Libro Don Saverio Martucci

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Mons. Saverio Martucci Una Missione di Fede

Per Ricominciare Testimoniando




Pro-manuscripto AD USO INTERNO

A cura del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo” Latiano (BR)

Mese di Giugno 2009 Dedicato al Sacratissimo Cuore di Gesù

In Copertina: Don Saverio Martucci Olio su tela di Antonia Devicienti


Cosa leggiamo? Parole, righe e pagine, che non sono lezioni di spiritualità, ma

riflessioni

sulla

veridicità

della

Fede, che conducono ad un atteggiamento di

Rispetto

e

di

Amore

verso

Dio, per

entrare

nell’Universo

di

Dio, per unirsi in Eterno con Dio… per Cristo, con Cristo e in Cristo… !

____________________________


Ges첫 Cristo, il Divino Pastore, Fondatore della Chiesa Cristiana, - Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, - Salvatore del Genere Umano.


Come ricominciare e che cosa testimoniare. Speranza, utopia o realtà?

L’Anno Sacerdotale 20092010

è

un’occasione

per

riflettere

sull’importanza

della

vocazione

e

della missione pastorale. Don

Saverio

Martucci,

un

Sacerdote

carismatico,

ha

svolto

la sua missione con instancabile zelo, aprendo il dialogo a tutti, testimoniando

la

sua

Fede,

nel

rispetto

evangelico

della

Chiesa

Universale. I contrasti tra la sua realtà e l’attuale condizione della Chiesa mette in luce ciò che occorre fare, con coraggio ed ottimismo, per far rinascere ed alimentare una coerente coscienza di Fede, di Speranza e di Carità. In queste pagine riscopriamo realtà

vissute,

dove

attingere

insegnamenti

formativi,

utili

ad

educatori laici e religiosi. Come

ha

espresso

il

Santo

Padre Benedetto XVI, nell’Angelus del I° e del 9 Agosto 2009, “Il bene e l’amore non è tanto quello che si ha dentro di sé, ma va dimostrato con i fatti”.

Tale monito contrasta le sfide

culturali,

sociali

e

religiose

del secolarismo, del consumismo e del materialismo, spesso legate

all’influenza

del

nichilismo

contemporaneo. Come

ha

detto

il

Papa

Benedetto XVI, il 30 Agosto 2009, “seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi”, poiché “Ciò che oggi è ritenuto modernissimo, domani sarà largamente sorpassato”. Un richiamo anche per coloro che dell’ “arbitrarietà ne fanno un personale sistema di comportamento”. Una consapevolezza per tutti i Cattolici, affinché, con il coraggio infuso dalla Speranza e con coerente determinazione, si possano rinsaldare le Verità Evangeliche,

per

ravvivare

i

cuori,

rafforzare

la

Fede

e

Glorificare

Dio.


<<

Forse anche voi volete andarvene? >>

Signore, da chi andremo? Tu Hai Parole di Vita Eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu Sei il Santo di Dio >>. <<

(Gv. 6, 60-69) << Io Sono la Vite, voi i tralci. >> ( Gv 15, 1-8)

<< Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica ‌ >> Difendiamo e Proteggiamo la Sacralità della Chiesa. Rispettiamo e Custodiamo il Luogo Sacro della Santa Casa di Dio.


Dedicato ai figli prediletti della Santa Vergine Maria Nell’Anno Sacerdotale 2009-2010, voluto dal Santo Padre, Sua Santità Benedetto XVI.

IL SANTO CURATO D’ARS San Giovanni Maria Vianney 8.5.1786 – 4.8.1859

Canonizzato il 31.5.1925 da Papa Pio XI Proclamato Patrono di tutti i Parroci nel 1929 e di tutti i Sacerdoti nel 2009 dal Santo Padre Papa Benedetto XVI


AD JESUM PER MARIAM <<

Alla

fine

il

Mio

Cuore

Immacolato

trionferà >>

Basilica di San Pietro – Roma 19 Giugno 2009 - 19 Giugno 2010


Il Santo Padre, Benedetto XVI, durante l’atto di venerazione delle Reliquie del Santo Curato d’Ars, nella Basilica Vaticana, il 19 Giugno 2009.


“Siate Pastori (…)” (Papa Benedetto XVI, durante gli auguri natalizi del 2009, ai Vescovi in Vaticano).

Il Sacerdozio Cattolico.

“Il Sacerdote, quando celebra la Santa Messa, dà Onore a Dio, allegrezza agli Angeli, edificazione alla Chiesa, soccorso ai vivi, refrigerio ai morti e rende sé partecipe di tutti i beni”. ( Imit. IV - 5)


In ricordo del Sacerdote Don Saverio Martucci 20.01.1923 – 20.02.2009

Mons. Saverio Martucci, Storico-biblico e Teologo. Umile Maestro di Dottrina ed Educatore di Vita. Guida Spirituale del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”.


PREGHIERA DI PAPA BENEDETTO XVI E DEL SANTO CURATO D’ARS PER L’ANNO SACERDOTALE 2009 Signore Gesù, Tu Hai voluto donare alla Chiesa, attraverso San Giovanni Maria Vianney, una Immagine Viva di Te ed

una

personificazione

della

Tua

Carità

Pastorale. Aiutaci, in sua compagnia ed assistiti dal suo esempio, a vivere bene quest’Anno Sacerdotale. Fa’ che possiamo imparare dal Santo Curato d’Ars il modo di trovare la nostra gioia, restando a lungo in Adorazione davanti al Santissimo Sacramento; come la Tua Parola Che ci guida sia semplice e quotidiana; con quale tenerezza il Tuo Amore accolga i peccatori pentiti; quanto

sia

consolante

l’abbandono

fiducioso alla Tua Santissima Madre Immacolata; quanto sia necessario lottare con vigilanza contro il maligno. Fa’, o Signore Gesù, che i nostri giovani possano apprendere, dall’esempio del Santo Curato d’Ars, quanto sia necessario, umile e glorioso il ministero sacerdotale che

Tu

Vuoi

affidare

a

quelli

che

si

aprono

alla

Tua

Chiamata. Fa’ che nelle nostre comunità -come ad Ars a quel tempougualmente si realizzino quelle meraviglie di Grazia che Tu Compi quando un Sacerdote sa “mettere l’Amore nella sua Parrocchia”. Fa’ che le nostre Famiglie Cristiane si sentano parte della Chiesa -dove possano sempre ritrovare i Tuoi Ministrie sappiano rendere le loro case belle come una chiesa. Fa’ che la Carità dei nostri Pastori nutra

ed

infiammi

la

Carità

di

tutti

i

fedeli,

affinché

tutte

le

vocazioni

e

tutti

i

carismi donati dal Tuo Santo Spirito possano essere accolti e valorizzati.


Ma soprattutto, o Signore Gesù, Concedici l’ardore e la verità del cuore, perché

noi

possiamo

rivolgerci

al

Tuo

Padre Celeste, facendo nostre le stesse parole che San Giovanni Maria Vianney utilizzava quando si rivolgeva a Lui: “ Vi Amo, Mio Dio, e il mio unico desiderio è di amarVi

fino

all’ultimo

respiro

della

mia

vita. Vi Amo, o Dio

infinitamente

amabile, e desidero ardentemente di morire amandoVi,

piuttosto

che

vivere

un

solo

istante

senza

amarVi. Vi Amo, Signore,

e

la

sola

Grazia

che

Vi chiedo è di amarVi

in

Eterno. Mio Dio, se

la

mia

lingua

non

può

ripetere

sempre

che

io

Vi Amo, desidero che il mio cuore Ve

lo

ripeta

ad

ogni

mio

respiro. Vi Amo, o Mio Divin Salvatore,

perché

Siete

stato

Crocifisso

per

me;; e

perché

Voi

mi

tenete

crocifisso

quaggiù

per

Voi. Mio Dio, Fatemi

la

Grazia

di

morire

amandoVi e sentendo che io Vi

Amo”. Amen

***

Preghiera per l’Anno Sacerdotale, divulgata dall’Arcidiocesi di Brindisi

15


“Non

c’è

unità

di

Chiesa

senza

unità

di

Fede…,

ma

non

c’è

unità

di

Fede

senza

un

Capo

Supremo” -San Tommaso- .

“Ubi Petrus, ibi Ecclesia : “là dove è Pietro -il Papa- ivi è la Chiesa di Cristo” -San Ambrogio- .

TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO’ LA MIA CHIESA E LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO (

Mt

16,

13-­19)


INTRODUZIONE

Il

compito,

il

significato

ed

il

riferimento

di

questa

pubblicazione

è

legato a tre elementi essenziali: • Seguire le indicazioni del Santo Padre, Benedetto XVI, che ha indetto l’Anno Sacerdotale. • Evidenziare, analizzando le varie tematiche, le motivazioni che hanno determinato la crisi delle vocazioni in seno alla Chiesa Cattolica. • Indicare, attraverso la missione pastorale svolta da Don Saverio, come si può ricominciare a testimoniare la veridicità della propria Fede. Dalla

“Parabola

del

Buon

Seminatore”

si

attingono

ampie

riflessioni,

per meditare la Parola di Gesù,

che

è

un

Seme

di

Vita,

quindi

è Parola di Vita! Questa Parola, con la stessa Bibbia, spesso viene alterata dai ‘teologi’, o dai ‘moderni studiosi’, con lotte dottrinali, che confondono e

ne

deviano

il

significato

originale. Distorcere la Parola di Dio, alterare i Dogmi, opponendosi al Magistero della Chiesa, personalizzando anche solo alcune parti della Liturgia, significa

deformare

e

contrariare

la

Volontà

Divina. Tutto ciò genera confusione nelle menti, compromette la Verità, oscura la Fede, rallegrando ‘i libertini’ del nostro tempo, coinvolti e storditi dal ‘fumo di satana’. Per cui, dopo duemila anni di Cristianesimo, i cattolici non possono assistere indifferenti al declino della Fede,

alla

sfiducia

nella

Chiesa,

osservare come stiano scomparendo tanti istituti e vocazioni religiose, senza ricercare e valutarne le cause, ritenute, dai più, interne alla stessa Chiesa. Pertanto, finché

nell’intera

famiglia

ecclesiale non

si

riuscirà

a

dare esempio di coerente comportamento etico-religioso, di rispetto verso il Sacro, di zelo e di fervorosa Preghiera, giovani ed adulti non troveranno più alcuna attrattiva, non

vi

sarà

più

interesse

e

fiducia

verso

le

istituzioni

religiose.

17


Lo sforzo di questa pubblicazione è quello di individuare, con obiettiva consapevolezza, le ragioni di tale declino, cercando di identificare

le

motivazioni

legate,

soprattutto,

alla

pratica

giornaliera

del

Ministero

Sacerdotale,

di

cui

Don

Saverio

ne

è

stato

un

fervente

assertore. E’ una lotta che tutti i cattolici, da veri credenti, devono affrontare per

sostenere

il

Sommo

Pontefice,

difendere

la

Santa

Chiesa

ed

aiutare

i

Sacerdoti, anche con la sola ed umile Preghiera. Tra

le

varie

difficoltà

del

mondo

d’oggi,

qualsiasi

iniziativa

può

essere utile e, anche se questa dovesse andare controcorrente, da essa potrà nascere una nuova formula di aggregazione sociale, che allontanerà il pericolo di prove più gravi di quelle che sta vivendo attualmente il mondo religioso ed ecclesiastico. Ogni religioso dovrà testimoniare la propria vocazione dimostrando la personale Fede, per far sì che si possa riacquistare la Fiducia persa. Solo in un clima di rinnovato impegno, i giovani potranno ritrovare nella Chiesa esempi di coerenza, con argomenti di fondato richiamo,

affinché,

in

tale

clima,

possano

anche

nascere

e

maturare

vere

vocazioni. Non servono ‘aforismi’, Conferenze Episcopali, Convegni Ecumenici, Incontri Pastorali, ecc.. Occorre riscoprire la presenza di Gesù, Sommo Sacerdote, nella costante testimonianza del Sacerdote in chiesa,

per

ravvivare

e

far

fruttificare,

con

zelo

e

devozione,

la

Celebrazione dei Santi Sacramenti, per ricominciare un nuovo cammino in seno alla Chiesa, testimoniando la vera Fede. Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, bisogna impegnarsi

nella

Preghiera,

offerta

con

fiducia,

con

costanza

e

fervore,

dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore, non

con

le

labbra,

per

Glorificare

la

Paterna

Bontà

di

Dio. Una importante meta, più volte manifestata dalla Santa Madre Celeste, è quella di Consacrarsi al Suo Cuore Immacolato, rendendosi disponibili alla Sua chiamata. Con il Suo Aiuto, forti nella Fede e perseveranti nella lotta contro il male, si potranno attuare i Suoi Progetti di Salvezza. Per questo scopo, in altra pubblicazione (vedi

bibliografia), viene suggerito un valido itinerario spirituale, per Consacrarsi al Cuore Immacolato

della

Santissima

Vergine

Maria. 18


I PARTE _________________ Sia

Lodato

Gesù

Cristo. Sempre

Sia

Lodato. Cristo

Regni. Sempre. Con queste Lodi, rinnoviamo il nostro atto di Devozione a Gesù, Nostro Signore e Redentore, per ricominciare a testimoniare apertamente la nostra vera Fede. Sono semplici espressioni, forse ormai in disuso, ma che restano

tuttora

validi

e

significativi

atteggiamenti esteriori per Onorare e

Glorificare

Cristo

Gesù,

Nostro

Signore. Mentre il Santo Padre si accingeva ad inaugurare l’Anno Sacerdotale, veniva a mancare improvvisamente, per un incidente avvenuto dopo la Celebrazione della Santa Messa, Don Saverio Don Saverio, da giovane che posa d’avanti Martucci, l’ispiratore ed il sostenitore alla statua di Bartolo Longo. del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, di cui lui era devoto e zelante assertore. Don Saverio Martucci, già da giovane, era fortemente devoto del Beato Bartolo Longo. Da

qui

e

da

lui

è

nata

l’ispirazione

per

il

Movimento

Laico

di

Preghiera che porta il nome del Beato. 19


Una

importante

figura

carismatica,

quella

di

Don

Saverio,

che

ha

saputo mantenere viva la tradizione delle sue radici cristiane, acquisite e sostenute in ottantasei anni di vita, quasi tutte dedicate al sacerdozio, difendendole, sempre in spirito di ubbidienza, dalle più moderne forme di comportamento religioso. Un lavoro di grande umiltà, il suo, nel saper offrire la sua missione pastorale con vera Carità cristiana, così come si cercherà di tradurre ed analizzare, anche se sinteticamente, in questa breve esposizione editoriale a lui dedicata. La stesura di questo libro nasce dalla raccolta di varie omelie e dai contenuti dei discorsi di Don Saverio, da lui pronunziati in varie occasioni. Nel limite del possibile, e senza alcuna ambizione, sono state sintetizzate le parti che riguardano essenzialmente il suo ministero sacerdotale,

uniformando

il

carattere

espositivo

al

significato

del

suo

apostolato,

nel

modo

migliore

con

cui

si

è

pensato

di

formulare

lo

stile

dell’intera

opera.

Nel

contempo,

si

è

cercato

di

rispettare

l’essenza

del

suo pensiero, applicato ai vari argomenti da lui espressi, distinguendoli in rapporto alle varie circostanze da lui vissute e manifestate in vita. Va

precisato

che

non

è

stato

semplice

armonizzare

la

vastità

delle

tematiche da lui trattate, sia per la delicatezza della materia, che per le difficoltà

di

coordinare

e

trasferire

l’interpretazione

dei

vari

contenuti

in

una chiave di lettura, che risultasse facile, semplice e scorrevole. Pertanto, si chiede venia al lettore se, in taluni casi, per la natura delle argomentazioni, non sempre il senso della frase si associa in maniera consequenziale

al

concetto

del

discorso

e…

viceversa.

Va

da

che,

per

chi ha conosciuto personalmente la larghezza intellettuale di Don Saverio, saprà riconoscere con più facilità le sfumature che caratterizzano queste pagine. In

fine,

si

fa

presente

che

già

nell’Aprile

2006

è

stato

pubblicato

un suo libro, INVOCANDO MARIA, che racchiude in se varie tematiche inerenti l’etica morale e religiosa. Assieme ad una sintesi della vita dell’Avv. Bartolo Longo, ad alcune

preghiere

inedite,

al

significato

ed

alle

meditazioni

sulla

Preghiera

del Santo Rosario, in tale libro risaltano i fondamenti etico-religiosi della scienza pedagogica longhiana, di cui Don Saverio, per naturale vocazione, 20


ne ha seguito le basi, armonizzandole con l’insegnamento nella scuola. Devoto della Vergine del Santo Rosario, Don Saverio ha sempre preposto

a

tutto

il

valore

della

Preghiera.

La

sua

biblioteca

è

ricchissima

di testi storici, teologici ed anche mariani. Grande

assertore

delle

riflessioni

di

San

Luigi

M.

Grignion

di

Montfort,

egli

soleva

ribadire

che

“La

Preghiera

è

come

una

sorgente

di

acqua

pura,

sempre

limpida

e

fresca,

perché

Ispirata

e

Guidata

dallo

Spirito Santo, Che alberga nel nostro cuore. Per questo la Preghiera non è

e

non

può

essere

una

ripetizione,

ma

deve

scaturire

dalla

semplicità

del

cuore e dalla viva Fede. Pregare con devozione e non ‘recitare’,

poiché

‘recitare’

è

una

parola

inadeguata,

che

non

si

addice

alla

Preghiera,

tanto

meno al Sacro” (da una sua citazione nel libro IL SANTO ROSARIO MEDITATO). (Vedi

bibliografia).

Il libro Invocando

Maria. I libri del Movimento Laico di Preghiera.

21


Don Saverio ha sempre esposto con parsimoniosa capacità le sue doti culturali ed educative, applicate a suo tempo, con virtuosa capacità, anche in seno all’insegnamento scolastico. Assertore

convinto

della

propria

Fede,

è

stato

un

eccellente

storico

del

Vecchio

e

Nuovo

Testamento,

esponendo

scientificamente

e

con estrema semplicità i maggiori concetti teologici che hanno sempre caratterizzato le sue omelie e le varie catechesi. Sottile conoscitore delle vicende storiche che hanno formato i grandi Santi, egli spaziava nell’enumerare i loro sapienti motti, interloquendo con le massime di tanti santi, affascinando sempre tutti coloro che avevano la possibilità di ascoltarlo nelle sue omelie. Da San Francesco a Sant’Antonio, da San Lorenzo da Brindisi a San Pio (che aveva conosciuto personalmente), da San Matteo a San Luca e a tutti i vari Santi, non mancava di citarli sempre, valorizzando le loro imprese, abbinando facilmente il valore dei loro esempi con la profondità dei passi evangelici. L’intento di questa pubblicazione, tuttavia, non vuole essere solo quello di sottolineare le capacità culturali di Don Saverio, bensì e soprattutto il valore del suo messaggio pastorale, confermato da uno spiccato senso di carità, di umiltà e di vera Fede, messo sempre a servizio della Chiesa e del Popolo di Dio. Per questo si cercherà, soprattutto, di

evidenziare

il

significato

della

sua

Missione Sacerdotale, svolta con dignità e con

zelo,

oltre

che

con

sacrificio

e

fervore.

Un esempio che oggi ben si addita alle giovani leve di cattolici e di religiosi, San Lorenzo da Brindisi, convalidando quanto asseriva Ferdinando proclamato Dottore della Chiesa, il 19 Marzo 1959, da Baj,

nel

dire

che

“Farsi

prete

non

significa

Papa Giovanni XXIII. mettersi solo una divisa di fuori, ma significa

anche

assumere

un

tormento

dentro”.

Il

Card.

Emmanuel

Suhard, in merito, aggiungeva che “Come Gesù Cristo, così il Sacerdote porta all’Umanità un dono senza uguali: quello dell’inquietudine. 22


Egli deve essere il Ministro dell’inquietudine, il dispensatore di una Sete e di una Fame nuova, quella di Gesù”. In

questo,

molto

c’è

da

apprendere

sul

profondo

significato

della

testimonianza

sacerdotale

di

Don

Saverio,

poiché,

come

spiegava

Francois

Pollien,

Niente

avviene

a

caso,

poichè

in

tutte

le

opere

di

Dio

regna

l’ordine.

Il

posto

di

un

uomo

nella

vita

non

è

mai

cosa

indifferente

per

il

Nostro

Padre

Celeste”,

poiché,

come

ancora

confermava

P.

F.

Molinari,

“Il

Prete

è

il

manovale

di

Dio

nel

cantiere

del

Mondo,

dove,

nel

tempo,

si costruisce l’Eternità”. Considerando la costante volontà di Don Saverio, si può ben confermare quanto sosteneva San Francesco De’ Paoli, nel dire che “Il Prete deve fermarsi solo per morire”. Così

è

stato,

infatti,

per

Don

Saverio,

dopo

un

eroico

cammino

senza soste: un Sacerdote che ha insegnato molto, non solo quello che sapeva, ma anche ciò che era, lasciando ad un ognuno un messaggio personale. Quale migliore occasione per ricordarlo e per rivivere, in questo anno dedicato ai Sacerdoti, la sua missione sacerdotale? Una realtà sempre attuale per la testimonianza di 2000 anni di Fede Cattolica. Un confronto tra il passato ed il presente, che mette in luce le nuove tendenze moderniste

del

secolarismo,

che

hanno

caratterizzato

ed

influenzato,

con

varie insidie, le vocazioni sacerdotali. Il ministero di Don Saverio lascia, in chi lo ha conosciuto, un indelebile ricordo, per la sua inestimabile coerenza. Un Prete, come disse Padre Erminio Crippa, chiamato a parlare di santità senza essere santo, ad avere la mente di un vecchio ed il cuore di un giovane, con la ricchezza dello zelo, del rispetto e della devozione verso il Sacro. Infatti, la

missione

specifica

del

Sacerdote,

come

a

suo

tempo

ha

sottolineato

il

Cardinale

John

Wright,

è

quella

di

far

conoscere

il

“Sacro”,

la

“Verità

Sacra”, l’ “Amore Sacro”, la “Bellezza Sacra” che era in Cristo. Gesù

Cristo

si

è

presentato

agli

uomini

come

il

“Sacro”

fatto

Uomo:

per

questo

bisogna

rispettare

tutto

ciò

che

è

dentro

e

fuori

la

Chiesa,

soprattutto

il

Sacerdote,

poiché

-­come

diceva

San

Giovanni

Maria

Vianney- “Se incontrassi un Prete ed un Angelo, saluterei il Prete prima di

salutare

l’Angelo.

Quest’ultimo

è

l’amico

di

Dio,

ma

il

Prete

occupa

il Suo posto; se non ci fosse il Sacerdote a nulla gioverebbe la Passione 23


e la Morte di Gesù. A che servirebbe uno scrigno ricolmo d’oro, se non ci fosse chi lo apre? Il Sacerdote ha la chiave dei Tesori Celesti, ma se non ci fosse il Sacramento dell’Ordine non avremmo Nostro Signore Gesù.

Infatti,

chi

è

che

Lo

ha

messo

nel

Tabernacolo?

Il

Sacerdote.

Se

avessimo Fede, vedremmo Dio nascosto nel Sacerdote come luce dietro il vetro” Se oggi non si comprende più la missione del Sacerdote, come affermava

il

vescovo

Artur

Elchinger,

è

perché

non

si

capisce

più

il

ruolo

di Cristo, disconoscendo tutto ciò che di Sacro Gli appartiene. Ciò serve di monito per riscoprire, in queste pagine, un sacerdozio fedele ai principi ed ai doveri assunti con la Sacra Ordinazione (“Sacerdote in Eterno”). Alcuni troveranno in queste pagine storie del passato, altri scopriranno con nostalgia realtà vissute e ormai scomparse, altri ancora rimarranno

indifferenti:

ma

è

proprio

l’indifferenza

che

affievolisce

ed

assopisce la fede! In un’era in cui si cerca di cancellare dal cuore dell’uomo le sue radici cristiane, in cui si invoca il rispetto per la natura, ma si seguono gli abbagli dei falsi profeti, come sosteneva Don Saverio, accettiamo l’invito per ricostituire e sostenere, con fermezza, il rispetto e l’Amore verso tutto ciò

che

è

Sacro,

verso

la

Chiesa

e

verso

Dio. E’ un Invito Sacro, nella speranza che venga compreso, accettato con convinzione e con cuore disponibile, per difendere con coraggio le proprie Radici Cattoliche ed elevare la mente ed il cuore verso le “cose” di Dio, per Amare con fervore la Sua Chiesa. Solo così si può fare “ritrovare”, nella Santa Madre Chiesa, la Luce della Verità, quella Luce che illumina e rasserena ogni cristiano e che spesso

l’uomo

rifiuta.

24


Don Saverio Martucci, il Parroco sorridente e benedicente.

Che emozione sentire suonare alla porta di casa, aprire e trovarsi davanti il Parroco che viene a farti visita, un Sacerdote che ti saluta con il volto gioioso e sorridente, con voce sicura e squillante, quasi a metterti subito a tuo agio ed a contatto diretto con Nostro Signore Gesù. Il

suo

saluto

è

già

un

festoso

augurio, un invito a rispondergli con la

sicurezza

e

la

serenità

che

è

riuscito

ad infondere nell’animo con il suo “Sia Lodato Gesù Cristo”, a cui viene da rispondere “Sempre Sia Lodato”. E’ questa l’immagine che si attende un cristiano cattolico, quando incontra

un

Sacerdote,

poiché,

come

affermava Francois Mauriac, un Prete non ti rimane mai indifferente: o ti attira, o ti respinge. Egli rimane tuttavia sempre un Discepolo di Gesù, Sommo Sacerdote, che con la sua testimonianza e con il suo umile servizio di amore, ricevuti con la Consacrazione, permette di

intravedere

il

riflesso

del

Redentore.

RIFLESSIONE - La Santa Vergine Maria, nelle Sue Apparizioni, Saluta dicendo “Sia Lodato Gesù Cristo”. Prendiamo l’abitudine e suggeriamo, ogni volta che si incontra un Sacerdote, Ministro di Gesù, di salutarlo con la stessa Lode, alla quale il Sacerdote non potrà che rispondere “Sempre Sia Lodato”. “Se il ‘ramo’ pecca, il ’ramoscello’ secca!”.

25


Generalmente

si

è

portati

a

omettere

le

notizie

scomode

di

fatti

regressi, specie se riguardano la fede e la morale. Ma quando i ricordi servono

a

rievocare

concrete

testimonianze,

è

doveroso

ricordarli

a

chi

è

interessato. Molti giovani, infatti, sono curiosi di conoscere tradizioni di vita

passata,

per

cui

è

interessante

rievocare

le

esperienze

vissute

da

un

Sacerdote come Don Saverio. E’ viva, nel ricordo di molti, l’immagine che in passato si presentava fuori della chiesa o per strada, quando si incontrava un Sacerdote od un appartenente all’Azione Cattolica: da un marciapiede all’altro ci si salutava sicuri ed orgogliosi di pronunciare “Cristo Regni” e l’altro, anche se preso alla sprovvista, rispondeva prontamente “Sempre”! Una frase breve che i ragazzi Aspiranti dell’Azione Cattolica esprimevano, mostrando con orgoglio il loro distintivo all’occhiello.

Due chiari distintivi, che evidenziano le proprie ‘radici’ di appartenenza. Nella prima foto, un distintivo dell’Azione Cattolica, ai tempi di Don Saverio.

Questi sono veri esempi di rispetto verso il proprio Credo, di fraternità cristiana e di benevola accondiscendenza verso ciò che era stato acquisito con l’educazione religiosa. Oggi

a

volte

si

fa

fatica

a

salutarsi,

mostrando

una

ingiustificabile

indifferenza, di cui ormai nessuno se ne rende più conto, al punto tale che

non

meraviglia

più

incontrare

dei

giovani

che

non

salutano

i

loro

insegnanti, tanto meno i superiori od i Sacerdoti. Tali

argomenti,

di

più

ampia

portata,

fanno

riflettere

la

stessa

scienza pedagogica, psicologica e ‘antropologica’, con teorie che, però, non si conciliano più l’una con l’altra. Riflettendo

su

questi

argomenti,

si

entra

nel

vivo

delle

varie

problematiche, che lo stesso Santo Padre, in tutte le Sue Omelie, cerca di comunicare con i Suoi autorevoli messaggi. 26


Il coraggio di affrontare le diverse e delicate tematiche, suscita in tanti diverse perplessità, ma il coraggio che ha infuso sempre Don Saverio

fa

superare

ogni

aspettativa.

Per

cui

è

interessante

sostenere,

in

questo libro molte sue tesi. Nei suoi ultimi anni, Don Saverio, ricordando quanti nella sua parrocchia si impegnassero a collaborare, apprezzava ed ammirava l’intervento di quei cattolici che aiutavano i Parroci in diverse situazioni. Per esempio, un ottimo compito era quello di sorvegliare il comportamento di quei bambini maleducati, o quello di controllare quei fedeli privi di pudore, che entravano in chiesa con abiti immodesti. Cattolici coraggiosi che,

anche

al

di

fuori

di

specifici

incarichi,

non

disdegnavano

di

intervenire

richiamando coloro che, con il loro comportamento, creavano disagi e conseguenze negative in seno alla Chiesa. Questi interventi di collaborazione, da parte dei laici cattolici, non solo

recavano

un

benefico

aiuto

alla

comunità,

ma

erano

anche

un

atto

di

rispetto verso la Casa di Dio. Oggi, con l’abitudine ‘del lasciar correre e del lasciar fare’, si sono adeguati anche molti Parroci, impegnati nelle loro funzioni sacramentali, ma anche e soprattutto nel ‘sociale’! Non deve stupire se in queste pagine si fa ampio riferimento al

“rispetto

verso

il

Sacro”,

poiché,

nella

formazione

di

Don

Saverio,

il rispetto e l’educazione hanno sempre avuto un ruolo di primaria importanza, in quanto, per sua convinzione, essi costituivano i cardini essenziali per

il

buon

funzionamento

della

vita

sociale

e

religiosa. Parlando

di

un

Sacerdote

‘della

vecchia

scuola’,

è

normale

ritrovare in lui argomenti che, se anche da molti sono ritenuti superati, ci investono da vicino. Un confronto, però, con un passato non troppo lontano, dove il cattolico, giovane od adulto che fosse, non aveva vergogna nel mostrare la sua appartenenza, senza fanatismo, ma anche senza nascondimenti. Oggi

si

ha

quasi

vergogna

di

mostrare

la

propria

identità, la propria religiosità, il proprio ‘distintivo’, per cui non si usano più apertamente le Lodi di saluto al Signore, come sopra citate, nemmeno in chiesa, tanto meno per strada. Sembra che tutti si sentano ormai integrati in una maggioranza che di fatto, però, non gli appartiene.

27


In tal modo, passando sempre più in minoranza, si cade nella quasi totale indifferenza interiore e, favorendo tra l’altro il peccato dell’accidia, si permette ad altri di distruggere la nostra tradizione culturale-religiosa.

Se si potesse fare un’indagine, su questa scottante realtà del moderno cattolicesimo, senza dubbio i risultati delle statistiche sarebbero agghiaccianti. A

conferma

di

tanta

superficialità,

anche

e

proprio

in

seno

al

clero,

si cita di seguito un eloquente episodio. In una città mariana, innanzi ad un famoso Santuario, sostava un gruppo di sacerdoti ‘travestiti’ da laici. Era una giornata di ritrovo per un convegno regionale ecclesiastico. Per

verificare

le

realtà

sopra

espresse,

come

quella

di

ottenere

una

risposta

al

tradizionale

saluto

cattolico,

si

è

tentato

di

ripetere

la

bella

esperienza

vissuta

con

il

parroco

citato

all’inizio,

per

verificare

il

grado

di integrazione con la moderna società laica di questo gruppo di giovani sacerdoti. Avendoli, così, salutati con il ‘conosciuto saluto cattolicocristiano’ <<Sia Lodato Gesù Cristo>>,

con

sorpresa,

non

è

stata

data

alcuna risposta creando, in tutti coloro che hanno assistito al fatto, una forte perplessità ed una sconfortante delusione. Mettendo in evidenza tale comportamento scorretto, non tanto verso

chi

li

aveva

salutati,

ma

bensì

verso

Chi

era

diretto

il

saluto,

è

stato

chiesto loro se erano dei Sacerdoti o meno. L’imbarazzo

è

stato

evidente,

specie

per

alcuni

che

si

erano

del tutto mimetizzati con vestiti non coerenti al loro stato sacerdotale. Persone comuni, con una immagine esteriore di chi ha il cuore smarrito, comune a molti attuali sacerdoti, giovani e non, che appaiono con volti scuri e funerei, come di chi ha un lutto cronico. Così, con questa strana immagine,

è

stata

confermata

la

loro

appartenenza

al

clero. Inutile voler commentare l’episodio ma, certamente, tutto ciò mette in luce una evidente freddezza interiore, oltre che esteriore, promossa da un secolarismo che, in questo ultimo decennio, ha cambiato radicalmente il comportamento di molti sacerdoti. Nel contesto della crisi sacerdotale, con Don Saverio si riusciva a focalizzare apertamente l’argomento, adducendo le cause ad una mancanza di preparazione, di formazione e di coscienza. 28


In seno a tali elementi, spesso si commentavano con lui chiare testimonianze e validi scritti di veri maestri formatori. Egli era solito leggere tutte le riviste cattoliche che gli venivano sottoposte, dalle quali ne sapeva selezionare, con intelligente analisi, l’attendibilità dei contenuti. Una volta, leggendo un editoriale di Padre Giulio Maria Scozzaro, ne sottolineò apertamente la veridicità ed il coraggio con cui, tale Frate Cappuccino, esponeva le sue chiare idee in merito ai Sacerdoti. In realtà, Padre Scozzaro, allievo della “scuola di Padre Pio”, ha sempre affrontato con chiara fermezza i problemi ecclesiastici, emersi in seno alla Chiesa in quest’ultimo cinquantennio. Alludendo al linguaggio ed al comportamento di alcuni preti moderni, così si esprime in un suo editoriale: <<Padre Pio era grande anche quando raccontava, quasi ogni sera, alcune barzellette durante la ricreazione, ma esse erano sante, servivano a creare gioia, facendo permanere l’aspetto religioso che doveva avere sempre uno sfondo educativo>>. Per Don Saverio, il Sacerdote doveva trasmettere gioia e buon umore, doveva essere un buon amico, ma non doveva mai perdere la sua

identità

sacerdotale,

lasciare

intendere

agli

altri

che

è

un

uomo

come

gli

altri.

Egli

è

un

altro

Cristo,

l’uomo

sacro

che

porta

il

divino,

il

mediatore tra il popolo e Dio. L’allegria che porta il Sacerdote doveva essere

per

lui

diversa

dalle

battute

mondane

dell’uomo

comune.

La

sua

è

una forza trasmettitrice dell’Amore di Dio, di gioia pura e di Verità. Oggi, molto spesso, i fedeli rimangono confusi e si lamentano perché,

in

questo

mondo

di

guai

e

di

cattiveria,

non

trovano

più

un

riferimento di saggezza e di spiritualità, che un tempo si trovava nella figura

del

Sacerdote. In

genere,

ogni

uomo

manifesta

ciò

che

è

dentro,

tanto

più

questo

avviene nel Sacerdote; tutto ciò egli lo manifesta nelle parole, nelle scelte, nella

vita

spirituale

e,

se

non

si

è

smarrito,

egli

emana

addirittura

Luce

Divina. Si auspica che il Sacerdote ritorni alla Preghiera spirituale e prolungata, che riscopra la gioia del sacerdozio vissuto autenticamente e costantemente.

29


Come

si

può

pensare

di

rinnovare

la

società,

la

scuola

e

la

famiglia, se non si inizia a dare esempio di educazione e di rispetto verso il prossimo e, soprattutto, verso il Sacro, se di fatto si manifestano comportamenti equivoci proprio dentro e fuori la Chiesa? Dalla coerente educazione religiosa,

vivificando

la

Fede,

mostrandola con lineare e sincero coraggio, parte ogni attesa e speranza per poter iniziare un nuovo cammino di formazione, per una positiva testimonianza di etica morale, valida per una gioventù ormai travolta dalla solitudine interiore ed in cerca di validi riferimenti, che non trovano più in famiglia, nella società, tanto meno nella chiesa e nell’educazione religiosa. E’ una realtà che non può più essere nascosta o trascurata da tutti i veri cattolici, tanto meno dalla Chiesa. Giovanni Paolo II, in molte sue omelie, sottolineava l’importanza della morale cristiana, in quanto, diceva, “ Il

crollo

della

moralità

porta

con

il

crollo

della

società”. Madre Teresa di Calcutta, invece, aggiungeva che “La perdita del pudore e della purezza sono le cause profonde della decadenza del Mondo”. Ciò

significa

che

tutto

il

comparto

dell’educazione

compromesso.

Ogni rimedio della scienza,

Il

Pontefice

Giovanni

Paolo

II

e

Madre

Teresa

di Calcutta, esempi di Amore, di Carità e di Fratellanza.

30

della

tecnica,

della

filosofia,

della psicologia, tanto meno dell’antropologia (di cui oggi, spesso a sproposito, se ne fa ampio riferimento per una impropria acquisizione

scientifica

sulla

vera

natura

dell’uomo,

che

non

è

solo

materia), non sanno più trovare rimedi fondamentalmente utili per migliorare la società, tanto meno per risvegliare lo spirito.


Occorre aprire in profondità la coscienza e l’anima dell’uomo, perché

ritrovi

in

cuor

suo

il

dono

del

perdono

e

della

giustizia,

la

volontà

di ricercare il vero senso della Grazia Divina. In questa ottica, la serenità interiore, ottenibile con la Grazia del

Perdono,

è

una

meta

non

facile

da

raggiungere,

se

non

si

è

aiutati

spiritualmente,

poiché

non

è

un

dono

gratuito. A tale proposito, da Don Saverio si riceveva sempre una netta consapevolezza sull’utilità della Confessione, per ritrovare interiormente quella naturale e serena obiettività sulle cause e sulla natura del male, fonte

di

ogni

malessere.

Infatti,

poichè

la

punizione

è

già

dentro

il

peccato, si deduce, da una frase di Elbert Hubbard, che “Gli uomini non sono puniti per la debolezza commessa con le loro colpe, ma dalla conseguenza delle loro stesse colpe”. Il cedimento alla tentazione, frutto della

concupiscenza

umana,

è

stato

sempre

un

argomento

chiave

su

cui

poggiava l’aiuto spirituale di Don Saverio. Su tale argomenti, in colloqui privati, quando si cercava di capire anche la pace interiore che egli mostrava con tanta serenità, soleva rievocare una frase di Richard Madden, affermando che “Il nostro voto di castità non ci ha ristretti in vincoli penosi, ma piuttosto ci ha fatto abbracciare tutto il mondo in una maniera diversa e sublime; possiamo non essere compresi,

per

tante

ragioni,

ma

il

fatto

non

cambia

nulla”,

poiché,

come

ancora asseriva il Cardinale G. Danneels, “Per testimoniare che Dio E’ l’Assoluto

e

che

tutto

il

resto

è

relativo,

non

si

potrà

mai

fare

a

meno

di

uomini e donne che, volontariamente e con gioia, scelgono la povertà, la castità e l’obbedienza”. Su queste verità prettamente vocazionali, Don Saverio mostrava una luce interiore che affascinava anche il non credente. Questo era il suo campo di forza, mai messo in discussione, ma avvalorato dall’inestinguibile esempio. In proposito, egli leggeva molte vite di Santi, ne studiava l’essenza, ne ricapitolava gli esempi, ammirando

e

Glorificando

la

Potenza

dello

Spirito,

adottando

anche

la

più semplice frase, od il miglior pensiero. Valida ed indimenticabile la meditazione avvenuta su una frase di Friedrich Von Logau, che sanciva come

“Combattere

se

stesso,

a

volte

può

essere

una

guerra

difficile,

è

vero,

ma

vincere

se

stessi,

poi,

diventa

la

vittoria

più

bella

e

gratificante,

per il corpo e per lo spirito”. Con queste concezioni radicate nel cuore, egli soleva tranquillizzare 31


ogni penitente con la sua chiara e sicura preparazione, con la ricchezza di argomentazioni che scaturivano dalle sue convinzioni teologali. Un argomento che invece lo lasciava alquanto perplesso era il disagio procurato dalle moderne innovazioni, dai ‘moderni adeguamenti’, come lui li chiamava in gergo ‘burlesco’. In realtà la Confessione, il Sacramento

chiave

per

il

raggiungimento

della

serenità

interiore,

è

stato turbato e poi offuscato da una incosciente trascuratezza, che ha alimentato il decadimento di questo importante ministero sacerdotale. Tra le tante cause, come si vedrà anche nella seconda parte di questa trattazione, alcune sono da ricercare sul modo attuale con cui viene effettuata o condotta la pratica della confessione. Per esempio, quando Don Saverio veniva chiamato in quelle chiese dove era stato tolto il tradizionale confessionale, anche lui si sentiva a disagio, in quanto non poteva assicurare quella riservatezza propria della confessione. Scrupoloso, prudente ed attento, come egli era, per evitare ogni minima possibilità di ‘maldicenze’, preferiva confessare addirittura in pubblico sull’altare… un modo poco piacevole ed anche faticoso, non solo per il fatto di doversi anche lui esporre all’osservazione di tutti i fedeli

presenti

in

chiesa,

ma

anche

perché

veniva

privato

della

libera

spontaneità, propria e particolare con cui viene esercitato tale Ministero. Per questo lui riteneva, con ferma convinzione, l’utilità di quanto occorresse ripristinare i ‘vecchi’ confessionali con la ‘grata’, come più avanti descritto, non solo per il naturale rispetto del sigillo sacramentale, ma anche per migliorare il comprensibile disagio psicologico del penitente. RIFLESSIONE - Meditazione sul Sacramento della Riconciliazione.

Quante volte andiamo a “confessarci” ? Come meditiamo nella nostra coscienza prima di farlo? Cerchiamo di sminuire le nostre colpe “giustificandole”

davanti

al

confessore?

Le

addiciamo

ad

altri,

così

che

non confessiamo più noi stessi ma un’altra persona? Quanto più ci confesseremo con umiltà e sincerità, senza ‘addolcire’ la colpa, tanto più permetteremo alla Grazia di Dio di invaderci e nutrirci nella pienezza della Sua Misericordia.

32


Padre Pio, nel tradizionale confessionale con la ‘grata’, mentre esercita il Santo Ministero della Confessione.

Il confessionale, il miglior luogo per assolvere, con umiltà e riservatezza, il Sacramento della Confessione. con la grata,

Il tradizionale confessionale certamente,

è

un

luogo

riservato

e

serve

a

rendere

più

discreto

l’approccio all’umile disponibilità della riconciliazione. Solo così il Sacerdote, sapendo di poter ascoltare e rasserenare, senza fretta, senza condizionamenti

o

superficialità

il

penitente,

può

far

sentire

nuovamente

vivo

e

fiducioso

il

desiderio

del

Sacramento

della

Riconciliazione,

unico

rimedio per alimentare nuovamente la Fede, quella sincera, veritiera e pura. Anche in questo Don Saverio è stato un ‘maestro’ del confessionale, nel saper aprire la porta del cuore, facendo uscire il penitente da ogni arida chiusura, per farlo giungere ad una totale e completa

conversione.

Egli

è

stato

‘maestro’

nel

chiarire

anche

i

dubbi

di

Fede o delle più piccole colpe, liberando ogni penoso fardello, dando gli opportuni consigli. Così, attraverso i misteriosi Poteri di Gesù, Che si manifesta proprio nel confessionale, egli, il Sacerdote, con la Grazia del Perdono, rigenerava ogni anima... Un vero padre, dunque, come insegna la parabola del “figliol

prodigo”! Del resto, a tale proposito, San Pio V diceva: “ Datemi

buoni

confessori

e

rinnoverò

dalle

fondamenta

tutta

la

cristianità”. E’ una verità che viene valorizzata anche dalle parole di Giovanni Paolo II, il

quale,

in

merito,

definisce

che

“Ogni

confessionale è

uno

spazio

privilegiato

e

benedetto,

dal

quale

nasce

un

uomo

nuovo

e

riconciliato

a

Dio.”

33


RIFLESSIONE - Solo con il Sacramento del Perdono e con la convinta Preghiera, unico ‘strumento’ di unione con Dio, si può ritrovare la vera Luce della Grazia Divina,

per

ottenere

i

benefici

frutti

di

un

risveglio

fisico,

morale

e

spirituale,

di cui ogni uomo ne ha sempre una innata necessità.

Sempre pieno di ardimentosa volontà, Don Saverio partecipava ovunque e, in ogni circostanza, non dava mai segni di stanchezza. A tutti infondeva entusiasmo e chi lo avvicinava, per qualunque motivo, riceveva sempre un’accogliente attenzione e una parola di conforto. Ogni occasione era favorevole per intavolare con lui qualsiasi discorso. Lui sapeva ascoltare e, appena assimilava il ‘messaggio’, rispondeva con disarmante semplicità su qualsiasi argomento. Anche questo, per lui, era un espediente per diffondere la Parola evangelica, facendo assaporare piacevolmente il dialogo di amore con Gesù, per vivere la vita, per rinnovare lo spirito (“Veni Creator Spiritus”). Apprezzava e gioiva come non mai del dono della vita, che ammirava già nell’infanzia dei bambini, verso i quali volgeva sempre una parola di attenzione e di affabile benevolenza, quasi da sentirsi egli stesso rinnovarsi interiormente nell’innocenza dei bambini. Una delle altre sue ammirevoli capacità, era quella di organizzare anche lunghi pellegrinaggi, in nazioni estere. Egli era un brillante intrattenitore, ma anche un preparato ‘cicerone’, nel far conoscere le virtù dei luoghi mistici e di Fede. Spesso, nelle chiese dove si recava, veniva subito fermato da molti sconosciuti fedeli, i quali, asserendo di aver

incontrato

finalmente

un

vero

Sacerdote

(forse

per

la

sua

originale

veste

talare,

che

non

aveva

mai

abbandonato),

approfittavano

per

chiedere

di essere confessati. Anche in queste situazioni, lui avvertiva, specie all’estero (ma anche in Italia), quanto si facesse desiderare la presenza di un sacerdote nel confessionale. D’altra parte, egli asseriva che, se in tante chiese erano stati aboliti i confessionali, i fedeli, specie quelli più tormentati ed indeboliti dal peso della coscienza, fanno più fatica ad accostarsi a questo grande Sacramento del Perdono. 34


Egli era convinto che l’uso del confessionale, reso ancor più solenne dal sacerdote che indossa i paramenti sacri, dava al penitente un senso di grande

rispetto,

di

fiducia

e

di

riservatezza. Oggi chi chiede di confessarsi viene convogliato in un ‘confessionale aperto’, dove viene preclusa ogni tipo di riservatezza, creando diverse difficoltà;;

un

approccio

poco

ortodosso

tra

il

fedele-­penitente

con

il

sacerdote-­confidente!

Tutto ciò ha generato varie situazioni di imbarazzo, ritenute, per

alcuni,

molto

serie

e

delicate.

C’è

chi

è

stato

costretto

a

recarsi

in

luoghi lontani dalla propria parrocchia o addirittura ad auto-assolversi (assecondando la moderna religione del -fai da te-!). D’altra

parte,

è

abbastanza

comune

che

vi

siano

queste

situazioni,

di cui nessuno sa dare una esauriente spiegazione. Già Leone XII, a tale riguardo, dichiarava che <<Il confessore che omette di aiutare il penitente ad avere le

debite

disposizioni,

non

è

più

disposto

ad ascoltare le confessioni di quanto non lo siano i penitenti a confessarsi >>. Certamente, come esposto più avanti, nella seconda parte di questo libro, il problema del confessionale abolito o modificato

(modernizzato),

anche

se

non

lo

si vuole riconoscere, rimane un elemento di discussione in tutta la sua cruda realtà, pesando ancor più sulla fragile miseria del penitente, stretto nella morsa del suo peccato. Santa Maria Goretti. Del resto, “Se in tutti i confessori si ritrovasse la scienza e la bontà convenienti a tanto Ministero -come sosteneva Sant’Alfonso M. De’ Liguori- il mondo non sarebbe così infangato di peccati,

l’inferno

così

ripieno

di

anime”. Così si sono affollate le processioni di coloro che, pur non essendo in Grazia di Dio, si accostano a ‘ricevere’ l’Ostia Sacra, con dentro il cuore chissà quante sofferenze nascoste. Innanzi a queste gravi situazioni, con tanti inconsapevoli sacrilegi, ogni

altra

considerazione

in

merito

rimane

superflua!

35


Occorre

Pregare

molto

anche

per

questo,

affinché

la

Misericordia

Divina conduca tutti alla consapevolezza, all’umile comprensione del problema, per la salvezza di tante anime. Quanti sacerdoti confessano apertamente in pubblico, o addirittura sull’altare, rendendo visibile a tutti ogni gesto, ogni espressione… svilendo ogni coraggiosa iniziativa da parte del o della penitente. Se questa

è

la

fine

della

riservatezza

e

della

discrezione,

certamente

non

può

essere ‘apprezzata’ proprio tra le mura sacre della chiesa! E’ ancora viva l’immagine del penitente in ginocchio, che richiamava ed incoraggiava, a sua volta, la volontà di mettersi in ginocchio, in attesa per la

confessione.

Ben

diverso,

oggi,

è

stare seduti, semmai comodamente, a fianco

del

confessore! Don Saverio non amava le vie di mezzo…

ma

questa

è

un’altra

storia,

che Don Saverio ha sempre affrontato nel migliore dei modi, mettendo tutti a proprio agio, adattandosi alla disponibilità dell’ambiente in cui confessava ma, soprattutto, ubbidendo alle disposizioni di chi avrebbe dovuto vigilare su tali questioni di così delicata portata. Va nuovamente sottolineato che, questa grave situazione non può essere trascurata oltre,

poiché,

come

già

si

è

espresso

in

merito

il

Santo

Padre,

Giovanni

Paolo II, “Sarebbe insensato, oltre che presuntuoso, voler prescindere arbitrariamente dagli strumenti di Grazia e di Salvezza che il Signore Ha

disposto

e,

nel

caso

specifico,

pretendere

di

ricevere

la

Grazia

del

Perdono facendo a meno del Sacramento, istituito da Cristo proprio per il Perdono. Il rinnovamento dei riti, attuato dopo il Concilio, non autorizza alcuna illusione ed alterazione in questa direzione”. Senz’altro, alla luce di queste chiare evidenze, non si può più nascondere il problema generale in seno alla Chiesa, occorre invece riprenderlo con adeguata prudenza e coraggiosa volontà, cercando di sensibilizzare prima i Sacerdoti e poi tutti i fedeli che frequentano la Santa Eucaristia. Di questo e di altro se ne riparla ancora più avanti, mettendo in luce altre situazioni, con problemi che sono stati messi a tacere per indifferenza o, addirittura, per incoscienza. 36


Sarà

questo

un

compito

importante,

che

non

si

può

rimandare,

demandare,

ma

da

affidare

alla

volontà

ed

alla

collaborazione

di

tutti

i

cattolici, per parlarne con obiettività, per ritrovare il necessario equilibrio, per riportare in salvo tanti fratelli dispersi in questo mare in tempesta, poiché,

come

già

è

stato

a

suo

tempo

osservato

da

Papa

Giovanni

Paolo

II,

non

vi

è

mai

stata

una

così

grave

crisi

del

Sacramento

della

Confessione

e della Penitenza come in questo tempo! E’ ragionevole pensare, in fondo, che la gravità di questa situazione, in

seno

alla

Chiesa,

potrebbe

essere

scongiurata

dallo

stesso

Clero,

poiché

non

è

un

problema

di

carenza

di

sacerdoti,

ma

piuttosto

il

fatto

che

siano

pochi i sacerdoti sensibili al problema. Quante testimonianze di fedeli che, in varie città, per la confessione, preferiscono spostarsi in altre chiese, quindi fuori della parrocchia, o andando in Cattedrale, dove lì trovano ancora i confessionali con la grata che, oltre ad essere un ‘cimelio ed oggetto d’arte’, ospitano dentro anche un prete, ormai sempre più richiesto per la Confessione. Realtà vive, conosciute ed… ancora eluse. Anche per questo, in antonomasia

alla

figura

del

Santo

Curato

d’Ars,

è

conveniente

meditare

su

quanto Don Saverio ha rappresentato con la sua Missione Sacerdotale. Nei suoi tanti racconti, asseriva che, proprio in Francia, aveva notato un’avanzata crisi del sacerdozio, assieme ad altre carenze in seno alla chiesa di quella nazione, già provata da tante tristi vicende storiche. Quello della Confessione, poi, era già ai suoi tempi una realtà scottante, di cui ne avvertiva maggiormente il declino a causa della scarsa volontà degli stessi sacerdoti, molti dei quali non più propensi a confessare. Proprio

per

questa

realtà,

Don

Saverio

non

è

mai

venuto

meno

alle

richieste in tal senso, rendendosi disponibile su tutto il territorio della diocesi, oltre che quando andava in pellegrinaggio. Egli ricordava che, pur non essendo del luogo, molti fedeli si rivolgevano a lui per confessarsi, non

solo

perché

non

trovavano

più

sacerdoti

disposti

a

farlo,

ma

anche

per il fatto che, indossando la rassicurante e tradizionale veste talare, per loro

egli

rappresentava

essere

la

figura

del

vero

Sacerdote. E’ un dato certamente che rimane negli annali del suo instancabile operato sacerdotale.

37


Un merito, il suo, unito ad una sempre spontanea, pronta e costante volontà, mai venuta meno, anche quando, settimanalmente, di estate e di inverno, egli si recava presso istituti o parrocchie, per portare il suo prezioso servizio ministeriale, svolto sempre con umile zelo, rimanendo a confessare tutti coloro che glielo chiedevano, a qualsiasi ora, per qualsiasi circostanza, funzione religiosa, Celebrazione Eucaristica od anche e solo per dispensare i Sacramenti dell’Estrema Unzione. Un sessantennio di missione, il suo, che può rimanere un punto di riferimento per tutti quei sacerdoti che, in questo anno a loro dedicato, vorranno meditare sulla loro vocazione sacerdotale e sul loro apostolato.

RIFLESSIONE - La Chiesa è il primo ragionevole baluardo di Luce

che

può

ravvivare

il

senso

comune

della

solidarietà,

della

fiducia,

della giustizia, della Speranza e della Pace. “ Ogni campanile con la Croce ci richiama ad una Chiesa, nella quale si celebra la Santa Messa, c’è un Tabernacolo, sta Gesù “. -Beato

Don

Luigi

Guanella-

Alla vista di un campanile voi potete dire: là c’è Gesù, perché là un Sacerdote ha Celebrato la Santa Messa”.

-San

Giovanni

Maria

d’ArsE’

IMPORTANTE

VISITARE

UNA

CHIESA,

PARTECIPARE

ALLA

SANTA

MESSA,

RICEVERE

LA

SANTA

EUCARISTIA.

“ L’Eucaristia è l’Amore che supera tutti gli amori nel Cielo e sulla Terra “. -San

Bernardo

di

Chiaravalle-­

“Occorre ricreare in chiesa l’armonia della serena accoglienza, abolendo l’austerità, ma ripristinando l’atmosfera del ‘religioso’ silenzio, del rispetto verso il luogo sacro, con la modestia dei costumi, con l’educato comportamento,

con

la

viva

devozione,

affinché

tutto

si

differenzi

da

qualsiasi altro luogo comune, per dare effettiva testimonianza di Fede e Gloria a Dio”.

A Don Saverio piaceva immergersi nel silenzio della natura. La campagna lo attraeva in modo particolare, specie nei periodi in cui la natura sprigionava i suoi profumi ed i suoi colori primaverili ed autunnali. Uccelli ed altre creature divenivano per lui sempre oggetto di attenzione. 38


Per la sua attenta sensibilità, tutto era importante. La quiete, come

sempre

sosteneva,

era

da

preferire,

poiché

quando

si

è

lontani

dal

chiassoso

frastuono,

che

allontana,

distoglie

e

vanifica

ogni

nostra

attesa, si può ritrovare la necessaria quiete per formulare intimamente l’umile

Preghiera,

che

ravviva

la

fiducia

nella

Fede,

che

fa

ritrovare

la

vera pace interiore, che ci rasserena e ci unisce a Dio… così, nel silenzio e nell’umile ascolto, si può davvero incontrare Nostro Signore. E’ questa la giusta condizione che ha condotto molti santi al vero

misticismo.

Chiunque,

anche

chi

non

è

predisposto

alla

completa

santità, quando entra in chiesa e trova le condizioni ideali per ‘respirare’ l’atmosfera

sacra,

riscoprire

il

prezioso

profumo

d’incenso,

quando

è

rispettato il silenzio, può più facilmente approdare alla pace dell’anima. Nell’immergersi liberamente in questa sacra atmosfera, può ritrovare il colloquio intimo con Nostro Signore, Che Vive nel Segreto del Santo Tabernacolo, Che ascolta l’intima Preghiera. Così si esprimeva, a proposito del silenzio, Santa Faustina Kowalska : “In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”. In realtà, ogni fedele e devoto cristiano, che entra in chiesa per Pregare, si aspetta di trovare l’atmosfera sacrale nella pace del silenzio, per il ristoro dell’anima, per incontrare Gesù, per unirsi a Lui ed adorarLo. La presenza costante del ‘medico’ dell’anima, poi, facilita maggiormente tutto questo. Infatti, quando

il

Sacerdote

è

presente

in

chiesa,

il

fedele

trova

una

figura

rassicurante,

in

quanto può attingere tutto ciò che serve alla

sua

anima:

il

fiducioso

conforto

nel

Sacramento della Confessione e l’intimo raccoglimento con Gesù, nel Sacramento della Santa Eucaristia, anche fuori dalla Celebrazione della Santa Messa. Don Saverio in parrocchia era costantemente presente, sempre Don Saverio, in pellegrinaggio, all’ombra di un campanile. disponibile, quasi in paziente attesa di 39


chi lo cercava per qualsiasi aiuto, o semplicemente per ricevere la Santa Eucaristia, sapendo che non a tutti era possibile partecipare alla Santa Messa giornaliera. Era piacevole e consolante entrare in chiesa ed intravedere sempre la

discreta

figura

del

Sacerdote,

vicino

al

confessionale

o

tra

i

banchi

in Preghiera, nel caratteristico profumo di incenso, che arricchiva le sensazioni e ne esaltava l’atmosfera del luogo Sacro. Oggi l’incenso lo si avverte appena e per poco solo nelle grandi funzioni liturgiche; ma anche questo fa ormai parte di ‘vecchie’ realtà! A

tale

proposito,

il

Papa

Benedetto

XVI

così

si

è

espresso:

“Dai

Sacerdoti i fedeli si attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l’incontro dell’Uomo con Dio. Al Sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”. Entrare in chiesa e trovare l’assenza

del

Sacerdote,

significa

trovare

lo

sgomento

della

solitudine,

nel

constatare

che

Gesù,

Presente

nel

Santo

Tabernacolo,

è

abbandonato

anche dai Suoi Discepoli. Quante

chiese

vuote,

proprio

perché

manca

il

Sacerdote! D’altra parte, come asseriva un Anonimo, quando un Sacerdote è

impegnato

all’esterno

della

chiesa

“c’è

il

pericolo

per

il

prete

di

trasformarsi da pastore a burocrate della pastorale”. Raccoglimento, Meditazione ed Adorazione, ai piedi dell’Altare, incensando, pregando, cantando Inni Sacri, per rendere Lode e Gloria al Signore Nostro Dio.

Sia Lodato e Ringraziato ogni momento il Santissimo, Divinissimo Sacramento. Cuore Sacerdotale di Gesù, Santifica

i

Tuoi

Sacerdoti.

40


Nel

mondo

che

ci

circonda,

vi

sono

molti

‘figli

delle

tenebre’,

che espandono lusinghiere menzogne, per trarre chiunque nella subdola perfidia

della

rete

satanica.

Per

questo

occorre

seminare

a

larghe

mani

la

Verità

a

tutti,

al

fine

di

prevenire

ogni

forma

di

inganno. Don

Saverio,

uomo

di

raffinata

intelligenza

e

di

grande

prudenza,

era molto riservato e non faceva mai apparire nulla di illogico in ciò che per lui era già divenuta una normale ed irrevocabile logica della realtà intuita.

Uno

dei

suoi

tanti

pregi,

di

cui

tutti

ne

apprezzano

il

ricordo,

è

stato sempre quello di sminuire o spegnere in partenza ogni pericolosa perplessità su fatti o su critiche perverse e diaboliche (grande virtù dei santi!). Un carattere, il suo, sempre accomodante e comprensivo, pronto a

giustificare

e

perdonare,

da

cui

ognuno

sapeva

cogliere

un

pratico

consiglio. Egli riusciva a risvegliare in tutti il senso della coscienza, sapendo ammonire con le semplici e profonde parole bibliche, che spesso faceva tuonare con tono imperativo, quando diceva: “Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro” (Is 5, 20). Queste sue espressioni, servivano a compensare le molte perplessità che amareggiavano tanti suoi interlocutori, ma servono ancora oggi a plasmare la nostra realtà, contrastata da tanti problemi di morale e di etica religiosa,

poiché

quello

che

stiamo

vivendo,

in

questa

nostra

epoca,

come

ben

dice

il

Santo

Padre,

è

prima

di

tutto

un

problema

comportamentale

in seno ad una coscienza religiosa, per la non facile testimonianza della propria Fede, che deve nascere prima di tutto in seno alla stessa Chiesa, per

poi

riflettersi

fuori.

La comunità umana, dalla coscienza confusa, che vuole legiferare leggi laiche, contrarie alla Fede della Chiesa, coinvolge e travolge tutti coloro che, con l’illusione di migliorare il loro stato, adeguandosi all’epoca, sono già stati indeboliti nella loro libertà interiore! “Quanti preti -dice Georges Bernanos- ripetono di ‘essere nel loro tempo’, di ‘vivere in sintonia con l’ ’attualità’!”. “Se il Sacerdote si lascia guidare dal mondo -dice San Giovanni Calabria-, come potrà egli farsi del mondo maestro e guida?”. Adeguandosi al mondo di oggi, infatti, molti preti rischiano davvero di perdere l’essenza della loro vocazione sacerdotale. 41


Conversando con Don Saverio, spesso si toccavano queste pungenti tematiche esistenziali e, commentando alcuni colloqui forti, avvenuti con preti giovani, non mancava di rimanere prudente nel manifestare le sue opinioni.

Egli,

in

ogni

caso,

sapeva

capire

che

molte

difficoltà

nascevano

da dentro, dalla preparazione ricevuta in seminario, dalla mancanza di ‘veri maestri’, dai quali si potevano ricevere equilibrati insegnamenti, per una serio cammino di formazione; per questo, con loro, era sempre pieno di

amorevole

carità,

rammentando

che,

alla

fine,

con

l’esperienza

e

con

la volontà, tutto si sarebbe concluso serenamente. Molti

erano

i

preti

giovani

che

si

confidavano

con

lui

per

problemi

interiori.

Talvolta,

alcuni

incontri

si

rendevano

difficoltosi

per

la

mancanza

di umiltà o, peggio, a causa dell’orgoglio e della superbia, che affondano la mente nella temeraria presunzione di sentirsi sempre nella ragione. Cosciente

che

la

vita

del

Sacerdote

non

è

sempre

facile,

a

lui

premeva soprattutto la coerenza con il ministero sacerdotale, qualunque fossero gli ostacoli che si potessero incontrare lungo la via, sapendo che “Se non ci fosse il Sacerdote -come diceva il Santo Curato d’Ars- non avremmo Gesù sull’Altare, tanto meno nel Tabernacolo!”. Il Sacerdote è

il

seguace

diretto

del

Divino

Maestro,

il

Suo

Apostolo,

delegato

dalla

Santa Madre Chiesa, l’unico che fa Scendere sull’Altare Nostro Signore Gesù Cristo. Sull’argomento, interessanti rimangono i discorsi di Giovanni Albanese, grande oratore laico, che faceva parte della Pro Civitate Cristiana di Assisi. Nei suoi brevi incontri, quando si recava a predicare a

Latiano,

suo

paese

natìo

in

provincia

di

Brindisi,

dove

è

nato

anche

il

Beato Bartolo Longo, egli era solito intrattenersi piacevolmente con chi apprezzava ascoltarlo e, a proposito del sacerdozio, così diceva: “ Tutte le professioni servono all’uomo, ma quella del Sacerdote più di tutte, poiché,

mentre

le

altre

professioni

si

occupano

delle

‘cose’

dell’uomo,

quella

del

Sacerdote

si

occupa

dell’

‘uomo’

stesso

ed

è

evidente

che,

mentre le prime accrescono la potenza dell’uomo, il Sacerdote ne accresce il vero valore”. Giovanni Albanese commentava con molta profondità e con altrettanta chiarezza l’omelia domenicale, affascinando i fedeli con la sua scorrevole e piacevole parola, ma ne avvertiva tutti i limiti, in quanto, non essendo un prete, gli mancava tutto ciò che ha di grande in se il Sacerdote. 42


L’importanza del Sacerdote, per Giovanni Albanese, era tale che, in ogni sua conferenza, non mancava mai di sottolineare che “All’eroismo di un’ora e di un giorno si arriva con relativa facilità; ma all’eroismo quotidiano

e

perpetuo,

freddo

ed

oscuro

qual’è

quello

del

Prete,

ci

si

arriva

soltanto con la Grazia della vocazione e con una volontà implacabile. La missione

del

Prete

è

talmente

ardua

e

talmente

alta

che

non

occorre

egli

faccia

cose

spettacolari

per

essere

un

eroe:

è

sufficiente

che

resti

Prete

fino

alla

morte”.

Ancora una volta, parlando di sacerdozio, egli si espresse dicendo che

“mentre

P.

Marc

definisce

il

Sacerdote

il

più

grande

enigma

posto

da

Cristo

tra

gli

uomini,

per

me

il

Sacerdote

è

una

presenza

indispensabile,

di

cui

tutti

ne

abbiamo

bisogno.

Ne

abbiamo

talmente

bisogno

poiché

la

vita

senza

la

Fede,

senza

il

Perdono,

senza

l’Eucaristia,

è

una

vita

senza

Speranza, destinata allo sconforto, alla perdita della morale e, quindi, diviene un inferno!”. << Il Beato Francesco Faà di Bruno -dice Paolo Risso-­

definì

il

sacerdozio

come

un

“vivere

tra

le

spine”,

aggiungendo

che:

“Si

è

preti

di

un

Dio

Crocifisso”>>. Eloquente,

in

tale

contesto

tematico,

è

quanto

manifestò

a

suo

tempo Giovanni Paolo I (Card. Albino Luciani): << Sento dire: “Il Sacerdote

ha

perduto

la

sua

carta

d’identità”.

Non

è

così.

Non

perdiamo

troppo

tempo

nel

domandarci

chi

siamo,

perché

non

si

tratta

tanto

di

definire

il

nostro

sacerdozio,

quanto

di

viverlo”>>. Questo desiderava sempre Don Saverio: vivere il suo sacerdozio, rendendosi utile nel “dare notizie divine”. Con la sua pazienza, ascoltava, suggeriva, dirigeva prudentemente i suoi parrocchiani, curando le anime con letizia. Una conferma di come sia coerente una simile conduzione ministeriale, ci viene suggerita da Vittorio Messori, quando asserisce che: “Nei preti non mi interessa ciò che anche gli altri possono fare: io difendo il diritto -mio e di tutti- che essi facciano ciò che solo loro possono fare”. “Dove

è

scritto,

poi,

che

il

Prete

debba

farsi

voler

bene?

A

Gesù

o

non

Gli

è

riuscito

o

non

Gli

è

importato”,

dice

Don

Lorenzo

Milani

-­.

Alla luce di queste realtà, dopo aver ricevuto la Grazia vocazionale, come potrebbe proprio il Sacerdote sottrarsi al suo ruolo di Apostolo, mettendosi

al

servizio

esclusivo

del

prossimo,

con

la

sua

azione

salvifica

nella Chiesa? 43


Per cui non vi può essere altra via, per lui, se non quella di seguire il Cristo, sino alla Croce. Con tale spirito, tralasciando ogni personale interesse, a Don Saverio non importava altro che la sua Parrocchia, affrontando giorno per giorno ogni problema, per risolvere al meglio ciò che poteva, con equilibrio

e

costante

ottimismo,

assumendo

la

gioviale

filosofia

del

biblico

Qohèlet.

Laici e Religiosi, per lui, erano un felice ed indispensabile connubio per la Chiesa del nostro millennio, di cui Don Saverio ne ha sempre apprezzato l’intima collaborazione. Tuttavia, pur incoraggiando tale indispensabile aiuto in seno alla Parrocchia, ha sempre separato i singoli

ruoli,

distinguendo

il

puro

compito

del

sacerdozio

da

altre

finalità,

che non fossero prettamente ministeriali; aspetti idealmente previsti e straordinariamente conformi alle attuali vedute del Santo Padre, che richiama allo zelo, in tal senso, tutti i Presbiteri del mondo ecclesiale e cattolico (messaggio di Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani -Settembre 2009-­),

affinché

non

si

clericalizzino

i

laici

e,

al

contrario,

non

si

laicizzino

i Sacerdoti, mutando le originali mansioni del proprio ministero. Alla luce di queste considerazioni, valutando l’importanza della coerenza pastorale, dell’esempio, della testimonianza della Fede, si ritiene che occorre valutare attentamente i cardini che hanno indebolito l’autorità del Magistero ecclesiastico, assieme alle conseguenti motivazioni che hanno fatto assopire ed inaridire il cuore di tanti fedeli e religiosi in seno alla Santa Madre Chiesa. Quanto scritto in queste pagine non sono banali osservazioni, che si vogliono far risaltare ad ogni costo, tanto meno reazioni emotive, derivanti da personali osservazioni analitiche di benpensanti. Per cui è

bene

accostarsi

a

tali

argomenti

con

obiettiva

umiltà

ed

equilibrato

senso

critico,

affinché

ognuno

possa

stabilire,

con

il

personale

operato,

secondo scienza e coscienza, come possa contribuire, con l’Esempio e la Testimonianza,

a

far

rinascere

la

solidale

fiducia

verso

la

Madre

Chiesa,

verso la famiglia, verso la società, per l’armonia in un mondo migliore. Con umiltà ed uniti nello spirito, i laici ricomincino a testimoniare il loro Credo, senza voler imporre niente a nessuno, ma contando solo 44


sull’esempio, come ha fatto sempre Don Saverio con la sua testimonianza, mantenuta

con

dignità

sino

alla

fine

dei

suoi

giorni. Imploriamo l’Aiuto della Beata Vergine Maria, la Santa Madre, affinché

faccia

scendere

su

tutti

i

Suoi

Figli

prediletti

lo

Spirito

Divino,

perché

tutti

possano

Adorare

e

servire

Gesù

con

devozione,

con

fervore,

con

zelo,

rispettando

tutto

ciò

che

è

Sacro,

poiché

non

vi

può

essere

ripresa

morale e spirituale nel cuore dell’uomo, se non si esce dall’indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre. Facciamo echeggiare nell’aria la nostra voce, Lodando il Cristo, Nostro Re e Salvatore, con coraggio, con perseveranza, con Fede ed Amore. Pertanto, come incoraggiava Don Saverio, occorre essere testimoni e portatori di Luce, senza riserve e con umiltà, insegnando a pregare bene, ad adorare Nostro Signore, in ginocchio, innanzi a Lui, Re dell’Universo, donandosi a Gesù Salvatore, attraverso la Consacrazione al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria. Apriamo il nostro cuore, per far risplendere sulla Chiesa e nel Mondo il Cuore Immacolato di Maria, la Piena di Grazie e Virtù, Tempio dello Spirito Santo, Dimora del Verbo Divino, la Pura, l’Umile e Semplice, La Sapiente e Dolce, la Vigilante Madre Celeste, la Regina del Mondo. In queste poche pagine, senza seguire un rigore cronologico e tralasciando il profilo

biografico,

come

è

stato

accennato

nell’Introduzione, vengono ricordati alcuni particolari della vita di Monsignor Saverio Martucci, attinti da esperienze dirette, come esempi concreti di tutto ciò che ha caratterizzato la sua intimità spirituale. Analizzando tali ricordi, emerge gradatamente una immagine chiara di questo Sacerdote carismatico, con un mosaico che, nel suo insieme, 45


di

volta

in

volta,

alla

fine

ne

completa

la

figura

unitaria.

Un

criterio

di

approccio al personaggio diverso dal solito, ma ritenuto sicuramente valido. Per chi non conosceva da vicino la persona di Don Saverio, va precisato

che

il

titolo

onorifico,

che

gli

è

stato

meritatamente

attribuito,

lui non ha avuto mai particolari ambizioni per ottenerlo, in virtù della sua naturale semplicità di umile Sacerdote a servizio della Chiesa. In

genere,

quando

si

parla

di

una

persona

che

è

già

nella

Luce

di

Dio, si cerca di esaltarne più i pregi che i difetti. In verità, anche se questo succede

spesso,

in

questo

caso

è

facile

riconoscere

la

realtà

delle

sue

doti

e

dei

fatti,

testimoniabili

da

chi

lo

ha

conosciuto

da

vicino,

poiché

Don

Saverio

non

è

stato

un

Sacerdote

‘appariscente’,

tanto

meno

una

figura

nascosta sotto falsi pudori. Egli non appartiene a quei personaggi che si vuole

collocare

a

tutti

i

costi

sugli

altari.

La

sua

fedele

vocazione

è

stata

coerente

in

tutto

e

per

tutto

sino

alla

fine. Anche se ha avuto tante capacità e possibilità, egli non ha mai cercato successi personali, condannando ogni forma di prevaricazione (il moderno ‘carrierismo’) e lasciando ad altri il ‘posto’ che avrebbe potuto lui occupare. Lo dimostra il fatto che la sua ‘promozione’, o meglio, il suo

riconoscimento

papale

è

giunto

poco

prima

della

sua

improvvisa

fine

terrena, ubbidendo sempre alle decisioni del suo Pastore. Per tutti lui rimane l’esempio, l’immagine di un Sacerdote fuori dal comune, da collocare nei bei ricordi di una Chiesa adorante ed evangelica. La

sua

positiva

testimonianza

è

la

migliore

cornice

da

proporre

proprio in occasione dell’Anno Sacerdotale, indetto da Sua Santità Benedetto XVI. A

tal

fine,

ci

sembra

opportuno

rendere

pubblica

la sua testimonianza, facendo largo riferimento al suo servizio sacerdotale, al suo esempio, al suo zelo, alla sua impronta formativa per i giovani, di cui pochi possono dimenticarne il contributo che egli ha dato a tante vocazioni giovanili. E’ proprio alla luce di queste considerazioni che si tenta, in queste pagine, di riassumere il più possibile, anche se con una cronologica disordinata, alcune delle sue reali 46


qualità umane e di Sacerdote, di cui molti suoi confratelli e conoscenti ne

vanno

fieri

e

ne

confermano

l’enorme

patrimonio

morale,

religioso

e

sociale da lui lasciato. Parlare di lui, dei suoi scritti, delle sue omelie, occorrerebbero diversi volumi, per cui si rimanda ad altre iniziative la promozione di tale evento culturale-religioso. Per chi fa parte del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo

Longo”,

parlare

di

Don

Saverio

è

un

dovere

che

non

può

esimere

dall’indicarlo come esempio a tutti coloro che intendono indirizzarsi alla missione della Preghiera ed alla spiritualità. Leggendo

in

queste

pagine

i

commenti

che

affiancano

tutta

la

sua

testimonianza concreta di fervore, devozione e rispetto per la Chiesa, non si può fare a meno di trarne vari commenti che, nella loro obiettiva realtà, denunciano un profondo cambiamento avvenuto in seno all’attuale Magistero della Chiesa. Tali condizioni non possono passare inosservate, tanto meno trascurate e invitano tutti, laici e religiosi, a prenderne atto. Le conseguenze dei tanti mutamenti comportamentali ed educativi, avvenuti sotto i nostri occhi, sono tali che egli stesso, con rammarico, ne faceva rilevare le amare conseguenze, parlandone in privato, ma anche denunciandole apertamente durante le sue spiccate e profonde omelie. Ciò ha reso ancor più importante rafforzare il suo ricordo, associando i suoi positivi esempi di vita e di comportamento, sia liturgico che di Sacerdote, nel contesto delle realtà quotidiane che interessano e coinvolgono tutti, cattolici e religiosi. Don Saverio proviene da una famiglia attiva e laboriosa. La madre, morta giovane, lo ha educato cristianamente assieme al padre, anche lui uomo di profonda religiosità. Da ragazzo ha avuto sempre un temperamento deciso e ricco di naturali doti artistiche e culturali. Già a scuola mostrava grande talento, specie nella creazione di originali disegni ornamentali. Ha sempre vissuto in maniera sobria e parsimoniosa, senza compromessi, affermandosi già in Seminario per le sue doti di umiltà e capacità culturali. Sin dall’inizio del suo apostolato sacerdotale, si applicò con molta dedizione ai giovani, insegnando religione nelle scuole medie, da dove ne uscirono molte formazioni cattoliche. 47


Di animo generoso, capace e dinamico, aveva creato gruppi di Azione Cattolica, formandoli anche allo sport ed organizzando campi con squadre di calcio. Nel suo limpido carattere, nascondeva, con il suo particolare riserbo, ogni insofferenza per le cose negative e, in occasione di qualche contrasto, con le sue espressioni tolleranti ed accomodanti, infondeva serenità a tutti. Le ricorrenze religiose paesane, lo svago e la villeggiatura estiva, che assolveva anche per motivi di salute, erano per lui sempre e soprattutto motivo di arricchimento spirituale. Se

Don

Saverio

ne

ha

mantenuto

il

suo

rigore

fino

alla

fine,

per

i

laici

del

Movimento

di

Preghiera,

da

lui

ispirato,

vi

è

il

dovere

di

non

far

morire il suo ricordo, tanto meno quello del suo esempio, a vantaggio di chi

non

ha

avuto

la

possibilità

di

ricevere

il

suo

edificante

insegnamento,

avvalorato dalla testimonianza di una zelante vita sacerdotale. Tutto ciò deve necessariamente essere tramandato con serena fiducia,

affinché

le

nuove

leve

sappiano

comprendere

cosa

oggi

è

venuto

a mancare nella Chiesa e nella società, in un mondo che demolisce, con i suoi messaggi devastanti, ogni forma di religiosità e di devozione, di rispetto verso la Chiesa, verso il Papa e verso il Sacro. Questa situazione di abitudine e di indifferenza a cui tutti stiamo assistendo,

spesso

è

tollerata

dagli

stessi

religiosi,

di

cui

Don

Saverio

non faceva mai cenno in maniera diretta, ma che tanto meno nascondeva dietro ipocrisie personali, anzi le additava ai fedeli, facendo rilevare come un tale cambiamento fosse nocivo per l’intera famiglia laica e religiosa. Mai dalle sue parole, sull’Altare, sono usciti soliloqui con subdoli riferimenti politici, di cui oggi spesso se ne distingue la tendenza. La sua

è

stata

sempre

una

posizione

neutrale

verso

tutto

ciò

che

non

era

in

contrasto con la Chiesa Cattolica e con il Papa. Tutto il resto per lui era gioia di vivere, di comunicare, di alleviare qualsiasi sofferenza, trovando sempre il modo di intervenire con discreta determinazione, con umiltà e pacata intransigenza, declinando il suo intervento solo quando non lo riteneva necessario, o per il rispetto delle parti. Per quello che riguarda la storia del Movimento Laico di Preghiera, Don

Saverio

si

è

sempre

compiaciuto

dei

progressi

che

si

ottenevano

con ogni iniziativa. Egli era un profondo conoscitore del Beato Bartolo 48


Longo, di cui ne custodiva con orgoglio alcuni personali scritti, riferendo interessanti particolari, in quanto amico della famiglia della madre del Beato, che era di Mesagne. Da sempre fautore e difensore di tante virtù proprie di alcuni laici, lamentava la carenza delle vocazioni sacerdotali, additandone gli effetti e le conseguenze alla diffusione di un moderno secolarismo, di cui, volutamente, non ha mai voluto fare commenti approfonditi a riguardo. La sua discrezione e riservatezza sfociava semmai in qualche piacevole aneddoto giovanile o in qualche mestizia, sempre di carattere religioso popolare. Riguardo alle vocazioni dei giovani, ciò che sottolineava era il richiamo verso quei genitori Foto originale del che

ostacolavano

la

volontà

dei

figli,

dicendo

che

Beato Bartolo Longo, essi non appartengono a loro. Infatti, in tutte le con

firma

autografa. situazioni

della

vita,

la

cosa

importante

è

sempre

quella di fare la volontà di Dio (Mc 3,31-35). E’ ormai opinione comune che Don Saverio ha svolto una missione sacerdotale ad alto livello, ha alimentato e custodito la Fede di tanti parrocchiani, di tanti suoi allievi, di persone d’ogni ceto sociale, professionale e religioso. Non avendo mai trasgredito nello svolgimento del

suo

apostolato,

a

buona

ragione

egli

è

rimasto

un

emblema

del

vero

Sacerdote, conferendo alla sua personalità un meritato riferimento, una istituzione, non solo nell’ambito del suo paese natìo. Parlare

con

Don

Saverio

significava

immergersi

con

piacevole

tranquillità non solo nelle tematiche religiose, ma in tutto ciò che riguardava lo scibile umano in genere. Andando in giro con lui, ci si trasferiva volentieri nella totale contemplazione della natura: egli l’amava in maniera totale, con piena consapevolezza,

coinvolgendo

chi

gli

stava

vicino,

poiché,

per

lui,

tutto

parlava di Dio. Nella sua sapiente capacità di comunicare, trascinava chiunque, dal più semplice al più dotto, in quanto, alla base di ogni discorso, dalla sua parola traspariva il saggio sapere, la conoscenza della storia biblica, i rapporti con i testi sacri, le attinenze ed i richiami ai passi evangelici… tutto diveniva con lui semplice, tutto acquistava una reale 49


‘trasfigurazione’

tra

l’irreale

e

la

realtà,

tra

l’ascetica

e

la

vita

pratica

del

vivere quotidiano. Amava la natura esprimendola con i passi dei grandi profeti biblici, testimoniando sempre la Verità. Un ‘miele’ per le orecchie che, con le sue esaurienti spiegazioni, riusciva a spegnere ogni dubbio di fede, trapassando ogni malinconica amarezza di sentimenti. Mai si ebbe a notare, sul suo volto, espressioni di insofferenza o di impazienza,

poiché,

chi

si

rivolgeva

a

lui

per

qualsiasi

motivo,

sapeva

dare

subito

un

controllo

agli

stati

emotivi

dell’animo,

turbato

dalle

difficoltà

famigliari, temporali o spirituali. Riferendosi all’educazione che un tempo si riceveva in seno alla Chiesa, Don Saverio ha rappresentato il Sacerdote della formazione, in quanto egli era il vero Sacerdote Educatore. Qualsiasi discorso ‘intavolato’ con lui, aveva sempre un epilogo di serena contemplazione del dono della vita. Ammiccando con bonari sorrisi, egli risolveva ogni controversia, ogni questione di carattere famigliare e sociale: tutto, con lui, si dileguava nella totale risoluzione. Legato ai doveri della sua missione, ha accettato sempre di intervenire la dove si richiedeva il suo aiuto, orientando tutti sempre verso la

pacifica

convivenza,

con

l’accettazione

della

prova,

sdrammatizzando

ogni vicenda. Non era mai portato a criticare o ad essere intransigente verso qualcuno, ma, era sempre rispettoso verso il prossimo, non deludeva alcuna aspettativa, nessuna attesa, in quanto la sua esperta capacità di abbinare ogni situazione ad un fatto evangelico gli consentiva di demolire ogni

difficoltà

ed

ogni

dubbio

spirituale.

Prudente

nella

parola,

egli,

sino

alla

fine,

ha

sempre

dato

risalto

ai

fondamenti della missione vocazionale ricevuta dall’Alto, offrendo a Dio anche la sua sofferenza intima, legata più a questioni terrene ed umane, che a quelle divine e spirituali. Una vocazione non comune, la sua, portata avanti con ardore, in un mondo secolarizzato in tutti i suoi aspetti, che non può essere ormai nascosto nemmeno da chi ancora non vede le conseguenze di tale realtà. La sua onestà interiore, priva di ogni interesse economico, lo ha sempre distinto in ogni situazione del suo vivere sociale, umano e famigliare. 50


Tutti, per lui, sono stati amici in Cristo Gesù, di Cui ne sottolineava l’umana appartenenza. Laborioso, semplice nel vestire, privo di vanità, aderente alla povertà evangelica, affermava l’importanza dei voti sacerdotali, non deludendo mai l’ubbidienza verso il suo Pastore. Con la sua coerente testimonianza, era sempre disponibile verso tutti. Sia che gli si chiedesse di essere confessato o di ricevere la Santa Comunione,

nessuno

ha

mai

ricevuto

un

rifiuto,

in

quanto

la

disponibilità

ed

il

sacrificio

missionario

rappresentava,

per

lui,

l’apice

del

proprio

apostolato. Grande predicatore, non solo per il dono che aveva nel comunicare con gli altri, ma anche per l’ammirabile responsabilità nella preparazione delle omelie, che sosteneva in ogni occasione con un linguaggio pacato, in modo semplice e chiaro, con attenta conduzione, senza eccedere, facendo immedesimare, ogni fedele che lo ascoltava, nei fatti reali dell’azione evangelica. Di ogni brano che egli esponeva, ne approfondiva sempre le origini storiche, per poi condurre l’uditore ad una analisi sull’essenza del cristianesimo e le risposte umane e sociali del nostro tempo. Un ‘lavoro’ attento, il suo, che si traduceva in piacevoli omelie e, quando per questo ci si complimentava con lui, asseriva che esse erano il semplice risultato ottenuto da una analisi dei contenuti biblici, che egli fissava

sulla

così

detta

“traccia”

scritta,

come

lui

la

definiva,

di

cui,

già

al tempo dell’insegnamento scolastico, con assidua autorevolezza, ne dettava le basi ai suoi alunni, per abituarli ad un razionale, sintetico ed obiettivo apprendimento. Un maestro attento e rigoroso in tutto, proprio di chi ha il compito non solo di insegnare, ma anche di formare il giovane, bisognoso di amorevole e paterna attenzione. Anche per questo, infatti, era solito ammonire

i

genitori

poco

attenti

alle

esigenze

dei

figli

ed

alla

loro

educazione,

asserendo

che

i

valori

effimeri

della

ricchezza,

del

carrierismo,

dell’avvenenza

e

di

tutto

ciò

che

rifiuta

la

legge

di

amore

del

Vangelo,

fanno ignorare le esigenze divine dello spirito. Tutto ciò per lui era un normale modo di pensare, per un lineare cammino di vita, che comunicava con spontanea semplicità anche nel Sacramento della Confessione. 51


Confessarsi

a

lui,

infatti,

significava

ricevere

tranquillità

e

serena

pace interiore, grazie alle sue ‘piccole catechesi’, che, in ogni circostanza, rassicuravano l’animo ed arricchivano lo spirito. Egli sapeva ascoltare e tacere, intervenendo al momento giusto, dando il suo assenso o il suo dissenso, sempre nella logica della carità e della giustizia. Sdrammatizzando le calamità di questo mondo, ogni tipo di sofferenza la considerava come una prova contro la ‘potenza delle tenebre’, per candidarsi alla beatitudine della vita eterna! Con il suo istintivo slancio, faceva giungere a tutti la sua parola di salvezza e, dal pulpito, così tuonava: “… Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma colui che fa la Volontà del Padre Mio Che E’ nei Cieli!” (Mt 7, 21-29). Questo era lo stile spontaneo di Don Saverio Martucci, il quale non assecondava mai gli elogi che riceveva, conseguenti al coinvolgimento che riusciva ad ottenere con la sua parola e che, con accurata neologia, affiancava

alle

realtà

morali,

sociali

e

religiose

del

nostro

tempo.

San Leopoldo Mandic’, un Santo dalle grandi Virtù. Con il suo paziente zelo, sapeva ben amministrare, anche fuori dal confessionale, il Sacramento della Penitenza.

“Noi Cristiani dobbiamo mostrare al mondo, con il nostro esempio, che l’Amore di Dio è il Fulcro di tutta la nostra vita”. (San Leopoldo Mandic’).

52


Don Saverio, in una sua particolare espressione, durante un’omelia sulla famiglia.

Qualunque persona che ha incontrato Don Saverio ha memorizzato qualcosa di personale e di originale su di lui. Egli non deludeva mai le attese di chi gli esponeva un problema personale, di natura intima o religiosa, famigliare o professionale, rispondendo sempre in maniera riservata ed esaustiva, pazientemente e con pacata dolcezza, ma con altrettanta fermezza.

Ogni discorso religioso, a cui volentieri partecipava, per lui era un’occasione per affermare, con teologale chiarezza, le sue convinte idee religiose, la sua Fede, mai venuta meno e mai ostentata in nessuna delle sue espressioni, onorando virtuosamente la “Veritàs Ecclesiae”. Nei più svariati atteggiamenti comportamentali, egli ha sempre mantenuto una costante coerenza, che andrebbe profusa alle nuove leve di giovani sacerdoti, i quali, o per mancanza di insegnamento, o per assenza di validi esempi, si mostra carente in tutte le sue svariate manifestazioni esteriori che interiori. Manca spesso, infatti, una educazione di fondo, che dovrebbe delineare la fecondità dell’esempio religioso, propria dell’originale immagine sacerdotale, in tutte le sue svariate sfaccettature. Non sono mancati, infatti in lui, gli esempi della valida formazione ricevuta e della sua disciplina interiore (come discepolo di Cristo), acquisita

negli

anni

di

seminario,

che

si

riflettevano

nella

sua

capacità

ministeriale; tutti particolari che fanno parte della sua spiccata volontà di mantenersi coerente ai tanti suoi principi, acquisiti con la scelta vocazionale

e

mantenuti

saldi

ed

in

vita

sino

alla

fine. Alcune delle sue abitudini, che egli non ha mai trasgredito e che ha voluto sempre tenere salde, non sfuggivano però a chi lo seguiva da vicino. Esse rappresentano ancora oggi un valido esempio di come egli intendesse amministrare la sua vocazione, fedele e conforme agli 53


insegnamenti ricevuti dalla Santa Madre Chiesa, in rispetto alla sacralità di tutto il ministero sacerdotale. Tutto

è

importante

nella

figura

del

Sacerdote

e,

forse

e

proprio

per questo, Don Saverio ha rappresentato sino in fondo l’emblema del sacerdozio, cominciando dalla sua veste talare, che non ha mai, per nessuna

ragione,

cambiato,

sostenendo

che

il

Sacerdote

non

è

un

uomo

come

un

altro,

altrimenti

non

ci

sarebbe

bisogno

di

lui!

Forse

è

anche

per questa poca importanza data al Prete che ha preso il sopravvento il secolarismo, con tutte le sue conseguenze. A conferma di quale esemplare importanza abbia avuto per lui l’abito talare, si cita di seguito quanto espresso l’8-9-1982 da Papa Giovanni Paolo II : “In una società secolarizzata e tendenzialmente materialista, dove anche i segni esterni delle realtà sacre e soprannaturali tendono a scomparire,

è

particolarmente

sentita

la

necessità

che

il

presbitero

uomo

di Dio, dispensatore dei Suoi Misteri - sia riconoscibile agli occhi della comunità, anche per l’abito che porta”. Banalizzando l’evidenza, ma rimanendo nell’ambito delle reali vedute

di

ogni

fedele,

è

piacevole

e

valida

l’osservazione

che

faceva,

in

merito a questa realtà, l’attore Alberto Sordi: ”Mi piacciono i Preti che non si nascondono (quelli che non si travestono da laici), quelli insomma che vanno in giro vestiti da preti. Quando vedo in giro sacerdoti che per essere ‘moderni’ indossano alpaca, gabardin o gessato, mamma mia… non mi piacciono affatto!”.

In passato, il Sacerdote celebrava rivolto verso l’Altare.

54

Don Saverio, durante la nuova Celebrazione Eucaristica. L’Altare è rivolto verso i fedeli.


Don Saverio ha sempre dato importanza al rituale, di cui ha lasciato suggestivi ricordi. Se ne accennano solo alcuni, che possono avere

maggiore

significato

anche

per

la

conoscenza

e

la

formazione

delle giovani leve vocazionali, che intraprendono la non facile via del Sacerdozio. La vestizione con i Paramenti Sacri, muniti di vari accessori, per la

celebrazione

della

Santa

Messa,

per

esempio,

è

stata

eseguita

da

lui

sempre con un cerimoniale aderente all’intima devozione ed al rispetto che egli aveva verso la Sacralità del Mistero Eucaristico. E’ ancora viva ed impressa la scena in cui, nello stringersi il ‘cingolo’ sul candido camice, egli opponeva una singolare forza, quasi un aggrapparsi, un confermare ed un rafforzare la sua tradizionalità, legata non tanto alla forma del gesto, quanto al convincimento del suo significato,

acquisito

dalla

formazione

ricevuta.

Per

anni,

egli

aveva

riposto in quel gesto una particolare sacralità, ora del tutto scomparsa, in quanto sono anche stati sostituiti i Paramenti Sacri con altri, privi di quegli

accessori

che

esprimevano

anch’essi

un

particolare

significato. Con la solenne Pianeta ricamata e con le mani elevate, nel Pregare, la

sua

figura

sacerdotale

appariva

un

tutt’uno,

sospeso

tra

il

Santo

Altare

ed

il

Cielo,

tra

l’Immolazione

che

avveniva

nel

Santo

Sacrificio

e

l’Offerta

a Dio Padre. Tutto

ciò

si

può

definire

come

un

qualcosa

di

particolare,

di

importante,

che

è

rimasto

vivo

e

presente

nella

mente

di

chi

ha

ricevuto

una

simile

‘eredità’,

tanto

che,

anche

in

questa

occasione,

è

importante

ricordarlo, come, del resto, lo hanno fatto le parole del Santo Padre, quando dice che: “Il ‘rivestirsi di Cristo’ viene rappresentato sempre di nuovo in ogni Santa Messa, mediante il rivestirsi dei Paramenti Liturgici. (…) I Paramenti Sacri devono rendere chiaramente ai presenti e a noi stessi che siamo lì (sul Santo Altare) ‘in persona di un Altro’. Gli indumenti sacerdotali (… compreso l’abito talare), sono una profonda espressione simbolica di ciò che il Sacerdote rappresenta”, infatti, “proprio

nell’Eucaristia

sta

il

segreto

della

loro

santificazione.

In

forza

della Sacra Ordinazione, il Sacerdote ripete Sacramentalmente i Gesti e le Parole di Gesù nell’Ultima Cena”. (Giovedì Santo – 5 aprile 2007). Qualcuno potrebbe obiettare che le varianti non precludono la

sacralità

in

essere,

poiché

ogni

cosa

è

mutevole

o

soggetta

a

55


trasformazione, in rapporto alle circostanze ed all’epoca. Se ciò fosse vero ne conseguirebbe che anche le formule che esprimono i dogmi di fede possono cambiare. Ciò

non

può

essere

vero,

poiché

se

anche

cambiano

le

formule,

le Verità di Fede non possono mutare, altrimenti, in tal modo, si accetterebbero tutte le forme di soggettivismo e di libertà religiosa (per “Il principio autorevole della sola fede teologale”). Ciò comporterebbe l’affacciarsi dell’eresia, se non si seguisse una fedele tradizione. Ciò vuol dire che la “tradizione” può essere proprio questa: trasmettere la Rivelazione che precede la Sacra Scrittura. In realtà gli scrittori sacri non sono altro che strumenti umani ispirati da Dio, che hanno attinto la loro conoscenza da ciò che hanno udito e visto personalmente da Gesù e dagli Apostoli. Tutto

ciò

che

è

stato

costruito

dal

Magistero

della

Chiesa

in

duemila

anni,

oggi

ci

conduce

a

molte

riflessioni

su

quanto

è

stato

abbandonato

a

se

stesso

con

tanta

superficialità,

arrivando

ai

limiti

che

tutti

conosciamo.

Non si tratta ora di ritornare al passato, ma di riprendere invece quei valori positivi che appartengono al passato. Valori

etico-­religiosi

che

si

riflettono

sulla formazione globale dell’intera famiglia religiosa e laica! Alla luce del costante insegnamento della Chiesa ed a sostegno della nostra

Fede

in

tutto

quanto

è

stato

rilevato sopra, occorre ricordare come gli stessi insegnamenti di Gesù Cristo sono stati fatti a viva voce e solo più tardi sono stati scritti nei Vangeli. Così, infatti, inizia San Luca il Il

Sommo

Pontefice

San

Pio

X

fautore

dei Santi seminari, per formare Santi Sacerdoti. suo Vangelo: << Poiché

molti

hanno

intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate

in

mezzo

a

noi,

come

ce

le

hanno

trasmesse

coloro

che

da

principio

ne

furono

testimoni

oculari

e

ministri

della

Parola,

è

parso

bene

anche

a

me,

dopo

aver

indagato

ogni

cosa

accuratamente

fin

dall’inizio,

di

scrivertene

per

ordine,

eccellentissimo

Teofilo,

affinché

tu

riconosca

la

56


certezza delle cose che ti sono state insegnate >>. Quindi tutti gli eventi, prima di essere scritti, sono stati trasmessi a viva voce da testimoni oculari e da Ministri della Parola. San Paolo così scrive ai Tessalonicesi; << Fratelli, state saldi e ritenete fermamente le tradizioni che avete imparato da noi di viva voce o per lettera >>. Don Saverio, con il suo ministero, ci ha trasmesso cose che ha imparato nella sua formazione sacerdotale e che ha scrupolosamente osservato con coerente fedeltà e con ferma disciplina, rimanendo sempre al posto che la Chiesa gli ha assegnato. Per questo ha sempre riconosciuto, come Volontà di Dio, l’autorità del suo Pastore, rinforzando nella virtù dell’obbedienza la sua forza contro gli attacchi di Satana. Egli soleva dire: ”Non proviene forse dalla disubbidienza il primo peccato?”. Infatti dalla ribellione e dalla disobbedienza a Dio nasce il disordine morale e la disgregazione sociale. Egli, pur adeguandosi alla moderna liturgia, non ha mai mutato lo

stile

ed

il

significato

di

ciò

che

aveva

acquisito

con

l’ordinazione

sacerdotale, mantenendo e dando un senso vivo a tutto il contesto delle celebrazioni

liturgiche

e

religiose.

A

noi

rimane

il

suo

esempio,

di

cui

è

doveroso trasmetterne l’importanza, per dare continuità al ricordo del suo magistero, eco fedele con quello vivente dei Padri della Santa Madre Chiesa, Corpo di Cristo. La preziosità dei doni da lui ricevuti, ci invitano a trasmetterli, in osservanza a quanto ammoniva Timoteo, quando scriveva: << Le cose che hai

udite

(o

viste)

da

me,

in

presenza

di

molti

testimoni,

affidale

a

uomini

fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri >>. Dice Gesù: “Il Cielo e la Terra passeranno, ma le Mie Parole non passeranno mai”. Don Saverio scandiva sempre, con fervorosa attenzione, ogni preghiera contenuta nel Santo Messale della Celebrazione Eucaristica, coinvolgendo i fedeli e facendoli partecipare attivamente al Sacro Rito. Tra

gli

altri

ricordi

del

suo

ministero

sacerdotale,

è

sempre

viva

l’immagine di quanta gioiosa partecipazione esprimesse nella celebrazione della “Messa Cantata”… la così detta “Messa in Terza”, come usualmente si

definiva

la

Celebrazione

Eucaristica

nelle

grandi

ricorrenze

o

festività

dell’anno. 57


I canti culminavano nella solennità centrale, durante l’Elevazione: la sacralità era totale. Durante l’alzata dell’Ostia e del Calice verso l’Alto, anche i diaconi si inginocchiavano e, rivolti verso l’Altare, un gradino al di sotto, sollevavano la pianeta di Don Saverio, in segno di riverente adorazione verso la Sacra Ostia Che egli sosteneva in alto tra le mani.

E’ vivo il ricordo della Sacralità con cui avveniva, ai tempi di Don Saverio, la Celebrazione Eucaristica. I chirichetti potevano assistere la Santa Messa dopo un’accurata

preparazione.

Tutti,

diaconi,

concelebranti e chirichetti, durante l’Elevazione si inginocchiavano in solenne Adorazione.

Don Saverio ha celebrato diverse volte a San Giovanni Rotondo. Egli ha avuto il privilegio di utilizzare il calice di Padre Pio.

La Solenne Celebrazione Eucaristica di Padre Pio.

58

Durante la Celebrazione Eucaristica, per permettere anche ai fedeli una adeguata Adorazione, Don Saverio prolungava l’Elevazione dell’Ostia.


Una immagine indelebile, dove Don Saverio appariva anche lui sollevato tra Cielo e Terra, mentre un delicato sottofondo di organo coinvolgeva inevitabilmente gli animi, esaltandone la particolare atmosfera del momento. Ancora impresso rimane anche il modo di come, dopo aver distribuito la Santa Eucaristia, Don Saverio raccogliesse, con prudente ed attenta cura, ogni piccola Particella che residuava sul ‘Piattino’, versandoLa nel calice della celebrazione o nella Pisside. Ciò, a suo dire, era la dimostrazione di come molte altre Particelle cadessero per terra, là dove non si usava il ‘Piattino’, mai abolito dal cerimoniale religioso -vedi Redemptionis Sacramentum (Ed. Vaticana)-. Tutto questo in virtù dell’importanza che si rivolgeva a Gesù Vivo nell’Ostia Consacrata. E’ una realtà, questa, rimasta viva, ma sotterrata non si sa ancora per

quale

fine

diabolico.

Infatti, ai tempi di Don Saverio, era assolutamente proibito toccare la Santa Particola con le mani, anzi, era addirittura un ‘sacrilegio’… in quanto solo alle mani consacrate del Sacerdote era permesso prendere l’Ostia Divina con le dita. Del resto, anche il Papa Benedetto XVI distribuisce la Santa Comunione in ginocchio e con il Piattino, non dandoLa sulla mano…

Il Papa, Benedetto XVI, mentre distribuisce la Santa Eucarestia.

59


...tutti eloquenti esempi che dovrebbero far meditare qualsiasi fedele

e

religioso,

affinché

rinasca

in

cuore

un

devoto

rispetto

per

l’Ostia

Santa, il Corpo di Gesù.

Una maniera più consona… ma manca il “Piattino”, mai abolito dalla Santa Chiesa.

Un modo improprio di presentare la Santa Eucaristia, Il

CORPO

DI

CRISTO”.

Il “Piattino” per proteggere la caduta di Particelle del Corpo di Cristo. Il suo uso è utile ed indispensabile, per prevenire irriverenze e sacrilegi.

Don Saverio Martucci mentre depositava la Santa Particola delicatamente sulla lingua, in ginocchio e con la protezione del Piattino.

60

La distribuzione della Santa Eucaristia, ricevuta devotamente, sacramentalmente e direttamente, da Madre

Teresa,

con

il

“Piattino”.


RIFLESSIONE - Gesù non sia solo un simbolo nella Chiesa, ma Sia adorato nella Sua Viva Presenza. Il

Dono

più

grande

che

Gesù

ci

Ha

lasciato

sulla

terra

è

il

Suo

Corpo, Sangue, Anima e Divinità, realmente presenti nella Santa Eucaristia! Occorre avere molto rispetto e tanta riverenza verso la Santa Eucaristia! Nel documento della Chiesa “INESTIMABILE DONUM” si trova questo paragrafo: “ 11. La Chiesa ha sempre richiesto ai fedeli rispetto e riverenza verso l’Eucaristia, nel momento in cui essi La ricevono. Quanto al modo di accostarsi alla Santa Comunione, Questa può essere ricevuta dai fedeli sia in ginocchio che in piedi, secondo le norme stabilite dalla Conferenza Episcopale. « Quando i fedeli ricevono la Santa Comunione in ginocchio, non è loro richiesto alcun altro segno di riverenza verso il Santissimo Sacramento, poiché lo stesso atto di inginocchiarsi esprime adorazione. Quando invece La ricevono in piedi, si raccomanda caldamente che, accostandosi all’altare processionalmente, facciano un atto di riverenza prima di ricevere il Sacramento, nel luogo e nel momento adatto, perché non sia turbato l’avvicendamento dei fedeli ». L’Amen che i fedeli dicono, quando ricevono la Santa Comunione, è un atto di fede personale nella Presenza di Cristo. (…) - - - - - - - “ (<< IL

CORPO

DI

CRISTO! >> - <<

AMEN

>>.

)

PROPONIMENTO ALLA RIFLESSIONE UN GRANDE ATTO DI AMORE VERSO GESU’

è

quello

di

interessarsi

o

provvedere,

presso

il

Parroco,

affinché

venga

ripristinato,

dove

manca, l’uso del ‘Piattino’. Nel

servire

la

Santa

Messa,

inoltre,

è

una

piacevole

abitudine

riprendere l’utilizzo del ‘campanello’ durante l’Elevazione. Il suo delicato suono ravviva l’attenzione della mente, esalta la solennità della Consacrazione, scandisce i gesti sacerdotali sul Mistero dell’Evento.

61


Come non si deve menzionare tutto ciò di cui oggi manca ai moderni sacerdoti, proprio nell’anno a loro dedicato, dove l’esempio del Papa deve far meditare molti ‘maestri formatori’ dei serminaristi, molti moderni teologi, molti ’confessori della Fede’?! In questo senso, Don Saverio lamentava un certo lassismo negli educatori, che non si accorgevano più di aver perso parte della loro devozione verso il Sacro. In realtà appare evidente, in molti casi, non solo la carenza nello zelo, ma anche la testimonianza del fervore e della viva Fede. Le

considerazioni

sulla

sua

serena

e

fiduciosa

attività

pastorale,

infatti, sono legate proprio alla costante testimonianza in tutto, sia in campo ecclesiale che pastorale. Lo scopo e la base della missione di Don Saverio era anche il costante impegno di servire con dedizione gratuita, Pregando il Padrone della messe. Con le sue ‘battute bibliche’, di cui era solito servirsi, egli esprimeva chiaramente ed in maniera completa la capacità del suo intendimento, sentendo viva la gioia interiore quando riusciva ad intravedere i risultati della sua semina. “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare… così sarà della Parola uscita dalla Mia Bocca: non ritornerà a Me senza effetto, senza aver operato ciò che Desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’Ho mandata” (Is 55, 10-11). Con questi sentimenti egli si esprimeva in tutte le sue omelie che, pur rispecchiando una arguta preparazione, venivano espresse con umile semplicità. Questa era la sua veritiera Fede, quasi ‘invisibilmente’ testimoniata in tutte le occasioni. Gli atteggiamenti comportamentali del suo ministero sacerdotale, ritenuti da alcuni inutili inezie, per lui erano motivo di somma importanza, come si mostrerà più avanti in queste pagine; comportamenti che scaturivano di volta in volta dalla sua spontanea coscienza interiore, in riferimento sempre allo zelo ed al rispetto che bisogna avere verso tutto ciò che fa parte del Sacro.

62


Non

si

è

mai

visto,

per

esempio,

Don

Saverio

andare

sull’altare

senza paramenti sacri, tanto meno prelevare le Sante Particole senza una

genuflessione,

che

normalmente

egli

faceva

ogni

volta

che

passava

innanzi al Santo Tabernacolo. Queste attenzioni non passavano inosservate ai suoi parrocchiani, specie in passato, quando l’Adorazione di Gesù nel Santo Tabernacolo era un sentito impegno da parte di tutti, non solo da parte degli associati alle “Lampade Viventi”, di cui Don Saverio ammirava la loro disponibilità per adorare a turno, in tutte le ore del giorno, Gesù nel Santo Tabernacolo, su cui vi era anche

il

Santo

Crocifisso.

Un

particolare,

questo,

di

forte

richiamo.

Anche

se

è

stato eliminato completamente dalla Sua esposizione sul Santo Tabernacolo, oggi si tende nuovamente a contemplare il

Cristo

Crocifisso,

per

immergersi

nella meditazione sulla ‘Sua Dolorosa Passione’! Queste attenzioni, che ora mancano in molti preti ed anche nei ministri speciali, hanno fatto sì che anche i fedeli più devoti abbiano cambiato il loro atteggiamento devozionale innanzi al Gesù

Crocifisso,

Presente

sull’Altare dal momento della Consacrazione. Santissimo

Crocifisso. La trascuratezza negli atteggiamenti comportamentali risaltano molto di più delle mancanze interiori. E’ capitato spesso di notare, per esempio, come nelle nostre chiese molti Ministri vestano in bleu gjeans ed in maniche corte di camicia, come donne ministre, anche sbracciate, aprano con normale indifferenza il Santo Tabernacolo, per prelevare o ‘travasare’ da una Pisside ad un’altra la Sacra Ostia, sostando con indifferenza

sull’Altare,

senza

alcuna

genuflessione

o

giaculatoria

verso

la Santa Eucaristia, indifferenti verso Ciò che ‘maneggiano o che portano in mano’, parlando con indifferenza con chiunque incontrano. Quale pessimo esempio di irriverenza verso la Santa Eucaristia! Tutto ciò dà un senso quasi di profanazione verso il Sacro, specie se questo viene visto fare dai sacerdoti e dai ministri speciali. (“Padre, Perdona

loro,

perché

non

sanno

quello

che

fanno”!). 63


Come diceva Sua Santità Benedetto XVI, il Giovedì Santo del 2007, attraverso l’Unzione Sacra delle mani, Segno della Forza dello Spirito Santo, Gesù prende possesso e si serve delle mani del Sacerdote per amministrare tutti i Santi Sacramenti (quindi di servire la Sacra Ostia). Ovviamente “la validità del Sacramento non dipende dalla santità del celebrante,

ma

la

sua

efficacia,

per lui stesso e per gli altri, sarà tanto maggiore quanto più egli vive con Fede profonda, Amore ardente, fervido spirito di Preghiera.” (Vaticano - 18 Sett. 2005). Un’altra delle tante considerazioni che, da “buon educatore”, Don Saverio sottolineava, con arguta prudenza verso chi ascoltava, era la

mancanza

di

autorevolezza

che

è

venuta

ad

affievolirsi

da

parte

dei

‘maestri’. Tutto questo ha spezzato quel ruolo di tradizionale educabilità che proveniva anche dall’ambiente ecclesiastico, con cui si riusciva a compensare, senza ingerenze, ciò che mancava in molte famiglie. Avendo perso il ruolo chiave dell’educazione, oggi il Parroco non ha più competenze valide nemmeno per far rispettare la chiesa, intesa semplicemente come luogo di incontro (basta osservare come sono ridotti, in molte chiese, suppellettili, banchi, inginocchiatoi, ecc., senza fare

cenno

a

come

si

fa

osservare

il

‘silenzio’

ecc.

ma

questo

è

un

altro

scottante

argomento!).

A

tutto

ciò,

poi,

si

è

aggiunta

una

prepotente

ingerenza laica, di cui molti non se ne rendono più conto, eliminando gradualmente quel poco di autorità rimasta al Parroco. Tantissimi genitori, infatti, non hanno più la concezione ed il senso

di

come

educare

e

cosa

significhi

‘rispettare’:

tutto

è

permesso,

nel

chiasso, nella confusione, nel vestire ecc. … . I Sacerdoti, dal loro canto, permettono tutto questo, per cui il tacere, ormai,

è

regola

comune,

pur

constatando

che

“tutto

è

anormale

in

ciò

che

è

divenuto

normale”. 64


RIFLESSIONE - LA PARABOLA DEL BUON SEMINATORE. Anche

se

in

parte,

ritorna

evidente

ed

utile

riflettere

su

quanto

contenuto nell’INTRODUZIONE di queste pagine, poiché tutto concorre a

meglio

approfondire

le

riflessioni

sopra

esposte. Per Gesù la Sua Parola è un seme, è vita… quindi, Parola di Vita. Da questo Seme viene generata la Vita. Proprio su questa Parola ci sono state, ci sono e ci saranno molte lotte dottrinali, con ‘studiosi’ che tirano il Libro dalla loro parte, stracciandoLo

del

suo

corretto

significato.

E’

ovvio

che

studiare

la

Parola di Dio in modo prevenuto comporta una distorsione della Volontà Divina. Sono molti oggi i teologi che platealmente travisano la Bibbia, la Parola di Dio, La deformano e La rendono meno che umana. Un gesto folle e da pagani, una deviante confusione teologica che genera eresie. La grandezza e l’importanza di questa Parabola sta proprio nel fatto che, quando la Parola di Dio non viene compresa, a causa della dissipazione della persona, il ‘diavolo’ porta via dal cuore dell’uomo anche

quella

Parola

residua.

Così

la

confusione

aumenta,

generando

il caos, divulgando concetti distorti e non veritieri, compromettendo addirittura e talvolta la stessa Fede. Il nostro sforzo deve fare radicare la Parola di Dio nel nostro cuore.

E’

una

lotta

con

tante

difficoltà,

è

vero,

ma

se

la

Parola

viene

alimentata e curata con la Preghiera, la si difende dalle false teorie, facendoLa

così

crescere

con

una

Fede

pura,

sincera

e

veritiera.

65


“Chi non diventerà come uno di questi piccoli non entrerà nel Regno dei Cieli”.

66


Don Saverio, incontrando i bambini, sapeva sempre accoglierli con gioiosa festosità, coniando spesso per loro originali e divertenti ‘nomignoli’. Tutto ciò li incuriosiva e faceva sorridere anche i grandi. I bambini erano per lui motivo di paterna attenzione, che talvolta si traduceva nel richiamo evangelico di Gesù, quando, rivolto agli adulti, diceva “Guai a chi scandalizzerà uno solo di questi fanciulli!”. RIFLESSIONE - Il rispetto verso i fanciulli è un impegno che devono avere tutti i genitori, poiché ogni atto incongruo altera la loro crescita e la loro formazione, con danni che rimangono indelebili nella loro psiche. Apprezziamo la sincerità dei bambini, facendogli amare la verità. Salviamo la loro innocenza, evitando tutto ciò che altera il loro pudore. Rispettiamo la loro purezza, evitando i discorsi e le immagini che inquinano la loro mente.

Sempre dal pulpito, Don Saverio additava ai genitori la negatività della televisione, per l’immane danno che reca, specialmente ai fanciulli, il linguaggio contorto e diseducativo di un tale mezzo di comunicazione. Importante

è

il

contenuto

di

un

libro,

uscito

di

recente,

in

cui

si

dimostra

che “Quando si accende il televisore, il bambino si spegne!” con tutte le

conseguenze

negative.

Egli

si

spegne

fisicamente,

affettivamente,

intellettualmente, scolasticamente, moralmente, umanamente, spiritualmente. Ogni

esempio,

ogni

moda,

ogni

tendenza

è

sempre

nata

dalla

televisione, che semina ogni giorno scandalo su creature innocenti, corrompendo

cuori

puri,

procurando

un

flagello

di

anime.

Anche

il

linguaggio e le tendenze contro la religione e la Chiesa sono propinate da questo infernale mezzo. Se oggi, nella scuola, non si usa più l’educazione, il così detto “galateo”, ciò deriva anche da tutto ciò che la televisione divulga con tanta normalità, senza che nessuno più intervenga. 67


Nel

grande

progetto

del

‘maligno’,

è

compresa

anche

la

capacità

di

forzare

la

mano

dell’uomo

nel

rendere

sempre

più

confidenziale

il

‘rapporto con Dio’, facendolo cadere spesso nei limiti della dissacrazione e

fornendo

ogni

mezzo

affinché,

da

parte

di

molti,

si

possa

addirittura

far

finta

che

tutto

sia

normale.

Tra

l’altro,

si

vuol

far

credere

che

tutto

ciò

non

ha nulla a che vedere con la ‘scristianizzazione’ in atto, a livello politico, sociale… globale. I nuovi espedienti del ‘profeta ingannatore’, che astutamente le studia tutte, per seminare odio tra gli uomini, tra fratelli e nella società, anche dai mezzi di comunicazione, ora cerca di penetrare sempre più persino nella Chiesa, per coinvolgere a pieno il cuore e la mente dei cristiani, diffondendo false rivelazioni e seminando confusione, profanando l’insegnamento di Gesù, diminuendo sempre più il ‘gregge dei credenti’. Nel suo ‘piano diabolico’, l’ ‘eterno falsario’ sta cercando la

distruzione

totale

del

rispetto

verso

tutto

ciò

che

è

Sacro

e,

quindi,

anche verso la Paternità Divina. Ogni

frase

indecorosa

verso

il

Sacro,

è

divenuta

di

comune

assimilazione,

facendo

‘tendenza’.

Ogni

confidenza

inopportuna

verso superiori, maestri e… sacerdoti, viene suffragata dalla generale indifferenza. Ogni dovuto titolo viene omesso con indiscussa libertà. Si osa ora anche ridurre a termini generici ed a ‘nomi’ comuni sia la Paternità Divina che quella della Santa Madre Celeste, declassando ancora, di conseguenza, il rispetto verso il Sacro. Non sorprende più, anzi, ormai diviene di normale uso, chiamare ‘papà’ Dio Padre, l’Onnipotente Creatore; ‘fratellino’ Gesù, Nostro Signore; ‘mamma e mammina’ La Santa

Vergine,

La

Madre

di

Dio

e

Madre

Nostra

Celeste,

definendoLa

talvolta addirittura ‘pastora’, in ossequio alle “pastore valdesi”, che non credono nemmeno alla Madonna! (Sembra quasi che tutto ciò si voglia affiancare

ad

un

subdolo

‘progetto’

di

voler

laicizzare

la

chiesa,

quindi

anche i religiosi, secondo le prospettive di un nascosto ma dilagante protestantesimo, -vedi, per esempio, come anche la maggior parte dei preti cattolici, ormai, si vestono come i ‘pastori delle chiese evangeliste’, senza alcun simbolo-). Ciò

che

è

ancor

più

grave

è

che

proprio

per

radio,

in

televisione

e

sui

giornali, talvolta anche di estrazione cattolica, si assiste ormai indifferenti a tali espressioni, ritenute da alcuni addirittura ‘blasfeme’; una maniera 68


poco ortodossa di trattare le nostre entità religiose e, addirittura, il Sacro Nome di Dio, senza che nessuno sappia più come intervenire in merito, per

porre

fine

a

tali

sconcertanti

mancanze.

Tutto

influisce

e

concorre

a

sminuire sempre più la sacralità della nostra religione. Come

insegnante

di

Religione,

nella

mente

di

Don

Saverio

non

è

mai potuta balenare l’idea che tali ‘appellativi’ potessero essere applicati con

tanta

leggerezza

e

superficialità,

per

sostituire

i

Sacri

Nomi

di

Nostro

Signore e della Madonna. Un esempio appropriato, di come talvolta possa apparire ‘goffo’ ed inopportuno un semplice appellativo, lo possiamo facilmente constatare chiamando un grande Santo, come Padre Pio, semplicemente “papà Pio”… la stonatura appare evidente ed inoltre, se riferito al Sacro Nome di Dio Padre, può produrre evidenti confusioni. Chiamare Dio Padre confidenzialmente

e

semplicemente

“papà”,

specie

nella

mente

dei

più

piccoli, può generare confusione tra il ‘papà naturale terreno’ e quello del Nostro Creatore, l’Eterno Padre! << Atterrito dall’immensa ingratitudine verso Dio, il Signore sentì piagare la Sua Anima e cadde in un violento dolore; allora si alzò e rivolse la Sua pena al Padre: “Abbà,

Padre

Mio,

se

Puoi,

allontana

da

Me

questo

amaro

Calice” >>.

Parlando

specificatamente

sulla

funzione

educativa

del

Padre,

con

Don Saverio (padre spirituale di molti giovani), spesso si commentava il ruolo che essi avrebbero avuto nella futura famiglia. Il suo monito alle giovani

coppie

è

stato

sempre

chiaro...

SI,

SI,

NO,

NO. Da fedele assertore della famiglia, non risparmiava anche severi richiami che si traducevano in un profondo insegnamento pedagogico di stampo

laico-­scientifico,

ma

di

matrice

essenzialmente

biblica. Lui soleva educare generalizzando e spaziando sugli esempi che, alla fine,

miravano

sempre

ad

indicare

il

normale

e

coerente

comportamento

che dovevano avere entrambi i coniugi, per condurre una serena vita matrimoniale, per essere esemplari esempi di educatori.

69


Egli

soleva

specificare

che,

nella

logica

della

tradizionale

educazione,

il

ruolo

del

padre

nella

famiglia

è

stato

sempre

di

estrema

importanza, come punto saldo di riferimento. Il

padre

è

stato

colui

che

ha

assunto,

in

genere,

una

figura

più

severa

con

i

figli,

abituandoli

a

saper

affrontare

anche

il

lato

duro

della

vita,

per

dar loro sicurezza. In realtà il padre, pur mostrandosi comprensivo e disponibile, non esaltava

le

qualità

dei

propri

figli,

specie

quando

la

formazione

educativa

riguardava

un

figlio

maschio.

In

tal

senso

egli

supponeva

che

il

figlio,

con

un’attenzione meno protettiva e più rigida, maturasse prima e meglio. ‘Naturalmente’, raccontava Don Saverio, tutto ciò non sempre avveniva, poiché

nell’educazione

interferiscono

sempre

le

influenze

esterne

alla

famiglia. Tuttavia, in un buon rapporto famigliare, suffragato da solide basi cristiane e da un equilibrato esempio dei genitori, era possibile che ciò avvenisse, meglio che non nei tempi attuali, in cui all’autorevolezza si

è

sostituito

un

eccessivo

permissivismo,

che

ha

prodotto

subdole

ed

arroganti

ribellioni,

che

spesso

si

riflettono

anche

fuori

dall’ambito

famigliare, nella scuola e nella società. In

genere,

il

padre

desiderava

che

il

figlio

divenisse

un

“vero

uomo”. Tale indirizzo, però, non sempre produceva effetti positivi, almeno

sul

piano

dell’affettività

e

del

rapporto

confidenziale

tra

padre

e

figlio,

facendo

nascere,

talvolta,

il

così

detto

‘conflitto’

fra

i

due. La madre, invece, pur aderendo all’impostazione paterna, in genere mostrava più benevolenza, con coinvolgimenti che spesso generava una maggiore disponibilità in quasi tutte le circostanze. Per questo, nella conduzione famigliare, generalmente le direttive venivano date dal padre-uomo (e non ‘maschietto’, come oggi, nel linguaggio

corrente,

viene

definito

l’uomo,

svilendolo

della

sua

originale

figura). Anche se talvolta, erroneamente, un padre autorevole veniva etichettato come un ‘padre-padrone’, tale interpretazione viene smentita dai numerosi esempi negativi prodotti dalla perdita del suo originale ruolo, quello di maschio, di padre e di uomo autorevole, che da sicurezza e che permane nella classica famiglia come unico ed appropriato punto di riferimento maschile.

70


La

madre,

normalmente,

con

la

sua

dolce

femminilità,

è

quella

che

armonizzava e dava calore alla casa, che cercava di intercedere, appianare ed accogliere con più benignità, completando, con il suo ruolo di donna saggia ed amorevole, il grande dono della maternità. Quale umile esempio di armoniosa dolcezza, di stupendo candore, di amorosa tenerezza ci Ha dato la Madonna, una donna dalle tante Virtù, ormai perse nella maggior parte delle donne moderne! Quello

dei

giovani,

sosteneva

Don

Saverio,

è

stato

sempre

un

argomento delicato, specie quando in famiglia non regnava quel clima di serenità tra i genitori, che alimentava discussioni tra i coniugi, che mai e per

alcuna

ragione

dovrebbero

coinvolgere

i

figli.

In

realtà

ogni

divergenza

dovrebbe

essere

risolta

in

sedi

separate

e,

comunque,

in

assenza

dei

figli,

poiché

i

giovani,

in

particolar

modo

i

bambini,

non

possono

mai

avere

gli stessi problemi degli adulti. E’ sempre in questo clima che nascono particolari situazioni di disagio che, in qualche caso, sfociano in un diseducativo

protezionismo

da

parte

della

figura

materna

verso

un

figlio,

rompendo quell’equilibrio educativo che, immancabilmente, consente ai

giovani

di

rifiutare

ogni

buon

richiamo

e

che,

in

molti

casi,

esclude

addirittura

e

del

tutto

la

figura

paterna. Oggi

tale

‘presenza’

è

quasi

del

tutto

assente

e,

per

vari

motivi,

nemmeno il ‘nucleo’ famigliare ne avverte più la necessità, pur pagandone le conseguenze di un simile errore. Ecco che, in questi casi, Don Saverio faceva intervenire il richiamo biblico, con esempi concreti. L’eccessiva severità di qualche padre, egli sosteneva, qualche volta può

produrre

anomale

reazioni,

anche

legittime

da

parte

di

quel

figlio

che si reputa ubbidiente; ma quasi sempre questa situazione ritorna a vantaggio dello stesso, temprandolo maggiormente nella sua maturità. La giusta serietà ed autorevolezza, nei ruoli e nei rapporti, ha sempre condotto a conclusioni positive. Diversamente, quando manca il

rispetto,

la

fiducia,

la

stima

e

l’accordo

educativo

tra

genitori,

in

una

famiglia non può sussistere un sereno equilibrio. Alcune volte può nascere un improvviso scambio di eventuali polemiche, procurate da inutili motivi, ma l’amore, l’affettività, la comprensione e la pazienza, dovrebbero generare condizioni favorevoli per prevenire e scongiurare la compromissione di un rapporto coniugale maturo,

basato

sulla

reciproca

fiducia

e

stima. 71


Certamente l’autorevolezza di entrambi i genitori, quando vivono il rapporto in armonia, non dovrebbe generare contrasti tra di loro e, tanto meno,

con

i

figli.

Queste

erano

le

esperte

tesi

di

Don

Saverio. Nel quadro delle prevenzioni, quando in famiglia si vive un clima di serenità, occorre tener presente che vi sono sempre in ‘agguato’ le sorprese, in quanto il ‘maligno’, invidioso e geloso, cerca di intervenire per

creare

dissidi.

Per

cui,

se

non

vi

è

una

pronta

guardia,

una

provvida

difesa

interiore

e

se,

in

fine,

le

molestie

diaboliche

del

‘falsario’

persistono,

occorre avere un aiuto spirituale, senza il quale la coppia, talvolta, perde l’orientamento

ed

è

destinata

allo

sfascio.

Così si spiegano molte crisi coniugali, molti incidenti gravi in famiglie che, anche se hanno vissuto in armonia per anni, quando subentra la permalosità e l’orgoglio, se rimane il risentimento, si può giungere anche

alla

separazione…

dramma

finale

di

molte

famiglie. In realtà, quando manca una solida formazione di base, la Grazia del Credo religioso, la Preghiera, l’accostamento ai Sacramenti, o quel rigore cristiano,

che

serve

a

placare

ed

a

superare

i

conflitti,

la

famiglia

perde

ogni entusiasmo, fa morire la sua funzione, con conseguenti ripercussioni drammatiche

sulla

vita

dei

figli.

Una

grande

responsabilità,

questa,

che

cade sulla coscienza degli adulti, quindi, dei genitori. Questa

era

la

‘traccia

pedagogica

cristiana’,

come

la

definiva

Don

Saverio, su cui costruire le basi sicure della vera famiglia, per un rapporto sano, equilibrato e duraturo. La

conduzione

di

una

famiglia,

egli

diceva,

non

è

cosa

facile;;

egli

sottolineava sempre e con convinzione l’importanza ed il rispetto per i singoli ruoli, che devono essere compresi e devono consolidarsi sul nascere, rinforzandosi già nella preparazione pre-matrimoniale, di cui la Chiesa

ha

una

specifica

rilevanza,

non

solo

sul

piano

formativo,

morale

e

religioso, ma anche e soprattutto sulla sicurezza che la coppia deve avere nel futuro ambito etico-sociale. E’ in questa prospettiva che si avvalora l’educazione che nasce dalla

famiglia,

poiché

essa

poi

si

perfeziona

nella

scuola,

matura

nella

società

e

si

sublima

nella

Chiesa,

per

trovare

in

essa

il

fine

ultimo

della

Creazione: l’Amore di Dio. Concetti sintetici, ma stupendamente chiari, che racchiudono l’essenza di una obiettiva logica che, se non viene attuata in tutte le sue 72


linee dominanti, non può generare alcuna sicurezza. Con queste chiare vedute si riesce ad intravedere la possibile ripresa della morale, dell’etica sociale e religiosa, tutti valori che si possono sostenere con la perseveranza in un cammino di Fede. Naturalmente, Don Saverio, quando parlava di formazione religiosa, implicava necessariamente l’importanza e l’essenzialità del Sacramento della Riconciliazione, come si potrà leggere, sotto altra veste, in altre parti

di

questo

libro.

Per

cui,

sotto

il

profilo

del

cammino

spirituale

ed

alla luce delle esperienze e delle conseguenze negative avvenute in tante famiglie,

cadute

nella

‘rete

del

demonio’,

è

valido

meditare

un

Messaggio

della

Madonna,

per

comprendere

quanta

influenza

abbia,

sulla

vita

di

ogni uomo, il peso del ‘peccato’, causa di tanti mali. La Madre Celeste ne evidenzia il costante pericolo che, in tante circostanze,

offusca

la

mente

umana,

generando

lotte

famigliari,

conflitti

sociali e guerre tra i popoli. Così Lei Ha voluto, con tanta chiarezza, esprimere la dinamica con cui il peccato agisce sulla psiche dell’uomo, alterando la normalità del suo essere, distruggendo la serenità del suo cuore! <<Quando voi commettete un peccato (esprime la Madonna), la vostra coscienza si oscura. Allora subentra in voi la paura di Dio e di Me e, quanto più a lungo rimanete nel peccato, tanto più spesso diventa grande e la paura cresce in voi. Così vi allontanate sempre più da Me e da Dio. Invece, basta soltanto pentirsi dal profondo del cuore di aver offeso Dio e decidere di non ripetere, in futuro, lo stesso peccato ed avrete già ottenuto la Grazia della Riconciliazione con Dio>> (da un Messaggio della Madonna a Medjugorje, il 18 Dicembre 1983). Solo con la Luce interiore dello Spirito, che ci fa intravvedere la Sapienza Divina, si può ritrovare il senso delle cose giuste, per unirsi a Dio

e

fare

la

Sua

Volontà,

poiché

solo

se

il

seme

muore (facendo marcire il peccato), può

dare

buon

frutto (generando la vita, per la Gloria Eterna).

Preghiamo

la

Santa

Vergine

Maria,

la

Madre

di

tutti,

affinché

Dio Padre, Nostro Signore abbia Misericordia di coloro che, con tanta fredda

indifferenza,

cercano

di

ingannare

i

figli

di

Dio,

per

annientare

la Devozione, il Rispetto e la Lode Verso l’Eterno ed Onnipotente Creatore. 73


Don Saverio, durante un’Omelia sulla Madonna del Carmine, di cui era un ardente devoto.

PREGHIERA “Ave, Stella del mare, Madre Gloriosa di Dio, Vergine sempre, Maria, Porta felice del Cielo. Vergine Santa fra tutte, dolce Regina del Cielo,

Rendi

innocenti

i

Tuoi

figli,

umili

e

puri

di

cuore.

Donaci

giorni

di

pace, Veglia sul nostro cammino, Fa’ che vediamo Tuo Figlio, pieni di gioia nel Cielo. Lode all’Altissimo Padre, Gloria al Cristo Signore, salga allo Spirito Santo, l’Inno di Fede e d’Amore. Amen”.

Dalle precedenti ed importanti considerazioni sul declassamento dei Sacri Nomi di Dio Padre e della Madonna, nasce l’appunto da fare agli educatori, in quanto manca la corresponsabilità tra famiglia, scuola e chiesa. L’educazione dovrebbe partire dalla famiglia, per passare poi alla scuola. Purtroppo le interferenze sono tante (mass media televisivi, ideologie, consumismo, esempi di indifferenza, mancanza di testimonianze concrete, ecc.), per cui si può affermare che non esistono più le basi per un comportamento adeguato di collaborazione tra scuola e famiglia, quindi, di conseguenza, anche di intesa con la Chiesa. Mancando oggi una forte ed

autorevole

unità

educativa,

con

regole

codificate

(le

norme

legislative)

di comportamento, di obiettività prive di ideologie, si potrebbe arrivare a dire che bisognerebbe, prima di tutto, “educare gli educatori”!

74


Per

Don

Saverio,

già

Parroco,

che

ha

saputo

valorizzare

la

figura

del Sacerdote con l’esempio, facendo rispettare le regole, anche le più contestabili da chi non era addetto ai lavori, ogni cosa aveva la sua importanza. Spesso con lui si replicava sulle ragioni e sulle cause di una simile

situazione,

ma,

pur

mortificato

nello

spirito,

Don

Saverio

non

ha

mai mostrato insofferenza per tale decadimento, ponendo il tutto nelle mani della Divina Provvidenza. A tale proposito, va ricordata la testimonianza che Don Saverio ha dato con il suo insegnamento del Catechismo, cominciando dalle scuole medie e continuando nella sua parrocchia. Un ruolo importante ed insostituibile, quello che i Sacerdoti fanno, quando insegnano personalmente loro il Catechismo, per il bene che procurano ai giovani, alla famiglia, alla società. Sempre dal pulpito egli ha saputo ben collegare il contenuto dell’omelia evangelica con la realtà pratica della vita sociale e famigliare, additando

quali

fossero

i

doveri

e

regole

per

i

figli,

per

i

genitori,

per

la

famiglia laica e religiosa. Un tentativo mai abbandonato, il suo, per ridare vigore e credibilità alle Leggi della Chiesa, al Volto Evangelico della tradizione biblica. Con la competenza d’insegnante di Religione, era convinto dell’utilità che esisteva nella collaborazione tra la scuola e la famiglia, per poter ricostruire il futuro della grande famiglia cristiana. Ovviamente, anche

e

soprattutto

la

figura

del

Sacerdote

ha

una

autorevole

importanza.

D’altra

parte,

solo

se

il

maestro,

o

lo

stesso

‘omelista’,

è

ricco

di

zelo

e

di

amore,

può

dare

fiducia,

può

essere

maggiormente

convincente

nel

suggerire le strade da prendere, dando credibilità alle sue stesse parole. Su questo, Don Saverio, era integerrimo ed inattaccabile, per cui egli poteva davvero dare, con le sue testimonianze positive, conferma ai contenuti delle sue omelie, sempre ricche di insegnamento etico, morale e religioso. L’educazione ed il rispetto, supporti della giustizia per sostenere la Fede, sono stati per lui cardini fondamentali per trovare l’equilibrio nella formazione spirituale. Ma per ottenere questo cosciente equilibrio, egli diceva anche che, qualche volta, “occorre prima guarire il medico”, in quanto esistono valori intoccabili che superano la moda.

75


Con la sua pacata parola, non risparmiava qualche richiamo e, se notava mancanze, sempre dal pulpito riusciva ad indicare anche come farsi, da buoni cristiani, il Segno della Croce entrando in chiesa, dopo aver attinto l’Acqua Santa. Particolari forse ormai tralasciati, ma che denotano la coerenza di come essere coscienti e fedeli cristiani. Minuzie non trascurabili, se si tiene conto dell’importanza del buon esempio, nel confermare la gioia evangelica di vivere in senso lato i valori della Buona Novella. Non di rado anch’egli lamentava il fatto che, in quest’ultimo tempo, con la secolarizzazione, si era creata più una chiesa dell’uomo, che la Chiesa di Dio! Sempre dal suo ‘pulpito’, con la sua chiara e caratteristica ‘cadenza espressiva’, ha cercato di prevenire ed eliminare dalla coscienza del credente ogni amor proprio, per estirpare la cattiva ‘cramegna’ (gramigna), come soleva chiamarla con il suo tradizionale e simpatico dialetto mesagnese. Questo ed altro sapeva impartire con il suo ‘morbido’, ‘suadente’ ed ‘accattivante’ richiamo, per cui, tutt’oggi, molti suoi ‘allievi’ di scuola lo rievocano per tutti quegli insegnamenti che hanno lasciato un indelebile ricordo in tante menti, in tanti cuori.

ROMA. Basilica di San Pietro. Centro Universale della Santa Madre Chiesa, Cattolica, Apostolica, Romana.

76

Il

Sommo

Pontefice,

Papa

Benedetto

XVI, Benedicente.


Nei tempi caldi del fervore e dell’entusiasmo giovanile, egli era un trascinante conduttore dell’Azione Cattolica. Tutti ricordano i pellegrinaggi fatti a Roma per incontrare il Santo Padre e quando in viaggio, a spada tratta ed anche a squarcia-gola, si cantava festosi: BIANCO PADRE CHE DA ROMA, CI SEI META LUCE E GUIDA, IN CIASCUN DI NOI CONFIDA, SU NOI TUTTI PUOI CONTAR. SIAMO ARDITI NELLA FEDE, SIAMO ARALDI DELLA CROCE, AD UN CEN DELLA TUA VOCE, UN ESERCITO ALL’ALTAR!

Don Saverio Martucci con un gruppo di ragazzi dell’Azione Cattolica. Pentecoste del 5-6-1960.

Amante ed appassionato dei canti religiosi, egli li curava attentamente e personalmente. Anche se era un cultore dei “canti gregoriani“, apprezzava tutto ciò che era attinente alla liturgia vera e propria. Con l’avvento della musica ‘pop’, vi fu, negli anni settanta, un’invasione di complessi all’interno di molte parrocchie, di molte chiese, in cui ancora oggi se ne notano gli strascichi. Chitarre, batterie, sassofoni, tamburi, con altri strumenti chiassosi, certamente non adatti ad un clima di raccoglimento, più che accompagnare la liturgia, disturbavano l’intera atmosfera della chiesa. Finalmente si cercò di porre rimedio a tale ‘libertà’, riducendo il tutto all’attuale accompagnamento con la chitarra. Meglio sarebbe stato invogliare i giovani ad imparare a suonare 77


l’organo… ma le tendenze moderne, anche in queste occasioni, prendono sempre il sopravvento. Certamente Don Saverio, alle chitarre ed ai moderni strumenti chiassosi… preferiva l’armonioso suono dell’organo (che già negli anni cinquanta aveva sostituito il vecchio ‘Armonium’ a pedale), mai il pianoforte, che in chiesa non si addice, in quanto più adatto per la musica classica, nelle adeguate sale da concerto e non certamente in chiesa, Tempio di Dio. Togliere il suono armonioso dell’organo in chiesa, per lui, era come far tacere il festoso richiamo delle campane da un Campanile. Anche queste sono considerazioni apprezzabili del suo zelo, che fanno meditare su come anche la liturgia dei canti oggi sia notevolmente cambiata

e,

qualche

volta,

anche

compromessa

(…

è

sufficiente

ascoltare

le Sante Messe trasmesse per radio, per notare come quasi in nessuna celebrazione, ormai, si cantino motivi conosciuti, ma quasi tutti diversi, personalizzati, adattati a seconda della volontà dei gruppi di canto giovanili e non del parroco). Talvolta, infatti, sembra di assistere a veri e propri “miusicol” all’americana, che a celebrazioni liturgiche! Osservare i crocchi di giovani, che si radunavano con le chitarre nei porticati della chiesa, in oratorio o nei campeggi, per Don Saverio era un motivo per apprezzare la gioiosa allegria giovanile, ma certamente non poteva

mai

pensare

che

tutto

ciò

potesse

influire

a

tal

punto

sui

canti

della

stessa liturgia sacramentale, annullando quasi totalmente la rigogliosa fonte di interesse e la piacevole armonia che i giovani trovavano nella tradizionale Schola Cantorum. Anche se queste tendenze, nel tempo, sono divenute una supremazia di pochi, tuttavia esse si impongono alla maggioranza. Don Saverio di tutto questo ne soffriva in serbo e non faceva intravedere nulla. Per chi

lo

conosceva,

certamente

la

cosa

non

passava

inosservata,

poiché

egli sosteneva che, eccetto in alcuni casi di particolari solennità, i canti religiosi dovevano coinvolgere l’intera assemblea dei fedeli, con una partecipazione

comunitaria,

perché

tutto

divenisse

manifestazione

di

giubilo, di festosa devozione, di gioiosa preghiera in tutte le ricorrenze e le festività religiose. La sua famosa “schola cantorum” ha rappresentato per anni un esempio di vera testimonianza di come, senza microfoni e in un’atmosfera di vera armonia liturgica, il canto religioso ispirava ed infervorava tutti 78


gli animi, permettendo di rimanere in sintonia con il raccoglimento dovuto nelle varie parti della Santa Messa e delle funzioni religiose. Non è

un

voler

sottolineare

le

capacità

particolari

di

Don

Saverio,

bensì

un

soffermarsi su come egli sia riuscito a condurre una equilibrata liturgia religiosa,

dato

che

questa

è

di

esclusiva

pertinenza

del

parroco

che,

certamente, può essere coadiuvato anche dai laici. Un forte peggioramento, a discapito del canto-preghiera dell’intera comunità,

è

dato

dai

microfoni

a

volume

alto,

con

cui

si

risalto

più

alle

voci singole, che a quelle del popolo orante, con l’esibizione costante di qualche solista, che sconforta la partecipazione di tutti i fedeli presenti in chiesa. In tale atmosfera ‘chiassosa’, certamente non vi può essere più raccoglimento, pace e tranquillità interiore, che ogni fedele dovrebbe ritrovare almeno in chiesa. Tutto,

durante

le

celebrazioni,

se

sconfina

nell’eccesso,

diviene

motivo di turbamento per la meditazione, a discapito del raccoglimento per l’Adorazione di Gesù, sia durante la Celebrazione Eucaristica che, soprattutto, durante la Santa Comunione. In questo particolare momento, infatti, il fedele non dovrebbe essere turbato dalle parole di canti corali, tanto

meno

da

canti

singoli;;

diversamente

diventa

difficile

conciliare

la

preghiera intima di devozione e ringraziamento con le parole contenute nei canti. Semmai, può essere più conciliante solo una musica di fondo per organo. RIFLESSIONE - L’Organo è strumento principe della musica sacra.

Il suono dell’Organo è parte integrante della musica liturgica e la sua particolare strumentazione è piena di naturale ed umana originalità.

L’unicità

della

musica

d’organo

ricrea

una

infinita

sensazione di intimi sentimenti religiosi, con una sorprendente comunicazione mistica, non uguagliabile ai suoni, prodotti in chiesa, da altri tipi di strumenti musicali. Cosa può sostituire il festoso richiamo del dolce rintocco delle Campane? Cosa può sostituire il caratteristico coinvolgimento delle armoniose note di un Organo? Occorre incoraggiare e sostenere i giovani e le giovani che desiderano imparare a suonare l’Organo.

79


Cosa dire, poi, di alcuni celebranti che, terminata la Santa Messa (talvolta

‘spezzata’

da

ingiustificati

applausi

e

da

inopportuni

commenti),

salutano i fedeli sostituendo il “Sia Lodato Gesù Cristo” con “buon appetito” o “buona giornata o serata”? Non sarebbe più adeguato, invece, rivolgersi alla Madonna, offrendoLe un saluto con la Preghiera dell’Ave Maria? I

commenti

si

fanno

da

sé,

è

sufficiente

meditare

se

è

attinente

un simile saluto, che distrae qualsiasi presente dalla sacralità della Celebrazione avvenuta, invitando, in tal modo, ad una spontanea risposta, quasi mai isolata; un buon motivo per essere invogliati a continuare sulla scia del parlare liberamente, senza riserve, a creare chiasso in chiesa, anziché

rimanere

in

accorata

unione

con

Gesù,

con

qualche

pausa

di

ringraziamento innanzi al Santo Tabernacolo! Un tempo, Don Saverio, sostava in raccoglimento dopo la Santa Messa.

Le mani sempre giunte di Padre Pio, riflesso

della

sua

interiore

spiritualità,

sono anche indice di rispetto verso il Sacro.

80

Papa Giovanni Paolo II, in preghiera, esternava sempre gioiosamente la sua interiore devozione verso il Sacro.


RIFLESSIONE - Educare la mente ed il corpo a saper mostrare, in maniera ed in luogo opportuno, l’esigenza di esternare l’entusiasmo ed il fervore interiore, equilibrandoli anche con una adeguata gestualità esteriore, che non deve essere ostacolata, ma incoraggiata. Pregare in silenzio, con le mani giunte od in ginocchio, per esempio, può essere un gesto che esprime una fervente esigenza di interiore donazione, di viva devozione e di Lode a Dio ed alla Madonna. Insegnare ai piccoli questi sentimenti spirituali, abituandoli con corretti atteggiamenti, educandoli al silenzio ed al Rispetto verso i Sacerdoti, verso la Chiesa e verso il Sacro, è un doveroso atto di buona educazione da parte degli adulti, laici e religiosi.

Il devoto raccoglimento di Padre Pio, dopo aver celebrato la Santa Messa.

I riferimenti di vita, indicati da Don Saverio, sono tanti e sempre attuali per la loro importanza. In questa occasione, anche per varie ragioni di spazio, se ne limitano i tanti esempi, lasciando ad altre pubblicazioni il merito ed il compito di essere più esaurienti e completi nel tracciare

la

figura

di

questo

Sacerdote. E’ piacevole però ricordare come le sue attenzioni, unite alle originali battute, riuscissero a dare sempre tanto

buon umore a chi si rivolgeva a lui, anche se, di fondo, egli non perdeva mai di vista come affrontare le dure realtà di vita che gli venivano esposte. Ad ognuno sapeva indicare la giusta strada da seguire, il percorso più logico e lineare, suggerendo spesso la lettura dei testi biblici od evangelici. Quindi, in rapporto alla circostanza ed alle necessità interiori, sapeva suggerire quale fosse il passo più adatto da leggere, se in

Qohèlet

o

in

Siracide,

se

in

alcuni

Salmi

o

nel

Libro

dei

Proverbi.

La sua preparazione e la sua cultura spaziava in senso lato, declinando opportunamente alcune parole, scomponendole in ardite battute ed originali espressioni che, quasi sempre, creavano ilarità e festosa gaiezza, abbattendo ogni insormontabile atmosfera di pessimismo. Anche questo era Don Saverio. 81


Spesso citando, anche in latino, le brillanti massime di alcuni autori, abbinava sapientemente al discorso il contenuto degli stessi. Con questa sua semplice capacità intellettuale, sapeva avvicinare, in maniera persuasiva, ogni personalità, ogni uomo, ogni giovane, ogni bambino. Con una adeguata ed eloquente massima, così padre Erminio Crippa seppe

definire

verosimilmente

la

figura

di

certi

Sacerdoti:

”Il

prete

è

colui

che

è

chiamato

a

parlare

di

santità

senza

essere

santo;;

ad

avere

la

mente

di

un vecchio ed il cuore di un giovane”... “Un mistero a se stesso, sospeso tra il Cielo e la Terra, proteso a testimoniare come Apostolo di Cristo, la gioia della Pasqua”. Don

Saverio

rifletteva

sulle

virtù

e

sulla

semplicità

dell’umile

vita

vissuta dai grandi Santi. Con questa consapevolezza, aveva un grande rispetto per il prossimo, chiamando tutti spesso “fratello”; così lui era solito salutare chi incontrava. Tuttavia, pur ritenendo valide le opportunità che egli offriva con il suo Sacerdozio, riconosceva l’ingratitudine che l’uomo mostrava verso la Misericordia Divina, specie quando si allontanava dalla fiducia

e

dalla

fede

in

Dio. Devoto non solo della Madonna ma anche dei Santi, ne citava le qualità spirituali e ne raccontava le storie di vita, attraverso anche le esperienze acquisite con i pellegrinaggi presso i Santuari e le tombe dei Santi. Tra i più frequentati, era quello di San Giovanni Rotondo. Molto devoto di Padre Pio, era orgoglioso di aver potuto celebrare la Santa Messa presso l’Altare dove aveva celebrato San Pio. Tra i tanti aneddoti, proprio a riguardo dell’ingratitudine dell’uomo verso Dio e alla loro incoscienza sui pericoli per la loro anima, una volta riferì quanto espresso da Padre Pio: “Con

i

benefici

(gli

uomini)

non

si

attirano;;

con

i

castighi

non si domano; con la dolcezza si insolentiscono; con le austerità imperversano; nella prosperità si inalberano; nelle avversità si disperano e, sordi e ciechi, insensibili ad ogni più dolce invito ed a ogni più atroce rimprovero della Divina Pietà, che potrebbe scuoterli e convertirli, non fanno che confermarsi nel loro indurimento, rendendo più intense le loro tenebre!”. Don Saverio si meravigliava di come molti uomini moderni ed ‘acculturati’

potessero

rifiutare

Dio.

Così

pensava:

“La

più

bella

e

perfetta

scultura

vivente

che

Dio

potesse

fare

rifiuta

il

suo

Creatore?

Impossibile”.

82


Egli sosteneva che, eccetto in particolari casi, non esistesse l’ateismo puro.

Comprendendo

la

debolezza

e

la

fragilità

umana,

aveva

fiducia

nella

Misericordia

Divina,

confidava

nella

Speranza

della

Redenzione,

che prima o poi, pur nel contesto della piena libertà e del soggettivismo, avrebbe coinvolto ogni fratello in Cristo. Una concezione divinamente cristiana, la sua, scevra da ogni posizione di radicalismo intellettuale. Se

l’uomo

riuscisse

ad

interpretare

quale

grandioso

universo

è

racchiuso nel suo corpo, forse avrebbe un altro concetto dell’Onnipotenza di Dio e comprenderebbe meglio la miseria della propria pochezza e limitatezza, innanzi all’immenso Amore Divino. Purtroppo

l’influenza

del

moderno

relativismo

e

del

materialismo,

che

stanno

conducendo

l’uomo

alla

perdizione,

ci

fa

riflettere

sul

modo

con

cui sfatare questa ‘onnipotenza’ umana del proprio “io”! A tale proposito, ogni argomento ridestava in Don Saverio richiami di autorevoli autori che, a suo dire, avevano ben chiare le loro idee su tali tematiche. Nulla passava inosservato agli occhi di Don Saverio ed alla sua mente

che,

con

ardita

immaginazione,

commentava

tra

ogni

particolare,

senza dare motivo ad altri di carpirne la sua felice intuizione di meraviglia sull’originale creazione umana. In tal modo si soffermava, piacevolmente con

stupore,

sulla

perfezione

che

è

racchiusa

in

ogni

piccolo

organo:

dal

cuore al cervello, dagli occhi alle orecchie, dai denti alle articolazioni, dal viso alla corporatura, esaltandone di ogni individuo i particolari somatici… un mondo di complessi ed affascinanti elementi, che denotano forza e gracilità, intelletto e stupidità, armonia e scompostezza, grazia e rudezza. Tutto conformemente alla variabilità individuale ed in rapporto alla personale libertà concessa da Dio. Forse anche questa libertà concessa all’uomo, può generare comportamenti troppo personalistici, dipendenti od attribuibili all’influenza

della

contraddizione

tra

il

bene

ed

il

male

che

alberga

in

ogni uomo. Ovviamente, al di fuori della Fede, ogni uomo può dipendere da

ciò

che

non

è

commensurabile

con

la

sua

limitatezza

o

con

le

sue

individuali capacità. D’altra

parte

con

lo

studio

dell’anatomia,

della

fisiologia,

della

biologia, della psicoanalisi… della cibernetica, dei nano elementi e di tutto il patrimonio d’intelligenza acquisito dalla scienza concessa all’uomo, si riesce ad andare oltre i naturali limiti della sua conoscenza. 83


Questa

è

la

Verità,

di

cui

l’orgoglio

umano

non

vuole

mai

disfarsene,

inseguendo l’avventura di voler riprodurre l’unicità dell’individuo, con omologazioni complesse, di cui non ne verrà mai a capo, di cui solo il Supremo Autore di tutte le cose può immaginare e realizzare con la Sua imperscrutabile Creatività. Don Saverio sapeva apprezzare ogni forma di Arte, quella scultorea come

quella

dei

grandi

artisti

del

colore,

ma,

soprattutto,

come

è

già

stato

accennato, ammirava i colori della natura. Lodava

la

luce

del

Sole,

le

piante,

i

ridenti

fiori

di

un

giardino,

come gli sfavillanti ma delicati papaveri di un campo, che, pur nella loro delicatezza, irradiano i loro vivaci e brillanti colori, con una luce armoniosa e divina. Tutto ciò si ricollega sempre alla stupenda Creazione, alla Sapienza ed alla Volontà misteriosa del Buon Dio, Eterno e Potente Creatore, per aver donato la Vita, per aver concesso all’uomo libertà e dominio sulla Natura, per averci resi partecipi della Sua Creazione, che si conclude e si estende in un Suo più ampio Progetto di Bontà e di Amore, quello per cui ci Ha Creati e che si perpetua nel Gaudio della Sua Eterna Gloria. Quale maggiore riconoscenza si può avere verso il nostro Dio per un sì immenso dono? La Terra tutta ed il Firmamento potrebbero sussistere anche senza di noi. Se pensassimo per un attimo di non esistere, di essere il ‘nulla’ in assoluto… che tristezza essere esclusi da tanta Onnipotenza! Quale e quanta bellezza e gioia ci sarebbe stata tolta in eterno? Solo per questo, dovremmo essere capaci di dare un limite alla nostra libertà! In cambio, invece, spesso rendiamo al Nostro Buon Dio solo l’ingratitudine. Le grandi teorie della moderna scienza e dell’antropologia non lo appassionavano più di tanto. Don Saverio era solito essere trasparente con la sua praticità intellettuale. Innanzi all’Amore grande di Dio, ogni teoria per lui cadeva, frantumandosi nell’evidenza concreta della realtà viva. Quando si parlava di alcune teorie, egli affermava sempre che le possiamo intendere come tali solo nel contesto di un “evoluzionismo” rimasto fedele, però e soltanto, al Progetto della Creazione, voluta e donata per Amore, per partecipare alla ‘Gioia’ dello stesso Creatore Onnipotente,

Che

Ha

voluto

realizzare

ogni

cosa

così

come

è!

Quale stupendo esempio di perfezione racchiude in se la creazione dell’uomo. 84


Don Saverio scolpiva, con le sue espressioni, la veridicità di quanto riusciva a notare con il suo pensiero. Una volta, abbandonandosi a contemplare la perfezione di una semplice lumaca, sottopose alla mente, di chi lo seguiva nel discorso, la tangibile, complessa ma perfetta “micro-ingegneria-idraulica” del corpo umano. Quanti micro-processori sono

racchiusi

nel

complesso

sistema

nervoso,

in

cui

sofisticate

valvole

di

rubinetterie

rispondono

prontamente

agli

stimoli

fisiologici

e

naturali,

attivabili da invisibili interruttori, comandati con i semplici impulsi del solo pensiero. Una immutabile perfezione, di un Dio Creatore, che la Scienza umana cerca di scoprire, di capire, rimanendo sempre, però, nella incapacità di poterla realizzare. Quale pratica constatazione, la sua, nell’affermare l’unicità di ogni individuo,

ammirandone

la

sublime

magnificenza

della

Creatività

Divina.

Anche in questo, sottolineava, si dimostra come Dio ci Ha voluto Pensare individualmente, per essere inconfondibilmente e singolarmente amati da Lui uno per uno. Basta pensare all’originalità genetica individuale, al riscontro delle singole persone attraverso la personalizzazione delle singole “impronte digitali”, che stabiliscono l’individualità di ogni uomo. Quanti

doni

Ha

voluto

elargire

Dio

all’essere

umano…

è

sufficiente

ammirare

come

tutto

il

firmamento

sia

una

realtà

della

Potenza

Divina.

Una

Volta

Celeste

cosparsa

di

infinite

stelle,

luci

immense,

più

del

Sole,

che

illuminano

l’infinito

universo,

che

Lodano

la

Sua

Onnipotenza. Quale dono ha riservato all’uomo, Sua prediletta creatura, formando e

preparandogli

la

Terra,

donandogli

tutto

ciò

che

su

di

essa

è

buono

e

bello… e mentre egli gode di tanta grandezza, dimentica il Suo Nome, la

Sua

Presenza,

la

Sua

Magnificenza.

Questa

ingratitudine

amareggiava

Don Saverio, sapendo come già il dono della vita, assieme al resto, fosse così poco apprezzato. Mai facendosi prendere dalla tristezza o dallo sconforto, sembrava quasi volesse sostituirsi all’ingratitudine umana, Lodando il Signore con la sua semplice ammirazione per la bellezza della natura. Una forma spontanea e naturale di Pregare e di ringraziare Dio, riconoscente non solo per il dono della vita ma anche per lo splendido mondo dove ha voluto farci vivere. Particolarmente sentita era una sua frase che, con il suo particolare ed unico timbro di voce, lasciava scolpite nella mente le 85


parole

di

“Quant’è

bella

la

Vita,

quanto

stupendo

è

il

Mondo!”,

Ogni emisfero, nelle ventiquattro ore di luce, viene illuminato dal Sole, alternativamente e senza interruzione, quasi a confermare come ogni uomo debba continuamente Lodare Dio, in tutti i modi, secondo le possibilità di ognuno, senza interruzione, in entrambe le zone della Terra. Modulandosi la luce nei due singoli emisferi, contrapponendosi il giorno alla notte, il lavoro al riposo, la Preghiera all’Ascolto, il caldo al freddo, con tutte le consequenziali varianti delle stagioni, Dio ha donato all’uomo

ogni

tipo

di

piante,

di

frutta,

di

fiori

stagionali…

un

mondo

nel

Mondo! Tutto questo, nella sua gioiosa voglia di vivere e di godere le cose belle della natura, facevano parte della sua appagata constatazione, che lo rallegrava intimamente, ma anche visibilmente. Quale ulteriore esempio di migliore armonia, realizzata solo ed esclusivamente dall’imperscrutabile ed inconfutabile Pensiero Divino, di Cui l’uomo non deve porsi domande, rimanendo nei propri limiti, abbandonandosi fiduciosamente,

senza

riserva

alcuna,

alla

cosciente

ed

illimitata

Fede

in

Lui, Nostro Onnipotente Creatore? Nel rispetto del misterioso silenzio di Dio, ogni altra domanda interiore,

per

Don

Saverio,

rimaneva

inutile,

poiché

null’altro

che

va

oltre le capacità della propria mente l’uomo ha da chiedersi, in quanto egli deve vivere momento per momento, lasciando alla Suprema Volontà Divina di compiere la nostra storia, scritta nel Suo Libro. Così a Don Saverio, contemplando il dono della vita, la natura delle cose ed il Mondo in cui viviamo, piaceva Lodare nei suoi pensieri Dio, commentando i Salmi: “Signore, dove potrei andare lontano dal Tuo Spirito? Dove fuggire lontano dalla Tua Presenza? Se scalassi i Cieli, là Tu sei! Se discendessi agli inferi, anche là Tu sei! Se raggiungessi le ali dell’aurora e riuscissi ad abitare al di là del mare, sì, anche là mi guiderebbe la Tua Mano, mi prenderebbe la Tua destra. Allora ho detto: <<Almeno le tenebre mi potrebbero coprire, la notte mi potrebbe racchiudere>>. Ebbene, non sono oscure per Te le tenebre, e la notte risplende come il giorno, come le tenebre così è la luce. Sì Tu Hai plasmato i miei reni, mi Hai tessuto nel grembo di mia madre. Ti rendo grazie perché sono stato formato in modo stupendo: stupende sono le Tue Opere! 86


La

mia

anima

lo

riconosce

appieno.

<<

>>

Quanto

difficili

sono

per me i Tuoi Pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli

son

più

della

sabbia;;

giunto

alla

fine,

sono

tuttora

con

Te”.

(Salmo 139).

“Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre Tu Sei, Dio. Tu Fai ritornare l’uomo in polvere e dici: <<Ritornate

figli

dell’uomo>>. Ai Tuoi Occhi,

mille

anni

sono

come

il

giorno

di

ieri

che

è

passato,

come un turno di veglia della notte. Li annienti: li sommergi nel sonno; sono come l’erba che germoglia al mattino: al

mattino

fiorisce,

germoglia,

alla

sera

è

falciata

e

dissecca.

Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore. Al mattino ci sazia il Tuo Amore, Signore Nostro Dio”.

La Vergine del Santo Rosario di Pompei, Emblema sublime per la devota Preghiera.

87


Il Santo Padre Giovanni Paolo II. Fervente devoto della Madonna, era dedito alla Preghiera del Santo Rosario.

RIFLESSIONE - LA MISSIONE DELLA PREGHIERA. Dare importanza alla Missione della Preghiera, esprimendola con devozione, offrendola con amore. Adottando la Preghiera del Santo Rosario, si assolve ad un grande impegno, quello richiesto dalla Santa Vergine Maria, come fece Bartolo Longo nella valle di Pompei. “La Preghiera è il tributo più accetto che l’uomo possa porgere al suo Creatore”. - Bartolo Longo “L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!“ - Bartolo Longo “La mancanza della Preghiera è un infrangersi dell’armonia morale fra la creatura ed il Creatore, è una rotta di relazioni spirituali fra l’uomo e Dio”. “La Fede si accresce con la Preghiera, si conserva con la Penitenza, si ravviva e si perfeziona con la Carità”. - Bartolo Longo “L’uomo, nel rivolgersi a Dio, non ha che una forza sola: la Preghiera!” - Bartolo Longo -

88


Don Saverio, amante dell’Arte e della Storia Sacra, arricchiva la Fede e la cultura storico religiosa dei suoi parrocchiani con pellegrinaggi presso varie Cattedrali e Santuari Mariani.

Don Saverio, molto devoto alla Madonna, in uno dei suoi pellegrinaggi in un Santuario Mariano.

Nella

foto,

un’immagine

oleografica

della

Madonna

Addolorata

di

Campocavallo

(AN),

denominata

Nostra Signora dei Sette Dolori. Dal 16 Giugno 1882, sotto l’attenzione di diversi ed autorevoli testimoni,

la

Vergine

raffigurata

nel

quadro

mosse

più

volte

i

Suoi

Occhi

verso

tutti

i

presenti.

La

notizia del prodigioso evento fece riversare a Campocavallo migliaia di pellegrini e fedeli provenienti da tutta Italia e dall’Europa. In seguito, avendo elargito molte Grazie, l’immagine dell’Addolorata fu trafugata due volte, per via dei preziosi che Le erano stati applicati come ringraziamento ed ornamento.

89


Padre Pio, durante la Solenne Celebrazione Eucaristica. Diversamente dal passato, quando

il

Sacerdote

celebrava

rivolto verso l’Altare principale, dove

vi

era

il

Santo

Tabernacolo,

ora la Liturgia viene celebrata rivolta verso l’assemblea.

Eliminata la balaustra, si può accedere all’Altare con molta

superficialità,

non

rispettando la Funzione Sacra.

90

La ‘decadenza dei costumi’ nel Luogo Sacro.


Sull’Importanza della Preghiera: <<La Potenza di Dio, è vero, di tutto Trionfa, ma l’umile e dolente Preghiera trionfa di Dio Medesimo; ne arresta il Braccio, ne spegne il fulmine, Lo disarma, Lo vince, Lo placa e se Lo rende quasi dipendente Amico>> (Padre Pio).

Ubbidienza e accettazione Con questa solenne concezione interiore, andando senza sosta ogni giorno da una chiesa ad un’altra per le Sante Celebrazioni, Don Saverio

ha

offerto

negli

ultimi

anni

e

fino

agli

ultimi

suoi

giorni,

una

eroica testimonianza di impegno sacerdotale, recandosi là dove occorreva il suo ministero, affermando sempre che, se quella era la Sua Volontà, lui si

sottoponeva

con

tranquilla

ubbidienza.

Per

lui

Fede

significava

anche

serena sottomissione e, non essendo la sua una condizione statica, non poteva

farsi

condizionare

dall’influenza

della

permalosità,

tanto

meno

dalla tristezza, per poi chiudersi nella solitudine. Ogni situazione doveva necessariamente

sconfinare

nella

sola

gioia

in

Cristo

Gesù,

ogni

lamento

interiore doveva sfociare nella Speranza della Resurrezione, vivendo nell’attesa gioiosa di ritrovarsi tutti assieme innanzi alla Gaudiosa Grandezza di Dio, consacrati a Lui in Eterno. Questo

era

ed

è

rimasto

il

testamento

Spirituale

di

Don

Saverio. RIFLESSIONE - Occorre evitare che il sacerdozio venga ritenuto un ‘mestiere’, in quanto i Sacerdoti, come fratelli in Gesù, sono i diretti successori del mistero apostolico. Certamente “Un’anima che vive nella tiepidezza non pensa per niente a uscirne, perché crede di essere a posto con il Buon Dio”. - Santo

Curato

d’ArsIntensificando

la

devota

Preghiera,

il

sacrificio

e

l’offerta,

si

cresce nella Fede e nella spiritualità, maturando santi frutti per se e per i fratelli in Cristo.

91


Prima

di

concludere

le

tante

riflessioni,

scaturite

dall’esempio

di

Don

Saverio,

è

opportuno

evidenziare

ancora

qualche

considerazione,

aggiungendo alcuni elementi che riguardano la coerenza e l’importanza della missione sacerdotale. In un mondo ammalato di tanti mali spirituali, Don Saverio suggeriva al giovane clero un’attenta prudenza, indicando nella frequente Confessione il compito di salvaguardare lo spirito mistico che unisce al Corpo

del

Salvatore,

poiché,

come

asseriva

lo

scienziato

Enrico

Medi,

“Senza la Confessione, chissà a quale spaventoso e pauroso cimitero di morte

sarebbe

ridotta

l’intera

umanità”.

Ecco

perché

“Il

Sacerdote

deve

essere uno che vigila; deve stare in guardia di fronte alle prepotenze incalzanti del male; deve tenere sveglio il mondo per Lodare Dio”. Una responsabilità, questa, che sottolinea quale impegno pesa sulla vita

di

un

Sacerdote,

ostacolato

in

tante

direzioni

dal

‘vile

mistificatore’,

dalla presenza di molti falsi profeti ingannatori, che si erigono in cattedra, confondendo la mente di tanti in seno alla stessa Chiesa, sentenziando il detto

che

dice:

“Si

è

fatta

la

chiesa

dell’uomo,

non

la

Chiesa

di

Dio”…

!

In tal senso, altrettanta responsabilità pesa sul mondo dei laici cattolici, specie quando manca la sensibilità di comprendere il modo con cui devono comportarsi nei riguardi del “Prete”, come egli comunemente viene

chiamato.

Talvolta,

infatti,

la

confidenza

che

si

ha

con

lui

degenera

in una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi riguardi, creando spesso incresciose situazioni a discapito dell’intera famiglia parrocchiale. Su

questo,

Don

Saverio,

è

stato

sempre

prudente,

non

sconfinando

mai

in

inutili

confidenze

o

in

eccessi

del

carattere

personale,

tanto

meno

ha

mai

approfittato

della

sua

posizione

di

religioso,

dando

esempio

di

costante

linearità. In pratica, come egli diceva, quando manca un equilibrio interiore, si va incontro ad una serie di coinvolgimenti che, spesso, si possono ripercuotere anche sulla stessa vita religiosa del Sacerdote, sul rapporto che si ha con il prossimo, sul rispetto che si deve avere verso la Chiesa e, di conseguenza, verso la sacralità del ministero sacerdotale. E’ evidente che, anche in queste situazioni, la testimonianza del Sacerdote ha

un

rilevante

significato,

in

quanto

si

riflette

su

chi

osserva,

inducendo,

poi, a facilitarne la critica. Sempre in tema di Ministero, di Sacralità e di Confessione, il Santo Padre Giovanni Paolo II sottolineava che “Il Sacerdote, nel Ministero 92


della Penitenza, deve enunciare non le sue private opinioni, ma la dottrina di Cristo e della Chiesa. Enunciare opinioni personali in contrasto con il

Magistero

della

Chiesa,

sia

solenne

sia

ordinario,

è,

perciò,

non

solo

tradire le anime, esponendole a pericoli spirituali gravissimi e facendo subire

loro

angoscioso

tormento

interiore,

ma

è

contraddire

nel

suo

stesso

nucleo essenziale il Ministero Sacerdotale”. Quindi, in merito, il Papa aggiungeva ancora che <<

Dall’incontro

con

la

figura

di

San

Giovanni

Maria Vianney trassi la convinzione che il Sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione proprio attraverso il ‘confessionale’, attraverso quel volontario “farsi prigioniero del confessionale”>>. Infatti, proprio

questa

è

stata

una

parte

spontanea

ed

essenziale

di

tutto

il

ministero

di Don Saverio, quando meditava sulle ragioni della confessione, che lo rendevano sempre più responsabile sulla disponibilità che lui, d’altra parte, doveva avere verso le necessità del penitente. Tutti lo ricordano per la sua vera ed umile disponibilità nell’assolvere il grande ministero della Penitenza. Cosciente di tale importante compito del Sacerdote, così ricordava le parole di San Pio da Pietrelcina, che dicevano: “Io tremo ogni qualvolta devo scendere in confessionale, perché

devo

amministrare

il

Sangue

di

Cristo”. Quale portentosa affermazione, quale integerrima constatazione quella su Padre Pio, di cui lo stesso Don Saverio ne avvertiva la gravosa responsabilità

della

condotta

personale,

quella,

cioè,

che

doveva

avere

ogni Sacerdote, non solo verso se stesso, ma anche e soprattutto nel non deludere le attese del libero osservatore laico, o ancor più quelle dello stesso peccatore-penitente! Da tutto ciò deriva e si articola il comportamento che un Sacerdote deve avere verso tutto ciò che riguarda il ministero sacerdotale, per testimoniare la Fede, lo zelo nella Preghiera, nella Celebrazione Eucaristica, nell’amministrare i Sacramenti. In tale contesto, il Santo Padre, Benedetto XVI, così ha voluto sintetizzare l’importante ruolo del Sacerdote in seno alla Chiesa, sottolineando l’attenzione che proprio il Sacerdote deve avere verso il Sacro, richiamando alcuni essenziali concetti che evidenziano come “La famigliarità spesso comporta un pericolo: quello che il Sacro da noi continuamente incontrato divenga per noi abitudine. Si spegne così il timore reverenziale e, condizionati da tutte le abitudini, non percepiamo 93


più il fatto grande, nuovo, sorprendente, che Egli stesso sia Presente, ci Parli, Si doni a noi (…) che Egli Si consegni così nelle nostre mani” (Giovedì Santo – 20 marzo 2008). “Siate

pertanto

modelli

di

Preghiera,

maestri

di

Preghiera.

Pregare

è

il primo servizio da rendere alla comunità. Perciò i momenti di preghiera devono avere nella nostra vita una vera priorità (…), se non siamo interiormente in comunione con Dio non possiamo dare niente neppure agli

altri.

Perciò

Dio

è

la

prima

priorità.”

(Brindisi

15

Giugno

2008). Dopo la visita pastorale di Benedetto XVI a Brindisi, alla quale Don Saverio era presente, aveva commentato con entusiasmo il discorso del Santo Padre, con una particolare sintesi personale sulla Preghiera, accomunandola con la devozione al Cuore Immacolato di Maria. Se

è

vero,

come

è

vero,

che

Gesù

ha attinto la Sua natura umana attraverso la Santissima Vergine Maria, allo stesso modo Egli può entrare nella mente e nel cuore degli uomini ripercorrendo la stessa strada, quella del Cuore Immacolato di Maria. Per questo Don Saverio era consapevole dell’importanza della Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, proponendo formule e suggerimenti di vita religiosa, con alcune regole da adottare, per intraprendere e mantenere vivo tale impegno. Esse sono presentate in un’altra piccola pubblicazione, come compendio al libro Invocando Maria (vedi

bibliografia),

così

come

la Madonna Ha sempre raccomandato nei Suoi messaggi, indicando di osservare la penitenza, la preghiera, la partecipazione alla Celebrazione della Santa Messa, il rispetto e la devozione verso la Santa Eucaristia, offrendo

a

Cristo

ogni

personale

dolore,

per

ottenere

la

vittoria

finale

sul

‘maligno’. Appare

evidente

che

il

sacrificio

vada

associato

alla

Passione

ed

al

Martirio

di

Nostro

Signore

Gesù

Cristo.

In

tutto

ciò

si

identifica,

quindi,

la

94


piena

donazione

del

proprio

sacrificio,

con

l’accettazione

della

penitenza

e della croce, in spirito di espiazione dei peccati, che addolorano il Sacratissimo Cuore di Gesù. Se

vi

è

indifferenza

verso

la

Santissima

Vergine

Maria,

immancabilmente

vi

sarà

indifferenza

verso

Gesù,

poiché

gli

uomini

cercano

la

Luce,

ma

rifiutano

la

Luce. Così Don Saverio proferiva nelle sue considerazioni personali, esprimendo la totale donazione alla Santissima Vergine Maria. La

gioia

che

ci

è

stata

tolta

da

Eva,

ci

è

stata

compensata

con

la

Redenzione di Cristo attraverso la Vergine Maria, assicurandoci il Regno dei Cieli. In questo clima di interiore unione spirituale con Dio e con la Santa Madre Celeste, egli ha concluso il suo cammino terreno con la preghiera sublime della personale donazione. Prima che avvenisse la sua nascita al Cielo, egli ha vissuto momenti particolari, che si spera vengano raccolti ed accuratamente esposti in altra pubblicazione su La Vita di Don Saverio. Parlare

del

trapasso

di

Don

Saverio

verso

l’Eterna

Gloria

è

un

compito non facile, più da spiegare che da credere. La particolarità dei suoi ultimi momenti sono comprovati da diverse testimonianze che, per ora, vanno solo sintetizzate nel dire che egli, con estrema lucidità, nei suoi ultimi eventi terreni, ha vissuto il tutto conformandosi alla Volontà di

Dio,

confidando

nella

Speranza,

tante

volte

da

lui

invocata

e

trasmessa,

perseverando nel cosciente desiderio di compiere il suo ministero sacerdotale sino in fondo. La richiesta di celebrare l’ultima Santa Eucaristia, rimane il suo migliore testamento spirituale. A questo si vuole aggiungere un solo significativo

episodio,

che

merita

di

essere

citato. Occorre prima, anche se brevemente, ricordare che Don Saverio, diversi anni addietro, ha documentato l’esistenza nella sua famiglia di un antenato seminarista, il giovane Lorenzo Martucci, nato nel 1864 e deceduto nel 1882, all’età di 17 anni, da lui citato in tante occasioni e che

se

ne

rimanda

la

storia

ad

altra

pubblicazione.

Per

ora

è

sufficiente

sottolineare l’importanza che ha rappresentato per Don Saverio questo personaggio che, nella sua breve vita terrena, ha lasciato una forte testimonianza di autentica spiritualità. Di questo giovane seminarista 95


Don Saverio ne aveva continuamente ricordato le doti particolari della sua zelante Fede, spesso culminate nell’ascetismo, riferendo che egli era morto in ‘concetto di santità’. Il giovane Lorenzo Martucci era anche un fervente devoto di San Antonio ed aveva scritto diverse Preghiere, attentamente documentate da Don Saverio, tra le quali va ricordata la Preghiera di Novena dei nove Martedì, dedicati appunto a San Antonio, assieme ad altri scritti spirituali, fanno parte delle documentazioni raccolte. Ebbene, pochi istanti prima che lo spirito di Don Saverio varcasse i

confini

terrestri,

pare

abbia

intravisto

questa

santa

figura

famigliare

di Lorenzo, esprimendo il desiderio di andare via con lui. In realtà ed a

conferma

di

quanto

è

avvenuto,

ad

una

dottoressa

che

gli

teneva

la

mano per confortarlo, egli ha espresso apertamente il desiderio che gli fosse

lasciata

libera,

per

poter

seguire

liberamente

questa

figura,

che

gli

era apparsa nella stanza e che era rimasta con lui sino al momento del trapasso. I commenti ulteriori sono lasciati a chi vorrà approfondire le diverse vicende

avvenute

nei

giorni

che

hanno

preceduto

la

sua

fine

terrena,

tramite le testimonianze di chi ha vissuto queste realtà. Certamente dagli esempi della missione di Don Saverio e dalla sua

testimonianza

non

si

può

che

trarne

riflessioni

utili

a

tutti,

cattolici

laici

e

religiosi,

per

comprendere

il

perché

del

ricominciare e che cosa testimoniare… diversamente ogni ulteriore sforzo per mutare tanti sconfortanti eventi, come lui stesso aveva constatato, non potranno essere affrontati, tanto meno superati. A noi rimane non solo il compito, ma anche il dovere di far conoscere e perpetrare la perseverante testimonianza della sua fedeltà alla Santa Madre Chiesa, della serena gioia con cui ha condotto il suo ministero, dell’umiltà con cui ha manifestato la sua Fede, del zelante rispetto che ha avuto verso il Sacro, della sua devozione verso la Santa Madre Celeste. Tutto questo non è

solo

il

ricordo

di

una

tradizione,

o

la

rappresentazione di una Fede austera; tanto meno la nostalgia di un’epoca vissuta

nella

passione

religiosa,

tendente

alla

spiritualità,

ma

è

solo

la

rievocazione di una realtà sempre valida, che evidenzia l’amore di una Fede vissuta con entusiasmo, con letizia e sempre nel timore di Dio. Poiché

noi

non

apparteniamo

a

noi

stessi,

come

sosteneva

Don

Saverio,

96


in quanto, a differenza della moderna concezione dell’uomo d’oggi, che ostenta con il suo orgoglio umano “IO sono mio”, occorre ricordare sempre ciò che dice Dio nel Libro Sacro: “Voglio… che siate miei”. (Lv 20,26). Spesso Don Saverio si esprimeva con motti o massime, ma era solito interrompere il silenzio anche con semplici giaculatorie: “Ti Adoro, Mio Signore, Tu Sei Gloria, Tu Sei Amore, nella Gioia e nel Dolore”.

RIFLESSIONE - Tramandare il ricordo della Tradizione. Anche se i costumi sono cambiati in rapporto al tempo, non per questo deve cambiare, trasformarsi ed adattarsi la Parola di Dio. La Sua veridicità è “la medesima di ieri e oggi ed è anche per i secoli” (Ebrei 13,8). Il Magistero infallibile della Chiesa di oggi custodisce la Verità di ieri e non può contraddire la Rivelazione di Dio, dichiarata, tramandata e spiegata, in forma scritta od orale. Per cui dimenticare la dimensione oggettiva della Tradizione Antica

significa

cadere

in

quel

soggettivismo

dogmatico,

tipico

del

modernismo, per ridursi ad un cristianesimo che si adatta ai diversi bisogni, cadendo in un evoluzionismo che trasforma la Verità rivelata, rendendola variabile in rapporto alle esigenze storiche del tempo, facendo

perdere,

così,

ogni

solido

punto

di

riferimento. Occorre, quindi, seguire le regole immutabili della Fede, della Parola di Verità ricevuta da Dio, le stesse che permangono immutabili, pur nelle mutevoli vicende storiche che attraversa la Chiesa. L’Amore e la fedeltà ai riferimenti delle antiche tradizioni, spesso riescono a rinforzare la Verità che rimane nascosta nel cuore dell’uomo, che viene ravvivata dall’assistenza dello Spirito Santo che, come sottolinea il Santo Padre, altrimenti verrebbe meno, compromettendo addirittura la prudente infallibilità del Magistero. Concetti impegnativi, ma altrettanto semplici nel loro insieme, se si considera l’importanza del fondato riferimento che oggi si ridà all’ << antico >>, in un momento in cui, assieme alla crisi dottrinale e della Fede, si assiste ad una continua demolizione della legittima autorità della Chiesa.

97


Non

si

può

terminare

questa

carrellata

di

innumerevoli

significati

sulla missione sacerdotale di Don Saverio, senza aggiungere una preghiera di Don Enzo Boninsegna, che così conclude un suo libro dedicato ai Sacerdoti: “Sì, Signore, è duro essere prete, oggi, in un mondo che non ci ama e che

non

può

amarci

perché

non

ama

Te.

Ma

la

gioia

di

essere

l’ombra

o

il

riflesso

del

Tuo

Sacerdozio,

e

portatore

di

salvezza

ai

fratelli,

è

molto

più

grande

dei

sacrifici

che

Tu

ci

richiedi.

Grazie,

Signore,

per avermi chiamato a seguirTi così da vicino, nonostante la mia indegnità”.

Siano Lodati Gesù e Maria.

Sempre

siano

Lodati.

98


LETTERA AD UN PARROCO Di seguito viene riportata una lettera inviata ad un Parroco dai suoi fedeli, amici di sempre e che rimarranno tali per sempre. Tra tante critiche e maldicenze verso i Preti, motivate o meno, frutto spesso di pregiudizi e talvolta di malanimo, le parole di apprezzamento e di riconoscenza contenute in questa lettera sono davvero confortanti per ogni Sacerdote e meritevoli di essere trascritte. Nel nostro caso, esse divengono un omaggio al ricordo di un Sacerdote

che

ci

è

caro

e

che

ora

non

c’è

più. Carissimo Padre, in cambio di tutto il bene che da anni abbiamo ricevuto da te con tanta generosità, sentiamo il dovere di dirti il nostro << grazie >>. Guardiamo le tue mani e ritorniamo con la mente al giorno in cui il tuo Vescovo le unse e ti mandò tra di noi per amarci e per servirci. Ripensiamo ai progetti che avevi quel giorno nella mente e nel cuore per queste tue mani. Ripensiamo ai tanti bambini che le tue mani hanno arricchito della Vita Divina con il Santo Battesimo. Ripensiamo ai fanciulli che hai preparato alla Prima Comunione ed alla Cresima. Ripensiamo alle centinaia di omelie che le tue mani hanno scritto: parole scelte con cura per alimentare la nostra Fede ed irrobustirci nella vita cristiana. Ripensiamo a tutte le Sante Messe che hai celebrato, prendendo nelle tue mani il pane e del vino che hai cambiato nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo, per saziare la fame e la sete delle nostre anime. Ripensiamo alle tue mani, che hanno unito tante mani giovani nel Sacramento del Matrimonio. Ripensiamo agli ammalati di mente e di corpo, che sono venuti da te in cerca di aiuto e che hanno trovato il conforto e la Speranza nel loro cuore. Ripensiamo ai morenti che le tue mani hanno unto e preparato per l’Eterna Beatitudine del Paradiso. 99


Oggi noi ricordiamo e benediciamo le tue mani con il nostro amore e con la riconoscenza dell’intera famiglia cattolica, che tu hai servito per tanti anni con tanto amore. Se in alcuni giorni ti sei sentito solo e scoraggiato, oggi dal Cielo ascolta le nostre parole ed il pensiero del nostro cuore, riconoscente per tutto quello che non hai seminato invano in tutti i tuoi anni di vita. Vorremmo ancora prenderti per mano e fermarci all’incrocio più congestionato

della

città,

per

dire

a

tutti

“Guardate

questo

è

il

nostro

caro

ed amato Sacerdote che sta dando la vita per noi e del quale ci siamo compiaciuti”. Le tue mani, nobilitate dal Sacramento dell’Ordine, noi le veneriamo, poiché

senza

di

esse

e

senza

di

te

non

avremmo

potuto

vivere. Grazie per l’amore che ci hai portato e per il tuo spirito di servizio che ti ha reso sempre pronto e disponibile ad ogni nostra richiesta. Siamo orgogliosi e felici di averti avuto tra noi come Sacerdote e come Padre. Ti ricordiamo sempre nelle nostre Preghiere. Siamo certi che Dio, Padre Onnipotente, ti abbia già ricompensato per tutto il bene profuso tra i tuoi parrocchiani, tra i devoti fedeli della Chiesa e tra tutti gli amici e fratelli in Cristo Gesù. I

tuoi

amici

per

sempre.

Don Saverio Martucci nell’anno 2003.

100


IL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO

BARTOLO LONGO E

L’ANNO

SACERDOTALE

2009

2010

DON SAVERIO

Considerazioni In occasione dell’Anno dedicato ai Sacerdoti, indetto da Sua Santità, Papa Benedetto XVI, nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, il Movimento Laico di Preghiera ha voluto dedicare questa edizione in Ricordo di Mons. Saverio Martucci, assistente spirituale del Movimento “Beato Bartolo Longo”. Seguendo il carisma del Beato Bartolo Longo, con l’occasione, si invitano i Cattolici a Pregare la Regina del Santo Rosario di Pompei, <<… per

favorire

la

tensione

dei

Sacerdoti

verso

la

perfezione

spirituale,

dalla

quale

soprattutto

dipende

l’efficacia

del

loro

ministero

>>, come ha

voluto

specificare

il

Sommo

Pontefice,

Sua

Santità

Benedetto

XVI. Nel 150° Anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney, protettore dei Parroci e di tutti i Sacerdoti, vero esempio di Pastore, al servizio del Gregge di Cristo (cf. Allocuzione del Santo Padre), preghiamo anche il

Santo

Curato

d’Ars,

affinché

interceda

presso

la

Vergine Santissima, Nostra Madre Celeste, per

la

perseverante

fedeltà

di tutto il ministero sacerdotale a Cristo Nostro Signore, il Buon Pastore,

al

Santo

Padre,

il

Sommo

Pontefice,

al

Magistero

della

Santa

Madre Chiesa. 101


Come fece con il Papa Giovanni Paolo II, ancora oggi si manifesta pressante

la

Volontà

della

Vergine

Maria

affinché

avvenga,

per

i

Sacerdoti,

i religiosi ed i laici, la Consacrazione al Suo Cuore Immacolato, per il trionfo

della

Santa

Madre

Chiesa,

di

cui

Lei

è

Regina. La preziosità di questo generoso impegno, verso la Vergine Santissima,

è

reso

ancor

più

urgente

dalla

necessità

del

popolo

di

Dio

di

ritrovare, proprio nel Sacerdote, la forza pura e feconda dell’Apostolo di Cristo,

il

Faro

sicuro,

la

Luce

ardente

della

vivifica

Fede,

che

infonde

la

Speranza. Il

mandato

di

tale

missione

non

è

un

semplice

incarico,

bensì

una

necessità

in

seno

alla

vita

stessa

della

Chiesa,

poiché

il mondo attuale ha bisogno di veri Pastori, di veri discepoli di Gesù, capaci di dedicarsi totalmente a Dio, per rigenerare il Fuoco ardente dello Spirito Santo, a beneficio

di

tutti

gli

uomini,

per la salvezza delle anime, per l’Amore e per la Gloria di Dio. Nel ricordo anche di Mons.

Saverio

Martucci che, con la sua costante missione di fedeltà, ha

testimoniato

la

veridicità

della sua Fede, si auspica che la stessa Congregazione per il Clero accolga questa iniziativa, non come un’attenzione solo verso quei preti che hanno perso la propria identità, bensì come un aiuto concreto verso le necessità di tutti i

Sacerdoti,

poiché

si

ritiene,

da

più

parti,

che

solo quando il Sacerdote riprenderà

le

sue

originali

funzioni, proprie della sua vocazione, i suoi doveri verso la Chiesa, delegando ai laici gli altri impegni sociali (come ha suggerito il Santo Padre, Benedetto XVI), si

potrà allora sperare in un rinnovamento dei ruoli sia dei laici che dei religiosi, in ubbidienza al Sommo

Pontefice

e

al

servizio

del

bene

di tutta la Santa Madre Chiesa (Lumen Gentium).

102


Poiché la Santa Chiesa non può rinunciare alla sua missione di salvezza, nei riguardi di tutto il mondo, così anche il cristiano, che vive ed opera nella Chiesa, deve condividere la sua missione di salvezza universale. Poiché Gesù Cristo E’ presente nella Chiesa da Lui voluta e realizzata attraverso e mediante il Suo Spirito, i Cristiani sono coloro che vivono e realizzano la missione di Cristo nel mondo, nella misura in cui essi stessi sono nel cuore della Chiesa, testimoniando la missione universale, che è propria di Cristo. L’impegno e l’ampiezza della vita del cristiano si esprime nell’impegno che egli assume nei riguardi di tutti gli uomini, fratelli in Cristo. Mediante lo Spirito di Cristo il Mondo è stato rinnovato, come chiediamo nella preghiera “Manda

il

Tuo

Spirito,

o

Signore,

affinché

si

rinnovi

il

volto

della

Terra”. Appunto attraverso la Chiesa lo Spirito opera il rinnovamento storico e morale dell’umanità. << Gaudium et spes >>.

Occorre Pregare per il Papa, essere vicini al Santo Padre, Sua Santità Benedetto XVI.

103


Il

Sommo

Pontefice,

il

Bianco

Padre,

Sua

Santità

Benedetto

XVI°.

104


II PARTE Non

tutto…

ma

di

tutto. Pensieri

e

riflessioni

tratte

da

colloqui,

discorsi,

omelie e catechesi di Don Saverio Martucci E’ ancora vivo nella mente il ricordo di tanti argomenti discussi con Don Saverio Martucci, assieme alle innumerevoli lezioni di vita e di Fede da lui lasciati, che sarebbe una vera mancanza far morire nel nulla il frutto di tali colloqui, senza comunicarne i contenuti essenziali. Dalla vocazione, dalla Fede e dal suo coerente esempio di vita,

infatti,

scaturiscono

tante

riflessioni,

che

evidenziano

i

diversi

cambiamenti, avvenuti in seno all’ambiente laico ed ecclesiastico, nell’arco di quest’ultimo cinquantennio. Per chi ha conosciuto Don Saverio Martucci, anche se ha ricevuto la nomina con il titolo di Cappellano di Sua Santità, rimane sempre il nome di Don Saverio, un Sacerdote con la ‘S’ maiuscola: Martucci Mons. Saverio

rimane

un

titolo

onorifico

che

ben

gli

si

addice,

ma

che

lui

non

ha mai rincorso, in quanto il ‘carrierismo’ ecclesiastico non lo ha mai interessato. La sua Missione Pastorale e la sua Fede propongono ben altri insegnamenti

e

verità

che,

come

si

è

potuto

recepire

dalle

precedenti

pagine, meritano di essere ulteriormente riprese e meditate. In tal modo, sarà possibile focalizzare anche alcuni passi contenuti nella prima parte di

questo

libro,

per

mettere

in

luce

ciò

che

si

è

spento

nel

cuore

di

tanti

fedeli, riguardo al rispetto ed alla devozione verso il Sacro. Un

invito

a

riflettere,

un

dovere

per

reagire

con

coraggio

sui

problemi dell’educazione morale e religiosa del nostro tempo. Sull’esempio delle virtù e sullo zelo mostrato da Don Saverio, in tutto il suo cammino pastorale, nasce l’impegno per una ripresa spirituale, per alimentare e rinsaldare la Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, in seno alla Santa Madre Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana.

105


Invochiamo lo Spirito Santo, per

essere

Illuminati

nel

saper

accogliere

la

Parola

di

Verità e

poterLa

osservare.

La Testimonianza Cristiana Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen Facendo il Segno della Croce, esprimiamo con il cuore l’atto sublime della nostra Preghiera al Padre, Che ci Ha Creati con il Suo Amore, al Figlio Gesù, Che ci Ha Redenti con il Suo Amore, allo Spirito Santo, Che ci Ama e ci unisce all’ Amore della Santissima Trinità. Riflessioni

e

commenti,

che

nascono

dalla

scuola

di

Don

Saverio

Martucci, il quale, anche durante le omelie, spesso rinnovava l’importanza del Segno della Croce, ritenendo che, tale gesto esteriore del cristiano, non

doveva

rimanere

un

segno

fine

a

se

stesso,

ma

divenisse

una

vera

e

propria Preghiera. Così egli suggeriva di iniziare questa Preghiera, portando la mano alla fronte, sostare un attimo, rivolgendo il pensiero a Dio, per renderGli Gloria, dicendo: • Nel Nome del Padre, Che ci Ha creato con Amore; • del Figlio, Che ci Ha Redento con Amore; • e dello Spirito Santo, Che, nell’Amore della Santissima Trinità, ci insegni a portare con umiltà la Croce. Questa

è

la

Preghiera

di

ogni

giorno,

che

si

offre

a

Dio

con

il

Segno

della Santa Croce. Un gesto di devozione, per testimoniare la propria Fede, Lodando la Santissima Trinità.

106


L’ESEMPIO, L’AMORE, LA FRATELLANZA, LA TESTIMONIANZA DELLA VERA FEDE, IL RISPETTO VERSO IL SACRO DEI PRIMI CRISTIANI, SONO STATI GLI ELEMENTI PREPONDERANTI CHE HANNO SENSIBILIZZATO E CONVERTITO AL CRISTIANESIMO MOLTI PAGANI. Sulla

scia

di

queste

considerevoli

realtà,

affidandoci

all’Amore

di

Dio, nello Spirito della Preghiera, disponiamo la mente all’ascolto, per riflettere

su

alcuni

aspetti

delicati

ma

veritieri,

che

da

tempo

affliggono

la sensibilità di tanti cattolici, che sperano nello Spirito Nuovo della Santissima

Trinità,

affinché

rinnovi

tutte

le

cose. Non

è

facile

elencare

esaurientemente

i

motivi

e

l’incongruenza

di

tanti comportamenti che, in seno alla Chiesa, hanno generato delusioni, amarezze

e

sfiducia

in

molti

Cattolici. E’ importante, invece, riuscire a capire se sia possibile ancora ripristinare un coerente comportamento che, nel rispetto verso il Sacro, possa alimentare quella Fede assopita o, addirittura, trasformata in deleteria abitudinarietà,

che

è

alla

base

di

una

incongruente

pratica

religiosa,

che

non ha nulla a che vedere con la Fede del vero cristianesimo cattolico. Senza generare motivi di dubbia interpretazione, tanto meno alimentare equivoche ed inutili polemiche, in quest’ultima parte del libro, dopo aver ricordato tanti santi esempi di fedeltà a Cristo, si desidera affrontare e proporre con serenità qualche possibile soluzione, per migliorare radicalmente l’attuale decadimento religioso, che ha coinvolto, in questi ultimi anni, il popolo della Chiesa di Dio. Con umile prudenza, occorre valutare quale strada intraprendere per guarire tante ferite. “Ma se il lievito buono viene mescolato a quello vecchio ed impuro, non si migliora il malvagio, ma anzi si corrompe il buono e non serve che ad essere gettato”. (Mt. 5,13) La

Parola

Evangelica

e

lo

Spirito

Edificante

faranno

discernere,

da caso a caso e ad ogni cattolico, l’impegno personale da attuare, per

riconoscere

ed

intervenire

sul

lievito

‘ammuffito’,

per

cambiarlo,

sostituirlo e non volerlo rigenerare con inutili aggiunte di lievito nuovo. Dobbiamo

reagire

e

farci

violenza,

per

fortificarci

nella

buona

battaglia. Un solo lievito deve albergare in noi, quello sincero, puro, benedetto, 107


che deriva dalla Parola di Dio, dall’Amore di Dio, dalla Fede in Dio, dalla volontà e dall’impegno personale di saper testimoniare la Parola Evangelica, senza compromessi, per Ricominciare Testimoniando. Gesù desidera che tutti siano “sale del mondo”. Dio esige da ognuno di noi la viva Fede, quella veritiera, non sofferta e povera. “Benedetti sono coloro che perseverano nella Fede”. Tutti

ormai

riconoscono

quanto

è

stato

annunziato

nelle

Apparizioni

Mariane, in cui la Santissima Vergine, con Amore di Madre, ci ha messo in guardia contro le ‘potenze demoniache’ dell’eterno ‘falsario’, che sono

all’opera

come

non

mai,

per

intensificare

il

veleno

dell’ateismo

e

dell’eresia sulla Terra. L’umanità che si ribella a Dio ed alle Sue Leggi perde la Luce della Verità e della Giustizia; ma l’Onnipotenza e l’Amore di Dio supera ogni limite

ed

ogni

confine

umano. Occorre

fiducia

viva

e

costante

Fede,

per

affrontare

ogni

difficoltà

ed accogliere l’invito che ci esorta dicendo: <<Non

abbiate

paura,

perché

se

il

‘male’

è

potente,

l’Amore

è

Onnipotente>>.

La Madonna di Vailankanni, in India.

108

“In un’anima silenziosa Dio opera senza impedimenti”. (Santa Faustina).

Don Saverio Martucci, amava il silenzio dei Monasteri.


LA PORTA DEL SILENZIO (Sentire od Ascoltare?) Tutto il mondo vive nell’eccesso di rumore, nel chiasso delle inutili parole, assorbendo il veleno dei litigi televisivi, alimentando il rancore

interiore,

che

porta

all’odio

e

all’oblio. Cerchiamo

di

non

aver

paura

del

silenzio.

Non

sentiamo

con

le

orecchie le cose inutili che offre il mondo, ma ascoltiamo il Silenzio di Dio,

aprendo

il

cuore

alla

Speranza.

Rendiamoci

disponibili,

aperti

all’ascolto.

Ogni

dialogo

si

apre

con

l’ascolto. Impariamo la Preghiera dell’ascolto, non cercando solo di sentire, ma di ascoltare con desiderio, con amore, per essere trasformati

dentro,

nell’essenza

del

cuore. Impariamo la Preghiera dell’ascolto, per cercare l’Alleanza con Dio, ascoltando la Parola di Dio, Che ci viene donata dallo Spirito, nel

silenzio

del

nostro

cuore. Beati

coloro

che

ascoltano

la

Parola

di

Dio.

Uomini, Donne, Frati, Monaci, Religiosi, Sacerdoti, giovani, ragazzi, bambini, tutti possono e devono armonizzarsi con il canto del silenzio, per scoprire la ricchezza del silenzio, per amare lo stupore del

silenzio. Ringraziamo

Dio

nel

silenzio. Rispettiamo e facciamo rispettare il Silenzio, osserviamo il Silenzio, viviamo il Silenzio, non solo in casa, non solo in Convento, ma anche e soprattutto in Chiesa, la Santa Casa di Dio, dove Gesù ci attende

nel

Silenzio,

ci

Ascolta

nel

Silenzio,

ci

Parla

nel

Silenzio.

109


L’Uomo:

‘Strumento

Divino’. Ogni essere umano può rivelarsi in un vero e proprio ‘strumento divino’, quando sa cercare, comprendere, accogliere ed esternare, nella Grazia

ricevuta,

l’essenza

della

personale

missione,

cui

ognuno

è

stato

chiamato ad assolvere, così come viene raccontato nella ‘Parabola dei talenti’. In termini pratici, quindi, noi siamo espressione viva del Pensiero Divino, strumenti umani che si sublimano nelle maggiori espressioni dell’Arte in genere (scultura -Michelangelo, ecc.-; pittura -Raffaello ecc.-; poesia -San Francesco, Dante ecc.-; musica -Bach, ecc.-). In tutto ed in tutti si realizza, si concretizza e si perfeziona il Progetto della Creazione. Se Michelangelo ha realizzato, come strumento vivo nelle mani di Dio, un Trono in Suo onore (vedi la Basilica di San Pietro a Roma), per testimoniare la Sua Gloria in Terra, così ogni uomo, nel suo piccolo, può dare Gloria a Dio con le sue quotidiane opere, con le possibilità che la stessa

vita

gli

offre,

divenendo

vero

strumento

della

magnificenza

e

della

possibilità che gli concede il Padre Divino, l’Onnipotente Creatore. RIFLESSIONE - “La mancanza di Fede banalizza tutto ciò che

è

Sacro”. La Preghiera, la Poesia, la Pittura, la Scultura, l’Architettura, l’Arte in genere, dono di Dio, quando manca lo Spirito vivo della Fede, si traduce nient’altro in semplice espressione esteriore, priva di quel ‘calore’ contingente, poichè manca quel ‘tocco’ di vitalità, quella luce viva, che traspare dalla sensibilità interiore, eche si manifesta nella sacralità dell’Arte. La mancanza, nell’animo, dello Spirito della Fede, anche se non è avvertita dagli occhi intellettuali di chi ne è escluso, allo stesso esclude quella particolare sensazione di ‘reale’, che

si

manifesta

e

si

esprime,

con

appropriata

efficacia,

in

chi,

invece,

arricchito dalla Gazia della Fede, avverte con consapevolezza le vere capacità personali ricevute in dono gratuito, alla luce di una diversa consapevolezza,

che

sconfina

nel

valore

invisibile

del

soprannaturale

(notare la mancanza di calore, talvolta agghiacciante, che emanano nel loro insieme alcune opere, in vari campi -chiese moderne, pitture, sculture, poesie, componimenti musicali ecc.-). 110


Ciò che appare in prima analisi, a chi riceve e possiede la Fede, è la misteriosa comparsa di una logica motivazione di tutto, con una forma di consapevolezza che produce una evidente serenità interiore, che esclude spontaneamente ogni umano coinvolgimento materialistico, per evitare ogni turbamento alla Fiducia acquisita dalla Grazia ricevuta nella Fede. Tutto questo è recepito con umile consapevolezza, per testimoniare con mite letizia, concretamente prima a se stessi, l’essenza e la grandezza dei doni ricevuti, favorendo, con sincero altruismo, tutti coloro che desiderano essere coinvolti per maturare tale esperienza. Tutto ciò non è teoria, ma è l’occhio della Fede che fa vedere ciò che la Scienza non sa capire. NOTA ALLA RIFLESSIONE: meditare la Parabola dei ‘Talenti’. “Signore tendi l’orecchio, Rispondimi, perché io sono povero ed infelice. Custodiscimi perché sono fedele; Tu, Dio mio, Salva il Tuo servo, perché a Te, Signore, innalzo l’anima mia. Tu Sei Buono, Signore, e Perdoni, Sei pieno di Misericordia con chi Ti invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia Preghiera e Sii attento alla voce della mia supplica. Tutti i popoli che Hai creato verranno e si prostreranno davanti a Te, o Signore, per dare Gloria al Tuo Nome; Grande Tu Sei e Compi meraviglie: Tu solo Sei Dio”.

Meditando ed Ascoltando nel silenzio, Gesù

ci

Parla.

Così

Parla il Signore Nostro Padre, Dio Onnipotente: “Osserva il mondo che ti circonda… nel suo insieme troverai la Mia Luce, la Verità e l’utilità delle cose che Ho messo a tua disposizione, perché tu

potessi

servirtene,

in

quanto

tu

sei

stato

scelto

per

essere

messo

al

centro della Mia Creazione, come uno dei Miei Progetti, per agire con la tua

libera

individualità.

Tuttavia,

pur

se

ti

Ho

lasciato

libero

di

compiere

ciò che la libertà del tuo volere ti permette, ti Ho indicato nel Decalogo come rispettare te stesso e la Mia Creazione. 111


Sì, tu fai parte del Mio Creato, sei nato dal Mio Pensiero, sei una molecola della Mia Perfezione e, se lo vuoi, puoi ascoltare il Mio Spirito nel

silenzio

della

mente,

quando

mi

doni

i

migliori

sentimenti

del

tuo

cuore,

la

migliore

parte

del

tuo

tempo,

della

tua

vita…

di

te

stesso.

Ti

Ho

donato la vita, Creandoti dal ‘nulla’, Ho messo a tua disposizione tutta la bellezza e le risorse della natura… cosa vorresti di più? Nella tua voglia di

cercare

per

sapere,

non

hai

altre

migliori

possibilità

se

non

quella

di

abbandonarti a Me, ad avere Fiducia e Fede in Me. Un Mistero di Fede, il Mio, che non delude e che non va indagato, con la ‘presunzione’ di poter raggiungere, scoprirne e svelarne i misteri imperscrutabili della Mia Onnipotenza. I successi della ricerca e della scienza umana sono concessi dalla Divina Provvidenza, per comprendere senza capire, per servirsene senza pretendere. L’ambizione di potersi sostituire alla Sapienza Divina, con l’orgoglio

del

proprio

“Io”,

per

raggiungere

sempre

migliori

conquiste,

se

non sono rese possibili per il bene dell’uomo, possono condurre solo ed unicamente

ad

insuccessi,

a

delusioni,

ad

umilianti

ed

effimeri

risultati. Osserva la luce del sole, che con il suo tepore dialoga con l’intera natura

della

Terra

e

dell’Universo. Ascolta ed odi il fruscio del vento, che accarezza le foglie, muove le

acque,

testimonia

lo

Spirito

vivo

ed

invisibile. Medita sul fragore dei tuoni che, rimbombando tra le nuvole, si scambiano l’effetto della loro potenza. Ammira il fascino dell’Arcobaleno, che, con l’armonia dei suoi colori,

sintetizza

tutti

quelli

del

Creato. Contempla la natura di tutte le cose: la varietà e la moltitudine dei variopinti

fiori,

dell’erba

e

degli

alberi,

dei

loro

frutti,

ben

distribuiti

nei

vari

luoghi del pianeta e correlati con il ciclo delle stagioni; le innumerevoli specie di animali, terrestri e marini che, con il loro aspetto e con le loro particolari abitudini, difendono il comportamento della loro libera natura, pur sottomettendosi alle leggi che regolano la loro esistenza sull’intero pianeta,

la

Terra. Scruta l’immenso Universo delle stelle, che, con il loro riverente silenzio,

tracciano

percorsi

infiniti

nel

Mio

Cielo. Apprezza la discreta compagnia della Luna, nel tenebroso ma chiaro cammino della notte. Ascolta

la

tranquilla

fragranza

della

trasparente

acqua

di

un

ruscello. 112


Apprezza il tenero vagito di un bambino, che con il balbettìo delle sue labbra ed il movimento delle sue ciglia conferma la tenera vita che si affaccia al mondo. Tutte

le

realtà

che

ti

circondano,

tutto

ciò

che

è

immerso

nel

Mio

Creato, anche se appare lontano, vitale o fragile, testimonia che tutte la realtà sono un Mio Dono concesso alla tangibilità dell’Universo. In tutto questo troverai la consapevolezza della Mia ‘Firma Divina’, della Sapienza con cui puoi solo confrontare i tuoi limiti, nella ricerca della vera Luce, della Verità, del Mio Amore Paterno, che ti Ha permesso di esistere, di vivere e contemplare l’Immensità e la bellezza del Mondo in cui vivi. Non chiedere altro, sii contento così, sappi valorizzare ciò che ti è stato donato, rispetta e vivi con letizia, offrendoMi solo con serenità la viva gioia del tuo cuore“.

Per questo, come asseriva Don Saverio, non dobbiamo fornire più alcuna domanda sul visibile e l’invisibile, sulla nostra esistenza, da dove veniamo,

dove

andiamo,

del

perché

non

abbiamo

potuto

fare

meglio

e

di

più,

sulla

natura

del

bene

e

del

male,

sul

perchè

Dio

permette

ogni

cosa

di

cui non sappiamo dare nessuna tangibile risposta alla nostra limitatezza.

Adoriamo il Signore Che ci Ha creato, il

Dio

dell’Alleanza. Signore, Padre Santo, Dio Fedele, Che Hai mandato lo Spirito Santo promesso dal Tuo Figlio Gesù, per riunire l’umanità dispersa a causa del peccato, Donaci di essere nel mondo operatori di unità, di giustizia e di pace. Signore Gesù Cristo, Che per la salvezza di tutti gli uomini Hai steso le Tue braccia sulla Croce, Accogli l’offerta delle nostre azioni e Fa’ che tutta la nostra vita sia segno e testimonianza della Tua Redenzione. Tu Che Vivi e Regni nei Secoli dei Secoli. Amen 113


L’importanza della Santa Eucaristia

COSI’ DISSE IL SIGNORE Inginocchiatevi,

Che

Io

vi

Benedica

e

la

Mia

Benedizione

vi

apra

la

mente

a

meditare.

“Si

pieghi

ogni

ginocchio

innanzi

alla

Sua

Potenza”.

ASCOLTATEMI Mi chiamate “ LA VITA “, ma non desiderate cercarMi! Mi chiamate “ LA LUCE ”, ma non desiderate vederMi! Mi chiamate “ LA VERITA’ ”, ma non desiderate crederMi! Mi chiamate “ LA VIA “, ma non desiderate percorrerMi! Mi chiamate “ MAESTRO “, ma non desiderate seguirMi! Mi chiamate “ SIGNORE “, ma non desiderate rispettarMi! Mi

chiamate

ONNIPOTENTE

“,

ma

non

desiderate

fidarvi

di

Me! … Non meravigliatevi se un giorno non vi riconoscerò! 114


Il

Sacro

Altare

con

il

SANTO

TABERNACOLO. La

Presenza

Viva

di

Gesù

nel

Santo

Tabernacolo è motivo di Riverenza e di Rispetto. Nel Silenzio del Luogo Sacro e innanzi ad Esso si ritrova il vincolo della propria Fede, avviene

l’intimo

colloquio

con

Gesù.

E’ Lui Che ci parla nel profondo del cuore, Che ci consola con la dolce ‘carezza’ del Suo silenzioso Amore.

115


“Occorre

rientrare

nella

viva

realtà

della

Fede,

affinché

Gesù

non sia solo un ‘simbolo’ nella Chiesa, ma sia Adorato nella Sua Viva Presenza, da ogni fedele cattolico, con il maggiore rispetto possibile”. Solo

quando

avremo

formato

Gesù

Cristo

in

noi,

potremo

più

facilmente ridonarLo agli altri, alle famiglie, alla società, al mondo. Quanti sono chiamati a dirigere o si dedicano a promuovere il Movimento Cattolico, devono essere cattolici a tutta prova, convinti della loro Fede, solidamente

istruiti

nelle

‘cose’

della

religione,

sinceramente

ossequienti

alla

Chiesa

ed

in

particolare

a

questa

Cattedra

Apostolica

ed

al

Vicario

di

Gesù

Cristo

in

Terra;;

di

pietà

vera,

di

maschie

virtù,

di

puri

costumi

e

di

vita

intemerata,

che

tornino

a

tutti

di

esempio

efficace >>

<<

(- San Pio X, Enciclica “Il fermo proposito”, 1905 -). RIFLESSIONE. Verso l’Altare, dove si trova Il Santissimo Sacramento, non si dovrebbero rivolgere le spalle, come spesso avviene. Il Santissimo, Gesù Vivo e Presente, non andrebbe mai spostato dall’Altare centrale, per relegarLo in un angolo nascosto, al fine

di

svolgere

in

Chiesa

manifestazioni,

spettacoli

ed

altro

al

di

fuori

delle regolari Funzioni Liturgiche.

Fede,

etica

e

comportamento. Il

Cristiano

deve

saper

testimoniare

la

veridicità

della

sua

Fede

con un adeguato equilibrio tra <<Fede e Comportamento>>, due realtà che

non

si

possono

scindere,

diversamente

l’una

entrerebbe

in

conflitto

con l’altra e si opporrebbero a quella libertà religiosa che, pur se contenuta nei parametri di un personale equilibrio, deve potersi manifestare con libera

spontaneità,

poiché,

prima

di

potersi

esprimere

esteriormente,

essa

nasce dalla consapevolezza di una fedeltà maturata nel cuore. In questo contesto, per chi volesse ancora obiettare che, per essere credenti, non occorre più mostrare troppa esteriorità, superata ormai dai più, occorre ancora ricordare che l’avere un comportamento di devozione esteriore verso il Sacro è un privilegio essenziale e doveroso di

ogni

fervente

cristiano.

Senza abbandonare l’itinerario intrapreso, tutto deve convivere in armonia con il rispetto verso gli altri. 116


Per cui si possono riprendere i vecchi insegnamenti abbandonati, tanto discussi ma altrettanto reclamati, adeguandoli alla personale azione comportamentale, armonizzandoli con l’ambiente che ci ciconda. Le moderne logiche individuali, legate all’ “arbitrarietà di un personale sistema di comportamento” (Papa Benedetto XVI°), che

fino

a ieri venivano suffragate dai più, oggi sono già in netta minoranza o,

addirittura,

contestate;;

per

cui

è

ormai

fuori

luogo

sostenere

quelle

tesi legate ad un ‘pseudo-galateo’, che hanno notoriamente sconvolto, talvolta in maniera drammatica, ogni tradizionale e buona regola di vita, che molti, purtroppo, hanno preferito dimenticare. Il metodo pedagogico d’oltre oceano, del ‘lasciar perdere e lasciar correre’

(ormai

largamente

sconfessato),

se

da

un

lato

è

stato

assecondato

dai fautori del moderno e ‘facile buonismo’, dall’altro ha prodotto evidenti conseguenze

catastrofiche

in

ogni

direzione

della

vita

sociale,

famigliare

e religiosa; per cui non si può pretendere di ottenere risultati etici solo predicando, senza poi ricorrere ai ripari, con proposte attuabili. Il cattolico non può rimanere indifferente ed assistere a tale abbandono, avendo capito che i Valori tanto reclamati, se non vengono sostenuti

con

la

forza

della

coraggiosa

volontà

e

della

testimonianza,

non potranno più essere ripresi, in quanto sono destinati a scomparire del tutto. Lontani da ogni fazioso fanatismo, occorre mettere in atto un sapiente equilibrio tra le abituali norme acquisite ed una nuova azione di Fede, per manifestare, con cosciente consapevolezza, il proprio Credo. Il

Cristo,

per

la

Sua

rivoluzionaria

predicazione

evangelica,

è

stato

crocifisso,

senza

che

nessuno

abbia

avuto

il

coraggio

di

intervenire

personalmente. Solo dopo aver sofferto la cosciente realtà degli eventi ed aver

acquisito

una

diversa

fiducia

in

Lui,

i

Suoi

seguaci

hanno

testimoniato

la loro Fede, donando la loro stessa vita. Alla luce di quanto esposto, per noi il compito deve essere cosa più

semplice,

per

cui

non

possiamo

più

rinviare

il

nostro

intervento,

delegare ad altri ciò che il Cristo Risorto ci Ha voluto insegnare con il Suo esempio, con la Sua coerenza e la Sua stessa Vita. Occorre quindi, da parte di ogni cristiano, solo un atto di coraggiosa e cosciente volontà, per “Ricominciare Testimoniando”.

117


Altare

Privilegiato,

con

il

Santo

Tabernacolo,

dove

Dimora

il

Santissimo

e

Divinissimo

Sacramento. Un esempio di come, nei secoli, l’Arte abbia espresso per l’importanza del Sacro Altare, massimo emblema della Casa di Dio, il Rispetto verso la sua Sacralità.

118


La

Sacralità

dell’Altare E’ spontaneo credere che, quando si entra in Chiesa e quando si parla

con

un

Sacerdote,

si

è

propensi

a

ricevere

conforto

nella

fede

e

un

aiuto spirituale. In

molti

casi

questo

non

avviene,

poiché

il

fedele

non

vi

trova

le

condizioni

adatte. Non di rado, infatti, entrando in chiesa per una preghiera innanzi al Santissimo, o per incontrare ‘un’ Sacerdote, non si riesce a sapere dove si trovi il Santo Tabernacolo e, in un clima di abbandono e di solitudine, si va in cerca di entrambi. Vice versa, in altri casi, entrando in chiesa si trova un clima di chiasso e di confusione, come se si entrasse in una sala da concerto, di teatro, dove si sta svolgendo una manifestazione o, addirittura, uno spettacolo. Questo capita spesso ed in molte chiese sparse per il mondo. Tutto ciò non contribuisce, certamente, a favorire la spiritualità e, quindi,

l’unione

con

il

Nostro

Dio,

poiché

non

esistono

le

reali

condizioni

per poter pregare con serenità e raccoglimento nella casa di Dio. Le motivazioni possono essere tante ma, essenzialmente, nel nostro caso fanno emergere abitudini e comportamenti che, se da un lato non fanno

più

scandalo,

per

il

modo

con

cui

tutto

è

facilitato,

dall’altro

si

ritiene che occorra una vera e propria inversione di rotta. Oggi si sente dire, in diverse interviste televisive e per voce di alcuni prelati, che bisogna rinnovare la ‘fede’, con accenni anche alla ‘mariologia’; ma tutto ciò viene inteso più come un rinnovamento di benessere

sociale,

con

velate

finalità

ideologiche,

che

come

un

vero

e

proprio rinnovamento della Fede in termini spirituali. Sembra che la spiritualità, l’ascetica ed il misticismo, che da sempre sono state una necessità dello spirito, non si possano più conciliare con la religiosità del nostro vivere quotidiano, quando, invece, il riconoscente atteggiamento interiore ed esteriore verso il Sacro, dovrebbe essere parte integrante dello

spirito

di

Fede,

di

Amore

e

di

Carità

di

ogni

cattolico,

nel

saper

riconoscere che Gesù, Presente nella Chiesa, E’ Vivo nel Santo Tabernacolo.

In tutto questo ‘marasma’ di opinioni, di interpretazioni teologali, di moderni comportamenti religiosi, sembra ci sia un ‘subdolo’ intento di voler violare l’Alleanza offerta dall’Amore del Dio Padre. 119


La

Transustanziazione

avviene

nel momento della Consacrazione.

Cristo è realmente presente con il Suo Corpo ed il Suo Sangue.

” Non

appartenete

a

voi

stessi,

poiché

foste

comprati

a

gran

prezzo”

(Corinzi 6:20). In chiesa si parla di fraternità, di ‘giustizia’, di diritti e di altro ancora, ma non si rispettano i diritti del cristiano, del fedele che entra in chiesa per comunicare soprattutto con il Signore, per poterlo pregare nel raccoglimento,

cosa

che

lo

si

può

fare,

invece,

quando

vi

è

abbandono

e

silenzio. Per un Atto di “Giustizia” nei riguardi di Nostro Signore, va ribadito il concetto che la Chiesa E’ Casa di Dio ed, in quanto tale, va rispettata in

tutto

il

suo

insieme.

Essa

è

luogo

Sacro,

poiché

Dio,

Fattosi

Uomo,

E’

Vivo e Presente giorno e notte! In tal senso, non vi può essere alcun dubbio, o si metterebbe in discussione la stessa Fede della Chiesa. Per questo occorre ravvivare la mente di ogni fedele sull’importanza del rispetto da avere verso la Santa Eucaristia, e sulla Presenza di Cristo Re nel Santo Tabernacolo! Purtroppo, come ha fatto notare, in una delle sue esposizioni, Padre Giulio

Maria

Scozzaro,

tutto

ciò

spesso

è

messo

in

discussione

dal

fatto

che

si

è

voluto

relegare

il

Tabernacolo

in

un

luogo

appartato.

In realtà, ai tempi di Don Saverio, il Sacerdote, durante la Celebrazione della Santa Messa, era rivolto verso l’Altare, su cui Troneggiava il Tabernacolo con il Santissimo! Oggi

l’

‘altare’

è

divenuto

una

semplice

‘tavola’,

alla

quale

aderiscono tutti i ‘commensali’, spogliandolo della sua Sacralità. 120


Di

conseguenza

il

Sacerdote

non

è

più

rivolto

verso

l’Altare,

bensì

verso i fedeli, voltando el spalle al Santo tabernacolo. In tal modo, oltre all’irriverenza verso Nostro Signore, avviene una inevitabile distrazione da parte del Celebrante e, ogni momento liturgico, ogni atto sacro, così, ha perso la sua originale devozione, confondendo tutto e tutti! (vedi pag.88) In un passo della Lettera ai Romani (10, 14-21), San Paolo scandisce: «“Per tutto il giorno stesi le mie mani ad un popolo che disubbidiva e si ribellava” e, parlando del Culto Spirituale e dei Precetti Generali (12, 2-21), così consiglia: “Non uniformatevi al mondo presente, ma trasformatevi continuamente nel rinnovamento della vostra coscienza, in modo

che

possiate

discernere

che

cosa

Dio

vuole

da

voi,

cos’è

buono,

a

Lui gradito e perfetto”». Padre Giulio Maria, citato in altre pagine di questo libro, così si esprime in una sua semplice ma concreta analisi: “Frequentiamo la parrocchia

o

passiamo

davanti

una

Chiesa

senza

fare

più

caso

che

è

la

Casa

di

Dio,

luogo

voluto

per

raccogliere

i

Suoi

seguaci.

Quando

non

c’è

una buona amicizia con Gesù, la Chiesa che vediamo si ignora, addirittura quando si frequenta ci si intrattiene più a chiacchierare che a lodare Gesù Eucaristia. Qualsiasi oggetto o le persone che frequentiamo solitamente possono diventare un’abitudine, perdendo di interesse. Si usano o si frequentano senza amore, quello che era un bene viene trasformato in una cosa ordinaria. La stessa cosa avviene per la parrocchia che si frequenta abitualmente, diventa un luogo privo di interesse, (...). Un luogo che può diventare tutto tranne che la Casa di Dio. Succedono fatti inquietanti nelle parrocchie, ad evidenziare che non si avverte più la presenza di Gesù nel Tabernacolo. Un Tabernacolo abbandonato e ignorato, senza più essere visitato e spostato nell’angolo più buio della Chiesa. Cosa diventa la Casa di Dio se non si adora Lui? «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri» (Lc 19,45-48). Gesù chiamava ‘covo di ladri’ quel luogo che era il Tempio, ladri perché

rubano

le

anime

a

Gesù

Salvatore

e

le

portano

nell’inferno. Riflettiamo

sulla

percezione

che

abbiamo

noi

della

parrocchia

che

frequentiamo -prosegue Padre Sgozzaro-, o delle Chiese che incontriamo quando siamo in viaggio. Siamo ancora interessati alla presenza di Gesù nel Santo Tabernacolo?”. Considerazioni eloquenti che devono fare meditare tutti! 121


Il

Santo

Padre,

il

Sommo

Pontefice,

Papa

Benedetto

XVI,

cerca

sempre più di approfondire, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, l’Etica della Verità, della Carità e della Giustizia, nello Spirito di Sapienza. Il

nostro

attuale

impegno

è

quello

di

seguire

i

suoi

richiami

e

di

rispondere anche agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità. Per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, bisogna fare ricorso all’Intercessione della Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa,

disponendosi

con

figliale

abbandono

ed

in

totale

fiducia

alla

Sua

Chiamata,

così

come

Lei

si

è

espressa

in

molte

Apparizioni.

Mettersi

al

servizio

della

Beata

Vergine

Maria

è

un

grande merito, che

ci

permette

di

ricevere

la

Grazia

Santificante

della

Viva

Fede,

un

Dono

incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come ‘lampade viventi’, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace. Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente e consapevolmente tutti i veri cattolici. “ E cantavano un nuovo cantico dicendo: … Tu sei stato immolato e Hai comprato a Dio, con il Tuo Sangue, gente di ogni tribù, di ogni lingua, di ogni popolo e nazione ” (Apocalisse 5:9).

Altare

con

il

Santissimo

ed

il

Crocifisso. - S. De Compostella -.

122

La Santa Celebrazione Eucaristica, all’epoca del Curato d’Ars, mantenuta viva sino ai primi tempi del sacerdozio di Don Saverio Martucci.


Il Problema morale interiore: un

dovere

di

coscienza

e

di

giustizia. Se

la

Fede

è

una

Grazia

che

viene

nutrita

con

la

forza

della

Preghiera

e

conservata con la costanza della stessa, bisogna anche riconoscere che, per poter vivere un coerente stato di Grazia, occorre promuovere un radicale cambiamento dei costumi e della morale etico-religiosa, ricorrendo ad una sostanziale ripresa dei diritti e dei doveri di ogni cristiano, piccolo od adulto che sia, nella famiglia, nella scuola, nella società. Oggi si assiste impassibili ed in maniera sconcertante ad una mancanza di disciplina e, sin dalla giovane età, ad una reazione verso l’educazione

degli

insegnanti

e

degli

stessi

educatori,

di

per

già

carente

o,

in

taluni

casi,

del

tutto

assente.

Questo

è

un

problema

che,

prima di tutto, deve coinvolgere il mondo degli adulti, dei maestri e degli educatori in genere. Per entrare nel merito di ciò che si vuole correggere, per rinnovare la nostra condizione sociale, occorre considerare ancor prima la realtà religiosa in cui viviamo in questo tempo. E’

sufficiente

entrare

in

una

scuola,

di

bambini

o

di

giovani

che

sia, per rendersi conto di quanta trascuratezza esista verso i problemi esistenziali, di quale insofferenza esista verso tutto e tutti, compresa la Religione. Infatti, riguardo al comportamento verso di essa, nelle scuole si respira un clima di vera scristanizzazione, in quanto, nel gioco di ‘Satana’, si avvalora sempre più l’idea di voler persuadere il mondo che

Dio

non

esiste,

che

non

vi

è

l’al

di

là,

quindi

nemmeno

il

premio

eterno o l’inferno, per cui tutti si concedono la voglia di sentirsi liberi, al punto da voler provare subito tutte le emozioni proibite, per ‘assaporare’ l’occulto della trasgressione, accorgendosi poi, troppo tardi, delle tragiche conseguenze. Il ‘bullismo’, l’alcool, la droga, ecc. sono tutte conseguenze che confermano l’eclatante miseria di tante realtà! Mons. Giovanni D’Ercole, in un suo intervento sull’etica morale giovanile,

si

è

espresso

dicendo

che

Lo

sviluppo

fisico,

anche

se

va

aiutato, cresce da se. Lo sviluppo psicologico, invece, va maturato con uno

spirito

di

controllo

del

proprio

‘io’.

La

maturità

non

è

avere

più

esperienze di rapporti… ma qualcosa di più. Infatti, nel mondo attuale, abbiamo poche persone che si ritengono mature e molti adolescenti 123


invecchiati…

Cioè

tanti

adolescenti

che

sono

diventati

vecchi

ma

che

non sono maturati! ”. A tutto questo si associa la leggerezza con cui si insegna e si pratica la nostra Religione, a discapito della comprensione e dell’osservanza dei Dogmi della Fede e delle Virtù. Il Santo Padre, sulla maturità della coscienza religiosa, afferma che

“Non

bisogna

dare

per

scontata

la

nostra

fede”,

poiché

“C’è

oggi

il

rischio di una secolarizzazione strisciante anche all’interno della Chiesa, che può tradursi in un culto Eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. È sempre forte la tentazione di ridurre la Preghiera a

momenti

superficiali

e

frettolosi,

lasciandosi

sopraffare

dalle

attività

e

dalle preoccupazioni terrene”. Con queste affermazioni, non si può più escludere la responsabilità del ruolo sacerdotale, delle autorità ecclesiastiche, che coinvolge la coscienza di ogni singolo educatore, di ogni religioso, di ogni Sacerdote. Il Santo Padre rivolge un accorato appello, quando dice: “Mi rivolgo

particolarmente

a

voi,

cari

Sacerdoti,

che

Cristo

Ha

scelto

perché

insieme

a

Lui

possiate

vivere

la

vostra

vita

quale

sacrificio

di

Lode

per

la salvezza del Mondo. Solo dall’Unione con Gesù potete trarre quella fecondità

spirituale

che

è

generatrice

di

Speranza

nel

vostro

Ministero

Pastorale. Ricorda San Leone Magno che “la nostra partecipazione al Corpo ed al Sangue di Cristo non tende a nient’altro che a diventare ciò che riceviamo” (Sermo 12, De Passione 3, 7, PL 54).

Se

questo

è

vero

per

ogni

Cristiano,

lo

è

a

maggior

ragione

per

noi

Sacerdoti.

Divenire

Eucaristia!

Sia

proprio

questo

il

nostro

costante

desiderio

ed

impegno,

perché

all’Offerta del Corpo e del Sangue del Signore che facciamo sull’Altare, si

accompagni

il

sacrificio

della

nostra

esistenza.

Ogni

giorno,

attingiamo

dal Corpo e Sangue del Signore quell’Amore libero e puro che ci rende degni Ministri del Cristo e testimoni della Sua gioia. È ciò che i fedeli attendono

dal

Sacerdote:

l’esempio

cioè

di

una

autentica

devozione

per

l’Eucaristia; amano vederlo trascorrere lunghe pause di silenzio e di adorazione dinanzi a Gesù, come faceva il Santo Curato d’Ars”.

124


Scienza,

coerenza

e

Fede. I rapporti fra Scienza e Fede hanno da sempre avuto vari interlocutori, che hanno a volte creato diverse discrepanze su come interpretare ed applicare la Conoscenza profetica e Divina, in rapporto all’osservazione scientifica

degli

eventi

in

natura.

Un

‘duello’

impari,

dove

la

Fede

sa

capire ciò che la Scienza non sa vedere o, viceversa, dove la Scienza non

sa

capire

ciò

che

la

Fede

sa

vedere…

non

è

un

gioco

di

parole,

ma

una

reale

constatazione

di

come,

quando

si

è

lontani

dalla

Fede,

non

si

sa apprezzare ed accettare ciò di cui non sappiamo dare alcuna razionale spiegazione! Considerando i contenuti già letti, in questa seconda parte del libro si cerca di interpretare e mettere in pratica alcune Verità teologali. Alla luce dei fatti, ogni altra tesi distoglierebbe il credente dal suo naturale cammino

di

Fede,

quello,

cioè,

di

accogliere

la

Forza

dello

Spirito,

per

ricevere

la

Grazia

e

seguire

con

umiltà

e

costanza

la

missione

cui

è

chiamato

ogni

vero

credente,

figlio

di

Dio.

Molti

teologi

moderni

asseriscono

che,

con

il

Sacrificio

della

Croce,

Gesù Ha salvato tutti. In

realtà,

se

la

Croce

è

mistero

di

Amore

e

di

Salvezza,

che

ci

purifica

dalle

“opere

morte”,

come

dice

la

Lettera

agli

Ebrei

-­,

cioè

dai

peccati,

è

anche

vero

che,

per

ottenere

la

Grazia

Santificante

e

ricevere

nel

nostro cuore i doni della Nuova Alleanza, occorre prima di tutto e sempre accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e della Penitenza. Solo così, redenti ed in purezza, con la Santa Eucaristia, che rende presente

il

Sacrificio

della

Croce,

possiamo

renderci

capaci

di

vivere

fedelmente la Comunione con Dio. Tutto

ciò

è

verità

attuabile,

a

patto

che

la

nostra

condotta

di

vita

sia coerente con la fedele osservanza del Vangelo di Gesù, seguendo le Leggi

Divine,

poiché

il

Purgatorio

e

l’Inferno

‘non

sono

stati

mai

aboliti’;;

Verità teologali, di cui oggi si cerca di svilirne sempre più la credibilità. Gesù disse: “Se rimanete fedeli alla Mia Parola, sarete davvero Miei Discepoli; conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”… ”In Verità, in Verità

vi

dico:

chiunque

commette

il

peccato

è

schiavo

del

peccato.

Ora

lo

schiavo

non

resta

sempre

nella

casa,

ma

il

figlio

vi

resta

sempre;;

se

dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”… (Gv 8, 31-42). 125


E’

difficile

capire

e

credere

che

per

essere

davvero

liberi

occorre

aprirsi alla Luce Divina, guarire con la Forza dello Spirito, rinascere nella viva Fede, rimanere fedeli alla Parola di Verità. La vera schiavitù, infatti, nasce e persiste con l’accondiscendenza alla menzogna, alla falsità, all’ipocrisia, all’errore del peccato. Il moderno paganesimo, con tutte le conseguenze di chi si allontana da Dio, conferma ancora oggi il lamento di Gesù: << la Mia Parola non ha peso in voi >>. Quanti si illudono di essere indipendenti dalle Leggi e dagli Insegnamenti Divini (dalla Bibbia, dai Vangeli e dalla Santa Madre Chiesa, fondata da Gesù Cristo). Tutto ciò che include il distacco da Dio, con l’illusione di poter raggiungere l’autonomia, conduce inevitabilmente allo smarrimento. Gli errori umani hanno sempre contrassegnato la vita dell’uomo, ma se l’esperienza del male, in tutte le sue forme, non riconduce a Dio, accettando il Suo Amore, il Suo Perdono, cercando l’unione con Lui, allora si perderà l’occasione per la nostra salvezza. Per questo occorre un profondo e completo esame di coscienza sulla propria condotta,

poiché,

come

diceva

San

Paolo,

“Il

Vangelo

da

me

annunziato

non

è

modellato

sull’uomo;;

infatti

io

non

l’ho

ricevuto

l’ho

imparato

da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1, 11-12). NON BISOGNA FARSI ‘MODELLARE’ DAL MONDO, MA DA COME VUOLE

NOSTRO

SIGNORE

GESU’

CRISTO.

Un valido contributo dei laici cattolici, dei consacrati, di coloro che desiderano

perfezionare

il

loro

cammino

spirituale,

è

quello

di

aiutare,

con

il

loro

sacrificio,

con

la

loro

“buona

volontà”

e

con

la

Preghiera,

tanti

fratelli smarriti nel nichilismo. Gesù disse ai Suoi Discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null’altro serve che ad essere gettato e calpestato dagli uomini. Voi siete la Luce del mondo;;

non

può

restare

nascosta

una

città

collocata

sopra

un

monte,

si

accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché

faccia

Luce

a

tutti

quelli

che

sono

nella

casa.

Così

risplenda

la

vostra

Luce

davanti

agli

uomini,

perché

vedano

le

vostre

opere

buone

e

rendano Gloria al Vostro Padre Che E’ nei Cieli”. (Mt 5, 13-16). Il Piano Divino del Padre Celeste, per la Salvezza Universale, si adempie e si completa con la venuta di Cristo. La comprensione, per la 126


nostra mente, di questo grande Mistero della Misericordia di Dio, può avvenire solo se in cuore ravviviamo ed alimentiamo la Fede, confermando la nostra vera Fedeltà a Cristo Risorto, Nostro Re e Redentore.

Il Grande Dono della Vita Il

dono

che

Dio

Ha

fatto

all’uomo,

con

il

Suo

Amore,

è

racchiuso

nella imperscrutabile Grandezza della Sua Creazione. Egli, Nascosto in tutte le cose, ci Scruta e ci Ama nel Silenzio. Ringraziamo Dio, Sommo Creatore, Che E’ Luce di Vita Eterna, unica

Beata

Méta

di

Eterna

Dimora,

Che

ci

Ha

Creato,

Che

ci

Ha

donato

la vita, Che ci Ha permesso di godere delle meraviglie e dei frutti della terra. Ringraziamo anche i nostri genitori terreni, strumenti nelle Mani di Dio, che ci hanno generato con il loro scambievole amore, avendo avuto fiducia

nella

Provvidenza

di

Dio.

Immaginiamo, solo per un attimo, se fossimo il “nulla” in assoluto, quindi se noi non esistessimo,… un brivido di fondato turbamento e di tristezza ci pervaderebbe. L’idea di poter essere stati esclusi dall’Amore Divino, dal cosciente Amore di nostra madre e di nostro padre, dalla volontà dei nostri genitori, per un qualsiasi atto di egoismo, ci ridurrebbe al silenzio, all’indifferenza totale

di

qualsiasi

sentimento,

di

qualsiasi

percezione

fisica. L’essenza dell’anima e dello spirito, infusi in noi attraverso la Creazione dell’Amore Divino, per mezzo dei nostri genitori, ci ravviva e ci dona gaiezza. Quale originale Idea, quella avuta da Dio, di renderci consapevoli del Suo Amore, di renderci partecipi della Sua Gioia, quella di vedere anche

noi

immersi

nella

Sua

Infinita

e

meravigliosa

Creazione.

Un

Valore

‘aggiunto’,

che

nemmeno

la

più

sofisticata

scienza

moderna

riesce

ad

immaginare,

tanto

meno

a

programmare

con

il

più

sofisticato

progetto

scientifico! Quale altro più importante argomento potremmo instaurare con la scienza, orgogliosa e presuntuosa di volersi sostituire all’imperscrutabile Onnipotenza del Creatore con la propria limitatezza umana, ma che rimane sempre ed illimitatamente incapace, derivante e dipendente dalla 127


Misericordiosa

Sapienza

di

Dio?

Eppure

c’è

ancora

la

presunzione

di

voler capire oltre, più del consentito, di voler ‘interrogare’ Dio, di voler scoprire ciò che l’ ‘ingannatore’ per eccellenza ha già sperimentato con la personale ambizione, quella di volersi sostituire a Dio… coinvolgendo il

primo

nostro

padre

terreno,

sconfinandolo

nella

più

drammatica

decisione ed illusione avvenuta nel genere umano: il peccato

originale.

Una grave colpa, che permane in ogni situazione, di cui l’uomo, nella sua concupiscenza, ormai non se ne cura più, abusando della ‘libertà’ vera ed incondizionata che Dio ha offerto già ai nostri progenitori. E’ su questa ‘presuntuosa libertà’ che va indirizzata l’attenzione per il totale ravvedimento,

per

evitare

di

inserirsi

in

curiosità

di

cui

non

ci

è

dato

di

indagare oltre! Purtroppo la presunzione umana non ha limiti; non vuole arrendersi innanzi

alla

inconfutabile

limitatezza

delle

personali

capacità,

poiché,

nel

suo umano orgoglio, non sa riconoscere il giusto e preciso Volere di Chi Ha saputo sapientemente predisporre ogni cosa al momento giusto ed al posto giusto, che solo il Buon Dio può! Quale altra realtà si vuole scoprire, se non quella di dover riconoscere che

DIO

E’

Unico

e

Vero

Artefice

del

Mondo,

dell’Universo…

occorre

accettare tutto con consapevole convinzione e generosa umiltà, senza ulteriori condizionamenti, diversamente saremo sempre in cerca di una Verità che ci offuscherebbe solo l’intelletto, portandoci all’oblio interiore e spirituale. Non apprezzando e non accontentandosi di aver ricevuto gratuitamente tutto quello che gli serviva, l’uomo, da misero mortale, quale

egli

è,

cerca

continuamente

di

indagare,

di

sapere,

di

conoscere

come avviene il processo di osmosi delle piante, che si fanno accarezzare dalla

viva

luce

del

sole,

senza

che

la

più

sofisticata

scienza

sappia

‘creare’

solo una minima fase di tale processo, non riconoscendo che solo a Dio è

possibile

tutto

ciò! Come si può tradurre in pratica la teoria di tanti eventi? Si vuol riuscire ad individuare una sola ‘particella’ della potenza invisibile

del

vento

che

soffia

e,

con

una

dispendiosa

corsa

di

mezzi,

si

cerca

una

sola

risposta

scientifica

sulla

Creazione,

avendo

ancora

l’illusione di scoprire il macrocosmo o, viceversa, il microcosmo indecifrabile dell’Onnipotente Grandezza di Dio. 128


Basterebbe

la

semplice

ed

umile

fiducia

in

Colui

che

per

Amore

ci

Ha resi liberi di pensare e di credere in Chi Ha voluto creare così ogni cosa, quando Lui lo Ha deciso, sia per naturale causa che per previsto effetto. Quante sicure risposte di Fede ci ha lasciato il nostro Don Saverio! Egli

considerava

che

il

grande

Dono

della

Vita

è

al

di

sopra

di

tutto

il

Creato, in quanto solo lo Spirito Santo di Dio ci unisce a Lui per il Suo Amore.

Non

vi

è

nessun

altro

essere

al

mondo

che

possiede

lo

Spirito

di

Dio, profuso nello stesso spirito dell’ “anima”,

perché

in

questa

intima

unione con Lui (il famoso ‘gema’) potessimo sperimentare il Suo Vero Amore, assaporando la conoscenza e la bellezza del Suo Creato, delle Sue creature, messe a nostra disposizione in qualunque momento ed in ogni

luogo,

nei

limiti,

s’intende,

delle

Sue

Leggi

ben

definite,

che

non

devono essere violate. Senza voler toccare profondi temi teologali, serve comprendere perché

dobbiamo

saper

donare

con

Fede

e

Fiducia

il

nostro

Amore

a

Dio,

Nostro Padre Creatore, l’Onnipotente ed Eterno. Quale amore possiamo dare e ricevere, se non sappiamo amare e rispettare la Santa Chiesa, Istituita da Suo Figlio Gesù, mandato in Terra per salvarci dal peccato originale? Quante domande si aprono nella mente dell’uomo, invasa, confusa e corrosa dal dubbio, che non crede più in se stesso, tanto meno nella Chiesa! Come scrive Messori, “Oggi, per apparire buoni cattolici, si cerca di parlare bene, quasi con convinto entusiasmo, di ogni religione, tranne che della propria!”. Gli idoli del mondo, invaso da falsi profeti, cercano continuamente di pervertire l’ordine naturale delle cose. Non

si

vuole,

a

questo

punto,

osservare

come

siamo

stati

influenzati,

indotti

e

travolti

dal

mondo

consumistico

ed

effimero

dei

falsi

idoli,

ma non si può fare a meno di constatare che viviamo in un’epoca dove l’animalismo prevale sulla coscienza della realtà umana, dove prevale l’esaltazione

del

proprio

“io”,

accattivato

dal

superfluo,

che

viene

giornalmente propinato dai mass media. Oggi

si

è

spinti

a

degenerare

e

profanare

persino

il

proprio

corpo,

con ritocchi e tatuaggi ‘estetici’, ricorrendo ad ogni espediente pur di 129


accontentare la parte carnale del nostro essere corpo-umano… da qui, il passo

è

breve

per

capire

e

comprendere

perché

si

perde

per

strada,

nelle

famiglie, nella società, la concezione del rispetto verso noi stessi, verso il prossimo, verso Dio. Il nostro mondo fa fatica a comprendere i percorsi aurei della santità, ma con l’occhio dell’anima, aperta alla visione di Dio, si può partecipare alla Gloria sublime di Cristo Gesù. Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la

felicità

non

è

data

dai

beni

materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, per adorare il Mistero di Fede, per pregare la Santa Vergine Maria e saper attuare la volontà di Dio. Questi sono gli insegnamenti che portano alla serenità interiore, che ci conducono alla pienezza della gioia, al di fuori di quelle ‘luci’ che, nel mondo, ci possono solo abbagliare ed ingannare. Occorre, quindi, allenare la nostra volontà ai valori autentici dello spirito, per non cadere nell’abbagliante rete della ‘trappola satanica’ . In questo contesto, anche se con canoni impegnativi e, talvolta, faticosi, rientra in gioco il valore della Fede e dell’Eternità. Chi

cerca

Dio

e

Crede

in

Lui,

si

deve

affidare

con

fiducia

a

ciò

che la Santa Madre Chiesa insegna da duemila anni… non occorrono tante ricerche, con lotte continue; occorre saper ritrovare il modo di abbandonarsi

con

fiducia

alla

Parola

di

Verità,

poiché

Gesù

Ha

detto

“Passeranno

il

Cielo

e

la

Terra,

ma

le

Mie

Parole

mai!” (cfr.: Mt 5, 18). Occorre armonizzarsi con il Cristo Redentore, costruendo sulla roccia e non sulla sabbia, per saper reggere ogni prova d’urto della vita.

Bisogna

saper

abbandonare

le

influenze

negative

del

Mondo,

per

trovare la pace e la serenità interiore, quella vera, derivante dalla Grazia santificante. Anche se non si sa ritrovare il modo di Pregare, bisogna saper cercare di scoprire come far nascere in noi il desiderio della Preghiera, per far brillare in noi la Luce del Cristo Risorto, per vivere e trascorrere serenamente tutti i nostri giorni, per unirsi sempre più a Dio Padre, per poi lodarLo gioiosamente per l’Eternità.

130


Alcune

realtà

teologali Come

è

apparso

evidente

in

varie

parti

di

questo

libro,

non

è

semplice

riproporre,

in

maniera esaustiva ed in una sola pubblicazione, i testi di tutte le catechesi formulate da Don Saverio. Tuttavia, per arricchire il compendio del suo insegnamento teologico, è

utile

aggiungere

ancora

alcuni

concetti

che riguardano l’esistenza dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, ricordando che le due realtà che rimarranno per sempre sono: l’Inferno, o perdizione eterna, ed il Paradiso, o Beatitudine Eterna. Dogmi teologici inappellabili, che determinano lo sbocco definitivo

della

nostra

esistenza,

legata

al

‘dramma’

della

libertà

umana. Molti sono gli episodi che parlano sullo stato dopo la morte. Vari racconti costellano le vicende di coloro che, in vita, non hanno tenuto una condotta esemplare, o hanno trasgredito proprio nei confronti del Sacro. Padre Pio, il Santo per eccellenza dei nostri tempi, a proposito della mancanza di rispetto, raccontava spesso episodi che testimoniavano come, dal Purgatorio, alcuni lamentavano le loro mancanze avute in vita verso il Santo Tabernacolo e la Santa Eucaristia. Un povero fraticello, addirittura, presentatosi a Padre Pio in preghiera, chiedeva di pregare per

lui,

poiché,

quando

in

chiesa

non

vi

era

nessuno,

egli

ometteva

di

genuflettersi

innanzi

al

Santo

Tabernacolo.

Episodio

semplice

ma

eloquente, che fa capire l’importanza di ogni particolare che, se ai nostri occhi

può

apparire

insignificante,

innanzi

a

Dio,

ha

sempre

il

suo

valore,

in ogni contesto e in ogni riferimento, su tutto ciò che riguarda il rispetto verso il Sacro. Alla luce di tanti episodi e di tante scottanti realtà, occorre avere il

coraggio

di

invertire

letteralmente

la

rotta,

per

riprendere

ciò

che

si

è

perduto forse senza accorgersene, forse per incosciente debolezza o forse per

‘moda’,

come

è

già

avvenuto

e

sta

avvenendo

in

molti

settori

del

lavoro, della scuola, della società, dell’educazione in generale! Studiosi della scienza, psicologi, sociologi ed educatori non 131


sanno

più

giustificare

il

senso

di

tanta

confusione

ed

illogica

reazione

ai più elementari richiami sull’anormale comportamento, sulle eccessive trasgressioni del ‘bullismo giovanile’, sul disfacimento delle famiglie. La comunicazione televisiva, i mass media, assieme alle più ampie divulgazioni promosse dagli ‘idoli giovanili’, fanno il resto. Tutti i parametri interpretativi sulle illogiche e carenti funzioni degli educatori, dei

‘maestri’,

degli

insegnanti,

sono

quasi

alla

deriva.

Non

è

eccessivo

dare

questo giudizio, ritenuto ormai di comune opinione. Per questo si sente impellente, nei vari ambienti di lavoro, l’esigenza di una rieducazione collettiva,

cominciando

da

quella

famigliare,

per

finire

a

quella

scolastica

e religiosa. Nessuno può ormai sottrarsi ad una simile realtà! Forse, per ottenere gli sperati risultati, occorrerà, addirittura, educare prima gli educatori.

San Giuseppe, virtuoso Padre ed educatore di Gesù Bambino.

San Giovanni Bosco, grande

figura

di

educatore.

Il sogno di San Giovanni Bosco, riferito al Papa ed alla Santa Madre Chiesa.

132


Il Rispetto verso i Santi Nomi e verso i Sacramenti

“Il Padre Nostro” Nostro Signore Gesù ci insegna ad Adorare Dio Padre in “Spirito di Verità”. Un

appello

alla

nostra

coscienza,

per

la

Glorificazione

Eterna. Dio

Sia

Benedetto.

Benedetto

il

Suo

Santo

Nome…

è

sufficiente

soffermarsi su queste Lodi per comprendere cosa e come Gesù Ha insegnato ai Suoi Discepoli a Pregare il Divino Padre Che E’ nei Cieli, per

Santificare

il

Suo

Nome. Con questa fedele convinzione, acquisita dal Vangelo, non si può fare a meno di avvertire l’incongruenza, che si sta tentando di diffondere in vari luoghi ed occasioni, con cui si cerca di ‘umanizzare’ il Santo Nome di Dio, rivolgendoGli il famigliare titolo di ‘Papà’, inverosimilmente vicino al papà terreno. Un ‘appellativo’, in questo caso, per nulla adatto ad un Dio Creatore, Onnipotente

ed

Eterno,

Che

è

il

Nostro

Padre

Celeste.

L’intento di una possibile ed indesiderata ‘profanazione’ del Santo Nome di Dio non fa altro che disorientare soprattutto l’incoscienza dei giovanissimi.

E’

un’amara

constatazione

che

vanifica

ogni

altro

intento

di educare i ragazzi al rispetto verso il Sacro. Se

è

vero,

come

è

vero,

che

la

Preghiera

è

‘il

respiro

dell’anima’,

che

ci deve far sentire vicina la paterna, confortante ed incoraggiante Presenza spirituale

di

Dio,

è

anche

vero

che

non

bisogna

cadere

nell’errore,

come

spesso accade, di confondere l’intimo rapporto con Dio con quello che famigliarmente utilizziamo con i nostri cari. Tutto ciò può divenire spesso solo

una

abituale

‘pretesa’

umana,

anziché

una

intima

ed

umile

Lode

di

rispettoso Amore verso la Sapienza Divina (da una Omelia del Papa). Tutto nasce dall’intima unione che ci lega alla Sua Onnipotenza, è

vero,

ma

la

nostra

spontanea

Preghiera

deve

sempre

essere

un

atto

di

133


umiltà, tenendo conto dei nostri limiti, delle nostre mancanze, della nostra povertà

umana,

della

poca

fiducia

con

cui

ci

rivolgiamo

a

Lui,

Fiducia

che nasce solo dalla viva e vera Fede. Nella tradizione ebraica, non sempre si poteva nominare il Santo Nome di Dio. Tuttavia, Gesù, con la Preghiera del Padre Nostro, Ha insegnato che Lo si può pregare con una intimità diretta, ma con altrettanta esplicita e rispettosa riverenza. Lo stesso Gesù, infatti, così insegnò ai Suoi Discepoli e così Si espresse: “Padre Nostro, Che Sei nei Cieli…”. Certamente appare quasi irreale questa nuova formula di rivolgersi al Padre, Dio Onnipotente e Creatore dell’intero Universo… una commovente e spettacolare realtà che, per i nostri limiti, rimane sempre e comunque molto lontana dalla nostra capacità di percezione intellettiva, teologica ed umana. Per entrare nel merito della questione, la traduzione del termine originale della parola “abba”, ha formulazioni diverse. Infatti, per chi non si intende di traduzione, trasferire in italiano un termine originale di qualsiasi

lingua,

non

è

sempre

facile

ed

attinente

al

significato

originale

della parola stessa. Lo possiamo facilmente capire quando, nel gergo dialettale, cerchiamo di tradurre in italiano una parola che debba avere lo

stesso

significato

della

parola

originale

in

dialetto,

basta

provare.

Le

terminologie sono varie, si avvicinano, ma sono e rimangono sempre diverse

o

forse

lontane

dallo

stesso

significato

di

quello

originale. Per facilitare la comprensione del ‘termine’ che ci interessa, quindi della

parola

“abba”,

che

è

stata

tradotta

con

quella

di

“papà”

e

non

di

Padre,

occorre

fare

alcune

attente

considerazioni.

Perché? Le ragioni possono essere diverse e, in questa sede, si rinuncia a commentarne

le

motivazioni,

poiché

il

discorso

di

fondo

non

cambierebbe,

cioè,

nel

nostro

caso

specifico

il

termine

“abba”

(in

minuscolo),

rimane

“papà”

per

alcuni,

per

altri

va

interpretato

con

il

suo

significato

originale,

aderente

al

Nome

di

“Padre”,

poiché

“Uno”

solo

E’

il

Padre

Nostro,

“Quello nei Cieli”!... il << papà >> (anche se lo si mette al maiuscolo -­Papà-­)

è

e

rimane

solo

quello

del

papà

terreno!

Non

si

possono

creare,

se non volutamente, inutili equivoci, con l’intento di volere rendere più confidenziale

la

Preghiera

o

il

rapporto

con

Dio

Padre

. Non a caso ci viene spontaneo valutare ancora quanto ha detto il Santo

Padre,

nell’Omelia

del

Corpus

Domini.

Pertanto

è

utile

soffermarsi

134


attentamente sulle sue parole, contenute nel prossimo paragrafo, per tradurre,

interpretare

e

capire

ancora

meglio

quanto

fin

ora

spiegato.

Il

significato

del

“Pane

Nostro” << Quando tra poco ripeteremo il Padre Nostro, la preghiera per eccellenza,

diremo: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, pensando naturalmente al pane d’ogni giorno per noi e per tutti gli uomini. Questa domanda, però, contiene qualcosa di più profondo. Il termine greco ‘epioúsios’, che traduciamo con “quotidiano”, potrebbe alludere anche al Pane “soprasostanziale”, al Pane “del mondo a venire”. Alcuni Padri della Chiesa hanno visto qui un riferimento all’Eucaristia, il Pane della Vita Eterna, del

Nuovo

Mondo,

Che

ci

è

dato

già

oggi

nella

Santa

Messa,

affinché

sin

da ora il Mondo futuro abbia inizio in noi. Con l’Eucaristia, dunque, il Cielo viene sulla Terra, il domani di Dio si cala

nel

presente

ed

il

tempo

è

come

abbracciato

dall’Eternità

Divina

>>. (Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini, dell’11 giugno 2009). Un altro modo di interpretare una parte del PADRE NOSTRO, ma che sostanzialmente non si discosta dal concetto di fondo: la differenza tra il padre terreno ‘il papà’, con il Padre Eterno, DIO! “Resta con noi Gesù, Facci dono di Te e Dacci il Pane che ci nutre per la Vita Eterna! Libera questo mondo dal veleno del male, della violenza

e

dell’odio

che

inquina

le

coscienze.

Purificalo

con

la

Potenza

del Tuo Amore Misericordioso. E Tu, Maria, Che sei stata “Donna Eucaristica” in tutta la Tua vita, Aiutaci a camminare uniti verso la Meta Celeste, nutriti dal Corpo e dal Sangue di Cristo, Pane di Vita Eterna e Farmaco dell’Immortalità Divina. Amen! “. (Dall’omelia di Sua Santità Benedetto XVI, nella solennità del Corpus Domini, dell’11 giugno 2009).

135


“La Santa Madre Celeste” La Madonna, la Santa Vergine Maria, quando viene invocata riduttivamente o semplicemente ‘mamma’, o addirittura ‘mammina’, non viene più considerata come la Santa Madre di Dio e la Nostra Madre Celeste,

ma

viene

invocata,

di

conseguenza,

confidenzialmente

ed

impropriamente come una semplice creatura terrena. Certamente

è

tale

l’abitudine

di

usare,

nel

linguaggio

corrente,

l’appellativo di “Mamma”, al punto da non saper più distinguere, quando parliamo

della

Madre

di

Dio,

se

è

opportuno

nominarLa

“Madre”

o

quando

usare

il

nome

comune

di

“mamma”,

definito

come

termine

vero

e proprio della mamma terrena. Certamente, tale vocabolo può averlo usato anche la Madonna, dicendo “Sono la Mamma di Tutti”, anche se normalmente

dalla

Santa

Madre

Chiesa

è

stata

sempre

denominata

come

la Madre di Dio. Qualsiasi proprio od improprio termine usato, comunque, non giustifica

che

anche

noi,

per

quanto

lo

desideriamo,

La

possiamo

chiamare

semplicemente

Mamma,

poiché,

in

ogni

caso,

Lei

è

sempre

la

Madre

di

Dio, oltre che Madre Nostra. Non deve scandalizzare una tale precisazione, bensì deve aprire la mente ed il cuore ad un maggiore rispetto ed un appropriato modo di usare il nostro ‘riverente omaggio’ alla Santissima Vergine Maria. Se si dice “prego la Madre Celeste”, si intende dire la Mamma di Gesù,

visto

che

ormai

è

divenuto

linguaggio

comune

usare

il

termine

di

Mamma. Se invece si invoca la Madonna, non si può dire invoco

la

Mamma... bensì la

Madre

Celeste, la Santa Madre di Dio. Certamente,

per

chi

ormai

è

abituato

a

questo

modo

irriverente

di

rivolgersi alla Madonna, non fa più caso a tutto ciò e, forse, non gli sarà 136


facile ritornare sui propri passi. Ma questo dipende dalla buona intenzione di come e quanto rispetto si vuole mostrare alla Madonna, sapendo anche con quante bestemmie si profana il Suo Santo Nome. A

questo

punto,

è

ragionevole

pensare

che,

cadendo

nell’abitudinarietà

di tale linguaggio scorretto verso la Madonna, si asseconda sempre più il ‘malvagio desiderio di Satana’, l’‘eterno falsario’, che vuole condurre tutti

a

profanare

ciò

che

è

Sacro. “Santa Maria, Madre di Dio, Prega per noi peccatori…”.

“Salve Regina, Madre di Misericordia…”.

Perché la Vergine Santissima appare sempre a capo coperto Come accennato in altre pagine, spesso con Don Saverio si improntavano colloqui che miravano ad analizzare quanto di positivo vi fosse sulla questione del tradizionalismo liturgico. In realtà, dai ricordi che emergevano, la tradizione di fede popolare, che regnava un tempo nella Chiesa, sottolineava vere dimostrazioni di Carità, di Pietà e di particolare devozione. Oggi, come asseriva Don Saverio, sia da parte degli uomini che delle

donne,

si

è

più

portati

ad

accettare

ed

adottare

qualsiasi

moda,

talvolta

anche ‘scellerata’, che offende il pudore o che mostra un cattivo gusto estetico,

anziché

consentire

ed

adottare

un

raffinato

modo

di

esprimere

la personale devozione in chiesa. Quella del ‘velo’, per esempio, che un tempo era rigorosamente auto imposto, oggi potrebbe invece divenire 137


un

modo

personale

e

raffinato

di

esprimere

un

atto

di

‘velata’

e

riverente

devozione alla Vergine Santissima. In realtà, La Madonna, in alcune apparizioni, Ha manifestato alle veggenti il desiderio di vedere in chiesa le donne con il capo coperto, nel ricordo pietoso del Suo dolore innanzi alla Croce, al Figlio Gesù, morto per

noi.

Non

è

una

superficiale

consapevolezza

di

un

rito

esteriore,

ma

un

vero atto di sublime partecipazione al dolore della Vergine Santissima, al pietoso Suo Amore di Madre. Quale migliore offerta sarebbe, come avveniva in passato, che le donne entrassero nei luoghi sacri a capo coperto, solo ed espressamente come atto di offerta ed assoluto ossequio verso la Santa Vergine Maria! Lontano da noi ogni altra interpretazione di inopportuno tradizionalismo, o quant’altro, ciò potrebbe essere un nuovo atto di generoso e personale rispetto verso la Madre Celeste, la Vergine Addolorata…e, se in un primo tempo può essere un gesto di personale devozione, in seguito potrebbe divenire un tributo comune, un collettivo, originale e devoto omaggio rivolto alla Madonna, la Nostra Madre Celeste. << La Santa Madre di Gesù veniva consolata dalle pie donne… Anche Gesù, con molto trasporto, contemplava nel Suo spirito le pene della Sua Santa Madre… presente sotto la Croce… >>. (Meditando,

dal

punto

di

vista

pratico,

come

semplice

riflessione,

la mancanza di rispetto verso un luogo sacro che può avere un fanciullo od un uomo, quando entra in Chiesa con il capo coperto da un berretto, un cappello od altro, equivale alla mancanza di rispetto che, per la stessa ragione, potrebbe avere una fanciulla od una donna, quando entra in Chiesa

a

capo

scoperto,

cioè

senza

un

velo.

Se

anche

innanzi

al

Presidente

della Repubblica, innanzi ad un Re, davanti al Papa, il rigore nel vestire –

come

vuole

il

protocollo

è

indice

di

rispetto

ed

ossequio

all’autorità,

perché

non

può

esserlo,

come

atto

di

devozione,

anche

verso

la

Santa

Vergine Maria?). Un atto di coraggio, che potrebbe fare ‘tendenza’ e divenire un vero e proprio Sacro Culto. La Fede in Nostro Signore e la Fiducia nella Sua Dilettissima Madre, devono incoraggiare e sostenere ogni devota attenzione verso di Loro, per la Lode e per la Gloria di Dio, Nostro Signore.

138


La ‘subdola forza’ dei mass media e la Stampa Religiosa Analizzando

il

moderno

comportamento

confidenziale

dei

mass

media, nel linguaggio televisivo ma anche nel riferimento verso la Chiesa, questi sono riusciti a portare avanti una campagna diseducativa, di eccessiva

e

smoderata

‘confidenza’,

liberamente

permessa,

banalizzando

e deteriorando ogni concetto di stima e rispetto verso i Maestri, gli Insegnanti, gli Educatori, i Sacerdoti, i Vescovi, persino verso il Papa, sminuendo con indifferenza la stessa Immagine di Dio Padre, di Nostro Signore Gesù Cristo, della Vergine Santissima, della Santa Eucaristia Vignette, barzellette, aforismi, battute e quant’altro, hanno contribuito, con pieno compiacimento anche di molti ‘cattolici’, a deteriorare ogni forma di rispetto verso il Sacro. Sembra quasi che si tenti di secolarizzare tutto, compresi i Nomi Santissimi

e

Sacri

della

Divinità,

del

Papa,

del

Sommo

Pontefice,

del

Santo Padre Benedetto XVI, spesso nominato semplicemente Ratzinger, come se si stesse parlando di un comune ‘musicista’! Come espresso in altro paragrafo di questo libro, quanto enunciato sopra,

è

stato

diffuso,

con

sottile

infiltrazione,

anche

nell’ambito

di

tutto

il comparto della stampa religiosa, improntando, generalizzaziondo ed ufficializzando

in

minuscolo

tutti

i

pronomi,

aggettivi

ed

avverbi

riferibili

ai Santi Nomi di Dio, di Gesù e della Madonna, senza che alcuno sia mai intervenuto in merito. Anche in questo, tutti, sia i religiosi che i laici cattolici, dovrebbero assumersi

la

responsabilità

ed

il

compito

di

intervenire

efficacemente,

presso LE CASE EDITRICI,

per

porre

fine

ad

ogni

abuso,

per

la

Lode

e

la

Gloria di Dio Padre e per il trionfo della Sua Santa Chiesa.

139


Alcuni esempi di stampa (sui ‘foglietti domenicali’, distribuiti nelle chiese, per seguire

la

Santa

Messa),

che

evidenziano

quanto

sopra

esposto

sui

Santi

Misteri, con la scritta in ‘minuscolo’ dei pronomi, aggettivi, avverbi ecc., riferiti al Sacro Nome di Dio, Nostro Signore, o anche della Madonna, Regina della Chiesa. Sotto, viene riportata la Preghiera del Credo, così come fu esposta e rispettata dai Padri della Chiesa.

GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI e Pace in Terra agli uomini di Buona Volontà. Noi Ti Lodiamo, Ti Adoriamo, Ti Benediciamo, Ti rendiamo Grazie per la Tua Gloria Immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, Tu Che togli i peccati del Mondo, Abbi pietà di noi; Tu Che togli i peccati del Mondo, Accogli la nostra Supplica; Tu Che siedi alla Destra del Padre,

Abbi

pietà

di

noi.

Perché

Tu solo il Santo, Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella Gloria di Dio Padre. Amen.

140


L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione Come

in

precedenza

è

stato

ribadito,

la

continua

permissività

in campo religioso ha travolto ogni concezione di elementare rispetto verso il Sacro. Un ulteriore esempio di quanto in precedenza esposto, ci viene confermato da questo breve e reale aneddoto, accaduto in una parrocchia. Facendo osservare al parroco come mai tanti fedeli, durante la Santa Eucaristia, rimanessero seduti, egli ha risposto che non occorreva esternare con un atto personale la devozione al Santissimo. Per lui era sufficiente

stare

seduti,

serbando

nell’intimo

i

propri

sentimenti. Un rispetto eccessivo verso la libertà dei fedeli, ma una mancanza grave verso la Santa Eucaristia. Un fatto, questo, più volte richiamato dal Santo Padre, in molti suoi discorsi. Tali comportamenti hanno contribuito, infatti, a deteriorare ogni manifestazione di devozione e di zelo verso il Sacro, con disastrosi e libertini comportamenti di molti giovani in chiesa, che liberi ed incontrollati, si concedano ogni libertina licenza. Il parroco sopra menzionato, esempio di poco zelo, spesso vestito da laico, quindi senza paramenti sacri, aprendo il Santo Tabernacolo, non si genufletteva

mai.

Il

medesimo

comportamento

ha

assunto

il

suo

“ministro

straordinario”,

distribuendo

la

Santa

Eucaristia

confidenzialmente

e

con

troppa disinvoltura. (A questo proposito, molti omettono, per esempio, di Presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a cui si risponde con l’ “Amen”!). Ebbene, nella stessa chiesa, nella ricorrenza del “Corpus Domini”, dove Gesù Vivo, il Verbo Fatto Carne, viene esposto solennemente, per Essere poi Portato in processione, quasi tutti i fedeli sono rimasti seduti, uscendo poi dalla chiesa in processione con una sconfortante indifferenza, chiacchierando come ad una festa di tradizione paesana, privi di quel minimo rispetto verso il Santissimo (da ‘spezzare

il

cuore’!).

Il

resto

è

preferibile

non

lasciarlo

pensare

nemmeno

all’immaginazione! Una nota amara che ci fa insistere sull’opportunità che non si debba scindere l’interiore spiritualità dalla zelante testimonianza esteriore verso il Sacro. Un equilibrio necessario di Carità e di Amore verso Gesù, una esigenza prettamente religiosa, di zelante testimonianza verso Gesù Eucaristico. Se la devozione esteriore appartiene a tutte le religioni, 141


non

si

giustifica

perchè

si

debba

abolirla

in

quella

Cattolica

(…

e

non

‘kattolica’, un termine moderno che ormai fa ‘tendenza’ e che si vuole sostituire all’originale ed appropriato vocabolo!). In onore alla verità, fortunatamente l’esempio sopra menzionato non

fa

testo,

poichè

vi

sono

molte

parrocchie

in

cui

esiste

un

religioso

rispetto verso il Sacro e la Santa Eucaristia, consentita responsabilità da parte del Parroco. Don Saverio, nei suoi tanti pellegrinaggi, al suo ritorno raccontava spesso di aver visitato chiese dove ha incontrato sacerdoti zelanti, disponibili in confessionale, rispettosi e di attenta sensibilità, anche nel celebrare la Santa Eucaristia. Tutto ciò incoraggia sia i cattolici praticanti che quelli bisognosi di attenzione, in cerca di una vera testimonianza di Fede. Purtroppo il male ed il negativo, come sempre, risalta più del bene e

del

positivo.

Per

cui

si

deve

far

leva

nel

cercare

di

adoperarsi

affinché

venga maggiormente individuato ciò che incide negativamente sulla cultura e sulla testimonianza religiosa della Fede Cattolica. Le tendenze del modernismo e del secolarismo, purtroppo, hanno condotto, laici e religiosi, a dimenticare e perdere le buone abitudini di correttezza

e

di

rispetto

in

seno

alla

chiesa,

dove

la

eccessiva

libertà

è

stata

ridotta e tradotta in deleteria arbitrarietà. Per questo occorre combattere il nichilismo contemporaneo e, come ha detto il Santo Padre nell’Angelus del 9 Agosto 2009, bisogna richiamare “chi

fa

dell’arbitrarietà

il

proprio

sistema di comportamento”.

Un

monito

per

tutti,

affinché

si

riprenda

ad

insegnare e divulgare il Catechismo di base della Chiesa Cattolica, ancor più agli adulti ed agli stessi insegnanti, ‘educatori’ e catechisti.

La Celebrazione dei Sacramenti Un capitolo a se richiederebbe il commento su come si celebra, quasi ovunque, il Sacramento del Battesimo, della Santa Comunione, della Santa Cresima e del Matrimonio. Tutte

queste

cerimonie

sono

ormai

divenute

ricorrenze

mondane:

è

sufficiente

partecipare

ad

una

di

queste

per

rendersene

conto. 142


In pochi luoghi e solo in alcuni casi, grazie alla capacità dei Parroci, tali Cerimonie Sacre hanno mantenuto un rigore di coerenza, fedele alle regole

liturgiche,

proprie

del

Sacramento,

mai

modificato,

nemmeno

dal

Concilio. Purtroppo sono pochi coloro che fanno rispettare il valore del Sacro, a discapito dell’ostentazione di coloro che, in tali circostanze, vogliono esibire il meglio della loro mondana esteriorità. Lo sfarzo di vestiti all’ultima moda, molto spesso indecorosi, che vanno contro il pudore e che, comunque, non sono adatti ad una cerimonia religiosa, vengono esibiti in quasi tutte le Celebrazioni Eucaristiche, accostandosi impunemente a ricevere anche la Santa Comunione (vedi pag. 88). Si assiste, così, anche all’esibizione di piccole orchestre, ad una passerella di pose, sotto il bagliore di forti luci, per riprese di foto e di film,

che

si

impongono

e

disturbano

continuamente

l’intera

Celebrazione

della Santa Messa, ‘spezzando’ quella particolare atmosfera sacra. Infatti,

sono

pochi

i

fotografi

professionisti

che

conoscono

le regole emanate da alcune Curie, tanto meno i Parroci che le sanno imporre, quando non riescono a farle rispettare. Da

qui

nasce

e

si

perde

nei

meandri

mondani

quel

filo

conduttore

spirituale,

travolto

dall’esaltazione

della

artificiosa

esteriorità,

ostentata

dagli invitati, che già, con vestiti sfolgoranti, sono pronti solo per il ricevimento e per le ‘danze’, profanando l’atmosfera della cerimonia religiosa in chiesa. Per cui, terminato il rito ecclesiastico, rimane ben poco del vero senso religioso del Sacramento celebrato, specie per chi non ha ricevuto una adeguata formazione e preparazione, sia da parte della famiglia che dalla

Chiesa.

Va

da

sé,

quindi,

che

possa

essere

sottovalutato

lo

stesso

significato

del

Sacramento

in

chiesa…

da

qui

il

passo

è

breve

per

perdere

la Luce della Verità, quindi della Fede in ciò che appartiene a Dio. Inutile aggiungere quello che avviene per le cerimonie battesimali, spesso rimandate a distanza di mesi dopo la nascita, solo per il desiderio esteriore di rendere sfarzoso, quindi mondano, il vero, unico ed importante Sacramento del Battesimo. Lo stesso dicasi per le Sante Comunioni e per le Sante Cresime… giunte alla pari con le cerimonie matrimoniali. Forse quest’ultime vanno anche oltre, per i risvolti diseducativi che si producono sui bambini. 143


Padre Pio mentre celebra il Sacramento del Matrimonio. La modestia e la sobrietà degli abiti nuziali era sempre conforme all’ambiente religioso ed alla cerimonia del Sacramento.

A tale proposito occorrerebbe aggiungere qualche elemento in più, per comprendere come per un fanciullo sia deleterio affrontare un’esperienza

mondana

anziché

religiosa,

che

lo

allontana

spiritualmente

dal

rito

sacro

a

cui

è

stato

preparato. Quanti sprechi, con regali e pranzi opulenti, che potrebbero servire ad aiutare la Chiesa per opere di carità, sapendo che, poi, tutto ciò termina nel buio della dimenticanza. Se si medita un po’ su quanto esposto, scevri da ogni pregiudizio e non

influenzati

dalle

abitudini

popolari,

si

riesce

ad

entrare

nel

merito

della

questione con una maggiore apertura mentale, traendone le opportune conclusioni, guardando il tutto alla luce della Verità. Purtroppo “La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (cfr.: Gv 1 ,5), in quanto, come dice Gesù, “Io sono la Luce del Mondo; chi segue Me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la Luce della Vita” (Gv 8 ,12). Quindi, accendiamo la Luce nella nostra mente, apriamo i nostri cuori per ricevere la Luce del Cristo Vivente, nel Dono dei Sacramenti, rifiutando

tutto

ciò

che

conduce

al

buio

delle

‘tenebre’. Sempre in tema di mondanità, anche la ex scuola cantorum parrocchiale

è

finita

negli

annali

dei

veri

e

tradizionali

incontri

per

la

preparazione dei Riti Sacri. Spesso, durante la Santa Messa, risaltano le note squillanti di un pianoforte o di una chitarra, strumenti adatti più per concerti artistici, che per cerimonie liturgiche, che non si conciliano certamente con le note 144


armoniose

di

un

organo,

nato

specificatamente

per

accompagnare

i

canti

della Musica Sacra (come suggerisce il Papa). E’

facile

verificare

l’effetto

di

quanto

osservato

ascoltando

per

radio

la Celebrazione della Santa Messa, quando i canti sono accompagnati da un

pianoforte,

anziché

da

un

organo,

o

semplicemente

dalle

voci

di

un

coro ben intonato ed uniforme, molto differenti dai singoli canti, di chi primeggia da solista, con l’inutile rafforzamento del microfono ad alto volume. Un’altro particolare esempio, di incongruità dei microfoni ad alto volume, si riferisce alle celebrazioni religiose effettuate all’aperto, dove

si

utilizzano

amplificazioni

a

mo’

di

discoteca.

In

tali

circostanze

la

mortificazione

e

la

sofferenza

di

molte

persone

è

grave,

in

quanto

il chiassoso frastuono degli altoparlanti (ad alto volume, che supera i normali ‘decibel’), squarcia i timpani, demolendo l’udito, con danni irreversibili per i bambini. Purtroppo anche i giovani Sacerdoti si adeguano a tutto ciò, rifiutando

anche

i

suggerimenti

che

vengono

profusi,

in

tal

senso,

da

parte degli stessi esperti medici. Molti

clinici

si

sono

offerti

per

spiegare

scientificamente,

con

incontri e conferenze, le patologie conseguenti a tali eccessi sonori, ricevendo

un

totale

rifiuto,

proprio

da

parte

dei

responsabili

ai

lavori,

in

seno alle organizzazioni civili e religiose. Purtroppo, per questa ragione, sono previste in futuro, molte malattie dell’apparato uditivo!

La Liturgia tra devozione ed annunci Prima di parlare di “Liturgia”, occorrerebbe soffermarsi sulla devozione

della

Preghiera

e

su

come

pregare,

ma

in

queste

riflessioni

emerge ancora prima l’importanza di come creare l’atmosfera adatta alla Preghiera nell’ambito della stessa Liturgia. Infatti gli argomenti degli avvisi e degli annunci, che si introducono interrompendo le Sacre Celebrazioni, spesso non sono adatti alla liturgia che si sta celebrando, tanto meno ad essere esposti durante la Santa Messa. Tali irriverenti interruzioni, che infrangono lo svolgimento della liturgia in atto, dovrebbero essere presi in debita considerazione, 145


poiché,

oltre

ad

alterare

il

vero

significato

della

celebrazione,

coinvolge

negativamente la ‘platea dei fedeli’, inducendoli a pensare a tutt’altro, che ad immedesimarsi nel seguire la Sacra Celebrazione della Santa Messa. Sarebbero

ancora

tante

le

incongruenze

che

hanno

la

loro

influenza

sul rispetto verso il Sacro, come le battute di mani, gli interventi di fedeli, le domande dall’altare ai fedeli ed altro; ma, senza enunciare i tanti esempi,

che

in

prima

analisi

possono

apparire

irrilevanti,

è

sufficiente

ricordare, invece, come in passato si osservava tutto con più attenzione, attenendosi a svolgere esclusivamente la sacra liturgia devozionale. Ogni

altra

iniziativa

veniva

esposta

solo

e

dopo

la

Benedizione

finale

e,

comunque, fuori dal contesto della Santa Messa, o della Liturgia. Pur non entrando nel merito della liturgia, occorre riconoscere che la

conduzione

della

Cerimonia

Sacra

(il

Santo

Sacrificio

della

Croce),

le

genuflessioni

innanzi

al

Santissimo,

al

Santo

Tabernacolo,

ecc.,

non

sono

solo esempi di comportamento per i bambini che si preparano alla Santa Comunione,

ma

devono

avere

per

tutti

un

significato

di

vera

devozione,

per Rispettare, Amare ed Adorare Gesù Eucaristico nella Sua Santa Chiesa. Quali splendidi esempi di luminosa testimonianza hanno dato, in questo senso, tanti Santi, con la consapevole capacità interiore ed esteriore di

manifestare

il

proprio

Amore

verso

Nostro

Signore…

perché,

pur

nella

nostra limitatezza spirituale, non possiamo farlo anche noi? Perché

non

possiamo

esprimere

praticamente,

anche

con

un

‘gesto’

esteriore, la nostra aperta e sincera devozione verso Gesù Cristo, Nostro Signore, evitando comportamenti irrispettosi verso il Sacro? Anche per questo la Madonna chiede di Pregare, per compensare tante mancanze verso Suo Figlio Gesù! Infatti, talvolta, sembra davvero di assistere impotenti al forte dilagare di tante subdole eresie…! Per fortuna, bisogna riconoscere che, tuttavia, vi sono ancora eccellenti celebrazioni religiose, condotte da bravi e zelanti Sacerdoti che, con il loro dignitoso silenzio, testimoniano la loro viva Fede. Essi, di fronte al dilagare di tanti negativi esempi, con la loro testimonianza e perseveranza, donano conforto e coraggio alla sofferenza di tanti fedeli cristiani. <<I Cristiani non devono essere i ‘clienti’ della chiesa, bensì i fedeli cattolici, rispettosi e devoti dei Sacramenti della Santa Madre Chiesa>>. 146


Analisi, impegno ed autorevolezza. Auspicando la costante presenza del Sacerdote in chiesa, non si può

fare

a

meno

di

vederlo

anche

tra

i

giovani

in

Oratorio;;

figura

chiave

per l’educazione religiosa, egli può essere anche uno splendente esempio di

educatore,

per

il

suo

sacrificio,

per

la

sua

coerenza,

per

la

serenità

e

per

la

gaiezza

che

egli

infonde

intorno

a

sè.

Un

problema

urgente,

anche

per

il

Sacerdote,

è

quello,

invece,

di intervenire sull’educazione dei bambini, per far comprendere loro l’importanza del rispetto verso i Sacramenti, verso la chiesa, Casa di Dio, verso

tutto

ciò

che

è

Sacro,

abituandoli,

già

in

tenera

età,

ad

acquisire

il

significato

della

Preghiera,

la

devozione

verso

Gesù

e

verso

la

Madonna,

il fervore nell’Adorare la Santa Eucaristia. E’ uscito un libro dal titolo eloquente “Il coraggio di educare”… a dimostrazione che oggi, sia in famiglia che a scuola (... ora anche in chiesa),

non

si

ha

più

il

‘coraggio

di

educare’,

poiché

ormai

mancano

i veri “Maestri”, manca la capacità dell’ ”autorevolezza”, manca la collaborazione dei genitori! Quanti esempi di pessima educazione si notano in ogni scomparto della

società:

ambienti

pubblici

e

privati,

uffici,

scuola,

famiglia

ed

anche

nell’ambito religioso! Quante

effimere

banalità

si

insegnano

ai

fanciulli

ed

ai

giovani!

Quanti bambini, invogliati soprattutto dalle mamme, compaiono in televisione, solo per la presunzione di poter ‘apparire’, di poter emergere, di raggiungere con facilità la scalata della notorietà, per poi, da adulti, aspirare al potere e al facile guadagno!… Occorre intravedere la potenzialità di simili pericoli già in giovane età, prima di condurli sulla strada

dell’effimero

e

dell’inganno! Con queste prerogative e con l’ambizione di far esibire ai piccoli la propria voce, a molti viene permesso, anche se per pochi istanti, di ‘recitare una

preghiera’

per

radio.

Il

tutto

si

rivela,

così,

solo

una

insignificante

sequela

di

parole

a

mo’

di

filastrocca,

senza

un

senso

logico,

senza

la

consapevolezza di ciò che si sta dicendo e che si tratta di una Preghiera devozionale, sminuendo il tutto dalla sua originale funzione. E’ così che, già da piccoli, si abituano a snaturare il motivo ed il

significato

stesso

dei

ruoli,

del

dovere,

del

rispetto

verso

la

sacralità

147


della

Preghiera.

Tutto

ciò

ha

la

sua

influenza

anche

nella

preparazione

ai

Sacramenti dell’Eucaristia e della Cresima. Oggi la trasgressione dei giovani, purtroppo ancor più quella degli adulti, attrae e crea un ‘fascino’ particolare che, pur se esula dall’istinto della normalità, crea ‘tendenza’, facendo aderire chiunque viene coinvolto nella rete del comune conformismo. Per cui molti si adeguano alla eterogeneità delle abitudini e delle mode, dettate dai mass media, invece di mantenere integra la propria personalità. Come ha detto il Papa (il 30 Agosto 2009), seguendo un eccessivo modernismo si entra inevitabilmente nel fallimento interiore, superando se stessi. In tutto ciò la famiglia ha un ruolo di grande responsabilità. La

TV

è

il

veicolo

diseducativo

per

i

giovani.

In

un

anno

si

assiste

a 18.000 omicidi; ad una miriade di violenza, di impudicizia, di sessualità indecorosa ecc. . Quando non esiste più l’Amore per il decoro, per il Decalogo, per la Religione, nell’osservanza e nel rispetto verso il prossimo ed il Sacro, ogni

altro

parametro

di

vita

integerrima

si

annulla

da

sé. Travolti

dall’altrui

conformismo,

vengono

a

mancare

la

fiducia,

la generosa ed umile disponibilità, il rispetto e l’educazione del “cuore”, viene

a

mancare

ogni

filo

logico

di

temperante

linearità

nell’educazione,

nel

bene,

che

si

riflette

nel

benessere

fisico

e

morale. Occorre, quindi, che l’adulto, il cattolico, il religioso assuma una responsabilità nel saper decifrare un autocontrollo, per poi, di conseguenza, saper correggere ed educare responsabilmente il prossimo. In

tal

senso,

l’unico

possibile

ed

esclusivo

riferimento

è

solo

quello

dell’esempio e della testimonianza, attinta dal fecondo e sostanziale modello

di

vita

che

Ha

insegnato

Gesù,

con

il

Suo

Vangelo,

che

è

sempre

ed indiscutibilmente attuale!

Dovere e coerenza Sono stati enunciati solo alcuni esempi di come ormai tutto stia divenendo una pro-forma esteriore, una facciata ostentata, che conferma e divulga sempre più dei modelli di falsa socialità. L’impegno di ognuno non si deve limitare alla semplice constatazione dei fatti, bensì ad intervenire sia in famiglia che nella scuola, nella società, 148


nella chiesa; tutto ciò non deve essere soltanto un ‘dovere’, ma un atto di coerenza con la nostra Fede, seguendo l’insegnamento evangelico. I laici cattolici, oltre che con i mezzi semplici della Preghiera, possono

iniziare

a

porre

rimedio

a

tanta

superficialità

con

il

coraggio

del

costante esempio, con la volontà e la disponibilità, con la fortezza dello Spirito,

per

affrontare

le

tante

difficoltà,

così

come

fecero

i

primi

seguaci

di Gesù con la loro coraggiosa testimonianza, con la loro stessa vita, con il martirio. In

molti

casi

è

sufficiente

una

parola

ben

detta,

al

momento

giusto,

proponendo una sincera collaborazione al proprio Parroco, o portando aiuto a tanti Sacerdoti, travolti dallo sconforto, dall’accidia, di cui loro stessi, spesso, non se ne rendono conto. Quanti

Sacerdoti

non

mostrano

più

alcun

sorriso,

appaiono

afflitti,

chiusi in se stessi ed anche scontrosi, in contrapposizione, invece, ad altri, specie a quelli che provengono da terre lontane, che mostrano uno spontaneo zelo, più volontà e tanta voglia di fare bene, di attuare la loro vocazione con amore, donando a tutti la loro disponibilità, mostrando con disinvolta gioia e letizia la loro interiore serenità, rendendosi accoglienti con vero spirito di fraterno cristianesimo. Che gioia vederli Sacerdoti ! La

Santissima

Vergine

Maria,

Afflitta

ed

Addolorata

per

i

Suoi

Figli

prediletti, Chiede il nostro impegno di donazione e di viva Fede. Comprendere

l’importanza

spirituale

della

Preghiera

è

un

dovere

di ogni cattolico praticante, per unirsi spiritualmente al Padre Celeste, a Nostro Signore Gesù. Solo così si può intervenire là dove occorre, suggerendo, aiutando, collaborando anche con la personale Preghiera.

Il senso del ‘peccato’. Non può meravigliare il fatto di constatare come vi sia un diverso orientamento dei fedeli verso il ‘peccato’. A tale proposito, molti teologi moderni asseriscono che, essendo la Misericordia di Dio Grande e ‘totale’, non

c’è

da

credere

più

all’Inferno,

in

quanto

tutti

siamo

‘destinati’

a

ricevere

il

perdono,

anche

in

virtù

del

Sacrificio

della

Croce. “Guardatevi

dai

lupi…”! (-Cap. 7, vs 15-). 149


Senza voler manifestare preconcetti, tanto meno ‘giudizi’ che solo Dio Può,

è

lecito

pensare

che,

con

queste

teorie,

in

chiesa

(ed

anche

nelle

piazze), ormai si assiste ad una totale ‘concessione’ di Gesù Eucaristico, anche nelle mani di chi ha la mente ed il cuore privo di ogni conforto spirituale. Per questo, molti Parroci e Sacerdoti, non sapendo più individuare

la

reale

condizione

di

coscienza

dei

loro

fedeli,

giustificano

anche le ‘processioni’ di tanti comunicandi. Questa

realtà

è

avvalorata

dal

fatto

che

molti

teologi,

divulgando

con

tanta

superficialità

il

totale

permissivismo

sopra

accennato,

incoraggiano,

di conseguenza, tanti sacerdoti a perseguire in questa totale ostinazione a giustificare,

a

perdonare

tutto

e

tutti.

Molti fedeli, dal canto loro, sottovalutando ormai ogni forma di peccato, quindi di perdono, non desiderano di accostarsi al Sacramento della

Penitenza

e,

sentendosi

‘autorizzati’

all’auto

giustificazione,

si

concedono facilmente il ‘lusso’ di accostarsi deliberatamente a ricevere la Santa Comunione. In molti casi, tutto ciò diviene un vero e proprio atto sacrilego. Nella

realtà

dei

fatti,

l’ostinazione

nel

peccato

non

è

altro

che

un’irriverenza

ribelle che arreca umiliazione intenzionale alle cose legate a Dio, pur sapendo in coscienza di commettere un peccato contro la Legge Divina. Una

malattia

diviene

insanabile

quando

l’ammalato

rifiuta

la

medicina; allo stesso modo vi sono dei peccati che non possono essere rimessi

perdonati,

proprio

perché

il

peccatore

rifugge

e

rifiuta

la

Grazia

di

Dio,

che

è

l’unico

rimedio

per

il

perdono,

che

si

ottiene

con

una cosciente confessione nel Sacramento della Penitenza. A

tale

riguardo,

è

importante

ricordare

i

sei

peccati

contro

lo

Spirito

Santo, indicati dal Catechismo: 1) l’impugnazione della Verità conosciuta; 2) l’invidia della Grazia altrui; 3) la disperazione della Salvezza; 4) la presunzione di salvarsi senza

merito;;

5)

l’ostinazione

nel

peccato;;

6)

l’impenitenza

finale. Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:“La

misericordia

di

Dio

non

conosce

limiti,

ma

chi

deliberatamente

rifiuta

di

accoglierla

attraverso

il

pentimento,

respinge

il

perdono

dei

propri

peccati

e

la

salvezza

offerta

dallo

Spirito

Santo” (CCC 1864).

150


RIFLESSIONE -“Si è fatta la chiesa dell’Uomo, non la Chiesa di Dio”. “La tolleranza del peccato allontana sempre più gli uomini dalla Via di Gesù Salvatore”. “Lo spettro del peccato non fa più paura, poiché la Fede è venuta meno!”.

La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’. Molto

è

stato

scritto

sui

Misteri

Dolorosi

di

Nostro

Signore

Gesù

Cristo, tenendo conto anche delle varie locuzioni di veggenti, come Maria

Valtorta,

la

Beata

Caterina

Emmerick

ecc.,

nonché

dei

Messaggi

della Madonna. Al

Sacrificio

di

Cristo,

per

la

Redenzione

dei

nostri

peccati,

sono

state attribuite varie interpretazioni. Si fa cenno solo ad alcuni momenti della Sua Passione, per comprendere anche quanto il Santo Padre, Giovanni Paolo II, affermava dicendo che “Il crollo della moralità porta con

il

crollo

della

società”.

In

realtà,

quando

muore

il

pudore…

muore

la ragione e, nell’indecenza, muore anche l’uomo! La Passione nell’orto degli Ulivi, dove Gesù vide tutta la sua sofferenza

per

i

peccati

dell’uomo,

è

un

passo

saliente

che

deve

far

meditare ogni cristiano. “Gli Angeli mostrarono a Gesù, in tutti i particolari, la Passione che avrebbe subito. Quando il Divino sofferente si vide inchiodato completamente nudo sulla Croce, per espiare l’impudicizia degli uomini, Pregò con intenso fervore il Padre di risparmiarGli quell’immane umiliazione. Questa Preghiera sarebbe stata esaudita, in quanto l’intervento di un soldato pietoso Gli avrebbe concesso di potersi coprire con il velo della Madonna, la Santa Vergine Addolorata, presente a poca distanza”; per questo, a Fatima, Ha preannunciato: “Verranno mode che offenderanno molto Mio Figlio”. Come evitare che si entri in chiesa, nella Casa di Dio, in maniera indecorosa? (vedi pag. 88). Purtroppo tutto ciò viene concesso con indifferenza, permettendo di salire anche sull’Altare, per leggere i Testi sacri, con indumenti indecenti! 151


Questo

è

un

problema

serio,

che

va

affrontato

e

corretto,

cercando

di aiutare quei Parroci che a volte non riescono ad intervenire in maniera adeguata. San Pio X ammoniva: “Siate forti! Non si deve cedere dove non bisogna cedere… si deve combattere, non con mezzi termini, ma con coraggio; non di nascosto, ma in pubblico; non a porte chiuse, ma a cielo aperto”. Papa Pio XII così si esprimeva: “Se alcune cristiane sospettassero le tentazioni e le cadute che causano negli altri con i loro abbigliamenti e le loro mode immodeste, resterebbero atterrite dalle loro responsabilità!”. E’ dovere dei cattolici, quindi, prendere coscienza della gravità di tali comportamenti,

per

mettere

in

luce

la

Verità,

poiché

il

non

parlarne,

come

oggi

sta

avvenendo,

è

un

‘peccato

di

omissione’,

carico

di

conseguenze

per tutti, nel tempo e nell’eternità. Occorre vigilare con carità ma anche con fermezza, là dove si vuole imporre comportamenti che offendono Nostro Signore Gesù Cristo. San

Pio

da

Pietrelcina

così

si

rivolgeva

ai

suoi

figli

spirituali:

“Desidero che voi tutti intraprendiate, con il vostro esempio e senza alcun rispetto umano, una santa battaglia contro la moda indecente. Dio sarà con voi e vi salverà!... Le donne che cercano la vanità nelle vesti non possono sentirsi mai di appartenere a Cristo e, codeste, perdono ogni ornamento dell’anima non appena questo ‘idolo’ entra nei loro cuori. Le donne (ed ora anche gli uomini, che si mettono in competizione), si

guardino

da

ogni

vanità

nei

loro

vestimenti,

perché

il

Signore

permette

la caduta di queste anime per tali vanità”. INVOCAZIONE A DIO Donaci,

o

Dio,

la

Luce

dello

Spirito,

per

apprendere

la

Tua

Parola, per ottenere le Virtù che guidarono la Beata Vergine Maria, nel

cammino

di

Fede

che

La

accompagnarono

fino

alla

Croce, nell’Opera

di

Redenzione

del

Tuo

Figlio

Gesù,

Nostro

Signore, O

Fonte

di

Verità

e

di

Amore,

Purificaci

e

Santificaci, affinché

possiamo

anche

noi

essere

accolti

nel

Tuo

Regno, per

glorificarTi

con

i

Tuoi

Santi,

per

Tutti

i

Secoli

dei

Secoli.

Amen 152


La variegata Celebrazione Liturgica ed il Rispetto per la Santa Eucaristia Constatando le varie Celebrazioni Eucaristiche, in molte chiese, in televisione ed anche per radio, appare evidente che esiste una variegata forma di celebrazioni liturgiche, senza che alcuno più vi faccia caso, convinti che, ormai, vi siano diversi modi di Celebrare la Santa Messa! Infatti molte sono le personalizzazioni che, certamente, non sono aderenti ai Dogmi del Santo Magistero (vedi il Catechismo e gli Articoli della Chiesa Cattolica -REDEMPTIONIS SACRAMENTUM- (Edizione Vaticana),

gli

esercizi

spirituali

di

San

Ignazio

di

Loyola

ecc.,

nonché

le

meditazioni spirituali sulla Santa Eucaristia -Padre Andrea Gasparino-). Il

famoso

liturgista

Dom

Prosper

Guèranger

era

convinto

che

l’unità

liturgica

è

anche

un

sicuro

baluardo

dell’unità

della

Fede.

Alla luce di tanti negativi esempi, rimane fermo il proposito di valutare, in coscienza, il proprio comportamento devozionale, il percorso conoscitivo interiore, il cammino di Fede, non tralasciando il rispetto che

sempre

bisogna

avere

verso

tutto

ciò

che

è

Sacro,

quindi

verso

la

Liturgia. Sarebbe auspicabile, da parte di ogni cattolico, una partecipazione zelante

al

Sacrificio

Eucaristico,

durante

la

Celebrazione

della

Santa

Messa, che raggiunge il suo culmine nel ricevere la Santa Comunione. Amando, Lodando ed Adorando il Verbo Incarnato di Gesù nella Santa Eucaristia, risuona intimamente la viva necessità di sollecitare in se e nel prossimo una particolare devozione e rispetto verso l’Ostia Santa. Per questo, molti zelanti cattolici desiderano ricevere la Santa Particola direttamente dalle mani Consacrate del Sacerdote, l’Unico che può far Scendere sull’Altare Cristo Vivente nella Santa Eucaristia. E’ un grande privilegio di tutti i fedeli poter ricevere dalle mani del Sacerdote il Corpo Vivo di Gesù; un Mistico Dono perenne, elargito attraverso la funzione ecclesiale della Santa Madre Chiesa, che ha tramandato

nel

tempo

quanto

è

stato

Donato

dallo

stesso

Gesù,

Sommo

e

Divino Sacerdote in Terra, Che ha istituito la Santa Eucaristia. Per questo le nostre mani non sono degne per toccare un Simile Dono

Vivente,

una

Così

Grande

Grazia

Divina…

non

è

un

‘obbligo’,

è

vero,

ma

dovrebbe

essere

proprio

questa

consapevolezza

interiore

a

153


riproporre una “testimonianza” di viva Fede e di Rispetto verso la Santa Eucaristia, verso Gesù! Un atto, questo, di vera e zelante umiltà. Forse se il cattolico assumerà un coerente impegno di zelo e di umile devozione verso Nostro Signore, tutto il Popolo di Dio potrà ritrovare il vivo senso del rispetto verso il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, per

ricominciare

a

ricevere

con

Fede

la

Grazia

Santificante. Il Santo Padre, in tutte le Sue Celebrazioni, da tempo ormai mostra un’ampia testimonianza di questa sua particolare forma di Rispetto verso la Santa Comunione con Cristo Gesù. Egli, infatti, distribuisce la Santa Particola

a

chi

è

in

ginocchio,

depositandoLa

direttamente

con

estrema

attenzione e delicatezza, accompagnato dal “piattino”, mai abolito dalla Santa Madre Chiesa. L’esempio

è

semplice

ma

eloquente,

quasi

un

ammonimento

per

tutti, laici e Sacerdoti! Certamente sono molti quelli che ancora (con un po’ di presunzione), si sentono ‘degni’, al livello del Sacerdote, di ‘toccare’, con le proprie mani, il Corpo ed il Sangue Vivo di Gesù! <<SE

DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO CON GESU’, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI>>.

L’ISTITUZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’EUCARISTIA <<Venuta la sera, si mise a tavola insieme ai dodici Apostoli>> (Matteo 26,20). …

E

i

Discepoli

intonarono

un

salmo:

“Beati

coloro

la

cui

via

è

immacolata, che camminano nella legge di Dio. Beati quelli che osservano i Suoi Precetti e Lo cercano di tutto cuore; che non commettono iniquità, ma che camminano nelle Sue Vie”. Gesù disse: <<Il Pane che Io darò E’ la Mia Carne, per la Vita del Mondo>> (Gv 6,51). Gesù prese la patena con i frammenti del Pane e Pronunziò le Parole della Consacrazione: 154


<<Prendete e mangiate: questo E’ il Mio Corpo Che dono a voi>>. Quando mise il Pane sulla lingua degli Apostoli, che si avvicinavano a due a due, vidi il volto di Giuda oscurarsi. Egli era stato il terzo a prendere il Corpo di Cristo. Il Signore, posandogli la Particola di Pane sulla lingua, gli aveva sussurrato: <<Fai presto ciò che vuoi fare!>> (dalle rivelazioni della Beata Caterina Emmerick). Quale sconvolgente durezza di cuore, tradire il proprio Maestro. Quale senso di pietà e di riconoscenza verso un Dio Vivo deve avere un Suo Apostolo e un Suo Discepolo! Quale ulteriore commento si può fare su tale realtà? (Signore

perdonaci,

poiché

non

sappiamo

più

quello

che

stiamo facendo!). In

questo

contesto,

è

illuminante

rievocare

una

frase

di

Don

Josè

L. M. Descalzo, che, con amarezza sottolineava questo: “Se il profanare un’Ostia

è

qualcosa

di

doloroso,

molte

volte

il

profanatore

non

sa

quello

che fa; ma quando un’Ostia viene profanata con il consenso del Sacerdote, è

qualcosa

di

umanamente

inspiegabile”.

A

questo

punto,

sarebbe

davvero

edificante

che,

per

un

atto

così

solenne

di

Adorazione,

ogni

fedele cattolico (in particolar modo un Sacerdote), riuscisse a meditare, riflettere

e

comprendere

come

comportarsi

innanzi

a

Gesù

Eucaristico,

considerando le opportunità che gli vengono offerte, nel Ricevere la Santa Particola, l’Ostia Divina, per la Comunione con Nostro Signore. Don Saverio Martucci, nel periodo di formazione alla Comunione, faceva

osservare

con

scrupolo

il

digiuno

eucaristico

dalla

mezzanotte

fino

al momento della Santa Comunione, come atto di offerta verso il Corpo di Cristo; fare il contrario, era una mancanza che andava addirittura confessata. Non

è

da

trascurare

ne

da

sottovalutare,

ma

da

intuire,

come

anche

in questa circostanza il “nemico maligno”, l’ ‘eterno falsario’, la potenza di Satana sia riuscita ad avere campo libero nella Chiesa, per ingannare l’uomo,

al

fine

di

poter

profanare

l’Ostia

Divina,

il

Corpo

Vivo

di

Gesù,

seminando tanta corruzione, provocando tante blasfemie, sacrilegi e profanazioni! (Gesù Buono e Misericordioso, Perdonaci!). Esistono ardite storie, tenute nascoste dalla stessa forza diabolica del ‘maligno’, in cui si privilegiano tante forme di comportamento blasfemo, che concorrono a dissacrare la Santa Particola del Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Immolatosi per noi sulla Croce.

155


“Signore,

Torna

nel

mio

cuore!”. Nel Sacramento del Perdono, è Gesù stesso che ci accoglie nelle Sue Braccia.

<< Darò Grazia per chi Avrò Grazia…>>.

Riflessione

E’

bello

ed

importante

purificare

la

propria

anima

con

il

Sacramento

della

Penitenza, per renderla il più possibile una vera e propria Reggia, degna di poter ricevere Gesù.

Il Ringraziamento a Gesù Eucaristico, Che viene a visitarci con la Santa Comunione. Spesso accogliamo con tutti gli onori gli ospiti che riceviamo in casa e ci intratteniamo

con

loro

per

tutto

il

tempo

della

loro

presenza…

invece,

quando

riceviamo

Gesù, il Figlio di Dio, il Re dei Re, troppo spesso Lo lasciamo in disparte, Lo trattiamo frettolosamente, occupandoci e dedicandoci subito ad altro, dimenticando che Egli, il Nostro Onnipotente Creatore, il Nostro Redentore e Salvatore, E’ stato accolto nel nostro corpo,

che

in

tale

momento

diviene

un

Tabernacolo

Vivente. Occorre intrattenersi con Nostro Signore Gesù in maniera umile ed in devoto rispetto, per ringraziarLo, adorarLo ed amarLo nel silenzio della propria anima; uniti con il Suo

Sacratissimo

Cuore,

possiamo

ricevere

le

Grazie

Santificanti

che

Gli

chiediamo. Riflessione – Meditare il racconto di San Filippo Neri, riguardo al Rispetto verso la Santa

Eucaristia,

affinché,

insieme

a

tanti

Tabernacoli,

Gesù

non

rimanga

solo

anche quando

Lo

riceviamo

nel

nostro

cuore.

156


Perchè Pregare per i Sacerdoti Una domanda che talvolta lascia perplessi: “Un Sacerdote, che salva tante anime, ha bisogno della Preghiera di un laico?” Certamente! Egli ha bisogno più di altri della Preghiera. Occorre

pregare

molto

per

i

Sacerdoti,

poiché

il

‘demonio’,

che

odia la Santa Eucaristia, odia anche loro e li attacca continuamente in mille modi! Le loro mani sacre, che Transustanziano lo Spirito ed il Corpo di Colui Che Salva l’uomo, sono il motivo del ‘suo’ odio… per questo ‘satana’ <<va in giro come leone ruggente, per sbranare chi incontra>>, scagliandosi contro tutti e travolgendo chiunque in ogni azione come meglio può. La sua astuzia arriva persino a non far credere o a mettere in dubbio la sua stessa esistenza, consentendo così a molti di sentirsi liberi di vivere senza la consapevolezza dei personali impegni etici, morali e religiosi. Preghiamo il Santo Curato d’Ars per i nostri Sacerdoti (pag. 10), affinché

prendano

coscienza

del

loro

vero

ruolo,

come

già

il

Santo

Padre

ha voluto manifestare, istituendo l’Anno Sacerdotale. Siamo vicini ai nostri Sacerdoti, aiutiamoli a prendere coscienza dei grandi problemi sociali ma, prima di tutto, di quelli religiosi, per allontanare da tutti i cuori lo scetticismo, l’indifferenza, l’incredulità. Affidiamoli

al

Sapiente

Amore

della

Vergine

Santissima,

perché

li

Aiuti

e

li

Consoli,

Spronandoli

sulla

via

della

santificazione,

per

abbracciare la Santa Croce di Cristo Gesù. 157


<<Chi

sta

godendo

di

tante

cose

terrene

non

è

nella

vera

Pace.

Pregate

affinché

cessi

ogni

profanazione

verso

ciò

che

è

Sacro

a

Dio,

affinché

ogni

desolazione

si

tramuti

in

gioia

e

letizia,

perché

ogni

cuore

sia puro, per essere Luce, la Sua Luce nel Mondo!>>.

Il Prof. Enrico Medi, noto scienziato di profonda Fede e spiritualità, fervoroso devoto di Gesù e Maria, soleva pregare per i Sacerdoti. In loro ritrovava la presenza del Cristo e, proprio per il fatto che dovessero abbracciare con Amore la Croce, spesso li spronava con affettuosa intensità, rivolgendo loro espressioni ricche di sentimento: SACERDOTI : SIATE GRANDI ! SIATE SANTI ! IO NON SONO PRETE E NON SONO STATO MAI DEGNO DI POTERLO DIVENTARE. COME FATE A VIVERE DOPO AVER CELEBRATO LA SANTA MESSA? OGNI GIORNO AVETE IL FIGLIO DI DIO NELLE VOSTRE MANI. OGNI GIORNO AVETE UNA POTENZA CHE MICHELE ARCANGELO NON HA. VOI, CON LA VOSTRA BOCCA, TRASFORMATE LA SOSTANZA DEL PANE IN QUELLA DEL CORPO DI CRISTO; VOI OBBLIGATE IL FIGLIO DI DIO A SCENDERE SULL’ALTARE. SACERDOTI SIETE GRANDI, SIETE CREATURE IMMENSE, LE PIU’ POTENTI CHE POSSANO ESISTERE. SACERDOTI, VI SCONGIURIAMO, SIATE SANTI! SE SIETE SANTI VOI, NOI SAREMO SALVI. SE NON SIETE SANTI VOI, NOI SIAMO PERDUTI !

“Pascete il Mio gregge”. Dal Sacerdote a Gesù. Venite a Me, voi tutti che avete fame e sete di Giustizia.

158

“ Il Sacerdozio è l’Amore del Cuore di Gesù “. -Santo Curato d’Ars-.


I doveri verso il Sacerdote Un

paragrafo

a

è

dedicato

a

questo

argomento,

molto

spesso

eluso dai più, ma di estrema importanza, per il ruolo dei Sacerdoti e per i doveri dei laici verso la missione del Prete. E’ compito di ogni Cattolico aiutare i Sacerdoti, sorreggere la loro storia, proteggere la loro vocazione, sostenerli con la Preghiera, con l’affettuosa

testimonianza

che

rispecchia

l’Amore

di

Dio,

affinché

si

sentano tangibilmente aiutati nella loro missione, per professare la loro Fede con costanza e con zelo. Talvolta, turbati dalle insidie del maligno e dalle prove della concupiscenza, anche loro sono disorientati nel cammino del loro ministero. Riconoscendo che, lontani dal Santo Altare e dal Santo Confessionale, in cui rappresentano e vivono la Presenza di Cristo, la loro

umanità

è

sottoposta

ad

una

forte

prova.

Il

<< maligno >>, poi, in molti

casi,

proprio

perché

rendono

Viva

la

Presenza

del

Cristo

nell’Ostia

Santa, li perseguita e fa il resto. Per cui occorre sostenerli con forza e coraggio, stando a loro vicini, soprattutto con la costante Preghiera, offerta

con

intenzione

e

con

costanza,

affinché

con

l’aiuto

dello

Spirito

Santo

sappiano

superare

ogni

difficoltà,

per

testimoniare

coerentemente

e

con umiltà nella Chiesa il loro << credo sacerdotale >>,

a

beneficio

di

tutto

il Popolo di Dio. 159


Anche per questo I LAICI DEVONO PRENDERE COSCIENZA della loro responsabilità, aiutando i Parroci, quindi tutti i Sacerdoti, a liberarli da quegli impegni che li deviano dalla loro missione, cercando di non coinvolgerli proponendo programmi che esulano dal loro ministero, con inviti che sono fuori dalla logica e dalla natura del loro ruolo ecclesiastico. Feste

mondane,

incontri

sociali,

inutili

ai

fini

religiosi,

coinvolgimenti

politici e quant’altro, possono turbare o, addirittura, minare la loro vocazione

sacerdotale,

con

gravi

riflessi

sull’intera

comunità. Un

capitolo

a

sé,

di

particolare

importanza

sociale

e

religiosa,

è

il ruolo che la donna ha nella vita di un Sacerdote, ma soprattutto nel comportamento

che

deve

avere

verso

tale

figura. Ribadire

l’argomento

è

di

estrema

importanza,

in

quanto

quasi

sempre questo viene evaso. Infatti sono pochi quelli che credono di conoscere la problematica, sottovalutando, per incoscienza od incapacità, il ruolo e la sensibilità della donna e quella dell’uomo. Un fattore pseudopedagogico,

intellettuale

ed

anche

psicologico,

oltre

che

fisiologico,

che

accomuna tutti, laici e religiosi, per sensibilizzare la concezione che ha la donna nei riguardi dell’uomo-prete, quindi del comportamento che le donne devono assumere nei confronti dei Sacerdoti e che, di conseguenza, anche questi devono avere verso la donna! Per affrontare con chiarezza, senza nascondigli la questione, occorre dire subito che la donna deve mostrare minori espressioni di ‘calda’ amicizia, talvolta con attaccamenti morbosi, saluti con abbracci ecc., poiché

troppa

affettuosità

è

controproducente

(...

proviamo

a

dimostrare

il contrario). Tutto questo, certamente, non deriva da una autentica espressione del bene che può avere una donna verso il suo Parroco, tanto meno verso un qualsiasi Sacerdote. Occorre essere attenti nel manifestare tali

confidenze,

non

opportune

e

fuori

luogo,

che

talvolta

nascondono

interiori sentimenti di varia natura e che possono sfociare in simpatie, certamente non adeguate nell’ambito di un rapporto religioso con il Sacerdote di Cristo. Infatti, come diceva Don Lorenzo Milani, <<

Dove

è

scritto

che

un

prete

debba

farsi

voler

bene?

A

Gesù

o

non

Gli

è

riuscito

o

non

Gli

è

importato

>>. Certamente il laico -donna o uomo- deve sapere che, come asseriva Jean Guehenno, inciampando nel vero Sacerdote, 160


deve inciampare, di conseguenza, nell’Onnipotenza di Dio (facendo, ovviamente, i conti con Lui!). Da ciò, però, il prete non deve vivere negli

allori

dell’auto

giustificazione,

sapendo

che,

come

disse

un

tale,

riferendosi alle gravi responsabilità derivanti dal suo ministero, <<Non vorrei essere al suo posto quando subirà il Giudizio di Dio>>. Le smodate espansioni di affettività esteriore, da parte di tutti, sono spesso, infatti, la causa di vere crisi affettive da parte di un Sacerdote che si

sente

solo.

Ciò

è

confermato

da

testimonianze

che,

se

pur

riservate,

hanno manifestato vere e proprie crisi interiori, suffragate da cure medicopsichiatriche. Per questo occorre sempre mostrare largo rispetto verso un Sacerdote, opponendosi a facili equivoci, che possono provocare situazioni delicate e, talvolta, pericolose per la salute dell’anima e del corpo. Anche se queste aperte osservazioni possono apparire scandalistiche o esagerate, tanto da non essere prese in considerazione e sottovalutate, il

Sacerdote

(che

è

“uomo”)

conosce

i

limiti

delle

sue

debolezze

umane

e sa anche bene che l’abito talare, soppiantato dal moderno secolarismo (infiltratosi

in

ogni

aspetto

della

vita

ecclesiastica),

è

un

potente

deterrente

contro le forze del male, uno scudo di difesa contro il “maligno” che, sotto varie spoglie, si “traveste” anche ‘lui’ per provocare, insinuare e travolgere la concupiscenza del ‘sacerdote-uomo’. Per questo, se da parte della donna permane l’incoscienza, da parte del prete-uomo non deve esserci un << abbassamento della guardia!>>,

poiché,

come

diceva

Paolo

Risso, << Un Prete vero non disarma mai, ma attacca e conquista >>. D’altra parte, come sosteneva Jonathan Swift, << Nulla può rendere i Sacerdoti tanto popolari, quanto un pò di persecuzione >>. Queste realtà, pur se di opinione comune, vanno fatte conoscere con sincera ed aperta trasparenza, proprio per difendere e proteggere lo stesso Sacerdote e salvaguardare la sua dignità, che diviene poi anche la nostra, per il bene di tutti. Il francescano Giulio Maria Scozzaro, tra le tante affermazioni sulla responsabilità del clero, osava dire che: <<L’aspetto

tragico

dell’infedeltà

di

un

sacerdote,

è

quello

che

porta

dietro

di

tante

anime

alla

perdizione.

Sacerdote,

la

tua

missione

tiene

sospese tante anime tra la salvezza e la perdizione>>. Per questo, anche ai laici compete la responsabilità di saper discernere, aiutare, suggerire una missione

di

pura

e

vera

Carità,

poiché

prevenire è meglio che curare. 161


Talvolta, come sosteneva un vecchio Prete, parlando a Leon Bloy, sulla terribile mediocrità del Clero moderno, <<bisognerebbe guarire prima di tutti il medico guaritore!>>. Chi ignora (non sempre in buona fede) le conseguenze

derivanti

da

certi

comportamenti

troppo

confidenziali,

deve

capire che tutto può sempre degenerare, a causa delle conseguenze del peccato originale, che da sempre ha minato la fragilità umana. I frequentatori dell’ambiente ecclesiastico, il laico o la laica, quindi, hanno il sacro e santo dovere di rispettare e di fare rispettare i Sacerdoti, sotto ogni aspetto: pratico, morale e religioso, non solo per la loro

grande

missione,

ma

anche

perché

rappresentano

la

figura

di

Gesù

ed, in qualità di Suoi Discepoli, testimoniano la Fede in Cristo, con il grande ed esclusivo privilegio di amministrare i Santi Sacramenti. Come si fa a non rispettarli ed aiutarli? Cosa faremmo più senza di loro, senza il loro aiuto spirituale, il loro conforto con l’assistenza e la distribuzione dei Sacramenti? Assieme a tante considerazioni, espresse ed avvenute in

merito

con

diversi

Sacerdoti,

è

saggio

riproporre

quanto

il

Curato

d’Ars

affermava,

nel

dire

che

“Dopo

Dio,

il

Sacerdote

è

tutto.

Non

potete

ricordare

il

solo

Beneficio

di

Dio

senza

ritrovare,

accanto

a

quel

ricordo,

l’immagine di un Sacerdote. Il Sacerdote lo si comprenderà solamente in CIELO”. Ecco

perché

non

possiamo

coinvolgere

il

Sacerdote

negli

<<affari mondani>>,

sia

sotto

il

profilo

materiale,

che

intellettuale

e

spirituale.

Non si deve <<mondanizzare>> la vita religiosa più di quello che in molti ambienti

è

già

avvenuto

(banchetti

sociali,

feste

allegoriche

e

politiche,

spettacoli televisivi ecc.). Finché

non

sarà

capita

questa

realtà,

il

secolarismo,

che

ha

minato

profondamente il sacerdozio e le vocazioni, prenderà sempre più piede, mentre Satana spegnerà gli ultimi barlumi di Luce che si irradiano sull’umanità, sui cittadini della Chiesa, che hanno un indispensabile bisogno dei Sacerdoti. La

formazione

laica,

in

tal

senso

e

nel

suo

formalismo,

non

si

è

mai

impegnata seriamente a scongiurare la triste avventura che ha insidiato, in questo ultimo ventennio, i nostri Sacerdoti. È

l’ora

della

riscossa,

è

l’ora

della

cosciente

presa

di

posizione,

è

la Santa Madre Celeste Che chiama a raccolta i Suoi fedeli, per difendere i Suoi Figli Prediletti, per far rispettare Suo Figlio Gesù, per salvare la Santa Madre Chiesa. 162


In ultima analisi, come per qualsiasi malattia esiste la prevenzione, anche per il peccato esiste una forma di prevenzione, che si attua con la forza della volontà, con la Preghiera ed il dominio sul male. Una missione laica, questa, di grande valore e di coscienza, dove occorre

un

forte

impegno

da

parte

di

tutti,

affinché

i

Sacerdoti

si

sentano

aiutati dai loro parrocchiani, dai quali si attendono affetto, comprensione ma, soprattutto, rispetto. Non si può concludere questo delicato ed importante paragrafo in maniera semplicistica, dando l’impressione di aver esaurito gli argomenti, ma il compito di questi scritti deve necessariamente limitarsi a rievocare solo alcune affermazioni, tradotte e dettate da chi ha vissuto in prima persona la veridicità di simili esperienze. Piace, invece, terminare con una importante frase di Alvaro del Portillo, in cui sostiene che << Senza la Vergine Maria non si può raggiungere un’esistenza veramente sacerdotale>>.

Il

messaggio

finale,

ovviamente,

non

può

che

essere

rivolto

al Sacerdote, usufruendo di una frase di Padre Giulio Maria Scozzaro che,

nel

contesto

specifico

di

un

suo

libro

sul

Sacerdozio,

così

lo

esorta,

dicendo: << Sacerdote, se nel tuo cuore non Vive Gesù, cosa potrai dare agli altri? Tanto dai, quanto hai. Se non sei pieno dello Spirito di Gesù, da

quale

spirito

provengono

i

consigli

che

dai

ai

figli

spirituali

e

a

chi

ti avvicina? >>.

Abbandonarsi

a

Dio,

questo

deve

essere

il

fine

ultimo

dell’Uomo,

poiché

così

è

scritto

nella

Bibbia

<<Voglio che siate miei>> (Lv 20, 26).

. Don Saverio Martucci durante una sua Celebrazione... e durante l’Omelia.

163


Dedicato ai Sacerdoti di Cristo La

vita

esemplare

degli

ecclesiastici

illumina,

conforta

e

rasserena.

Coloro che sono chiamati alla Mensa del Signore devono brillare di purezza, con l’esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, rimuovendo ogni sozzura o immondezza di vizi e deviazioni, ogni cattivo esempio che può far scandalo. Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illuminino il mondo. Comprendano dall’Altissimo Maestro Gesù Cristo quello che Egli solennemente proclamò, non solo agli Apostoli e ai Discepoli, ma anche a tutti i Sacerdoti e Chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13). Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri. Dice infatti San Gregorio: “Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la valida predicazione”, «-specie se essa

è

artificiosamente

declamata,

con

l’aggiunta

di

una

inopportuna

gestualità ‘recitata’, ostentata da una superba voglia di apparire-». Per questo bisogna vivere nella semplicità, nell’umiltà e nell’obbedienza, per professare la Fede con la coerente testimonianza e con la semplicità dei loro pensieri. «I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento» (1 Tm 5, 17). I Sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale e l’altro personale, uno temporale e l’altro spirituale, uno transitorio e l’altro eterno. Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli Angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi Suoi ministri. Perciò, come il sole sorge sul mondo nei Cieli altissimi

di

Dio,

così

risplenda

la

luce

del

clero

davanti

agli

uomini,

perché vedano le sue opere buone e rendano Gloria al Padre che E’ nei Cieli (cfr. Mt 5, 16). «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non é fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt’intorno

e

fa

risplendere

le

cose

visibili,

così

la vita santa degli ecclesiastici giusti ed onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi é innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore. (Parte 1, Venezia 1580, 2). - Dal trattato «Lo specchio dei chierici» di San Giovanni da Capestrano (Sacerdote) -

164


<<Occorre cercare bene ed in pace il discernimento, con un’ora di Adorazione davanti al Santo Tabernacolo tutti i giorni, prima che gli eventi possano travolgere, senza più rimedio, la vita e l’eternità di coloro che ostentano una apparente coerenza con il proprio ministero>>.

Pace nel Signore !

<<

E

non

abbiate

paura

di

quelli

che

uccidono

il

corpo,

ma

non

hanno

potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna >>. (Matteo 10,28). <<Beati

voi

quando

vi

insulteranno,

vi

perseguiteranno

e,

mentendo,

diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli. Così, infatti, hanno perseguitato i Profeti prima di voi.>>. (Matteo 5, 1-12). <<Se

qualcuno

vuol

venire

dietro

di

Me

rinneghi

se

stesso,

prenda

la

sua

croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà>>.

(Marco 8, 34-35).

165


Conclusioni sul Rispetto verso il Sacro e verso la Casa di Dio «Sta scritto: “La Mia casa sarà Casa di Preghiera”. Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri» (Lc 19,45-48). Dopo

tutto

ciò

che

è

stato

sopra

esposto,

si

tenta

di

concludere

questa

carrellata

di

riflessioni,

sui

tanti

temi

scottanti

che

riguardano

tutto il popolo di Dio, con la speranza che nessuno dei Cattolici si possa ritenere esonerato dal considerare le effettive responsabilità di ognuno. Le attenzioni che occorre avere verso le necessità del clero, quindi verso il mondo ecclesiastico e della Chiesa in genere, non devono escludere, peraltro, i doveri cristiani che occorre avere verso la famiglia, la scuola e l’intera società. Al di la del rispetto verso i Sacerdoti, verso il Papa, verso la Chiesa,

quindi

verso

tutto

ciò

che

è

Sacro,

si

cercherà

di

terminare

questo compendio, alla prima parte del libro, con alcuni riferimenti, che mirano essenzialmente a “rispettare” tutto ciò che implica il buon senso e l’educazione, non solo religiosa ma anche comportamentale. Un elemento importante, quello dell’ ‘Educazione’ che, assieme al Rispetto, fa maturare ogni altro comportamento, essenziale per la vita stessa della famiglia religiosa e laica. Da tale elemento, matura l’essenza di ogni base, da cui nasce il bene, il perdono, la pace. Tutto questo, ancora, non deve essere una forma di competizione con alcuno, tanto meno una maniera per volersi distinguere, bensì un semplice atto di buona volontà, che dovrebbe essere comune a tutti, laici e religiosi, per condurre tutti ad una cosciente funzione educativa. Per entrare in chiesa, nella Casa di Dio, occorre quindi rispettare alcune regole, che non sono solo personali ed esteriori, in quanto implicano il rispetto anche verso gli altri, nel semplice contesto della buona educazione. Una particolare attenzione, alquanto trascurata, va profusa verso il modo indecoroso proposto ed accettato nei riguardi della moda. I veri cristiani non si possono esimere dall’adottare un adeguato modo di vestire, che non deve ledere il buon gusto ed il pudore. 166


“Quando si perde il pudore si perde la purezza e senza purezza si inquina la vita dello spirito, portando fango nella vita cristiana.” Tutto

ciò

non

può

essere

trascurato

in

seno

alla

chiesa,

poiché

è

parte

integrante

del

rispetto

verso

la

sacralità

del

Luogo

Santo.

Una

realtà, questa, che non può essere ignorata da nessuno! Anche se non vengono menzionati in un certo ordine, si cerca di elencare di seguito alcuni suggerimenti, tra quelli che riguardano maggiormente i doveri comportamentali del cristiano-cattolico. Inutile

rammentare

che

la

chiesa

non

è

una

sala

da

concerto,

da

teatro, o per altre manifestazioni, tanto meno un luogo comune, come spesso viene ‘usato’. Alla luce di tante esperienze, che hanno portato a determinare un grave

lassismo,

è

compito

esclusivo

dei

Parroci

evitare

concessioni

in

tal

senso, ripristinando quanto perso lungo la via nel tempo. Ecco alcuni sintetici suggerimenti, utili per tutti coloro che desiderano rispettare e far rispettare la Casa di Dio, in maniera chiara, semplice e pratica.

Non entrare in chiesa con abiti immodesti o indecorosi. Entrare in

chiesa

in

modo

indecoroso

è

un

grave

atto

di

offesa

verso

la Casa di Dio e verso il prossimo. Per questo i laici hanno il dovere di coadiuvare i Parroci, aiutandoli nel vigilare, all’entrata della

chiesa,

affinché

vengano

richiamati,

con

carità

e

paziente

umiltà, coloro che tentano di imporsi con fredda indifferenza alla buona educazione. •

Entrando in chiesa, fare il Segno della Croce, dopo aver intinto la punta delle dita nella Santiera (se manca l’Acqua Santa, informare

il

Parroco).

Fare

ciò

è

un

atto

di

Fede

e

di

figliale

devozione a Dio. 167


Se

si

transita

innanzi

all’Altare,

dove

è

custodita

la

Santa

Eucaristia,

fare,

possibilmente,

una

completa

genuflessione. •

Insegnare ai bambini a trattare con rispetto suppellettili ed inginocchiatoi. Avere un comportamento rispettoso nella Casa di Dio

significa

anche

non

fare

chiasso,

non

ridere,

non

correre,

non

parlare;;

solo

se

è

necessario,

parlare

a

bassa

voce

(così

come

si

usava

fare un tempo in chiesa, nei conventi e nei monasteri). Nel silenzio, si riesce meglio ad ascoltare e meditare la Parola di Dio. Un gesto di buona educazione e di rispetto anche verso chi sta pregando. •

Le mamme con bambini piccoli sono dispensate dal presenziare alla Celebrazione della Santa Messa. E’ preferibile una mamma ed un bambino in meno, che una assemblea disturbata e distratta. •

Non sottovalutare il Sacramento della Penitenza, bensì fare in modo che, nelle catechesi dei giovani e degli adulti, si faccia riprendere l’abitudine della “Confessione” periodica. Molti rifuggono questa essenziale esigenza di ritrovare la serenità dello spirito riconciliato con

Dio,

ricorrendo

ad

un

atto

di

“autogiustificazione”.

Ciò

avvalora

le tesi e le tendenze del protestantesimo, alimentando l’eresia, derivante dalla moderna confusione teologica. “Un’anima

che

vive

nella

tiepidezza

non

pensa

per

niente

di

uscirne,

perché

crede

di

essere

a

posto

con

il

Buon

Dio”. - Santo Curato d’Ars •

Se si ha la necessità di confessarsi, avvisare con paziente umiltà un Sacerdote od il Parroco. Se in chiesa esiste ancora un confessionale, chiedere e fare in modo che sia ripristinato, in modo che la Confessione avvenga in esso, emblema della sacralità di questo Sacramento. La riservatezza del confessionale incoraggia il penitente alla confessione, ne aumenta il ‘desiderio’ e consente al penitente stesso di essere più spontaneo nelle sue manifestazioni interiori, proprie di una vera confessione. L’abolizione del confessionale scoraggia tale atto di umiltà, specie quando questo deve avvenire apertamente in pubblico. Avendo spogliato la Confessione della sua sacrale essenza e riservatezza, i fedeli, pur volendo confessarsi, evitano di farlo e si

auto

giustificano,

eludendo,

così,

anche

la

curiosità

dei

presenti

che, anche se involontariamente, sono portati ad osservare ciò che avviene tra penitente e confessore.

168


<<A chi rimetterete i peccati saranno loro rimessi; a chi li riterrete saranno ritenuti>> (Gv 20, 21-23).

L’atto penitenziale deve avvenire con umile atteggiamento di fede ed inginocchiandosi, sempre nel pieno rispetto della ‘privatice’ e nella necessaria riservatezza, che deve esserci sia da parte del Penitente, che da parte del Confessore. •

Fare

sempre

un

buon

esame

di

coscienza,

affinché

la

confessione

possa essere intrapresa con convinta sicurezza di pentimento. •

Evitare una inutile abitudinarietà, anche se si auspica una periodica ricerca della confessione, per approfondire l’esigenza di una maggiore sensibilità spirituale verso la Santa Eucaristia. •

Nei casi in cui ci si accosta al Sacramento della Confessione, occorre scegliere i tempi stabiliti dal Sacerdote, specie quando questi deve anche Celebrare la Santa Messa. •

Al

fine

di

evitare

che

il

Sacerdote

perda

tempo

a

discapito

della

Celebrazione Eucaristica, programmare la confessione, rispettando gli orari stabiliti dal Parroco. •

Come raccomandava Pio XII “l’Immolazione incruenta della Vittima Divina

(il

Sacrificio

Eucaristico)

avviene

proprio

nel

momento

della

Consacrazione”. Per cui occorre rispettare i tempi del Sacerdote, affinché

non

venga

mai

affrettata

o

compromessa

la

devozione

ed

il

raccoglimento

del

Celebrante

nei

riguardi

del

Santo

Sacrificio.

Senza cadere nel puro “liturgismo”, occorre riconoscere che spesso la

conduzione

della

Cerimonia

Sacra

(il

Santo

Sacrificio

della

Croce), non rientra nei giusti tempi di devozione, in quanto essi sono condotti in maniera affrettata. Va ricordato, infatti, che tutti gli atti liturgici e religiosi vanno rispettati, con adeguata attenzione, nel tempo occorrente, nella devozione e nello zelo, non solo in ossequio 169


170

alle

disposizioni

del

Santo

Magistero,

ma

per

Lodare

e

Glorificare

degnamente la Maestà Divina. Durante

l’Elevazione

è

opportuno

stare

in

ginocchio

sino

al

momento

contemplato dalla liturgia, invitando coloro che rimangono seduti almeno ad alzarsi in piedi. Nel

gesto

di

scambio

della

“Pace”,

poiché

sull’Altare

è

stato

Consacrato il pane ed il vino in Corpo e Sangue di Gesù Cristo, poiché

la

Santa

Divinità

è

Viva

e

Presente,

osservare

con

rispetto

la

sacralità del momento, limitandosi a scambiare il segno di Pace solo ed esclusivamente con la persona che sta alla nostra destra od alla nostra sinistra (attualmente, nel rito Ambrosiano, ciò avviene prima dell’Offertorio, per il rispetto sacro verso l’Elevazione e la Presenza di Gesù Eucaristico sull’Altare. Sarebbe auspicabile che tale rito si uniformasse in tutte le Celebrazioni). Importante non adottare canti religiosi di autori non esperti della Liturgia o di non chiare capacità professionali. Come per i concorsi, i festival ecc. esistono esperti per evitare di ammettere autori non qualificati,

così

nella

Chiesa

dovrebbero

essere

preposti

competenti

canonici, per selezionare, valutare ed approvare ciò che può essere aderente alla Liturgia stessa, tenendo conto delle caratteristiche e dell’idoneità artistico-musicale dei motivi. I canti non dovrebbero essere scelti tra quelli nuovi o sconosciuti, per consentire a tutti i fedeli di poter partecipare. Bisognerebbe non cantare durante la distribuzione della Santa Eucaristia,

disturbando

il

raccoglimento

dei

comunicandi,

poiché,

notoriamente, con le parole dei canti si distrae ogni personale raccoglimento dei fedeli, impedendo loro la necessaria concentrazione, che avviene con l’intima Preghiera di ringraziamento durante la Santa Comunione. Tale pausa di silenzio potrebbe essere colmata dalle piacevoli note soffuse di un organo. (Va osservato, in tale contesto, che alcuni celebranti, durante la distribuzione della Santa Eucaristia, cantano assieme all’assemblea, omettendo di presentare al comunicando l’Ostia Sacra con la perifrasi: “Il Corpo di Cristo”, a

cui

si

risponde

con

l’

“Amen”!

(Anche

questa

è

una

mancanza

che va fatta rilevare a quei sacerdoti che, nel distribuire la Santa Eucaristia, non osservano tale regola).


Come

è

stato

manifestato

in

altro

paragrafo,

sul

rispetto

verso

la

Santa Eucaristia, sarebbe auspicabile ed opportuno che tutti i devoti evitino di prendere la Santa Particola in mano, bensì, dalle mani consacrate del Sacerdote, direttamente in bocca, come usa fare il Santo Padre durante le sue Celebrazioni. L’esempio di tale zelante comportamento

è

un

grande

atto

di

rispetto

verso

Nostro

Signore

Gesù, Presente nella Santa Eucaristia, Immolatosi per noi sulla Santa Croce. L’Assunzione dell’Ostia Santa in mano, diviene un atto di debolezza umana, specie quando manca la consapevole umiltà, nel non

saper

riconoscere,

in

un

simile

atto,

la

superficialità

del

gesto.

Occorre ricordare che l’educazione religiosa, il sacro rispetto verso Gesù Eucaristico dipende dallo zelo e dalla sensibilità di ognuno, ma anche dalla volontà di non volersi uniformare a certe abitudini intraprese. Va ulteriormente sottolineato, come fervorosa devozione e rispetto verso il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, che prendere la

Santa

Particola

in

mano,

oltre

che

un

atto

di

superficialità

nei

confronti

di

Gesù,

è

anche

una

mancanza

di

doverosa

riconoscenza

verso il Sacerdote, l’unico che ha le mani consacrate per il normale svolgimento di tale Sacro Rito. Solo il Sacerdote ha il potere di Consacrare l’Ostia e poter toccare la Santa Eucaristia! Un tale elemento di così grande e sublime importanza verso il Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo, Vivo e Presente nella Santa Particola, viene fatto rispettare da molti Sacerdoti che, seguendo l’esempio del Santo Padre, cercano di abituare i loro parrocchiani intingendo la Particola (il Corpo di Cristo) nel Calice (il Sangue di Cristo). Tale circostanziale

comportamento,

è

un

forte

rimedio

alla

indifferente

e

grave

superficialità

con

cui,

in

questi

ultimi

anni,

ci

si

accosta

alla Santa Eucaristia. SE DAVVERO IL PRENDERE LA SACRA PARTICOLA IN MANO, TOCCARE CON MANO GESU’ VIVO FOSSE SERVITO A SCONVOLGERE, COSI’ COME DOVREBBE ESSERE, IL CUORE DI OGNI FEDELE, TALE ATTO AVREBBE TRASFORMATO LA CHIESA DEL NOSTRO MILLENNIO… PURTROPPO ED INVECE, TALE CONTATTO DIRETTO, HA RESO PIU’ INDIFFERENTI ED IRRIVERENTI RELIGIOSI, ADULTI E, ANCOR PEGGIO, I GIOVANI!

Quale ulteriore commento serve a tutto ciò? Qualsiasi Prelato, od assistente spirituale, può trarre le opportune conclusioni.

171


Per tanti giovanissimi, oltre che per molti adulti, la ‘Comunione’, resa così

riduttiva

e

superficiale,

ha

compromesso

molta

parte

della

naturale

sacralità del Pane Vivo Eucaristico; senza parlare dei ragazzi che, talvolta nascondendo anche una caramella od ‘altro’ in bocca, tengono in mano IL CORPO DI GESU’ e Lo assumono nel tragitto di ritorno al loro posto, facendone scherzosamente un motivo quasi di ‘gioco’! Certamente tutto questo può dipendere da una pessima preparazione dei catechisti, ma anche

della

superficialità

di

chi

non

ha

saputo

prevedere

il

significato

e

le conseguenze di tale gesto. •

EVITARE, al termine della Santa Messa, specialmente dall’altare, forme ‘paesane’ di saluto, all’infuori del “Sia Lodato Gesù Cristo”. IL BUON APPETITO, la BUONA DOMENICA e la BUONA SETTIMANA, diventa quasi sempre per i fedeli un invito a rispondere e, conseguentemente, a continuare a chiacchierare, distraendo chi preferisce trattenersi in raccoglimento per una personale preghiera. Tutto concorre a disturbare l’atmosfera sacra della chiesa, ad invogliare i fedeli a parlare, ad uscire chiassosamente dalla Casa di Dio, senza un atto di silenzioso Ringraziamento. Certamente ogni inopportuno atteggiamento non facilita il compito di chi cerca di migliorare il comportamento in chiesa. •

Terminata la Santa Messa, se possibile, sostare innanzi al Santo Tabernacolo per un momento di intimo ringraziamento ed evitare, soprattutto, di parlare e salutarsi nell’interno della chiesa. •

Senza voler entrare nel merito di chi debba scegliere e preparare gli assistenti alle Celebrazioni Liturgiche, un’importante considerazione va fatta circa la formazione dei “Chirichetti”, i quali, molto spesso, non sono adeguati a tale essenziale servizio, per ben servire la Santa

Messa.

La

formazione

dei

“Chirichetti”

è

molto

importante

e, in molti casi, può essere un preludio alla vocazione sacerdotale. Per questa ragione il Parroco, come faceva un tempo, dovrebbe curare opportunamente e personalmente questo ‘mini-ministero’ dei ragazzi e non, ovviamente, delle fanciulle o delle ragazze, le quali, oltre al fatto che, per Regola canonica della Santa Sede, non sono ammesse a presenziare sull’Altare, non avrebbero nemmeno un futuro

vocazionale.

La

‘chirichetta’,

infatti,

di

per

non

si

addice

ad

un

tale

ruolo.

Tale

sacro

compito

sull’Altare,

infatti,

è

propriamente

172


ed unicamente destinato al ‘diaconato maschile’. Va fatto conoscere,

a

tale

proposito,

che

in

qualche

caso

vi

è

stata

addirittura l’illusione di poter aspirare al diaconato femminile… Occorre smentire in partenza ogni simile possibilità, precisando che

aspirare

a

ciò

è

solo

una

eventualità

concessa

a

chi

vuole

divenire una ‘sacerdotessa anglicana’, per cui la strada giusta non

è

certamente

quella

cattolica!

Occorre,

quindi,

che

i

Parroci

rivedessero le errate concessioni fatte in questi ultimi anni alle bambine ed alle fanciulle, per accontentare tante inesperte mamme, smorzando in partenza inutili e sbagliati entusiasmi! •

Un

ulteriore

accortezza,

che

occorre

far

presente

in

chiesa,

è

quella

assunta

da

molti

fidanzati

con

il

loro

comportamento.

Non

bisogna dare per scontato che tutti conoscano l’educazione, la riservatezza ed il contegno da avere in chiesa. Mano nella mano, abbracci e consensi di ogni genere non si addicono nella Casa di Dio… mostrando tanta indifferenza verso il luogo Sacro! E’ facile notare come molti innanzi al Santo Tabernacolo passano indifferenti, evitando di genuflettersi,

o

ignorando

addirittura

che

Gesù

è

Vivo

e

Presente

sull’Altare!

Anche

questo

è

un motivo per rieducare, giovani ed adulti, al rispetto verso la Casa di Dio. Alla

scuola

del

Santo

Crocifisso,

innanzi

al

Santo Tabernacolo, nel rispetto del silenzio, nel raccoglimento e nella meditazione, il cristiano impara

a

vivere

con

fede

e

generosità

una

efficace

unione con Gesù. Se l’incontro con Nostro Signore avviene attraverso la riconciliazione con Il Sacerdote assistito dai Chirichetti, formati dal Parroco. il Sacramento della Penitenza (la Confessione), l’unione intima con Gesù si perfeziona, di conseguenza, con la Santa Comunione:

il

Mezzo

più

efficace

per

avere

sostegno

nelle

prove

di

ogni

giorno, per raggiungere le vette sublimi che Dio ci Ha concesso con il Dono della Creazione, con il Suo Amore, con la Sua Vita. •

Ancora un’attenzione da parte dei fedeli, che non ascoltano più i

richiami

dei

loro

Parroci,

è

quello

di

far

rispettare

le

suppellettili

della chiesa. Tra i tanti esempi negativi, troviamo al primo 173


posto lo stato degli inginocchiatoi, spesso e ormai usati come poggia piedi, talvolta irreparabilmente danneggiati. E’ stata eloquente l’iniziativa di un Parroco che, per far sì che gli inginocchiatoi venissero utilizzati adeguatamente, ha eliminato

una

fila

di

banchi,

distanziandoli

al

punto

che

per poterli utilizzare ed inginocchiarsi occorre alzarsi dal banco. Infatti,

essendo

posti

ad

una

opportuna

distanza,

non

è

quindi più possibile poter appoggiare i piedi. •

Una utile iniziativa, per apprendere le necessità ed i suggerimenti dei

parrocchiani,

è

quella

di

porre

una

cassetta

all’entrata

della

chiesa. In essa i fedeli, oltre alla riservatezza nel deporre le personali offerte, permette di far pervenire al Parroco le loro richieste, i suggerimenti o quelle osservazioni utili alla comunità parrocchiale che, spesso e per varie ragioni, non si riesce a fare di persona. Ciò facilita il compito sia ai fedeli che al Parroco, con enorme risparmio di tempo. •

Una valida consuetudine del Parroco era quella di visitare periodicamente le famiglie della parrocchia. Questa opportunità favorirebbe un maggiore sostegno pratico alle famiglie, mentre la Chiesa assolverebbe pienamente al proprio compito pastorale, fornendo direttamente quell’assistenza necessaria a tante anime, bisognose di aiuto morale e spirituale. •

Infine,

entrare

in

chiesa

ed

assistere

alle

funzioni

senza

cronometrare i tempi, consentirebbe una maggiore partecipazione interiore, traendone certamente un arricchimento spirituale.

RIFLESSIONE - L’assunzione della Santa Particola durante la

Santa Messa, è un sublime atto di comunione con Gesù vivo. Giuridicamente, la Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.), in data 19 Luglio 1989, ha stabilito che il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la Particola sulla lingua rimane “del tutto conveniente”, quantunque i fedeli potranno scegliere tra l’uno e l’altro modo, dopo una adeguata preparazione. Comunque la Chiesa non obbliga, non impone un dovere, non vincola nessuno in tal senso. 174


Nell’ultima Cena gli Apostoli erano già Sacerdoti, perché Consacrati da Cristo poco prima con le Parole “Fate questo in Memoria di Me”. San Tommaso D’Aquino, grande teologo della Chiesa, dice: “Il Corpo di Cristo appartiene ai Sacerdoti… Esso non sia Toccato da nessuno che non sia Consacrato, nessun’altra persona ha il diritto di toccarLo, eccetto in casi di estrema necessità”, poiché “L’Eucaristia non è un cibo umano, ma E’ un Cibo Divino”. San Cirillo di Gerusalemme (316-386) esorta vivamente: “Nessuna Particella del Pane Consacrato vada perduta, perché molto più Preziosa dell’oro e delle gemme”. Perciò, anche nei Frammenti più piccoli c’E’ Presente Gesù Cristo (valido ed indispensabile, in tal caso, l’uso del ‘Piattino’). Padre Tomàs Tym, appassionato di Gesù, Verbo Divino, teologo,

filosofo,

metafisico,

che

approfondì

le

lingue

antiche

(ebraico, greco e latino), il 19 Luglio del 1989, prova un immenso dolore e commenta: “Io non darò mai la Santa Comunione sulla mano. E’ un sacrilegio e porta a moltiplicare i sacrilegi contro Gesù Eucaristico”.

Egli

offrì

la

sua

vita

a

Dio,

dicendo:

“Prendi,

o

Gesù,

la

mia

vita

per

la

libertà

della

Chiesa

e

della

mia

Patria”.

Così

fu!

“Chi ha orecchie per intendere intenda” (Lc 14, 35).

Vi sarebbero da fare molte altre considerazioni sugli attuali atteggiamenti comportamentali, per confrontarli con quel ‘galateo religioso’, che ormai ha fatto storia negli annali di tanti premurosi Parroci, rimasti fedeli alla loro vera missione pastorale e che hanno saputo dirigere il loro ‘gregge’ con pazienza, con amore e con costanza… ma si ferma qui ogni altro commento sull’attuale educazione morale e religiosa, anche nell’ambito ecclesiale. Pertanto si auspica una ragionevole attenzione da parte di tutti,

affinché,

con

un

responsabile

e

graduale

cambiamento,

si

possa

‘riproporre’

e

‘ricostruire’

quanto

è

stato

fin

ora

‘distrutto’! Avendo perso non solo l’autorità, ma anche l’autorevolezza, oggi buona parte del clero non si interessa più alla formazione educativa in seno alla chiesa, per cui non si può sperare di migliorare il ‘clima’ della famiglia, tanto meno quello della società, se non si interviene prima nell’ambito ecclesiale. Alla

luce

delle

riflessioni

sopra

espresse,

che

non

derivano

175


certamente

da

antiquati

comportamenti,

è

ragionevole

pensare

che,

con

il

buon senso ed il paterno insegnamento di qualche ‘anziano parroco’, unito alla generosa consapevolezza di qualche laico e di qualche Sacerdote, si possa riaccendere il Faro della Speranza, per ridare vita ad una nuova Luce,

per

Glorificare

Dio

Padre,

l’Onnipotente

Creatore. San Giovanni Maria Vianney, un modello di Vocazione Sacerdotale, fondata sull’importanza del Confessionale, del Santissimo Tabernacolo e della Catechesi dal Pulpito.

Papa Benedetto XVI, ripropone come modello, ai Sacerdoti del terzo millennio, la Vocazione Sacerdotale di San Giovanni Maria Vianney.

San Giovanni Maria Vianney, zelante educatore, confessore e Santo Catechista.

Don Saverio Martucci, durante una sua Catechesi.

La Cappella dove sono poste le Spoglie del Santo Curato d’Ars.

PREGHIERA DI SAN GIOVANNI MARIA VIANNEY <<Vi Amo, Signore e, la sola Grazia che Vi chiedo, è di amarVi eternamente. Mio

Dio, se la mia lingua non può ripetere, ad ogni istante, che Vi amo, voglio che il mio cuore Ve lo ripeta tutte le volte che respiro>>. 176


<<In

ogni periodo, non sono mancati alcuni dotati di spirito profetico, non in verità

per

proporre

una

nuova

dottrina,

ma

per

dirigere

l’attività

umana.>> (Somma Teologica, II

II,

q.

174,

a.

6,

ad

3.). <<Non

spegnete

lo

Spirito,

non

disprezzate

le

profezie;;

esaminate

ogni

cosa,

tenete ciò che è buono.>> (1

Ts

5,

19-­21).

E

cantavano

un

nuovo

cantico

dicendo:

Tu

sei

stato

immolato

e

Hai

comprato

a

Dio,

con

il

Tuo

Sangue,

gente

di

ogni

tribù,

di

ogni

lingua,

di

ogni

popolo

e

nazione

” (Apocalisse 5:9). Il

Santo

Padre,

il

Sommo

Pontefice,

Papa

Benedetto

XVI,

cerca

sempre più di esprimere, con umile prudenza, ma con altrettanta eloquente chiarezza, la necessità di approfondire l’Etica della Verità, della Carità e della

Giustizia,

nello

Spirito

di

Sapienza.

Ma

questo

è

un

altro

argomento,

di altrettanta importanza, che certamente va affrontato in maniera più approfondita. In

questa

circostanza,

il

nostro

impegno

è

semplicemente

quello

di

rispondere agli Inviti della Santa Madre di Dio, per affermare il rispetto verso il Magistero della Santa Madre Chiesa, testimone e custode delle Virtù teologali, promotrice e conservatrice della tradizionale Fede, ricevuta dallo Spirito di Verità. In questo contesto, per il bene di tutto il Popolo di Dio e del Mondo intero, ricorriamo all’Intercessione della Santa Madre Celeste, rispondendo

con

figliale

abbandono

ed

in

totale

fiducia

alla

Chiamata

della

Regina

della

Chiesa,

così

come

Lei

si

è

espressa

in

molte

Apparizioni.

Mettersi al servizio della Beata Vergine Maria è un grande merito,

che

ci

permette

di

ricevere

la

Grazia

Santificante

della

Viva

Fede,

un Dono incommensurabile, di cui dobbiamo esserne fedeli testimoni, tenendoLa accesa nel cuore come lampade viventi, per donarLa a chi attende, da noi cristiani, un sincero e costante esempio di amore, di carità e di pace. 177


Un invito ed un compito importante, questo, che deve coinvolgere attentamente

e

consapevolmente

tutti

i

veri

cattolici.

SARAI

PESCATORE

DI

UOMINI

LA

SANTISSIMA

VERGINE

MARIA,

L’IMMACOLATA

CONCEZIONE. (Scultura del Beato Fra Claudio Granzotto)

Novelli Sacerdoti, Devoti della Vergine Maria, l’Immacolata Concezione.

178


Considerazioni

finali

COSI’ DISSE IL SIGNORE “Ascolta Israele”…

“Ascolta Israele”… quale migliore monito per tutti, laici e religiosi! Senza l’ “ascolto” ogni altro suggerimento rimane vano. Per saper ascoltare occorre il silenzio, l’umiltà e la pace dell’animo, la purezza degli intenti, la purezza del cuore, la quiete dei sensi, il distacco dalle attrattive del mondo, l’allontanamento dal chiasso. Se nel mondo, ma anche in famiglia,

c’è

chiasso,

diventa

impossibile

ascoltare.

Occorre

ricercare

il silenzio, raccomandarlo anche ai nostri fratelli, agli altri, farlo amare con il nostro esempio, nella chiesa, nella Casa di Dio, nei conventi, nei seminari, nelle scuole, nei luoghi dove si vive l’atmosfera sacra. Solo così si può ricomporre la mente ed il cuore, per poter ascoltare la Voce dolce e

soave

di

Nostro

Signore,

per

saper

accogliere

il

Suo

Spirito

vivificante,

rigenerante, per sentire vivo l’Amore del Nostro Dio, per saperLo donare con docilità e con umile mitezza anche ai nostri fratelli. <<Occorre

opporre al modernismo le verità perfette ed assolute che hanno la loro origine in Dio, dal Quale discendono necessariamente i diritti ed i doveri degli individui, della famiglia e dello Stato e senza le quali non può sussistere la dignità e la prosperità della società civile>> ( Papa Pio XII ).

Preghiamo

la

Santa

Vergine

Maria,

la

Madre

di

tutti,

affinché

Dio

Padre Abbia Misericordia degli uomini indifferenti, degli annientatori della Fede, di tutti coloro che cercano di distogliere il Popolo di Dio, che

viene

confuso

dalle

teorie

dei

moderni

teologi,

che

modificano

le

Sacre Liturgie con comportamenti o inadeguati personalismi, di coloro che turbano il cuore dei giovani, con le false ideologie che annientano il bene dell’uomo, che distorcono la realtà. Preghiamo per tutti i fratelli in Cristo, Nostro Re e Redentore. Amen 179


*****

O Signore Nostro Dio, Che hai fatto della Beata Vergine Maria il modello di chi accoglie la Tua Parola e la mette in pratica, Apri il nostro cuore alle beatitudini dell’ascolto e, con la Forza del Tuo Spirito, Fa’ che anche noi diveniamo luogo santo in cui la Tua Parola di Salvezza oggi si compie. Per Cristo Nostro Signore.

Amen. *****

La Passione di Cristo.

“Beati coloro che avranno creduto senza aver visto”.

180

Il Cristo Redentore.

La

purificazione

dopo

la

morte.


Il combattimento spirituale e

la

serenità

interiore. La ricchezza interiore è un elemento del fascino spirituale, che si raggiunge con la perseveranza nella Fede e con l’alimento della costante

Preghiera.

In tale stato di grazia ci si avvicina sempre più a Dio,

superando

ogni

difficoltà. << Chi viene a Me e ascolta le Mie Parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha

scavato

molto

profondo

e

ha

posto

le

fondamenta

sopra

la

roccia.

Venuta

la

piena,

il

fiume

irruppe

contro

quella

casa,

ma

non

riuscì

a

smuoverla

perché

era

costruita

bene.

Chi

invece

ascolta

e

non

mette

in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza

fondamenta.

Il

fiume

la

investì

e

subito

crollò;;

e

la

rovina

di

quella casa fu grande >> ( Lc 6, 43-49). La “mistica” e l’ “ascetismo” sono importanti traguardi della vita cristiana, che possono far sperimentare la ‘Carezza di Gesù e di Maria’… “Dal

profondo

a

Te

grido,

o

Signore”. Ma prima di raggiungere tali stadi, occorre conoscere, ravvivare e sperimentare la forza della Fede, rinunciando a qualsiasi soddisfacimento personale, per affrontare con coraggio e sublime accettazione, nel segno della Croce, ogni prova ed ogni dolore. Occorre, prima di ogni cammino spirituale, rafforzare la mente dalla

distrazione

con

l’intelligente

perseveranza

e

l’umile

fiducia,

per

non farsi vincere dallo sconforto, sapendo che, come ha detto San Matteo (28,20),

“Cristo

Gesù

è

sempre

vivo

tra

noi”. L’accettazione

del

sacrificio, con l’umile donazione di se stessi per i soli Fini Divini, è

una

delle

importanti

difficoltà

da

superare, per raggiungere

le

mète

divine. Le ‘insidie diaboliche’, che si manifestano in tale stato di Grazia, sono tante e, spesso, sono accompagnate da un forte combattimento

spirituale. Per

chi,

poi,

è

uscito

da

una

crisi

religiosa

o

da

una

situazione

di

peccato, il ‘principe delle tenebre’ -il demonio- non vuole abbandonare la sua

‘preda’

e,

per

paura

che

gli

scappi

definitivamente,

cerca

ogni

mezzo

181


per paralizzare la serenità raggiunta, facendo perdere la volontà acquisita. In tal modo spera di riprendere la sua vittima, conducendola nelle tenebre del dubbio ed abbattendo, così, le forze interiori. In tale stato bisogna invocare lo Spirito Santo e seguire con serenità l’aiuto dell’Angelo Custode,

abbandonandosi

con

fiducia,

parlandoGli, cercando di allontanare ogni pensiero negativo, ogni apparente ed innocua tentazione, ogni tristezza. Essere

fiduciosi

nella

Promessa

di

Gesù,

nella

Sua

Viva

Presenza,

deve sempre e comunque essere motivo di consolazione, per riprendere la serenità perduta. Invocare

Maria, con qualche giaculatoria, serve per rientrare nella pace e nel sereno equilibrio interiore. La Madre Celeste aiuta sempre

chi

La

invoca

con

fiducia,

con

costanza

e

dedizione. Per ottenere tutto questo, bisogna essere sempre vicini al Signore Nostro Gesù, non solo con l’essere assidui alla Santa Eucaristia, ma anche con la donazione delle proprie sofferenze. Osservare e contemplare la sofferenza di Gesù innanzi alla Croce, aiuta a partecipare alla Passione di Cristo, per immedesimarsi nel Mistero Divino della Sua Missione sulla Terra. Partecipare

alla

Sua

Immolazione

sulla

Croce

è

uno

dei

più

significativi

gesti

di

totale

donazione

a

Gesù.

Queste

sono

le

migliori

fondamenta spirituali su cui deve poggiare la viva Fede, la roccia viva che non cede alla burrasca delle tempeste, ma che ci sublima nella Preghiera e nell’Ascolto di Dio. E’ bene ricordare che la ‘tristezza’, il timore e lo scoraggiamento provengono

sempre

dall’influenza

del

‘nemico

maligno’, in quanto esse penalizzano le forze interiori raggiunte. In tali circostanze bisogna sapersi accettare, perdonando ogni forma di autocritica, allontanando ogni pensiero negativo. Quando

persiste

il

turbamento

e

non

si

riesce

a

superarlo,

perché

distratti

o

presi

dalla

debolezza

nella

volontà,

è

utile

accostarsi

più

frequentemente

al

Sacramento

della

Confessione,

affinché

non

si

venga

travolti dall’abbattimento provocato dalla tentazione, che fa ripiegare nel cerchio diabolico del dubbio, per essere nuovamente coinvolti nel vortice della tristezza che conduce ad una inutile e negativa sofferenza. Una

importante

riflessione,

per

mantenere

l’equilibrio

interiore,

è

182


il ricordo di Gesù, Che, sulla Santa Croce, Ha vinto la debolezza della tentazione;;

fermarsi

innanzi

al

Crocifisso,

meditando

e

contemplando

la

Sua

Croce,

ogni

nostra

sofferenza

si

perde

nel

nulla,

poiché

la

nostra

viene vinta dalla Sua sofferenza, donata per il Suo grande Amore per noi.

Gesù Cristo, il Re dei Re... ...il Divino Redentore e Salvatore.

183


Dice Gesù: ”Ascoltate ed intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo”. Quindi il dubbio, la tristezza ed il male nascono e crescono dalla nostra debolezza, dal cedimento della volontà. Occorre, quindi, rafforzare la mente ed il cuore al colloquio intimo con Gesù, vivendo

ogni

attimo

con

la

sicura

fiducia

in

Lui

e

con

la

Preghiera.

“L’uomo

buono

trae

fuori

il

bene

dal

buon

tesoro

del

cuore;;

l’uomo

cattivo

dal

suo

cattivo

tesoro

trae

fuori

il

male,

perché

la

bocca

parla

dalla

pienezza

del

cuore.

Perché

mi

chiamate

Signore,

Signore,

e

poi

non fate ciò che dico?” (Lc 6, 43-49). La

prova,

anche

la

più

dura

ed

imprevista,

è

sempre

la

mèta

da

superare con la più completa reazione delle nostre forze. Rinunziare ad ogni illusoria attrazione, constatando la fugacità delle cose di questo mondo,

aiuta

a

riconoscere

che

l’illusione

di

ogni

altro

bene

è

solo

una

conquista di un successo momentaneo. L’inutile arrivismo, l’attaccamento ai beni terreni non servono più per l’anima

che

ha

raggiunto

la

serenità

ed il benessere interiore,

poiché

essa

non desidera altro se non l’intima pace, quella dello spirito, che proviene sempre dalla serena e dalla cosciente perseveranza nel proprio cammino di Fede e di Fiducia nell’Eterno e Misericordioso Amore di Dio. Affidarsi

al

Cuore

Immacolato

della

Santa

Madre

Celeste: questo è

il

vero

segreto

per

trovare

la

serenità

e

la

letizia

del

cuore. In Lei e con Lei, ogni devoto, sa trovare, in piena consapevolezza, l’aiuto nella battaglia contro il male, la forza e la sicurezza della vittoria. Così assicura la Vergine Maria: “ Non temete la Croce, poiché è la Croce di Gesù. Attraverso la Santa Croce la Vittoria”. “ Non temete! Nulla potrà contro di voi il mio ‘avversario’, se vivrete nell’Amore perfetto e nella Mia Luce”. Amore è anche fedeltà, umiltà, carità, prudenza e perdono.

<<Se l’uomo umilmente sta presso il Padre e Gli chiede di non permettere

che

Satana,

il

mondo

e

la

carne

trionfino

su

di

lui,

la

tentazione

non

prenderà il sopravvento. Le corone dei beati sono ornate delle gemme delle tentazioni vinte. Umili, e perciò forti, gridate al Padre Mio e vostro: “Liberaci dal male”, e vincerete il male. E

santificherete

veramente

il

Nome

di

Dio

con

le

vostre

azioni,

come

Ho detto in principio, perché ogni uomo vedendovi dirà: “Dio E’, 184


perché essi da dèi vivono, tanto perfetta è la loro condotta”,

e

a

Dio

verranno,

moltiplicando

i

cittadini

del

Regno

di

Dio >>. RIFLESSIONE

L’importanza del Sacramento della Riconciliazione. Quante

volte

andiamo

a

“confessarci”

?

Come

meditiamo

nella

nostra

coscienza

prima

di

farlo?

Cerchiamo

di

sminuire

le

nostre

colpe

“giustificandole”

davanti

al

confessore?

Le

addiciamo

ad

altri,

così

che

non

confessiamo

più

noi

stessi

ma

un’altra

persona?

Quanto

più

ci

confesseremo

con

umiltà

e

sincerità,

senza

‘addolcire’

la

colpa,

tanto

più

permetteremo

alla

Grazia

di

Dio

di

invaderci

e

nutrirci

nella

pienezza

della

Sua

Misericordia.

Il Santo Confessore d’Ars.

Il Santo Confessore G. Cafasso.

Il Santo Confessore San L. Mandic’.

Il Santo Confessore Padre Pio.

185


La Parabola del seme La “Parabola del Seme”

(Vangelo

secondo

Luca

9,

30-­37),

ci

fa

riflettere

ed agire in conformità ai contenuti proposti da queste poche pagine. Il

seme

che

muore,

come

dice

Gesù,

produce

e

vivifica.

Una chiave di lettura per rispondere alla Chiamata del Signore. Una Parabola di Vita, per far germogliare ed accogliere i Frutti della Sua Parola, per comprendere che Gesù si dona con Amore anche a chi

Lo

rifiuta,

superando

le

aspettative

di

ogni

immaginazione

umana,

nel

Mistero della Rivelazione, della Passione e della Redenzione. Lode e Gloria al Signore, Nostro Dio. Amen.

INVITO MARIANO Come Ha suggerito la Madonna, nelle Sue Apparizioni, occorre impegnarsi

nella

Preghiera,

offerta

con

fiducia,

con

costanza,

con

fervore,

dando esempio di santità, donando l’azione concreta, profusa con il cuore,

non

con

le

labbra,

affinché

cessi

ogni

profanazione

verso

tutto

ciò

che

riguarda

il

Sacro,

perché

ogni

desolazione

si

tramuti

in

serena

gioia

interiore ed in letizia. Con tale impegno, si può affrontare un cammino di crescita spirituale, maturando la nostra vita interiore, con ogni azione quotidiana di comportamento, di offerta e di dedizione. In tal modo, possiamo renderci disponibili alla Sua chiamata, per attuare i Suoi Progetti di Salvezza. Solo così si può essere pronti a Consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria, la Santa Madre Celeste, Regina della Chiesa, Regina delle Vocazioni, Regina di Tutti i Popoli. Madre del Buon Consiglio, prega

per

me. Madre dei Veri Cristiani, prega

per

me. Madre delle Vocazioni, prega

per

me. 186


III PARTE LE PREGHIERE DEL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO

LONGO

CUORE IMMACOLATO DI MARIA

Prega

per

noi. SANTISSIMA MADRE CELESTE

Prega

per

noi. NOSTRA SIGNORA DEL SANTO ROSARIO DI POMPEI,

Prega

per

noi,

che

ricorriamo

a

Voi.

Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, prega

innanzi

al

quadro

della Madonna di Pompei.

187


PREGHIERA DI LODE

A DIO PADRE * Gloria a Te, Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno, Creatore dei Cieli e della Terra; Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili. Gloria al Tuo Figlio Gesù Cristo, Portatore della Salvezza e Redentore del Mondo, Che

è

morto

sulla

Croce

per

noi. Gloria allo Spirito Santo, Che proviene da Te ed E’ in unione con Te. Gloria al Tuo Santo Regno, di Perfezione e di Giustizia, di Verità, di Bontà e di Amore, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così

sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così

sia. Ora e sempre, nei secoli dei secoli. Così

sia.

*

Chi

si

rivolge

devotamente

a

DIO

PADRE

con

questa

Preghiera,

anche una sola volta al giorno, Gesù ha promesso:

“Io

non

lo

lascio

andare

alla

perdizione

e

non

lo

abbandono “.

188


PREGHIERA DI INVOCAZIONE

A

DIO

PADRE O Mio Dio, io credo, io spero, io Vi Amo e Vi Adoro. Vi domando perdono per tutti quelli non credono, non sperano, non Vi Amano, non Vi Adorano. O Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi Adoro profondamente, Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, Presente in tutti i Tabernacoli del Mondo, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e della indifferenza con cui Egli viene offeso. O

Potenza

della

Santissima

Trinità,

per

i

Meriti

Infiniti

del

Sacratissimo Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, Vi domando la conversione di tutti i poveri peccatori. Amen. (Pater,

Ave

e

Gloria).

189


PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE DEL BEATO BARTOLO LONGO Dio, Padre di Misericordia, noi Vi lodiamo per aver donato alla storia degli uomini il Beato Bartolo Longo, ardente apostolo del Santo Rosario e luminoso esempio di laico impegnato nella testimonianza evangelica della Fede e della Carità. Noi Vi ringraziamo per il Suo straordinario cammino spirituale, le Sue intuizioni profetiche, il Suo instancabile prodigarsi per gli ultimi e gli emarginati, la

dedizione

con

cui

servì

figlialmente

la

Vostra

Chiesa e costruì la nuova città dell’Amore a Pompei. Noi Vi preghiamo, Fate che il Beato Bartolo Longo sia presto annoverato tra i Santi della Chiesa Universale, perché

tutti

possano

seguirLo

come

modello

di

vita e godere della sua intercessione. ( Tre Gloria Patri )

O Signore, Vi preghiamo umilmente di volerci concedere per la Sua intercessione la grazia che ardentemente desideriamo … ( “ Pater, Ave e Gloria ” )

190


ATTO DI RIPARAZIONE AL CUORE SACRATISSIMO Dl GESÙ O Sacratissimo Cuore di Gesù, prostrati dinanzi al Vostro Santo Altare, noi intendiamo riparare, con particolari attestazioni di onore, una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali, da ogni parte, viene ferito dagli uomini il Vostro Amatissimo Cuore. O Dolcissimo Gesù, il Vostro immenso Amore per gli uomini viene purtroppo, con tanta ingratitudine, ripagato di oblio, di trascuratezza, di disprezzo. Memori però che pure noi altre volte ci macchiammo di tanta ingratitudine, ne sentiamo vivissimo dolore e imploriamo la Vostra Misericordia. Desideriamo riparare con volontaria espiazione non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che, errando lontano dalla via della salvezza, ricusano di seguire Voi come Vero Pastore e Guida, ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo. O Misericordioso Cuore di Gesù, noi accettiamo il soavissimo giogo della Vostra Legge e, mentre intendiamo espiare il cumulo di tanti deplorevoli delitti, ci proponiamo di poterli riparare tutti. In particolare modo, desideriamo espiare per le insidie tese alle anime innocenti dalla corruzione dei costumi; le brutture della vita, che riguardano anche l’immodestia dell’abbigliamento; la profanazione dei giorni festivi; le ingiurie scagliate contro di Voi ed i Vostri Santi; gli insulti rivolti al Vostro Vicario in terra ed all’ordine sacerdotale; le negligenze e gli orribili

sacrilegi

con

i

quali

è

profanato

lo

stesso

Sacramento

dell’Amore

Divino, nel Santissimo Sacramento dell’Altare. 191


In

fine

le

colpe

pubbliche

delle

Nazioni

che

osteggiano

i

diritti

ed

il

Magistero della Santa Madre Chiesa da Voi fondata. In riparazione dell’Onore Divino vilipendiato e profanato, Vi presentiamo

il

Santo

Sacrificio

che

Voi

stesso

Offriste

un

giorno

sulla

Croce al Padre e Che ogni giorno Si rinnova sui Santi Altari: Ve Lo offriamo accompagnato con le espiazioni della Santa Vergine Maria, Vostra Madre, di tutti i Santi e delle anime pie. Promettiamo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto potremo e con l’aiuto della Vostra Grazia, i peccati commessi da noi e da tanti nostri fratelli e, per l’indifferenza verso sì Grande Amore, testimonieremo la nostra volontà di riparazione con la fermezza della Fede, la santità della vita, l’osservanza perfetta della Legge Evangelica e, specialmente, della Carità e della Giustizia. Inoltre lotteremo per impedire, con tutte le nostre forze, le ingiurie e le profanazioni contro di Voi, coinvolgendo nella buona battaglia quanti più

potremo,

affinché

tutti

uniti

potremo

seguire

e

imitare

la

Vostra

Vita

di Amore. O Misericordioso Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria, Nostra Benigna Corredentrice, Vi preghiamo di accogliere questo volontario impegno di riparazione. O Buon Gesù, con il dono della perseveranza, Conservaci nella fedele

obbedienza,

vivendo

nel

Vostro

servizio

fino

alla

morte,

affinché

anche noi possiamo un giorno raggiungere il Gaudio della Patria Eterna, dove con il Padre e con lo Spirito Santo Vivi e Regni, Dio e Signore, per tutti i Secoli dei Secoli. Amen. “ QUANTO FACCIO, DICO E PENSO, SIA TUTTO PER TE, O SIGNORE, MIO AMORE IMMENSO “. “ O SACRO CUORE DI GESU’, FAMMI SENTIRE IL TUO AMORE PER POTERTI AMARE SEMPRE DI PIU’ “. (Da “Preghiere e Meditazioni”, di Suor Agnese dalle cinque piaghe)

192


INVOCAZIONI A DIO PADRE PER OTTENERE SANTI SACERDOTI O

Signore,

affinché

si

Estenda

su

tutta

la

Terra

il

Regno

di

Dio, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

venga

Annunziata

la

Verità

del

Santo

Vangelo

e

Venga

Fatta

Conoscere

la

Grandezza

della

Tua

Misericordia, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Sia

Diffusa

la

Tua

Luce

e

Giungano

i

Doni dello Spirito Santo nel Mondo, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Sia

Sostenuta

la

nostra

Fede

e

Venga Alimentata la nostra Speranza, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Cresca

la

Carità

e

Siano

Confortati

i

fratelli poveri, gli ammalati ed i sofferenti nel corpo e nello spirito, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Sia

Testimoniata

la

Potenza

del

Tuo

Amore, con

l’Efficacia

del

Tuo

Perdono, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Sia

Proclamata

la

Tua

Parola

e

Possa EssereConsacrata la Santa Eucaristia, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Possa

Essere

Santificata

la

Tua

Chiesa, Dispensando i Doni dei Sacramenti, Donaci Santi Sacerdoti. O

Signore,

affinché

Possiamo

Essere

degnamente

Preparati

per Consacrarci al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e Nostra Madre Celeste, Donaci Santi Sacerdoti.

193


Preghiamo O Signore Gesù, per la Gloria e la Lode Perenne del Tuo Santo Nome, noi Ti Preghiamo, Manda numerosi e Santi Sacerdoti. Concedi

loro

fedeltà

e

perseveranza

nella

vocazione,

affinché,

uniti

intimamente a Te, Sommo Sacerdote, Diventino autentici Apostoli del Santo Vangelo. Tu Che Sei Dio e Vivi e Regni, in Unità con lo Spirito Santo, per Tutti i Secoli dei Secoli. Amen

Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria, Prega per noi che ricorriamo a Voi.

Novelli Sacerdoti in preghiera.

194


Quando Pregare il

Padre Nostro L’anima sincera verso Dio… Non

dice

PADRE

se

non

si

comporta

da

figlio. Non

dice

NOSTRO

se

rimane

isolato

nel

suo

egoismo. Non dice CHE SEI NEI CIELI se rimane legato alle cose futili e terrene. Non

dice

SIA

SANTIFICATO

IL

TUO

NOME

se

non

desidera

onorarLo. Non

dice

VENGA

IL

TUO

REGNO

se

insegue

le

lusinghe

del

mondo. Non

dice

SIA

FATTA

LA

TUA

VOLONTA’

se

si

ribella

alla

sofferenza

della

croce. Non

dice

COME

IN

CIELO

COSI’

IN

TERRA

se

non

sa

Glorificare Dio, mettendo in pratica le Verità del Vangelo. Non

dice

DACCI

OGGI

IL

NOSTRO

PANE

QUOTIDIANO

se

non

sa riconoscere la Provvidenza ed esprimere solidarietà verso il prossimo bisognoso, desiderare il “Pane di Vita Eterna”. Non

dice

E

RIMETTI

A

NOI

I

NOSTRI

DEBITI

se

cerca

solo

di

di-­ menticare, anziché di perdonare, condizionando il perdono di Dio. Non

dice

COME

NOI

LI

RIMETTIAMO

AI

NOSTRI

DEBITORI

se non cerca con umiltà di andare incontro al prossimo. Non

dice

E

NON

CI

INDURRE

IN

TENTAZIONE

se,

consapevole

della propria debolezza, si lascia sedurre dalle facili occasioni del ‘tentatore’. Non dice MA LIBERACI DAL MALE se non sa chiedere con umiltà al Padre la Grazia della Fede, la Speranza della Salvezza, la Perseveranza nel Bene. Non

sa

dire

AMEN

se

non

sa

sigillare

con

fervore

la

fiducia

riposta nella Preghiera.

195


Preghiera alla Vergine Santa di Loreto Vergine Santa, Madre nostra tenerissima, con

il

cuore

pieno

di

fiducia* Vi rivolgiamo la nostra preghiera. Voi che viveste con Gesù e con Giuseppe* nella Santa Casa, in umiltà, povertà ed obbedienza, otteneteci

la

grazia

di

santificarci* presso la nostra casa, in

mezzo

alle

quotidiane

occupazioni,

operando sempre sotto lo Sguardo di Dio* e per Suo Amore. Fate che la nostra vita sia gioioso servizio* a Dio ed ai fratelli, impegno cristiano nel bene, risposta fedele* alle ispirazioni dello Spirito Santo. Amen ( Salve Regina…) ( * = stacco di lettura )

(MONS.

ANGELO

COMASTRI)

La Santa Casa di Loreto.

196


Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes O Vergine Santa, nei Vostri giorni gloriosi, non

dimenticate

i

dolori

di

questa

terra. Date

uno

sguardo

di

bontà

a

quelli

che

soffrono, che

lottano

contro

le

difficoltà

di

ogni

giorno e che non cessano di temprare il loro cuore nelle amarezze della vita. Abbiate pietà di coloro che si sono amati e che sono stati separati. Abbiate

pietà

di

quanti

sperimentano

la tristezza della solitudine. Abbiate

pietà

di

quanti

sono

oggetto

della nostra attenzione. Abbiate

pietà

di

quelli

che

piangono,

di

quelli

pregano,

di

quelli

che

Vi

invocano. Abbiate

pietà

di

quelli

che

hanno

timore

di

Dio. Donate a tutti la Speranza, la Fiducia e la Pace. Amen ( Ave Maria, …)

La Madonna di Lourds, l’Immacolata Concezione.

197


Il Credo del Dolore Credo, o Mio Dio, che beati sono quelli che piangono, perché

saranno

consolati. Credo che soffrendo con rassegnazione compio in me la Passione di Cristo. Credo che in questo mondo ogni creatura geme e si addolora, aspettando il giorno della manifestazione del Figlio di Dio. Credo che non abbiamo stabile dimora quaggiù, ma che ne cerchiamo un’altra in avvenire. Credo che tutto cooperi al bene di coloro che amano Dio. Credo che essi se seminano nelle lacrime mieteranno nel gaudio. Credo che beati sono quelli che muoiono nel Signore. Credo che le nostre tribolazioni formino in noi un cumulo eterno di gloria, se amiamo non ciò che si vede ma ciò che non si vede, perché

le

cose

che

vediamo

sono

passeggere,

mentre quelle che non vediamo sono eterne. Credo sia necessario che il nostro corpo corruttibile rivesta l’incorruttibilità, che il nostro corpo mortale rivesta l’immortalità e che la morte sia assorbita dalla Vittoria Eterna. Credo che Dio asciugherà le lacrime dagli occhi dei giusti, per

i

quali

non

sarà

più

morte,

lutto,

gemito,

dolore, poiché

ogni

cosa

del

presente

mondo

cesserà. Credo che vedremo il Volto di Dio nel Suo Glorioso Regno, dove Egli ha preparato, per coloro che Lo hanno amato, Beni che l’occhio umano mai vide, né

orecchio

udì,

mente

di

uomo

può

immaginare. Gloria a Dio, Padre Onnipotente, Nostro Creatore. Amen _______________

198


San Michele Arcangelo.

Invocazione agli Arcangeli Arcangelo San Michael, Potenza di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Raphael, Medicina di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Gabriel, Messaggero di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Turiel, Fuoco di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Gaudiel, Lode di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Sealtiel, Preghiera di Dio, prega

per

noi. Arcangelo San Barachiel, Benedizione di Dio, prega

per

noi.

Salutazione a San Michele Arcangelo (di Bartolo Longo) Dio

Ti

Salvi,

o

Santo

Arcangelo

Michele,

Principe

Gloriosissimo

delle

Milizie

Celesti;;

il

Signore

E’

con

Te;;

Tu

Sei

Benedetto

fra

tutti

gli

Angelici

Cori;;

e

Benedetta

Sia

sempre

la

Santissima

Trinità,

Che

di

tanti

Doni,

Grazie,

Favori

e

Privilegi

fosTi

più

volte

arricchito.

San

Michele

Arcangelo,

Protettore

della

Chiesa Universale e del Santuario di Pompei, Prega per noi e Soccorrici nelle nostre necessità. Liberaci dal ‘dragone infernale’ e da tutti i nostri nemici visibili

di

invisibili,

adesso

e

al

punto

estremo

di

nostra

morte,

dopo

la

quale

speriamo,

mercè

il

Tuo

Potente

Patrocinio,

di

essere

presto

liberati

dalle

pene

del

Purgatorio

e

di

venire

da

Te

stesso

introdotti

alla

Beata

Presenza

di

Dio

nel

Paradiso. Così speriamo e così sia. 199


Preghiera per conoscere la propria Vocazione O MIO DIO, Tu Che Sei il Dio della Sapienza e del Consiglio, Tu Che

leggi nel mio cuore la retta volontà di piacere a Te Solo, per regolarmi nella scelta del mio stato ed essere conforme ai Tuoi Santi Desideri, concedimi, per intercessione della Beata Vergine, Madre mia e dei miei Santi Protettori, la Grazia di conoscere quale stato io debba intraprendere e,

conosciutolo,

abbracciarlo

sino

in

fondo,

affinché

io

possa

cercare

ed

accrescere in esso la Tua Gloria, operare per la mia salute spirituale e per il prossimo, in modo da meritarmi quel Premio Celeste che Tu, o Mio Dio, Hai Promesso agli esecutori del Tuo Divino Volere.

Amen

L’Istituzione del Santo Sacerdozio.

200

La Santa Vergine Maria, Regina di tutti i Popoli.


MASSIME PER AMARE GESÙ, MARIA E GIUSEPPE Ricavate dagli Scritti di San Alfonso Maria de’ Liguori

1.

Anelare

sempre

di

crescere

nell’amore

verso

Gesù,

Maria

e

Giuseppe. 2.

Fare

spesso

atti

d’amore

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe,

cominciando

dallo

svegliarsi. 3.

Addormentarsi

con

un

atto

d’Amore,

cercando

sempre

di

unire

la

propria

volontà

a

quella

della

Sacra

Famiglia.

4.

Ogni

mattina

prendere

dalle

Mani

di

Gesù,

Maria

e

Giuseppe

la

propria

croce. 5.

Accettare

e

offrire

le

proprie

amarezze

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

6.

Fare

tutto

ciò

che

può

piacere

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

7.

Visitare

spesso

il

SS.

Sacramento,

meditando

la

Passione

di

Gesù

e

i

dolori

di

Maria

e

Giuseppe. 8.

Compiacersi

dell’Amore

di

Dio,

ringraziandoLo

sempre

con

Lode

e

Gloria.

9.

Amare

le

cose

semplici

ed

Onorare

Maria

e

Giuseppe

per

Glorificare

Gesù

Cristo.

10.

Cacciare

dal

cuore

ogni

affetto

che

non

sia

per

Gesù,

Maria

e

Giuseppe. 11.

Soffrire

con

rassegnazione

le

croci

dicendo:

“così

piace

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe”.

12.

Negarsi

le

proprie

soddisfazioni

per

amore

di

Gesù,

Maria

e

Giuseppe. 13.

Essere

uniti

a

Loro,

il

più

possibile,

con

la

Preghiera.

14.

Accettare

tutte

le

mortificazioni

che

ci

abituano

all’umiltà

e

all’obbedienza. 15.

Desiderare

e

procurare

che

tutti

amino

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

16.

Desiderare

di

morire

piuttosto

che

fare

un

peccato

veniale

deliberato. 17.

Comunicarsi

spesso

e

più

volte

al

giorno

spiritualmente. 18.

Chiedere

sempre

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe

il

loro

Amore. 19.

Saper

rinunciare

alle

cose

terrene,

per

desiderare

il

Paradiso

e

poter

amare

in

Eterno

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

201


20.

Parlare

spesso

agli

altri

dell’Amore

di

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

21.

Accettare

le

cose

che

ci

sono

contrarie

per

amore

di

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

22.

Pregare

sempre

per

i

peccatori

e

per

le

anime

del

Purgatorio.

23.

Ricorrere

spesso

a

Maria

Santissima,

affinché

ci

ottenga

l’Amore

a

Gesù

Cristo.

24.

Soffrire

con

rassegnazione

le

croci

dicendo:

“così

piace

a

Gesù,

Maria

e

Giuseppe”.

25.

Negarsi

le

proprie

soddisfazioni

per

amore

di

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

26.

Essere

uniti

a

Loro,

il

più

possibile,

con

la

Preghiera.

27.

Eseguire

tutte

le

nostre

azioni

come

se

fosse

l’ul¬tima

volta.

28.

Perseverare

nelle

buone

opere

e

nella

Preghiera

in

tempo

di

aridità

spirituale.

29.

Non

fare,

lasciare

fare

niente

di

negativo

per

rispetto

umano.

30.

Non

lamentarsi

di

se

stessi,

anche

nelle

infermità.

31.

Amare

la

solitudine

per

trattenerci

da

solo

a

solo

con

Gesù,

Maria

e

Giuseppe.

32.

Scacciare

la

malinconia

e

non

farsi

coinvolgere

dalla

tristezza.

33.

Nelle

tentazioni

ricorrere

a

Gesù

Crocifisso

e

a

Maria

Addolorata.

34.

Confidare

nel

conforto

di

Gesù

Cristo

contemplando

la

Sua

Passione.

35.

Dopo

l’errore

non

confidare,

se

prima

non

ci

si

è

pentiti

nel

cuore

e

confessati.

36.

Far

bene

a

chi

ci

fa

male

e

pregare

per

loro.

37.

Parlare

bene

di

tutti

e

scusare

l’intenzione,

se

non

possiamo

l’azione.

38.

Soccorrere

il

prossimo

quanto

più

è

possibile.

39.

Non

fare,

dire

cose

che

disgustano

il

Signore

e

la

Santa

Vergine

Maria;;

quando

si

manca,

chiedere

umilmente

perdono. 40.

Parlare

sempre

con

mansuetudine

e

con

voce

bassa.

41.

Offrire

alla

Sacra

Famiglia

tutte

le

umiliazioni

che

si

ricevono.

42.

Rispettare

i

Superiori

come

Gesù

Cristo,

quando

si

manca,

chiedere

umilmente

perdono. 43.

Ubbidire

con

umiltà

e

senza

replicare,

non

cercando

di

gratificarsi.

44.

Amare

gli

uffici

più

bassi

(non

ambire

a

posti

di

potere).

45.

Non

parlare

di

sé,

in

bene

in

male.

46.

Essere

umili

anche

con

le

persone

inferiori

a

noi.

202


47.

Non

replicare

ad

un

richiamo

e

non

essere

permalosi.

48.

Non

difendersi

quando

si

è

incolpati

ingiustamente.

49.

Tacere

quando

siamo

disturbati

ed

incompresi.

50.

Rinnovare

spesso

il

proposito

di

farsi

santi

dicendo:

“Gesù,

Maria

e

Giuseppe,

voglio

essere

tutto

Vostro”.

“Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia!”

La Santa Natività di Gesù.

La Sacra Famiglia di Gesù, di Giuseppe e di Maria.

Sia Lodato sempre il Nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria; Ausilium cristianorum, Ora

pro

nobis.

203


INVOCAZIONI

E PREGHIERE, PER L’ATTO

DI

CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DELLA SANTISSIMA

VERGINE MARIA

La Regina del Cielo e della Terra La Regina della Chiesa La Regina della Pace

204


INVOCAZIONE ALLA

POTENZA DEL DIVINO AMORE Eterno Padre, in Nome di Gesù Cristo e per l’Intercessione della Vergine Maria, l’ Immacolata Concezione,

Mandaci

lo

Spirito

Santo. Vieni Spirito Santo, Vieni per la Potente Intercessione del Cuore Immacolato di Maria,

Tua

Sposa

Amatissima. Spirito Santo, Dio

di

infinita

Carità,

Vieni

con

il

Tuo

Santo

Amore

e

Confortami. Spirito Santo, Dio

della

Luce

e

delle

Virtù,

Vieni

nella

mia

mente

ed

Illuminami. Spirito Santo, Fonte

e

Donatore

di

Celesti

Lumi,

Dissipa

la

mia

ignoranza

e

Convertimi. Spirito Santo, Amore

Soave

del

Padre

e

del

Figlio,

Che

Dimori

in

me,

Trasforma

la

mia

anima. Spirito Santo, Fiore

e

Profumo

della

Santità

di

Dio,

Brucia

ogni

macchia

e

Purifica

la

mia

anima. Spirito Santo, Dio

di

Infinita

Purezza

ed

Autore

di

ogni

Bene,

Santifica

la

mia

anima. 205


Spirito Santo, Dono di Dio alla mia anima, Maestro

Interiore

e

Spirito

di

Fortezza,

Rendi

nuovo

il

mio

cuore,

Scaccia

ogni

affetto

disordinato,

perché

possa

ardere

di

puro

ed

eterno

amore. Spirito Santo, Accendi

in

me

il

Tuo

Fuoco

Divino

e

Comunica

al

mio

cuore

il

Tuo

Volere. Spirito Santo, Rendimi

forte

e

costante

nell’intraprendere

tutto

quello

che

il

Signore

Vuole

da

me. Spirito Santo, Infondi

in

me

lo

Slancio

Soprannaturale

per

l’Apostolato,

il

Coraggio

nei

sacrifici

e

l’Energia

nelle

fatiche,

per

difendere

intrepidamente

la

Santa

Madre

Chiesa,

affermando

davanti

a

tutti

l’integrità

della

mia

Fede,

con

la

vera

obbedienza

al

Papa

ed

ai

Vescovi. Spirito Santo, Circondami

della

Tua

Onnipotenza, Sostienimi

con

il

Tuo

Vigore,

Avvolgimi

nella

Tua

Invincibile

Fortezza,

per

la

Causa

di

Cristo

Signore

e

per

la

Gloria

della

Santissima

Trinità. Spirito Santo, con

profonda

umiltà

e

con

ardente

desiderio

chiedo

i

Tuoi

Santi

Doni,

per

il

Beneficio

Spirituale

e

Temporale

mio

e

di

tutti

i

fratelli

in

Cristo

Gesù. Amen ( Tre Gloria Patri … )

206


Preghiera prima della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria O

BEATA

VERGINE,

MARIA

SANTISSIMA,

Voi che Vi siete offerta al Signore in modo così perfetto da meritare di essere favorita della più sublime vocazione, a cui una creatura possa essere innalzata, degnateVi di venire in mio soccorso, per conoscere i Disegni di Dio sulla mia anima. O Madre Tenerissima, a Voi abbandono ogni inquietudine sul mio avvenire, a

Voi

affido

tutto

me

stesso,

affinché

disponiaTe

di

me

secondo il Vostro volere. O Stella del mare, siate la mia Guida; Dissipate le tenebre della mia anima, Fate tacere le voci del mondo che mi circondano. Illuminate la mia mente ed il mio cuore, affinché

io

possa

conoscere

la

Voce

di

Dio;;

Fortificate

la

mia

volontà

affinché,

dopo averla intesa, io sappia seguirla, ripetendo con Voi il mio ‘Ecce’ ed il mio ‘Fiat’. Così

sia. 207


ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA ( del Movimento

Laico

di

Preghiera

“Beato

Bartolo

Longo”

)

O Vergine Dolcissima, O Regina del Cielo e della Terra, O Madre di Misericordia, cui il Sommo Padre, per adempiere al Progetto di Amore, volle

affidarVi

la

nostra

salvezza

e

santificazione, accogliete

questa

fiduciosa

Preghiera.

Io mi consacro al Vostro Tenerissimo Cuore Immacolato. Vi

affido

tutto

il

mio

essere,

Vi dono la mia vita, tutto ciò che sono, tutto ciò che amo, tutto ciò che possiedo, tutto ciò che mi appartiene di materiale e di spirituale: il mio corpo, il mio cuore, la mia anima. Vi offro le gioie ed i dolori, i pensieri e le speranze, le parole e le azioni. O Vergine Immacolata, rinnovo nelle Vostre Mani le promesse Battesimali. Rinunzio per sempre al maligno, al nemico della nostra gioia, al ‘padre del dubbio’ e della menzogna, ai suoi inganni, alle sue opere ed alle sue seduzioni, consegnandomi fedelmente a Gesù, Dono Vivo dell’Amore di Dio per me. 208


O Maria, Madre della Speranza, fatemi scoprire la mia vocazione cristiana, per saper intuire i segreti del Vostro Amore e saper comprendere i Progetti Divini su di me. O Madre Amabile, o mia Sovrana Soccorritrice, insegnatemi le Virtù del Santo Vangelo, per imparare a pregare, a perdonare e ad amare. O Aiuto e Rifugio dei cristiani, donatemi un grande amore per la Vostra Chiesa, per il Santo Padre e tutto il Suo Magistero, sul quale invoco la Vostra particolare e Materna Protezione. O Maria, Regina del Santo Rosario,

concedetemi

i

frutti

di

questa

filiale

Preghiera: donatemi la purezza dei sentimenti, una profonda umiltà, una carità ardente, la santità dell’anima, per essere anch’io degno Apostolo del Santo Rosario, Ispiratemi quelle azioni gradite al Vostro Cuore Immacolato, affinché

tutto

si

armonizzi

con

l’amore

in

Voi e con la fedeltà alla Parola di Gesù, Nostro Redentore. Fate che, con il mio esempio, possa manifestare agli altri la Grazia ricevuta con il dono della Fede e dell’Amore, per condurre all’ovile della Vostra Santa Chiesa molti miei fratelli in Cristo.

• • •

O Misericordiosa Madre e Regina della Chiesa, Vi domando tre Grazie speciali: per non venire meno alle mie promesse, fatemi evitare il peccato ed essere Vostro per sempre; fatemi essere fedele e costante nell’onorarVi con la Preghiera del Santo Rosario; fatemi

combattere

fino

alla

fine

con il vessillo della Santa Corona che mi unisce al Cielo. 209


O Madre dell’Amore Eterno, o Purissima Vergine Maria, Che, per Opera della Santissima Trinità, con la Vostra Immacolata Concezione, fosTe eletta Tabernacolo della

Divinità, Voi Che, nel Mistero dell’Incarnazione, fosTe fatta Vera Madre di Dio, Voi Che stando in Adorazione con gli Apostoli nel Cenacolo fosTe Infiammata

di

Spirito

Santo, Infondetemi

l’ardente

e

fiduciosa

volontà per

Glorificare

l’Ispiratore

di

ogni

Bene,

affinché

Egli,

con

il

Fuoco

del

Suo

immenso

Amore, Trasformi

e

Santifichi

la

mia

anima. O Madre della Speranza e della Divina Grazia, Sostenetemi

nei

momenti

difficili

della

mia

vita

terrena, affinché,

nell’ultima

ora, con il Vostro Nome sulle mie labbra, possa

ottenere

la

Vittoria

finale, per essere accolto nella Corte degli Angeli e dei Santi e giungere nella Gloria del Cristo Risorto. Amen

Ringraziamo la Vergine Santissima per averci accolto nella Schiera dei

Suoi

devoti

figli.

RendiamoGli

testimonianza

della

nostra

devozione,

facendoci condurre docilmente nell’Amore del Suo Amatissimo e Divino Figlio, con un Atto di Consacrazione al Sacratissimo Cuore Gesù.

210


ATTO DI CONSACRAZIONE AL SACRO CUORE DI GESU’ Il Tuo Cuore, o Gesù, E’ Asilo di Pace, il Soave Rifugio nelle prove della vita, il Pegno Sicuro della mia Salvezza. A Te mi Consacro interamente, senza riserve e per sempre. Prendi possesso, o Gesù, del mio cuore, della mia mente, della mia anima, del mio corpo e di tutto me stesso. I miei sensi, le mie facoltà, i miei pensieri ed affetti sono Tuoi, o Gesù. Io mi dono interamente a Te, O Mio Gesù. Ora che tutto Ti ho offerto, che tutto Ti ho donato, che tutto appartiene a Te, o Mio Signore, voglio amarTi sempre più, voglio vivere e morire di amore per Te. Fa, o Gesù, che ogni mia azione, ogni mia parola, ogni palpito del mio cuore, siano un dono di Amore per Te. O Sacro Cuore di Gesù e Mio Signore, Fa che l’ultimo mio respiro sia la mia ultima offerta a Te, in un atto di ardentissimo e purissimo Amore per Te. Amen. 211


Affidamento

alla

Santa

Madre

Celeste Madre mia! Vedendomi sempre travolto dal turbinio degli affetti umani, aggrappato alla illusoria protezione ed al conforto delle creature, con vivo pentimento penso alla Vostra solitudine, da Voi cercata ed amata con umiltà. Madre mia! Aiutatemi,

Vi

prego,

affinché

possa

anch’io

accettare con fede gli abbandoni, i tradimenti, le calunnie, le derisioni, la solitudine, che tanto mi aiutano a distaccarmi da tutto, felice di attendere l’eterno

Incontro,

quando,

chiusa

per

sempre

la

porta

delle certezze umane, Vi rivedrò, Madre mia, Rifugio dei peccatori, Madre degli orfani, dei delusi, dei perseguitati. Madre mia, Vi vedrò, Vi ammirerò,Vi benedirò, perché nel pianto, nelle tante tribolazioni, Siete stata il mio Rifugio, Statua della Madonna il mio Aiuto, la mia Salvezza. ( Ave Maria...) di Fatima Pellegrina.

Beneditemi,

O

Maria

! Beneditemi, O

Maria

! quando inginocchiato innanzi al Buon Dio, Gli offro il tributo mattutino delle mie Lodi e delle mie Preghiere; Gli presento il mio cuore e Lo supplico di Illuminarmi, Assistermi e Proteggermi per tutta la giornata. Beneditemi, O

Maria

! quando mi incammino la dove il dovere mi chiama, quando lavoro, passando da un’occupazione all’altra, quando studio o mi affatico. Beneditemi, O

Maria

! quando le prove e le contraddizioni, i dubbi e la stanchezza, vengono ad esercitarmi nelle virtù, quando la Misericordia 212


Divina

mi

presenta

il

calice

del

dolore,

per

provarmi,

per

purificarmi,

per

rafforzarmi. Beneditemi,

O

Maria

! quando le forze del maligno si scatenano contro di me, per tentarmi con gli esempi, per lusingarmi con le seduzioni, per travolgermi con i piaceri. Beneditemi, O

Maria

! quando al tribunale di penitenza cerco il rimedio ai miei mali, la guarigione alla mia povera anima, la forza per resistere alle mie passioni. Beneditemi, O

Maria

! quando mi accosto alla Sacra Mensa, per ricevere il Pane degli Angeli, il Vostro Gesù. Beneditemi, O

Maria

! quando stanco dalle fatiche giornaliere, mi reco al

riposo,

al

fine

di

riprendere

con

nuovo

slancio

e

maggior

fervore

la

‘via

del cielo’. Beneditemi, O

Maria

! e la Vostra Benedizione mi accompagni in ogni istante: di giorno e di notte, nella gioia e nella tristezza, nel lavoro e nel riposo, nella sanità e nella malattia, nella vita e nella morte, nel tempo e nell’Eternità ! Amen Beneditemi, O

Maria

!

Concepita senza peccato; Beneditemi, O

Maria

! Figlia dell’Eterno Padre; Beneditemi, O

Maria

! Sposa dello Spirito Santo; Beneditemi, O

Maria

!Madre del Divin Figlio Gesù; Beneditemi, O

Maria, nel

Nome

del

Padre

e

del

Figlio

e

dello

Spirito

Santo. Così sia, o Dolce, o Pietosa, o Amabile Maria. (Tre Ave Maria)

Preghiera per il Voto di Castità (Dopo matura meditazione e dietro assistenza del confessore) O SANTISSIMA TRINITA’, Padre, Figlio e Spirito Santo, io, Vostro umile

figlio

ed

indegna

Vostra

creatura,

alla

presenza

della

Mia

Sovrana

e

Regina, Maria Santissima Immacolata, per unirmi sempre più intimamente a

Voi,

Vi

prometto

con

voto

di

osservare,

da

questo

momento

fino

a

(stabilire una data), un’intera e perfetta castità di pensieri, di parole, di 213


opere, di desideri, mediante la Vostra Potente Grazia ed il Materno Aiuto di Maria Santissima, mia Regina e Padrona. Accogliete, o mio Signore, questo voto imporporato dal Preziosissimo Sangue del Vostro Diletto Figlio Gesù, Agnello Immacolato, nostro Redentore, che ho ricevuto nella Santissima Eucaristia. Concedetemi, o Padre Onnipotente, la Grazia di osservare fedelmente quanto solennemente Vi prometto. Ve lo chiedo per intercessione della Vergine Immacolata, Regina dei Vergini, del mio Angelo Custode, di San Giuseppe, Custode della Verginità di Maria Santissima, di San Giovanni evangelista e di Tutti i Santi Protettori. Così Sia. Amen (Tre

Gloria

al

Padre)

Preghiera per la Professione di Fede, per rinnovare i Voti ed invocare la Benedizione di Dio Padre. O Padre Onnipotente, Origine e Fonte di ogni Benedizione, Che

Vi

compiacete

della

crescita

spirituale

dei

Vostri

figli, Salvateci per la Vostra Misericordia * e Mostrateci la Vostra Benevolenza. Noi, detestando tutte le nostre passate negligenze * e le colpe commesse, Vi chiediamo di Risanarci e Rinnovarci nello spirito, affinché

possiamo

realizzare

i

Vostri

Disegni

di

Amore. Amen O Dio e Nostro Signore,

noi

confidiamo

nel

Vostro

Divino

Amore

e speriamo in Voi. Vi

supplichiamo

umilmente

affinché, con la Potenza del Vostro Spirito * e con la Grazia del Cristo Risorto, possiamo essere liberi da ogni male * ed essere sempre guidati sulla Via che conduce a VOI. Amen.

214


O Dio, Che in Cristo Gesù * Avete rivelato al mondo la Vostra immensa Gloria, Fate che portando ogni giorno, fedelmente e con dedizione, la nostra Santa Croce, possiamo conformarci * all’Immagine del Vostro Amabilissimo Figlio Gesù. Amen. O Padre Misericordioso ed Eterno

Che,

nella

Vostra

infinita

Bontà,

Donate

ai

Vostri

figli

la

vocazione*

per aderire al Disegno della Vostra Divina Sapienza, Concedete a noi di imitare* e partecipare alla Passione di Cristo Gesù. Per la nostra santità, per la salvezza delle famiglie laiche e religiose* a Voi consacrate* e per il trionfo della Vostra Santa Chiesa, Vi offriamo tutte le nostre sofferenze

morali,

spirituali

e

fisiche. Amen. O Dio, Unico e Trino, Luce del Sapiente Amore Divino, Donateci la perseveranza e la dedizione nel cammino intrapreso e, con la Grazia dello Spirito Santo* e con l’Aiuto dell’Immacolata Vergine Maria, Concedete a noi il fermo proposito* di vivere sempre il bene della castità -carisma dell’amore e della perfetta letizia-, della povertà

-­che ci libera da ogni vincolo terreno-, dell’obbedienza - che ci fa testimoniare gli insegnamenti della Santa Madre Chiesa -, affinché

possiamo

divenire

strumenti

di

Fede,

di

Speranza

e

di

Carità. Amen. O Padre Benedetto del Signore Nostro Gesù Cristo, Concedete, ancora, di imitare l’esempio* ed il fervore dei Vostri Santi Beati, come San Francesco, Sant’Antonio, Santa Bernardetta, il Beato Fra Claudio, il Beato Bartolo Longo * e tutti i Vostri Eletti, affinché

possiamo

anche

noi,

un

giorno, far parte della loro mirabile schiera, nel Gaudio Eterno del Paradiso. Amen. 215


O Beatissima e Santissima Trinità, Spirito di Sapienza e Carità Perfetta, Custoditeci, Vostri servi, all’Ombra delle Vostre Ali * e Guidateci nei Divini Sentieri. Rinnovando il nostro impegno di amore, di fedeltà e di lode, noi

Vi

Glorifichiamo

e,

per

intercessione

di

Gesù

Cristo,

Nostro Signore, Invochiamo la Vostra Santa Benedizione: nel Nome di Dio Padre, del Figlio Gesù e dello Spirito Santo. Amen. ( Gloria

al

Padre… )

Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno, per

la

salvezza

dei

propri

cari. Padre Santissimo, Onnipotente ed Eterno, in Nome del Tuo Figlio Gesù Cristo, Morto per noi sulla Croce, Ti chiediamo con cuore sincero:* Dona a tutti

i

nostri

familiari*

la

Fede

ed

il

Tuo

Santo

Spirito,

affinché,

con

la

Grazia

della conversione, possano vivere sempre* secondo gli Insegnamenti Evangelici del Tuo Figlio Gesù. Padre Buono e Misericordioso, nel Nome del Tuo Prediletto Figlio, il Cristo Gesù, Intervieni con il Tuo Perdono, con la Tua Grazia, con il Tuo Amore Misericordioso. Amen (Gloria al Padre …) ( * = stacco di lettura )

216


Riflessione

alla

Preghiera

di

Suffragio << - < … > - … Per questo ancora la Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che, già destinata alla trionfante, ancora

ne

è

esclusa

per

l’espiazione

soddisfattoria

delle

mancanze

assolte,

ma non interamente scontate davanti alla perfetta Divina Giustizia. Tutto nell’Amore

e

per

l’Amore

deve

farsi

nel

Corpo

Mistico,

poiché

l’Amore

è

il Sangue che circola in esso. Sovvenite i fratelli purganti. … E in verità vi

dico

che

il

suffragio

ai

morti,

perché

entrino

nella

pace,

è

grande

opera

di

misericordia, della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. Quando, alla resurrezione della carne, sarete tutti raccolti davanti a Cristo Giudice, fra quelli che Io Benedirò saranno anche coloro che ebbero amore ai fratelli purganti, offrendo e pregando per la loro pace>> .

Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo

O

Beata

Vergine

del

Suffragio,

O

Santa

Vergine

Maria,

Vi

raccomando

le

anime

di

tutti

i

miei

cari

defunti.

Vi

raccomando

anche

le

anime

di

tutti

coloro

che

sono

stati

dimenticati.

Per

coloro

che

soffrono

in

Purgatorio

sovvenga

la

Tua

Misericordiosa

ed

Amorevole

compassione

di

Madre. ( Ave Maria … ) Santa Vergine Del Carmelo, Rifugio delle Anime, prega per noi.

217


ORAZIONE A GESU’ REDENTORE PER OTTENERE UNA SANTA MORTE

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Padre di Misericordia, con un cuore umiliato, Vi raccomando la mia ultima ora e ciò che mi attende dopo di essa. Quando le mie mani non

potranno

più

stringerVi

Crocifisso: Misericordioso

Gesù,

Abbiate

pietà

di

me! Quando le mie labbra pronunzieranno per l’ultima volta il Vostro adorabile Nome: Misericordioso

Gesù,

Abbiate

pietà

di

me! Quando

il

mondo

intero

sparirà

intorno

a

me,

poiché

gemerò

nell’angoscia

dell’agonia: Misericordioso

Gesù,

Abbiate

pietà

di

me! Quando il mio debole cuore, oppresso dal dolore della malattia,

terminerà

i

suoi

battiti: Misericordioso

Gesù,

Abbiate

pietà

di

me! Quando

la

mia

anima

comparirà

innanzi

alla

Vostra

Santa

Presenza

e

vedrà,

per

la

prima

volta,

lo Splendore Immortale del Vostro Divino Volto: Misericordioso

Gesù,

Abbiate

pietà

di

me! “ O mio Signore e mio Dio, io

accetto

e

Vi

offro

le

afflizioni,

i dolori e gli affanni della mia morte, che

affido,

fin

d’ora,

alla

Santa

Volontà

della

Vostra

Infinita

Misericordia”. Amen (Preghiera di richiesta a Cristo Gesù, da Invocare possibilmente tutti

i

giorni,

innanzi

al

S.S.

Crocifisso).

218


LA DEVOZIONE DELLE “ TRE AVE MARIA “ Per il Potere che Ti Ha concesso l’Eterno Padre: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,

o

Maria... Per la Sapienza che Ti Ha concesso il Divin Figlio Gesù: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,

o

Maria... Per l’Amore che Ti ha concesso lo Spirito Santo: o Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del maligno, in vita e, particolarmente, nell’ora della morte. Ave,

o

Maria...

La Regina del Divino Amore.

219


LE

TRE

SANTE

E

POTENTI

SUPPLICHE PER L’ANIMA IN AGONIA O

PER

QUELLA

DI

UN

DEFUNTO Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Che con il Sudore del Tuo Preziosissimo Sangue* nell’Orto degli Ulivi* Offristi per noi, all’Amato Padre Celeste, la

Tua

Santissima

Passione,

Abbi

pietà

del

Tuo

figlio/a

……................

e,

per la Tua Divina Giustizia, pur se dovesse meritare il castigo* a causa dei

peccati

commessi,

Riconcilialo/a

con

Te*

e

Accetta

in

dono,

per

la

sua

salvezza,

gli

affanni,

i

dolori

e

le

afflizioni*

che

lo/a

hanno

oppresso/a

nella sua ora di angoscia e di agonia. O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!

Amen

!

Amen

! (Pater, Ave e Gloria) O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che con mitezza Donasti il Tuo Preziosissimo Sangue* e Moristi per noi sul Tronco della Croce, sottomettendo la Tua Volontà al Padre Celeste, libera l’anima del Tuo figlio/a

……................

*

da

ogni

peccato*

e,

in

virtù

delle

Tue

Sante

Ferite*

e

per

gli

infiniti

Meriti*

del

Tuo

Santo

Martirio,

Salvalo/a

dall’espiazione

delle sue colpe* che possono essere state causa* di perdizione eterna. O Dio Onnipotente e Misericordioso, Concedi questa Grazia, per il Nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, ora e per sempre, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!

Amen

!

Amen

! (Pater, Ave e Gloria)

220


O mio Gesù, mio Dio e mio Signore, Figlio di Dio e della Beata Vergine Maria, Dio e Uomo, Tu* Che per l’Immenso Amore Divino* fosTi attirato dal Cielo nel Seno della Vergine Benedetta, Condividendo con noi la natura umana* in questa valle di sofferenze, Consentendo, quale segno di Grande Amore per noi, di essere condannato a morte, di morire ed essere sepolto, per poi Risorgere, Fa che l’anima del Tuo figlio/a

……................,

dopo

la

sua

ultima

dura

prova,

sia

stata

ispirata

e

salvata* dalla Luce della Tua Divina Sapienza. O Pietoso Gesù, che Hai donato il Tuo Santo Corpo* come Vero Cibo* e che Hai Versato il Tuo Preziosissimo Sangue* come Vera Bevanda, Tu, Che con la Forza del Tuo Potere Divino* Hai mandato lo Spirito Santo* nei Cuori dei Tuoi Apostoli* e nei cuori di tutti coloro* che sperano e credono in Te, Rimetti, con la Tua Santa Benedizione, i peccati del Tuo fedele

figlio/a

……................. O Misericordioso Gesù,

Concedi

a

questo

Tuo

figlio/a

……................

*

il

sublime

Dono

della

Salvezza*

e

della

Luce

Eterna.

Accoglilo/a,

con

la

Tua

Infinita

Misericordia,

nel

Regno

dei

Cieli,

nella

Gloria

del

Padre Celeste, Che Vive e Regna con Te, in Unione con lo Spirito Santo, per tutti i Secoli, dei Secoli. Amen!

Amen

!

Amen

! (Pater, Ave e Gloria)

Suppliche del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” , da invocare presso gli agonizzanti o per i defunti, da divulgare ed esercitare con pia dedizione.

L’AGONIA DI SAN FRANCESCO (del Caravaggio)

221


Benedizione di San Francesco Il Signore Gesù Sia con me (o con noi) per Difendermi (o Difenderci), Sia in me (o in noi) per Custodirmi (o Custodirci), mi (o ci) Preceda per Guidarmi (o Guidarci), mi (o ci) Segua per Proteggermi (o Proteggerci), mi (o ci) Guardi Benigno dall’Alto per Benedirmi e Santificarmi

(o

Santificarci). Amen Per Intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe, mi (o ci) Benedica Dio Onnipotente, Il Padre, Il Figlio e Lo Spirito Santo. Amen LODI DIVINE IN RIPARAZIONE DELLE BESTEMMIE

(in

fine

ad

ogni

Santo

Rosario,

dopo

la

Santa

Messa,

dopo

Tridui,

Novene

o

Preghiere)

DIO

SIA

BENEDETTO Dio sia Benedetto. Benedetto il Suo Santo Nome. Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Benedetto il Nome di Gesù. Benedetto il Suo Sacratissimo Cuore. Benedetto il Suo Preziosissimo Sangue. Benedetto Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Altare. Benedetto lo Spirito Santo Paraclito. Benedetta la Gran Madre di Dio, Maria Santissima. Benedetta la Sua Santa ed Immacolata Concezione. Benedetta la Sua Gloriosa Assunzione. Benedetto il Nome di Maria Vergine e Madre. Benedetto San Giuseppe, Suo Castissimo Sposo. Benedetto Dio nei Suoi Angeli e nei Suoi Santi. Così sia.

Don Saverio, in ginocchio ai piedi dell’Altare, soleva terminare la Santa Messa e le Funzioni Liturgiche con l’Ave Maria e le Lodi di Riparazione.

222


IL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO

BARTOLO

LONGO (ispirato da Don Saverio Martucci)

(per

l’Apologetica

e

l’Etica

Religiosa,

il

Rispetto

della

Chiesa

-­Tempio

Divino-­,

la

Spiritualità

nella

Preghiera

ed

il

Culto

del

Santo

Rosario)

Il Movimento è nato nel paese natìo del Beato Bartolo Longo, per far conoscere

la

figura

del

Beato

e

divulgare

la

Preghiera

del

Santo

Rosario.

In

parallelo, è nato anche un gruppo per le “Attività Umanitarie Beato Bartolo Longo” che, in collaborazione con altre Associazioni e Parrocchie, ha sostenuto la

costruzione

di

un

Orfanotrofio

in

India,

con

il

nome

di

“Casa

della

Divina

Misericordia Beato Bartolo Longo”. Attualmente le Attività, collaterali con l’Orfanotrofio,

si

stanno

prodigando

per

la

realizzazione

di

un

nuovo

Progetto.

Una

impresa

di

attiva

partecipazione,

per

il

recupero

e

l’istruzione

di

quei

giovani che sono portati alla spiritualità, per la formazione di sante vocazioni sacerdotali.

Si

auspica

di

poter

sostenere

questo

nuovo

Progetto,

per

farlo

divenire, in futuro, un Seminario dei Padri Longhiani. Principali

finalità

che

riguardano

il

Coordinamento

del

“Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”. Cosa è il Movimento? Trattasi

di

un’adesione

di

uomini

e

donne

(giovani

ed

adulti),

che

si

riconoscono integralmente nella dottrina della Chiesa, offrendo il loro tempo, in

rapporto

a

quanto

prestabilito

dall’organizzazione

interna,

per

approfondire

la conoscenza della vita del Beato Bartolo Longo, pregare con devozione in privato, in comunità od in Parrocchia, il Santo Rosario, divulgarne la pratica tra i giovani e gli adulti, meditandone i contenuti evangelici. Gli aderenti operano in assoluta autonomia e possono collaborare con parrocchie, associazioni ed istituzioni religiose, per promuovere incontri di apologetica, meditazione ed approfondimento dei valori religiosi alla luce del Santo Vangelo, per perfezionare l’etica cristiana e di comportamento, nel rispetto dei luoghi sacri e del culto cattolico-cristiano, per crescere nella testimonianza delle virtù teologali e morali. 223


Da chi è formato il Movimento? E’ formato da cattolici, anche appartenenti ai diversi Movimenti, Associazioni Cattoliche o Cenacoli di Preghiera. Non vi è alcuna forma di concorrenza

tra

l’iniziativa

del

Movimento

ed

altri

gruppi,

poiché

questa

non

è

una nuova forma di associazionismo, ma è semplicemente un aiuto laico alla Chiesa Cattolica - come auspicato dal Santo Padre -, per riscoprire e diffondere la Verità alla Luce del Santo Vangelo, ravvivare la Fede, là dove è stata assopita dal secolarismo, attraverso la spiritualità della Preghiera. Come si aderisce al Movimento? 1. Poiché non esiste alcuna tessera, possono partecipare tutti coloro che fanno parte di altre Associazioni Cattoliche e che desiderano di aderire anche a questo

Movimento

di

Preghiera. 2. Possono far parte tutti i battezzati cattolici che intendono seguire, anche in privato, le indicazioni suggerite dal Movimento di Preghiera. 3. Si può aderire, con la volontà di collaborare attivamente alle iniziative del Movimento di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, dopo aver condiviso i contenuti del libro “Invocando Maria ”, conosciute e fatte proprie le “Indicazioni per

i

Consacrati

al

Cuore

Immacolato

di

Maria”,

suggerite

in

altro

specifico

opuscolo del Movimento di Preghiera. Quale è l’identità e la linea del Movimento? Il Movimento è indipendente, sceglie in assoluta libertà gli aderenti, le iniziative e le attività. L’unico controllo del Movimento è sulla coerenza tra la linea delle finalità

religiose

fedeltà

al

Santo

Padre,

alla

Chiesa

ed

al

culto

cristiano-­ cattolico – e le iniziative personali, che devono rispettare l’identità del Movimento stesso. Esistono degli obblighi per gli aderenti al Movimento? Il partecipante che vuole aderire non è vincolato a nessuna condizione, ma deve far propri alcuni modesti impegni spirituali, da ripetere nel corso dell’anno con

la

Preghiera,

seguendo

le

finalità

dei

Consacrati

al

Cuore

Immacolato

di

Maria. Oltre all’impegno della Preghiera ed al rispetto dei suggerimenti esposti nell’opuscolo dei Consacrati, gli aderenti al Movimento possono esplicarsi in altre iniziative collaterali al Movimento stesso, organizzando iniziative progettuali di Attività Umanitarie o Culturali, all’insegna e con il Nome del “Beato Bartolo Longo”.

A

tal

fine,

ogni

associato

può

organizzare,

aderire

o

collaborare

ai

singoli

Progetti,

se

si

sente

portato

di

partecipare

alle

finalità

delle

iniziative,

secondo le inclinazioni, le ispirazioni ed il personale talento, così come volle e fece lo stesso Beato Bartolo Longo nella valle di Pompei.

224


Molte

finalità

del

Movimento

fanno

fede

a

quanto

contemplato

nel

libro

“INVOCANDO MARIA”, dedicato al Beato Bartolo Longo che, assieme ad alcune Preghiere e meditazioni dello stesso Beato, contiene i principi essenziali della

Scuola

Longhiana.

Una

prerogativa

del

Movimento

è

l’impegno

quotidiano

di pregare per la Canonizzazione del Beato (vedi pag. 188).

LE MASSIME DEL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO

BARTOLO

LONGO V/ Signore Apri le mie labbra R/ e la mia bocca proclami la Tua Lode.

AD JESUM PER MARIAM Silenzio – Umiltà – Preghiera – Penitenza – Apostolato Creare strumenti di concordia – Offrire con Letizia Obiezione e digiuno televisivo L’emulazione è la base della comunità del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”. Il desiderio di ogni componente non è quello di essere sempre il primo, ma quello che sia sempre l’altro ad esserlo, coinvolgendo il prossimo, per trascinarlo, aiutarlo e sostenerlo nel bene e nella Preghiera.

“Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti” (Mc 9, 30-37).

PACE E SERENITA’

Invocando

Maria 225


IL DEVOTO

CANTO

DEL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO

Preghiera (Alla

Vergine

Maria,

Regina

del

Santo

Rosario) Come è dolce la mia pena mentre recito il Rosario, dico sempre “Grazia Plena” Oh

Maria!...

Nel

Santuario. Volgo gli occhi sull’Altare e

Ti

porgo

il

mio

saluto e continuo il mio penare nel silenzio più assoluto. O benigna Madre Pia, Sei del Mondo lo splendore, io

Ti

sento

sempre

Mia nella gioia e nel dolore. Tu

infondi

la

Speranza, ad ognuno rechi conforto, nella mia perseveranza nel

mio

cuor

sempre

Ti

porto. Sei l’Amore, la Mitezza. Quando il mare è tempestoso Sei mia Ancora e Salvezza Sul

Tuo

Cuore

mi

riposo. (GIANNI

MONTANARO)

226


L’INNO DEL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO

INNO

A

MARIA Testo Gianni Montanaro

Musica Eupremio Galasso

227


228


INNO A MARIA O Dolce Maria, Tu Guida e Sostegno, Insegni la Via Che porta al Tuo Regno.

Consoli gli afflitti, Lenisci i tormenti, Plachi i conflitti, Unisci le genti.

Sei la Regina Superna del Cielo, Tu la Divina in candido velo.

O Santa Maria, Che ognuno Ti onora, Tu Sei l’Armonia, Tu sei l’Aurora.

Sei Faro sul mare, Tu doni la Luce, Sei Stella Polare Che al porto conduce.

Amen

229


I LIBRI E LE SCULTURE

DEL MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO BARTOLO LONGO

230


LA RECENSIONE DEL LIBRO

Bartolo Longo da Latiano a Pompei

Invocando

Maria L’attuale società, invasa da una eccessiva comunicazione e da un’altrettanta incomunicabilità e solitudine, rincorre affannosamente sensazioni e suggestioni futili,

perdendosi

sempre

più

sotto

il

peso

dell’effimero,

disperdendo

la

consapevolezza di ciò che davvero è necessario all’uomo. Egli, travolto sempre più

dall’esteriorità

consumistica,

sente

la

necessità

di

verificare

la

propria

essenza spirituale, per poter ritrovare la serenità interiore. L’esigenza di un ritorno all’essenziale, fa ritrovare nella ‘Parola di Dio’ il valore e la bellezza della scoperta interiore. Papa Benedetto XVI, nella sua prima Enciclica << DEUS Caritas Est >>, manifesta la grande importanza dei valori perduti, riproponendo la bellezza della vita e la profondità della sua essenza nel fondamento della nostra cristianità, per farci riscoprire

come

e

quanto

<<

Dio

è

Amore

>>.

Non

è

una

novità

per

il

Cristiano

riconoscere come l’Amore di Dio abbia donato all’uomo l’Amore di Cristo, fattosi anche

Lui

uomo

per

noi.

Ma

per

godere

a

pieno

queste

Verità,

occorre

che

l’uomo

verifichi

il

proprio

cammino

di

vita,

senza

perdersi

oltre,

per

ritrovare

una

essenzialità

che

lo

conduca

ad

un

migliore

e

sereno

vivere.

Alla

luce

di

queste

verità, nell’ambito di un Progetto per un mondo migliore

e

consapevoli

di

quanta

importanza

rivesta

l’Aiuto

della

Madre

Celeste,

nell’80°

anniversario

della

morte

di Bartolo Longo, devoto di Maria, Don Saverio Martucci propone la lettura di un libro,

stampato

per

questo

scopo:

verificare

e

riscoprire

le

proprie

radici

di

Fede,

considerare alcune proposte sull’educabilità, secondo lo spirito cattolico. In

questo

contesto,

l’esempio

di

Bartolo

Longo,

sulla

scia

dei

grandi

santi,

provati dalle tentazioni del mondo, ispirato dal richiamo Divino, supera le insidie del maligno, ritrovando l’originale Fede e divenendo Apostolo della Preghiera alla Beata Vergine Maria: il Santo Rosario.

231


INVOCANDO MARIA non

è

il

solito

libro

di

preghiere,

ma

qualcosa

di

più:

un

modo

nuovo

di

interrogarsi,

di

equilibrare

le

nebulose

sensazioni

provocate

dall’eccesso del modernismo, di interiorizzare le ispirazioni divine. Un modo semplice ed avvincente, da scoprire pagina per pagina, tra gli attinenti principi delle immortali massime di vita, assieme alle innumerevoli espressioni e preghiere concepite dall’Ispirazione di Bartolo Longo. Mesagne è il paese di origine della madre di Bartolo Longo e paese natale di Don Saverio Martucci. Latiano

è

il

paese

che

ha

dato

alla

luce

questo

Apostolo

del

Santo

Rosario,

dove

egli ha scoperto l’importanza della Madonna, facendo rivalutare il Monastero di Cotrino, chiamando i monaci Cistercensi, che hanno dato vita ad un Santuario, dove il Beato si ritrovava per rivivere il ‘rifugio spirituale’, pregando innanzi alla Santa Vergine Maria di Cotrino. Pompei è la città della Beata Vergine del Santo Rosario, fondata da Bartolo Longo, luogo di culto e di preghiera, dove milioni di pellegrini arrivano da tutto il mondo. Occorre

apprezzare

questa

nuova

chiamata

dalla

Santa

Vergine

Maria,

per colmare un’esigenza di fede e di spiritualità che c’è in ogni cristiano, di cui anche il mondo moderno ne ha tanto bisogno. INVOCANDO MARIA diviene, così, un modo diverso di implorare la Madre Celeste e di impetrare la Grazia Divina. Gesù, trascurato dai più ed amato da pochi,

ti

ascolterà

nella

Sua

infinita

Misericordia

ed

Amorevole

semplicità. Nelle pagine del libro, assieme ad alcune preghiere inedite, si trovano anche riferimenti

alle

filosofie

esistenziali

di

molti

Suoi

scritti.

I

contenuti

e

le

finalità

seguono sempre l’evoluzione e la maturità religiosa del Beato, con un itinerario che contempla il cammino spirituale e la pedagogia della sua educabilità, basata sui valori morali e sull’etica eudemonica religiosa. Un invito per meditare nel silenzio i valori della vita e della natura, per convincersi che la felicità non è data dai beni materiali, per rivalutare l’etica religiosa, il rispetto per il Sacro, adorare il Mistero di Fede, pregare Maria e saper attuare la volontà di Dio. Leggi, medita, ascolta, sarà Lui che ti parlerà, mentre INVOCANDO MARIA sarà

Lei

che

ti

aiuterà! (”INVOCANDO MARIA”, 400

pagine,

quasi

tascabili,

per

conoscere

tanto

in

poco,

per

trovare

conforto

ed

aiuto

nei

momenti

difficili

e

più

importanti

della

vita,

per

scoprire

che il paradiso in terra dipende dalla interiore serenità spirituale.)

PRESENTAZIONE

: Domenica 23 Aprile 2006 - Festa della Divina Misericordia Alla presenza di: S.E. Mons. Carlo Liberati, Vescovo-Prelato e DelegatoPontificio

di

Pompei,

S.E.

Mons.

Michele

Castoro,

Vescovo

della

Diocesi

di

Oria (BR) e del Sacerdote Prof. Don Saverio Martucci, autore del libro. 232


IL PAESE ED

ALCUNE

FOTO DI DON SAVERIO MARTUCCI

Il Castello di Mesagne (Brindisi). La Chiesa Matrice di Mesagne.

La Madonna della Luce, nella Chiesa Matrice di Mesagne, della Quale Don Saverio era devoto.

La Parrocchia di Santa Maria in Betlemme, dove Don Saverio è stato Parroco per molti anni.

233


Don Saverio Martucci che distribuisce la Santa Eucaristia.

La sua chiesa era sempre affollata di fanciulli, di giovani e giovane, - tutte con il ‘velo’ -.

Con

un

gruppo

di

bambine

della

Comunione.Con

un

altro

gruppo

di

bambine

della

Comunione.

Don

Saverio

con

alcune

Catechiste

e

con

i

bambini

della

Comunione.

Egli curava personalmente la scelta e la preparazione dei Catechisti, per una migliore formazione e perseveranza nella Fede.

234


“Con la bocca dei tutti gli avversari, “Egli

E’

la

Roccia;;

E’ un Dio Verace e

lattanti e dei bimbi, Affermi la Tua Potenza contro per ridurre al silenzio nemici e ribelli” (Salmo 8). perfetta

è

l’Opera

Sua;;

tutte

le

Sue

Vie

sono

Giustizia;;

senza malizia; Egli E’ Giusto e Retto” (Dt 32, 1-12).

Don Saverio, dinamico e trascinatore, durante una processione.

235


Don Saverio durante una processione della Domenica delle Palme.

Il suo zelo ed il raccoglimento durante le Funzioni Liturgiche.

236

Don Saverio era molto devoto anche di San Francesco e di San Antonio. Famose rimangono le sue Omelie durante le Novene di

questi

Santi.


Da alcuni suoi appunti: “Scritti di Nardò”.

Don Saverio Martucci, studioso di Storia biblica ed esperto di Arte Sacra.

Da

alcune

bozze,

si

evidenzia

la

sua

accurata

‘calligrafia’.

237


Il Sacro Cuore di Gesù, immaginetta

ricordo

del

60°

di

Sacerdozio

di Don Saverio Martucci.

Mons. Saverio Martucci.

238


IL PAESE DEL BEATO

BARTOLO

LONGO

La Chiesa Madre di Latiano, paese natìo del Beato Bartolo Longo, fondatore delle Opere, della Città e del Santuario di Pompei. Accanto a destra, la foto del Battistero dove il Beato ha ricevuto il Santo Battesimo.

Visuale

invernale

della

PIAZZA

DI

LATIANO.

La Casa natìa dell’Avv. Bartolo Longo in Latiano (Brindisi).

239


L’Avvocato Bartolo Longo, da Latiano a Pompei, Ardente Apostolo del Santo Rosario.

Il

Beato

di

Latiano.

Opera

scultorea

e

pittorica

di

Tommaso

D’Errico

e

di

Raffaele

Murra.

240


I PROGETTI

E

LE

OPERE SOSTENUTE

DAL

MOVIMENTO

LAICO DI PREGHIERA BEATO

BARTOLO

LONGO PICCOLA CRONISTORIA DI EVENTI E PERSONAGGI

Don Saverio Martucci e lo scultore Salvatore Magrì, di Brindisi, con l’opera che il Maestro ha

donato

a

Don

Saverio

per

il

suo

50°

di

sacerdozio,

il

13

Luglio

del

1997. Tale

scultura

ora

si

trova

nella

cappella

di

famiglia a Mesagne, a pochi chilometri da Brindisi, accanto alla tomba di Mons. Saverio Martucci.

Lo

scultore

Salvatore

Magrì

è

amico

della

famiglia

Martucci,

con la quale ha condiviso l’evento sacerdotale di Don Saverio, in quanto

un

fratello

dello

scultore,

Don

Teodoro

Magrì,

è

stato

ordinato

sacerdote assieme a Don Saverio e ad un altro sacerdote, Don Armando Franco, il 13 Luglio del 1947. Successivamente Don Armando Franco divenne Monsignore e poi Vescovo di Oria, Curia Vescovile del paese di BARTOLO LONGO. Per tale sede, Mons. Armando ordinò all’amico scultore un’opera che rappresentasse la Vergine del Santo Rosario di Pompei e lo stesso Beato Bartolo Longo, di cui Mons. Armando Franco ne era fervente devoto. 241


Quest’opera non venne più ritirata da Mons. Armando a causa della sua

prematura

morte.

La

medesima

scultura

(vedi

foto)

è

stata

ora

donata

dal maestro Magrì al Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo,

per

essere

collocata

nella

chiesa

dell’Orfanotrofio

in

India,

che

porta il nome di “CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO”.

La scultura, donata da Salvatore Magrì, che sarà posta nella Cappella dell’Orfanotrofio

in

India,

a conferma della presenza del Beato Bartolo Longo e dello scultore italiano in tale Continente.

Lo Scultore mentre spiega la circostanza in cui è nata tale composizione.

Alcune

delle

opere

che,

assieme

ad

altre,

sono

state

donate

dallo

stesso

Scultore

SALVATORE

MAGRI’,

per

ricavare

fondi

da

destinare

all’Orfanotrofio

CASA

DELLA

DIVINA

MISERICORDIA

BEATO

BARTOLO

LONGO

in

India.

242


Una copia dell’opera consegnata dallo scultore Magrì personalmente a Sua Santità Papa Giovanni Paolo II. Lo

Scultore

Magrì

plasma

con

arte

il

legno,

su

cui

traccia

poche

e

semplici

linee,

con

le

quali

ne

fissa

le

figure,

ne

incide

le

immagini,

ne

immortala

i

volti.

Di seguito le foto di alcuni documenti che registrano dal 1977 la corrispondenza avvenuta tra Don Saverio e Padre Maschio, per il sostegno della sua missione in India. Già in tale epoca Don Saverio aveva un particolare interesse per le missioni in quelle lontane terre.

Foto di vari documenti, tra i tanti, che testimoniano gli aiuti di Don Saverio per le Missioni in India.

243


CRONISTORIA DELL’ORFANOTROFIO “CASA

DELLA

DIVINA

MISERICORDIA

BEATO

BARTOLO

LONGO” Dopo un incontro di Cosimo Papadia, un ex allievo di Don Saverio, avvenuto nel Santuario di Loreto con Padre Alessandro Ravindran, Rettore di un Seminario in India, è nato

il

Progetto

di

costruire

un

Orfanotrofio

con

il

nome

del

Beato

Bartolo

Longo. Con

le

offerte

raccolte

da

Don

Saverio,

assieme

a

quelle

di

altri

amici

di

Padre

Alessandro, in diverse città d’Italia, ha avuto inizio tale costruzione, con la posa della prima pietra che è avvenuta il 10 Febbraio 2009, anniversario della nascita del Beato Bartolo Longo. Il 20 Febbraio 2009 decedeva Mons. Saverio Martucci. Il

10

Febbraio

2010

si

inaugura

la

prima

parte

dell’Orfanotrofio

“CASA

DELLA

DIVINA

MISERICORDIA

BEATO

BARTOLO

LONGO”

e

viene

posta

la

Prima

Pietra

per

la costruzione di un Seminario, che prenderà il nome di : “SEMINARIO

MINORILE

MONS.

SAVERIO

MARTUCCI”.

Padre

Alessandro

Ravindran,

Rettore

del

Seminario

e

Direttore

dell’Orfanotrofio

“Beato

Bartolo

Longo” in India, che ha concelebrato con Don Saverio la Santa Messa a Mesagne, nel 2008.

L’Idea progettuale dell’Architetto Italiano Dario Oliva.

La posa della Prima Pietra in India. Nella foto, con Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, alcune autorità del luogo, assieme alla delegazione italiana. Un momento del rito indiano.

244


Particolare della Cerimonia. Padre Alessandro e Don Roberto Federighi, Arciprete della Parrocchia di San Ranieri, in Pisa (Italia), che ha Benedetto la posa della Prima Pietra.

La scoperta delle targhe con i nomi dei benefattori.

Una

fase

dei

lavori

dell’orfanotrofio

in

India,

che

viene

inaugurato

il

10

Febbraio

del 2010. IL PROGETTO DEL FUTURO SEMINARIO, CHE SORGERA’ DI FRONTE ALL’ORFANOTROFIO “BEATO BARTOLO LONGO” E CHE SARA’ DEDICATO A MONS. SAVERIO MARTUCCI.

Il Progetto del Seminario “Mons. Saverio Martucci” in India, su idea dell’Architetto Dario Oliva, con l’elaborazione del Dr. Michele Camassa.

245


La statua in legno, scolpita

da

Tommaso

D’Errico di Latiano, che sarà collocata nella Chiesa dell’Orfanotrofio

in

India. Una delle maggiori opere dello scultore latianese, già noto per la sua originale creatività nel plasmare la pietra, il legno e l’argilla.

L’Artista

Tommaso

D’Errico,

mentre

osserva

il

volto del Beato Bartolo Longo da lui scolpito.

Due composizioni, tra le tante sul Beato Bartolo Longo, dello stesso scultore D’Errico.

246


Carboncino

raffigurante

Bartolo

Longo,

eseguito da Padre Alessio, un Sacerdote artista indiano, collaboratore di Padre Alessandro Ravindran.

Olio

su

tela,

raffigurante

Mons.

Saverio

Martucci, eseguito da Antonia Devicienti, di Mesagne (BR).

Padre Alessandro Mariadas Ravindran, Rettore del Seminario e Direttore

dell’

Orfanotrofio

in

India:

“Casa della Divina Misericordia Beato Bartolo Longo”.

247


”Il pericolo sarà grande, il momento verrà, si crederà che tutto è perduto; ma Io sarò con voi”. (La Madonna a Santa Caterina Labouré -Parigi 1930-)

La bellezza della Natura trascina lo spirito verso l’Alto, verso l’Artefice… verso DIO. (Don Saverio Martucci)

W il Papa ed il Sacerdozio Cattolico 248


Dove non arriva la creatura arriva il Creatore Questa pubblicazione ha voluto esporre una testimonianza che rievoca la missione pastorale di un Sacerdote. L’esperienza di Mons. Saverio Martucci, tramanda una realtà già vissuta, che sembra andare controcorrente, ma che è ancora viva ed attuale nel cuore di molti fedeli cattolici. Da queste pagine emergono verità che ripropongono importanti riflessioni

sull’etica

morale,

sociale

e

religiosa

del

nostro

tempo. Una proposta per tutti i cattolici che desiderano intraprendere un nuovo cammino di Fede, per aiutare tanti fratelli in Cristo, per scuoterli dalla loro indifferenza, dalla freddezza e dal buio delle tenebre. Un

invito

rivolto

agli

uomini

di

buona

volontà

affinché,

con

coraggioso ottimismo, ricomincino a testimoniare ciò che si è perduto sulla via di un lusinghiero cambiamento. Una nuova Luce di Speranza che, nel tempo, può rinnovare il senso della viva Fede, per promuovere il bene comune, nella famiglia, nella società

e

nella

Chiesa,

affidandosi

al

Cuore

Immacolato

della

Santissima

Vergine Maria, Nostra Madre Celeste.

249


BIBLIOGRAFIA “ CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA “ - Compendio - , LIBRERIA EDITRICE VATICANA, 2005 “ LA BIBBIA “ – Edizioni San Paolo – Cinisello Balsamo (MI) - 2005 P. Francesco M. Avidano. S.M., “ UN SEGRETO DI FELICITA’ ”, con testi dal “Trattato della Vera

Devozione”

di

San

Luigi

M.

Grignion

di

Montfort

Ed.

La

Grafica

Monferrina

-­ Casale Monferrato 1962 “CANTICO REGINA dell’AMORE”, Ed. Movimento Mariano Regina dell’Amore, S. Martino – Schio (VI) 1996 Fra Crispino Lanzi, “ CON MARIA VERSO GESU’ ”, Lito Citienne srl, FO, 1998 (Per richieste: Fr. Crispino Lanzi, Cappuccino - Via Ravegnana, 92; 47199 - FORLI’ ) Thomas Zimmer, “ PER ONORARE IL SACRO CAPO DI GESU’ “ ( OASI AVE MARIA ) LORETO – 2003 Don

Stefano

Gobbi,

“Ai

Sacerdoti

figli

prediletti

della

Madonna”

A

cura

del

Centro

Internazionale del Movimento Sacerdotale Mariano – Via Torreggia, 14 – 20162 – Milano - Ed. Lampograf , Montesilvano (PS), 2005 Suor Antonia De Marchi, “Un sentiero di Misericordia“, “ALLA SCUOLA DI MIA MADRE“, “Ritornate alla fonte “, Ed. Abilgrapf srl – Roma 2001 (Libro Celeste)-: VV.AA , “INVOCANDO MARIA”, A cura del Movimento Laico di Preghiera “Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 - mlp-bartololongo@libero.it Ed.

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2006

Padre Giulio Maria Scozzaro, “LA MADONNA CI PARLA DEGLI ANGELI CUSTODI” (Novene e Preghiere), Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria – Tel. fax: 091.8711669, Palermo, 2006 VV. AA. “ LA MADONNA DEL SUFFRAGIO E LE ANIME DEL PURGATORIO ”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel.

fax:

0831.729898

mlp-­bartololongo@libero.it

Ed.

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,

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2007

“IL SANTO CENACOLO CON DIO PADRE ONNIPOTENTE” - A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo” Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 mlp-­bartololongo@libero.it

Ed.

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stranidea

Latiano

2007 Padre Antonio M. Di Monda, Padre G. Maria Sgozzaro, “Dio è Vivo”, Ed. Associazione Cattolica Gesù e Maria, 2006. 90036 - MISILMERI (PA) Tel.: 0347.0675253 “IL SANTO ROSARIO MEDITATO”, A cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR), Tel. fax: 0831.729898 – mlp-bartololongo@libero.it Ed.

LOCOPRESS

Industria

Grafica

Mesagne

(BR)

2009

IL TIMONE, Rivista Cattolica di Formazione ed Informazione Apologetica 21054-Fagnano Olona (VA) “Grande Opera Mariana – Gesù e Maria”, Rivista dell’Associazione Cattolica “Gesù e Maria”, Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669

250


Padre M. G. Sgozzaro, “ADORAZIONE EUCARISTICA” – “La Santa Messa” – Ed. Grande Opera Mariana - Associazione Cattolica “Gesù e Maria”. Via Oreto, 192, 90127 - PALERMO – Tel. fax: 091.8711669 Don Enzo Boninsegna, “UN CONFESSORE… SI CONFESSA” (I° Premio Di Saggistica Religiosa). “O Castità o morte” – “ La Confessione e la Comunione”- “Il Pane di Vita Eterna” - “PRETE, Chi sei?” . Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824 P. F. Clarke, “L’Umiltà – la Virtù che fa grande i piccoli”, Ed. Boninsegna - Via Polesine, 5; 37134 – Verona. Tel.: 045.8201679 – cell.: 0338.9908824 Dom Prosper Guèranger, “Le Istituzioni Liturgiche”, Ed. Suore Francescane dell’Immacolata, Città di Castello (PG) Dario

Amodio,

“IL

SEGRETO

DEL

RE

PADRE

PIO”,

Editrice

Alfeo,

Arti

Grafiche

Pugliesi

Martina Franca (BR) - 1987 “ Ricominciare testimoniando”, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Latiano (BR). Tel. fax: 0831.729898 - mlp-bartololongo@libero.it , Ed. Pro-manuscripto – 2009 “LA CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DELLA SANTISSIMA VERGINE MARIA”, Pro-manuscripto, a cura del “Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo”, Ed. 2009 - Latiano (BR). Tel. fax: 0831.729898. mlp-bartololongo@libero.it _________________ N.B. – La vita del Beato Bartolo Longo, con diverse Preghiere inedite, unite alle basi pedagogiche della scuola longhiana, è contenuta nel libro “INVOCANDO MARIA”. La Preghiera del Santo Rosario, con le meditazioni, le preghiere, i canti e l’Inno del Movimento, sono contenute

nel

libretto

“IL

SANTO

ROSARIO

MEDITATO”

(vedi

sopra

citazione

bibliografica). _________________ Film, “LA CASA DELLA DIVINA MISERICORDIA BEATO BARTOLO LONGO” (in India) – Reportage Dedicato a Bartolo Longo, il Beato di Latiano. Regia di Michele Camassa. A cura del Movimento Laico di Preghiera. (DVD

Durata

20’

circa)

Produzione

VIS

COMICA

indipendent

film.

251


INDICE

Pag.

Cosa leggiamo? Come ricominciare e che cosa testimoniare Preghiera di Papa Benedetto XVI e del Santo Curato d’Ars per l’anno Sacerdotale Introduzione

5 7 14 17

I PARTE

19

Sia Lodato Gesù Cristo. Sempre sia Lodato Ubbidienza e accettazione Lettera ad un Parroco Considerazioni

19 91 99 101

II PARTE

105

Non tutto... ma di tutto. Pensieri

e

riflessioni...

La Testimonianza Cristiana La Porta del Silenzio (Sentire o Ascoltare?) L’Uomo: ‘Strumento Divino’ Meditando ed Ascoltando nel silenzio, Gesù ci Parla Adoriamo il Signore Che ci Ha creato L’importanza della Santa Eucaristia Fede, etica e comportamento La Sacralità dell’Altare Il problema morale interiore: un dovere di coscienza e di giustizia Scienza, coerenza e Fede Il Grande Dono della Vita Alcune realtà tologali Il Rispetto verso i Santi Nomi e verso i Sacramenti Il “Padre Nostro” Il

Significato

del

“Pane

Nostro”

“La Santa Madre Celeste” Perchè la Vergine Santissima appare sempre a capo coperto La ‘subdola forza’ dei mass media L’incoerenza verso la Devozione e l’Adorazione La Celebrazione dei Sacramenti La Liturgia tra devozione ed annunci Analisi, impegno ed autorevolezza 252

105 106 109 110 111 113 114 116 119 123 125 127 131 133 133

135 136 137 139 141 142 145 147


Dovere e coerenza Il senso del ‘peccato’ La mancanza del ‘pudore’ ed il senso del ‘peccato’ Invocazione a Dio La variegata Celebrazione Liturgica ed il Rispetto per la Santa Eucaristia L’Istituzione del Santissimo Sacramente dell’Eucaristia Perchè Pregare per i Sacerdoti I doveri verso il Sacerdote Dedicato ai Sacerdoti di Cristo Conclusioni sul Rispetto verso il Sacro e verso la Casa di Dio Considerazioni

finali

Il combattimento spirituale e la serenità interiore La Parabola del seme Invito Mariano III PARTE

148 149 151 152 153 154 157 159 164 166

179 181 186 186 187

Le Preghiere del Movimento Laico 187 Preghiera di Lode a Dio Padre 188 Preghiera di Invocazione a Dio Padre 189 Preghiera per la Canonizzazione del Beato Bartolo Longo 190 Atto di Riparazione al Cuore Sacratissimo di Gesù 191 Invocazioni a Dio Padre per ottenere Santi Sacerdoti 193 Quando Pregare il Padre Nostro 195 Preghiera alla Vergine Santa di Loreto 196 Preghiera alla Vergine Santa di Lourdes 197 Il Credo del Dolore 198 Invocazione agli Arcangeli 199 Preghiera per conoscere la propria Vocazione 200 Massime per Amare Gesù, Maria e Giuseppe 201 Invocazioni e Preghiere per l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato della Santissima Vergine Maria 204 Invocazione alla Potenza del Divino Amore 205 Preghiera prima della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 207 Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria 208 Atto di Consacrazione al Sacro Cuore di Gesù 211 Affidamento

alla

Santa

Madre

Celeste

212 Beneditemi, O Maria 212 Preghiera per il Voto di Castità 213 Preghiera per la Professione di Fede, per rinnovare i Voti ed invocare la Benedizione di Dio Padre

214 253


Invocazione a Dio Padre, Onnipotente ed Eterno, per la salvezza dei propri cari Riflessione

alla

Preghiera

di

Suffraggio

Preghiera alla Beata Vergine del Carmelo Orazione a Gesù Redentore per ottenere una Santa Morte La Devozione delle “Tre Ave Maria” Le Tre Sante e Potenti Suppliche per l’anima in agonia o per quella di un defunto Benedizione di San Francesco Lodi Divine in Riparazione delle bestemmie

IL MOVIMENTO LAICO DI PREGHIERA “BEATO BARTOLO LONGO” Principali

finalità

del

Movimento

Le Massime del Movimento Il Devoto Canto del Movimento (Alla Vergine Maria Regina del Santo Rosario) L’Inno del Movimento I Libri e le Sculture del Movimento La recenzione del libro Invocando Maria Il Paese ed alcune foto di Don Saverio Martucci Il Paese del Beato Bartolo Longo I Progetti e le Opere sostenute dal Movimento Piccola Cronistoria di Eventi e Personaggi Dove non arriva la Creatura arriva il Creatore BIBLIOGRAFIA INDICE

254

216

217 217 218 219 220 222 222 223

223 225 226 227 230 231 233 239 241 241 249 250 252


La Chiesa Madre di Latiano (BR), dove è stato battezzato il Beato Bartolo Longo.

IL

BEATO

BARTOLO

LONGO.

______ Si ringrazia la Signora Artemisia Martucci per la gentile collaborazione __________ Testimonianze raccolte e redatte da Cosimo Papadia __________ Progetto

Grafico

ed impaginazione di Riccardo Napolitano ______

255


MONS. SAVERIO MARTUCCI Una Missione di Fede Un libro rivolto a tutti, laici e religiosi, giovani e meno giovani. Pagine con un fiume di pensieri, che rievocano testimonianze di una realtà quasi scomparsa, ma che non può essere dimenticata. Il ricordo di una Fede vissuta in un’epoca che non ci appartiene più, ma che è parte integrale delle nostre radici cristiane. Emozioni spirituali, che risvegliano ed appassionano il cuore del fedele, nel riscoprire e rivivere le realtà vissute dai primi del novecento fino agli anni sessanta. Massime e Preghiere che arricchiscono il bagaglio della conoscenza spirituale, che testimoniano la ricchezza di una Fede che, anche se oggi va contro corrente, non può essere contraddetta. Riflessioni che non straripano oltre i confini della normalità, in quanto fanno parte della nostra tradizionale cultura cattolica, che non può imputridire come l’acqua dello stagno. Realtà vissute con una religiosità che fa riscoprire il valore del Sacro, ravvivando la Fede, pervasa dallo Spirito di Dio e Che diventa dinamismo interiore. Un libro che appassiona dalla prima all’ultima pagina, per immergersi nella Luce colorata della Fede, che fa riscoprire la Sacralità ed il Rispetto verso il Sacro. ”Carissimi, non vi scrivo un nuovo Comandamento, ma

un

Comandamento

antico,

che

avete

ricevuto

fin

da

principio. Il Comandamento antico è la Parola che avete udito. E

tuttavia

è

un

Comandamento

Nuovo

quello

che

vi

scrivo...

(…). … E il Mondo passa con la sua concupiscenza; ma

chi

fa

la

Volontà

di

Dio

rimane

in

Eterno!“

(1 Gv 2, 3-11)

256


“Alla

fine

il

Mio

Cuore

Immacolato

Trionferà”

257


A cura del Movimento Laico di Preghiera Beato Bartolo Longo Latiano (BR) Tel. e Fax: 0831.729898 E-mail: mlp.bartololongo@libero.it PRO-MANUSCRIPTO - Latiano, Febbraio 2010. 258


Finito di stampare nel mese di Febbraio 2010 dalla Editrice Italgrafica

S.r.l. Oria (BR) Italy

L’Editore si scusa per eventuali errori ed omissioni, confermando la propria disponibilità ad assolvere gli obblighi derivanti dai diritti di riproduzione delle foto o delle citazioni, laddove

non

è

stato

finora

possibile

rintracciare

o

contattare

i

legittimi

detentori

od

autori.

259


Il decadimento dei costumi, dei valori etici e morali, l’irriverenza verso il Sacro, il declino della stessa Fede, sembra che non facciano più notizia, dando l’impressione, addirittura, che tutto sia normale! I Cattolici, laici e religiosi, sono chiamati a prendere coscienza della realtà che stiamo vivendo in questo nostro millennio, per scongiurare l’indifferenza ed il totale rifiuto verso il Sacro, per promuovere il coraggio del risveglio cristiano. Un libro da leggere dall’inizio alla fine, per aiutare il Sacerdote, per impegnare il Laico, per far riconoscere al laico ed al religioso il grado ed il valore della propria Fede. “Una delle cose che mi impressionano di più è che al giorno d’oggi non è più l’eresia, ma l’ortodossia -la retta dottrina- a fare notizia. (…) Oggi sempre più frequentemente ci si meraviglia quando un Papa o un Vescovo dice ciò che la Chiesa ha sempre detto, come se fosse ormai persuasione

pacifica

che

anche

la

Chiesa non creda più al suo messaggio di sempre. (…) Il problema principale è quello di recuperare la fede nella fede e nella sua capacità di toccare i cuori. (…) Ciò che è riprovevole è l’uso del teologhese: cioè un modo di parlare e di descrivere che rifugge dalla chiarezza, senza riuscire, per altro, ad essere davvero sostanzioso e profondo”. (Cardinale Giacomo Biffi)

260


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