IL VALORE DELLE PAROLE
Carolina Vadori
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IL VALORE DELLE PAROLE
Ringraziamenti Sono felice di ringraziare tutti i docenti dell’ITS Rizzoli, che mi hanno insegnato a vedere il mondo con occhi nuovi. Sono stati due anni molto intensi, durante i quali ho imparato tantissime cose. 5
Ringrazio i miei compagni di corso, con i quali ho stretto dei bei rapporti di amicizia, che spero di continuare a coltivare. Tutti hanno contribuito a rendere l’ITS un ambiente sereno che ricordo con piacere.
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Carolina
IL VALORE DELLE PAROLE
INDICE
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I
II
III
CONTENT MARKETING
VISUAL & CONTENT
WEB WRITING
Unici e riconoscibili
Dimenticarsi dell’indispensabile
Che cosa fa il web writer?
Carolina Vadori
La qualità previene la fuga di utenti
Persuasive copywriting
Colpire il bersaglio
Evidenziare il vantaggio
Che cos’è un white paper e come scriverlo
Attenzione ai desideri del pubblico Le call to action
IL VALORE DELLE PAROLE
IV
V
VI
DIGITAL STORYTELLING
MAKEMARK
ABOUT ME
Management storytelling
L’agenzia Il team Il progetto Il mio lavoro Carolina Vadori
Crossmedia e transmedia storytelling: due metodologie a confronto
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I CONTENT MARKETING Le parole diventano azioni
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Unici e riconoscibili
G
oogle modifica e affina continuamente l’algoritmo di ricerca per premiare sempre di più i siti con contenuti originali (cioè non copiati) ed autorevoli per le parole chiave ricercate. È quindi di fondamentale importanza scrivere contenuti mirati per le keyword di interesse, per poi promuovere i prodotti o servizi dell’azienda. Il copywriter deve preparare testi ottimizzati; una volta che questi vengono approvati dal committente, verranno inseriti nelle pagine del sito appositamente realizzate. Le landing page, ad esempio, vengono studiate per essere graficamente accattivanti e per invitare l’utente a compiere un’azione (call to action), come l’acquisto o la richiesta di informazioni, pertanto il testo deve fondersi con gli elementi grafici della pagina affinché il tutto risulti omogeneo e coerente. Invece, i link permettono di collegare ciò che scriviamo a quello che gli altri hanno già scritto, per la creazione in modo collaborativo di contenuti di maggiore valore.
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Internet ha reso molto più facile unire le parole di ciascuno a quelle degli altri per innovare, lanciare messaggi di cambiamento o denunciare, e garantire sempre più un livello migliore di risultati della nostra ricerca sul web. Quindi la rete consente alle parole di ciascuno di diventare azioni per altri. Ergo, su Internet, le parole diventano azioni.
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La qualità previene la fuga di utenti È doveroso specificare che dopo aver realizzato contenuti di valore, il necessario passo successivo è tenerli sempre aggiornati. Infatti, se un utente entra in un sito e inizia a notare che i contenuti non sono più validi, che le news e gli eventi sono già passati e che i prodotti e i servizi non sono più disponibili, quante possibilità ci sono che continui a navigare nel sito? Praticamente, nessuna. Il motivo è semplicemente il senso di abbandono che il sito gli comunica.
Un sito con contenuti non aggiornati pregiudica l’immagine di un’azienda agli occhi dei consumatori.
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Si evince quanto sia importante la gestione dei contenuti del sito aziendale per evitare le fughe di utenti invece di fidelizzarli. Quindi, per avere successo con un sito, in primis gli argomenti presenti devono fornire informazioni utili, ma devono anche essere facilmente rintracciabili. Trascurarli equivale a rinunciare a delle chance per la propria azienda, al contrario l’investimento in contenuti di qualità si può tradurre in un vantaggio competitivo. Il web è una delle principali risorse per pubblicizzare la propria attività, ma bisogna seguire dei criteri ben definiti per poter sfruttare al massimo le sue potenzialità.
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Colpire il bersaglio
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Le tematiche di maggior successo nella rete condividono, spesso per la prima volta, una serie di dati originali e di alto valore per il target di utenti a cui sono destinati.I contenuti vincenti, infatti, non si limitano a condividere soltanto delle tesi, delle correlazioni e delle evidenze statistiche, ma si impegnano anche a confutarle. Non importa il formato utilizzato, le informazioni possono essere condivise in un articolo di un blog, in un white paper*, in un’infografica, in un video, in una presentazione, ecc. Se si vuole che un certo contenuto emerga tra gli altri presenti online, bisogna fare in modo di condividere una serie di informazioni supportate da dati numerici. Questo, perché dai numeri si estraggono le statistiche, e da queste si creano informazioni da distribuire per mezzo dei vari formati, ed essendo verità certe il pubblico saprà apprezzarne la qualità. Il risultato sarà un’audience fedele ed entusiasta, che vorrà divulgare le notizie presenti su quel sito; così spargerà la voce agli amici e alle persone care, che a loro volta considereranno valido il consiglio, poiché è del conoscente, e si fideranno del sito, diventandone seguaci. Una premessa è d’obbligo: prima di sviluppare un’idea e partire con la sua produzione, è necessario avere bene in mente quello che sarà il target di riferimento, altrimenti si rischia di non colpire il bersaglio. Ciò significherebbe sbagliare completamente l’intera campagna di marketing e di comunicazione, vanificando tutto il lavoro svolto.
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Che cos’è un white paper e come scriverlo
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Un white paper, solitamente tra le 10 e le 30 pagine, illustra un prodotto o una soluzione nel dettaglio e si colloca in qualche modo a metà tra una brochure e un manuale. È denominato “bianco” perché negli anni Cinquanta la pubblica amministrazione inglese volle distinguere con la copertina bianca i fascicoletti più brevi e sintetici da quelli più lunghi e dettagliati, che avevano la copertina blu. Nelle aziende, soprattutto in quelle high-tech e in tutte quelle che hanno prodotti e soluzioni di una certa complessità, i white paper sono una componente essenziale del kit di documentazione di marketing.
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I principali obiettivi di un white paper: • descrivere un prodotto/soluzione in modo esaustivo e dettagliato, nonché sottolinearne i vantaggi rispetto ai prodotti della concorrenza • affermare autorevolezza e competenza in un determinato settore • attirare l’attenzione su un tema emergente, che gli stessi clienti conoscono poco • far conoscere meglio un prodotto alla forza vendita • dare informazioni più approfondite ai giornalisti specializzati • dimostrare che si conoscono a fondo i problemi del cliente Un white paper si rivolge quindi a un target molto selezionato, a un lettore accorto e motivato, che non si lascia convincere facilmente, che vuole soprattutto informazioni oggettive, fatti, numeri. È bene usare uno stile di scrittura il più possibile asciutto, che mira a convincere attraverso i fatti e non attraverso gli slogan (tell, don’t sell! raccomandano i nostri colleghi anglosassoni), che fa ricorso a grafici, diagrammi e tabelle, che struttura fortemente i contenuti secondo l’ottica e l’esigenza del cliente. E un’impaginazione austera, ma chiara, senza immagini inutili che appesantiscono il documento se viene spedito per email o distribuito attraverso il sito aziendale.
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Un white paper è un documento approfondito e specialistico. È per sua natura molto dettagliato e viene redatto proprio per soddisfare tutte le curiosità e le esigenze informative dei clienti più smaliziati e accorti. Non può quindi che essere un lavoro di équipe, in cui entrano diverse competenze e professionalità.
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Il successo di un white paper consiste nell’equilibrio tra diverse componenti: esaustività dell’informazione, orientamento al cliente, capacità comunicative.
II VISUAL & CONTENT
Promuovere contenuti di valore e coerenti con l’immagine della struttura del sito, puntando sull’emotività del cliente.
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U
*web reputation: è un’attività di raccolta e monitoraggio di tutto quanto viene detto online riguardo a un determinato prodotto, servizio, progetto o evento. *engagement: è la capacità di un brand di creare relazioni solide e durature con i propri utenti stabilendo un legame.
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n modo per attrarre nuovi potenziali clienti e conquistarsi una buona web reputation* può essere creare un sito professionale e di qualità. Per dare visibilità online alla struttura ricettiva si possono attuare strategie di ottimizzazione del sito in chiave SEO oppure attivare campagne pubblicitarie con Google AdWords o Facebook Ads. Spesso, però, ci si concentra troppo sul testo, sottovalutando l’importanza di un fattore centrale: l’emotività, la giusta leva su cui premere. Infatti, per distinguersi dai competitor e trasmettere contenuti autentici è importante suscitare sensazioni positive che non lascino indifferente l’utente. Tutto questo sarà possibile anche, e soprattutto, attraverso la scelta delle giuste immagini che riescono a trasmettere il messaggio in maniera diretta ed immediata, aumentare il livello di engagement * dei clienti e raccontare il tipo di esperienza che potrebbero vivere scegliendo quel prodotto o servizio.
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Dimenticarsi dell’indispensabile
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Il materiale visivo svolge un ruolo fondamentale, per questo motivo è necessario avere dei visual content di qualità e coerenti con il brand. Ed incanalare tutta la campagna verso gli utenti, pensare anche a come il pubblico potrà condividere quei contenuti sui social network. Le immagini dovranno essere affidate all’esperienza di un professionista, in grado di curare la composizione degli elementi della fotografia. Anche i video si adattano perfettamente a questo tipo di logica, in quanto l’occhio è naturalmente attratto dal movimento. Infatti, è proprio in questo modo che funzionano i banner pubblicitari che vediamo online, o i popup che si aprono quando navighiamo in rete. Superato questo step, ci sarà bisogno di un esperto in Web Design (o, meglio, se User Experience Design) per assemblare i materiali affinché il tutto non risulti confuso, ma estremamente facile e naturale.
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L’utente deve essere guidato all’interno del sito alla scoperta di ciò che sta cercando.
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III WEB WRITING Anatomia di una professione
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N
on esiste un unico modo per intendere il web writing. In realtà questa professione è variegata e ricca di sfumature. Quanti tipi di web writing esistono? In primo luogo c’è la scrittura delle pagine di un sito web, cioè scrivere le pagine “Chi Siamo” e “Servizi”, dando forma alle necessità di un’azienda di essere rintracciabile online. Successivamente si completano tutti i passaggi utili per creare dei testi convincenti.Poi c’è un web writing orientato al blogging, qui vengono scritti gli articoli sul diario online. E poi c’è la specializzazione legata al copywriting, qui le bozze piene di contenuto lasciano il posto al lavoro raffinato: naming, tagline, headline, elementi che permettono a una landing page di ottenere grandi risultati. Pagine web, articoli, titoli e call to action: solo questo è il web writing? Ci sono anche competenze specifiche, come quelle che caratterizzano un professionista nel settore dell’e-commerce o delle landing page. Molti web writer si specializzano non in base alla piattaforma, ma all’argomento. Food, travel, beauty, tech: ci sono competenze specifiche. Dunque il web writing è un percorso che porta verso una realtà definita. Si può scrivere molto, non si può scrivere tutto.
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Il web writer scrive per accontentare due figure: il lettore e il motore di ricerca. Il più importante? Sicuramente il primo perché è quello che acquista o prenota, scarica o invia una richiesta di preventivo. L’ottimizzazione SEO di un articolo segue questa linea, con l’aggiunta di qualche dettaglio. Ad esempio?
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Che cosa fa un web writer?
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Il tag title, l’elemento più importante per il posizionamento di una pagina web. Poi c’è la meta description, che annuncia i dettagli che trovi nella stringa aggiuntiva dello snippet. Queste sono nozioni che un web writer deve maneggiare, perché la scrittura online deve remare nella giusta direzione. Quindi, come si crea il contenuto ideale? Bisogna creare testi capaci di rispondere a una certa logica, che divide i contenuti in tre parti: quelli che danno informazioni di base (come le pagine “Chi siamo”, “Contatti” di un’azienda), le landing page e gli articoli dei blog, che forniscono informazioni e soddisfano esigenze non direttamente legate alla vendita.
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Persuasive copywriting Con la scrittura persuasiva si possono cambiare le convinzioni, si possono capovolgere. Ma, neanche il persuasive copy più convincente può forzare idee cementificate. Però può oliare i meccanismi più complessi. La scrittura persuasiva è quell’insieme di tecniche e strategie che permettono all’autore di un testo di spingere il lettore a fare ciò che vuole.
Tutto ruota intorno a un concetto semplice ed essenziale: la capacità di portare la prospettiva dell’audience verso i benefit.
*Robert Cialdini: (27 aprile 1945) è uno psicologo statunitense, noto a livello internazionale per essere uno dei principali studiosi della psicologia sociale della persuasione.
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Ecco perché il professor Keating nel film L’attimo fuggente faceva salire i ragazzi sul banco: cambiare prospettiva vuol dire rivoluzionare la visione del mondo. E questo è oro per un’attività. Un concetto che parte da Robert Cialdini*. Cosa funziona quando si parla di persuasive copywriting? Secondo lo psicologo abbiamo una propensione naturale all’ottimizzazione delle risorse scarse. Ovvero quei beni che non possiamo ottenere tanto facilmente. Qualche esempio? Denaro e tempo. Le persone tremano di fronte a una spesa eccessiva e cercano il risparmio. Non sempre, non in ogni occasione. A volte funzionano altri tipi di scarsità come il numero limitato di posti o di edizioni. Di solito, questi elementi conquistano l’attenzione del target desiderato.
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Il professor Keating (Robin Williams) in una scena del film L’attimo fuggente
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Evidenziare il vantaggio Ad esempio, si è deciso di puntare su un prezzo inferiore? Perfetto, è quello che serve per convincere il lettore o il potenziale cliente a scegliere un prodotto. Però bisogna mostrarlo, e mettere in evidenza ciò che conviene. Il bias cognitivo * deve essere notificato. Altrimenti è inutile. Quindi, ecco la formula: “Solo per oggi il prodotto al prezzo di 25 euro invece di 50, con un risparmio del 50%”. È necessario mettere in chiaro il vantaggio con il confronto, questo è lo scopo. Un punto importante: creare un percorso lineare tra la comunicazione con il pubblico e quella dell’azienda. Perché le persone tendono a non cambiare idea, e a prendere decisioni lineari con ciò che hanno già scelto o imparato. Per questo si deve essere coerente con la tua audience. Questo vale anche all’interno del testo. Bisogna guardare verso la linearità: mantenere quanto promesso, non evitare i punti critici e mettere in evidenza ciò che conta per l’azienda e per il cliente.
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Attenzione ai desideri del pubblico
Il consumatore si identifica nel messaggio, nella comunicazione proposta. L’obiettivo del copywriter? Individuare i bisogni e i desideri. In questo modo l’azienda può scardinarli con i propri benefit. Altro aspetto: evidenziare i rischi e proporre
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Questo è un aspetto centrale: il persuasive copywriting fa leva sui desideri. Ovvero sulle necessità delle persone che vuoi raggiungere (metodo AIDA*).
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soluzioni. Tra i desideri del pubblico c’è anche quello di evitare rischi e problemi. Si devono tranquillizzare le persone e mettere in evidenza ciò che conta: semplicità di esecuzione, velocità, risparmio e guadagno. Tutto ciò che vuole la gente.
Le call to action Una call to action non deve essere un semplice invito, ma un imperativo capace di veicolare un valore. Non si deve scrivere “manda un’email” in una landing page, ma “scrivici per creare un sito web vincente”. Quando le persone cliccano su un bottone devono raggiungere un obiettivo desiderato, non stanno compiendo semplicemente un’azione banale.
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*bias cognitivo: giudizio (o pregiudizio) che non corrisponde necessariamente alla realtà, si sviluppa sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio. *metodo AIDA: è l’acronimo di Attenzione, Interesse, Desiderio, Azione, un modello teorico di funzionamento della pubblicità.
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IV DIGITAL STORYTELLING Gli ingredienti di un racconto strategico
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er digital storytelling si intende l’atto di narrare, realizzato con strumenti digitali. Nello specifico, consiste nell’organizzare risorse di vario formato reperibili sul web, in un sistema coerente, retto da una specifica struttura narrativa, per ottenere un racconto multimediale e ipertestuale (video, audio, immagini, testi, ecc.). Si tratta di una forma di narrazione particolarmente indicata per scopi comunicativi come il giornalismo, la politica e il marketing, ma si può adattare bene anche all’approccio didattico.
Management storytelling
In Italia il dibattito è ancora allo stato nascente, sia da un punto di vista teorico, sia applicativo in campo aziendale, anche se nel settore pubblicitario televisivo tale metodo viene sistematicamente adoperato, visto che ormai tutti gli spot sfruttano format narrativi.
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Il management storytelling è una disciplina che applica i principi della narrazione all’impresa, generando cartacei, digitali e relazionali che possono essere applicati a diverse aree o funzioni aziendali. Lo storytelling aziendale è denominato anche “storytelling strategico” perché fonde contenuti narrativi con strategie di marketing e SEO ovvero la capacità ottimizzare la SERP e il brand awareness online e offline. Il management storytelling ha avuto origine negli Stati Uniti, intorno alla fine del XX secolo, come strategia di gestione aziendale e di marketing. Ad esempio, le campagne elettorali di Bill Clinton e Barack Obama ne hanno fatto ampio uso.
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Crossmedia e transmedia storytelling: due metodologie a confronto Crossmedia storytelling
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È quel processo per cui lo stesso contenuto viene veicolato attraverso i diversi canali di comunicazione in modo sostanzialmente invariato: vengono fatti degli adeguamenti stilistici per allineare mezzo e linguaggio, ma nessuno strumento di comunicazione contiene informazioni aggiuntive o diversificate rispetto agli altri. Quando si impiega questo procedimento è importante ricordare che ogni mezzo ha le sue caratteristiche. Dunque, non si deve pubblicare il medesimo contenuto ugualmente su tutti i canali. Piuttosto, bisogna adeguarsi alle potenzialità di ognuno per ottenere un risultato di qualità.
1. Usa più piattaforme per una comunicazione 2. Usa un media iniziale per rinviare a dei media complementari la stessa notizia aumentando le possibilità di contatto, proponendo un approccio diverso a seconda del canale, ma senza apportare nuove informazioni al soggetto trattato
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3. Uno stesso contenuto viene riproposto su differenti piattaforme
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Transmedia storytelling Nel libro di Henry Jenkins*Cultura convergente appare questa definizione di storytelling transmediale: “un processo nel quale gli elementi integrati di una narrazione vengono sistematicamente separati e diffusi tramite diversi canali di comunicazione, con lo scopo di creare una esperienza di intrattenimento unificata e coordinata. Idealmente, ogni media dà un contributo unico allo sviluppo della storia”. La narrazione transmediale si può sviluppare integrando canali online e offline e permette un alto grado di interazione da parte degli utenti. Infatti, questa opzione si rivela una scelta vincente, dal momento che il pubblico è invogliato a saperne di più e perciò a seguire la storia frammentata sui diversi canali. Grazie a questo procedimento, le aziende non raggiungono più una sola fetta di mercato, ma tante quante sono le piattaforme di cui fanno uso per raccontare la storia.
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1. Usa più piattaforme per una comunicazione 2. È presente su diversi supporti di comunicazione, ma apporta un arricchimento alla storia e crea un’esperienza coordinata e unificata
*Henry Jenkins: (4 giugno 1958) è un accademico e saggista statunitense che si occupa di media, comunicazione e giornalismo.
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3. Contenuti diversi orchestrati su diverse piattaforme per un diverso punto d’ingresso in un universo unitario
V MAKEMARK Un team al servizio delle idee
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L’agenzia
M
akeMark è una società di consulenza in ambito digitale che fornisce competenze strategiche di alto livello nei quattro settori fondamentali per ogni azienda che intende innovare: DESIGN Il segno grafico è concepito come focus principale. Dalla creazione del logo alla gestione della comunicazione, dallo sviluppo del sito web alla creazione di app e software. LEGAL Creata l’innovazione bisogna poi tutelarla. Per questo MakeMark è altamente specializzata in consulenza legale in tutti gli ambiti del diritto delle nuove tecnologie: dalla tutela della proprietà intellettuale alla gestione della privacy.
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BUSINESS Tutelata l’innovazione bisogna farla crescere. Dalla consulenza del lavoro specializzata in sharing economy allo sviluppo del business con strumenti altamente innovativi.
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TRAINING Creare innovazione significa anche formazione continua e necessità di apprendere nuovi strumenti collaborativi.
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Il team Lo scopo era quello di creare un team “made in ITS”, composto da profili specifici e verticali, ma tutti con una visione d’insieme comune, cioè quella che abbiamo appreso durante il corso Multichannel. I responsabili di MakeMark hanno selezionato le nostre figure basandosi su background e competenze di ognuno e, dopo un colloquio conoscitivo, il gruppo di lavoro era formato da: un copywriter, un’art director, un UI designer, e due programmatori. Inoltre, abbiamo avuto modo di collaborare con un’altra collega (ex allieva dell’ITS Rizzoli), che lavorava in agenzia già da un anno e che ha svolto il ruolo di supervisore del team.
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Io, Lorenzo, Valentina, Andrea, Cristian e Melania alla grigliata di fine stage
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Design Week
Grigliata
SuperStudio
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Il progetto L’accademia di musica CPM Music Institute di Milano ha contattato MakeMark per un restyling del sito e dei consulti di marketing. Durante il prezioso brief * col cliente si sono chiariti i punti di forza della scuola milanese e si è dunque evinto che da poco tempo il MIUR ha dato a CPM l’opportunità di creare un percorso AFAM (Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica), e quindi di permettere agli studenti di laurearsi in uno strumento, con la possibilità di proseguire gli studi fino al conseguimento di un Diploma Accademico di Secondo Livello, al pari di una Laurea Magistrale.
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Il mio lavoro Ho cominciato a lavorare partendo da un’analisi della struttura del vecchio sito di CPM e, successivamente, della bozza di quello nuovo, studiando il flusso di ricerca dell’utente, la struttura del sito e la sua fruibilità. Analizzato ciò sono passata ad esaminare i social network di CPM. Una volta completata l’analisi generale dell’accademia, mi sono dedicata al confronto con i competitor, dove ho approfondito come le diverse scuole di musica italiane amministrano i loro contenuti sul sito e sui social network. Ho studiato come i concorrenti gestiscono l’engagement degli utenti, in particolare sui social ho descrit-
*brief: è un documento che raccoglie le informazioni, gli obiettivi e le richieste del cliente, finalizzati al progetto di comunicazione.
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to il ranking* delle pagine, gli iscritti, le recensioni, la frequenza di pubblicazione e il tipo di post (solo testo, immagini, video, ecc.). A questo punto, mi sono occupata della stesura delle descrizioni dei diversi corsi di musica, dei profili dei docenti e degli alunni in ottica SEO. Infatti, una parte importante del mio lavoro è stata pensare a tutti i backlink * da realizzare, per creare un percorso da far fare all’utente, la cui destinazione fosse compilare un form di contatto. Il tutto tenendo bene a mente che allo user deve sembrare un percorso naturale e deve sempre trovare quello che vuole in pochi clic. Dopodiché, ho effettuato diversi test per verificare che la lunghezza degli scritti si adattasse bene alla grafica del sito e, di conseguenza, ho modificato.
*ranking: su Facebook, è la media di stelle (da 1 a 5) che gli utenti assegnano al profilo di una pagina. *backlink: è un collegamento ipertestuale che punta a una determinata pagina web.
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Il risultato è stato un sito molto intuitivo e perfettamente studiato dal punto di vista del visual design: c’è armonia tra immagini e testi, e l’utente è guidato all’interno del sito alla scoperta del CPM, di chi lo vive e lo anima.
VI ABOUT ME
Il mio viaggio alla scoperta del mondo digitale, approdato nel copywriting
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M
i chiamo Carolina Vadori e sono nata a Milano il 29 agosto del 1997. Durante gli anni del liceo è nata la mia passione per la lingua italiana (della quale faccio un vero e proprio culto), e per le lingue straniere che ho studiato: inglese, spagnolo e francese. In particolare, adoro parlare in spagnolo; mi diverte l’accento e le cadenze della parlata, ma mi piacciono anche gli usi e i costumi delle nazioni ispaniche. Il mio approccio al mondo digitale nasce quando mi iscrivo a MSN Messenger, scopro la chat istantanea e tutti i giorni, appena torno da scuola lo apro per scrivere agli amici. Poi conosco Facebook, Instagram, YouTube e tanti altri.
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Tutto ciò mi incuriosisce, e dopo il diploma di maturità seguo un corso di Social Media Marketing. Tuttavia, sento ancora il bisogno di approfondire le mie conoscenze in questo ambito, così mi iscrivo al corso Multichannel presso l’ITS Angelo Rizzoli e rafforzo le mie competenze digitali.
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i social network sono una delle invenzioni più incredibili degli ultimi tempi; hanno rivoluzionato intere generazioni e il loro modo di comunicare tra loro, Dando vita a nuovi impieghi e figure professionali.
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SITOGRAFIA
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www.skande.com www.pronesis.it www.39webmarketing.com www.mysocialweb.it www.host-academy.it www.wikipedia.it www.treccani.it www.mestierediscrivere.com www.altavistacomunicazione.net www.pearson.com www.wired.it www.designerdiemozioni.it www.martinapugno.com www.ilariogobbi.it www.unsplash.com www.visualhunt.com www.atlassian.design
ITS Angelo Rizzoli a.s. 2017/2018