Amsterdam, città d'acqua

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AMSTERDAM CITTÀ D’ACQUA MAGGIO 2017 - TESTI E IMMAGINI DI CARLO COLOMBO


PREFAZIONE

AMSTERDAM? Dove termina il fiume? Dove inizia il mare? In olandese, come in inglese, ‘dam’ significa diga. Ci sarebbe dunque da aggrapparsi alla logica conseguenza di questa informazione per rispondere a quel paio di domande. Il centro della città di Amsterdam è piazza Dam, che all’incirca segna il punto in cui gli abitanti sbarrarono il corso del fiume Amster. Da quel semplice sbarramento prese avvio una sorte industriosa che rappresenta il maggiore fascino della capitale d’Olanda e la lega indissolubilmente all’elemento dal quale è sorta un’intera nazione: l’acqua.


LA CERCHIA DEI CANALI Che sia salata o dolce, poco importa. Attorno a piazza Dam, che ha poco da offrire una volta annotati il monumento al centro e gli austeri palazzi ai lati, si diramano cerchie di canali. Sono un’autentica meraviglia, il tesoro inestimabile di questa Venezia del Nord, che con Stoccolma, Bruges e altri centri - c’è da scommetterci - condivide la stessa fama, ma certo a maggior ragione: Herengracht, Keizersgracht, Prinsengracht sono i principali accordi semi-anulari della viabilità nautica; portano le acque da un capo all’altro della città e confluiscono nel lago Ij, che significa appunto semplicemente “acqua” e la sovrasta a settentrione unendosi al Mare del Nord per mezzo di altre dighe e altri canali. Amsterdam come l’intera Olanda è infatti soprattutto una mira-

bile opera d’ingegneria, che insegna come conservare e promuovere un equilibrio verso la Natura. Tale presa di coscienza comune a molti visitatori aumenta a dismisura il suo fascino: il precario equilibrio su cui si reggono il Paese e la capitale deve avere trasmesso in modo naturale ai suoi abitanti il rispetto, la convivenza e reciproca conoscenza, la cura amorevole dell’uomo verso gli elementi del creato, da lui stesso plasmati: attenzioni di cui a malincuore si deve talvolta notare la mancanza altrove nel mondo. Una nota a margine la meritano gli alberi che costeggiano le vie d’acqua ad Amsterdam. Ne ignoriamo la specie, ma sono di una bellezza rara: sorta di giganti buoni, per ossigenarla meglio svettano nella terra piatta per eccellenza. 2


UN RABBINO AD AMSTERDAM Un piccolo libro, la cui lettura si raccomanda a un italiano che progetti di recarsi ad Amsterdam per motivi culturali, riferisce ciò che erano trecento anni fa e che ancora sono i canali con parole migliori di quelle che altri hanno usato o potrebbero usare. Guide letterarie scritte anche più di recente per esigenze editoriali più che per reale necessità dell’autore non mancano, ma a differenza loro questa non deluderà. Perciò riporteremo di seguito alcuni brani che a distanza di tre secoli e passa ancora parlano di questa città, regalando al lettore una profondità storica impagabile per quanto vedrà di persona. Si tratta di una pubblicazione del 1807, stampata a Venezia e ora interamente con-

sultabile on-line in copia anastatica. Ha il titolo di “Viaggi in Olanda”. L’autore è Yaqob Rafael Saraval, che fu rabbino nella Serenissima e viaggiando dal 1737 al 1771, incontrò la comunità ebraica di Amsterdam, affidò le sue impressioni di viaggio a sette lettere e se le dimenticò nel cassetto dello scrittoio. A pubblicarle postume in volume ci pensò il nipote Abraham. Ecco quel che scriveva il rabbino, tre secoli or sono, a proposito dei canali: “Servono di un gran comodo pel trasporto di mercanzie e viveri che si scaricano in ogni quartiere, conducendoli con carrucole sino alle proprie case, ed in questa guisa non si vede niuna confusione per le vie, in cui senza mai annoiarsi si può sempre 3


passeggiare da una parte e dall’altra sopra un cammino di pietre tagliate in costa. Nel mezzo poi passano carrozze, calessi, e le slitti che sono una qualità di vetture senza ruote tirate da un cavallo, tutte però assai leggere, e ben travagliate. Si può ringraziare il Cielo, della facoltà che concesse al genere umano di costruire una così grande Città sopra l’acqua, in cui appena si scava un mezzo braccio di fondo subito si trova l’acqua , lo che cagiona l’umidità del suo ambiente e la sterilità naturale del terreno che corretto vien dall’industria somma degli abitanti, che non lasciano mai cosa intentata per rendere proficuo ogni palmo di terra, e la grande loro attività li provvede abbondantemente di ogni qualità di nutrimento, che necessario sia ed anche voluttuoso, sembrando, che abbia avuto cura particolare la stessa provvidenza di renderla bella, abbondante e ricca a spese di tutte le altre Città, poiché le varie produzioni dell’Africa, Asia ed America che qui si scaricano per farle poi circolare per tutta l’Europa, aumentano il suo commercio, causano molto lucro agli abitanti e recano un lustro ed una reputazione singolare alla città”. 4


LE CASE SULL’ACQUA Ci sono orsi, cervi, strani pesci e altri animali marini, addirittura tritoni. Ci sono le date di edificazione, fregi di varia ispirazione e gli immancabili rostri utili ad issare oggetti più o meno ingombranti, anche frigoriferi, forni e altri elettrodomestici durante i traslochi. Non è un caso che le case che s’affacciano lungo i canali abbiano la facciata inclinata in avanti: serve ad evitare di rovinare la parete e di rompere i vetri di qualche finestra durante i lavori. Per ammirare i canali e le loro case, oggi l’ideale è prendere il biglietto per un giro turistico in battello, che viene omaggiato in caso di acquisto della Amsterdam Card che dà diritto a ingressi gratuiti o scontati in tutti i musei della città e ad altri

sconti in ristoranti e negozi convenzionati, tra cui una catena di biciclette a noleggio. Parrebbe inutile raccomandarla per ogni genere di spostamento in città, se non fosse per la variabilità meteorologica, che concorre talvolta a scoraggiare l’utilizzo del mezzo più amato dagli olandesi. D’altro canto, è anche meglio non lasciarsi condizionare dal tempo, proprio a ragione della sua imprevedibilità. Il consiglio è quindi di non rimandare il noleggio e di godersi sole e pioggia a seconda. A patto di essere adeguatamente equipaggiati: un impermeabile e un abbigliamento a strati bastano e avanzano. Ecco come Amsterdam appariva al Saraval, prima che la bicicletta avesse modo di sostitui5


re il calesse, i cavalli e le carrozze: “Edifizi pubblici pomposi e, molto magnifici si vedono in questa Città , le case della medesima per la maggior parte, annunziano la ricchezza degli abitanti le strade bastantemente eguali; li, canali, che poco differisco no gli uni dagli altri in lunghezza, larghezza, e bellezza, gli alberi piantati per tutto intorno, offrono un bel vedere“ ed una dolce ombra alle strade spaziose, ed alle pulitissime. case; la quantità de’ ponti dai quali le case si scoprono , li alberi, le acque, le Barche, Vascelli, e altri legni a perdita di vista , rendono Amsterdam un soggiorno deliziosissimo e bello”.

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NAVIGARCI E VIVERCI Per avere un’idea della storia marittima d’Olanda, la cosa migliore è visitare il museo vistosamente segnalato dal vascello battente bandiera della celebre Compagnia delle Indie Orientali, che gli sta ormeggiato di fronte. Si trova dietro al Nemo, l’architettura firmata da Renzo Piano e ispirata ad una chiglia, sede del museo della scienza e della tecnica. In attesa di andarci dal vivo, anche a tal proposito il rabbino non manca di fornire informazioni puntuali sullo stato del commercio olandese appena una secolo dopo il suo massimo fulgore: “Il numero de’ suoi vascelli mercantili si crede superiore a quello di tutte le altre nazioni unite; il suo commercio è il più vasto dell’Europa, ed i loro mercanti possono con ragione chiamarsi i Sensali e provveditori di tutte le nazioni; la loro scala principale pel commercio del Mar Baltico è Danzica, quella del Levan7


te è Smirne, dell’America è Curassau; dell’Affrica è Buona-Speranza . Il loro traffico maggiore è nell’Asia mercé la compagnia delle Indie Orientali; Battavia nell’Isola di Giava n’è il vero centro cui si raccolgono poi tutte le ricchezze dell’Asia, e di là si distribuiscono a tutte le altre scale dell’universo. Nel Giappone non traffica niun’altra nazione che I’Olandese, assai cautamente, e con molti riguardi ancora; la fede principale del loro traffico in quel Regno è un’Isoletta presso Nangasachi. Il fondaco che hanno a Surate è uno de’ più considerabili, che abbia questa nazione. Gli Olandesi passano per persone di poco spirito, e per verità si prendono poca pena di secondare le usanze moderne, contentandosi di un modo di vivere sempre uniforme e nojoso per ogni altro che per

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un Olandese”. Sempre in zona, sono ormeggiate delle barche di varia dimensione, che offrono servizio di bad and breakfast. Per quanto possano essere scomode e claustrofobiche ad un primo impatto, vale la pena prenotarle. Il portafoglio ringrazierà e sarà appagata quella naturale inclinazione ad assecondare i costumi del posto, propria di ogni buon viaggiatore. Le case sull’acqua sono infatti molto ricercate e quotate ad Amsterdam: attualmente non esiste un solo molo o attracco lungo i canali che non sia già occupato da una barca o piattaforma galleggiante adibita ad abitazione, con tanto di numero civico e allacciamento elettrico e fognario. Rivaleggia a pieno titolo per attrattiva con i fantasiosi, secenteschi frontoni che li sovrastano.


TOLLERANZA DEI CULTI 1 - LE SINAGOGHE Proseguendo la lettura delle lettere del Saraval, si arriva velocemente alla sesta, che il rabbino dedica interamente all’esistenza degli ebrei in Olanda. Le due sinagoghe sono certo tra le mete irrinunciabili di una vista turistica ad Amsterdam. La più maestosa delle due è la portoghese, o sefardita, che prende il nome dalla prima e più ricca comunità ebraica arrivata in città da Lisbona sulla spinta delle persecuzioni in seguito alla Reconquista della penisola iberica. Imponenti colonne, tra le quali ampie finestre suggeriscono una sorta di comunione con gli alberi mossi dal vento di fuori, e ancestrali 9


candelabri e innumerevoli candele lasciano solo immaginare ciò che la Sinagoga Portoghese deve essere di sera e di notte, durante le funzioni religiose. La seconda sinagoga, oggi museo di storia ebraica, è detta ashkenazita dal nome degli ebrei tedeschi, polacchi e più in generale provenienti dall’Europa dell’Est. Scrive Saraval: “Fu sempre osservata una rigorosa differenza tra essi, e tale che si riputerebbe a gran disonore per un portoghese l’imparentarsi con‘ una famiglia tedesca, poiché quantunque la re-

ligione di queste. due nazioni sia stessissima, pure nel costume e nella maniera di vivere considerabilmente differiscono. Fra i Portoghesi ve ne sono di molto ricchi, che negoziano in azioni dell’Indie, giuoco che hanno molto raffinato. Li tedeschi sono gente laboriosa ed instancabile al travaglio, a tutto capaci, esperti al maggior segno. Il loro numero ascende a 35000 e quello de portoghesi a 7000. Questi ultimi sono governati da sei Parnassim ossia governatori, ognuno de’ quali è rappresentata”. 10


TOLLERANZA DEI CULTI 2 - LE CHIESE

In quanto alle chiese, di parte protestante bisogna visitare almeno la Oude Kerk, la chiesa vecchia che sta, guarda un po’, nel quartiere a luci rosse: di fronte all’abside c’è giusto una vetrina con la donnina allegra in bella mostra (ma era una donnona e tanta allegria davvero non l’ispirava). Inizialmente cattolica, al suo interno porta ancora i segni della furia iconoclasta avviata con la rivolta protestante, che diede il là alla grande epopea nazionale. Sobria e austera, come tutte le chiese protestanti, presenta nel pul-

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pito e vieppiù nel gigantesco organo le più strabilianti attrattive. Splendido è anche un piccolo giardino con tavolini all’aperto servito da caffè interno alla chiesa. Per parte cattolica, a caratterizzare il settentrione di Amsterdam, affacciato come s’è detto sul braccio d’acqua, come è chiamato letteralmente il lago d’Ij, oltre la stazione ferroviaria, sono la Chiesa di San Nicola e la sua cupola barocca. La scelta del santo protettore dei marinai non poteva essere più appropriata.

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I MUSEI Altra tappa obbligata del turista di cultura a zonzo per Amsterdam saranno i musei d’arte, due su tutti il Rijksmuseum e il Van Gogh Museum, che stanno a poca distanza l’uno dall’altro, nella zona propriamente detta “dei musei”, a sud della cerchia dei canali. Mentre nel primo è possibile scattare qualche fotografia, purché senza flash, nel secondo è del tutto proibito. Chi ha il diletto del disegno, potrà quindi consegnare le impressioni dei quadri al taccuino da viaggio o all’album degli schizzi, cosa che ho personalmente fatto con uno degli ultimi quadri, realizzato qualche mese prima della morte e accostato al più celebre campo di grano con corvi neri in volo: i contrasti di colori caldi e freddi, in particolare l’abbacinante giallo e il violetto, uniti al movimento della spirale caratterizzano i ricordi più vividi del museo voluto dal nipote dell’artista anche a distanza di tempo. 13


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