocivo per l’intera famiglia laica e religiosa. Mai dalle sue parole, sull’Altare, sono usciti soliloqui con subdoli riferimenti politici, di cui oggi spesso se ne distingue la tendenza. La sua
è
stata
sempre
una
posizione
neutrale
verso
tutto
ciò
che
non
era
in
contrasto con la Chiesa Cattolica e con il Papa. Tutto il resto per lui era gioia di vivere, di comunicare, di alleviare qualsiasi sofferenza, trovando sempre il modo di intervenire con discreta determinazione, con umiltà e pacata intransigenza, declinando il suo intervento solo quando non lo riteneva necessario, o per il rispetto delle parti. Per quello che riguarda la storia del Movimento Laico di Preghiera, Don
Saverio
si
è
sempre
compiaciuto
dei
progressi
che
si
ottenevano
con ogni iniziativa. Egli era un profondo conoscitore del Beato Bartolo 48
Longo, di cui ne custodiva con orgoglio alcuni personali scritti, riferendo interessanti particolari, in quanto amico della famiglia della madre del Beato, che era di Mesagne. Da sempre fautore e difensore di tante virtù proprie di alcuni laici, lamentava la carenza delle vocazioni sacerdotali, additandone gli effetti e le conseguenze alla diffusione di un moderno secolarismo, di cui, volutamente, non ha mai voluto fare commenti approfonditi a riguardo. La sua discrezione e riservatezza sfociava semmai in qualche piacevole aneddoto giovanile o in qualche mestizia, sempre di carattere religioso popolare. Riguardo alle vocazioni dei giovani, ciò che sottolineava era il richiamo verso quei genitori Foto originale del che
ostacolavano
la
volontà
dei
figli,
dicendo
che
Beato Bartolo Longo, essi non appartengono a loro. Infatti, in tutte le con
firma
autografa. situazioni
della
vita,
la
cosa
importante
è
sempre
quella di fare la volontà di Dio (Mc 3,31-35). E’ ormai opinione comune che Don Saverio ha svolto una missione sacerdotale ad alto livello, ha alimentato e custodito la Fede di tanti parrocchiani, di tanti suoi allievi, di persone d’ogni ceto sociale, professionale e religioso. Non avendo mai trasgredito nello svolgimento del
suo
apostolato,
a
buona
ragione
egli
è
rimasto
un
emblema
del
vero
Sacerdote, conferendo alla sua personalità un meritato riferimento, una istituzione, non solo nell’ambito del suo paese natìo. Parlare
con
Don
Saverio
significava
immergersi
con
piacevole
tranquillità non solo nelle tematiche religiose, ma in tutto ciò che riguardava lo scibile umano in genere. Andando in giro con lui, ci si trasferiva volentieri nella totale contemplazione della natura: egli l’amava in maniera totale, con piena consapevolezza,
coinvolgendo
chi
gli
stava
vicino,
poiché,
per
lui,
tutto
parlava di Dio. Nella sua sapiente capacità di comunicare, trascinava chiunque, dal più semplice al più dotto, in quanto, alla base di ogni discorso, dalla sua parola traspariva il saggio sapere, la conoscenza della storia biblica, i rapporti con i testi sacri, le attinenze ed i richiami ai passi evangelici… tutto diveniva con lui semplice, tutto acquistava una reale 49
‘trasfigurazione’
tra
l’irreale
e
la
realtà,
tra
l’ascetica
e
la
vita
pratica
del
vivere quotidiano. Amava la natura esprimendola con i passi dei grandi profeti biblici, testimoniando sempre la Verità. Un ‘miele’ per le orecchie che, con le sue esaurienti spiegazioni, riusciva a spegnere ogni dubbio di fede, trapassando ogni malinconica amarezza di sentimenti. Mai si ebbe a notare, sul suo volto, espressioni di insofferenza o di impazienza,
poiché,
chi
si
rivolgeva
a
lui
per
qualsiasi
motivo,
sapeva
dare
subito
un
controllo
agli
stati
emotivi
dell’animo,
turbato
dalle
difficoltà
famigliari, temporali o spirituali. Riferendosi all’educazione che un tempo si riceveva in seno alla Chiesa, Don Saverio ha rappresentato il Sacerdote della formazione, in quanto egli era il vero Sacerdote Educatore. Qualsiasi discorso ‘intavolato’ con lui, aveva sempre un epilogo di serena contemplazione del dono della vita. Ammiccando con bonari sorrisi, egli risolveva ogni controversia, ogni questione di carattere famigliare e sociale: tutto, con lui, si dileguava nella totale risoluzione. Legato ai doveri della sua missione, ha accettato sempre di intervenire la dove si richiedeva il suo aiuto, orientando tutti sempre verso la
pacifica
convivenza,
con
l’accettazione
della
prova,
sdrammatizzando
ogni vicenda. Non era mai portato a criticare o ad essere intransigente verso qualcuno, ma, era sempre rispettoso verso il prossimo, non deludeva alcuna aspettativa, nessuna attesa, in quanto la sua esperta capacità di abbinare ogni situazione ad un fatto evangelico gli consentiva di demolire ogni
difficoltà
ed
ogni
dubbio
spirituale.
Prudente
nella
parola,
egli,
sino
alla
fine,
ha
sempre
dato
risalto
ai
fondamenti della missione vocazionale ricevuta dall’Alto, offrendo a Dio anche la sua sofferenza intima, legata più a questioni terrene ed umane, che a quelle divine e spirituali. Una vocazione non comune, la sua, portata avanti con ardore, in un mondo secolarizzato in tutti i suoi aspetti, che non può essere ormai nascosto nemmeno da chi ancora non vede le conseguenze di tale realtà. La sua onestà interiore, priva di ogni interesse economico, lo ha sempre distinto in ogni situazione del suo vivere sociale, umano e famigliare. 50
Tutti, per lui, sono stati amici in Cristo Gesù, di Cui ne sottolineava l’umana appartenenza. Laborioso, semplice nel vestire, privo di vanità, aderente alla povertà evangelica, affermava l’importanza dei voti sacerdotali, non deludendo mai l’ubbidienza verso il suo Pastore. Con la sua coerente testimonianza, era sempre disponibile verso tutti. Sia che gli si chiedesse di essere confessato o di ricevere la Santa Comunione,
nessuno
ha
mai
ricevuto
un
rifiuto,
in
quanto
la
disponibilità
ed
il
sacrificio
missionario
rappresentava,
per
lui,
l’apice
del
proprio
apostolato. Grande predicatore, non solo per il dono che aveva nel comunicare con gli altri, ma anche per l’ammirabile responsabilità nella preparazione delle omelie, che sosteneva in ogni occasione con un linguaggio pacato, in modo semplice e chiaro, con attenta conduzione, senza eccedere, facendo immedesimare, ogni fedele che lo ascoltava, nei fatti reali dell’azione evangelica. Di ogni brano che egli esponeva, ne approfondiva sempre le origini storiche, per poi condurre l’uditore ad una analisi sull’essenza del cristianesimo e le risposte umane e sociali del nostro tempo. Un ‘lavoro’ attento, il suo, che si traduceva in piacevoli omelie e, quando per questo ci si complimentava con lui, asseriva che esse erano il semplice risultato ottenuto da una analisi dei contenuti biblici, che egli fissava
sulla
così
detta
“traccia”
scritta,
come
lui
la
definiva,
di
cui,
già
al tempo dell’insegnamento scolastico, con assidua autorevolezza, ne dettava le basi ai suoi alunni, per abituarli ad un razionale, sintetico ed obiettivo apprendimento. Un maestro attento e rigoroso in tutto, proprio di chi ha il compito non solo di insegnare, ma anche di formare il giovane, bisognoso di amorevole e paterna attenzione. Anche per questo, infatti, era solito ammonire
i
genitori
poco
attenti
alle
esigenze
dei
figli
ed
alla
loro
educazione,
asserendo
che
i
valori
effimeri
della
ricchezza,
del
carrierismo,
dell’avvenenza
e
di
tutto
ciò
che
rifiuta
la
legge
di
amore
del
Vangelo,
fanno ignorare le esigenze divine dello spirito. Tutto ciò per lui era un normale modo di pensare, per un lineare cammino di vita, che comunicava con spontanea semplicità anche nel Sacramento della Confessione. 51
Confessarsi
a
lui,
infatti,
significava
ricevere
tranquillità
e
serena
pace interiore, grazie alle sue ‘piccole catechesi’, che, in ogni circostanza, rassicuravano l’animo ed arricchivano lo spirito. Egli sapeva ascoltare e tacere, intervenendo al momento giusto, dando il suo assenso o il suo dissenso, sempre nella logica della carità e della giustizia. Sdrammatizzando le calamità di questo mondo, ogni tipo di sofferenza la considerava come una prova contro la ‘potenza delle tenebre’, per candidarsi alla beatitudine della vita eterna! Con il suo istintivo slancio, faceva giungere a tutti la sua parola di salvezza e, dal pulpito, così tuonava: “… Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre Mio Che E’ nei Cieli!” (Mt 7, 21-29). Questo era lo stile spontaneo di Don Saverio Martucci, il quale non assecondava mai gli elogi che riceveva, conseguenti al coinvolgimento che riusciva ad ottenere con la sua parola e che, con accurata neologia, affiancava
alle
realtà
morali,
sociali
e
religiose
del
nostro
tempo.
San Leopoldo Mandic’, un Santo dalle grandi Virtù. Con il suo paziente zelo, sapeva ben amministrare, anche fuori dal confessionale, il Sacramento della Penitenza.
“Noi Cristiani dobbiamo mostrare al mondo, con il nostro esempio, che l’Amore di Dio è il Fulcro di tutta la nostra vita”. (San Leopoldo Mandic’).
52
Don Saverio, in una sua particolare espressione, durante un’omelia sulla famiglia.
Qualunque persona che ha incontrato Don Saverio ha memorizzato qualcosa di personale e di originale su di lui. Egli non deludeva mai le attese di chi gli esponeva un problema personale, di natura intima o religiosa, famigliare o professionale, rispondendo sempre in maniera riservata ed esaustiva, pazientemente e con pacata dolcezza, ma con altrettanta fermezza.
Ogni discorso religioso, a cui volentieri partecipava, per lui era un’occasione per affermare, con teologale chiarezza, le sue convinte idee religiose, la sua Fede, mai venuta meno e mai ostentata in nessuna delle sue espressioni, onorando virtuosamente la “Veritàs Ecclesiae”. Nei più svariati atteggiamenti comportamentali, egli ha sempre mantenuto una costante coerenza, che andrebbe profusa alle nuove leve di giovani sacerdoti, i quali, o per mancanza di insegnamento, o per assenza di validi esempi, si mostra carente in tutte le sue svariate manifestazioni esteriori che interiori. Manca spesso, infatti, una educazione di fondo, che dovrebbe delineare la fecondità dell’esempio religioso, propria dell’originale immagine sacerdotale, in tutte le sue svariate sfaccettature. Non sono mancati, infatti in lui, gli esempi della valida formazione ricevuta e della sua disciplina interiore (come discepolo di Cristo), acquisita
negli
anni
di
seminario,
che
si
riflettevano
nella
sua
capacità
ministeriale; tutti particolari che fanno parte della sua spiccata volontà di mantenersi coerente ai tanti suoi principi, acquisiti con la scelta vocazionale
e
mantenuti
saldi
ed
in
vita
sino
alla
fine. Alcune delle sue abitudini, che egli non ha mai trasgredito e che ha voluto sempre tenere salde, non sfuggivano però a chi lo seguiva da vicino. Esse rappresentano ancora oggi un valido esempio di come egli intendesse amministrare la sua vocazione, fedele e conforme agli 53
insegnamenti ricevuti dalla Santa Madre Chiesa, in rispetto alla sacralità di tutto il ministero sacerdotale. Tutto
è
importante
nella
figura
del
Sacerdote
e,
forse
e
proprio
per questo, Don Saverio ha rappresentato sino in fondo l’emblema del sacerdozio, cominciando dalla sua veste talare, che non ha mai, per nessuna
ragione,
cambiato,
sostenendo
che
il
Sacerdote
non
è
un
uomo
come
un
altro,
altrimenti
non
ci
sarebbe
bisogno
di
lui!
Forse
è
anche
per questa poca importanza data al Prete che ha preso il sopravvento il secolarismo, con tutte le sue conseguenze. A conferma di quale esemplare importanza abbia avuto per lui l’abito talare, si cita di seguito quanto espresso l’8-9-1982 da Papa Giovanni Paolo II : “In una società secolarizzata e tendenzialmente materialista, dove anche i segni esterni delle realtà sacre e soprannaturali tendono a scomparire,
è
particolarmente
sentita
la
necessità
che
il
presbitero
-
uomo
di Dio, dispensatore dei Suoi Misteri - sia riconoscibile agli occhi della comunità, anche per l’abito che porta”. Banalizzando l’evidenza, ma rimanendo nell’ambito delle reali vedute
di
ogni
fedele,
è
piacevole
e
valida
l’osservazione
che
faceva,
in
merito a questa realtà, l’attore Alberto Sordi: ”Mi piacciono i Preti che non si nascondono (quelli che non si travestono da laici), quelli insomma che vanno in giro vestiti da preti. Quando vedo in giro sacerdoti che per essere ‘moderni’ indossano alpaca, gabardin o gessato, mamma mia… non mi piacciono affatto!”.
In passato, il Sacerdote celebrava rivolto verso l’Altare.
54
Don Saverio, durante la nuova Celebrazione Eucaristica. L’Altare è rivolto verso i fedeli.
Don Saverio ha sempre dato importanza al rituale, di cui ha lasciato suggestivi ricordi. Se ne accennano solo alcuni, che possono avere
maggiore
significato
anche
per
la
conoscenza
e
la
formazione
delle giovani leve vocazionali, che intraprendono la non facile via del Sacerdozio. La vestizione con i Paramenti Sacri, muniti di vari accessori, per la
celebrazione
della
Santa
Messa,
per
esempio,
è
stata
eseguita
da
lui
sempre con un cerimoniale aderente all’intima devozione ed al rispetto che egli aveva verso la Sacralità del Mistero Eucaristico. E’ ancora viva ed impressa la scena in cui, nello stringersi il ‘cingolo’ sul candido camice, egli opponeva una singolare forza, quasi un aggrapparsi, un confermare ed un rafforzare la sua tradizionalità, legata non tanto alla forma del gesto, quanto al convincimento del suo significato,
acquisito
dalla
formazione
ricevuta.
Per
anni,
egli
aveva
riposto in quel gesto una particolare sacralità, ora del tutto scomparsa, in quanto sono anche stati sostituiti i Paramenti Sacri con altri, privi di quegli
accessori
che
esprimevano
anch’essi
un
particolare
significato. Con la solenne Pianeta ricamata e con le mani elevate, nel Pregare, la
sua
figura
sacerdotale
appariva
un
tutt’uno,
sospeso
tra
il
Santo
Altare
ed
il
Cielo,
tra
l’Immolazione
che
avveniva
nel
Santo
Sacrificio
e
l’Offerta
a Dio Padre. Tutto
ciò
si
può
definire
come
un
qualcosa
di
particolare,
di
importante,
che
è
rimasto
vivo
e
presente
nella
mente
di
chi
ha
ricevuto
una
simile
‘eredità’,
tanto
che,
anche
in
questa
occasione,
è
importante
ricordarlo, come, del resto, lo hanno fatto le parole del Santo Padre, quando dice che: “Il ‘rivestirsi di Cristo’ viene rappresentato sempre di nuovo in ogni Santa Messa, mediante il rivestirsi dei Paramenti Liturgici. (…) I Paramenti Sacri devono rendere chiaramente ai presenti e a noi stessi che siamo lì (sul Santo Altare) ‘in persona di un Altro’. Gli indumenti sacerdotali (… compreso l’abito talare), sono una profonda espressione simbolica di ciò che il Sacerdote rappresenta”, infatti, “proprio
nell’Eucaristia
sta
il
segreto
della
loro
santificazione.
In
forza
della Sacra Ordinazione, il Sacerdote ripete Sacramentalmente i Gesti e le Parole di Gesù nell’Ultima Cena”. (Giovedì Santo – 5 aprile 2007). Qualcuno potrebbe obiettare che le varianti non precludono la
sacralità
in
essere,
poiché
ogni
cosa
è
mutevole
o
soggetta
a
55
trasformazione, in rapporto alle circostanze ed all’epoca. Se ciò fosse vero ne conseguirebbe che anche le formule che esprimono i dogmi di fede possono cambiare. Ciò
non
può
essere
vero,
poiché
se
anche
cambiano
le
formule,
le Verità di Fede non possono mutare, altrimenti, in tal modo, si accetterebbero tutte le forme di soggettivismo e di libertà religiosa (per “Il principio autorevole della sola fede teologale”). Ciò comporterebbe l’affacciarsi dell’eresia, se non si seguisse una fedele tradizione. Ciò vuol dire che la “tradizione” può essere proprio questa: trasmettere la Rivelazione che precede la Sacra Scrittura. In realtà gli scrittori sacri non sono altro che strumenti umani ispirati da Dio, che hanno attinto la loro conoscenza da ciò che hanno udito e visto personalmente da Gesù e dagli Apostoli. Tutto
ciò
che
è
stato
costruito
dal
Magistero
della
Chiesa
in
duemila
anni,
oggi
ci
conduce
a
molte
riflessioni
su
quanto
è
stato
abbandonato
a
se
stesso
con
tanta
superficialità,
arrivando
ai
limiti
che
tutti
conosciamo.
Non si tratta ora di ritornare al passato, ma di riprendere invece quei valori positivi che appartengono al passato. Valori
etico-religiosi
che
si
riflettono
sulla formazione globale dell’intera famiglia religiosa e laica! Alla luce del costante insegnamento della Chiesa ed a sostegno della nostra
Fede
in
tutto
quanto
è
stato
rilevato sopra, occorre ricordare come gli stessi insegnamenti di Gesù Cristo sono stati fatti a viva voce e solo più tardi sono stati scritti nei Vangeli. Così, infatti, inizia San Luca il Il
Sommo
Pontefice
San
Pio
X
fautore
dei Santi seminari, per formare Santi Sacerdoti. suo Vangelo: << Poiché
molti
hanno
intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate
in
mezzo
a
noi,
come
ce
le
hanno
trasmesse
coloro
che
da
principio
ne
furono
testimoni
oculari
e
ministri
della
Parola,
è
parso
bene
anche
a
me,
dopo
aver
indagato
ogni
cosa
accuratamente
fin
dall’inizio,
di
scrivertene
per
ordine,
eccellentissimo
Teofilo,
affinché
tu
riconosca
la
56
certezza delle cose che ti sono state insegnate >>. Quindi tutti gli eventi, prima di essere scritti, sono stati trasmessi a viva voce da testimoni oculari e da Ministri della Parola. San Paolo così scrive ai Tessalonicesi; << Fratelli, state saldi e ritenete fermamente le tradizioni che avete imparato da noi di viva voce o per lettera >>. Don Saverio, con il suo ministero, ci ha trasmesso cose che ha imparato nella sua formazione sacerdotale e che ha scrupolosamente osservato con coerente fedeltà e con ferma disciplina, rimanendo sempre al posto che la Chiesa gli ha assegnato. Per questo ha sempre riconosciuto, come Volontà di Dio, l’autorità del suo Pastore, rinforzando nella virtù dell’obbedienza la sua forza contro gli attacchi di Satana. Egli soleva dire: ”Non proviene forse dalla disubbidienza il primo peccato?”. Infatti dalla ribellione e dalla disobbedienza a Dio nasce il disordine morale e la disgregazione sociale. Egli, pur adeguandosi alla moderna liturgia, non ha mai mutato lo
stile
ed
il
significato
di
ciò
che
aveva
acquisito
con
l’ordinazione
sacerdotale, mantenendo e dando un senso vivo a tutto il contesto delle celebrazioni
liturgiche
e
religiose.
A
noi
rimane
il
suo
esempio,
di
cui
è
doveroso trasmetterne l’importanza, per dare continuità al ricordo del suo magistero, eco fedele con quello vivente dei Padri della Santa Madre Chiesa, Corpo di Cristo. La preziosità dei doni da lui ricevuti, ci invitano a trasmetterli, in osservanza a quanto ammoniva Timoteo, quando scriveva: << Le cose che hai
udite
(o
viste)
da
me,
in
presenza
di
molti
testimoni,
affidale
a
uomini
fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri >>. Dice Gesù: “Il Cielo e la Terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno mai”. Don Saverio scandiva sempre, con fervorosa attenzione, ogni preghiera contenuta nel Santo Messale della Celebrazione Eucaristica, coinvolgendo i fedeli e facendoli partecipare attivamente al Sacro Rito. Tra
gli
altri
ricordi
del
suo
ministero
sacerdotale,
è
sempre
viva
l’immagine di quanta gioiosa partecipazione esprimesse nella celebrazione della “Messa Cantata”… la così detta “Messa in Terza”, come usualmente si
definiva
la
Celebrazione
Eucaristica
nelle
grandi
ricorrenze
o
festività
dell’anno. 57
I canti culminavano nella solennità centrale, durante l’Elevazione: la sacralità era totale. Durante l’alzata dell’Ostia e del Calice verso l’Alto, anche i diaconi si inginocchiavano e, rivolti verso l’Altare, un gradino al di sotto, sollevavano la pianeta di Don Saverio, in segno di riverente adorazione verso la Sacra Ostia Che egli sosteneva in alto tra le mani.
E’ vivo il ricordo della Sacralità con cui avveniva, ai tempi di Don Saverio, la Celebrazione Eucaristica. I chirichetti potevano assistere la Santa Messa dopo un’accurata
preparazione.
Tutti,
diaconi,
concelebranti e chirichetti, durante l’Elevazione si inginocchiavano in solenne Adorazione.
Don Saverio ha celebrato diverse volte a San Giovanni Rotondo. Egli ha avuto il privilegio di utilizzare il calice di Padre Pio.
La Solenne Celebrazione Eucaristica di Padre Pio.
58
Durante la Celebrazione Eucaristica, per permettere anche ai fedeli una adeguata Adorazione, Don Saverio prolungava l’Elevazione dell’Ostia.
Una immagine indelebile, dove Don Saverio appariva anche lui sollevato tra Cielo e Terra, mentre un delicato sottofondo di organo coinvolgeva inevitabilmente gli animi, esaltandone la particolare atmosfera del momento. Ancora impresso rimane anche il modo di come, dopo aver distribuito la Santa Eucaristia, Don Saverio raccogliesse, con prudente ed attenta cura, ogni piccola Particella che residuava sul ‘Piattino’, versandoLa nel calice della celebrazione o nella Pisside. Ciò, a suo dire, era la dimostrazione di come molte altre Particelle cadessero per terra, là dove non si usava il ‘Piattino’, mai abolito dal cerimoniale religioso -vedi Redemptionis Sacramentum (Ed. Vaticana)-. Tutto questo in virtù dell’importanza che si rivolgeva a Gesù Vivo nell’Ostia Consacrata. E’ una realtà, questa, rimasta viva, ma sotterrata non si sa ancora per
quale
fine
diabolico.
Infatti, ai tempi di Don Saverio, era assolutamente proibito toccare la Santa Particola con le mani, anzi, era addirittura un ‘sacrilegio’… in quanto solo alle mani consacrate del Sacerdote era permesso prendere l’Ostia Divina con le dita. Del resto, anche il Papa Benedetto XVI distribuisce la Santa Comunione in ginocchio e con il Piattino, non dandoLa sulla mano…
Il Papa, Benedetto XVI, mentre distribuisce la Santa Eucarestia.
59
...tutti eloquenti esempi che dovrebbero far meditare qualsiasi fedele
e
religioso,
affinché
rinasca
in
cuore
un
devoto
rispetto
per
l’Ostia
Santa, il Corpo di Gesù.
Una maniera più consona… ma manca il “Piattino”, mai abolito dalla Santa Chiesa.
Un modo improprio di presentare la Santa Eucaristia, Il
CORPO
DI
CRISTO”.
Il “Piattino” per proteggere la caduta di Particelle del Corpo di Cristo. Il suo uso è utile ed indispensabile, per prevenire irriverenze e sacrilegi.
Don Saverio Martucci mentre depositava la Santa Particola delicatamente sulla lingua, in ginocchio e con la protezione del Piattino.
60
La distribuzione della Santa Eucaristia, ricevuta devotamente, sacramentalmente e direttamente, da Madre
Teresa,
con
il
“Piattino”.
RIFLESSIONE - Gesù non sia solo un simbolo nella Chiesa, ma Sia adorato nella Sua Viva Presenza. Il
Dono
più
grande
che
Gesù
ci
Ha
lasciato
sulla
terra
è
il
Suo
Corpo, Sangue, Anima e Divinità, realmente presenti nella Santa Eucaristia! Occorre avere molto rispetto e tanta riverenza verso la Santa Eucaristia! Nel documento della Chiesa “INESTIMABILE DONUM” si trova questo paragrafo: “ 11. La Chiesa ha sempre richiesto ai fedeli rispetto e riverenza verso l’Eucaristia, nel momento in cui essi La ricevono. Quanto al modo di accostarsi alla Santa Comunione, Questa può essere ricevuta dai fedeli sia in ginocchio che in piedi, secondo le norme stabilite dalla Conferenza Episcopale. « Quando i fedeli ricevono la Santa Comunione in ginocchio, non è loro richiesto alcun altro segno di riverenza verso il Santissimo Sacramento, poiché lo stesso atto di inginocchiarsi esprime adorazione. Quando invece La ricevono in piedi, si raccomanda caldamente che, accostandosi all’altare processionalmente, facciano un atto di riverenza prima di ricevere il Sacramento, nel luogo e nel momento adatto, perché non sia turbato l’avvicendamento dei fedeli ». L’Amen che i fedeli dicono, quando ricevono la Santa Comunione, è un atto di fede personale nella Presenza di Cristo. (…) - - - - - - - “ (<< IL
CORPO
DI
CRISTO! >> - <<
AMEN
>>.
)
PROPONIMENTO ALLA RIFLESSIONE UN GRANDE ATTO DI AMORE VERSO GESU’
è
quello
di
interessarsi
o
provvedere,
presso
il
Parroco,
affinché
venga
ripristinato,
là
dove
manca, l’uso del ‘Piattino’. Nel
servire
la
Santa
Messa,
inoltre,
è
una
piacevole
abitudine
riprendere l’utilizzo del ‘campanello’ durante l’Elevazione. Il suo delicato suono ravviva l’attenzione della mente, esalta la solennità della Consacrazione, scandisce i gesti sacerdotali sul Mistero dell’Evento.
61
Come non si deve menzionare tutto ciò di cui oggi manca ai moderni sacerdoti, proprio nell’anno a loro dedicato, dove l’esempio del Papa deve far meditare molti ‘maestri formatori’ dei serminaristi, molti moderni teologi, molti ’confessori della Fede’?! In questo senso, Don Saverio lamentava un certo lassismo negli educatori, che non si accorgevano più di aver perso parte della loro devozione verso il Sacro. In realtà appare evidente, in molti casi, non solo la carenza nello zelo, ma anche la testimonianza del fervore e della viva Fede. Le
considerazioni
sulla
sua
serena
e
fiduciosa
attività
pastorale,
infatti, sono legate proprio alla costante testimonianza in tutto, sia in campo ecclesiale che pastorale. Lo scopo e la base della missione di Don Saverio era anche il costante impegno di servire con dedizione gratuita, Pregando il Padrone della messe. Con le sue ‘battute bibliche’, di cui era solito servirsi, egli esprimeva chiaramente ed in maniera completa la capacità del suo intendimento, sentendo viva la gioia interiore quando riusciva ad intravedere i risultati della sua semina. “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare… così sarà della Parola uscita dalla Mia Bocca: non ritornerà a Me senza effetto, senza aver operato ciò che Desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’Ho mandata” (Is 55, 10-11). Con questi sentimenti egli si esprimeva in tutte le sue omelie che, pur rispecchiando una arguta preparazione, venivano espresse con umile semplicità. Questa era la sua veritiera Fede, quasi ‘invisibilmente’ testimoniata in tutte le occasioni. Gli atteggiamenti comportamentali del suo ministero sacerdotale, ritenuti da alcuni inutili inezie, per lui erano motivo di somma importanza, come si mostrerà più avanti in queste pagine; comportamenti che scaturivano di volta in volta dalla sua spontanea coscienza interiore, in riferimento sempre allo zelo ed al rispetto che bisogna avere verso tutto ciò che fa parte del Sacro.
62
Non
si
è
mai
visto,
per
esempio,
Don
Saverio
andare
sull’altare
senza paramenti sacri, tanto meno prelevare le Sante Particole senza una
genuflessione,
che
normalmente
egli
faceva
ogni
volta
che
passava
innanzi al Santo Tabernacolo. Queste attenzioni non passavano inosservate ai suoi parrocchiani, specie in passato, quando l’Adorazione di Gesù nel Santo Tabernacolo era un sentito impegno da parte di tutti, non solo da parte degli associati alle “Lampade Viventi”, di cui Don Saverio ammirava la loro disponibilità per adorare a turno, in tutte le ore del giorno, Gesù nel Santo Tabernacolo, su cui vi era anche
il
Santo
Crocifisso.
Un
particolare,
questo,
di
forte
richiamo.
Anche
se
è
stato eliminato completamente dalla Sua esposizione sul Santo Tabernacolo, oggi si tende nuovamente a contemplare il
Cristo
Crocifisso,
per
immergersi
nella meditazione sulla ‘Sua Dolorosa Passione’! Queste attenzioni, che ora mancano in molti preti ed anche nei ministri speciali, hanno fatto sì che anche i fedeli più devoti abbiano cambiato il loro atteggiamento devozionale innanzi al Gesù
Crocifisso,
Presente
sull’Altare dal momento della Consacrazione. Santissimo
Crocifisso. La trascuratezza negli atteggiamenti comportamentali risaltano molto di più delle mancanze interiori. E’ capitato spesso di notare, per esempio, come nelle nostre chiese molti Ministri vestano in bleu gjeans ed in maniche corte di camicia, come donne ministre, anche sbracciate, aprano con normale indifferenza il Santo Tabernacolo, per prelevare o ‘travasare’ da una Pisside ad un’altra la Sacra Ostia, sostando con indifferenza
sull’Altare,
senza
alcuna
genuflessione
o
giaculatoria
verso
la Santa Eucaristia, indifferenti verso Ciò che ‘maneggiano o che portano in mano’, parlando con indifferenza con chiunque incontrano. Quale pessimo esempio di irriverenza verso la Santa Eucaristia! Tutto ciò dà un senso quasi di profanazione verso il Sacro, specie se questo viene visto fare dai sacerdoti e dai ministri speciali. (“Padre, Perdona
loro,
perché
non
sanno
quello
che
fanno”!). 63
Come diceva Sua Santità Benedetto XVI, il Giovedì Santo del 2007, attraverso l’Unzione Sacra delle mani, Segno della Forza dello Spirito Santo, Gesù prende possesso e si serve delle mani del Sacerdote per amministrare tutti i Santi Sacramenti (quindi di servire la Sacra Ostia). Ovviamente “la validità del Sacramento non dipende dalla santità del celebrante,
ma
la
sua
efficacia,
per lui stesso e per gli altri, sarà tanto maggiore quanto più egli vive con Fede profonda, Amore ardente, fervido spirito di Preghiera.” (Vaticano - 18 Sett. 2005). Un’altra delle tante considerazioni che, da “buon educatore”, Don Saverio sottolineava, con arguta prudenza verso chi ascoltava, era la
mancanza
di
autorevolezza
che
è
venuta
ad
affievolirsi
da
parte
dei
‘maestri’. Tutto questo ha spezzato quel ruolo di tradizionale educabilità che proveniva anche dall’ambiente ecclesiastico, con cui si riusciva a compensare, senza ingerenze, ciò che mancava in molte famiglie. Avendo perso il ruolo chiave dell’educazione, oggi il Parroco non ha più competenze valide nemmeno per far rispettare la chiesa, intesa semplicemente come luogo di incontro (basta osservare come sono ridotti, in molte chiese, suppellettili, banchi, inginocchiatoi, ecc., senza fare
cenno
a
come
si
fa
osservare
il
‘silenzio’
ecc.
…
ma
questo
è
un
altro
scottante
argomento!).
A
tutto
ciò,
poi,
si
è
aggiunta
una
prepotente
ingerenza laica, di cui molti non se ne rendono più conto, eliminando gradualmente quel poco di autorità rimasta al Parroco. Tantissimi genitori, infatti, non hanno più la concezione ed il senso
di
come
educare
e
cosa
significhi
‘rispettare’:
tutto
è
permesso,
nel
chiasso, nella confusione, nel vestire ecc. … . I Sacerdoti, dal loro canto, permettono tutto questo, per cui il tacere, ormai,
è
regola
comune,
pur
constatando
che
“tutto
è
anormale
in
ciò
che
è
divenuto
normale”. 64
RIFLESSIONE - LA PARABOLA DEL BUON SEMINATORE. Anche
se
in
parte,
ritorna
evidente
ed
utile
riflettere
su
quanto
contenuto nell’INTRODUZIONE di queste pagine, poiché tutto concorre a
meglio
approfondire
le
riflessioni
sopra
esposte. Per Gesù la Sua Parola è un seme, è vita… quindi, Parola di Vita. Da questo Seme viene generata la Vita. Proprio su questa Parola ci sono state, ci sono e ci saranno molte lotte dottrinali, con ‘studiosi’ che tirano il Libro dalla loro parte, stracciandoLo
del
suo
corretto
significato.
E’
ovvio
che
studiare
la
Parola di Dio in modo prevenuto comporta una distorsione della Volontà Divina. Sono molti oggi i teologi che platealmente travisano la Bibbia, la Parola di Dio, La deformano e La rendono meno che umana. Un gesto folle e da pagani, una deviante confusione teologica che genera eresie. La grandezza e l’importanza di questa Parabola sta proprio nel fatto che, quando la Parola di Dio non viene compresa, a causa della dissipazione della persona, il ‘diavolo’ porta via dal cuore dell’uomo anche
quella
Parola
residua.
Così
la
confusione
aumenta,
generando
il caos, divulgando concetti distorti e non veritieri, compromettendo addirittura e talvolta la stessa Fede. Il nostro sforzo deve fare radicare la Parola di Dio nel nostro cuore.
E’
una
lotta
con
tante
difficoltà,
è
vero,
ma
se
la
Parola
viene
alimentata e curata con la Preghiera, la si difende dalle false teorie, facendoLa
così
crescere
con
una
Fede
pura,
sincera
e
veritiera.
65
“Chi non diventerà come uno di questi piccoli non entrerà nel Regno dei Cieli”.
66
Don Saverio, incontrando i bambini, sapeva sempre accoglierli con gioiosa festosità, coniando spesso per loro originali e divertenti ‘nomignoli’. Tutto ciò li incuriosiva e faceva sorridere anche i grandi. I bambini erano per lui motivo di paterna attenzione, che talvolta si traduceva nel richiamo evangelico di Gesù, quando, rivolto agli adulti, diceva “Guai a chi scandalizzerà uno solo di questi fanciulli!”. RIFLESSIONE - Il rispetto verso i fanciulli è un impegno che devono avere tutti i genitori, poiché ogni atto incongruo altera la loro crescita e la loro formazione, con danni che rimangono indelebili nella loro psiche. Apprezziamo la sincerità dei bambini, facendogli amare la verità. Salviamo la loro innocenza, evitando tutto ciò che altera il loro pudore. Rispettiamo la loro purezza, evitando i discorsi e le immagini che inquinano la loro mente.
Sempre dal pulpito, Don Saverio additava ai genitori la negatività della televisione, per l’immane danno che reca, specialmente ai fanciulli, il linguaggio contorto e diseducativo di un tale mezzo di comunicazione. Importante
è
il
contenuto
di
un
libro,
uscito
di
recente,
in
cui
si
dimostra
che “Quando si accende il televisore, il bambino si spegne!” con tutte le
conseguenze
negative.
Egli
si
spegne
fisicamente,
affettivamente,
intellettualmente, scolasticamente, moralmente, umanamente, spiritualmente. Ogni
esempio,
ogni
moda,
ogni
tendenza
è
sempre
nata
dalla
televisione, che semina ogni giorno scandalo su creature innocenti, corrompendo
cuori
puri,
procurando
un
flagello
di
anime.
Anche
il
linguaggio e le tendenze contro la religione e la Chiesa sono propinate da questo infernale mezzo. Se oggi, nella scuola, non si usa più l’educazione, il così detto “galateo”, ciò deriva anche da tutto ciò che la televisione divulga con tanta normalità, senza che nessuno più intervenga. 67
Nel
grande
progetto
del
‘maligno’,
è
compresa
anche
la
capacità
di
forzare
la
mano
dell’uomo
nel
rendere
sempre
più
confidenziale
il
‘rapporto con Dio’, facendolo cadere spesso nei limiti della dissacrazione e
fornendo
ogni
mezzo
affinché,
da
parte
di
molti,
si
possa
addirittura
far
finta
che
tutto
sia
normale.
Tra
l’altro,
si
vuol
far
credere
che
tutto
ciò
non
ha nulla a che vedere con la ‘scristianizzazione’ in atto, a livello politico, sociale… globale. I nuovi espedienti del ‘profeta ingannatore’, che astutamente le studia tutte, per seminare odio tra gli uomini, tra fratelli e nella società, anche dai mezzi di comunicazione, ora cerca di penetrare sempre più persino nella Chiesa, per coinvolgere a pieno il cuore e la mente dei cristiani, diffondendo false rivelazioni e seminando confusione, profanando l’insegnamento di Gesù, diminuendo sempre più il ‘gregge dei credenti’. Nel suo ‘piano diabolico’, l’ ‘eterno falsario’ sta cercando la
distruzione
totale
del
rispetto
verso
tutto
ciò
che
è
Sacro
e,
quindi,
anche verso la Paternità Divina. Ogni
frase
indecorosa
verso
il
Sacro,
è
divenuta
di
comune
assimilazione,
facendo
‘tendenza’.
Ogni
confidenza
inopportuna
verso superiori, maestri e… sacerdoti, viene suffragata dalla generale indifferenza. Ogni dovuto titolo viene omesso con indiscussa libertà. Si osa ora anche ridurre a termini generici ed a ‘nomi’ comuni sia la Paternità Divina che quella della Santa Madre Celeste, declassando ancora, di conseguenza, il rispetto verso il Sacro. Non sorprende più, anzi, ormai diviene di normale uso, chiamare ‘papà’ Dio Padre, l’Onnipotente Creatore; ‘fratellino’ Gesù, Nostro Signore; ‘mamma e mammina’ La Santa
Vergine,
La
Madre
di
Dio
e
Madre
Nostra
Celeste,
definendoLa
talvolta addirittura ‘pastora’, in ossequio alle “pastore valdesi”, che non credono nemmeno alla Madonna! (Sembra quasi che tutto ciò si voglia affiancare
ad
un
subdolo
‘progetto’
di
voler
laicizzare
la
chiesa,
quindi
anche i religiosi, secondo le prospettive di un nascosto ma dilagante protestantesimo, -vedi, per esempio, come anche la maggior parte dei preti cattolici, ormai, si vestono come i ‘pastori delle chiese evangeliste’, senza alcun simbolo-). Ciò
che
è
ancor
più
grave
è
che
proprio
per
radio,
in
televisione
e
sui
giornali, talvolta anche di estrazione cattolica, si assiste ormai indifferenti a tali espressioni, ritenute da alcuni addirittura ‘blasfeme’; una maniera 68
poco ortodossa di trattare le nostre entità religiose e, addirittura, il Sacro Nome di Dio, senza che nessuno sappia più come intervenire in merito, per
porre
fine
a
tali
sconcertanti
mancanze.
Tutto
influisce
e
concorre
a
sminuire sempre più la sacralità della nostra religione. Come
insegnante
di
Religione,
nella
mente
di
Don
Saverio
non
è
mai potuta balenare l’idea che tali ‘appellativi’ potessero essere applicati con
tanta
leggerezza
e
superficialità,
per
sostituire
i
Sacri
Nomi
di
Nostro
Signore e della Madonna. Un esempio appropriato, di come talvolta possa apparire ‘goffo’ ed inopportuno un semplice appellativo, lo possiamo facilmente constatare chiamando un grande Santo, come Padre Pio, semplicemente “papà Pio”… la stonatura appare evidente ed inoltre, se riferito al Sacro Nome di Dio Padre, può produrre evidenti confusioni. Chiamare Dio Padre confidenzialmente
e
semplicemente
“papà”,
specie
nella
mente
dei
più
piccoli, può generare confusione tra il ‘papà naturale terreno’ e quello del Nostro Creatore, l’Eterno Padre! << Atterrito dall’immensa ingratitudine verso Dio, il Signore sentì piagare la Sua Anima e cadde in un violento dolore; allora si alzò e rivolse la Sua pena al Padre: “Abbà,
Padre
Mio,
se
Puoi,
allontana
da
Me
questo
amaro
Calice” >>.
Parlando
specificatamente
sulla
funzione
educativa
del
Padre,
con
Don Saverio (padre spirituale di molti giovani), spesso si commentava il ruolo che essi avrebbero avuto nella futura famiglia. Il suo monito alle giovani
coppie
è
stato
sempre
chiaro...
SI,
SI,
-
NO,
NO. Da fedele assertore della famiglia, non risparmiava anche severi richiami che si traducevano in un profondo insegnamento pedagogico di stampo
laico-scientifico,
ma
di
matrice
essenzialmente
biblica. Lui soleva educare generalizzando e spaziando sugli esempi che, alla fine,
miravano
sempre
ad
indicare
il
normale
e
coerente
comportamento
che dovevano avere entrambi i coniugi, per condurre una serena vita matrimoniale, per essere esemplari esempi di educatori.
69
Egli
soleva
specificare
che,
nella
logica
della
tradizionale
educazione,
il
ruolo
del
padre
nella
famiglia
è
stato
sempre
di
estrema
importanza, come punto saldo di riferimento. Il
padre
è
stato
colui
che
ha
assunto,
in
genere,
una
figura
più
severa
con
i
figli,
abituandoli
a
saper
affrontare
anche
il
lato
duro
della
vita,
per
dar loro sicurezza. In realtà il padre, pur mostrandosi comprensivo e disponibile, non esaltava
le
qualità
dei
propri
figli,
specie
quando
la
formazione
educativa
riguardava
un
figlio
maschio.
In
tal
senso
egli
supponeva
che
il
figlio,
con
un’attenzione meno protettiva e più rigida, maturasse prima e meglio. ‘Naturalmente’, raccontava Don Saverio, tutto ciò non sempre avveniva, poiché
nell’educazione
interferiscono
sempre
le
influenze
esterne
alla
famiglia. Tuttavia, in un buon rapporto famigliare, suffragato da solide basi cristiane e da un equilibrato esempio dei genitori, era possibile che ciò avvenisse, meglio che non nei tempi attuali, in cui all’autorevolezza si
è
sostituito
un
eccessivo
permissivismo,
che
ha
prodotto
subdole
ed
arroganti
ribellioni,
che
spesso
si
riflettono
anche
fuori
dall’ambito
famigliare, nella scuola e nella società. In
genere,
il
padre
desiderava
che
il
figlio
divenisse
un
“vero
uomo”. Tale indirizzo, però, non sempre produceva effetti positivi, almeno
sul
piano
dell’affettività
e
del
rapporto
confidenziale
tra
padre
e
figlio,
facendo
nascere,
talvolta,
il
così
detto
‘conflitto’
fra
i
due. La madre, invece, pur aderendo all’impostazione paterna, in genere mostrava più benevolenza, con coinvolgimenti che spesso generava una maggiore disponibilità in quasi tutte le circostanze. Per questo, nella conduzione famigliare, generalmente le direttive venivano date dal padre-uomo (e non ‘maschietto’, come oggi, nel linguaggio
corrente,
viene
definito
l’uomo,
svilendolo
della
sua
originale
figura). Anche se talvolta, erroneamente, un padre autorevole veniva etichettato come un ‘padre-padrone’, tale interpretazione viene smentita dai numerosi esempi negativi prodotti dalla perdita del suo originale ruolo, quello di maschio, di padre e di uomo autorevole, che da sicurezza e che permane nella classica famiglia come unico ed appropriato punto di riferimento maschile.
70
La
madre,
normalmente,
con
la
sua
dolce
femminilità,
è
quella
che
armonizzava e dava calore alla casa, che cercava di intercedere, appianare ed accogliere con più benignità, completando, con il suo ruolo di donna saggia ed amorevole, il grande dono della maternità. Quale umile esempio di armoniosa dolcezza, di stupendo candore, di amorosa tenerezza ci Ha dato la Madonna, una donna dalle tante Virtù, ormai perse nella maggior parte delle donne moderne! Quello
dei
giovani,
sosteneva
Don
Saverio,
è
stato
sempre
un
argomento delicato, specie quando in famiglia non regnava quel clima di serenità tra i genitori, che alimentava discussioni tra i coniugi, che mai e per
alcuna
ragione
dovrebbero
coinvolgere
i
figli.
In
realtà
ogni
divergenza
dovrebbe
essere
risolta
in
sedi
separate
e,
comunque,
in
assenza
dei
figli,
poiché
i
giovani,
in
particolar
modo
i
bambini,
non
possono
mai
avere
gli stessi problemi degli adulti. E’ sempre in questo clima che nascono particolari situazioni di disagio che, in qualche caso, sfociano in un diseducativo
protezionismo
da
parte
della
figura
materna
verso
un
figlio,
rompendo quell’equilibrio educativo che, immancabilmente, consente ai
giovani
di
rifiutare
ogni
buon
richiamo
e
che,
in
molti
casi,
esclude
addirittura
e
del
tutto
la
figura
paterna. Oggi
tale
‘presenza’
è
quasi
del
tutto
assente
e,
per
vari
motivi,
nemmeno il ‘nucleo’ famigliare ne avverte più la necessità, pur pagandone le conseguenze di un simile errore. Ecco che, in questi casi, Don Saverio faceva intervenire il richiamo biblico, con esempi concreti. L’eccessiva severità di qualche padre, egli sosteneva, qualche volta può
produrre
anomale
reazioni,
anche
legittime
da
parte
di
quel
figlio
che si reputa ubbidiente; ma quasi sempre questa situazione ritorna a vantaggio dello stesso, temprandolo maggiormente nella sua maturità. La giusta serietà ed autorevolezza, nei ruoli e nei rapporti, ha sempre condotto a conclusioni positive. Diversamente, quando manca il
rispetto,
la
fiducia,
la
stima
e
l’accordo
educativo
tra
genitori,
in
una
famiglia non può sussistere un sereno equilibrio. Alcune volte può nascere un improvviso scambio di eventuali polemiche, procurate da inutili motivi, ma l’amore, l’affettività, la comprensione e la pazienza, dovrebbero generare condizioni favorevoli per prevenire e scongiurare la compromissione di un rapporto coniugale maturo,
basato
sulla
reciproca
fiducia
e
stima. 71
Certamente l’autorevolezza di entrambi i genitori, quando vivono il rapporto in armonia, non dovrebbe generare contrasti tra di loro e, tanto meno,
con
i
figli.
Queste
erano
le
esperte
tesi
di
Don
Saverio. Nel quadro delle prevenzioni, quando in famiglia si vive un clima di serenità, occorre tener presente che vi sono sempre in ‘agguato’ le sorprese, in quanto il ‘maligno’, invidioso e geloso, cerca di intervenire per
creare
dissidi.
Per
cui,
se
non
vi
è
una
pronta
guardia,
una
provvida
difesa
interiore
e
se,
in
fine,
le
molestie
diaboliche
del
‘falsario’
persistono,
occorre avere un aiuto spirituale, senza il quale la coppia, talvolta, perde l’orientamento
ed
è
destinata
allo
sfascio.
Così si spiegano molte crisi coniugali, molti incidenti gravi in famiglie che, anche se hanno vissuto in armonia per anni, quando subentra la permalosità e l’orgoglio, se rimane il risentimento, si può giungere anche
alla
separazione…
dramma
finale
di
molte
famiglie. In realtà, quando manca una solida formazione di base, la Grazia del Credo religioso, la Preghiera, l’accostamento ai Sacramenti, o quel rigore cristiano,
che
serve
a
placare
ed
a
superare
i
conflitti,
la
famiglia
perde
ogni entusiasmo, fa morire la sua funzione, con conseguenti ripercussioni drammatiche
sulla
vita
dei
figli.
Una
grande
responsabilità,
questa,
che
cade sulla coscienza degli adulti, quindi, dei genitori. Questa
era
la
‘traccia
pedagogica
cristiana’,
come
la
definiva
Don
Saverio, su cui costruire le basi sicure della vera famiglia, per un rapporto sano, equilibrato e duraturo. La
conduzione
di
una
famiglia,
egli
diceva,
non
è
cosa
facile;;
egli
sottolineava sempre e con convinzione l’importanza ed il rispetto per i singoli ruoli, che devono essere compresi e devono consolidarsi sul nascere, rinforzandosi già nella preparazione pre-matrimoniale, di cui la Chiesa
ha
una
specifica
rilevanza,
non
solo
sul
piano
formativo,
morale
e
religioso, ma anche e soprattutto sulla sicurezza che la coppia deve avere nel futuro ambito etico-sociale. E’ in questa prospettiva che si avvalora l’educazione che nasce dalla
famiglia,
poiché
essa
poi
si
perfeziona
nella
scuola,
matura
nella
società
e
si
sublima
nella
Chiesa,
per
trovare
in
essa
il
fine
ultimo
della
Creazione: l’Amore di Dio. Concetti sintetici, ma stupendamente chiari, che racchiudono l’essenza di una obiettiva logica che, se non viene attuata in tutte le sue 72
linee dominanti, non può generare alcuna sicurezza. Con queste chiare vedute si riesce ad intravedere la possibile ripresa della morale, dell’etica sociale e religiosa, tutti valori che si possono sostenere con la perseveranza in un cammino di Fede. Naturalmente, Don Saverio, quando parlava di formazione religiosa, implicava necessariamente l’importanza e l’essenzialità del Sacramento della Riconciliazione, come si potrà leggere, sotto altra veste, in altre parti
di
questo
libro.
Per
cui,
sotto
il
profilo
del
cammino
spirituale
ed
alla luce delle esperienze e delle conseguenze negative avvenute in tante famiglie,
cadute
nella
‘rete
del
demonio’,
è
valido
meditare
un
Messaggio
della
Madonna,
per
comprendere
quanta
influenza
abbia,
sulla
vita
di
ogni uomo, il peso del ‘peccato’, causa di tanti mali. La Madre Celeste ne evidenzia il costante pericolo che, in tante circostanze,
offusca
la
mente
umana,
generando
lotte
famigliari,
conflitti
sociali e guerre tra i popoli. Così Lei Ha voluto, con tanta chiarezza, esprimere la dinamica con cui il peccato agisce sulla psiche dell’uomo, alterando la normalità del suo essere, distruggendo la serenità del suo cuore! <<Quando voi commettete un peccato (esprime la Madonna), la vostra coscienza si oscura. Allora subentra in voi la paura di Dio e di Me e, quanto più a lungo rimanete nel peccato, tanto più spesso diventa grande e la paura cresce in voi. Così vi allontanate sempre più da Me e da Dio. Invece, basta soltanto pentirsi dal profondo del cuore di aver offeso Dio e decidere di non ripetere, in futuro, lo stesso peccato ed avrete già ottenuto la Grazia della Riconciliazione con Dio>> (da un Messaggio della Madonna a Medjugorje, il 18 Dicembre 1983). Solo con la Luce interiore dello Spirito, che ci fa intravvedere la Sapienza Divina, si può ritrovare il senso delle cose giuste, per unirsi a Dio
e
fare
la
Sua
Volontà,
poiché
solo
se
il
seme
muore (facendo marcire il peccato), può
dare
buon
frutto (generando la vita, per la Gloria Eterna).
Preghiamo
la
Santa
Vergine
Maria,
la
Madre
di
tutti,
affinché
Dio Padre, Nostro Signore abbia Misericordia di coloro che, con tanta fredda
indifferenza,
cercano
di
ingannare
i
figli
di
Dio,
per
annientare
la Devozione, il Rispetto e la Lode Verso l’Eterno ed Onnipotente Creatore. 73
Don Saverio, durante un’Omelia sulla Madonna del Carmine, di cui era un ardente devoto.
PREGHIERA “Ave, Stella del mare, Madre Gloriosa di Dio, Vergine sempre, Maria, Porta felice del Cielo. Vergine Santa fra tutte, dolce Regina del Cielo,
Rendi
innocenti
i
Tuoi
figli,
umili
e
puri
di
cuore.
Donaci
giorni
di
pace, Veglia sul nostro cammino, Fa’ che vediamo Tuo Figlio, pieni di gioia nel Cielo. Lode all’Altissimo Padre, Gloria al Cristo Signore, salga allo Spirito Santo, l’Inno di Fede e d’Amore. Amen”.
Dalle precedenti ed importanti considerazioni sul declassamento dei Sacri Nomi di Dio Padre e della Madonna, nasce l’appunto da fare agli educatori, in quanto manca la corresponsabilità tra famiglia, scuola e chiesa. L’educazione dovrebbe partire dalla famiglia, per passare poi alla scuola. Purtroppo le interferenze sono tante (mass media televisivi, ideologie, consumismo, esempi di indifferenza, mancanza di testimonianze concrete, ecc.), per cui si può affermare che non esistono più le basi per un comportamento adeguato di collaborazione tra scuola e famiglia, quindi, di conseguenza, anche di intesa con la Chiesa. Mancando oggi una forte ed
autorevole
unità
educativa,
con
regole
codificate
(le
norme
legislative)
di comportamento, di obiettività prive di ideologie, si potrebbe arrivare a dire che bisognerebbe, prima di tutto, “educare gli educatori”!
74
Per
Don
Saverio,
già
Parroco,
che
ha
saputo
valorizzare
la
figura
del Sacerdote con l’esempio, facendo rispettare le regole, anche le più contestabili da chi non era addetto ai lavori, ogni cosa aveva la sua importanza. Spesso con lui si replicava sulle ragioni e sulle cause di una simile
situazione,
ma,
pur
mortificato
nello
spirito,
Don
Saverio
non
ha
mai mostrato insofferenza per tale decadimento, ponendo il tutto nelle mani della Divina Provvidenza. A tale proposito, va ricordata la testimonianza che Don Saverio ha dato con il suo insegnamento del Catechismo, cominciando dalle scuole medie e continuando nella sua parrocchia. Un ruolo importante ed insostituibile, quello che i Sacerdoti fanno, quando insegnano personalmente loro il Catechismo, per il bene che procurano ai giovani, alla famiglia, alla società. Sempre dal pulpito egli ha saputo ben collegare il contenuto dell’omelia evangelica con la realtà pratica della vita sociale e famigliare, additando
quali
fossero
i
doveri
e
regole
per
i
figli,
per
i
genitori,
per
la
famiglia laica e religiosa. Un tentativo mai abbandonato, il suo, per ridare vigore e credibilità alle Leggi della Chiesa, al Volto Evangelico della tradizione biblica. Con la competenza d’insegnante di Religione, era convinto dell’utilità che esisteva nella collaborazione tra la scuola e la famiglia, per poter ricostruire il futuro della grande famiglia cristiana. Ovviamente, anche
e
soprattutto
la
figura
del
Sacerdote
ha
una
autorevole
importanza.
D’altra
parte,
solo
se
il
maestro,
o
lo
stesso
‘omelista’,
è
ricco
di
zelo
e
di
amore,
può
dare
fiducia,
può
essere
maggiormente
convincente
nel
suggerire le strade da prendere, dando credibilità alle sue stesse parole. Su questo, Don Saverio, era integerrimo ed inattaccabile, per cui egli poteva davvero dare, con le sue testimonianze positive, conferma ai contenuti delle sue omelie, sempre ricche di insegnamento etico, morale e religioso. L’educazione ed il rispetto, supporti della giustizia per sostenere la Fede, sono stati per lui cardini fondamentali per trovare l’equilibrio nella formazione spirituale. Ma per ottenere questo cosciente equilibrio, egli diceva anche che, qualche volta, “occorre prima guarire il medico”, in quanto esistono valori intoccabili che superano la moda.
75
Con la sua pacata parola, non risparmiava qualche richiamo e, se notava mancanze, sempre dal pulpito riusciva ad indicare anche come farsi, da buoni cristiani, il Segno della Croce entrando in chiesa, dopo aver attinto l’Acqua Santa. Particolari forse ormai tralasciati, ma che denotano la coerenza di come essere coscienti e fedeli cristiani. Minuzie non trascurabili, se si tiene conto dell’importanza del buon esempio, nel confermare la gioia evangelica di vivere in senso lato i valori della Buona Novella. Non di rado anch’egli lamentava il fatto che, in quest’ultimo tempo, con la secolarizzazione, si era creata più una chiesa dell’uomo, che la Chiesa di Dio! Sempre dal suo ‘pulpito’, con la sua chiara e caratteristica ‘cadenza espressiva’, ha cercato di prevenire ed eliminare dalla coscienza del credente ogni amor proprio, per estirpare la cattiva ‘cramegna’ (gramigna), come soleva chiamarla con il suo tradizionale e simpatico dialetto mesagnese. Questo ed altro sapeva impartire con il suo ‘morbido’, ‘suadente’ ed ‘accattivante’ richiamo, per cui, tutt’oggi, molti suoi ‘allievi’ di scuola lo rievocano per tutti quegli insegnamenti che hanno lasciato un indelebile ricordo in tante menti, in tanti cuori.
ROMA. Basilica di San Pietro. Centro Universale della Santa Madre Chiesa, Cattolica, Apostolica, Romana.
76
Il
Sommo
Pontefice,
Papa
Benedetto
XVI, Benedicente.
Nei tempi caldi del fervore e dell’entusiasmo giovanile, egli era un trascinante conduttore dell’Azione Cattolica. Tutti ricordano i pellegrinaggi fatti a Roma per incontrare il Santo Padre e quando in viaggio, a spada tratta ed anche a squarcia-gola, si cantava festosi: BIANCO PADRE CHE DA ROMA, CI SEI META LUCE E GUIDA, IN CIASCUN DI NOI CONFIDA, SU NOI TUTTI PUOI CONTAR. SIAMO ARDITI NELLA FEDE, SIAMO ARALDI DELLA CROCE, AD UN CEN DELLA TUA VOCE, UN ESERCITO ALL’ALTAR!
Don Saverio Martucci con un gruppo di ragazzi dell’Azione Cattolica. Pentecoste del 5-6-1960.
Amante ed appassionato dei canti religiosi, egli li curava attentamente e personalmente. Anche se era un cultore dei “canti gregoriani“, apprezzava tutto ciò che era attinente alla liturgia vera e propria. Con l’avvento della musica ‘pop’, vi fu, negli anni settanta, un’invasione di complessi all’interno di molte parrocchie, di molte chiese, in cui ancora oggi se ne notano gli strascichi. Chitarre, batterie, sassofoni, tamburi, con altri strumenti chiassosi, certamente non adatti ad un clima di raccoglimento, più che accompagnare la liturgia, disturbavano l’intera atmosfera della chiesa. Finalmente si cercò di porre rimedio a tale ‘libertà’, riducendo il tutto all’attuale accompagnamento con la chitarra. Meglio sarebbe stato invogliare i giovani ad imparare a suonare 77
l’organo… ma le tendenze moderne, anche in queste occasioni, prendono sempre il sopravvento. Certamente Don Saverio, alle chitarre ed ai moderni strumenti chiassosi… preferiva l’armonioso suono dell’organo (che già negli anni cinquanta aveva sostituito il vecchio ‘Armonium’ a pedale), mai il pianoforte, che in chiesa non si addice, in quanto più adatto per la musica classica, nelle adeguate sale da concerto e non certamente in chiesa, Tempio di Dio. Togliere il suono armonioso dell’organo in chiesa, per lui, era come far tacere il festoso richiamo delle campane da un Campanile. Anche queste sono considerazioni apprezzabili del suo zelo, che fanno meditare su come anche la liturgia dei canti oggi sia notevolmente cambiata
e,
qualche
volta,
anche
compromessa
(…
è
sufficiente
ascoltare
le Sante Messe trasmesse per radio, per notare come quasi in nessuna celebrazione, ormai, si cantino motivi conosciuti, ma quasi tutti diversi, personalizzati, adattati a seconda della volontà dei gruppi di canto giovanili e non del parroco). Talvolta, infatti, sembra di assistere a veri e propri “miusicol” all’americana, che a celebrazioni liturgiche! Osservare i crocchi di giovani, che si radunavano con le chitarre nei porticati della chiesa, in oratorio o nei campeggi, per Don Saverio era un motivo per apprezzare la gioiosa allegria giovanile, ma certamente non poteva
mai
pensare
che
tutto
ciò
potesse
influire
a
tal
punto
sui
canti
della
stessa liturgia sacramentale, annullando quasi totalmente la rigogliosa fonte di interesse e la piacevole armonia che i giovani trovavano nella tradizionale Schola Cantorum. Anche se queste tendenze, nel tempo, sono divenute una supremazia di pochi, tuttavia esse si impongono alla maggioranza. Don Saverio di tutto questo ne soffriva in serbo e non faceva intravedere nulla. Per chi
lo
conosceva,
certamente
la
cosa
non
passava
inosservata,
poiché
egli sosteneva che, eccetto in alcuni casi di particolari solennità, i canti religiosi dovevano coinvolgere l’intera assemblea dei fedeli, con una partecipazione
comunitaria,
perché
tutto
divenisse
manifestazione
di
giubilo, di festosa devozione, di gioiosa preghiera in tutte le ricorrenze e le festività religiose. La sua famosa “schola cantorum” ha rappresentato per anni un esempio di vera testimonianza di come, senza microfoni e in un’atmosfera di vera armonia liturgica, il canto religioso ispirava ed infervorava tutti 78
gli animi, permettendo di rimanere in sintonia con il raccoglimento dovuto nelle varie parti della Santa Messa e delle funzioni religiose. Non è
un
voler
sottolineare
le
capacità
particolari
di
Don
Saverio,
bensì
un
soffermarsi su come egli sia riuscito a condurre una equilibrata liturgia religiosa,
dato
che
questa
è
di
esclusiva
pertinenza
del
parroco
che,
certamente, può essere coadiuvato anche dai laici. Un forte peggioramento, a discapito del canto-preghiera dell’intera comunità,
è
dato
dai
microfoni
a
volume
alto,
con
cui
si
dà
risalto
più
alle
voci singole, che a quelle del popolo orante, con l’esibizione costante di qualche solista, che sconforta la partecipazione di tutti i fedeli presenti in chiesa. In tale atmosfera ‘chiassosa’, certamente non vi può essere più raccoglimento, pace e tranquillità interiore, che ogni fedele dovrebbe ritrovare almeno in chiesa. Tutto,
durante
le
celebrazioni,
se
sconfina
nell’eccesso,
diviene
motivo di turbamento per la meditazione, a discapito del raccoglimento per l’Adorazione di Gesù, sia durante la Celebrazione Eucaristica che, soprattutto, durante la Santa Comunione. In questo particolare momento, infatti, il fedele non dovrebbe essere turbato dalle parole di canti corali, tanto
meno
da
canti
singoli;;
diversamente
diventa
difficile
conciliare
la
preghiera intima di devozione e ringraziamento con le parole contenute nei canti. Semmai, può essere più conciliante solo una musica di fondo per organo. RIFLESSIONE - L’Organo è strumento principe della musica sacra.
Il suono dell’Organo è parte integrante della musica liturgica e la sua particolare strumentazione è piena di naturale ed umana originalità.
L’unicità
della
musica
d’organo
ricrea
una
infinita
sensazione di intimi sentimenti religiosi, con una sorprendente comunicazione mistica, non uguagliabile ai suoni, prodotti in chiesa, da altri tipi di strumenti musicali. Cosa può sostituire il festoso richiamo del dolce rintocco delle Campane? Cosa può sostituire il caratteristico coinvolgimento delle armoniose note di un Organo? Occorre incoraggiare e sostenere i giovani e le giovani che desiderano imparare a suonare l’Organo.
79
Cosa dire, poi, di alcuni celebranti che, terminata la Santa Messa (talvolta
‘spezzata’
da
ingiustificati
applausi
e
da
inopportuni
commenti),
salutano i fedeli sostituendo il “Sia Lodato Gesù Cristo” con “buon appetito” o “buona giornata o serata”? Non sarebbe più adeguato, invece, rivolgersi alla Madonna, offrendoLe un saluto con la Preghiera dell’Ave Maria? I
commenti
si
fanno
da
sé,
è
sufficiente
meditare
se
è
attinente
un simile saluto, che distrae qualsiasi presente dalla sacralità della Celebrazione avvenuta, invitando, in tal modo, ad una spontanea risposta, quasi mai isolata; un buon motivo per essere invogliati a continuare sulla scia del parlare liberamente, senza riserve, a creare chiasso in chiesa, anziché
rimanere
in
accorata
unione
con
Gesù,
con
qualche
pausa
di
ringraziamento innanzi al Santo Tabernacolo! Un tempo, Don Saverio, sostava in raccoglimento dopo la Santa Messa.
Le mani sempre giunte di Padre Pio, riflesso
della
sua
interiore
spiritualità,
sono anche indice di rispetto verso il Sacro.
80
Papa Giovanni Paolo II, in preghiera, esternava sempre gioiosamente la sua interiore devozione verso il Sacro.
RIFLESSIONE - Educare la mente ed il corpo a saper mostrare, in maniera ed in luogo opportuno, l’esigenza di esternare l’entusiasmo ed il fervore interiore, equilibrandoli anche con una adeguata gestualità esteriore, che non deve essere ostacolata, ma incoraggiata. Pregare in silenzio, con le mani giunte od in ginocchio, per esempio, può essere un gesto che esprime una fervente esigenza di interiore donazione, di viva devozione e di Lode a Dio ed alla Madonna. Insegnare ai piccoli questi sentimenti spirituali, abituandoli con corretti atteggiamenti, educandoli al silenzio ed al Rispetto verso i Sacerdoti, verso la Chiesa e verso il Sacro, è un doveroso atto di buona educazione da parte degli adulti, laici e religiosi.
Il devoto raccoglimento di Padre Pio, dopo aver celebrato la Santa Messa.
I riferimenti di vita, indicati da Don Saverio, sono tanti e sempre attuali per la loro importanza. In questa occasione, anche per varie ragioni di spazio, se ne limitano i tanti esempi, lasciando ad altre pubblicazioni il merito ed il compito di essere più esaurienti e completi nel tracciare
la
figura
di
questo
Sacerdote. E’ piacevole però ricordare come le sue attenzioni, unite alle originali battute, riuscissero a dare sempre tanto
buon umore a chi si rivolgeva a lui, anche se, di fondo, egli non perdeva mai di vista come affrontare le dure realtà di vita che gli venivano esposte. Ad ognuno sapeva indicare la giusta strada da seguire, il percorso più logico e lineare, suggerendo spesso la lettura dei testi biblici od evangelici. Quindi, in rapporto alla circostanza ed alle necessità interiori, sapeva suggerire quale fosse il passo più adatto da leggere, se in
Qohèlet
o
in
Siracide,
se
in
alcuni
Salmi
o
nel
Libro
dei
Proverbi.
La sua preparazione e la sua cultura spaziava in senso lato, declinando opportunamente alcune parole, scomponendole in ardite battute ed originali espressioni che, quasi sempre, creavano ilarità e festosa gaiezza, abbattendo ogni insormontabile atmosfera di pessimismo. Anche questo era Don Saverio. 81
Spesso citando, anche in latino, le brillanti massime di alcuni autori, abbinava sapientemente al discorso il contenuto degli stessi. Con questa sua semplice capacità intellettuale, sapeva avvicinare, in maniera persuasiva, ogni personalità, ogni uomo, ogni giovane, ogni bambino. Con una adeguata ed eloquente massima, così padre Erminio Crippa seppe
definire
verosimilmente
la
figura
di
certi
Sacerdoti:
”Il
prete
è
colui
che
è
chiamato
a
parlare
di
santità
senza
essere
santo;;
ad
avere
la
mente
di
un vecchio ed il cuore di un giovane”... “Un mistero a se stesso, sospeso tra il Cielo e la Terra, proteso a testimoniare come Apostolo di Cristo, la gioia della Pasqua”. Don
Saverio
rifletteva
sulle
virtù
e
sulla
semplicità
dell’umile
vita
vissuta dai grandi Santi. Con questa consapevolezza, aveva un grande rispetto per il prossimo, chiamando tutti spesso “fratello”; così lui era solito salutare chi incontrava. Tuttavia, pur ritenendo valide le opportunità che egli offriva con il suo Sacerdozio, riconosceva l’ingratitudine che l’uomo mostrava verso la Misericordia Divina, specie quando si allontanava dalla fiducia
e
dalla
fede
in
Dio. Devoto non solo della Madonna ma anche dei Santi, ne citava le qualità spirituali e ne raccontava le storie di vita, attraverso anche le esperienze acquisite con i pellegrinaggi presso i Santuari e le tombe dei Santi. Tra i più frequentati, era quello di San Giovanni Rotondo. Molto devoto di Padre Pio, era orgoglioso di aver potuto celebrare la Santa Messa presso l’Altare dove aveva celebrato San Pio. Tra i tanti aneddoti, proprio a riguardo dell’ingratitudine dell’uomo verso Dio e alla loro incoscienza sui pericoli per la loro anima, una volta riferì quanto espresso da Padre Pio: “Con
i
benefici
(gli
uomini)
non
si
attirano;;
con
i
castighi
non si domano; con la dolcezza si insolentiscono; con le austerità imperversano; nella prosperità si inalberano; nelle avversità si disperano e, sordi e ciechi, insensibili ad ogni più dolce invito ed a ogni più atroce rimprovero della Divina Pietà, che potrebbe scuoterli e convertirli, non fanno che confermarsi nel loro indurimento, rendendo più intense le loro tenebre!”. Don Saverio si meravigliava di come molti uomini moderni ed ‘acculturati’
potessero
rifiutare
Dio.
Così
pensava:
“La
più
bella
e
perfetta
scultura
vivente
che
Dio
potesse
fare
rifiuta
il
suo
Creatore?
Impossibile”.
82
Egli sosteneva che, eccetto in particolari casi, non esistesse l’ateismo puro.
Comprendendo
la
debolezza
e
la
fragilità
umana,
aveva
fiducia
nella
Misericordia
Divina,
confidava
nella
Speranza
della
Redenzione,
che prima o poi, pur nel contesto della piena libertà e del soggettivismo, avrebbe coinvolto ogni fratello in Cristo. Una concezione divinamente cristiana, la sua, scevra da ogni posizione di radicalismo intellettuale. Se
l’uomo
riuscisse
ad
interpretare
quale
grandioso
universo
è
racchiuso nel suo corpo, forse avrebbe un altro concetto dell’Onnipotenza di Dio e comprenderebbe meglio la miseria della propria pochezza e limitatezza, innanzi all’immenso Amore Divino. Purtroppo
l’influenza
del
moderno
relativismo
e
del
materialismo,
che
stanno
conducendo
l’uomo
alla
perdizione,
ci
fa
riflettere
sul
modo
con
cui sfatare questa ‘onnipotenza’ umana del proprio “io”! A tale proposito, ogni argomento ridestava in Don Saverio richiami di autorevoli autori che, a suo dire, avevano ben chiare le loro idee su tali tematiche. Nulla passava inosservato agli occhi di Don Saverio ed alla sua mente
che,
con
ardita
immaginazione,
commentava
tra
sé
ogni
particolare,
senza dare motivo ad altri di carpirne la sua felice intuizione di meraviglia sull’originale creazione umana. In tal modo si soffermava, piacevolmente con
stupore,
sulla
perfezione
che
è
racchiusa
in
ogni
piccolo
organo:
dal
cuore al cervello, dagli occhi alle orecchie, dai denti alle articolazioni, dal viso alla corporatura, esaltandone di ogni individuo i particolari somatici… un mondo di complessi ed affascinanti elementi, che denotano forza e gracilità, intelletto e stupidità, armonia e scompostezza, grazia e rudezza. Tutto conformemente alla variabilità individuale ed in rapporto alla personale libertà concessa da Dio. Forse anche questa libertà concessa all’uomo, può generare comportamenti troppo personalistici, dipendenti od attribuibili all’influenza
della
contraddizione
tra
il
bene
ed
il
male
che
alberga
in
ogni uomo. Ovviamente, al di fuori della Fede, ogni uomo può dipendere da
ciò
che
non
è
commensurabile
con
la
sua
limitatezza
o
con
le
sue
individuali capacità. D’altra
parte
né
con
lo
studio
dell’anatomia,
della
fisiologia,
della
biologia, della psicoanalisi… della cibernetica, dei nano elementi e di tutto il patrimonio d’intelligenza acquisito dalla scienza concessa all’uomo, si riesce ad andare oltre i naturali limiti della sua conoscenza. 83
Questa
è
la
Verità,
di
cui
l’orgoglio
umano
non
vuole
mai
disfarsene,
inseguendo l’avventura di voler riprodurre l’unicità dell’individuo, con omologazioni complesse, di cui non ne verrà mai a capo, di cui solo il Supremo Autore di tutte le cose può immaginare e realizzare con la Sua imperscrutabile Creatività. Don Saverio sapeva apprezzare ogni forma di Arte, quella scultorea come
quella
dei
grandi
artisti
del
colore,
ma,
soprattutto,
come
è
già
stato
accennato, ammirava i colori della natura. Lodava
la
luce
del
Sole,
le
piante,
i
ridenti
fiori
di
un
giardino,
come gli sfavillanti ma delicati papaveri di un campo, che, pur nella loro delicatezza, irradiano i loro vivaci e brillanti colori, con una luce armoniosa e divina. Tutto ciò si ricollega sempre alla stupenda Creazione, alla Sapienza ed alla Volontà misteriosa del Buon Dio, Eterno e Potente Creatore, per aver donato la Vita, per aver concesso all’uomo libertà e dominio sulla Natura, per averci resi partecipi della Sua Creazione, che si conclude e si estende in un Suo più ampio Progetto di Bontà e di Amore, quello per cui ci Ha Creati e che si perpetua nel Gaudio della Sua Eterna Gloria. Quale maggiore riconoscenza si può avere verso il nostro Dio per un sì immenso dono? La Terra tutta ed il Firmamento potrebbero sussistere anche senza di noi. Se pensassimo per un attimo di non esistere, di essere il ‘nulla’ in assoluto… che tristezza essere esclusi da tanta Onnipotenza! Quale e quanta bellezza e gioia ci sarebbe stata tolta in eterno? Solo per questo, dovremmo essere capaci di dare un limite alla nostra libertà! In cambio, invece, spesso rendiamo al Nostro Buon Dio solo l’ingratitudine. Le grandi teorie della moderna scienza e dell’antropologia non lo appassionavano più di tanto. Don Saverio era solito essere trasparente con la sua praticità intellettuale. Innanzi all’Amore grande di Dio, ogni teoria per lui cadeva, frantumandosi nell’evidenza concreta della realtà viva. Quando si parlava di alcune teorie, egli affermava sempre che le possiamo intendere come tali solo nel contesto di un “evoluzionismo” rimasto fedele, però e soltanto, al Progetto della Creazione, voluta e donata per Amore, per partecipare alla ‘Gioia’ dello stesso Creatore Onnipotente,
Che
Ha
voluto
realizzare
ogni
cosa
così
come
è!
Quale stupendo esempio di perfezione racchiude in se la creazione dell’uomo. 84
Don Saverio scolpiva, con le sue espressioni, la veridicità di quanto riusciva a notare con il suo pensiero. Una volta, abbandonandosi a contemplare la perfezione di una semplice lumaca, sottopose alla mente, di chi lo seguiva nel discorso, la tangibile, complessa ma perfetta “micro-ingegneria-idraulica” del corpo umano. Quanti micro-processori sono
racchiusi
nel
complesso
sistema
nervoso,
in
cui
sofisticate
valvole
di
rubinetterie
rispondono
prontamente
agli
stimoli
fisiologici
e
naturali,
attivabili da invisibili interruttori, comandati con i semplici impulsi del solo pensiero. Una immutabile perfezione, di un Dio Creatore, che la Scienza umana cerca di scoprire, di capire, rimanendo sempre, però, nella incapacità di poterla realizzare. Quale pratica constatazione, la sua, nell’affermare l’unicità di ogni individuo,
ammirandone
la
sublime
magnificenza
della
Creatività
Divina.
Anche in questo, sottolineava, si dimostra come Dio ci Ha voluto Pensare individualmente, per essere inconfondibilmente e singolarmente amati da Lui uno per uno. Basta pensare all’originalità genetica individuale, al riscontro delle singole persone attraverso la personalizzazione delle singole “impronte digitali”, che stabiliscono l’individualità di ogni uomo. Quanti
doni
Ha
voluto
elargire
Dio
all’essere
umano…
è
sufficiente
ammirare
come
tutto
il
firmamento
sia
una
realtà
della
Potenza
Divina.
Una
Volta
Celeste
cosparsa
di
infinite
stelle,
luci
immense,
più
del
Sole,
che
illuminano
l’infinito
universo,
che
Lodano
la
Sua
Onnipotenza. Quale dono ha riservato all’uomo, Sua prediletta creatura, formando e
preparandogli
la
Terra,
donandogli
tutto
ciò
che
su
di
essa
è
buono
e
bello… e mentre egli gode di tanta grandezza, dimentica il Suo Nome, la
Sua
Presenza,
la
Sua
Magnificenza.
Questa
ingratitudine
amareggiava
Don Saverio, sapendo come già il dono della vita, assieme al resto, fosse così poco apprezzato. Mai facendosi prendere dalla tristezza o dallo sconforto, sembrava quasi volesse sostituirsi all’ingratitudine umana, Lodando il Signore con la sua semplice ammirazione per la bellezza della natura. Una forma spontanea e naturale di Pregare e di ringraziare Dio, riconoscente non solo per il dono della vita ma anche per lo splendido mondo dove ha voluto farci vivere. Particolarmente sentita era una sua frase che, con il suo particolare ed unico timbro di voce, lasciava scolpite nella mente le 85
parole
di
“Quant’è
bella
la
Vita,
quanto
stupendo
è
il
Mondo!”,
Ogni emisfero, nelle ventiquattro ore di luce, viene illuminato dal Sole, alternativamente e senza interruzione, quasi a confermare come ogni uomo debba continuamente Lodare Dio, in tutti i modi, secondo le possibilità di ognuno, senza interruzione, in entrambe le zone della Terra. Modulandosi la luce nei due singoli emisferi, contrapponendosi il giorno alla notte, il lavoro al riposo, la Preghiera all’Ascolto, il caldo al freddo, con tutte le consequenziali varianti delle stagioni, Dio ha donato all’uomo
ogni
tipo
di
piante,
di
frutta,
di
fiori
stagionali…
un
mondo
nel
Mondo! Tutto questo, nella sua gioiosa voglia di vivere e di godere le cose belle della natura, facevano parte della sua appagata constatazione, che lo rallegrava intimamente, ma anche visibilmente. Quale ulteriore esempio di migliore armonia, realizzata solo ed esclusivamente dall’imperscrutabile ed inconfutabile Pensiero Divino, di Cui l’uomo non deve porsi domande, rimanendo nei propri limiti, abbandonandosi fiduciosamente,
senza
riserva
alcuna,
alla
cosciente
ed
illimitata
Fede
in
Lui, Nostro Onnipotente Creatore? Nel rispetto del misterioso silenzio di Dio, ogni altra domanda interiore,
per
Don
Saverio,
rimaneva
inutile,
poiché
null’altro
che
va
oltre le capacità della propria mente l’uomo ha da chiedersi, in quanto egli deve vivere momento per momento, lasciando alla Suprema Volontà Divina di compiere la nostra storia, scritta nel Suo Libro. Così a Don Saverio, contemplando il dono della vita, la natura delle cose ed il Mondo in cui viviamo, piaceva Lodare nei suoi pensieri Dio, commentando i Salmi: “Signore, dove potrei andare lontano dal Tuo Spirito? Dove fuggire lontano dalla Tua Presenza? Se scalassi i Cieli, là Tu sei! Se discendessi agli inferi, anche là Tu sei! Se raggiungessi le ali dell’aurora e riuscissi ad abitare al di là del mare, sì, anche là mi guiderebbe la Tua Mano, mi prenderebbe la Tua destra. Allora ho detto: <<Almeno le tenebre mi potrebbero coprire, la notte mi potrebbe racchiudere>>. Ebbene, non sono oscure per Te le tenebre, e la notte risplende come il giorno, come le tenebre così è la luce. Sì Tu Hai plasmato i miei reni, mi Hai tessuto nel grembo di mia madre. Ti rendo grazie perché sono stato formato in modo stupendo: stupende sono le Tue Opere! 86
La
mia
anima
lo
riconosce
appieno.
<<
…
>>
Quanto
difficili
sono
per me i Tuoi Pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli
son
più
della
sabbia;;
giunto
alla
fine,
sono
tuttora
con
Te”.
(Salmo 139).
“Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre Tu Sei, Dio. Tu Fai ritornare l’uomo in polvere e dici: <<Ritornate
figli
dell’uomo>>. Ai Tuoi Occhi,
mille
anni
sono
come
il
giorno
di
ieri
che
è
passato,
come un turno di veglia della notte. Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l’erba che germoglia al mattino: al
mattino
fiorisce,
germoglia,
alla
sera
è
falciata
e
dissecca.
Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. Al mattino ci sazia il Tuo Amore, Signore Nostro Dio”.
La Vergine del Santo Rosario di Pompei, Emblema sublime per la devota Preghiera.
87
Il Santo Padre Giovanni Paolo II. Fervente devoto della Madonna, era dedito alla Preghiera del Santo Rosario.
RIFLESSIONE - LA MISSIONE DELLA PREGHIERA. Dare importanza alla Missione della Preghiera, esprimendola con devozione, offrendola con amore. Adottando la Preghiera del Santo Rosario, si assolve ad un grande impegno, quello richiesto dalla Santa Vergine Maria, come fece Bartolo Longo nella valle di Pompei. “La Preghiera è il tributo più accetto che l’uomo possa porgere al suo Creatore”. - Bartolo Longo “L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!“ - Bartolo Longo “La mancanza della Preghiera è un infrangersi dell’armonia morale fra la creatura ed il Creatore, è una rotta di relazioni spirituali fra l’uomo e Dio”. “La Fede si accresce con la Preghiera, si conserva con la Penitenza, si ravviva e si perfeziona con la Carità”. - Bartolo Longo “L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!” - Bartolo Longo -
88
Don Saverio, amante dell’Arte e della Storia Sacra, arricchiva la Fede e la cultura storico religiosa dei suoi parrocchiani con pellegrinaggi presso varie Cattedrali e Santuari Mariani.
Don Saverio, molto devoto alla Madonna, in uno dei suoi pellegrinaggi in un Santuario Mariano.
Nella
foto,
un’immagine
oleografica
della
Madonna
Addolorata
di
Campocavallo
(AN),
denominata
Nostra Signora dei Sette Dolori. Dal 16 Giugno 1882, sotto l’attenzione di diversi ed autorevoli testimoni,
la
Vergine
raffigurata
nel
quadro
mosse
più
volte
i
Suoi
Occhi
verso
tutti
i
presenti.
La
notizia del prodigioso evento fece riversare a Campocavallo migliaia di pellegrini e fedeli provenienti da tutta Italia e dall’Europa. In seguito, avendo elargito molte Grazie, l’immagine dell’Addolorata fu trafugata due volte, per via dei preziosi che Le erano stati applicati come ringraziamento ed ornamento.
89
Padre Pio, durante la Solenne Celebrazione Eucaristica. Diversamente dal passato, quando
il
Sacerdote
celebrava
rivolto verso l’Altare principale, dove
vi
era
il
Santo
Tabernacolo,
ora la Liturgia viene celebrata rivolta verso l’assemblea.
Eliminata la balaustra, si può accedere all’Altare con molta
superficialità,
non
rispettando la Funzione Sacra.
90
La ‘decadenza dei costumi’ nel Luogo Sacro.
Sull’Importanza della Preghiera: <<La Potenza di Dio, è vero, di tutto Trionfa, ma l’umile e dolente Preghiera trionfa di Dio Medesimo; ne arresta il Braccio, ne spegne il fulmine, Lo disarma, Lo vince, Lo placa e se Lo rende quasi dipendente Amico>> (Padre Pio).
Ubbidienza e accettazione Con questa solenne concezione interiore, andando senza sosta ogni giorno da una chiesa ad un’altra per le Sante Celebrazioni, Don Saverio
ha
offerto
negli
ultimi
anni
e
fino
agli
ultimi
suoi
giorni,
una
eroica testimonianza di impegno sacerdotale, recandosi là dove occorreva il suo ministero, affermando sempre che, se quella era la Sua Volontà, lui si
sottoponeva
con
tranquilla
ubbidienza.
Per
lui
Fede
significava
anche
serena sottomissione e, non essendo la sua una condizione statica, non poteva
farsi
condizionare
dall’influenza
della
permalosità,
tanto
meno
dalla tristezza, per poi chiudersi nella solitudine. Ogni situazione doveva necessariamente
sconfinare
nella
sola
gioia
in
Cristo
Gesù,
ogni
lamento
interiore doveva sfociare nella Speranza della Resurrezione, vivendo nell’attesa gioiosa di ritrovarsi tutti assieme innanzi alla Gaudiosa Grandezza di Dio, consacrati a Lui in Eterno. Questo
era
ed
è
rimasto
il
testamento
Spirituale
di
Don
Saverio. RIFLESSIONE - Occorre evitare che il sacerdozio venga ritenuto un ‘mestiere’, in quanto i Sacerdoti, come fratelli in Gesù, sono i diretti successori del mistero apostolico. Certamente “Un’anima che vive nella tiepidezza non pensa per niente a uscirne, perché crede di essere a posto con il Buon Dio”. - Santo
Curato
d’ArsIntensificando
la
devota
Preghiera,
il
sacrificio
e
l’offerta,
si
cresce nella Fede e nella spiritualità, maturando santi frutti per se e per i fratelli in Cristo.
91
Prima
di
concludere
le
tante
riflessioni,
scaturite
dall’esempio
di
Don
Saverio,
è
opportuno
evidenziare
ancora
qualche
considerazione,
aggiungendo alcuni elementi che riguardano la coerenza e l’importanza della missione sacerdotale. In un mondo ammalato di tanti mali spirituali, Don Saverio suggeriva al giovane clero un’attenta prudenza, indicando nella frequente Confessione il compito di salvaguardare lo spirito mistico che unisce al Corpo
del
Salvatore,
poiché,
come
asseriva
lo
scienziato
Enrico
Medi,
“Senza la Confessione, chissà a quale spaventoso e pauroso cimitero di morte
sarebbe
ridotta
l’intera
umanità”.
Ecco
perché
“Il
Sacerdote
deve
essere uno che vigila; deve stare in guardia di fronte alle prepotenze incalzanti del male; deve tenere sveglio il mondo per Lodare Dio”. Una responsabilità, questa, che sottolinea quale impegno pesa sulla vita
di
un
Sacerdote,
ostacolato
in
tante
direzioni
dal
‘vile
mistificatore’,
dalla presenza di molti falsi profeti ingannatori, che si erigono in cattedra, confondendo la mente di tanti in seno alla stessa Chiesa, sentenziando il detto
che
dice:
“Si
è
fatta
la
chiesa
dell’uomo,
non
la
Chiesa
di
Dio”…
!
In tal senso, altrettanta responsabilità pesa sul mondo dei laici cattolici, specie quando manca la sensibilità di comprendere il modo con cui devono comportarsi nei riguardi del “Prete”, come egli comunemente viene
chiamato.
Talvolta,
infatti,
la
confidenza
che
si
ha
con
lui
degenera
in una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi riguardi, creando spesso incresciose situazioni a discapito dell’intera famiglia parrocchiale. Su
questo,
Don
Saverio,
è
stato
sempre
prudente,
non
sconfinando
mai
in
inutili
confidenze
o
in
eccessi
del
carattere
personale,
tanto
meno
ha
mai
approfittato
della
sua
posizione
di
religioso,
dando
esempio
di
costante
linearità. In pratica, come egli diceva, quando manca un equilibrio interiore, si va incontro ad una serie di coinvolgimenti che, spesso, si possono ripercuotere anche sulla stessa vita religiosa del Sacerdote, sul rapporto che si ha con il prossimo, sul rispetto che si deve avere verso la Chiesa e, di conseguenza, verso la sacralità del ministero sacerdotale. E’ evidente che, anche in queste situazioni, la testimonianza del Sacerdote ha
un
rilevante
significato,
in
quanto
si
riflette
su
chi
osserva,
inducendo,
poi, a facilitarne la critica. Sempre in tema di Ministero, di Sacralità e di Confessione, il Santo Padre Giovanni Paolo II sottolineava che “Il Sacerdote, nel Ministero 92
della Penitenza, deve enunciare non le sue private opinioni, ma la dottrina di Cristo e della Chiesa. Enunciare opinioni personali in contrasto con il
Magistero
della
Chiesa,
sia
solenne
sia
ordinario,
è,
perciò,
non
solo
tradire le anime, esponendole a pericoli spirituali gravissimi e facendo subire
loro
angoscioso
tormento
interiore,
ma
è
contraddire
nel
suo
stesso
nucleo essenziale il Ministero Sacerdotale”. Quindi, in merito, il Papa aggiungeva ancora che <<
Dall’incontro
con
la
figura
di
San
Giovanni
Maria Vianney trassi la convinzione che il Sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione proprio attraverso il ‘confessionale’, attraverso quel volontario “farsi prigioniero del confessionale”>>. Infatti, proprio
questa
è
stata
una
parte
spontanea
ed
essenziale
di
tutto
il
ministero
di Don Saverio, quando meditava sulle ragioni della confessione, che lo rendevano sempre più responsabile sulla disponibilità che lui, d’altra parte, doveva avere verso le necessità del penitente. Tutti lo ricordano per la sua vera ed umile disponibilità nell’assolvere il grande ministero della Penitenza. Cosciente di tale importante compito del Sacerdote, così ricordava le parole di San Pio da Pietrelcina, che dicevano: “Io tremo ogni qualvolta devo scendere in confessionale, perché
lì
devo
amministrare
il
Sangue
di
Cristo”. Quale portentosa affermazione, quale integerrima constatazione quella su Padre Pio, di cui lo stesso Don Saverio ne avvertiva la gravosa responsabilità
della
condotta
personale,
quella,
cioè,
che
doveva
avere
ogni Sacerdote, non solo verso se stesso, ma anche e soprattutto nel non deludere le attese del libero osservatore laico, o ancor più quelle dello stesso peccatore-penitente! Da tutto ciò deriva e si articola il comportamento che un Sacerdote deve avere verso tutto ciò che riguarda il ministero sacerdotale, per testimoniare la Fede, lo zelo nella Preghiera, nella Celebrazione Eucaristica, nell’amministrare i Sacramenti. In tale contesto, il Santo Padre, Benedetto XVI, così ha voluto sintetizzare l’importante ruolo del Sacerdote in seno alla Chiesa, sottolineando l’attenzione che proprio il Sacerdote deve avere verso il Sacro, richiamando alcuni essenziali concetti che evidenziano come “La famigliarità spesso comporta un pericolo: quello che il Sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timore reverenziale e, condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo 93
più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia Presente, ci Parli, Si doni a noi (…) che Egli Si consegni così nelle nostre mani” (Giovedì Santo – 20 marzo 2008). “Siate
pertanto
modelli
di
Preghiera,
maestri
di
Preghiera.
Pregare
è
il primo servizio da rendere alla comunità. Perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità (…), se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli
altri.
Perciò
Dio
è
la
prima
priorità.”
(Brindisi
–
15
Giugno
2008). Dopo la visita pastorale di Benedetto XVI a Brindisi, alla quale Don Saverio era presente, aveva commentato con entusiasmo il discorso del Santo Padre, con una particolare sintesi personale sulla Preghiera, accomunandola con la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Se
è
vero,
come
è
vero,
che
Gesù
ha attinto la Sua natura umana attraverso la Santissima Vergine Maria, allo stesso modo Egli può entrare nella mente e nel cuore degli uomini ripercorrendo la stessa strada, quella del Cuore Immacolato di Maria. Per questo Don Saverio era consapevole dell’importanza della Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, proponendo formule e suggerimenti di vita religiosa, con alcune regole da adottare, per intraprendere e mantenere vivo tale impegno. Esse sono presentate in un’altra piccola pubblicazione, come compendio al libro Invocando Maria (vedi
bibliografia),
così
come
la Madonna Ha sempre raccomandato nei Suoi messaggi, indicando di osservare la penitenza, la preghiera, la partecipazione alla Celebrazione della Santa Messa, il rispetto e la devozione verso la Santa Eucaristia, offrendo
a
Cristo
ogni
personale
dolore,
per
ottenere
la
vittoria
finale
sul
‘maligno’. Appare
evidente
che
il
sacrificio
vada
associato
alla
Passione
ed
al
Martirio
di
Nostro
Signore
Gesù
Cristo.
In
tutto
ciò
si
identifica,
quindi,
la
94
piena
donazione
del
proprio
sacrificio,
con
l’accettazione
della
penitenza
e della croce, in spirito di espiazione dei peccati, che addolorano il Sacratissimo Cuore di Gesù. Se
vi
è
indifferenza
verso
la
Santissima
Vergine
Maria,
immancabilmente
vi
sarà
indifferenza
verso
Gesù,
poiché
gli
uomini
cercano
la
Luce,
ma
rifiutano
la
Luce. Così Don Saverio proferiva nelle sue considerazioni personali, esprimendo la totale donazione alla Santissima Vergine Maria. La
gioia
che
ci
è
stata
tolta
da
Eva,
ci
è
stata
compensata
con
la
Redenzione di Cristo attraverso la Vergine Maria, assicurandoci il Regno dei Cieli. In questo clima di interiore unione spirituale con Dio e con la Santa Madre Celeste, egli ha concluso il suo cammino terreno con la preghiera sublime della personale donazione. Prima che avvenisse la sua nascita al Cielo, egli ha vissuto momenti particolari, che si spera vengano raccolti ed accuratamente esposti in altra pubblicazione su La Vita di Don Saverio. Parlare
del
trapasso
di
Don
Saverio
verso
l’Eterna
Gloria
è
un
compito non facile, più da spiegare che da credere. La particolarità dei suoi ultimi momenti sono comprovati da diverse testimonianze che, per ora, vanno solo sintetizzate nel dire che egli, con estrema lucidità, nei suoi ultimi eventi terreni, ha vissuto il tutto conformandosi alla Volontà di
Dio,
confidando
nella
Speranza,
tante
volte
da
lui
invocata
e
trasmessa,
perseverando nel cosciente desiderio di compiere il suo ministero sacerdotale sino in fondo. La richiesta di celebrare l’ultima Santa Eucaristia, rimane il suo migliore testamento spirituale. A questo si vuole aggiungere un solo significativo
episodio,
che
merita
di
essere
citato. Occorre prima, anche se brevemente, ricordare che Don Saverio, diversi anni addietro, ha documentato l’esistenza nella sua famiglia di un antenato seminarista, il giovane Lorenzo Martucci, nato nel 1864 e deceduto nel 1882, all’età di 17 anni, da lui citato in tante occasioni e che
se
ne
rimanda
la
storia
ad
altra
pubblicazione.
Per
ora
è
sufficiente
sottolineare l’importanza che ha rappresentato per Don Saverio questo personaggio che, nella sua breve vita terrena, ha lasciato una forte testimonianza di autentica spiritualità. Di questo giovane seminarista 95
Don Saverio ne aveva continuamente ricordato le doti particolari della sua zelante Fede, spesso culminate nell’ascetismo, riferendo che egli era morto in ‘concetto di santità’. Il giovane Lorenzo Martucci era anche un fervente devoto di San Antonio ed aveva scritto diverse Preghiere, attentamente documentate da Don Saverio, tra le quali va ricordata la Preghiera di Novena dei nove Martedì, dedicati appunto a San Antonio, assieme ad altri scritti spirituali, fanno parte delle documentazioni raccolte. Ebbene, pochi istanti prima che lo spirito di Don Saverio varcasse i
confini
terrestri,
pare
abbia
intravisto
questa
santa
figura
famigliare
di Lorenzo, esprimendo il desiderio di andare via con lui. In realtà ed a
conferma
di
quanto
è
avvenuto,
ad
una
dottoressa
che
gli
teneva
la
mano per confortarlo, egli ha espresso apertamente il desiderio che gli fosse
lasciata
libera,
per
poter
seguire
liberamente
questa
figura,
che
gli
era apparsa nella stanza e che era rimasta con lui sino al momento del trapasso. I commenti ulteriori sono lasciati a chi vorrà approfondire le diverse vicende
avvenute
nei
giorni
che
hanno
preceduto
la
sua
fine
terrena,
tramite le testimonianze di chi ha vissuto queste realtà. Certamente dagli esempi della missione di Don Saverio e dalla sua
testimonianza
non
si
può
che
trarne
riflessioni
utili
a
tutti,
cattolici
laici
e
religiosi,
per
comprendere
il
perché
del
ricominciare e che cosa testimoniare… diversamente ogni ulteriore sforzo per mutare tanti sconfortanti eventi, come lui stesso aveva constatato, non potranno essere affrontati, tanto meno superati. A noi rimane non solo il compito, ma anche il dovere di far conoscere e perpetrare la perseverante testimonianza della sua fedeltà alla Santa Madre Chiesa, della serena gioia con cui ha condotto il suo ministero, dell’umiltà con cui ha manifestato la sua Fede, del zelante rispetto che ha avuto verso il Sacro, della sua devozione verso la Santa Madre Celeste. Tutto questo non è
solo
il
ricordo
di
una
tradizione,
o
la
rappresentazione di una Fede austera; tanto meno la nostalgia di un’epoca vissuta
nella
passione
religiosa,
tendente
alla
spiritualità,
ma
è
solo
la
rievocazione di una realtà sempre valida, che evidenzia l’amore di una Fede vissuta con entusiasmo, con letizia e sempre nel timore di Dio. Poiché
noi
non
apparteniamo
a
noi
stessi,
come
sosteneva
Don
Saverio,
96
in quanto, a differenza della moderna concezione dell’uomo d’oggi, che ostenta con il suo orgoglio umano “IO sono mio”, occorre ricordare sempre ciò che dice Dio nel Libro Sacro: “Voglio… che siate miei”. (Lv 20,26). Spesso Don Saverio si esprimeva con motti o massime, ma era solito interrompere il silenzio anche con semplici giaculatorie: “Ti Adoro, Mio Signore, Tu Sei Gloria, Tu Sei Amore, nella Gioia e nel Dolore”.
RIFLESSIONE - Tramandare il ricordo della Tradizione. Anche se i costumi sono cambiati in rapporto al tempo, non per questo deve cambiare, trasformarsi ed adattarsi la Parola di Dio. La Sua veridicità è “la medesima di ieri e oggi ed è anche per i secoli” (Ebrei 13,8). Il Magistero infallibile della Chiesa di oggi custodisce la Verità di ieri e non può contraddire la Rivelazione di Dio, dichiarata, tramandata e spiegata, in forma scritta od orale. Per cui dimenticare la dimensione oggettiva della Tradizione Antica
significa
cadere
in
quel
soggettivismo
dogmatico,
tipico
del
modernismo, per ridursi ad un cristianesimo che si adatta ai diversi bisogni, cadendo in un evoluzionismo che trasforma la Verità rivelata, rendendola variabile in rapporto alle esigenze storiche del tempo, facendo
perdere,
così,
ogni
solido
punto
di
riferimento. Occorre, quindi, seguire le regole immutabili della Fede, della Parola di Verità ricevuta da Dio, le stesse che permangono immutabili, pur nelle mutevoli vicende storiche che attraversa la Chiesa. L’Amore e la fedeltà ai riferimenti delle antiche tradizioni, spesso riescono a rinforzare la Verità che rimane nascosta nel cuore dell’uomo, che viene ravvivata dall’assistenza dello Spirito Santo che, come sottolinea il Santo Padre, altrimenti verrebbe meno, compromettendo addirittura la prudente infallibilità del Magistero. Concetti impegnativi, ma altrettanto semplici nel loro insieme, se si considera l’importanza del fondato riferimento che oggi si ridà all’ << antico >>, in un momento in cui, assieme alla crisi dottrinale e della Fede, si assiste ad una continua demolizione della legittima autorità della Chiesa.
97
Non
si
può
terminare
questa
carrellata
di
innumerevoli
significati
sulla missione sacerdotale di Don Saverio, senza aggiungere una preghiera di Don Enzo Boninsegna, che così conclude un suo libro dedicato ai Sacerdoti: “Sì, Signore, è duro essere prete, oggi, in un mondo che non ci ama e che
non
può
amarci
perché
non
ama
Te.
Ma
la
gioia
di
essere
l’ombra
o
il
riflesso
del
Tuo
Sacerdozio,
e
portatore
di
salvezza
ai
fratelli,
è
molto
più
grande
dei
sacrifici
che
Tu
ci
richiedi.
Grazie,
Signore,
per avermi chiamato a seguirTi così da vicino, nonostante la mia indegnità”.
Siano Lodati Gesù e Maria.
Sempre
siano
Lodati.
98
LETTERA AD UN PARROCO Di seguito viene riportata una lettera inviata ad un Parroco dai suoi fedeli, amici di sempre e che rimarranno tali per sempre. Tra tante critiche e maldicenze verso i Preti, motivate o meno, frutto spesso di pregiudizi e talvolta di malanimo, le parole di apprezzamento e di riconoscenza contenute in questa lettera sono davvero confortanti per ogni Sacerdote e meritevoli di essere trascritte. Nel nostro caso, esse divengono un omaggio al ricordo di un Sacerdote
che
ci
è
caro
e
che
ora
non
c’è
più. Carissimo Padre, in cambio di tutto il bene che da anni abbiamo ricevuto da te con tanta generosità, sentiamo il dovere di dirti il nostro << grazie >>. Guardiamo le tue mani e ritorniamo con la mente al giorno in cui il tuo Vescovo le unse e ti mandò tra di noi per amarci e per servirci. Ripensiamo ai progetti che avevi quel giorno nella mente e nel cuore per queste tue mani. Ripensiamo ai tanti bambini che le tue mani hanno arricchito della Vita Divina con il Santo Battesimo. Ripensiamo ai fanciulli che hai preparato alla Prima Comunione ed alla Cresima. Ripensiamo alle centinaia di omelie che le tue mani hanno scritto: parole scelte con cura per alimentare la nostra Fede ed irrobustirci nella vita cristiana. Ripensiamo a tutte le Sante Messe che hai celebrato, prendendo nelle tue mani il pane e del vino che hai cambiato nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, per saziare la fame e la sete delle nostre anime. Ripensiamo alle tue mani, che hanno unito tante mani giovani nel Sacramento del Matrimonio. Ripensiamo agli ammalati di mente e di corpo, che sono venuti da te in cerca di aiuto e che hanno trovato il conforto e la Speranza nel loro cuore. Ripensiamo ai morenti che le tue mani hanno unto e preparato per l’Eterna Beatitudine del Paradiso. 99
Oggi noi ricordiamo e benediciamo le tue mani con il nostro amore e con la riconoscenza dell’intera famiglia cattolica, che tu hai servito per tanti anni con tanto amore. Se in alcuni giorni ti sei sentito solo e scoraggiato, oggi dal Cielo ascolta le nostre parole ed il pensiero del nostro cuore, riconoscente per tutto quello che non hai seminato invano in tutti i tuoi anni di vita. Vorremmo ancora prenderti per mano e fermarci all’incrocio più congestionato
della
città,
per
dire
a
tutti
“Guardate
questo
è
il
nostro
caro
ed amato Sacerdote che sta dando la vita per noi e del quale ci siamo compiaciuti”. Le tue mani, nobilitate dal Sacramento dell’Ordine, noi le veneriamo, poiché
senza
di
esse
e
senza
di
te
non
avremmo
potuto
vivere. Grazie per l’amore che ci hai portato e per il tuo spirito di servizio che ti ha reso sempre pronto e disponibile ad ogni nostra richiesta. Siamo orgogliosi e felici di averti avuto tra noi come Sacerdote e come Padre. Ti ricordiamo sempre nelle nostre Preghiere. Siamo certi che Dio, Padre Onnipotente, ti abbia già ricompensato per tutto il bene profuso tra i tuoi parrocchiani, tra i devoti fedeli della Chiesa e tra tutti gli amici e fratelli in Cristo Gesù. I
tuoi
amici
per
sempre.
Don Saverio Martucci nell’anno 2003.
100
IL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO
BARTOLO LONGO E
L’ANNO
SACERDOTALE
2009
-
2010
DON SAVERIO
Considerazioni In occasione dell’Anno dedicato ai Sacerdoti, indetto da Sua Santità, Papa Benedetto XVI, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Movimento Laico di Preghiera ha voluto dedicare questa edizione in Ricordo di Mons. Saverio Martucci, assistente spirituale del Movimento “Beato Bartolo Longo”. Seguendo il carisma del Beato Bartolo Longo, con l’occasione, si invitano i Cattolici a Pregare la Regina del Santo Rosario di Pompei, <<… per
favorire
la
tensione
dei
Sacerdoti
verso
la
perfezione
spirituale,
dalla
quale
soprattutto
dipende
l’efficacia
del
loro
ministero
>>, come ha
voluto
specificare
il
Sommo
Pontefice,
Sua
Santità
Benedetto
XVI. Nel 150° Anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, protettore dei Parroci e di tutti i Sacerdoti, vero esempio di Pastore, al servizio del Gregge di Cristo (cf. Allocuzione del Santo Padre), preghiamo anche il
Santo
Curato
d’Ars,
affinché
interceda
presso
la
Vergine Santissima, Nostra Madre Celeste, per
la
perseverante
fedeltà
di tutto il ministero sacerdotale a Cristo Nostro Signore, il Buon Pastore,
al
Santo
Padre,
il
Sommo
Pontefice,
al
Magistero
della
Santa
Madre Chiesa. 101
Come fece con il Papa Giovanni Paolo II, ancora oggi si manifesta pressante
la
Volontà
della
Vergine
Maria
affinché
avvenga,
per
i
Sacerdoti,
i religiosi ed i laici, la Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, per il trionfo
della
Santa
Madre
Chiesa,
di
cui
Lei
è
Regina. La preziosità di questo generoso impegno, verso la Vergine Santissima,
è
reso
ancor
più
urgente
dalla
necessità
del
popolo
di
Dio
di
ritrovare, proprio nel Sacerdote, la forza pura e feconda dell’Apostolo di Cristo,
il
Faro
sicuro,
la
Luce
ardente
della
vivifica
Fede,
che
infonde
la
Speranza. Il
mandato
di
tale
missione
non
è
un
semplice
incarico,
bensì
una
necessità
in
seno
alla
vita
stessa
della
Chiesa,
poiché
il mondo attuale ha bisogno di veri Pastori, di veri discepoli di Gesù, capaci di dedicarsi totalmente a Dio, per rigenerare il Fuoco ardente dello Spirito Santo, a beneficio
di
tutti
gli
uomini,
per la salvezza delle anime, per l’Amore e per la Gloria di Dio. Nel ricordo anche di Mons.
Saverio
Martucci che, con la sua costante missione di fedeltà, ha
testimoniato
la
veridicità
della sua Fede, si auspica che la stessa Congregazione per il Clero accolga questa iniziativa, non come un’attenzione solo verso quei preti che hanno perso la propria identità, bensì come un aiuto concreto verso le necessità di tutti i
Sacerdoti,
poiché
si
ritiene,
da
più
parti,
che
solo quando il Sacerdote riprenderà
le
sue
originali
funzioni, proprie della sua vocazione, i suoi doveri verso la Chiesa, delegando ai laici gli altri impegni sociali (come ha suggerito il Santo Padre, Benedetto XVI), si
potrà allora sperare in un rinnovamento dei ruoli sia dei laici che dei religiosi, in ubbidienza al Sommo
Pontefice
e
al
servizio
del
bene
di tutta la Santa Madre Chiesa (Lumen Gentium).
102
Poiché la Santa Chiesa non può rinunciare alla sua missione di salvezza, nei riguardi di tutto il mondo, così anche il cristiano, che vive ed opera nella Chiesa, deve condividere la sua missione di salvezza universale. Poiché Gesù Cristo E’ presente nella Chiesa da Lui voluta e realizzata attraverso e mediante il Suo Spirito, i Cristiani sono coloro che vivono e realizzano la missione di Cristo nel mondo, nella misura in cui essi stessi sono nel cuore della Chiesa, testimoniando la missione universale, che è propria di Cristo. L’impegno e l’ampiezza della vita del cristiano si esprime nell’impegno che egli assume nei riguardi di tutti gli uomini, fratelli in Cristo. Mediante lo Spirito di Cristo il Mondo è stato rinnovato, come chiediamo nella preghiera “Manda
il
Tuo
Spirito,
o
Signore,
affinché
si
rinnovi
il
volto
della
Terra”. Appunto attraverso la Chiesa lo Spirito opera il rinnovamento storico e morale dell’umanità. << Gaudium et spes >>.
Occorre Pregare per il Papa, essere vicini al Santo Padre, Sua Santità Benedetto XVI.
103
Il
Sommo
Pontefice,
il
Bianco
Padre,
Sua
Santità
Benedetto
XVI°.
104
II PARTE Non
tutto…
ma
di
tutto. Pensieri
e
riflessioni
tratte
da
colloqui,
discorsi,
omelie e catechesi di Don Saverio Martucci E’ ancora vivo nella mente il ricordo di tanti argomenti discussi con Don Saverio Martucci, assieme alle innumerevoli lezioni di vita e di Fede da lui lasciati, che sarebbe una vera mancanza far morire nel nulla il frutto di tali colloqui, senza comunicarne i contenuti essenziali. Dalla vocazione, dalla Fede e dal suo coerente esempio di vita,
infatti,
scaturiscono
tante
riflessioni,
che
evidenziano
i
diversi
cambiamenti, avvenuti in seno all’ambiente laico ed ecclesiastico, nell’arco di quest’ultimo cinquantennio. Per chi ha conosciuto Don Saverio Martucci, anche se ha ricevuto la nomina con il titolo di Cappellano di Sua Santità, rimane sempre il nome di Don Saverio, un Sacerdote con la ‘S’ maiuscola: Martucci Mons. Saverio
rimane
un
titolo
onorifico
che
ben
gli
si
addice,
ma
che
lui
non
ha mai rincorso, in quanto il ‘carrierismo’ ecclesiastico non lo ha mai interessato. La sua Missione Pastorale e la sua Fede propongono ben altri insegnamenti
e
verità
che,
come
si
è
potuto
recepire
dalle
precedenti
pagine, meritano di essere ulteriormente riprese e meditate. In tal modo, sarà possibile focalizzare anche alcuni passi contenuti nella prima parte di
questo
libro,
per
mettere
in
luce
ciò
che
si
è
spento
nel
cuore
di
tanti
fedeli, riguardo al rispetto ed alla devozione verso il Sacro. Un
invito
a
riflettere,
un
dovere
per
reagire
con
coraggio
sui
problemi dell’educazione morale e religiosa del nostro tempo. Sull’esempio delle virtù e sullo zelo mostrato da Don Saverio, in tutto il suo cammino pastorale, nasce l’impegno per una ripresa spirituale, per alimentare e rinsaldare la Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, in seno alla Santa Madre Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana.
105
Invochiamo lo Spirito Santo, per
essere
Illuminati
nel
saper
accogliere
la
Parola
di
Verità e
poterLa
osservare.
La Testimonianza Cristiana Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen Facendo il Segno della Croce, esprimiamo con il cuore l’atto sublime della nostra Preghiera al Padre, Che ci Ha Creati con il Suo Amore, al Figlio Gesù, Che ci Ha Redenti con il Suo Amore, allo Spirito Santo, Che ci Ama e ci unisce all’ Amore della Santissima Trinità. Riflessioni
e
commenti,
che
nascono
dalla
scuola
di
Don
Saverio
Martucci, il quale, anche durante le omelie, spesso rinnovava l’importanza del Segno della Croce, ritenendo che, tale gesto esteriore del cristiano, non
doveva
rimanere
un
segno
fine
a
se
stesso,
ma
divenisse
una
vera
e
propria Preghiera. Così egli suggeriva di iniziare questa Preghiera, portando la mano alla fronte, sostare un attimo, rivolgendo il pensiero a Dio, per renderGli Gloria, dicendo: • Nel Nome del Padre, Che ci Ha creato con Amore; • del Figlio, Che ci Ha Redento con Amore; • e dello Spirito Santo, Che, nell’Amore della Santissima Trinità, ci insegni a portare con umiltà la Croce. Questa
è
la
Preghiera
di
ogni
giorno,
che
si
offre
a
Dio
con
il
Segno
della Santa Croce. Un gesto di devozione, per testimoniare la propria Fede, Lodando la Santissima Trinità.
106
L’ESEMPIO, L’AMORE, LA FRATELLANZA, LA TESTIMONIANZA DELLA VERA FEDE, IL RISPETTO VERSO IL SACRO DEI PRIMI CRISTIANI, SONO STATI GLI ELEMENTI PREPONDERANTI CHE HANNO SENSIBILIZZATO E CONVERTITO AL CRISTIANESIMO MOLTI PAGANI. Sulla
scia
di
queste
considerevoli
realtà,
affidandoci
all’Amore
di
Dio, nello Spirito della Preghiera, disponiamo la mente all’ascolto, per riflettere
su
alcuni
aspetti
delicati
ma
veritieri,
che
da
tempo
affliggono
la sensibilità di tanti cattolici, che sperano nello Spirito Nuovo della Santissima
Trinità,
affinché
rinnovi
tutte
le
cose. Non
è
facile
elencare
esaurientemente
i
motivi
e
l’incongruenza
di
tanti comportamenti che, in seno alla Chiesa, hanno generato delusioni, amarezze
e
sfiducia
in
molti
Cattolici. E’ importante, invece, riuscire a capire se sia possibile ancora ripristinare un coerente comportamento che, nel rispetto verso il Sacro, possa alimentare quella Fede assopita o, addirittura, trasformata in deleteria abitudinarietà,
che
è
alla
base
di
una
incongruente
pratica
religiosa,
che
non ha nulla a che vedere con la Fede del vero cristianesimo cattolico. Senza generare motivi di dubbia interpretazione, tanto meno alimentare equivoche ed inutili polemiche, in quest’ultima parte del libro, dopo aver ricordato tanti santi esempi di fedeltà a Cristo, si desidera affrontare e proporre con serenità qualche possibile soluzione, per migliorare radicalmente l’attuale decadimento religioso, che ha coinvolto, in questi ultimi anni, il popolo della Chiesa di Dio. Con umile prudenza, occorre valutare quale strada intraprendere per guarire tante ferite. “Ma se il lievito buono viene mescolato a quello vecchio ed impuro, non si migliora il malvagio, ma anzi si corrompe il buono e non serve che ad essere gettato”. (Mt. 5,13) La
Parola
Evangelica
e
lo
Spirito
Edificante
faranno
discernere,
da caso a caso e ad ogni cattolico, l’impegno personale da attuare, per
riconoscere
ed
intervenire
sul
lievito
‘ammuffito’,
per
cambiarlo,
sostituirlo e non volerlo rigenerare con inutili aggiunte di lievito nuovo. Dobbiamo
reagire
e
farci
violenza,
per
fortificarci
nella
buona
battaglia. Un solo lievito deve albergare in noi, quello sincero, puro, benedetto, 107
che deriva dalla Parola di Dio, dall’Amore di Dio, dalla Fede in Dio, dalla volontà e dall’impegno personale di saper testimoniare la Parola Evangelica, senza compromessi, per Ricominciare Testimoniando. Gesù desidera che tutti siano “sale del mondo”. Dio esige da ognuno di noi la viva Fede, quella veritiera, non sofferta e povera. “Benedetti sono coloro che perseverano nella Fede”. Tutti
ormai
riconoscono
quanto
è
stato
annunziato
nelle
Apparizioni
Mariane, in cui la Santissima Vergine, con Amore di Madre, ci ha messo in guardia contro le ‘potenze demoniache’ dell’eterno ‘falsario’, che sono
all’opera
come
non
mai,
per
intensificare
il
veleno
dell’ateismo
e
dell’eresia sulla Terra. L’umanità che si ribella a Dio ed alle Sue Leggi perde la Luce della Verità e della Giustizia; ma l’Onnipotenza e l’Amore di Dio supera ogni limite
ed
ogni
confine
umano. Occorre
fiducia
viva
e
costante
Fede,
per
affrontare
ogni
difficoltà
ed accogliere l’invito che ci esorta dicendo: <<Non
abbiate
paura,
perché
se
il
‘male’
è
potente,
l’Amore
è
Onnipotente>>.
La Madonna di Vailankanni, in India.
108
“In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”. (Santa Faustina).
Don Saverio Martucci, amava il silenzio dei Monasteri.
LA PORTA DEL SILENZIO (Sentire od Ascoltare?) Tutto il mondo vive nell’eccesso di rumore, nel chiasso delle inutili parole, assorbendo il veleno dei litigi televisivi, alimentando il rancore
interiore,
che
porta
all’odio
e
all’oblio. Cerchiamo
di
non
aver
paura
del
silenzio.
Non
sentiamo
con
le
orecchie le cose inutili che offre il mondo, ma ascoltiamo il Silenzio di Dio,
aprendo
il
cuore
alla
Speranza.
Rendiamoci
disponibili,
aperti
all’ascolto.
Ogni
dialogo
si
apre
con
l’ascolto. Impariamo la Preghiera dell’ascolto, non cercando solo di sentire, ma di ascoltare con desiderio, con amore, per essere trasformati
dentro,
nell’essenza
del
cuore. Impariamo la Preghiera dell’ascolto, per cercare l’Alleanza con Dio, ascoltando la Parola di Dio, Che ci viene donata dallo Spirito, nel
silenzio
del
nostro
cuore. Beati
coloro
che
ascoltano
la
Parola
di
Dio.
Uomini, Donne, Frati, Monaci, Religiosi, Sacerdoti, giovani, ragazzi, bambini, tutti possono e devono armonizzarsi con il canto del silenzio, per scoprire la ricchezza del silenzio, per amare lo stupore del
silenzio. Ringraziamo
Dio
nel
silenzio. Rispettiamo e facciamo rispettare il Silenzio, osserviamo il Silenzio, viviamo il Silenzio, non solo in casa, non solo in Convento, ma anche e soprattutto in Chiesa, la Santa Casa di Dio, dove Gesù ci attende
nel
Silenzio,
ci
Ascolta
nel
Silenzio,
ci
Parla
nel
Silenzio.
109
L’Uomo:
‘Strumento
Divino’. Ogni essere umano può rivelarsi in un vero e proprio ‘strumento divino’, quando sa cercare, comprendere, accogliere ed esternare, nella Grazia
ricevuta,
l’essenza
della
personale
missione,
cui
ognuno
è
stato
chiamato ad assolvere, così come viene raccontato nella ‘Parabola dei talenti’. In termini pratici, quindi, noi siamo espressione viva del Pensiero Divino, strumenti umani che si sublimano nelle maggiori espressioni dell’Arte in genere (scultura -Michelangelo, ecc.-; pittura -Raffaello ecc.-; poesia -San Francesco, Dante ecc.-; musica -Bach, ecc.-). In tutto ed in tutti si realizza, si concretizza e si perfeziona il Progetto della Creazione. Se Michelangelo ha realizzato, come strumento vivo nelle mani di Dio, un Trono in Suo onore (vedi la Basilica di San Pietro a Roma), per testimoniare la Sua Gloria in Terra, così ogni uomo, nel suo piccolo, può dare Gloria a Dio con le sue quotidiane opere, con le possibilità che la stessa
vita
gli
offre,
divenendo
vero
strumento
della
magnificenza
e
della
possibilità che gli concede il Padre Divino, l’Onnipotente Creatore. RIFLESSIONE - “La mancanza di Fede banalizza tutto ciò che
è
Sacro”. La Preghiera, la Poesia, la Pittura, la Scultura, l’Architettura, l’Arte in genere, dono di Dio, quando manca lo Spirito vivo della Fede, si traduce nient’altro in semplice espressione esteriore, priva di quel ‘calore’ contingente, poichè manca quel ‘tocco’ di vitalità, quella luce viva, che traspare dalla sensibilità interiore, eche si manifesta nella sacralità dell’Arte. La mancanza, nell’animo, dello Spirito della Fede, anche se non è avvertita dagli occhi intellettuali di chi ne è escluso, allo stesso esclude quella particolare sensazione di ‘reale’, che
si
manifesta
e
si
esprime,
con
appropriata
efficacia,
in
chi,
invece,
arricchito dalla Gazia della Fede, avverte con consapevolezza le vere capacità personali ricevute in dono gratuito, alla luce di una diversa consapevolezza,
che
sconfina
nel
valore
invisibile
del
soprannaturale
(notare la mancanza di calore, talvolta agghiacciante, che emanano nel loro insieme alcune opere, in vari campi -chiese moderne, pitture, sculture, poesie, componimenti musicali ecc.-). 110
Ciò che appare in prima analisi, a chi riceve e possiede la Fede, è la misteriosa comparsa di una logica motivazione di tutto, con una forma di consapevolezza che produce una evidente serenità interiore, che esclude spontaneamente ogni umano coinvolgimento materialistico, per evitare ogni turbamento alla Fiducia acquisita dalla Grazia ricevuta nella Fede. Tutto questo è recepito con umile consapevolezza, per testimoniare con mite letizia, concretamente prima a se stessi, l’essenza e la grandezza dei doni ricevuti, favorendo, con sincero altruismo, tutti coloro che desiderano essere coinvolti per maturare tale esperienza. Tutto ciò non è teoria, ma è l’occhio della Fede che fa vedere ciò che la Scienza non sa capire. NOTA ALLA RIFLESSIONE: meditare la Parabola dei ‘Talenti’. “Signore tendi l’orecchio, Rispondimi, perché io sono povero ed infelice. Custodiscimi perché sono fedele; Tu, Dio mio, Salva il Tuo servo, perché a Te, Signore, innalzo l’anima mia. Tu Sei Buono, Signore, e Perdoni, Sei pieno di Misericordia con chi Ti invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia Preghiera e Sii attento alla voce della mia supplica. Tutti i popoli che Hai creato verranno e si prostreranno davanti a Te, o Signore, per dare Gloria al Tuo Nome; Grande Tu Sei e Compi meraviglie: Tu solo Sei Dio”.
Meditando ed Ascoltando nel silenzio, Gesù
ci
Parla.
Così
Parla il Signore Nostro Padre, Dio Onnipotente: “Osserva il mondo che ti circonda… nel suo insieme troverai la Mia Luce, la Verità e l’utilità delle cose che Ho messo a tua disposizione, perché tu
potessi
servirtene,
in
quanto
tu
sei
stato
scelto
per
essere
messo
al
centro della Mia Creazione, come uno dei Miei Progetti, per agire con la tua
libera
individualità.
Tuttavia,
pur
se
ti
Ho
lasciato
libero
di
compiere
ciò che la libertà del tuo volere ti permette, ti Ho indicato nel Decalogo come rispettare te stesso e la Mia Creazione. 111
Sì, tu fai parte del Mio Creato, sei nato dal Mio Pensiero, sei una molecola della Mia Perfezione e, se lo vuoi, puoi ascoltare il Mio Spirito nel
silenzio
della
mente,
quando
mi
doni
i
migliori
sentimenti
del
tuo
cuore,
la
migliore
parte
del
tuo
tempo,
della
tua
vita…
di
te
stesso.
Ti
Ho
donato la vita, Creandoti dal ‘nulla’, Ho messo a tua disposizione tutta la bellezza e le risorse della natura… cosa vorresti di più? Nella tua voglia di
cercare
per
sapere,
non
hai
altre
migliori
possibilità
se
non
quella
di
abbandonarti a Me, ad avere Fiducia e Fede in Me. Un Mistero di Fede, il Mio, che non delude e che non va indagato, con la ‘presunzione’ di poter raggiungere, scoprirne e svelarne i misteri imperscrutabili della Mia Onnipotenza. I successi della ricerca e della scienza umana sono concessi dalla Divina Provvidenza, per comprendere senza capire, per servirsene senza pretendere. L’ambizione di potersi sostituire alla Sapienza Divina, con l’orgoglio
del
proprio
“Io”,
per
raggiungere
sempre
migliori
conquiste,
se
non sono rese possibili per il bene dell’uomo, possono condurre solo ed unicamente
ad
insuccessi,
a
delusioni,
ad
umilianti
ed
effimeri
risultati. Osserva la luce del sole, che con il suo tepore dialoga con l’intera natura
della
Terra
e
dell’Universo. Ascolta ed odi il fruscio del vento, che accarezza le foglie, muove le
acque,
testimonia
lo
Spirito
vivo
ed
invisibile. Medita sul fragore dei tuoni che, rimbombando tra le nuvole, si scambiano l’effetto della loro potenza. Ammira il fascino dell’Arcobaleno, che, con l’armonia dei suoi colori,
sintetizza
tutti
quelli
del
Creato. Contempla la natura di tutte le cose: la varietà e la moltitudine dei variopinti
fiori,
dell’erba
e
degli
alberi,
dei
loro
frutti,
ben
distribuiti
nei
vari
luoghi del pianeta e correlati con il ciclo delle stagioni; le innumerevoli specie di animali, terrestri e marini che, con il loro aspetto e con le loro particolari abitudini, difendono il comportamento della loro libera natura, pur sottomettendosi alle leggi che regolano la loro esistenza sull’intero pianeta,
la
Terra. Scruta l’immenso Universo delle stelle, che, con il loro riverente silenzio,
tracciano
percorsi
infiniti
nel
Mio
Cielo. Apprezza la discreta compagnia della Luna, nel tenebroso ma chiaro cammino della notte. Ascolta
la
tranquilla
fragranza
della
trasparente
acqua
di
un
ruscello. 112
Apprezza il tenero vagito di un bambino, che con il balbettìo delle sue labbra ed il movimento delle sue ciglia conferma la tenera vita che si affaccia al mondo. Tutte
le
realtà
che
ti
circondano,
tutto
ciò
che
è
immerso
nel
Mio
Creato, anche se appare lontano, vitale o fragile, testimonia che tutte la realtà sono un Mio Dono concesso alla tangibilità dell’Universo. In tutto questo troverai la consapevolezza della Mia ‘Firma Divina’, della Sapienza con cui puoi solo confrontare i tuoi limiti, nella ricerca della vera Luce, della Verità, del Mio Amore Paterno, che ti Ha permesso di esistere, di vivere e contemplare l’Immensità e la bellezza del Mondo in cui vivi. Non chiedere altro, sii contento così, sappi valorizzare ciò che ti è stato donato, rispetta e vivi con letizia, offrendoMi solo con serenità la viva gioia del tuo cuore“.
Per questo, come asseriva Don Saverio, non dobbiamo fornire più alcuna domanda sul visibile e l’invisibile, sulla nostra esistenza, da dove veniamo,
dove
andiamo,
del
perché
non
abbiamo
potuto
fare
meglio
e
di
più,
sulla
natura
del
bene
e
del
male,
sul
perchè
Dio
permette
ogni
cosa
di
cui non sappiamo dare nessuna tangibile risposta alla nostra limitatezza.
Adoriamo il Signore Che ci Ha creato, il
Dio
dell’Alleanza. Signore, Padre Santo, Dio Fedele, Che Hai mandato lo Spirito Santo promesso dal Tuo Figlio Gesù, per riunire l’umanità dispersa a causa del peccato, Donaci di essere nel mondo operatori di unità, di giustizia e di pace. Signore Gesù Cristo, Che per la salvezza di tutti gli uomini Hai steso le Tue braccia sulla Croce, Accogli l’offerta delle nostre azioni e Fa’ che tutta la nostra vita sia segno e testimonianza della Tua Redenzione. Tu Che Vivi e Regni nei Secoli dei Secoli. Amen 113
L’importanza della Santa Eucaristia
COSI’ DISSE IL SIGNORE Inginocchiatevi,
Che
Io
vi
Benedica
e
la
Mia
Benedizione
vi
apra
la
mente
a
meditare.
“Si
pieghi
ogni
ginocchio
innanzi
alla
Sua
Potenza”.
ASCOLTATEMI Mi chiamate “ LA VITA “, ma non desiderate cercarMi! Mi chiamate “ LA LUCE ”, ma non desiderate vederMi! Mi chiamate “ LA VERITA’ ”, ma non desiderate crederMi! Mi chiamate “ LA VIA “, ma non desiderate percorrerMi! Mi chiamate “ MAESTRO “, ma non desiderate seguirMi! Mi chiamate “ SIGNORE “, ma non desiderate rispettarMi! Mi
chiamate
“
ONNIPOTENTE
“,
ma
non
desiderate
fidarvi
di
Me! … Non meravigliatevi se un giorno non vi riconoscerò! 114
Il
Sacro
Altare
con
il
SANTO
TABERNACOLO. La
Presenza
Viva
di
Gesù
nel
Santo
Tabernacolo è motivo di Riverenza e di Rispetto. Nel Silenzio del Luogo Sacro e innanzi ad Esso si ritrova il vincolo della propria Fede, avviene
l’intimo
colloquio
con
Gesù.
E’ Lui Che ci parla nel profondo del cuore, Che ci consola con la dolce ‘carezza’ del Suo silenzioso Amore.
115
“Occorre
rientrare
nella
viva
realtà
della
Fede,
affinché
Gesù
non sia solo un ‘simbolo’ nella Chiesa, ma sia Adorato nella Sua Viva Presenza, da ogni fedele cattolico, con il maggiore rispetto possibile”. Solo
quando
avremo
formato
Gesù
Cristo
in
noi,
potremo
più
facilmente ridonarLo agli altri, alle famiglie, alla società, al mondo. Quanti sono chiamati a dirigere o si dedicano a promuovere il Movimento Cattolico, devono essere cattolici a tutta prova, convinti della loro Fede, solidamente
istruiti
nelle
‘cose’
della
religione,
sinceramente
ossequienti
alla
Chiesa
ed
in
particolare
a
questa
Cattedra
Apostolica
ed
al
Vicario
di
Gesù
Cristo
in
Terra;;
di
pietà
vera,
di
maschie
virtù,
di
puri
costumi
e
di
vita
intemerata,
che
tornino
a
tutti
di
esempio
efficace >>
<<
(- San Pio X, Enciclica “Il fermo proposito”, 1905 -). RIFLESSIONE. Verso l’Altare, dove si trova Il Santissimo Sacramento, non si dovrebbero rivolgere le spalle, come spesso avviene. Il Santissimo, Gesù Vivo e Presente, non andrebbe mai spostato dall’Altare centrale, per relegarLo in un angolo nascosto, al fine
di
svolgere
in
Chiesa
manifestazioni,
spettacoli
ed
altro
al
di
fuori
delle regolari Funzioni Liturgiche.
Fede,
etica
e
comportamento. Il
Cristiano
deve
saper
testimoniare
la
veridicità
della
sua
Fede
con un adeguato equilibrio tra <<Fede e Comportamento>>, due realtà che
non
si
possono
scindere,
diversamente
l’una
entrerebbe
in
conflitto
con l’altra e si opporrebbero a quella libertà religiosa che, pur se contenuta nei parametri di un personale equilibrio, deve potersi manifestare con libera
spontaneità,
poiché,
prima
di
potersi
esprimere
esteriormente,
essa
nasce dalla consapevolezza di una fedeltà maturata nel cuore. In questo contesto, per chi volesse ancora obiettare che, per essere credenti, non occorre più mostrare troppa esteriorità, superata ormai dai più, occorre ancora ricordare che l’avere un comportamento di devozione esteriore verso il Sacro è un privilegio essenziale e doveroso di
ogni
fervente
cristiano.
Senza abbandonare l’itinerario intrapreso, tutto deve convivere in armonia con il rispetto verso gli altri. 116
Per cui si possono riprendere i vecchi insegnamenti abbandonati, tanto discussi ma altrettanto reclamati, adeguandoli alla personale azione comportamentale, armonizzandoli con l’ambiente che ci ciconda. Le moderne logiche individuali, legate all’ “arbitrarietà di un personale sistema di comportamento” (Papa Benedetto XVI°), che
fino
a ieri venivano suffragate dai più, oggi sono già in netta minoranza o,
addirittura,
contestate;;
per
cui
è
ormai
fuori
luogo
sostenere
quelle
tesi legate ad un ‘pseudo-galateo’, che hanno notoriamente sconvolto, talvolta in maniera drammatica, ogni tradizionale e buona regola di vita, che molti, purtroppo, hanno preferito dimenticare. Il metodo pedagogico d’oltre oceano, del ‘lasciar perdere e lasciar correre’
(ormai
largamente
sconfessato),
se
da
un
lato
è
stato
assecondato
dai fautori del moderno e ‘facile buonismo’, dall’altro ha prodotto evidenti conseguenze
catastrofiche
in
ogni
direzione
della
vita
sociale,
famigliare
e religiosa; per cui non si può pretendere di ottenere risultati etici solo predicando, senza poi ricorrere ai ripari, con proposte attuabili. Il cattolico non può rimanere indifferente ed assistere a tale abbandono, avendo capito che i Valori tanto reclamati, se non vengono sostenuti
con
la
forza
della
coraggiosa
volontà
e
della
testimonianza,
non potranno più essere ripresi, in quanto sono destinati a scomparire del tutto. Lontani da ogni fazioso fanatismo, occorre mettere in atto un sapiente equilibrio tra le abituali norme acquisite ed una nuova azione di Fede, per manifestare, con cosciente consapevolezza, il proprio Credo. Il
Cristo,
per
la
Sua
rivoluzionaria
predicazione
evangelica,
è
stato
crocifisso,
senza
che
nessuno
abbia
avuto
il
coraggio
di
intervenire
personalmente. Solo dopo aver sofferto la cosciente realtà degli eventi ed aver
acquisito
una
diversa
fiducia
in
Lui,
i
Suoi
seguaci
hanno
testimoniato
la loro Fede, donando la loro stessa vita. Alla luce di quanto esposto, per noi il compito deve essere cosa più
semplice,
per
cui
non
possiamo
più
rinviare
il
nostro
intervento,
né
delegare ad altri ciò che il Cristo Risorto ci Ha voluto insegnare con il Suo esempio, con la Sua coerenza e la Sua stessa Vita. Occorre quindi, da parte di ogni cristiano, solo un atto di coraggiosa e cosciente volontà, per “Ricominciare Testimoniando”.
117
Altare
Privilegiato,
con
il
Santo
Tabernacolo,
dove
Dimora
il
Santissimo
e
Divinissimo
Sacramento. Un esempio di come, nei secoli, l’Arte abbia espresso per l’importanza del Sacro Altare, massimo emblema della Casa di Dio, il Rispetto verso la sua Sacralità.
118
La
Sacralità
dell’Altare E’ spontaneo credere che, quando si entra in Chiesa e quando si parla
con
un
Sacerdote,
si
è
propensi
a
ricevere
conforto
nella
fede
e
un
aiuto spirituale. In
molti
casi
questo
non
avviene,
poiché
il
fedele
non
vi
trova
le
condizioni
adatte. Non di rado, infatti, entrando in chiesa per una preghiera innanzi al Santissimo, o per incontrare ‘un’ Sacerdote, non si riesce a sapere dove si trovi il Santo Tabernacolo e, in un clima di abbandono e di solitudine, si va in cerca di entrambi. Vice versa, in altri casi, entrando in chiesa si trova un clima di chiasso e di confusione, come se si entrasse in una sala da concerto, di teatro, dove si sta svolgendo una manifestazione o, addirittura, uno spettacolo. Questo capita spesso ed in molte chiese sparse per il mondo. Tutto ciò non contribuisce, certamente, a favorire la spiritualità e, quindi,
l’unione
con
il
Nostro
Dio,
poiché
non
esistono
le
reali
condizioni
per poter pregare con serenità e raccoglimento nella casa di Dio. Le motivazioni possono essere tante ma, essenzialmente, nel nostro caso fanno emergere abitudini e comportamenti che, se da un lato non fanno
più
scandalo,
per
il
modo
con
cui
tutto
è
facilitato,
dall’altro
si
ritiene che occorra una vera e propria inversione di rotta. Oggi si sente dire, in diverse interviste televisive e per voce di alcuni prelati, che bisogna rinnovare la ‘fede’, con accenni anche alla ‘mariologia’; ma tutto ciò viene inteso più come un rinnovamento di benessere
sociale,
con
velate
finalità
ideologiche,
che
come
un
vero
e
proprio rinnovamento della Fede in termini spirituali. Sembra che la spiritualità, l’ascetica ed il misticismo, che da sempre sono state una necessità dello spirito, non si possano più conciliare con la religiosità del nostro vivere quotidiano, quando, invece, il riconoscente atteggiamento interiore ed esteriore verso il Sacro, dovrebbe essere parte integrante dello
spirito
di
Fede,
di
Amore
e
di
Carità
di
ogni
cattolico,
nel
saper
riconoscere che Gesù, Presente nella Chiesa, E’ Vivo nel Santo Tabernacolo.
In tutto questo ‘marasma’ di opinioni, di interpretazioni teologali, di moderni comportamenti religiosi, sembra ci sia un ‘subdolo’ intento di voler violare l’Alleanza offerta dall’Amore del Dio Padre. 119
La
Transustanziazione
avviene
nel momento della Consacrazione.
Cristo è realmente presente con il Suo Corpo ed il Suo Sangue.
” Non
appartenete
a
voi
stessi,
poiché
foste
comprati
a
gran
prezzo”
(Corinzi 6:20). In chiesa si parla di fraternità, di ‘giustizia’, di diritti e di altro ancora, ma non si rispettano i diritti del cristiano, del fedele che entra in chiesa per comunicare soprattutto con il Signore, per poterlo pregare nel raccoglimento,
cosa
che
lo
si
può
fare,
invece,
quando
vi
è
abbandono
e
silenzio. Per un Atto di “Giustizia” nei riguardi di Nostro Signore, va ribadito il concetto che la Chiesa E’ Casa di Dio ed, in quanto tale, va rispettata in
tutto
il
suo
insieme.
Essa
è
luogo
Sacro,
poiché
Dio,
Fattosi
Uomo,
E’
Vivo e Presente giorno e notte! In tal senso, non vi può essere alcun dubbio, o si metterebbe in discussione la stessa Fede della Chiesa. Per questo occorre ravvivare la mente di ogni fedele sull’importanza del rispetto da avere verso la Santa Eucaristia, e sulla Presenza di Cristo Re nel Santo Tabernacolo! Purtroppo, come ha fatto notare, in una delle sue esposizioni, Padre Giulio
Maria
Scozzaro,
tutto
ciò
spesso
è
messo
in
discussione
dal
fatto
che
si
è
voluto
relegare
il
Tabernacolo
in
un
luogo
appartato.
In realtà, ai tempi di Don Saverio, il Sacerdote, durante la Celebrazione della Santa Messa, era rivolto verso l’Altare, su cui Troneggiava il Tabernacolo con il Santissimo! Oggi
l’
‘altare’
è
divenuto
una
semplice
‘tavola’,
alla
quale
aderiscono tutti i ‘commensali’, spogliandolo della sua Sacralità. 120
Di
conseguenza
il
Sacerdote
non
è
più
rivolto
verso
l’Altare,
bensì
verso i fedeli, voltando el spalle al Santo tabernacolo. In tal modo, oltre all’irriverenza verso Nostro Signore, avviene una inevitabile distrazione da parte del Celebrante e, ogni momento liturgico, ogni atto sacro, così, ha perso la sua originale devozione, confondendo tutto e tutti! (vedi pag.88) In un passo della Lettera ai Romani (10, 14-21), San Paolo scandisce: «“Per tutto il giorno stesi le mie mani ad un popolo che disubbidiva e si ribellava” e, parlando del Culto Spirituale e dei Precetti Generali (12, 2-21), così consiglia: “Non uniformatevi al mondo presente, ma trasformatevi continuamente nel rinnovamento della vostra coscienza, in modo
che
possiate
discernere
che
cosa
Dio
vuole
da
voi,
cos’è
buono,
a
Lui gradito e perfetto”». Padre Giulio Maria, citato in altre pagine di questo libro, così si esprime in una sua semplice ma concreta analisi: “Frequentiamo la parrocchia
o
passiamo
davanti
una
Chiesa
senza
fare
più
caso
che
è
la
Casa
di
Dio,
luogo
voluto
per
raccogliere
i
Suoi
seguaci.
Quando
non
c’è
una buona amicizia con Gesù, la Chiesa che vediamo si ignora, addirittura quando si frequenta ci si intrattiene più a chiacchierare che a lodare Gesù Eucaristia. Qualsiasi oggetto o le persone che frequentiamo solitamente possono diventare un’abitudine, perdendo di interesse. Si usano o si frequentano senza amore, quello che era un bene viene trasformato in una cosa ordinaria. La stessa cosa avviene per la parrocchia che si frequenta abitualmente, diventa un luogo privo di interesse, (...). Un luogo che può diventare tutto tranne che la Casa di Dio. Succedono fatti inquietanti nelle parrocchie, ad evidenziare che non si avverte più la presenza di Gesù nel Tabernacolo. Un Tabernacolo abbandonato e ignorato, senza più essere visitato e spostato nell’angolo più buio della Chiesa. Cosa diventa la Casa di Dio se non si adora Lui? «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri» (Lc 19,45-48). Gesù chiamava ‘covo di ladri’ quel luogo che era il Tempio, ladri perché
rubano
le
anime
a
Gesù
Salvatore
e
le
portano
nell’inferno. Riflettiamo
sulla
percezione
che
abbiamo
noi
della
parrocchia
che
frequentiamo -prosegue Padre Sgozzaro-, o delle Chiese che incontriamo quando siamo in viaggio. Siamo ancora interessati alla presenza di Gesù nel Santo Tabernacolo?”. Considerazioni eloquenti che devono fare meditare tutti! 121
Il
Santo
Padre,
il
Sommo
Pontefice,
Papa
Benedetto
XVI,
cerca
sempre più di approfondire, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, l’Etica della Verità, della Carità e della Giustizia, nello Spirito di Sapienza. Il
nostro
attuale
impegno
è
quello
di
seguire
i
suoi
richiami
e
di
rispondere anche agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità. Per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, bisogna fare ricorso all’Intercessione della Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa,
disponendosi
con
figliale
abbandono
ed
in
totale
fiducia
alla
Sua
Chiamata,
così
come
Lei
si
è
espressa
in
molte
Apparizioni.
Mettersi
al
servizio
della
Beata
Vergine
Maria
è
un
grande merito, che
ci
permette
di
ricevere
la
Grazia
Santificante
della
Viva
Fede,
un
Dono
incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come ‘lampade viventi’, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace. Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente e consapevolmente tutti i veri cattolici. “ E cantavano un nuovo cantico dicendo: … Tu sei stato immolato e Hai comprato a Dio, con il Tuo Sangue, gente di ogni tribù, di ogni lingua, di ogni popolo e nazione ” (Apocalisse 5:9).
Altare
con
il
Santissimo
ed
il
Crocifisso. - S. De Compostella -.
122
La Santa Celebrazione Eucaristica, all’epoca del Curato d’Ars, mantenuta viva sino ai primi tempi del sacerdozio di Don Saverio Martucci.
Il Problema morale interiore: un
dovere
di
coscienza
e
di
giustizia. Se
la
Fede
è
una
Grazia
che
viene
nutrita
con
la
forza
della
Preghiera
e
conservata con la costanza della stessa, bisogna anche riconoscere che, per poter vivere un coerente stato di Grazia, occorre promuovere un radicale cambiamento dei costumi e della morale etico-religiosa, ricorrendo ad una sostanziale ripresa dei diritti e dei doveri di ogni cristiano, piccolo od adulto che sia, nella famiglia, nella scuola, nella società. Oggi si assiste impassibili ed in maniera sconcertante ad una mancanza di disciplina e, sin dalla giovane età, ad una reazione verso l’educazione
degli
insegnanti
e
degli
stessi
educatori,
di
per
sé
già
carente
o,
in
taluni
casi,
del
tutto
assente.
Questo
è
un
problema
che,
prima di tutto, deve coinvolgere il mondo degli adulti, dei maestri e degli educatori in genere. Per entrare nel merito di ciò che si vuole correggere, per rinnovare la nostra condizione sociale, occorre considerare ancor prima la realtà religiosa in cui viviamo in questo tempo. E’
sufficiente
entrare
in
una
scuola,
di
bambini
o
di
giovani
che
sia, per rendersi conto di quanta trascuratezza esista verso i problemi esistenziali, di quale insofferenza esista verso tutto e tutti, compresa la Religione. Infatti, riguardo al comportamento verso di essa, nelle scuole si respira un clima di vera scristanizzazione, in quanto, nel gioco di ‘Satana’, si avvalora sempre più l’idea di voler persuadere il mondo che
Dio
non
esiste,
che
non
vi
è
l’al
di
là,
quindi
nemmeno
il
premio
eterno o l’inferno, per cui tutti si concedono la voglia di sentirsi liberi, al punto da voler provare subito tutte le emozioni proibite, per ‘assaporare’ l’occulto della trasgressione, accorgendosi poi, troppo tardi, delle tragiche conseguenze. Il ‘bullismo’, l’alcool, la droga, ecc. sono tutte conseguenze che confermano l’eclatante miseria di tante realtà! Mons. Giovanni D’Ercole, in un suo intervento sull’etica morale giovanile,
si
è
espresso
dicendo
che
“
Lo
sviluppo
fisico,
anche
se
va
aiutato, cresce da se. Lo sviluppo psicologico, invece, va maturato con uno
spirito
di
controllo
del
proprio
‘io’.
La
maturità
non
è
avere
più
esperienze di rapporti… ma qualcosa di più. Infatti, nel mondo attuale, abbiamo poche persone che si ritengono mature e molti adolescenti 123
invecchiati…
Cioè
tanti
adolescenti
che
sono
diventati
vecchi
ma
che
non sono maturati! ”. A tutto questo si associa la leggerezza con cui si insegna e si pratica la nostra Religione, a discapito della comprensione e dell’osservanza dei Dogmi della Fede e delle Virtù. Il Santo Padre, sulla maturità della coscienza religiosa, afferma che
“Non
bisogna
dare
per
scontata
la
nostra
fede”,
poiché
“C’è
oggi
il
rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto Eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. È sempre forte la tentazione di ridurre la Preghiera a
momenti
superficiali
e
frettolosi,
lasciandosi
sopraffare
dalle
attività
e
dalle preoccupazioni terrene”. Con queste affermazioni, non si può più escludere la responsabilità del ruolo sacerdotale, delle autorità ecclesiastiche, che coinvolge la coscienza di ogni singolo educatore, di ogni religioso, di ogni Sacerdote. Il Santo Padre rivolge un accorato appello, quando dice: “Mi rivolgo
particolarmente
a
voi,
cari
Sacerdoti,
che
Cristo
Ha
scelto
perché
insieme
a
Lui
possiate
vivere
la
vostra
vita
quale
sacrificio
di
Lode
per
la salvezza del Mondo. Solo dall’Unione con Gesù potete trarre quella fecondità
spirituale
che
è
generatrice
di
Speranza
nel
vostro
Ministero
Pastorale. Ricorda San Leone Magno che “la nostra partecipazione al Corpo ed al Sangue di Cristo non tende a nient’altro che a diventare ciò che riceviamo” (Sermo 12, De Passione 3, 7, PL 54).
Se
questo
è
vero
per
ogni
Cristiano,
lo
è
a
maggior
ragione
per
noi
Sacerdoti.
Divenire
Eucaristia!
Sia
proprio
questo
il
nostro
costante
desiderio
ed
impegno,
perché
all’Offerta del Corpo e del Sangue del Signore che facciamo sull’Altare, si
accompagni
il
sacrificio
della
nostra
esistenza.
Ogni
giorno,
attingiamo
dal Corpo e Sangue del Signore quell’Amore libero e puro che ci rende degni Ministri del Cristo e testimoni della Sua gioia. È ciò che i fedeli attendono
dal
Sacerdote:
l’esempio
cioè
di
una
autentica
devozione
per
l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù, come faceva il Santo Curato d’Ars”.
124
Scienza,
coerenza
e
Fede. I rapporti fra Scienza e Fede hanno da sempre avuto vari interlocutori, che hanno a volte creato diverse discrepanze su come interpretare ed applicare la Conoscenza profetica e Divina, in rapporto all’osservazione scientifica
degli
eventi
in
natura.
Un
‘duello’
impari,
dove
la
Fede
sa
capire ciò che la Scienza non sa vedere o, viceversa, dove la Scienza non
sa
capire
ciò
che
la
Fede
sa
vedere…
non
è
un
gioco
di
parole,
ma
una
reale
constatazione
di
come,
quando
si
è
lontani
dalla
Fede,
non
si
sa apprezzare ed accettare ciò di cui non sappiamo dare alcuna razionale spiegazione! Considerando i contenuti già letti, in questa seconda parte del libro si cerca di interpretare e mettere in pratica alcune Verità teologali. Alla luce dei fatti, ogni altra tesi distoglierebbe il credente dal suo naturale cammino
di
Fede,
quello,
cioè,
di
accogliere
la
Forza
dello
Spirito,
per
ricevere
la
Grazia
e
seguire
con
umiltà
e
costanza
la
missione
cui
è
chiamato
ogni
vero
credente,
figlio
di
Dio.
Molti
teologi
moderni
asseriscono
che,
con
il
Sacrificio
della
Croce,
Gesù Ha salvato tutti. In
realtà,
se
la
Croce
è
mistero
di
Amore
e
di
Salvezza,
che
ci
purifica
dalle
“opere
morte”,
-
come
dice
la
Lettera
agli
Ebrei
-,
cioè
dai
peccati,
è
anche
vero
che,
per
ottenere
la
Grazia
Santificante
e
ricevere
nel
nostro cuore i doni della Nuova Alleanza, occorre prima di tutto e sempre accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e della Penitenza. Solo così, redenti ed in purezza, con la Santa Eucaristia, che rende presente
il
Sacrificio
della
Croce,
possiamo
renderci
capaci
di
vivere
fedelmente la Comunione con Dio. Tutto
ciò
è
verità
attuabile,
a
patto
che
la
nostra
condotta
di
vita
sia coerente con la fedele osservanza del Vangelo di Gesù, seguendo le Leggi
Divine,
poiché
il
Purgatorio
e
l’Inferno
‘non
sono
stati
mai
aboliti’;;
Verità teologali, di cui oggi si cerca di svilirne sempre più la credibilità. Gesù disse: “Se rimanete fedeli alla Mia Parola, sarete davvero Miei Discepoli; conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”… ”In Verità, in Verità
vi
dico:
chiunque
commette
il
peccato
è
schiavo
del
peccato.
Ora
lo
schiavo
non
resta
sempre
nella
casa,
ma
il
figlio
vi
resta
sempre;;
se
dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”… (Gv 8, 31-42). 125
E’
difficile
capire
e
credere
che
per
essere
davvero
liberi
occorre
aprirsi alla Luce Divina, guarire con la Forza dello Spirito, rinascere nella viva Fede, rimanere fedeli alla Parola di Verità. La vera schiavitù, infatti, nasce e persiste con l’accondiscendenza alla menzogna, alla falsità, all’ipocrisia, all’errore del peccato. Il moderno paganesimo, con tutte le conseguenze di chi si allontana da Dio, conferma ancora oggi il lamento di Gesù: << la Mia Parola non ha peso in voi >>. Quanti si illudono di essere indipendenti dalle Leggi e dagli Insegnamenti Divini (dalla Bibbia, dai Vangeli e dalla Santa Madre Chiesa, fondata da Gesù Cristo). Tutto ciò che include il distacco da Dio, con l’illusione di poter raggiungere l’autonomia, conduce inevitabilmente allo smarrimento. Gli errori umani hanno sempre contrassegnato la vita dell’uomo, ma se l’esperienza del male, in tutte le sue forme, non riconduce a Dio, accettando il Suo Amore, il Suo Perdono, cercando l’unione con Lui, allora si perderà l’occasione per la nostra salvezza. Per questo occorre un profondo e completo esame di coscienza sulla propria condotta,
poiché,
come
diceva
San
Paolo,
“Il
Vangelo
da
me
annunziato
non
è
modellato
sull’uomo;;
infatti
io
non
l’ho
ricevuto
né
l’ho
imparato
da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1, 11-12). NON BISOGNA FARSI ‘MODELLARE’ DAL MONDO, MA DA COME VUOLE
NOSTRO
SIGNORE
GESU’
CRISTO.
Un valido contributo dei laici cattolici, dei consacrati, di coloro che desiderano
perfezionare
il
loro
cammino
spirituale,
è
quello
di
aiutare,
con
il
loro
sacrificio,
con
la
loro
“buona
volontà”
e
con
la
Preghiera,
tanti
fratelli smarriti nel nichilismo. Gesù disse ai Suoi Discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato e calpestato dagli uomini. Voi siete la Luce del mondo;;
non
può
restare
nascosta
una
città
collocata
sopra
un
monte,
né
si
accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché
faccia
Luce
a
tutti
quelli
che
sono
nella
casa.
Così
risplenda
la
vostra
Luce
davanti
agli
uomini,
perché
vedano
le
vostre
opere
buone
e
rendano Gloria al Vostro Padre Che E’ nei Cieli”. (Mt 5, 13-16). Il Piano Divino del Padre Celeste, per la Salvezza Universale, si adempie e si completa con la venuta di Cristo. La comprensione, per la 126
nostra mente, di questo grande Mistero della Misericordia di Dio, può avvenire solo se in cuore ravviviamo ed alimentiamo la Fede, confermando la nostra vera Fedeltà a Cristo Risorto, Nostro Re e Redentore.
Il Grande Dono della Vita Il
dono
che
Dio
Ha
fatto
all’uomo,
con
il
Suo
Amore,
è
racchiuso
nella imperscrutabile Grandezza della Sua Creazione. Egli, Nascosto in tutte le cose, ci Scruta e ci Ama nel Silenzio. Ringraziamo Dio, Sommo Creatore, Che E’ Luce di Vita Eterna, unica
Beata
Méta
di
Eterna
Dimora,
Che
ci
Ha
Creato,
Che
ci
Ha
donato
la vita, Che ci Ha permesso di godere delle meraviglie e dei frutti della terra. Ringraziamo anche i nostri genitori terreni, strumenti nelle Mani di Dio, che ci hanno generato con il loro scambievole amore, avendo avuto fiducia
nella
Provvidenza
di
Dio.
Immaginiamo, solo per un attimo, se fossimo il “nulla” in assoluto, quindi se noi non esistessimo,… un brivido di fondato turbamento e di tristezza ci pervaderebbe. L’idea di poter essere stati esclusi dall’Amore Divino, dal cosciente Amore di nostra madre e di nostro padre, dalla volontà dei nostri genitori, per un qualsiasi atto di egoismo, ci ridurrebbe al silenzio, all’indifferenza totale
di
qualsiasi
sentimento,
di
qualsiasi
percezione
fisica. L’essenza dell’anima e dello spirito, infusi in noi attraverso la Creazione dell’Amore Divino, per mezzo dei nostri genitori, ci ravviva e ci dona gaiezza. Quale originale Idea, quella avuta da Dio, di renderci consapevoli del Suo Amore, di renderci partecipi della Sua Gioia, quella di vedere anche
noi
immersi
nella
Sua
Infinita
e
meravigliosa
Creazione.
Un
Valore
‘aggiunto’,
che
nemmeno
la
più
sofisticata
scienza
moderna
riesce
ad
immaginare,
tanto
meno
a
programmare
con
il
più
sofisticato
progetto
scientifico! Quale altro più importante argomento potremmo instaurare con la scienza, orgogliosa e presuntuosa di volersi sostituire all’imperscrutabile Onnipotenza del Creatore con la propria limitatezza umana, ma che rimane sempre ed illimitatamente incapace, derivante e dipendente dalla 127
Misericordiosa
Sapienza
di
Dio?
Eppure
c’è
ancora
la
presunzione
di
voler capire oltre, più del consentito, di voler ‘interrogare’ Dio, di voler scoprire ciò che l’ ‘ingannatore’ per eccellenza ha già sperimentato con la personale ambizione, quella di volersi sostituire a Dio… coinvolgendo il
primo
nostro
padre
terreno,
sconfinandolo
nella
più
drammatica
decisione ed illusione avvenuta nel genere umano: il peccato
originale.
Una grave colpa, che permane in ogni situazione, di cui l’uomo, nella sua concupiscenza, ormai non se ne cura più, abusando della ‘libertà’ vera ed incondizionata che Dio ha offerto già ai nostri progenitori. E’ su questa ‘presuntuosa libertà’ che va indirizzata l’attenzione per il totale ravvedimento,
per
evitare
di
inserirsi
in
curiosità
di
cui
non
ci
è
dato
di
indagare oltre! Purtroppo la presunzione umana non ha limiti; non vuole arrendersi innanzi
alla
inconfutabile
limitatezza
delle
personali
capacità,
poiché,
nel
suo umano orgoglio, non sa riconoscere il giusto e preciso Volere di Chi Ha saputo sapientemente predisporre ogni cosa al momento giusto ed al posto giusto, che solo il Buon Dio può! Quale altra realtà si vuole scoprire, se non quella di dover riconoscere che
DIO
E’
Unico
e
Vero
Artefice
del
Mondo,
dell’Universo…
occorre
accettare tutto con consapevole convinzione e generosa umiltà, senza ulteriori condizionamenti, diversamente saremo sempre in cerca di una Verità che ci offuscherebbe solo l’intelletto, portandoci all’oblio interiore e spirituale. Non apprezzando e non accontentandosi di aver ricevuto gratuitamente tutto quello che gli serviva, l’uomo, da misero mortale, quale
egli
è,
cerca
continuamente
di
indagare,
di
sapere,
di
conoscere
come avviene il processo di osmosi delle piante, che si fanno accarezzare dalla
viva
luce
del
sole,
senza
che
la
più
sofisticata
scienza
sappia
‘creare’
solo una minima fase di tale processo, non riconoscendo che solo a Dio è
possibile
tutto
ciò! Come si può tradurre in pratica la teoria di tanti eventi? Si vuol riuscire ad individuare una sola ‘particella’ della potenza invisibile
del
vento
che
soffia
e,
con
una
dispendiosa
corsa
di
mezzi,
si
cerca
una
sola
risposta
scientifica
sulla
Creazione,
avendo
ancora
l’illusione di scoprire il macrocosmo o, viceversa, il microcosmo indecifrabile dell’Onnipotente Grandezza di Dio. 128
Basterebbe
la
semplice
ed
umile
fiducia
in
Colui
che
per
Amore
ci
Ha resi liberi di pensare e di credere in Chi Ha voluto creare così ogni cosa, quando Lui lo Ha deciso, sia per naturale causa che per previsto effetto. Quante sicure risposte di Fede ci ha lasciato il nostro Don Saverio! Egli
considerava
che
il
grande
Dono
della
Vita
è
al
di
sopra
di
tutto
il
Creato, in quanto solo lo Spirito Santo di Dio ci unisce a Lui per il Suo Amore.
Non
vi
è
nessun
altro
essere
al
mondo
che
possiede
lo
Spirito
di
Dio, profuso nello stesso spirito dell’ “anima”,
perché
in
questa
intima
unione con Lui (il famoso ‘gema’) potessimo sperimentare il Suo Vero Amore, assaporando la conoscenza e la bellezza del Suo Creato, delle Sue creature, messe a nostra disposizione in qualunque momento ed in ogni
luogo,
nei
limiti,
s’intende,
delle
Sue
Leggi
ben
definite,
che
non
devono essere violate. Senza voler toccare profondi temi teologali, serve comprendere perché
dobbiamo
saper
donare
con
Fede
e
Fiducia
il
nostro
Amore
a
Dio,
Nostro Padre Creatore, l’Onnipotente ed Eterno. Quale amore possiamo dare e ricevere, se non sappiamo amare e rispettare la Santa Chiesa, Istituita da Suo Figlio Gesù, mandato in Terra per salvarci dal peccato originale? Quante domande si aprono nella mente dell’uomo, invasa, confusa e corrosa dal dubbio, che non crede più in se stesso, tanto meno nella Chiesa! Come scrive Messori, “Oggi, per apparire buoni cattolici, si cerca di parlare bene, quasi con convinto entusiasmo, di ogni religione, tranne che della propria!”. Gli idoli del mondo, invaso da falsi profeti, cercano continuamente di pervertire l’ordine naturale delle cose. Non
si
vuole,
a
questo
punto,
osservare
come
siamo
stati
influenzati,
indotti
e
travolti
dal
mondo
consumistico
ed
effimero
dei
falsi
idoli,
ma non si può fare a meno di constatare che viviamo in un’epoca dove l’animalismo prevale sulla coscienza della realtà umana, dove prevale l’esaltazione
del
proprio
“io”,
accattivato
dal
superfluo,
che
viene
giornalmente propinato dai mass media. Oggi
si
è
spinti
a
degenerare
e
profanare
persino
il
proprio
corpo,
con ritocchi e tatuaggi ‘estetici’, ricorrendo ad ogni espediente pur di 129
accontentare la parte carnale del nostro essere corpo-umano… da qui, il passo
è
breve
per
capire
e
comprendere
perché
si
perde
per
strada,
nelle
famiglie, nella società, la concezione del rispetto verso noi stessi, verso il prossimo, verso Dio. Il nostro mondo fa fatica a comprendere i percorsi aurei della santità, ma con l’occhio dell’anima, aperta alla visione di Dio, si può partecipare alla Gloria sublime di Cristo Gesù. Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la
felicità
non
è
data
dai
beni
materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, per adorare il Mistero di Fede, per pregare la Santa Vergine Maria e saper attuare la volontà di Dio. Questi sono gli insegnamenti che portano alla serenità interiore, che ci conducono alla pienezza della gioia, al di fuori di quelle ‘luci’ che, nel mondo, ci possono solo abbagliare ed ingannare. Occorre, quindi, allenare la nostra volontà ai valori autentici dello spirito, per non cadere nell’abbagliante rete della ‘trappola satanica’ . In questo contesto, anche se con canoni impegnativi e, talvolta, faticosi, rientra in gioco il valore della Fede e dell’Eternità. Chi
cerca
Dio
e
Crede
in
Lui,
si
deve
affidare
con
fiducia
a
ciò
che la Santa Madre Chiesa insegna da duemila anni… non occorrono tante ricerche, con lotte continue; occorre saper ritrovare il modo di abbandonarsi
con
fiducia
alla
Parola
di
Verità,
poiché
Gesù
Ha
detto
“Passeranno
il
Cielo
e
la
Terra,
ma
le
Mie
Parole
mai!” (cfr.: Mt 5, 18). Occorre armonizzarsi con il Cristo Redentore, costruendo sulla roccia e non sulla sabbia, per saper reggere ogni prova d’urto della vita.
Bisogna
saper
abbandonare
le
influenze
negative
del
Mondo,
per
trovare la pace e la serenità interiore, quella vera, derivante dalla Grazia santificante. Anche se non si sa ritrovare il modo di Pregare, bisogna saper cercare di scoprire come far nascere in noi il desiderio della Preghiera, per far brillare in noi la Luce del Cristo Risorto, per vivere e trascorrere serenamente tutti i nostri giorni, per unirsi sempre più a Dio Padre, per poi lodarLo gioiosamente per l’Eternità.
130
Alcune
realtà
teologali Come
è
apparso
evidente
in
varie
parti
di
questo
libro,
non
è
semplice
riproporre,
in
maniera esaustiva ed in una sola pubblicazione, i testi di tutte le catechesi formulate da Don Saverio. Tuttavia, per arricchire il compendio del suo insegnamento teologico, è
utile
aggiungere
ancora
alcuni
concetti
che riguardano l’esistenza dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, ricordando che le due realtà che rimarranno per sempre sono: l’Inferno, o perdizione eterna, ed il Paradiso, o Beatitudine Eterna. Dogmi teologici inappellabili, che determinano lo sbocco definitivo
della
nostra
esistenza,
legata
al
‘dramma’
della
libertà
umana. Molti sono gli episodi che parlano sullo stato dopo la morte. Vari racconti costellano le vicende di coloro che, in vita, non hanno tenuto una condotta esemplare, o hanno trasgredito proprio nei confronti del Sacro. Padre Pio, il Santo per eccellenza dei nostri tempi, a proposito della mancanza di rispetto, raccontava spesso episodi che testimoniavano come, dal Purgatorio, alcuni lamentavano le loro mancanze avute in vita verso il Santo Tabernacolo e la Santa Eucaristia. Un povero fraticello, addirittura, presentatosi a Padre Pio in preghiera, chiedeva di pregare per
lui,
poiché,
quando
in
chiesa
non
vi
era
nessuno,
egli
ometteva
di
genuflettersi
innanzi
al
Santo
Tabernacolo.
Episodio
semplice
ma
eloquente, che fa capire l’importanza di ogni particolare che, se ai nostri occhi
può
apparire
insignificante,
innanzi
a
Dio,
ha
sempre
il
suo
valore,
in ogni contesto e in ogni riferimento, su tutto ciò che riguarda il rispetto verso il Sacro. Alla luce di tanti episodi e di tante scottanti realtà, occorre avere il
coraggio
di
invertire
letteralmente
la
rotta,
per
riprendere
ciò
che
si
è
perduto forse senza accorgersene, forse per incosciente debolezza o forse per
‘moda’,
come
è
già
avvenuto
e
sta
avvenendo
in
molti
settori
del
lavoro, della scuola, della società, dell’educazione in generale! Studiosi della scienza, psicologi, sociologi ed educatori non 131
sanno
più
giustificare
il
senso
di
tanta
confusione
ed
illogica
reazione
ai più elementari richiami sull’anormale comportamento, sulle eccessive trasgressioni del ‘bullismo giovanile’, sul disfacimento delle famiglie. La comunicazione televisiva, i mass media, assieme alle più ampie divulgazioni promosse dagli ‘idoli giovanili’, fanno il resto. Tutti i parametri interpretativi sulle illogiche e carenti funzioni degli educatori, dei
‘maestri’,
degli
insegnanti,
sono
quasi
alla
deriva.
Non
è
eccessivo
dare
questo giudizio, ritenuto ormai di comune opinione. Per questo si sente impellente, nei vari ambienti di lavoro, l’esigenza di una rieducazione collettiva,
cominciando
da
quella
famigliare,
per
finire
a
quella
scolastica
e religiosa. Nessuno può ormai sottrarsi ad una simile realtà! Forse, per ottenere gli sperati risultati, occorrerà, addirittura, educare prima gli educatori.
San Giuseppe, virtuoso Padre ed educatore di Gesù Bambino.
San Giovanni Bosco, grande
figura
di
educatore.
Il sogno di San Giovanni Bosco, riferito al Papa ed alla Santa Madre Chiesa.
132
Il Rispetto verso i Santi Nomi e verso i Sacramenti
“Il Padre Nostro” Nostro Signore Gesù ci insegna ad Adorare Dio Padre in “Spirito di Verità”. Un
appello
alla
nostra
coscienza,
per
la
Glorificazione
Eterna. Dio
Sia
Benedetto.
Benedetto
il
Suo
Santo
Nome…
è
sufficiente
soffermarsi su queste Lodi per comprendere cosa e come Gesù Ha insegnato ai Suoi Discepoli a Pregare il Divino Padre Che E’ nei Cieli, per
Santificare
il
Suo
Nome. Con questa fedele convinzione, acquisita dal Vangelo, non si può fare a meno di avvertire l’incongruenza, che si sta tentando di diffondere in vari luoghi ed occasioni, con cui si cerca di ‘umanizzare’ il Santo Nome di Dio, rivolgendoGli il famigliare titolo di ‘Papà’, inverosimilmente vicino al papà terreno. Un ‘appellativo’, in questo caso, per nulla adatto ad un Dio Creatore, Onnipotente
ed
Eterno,
Che
è
il
Nostro
Padre
Celeste.
L’intento di una possibile ed indesiderata ‘profanazione’ del Santo Nome di Dio non fa altro che disorientare soprattutto l’incoscienza dei giovanissimi.
E’
un’amara
constatazione
che
vanifica
ogni
altro
intento
di educare i ragazzi al rispetto verso il Sacro. Se
è
vero,
come
è
vero,
che
la
Preghiera
è
‘il
respiro
dell’anima’,
che
ci deve far sentire vicina la paterna, confortante ed incoraggiante Presenza spirituale
di
Dio,
è
anche
vero
che
non
bisogna
cadere
nell’errore,
come
spesso accade, di confondere l’intimo rapporto con Dio con quello che famigliarmente utilizziamo con i nostri cari. Tutto ciò può divenire spesso solo
una
abituale
‘pretesa’
umana,
anziché
una
intima
ed
umile
Lode
di
rispettoso Amore verso la Sapienza Divina (da una Omelia del Papa). Tutto nasce dall’intima unione che ci lega alla Sua Onnipotenza, è
vero,
ma
la
nostra
spontanea
Preghiera
deve
sempre
essere
un
atto
di
133
umiltà, tenendo conto dei nostri limiti, delle nostre mancanze, della nostra povertà
umana,
della
poca
fiducia
con
cui
ci
rivolgiamo
a
Lui,
Fiducia
che nasce solo dalla viva e vera Fede. Nella tradizione ebraica, non sempre si poteva nominare il Santo Nome di Dio. Tuttavia, Gesù, con la Preghiera del Padre Nostro, Ha insegnato che Lo si può pregare con una intimità diretta, ma con altrettanta esplicita e rispettosa riverenza. Lo stesso Gesù, infatti, così insegnò ai Suoi Discepoli e così Si espresse: “Padre Nostro, Che Sei nei Cieli…”. Certamente appare quasi irreale questa nuova formula di rivolgersi al Padre, Dio Onnipotente e Creatore dell’intero Universo… una commovente e spettacolare realtà che, per i nostri limiti, rimane sempre e comunque molto lontana dalla nostra capacità di percezione intellettiva, teologica ed umana. Per entrare nel merito della questione, la traduzione del termine originale della parola “abba”, ha formulazioni diverse. Infatti, per chi non si intende di traduzione, trasferire in italiano un termine originale di qualsiasi
lingua,
non
è
sempre
facile
ed
attinente
al
significato
originale
della parola stessa. Lo possiamo facilmente capire quando, nel gergo dialettale, cerchiamo di tradurre in italiano una parola che debba avere lo
stesso
significato
della
parola
originale
in
dialetto,
basta
provare.
Le
terminologie sono varie, si avvicinano, ma sono e rimangono sempre diverse
o
forse
lontane
dallo
stesso
significato
di
quello
originale. Per facilitare la comprensione del ‘termine’ che ci interessa, quindi della
parola
“abba”,
che
è
stata
tradotta
con
quella
di
“papà”
e
non
di
Padre,
occorre
fare
alcune
attente
considerazioni.
Perché? Le ragioni possono essere diverse e, in questa sede, si rinuncia a commentarne
le
motivazioni,
poiché
il
discorso
di
fondo
non
cambierebbe,
cioè,
nel
nostro
caso
specifico
il
termine
“abba”
(in
minuscolo),
rimane
“papà”
per
alcuni,
per
altri
va
interpretato
con
il
suo
significato
originale,
aderente
al
Nome
di
“Padre”,
poiché
“Uno”
solo
E’
il
Padre
Nostro,
“Quello nei Cieli”!... il << papà >> (anche se lo si mette al maiuscolo -Papà-)
è
e
rimane
solo
quello
del
papà
terreno!
Non
si
possono
creare,
se non volutamente, inutili equivoci, con l’intento di volere rendere più confidenziale
la
Preghiera
o
il
rapporto
con
Dio
Padre
. Non a caso ci viene spontaneo valutare ancora quanto ha detto il Santo
Padre,
nell’Omelia
del
Corpus
Domini.
Pertanto
è
utile
soffermarsi
134
attentamente sulle sue parole, contenute nel prossimo paragrafo, per tradurre,
interpretare
e
capire
ancora
meglio
quanto
fin
ora
spiegato.
Il
significato
del
“Pane
Nostro” << Quando tra poco ripeteremo il Padre Nostro, la preghiera per eccellenza,
diremo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, pensando naturalmente al pane d’ogni giorno per noi e per tutti gli uomini. Questa domanda, però, contiene qualcosa di più profondo. Il termine greco ‘epioúsios’, che traduciamo con “quotidiano”, potrebbe alludere anche al Pane “soprasostanziale”, al Pane “del mondo a venire”. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto qui un riferimento all’Eucaristia, il Pane della Vita Eterna, del
Nuovo
Mondo,
Che
ci
è
dato
già
oggi
nella
Santa
Messa,
affinché
sin
da ora il Mondo futuro abbia inizio in noi. Con l’Eucaristia, dunque, il Cielo viene sulla Terra, il domani di Dio si cala
nel
presente
ed
il
tempo
è
come
abbracciato
dall’Eternità
Divina
>>. (Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini, dell’11 giugno 2009). Un altro modo di interpretare una parte del PADRE NOSTRO, ma che sostanzialmente non si discosta dal concetto di fondo: la differenza tra il padre terreno ‘il papà’, con il Padre Eterno, DIO! “Resta con noi Gesù, Facci dono di Te e Dacci il Pane che ci nutre per la Vita Eterna! Libera questo mondo dal veleno del male, della violenza
e
dell’odio
che
inquina
le
coscienze.
Purificalo
con
la
Potenza
del Tuo Amore Misericordioso. E Tu, Maria, Che sei stata “Donna Eucaristica” in tutta la Tua vita, Aiutaci a camminare uniti verso la Meta Celeste, nutriti dal Corpo e dal Sangue di Cristo, Pane di Vita Eterna e Farmaco dell’Immortalità Divina. Amen! “. (Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini, dell’11 giugno 2009).
135
“La Santa Madre Celeste” La Madonna, la Santa Vergine Maria, quando viene invocata riduttivamente o semplicemente ‘mamma’, o addirittura ‘mammina’, non viene più considerata come la Santa Madre di Dio e la Nostra Madre Celeste,
ma
viene
invocata,
di
conseguenza,
confidenzialmente
ed
impropriamente come una semplice creatura terrena. Certamente
è
tale
l’abitudine
di
usare,
nel
linguaggio
corrente,
l’appellativo di “Mamma”, al punto da non saper più distinguere, quando parliamo
della
Madre
di
Dio,
se
è
opportuno
nominarLa
“Madre”
o
quando
usare
il
nome
comune
di
“mamma”,
definito
come
termine
vero
e proprio della mamma terrena. Certamente, tale vocabolo può averlo usato anche la Madonna, dicendo “Sono la Mamma di Tutti”, anche se normalmente
dalla
Santa
Madre
Chiesa
è
stata
sempre
denominata
come
la Madre di Dio. Qualsiasi proprio od improprio termine usato, comunque, non giustifica
che
anche
noi,
per
quanto
lo
desideriamo,
La
possiamo
chiamare
semplicemente
Mamma,
poiché,
in
ogni
caso,
Lei
è
sempre
la
Madre
di
Dio, oltre che Madre Nostra. Non deve scandalizzare una tale precisazione, bensì deve aprire la mente ed il cuore ad un maggiore rispetto ed un appropriato modo di usare il nostro ‘riverente omaggio’ alla Santissima Vergine Maria. Se si dice “prego la Madre Celeste”, si intende dire la Mamma di Gesù,
visto
che
ormai
è
divenuto
linguaggio
comune
usare
il
termine
di
Mamma. Se invece si invoca la Madonna, non si può dire invoco
la
Mamma... bensì la
Madre
Celeste, la Santa Madre di Dio. Certamente,
per
chi
ormai
è
abituato
a
questo
modo
irriverente
di
rivolgersi alla Madonna, non fa più caso a tutto ciò e, forse, non gli sarà 136
facile ritornare sui propri passi. Ma questo dipende dalla buona intenzione di come e quanto rispetto si vuole mostrare alla Madonna, sapendo anche con quante bestemmie si profana il Suo Santo Nome. A
questo
punto,
è
ragionevole
pensare
che,
cadendo
nell’abitudinarietà
di tale linguaggio scorretto verso la Madonna, si asseconda sempre più il ‘malvagio desiderio di Satana’, l’‘eterno falsario’, che vuole condurre tutti
a
profanare
ciò
che
è
Sacro. “Santa Maria, Madre di Dio, Prega per noi peccatori…”.
“Salve Regina, Madre di Misericordia…”.
Perché la Vergine Santissima appare sempre a capo coperto Come accennato in altre pagine, spesso con Don Saverio si improntavano colloqui che miravano ad analizzare quanto di positivo vi fosse sulla questione del tradizionalismo liturgico. In realtà, dai ricordi che emergevano, la tradizione di fede popolare, che regnava un tempo nella Chiesa, sottolineava vere dimostrazioni di Carità, di Pietà e di particolare devozione. Oggi, come asseriva Don Saverio, sia da parte degli uomini che delle
donne,
si
è
più
portati
ad
accettare
ed
adottare
qualsiasi
moda,
talvolta
anche ‘scellerata’, che offende il pudore o che mostra un cattivo gusto estetico,
anziché
consentire
ed
adottare
un
raffinato
modo
di
esprimere
la personale devozione in chiesa. Quella del ‘velo’, per esempio, che un tempo era rigorosamente auto imposto, oggi potrebbe invece divenire 137
un
modo
personale
e
raffinato
di
esprimere
un
atto
di
‘velata’
e
riverente
devozione alla Vergine Santissima. In realtà, La Madonna, in alcune apparizioni, Ha manifestato alle veggenti il desiderio di vedere in chiesa le donne con il capo coperto, nel ricordo pietoso del Suo dolore innanzi alla Croce, al Figlio Gesù, morto per
noi.
Non
è
una
superficiale
consapevolezza
di
un
rito
esteriore,
ma
un
vero atto di sublime partecipazione al dolore della Vergine Santissima, al pietoso Suo Amore di Madre. Quale migliore offerta sarebbe, come avveniva in passato, che le donne entrassero nei luoghi sacri a capo coperto, solo ed espressamente come atto di offerta ed assoluto ossequio verso la Santa Vergine Maria! Lontano da noi ogni altra interpretazione di inopportuno tradizionalismo, o quant’altro, ciò potrebbe essere un nuovo atto di generoso e personale rispetto verso la Madre Celeste, la Vergine Addolorata…e, se in un primo tempo può essere un gesto di personale devozione, in seguito potrebbe divenire un tributo comune, un collettivo, originale e devoto omaggio rivolto alla Madonna, la Nostra Madre Celeste. << La Santa Madre di Gesù veniva consolata dalle pie donne… Anche Gesù, con molto trasporto, contemplava nel Suo spirito le pene della Sua Santa Madre… presente sotto la Croce… >>. (Meditando,
dal
punto
di
vista
pratico,
come
semplice
riflessione,
la mancanza di rispetto verso un luogo sacro che può avere un fanciullo od un uomo, quando entra in Chiesa con il capo coperto da un berretto, un cappello od altro, equivale alla mancanza di rispetto che, per la stessa ragione, potrebbe avere una fanciulla od una donna, quando entra in Chiesa
a
capo
scoperto,
cioè
senza
un
velo.
Se
anche
innanzi
al
Presidente
della Repubblica, innanzi ad un Re, davanti al Papa, il rigore nel vestire –
come
vuole
il
protocollo
–
è
indice
di
rispetto
ed
ossequio
all’autorità,
perché
non
può
esserlo,
come
atto
di
devozione,
anche
verso
la
Santa
Vergine Maria?). Un atto di coraggio, che potrebbe fare ‘tendenza’ e divenire un vero e proprio Sacro Culto. La Fede in Nostro Signore e la Fiducia nella Sua Dilettissima Madre, devono incoraggiare e sostenere ogni devota attenzione verso di Loro, per la Lode e per la Gloria di Dio, Nostro Signore.
138
La ‘subdola forza’ dei mass media e la Stampa Religiosa Analizzando
il
moderno
comportamento
confidenziale
dei
mass
media, nel linguaggio televisivo ma anche nel riferimento verso la Chiesa, questi sono riusciti a portare avanti una campagna diseducativa, di eccessiva
e
smoderata
‘confidenza’,
liberamente
permessa,
banalizzando
e deteriorando ogni concetto di stima e rispetto verso i Maestri, gli Insegnanti, gli Educatori, i Sacerdoti, i Vescovi, persino verso il Papa, sminuendo con indifferenza la stessa Immagine di Dio Padre, di Nostro Signore Gesù Cristo, della Vergine Santissima, della Santa Eucaristia Vignette, barzellette, aforismi, battute e quant’altro, hanno contribuito, con pieno compiacimento anche di molti ‘cattolici’, a deteriorare ogni forma di rispetto verso il Sacro. Sembra quasi che si tenti di secolarizzare tutto, compresi i Nomi Santissimi
e
Sacri
della
Divinità,
del
Papa,
del
Sommo
Pontefice,
del
Santo Padre Benedetto XVI, spesso nominato semplicemente Ratzinger, come se si stesse parlando di un comune ‘musicista’! Come espresso in altro paragrafo di questo libro, quanto enunciato sopra,
è
stato
diffuso,
con
sottile
infiltrazione,
anche
nell’ambito
di
tutto
il comparto della stampa religiosa, improntando, generalizzaziondo ed ufficializzando
in
minuscolo
tutti
i
pronomi,
aggettivi
ed
avverbi
riferibili
ai Santi Nomi di Dio, di Gesù e della Madonna, senza che alcuno sia mai intervenuto in merito. Anche in questo, tutti, sia i religiosi che i laici cattolici, dovrebbero assumersi
la
responsabilità
ed
il
compito
di
intervenire
efficacemente,
presso LE CASE EDITRICI,
per
porre
fine
ad
ogni
abuso,
per
la
Lode
e
la
Gloria di Dio Padre e per il trionfo della Sua Santa Chiesa.
139
Alcuni esempi di stampa (sui ‘foglietti domenicali’, distribuiti nelle chiese, per seguire
la
Santa
Messa),
che
evidenziano
quanto
sopra
esposto
sui
Santi
Misteri, con la scritta in ‘minuscolo’ dei pronomi, aggettivi, avverbi ecc., riferiti al Sacro Nome di Dio, Nostro Signore, o anche della Madonna, Regina della Chiesa. Sotto, viene riportata la Preghiera del Credo, così come fu esposta e rispettata dai Padri della Chiesa.
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e Pace in Terra agli uomini di Buona Volontà. Noi Ti Lodiamo, Ti Adoriamo, Ti Benediciamo, Ti rendiamo Grazie per la Tua Gloria Immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, Tu Che togli i peccati del Mondo, Abbi pietà di noi; Tu Che togli i peccati del Mondo, Accogli la nostra Supplica; Tu Che siedi alla Destra del Padre,
Abbi
pietà
di
noi.
Perché
Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella Gloria di Dio Padre. Amen.
140
L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione Come
in
precedenza
è
stato
ribadito,
la
continua
permissività
in campo religioso ha travolto ogni concezione di elementare rispetto verso il Sacro. Un ulteriore esempio di quanto in precedenza esposto, ci viene confermato da questo breve e reale aneddoto, accaduto in una parrocchia. Facendo osservare al parroco come mai tanti fedeli, durante la Santa Eucaristia, rimanessero seduti, egli ha risposto che non occorreva esternare con un atto personale la devozione al Santissimo. Per lui era sufficiente
stare
seduti,
serbando
nell’intimo
i
propri
sentimenti. Un rispetto eccessivo verso la libertà dei fedeli, ma una mancanza grave verso la Santa Eucaristia. Un fatto, questo, più volte richiamato dal Santo Padre, in molti suoi discorsi. Tali comportamenti hanno contribuito, infatti, a deteriorare ogni manifestazione di devozione e di zelo verso il Sacro, con disastrosi e libertini comportamenti di molti giovani in chiesa, che liberi ed incontrollati, si concedano ogni libertina licenza. Il parroco sopra menzionato, esempio di poco zelo, spesso vestito da laico, quindi senza paramenti sacri, aprendo il Santo Tabernacolo, non si genufletteva
mai.
Il
medesimo
comportamento
ha
assunto
il
suo
“ministro
straordinario”,
distribuendo
la
Santa
Eucaristia
confidenzialmente
e
con
troppa disinvoltura. (A questo proposito, molti omettono, per esempio, di Presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a cui si risponde con l’ “Amen”!). Ebbene, nella stessa chiesa, nella ricorrenza del “Corpus Domini”, dove Gesù Vivo, il Verbo Fatto Carne, viene esposto solennemente, per Essere poi Portato in processione, quasi tutti i fedeli sono rimasti seduti, uscendo poi dalla chiesa in processione con una sconfortante indifferenza, chiacchierando come ad una festa di tradizione paesana, privi di quel minimo rispetto verso il Santissimo (da ‘spezzare
il
cuore’!).
Il
resto
è
preferibile
non
lasciarlo
pensare
nemmeno
all’immaginazione! Una nota amara che ci fa insistere sull’opportunità che non si debba scindere l’interiore spiritualità dalla zelante testimonianza esteriore verso il Sacro. Un equilibrio necessario di Carità e di Amore verso Gesù, una esigenza prettamente religiosa, di zelante testimonianza verso Gesù Eucaristico. Se la devozione esteriore appartiene a tutte le religioni, 141
non
si
giustifica
perchè
si
debba
abolirla
in
quella
Cattolica
(…
e
non
‘kattolica’, un termine moderno che ormai fa ‘tendenza’ e che si vuole sostituire all’originale ed appropriato vocabolo!). In onore alla verità, fortunatamente l’esempio sopra menzionato non
fa
testo,
poichè
vi
sono
molte
parrocchie
in
cui
esiste
un
religioso
rispetto verso il Sacro e la Santa Eucaristia, consentita responsabilità da parte del Parroco. Don Saverio, nei suoi tanti pellegrinaggi, al suo ritorno raccontava spesso di aver visitato chiese dove ha incontrato sacerdoti zelanti, disponibili in confessionale, rispettosi e di attenta sensibilità, anche nel celebrare la Santa Eucaristia. Tutto ciò incoraggia sia i cattolici praticanti che quelli bisognosi di attenzione, in cerca di una vera testimonianza di Fede. Purtroppo il male ed il negativo, come sempre, risalta più del bene e
del
positivo.
Per
cui
si
deve
far
leva
nel
cercare
di
adoperarsi
affinché
venga maggiormente individuato ciò che incide negativamente sulla cultura e sulla testimonianza religiosa della Fede Cattolica. Le tendenze del modernismo e del secolarismo, purtroppo, hanno condotto, laici e religiosi, a dimenticare e perdere le buone abitudini di correttezza
e
di
rispetto
in
seno
alla
chiesa,
dove
la
eccessiva
libertà
è
stata
ridotta e tradotta in deleteria arbitrarietà. Per questo occorre combattere il nichilismo contemporaneo e, come ha detto il Santo Padre nell’Angelus del 9 Agosto 2009, bisogna richiamare “chi
fa
dell’arbitrarietà
il
proprio
sistema di comportamento”.
Un
monito
per
tutti,
affinché
si
riprenda
ad
insegnare e divulgare il Catechismo di base della Chiesa Cattolica, ancor più agli adulti ed agli stessi insegnanti, ‘educatori’ e catechisti.
La Celebrazione dei Sacramenti Un capitolo a se richiederebbe il commento su come si celebra, quasi ovunque, il Sacramento del Battesimo, della Santa Comunione, della Santa Cresima e del Matrimonio. Tutte
queste
cerimonie
sono
ormai
divenute
ricorrenze
mondane:
è
sufficiente
partecipare
ad
una
di
queste
per
rendersene
conto. 142
In pochi luoghi e solo in alcuni casi, grazie alla capacità dei Parroci, tali Cerimonie Sacre hanno mantenuto un rigore di coerenza, fedele alle regole
liturgiche,
proprie
del
Sacramento,
mai
modificato,
nemmeno
dal
Concilio. Purtroppo sono pochi coloro che fanno rispettare il valore del Sacro, a discapito dell’ostentazione di coloro che, in tali circostanze, vogliono esibire il meglio della loro mondana esteriorità. Lo sfarzo di vestiti all’ultima moda, molto spesso indecorosi, che vanno contro il pudore e che, comunque, non sono adatti ad una cerimonia religiosa, vengono esibiti in quasi tutte le Celebrazioni Eucaristiche, accostandosi impunemente a ricevere anche la Santa Comunione (vedi pag. 88). Si assiste, così, anche all’esibizione di piccole orchestre, ad una passerella di pose, sotto il bagliore di forti luci, per riprese di foto e di film,
che
si
impongono
e
disturbano
continuamente
l’intera
Celebrazione
della Santa Messa, ‘spezzando’ quella particolare atmosfera sacra. Infatti,
sono
pochi
i
fotografi
professionisti
che
conoscono
le regole emanate da alcune Curie, tanto meno i Parroci che le sanno imporre, quando non riescono a farle rispettare. Da
qui
nasce
e
si
perde
nei
meandri
mondani
quel
filo
conduttore
spirituale,
travolto
dall’esaltazione
della
artificiosa
esteriorità,
ostentata
dagli invitati, che già, con vestiti sfolgoranti, sono pronti solo per il ricevimento e per le ‘danze’, profanando l’atmosfera della cerimonia religiosa in chiesa. Per cui, terminato il rito ecclesiastico, rimane ben poco del vero senso religioso del Sacramento celebrato, specie per chi non ha ricevuto una adeguata formazione e preparazione, sia da parte della famiglia che dalla
Chiesa.
Va
da
sé,
quindi,
che
possa
essere
sottovalutato
lo
stesso
significato
del
Sacramento
in
chiesa…
da
qui
il
passo
è
breve
per
perdere
la Luce della Verità, quindi della Fede in ciò che appartiene a Dio. Inutile aggiungere quello che avviene per le cerimonie battesimali, spesso rimandate a distanza di mesi dopo la nascita, solo per il desiderio esteriore di rendere sfarzoso, quindi mondano, il vero, unico ed importante Sacramento del Battesimo. Lo stesso dicasi per le Sante Comunioni e per le Sante Cresime… giunte alla pari con le cerimonie matrimoniali. Forse quest’ultime vanno anche oltre, per i risvolti diseducativi che si producono sui bambini. 143
Padre Pio mentre celebra il Sacramento del Matrimonio. La modestia e la sobrietà degli abiti nuziali era sempre conforme all’ambiente religioso ed alla cerimonia del Sacramento.
A tale proposito occorrerebbe aggiungere qualche elemento in più, per comprendere come per un fanciullo sia deleterio affrontare un’esperienza
mondana
anziché
religiosa,
che
lo
allontana
spiritualmente
dal
rito
sacro
a
cui
è
stato
preparato. Quanti sprechi, con regali e pranzi opulenti, che potrebbero servire ad aiutare la Chiesa per opere di carità, sapendo che, poi, tutto ciò termina nel buio della dimenticanza. Se si medita un po’ su quanto esposto, scevri da ogni pregiudizio e non
influenzati
dalle
abitudini
popolari,
si
riesce
ad
entrare
nel
merito
della
questione con una maggiore apertura mentale, traendone le opportune conclusioni, guardando il tutto alla luce della Verità. Purtroppo “La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (cfr.: Gv 1 ,5), in quanto, come dice Gesù, “Io sono la Luce del Mondo; chi segue Me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita” (Gv 8 ,12). Quindi, accendiamo la Luce nella nostra mente, apriamo i nostri cuori per ricevere la Luce del Cristo Vivente, nel Dono dei Sacramenti, rifiutando
tutto
ciò
che
conduce
al
buio
delle
‘tenebre’. Sempre in tema di mondanità, anche la ex scuola cantorum parrocchiale
è
finita
negli
annali
dei
veri
e
tradizionali
incontri
per
la
preparazione dei Riti Sacri. Spesso, durante la Santa Messa, risaltano le note squillanti di un pianoforte o di una chitarra, strumenti adatti più per concerti artistici, che per cerimonie liturgiche, che non si conciliano certamente con le note 144
armoniose
di
un
organo,
nato
specificatamente
per
accompagnare
i
canti
della Musica Sacra (come suggerisce il Papa). E’
facile
verificare
l’effetto
di
quanto
osservato
ascoltando
per
radio
la Celebrazione della Santa Messa, quando i canti sono accompagnati da un
pianoforte,
anziché
da
un
organo,
o
semplicemente
dalle
voci
di
un
coro ben intonato ed uniforme, molto differenti dai singoli canti, di chi primeggia da solista, con l’inutile rafforzamento del microfono ad alto volume. Un’altro particolare esempio, di incongruità dei microfoni ad alto volume, si riferisce alle celebrazioni religiose effettuate all’aperto, dove
si
utilizzano
amplificazioni
a
mo’
di
discoteca.
In
tali
circostanze
la
mortificazione
e
la
sofferenza
di
molte
persone
è
grave,
in
quanto
il chiassoso frastuono degli altoparlanti (ad alto volume, che supera i normali ‘decibel’), squarcia i timpani, demolendo l’udito, con danni irreversibili per i bambini. Purtroppo anche i giovani Sacerdoti si adeguano a tutto ciò, rifiutando
anche
i
suggerimenti
che
vengono
profusi,
in
tal
senso,
da
parte degli stessi esperti medici. Molti
clinici
si
sono
offerti
per
spiegare
scientificamente,
con
incontri e conferenze, le patologie conseguenti a tali eccessi sonori, ricevendo
un
totale
rifiuto,
proprio
da
parte
dei
responsabili
ai
lavori,
in
seno alle organizzazioni civili e religiose. Purtroppo, per questa ragione, sono previste in futuro, molte malattie dell’apparato uditivo!
La Liturgia tra devozione ed annunci Prima di parlare di “Liturgia”, occorrerebbe soffermarsi sulla devozione
della
Preghiera
e
su
come
pregare,
ma
in
queste
riflessioni
emerge ancora prima l’importanza di come creare l’atmosfera adatta alla Preghiera nell’ambito della stessa Liturgia. Infatti gli argomenti degli avvisi e degli annunci, che si introducono interrompendo le Sacre Celebrazioni, spesso non sono adatti alla liturgia che si sta celebrando, tanto meno ad essere esposti durante la Santa Messa. Tali irriverenti interruzioni, che infrangono lo svolgimento della liturgia in atto, dovrebbero essere presi in debita considerazione, 145
poiché,
oltre
ad
alterare
il
vero
significato
della
celebrazione,
coinvolge
negativamente la ‘platea dei fedeli’, inducendoli a pensare a tutt’altro, che ad immedesimarsi nel seguire la Sacra Celebrazione della Santa Messa. Sarebbero
ancora
tante
le
incongruenze
che
hanno
la
loro
influenza
sul rispetto verso il Sacro, come le battute di mani, gli interventi di fedeli, le domande dall’altare ai fedeli ed altro; ma, senza enunciare i tanti esempi,
che
in
prima
analisi
possono
apparire
irrilevanti,
è
sufficiente
ricordare, invece, come in passato si osservava tutto con più attenzione, attenendosi a svolgere esclusivamente la sacra liturgia devozionale. Ogni
altra
iniziativa
veniva
esposta
solo
e
dopo
la
Benedizione
finale
e,
comunque, fuori dal contesto della Santa Messa, o della Liturgia. Pur non entrando nel merito della liturgia, occorre riconoscere che la
conduzione
della
Cerimonia
Sacra
(il
Santo
Sacrificio
della
Croce),
le
genuflessioni
innanzi
al
Santissimo,
al
Santo
Tabernacolo,
ecc.,
non
sono
solo esempi di comportamento per i bambini che si preparano alla Santa Comunione,
ma
devono
avere
per
tutti
un
significato
di
vera
devozione,
per Rispettare, Amare ed Adorare Gesù Eucaristico nella Sua Santa Chiesa. Quali splendidi esempi di luminosa testimonianza hanno dato, in questo senso, tanti Santi, con la consapevole capacità interiore ed esteriore di
manifestare
il
proprio
Amore
verso
Nostro
Signore…
perché,
pur
nella
nostra limitatezza spirituale, non possiamo farlo anche noi? Perché
non
possiamo
esprimere
praticamente,
anche
con
un
‘gesto’
esteriore, la nostra aperta e sincera devozione verso Gesù Cristo, Nostro Signore, evitando comportamenti irrispettosi verso il Sacro? Anche per questo la Madonna chiede di Pregare, per compensare tante mancanze verso Suo Figlio Gesù! Infatti, talvolta, sembra davvero di assistere impotenti al forte dilagare di tante subdole eresie…! Per fortuna, bisogna riconoscere che, tuttavia, vi sono ancora eccellenti celebrazioni religiose, condotte da bravi e zelanti Sacerdoti che, con il loro dignitoso silenzio, testimoniano la loro viva Fede. Essi, di fronte al dilagare di tanti negativi esempi, con la loro testimonianza e perseveranza, donano conforto e coraggio alla sofferenza di tanti fedeli cristiani. <<I Cristiani non devono essere i ‘clienti’ della chiesa, bensì i fedeli cattolici, rispettosi e devoti dei Sacramenti della Santa Madre Chiesa>>. 146
Analisi, impegno ed autorevolezza. Auspicando la costante presenza del Sacerdote in chiesa, non si può
fare
a
meno
di
vederlo
anche
tra
i
giovani
in
Oratorio;;
figura
chiave
per l’educazione religiosa, egli può essere anche uno splendente esempio di
educatore,
per
il
suo
sacrificio,
per
la
sua
coerenza,
per
la
serenità
e
per
la
gaiezza
che
egli
infonde
intorno
a
sè.
Un
problema
urgente,
anche
per
il
Sacerdote,
è
quello,
invece,
di intervenire sull’educazione dei bambini, per far comprendere loro l’importanza del rispetto verso i Sacramenti, verso la chiesa, Casa di Dio, verso
tutto
ciò
che
è
Sacro,
abituandoli,
già
in
tenera
età,
ad
acquisire
il
significato
della
Preghiera,
la
devozione
verso
Gesù
e
verso
la
Madonna,
il fervore nell’Adorare la Santa Eucaristia. E’ uscito un libro dal titolo eloquente “Il coraggio di educare”… a dimostrazione che oggi, sia in famiglia che a scuola (... ora anche in chiesa),
non
si
ha
più
il
‘coraggio
di
educare’,
poiché
ormai
mancano
i veri “Maestri”, manca la capacità dell’ ”autorevolezza”, manca la collaborazione dei genitori! Quanti esempi di pessima educazione si notano in ogni scomparto della
società:
ambienti
pubblici
e
privati,
uffici,
scuola,
famiglia
ed
anche
nell’ambito religioso! Quante
effimere
banalità
si
insegnano
ai
fanciulli
ed
ai
giovani!
Quanti bambini, invogliati soprattutto dalle mamme, compaiono in televisione, solo per la presunzione di poter ‘apparire’, di poter emergere, di raggiungere con facilità la scalata della notorietà, per poi, da adulti, aspirare al potere e al facile guadagno!… Occorre intravedere la potenzialità di simili pericoli già in giovane età, prima di condurli sulla strada
dell’effimero
e
dell’inganno! Con queste prerogative e con l’ambizione di far esibire ai piccoli la propria voce, a molti viene permesso, anche se per pochi istanti, di ‘recitare una
preghiera’
per
radio.
Il
tutto
si
rivela,
così,
solo
una
insignificante
sequela
di
parole
a
mo’
di
filastrocca,
senza
un
senso
logico,
senza
la
consapevolezza di ciò che si sta dicendo e che si tratta di una Preghiera devozionale, sminuendo il tutto dalla sua originale funzione. E’ così che, già da piccoli, si abituano a snaturare il motivo ed il
significato
stesso
dei
ruoli,
del
dovere,
del
rispetto
verso
la
sacralità
147
della
Preghiera.
Tutto
ciò
ha
la
sua
influenza
anche
nella
preparazione
ai
Sacramenti dell’Eucaristia e della Cresima. Oggi la trasgressione dei giovani, purtroppo ancor più quella degli adulti, attrae e crea un ‘fascino’ particolare che, pur se esula dall’istinto della normalità, crea ‘tendenza’, facendo aderire chiunque viene coinvolto nella rete del comune conformismo. Per cui molti si adeguano alla eterogeneità delle abitudini e delle mode, dettate dai mass media, invece di mantenere integra la propria personalità. Come ha detto il Papa (il 30 Agosto 2009), seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi. In tutto ciò la famiglia ha un ruolo di grande responsabilità. La
TV
è
il
I°
veicolo
diseducativo
per
i
giovani.
In
un
anno
si
assiste
a 18.000 omicidi; ad una miriade di violenza, di impudicizia, di sessualità indecorosa ecc. . Quando non esiste più l’Amore per il decoro, per il Decalogo, per la Religione, nell’osservanza e nel rispetto verso il prossimo ed il Sacro, ogni
altro
parametro
di
vita
integerrima
si
annulla
da
sé. Travolti
dall’altrui
conformismo,
vengono
a
mancare
la
fiducia,
la generosa ed umile disponibilità, il rispetto e l’educazione del “cuore”, viene
a
mancare
ogni
filo
logico
di
temperante
linearità
nell’educazione,
nel
bene,
che
si
riflette
nel
benessere
fisico
e
morale. Occorre, quindi, che l’adulto, il cattolico, il religioso assuma una responsabilità nel saper decifrare un autocontrollo, per poi, di conseguenza, saper correggere ed educare responsabilmente il prossimo. In
tal
senso,
l’unico
possibile
ed
esclusivo
riferimento
è
solo
quello
dell’esempio e della testimonianza, attinta dal fecondo e sostanziale modello
di
vita
che
Ha
insegnato
Gesù,
con
il
Suo
Vangelo,
che
è
sempre
ed indiscutibilmente attuale!
Dovere e coerenza Sono stati enunciati solo alcuni esempi di come ormai tutto stia divenendo una pro-forma esteriore, una facciata ostentata, che conferma e divulga sempre più dei modelli di falsa socialità. L’impegno di ognuno non si deve limitare alla semplice constatazione dei fatti, bensì ad intervenire sia in famiglia che nella scuola, nella società, 148
nella chiesa; tutto ciò non deve essere soltanto un ‘dovere’, ma un atto di coerenza con la nostra Fede, seguendo l’insegnamento evangelico. I laici cattolici, oltre che con i mezzi semplici della Preghiera, possono
iniziare
a
porre
rimedio
a
tanta
superficialità
con
il
coraggio
del
costante esempio, con la volontà e la disponibilità, con la fortezza dello Spirito,
per
affrontare
le
tante
difficoltà,
così
come
fecero
i
primi
seguaci
di Gesù con la loro coraggiosa testimonianza, con la loro stessa vita, con il martirio. In
molti
casi
è
sufficiente
una
parola
ben
detta,
al
momento
giusto,
proponendo una sincera collaborazione al proprio Parroco, o portando aiuto a tanti Sacerdoti, travolti dallo sconforto, dall’accidia, di cui loro stessi, spesso, non se ne rendono conto. Quanti
Sacerdoti
non
mostrano
più
alcun
sorriso,
appaiono
afflitti,
chiusi in se stessi ed anche scontrosi, in contrapposizione, invece, ad altri, specie a quelli che provengono da terre lontane, che mostrano uno spontaneo zelo, più volontà e tanta voglia di fare bene, di attuare la loro vocazione con amore, donando a tutti la loro disponibilità, mostrando con disinvolta gioia e letizia la loro interiore serenità, rendendosi accoglienti con vero spirito di fraterno cristianesimo. Che gioia vederli Sacerdoti ! La
Santissima
Vergine
Maria,
Afflitta
ed
Addolorata
per
i
Suoi
Figli
prediletti, Chiede il nostro impegno di donazione e di viva Fede. Comprendere
l’importanza
spirituale
della
Preghiera
è
un
dovere
di ogni cattolico praticante, per unirsi spiritualmente al Padre Celeste, a Nostro Signore Gesù. Solo così si può intervenire là dove occorre, suggerendo, aiutando, collaborando anche con la personale Preghiera.
Il senso del ‘peccato’. Non può meravigliare il fatto di constatare come vi sia un diverso orientamento dei fedeli verso il ‘peccato’. A tale proposito, molti teologi moderni asseriscono che, essendo la Misericordia di Dio Grande e ‘totale’, non
c’è
da
credere
più
all’Inferno,
in
quanto
tutti
siamo
‘destinati’
a
ricevere
il
perdono,
anche
in
virtù
del
Sacrificio
della
Croce. “Guardatevi
dai
lupi…”! (-Cap. 7, vs 15-). 149
Senza voler manifestare preconcetti, tanto meno ‘giudizi’ che solo Dio Può,
è
lecito
pensare
che,
con
queste
teorie,
in
chiesa
(ed
anche
nelle
piazze), ormai si assiste ad una totale ‘concessione’ di Gesù Eucaristico, anche nelle mani di chi ha la mente ed il cuore privo di ogni conforto spirituale. Per questo, molti Parroci e Sacerdoti, non sapendo più individuare
la
reale
condizione
di
coscienza
dei
loro
fedeli,
giustificano
anche le ‘processioni’ di tanti comunicandi. Questa
realtà
è
avvalorata
dal
fatto
che
molti
teologi,
divulgando
con
tanta
superficialità
il
totale
permissivismo
sopra
accennato,
incoraggiano,
di conseguenza, tanti sacerdoti a perseguire in questa totale ostinazione a giustificare,
a
perdonare
tutto
e
tutti.
Molti fedeli, dal canto loro, sottovalutando ormai ogni forma di peccato, quindi di perdono, non desiderano di accostarsi al Sacramento della
Penitenza
e,
sentendosi
‘autorizzati’
all’auto
giustificazione,
si
concedono facilmente il ‘lusso’ di accostarsi deliberatamente a ricevere la Santa Comunione. In molti casi, tutto ciò diviene un vero e proprio atto sacrilego. Nella
realtà
dei
fatti,
l’ostinazione
nel
peccato
non
è
altro
che
un’irriverenza
ribelle che arreca umiliazione intenzionale alle cose legate a Dio, pur sapendo in coscienza di commettere un peccato contro la Legge Divina. Una
malattia
diviene
insanabile
quando
l’ammalato
rifiuta
la
medicina; allo stesso modo vi sono dei peccati che non possono essere rimessi
né
perdonati,
proprio
perché
il
peccatore
rifugge
e
rifiuta
la
Grazia
di
Dio,
che
è
l’unico
rimedio
per
il
perdono,
che
si
ottiene
con
una cosciente confessione nel Sacramento della Penitenza. A
tale
riguardo,
è
importante
ricordare
i
sei
peccati
contro
lo
Spirito
Santo, indicati dal Catechismo: 1) l’impugnazione della Verità conosciuta; 2) l’invidia della Grazia altrui; 3) la disperazione della Salvezza; 4) la presunzione di salvarsi senza
merito;;
5)
l’ostinazione
nel
peccato;;
6)
l’impenitenza
finale. Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:“La
misericordia
di
Dio
non
conosce
limiti,
ma
chi
deliberatamente
rifiuta
di
accoglierla
attraverso
il
pentimento,
respinge
il
perdono
dei
propri
peccati
e
la
salvezza
offerta
dallo
Spirito
Santo” (CCC 1864).
150
RIFLESSIONE -“Si è fatta la chiesa dell’Uomo, non la Chiesa di Dio”. “La tolleranza del peccato allontana sempre più gli uomini dalla Via di Gesù Salvatore”. “Lo spettro del peccato non fa più paura, poiché la Fede è venuta meno!”.
La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’. Molto
è
stato
scritto
sui
Misteri
Dolorosi
di
Nostro
Signore
Gesù
Cristo, tenendo conto anche delle varie locuzioni di veggenti, come Maria
Valtorta,
la
Beata
Caterina
Emmerick
ecc.,
nonché
dei
Messaggi
della Madonna. Al
Sacrificio
di
Cristo,
per
la
Redenzione
dei
nostri
peccati,
sono
state attribuite varie interpretazioni. Si fa cenno solo ad alcuni momenti della Sua Passione, per comprendere anche quanto il Santo Padre, Giovanni Paolo II, affermava dicendo che “Il crollo della moralità porta con
sé
il
crollo
della
società”.
In
realtà,
quando
muore
il
pudore…
muore
la ragione e, nell’indecenza, muore anche l’uomo! La Passione nell’orto degli Ulivi, dove Gesù vide tutta la sua sofferenza
per
i
peccati
dell’uomo,
è
un
passo
saliente
che
deve
far
meditare ogni cristiano. “Gli Angeli mostrarono a Gesù, in tutti i particolari, la Passione che avrebbe subito. Quando il Divino sofferente si vide inchiodato completamente nudo sulla Croce, per espiare l’impudicizia degli uomini, Pregò con intenso fervore il Padre di risparmiarGli quell’immane umiliazione. Questa Preghiera sarebbe stata esaudita, in quanto l’intervento di un soldato pietoso Gli avrebbe concesso di potersi coprire con il velo della Madonna, la Santa Vergine Addolorata, presente a poca distanza”; per questo, a Fatima, Ha preannunciato: “Verranno mode che offenderanno molto Mio Figlio”. Come evitare che si entri in chiesa, nella Casa di Dio, in maniera indecorosa? (vedi pag. 88). Purtroppo tutto ciò viene concesso con indifferenza, permettendo di salire anche sull’Altare, per leggere i Testi sacri, con indumenti indecenti! 151
Questo
è
un
problema
serio,
che
va
affrontato
e
corretto,
cercando
di aiutare quei Parroci che a volte non riescono ad intervenire in maniera adeguata. San Pio X ammoniva: “Siate forti! Non si deve cedere dove non bisogna cedere… si deve combattere, non con mezzi termini, ma con coraggio; non di nascosto, ma in pubblico; non a porte chiuse, ma a cielo aperto”. Papa Pio XII così si esprimeva: “Se alcune cristiane sospettassero le tentazioni e le cadute che causano negli altri con i loro abbigliamenti e le loro mode immodeste, resterebbero atterrite dalle loro responsabilità!”. E’ dovere dei cattolici, quindi, prendere coscienza della gravità di tali comportamenti,
per
mettere
in
luce
la
Verità,
poiché
il
non
parlarne,
come
oggi
sta
avvenendo,
è
un
‘peccato
di
omissione’,
carico
di
conseguenze
per tutti, nel tempo e nell’eternità. Occorre vigilare con carità ma anche con fermezza, là dove si vuole imporre comportamenti che offendono Nostro Signore Gesù Cristo. San
Pio
da
Pietrelcina
così
si
rivolgeva
ai
suoi
figli
spirituali:
“Desidero che voi tutti intraprendiate, con il vostro esempio e senza alcun rispetto umano, una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!... Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono sentirsi mai di appartenere a Cristo e, codeste, perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo ‘idolo’ entra nei loro cuori. Le donne (ed ora anche gli uomini, che si mettono in competizione), si
guardino
da
ogni
vanità
nei
loro
vestimenti,
perché
il
Signore
permette
la caduta di queste anime per tali vanità”. INVOCAZIONE A DIO Donaci,
o
Dio,
la
Luce
dello
Spirito,
per
apprendere
la
Tua
Parola, per ottenere le Virtù che guidarono la Beata Vergine Maria, nel
cammino
di
Fede
che
La
accompagnarono
fino
alla
Croce, nell’Opera
di
Redenzione
del
Tuo
Figlio
Gesù,
Nostro
Signore, O
Fonte
di
Verità
e
di
Amore,
Purificaci
e
Santificaci, affinché
possiamo
anche
noi
essere
accolti
nel
Tuo
Regno, per
glorificarTi
con
i
Tuoi
Santi,
per
Tutti
i
Secoli
dei
Secoli.
Amen 152
La variegata Celebrazione Liturgica ed il Rispetto per la Santa Eucaristia Constatando le varie Celebrazioni Eucaristiche, in molte chiese, in televisione ed anche per radio, appare evidente che esiste una variegata forma di celebrazioni liturgiche, senza che alcuno più vi faccia caso, convinti che, ormai, vi siano diversi modi di Celebrare la Santa Messa! Infatti molte sono le personalizzazioni che, certamente, non sono aderenti ai Dogmi del Santo Magistero (vedi il Catechismo e gli Articoli della Chiesa Cattolica -REDEMPTIONIS SACRAMENTUM- (Edizione Vaticana),
gli
esercizi
spirituali
di
San
Ignazio
di
Loyola
ecc.,
nonché
le
meditazioni spirituali sulla Santa Eucaristia -Padre Andrea Gasparino-). Il
famoso
liturgista
Dom
Prosper
Guèranger
era
convinto
che
l’unità
liturgica
è
anche
un
sicuro
baluardo
dell’unità
della
Fede.
Alla luce di tanti negativi esempi, rimane fermo il proposito di valutare, in coscienza, il proprio comportamento devozionale, il percorso conoscitivo interiore, il cammino di Fede, non tralasciando il rispetto che
sempre
bisogna
avere
verso
tutto
ciò
che
è
Sacro,
quindi
verso
la
Liturgia. Sarebbe auspicabile, da parte di ogni cattolico, una partecipazione zelante
al
Sacrificio
Eucaristico,
durante
la
Celebrazione
della
Santa
Messa, che raggiunge il suo culmine nel ricevere la Santa Comunione. Amando, Lodando ed Adorando il Verbo Incarnato di Gesù nella Santa Eucaristia, risuona intimamente la viva necessità di sollecitare in se e nel prossimo una particolare devozione e rispetto verso l’Ostia Santa. Per questo, molti zelanti cattolici desiderano ricevere la Santa Particola direttamente dalle mani Consacrate del Sacerdote, l’Unico che può far Scendere sull’Altare Cristo Vivente nella Santa Eucaristia. E’ un grande privilegio di tutti i fedeli poter ricevere dalle mani del Sacerdote il Corpo Vivo di Gesù; un Mistico Dono perenne, elargito attraverso la funzione ecclesiale della Santa Madre Chiesa, che ha tramandato
nel
tempo
quanto
è
stato
Donato
dallo
stesso
Gesù,
Sommo
e
Divino Sacerdote in Terra, Che ha istituito la Santa Eucaristia. Per questo le nostre mani non sono degne per toccare un Simile Dono
Vivente,
una
Così
Grande
Grazia
Divina…
non
è
un
‘obbligo’,
è
vero,
ma
dovrebbe
essere
proprio
questa
consapevolezza
interiore
a
153
riproporre una “testimonianza” di viva Fede e di Rispetto verso la Santa Eucaristia, verso Gesù! Un atto, questo, di vera e zelante umiltà. Forse se il cattolico assumerà un coerente impegno di zelo e di umile devozione verso Nostro Signore, tutto il Popolo di Dio potrà ritrovare il vivo senso del rispetto verso il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, per
ricominciare
a
ricevere
con
Fede
la
Grazia
Santificante. Il Santo Padre, in tutte le Sue Celebrazioni, da tempo ormai mostra un’ampia testimonianza di questa sua particolare forma di Rispetto verso la Santa Comunione con Cristo Gesù. Egli, infatti, distribuisce la Santa Particola
a
chi
è
in
ginocchio,
depositandoLa
direttamente
con
estrema
attenzione e delicatezza, accompagnato dal “piattino”, mai abolito dalla Santa Madre Chiesa. L’esempio
è
semplice
ma
eloquente,
quasi
un
ammonimento
per
tutti, laici e Sacerdoti! Certamente sono molti quelli che ancora (con un po’ di presunzione), si sentono ‘degni’, al livello del Sacerdote, di ‘toccare’, con le proprie mani, il Corpo ed il Sangue Vivo di Gesù! <<SE
DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO CON GESU’, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI>>.
L’ISTITUZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA <<Venuta la sera, si mise a tavola insieme ai dodici Apostoli>> (Matteo 26,20). …
E
i
Discepoli
intonarono
un
salmo:
“Beati
coloro
la
cui
via
è
immacolata, che camminano nella legge di Dio. Beati quelli che osservano i Suoi Precetti e Lo cercano di tutto cuore; che non commettono iniquità, ma che camminano nelle Sue Vie”. Gesù disse: <<Il Pane che Io darò E’ la Mia Carne, per la Vita del Mondo>> (Gv 6,51). Gesù prese la patena con i frammenti del Pane e Pronunziò le Parole della Consacrazione: 154
<<Prendete e mangiate: questo E’ il Mio Corpo Che dono a voi>>. Quando mise il Pane sulla lingua degli Apostoli, che si avvicinavano a due a due, vidi il volto di Giuda oscurarsi. Egli era stato il terzo a prendere il Corpo di Cristo. Il Signore, posandogli la Particola di Pane sulla lingua, gli aveva sussurrato: <<Fai presto ciò che vuoi fare!>> (dalle rivelazioni della Beata Caterina Emmerick). Quale sconvolgente durezza di cuore, tradire il proprio Maestro. Quale senso di pietà e di riconoscenza verso un Dio Vivo deve avere un Suo Apostolo e un Suo Discepolo! Quale ulteriore commento si può fare su tale realtà? (Signore
perdonaci,
poiché
non
sappiamo
più
quello
che
stiamo facendo!). In
questo
contesto,
è
illuminante
rievocare
una
frase
di
Don
Josè
L. M. Descalzo, che, con amarezza sottolineava questo: “Se il profanare un’Ostia
è
qualcosa
di
doloroso,
molte
volte
il
profanatore
non
sa
quello
che fa; ma quando un’Ostia viene profanata con il consenso del Sacerdote, è
qualcosa
di
umanamente
inspiegabile”.
A
questo
punto,
sarebbe
davvero
edificante
che,
per
un
atto
così
solenne
di
Adorazione,
ogni
fedele cattolico (in particolar modo un Sacerdote), riuscisse a meditare, riflettere
e
comprendere
come
comportarsi
innanzi
a
Gesù
Eucaristico,
considerando le opportunità che gli vengono offerte, nel Ricevere la Santa Particola, l’Ostia Divina, per la Comunione con Nostro Signore. Don Saverio Martucci, nel periodo di formazione alla Comunione, faceva
osservare
con
scrupolo
il
digiuno
eucaristico
dalla
mezzanotte
fino
al momento della Santa Comunione, come atto di offerta verso il Corpo di Cristo; fare il contrario, era una mancanza che andava addirittura confessata. Non
è
da
trascurare
ne
da
sottovalutare,
ma
da
intuire,
come
anche
in questa circostanza il “nemico maligno”, l’ ‘eterno falsario’, la potenza di Satana sia riuscita ad avere campo libero nella Chiesa, per ingannare l’uomo,
al
fine
di
poter
profanare
l’Ostia
Divina,
il
Corpo
Vivo
di
Gesù,
seminando tanta corruzione, provocando tante blasfemie, sacrilegi e profanazioni! (Gesù Buono e Misericordioso, Perdonaci!). Esistono ardite storie, tenute nascoste dalla stessa forza diabolica del ‘maligno’, in cui si privilegiano tante forme di comportamento blasfemo, che concorrono a dissacrare la Santa Particola del Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Immolatosi per noi sulla Croce.
155
“Signore,
Torna
nel
mio
cuore!”. Nel Sacramento del Perdono, è Gesù stesso che ci accoglie nelle Sue Braccia.
<< Darò Grazia per chi Avrò Grazia…>>.
Riflessione
–
E’
bello
ed
importante
purificare
la
propria
anima
con
il
Sacramento
della
Penitenza, per renderla il più possibile una vera e propria Reggia, degna di poter ricevere Gesù.
Il Ringraziamento a Gesù Eucaristico, Che viene a visitarci con la Santa Comunione. Spesso accogliamo con tutti gli onori gli ospiti che riceviamo in casa e ci intratteniamo
con
loro
per
tutto
il
tempo
della
loro
presenza…
invece,
quando
riceviamo
Gesù, il Figlio di Dio, il Re dei Re, troppo spesso Lo lasciamo in disparte, Lo trattiamo frettolosamente, occupandoci e dedicandoci subito ad altro, dimenticando che Egli, il Nostro Onnipotente Creatore, il Nostro Redentore e Salvatore, E’ stato accolto nel nostro corpo,
che
in
tale
momento
diviene
un
Tabernacolo
Vivente. Occorre intrattenersi con Nostro Signore Gesù in maniera umile ed in devoto rispetto, per ringraziarLo, adorarLo ed amarLo nel silenzio della propria anima; uniti con il Suo
Sacratissimo
Cuore,
possiamo
ricevere
le
Grazie
Santificanti
che
Gli
chiediamo. Riflessione – Meditare il racconto di San Filippo Neri, riguardo al Rispetto verso la Santa
Eucaristia,
affinché,
insieme
a
tanti
Tabernacoli,
Gesù
non
rimanga
solo
anche quando
Lo
riceviamo
nel
nostro
cuore.
156
Perchè Pregare per i Sacerdoti Una domanda che talvolta lascia perplessi: “Un Sacerdote, che salva tante anime, ha bisogno della Preghiera di un laico?” Certamente! Egli ha bisogno più di altri della Preghiera. Occorre
pregare
molto
per
i
Sacerdoti,
poiché
il
‘demonio’,
che
odia la Santa Eucaristia, odia anche loro e li attacca continuamente in mille modi! Le loro mani sacre, che Transustanziano lo Spirito ed il Corpo di Colui Che Salva l’uomo, sono il motivo del ‘suo’ odio… per questo ‘satana’ <<va in giro come leone ruggente, per sbranare chi incontra>>, scagliandosi contro tutti e travolgendo chiunque in ogni azione come meglio può. La sua astuzia arriva persino a non far credere o a mettere in dubbio la sua stessa esistenza, consentendo così a molti di sentirsi liberi di vivere senza la consapevolezza dei personali impegni etici, morali e religiosi. Preghiamo il Santo Curato d’Ars per i nostri Sacerdoti (pag. 10), affinché
prendano
coscienza
del
loro
vero
ruolo,
come
già
il
Santo
Padre
ha voluto manifestare, istituendo l’Anno Sacerdotale. Siamo vicini ai nostri Sacerdoti, aiutiamoli a prendere coscienza dei grandi problemi sociali ma, prima di tutto, di quelli religiosi, per allontanare da tutti i cuori lo scetticismo, l’indifferenza, l’incredulità. Affidiamoli
al
Sapiente
Amore
della
Vergine
Santissima,
perché
li
Aiuti
e
li
Consoli,
Spronandoli
sulla
via
della
santificazione,
per
abbracciare la Santa Croce di Cristo Gesù. 157
<<Chi
sta
godendo
di
tante
cose
terrene
non
è
nella
vera
Pace.
Pregate
affinché
cessi
ogni
profanazione
verso
ciò
che
è
Sacro
a
Dio,
affinché
ogni
desolazione
si
tramuti
in
gioia
e
letizia,
perché
ogni
cuore
sia puro, per essere Luce, la Sua Luce nel Mondo!>>.
Il Prof. Enrico Medi, noto scienziato di profonda Fede e spiritualità, fervoroso devoto di Gesù e Maria, soleva pregare per i Sacerdoti. In loro ritrovava la presenza del Cristo e, proprio per il fatto che dovessero abbracciare con Amore la Croce, spesso li spronava con affettuosa intensità, rivolgendo loro espressioni ricche di sentimento: SACERDOTI : SIATE GRANDI ! SIATE SANTI ! IO NON SONO PRETE E NON SONO STATO MAI DEGNO DI POTERLO DIVENTARE. COME FATE A VIVERE DOPO AVER CELEBRATO LA SANTA MESSA? OGNI GIORNO AVETE IL FIGLIO DI DIO NELLE VOSTRE MANI. OGNI GIORNO AVETE UNA POTENZA CHE MICHELE ARCANGELO NON HA. VOI, CON LA VOSTRA BOCCA, TRASFORMATE LA SOSTANZA DEL PANE IN QUELLA DEL CORPO DI CRISTO; VOI OBBLIGATE IL FIGLIO DI DIO A SCENDERE SULL’ALTARE. SACERDOTI SIETE GRANDI, SIETE CREATURE IMMENSE, LE PIU’ POTENTI CHE POSSANO ESISTERE. SACERDOTI, VI SCONGIURIAMO, SIATE SANTI! SE SIETE SANTI VOI, NOI SAREMO SALVI. SE NON SIETE SANTI VOI, NOI SIAMO PERDUTI !
“Pascete il Mio gregge”. Dal Sacerdote a Gesù. Venite a Me, voi tutti che avete fame e sete di Giustizia.
158
“ Il Sacerdozio è l’Amore del Cuore di Gesù “. -Santo Curato d’Ars-.
I doveri verso il Sacerdote Un
paragrafo
a
sé
è
dedicato
a
questo
argomento,
molto
spesso
eluso dai più, ma di estrema importanza, per il ruolo dei Sacerdoti e per i doveri dei laici verso la missione del Prete. E’ compito di ogni Cattolico aiutare i Sacerdoti, sorreggere la loro storia, proteggere la loro vocazione, sostenerli con la Preghiera, con l’affettuosa
testimonianza
che
rispecchia
l’Amore
di
Dio,
affinché
si
sentano tangibilmente aiutati nella loro missione, per professare la loro Fede con costanza e con zelo. Talvolta, turbati dalle insidie del maligno e dalle prove della concupiscenza, anche loro sono disorientati nel cammino del loro ministero. Riconoscendo che, lontani dal Santo Altare e dal Santo Confessionale, in cui rappresentano e vivono la Presenza di Cristo, la loro
umanità
è
sottoposta
ad
una
forte
prova.
Il
<< maligno >>, poi, in molti
casi,
proprio
perché
rendono
Viva
la
Presenza
del
Cristo
nell’Ostia
Santa, li perseguita e fa il resto. Per cui occorre sostenerli con forza e coraggio, stando a loro vicini, soprattutto con la costante Preghiera, offerta
con
intenzione
e
con
costanza,
affinché
con
l’aiuto
dello
Spirito
Santo
sappiano
superare
ogni
difficoltà,
per
testimoniare
coerentemente
e
con umiltà nella Chiesa il loro << credo sacerdotale >>,
a
beneficio
di
tutto
il Popolo di Dio. 159
Anche per questo I LAICI DEVONO PRENDERE COSCIENZA della loro responsabilità, aiutando i Parroci, quindi tutti i Sacerdoti, a liberarli da quegli impegni che li deviano dalla loro missione, cercando di non coinvolgerli proponendo programmi che esulano dal loro ministero, con inviti che sono fuori dalla logica e dalla natura del loro ruolo ecclesiastico. Feste
mondane,
incontri
sociali,
inutili
ai
fini
religiosi,
coinvolgimenti
politici e quant’altro, possono turbare o, addirittura, minare la loro vocazione
sacerdotale,
con
gravi
riflessi
sull’intera
comunità. Un
capitolo
a
sé,
di
particolare
importanza
sociale
e
religiosa,
è
il ruolo che la donna ha nella vita di un Sacerdote, ma soprattutto nel comportamento
che
deve
avere
verso
tale
figura. Ribadire
l’argomento
è
di
estrema
importanza,
in
quanto
quasi
sempre questo viene evaso. Infatti sono pochi quelli che credono di conoscere la problematica, sottovalutando, per incoscienza od incapacità, il ruolo e la sensibilità della donna e quella dell’uomo. Un fattore pseudopedagogico,
intellettuale
ed
anche
psicologico,
oltre
che
fisiologico,
che
accomuna tutti, laici e religiosi, per sensibilizzare la concezione che ha la donna nei riguardi dell’uomo-prete, quindi del comportamento che le donne devono assumere nei confronti dei Sacerdoti e che, di conseguenza, anche questi devono avere verso la donna! Per affrontare con chiarezza, senza nascondigli la questione, occorre dire subito che la donna deve mostrare minori espressioni di ‘calda’ amicizia, talvolta con attaccamenti morbosi, saluti con abbracci ecc., poiché
troppa
affettuosità
è
controproducente
(...
proviamo
a
dimostrare
il contrario). Tutto questo, certamente, non deriva da una autentica espressione del bene che può avere una donna verso il suo Parroco, tanto meno verso un qualsiasi Sacerdote. Occorre essere attenti nel manifestare tali
confidenze,
non
opportune
e
fuori
luogo,
che
talvolta
nascondono
interiori sentimenti di varia natura e che possono sfociare in simpatie, certamente non adeguate nell’ambito di un rapporto religioso con il Sacerdote di Cristo. Infatti, come diceva Don Lorenzo Milani, <<
Dove
è
scritto
che
un
prete
debba
farsi
voler
bene?
A
Gesù
o
non
Gli
è
riuscito
o
non
Gli
è
importato
>>. Certamente il laico -donna o uomo- deve sapere che, come asseriva Jean Guehenno, inciampando nel vero Sacerdote, 160
deve inciampare, di conseguenza, nell’Onnipotenza di Dio (facendo, ovviamente, i conti con Lui!). Da ciò, però, il prete non deve vivere negli
allori
dell’auto
giustificazione,
sapendo
che,
come
disse
un
tale,
riferendosi alle gravi responsabilità derivanti dal suo ministero, <<Non vorrei essere al suo posto quando subirà il Giudizio di Dio>>. Le smodate espansioni di affettività esteriore, da parte di tutti, sono spesso, infatti, la causa di vere crisi affettive da parte di un Sacerdote che si
sente
solo.
Ciò
è
confermato
da
testimonianze
che,
se
pur
riservate,
hanno manifestato vere e proprie crisi interiori, suffragate da cure medicopsichiatriche. Per questo occorre sempre mostrare largo rispetto verso un Sacerdote, opponendosi a facili equivoci, che possono provocare situazioni delicate e, talvolta, pericolose per la salute dell’anima e del corpo. Anche se queste aperte osservazioni possono apparire scandalistiche o esagerate, tanto da non essere prese in considerazione e sottovalutate, il
Sacerdote
(che
è
“uomo”)
conosce
i
limiti
delle
sue
debolezze
umane
e sa anche bene che l’abito talare, soppiantato dal moderno secolarismo (infiltratosi
in
ogni
aspetto
della
vita
ecclesiastica),
è
un
potente
deterrente
contro le forze del male, uno scudo di difesa contro il “maligno” che, sotto varie spoglie, si “traveste” anche ‘lui’ per provocare, insinuare e travolgere la concupiscenza del ‘sacerdote-uomo’. Per questo, se da parte della donna permane l’incoscienza, da parte del prete-uomo non deve esserci un << abbassamento della guardia!>>,
poiché,
come
diceva
Paolo
Risso, << Un Prete vero non disarma mai, ma attacca e conquista >>. D’altra parte, come sosteneva Jonathan Swift, << Nulla può rendere i Sacerdoti tanto popolari, quanto un pò di persecuzione >>. Queste realtà, pur se di opinione comune, vanno fatte conoscere con sincera ed aperta trasparenza, proprio per difendere e proteggere lo stesso Sacerdote e salvaguardare la sua dignità, che diviene poi anche la nostra, per il bene di tutti. Il francescano Giulio Maria Scozzaro, tra le tante affermazioni sulla responsabilità del clero, osava dire che: <<L’aspetto
tragico
dell’infedeltà
di
un
sacerdote,
è
quello
che
porta
dietro
di
sé
tante
anime
alla
perdizione.
Sacerdote,
la
tua
missione
tiene
sospese tante anime tra la salvezza e la perdizione>>. Per questo, anche ai laici compete la responsabilità di saper discernere, aiutare, suggerire una missione
di
pura
e
vera
Carità,
poiché
prevenire è meglio che curare. 161
Talvolta, come sosteneva un vecchio Prete, parlando a Leon Bloy, sulla terribile mediocrità del Clero moderno, <<bisognerebbe guarire prima di tutti il medico guaritore!>>. Chi ignora (non sempre in buona fede) le conseguenze
derivanti
da
certi
comportamenti
troppo
confidenziali,
deve
capire che tutto può sempre degenerare, a causa delle conseguenze del peccato originale, che da sempre ha minato la fragilità umana. I frequentatori dell’ambiente ecclesiastico, il laico o la laica, quindi, hanno il sacro e santo dovere di rispettare e di fare rispettare i Sacerdoti, sotto ogni aspetto: pratico, morale e religioso, non solo per la loro
grande
missione,
ma
anche
perché
rappresentano
la
figura
di
Gesù
ed, in qualità di Suoi Discepoli, testimoniano la Fede in Cristo, con il grande ed esclusivo privilegio di amministrare i Santi Sacramenti. Come si fa a non rispettarli ed aiutarli? Cosa faremmo più senza di loro, senza il loro aiuto spirituale, il loro conforto con l’assistenza e la distribuzione dei Sacramenti? Assieme a tante considerazioni, espresse ed avvenute in
merito
con
diversi
Sacerdoti,
è
saggio
riproporre
quanto
il
Curato
d’Ars
affermava,
nel
dire
che
“Dopo
Dio,
il
Sacerdote
è
tutto.
Non
potete
ricordare
il
solo
Beneficio
di
Dio
senza
ritrovare,
accanto
a
quel
ricordo,
l’immagine di un Sacerdote. Il Sacerdote lo si comprenderà solamente in CIELO”. Ecco
perché
non
possiamo
coinvolgere
il
Sacerdote
negli
<<affari mondani>>,
sia
sotto
il
profilo
materiale,
che
intellettuale
e
spirituale.
Non si deve <<mondanizzare>> la vita religiosa più di quello che in molti ambienti
è
già
avvenuto
(banchetti
sociali,
feste
allegoriche
e
politiche,
spettacoli televisivi ecc.). Finché
non
sarà
capita
questa
realtà,
il
secolarismo,
che
ha
minato
profondamente il sacerdozio e le vocazioni, prenderà sempre più piede, mentre Satana spegnerà gli ultimi barlumi di Luce che si irradiano sull’umanità, sui cittadini della Chiesa, che hanno un indispensabile bisogno dei Sacerdoti. La
formazione
laica,
in
tal
senso
e
nel
suo
formalismo,
non
si
è
mai
impegnata seriamente a scongiurare la triste avventura che ha insidiato, in questo ultimo ventennio, i nostri Sacerdoti. È
l’ora
della
riscossa,
è
l’ora
della
cosciente
presa
di
posizione,
è
la Santa Madre Celeste Che chiama a raccolta i Suoi fedeli, per difendere i Suoi Figli Prediletti, per far rispettare Suo Figlio Gesù, per salvare la Santa Madre Chiesa. 162
In ultima analisi, come per qualsiasi malattia esiste la prevenzione, anche per il peccato esiste una forma di prevenzione, che si attua con la forza della volontà, con la Preghiera ed il dominio sul male. Una missione laica, questa, di grande valore e di coscienza, dove occorre
un
forte
impegno
da
parte
di
tutti,
affinché
i
Sacerdoti
si
sentano
aiutati dai loro parrocchiani, dai quali si attendono affetto, comprensione ma, soprattutto, rispetto. Non si può concludere questo delicato ed importante paragrafo in maniera semplicistica, dando l’impressione di aver esaurito gli argomenti, ma il compito di questi scritti deve necessariamente limitarsi a rievocare solo alcune affermazioni, tradotte e dettate da chi ha vissuto in prima persona la veridicità di simili esperienze. Piace, invece, terminare con una importante frase di Alvaro del Portillo, in cui sostiene che << Senza la Vergine Maria non si può raggiungere un’esistenza veramente sacerdotale>>.
Il
messaggio
finale,
ovviamente,
non
può
che
essere
rivolto
al Sacerdote, usufruendo di una frase di Padre Giulio Maria Scozzaro che,
nel
contesto
specifico
di
un
suo
libro
sul
Sacerdozio,
così
lo
esorta,
dicendo: << Sacerdote, se nel tuo cuore non Vive Gesù, cosa potrai dare agli altri? Tanto dai, quanto hai. Se non sei pieno dello Spirito di Gesù, da
quale
spirito
provengono
i
consigli
che
dai
ai
figli
spirituali
e
a
chi
ti avvicina? >>.
Abbandonarsi
a
Dio,
questo
deve
essere
il
fine
ultimo
dell’Uomo,
poiché
così
è
scritto
nella
Bibbia
<<Voglio che siate miei>> (Lv 20, 26).
. Don Saverio Martucci durante una sua Celebrazione... e durante l’Omelia.
163
Dedicato ai Sacerdoti di Cristo La
vita
esemplare
degli
ecclesiastici
illumina,
conforta
e
rasserena.
Coloro che sono chiamati alla Mensa del Signore devono brillare di purezza, con l’esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, rimuovendo ogni sozzura o immondezza di vizi e deviazioni, ogni cattivo esempio che può far scandalo. Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illuminino il mondo. Comprendano dall’Altissimo Maestro Gesù Cristo quello che Egli solennemente proclamò, non solo agli Apostoli e ai Discepoli, ma anche a tutti i Sacerdoti e Chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13). Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri. Dice infatti San Gregorio: “Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la valida predicazione”, «-specie se essa
è
artificiosamente
declamata,
con
l’aggiunta
di
una
inopportuna
gestualità ‘recitata’, ostentata da una superba voglia di apparire-». Per questo bisogna vivere nella semplicità, nell’umiltà e nell’obbedienza, per professare la Fede con la coerente testimonianza e con la semplicità dei loro pensieri. «I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento» (1 Tm 5, 17). I Sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale e l’altro personale, uno temporale e l’altro spirituale, uno transitorio e l’altro eterno. Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli Angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi Suoi ministri. Perciò, come il sole sorge sul mondo nei Cieli altissimi
di
Dio,
così
risplenda
la
luce
del
clero
davanti
agli
uomini,
perché vedano le sue opere buone e rendano Gloria al Padre che E’ nei Cieli (cfr. Mt 5, 16). «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non é fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt’intorno
e
fa
risplendere
le
cose
visibili,
così
la vita santa degli ecclesiastici giusti ed onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi é innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore. (Parte 1, Venezia 1580, 2). - Dal trattato «Lo specchio dei chierici» di San Giovanni da Capestrano (Sacerdote) -
164
<<Occorre cercare bene ed in pace il discernimento, con un’ora di Adorazione davanti al Santo Tabernacolo tutti i giorni, prima che gli eventi possano travolgere, senza più rimedio, la vita e l’eternità di coloro che ostentano una apparente coerenza con il proprio ministero>>.
Pace nel Signore !
<<
E
non
abbiate
paura
di
quelli
che
uccidono
il
corpo,
ma
non
hanno
potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna >>. (Matteo 10,28). <<Beati
voi
quando
vi
insulteranno,
vi
perseguiteranno
e,
mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli. Così, infatti, hanno perseguitato i Profeti prima di voi.>>. (Matteo 5, 1-12). <<Se
qualcuno
vuol
venire
dietro
di
Me
rinneghi
se
stesso,
prenda
la
sua
croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà>>.
(Marco 8, 34-35).
165
Conclusioni sul Rispetto verso il Sacro e verso la Casa di Dio «Sta scritto: “La Mia casa sarà Casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri» (Lc 19,45-48). Dopo
tutto
ciò
che
è
stato
sopra
esposto,
si
tenta
di
concludere
questa
carrellata
di
riflessioni,
sui
tanti
temi
scottanti
che
riguardano
tutto il popolo di Dio, con la speranza che nessuno dei Cattolici si possa ritenere esonerato dal considerare le effettive responsabilità di ognuno. Le attenzioni che occorre avere verso le necessità del clero, quindi verso il mondo ecclesiastico e della Chiesa in genere, non devono escludere, peraltro, i doveri cristiani che occorre avere verso la famiglia, la scuola e l’intera società. Al di la del rispetto verso i Sacerdoti, verso il Papa, verso la Chiesa,
quindi
verso
tutto
ciò
che
è
Sacro,
si
cercherà
di
terminare
questo compendio, alla prima parte del libro, con alcuni riferimenti, che mirano essenzialmente a “rispettare” tutto ciò che implica il buon senso e l’educazione, non solo religiosa ma anche comportamentale. Un elemento importante, quello dell’ ‘Educazione’ che, assieme al Rispetto, fa maturare ogni altro comportamento, essenziale per la vita stessa della famiglia religiosa e laica. Da tale elemento, matura l’essenza di ogni base, da cui nasce il bene, il perdono, la pace. Tutto questo, ancora, non deve essere una forma di competizione con alcuno, tanto meno una maniera per volersi distinguere, bensì un semplice atto di buona volontà, che dovrebbe essere comune a tutti, laici e religiosi, per condurre tutti ad una cosciente funzione educativa. Per entrare in chiesa, nella Casa di Dio, occorre quindi rispettare alcune regole, che non sono solo personali ed esteriori, in quanto implicano il rispetto anche verso gli altri, nel semplice contesto della buona educazione. Una particolare attenzione, alquanto trascurata, va profusa verso il modo indecoroso proposto ed accettato nei riguardi della moda. I veri cristiani non si possono esimere dall’adottare un adeguato modo di vestire, che non deve ledere il buon gusto ed il pudore. 166
“Quando si perde il pudore si perde la purezza e senza purezza si inquina la vita dello spirito, portando fango nella vita cristiana.” Tutto
ciò
non
può
essere
trascurato
in
seno
alla
chiesa,
poiché
è
parte
integrante
del
rispetto
verso
la
sacralità
del
Luogo
Santo.
Una
realtà, questa, che non può essere ignorata da nessuno! Anche se non vengono menzionati in un certo ordine, si cerca di elencare di seguito alcuni suggerimenti, tra quelli che riguardano maggiormente i doveri comportamentali del cristiano-cattolico. Inutile
rammentare
che
la
chiesa
non
è
una
sala
da
concerto,
da
teatro, o per altre manifestazioni, tanto meno un luogo comune, come spesso viene ‘usato’. Alla luce di tante esperienze, che hanno portato a determinare un grave
lassismo,
è
compito
esclusivo
dei
Parroci
evitare
concessioni
in
tal
senso, ripristinando quanto perso lungo la via nel tempo. Ecco alcuni sintetici suggerimenti, utili per tutti coloro che desiderano rispettare e far rispettare la Casa di Dio, in maniera chiara, semplice e pratica.
•
Non entrare in chiesa con abiti immodesti o indecorosi. Entrare in
chiesa
in
modo
indecoroso
è
un
grave
atto
di
offesa
verso
la Casa di Dio e verso il prossimo. Per questo i laici hanno il dovere di coadiuvare i Parroci, aiutandoli nel vigilare, all’entrata della
chiesa,
affinché
vengano
richiamati,
con
carità
e
paziente
umiltà, coloro che tentano di imporsi con fredda indifferenza alla buona educazione. •
Entrando in chiesa, fare il Segno della Croce, dopo aver intinto la punta delle dita nella Santiera (se manca l’Acqua Santa, informare
il
Parroco).
Fare
ciò
è
un
atto
di
Fede
e
di
figliale
devozione a Dio. 167
•
Se
si
transita
innanzi
all’Altare,
dove
è
custodita
la
Santa
Eucaristia,
fare,
possibilmente,
una
completa
genuflessione. •
Insegnare ai bambini a trattare con rispetto suppellettili ed inginocchiatoi. Avere un comportamento rispettoso nella Casa di Dio
significa
anche
non
fare
chiasso,
non
ridere,
non
correre,
non
parlare;;
solo
se
è
necessario,
parlare
a
bassa
voce
(così
come
si
usava
fare un tempo in chiesa, nei conventi e nei monasteri). Nel silenzio, si riesce meglio ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Un gesto di buona educazione e di rispetto anche verso chi sta pregando. •
Le mamme con bambini piccoli sono dispensate dal presenziare alla Celebrazione della Santa Messa. E’ preferibile una mamma ed un bambino in meno, che una assemblea disturbata e distratta. •
Non sottovalutare il Sacramento della Penitenza, bensì fare in modo che, nelle catechesi dei giovani e degli adulti, si faccia riprendere l’abitudine della “Confessione” periodica. Molti rifuggono questa essenziale esigenza di ritrovare la serenità dello spirito riconciliato con
Dio,
ricorrendo
ad
un
atto
di
“autogiustificazione”.
Ciò
avvalora
le tesi e le tendenze del protestantesimo, alimentando l’eresia, derivante dalla moderna confusione teologica. “Un’anima
che
vive
nella
tiepidezza
non
pensa
per
niente
di
uscirne,
perché
crede
di
essere
a
posto
con
il
Buon
Dio”. - Santo Curato d’Ars •
Se si ha la necessità di confessarsi, avvisare con paziente umiltà un Sacerdote od il Parroco. Se in chiesa esiste ancora un confessionale, chiedere e fare in modo che sia ripristinato, in modo che la Confessione avvenga in esso, emblema della sacralità di questo Sacramento. La riservatezza del confessionale incoraggia il penitente alla confessione, ne aumenta il ‘desiderio’ e consente al penitente stesso di essere più spontaneo nelle sue manifestazioni interiori, proprie di una vera confessione. L’abolizione del confessionale scoraggia tale atto di umiltà, specie quando questo deve avvenire apertamente in pubblico. Avendo spogliato la Confessione della sua sacrale essenza e riservatezza, i fedeli, pur volendo confessarsi, evitano di farlo e si
auto
giustificano,
eludendo,
così,
anche
la
curiosità
dei
presenti
che, anche se involontariamente, sono portati ad osservare ciò che avviene tra penitente e confessore.
168
<<A chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi; a chi li riterrete saranno ritenuti>> (Gv 20, 21-23).
•
L’atto penitenziale deve avvenire con umile atteggiamento di fede ed inginocchiandosi, sempre nel pieno rispetto della ‘privatice’ e nella necessaria riservatezza, che deve esserci sia da parte del Penitente, che da parte del Confessore. •
Fare
sempre
un
buon
esame
di
coscienza,
affinché
la
confessione
possa essere intrapresa con convinta sicurezza di pentimento. •
Evitare una inutile abitudinarietà, anche se si auspica una periodica ricerca della confessione, per approfondire l’esigenza di una maggiore sensibilità spirituale verso la Santa Eucaristia. •
Nei casi in cui ci si accosta al Sacramento della Confessione, occorre scegliere i tempi stabiliti dal Sacerdote, specie quando questi deve anche Celebrare la Santa Messa. •
Al
fine
di
evitare
che
il
Sacerdote
perda
tempo
a
discapito
della
Celebrazione Eucaristica, programmare la confessione, rispettando gli orari stabiliti dal Parroco. •
Come raccomandava Pio XII “l’Immolazione incruenta della Vittima Divina
(il
Sacrificio
Eucaristico)
avviene
proprio
nel
momento
della
Consacrazione”. Per cui occorre rispettare i tempi del Sacerdote, affinché
non
venga
mai
affrettata
o
compromessa
la
devozione
ed
il
raccoglimento
del
Celebrante
nei
riguardi
del
Santo
Sacrificio.
Senza cadere nel puro “liturgismo”, occorre riconoscere che spesso la
conduzione
della
Cerimonia
Sacra
(il
Santo
Sacrificio
della
Croce), non rientra nei giusti tempi di devozione, in quanto essi sono condotti in maniera affrettata. Va ricordato, infatti, che tutti gli atti liturgici e religiosi vanno rispettati, con adeguata attenzione, nel tempo occorrente, nella devozione e nello zelo, non solo in ossequio 169
•
•
•
•
•
170
alle
disposizioni
del
Santo
Magistero,
ma
per
Lodare
e
Glorificare
degnamente la Maestà Divina. Durante
l’Elevazione
è
opportuno
stare
in
ginocchio
sino
al
momento
contemplato dalla liturgia, invitando coloro che rimangono seduti almeno ad alzarsi in piedi. Nel
gesto
di
scambio
della
“Pace”,
poiché
sull’Altare
è
stato
Consacrato il pane ed il vino in Corpo e Sangue di Gesù Cristo, poiché
la
Santa
Divinità
è
Viva
e
Presente,
osservare
con
rispetto
la
sacralità del momento, limitandosi a scambiare il segno di Pace solo ed esclusivamente con la persona che sta alla nostra destra od alla nostra sinistra (attualmente, nel rito Ambrosiano, ciò avviene prima dell’Offertorio, per il rispetto sacro verso l’Elevazione e la Presenza di Gesù Eucaristico sull’Altare. Sarebbe auspicabile che tale rito si uniformasse in tutte le Celebrazioni). Importante non adottare canti religiosi di autori non esperti della Liturgia o di non chiare capacità professionali. Come per i concorsi, i festival ecc. esistono esperti per evitare di ammettere autori non qualificati,
così
nella
Chiesa
dovrebbero
essere
preposti
competenti
canonici, per selezionare, valutare ed approvare ciò che può essere aderente alla Liturgia stessa, tenendo conto delle caratteristiche e dell’idoneità artistico-musicale dei motivi. I canti non dovrebbero essere scelti tra quelli nuovi o sconosciuti, per consentire a tutti i fedeli di poter partecipare. Bisognerebbe non cantare durante la distribuzione della Santa Eucaristia,
disturbando
il
raccoglimento
dei
comunicandi,
poiché,
notoriamente, con le parole dei canti si distrae ogni personale raccoglimento dei fedeli, impedendo loro la necessaria concentrazione, che avviene con l’intima Preghiera di ringraziamento durante la Santa Comunione. Tale pausa di silenzio potrebbe essere colmata dalle piacevoli note soffuse di un organo. (Va osservato, in tale contesto, che alcuni celebranti, durante la distribuzione della Santa Eucaristia, cantano assieme all’assemblea, omettendo di presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a
cui
si
risponde
con
l’
“Amen”!
(Anche
questa
è
una
mancanza
che va fatta rilevare a quei sacerdoti che, nel distribuire la Santa Eucaristia, non osservano tale regola).
•
Come
è
stato
manifestato
in
altro
paragrafo,
sul
rispetto
verso
la
Santa Eucaristia, sarebbe auspicabile ed opportuno che tutti i devoti evitino di prendere la Santa Particola in mano, bensì, dalle mani consacrate del Sacerdote, direttamente in bocca, come usa fare il Santo Padre durante le sue Celebrazioni. L’esempio di tale zelante comportamento
è
un
grande
atto
di
rispetto
verso
Nostro
Signore
Gesù, Presente nella Santa Eucaristia, Immolatosi per noi sulla Santa Croce. L’Assunzione dell’Ostia Santa in mano, diviene un atto di debolezza umana, specie quando manca la consapevole umiltà, nel non
saper
riconoscere,
in
un
simile
atto,
la
superficialità
del
gesto.
Occorre ricordare che l’educazione religiosa, il sacro rispetto verso Gesù Eucaristico dipende dallo zelo e dalla sensibilità di ognuno, ma anche dalla volontà di non volersi uniformare a certe abitudini intraprese. Va ulteriormente sottolineato, come fervorosa devozione e rispetto verso il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, che prendere la
Santa
Particola
in
mano,
oltre
che
un
atto
di
superficialità
nei
confronti
di
Gesù,
è
anche
una
mancanza
di
doverosa
riconoscenza
verso il Sacerdote, l’unico che ha le mani consacrate per il normale svolgimento di tale Sacro Rito. Solo il Sacerdote ha il potere di Consacrare l’Ostia e poter toccare la Santa Eucaristia! Un tale elemento di così grande e sublime importanza verso il Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Vivo e Presente nella Santa Particola, viene fatto rispettare da molti Sacerdoti che, seguendo l’esempio del Santo Padre, cercano di abituare i loro parrocchiani intingendo la Particola (il Corpo di Cristo) nel Calice (il Sangue di Cristo). Tale circostanziale
comportamento,
è
un
forte
rimedio
alla
indifferente
e
grave
superficialità
con
cui,
in
questi
ultimi
anni,
ci
si
accosta
alla Santa Eucaristia. SE DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI!
Quale ulteriore commento serve a tutto ciò? Qualsiasi Prelato, od assistente spirituale, può trarre le opportune conclusioni.
171
Per tanti giovanissimi, oltre che per molti adulti, la ‘Comunione’, resa così
riduttiva
e
superficiale,
ha
compromesso
molta
parte
della
naturale
sacralità del Pane Vivo Eucaristico; senza parlare dei ragazzi che, talvolta nascondendo anche una caramella od ‘altro’ in bocca, tengono in mano IL CORPO DI GESU’ e Lo assumono nel tragitto di ritorno al loro posto, facendone scherzosamente un motivo quasi di ‘gioco’! Certamente tutto questo può dipendere da una pessima preparazione dei catechisti, ma anche
della
superficialità
di
chi
non
ha
saputo
prevedere
il
significato
e
le conseguenze di tale gesto. •
EVITARE, al termine della Santa Messa, specialmente dall’altare, forme ‘paesane’ di saluto, all’infuori del “Sia Lodato Gesù Cristo”. IL BUON APPETITO, la BUONA DOMENICA e la BUONA SETTIMANA, diventa quasi sempre per i fedeli un invito a rispondere e, conseguentemente, a continuare a chiacchierare, distraendo chi preferisce trattenersi in raccoglimento per una personale preghiera. Tutto concorre a disturbare l’atmosfera sacra della chiesa, ad invogliare i fedeli a parlare, ad uscire chiassosamente dalla Casa di Dio, senza un atto di silenzioso Ringraziamento. Certamente ogni inopportuno atteggiamento non facilita il compito di chi cerca di migliorare il comportamento in chiesa. •
Terminata la Santa Messa, se possibile, sostare innanzi al Santo Tabernacolo per un momento di intimo ringraziamento ed evitare, soprattutto, di parlare e salutarsi nell’interno della chiesa. •
Senza voler entrare nel merito di chi debba scegliere e preparare gli assistenti alle Celebrazioni Liturgiche, un’importante considerazione va fatta circa la formazione dei “Chirichetti”, i quali, molto spesso, non sono adeguati a tale essenziale servizio, per ben servire la Santa
Messa.
La
formazione
dei
“Chirichetti”
è
molto
importante
e, in molti casi, può essere un preludio alla vocazione sacerdotale. Per questa ragione il Parroco, come faceva un tempo, dovrebbe curare opportunamente e personalmente questo ‘mini-ministero’ dei ragazzi e non, ovviamente, delle fanciulle o delle ragazze, le quali, oltre al fatto che, per Regola canonica della Santa Sede, non sono ammesse a presenziare sull’Altare, non avrebbero nemmeno un futuro
vocazionale.
La
‘chirichetta’,
infatti,
di
per
sé
non
si
addice
ad
un
tale
ruolo.
Tale
sacro
compito
sull’Altare,
infatti,
è
propriamente
172
ed unicamente destinato al ‘diaconato maschile’. Va fatto conoscere,
a
tale
proposito,
che
in
qualche
caso
vi
è
stata
addirittura l’illusione di poter aspirare al diaconato femminile… Occorre smentire in partenza ogni simile possibilità, precisando che
aspirare
a
ciò
è
solo
una
eventualità
concessa
a
chi
vuole
divenire una ‘sacerdotessa anglicana’, per cui la strada giusta non
è
certamente
quella
cattolica!
Occorre,
quindi,
che
i
Parroci
rivedessero le errate concessioni fatte in questi ultimi anni alle bambine ed alle fanciulle, per accontentare tante inesperte mamme, smorzando in partenza inutili e sbagliati entusiasmi! •
Un
ulteriore
accortezza,
che
occorre
far
presente
in
chiesa,
è
quella
assunta
da
molti
fidanzati
con
il
loro
comportamento.
Non
bisogna dare per scontato che tutti conoscano l’educazione, la riservatezza ed il contegno da avere in chiesa. Mano nella mano, abbracci e consensi di ogni genere non si addicono nella Casa di Dio… mostrando tanta indifferenza verso il luogo Sacro! E’ facile notare come molti innanzi al Santo Tabernacolo passano indifferenti, evitando di genuflettersi,
o
ignorando
addirittura
che
Gesù
è
Vivo
e
Presente
sull’Altare!
Anche
questo
è
un motivo per rieducare, giovani ed adulti, al rispetto verso la Casa di Dio. Alla
scuola
del
Santo
Crocifisso,
innanzi
al
Santo Tabernacolo, nel rispetto del silenzio, nel raccoglimento e nella meditazione, il cristiano impara
a
vivere
con
fede
e
generosità
una
efficace
unione con Gesù. Se l’incontro con Nostro Signore avviene attraverso la riconciliazione con Il Sacerdote assistito dai Chirichetti, formati dal Parroco. il Sacramento della Penitenza (la Confessione), l’unione intima con Gesù si perfeziona, di conseguenza, con la Santa Comunione:
il
Mezzo
più
efficace
per
avere
sostegno
nelle
prove
di
ogni
giorno, per raggiungere le vette sublimi che Dio ci Ha concesso con il Dono della Creazione, con il Suo Amore, con la Sua Vita. •
Ancora un’attenzione da parte dei fedeli, che non ascoltano più i
richiami
dei
loro
Parroci,
è
quello
di
far
rispettare
le
suppellettili
della chiesa. Tra i tanti esempi negativi, troviamo al primo 173
posto lo stato degli inginocchiatoi, spesso e ormai usati come poggia piedi, talvolta irreparabilmente danneggiati. E’ stata eloquente l’iniziativa di un Parroco che, per far sì che gli inginocchiatoi venissero utilizzati adeguatamente, ha eliminato
una
fila
di
banchi,
distanziandoli
al
punto
che
per poterli utilizzare ed inginocchiarsi occorre alzarsi dal banco. Infatti,
essendo
posti
ad
una
opportuna
distanza,
non
è
quindi più possibile poter appoggiare i piedi. •
Una utile iniziativa, per apprendere le necessità ed i suggerimenti dei
parrocchiani,
è
quella
di
porre
una
cassetta
all’entrata
della
chiesa. In essa i fedeli, oltre alla riservatezza nel deporre le personali offerte, permette di far pervenire al Parroco le loro richieste, i suggerimenti o quelle osservazioni utili alla comunità parrocchiale che, spesso e per varie ragioni, non si riesce a fare di persona. Ciò facilita il compito sia ai fedeli che al Parroco, con enorme risparmio di tempo. •
Una valida consuetudine del Parroco era quella di visitare periodicamente le famiglie della parrocchia. Questa opportunità favorirebbe un maggiore sostegno pratico alle famiglie, mentre la Chiesa assolverebbe pienamente al proprio compito pastorale, fornendo direttamente quell’assistenza necessaria a tante anime, bisognose di aiuto morale e spirituale. •
Infine,
entrare
in
chiesa
ed
assistere
alle
funzioni
senza
cronometrare i tempi, consentirebbe una maggiore partecipazione interiore, traendone certamente un arricchimento spirituale.
RIFLESSIONE - L’assunzione della Santa Particola durante la
Santa Messa, è un sublime atto di comunione con Gesù vivo. Giuridicamente, la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), in data 19 Luglio 1989, ha stabilito che il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la Particola sulla lingua rimane “del tutto conveniente”, quantunque i fedeli potranno scegliere tra l’uno e l’altro modo, dopo una adeguata preparazione. Comunque la Chiesa non obbliga, non impone un dovere, non vincola nessuno in tal senso. 174
Nell’ultima Cena gli Apostoli erano già Sacerdoti, perché Consacrati da Cristo poco prima con le Parole “Fate questo in Memoria di Me”. San Tommaso D’Aquino, grande teologo della Chiesa, dice: “Il Corpo di Cristo appartiene ai Sacerdoti… Esso non sia Toccato da nessuno che non sia Consacrato, nessun’altra persona ha il diritto di toccarLo, eccetto in casi di estrema necessità”, poiché “L’Eucaristia non è un cibo umano, ma E’ un Cibo Divino”. San Cirillo di Gerusalemme (316-386) esorta vivamente: “Nessuna Particella del Pane Consacrato vada perduta, perché molto più Preziosa dell’oro e delle gemme”. Perciò, anche nei Frammenti più piccoli c’E’ Presente Gesù Cristo (valido ed indispensabile, in tal caso, l’uso del ‘Piattino’). Padre Tomàs Tym, appassionato di Gesù, Verbo Divino, teologo,
filosofo,
metafisico,
che
approfondì
le
lingue
antiche
(ebraico, greco e latino), il 19 Luglio del 1989, prova un immenso dolore e commenta: “Io non darò mai la Santa Comunione sulla mano. E’ un sacrilegio e porta a moltiplicare i sacrilegi contro Gesù Eucaristico”.
Egli
offrì
la
sua
vita
a
Dio,
dicendo:
“Prendi,
o
Gesù,
la
mia
vita
per
la
libertà
della
Chiesa
e
della
mia
Patria”.
Così
fu!
“Chi ha orecchie per intendere intenda” (Lc 14, 35).
Vi sarebbero da fare molte altre considerazioni sugli attuali atteggiamenti comportamentali, per confrontarli con quel ‘galateo religioso’, che ormai ha fatto storia negli annali di tanti premurosi Parroci, rimasti fedeli alla loro vera missione pastorale e che hanno saputo dirigere il loro ‘gregge’ con pazienza, con amore e con costanza… ma si ferma qui ogni altro commento sull’attuale educazione morale e religiosa, anche nell’ambito ecclesiale. Pertanto si auspica una ragionevole attenzione da parte di tutti,
affinché,
con
un
responsabile
e
graduale
cambiamento,
si
possa
‘riproporre’
e
‘ricostruire’
quanto
è
stato
fin
ora
‘distrutto’! Avendo perso non solo l’autorità, ma anche l’autorevolezza, oggi buona parte del clero non si interessa più alla formazione educativa in seno alla chiesa, per cui non si può sperare di migliorare il ‘clima’ della famiglia, tanto meno quello della società, se non si interviene prima nell’ambito ecclesiale. Alla
luce
delle
riflessioni
sopra
espresse,
che
non
derivano
175
certamente
da
antiquati
comportamenti,
è
ragionevole
pensare
che,
con
il
buon senso ed il paterno insegnamento di qualche ‘anziano parroco’, unito alla generosa consapevolezza di qualche laico e di qualche Sacerdote, si possa riaccendere il Faro della Speranza, per ridare vita ad una nuova Luce,
per
Glorificare
Dio
Padre,
l’Onnipotente
Creatore. San Giovanni Maria Vianney, un modello di Vocazione Sacerdotale, fondata sull’importanza del Confessionale, del Santissimo Tabernacolo e della Catechesi dal Pulpito.
Papa Benedetto XVI, ripropone come modello, ai Sacerdoti del terzo millennio, la Vocazione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney.
San Giovanni Maria Vianney, zelante educatore, confessore e Santo Catechista.
Don Saverio Martucci, durante una sua Catechesi.
La Cappella dove sono poste le Spoglie del Santo Curato d’Ars.
PREGHIERA DI SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY <<Vi Amo, Signore e, la sola Grazia che Vi chiedo, è di amarVi eternamente. Mio
Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che Vi amo, voglio che il mio cuore Ve lo ripeta tutte le volte che respiro>>. 176
<<In
ogni periodo, non sono mancati alcuni dotati di spirito profetico, non in verità
per
proporre
una
nuova
dottrina,
ma
per
dirigere
l’attività
umana.>> (Somma Teologica, II
II,
q.
174,
a.
6,
ad
3.). <<Non
spegnete
lo
Spirito,
non
disprezzate
le
profezie;;
esaminate
ogni
cosa,
tenete ciò che è buono.>> (1
Ts
5,
19-21).
“
E
cantavano
un
nuovo
cantico
dicendo:
…
Tu
sei
stato
immolato
e
Hai
comprato
a
Dio,
con
il
Tuo
Sangue,
gente
di
ogni
tribù,
di
ogni
lingua,
di
ogni
popolo
e
nazione
” (Apocalisse 5:9). Il
Santo
Padre,
il
Sommo
Pontefice,
Papa
Benedetto
XVI,
cerca
sempre più di esprimere, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, la necessità di approfondire l’Etica della Verità, della Carità e della
Giustizia,
nello
Spirito
di
Sapienza.
Ma
questo
è
un
altro
argomento,
di altrettanta importanza, che certamente va affrontato in maniera più approfondita. In
questa
circostanza,
il
nostro
impegno
è
semplicemente
quello
di
rispondere agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Santa Madre Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità. In questo contesto, per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, ricorriamo all’Intercessione della Santa Madre Celeste, rispondendo
con
figliale
abbandono
ed
in
totale
fiducia
alla
Chiamata
della
Regina
della
Chiesa,
così
come
Lei
si
è
espressa
in
molte
Apparizioni.
Mettersi al servizio della Beata Vergine Maria è un grande merito,
che
ci
permette
di
ricevere
la
Grazia
Santificante
della
Viva
Fede,
un Dono incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come lampade viventi, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace. 177
Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente
e
consapevolmente
tutti
i
veri
cattolici.
“
SARAI
PESCATORE
DI
UOMINI
”
LA
SANTISSIMA
VERGINE
MARIA,
L’IMMACOLATA
CONCEZIONE. (Scultura del Beato Fra Claudio Granzotto)
Novelli Sacerdoti, Devoti della Vergine Maria, l’Immacolata Concezione.
178
Considerazioni
finali
COSI’ DISSE IL SIGNORE “Ascolta Israele”…
“Ascolta Israele”… quale migliore monito per tutti, laici e religiosi! Senza l’ “ascolto” ogni altro suggerimento rimane vano. Per saper ascoltare occorre il silenzio, l’umiltà e la pace dell’animo, la purezza degli intenti, la purezza del cuore, la quiete dei sensi, il distacco dalle attrattive del mondo, l’allontanamento dal chiasso. Se nel mondo, ma anche in famiglia,
c’è
chiasso,
diventa
impossibile
ascoltare.
Occorre
ricercare
il silenzio, raccomandarlo anche ai nostri fratelli, agli altri, farlo amare con il nostro esempio, nella chiesa, nella Casa di Dio, nei conventi, nei seminari, nelle scuole, nei luoghi dove si vive l’atmosfera sacra. Solo così si può ricomporre la mente ed il cuore, per poter ascoltare la Voce dolce e
soave
di
Nostro
Signore,
per
saper
accogliere
il
Suo
Spirito
vivificante,
rigenerante, per sentire vivo l’Amore del Nostro Dio, per saperLo donare con docilità e con umile mitezza anche ai nostri fratelli. <<Occorre
opporre al modernismo le verità perfette ed assolute che hanno la loro origine in Dio, dal Quale discendono necessariamente i diritti ed i doveri degli individui, della famiglia e dello Stato e senza le quali non può sussistere la dignità e la prosperità della società civile>> ( Papa Pio XII ).
Preghiamo
la
Santa
Vergine
Maria,
la
Madre
di
tutti,
affinché
Dio
Padre Abbia Misericordia degli uomini indifferenti, degli annientatori della Fede, di tutti coloro che cercano di distogliere il Popolo di Dio, che
viene
confuso
dalle
teorie
dei
moderni
teologi,
che
modificano
le
Sacre Liturgie con comportamenti o inadeguati personalismi, di coloro che turbano il cuore dei giovani, con le false ideologie che annientano il bene dell’uomo, che distorcono la realtà. Preghiamo per tutti i fratelli in Cristo, Nostro Re e Redentore. Amen 179
*****
O Signore Nostro Dio, Che hai fatto della Beata Vergine Maria il modello di chi accoglie la Tua Parola e la mette in pratica, Apri il nostro cuore alle beatitudini dell’ascolto e, con la Forza del Tuo Spirito, Fa’ che anche noi diveniamo luogo santo in cui la Tua Parola di Salvezza oggi si compie. Per Cristo Nostro Signore.
Amen. *****
La Passione di Cristo.
“Beati coloro che avranno creduto senza aver visto”.
180
Il Cristo Redentore.
La
purificazione
dopo
la
morte.
Il combattimento spirituale e
la
serenità
interiore. La ricchezza interiore è un elemento del fascino spirituale, che si raggiunge con la perseveranza nella Fede e con l’alimento della costante
Preghiera.
In tale stato di grazia ci si avvicina sempre più a Dio,
superando
ogni
difficoltà. << Chi viene a Me e ascolta le Mie Parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha
scavato
molto
profondo
e
ha
posto
le
fondamenta
sopra
la
roccia.
Venuta
la
piena,
il
fiume
irruppe
contro
quella
casa,
ma
non
riuscì
a
smuoverla
perché
era
costruita
bene.
Chi
invece
ascolta
e
non
mette
in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza
fondamenta.
Il
fiume
la
investì
e
subito
crollò;;
e
la
rovina
di
quella casa fu grande >> ( Lc 6, 43-49). La “mistica” e l’ “ascetismo” sono importanti traguardi della vita cristiana, che possono far sperimentare la ‘Carezza di Gesù e di Maria’… “Dal
profondo
a
Te
grido,
o
Signore”. Ma prima di raggiungere tali stadi, occorre conoscere, ravvivare e sperimentare la forza della Fede, rinunciando a qualsiasi soddisfacimento personale, per affrontare con coraggio e sublime accettazione, nel segno della Croce, ogni prova ed ogni dolore. Occorre, prima di ogni cammino spirituale, rafforzare la mente dalla
distrazione
con
l’intelligente
perseveranza
e
l’umile
fiducia,
per
non farsi vincere dallo sconforto, sapendo che, come ha detto San Matteo (28,20),
“Cristo
Gesù
è
sempre
vivo
tra
noi”. L’accettazione
del
sacrificio, con l’umile donazione di se stessi per i soli Fini Divini, è
una
delle
importanti
difficoltà
da
superare, per raggiungere
le
mète
divine. Le ‘insidie diaboliche’, che si manifestano in tale stato di Grazia, sono tante e, spesso, sono accompagnate da un forte combattimento
spirituale. Per
chi,
poi,
è
uscito
da
una
crisi
religiosa
o
da
una
situazione
di
peccato, il ‘principe delle tenebre’ -il demonio- non vuole abbandonare la sua
‘preda’
e,
per
paura
che
gli
scappi
definitivamente,
cerca
ogni
mezzo
181
per paralizzare la serenità raggiunta, facendo perdere la volontà acquisita. In tal modo spera di riprendere la sua vittima, conducendola nelle tenebre del dubbio ed abbattendo, così, le forze interiori. In tale stato bisogna invocare lo Spirito Santo e seguire con serenità l’aiuto dell’Angelo Custode,
abbandonandosi
con
fiducia,
parlandoGli, cercando di allontanare ogni pensiero negativo, ogni apparente ed innocua tentazione, ogni tristezza. Essere
fiduciosi
nella
Promessa
di
Gesù,
nella
Sua
Viva
Presenza,
deve sempre e comunque essere motivo di consolazione, per riprendere la serenità perduta. Invocare
Maria, con qualche giaculatoria, serve per rientrare nella pace e nel sereno equilibrio interiore. La Madre Celeste aiuta sempre
chi
La
invoca
con
fiducia,
con
costanza
e
dedizione. Per ottenere tutto questo, bisogna essere sempre vicini al Signore Nostro Gesù, non solo con l’essere assidui alla Santa Eucaristia, ma anche con la donazione delle proprie sofferenze. Osservare e contemplare la sofferenza di Gesù innanzi alla Croce, aiuta a partecipare alla Passione di Cristo, per immedesimarsi nel Mistero Divino della Sua Missione sulla Terra. Partecipare
alla
Sua
Immolazione
sulla
Croce
è
uno
dei
più
significativi
gesti
di
totale
donazione
a
Gesù.
Queste
sono
le
migliori
fondamenta spirituali su cui deve poggiare la viva Fede, la roccia viva che non cede alla burrasca delle tempeste, ma che ci sublima nella Preghiera e nell’Ascolto di Dio. E’ bene ricordare che la ‘tristezza’, il timore e lo scoraggiamento provengono
sempre
dall’influenza
del
‘nemico
maligno’, in quanto esse penalizzano le forze interiori raggiunte. In tali circostanze bisogna sapersi accettare, perdonando ogni forma di autocritica, allontanando ogni pensiero negativo. Quando
persiste
il
turbamento
e
non
si
riesce
a
superarlo,
perché
distratti
o
presi
dalla
debolezza
nella
volontà,
è
utile
accostarsi
più
frequentemente
al
Sacramento
della
Confessione,
affinché
non
si
venga
travolti dall’abbattimento provocato dalla tentazione, che fa ripiegare nel cerchio diabolico del dubbio, per essere nuovamente coinvolti nel vortice della tristezza che conduce ad una inutile e negativa sofferenza. Una
importante
riflessione,
per
mantenere
l’equilibrio
interiore,
è
182
il ricordo di Gesù, Che, sulla Santa Croce, Ha vinto la debolezza della tentazione;;
fermarsi
innanzi
al
Crocifisso,
meditando
e
contemplando
la
Sua
Croce,
ogni
nostra
sofferenza
si
perde
nel
nulla,
poiché
la
nostra
viene vinta dalla Sua sofferenza, donata per il Suo grande Amore per noi.
Gesù Cristo, il Re dei Re... ...il Divino Redentore e Salvatore.
183
Dice Gesù: ”Ascoltate ed intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo”. Quindi il dubbio, la tristezza ed il male nascono e crescono dalla nostra debolezza, dal cedimento della volontà. Occorre, quindi, rafforzare la mente ed il cuore al colloquio intimo con Gesù, vivendo
ogni
attimo
con
la
sicura
fiducia
in
Lui
e
con
la
Preghiera.
“L’uomo
buono
trae
fuori
il
bene
dal
buon
tesoro
del
cuore;;
l’uomo
cattivo
dal
suo
cattivo
tesoro
trae
fuori
il
male,
perché
la
bocca
parla
dalla
pienezza
del
cuore.
Perché
mi
chiamate
Signore,
Signore,
e
poi
non fate ciò che dico?” (Lc 6, 43-49). La
prova,
anche
la
più
dura
ed
imprevista,
è
sempre
la
mèta
da
superare con la più completa reazione delle nostre forze. Rinunziare ad ogni illusoria attrazione, constatando la fugacità delle cose di questo mondo,
aiuta
a
riconoscere
che
l’illusione
di
ogni
altro
bene
è
solo
una
conquista di un successo momentaneo. L’inutile arrivismo, l’attaccamento ai beni terreni non servono più per l’anima
che
ha
raggiunto
la
serenità
ed il benessere interiore,
poiché
essa
non desidera altro se non l’intima pace, quella dello spirito, che proviene sempre dalla serena e dalla cosciente perseveranza nel proprio cammino di Fede e di Fiducia nell’Eterno e Misericordioso Amore di Dio. Affidarsi
al
Cuore
Immacolato
della
Santa
Madre
Celeste: questo è
il
vero
segreto
per
trovare
la
serenità
e
la
letizia
del
cuore. In Lei e con Lei, ogni devoto, sa trovare, in piena consapevolezza, l’aiuto nella battaglia contro il male, la forza e la sicurezza della vittoria. Così assicura la Vergine Maria: “ Non temete la Croce, poiché è la Croce di Gesù. Attraverso la Santa Croce la Vittoria”. “ Non temete! Nulla potrà contro di voi il mio ‘avversario’, se vivrete nell’Amore perfetto e nella Mia Luce”. Amore è anche fedeltà, umiltà, carità, prudenza e perdono.
<<Se l’uomo umilmente sta presso il Padre e Gli chiede di non permettere
che
Satana,
il
mondo
e
la
carne
trionfino
su
di
lui,
la
tentazione
non
prenderà il sopravvento. Le corone dei beati sono ornate delle gemme delle tentazioni vinte. Umili, e perciò forti, gridate al Padre Mio e vostro: “Liberaci dal male”, e vincerete il male. E
santificherete
veramente
il
Nome
di
Dio
con
le
vostre
azioni,
come
Ho detto in principio, perché ogni uomo vedendovi dirà: “Dio E’, 184
perché essi da dèi vivono, tanto perfetta è la loro condotta”,
e
a
Dio
verranno,
moltiplicando
i
cittadini
del
Regno
di
Dio >>. RIFLESSIONE
-
L’importanza del Sacramento della Riconciliazione. Quante
volte
andiamo
a
“confessarci”
?
Come
meditiamo
nella
nostra
coscienza
prima
di
farlo?
Cerchiamo
di
sminuire
le
nostre
colpe
“giustificandole”
davanti
al
confessore?
Le
addiciamo
ad
altri,
così
che
non
confessiamo
più
noi
stessi
ma
un’altra
persona?
Quanto
più
ci
confesseremo
con
umiltà
e
sincerità,
senza
‘addolcire’
la
colpa,
tanto
più
permetteremo
alla
Grazia
di
Dio
di
invaderci
e
nutrirci
nella
pienezza
della
Sua
Misericordia.
Il Santo Confessore d’Ars.
Il Santo Confessore G. Cafasso.
Il Santo Confessore San L. Mandic’.
Il Santo Confessore Padre Pio.
185
La Parabola del seme La “Parabola del Seme”
(Vangelo
secondo
Luca
9,
30-37),
ci
fa
riflettere
ed agire in conformità ai contenuti proposti da queste poche pagine. Il
seme
che
muore,
come
dice
Gesù,
produce
e
vivifica.
Una chiave di lettura per rispondere alla Chiamata del Signore. Una Parabola di Vita, per far germogliare ed accogliere i Frutti della Sua Parola, per comprendere che Gesù si dona con Amore anche a chi
Lo
rifiuta,
superando
le
aspettative
di
ogni
immaginazione
umana,
nel
Mistero della Rivelazione, della Passione e della Redenzione. Lode e Gloria al Signore, Nostro Dio. Amen.
INVITO MARIANO Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, occorre impegnarsi
nella
Preghiera,
offerta
con
fiducia,
con
costanza,
con
fervore,
dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore,
non
con
le
labbra,
affinché
cessi
ogni
profanazione
verso
tutto
ciò
che
riguarda
il
Sacro,
perché
ogni
desolazione
si
tramuti
in
serena
gioia
interiore ed in letizia. Con tale impegno, si può affrontare un cammino di crescita spirituale, maturando la nostra vita interiore, con ogni azione quotidiana di comportamento, di offerta e di dedizione. In tal modo, possiamo renderci disponibili alla Sua chiamata, per attuare i Suoi Progetti di Salvezza. Solo così si può essere pronti a Consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, la Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa, Regina delle Vocazioni, Regina di Tutti i Popoli. Madre del Buon Consiglio, prega
per
me. Madre dei Veri Cristiani, prega
per
me. Madre delle Vocazioni, prega
per
me. 186
III PARTE LE PREGHIERE DEL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO
LONGO
CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Prega
per
noi. SANTISSIMA MADRE CELESTE
Prega
per
noi. NOSTRA SIGNORA DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI,
Prega
per
noi,
che
ricorriamo
a
Voi.
Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, prega
innanzi
al
quadro
della Madonna di Pompei.
187
PREGHIERA DI LODE
A DIO PADRE * Gloria a Te, Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno, Creatore dei Cieli e della Terra; Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. Gloria al Tuo Figlio Gesù Cristo, Portatore della Salvezza e Redentore del Mondo, Che
è
morto
sulla
Croce
per
noi. Gloria allo Spirito Santo, Che proviene da Te ed E’ in unione con Te. Gloria al Tuo Santo Regno, di Perfezione e di Giustizia, di Verità, di Bontà e di Amore, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così
sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così
sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così
sia.
*
Chi
si
rivolge
devotamente
a
DIO
PADRE
con
questa
Preghiera,
anche una sola volta al giorno, Gesù ha promesso:
“Io
non
lo
lascio
andare
alla
perdizione
e
non
lo
abbandono “.
188
PREGHIERA DI INVOCAZIONE
A
DIO
PADRE O Mio Dio, io credo, io spero, io Vi Amo e Vi Adoro. Vi domando perdono per tutti quelli non credono, non sperano, non Vi Amano, non Vi Adorano. O Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi Adoro profondamente, Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, Presente in tutti i Tabernacoli del Mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e della indifferenza con cui Egli viene offeso. O
Potenza
della
Santissima
Trinità,
per
i
Meriti
Infiniti
del
Sacratissimo Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, Vi domando la conversione di tutti i poveri peccatori. Amen. (Pater,
Ave
e
Gloria).
189
PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DEL BEATO BARTOLO LONGO Dio, Padre di Misericordia, noi Vi lodiamo per aver donato alla storia degli uomini il Beato Bartolo Longo, ardente apostolo del Santo Rosario e luminoso esempio di laico impegnato nella testimonianza evangelica della Fede e della Carità. Noi Vi ringraziamo per il Suo straordinario cammino spirituale, le Sue intuizioni profetiche, il Suo instancabile prodigarsi per gli ultimi e gli emarginati, la
dedizione
con
cui
servì
figlialmente
la
Vostra
Chiesa e costruì la nuova città dell’Amore a Pompei. Noi Vi preghiamo, Fate che il Beato Bartolo Longo sia presto annoverato tra i Santi della Chiesa Universale, perché
tutti
possano
seguirLo
come
modello
di
vita e godere della sua intercessione. ( Tre Gloria Patri )
O Signore, Vi preghiamo umilmente di volerci concedere per la Sua intercessione la grazia che ardentemente desideriamo … ( “ Pater, Ave e Gloria ” )
190
ATTO DI RIPARAZIONE AL CUORE SACRATISSIMO Dl GESÙ O Sacratissimo Cuore di Gesù, prostrati dinanzi al Vostro Santo Altare, noi intendiamo riparare, con particolari attestazioni di onore, una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali, da ogni parte, viene ferito dagli uomini il Vostro Amatissimo Cuore. O Dolcissimo Gesù, il Vostro immenso Amore per gli uomini viene purtroppo, con tanta ingratitudine, ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo. Memori però che pure noi altre volte ci macchiammo di tanta ingratitudine, ne sentiamo vivissimo dolore e imploriamo la Vostra Misericordia. Desideriamo riparare con volontaria espiazione non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salvezza, ricusano di seguire Voi come Vero Pastore e Guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo. O Misericordioso Cuore di Gesù, noi accettiamo il soavissimo giogo della Vostra Legge e, mentre intendiamo espiare il cumulo di tanti deplorevoli delitti, ci proponiamo di poterli riparare tutti. In particolare modo, desideriamo espiare per le insidie tese alle anime innocenti dalla corruzione dei costumi; le brutture della vita, che riguardano anche l’immodestia dell’abbigliamento; la profanazione dei giorni festivi; le ingiurie scagliate contro di Voi ed i Vostri Santi; gli insulti rivolti al Vostro Vicario in terra ed all’ordine sacerdotale; le negligenze e gli orribili
sacrilegi
con
i
quali
è
profanato
lo
stesso
Sacramento
dell’Amore
Divino, nel Santissimo Sacramento dell’Altare. 191
In
fine
le
colpe
pubbliche
delle
Nazioni
che
osteggiano
i
diritti
ed
il
Magistero della Santa Madre Chiesa da Voi fondata. In riparazione dell’Onore Divino vilipendiato e profanato, Vi presentiamo
il
Santo
Sacrificio
che
Voi
stesso
Offriste
un
giorno
sulla
Croce al Padre e Che ogni giorno Si rinnova sui Santi Altari: Ve Lo offriamo accompagnato con le espiazioni della Santa Vergine Maria, Vostra Madre, di tutti i Santi e delle anime pie. Promettiamo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto potremo e con l’aiuto della Vostra Grazia, i peccati commessi da noi e da tanti nostri fratelli e, per l’indifferenza verso sì Grande Amore, testimonieremo la nostra volontà di riparazione con la fermezza della Fede, la santità della vita, l’osservanza perfetta della Legge Evangelica e, specialmente, della Carità e della Giustizia. Inoltre lotteremo per impedire, con tutte le nostre forze, le ingiurie e le profanazioni contro di Voi, coinvolgendo nella buona battaglia quanti più
potremo,
affinché
tutti
uniti
potremo
seguire
e
imitare
la
Vostra
Vita
di Amore. O Misericordioso Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Benigna Corredentrice, Vi preghiamo di accogliere questo volontario impegno di riparazione. O Buon Gesù, con il dono della perseveranza, Conservaci nella fedele
obbedienza,
vivendo
nel
Vostro
servizio
fino
alla
morte,
affinché
anche noi possiamo un giorno raggiungere il Gaudio della Patria Eterna, dove con il Padre e con lo Spirito Santo Vivi e Regni, Dio e Signore, per tutti i Secoli dei Secoli. Amen. “ QUANTO FACCIO, DICO E PENSO, SIA TUTTO PER TE, O SIGNORE, MIO AMORE IMMENSO “. “ O SACRO CUORE DI GESU’, FAMMI SENTIRE IL TUO AMORE PER POTERTI AMARE SEMPRE DI PIU’ “. (Da “Preghiere e Meditazioni”, di Suor Agnese dalle cinque piaghe)
192
INVOCAZIONI A DIO PADRE PER OTTENERE SANTI SACERDOTI O
Signore,
affinché
si
Estenda
su
tutta
la
Terra
il
Regno
di
Dio, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
venga
Annunziata
la
Verità
del
Santo
Vangelo
e
Venga
Fatta
Conoscere
la
Grandezza
della
Tua
Misericordia, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Sia
Diffusa
la
Tua
Luce
e
Giungano
i
Doni dello Spirito Santo nel Mondo, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Sia
Sostenuta
la
nostra
Fede
e
Venga Alimentata la nostra Speranza, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Cresca
la
Carità
e
Siano
Confortati
i
fratelli poveri, gli ammalati ed i sofferenti nel corpo e nello spirito, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Sia
Testimoniata
la
Potenza
del
Tuo
Amore, con
l’Efficacia
del
Tuo
Perdono, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Sia
Proclamata
la
Tua
Parola
e
Possa EssereConsacrata la Santa Eucaristia, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Possa
Essere
Santificata
la
Tua
Chiesa, Dispensando i Doni dei Sacramenti, Donaci Santi Sacerdoti. O
Signore,
affinché
Possiamo
Essere
degnamente
Preparati
per Consacrarci al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e Nostra Madre Celeste, Donaci Santi Sacerdoti.
193
Preghiamo O Signore Gesù, per la Gloria e la Lode Perenne del Tuo Santo Nome, noi Ti Preghiamo, Manda numerosi e Santi Sacerdoti. Concedi
loro
fedeltà
e
perseveranza
nella
vocazione,
affinché,
uniti
intimamente a Te, Sommo Sacerdote, Diventino autentici Apostoli del Santo Vangelo. Tu Che Sei Dio e Vivi e Regni, in Unità con lo Spirito Santo, per Tutti i Secoli dei Secoli. Amen
Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria, Prega per noi che ricorriamo a Voi.
Novelli Sacerdoti in preghiera.
194
Quando Pregare il
Padre Nostro L’anima sincera verso Dio… Non
dice
PADRE
se
non
si
comporta
da
figlio. Non
dice
NOSTRO
se
rimane
isolato
nel
suo
egoismo. Non dice CHE SEI NEI CIELI se rimane legato alle cose futili e terrene. Non
dice
SIA
SANTIFICATO
IL
TUO
NOME
se
non
desidera
onorarLo. Non
dice
VENGA
IL
TUO
REGNO
se
insegue
le
lusinghe
del
mondo. Non
dice
SIA
FATTA
LA
TUA
VOLONTA’
se
si
ribella
alla
sofferenza
della
croce. Non
dice
COME
IN
CIELO
COSI’
IN
TERRA
se
non
sa
Glorificare Dio, mettendo in pratica le Verità del Vangelo. Non
dice
DACCI
OGGI
IL
NOSTRO
PANE
QUOTIDIANO
se
non
sa riconoscere la Provvidenza ed esprimere solidarietà verso il prossimo bisognoso, desiderare il “Pane di Vita Eterna”. Non
dice
E
RIMETTI
A
NOI
I
NOSTRI
DEBITI
se
cerca
solo
di
di- menticare, anziché di perdonare, condizionando il perdono di Dio. Non
dice
COME
NOI
LI
RIMETTIAMO
AI
NOSTRI
DEBITORI
se non cerca con umiltà di andare incontro al prossimo. Non
dice
E
NON
CI
INDURRE
IN
TENTAZIONE
se,
consapevole
della propria debolezza, si lascia sedurre dalle facili occasioni del ‘tentatore’. Non dice MA LIBERACI DAL MALE se non sa chiedere con umiltà al Padre la Grazia della Fede, la Speranza della Salvezza, la Perseveranza nel Bene. Non
sa
dire
AMEN
se
non
sa
sigillare
con
fervore
la
fiducia
riposta nella Preghiera.
195
Preghiera alla Vergine Santa di Loreto Vergine Santa, Madre nostra tenerissima, con
il
cuore
pieno
di
fiducia* Vi rivolgiamo la nostra preghiera. Voi che viveste con Gesù e con Giuseppe* nella Santa Casa, in umiltà, povertà ed obbedienza, otteneteci
la
grazia
di
santificarci* presso la nostra casa, in
mezzo
alle
quotidiane
occupazioni,
operando sempre sotto lo Sguardo di Dio* e per Suo Amore. Fate che la nostra vita sia gioioso servizio* a Dio ed ai fratelli, impegno cristiano nel bene, risposta fedele* alle ispirazioni dello Spirito Santo. Amen ( Salve Regina…) ( * = stacco di lettura )
(MONS.
ANGELO
COMASTRI)
La Santa Casa di Loreto.
196
Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes O Vergine Santa, nei Vostri giorni gloriosi, non
dimenticate
i
dolori
di
questa
terra. Date
uno
sguardo
di
bontà
a
quelli
che
soffrono, che
lottano
contro
le
difficoltà
di
ogni
giorno e che non cessano di temprare il loro cuore nelle amarezze della vita. Abbiate pietà di coloro che si sono amati e che sono stati separati. Abbiate
pietà
di
quanti
sperimentano
la tristezza della solitudine. Abbiate
pietà
di
quanti
sono
oggetto
della nostra attenzione. Abbiate
pietà
di
quelli
che
piangono,
di
quelli
pregano,
di
quelli
che
Vi
invocano. Abbiate
pietà
di
quelli
che
hanno
timore
di
Dio. Donate a tutti la Speranza, la Fiducia e la Pace. Amen ( Ave Maria, …)
La Madonna di Lourds, l’Immacolata Concezione.
197
Il Credo del Dolore Credo, o Mio Dio, che beati sono quelli che piangono, perché
saranno
consolati. Credo che soffrendo con rassegnazione compio in me la Passione di Cristo. Credo che in questo mondo ogni creatura geme e si addolora, aspettando il giorno della manifestazione del Figlio di Dio. Credo che non abbiamo stabile dimora quaggiù, ma che ne cerchiamo un’altra in avvenire. Credo che tutto cooperi al bene di coloro che amano Dio. Credo che essi se seminano nelle lacrime mieteranno nel gaudio. Credo che beati sono quelli che muoiono nel Signore. Credo che le nostre tribolazioni formino in noi un cumulo eterno di gloria, se amiamo non ciò che si vede ma ciò che non si vede, perché
le
cose
che
vediamo
sono
passeggere,
mentre quelle che non vediamo sono eterne. Credo sia necessario che il nostro corpo corruttibile rivesta l’incorruttibilità, che il nostro corpo mortale rivesta l’immortalità e che la morte sia assorbita dalla Vittoria Eterna. Credo che Dio asciugherà le lacrime dagli occhi dei giusti, per
i
quali
non
sarà
più
né
morte,
né
lutto,
né
gemito,
né
dolore, poiché
ogni
cosa
del
presente
mondo
cesserà. Credo che vedremo il Volto di Dio nel Suo Glorioso Regno, dove Egli ha preparato, per coloro che Lo hanno amato, Beni che l’occhio umano mai vide, né
orecchio
udì,
né
mente
di
uomo
può
immaginare. Gloria a Dio, Padre Onnipotente, Nostro Creatore. Amen _______________
198
San Michele Arcangelo.
Invocazione agli Arcangeli Arcangelo San Michael, Potenza di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Raphael, Medicina di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Gabriel, Messaggero di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Turiel, Fuoco di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Gaudiel, Lode di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Sealtiel, Preghiera di Dio, prega
per
noi. Arcangelo San Barachiel, Benedizione di Dio, prega
per
noi.
Salutazione a San Michele Arcangelo (di Bartolo Longo) Dio
Ti
Salvi,
o
Santo
Arcangelo
Michele,
Principe
Gloriosissimo
delle
Milizie
Celesti;;
il
Signore
E’
con
Te;;
Tu
Sei
Benedetto
fra
tutti
gli
Angelici
Cori;;
e
Benedetta
Sia
sempre
la
Santissima
Trinità,
Che
di
tanti
Doni,
Grazie,
Favori
e
Privilegi
fosTi
più
volte
arricchito.
San
Michele
Arcangelo,
Protettore
della
Chiesa Universale e del Santuario di Pompei, Prega per noi e Soccorrici nelle nostre necessità. Liberaci dal ‘dragone infernale’ e da tutti i nostri nemici visibili
di
invisibili,
adesso
e
al
punto
estremo
di
nostra
morte,
dopo
la
quale
speriamo,
mercè
il
Tuo
Potente
Patrocinio,
di
essere
presto
liberati
dalle
pene
del
Purgatorio
e
di
venire
da
Te
stesso
introdotti
alla
Beata
Presenza
di
Dio
nel
Paradiso. Così speriamo e così sia. 199
Preghiera per conoscere la propria Vocazione O MIO DIO, Tu Che Sei il Dio della Sapienza e del Consiglio, Tu Che
leggi nel mio cuore la retta volontà di piacere a Te Solo, per regolarmi nella scelta del mio stato ed essere conforme ai Tuoi Santi Desideri, concedimi, per intercessione della Beata Vergine, Madre mia e dei miei Santi Protettori, la Grazia di conoscere quale stato io debba intraprendere e,
conosciutolo,
abbracciarlo
sino
in
fondo,
affinché
io
possa
cercare
ed
accrescere in esso la Tua Gloria, operare per la mia salute spirituale e per il prossimo, in modo da meritarmi quel Premio Celeste che Tu, o Mio Dio, Hai Promesso agli esecutori del Tuo Divino Volere.
Amen
L’Istituzione del Santo Sacerdozio.
200
La Santa Vergine Maria, Regina di tutti i Popoli.
MASSIME PER AMARE GESÙ, MARIA E GIUSEPPE Ricavate dagli Scritti di San Alfonso Maria de’ Liguori
1.
Anelare
sempre
di
crescere
nell’amore
verso
Gesù,
Maria
e
Giuseppe. 2.
Fare
spesso
atti
d’amore
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe,
cominciando
dallo
svegliarsi. 3.
Addormentarsi
con
un
atto
d’Amore,
cercando
sempre
di
unire
la
propria
volontà
a
quella
della
Sacra
Famiglia.
4.
Ogni
mattina
prendere
dalle
Mani
di
Gesù,
Maria
e
Giuseppe
la
propria
croce. 5.
Accettare
e
offrire
le
proprie
amarezze
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
6.
Fare
tutto
ciò
che
può
piacere
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
7.
Visitare
spesso
il
SS.
Sacramento,
meditando
la
Passione
di
Gesù
e
i
dolori
di
Maria
e
Giuseppe. 8.
Compiacersi
dell’Amore
di
Dio,
ringraziandoLo
sempre
con
Lode
e
Gloria.
9.
Amare
le
cose
semplici
ed
Onorare
Maria
e
Giuseppe
per
Glorificare
Gesù
Cristo.
10.
Cacciare
dal
cuore
ogni
affetto
che
non
sia
per
Gesù,
Maria
e
Giuseppe. 11.
Soffrire
con
rassegnazione
le
croci
dicendo:
“così
piace
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe”.
12.
Negarsi
le
proprie
soddisfazioni
per
amore
di
Gesù,
Maria
e
Giuseppe. 13.
Essere
uniti
a
Loro,
il
più
possibile,
con
la
Preghiera.
14.
Accettare
tutte
le
mortificazioni
che
ci
abituano
all’umiltà
e
all’obbedienza. 15.
Desiderare
e
procurare
che
tutti
amino
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
16.
Desiderare
di
morire
piuttosto
che
fare
un
peccato
veniale
deliberato. 17.
Comunicarsi
spesso
e
più
volte
al
giorno
spiritualmente. 18.
Chiedere
sempre
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe
il
loro
Amore. 19.
Saper
rinunciare
alle
cose
terrene,
per
desiderare
il
Paradiso
e
poter
amare
in
Eterno
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
201
20.
Parlare
spesso
agli
altri
dell’Amore
di
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
21.
Accettare
le
cose
che
ci
sono
contrarie
per
amore
di
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
22.
Pregare
sempre
per
i
peccatori
e
per
le
anime
del
Purgatorio.
23.
Ricorrere
spesso
a
Maria
Santissima,
affinché
ci
ottenga
l’Amore
a
Gesù
Cristo.
24.
Soffrire
con
rassegnazione
le
croci
dicendo:
“così
piace
a
Gesù,
Maria
e
Giuseppe”.
25.
Negarsi
le
proprie
soddisfazioni
per
amore
di
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
26.
Essere
uniti
a
Loro,
il
più
possibile,
con
la
Preghiera.
27.
Eseguire
tutte
le
nostre
azioni
come
se
fosse
l’ul¬tima
volta.
28.
Perseverare
nelle
buone
opere
e
nella
Preghiera
in
tempo
di
aridità
spirituale.
29.
Non
fare,
né
lasciare
fare
niente
di
negativo
per
rispetto
umano.
30.
Non
lamentarsi
di
se
stessi,
anche
nelle
infermità.
31.
Amare
la
solitudine
per
trattenerci
da
solo
a
solo
con
Gesù,
Maria
e
Giuseppe.
32.
Scacciare
la
malinconia
e
non
farsi
coinvolgere
dalla
tristezza.
33.
Nelle
tentazioni
ricorrere
a
Gesù
Crocifisso
e
a
Maria
Addolorata.
34.
Confidare
nel
conforto
di
Gesù
Cristo
contemplando
la
Sua
Passione.
35.
Dopo
l’errore
non
confidare,
se
prima
non
ci
si
è
pentiti
nel
cuore
e
confessati.
36.
Far
bene
a
chi
ci
fa
male
e
pregare
per
loro.
37.
Parlare
bene
di
tutti
e
scusare
l’intenzione,
se
non
possiamo
l’azione.
38.
Soccorrere
il
prossimo
quanto
più
è
possibile.
39.
Non
fare,
né
dire
cose
che
disgustano
il
Signore
e
la
Santa
Vergine
Maria;;
quando
si
manca,
chiedere
umilmente
perdono. 40.
Parlare
sempre
con
mansuetudine
e
con
voce
bassa.
41.
Offrire
alla
Sacra
Famiglia
tutte
le
umiliazioni
che
si
ricevono.
42.
Rispettare
i
Superiori
come
Gesù
Cristo,
quando
si
manca,
chiedere
umilmente
perdono. 43.
Ubbidire
con
umiltà
e
senza
replicare,
non
cercando
di
gratificarsi.
44.
Amare
gli
uffici
più
bassi
(non
ambire
a
posti
di
potere).
45.
Non
parlare
di
sé,
né
in
bene
né
in
male.
46.
Essere
umili
anche
con
le
persone
inferiori
a
noi.
202
47.
Non
replicare
ad
un
richiamo
e
non
essere
permalosi.
48.
Non
difendersi
quando
si
è
incolpati
ingiustamente.
49.
Tacere
quando
siamo
disturbati
ed
incompresi.
50.
Rinnovare
spesso
il
proposito
di
farsi
santi
dicendo:
“Gesù,
Maria
e
Giuseppe,
voglio
essere
tutto
Vostro”.
“Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia!”
La Santa Natività di Gesù.
La Sacra Famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria.
Sia Lodato sempre il Nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria; Ausilium cristianorum, Ora
pro
nobis.
203
INVOCAZIONI
E PREGHIERE, PER L’ATTO
DI
CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DELLA SANTISSIMA
VERGINE MARIA
La Regina del Cielo e della Terra La Regina della Chiesa La Regina della Pace
204
INVOCAZIONE ALLA
POTENZA DEL DIVINO AMORE Eterno Padre, in Nome di Gesù Cristo e per l’Intercessione della Vergine Maria, l’ Immacolata Concezione,
Mandaci
lo
Spirito
Santo. Vieni Spirito Santo, Vieni per la Potente Intercessione del Cuore Immacolato di Maria,
Tua
Sposa
Amatissima. Spirito Santo, Dio
di
infinita
Carità,
Vieni
con
il
Tuo
Santo
Amore
e
Confortami. Spirito Santo, Dio
della
Luce
e
delle
Virtù,
Vieni
nella
mia
mente
ed
Illuminami. Spirito Santo, Fonte
e
Donatore
di
Celesti
Lumi,
Dissipa
la
mia
ignoranza
e
Convertimi. Spirito Santo, Amore
Soave
del
Padre
e
del
Figlio,
Che
Dimori
in
me,
Trasforma
la
mia
anima. Spirito Santo, Fiore
e
Profumo
della
Santità
di
Dio,
Brucia
ogni
macchia
e
Purifica
la
mia
anima. Spirito Santo, Dio
di
Infinita
Purezza
ed
Autore
di
ogni
Bene,
Santifica
la
mia
anima. 205
Spirito Santo, Dono di Dio alla mia anima, Maestro
Interiore
e
Spirito
di
Fortezza,
Rendi
nuovo
il
mio
cuore,
Scaccia
ogni
affetto
disordinato,
perché
possa
ardere
di
puro
ed
eterno
amore. Spirito Santo, Accendi
in
me
il
Tuo
Fuoco
Divino
e
Comunica
al
mio
cuore
il
Tuo
Volere. Spirito Santo, Rendimi
forte
e
costante
nell’intraprendere
tutto
quello
che
il
Signore
Vuole
da
me. Spirito Santo, Infondi
in
me
lo
Slancio
Soprannaturale
per
l’Apostolato,
il
Coraggio
nei
sacrifici
e
l’Energia
nelle
fatiche,
per
difendere
intrepidamente
la
Santa
Madre
Chiesa,
affermando
davanti
a
tutti
l’integrità
della
mia
Fede,
con
la
vera
obbedienza
al
Papa
ed
ai
Vescovi. Spirito Santo, Circondami
della
Tua
Onnipotenza, Sostienimi
con
il
Tuo
Vigore,
Avvolgimi
nella
Tua
Invincibile
Fortezza,
per
la
Causa
di
Cristo
Signore
e
per
la
Gloria
della
Santissima
Trinità. Spirito Santo, con
profonda
umiltà
e
con
ardente
desiderio
chiedo
i
Tuoi
Santi
Doni,
per
il
Beneficio
Spirituale
e
Temporale
mio
e
di
tutti
i
fratelli
in
Cristo
Gesù. Amen ( Tre Gloria Patri … )
206
Preghiera prima della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria O
BEATA
VERGINE,
MARIA
SANTISSIMA,
Voi che Vi siete offerta al Signore in modo così perfetto da meritare di essere favorita della più sublime vocazione, a cui una creatura possa essere innalzata, degnateVi di venire in mio soccorso, per conoscere i Disegni di Dio sulla mia anima. O Madre Tenerissima, a Voi abbandono ogni inquietudine sul mio avvenire, a
Voi
affido
tutto
me
stesso,
affinché
disponiaTe
di
me
secondo il Vostro volere. O Stella del mare, siate la mia Guida; Dissipate le tenebre della mia anima, Fate tacere le voci del mondo che mi circondano. Illuminate la mia mente ed il mio cuore, affinché
io
possa
conoscere
la
Voce
di
Dio;;
Fortificate
la
mia
volontà
affinché,
dopo averla intesa, io sappia seguirla, ripetendo con Voi il mio ‘Ecce’ ed il mio ‘Fiat’. Così
sia. 207
ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA ( del Movimento
Laico
di
Preghiera
“Beato
Bartolo
Longo”
)
O Vergine Dolcissima, O Regina del Cielo e della Terra, O Madre di Misericordia, cui il Sommo Padre, per adempiere al Progetto di Amore, volle
affidarVi
la
nostra
salvezza
e
santificazione, accogliete
questa
fiduciosa
Preghiera.
Io mi consacro al Vostro Tenerissimo Cuore Immacolato. Vi
affido
tutto
il
mio
essere,
Vi dono la mia vita, tutto ciò che sono, tutto ciò che amo, tutto ciò che possiedo, tutto ciò che mi appartiene di materiale e di spirituale: il mio corpo, il mio cuore, la mia anima. Vi offro le gioie ed i dolori, i pensieri e le speranze, le parole e le azioni. O Vergine Immacolata, rinnovo nelle Vostre Mani le promesse Battesimali. Rinunzio per sempre al maligno, al nemico della nostra gioia, al ‘padre del dubbio’ e della menzogna, ai suoi inganni, alle sue opere ed alle sue seduzioni, consegnandomi fedelmente a Gesù, Dono Vivo dell’Amore di Dio per me. 208
O Maria, Madre della Speranza, fatemi scoprire la mia vocazione cristiana, per saper intuire i segreti del Vostro Amore e saper comprendere i Progetti Divini su di me. O Madre Amabile, o mia Sovrana Soccorritrice, insegnatemi le Virtù del Santo Vangelo, per imparare a pregare, a perdonare e ad amare. O Aiuto e Rifugio dei cristiani, donatemi un grande amore per la Vostra Chiesa, per il Santo Padre e tutto il Suo Magistero, sul quale invoco la Vostra particolare e Materna Protezione. O Maria, Regina del Santo Rosario,
concedetemi
i
frutti
di
questa
filiale
Preghiera: donatemi la purezza dei sentimenti, una profonda umiltà, una carità ardente, la santità dell’anima, per essere anch’io degno Apostolo del Santo Rosario, Ispiratemi quelle azioni gradite al Vostro Cuore Immacolato, affinché
tutto
si
armonizzi
con
l’amore
in
Voi e con la fedeltà alla Parola di Gesù, Nostro Redentore. Fate che, con il mio esempio, possa manifestare agli altri la Grazia ricevuta con il dono della Fede e dell’Amore, per condurre all’ovile della Vostra Santa Chiesa molti miei fratelli in Cristo.
• • •
O Misericordiosa Madre e Regina della Chiesa, Vi domando tre Grazie speciali: per non venire meno alle mie promesse, fatemi evitare il peccato ed essere Vostro per sempre; fatemi essere fedele e costante nell’onorarVi con la Preghiera del Santo Rosario; fatemi
combattere
fino
alla
fine
con il vessillo della Santa Corona che mi unisce al Cielo. 209
O Madre dell’Amore Eterno, o Purissima Vergine Maria, Che, per Opera della Santissima Trinità, con la Vostra Immacolata Concezione, fosTe eletta Tabernacolo della
Divinità, Voi Che, nel Mistero dell’Incarnazione, fosTe fatta Vera Madre di Dio, Voi Che stando in Adorazione con gli Apostoli nel Cenacolo fosTe Infiammata
di
Spirito
Santo, Infondetemi
l’ardente
e
fiduciosa
volontà per
Glorificare
l’Ispiratore
di
ogni
Bene,
affinché
Egli,
con
il
Fuoco
del
Suo
immenso
Amore, Trasformi
e
Santifichi
la
mia
anima. O Madre della Speranza e della Divina Grazia, Sostenetemi
nei
momenti
difficili
della
mia
vita
terrena, affinché,
nell’ultima
ora, con il Vostro Nome sulle mie labbra, possa
ottenere
la
Vittoria
finale, per essere accolto nella Corte degli Angeli e dei Santi e giungere nella Gloria del Cristo Risorto. Amen
Ringraziamo la Vergine Santissima per averci accolto nella Schiera dei
Suoi
devoti
figli.
RendiamoGli
testimonianza
della
nostra
devozione,
facendoci condurre docilmente nell’Amore del Suo Amatissimo e Divino Figlio, con un Atto di Consacrazione al Sacratissimo Cuore Gesù.
210
ATTO DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE DI GESU’ Il Tuo Cuore, o Gesù, E’ Asilo di Pace, il Soave Rifugio nelle prove della vita, il Pegno Sicuro della mia Salvezza. A Te mi Consacro interamente, senza riserve e per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, della mia anima, del mio corpo e di tutto me stesso. I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affetti sono Tuoi, o Gesù. Io mi dono interamente a Te, O Mio Gesù. Ora che tutto Ti ho offerto, che tutto Ti ho donato, che tutto appartiene a Te, o Mio Signore, voglio amarTi sempre più, voglio vivere e morire di amore per Te. Fa, o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore, siano un dono di Amore per Te. O Sacro Cuore di Gesù e Mio Signore, Fa che l’ultimo mio respiro sia la mia ultima offerta a Te, in un atto di ardentissimo e purissimo Amore per Te. Amen. 211
Affidamento
alla
Santa
Madre
Celeste Madre mia! Vedendomi sempre travolto dal turbinio degli affetti umani, aggrappato alla illusoria protezione ed al conforto delle creature, con vivo pentimento penso alla Vostra solitudine, da Voi cercata ed amata con umiltà. Madre mia! Aiutatemi,
Vi
prego,
affinché
possa
anch’io
accettare con fede gli abbandoni, i tradimenti, le calunnie, le derisioni, la solitudine, che tanto mi aiutano a distaccarmi da tutto, felice di attendere l’eterno
Incontro,
quando,
chiusa
per
sempre
la
porta
delle certezze umane, Vi rivedrò, Madre mia, Rifugio dei peccatori, Madre degli orfani, dei delusi, dei perseguitati. Madre mia, Vi vedrò, Vi ammirerò,Vi benedirò, perché nel pianto, nelle tante tribolazioni, Siete stata il mio Rifugio, Statua della Madonna il mio Aiuto, la mia Salvezza. ( Ave Maria...) di Fatima Pellegrina.
Beneditemi,
O
Maria
! Beneditemi, O
Maria
! quando inginocchiato innanzi al Buon Dio, Gli offro il tributo mattutino delle mie Lodi e delle mie Preghiere; Gli presento il mio cuore e Lo supplico di Illuminarmi, Assistermi e Proteggermi per tutta la giornata. Beneditemi, O
Maria
! quando mi incammino la dove il dovere mi chiama, quando lavoro, passando da un’occupazione all’altra, quando studio o mi affatico. Beneditemi, O
Maria
! quando le prove e le contraddizioni, i dubbi e la stanchezza, vengono ad esercitarmi nelle virtù, quando la Misericordia 212
Divina
mi
presenta
il
calice
del
dolore,
per
provarmi,
per
purificarmi,
per
rafforzarmi. Beneditemi,
O
Maria
! quando le forze del maligno si scatenano contro di me, per tentarmi con gli esempi, per lusingarmi con le seduzioni, per travolgermi con i piaceri. Beneditemi, O
Maria
! quando al tribunale di penitenza cerco il rimedio ai miei mali, la guarigione alla mia povera anima, la forza per resistere alle mie passioni. Beneditemi, O
Maria
! quando mi accosto alla Sacra Mensa, per ricevere il Pane degli Angeli, il Vostro Gesù. Beneditemi, O
Maria
! quando stanco dalle fatiche giornaliere, mi reco al
riposo,
al
fine
di
riprendere
con
nuovo
slancio
e
maggior
fervore
la
‘via
del cielo’. Beneditemi, O
Maria
! e la Vostra Benedizione mi accompagni in ogni istante: di giorno e di notte, nella gioia e nella tristezza, nel lavoro e nel riposo, nella sanità e nella malattia, nella vita e nella morte, nel tempo e nell’Eternità ! Amen Beneditemi, O
Maria
!
Concepita senza peccato; Beneditemi, O
Maria
! Figlia dell’Eterno Padre; Beneditemi, O
Maria
! Sposa dello Spirito Santo; Beneditemi, O
Maria
!Madre del Divin Figlio Gesù; Beneditemi, O
Maria, nel
Nome
del
Padre
e
del
Figlio
e
dello
Spirito
Santo. Così sia, o Dolce, o Pietosa, o Amabile Maria. (Tre Ave Maria)
Preghiera per il Voto di Castità (Dopo matura meditazione e dietro assistenza del confessore) O SANTISSIMA TRINITA’, Padre, Figlio e Spirito Santo, io, Vostro umile
figlio
ed
indegna
Vostra
creatura,
alla
presenza
della
Mia
Sovrana
e
Regina, Maria Santissima Immacolata, per unirmi sempre più intimamente a
Voi,
Vi
prometto
con
voto
di
osservare,
da
questo
momento
fino
a
…
(stabilire una data), un’intera e perfetta castità di pensieri, di parole, di 213
opere, di desideri, mediante la Vostra Potente Grazia ed il Materno Aiuto di Maria Santissima, mia Regina e Padrona. Accogliete, o mio Signore, questo voto imporporato dal Preziosissimo Sangue del Vostro Diletto Figlio Gesù, Agnello Immacolato, nostro Redentore, che ho ricevuto nella Santissima Eucaristia. Concedetemi, o Padre Onnipotente, la Grazia di osservare fedelmente quanto solennemente Vi prometto. Ve lo chiedo per intercessione della Vergine Immacolata, Regina dei Vergini, del mio Angelo Custode, di San Giuseppe, Custode della Verginità di Maria Santissima, di San Giovanni evangelista e di Tutti i Santi Protettori. Così Sia. Amen (Tre
Gloria
al
Padre)
Preghiera per la Professione di Fede, per rinnovare i Voti ed invocare la Benedizione di Dio Padre. O Padre Onnipotente, Origine e Fonte di ogni Benedizione, Che
Vi
compiacete
della
crescita
spirituale
dei
Vostri
figli, Salvateci per la Vostra Misericordia * e Mostrateci la Vostra Benevolenza. Noi, detestando tutte le nostre passate negligenze * e le colpe commesse, Vi chiediamo di Risanarci e Rinnovarci nello spirito, affinché
possiamo
realizzare
i
Vostri
Disegni
di
Amore. Amen O Dio e Nostro Signore,
noi
confidiamo
nel
Vostro
Divino
Amore
e speriamo in Voi. Vi
supplichiamo
umilmente
affinché, con la Potenza del Vostro Spirito * e con la Grazia del Cristo Risorto, possiamo essere liberi da ogni male * ed essere sempre guidati sulla Via che conduce a VOI. Amen.
214
O Dio, Che in Cristo Gesù * Avete rivelato al mondo la Vostra immensa Gloria, Fate che portando ogni giorno, fedelmente e con dedizione, la nostra Santa Croce, possiamo conformarci * all’Immagine del Vostro Amabilissimo Figlio Gesù. Amen. O Padre Misericordioso ed Eterno
Che,
nella
Vostra
infinita
Bontà,
Donate
ai
Vostri
figli
la
vocazione*
per aderire al Disegno della Vostra Divina Sapienza, Concedete a noi di imitare* e partecipare alla Passione di Cristo Gesù. Per la nostra santità, per la salvezza delle famiglie laiche e religiose* a Voi consacrate* e per il trionfo della Vostra Santa Chiesa, Vi offriamo tutte le nostre sofferenze
morali,
spirituali
e
fisiche. Amen. O Dio, Unico e Trino, Luce del Sapiente Amore Divino, Donateci la perseveranza e la dedizione nel cammino intrapreso e, con la Grazia dello Spirito Santo* e con l’Aiuto dell’Immacolata Vergine Maria, Concedete a noi il fermo proposito* di vivere sempre il bene della castità -carisma dell’amore e della perfetta letizia-, della povertà
-che ci libera da ogni vincolo terreno-, dell’obbedienza - che ci fa testimoniare gli insegnamenti della Santa Madre Chiesa -, affinché
possiamo
divenire
strumenti
di
Fede,
di
Speranza
e
di
Carità. Amen. O Padre Benedetto del Signore Nostro Gesù Cristo, Concedete, ancora, di imitare l’esempio* ed il fervore dei Vostri Santi Beati, come San Francesco, Sant’Antonio, Santa Bernardetta, il Beato Fra Claudio, il Beato Bartolo Longo * e tutti i Vostri Eletti, affinché
possiamo
anche
noi,
un
giorno, far parte della loro mirabile schiera, nel Gaudio Eterno del Paradiso. Amen. 215
O Beatissima e Santissima Trinità, Spirito di Sapienza e Carità Perfetta, Custoditeci, Vostri servi, all’Ombra delle Vostre Ali * e Guidateci nei Divini Sentieri. Rinnovando il nostro impegno di amore, di fedeltà e di lode, noi
Vi
Glorifichiamo
e,
per
intercessione
di
Gesù
Cristo,
Nostro Signore, Invochiamo la Vostra Santa Benedizione: nel Nome di Dio Padre, del Figlio Gesù e dello Spirito Santo. Amen. ( Gloria
al
Padre… )
Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno, per
la
salvezza
dei
propri
cari. Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno, in Nome del Tuo Figlio Gesù Cristo, Morto per noi sulla Croce, Ti chiediamo con cuore sincero:* Dona a tutti
i
nostri
familiari*
la
Fede
ed
il
Tuo
Santo
Spirito,
affinché,
con
la
Grazia
della conversione, possano vivere sempre* secondo gli Insegnamenti Evangelici del Tuo Figlio Gesù. Padre Buono e Misericordioso, nel Nome del Tuo Prediletto Figlio, il Cristo Gesù, Intervieni con il Tuo Perdono, con la Tua Grazia, con il Tuo Amore Misericordioso. Amen (Gloria al Padre …) ( * = stacco di lettura )
216
Riflessione
alla
Preghiera
di
Suffragio << - < … > - … Per questo ancora la Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che, già destinata alla trionfante, ancora
ne
è
esclusa
per
l’espiazione
soddisfattoria
delle
mancanze
assolte,
ma non interamente scontate davanti alla perfetta Divina Giustizia. Tutto nell’Amore
e
per
l’Amore
deve
farsi
nel
Corpo
Mistico,
poiché
l’Amore
è
il Sangue che circola in esso. Sovvenite i fratelli purganti. … E in verità vi
dico
che
il
suffragio
ai
morti,
perché
entrino
nella
pace,
è
grande
opera
di
misericordia, della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. Quando, alla resurrezione della carne, sarete tutti raccolti davanti a Cristo Giudice, fra quelli che Io Benedirò saranno anche coloro che ebbero amore ai fratelli purganti, offrendo e pregando per la loro pace>> .
Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo
O
Beata
Vergine
del
Suffragio,
O
Santa
Vergine
Maria,
Vi
raccomando
le
anime
di
tutti
i
miei
cari
defunti.
Vi
raccomando
anche
le
anime
di
tutti
coloro
che
sono
stati
dimenticati.
Per
coloro
che
soffrono
in
Purgatorio
sovvenga
la
Tua
Misericordiosa
ed
Amorevole
compassione
di
Madre. ( Ave Maria … ) Santa Vergine Del Carmelo, Rifugio delle Anime, prega per noi.
217
ORAZIONE A GESU’ REDENTORE PER OTTENERE UNA SANTA MORTE
O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Padre di Misericordia, con un cuore umiliato, Vi raccomando la mia ultima ora e ciò che mi attende dopo di essa. Quando le mie mani non
potranno
più
stringerVi
Crocifisso: Misericordioso
Gesù,
Abbiate
pietà
di
me! Quando le mie labbra pronunzieranno per l’ultima volta il Vostro adorabile Nome: Misericordioso
Gesù,
Abbiate
pietà
di
me! Quando
il
mondo
intero
sparirà
intorno
a
me,
poiché
gemerò
nell’angoscia
dell’agonia: Misericordioso
Gesù,
Abbiate
pietà
di
me! Quando il mio debole cuore, oppresso dal dolore della malattia,
terminerà
i
suoi
battiti: Misericordioso
Gesù,
Abbiate
pietà
di
me! Quando
la
mia
anima
comparirà
innanzi
alla
Vostra
Santa
Presenza
e
vedrà,
per
la
prima
volta,
lo Splendore Immortale del Vostro Divino Volto: Misericordioso
Gesù,
Abbiate
pietà
di
me! “ O mio Signore e mio Dio, io
accetto
e
Vi
offro
le
afflizioni,
i dolori e gli affanni della mia morte, che
affido,
fin
d’ora,
alla
Santa
Volontà
della
Vostra
Infinita
Misericordia”. Amen (Preghiera di richiesta a Cristo Gesù, da Invocare possibilmente tutti
i
giorni,
innanzi
al
S.S.
Crocifisso).
218
LA DEVOZIONE DELLE “ TRE AVE MARIA “ Per il Potere che Ti Ha concesso l’Eterno Padre: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,
o
Maria... Per la Sapienza che Ti Ha concesso il Divin Figlio Gesù: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,
o
Maria... Per l’Amore che Ti ha concesso lo Spirito Santo: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,
o
Maria...
La Regina del Divino Amore.
219
LE
TRE
SANTE
E
POTENTI
SUPPLICHE PER L’ANIMA IN AGONIA O
PER
QUELLA
DI
UN
DEFUNTO Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Che con il Sudore del Tuo Preziosissimo Sangue* nell’Orto degli Ulivi* Offristi per noi, all’Amato Padre Celeste, la
Tua
Santissima
Passione,
Abbi
pietà
del
Tuo
figlio/a
……................
e,
per la Tua Divina Giustizia, pur se dovesse meritare il castigo* a causa dei
peccati
commessi,
Riconcilialo/a
con
Te*
e
Accetta
in
dono,
per
la
sua
salvezza,
gli
affanni,
i
dolori
e
le
afflizioni*
che
lo/a
hanno
oppresso/a
nella sua ora di angoscia e di agonia. O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!
Amen
!
Amen
! (Pater, Ave e Gloria) O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che con mitezza Donasti il Tuo Preziosissimo Sangue* e Moristi per noi sul Tronco della Croce, sottomettendo la Tua Volontà al Padre Celeste, libera l’anima del Tuo figlio/a
……................
*
da
ogni
peccato*
e,
in
virtù
delle
Tue
Sante
Ferite*
e
per
gli
infiniti
Meriti*
del
Tuo
Santo
Martirio,
Salvalo/a
dall’espiazione
delle sue colpe* che possono essere state causa* di perdizione eterna. O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!
Amen
!
Amen
! (Pater, Ave e Gloria)
220
O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che per l’Immenso Amore Divino* fosTi attirato dal Cielo nel Seno della Vergine Benedetta, Condividendo con noi la natura umana* in questa valle di sofferenze, Consentendo, quale segno di Grande Amore per noi, di essere condannato a morte, di morire ed essere sepolto, per poi Risorgere, Fa che l’anima del Tuo figlio/a
……................,
dopo
la
sua
ultima
dura
prova,
sia
stata
ispirata
e
salvata* dalla Luce della Tua Divina Sapienza. O Pietoso Gesù, che Hai donato il Tuo Santo Corpo* come Vero Cibo* e che Hai Versato il Tuo Preziosissimo Sangue* come Vera Bevanda, Tu, Che con la Forza del Tuo Potere Divino* Hai mandato lo Spirito Santo* nei Cuori dei Tuoi Apostoli* e nei cuori di tutti coloro* che sperano e credono in Te, Rimetti, con la Tua Santa Benedizione, i peccati del Tuo fedele
figlio/a
……................. O Misericordioso Gesù,
Concedi
a
questo
Tuo
figlio/a
……................
*
il
sublime
Dono
della
Salvezza*
e
della
Luce
Eterna.
Accoglilo/a,
con
la
Tua
Infinita
Misericordia,
nel
Regno
dei
Cieli,
nella
Gloria
del
Padre Celeste, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!
Amen
!
Amen
! (Pater, Ave e Gloria)
Suppliche del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” , da invocare presso gli agonizzanti o per i defunti, da divulgare ed esercitare con pia dedizione.
L’AGONIA DI SAN FRANCESCO (del Caravaggio)
221
Benedizione di San Francesco Il Signore Gesù Sia con me (o con noi) per Difendermi (o Difenderci), Sia in me (o in noi) per Custodirmi (o Custodirci), mi (o ci) Preceda per Guidarmi (o Guidarci), mi (o ci) Segua per Proteggermi (o Proteggerci), mi (o ci) Guardi Benigno dall’Alto per Benedirmi e Santificarmi
(o
Santificarci). Amen Per Intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe, mi (o ci) Benedica Dio Onnipotente, Il Padre, Il Figlio e Lo Spirito Santo. Amen LODI DIVINE IN RIPARAZIONE DELLE BESTEMMIE
(in
fine
ad
ogni
Santo
Rosario,
dopo
la
Santa
Messa,
dopo
Tridui,
Novene
o
Preghiere)
DIO
SIA
BENEDETTO Dio sia Benedetto. Benedetto il Suo Santo Nome. Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore. Benedetto il Suo Preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la Gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la Sua Santa ed Immacolata Concezione. Benedetta la Sua Gloriosa Assunzione. Benedetto il Nome di Maria Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe, Suo Castissimo Sposo. Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi. Così sia.
Don Saverio, in ginocchio ai piedi dell’Altare, soleva terminare la Santa Messa e le Funzioni Liturgiche con l’Ave Maria e le Lodi di Riparazione.
222
IL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO
BARTOLO
LONGO (ispirato da Don Saverio Martucci)
(per
l’Apologetica
e
l’Etica
Religiosa,
il
Rispetto
della
Chiesa
-Tempio
Divino-,
la
Spiritualità
nella
Preghiera
ed
il
Culto
del
Santo
Rosario)
Il Movimento è nato nel paese natìo del Beato Bartolo Longo, per far conoscere
la
figura
del
Beato
e
divulgare
la
Preghiera
del
Santo
Rosario.
In
parallelo, è nato anche un gruppo per le “Attività Umanitarie Beato Bartolo Longo” che, in collaborazione con altre Associazioni e Parrocchie, ha sostenuto la
costruzione
di
un
Orfanotrofio
in
India,
con
il
nome
di
“Casa
della
Divina
Misericordia Beato Bartolo Longo”. Attualmente le Attività, collaterali con l’Orfanotrofio,
si
stanno
prodigando
per
la
realizzazione
di
un
nuovo
Progetto.
Una
impresa
di
attiva
partecipazione,
per
il
recupero
e
l’istruzione
di
quei
giovani che sono portati alla spiritualità, per la formazione di sante vocazioni sacerdotali.
Si
auspica
di
poter
sostenere
questo
nuovo
Progetto,
per
farlo
divenire, in futuro, un Seminario dei Padri Longhiani. Principali
finalità
che
riguardano
il
Coordinamento
del
“Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”. Cosa è il Movimento? Trattasi
di
un’adesione
di
uomini
e
donne
(giovani
ed
adulti),
che
si
riconoscono integralmente nella dottrina della Chiesa, offrendo il loro tempo, in
rapporto
a
quanto
prestabilito
dall’organizzazione
interna,
per
approfondire
la conoscenza della vita del Beato Bartolo Longo, pregare con devozione in privato, in comunità od in Parrocchia, il Santo Rosario, divulgarne la pratica tra i giovani e gli adulti, meditandone i contenuti evangelici. Gli aderenti operano in assoluta autonomia e possono collaborare con parrocchie, associazioni ed istituzioni religiose, per promuovere incontri di apologetica, meditazione ed approfondimento dei valori religiosi alla luce del Santo Vangelo, per perfezionare l’etica cristiana e di comportamento, nel rispetto dei luoghi sacri e del culto cattolico-cristiano, per crescere nella testimonianza delle virtù teologali e morali. 223
Da chi è formato il Movimento? E’ formato da cattolici, anche appartenenti ai diversi Movimenti, Associazioni Cattoliche o Cenacoli di Preghiera. Non vi è alcuna forma di concorrenza
tra
l’iniziativa
del
Movimento
ed
altri
gruppi,
poiché
questa
non
è
una nuova forma di associazionismo, ma è semplicemente un aiuto laico alla Chiesa Cattolica - come auspicato dal Santo Padre -, per riscoprire e diffondere la Verità alla Luce del Santo Vangelo, ravvivare la Fede, là dove è stata assopita dal secolarismo, attraverso la spiritualità della Preghiera. Come si aderisce al Movimento? 1. Poiché non esiste alcuna tessera, possono partecipare tutti coloro che fanno parte di altre Associazioni Cattoliche e che desiderano di aderire anche a questo
Movimento
di
Preghiera. 2. Possono far parte tutti i battezzati cattolici che intendono seguire, anche in privato, le indicazioni suggerite dal Movimento di Preghiera. 3. Si può aderire, con la volontà di collaborare attivamente alle iniziative del Movimento di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, dopo aver condiviso i contenuti del libro “Invocando Maria ”, conosciute e fatte proprie le “Indicazioni per
i
Consacrati
al
Cuore
Immacolato
di
Maria”,
suggerite
in
altro
specifico
opuscolo del Movimento di Preghiera. Quale è l’identità e la linea del Movimento? Il Movimento è indipendente, sceglie in assoluta libertà gli aderenti, le iniziative e le attività. L’unico controllo del Movimento è sulla coerenza tra la linea delle finalità
religiose
–
fedeltà
al
Santo
Padre,
alla
Chiesa
ed
al
culto
cristiano- cattolico – e le iniziative personali, che devono rispettare l’identità del Movimento stesso. Esistono degli obblighi per gli aderenti al Movimento? Il partecipante che vuole aderire non è vincolato a nessuna condizione, ma deve far propri alcuni modesti impegni spirituali, da ripetere nel corso dell’anno con
la
Preghiera,
seguendo
le
finalità
dei
Consacrati
al
Cuore
Immacolato
di
Maria. Oltre all’impegno della Preghiera ed al rispetto dei suggerimenti esposti nell’opuscolo dei Consacrati, gli aderenti al Movimento possono esplicarsi in altre iniziative collaterali al Movimento stesso, organizzando iniziative progettuali di Attività Umanitarie o Culturali, all’insegna e con il Nome del “Beato Bartolo Longo”.
A
tal
fine,
ogni
associato
può
organizzare,
aderire
o
collaborare
ai
singoli
Progetti,
se
si
sente
portato
di
partecipare
alle
finalità
delle
iniziative,
secondo le inclinazioni, le ispirazioni ed il personale talento, così come volle e fece lo stesso Beato Bartolo Longo nella valle di Pompei.
224
Molte
finalità
del
Movimento
fanno
fede
a
quanto
contemplato
nel
libro
“INVOCANDO MARIA”, dedicato al Beato Bartolo Longo che, assieme ad alcune Preghiere e meditazioni dello stesso Beato, contiene i principi essenziali della
Scuola
Longhiana.
Una
prerogativa
del
Movimento
è
l’impegno
quotidiano
di pregare per la Canonizzazione del Beato (vedi pag. 188).
LE MASSIME DEL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO
BARTOLO
LONGO V/ Signore Apri le mie labbra R/ e la mia bocca proclami la Tua Lode.
AD JESUM PER MARIAM Silenzio – Umiltà – Preghiera – Penitenza – Apostolato Creare strumenti di concordia – Offrire con Letizia Obiezione e digiuno televisivo L’emulazione è la base della comunità del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”. Il desiderio di ogni componente non è quello di essere sempre il primo, ma quello che sia sempre l’altro ad esserlo, coinvolgendo il prossimo, per trascinarlo, aiutarlo e sostenerlo nel bene e nella Preghiera.
“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9, 30-37).
PACE E SERENITA’
Invocando
Maria 225
IL DEVOTO
CANTO
DEL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO
Preghiera (Alla
Vergine
Maria,
Regina
del
Santo
Rosario) Come è dolce la mia pena mentre recito il Rosario, dico sempre “Grazia Plena” Oh
Maria!...
Nel
Santuario. Volgo gli occhi sull’Altare e
Ti
porgo
il
mio
saluto e continuo il mio penare nel silenzio più assoluto. O benigna Madre Pia, Sei del Mondo lo splendore, io
Ti
sento
sempre
Mia nella gioia e nel dolore. Tu
infondi
la
Speranza, ad ognuno rechi conforto, nella mia perseveranza nel
mio
cuor
sempre
Ti
porto. Sei l’Amore, la Mitezza. Quando il mare è tempestoso Sei mia Ancora e Salvezza Sul
Tuo
Cuore
mi
riposo. (GIANNI
MONTANARO)
226
L’INNO DEL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO
INNO
A
MARIA Testo Gianni Montanaro
Musica Eupremio Galasso
227
228
INNO A MARIA O Dolce Maria, Tu Guida e Sostegno, Insegni la Via Che porta al Tuo Regno.
Consoli gli afflitti, Lenisci i tormenti, Plachi i conflitti, Unisci le genti.
Sei la Regina Superna del Cielo, Tu la Divina in candido velo.
O Santa Maria, Che ognuno Ti onora, Tu Sei l’Armonia, Tu sei l’Aurora.
Sei Faro sul mare, Tu doni la Luce, Sei Stella Polare Che al porto conduce.
Amen
229
I LIBRI E LE SCULTURE
DEL MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO
230
LA RECENSIONE DEL LIBRO
Bartolo Longo da Latiano a Pompei
Invocando
Maria L’attuale società, invasa da una eccessiva comunicazione e da un’altrettanta incomunicabilità e solitudine, rincorre affannosamente sensazioni e suggestioni futili,
perdendosi
sempre
più
sotto
il
peso
dell’effimero,
disperdendo
la
consapevolezza di ciò che davvero è necessario all’uomo. Egli, travolto sempre più
dall’esteriorità
consumistica,
sente
la
necessità
di
verificare
la
propria
essenza spirituale, per poter ritrovare la serenità interiore. L’esigenza di un ritorno all’essenziale, fa ritrovare nella ‘Parola di Dio’ il valore e la bellezza della scoperta interiore. Papa Benedetto XVI, nella sua prima Enciclica << DEUS Caritas Est >>, manifesta la grande importanza dei valori perduti, riproponendo la bellezza della vita e la profondità della sua essenza nel fondamento della nostra cristianità, per farci riscoprire
come
e
quanto
<<
Dio
è
Amore
>>.
Non
è
una
novità
per
il
Cristiano
riconoscere come l’Amore di Dio abbia donato all’uomo l’Amore di Cristo, fattosi anche
Lui
uomo
per
noi.
Ma
per
godere
a
pieno
queste
Verità,
occorre
che
l’uomo
verifichi
il
proprio
cammino
di
vita,
senza
perdersi
oltre,
per
ritrovare
una
essenzialità
che
lo
conduca
ad
un
migliore
e
sereno
vivere.
Alla
luce
di
queste
verità, nell’ambito di un Progetto per un mondo migliore
e
consapevoli
di
quanta
importanza
rivesta
l’Aiuto
della
Madre
Celeste,
nell’80°
anniversario
della
morte
di Bartolo Longo, devoto di Maria, Don Saverio Martucci propone la lettura di un libro,
stampato
per
questo
scopo:
verificare
e
riscoprire
le
proprie
radici
di
Fede,
considerare alcune proposte sull’educabilità, secondo lo spirito cattolico. In
questo
contesto,
l’esempio
di
Bartolo
Longo,
sulla
scia
dei
grandi
santi,
provati dalle tentazioni del mondo, ispirato dal richiamo Divino, supera le insidie del maligno, ritrovando l’originale Fede e divenendo Apostolo della Preghiera alla Beata Vergine Maria: il Santo Rosario.
231
INVOCANDO MARIA non
è
il
solito
libro
di
preghiere,
ma
qualcosa
di
più:
un
modo
nuovo
di
interrogarsi,
di
equilibrare
le
nebulose
sensazioni
provocate
dall’eccesso del modernismo, di interiorizzare le ispirazioni divine. Un modo semplice ed avvincente, da scoprire pagina per pagina, tra gli attinenti principi delle immortali massime di vita, assieme alle innumerevoli espressioni e preghiere concepite dall’Ispirazione di Bartolo Longo. Mesagne è il paese di origine della madre di Bartolo Longo e paese natale di Don Saverio Martucci. Latiano
è
il
paese
che
ha
dato
alla
luce
questo
Apostolo
del
Santo
Rosario,
dove
egli ha scoperto l’importanza della Madonna, facendo rivalutare il Monastero di Cotrino, chiamando i monaci Cistercensi, che hanno dato vita ad un Santuario, dove il Beato si ritrovava per rivivere il ‘rifugio spirituale’, pregando innanzi alla Santa Vergine Maria di Cotrino. Pompei è la città della Beata Vergine del Santo Rosario, fondata da Bartolo Longo, luogo di culto e di preghiera, dove milioni di pellegrini arrivano da tutto il mondo. Occorre
apprezzare
questa
nuova
chiamata
dalla
Santa
Vergine
Maria,
per colmare un’esigenza di fede e di spiritualità che c’è in ogni cristiano, di cui anche il mondo moderno ne ha tanto bisogno. INVOCANDO MARIA diviene, così, un modo diverso di implorare la Madre Celeste e di impetrare la Grazia Divina. Gesù, trascurato dai più ed amato da pochi,
ti
ascolterà
nella
Sua
infinita
Misericordia
ed
Amorevole
semplicità. Nelle pagine del libro, assieme ad alcune preghiere inedite, si trovano anche riferimenti
alle
filosofie
esistenziali
di
molti
Suoi
scritti.
I
contenuti
e
le
finalità
seguono sempre l’evoluzione e la maturità religiosa del Beato, con un itinerario che contempla il cammino spirituale e la pedagogia della sua educabilità, basata sui valori morali e sull’etica eudemonica religiosa. Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la felicità non è data dai beni materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, adorare il Mistero di Fede, pregare Maria e saper attuare la volontà di Dio. Leggi, medita, ascolta, sarà Lui che ti parlerà, mentre INVOCANDO MARIA sarà
Lei
che
ti
aiuterà! (”INVOCANDO MARIA”, 400
pagine,
quasi
tascabili,
per
conoscere
tanto
in
poco,
per
trovare
conforto
ed
aiuto
nei
momenti
difficili
e
più
importanti
della
vita,
per
scoprire
che il paradiso in terra dipende dalla interiore serenità spirituale.)
I°
PRESENTAZIONE
: Domenica 23 Aprile 2006 - Festa della Divina Misericordia Alla presenza di: S.E. Mons. Carlo Liberati, Vescovo-Prelato e DelegatoPontificio
di
Pompei,
S.E.
Mons.
Michele
Castoro,
Vescovo
della
Diocesi
di
Oria (BR) e del Sacerdote Prof. Don Saverio Martucci, autore del libro. 232
IL PAESE ED
ALCUNE
FOTO DI DON SAVERIO MARTUCCI
Il Castello di Mesagne (Brindisi). La Chiesa Matrice di Mesagne.
La Madonna della Luce, nella Chiesa Matrice di Mesagne, della Quale Don Saverio era devoto.
La Parrocchia di Santa Maria in Betlemme, dove Don Saverio è stato Parroco per molti anni.
233
Don Saverio Martucci che distribuisce la Santa Eucaristia.
La sua chiesa era sempre affollata di fanciulli, di giovani e giovane, - tutte con il ‘velo’ -.
Con
un
gruppo
di
bambine
della
I°
Comunione.Con
un
altro
gruppo
di
bambine
della
I°
Comunione.
Don
Saverio
con
alcune
Catechiste
e
con
i
bambini
della
I°
Comunione.
Egli curava personalmente la scelta e la preparazione dei Catechisti, per una migliore formazione e perseveranza nella Fede.
234
“Con la bocca dei tutti gli avversari, “Egli
E’
la
Roccia;;
E’ un Dio Verace e
lattanti e dei bimbi, Affermi la Tua Potenza contro per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Salmo 8). perfetta
è
l’Opera
Sua;;
tutte
le
Sue
Vie
sono
Giustizia;;
senza malizia; Egli E’ Giusto e Retto” (Dt 32, 1-12).
Don Saverio, dinamico e trascinatore, durante una processione.
235
Don Saverio durante una processione della Domenica delle Palme.
Il suo zelo ed il raccoglimento durante le Funzioni Liturgiche.
236
Don Saverio era molto devoto anche di San Francesco e di San Antonio. Famose rimangono le sue Omelie durante le Novene di
questi
Santi.
Da alcuni suoi appunti: “Scritti di Nardò”.
Don Saverio Martucci, studioso di Storia biblica ed esperto di Arte Sacra.
Da
alcune
bozze,
si
evidenzia
la
sua
accurata
‘calligrafia’.
237
Il Sacro Cuore di Gesù, immaginetta
ricordo
del
60°
di
Sacerdozio
di Don Saverio Martucci.
Mons. Saverio Martucci.
238
IL PAESE DEL BEATO
BARTOLO
LONGO
La Chiesa Madre di Latiano, paese natìo del Beato Bartolo Longo, fondatore delle Opere, della Città e del Santuario di Pompei. Accanto a destra, la foto del Battistero dove il Beato ha ricevuto il Santo Battesimo.
Visuale
invernale
della
PIAZZA
DI
LATIANO.
La Casa natìa dell’Avv. Bartolo Longo in Latiano (Brindisi).
239
L’Avvocato Bartolo Longo, da Latiano a Pompei, Ardente Apostolo del Santo Rosario.
Il
Beato
di
Latiano.
Opera
scultorea
e
pittorica
di
Tommaso
D’Errico
e
di
Raffaele
Murra.
240
I PROGETTI
E
LE
OPERE SOSTENUTE
DAL
MOVIMENTO
LAICO DI PREGHIERA BEATO
BARTOLO
LONGO PICCOLA CRONISTORIA DI EVENTI E PERSONAGGI
Don Saverio Martucci e lo scultore Salvatore Magrì, di Brindisi, con l’opera che il Maestro ha
donato
a
Don
Saverio
per
il
suo
50°
di
sacerdozio,
il
13
Luglio
del
1997. Tale
scultura
ora
si
trova
nella
cappella
di
famiglia a Mesagne, a pochi chilometri da Brindisi, accanto alla tomba di Mons. Saverio Martucci.
Lo
scultore
Salvatore
Magrì
è
amico
della
famiglia
Martucci,
con la quale ha condiviso l’evento sacerdotale di Don Saverio, in quanto
un
fratello
dello
scultore,
Don
Teodoro
Magrì,
è
stato
ordinato
sacerdote assieme a Don Saverio e ad un altro sacerdote, Don Armando Franco, il 13 Luglio del 1947. Successivamente Don Armando Franco divenne Monsignore e poi Vescovo di Oria, Curia Vescovile del paese di BARTOLO LONGO. Per tale sede, Mons. Armando ordinò all’amico scultore un’opera che rappresentasse la Vergine del Santo Rosario di Pompei e lo stesso Beato Bartolo Longo, di cui Mons. Armando Franco ne era fervente devoto. 241
Quest’opera non venne più ritirata da Mons. Armando a causa della sua
prematura
morte.
La
medesima
scultura
(vedi
foto)
è
stata
ora
donata
dal maestro Magrì al Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo,
per
essere
collocata
nella
chiesa
dell’Orfanotrofio
in
India,
che
porta il nome di “CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO”.
La scultura, donata da Salvatore Magrì, che sarà posta nella Cappella dell’Orfanotrofio
in
India,
a conferma della presenza del Beato Bartolo Longo e dello scultore italiano in tale Continente.
Lo Scultore mentre spiega la circostanza in cui è nata tale composizione.
Alcune
delle
opere
che,
assieme
ad
altre,
sono
state
donate
dallo
stesso
Scultore
SALVATORE
MAGRI’,
per
ricavare
fondi
da
destinare
all’Orfanotrofio
CASA
DELLA
DIVINA
MISERICORDIA
BEATO
BARTOLO
LONGO
in
India.
242
Una copia dell’opera consegnata dallo scultore Magrì personalmente a Sua Santità Papa Giovanni Paolo II. Lo
Scultore
Magrì
plasma
con
arte
il
legno,
su
cui
traccia
poche
e
semplici
linee,
con
le
quali
ne
fissa
le
figure,
ne
incide
le
immagini,
ne
immortala
i
volti.
Di seguito le foto di alcuni documenti che registrano dal 1977 la corrispondenza avvenuta tra Don Saverio e Padre Maschio, per il sostegno della sua missione in India. Già in tale epoca Don Saverio aveva un particolare interesse per le missioni in quelle lontane terre.
Foto di vari documenti, tra i tanti, che testimoniano gli aiuti di Don Saverio per le Missioni in India.
243
CRONISTORIA DELL’ORFANOTROFIO “CASA
DELLA
DIVINA
MISERICORDIA
BEATO
BARTOLO
LONGO” Dopo un incontro di Cosimo Papadia, un ex allievo di Don Saverio, avvenuto nel Santuario di Loreto con Padre Alessandro Ravindran, Rettore di un Seminario in India, è nato
il
Progetto
di
costruire
un
Orfanotrofio
con
il
nome
del
Beato
Bartolo
Longo. Con
le
offerte
raccolte
da
Don
Saverio,
assieme
a
quelle
di
altri
amici
di
Padre
Alessandro, in diverse città d’Italia, ha avuto inizio tale costruzione, con la posa della prima pietra che è avvenuta il 10 Febbraio 2009, anniversario della nascita del Beato Bartolo Longo. Il 20 Febbraio 2009 decedeva Mons. Saverio Martucci. Il
10
Febbraio
2010
si
inaugura
la
prima
parte
dell’Orfanotrofio
“CASA
DELLA
DIVINA
MISERICORDIA
BEATO
BARTOLO
LONGO”
e
viene
posta
la
Prima
Pietra
per
la costruzione di un Seminario, che prenderà il nome di : “SEMINARIO
MINORILE
MONS.
SAVERIO
MARTUCCI”.
Padre
Alessandro
Ravindran,
Rettore
del
Seminario
e
Direttore
dell’Orfanotrofio
“Beato
Bartolo
Longo” in India, che ha concelebrato con Don Saverio la Santa Messa a Mesagne, nel 2008.
L’Idea progettuale dell’Architetto Italiano Dario Oliva.
La posa della Prima Pietra in India. Nella foto, con Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, alcune autorità del luogo, assieme alla delegazione italiana. Un momento del rito indiano.
244
Particolare della Cerimonia. Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, Arciprete della Parrocchia di San Ranieri, in Pisa (Italia), che ha Benedetto la posa della Prima Pietra.
La scoperta delle targhe con i nomi dei benefattori.
Una
fase
dei
lavori
dell’orfanotrofio
in
India,
che
viene
inaugurato
il
10
Febbraio
del 2010. IL PROGETTO DEL FUTURO SEMINARIO, CHE SORGERA’ DI FRONTE ALL’ORFANOTROFIO “BEATO BARTOLO LONGO” E CHE SARA’ DEDICATO A MONS. SAVERIO MARTUCCI.
Il Progetto del Seminario “Mons. Saverio Martucci” in India, su idea dell’Architetto Dario Oliva, con l’elaborazione del Dr. Michele Camassa.
245
La statua in legno, scolpita
da
Tommaso
D’Errico di Latiano, che sarà collocata nella Chiesa dell’Orfanotrofio
in
India. Una delle maggiori opere dello scultore latianese, già noto per la sua originale creatività nel plasmare la pietra, il legno e l’argilla.
L’Artista
Tommaso
D’Errico,
mentre
osserva
il
volto del Beato Bartolo Longo da lui scolpito.
Due composizioni, tra le tante sul Beato Bartolo Longo, dello stesso scultore D’Errico.
246
Carboncino
raffigurante
Bartolo
Longo,
eseguito da Padre Alessio, un Sacerdote artista indiano, collaboratore di Padre Alessandro Ravindran.
Olio
su
tela,
raffigurante
Mons.
Saverio
Martucci, eseguito da Antonia Devicienti, di Mesagne (BR).
Padre Alessandro Mariadas Ravindran, Rettore del Seminario e Direttore
dell’
Orfanotrofio
in
India:
“Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”.
247
”Il pericolo sarà grande, il momento verrà, si crederà che tutto è perduto; ma Io sarò con voi”. (La Madonna a Santa Caterina Labouré -Parigi 1930-)
La bellezza della Natura trascina lo spirito verso l’Alto, verso l’Artefice… verso DIO. (Don Saverio Martucci)
W il Papa ed il Sacerdozio Cattolico 248
Dove non arriva la creatura arriva il Creatore Questa pubblicazione ha voluto esporre una testimonianza che rievoca la missione pastorale di un Sacerdote. L’esperienza di Mons. Saverio Martucci, tramanda una realtà già vissuta, che sembra andare controcorrente, ma che è ancora viva ed attuale nel cuore di molti fedeli cattolici. Da queste pagine emergono verità che ripropongono importanti riflessioni
sull’etica
morale,
sociale
e
religiosa
del
nostro
tempo. Una proposta per tutti i cattolici che desiderano intraprendere un nuovo cammino di Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, per scuoterli dalla loro indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre. Un
invito
rivolto
agli
uomini
di
buona
volontà
affinché,
con
coraggioso ottimismo, ricomincino a testimoniare ciò che si è perduto sulla via di un lusinghiero cambiamento. Una nuova Luce di Speranza che, nel tempo, può rinnovare il senso della viva Fede, per promuovere il bene comune, nella famiglia, nella società
e
nella
Chiesa,
affidandosi
al
Cuore
Immacolato
della
Santissima
Vergine Maria, Nostra Madre Celeste.
249
BIBLIOGRAFIA “ CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA “ - Compendio - , LIBRERIA EDITRICE VATICANA, 2005 “ LA BIBBIA “ – Edizioni San Paolo – Cinisello Balsamo (MI) - 2005 P. Francesco M. Avidano. S.M., “ UN SEGRETO DI FELICITA’ ”, con testi dal “Trattato della Vera
Devozione”
di
San
Luigi
M.
Grignion
di
Montfort
–
Ed.
La
Grafica
Monferrina
- Casale Monferrato 1962 “CANTICO REGINA dell’AMORE”, Ed. Movimento Mariano Regina dell’Amore, S. Martino – Schio (VI) 1996 Fra Crispino Lanzi, “ CON MARIA VERSO GESU’ ”, Lito Citienne srl, FO, 1998 (Per richieste: Fr. Crispino Lanzi, Cappuccino - Via Ravegnana, 92; 47199 - FORLI’ ) Thomas Zimmer, “ PER ONORARE IL SACRO CAPO DI GESU’ “ ( OASI AVE MARIA ) LORETO – 2003 Don
Stefano
Gobbi,
“Ai
Sacerdoti
figli
prediletti
della
Madonna”
A
cura
del
Centro
Internazionale del Movimento Sacerdotale Mariano – Via Torreggia, 14 – 20162 – Milano - Ed. Lampograf , Montesilvano (PS), 2005 Suor Antonia De Marchi, “Un sentiero di Misericordia“, “ALLA SCUOLA DI MIA MADRE“, “Ritornate alla fonte “, Ed. Abilgrapf srl – Roma 2001 (Libro Celeste)-: VV.AA , “INVOCANDO MARIA”, A cura del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 - mlp-bartololongo@libero.it Ed.
neografica
srl
–
Latiano
(BR),
2006
Padre Giulio Maria Scozzaro, “LA MADONNA CI PARLA DEGLI ANGELI CUSTODI” (Novene e Preghiere), Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria – Tel. fax: 091.8711669, Palermo, 2006 VV. AA. “ LA MADONNA DEL SUFFRAGIO E LE ANIME DEL PURGATORIO ”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel.
fax:
0831.729898
-
mlp-bartololongo@libero.it
Ed.
neografica
srl
,
Latiano
(BR),
2007
“IL SANTO CENACOLO CON DIO PADRE ONNIPOTENTE” - A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 mlp-bartololongo@libero.it
-
Ed.
grafica
stranidea
–
Latiano
2007 Padre Antonio M. Di Monda, Padre G. Maria Sgozzaro, “Dio è Vivo”, Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria, 2006. 90036 - MISILMERI (PA) Tel.: 0347.0675253 “IL SANTO ROSARIO MEDITATO”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 – mlp-bartololongo@libero.it Ed.
LOCOPRESS
Industria
Grafica
-
Mesagne
(BR)
2009
IL TIMONE, Rivista Cattolica di Formazione ed Informazione Apologetica 21054-Fagnano Olona (VA) “Grande Opera Mariana – Gesù e Maria”, Rivista dell’Associazione Cattolica “Gesù e Maria”, Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669
250
Padre M. G. Sgozzaro, “ADORAZIONE EUCARISTICA” – “La Santa Messa” – Ed. Grande Opera Mariana - Associazione Cattolica “Gesù e Maria”. Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669 Don Enzo Boninsegna, “UN CONFESSORE… SI CONFESSA” (I° Premio Di Saggistica Religiosa). “O Castità o morte” – “ La Confessione e la Comunione”- “Il Pane di Vita Eterna” - “PRETE, Chi sei?” . Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824 P. F. Clarke, “L’Umiltà – la Virtù che fa grande i piccoli”, Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824 Dom Prosper Guèranger, “Le Istituzioni Liturgiche”, Ed. Suore Francescane dell’Immacolata, Città di Castello (PG) Dario
Amodio,
“IL
SEGRETO
DEL
RE
-
PADRE
PIO”,
Editrice
Alfeo,
Arti
Grafiche
Pugliesi
-
Martina Franca (BR) - 1987 “ Ricominciare testimoniando”, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR). Tel. fax: 0831.729898 - mlp-bartololongo@libero.it , Ed. Pro-manuscripto – 2009 “LA CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA”, Pro-manuscripto, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Ed. 2009 - Latiano (BR). Tel. fax: 0831.729898. mlp-bartololongo@libero.it _________________ N.B. – La vita del Beato Bartolo Longo, con diverse Preghiere inedite, unite alle basi pedagogiche della scuola longhiana, è contenuta nel libro “INVOCANDO MARIA”. La Preghiera del Santo Rosario, con le meditazioni, le preghiere, i canti e l’Inno del Movimento, sono contenute
nel
libretto
“IL
SANTO
ROSARIO
MEDITATO”
(vedi
sopra
citazione
bibliografica). _________________ Film, “LA CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO” (in India) – Reportage Dedicato a Bartolo Longo, il Beato di Latiano. Regia di Michele Camassa. A cura del Movimento Laico di Preghiera. (DVD
–
Durata
20’
circa)
–
Produzione
VIS
COMICA
indipendent
film.
251
INDICE
Pag.
Cosa leggiamo? Come ricominciare e che cosa testimoniare Preghiera di Papa Benedetto XVI e del Santo Curato d’Ars per l’anno Sacerdotale Introduzione
5 7 14 17
I PARTE
19
Sia Lodato Gesù Cristo. Sempre sia Lodato Ubbidienza e accettazione Lettera ad un Parroco Considerazioni
19 91 99 101
II PARTE
105
Non tutto... ma di tutto. Pensieri
e
riflessioni...
La Testimonianza Cristiana La Porta del Silenzio (Sentire o Ascoltare?) L’Uomo: ‘Strumento Divino’ Meditando ed Ascoltando nel silenzio, Gesù ci Parla Adoriamo il Signore Che ci Ha creato L’importanza della Santa Eucaristia Fede, etica e comportamento La Sacralità dell’Altare Il problema morale interiore: un dovere di coscienza e di giustizia Scienza, coerenza e Fede Il Grande Dono della Vita Alcune realtà tologali Il Rispetto verso i Santi Nomi e verso i Sacramenti Il “Padre Nostro” Il
Significato
del
“Pane
Nostro”
“La Santa Madre Celeste” Perchè la Vergine Santissima appare sempre a capo coperto La ‘subdola forza’ dei mass media L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione La Celebrazione dei Sacramenti La Liturgia tra devozione ed annunci Analisi, impegno ed autorevolezza 252
105 106 109 110 111 113 114 116 119 123 125 127 131 133 133
135 136 137 139 141 142 145 147
Dovere e coerenza Il senso del ‘peccato’ La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’ Invocazione a Dio La variegata Celebrazione Liturgica ed il Rispetto per la Santa Eucaristia L’Istituzione del Santissimo Sacramente dell’Eucaristia Perchè Pregare per i Sacerdoti I doveri verso il Sacerdote Dedicato ai Sacerdoti di Cristo Conclusioni sul Rispetto verso il Sacro e verso la Casa di Dio Considerazioni
finali
Il combattimento spirituale e la serenità interiore La Parabola del seme Invito Mariano III PARTE
148 149 151 152 153 154 157 159 164 166
179 181 186 186 187
Le Preghiere del Movimento Laico 187 Preghiera di Lode a Dio Padre 188 Preghiera di Invocazione a Dio Padre 189 Preghiera per la Canonizzazione del Beato Bartolo Longo 190 Atto di Riparazione al Cuore Sacratissimo di Gesù 191 Invocazioni a Dio Padre per ottenere Santi Sacerdoti 193 Quando Pregare il Padre Nostro 195 Preghiera alla Vergine Santa di Loreto 196 Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes 197 Il Credo del Dolore 198 Invocazione agli Arcangeli 199 Preghiera per conoscere la propria Vocazione 200 Massime per Amare Gesù, Maria e Giuseppe 201 Invocazioni e Preghiere per l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria 204 Invocazione alla Potenza del Divino Amore 205 Preghiera prima della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 207 Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 208 Atto di Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù 211 Affidamento
alla
Santa
Madre
Celeste
212 Beneditemi, O Maria 212 Preghiera per il Voto di Castità 213 Preghiera per la Professione di Fede, per rinnovare i Voti ed invocare la Benedizione di Dio Padre
214 253
Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno, per la salvezza dei propri cari Riflessione
alla
Preghiera
di
Suffraggio
Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo Orazione a Gesù Redentore per ottenere una Santa Morte La Devozione delle “Tre Ave Maria” Le Tre Sante e Potenti Suppliche per l’anima in agonia o per quella di un defunto Benedizione di San Francesco Lodi Divine in Riparazione delle bestemmie
IL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA “BEATO BARTOLO LONGO” Principali
finalità
del
Movimento
Le Massime del Movimento Il Devoto Canto del Movimento (Alla Vergine Maria Regina del Santo Rosario) L’Inno del Movimento I Libri e le Sculture del Movimento La recenzione del libro Invocando Maria Il Paese ed alcune foto di Don Saverio Martucci Il Paese del Beato Bartolo Longo I Progetti e le Opere sostenute dal Movimento Piccola Cronistoria di Eventi e Personaggi Dove non arriva la Creatura arriva il Creatore BIBLIOGRAFIA INDICE
254
216
217 217 218 219 220 222 222 223
223 225 226 227 230 231 233 239 241 241 249 250 252
La Chiesa Madre di Latiano (BR), dove è stato battezzato il Beato Bartolo Longo.
IL
BEATO
BARTOLO
LONGO.
______ Si ringrazia la Signora Artemisia Martucci per la gentile collaborazione __________ Testimonianze raccolte e redatte da Cosimo Papadia __________ Progetto
Grafico
ed impaginazione di Riccardo Napolitano ______
255
MONS. SAVERIO MARTUCCI Una Missione di Fede Un libro rivolto a tutti, laici e religiosi, giovani e meno giovani. Pagine con un fiume di pensieri, che rievocano testimonianze di una realtà quasi scomparsa, ma che non può essere dimenticata. Il ricordo di una Fede vissuta in un’epoca che non ci appartiene più, ma che è parte integrale delle nostre radici cristiane. Emozioni spirituali, che risvegliano ed appassionano il cuore del fedele, nel riscoprire e rivivere le realtà vissute dai primi del novecento fino agli anni sessanta. Massime e Preghiere che arricchiscono il bagaglio della conoscenza spirituale, che testimoniano la ricchezza di una Fede che, anche se oggi va contro corrente, non può essere contraddetta. Riflessioni che non straripano oltre i confini della normalità, in quanto fanno parte della nostra tradizionale cultura cattolica, che non può imputridire come l’acqua dello stagno. Realtà vissute con una religiosità che fa riscoprire il valore del Sacro, ravvivando la Fede, pervasa dallo Spirito di Dio e Che diventa dinamismo interiore. Un libro che appassiona dalla prima all’ultima pagina, per immergersi nella Luce colorata della Fede, che fa riscoprire la Sacralità ed il Rispetto verso il Sacro. ”Carissimi, non vi scrivo un nuovo Comandamento, ma
un
Comandamento
antico,
che
avete
ricevuto
fin
da
principio. Il Comandamento antico è la Parola che avete udito. E
tuttavia
è
un
Comandamento
Nuovo
quello
che
vi
scrivo...
(…). … E il Mondo passa con la sua concupiscenza; ma
chi
fa
la
Volontà
di
Dio
rimane
in
Eterno!“
(1 Gv 2, 3-11)
256
“Alla
fine
il
Mio
Cuore
Immacolato
Trionferà”
257
A cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (BR) Tel. e Fax: 0831.729898 E-mail: mlp.bartololongo@libero.it PRO-MANUSCRIPTO - Latiano, Febbraio 2010. 258
Finito di stampare nel mese di Febbraio 2010 dalla Editrice Italgrafica
S.r.l. Oria (BR) Italy
L’Editore si scusa per eventuali errori ed omissioni, confermando la propria disponibilità ad assolvere gli obblighi derivanti dai diritti di riproduzione delle foto o delle citazioni, laddove
non
è
stato
finora
possibile
rintracciare
o
contattare
i
legittimi
detentori
od
autori.
259
Il decadimento dei costumi, dei valori etici e morali, l’irriverenza verso il Sacro, il declino della stessa Fede, sembra che non facciano più notizia, dando l’impressione, addirittura, che tutto sia normale! I Cattolici, laici e religiosi, sono chiamati a prendere coscienza della realtà che stiamo vivendo in questo nostro millennio, per scongiurare l’indifferenza ed il totale rifiuto verso il Sacro, per promuovere il coraggio del risveglio cristiano. Un libro da leggere dall’inizio alla fine, per aiutare il Sacerdote, per impegnare il Laico, per far riconoscere al laico ed al religioso il grado ed il valore della propria Fede. “Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d’oggi non è più l’eresia, ma l’ortodossia -la retta dottrina- a fare notizia. (…) Oggi sempre più frequentemente ci si meraviglia quando un Papa o un Vescovo dice ciò che la Chiesa ha sempre detto, come se fosse ormai persuasione
pacifica
che
anche
la
Chiesa non creda più al suo messaggio di sempre. (…) Il problema principale è quello di recuperare la fede nella fede e nella sua capacità di toccare i cuori. (…) Ciò che è riprovevole è l’uso del teologhese: cioè un modo di parlare e di descrivere che rifugge dalla chiarezza, senza riuscire, per altro, ad essere davvero sostanzioso e profondo”. (Cardinale Giacomo Biffi)
260