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Sogni e speranze per un mondo diverso
Mimma Grillo
Una delegazione composta da membri del Congreso Nacional Indìgena e del Centro Diritti Umani Fray Bartolomè De Las Casas proveniente dal Messico ha viaggiato per l’Europa nei mesi di settembre e ottobre scorsi e l’8 ottobre ha raggiunto la Sicilia. E’ stata una nuova occasione, dopo la “Gira por la Vida” del 2021, per incontrare, ascoltare e scambiare esperienze di lotta, di autogestione, di autonomia, di difesa dei diritti umani: un’occasione per scoprire, dalla viva voce di chi ogni giorno resiste, come il sistema capitalista in Messico, ma non solo, stia creando una rete di controllo del territorio che unisce la politica istituzionale, le forze armate, le economie legali e quelle illegali. Ancora una volta abbiamo avuto il privilegio di condividere sogni e speranze di creazione di un mondo diverso che non è solo possibile, ma anche estremamente urgente, un mondo che possa “contenere molti mondi”, come hanno sempre sostenuto gli Zapatisti, e che possa cancellare privilegi e sfruttamenti.

Ma cosa sono esattamente il C.N.I. e il Centro Diritti Umani Fray Bartolomè de Las Casas? Il Congreso Nacional Indìgena, che si è costituito il 12 ottobre 1996 (il 12 ottobre non è casuale ma riferito alla “conquista” del 1492), ponendosi come la Casa di tutti i Popoli Indigeni, è un’organizzazione che raggruppa decine di esperienze comunitarie che hanno fatto propria la proposta zapatista dell’organizzazione dal basso e della lotta per l’autonomia, e che in modo collettivo hanno difeso ed esercitato gli Accordi di San Andrès del 1996, che sancivano i diritti delle popolazioni indigene del Chiapas (mai inseriti poi nella Costituzione dal Governo Messicano nonostante gli impegni assunti con la delegazione zapatista) e che vengono considerati come la Costituzione dei Popoli Indigeni, basata sui 7 principi zapatisti (1- servire e non servirsi, 2-costruire e non distruggere, 3 - rappresentare e non soppiantare, 4-convincere e non vincere, 5 - obbedire e non comandare, 6- agire dal basso e non dall’alto, 7proporre e non imporre).

Il C.N.I., attraverso le parole dei suoi rappresentanti, ci ha portato testimonianza di alcune delle esperienze vissute in Messico, che si scontrano in maniera drammatica con le dinamiche espropriatrici di numerosi progetti estrattivi, infrastrutturali ed energetici, che mettono a rischio territori e collettività: la resistenza indigena e la difesa del territorio in molte regioni del Paese devono fare i conti non solo con le strategie repressive e corruttive dello Stato e delle grandi imprese, ma anche con una nuova e crescente violenza criminale (Narcos ma non solo) che abusa degli abitanti ed estorce le ricchezze dei vari territori sviluppando sinergia con gli attori dell’estrattivismo. Il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomè De Las Casasfondato nel 1989 da don Samuel Ruìz, vescovo della Diocesi di San Cristòbal De Las Casas che per decenni sostenne i poveri e gli indigeni e che nel 1994 svolse il ruolo di mediatore nei negoziati (poi traditi dal Governo) tra EZLN e Governo Messicano - è un’organizzazione che accompagna e difende legalmente le comunità indigene del Chiapas vittime di violenze e abusi: ha portato testimonianza, attraverso i racconti dei suoi rappresentanti, della devastante violenza criminale che imperversa in tutto il territorio del Chiapas negli ultimi anni.

“CONTRAINSURGENCIA” CONTRO GLI ZAPATISTI
Una violenza diversa da quella dei paramilitari e della guerra di bassa intensità e di “contrainsurgencia” che negli anni passati era operativa contro l’esperienza zapatista, una violenza che adesso si esercita attraverso organizzazioni criminali, colluse con settori delle Istituzioni statali, che con estorsioni, omicidi, rapimenti, stupri, tutelano i propri interessi criminali, ma intrecciano contemporaneamente la loro azione con l’operato di Istituzioni pubbliche corrotte e colluse e con l’operato di grandi attori economici (multinazionali).
Due sono state le tappe siciliane della Gira: Palermo (che ha avuto in sorte il fatto di essere la prima tappa italiana) l’8 ottobre e Catania il 9. A Palermo si è tenuto un incontro, presso il CISSCooperazione Internazionale Sud Sud, con varie realtà come il Laboratorio Ballarò, il Comitato di base No Muos, l’Assemblea NO Guerra, Palermo solidale con il Popolo Kurdo, Terra Insumisa-Alcamo. A Catania si è tenuto un incontro con gli studenti presso l’Università degli Studi organizzato dai collettivi Spine nel fianco, Comitato catanese di solidarietà con il Popolo Kurdo, Officina Rebelde. Sia a Palermo che a Catania nostri ospiti sono stati Pedro e Jesus, due compas del Congreso Nacional Indìgena e Carlos del FrayBa. Pedro, che fa il maestro, arrivato in aeroporto con uno splendido copricato che non ha mai tolto e che simboleggiava la sua comunità di appartenenza nello Stato di Nayarit, ci ha parlato dei pericoli che vivono quotidianamente gli appartenenti alla sua comunità impegnati nelle varie lotte sul territorio contro i tanti magaproyectos di infrastruttura, comunicazione e trasporti che stanno devastando il territorio. Jesus proveniente dallo Stato del Guerrero ci ha parlato delle lotte del suo territorio contro i tanti progetti estrattivi che riguardano soprattutto le risorse idriche dello Stato e ci ha ricordato la storia dei 43 studenti di Ayotzinapa spariti nel 2014 a Iguala, dopo un attacco da parte della polizia, mentre si recavano a una manifestazione a Città del Messico. Carlos, proveniente dal Chiapas, dove ha sede il Centro Diritti Umani Fray Bartolomè De Las Casas, ci ha parlato a lungo delle lotte che i popoli originari sostengono contro quella che si può considerare una vera e propria “ricolonizzazione”, in atto oggi nel Chiapas e nel Messico tutto, spacciata per “sviluppo”, ma che in realtà sta pianificando la sottrazione di biodiversità e risorse con la connivenza delle Istituzioni a vantaggio di multinazionali, potenze economiche, criminalità organizzata. Il progetto parte da lontano, dai primi anni 2000, quando fu lanciato dal Presidente Vicente Fox il Plan Puebla Panamà: un piano che riguarda 102 milioni di km quadrati, che si estendono dallo Stato messicano di Puebla fino alla Repubblica di Panama.
MINACCE PER LA MADRE TIERRA
Un progetto ambizioso che riguarda non solo il Messico, ma anche il Guatemala, l’Honduras, il Nicaragua, il Belize e Panama, programmato dal Presidente Fox congiuntamente con diverse componenti capitalistiche, secondo un modello già formulato dalla Banca Mondiale che è l’ennesima prova del non rispetto delle sovranità degli Stati latino-americani e dell’ingerenza nordamericana e dei piani neoliberali che mirano allo sfruttamento delle risorse naturali, alle privatizzazioni, all’ingresso di diverse imprese internazionali nel tessuto economico degli Stati Latinoamericani. Il piano include molteplici aspetti di intervento come costruzione di infrastrutture, strade e autostrade, gasdotti, elettricità, centrali idroelettriche, in tutto il corridoio mesoamericano, tutte opere che non solo calpestano i diritti delle popolazioni indigene che vivono in quelle aree e che vengono espropriate e costrette ad andare via, ma che minacciano anche di danneggiare seriamente il “medioambiente”, la Madre Tierra.

Di fatto il progetto in questa vastissima area del mondo (che da solo comprende più del 10% del patrimonio naturale del pianeta) permetterebbe la gestione di un’enorme quantità di sostanze biologiche con conseguente sfruttamento da parte di grandi multinazionali nordamericane ma non solo. I compas ci hanno parlato in particolare dei maggiori “megaproyectos” attualmente intrapresi in Messico: il Tren Maya, che prevede la costruzione di una linea ferrata di circa 1.500 km che attraverserà 5 Stati del Sud-Est messicano (Chiapas, Tabasco, Campeche, Yucatan, Quintana Roo), il Corredor Interoceanico nell’istmo di Tehuantepec, che prevede la creazione di un canale che metterà in comunicazione l’Oceano Pacifico con il Golfo del Messico, il Proyecto Integral Morelos, che prevede la costruzione di due centrali termoelettriche nella comunità di Huexca e la costruzione di un gasdotto di 160 km che attraverserà gli Stati di Tlaxcala, Puebla, Morelos e arriverà addirittura a intaccare la zona del Vulcano Popocatèpetl.

A tutto questo si aggiunge, ci ha raccontato Carlos, la questione delle migrazioni, il programma già in atto di esternalizzare nel territorio messicano la frontiera tra NordAmerica e Centro e Sud-America, tra Nord e Sud del mondo, trasformando il Messico in una zona “cuscinetto”: il confine non sarà più Rio Grande, ma il Messico tutto, così come il confine tra Europa e Nord-Africa e MedioOriente ormai è il Mediterraneo tutto, ma anche alcune zone del Nord-Africa e, ad est, la Turchia e tutta la zona dei Balcani. La politica di separazione tra la fortezza Nord del mondo e i vari Sud del mondo è analoga e globale, in Europa come in Nord-America. Abbiamo poi parlato con i compas anche dei nostri megaproyectos come quello del Ponte sullo Stretto, o quello del MUOS di Niscemi, così come avevamo fatto anche con le delegazioni zapatiste nel 2021. Ancora una volta ci siamo interrogati insieme sulle lotte da porre in essere per creare qualche “grieta” (breccia) nel terribile muro del capitalismo che rischia di distruggere le nostre vite, la vita del pianeta, e che , oggi più che mai, sta alla base dei molti venti di guerra che si sono alzati all’orizzonte.
