1 DOMENICA 2 APRILE 2023 Settimanale di Informazione Distribuzione gratuita - E-mail: casoriadue@libero. it ANNO XXIII - N° 14 - DOMENICA 2 APRILE 2023 Show Room Casoria Via Pascoli, 21 info 081 7584382 infodelprete@virgilio.it www.delpretemarmieceramiche.it C C& CENTRO STAMPE SRL Via Pietro Casilli - n°26 80026 Casoria (NA) Tel. 0813086022 CENTRO STAMPA DIGITALE CITTA’ ESTRANEA E NEMICA
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Usciamo dall’inverno più imbarazzante della storia della Città di Casoria: non ci sono stati assalti al Municipio di quella bruttissima piazza una volta dedicata a Zanardelli e poi, molto poi, al martire del 1799, medico di Grumo Nevano con studio a Casoria, Domenico Cirillo ma l’inverno dei PICS, PNRR, PUC, PUMS, PIP ecc.; l’inverno di tanti di noi, giovani e meno giovani; l’inverno di chi aspetta la destinazione d’uso delle
vale 8 mi disse a livello internazionale”; il PalaCasoria che ha ospitato gli atleti di taekwondo di tutto il Mondo e lo Stadio San Mauro illuminato di notte a cui sono arrivati i complimenti delle delegazioni di Uruguay, Messico, Irlanda del Nord, Corea del Sud ecc.; lascio a voi, cari lettori, il pensiero su un PalaCasoria di nuovo chiuso o (è aperto?); l’inverno dello svuotamento e poi riempimento di personale del Comando di Polizia Mu-
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L’EDITORIALE DI NANDO TROISE L’INVERNO DEI SUICIDI, TROPPI, TANTI; L’INVERNO DEI PROGETTI (PICS, PUC, PNRR, PUMS, PIP, PUA ECC.) 1 DOMENICA 13 FEBBRAIO 2022 Settimanale di Informazione Distribuzione gratuita E-mail: casoriadue@libero. it ANNO XXII - N° 07 - DOMENICA 13 FEBBRAIO 2022 Show Room Casoria Via Pascoli, 21 info 081 7584382 infodelprete@virgilio.it www.delpretemarmieceramiche.it C C& CENTRO STAMPE SRL Via Pietro Casilli - n°26 80026 Casoria (NA) Tel. 0813086022 CENTRO STAMPA DIGITALE Domande senza risposta
za del titolo che ho scelto per questo editoriale; in realtà l’invito mi è arrivato da un vecchio amico di gioventù, un meraviglioso numero 10 dei tempi giovanili, elegante come Gianni Rivera, mi scrive: “Caro e grande amico mio di circa 60 anni fa. Tu, in qualità di ottimo direttore molto letto a Casoria non puoi non scrivere un editoriale sulla condizione gravissima in cui versa il nostro amato paese”. Ho scelto una linea giornalistica che mette in risalto i problemi della nostra Città: i suicidi, i disservizi ecc. Non contento, il mio gentile interlocutore incalza: “rifiuti in tutti gli angoli, scippi, assenza totale delle forze dell’ordine, inquinamento di tutti i tipi, traffico indecente ecc.ecc.ecc. Scusami, un caro abbraccio, a presto”.
Il titolo di questo editoriale sottintende una speranza che, ci auguriamo, non sia solo la mia.
Ora, quale sia il letame che ha sommerso negli ultimi 50 anni la Città di Casoria, è sotto gli occhi di tutti: è dal 1989 che denuncio la miopia, l’arroganza, l’imprevidenza, la superficialità, l’atteggiamento camorristico o mafioso e la cialtroneria; era una Città in cui si veniva a curare la tosse convulsa per l’aria sopraffina e che, poi, divenne a detta dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, “la Sesto San Giovanni del Sud”, con la differenza che la Città della Magneti Marelli attaccata a Milano come lo è Casoria con Napoli ha trasformato la Città delle aree dismesse in Città dei Servizi. Sesto San Giovanni è riuscita ad entrare così come anche Rho, Rozzano, Gessate, Abbiategrasso
nella cintura milanese mentre Casoria è ritenuta anche dagli stessi napoletani che ve l’abitano PAESE, suscitando anche gli studi di un noto “paesologo”. Nessun dirigente di azienda, neanche nessun padre di famiglia – per quanto ricco, per quanto impunito, per quanto protetto – avrebbe mai gestito le cose a lui care con la stessa scellerata stupidità. I Grandi Peccatori del Passato sono coloro che, spendendo diversi milioni di euro, hanno partorito quell’obbrobrio di Piazza Domenico Cirillo e Piazza Trieste e Trento; chierichetti innocenti, invece, hanno ridotto le vie del centro antico nelle condizioni del presente. DOMANDO: i candidati alle ultime elezioni amministrative che tanto hanno girato alla ricerca del voto e del consenso sono passati per via San Sebastiano, via Santa Croce ed i suoi vicoli, via Cardinale Luigi Maglione, via San Mauro, via Marco Rocco e via Nicola Rocco?????
I Grandi Peccatori del Presente sono quelli che non si accorgono che uno stabile in via Po che per anni ha ospitato il settore dei Servizi diretti alla Persona e costato 2 miliardi di lire più IVA e da più di otto anni abbandonato o che non sanno che in via Castagna ci sta uno stabile “regalato” dalla convenzione lottizzata della cooperativa Smeraldo oppure delle opere compensative TAV mai utilizzate. Eppure, la forza della passione, deve avere veramente qualcosa di magico, se si trovano ancora migliaia di cittadini disposti a perdonare tutto, a credere a tutto; fino al masochismo, fino alla cecità. Questo di Casoria è un popolo sussidiato che ringrazia, anonimo ed annoiato;
La nostra Città, Casoria, è sopravvissuta alle macerie della guerra, è sopravvissuta al terremoto del 23 novembre del 1980, è sopravvissuta a delusioni cocentissime come il fallimento di molte amministrazioni del dopo Tangentopoli; da quella progressista di Franco De Luca, caduto sulla approvazione del bilancio, a quella sciolta per camorra del Sindaco Giosuè De Rosa ed a quelle mandate a casa con dimissioni davanti a un notaio del centrodestra di Stefano Ferrara e poi quella di Vincenzo Carfora ed ultima quella di Pasquale Fuccio.
Casoria è sopravvissuta agli scandali ed ai concorsi truccati.
Gli architetti di Casoria stanno studiando come organizzare un incontro tra le parti per ridare euforia, bontà loro, a un inverno di mille bugie e imbarazzante micragna. Tutti scodinzolano acriticamente pensando che il gioco delle tre carte possa improvvisamente sanare ogni magagna.
TURISMO RELIGIOSO
“Puntare tutto sull’elemento strettamente “spirituale”.
Per esempio: ho un’idea che spesso mi solletica: potrebbe essere utile creare un “Forum sulla Santità”, inteso come fenomeno non soltanto “religioso” ma interessante anche la dimensione laica….
In effetti, si tratterebbe di un unicum, in Italia, dove se fatto bene coinvolge un sacco di gente.
Andrebbe aperto con un convegno “nazionale” al quale parteciperebbero personalità sia credenti che laiche.
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Piazza
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Avv. Mauro Iavarone
ANTONIO BOTTA
L’INTERVISTA SU NANOTV DI TROISE ALL’UNICO TESTIMONE DELL’OMICIDIO DI DON PEPPE DIANA
“L’OPERA LODEVOLE DEL MARTIRE DI TERRA DI LAVORO”
Appena una settimana fa, ho ricordato don Peppe Diana, commentando la “Giornata della Memoria” e la visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Casal di Principe. Il Direttore Troise, offrendomi un invitante “assist”, mi invia il video mostrato ai web spettatori di Nano Tv, nel quale è ripresa l’intervista all’unico testimone, Augusto Di Meo, che assistette all’uccisione di don Peppe. “E’ un’emozione: mi trovo nel cimitero di Casal di Principe, precisamente nella cappella di famiglia di don Peppe Diana, uno dei martiri della criminalità organizzata. Dietro di me la sua tomba, con l’incisione della data di nascita, 4 luglio 1958, e quella della sua morte, avvenuta il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico: ucciso dalla camorra nella sacrestia della sua parrocchia, mentre si preparava a celebrare la Santa Messa. Vi è stata scritta questa frase: “Dal seme che muore fiorisce una messe nuova di giustizia e di pace”. Me lo auguro”.
Augusto Di Meo possiede le chiavi della Cappella. Troise, dopo avere rimarcato di essere convinto che Casal di Principe e Scampia sono abitate, in larghissima maggioranza, da persone perbene, e non meritano di essere infangate col marchio di cittadini collusi con la criminalità organizzata, ha chiesto a Di Meo di raccontare ciò che ricorda della mattina dell’uccisione e di fornire ai web spettatori di Nano Tv una sua testimonianza del martire “don Peppino”.
“ Io avevo 33 anni” racconta
Augusto “oggi ne ho 60, e in questi anni la mia vita è cambiata non di poco: quei col-
Don Peppe rappresenta mirabilmente le istanze e le attese espresse più volte da Papa Francesco, che ha disegnato il volto di una chiesa promotrice di civiltà, artefice di giustizia, di fratellanza e di pace, fautrice di una nuova evangelizzazione. A Casoria, alcune comunità parrocchiali hanno iniziato a camminare insieme, partecipando al ritiro spirituale sulla Quaresima
pi di pistola sparati sul viso di don Diana e la sua morte mi hanno reso un testimone, poiché ho denunciato in caserma ciò che ho visto. Sono stati anni di fuoco, ma ciò ha creato una forma di impegno per la memoria di don Peppe e per la memoria di tutte le vittime di questo territorio. Si vive, quindi, diversamente, si vive in un’altra dimensione. Chi era don Peppe Diana? Un sacerdote che predicava fuori dalla parrocchia, fuori dalle porte della chiesa; era uno che amava il suo popolo, voleva che i giovani si affrancassero dall’influenza malefica della camorra, che prendessero un’altra strada, non quella tracciata dai camorristi, che conduce in ga-
lera o qui, al cimitero. Questa era l’opera di don Peppe, veramente un’opera lodevole”. A Troise che ha chiesto come si svolsero i fatti la mattina del barbaro assassinio, il signor Di Meo ha risposto che erano le 7,00 quando arrivò in parrocchia. “Chiesi al sagrestano dove fosse don Peppe, se in sacrestia o in ufficio. Mi rispose che era arrivato da poco e che si trovava nello studio. Parlammo del più e del meno, siamo stati circa 25 minuti insieme, mi disse che la sera ci sarebbe stata una cena con i collaboratori più stretti dalle suore carmelitane e niente faceva presagire, in quel colloquio, ciò che sarebbe di lì a poco accaduto. Gli chiesi cosa si sarebbe po-
tuto fare ancora, perché c’era stato un altro omicidio ed egli mi disse che ci voleva solo un miracolo. Detta così, pareva qualcosa di banale, ma col senno di poi, effettivamente c’è stato il miracolo”. Ha inteso dire, Augusto, che oggi a Casal di Principe il miracolo è accaduto davvero, perché i “Casalesi” non spadroneggiano più e la Cittadinanza, unita attorno al sindaco Renato Natale, battagliero e onesto, ha fatto trionfare il senso della giustizia e della libertà, forte dei valori testimoniati e trasmessi da don Diana. Nel prosieguo della testimonianza di ciò che accadde quella mattina del 19 marzo 1994, il signor Di Meo ha raccontato che con don Peppe uscì dall’ufficio per la celebrazione eucaristica, percorrendo insieme un corridoio di circa 7 - 8 metri che li avrebbe condotti in sagrestia; ad un certo punto “di fronte a noi si palesò un tale, chiese chi di noi due fosse don Peppe. “Sono io - disse don Diana - “allora lo sconosciuto estrasse la pistola e sparò 5 colpi, 4 sul viso e un proiettile si conficcò sul muro. Don Peppe cadde a terra con il viso tutto insanguinato. L’assassino, dopo aver riposto la pistola, andò via, sentii la sgommata dell’auto. In chiesa c’erano molte persone, in attesa della prima Messa, perché dopo, ricorrendo la festa di S. Giuseppe, sarebbero state indaffarate per le zeppole da preparare. Scapparono tutti. Lo vidi esanime a terra, lo chiamai, non diede alcun cenno di vita, dopo la rimozione del corpo mi recai subito al Comando dei Carabinieri per denunciare l’atto criminale”. A distanza di poco più di 29
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anni dalla sua morte, don Peppe Diana rappresenta mirabilmente le istanze e le attese espresse più volte da Papa Francesco che, nelle sue lettere pastorali ed encicliche, ha disegnato il volto di una chiesa promotrice di civiltà, artefice di giustizia, di fratellanza e di pace, fautrice di una nuova evangelizzazione, come già aveva fatto Giovanni Paolo II, intesa come annuncio di liberazione. Sostenuto dal Vescovo di Caserta Raffaele Nogaro, già molto impegnato nelle battaglie a favore del diritto alla salute, per i diritti dei migranti, per la concordia internazionale contro tutte le guerre, don Peppe Diana ancora di più trasse forza e tenacia nel fornire la sua testimonianza di prete impegnato nel combattere il male in un territorio dove i camorristi agivano indisturbati spacciando per concessioni i diritti, violando con soprusi, atti brutali, le leggi su cui si fonda la democrazia. Ciò nella connivenza di certa politica corrotta. Cominciò, per i due uomini di chiesa, una collaborazione fattiva, che portò don Peppino a scrivere il documento “Per amore del mio popolo”, nel quale, profeticamente ispirato, denunciò con forza le malefatte dei “Casalesi”. Eccone un significativo stralcio: “La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica della società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più sussidiate, assistite senza alcuna capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone;
esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato”.
Il documento affonda la lama tagliente della Verità anche nelle responsabilità politiche, nelle complicità, nelle connivenze, dirette o indirette di partiti e istituzioni. Ma, come ha scritto il vescovo Nogaro, “ciò che conferisce al documento una dimensione evangelica è il richiamo all’impegno dei cristiani. E’ il vigore del Profeta che denuncia l’ingiustizia presente, che annuncia e pratica la “conversione”, che, mediante la preghiera, assicura la grazia e il soccorso del Signore […]E i pastori vengono sollecitati a praticare una denuncia impavida del malcostume e soprattutto a dare sincera testimonianza del valore della giustizia, della solidarietà”. Come, dunque, rendere vivo don Giuseppe Diana? Imparando a “camminare insieme”, come ha evidenziato di recente l’arcivescovo don Mimmo Battaglia. Da soli, non si arriva da nessuna parte. Le comunità parrocchiali di Casoria, praticando lo stile sinodale, in un’ottica di corresponsabilità che vede impegnati laici e presbiteri, devono impegnarsi in una testimonianza profetica, mirando ad amare il proprio territorio, ad averne cura, a maturare una nuova consapevolezza, come scrisse don Diana , “nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili, progredendo nella via del Vangelo, senza lasciarci cadere le braccia”. Un piccolo segno, che va nella direzione indicata da don Peppe e dalle sollecitazioni del Sinodo si è visto nella decisione di alcuni parroci di Casoria di iniziare a operare in comunione con piccoli, ma significativi passi. Il primo, tappa dell’Ascolto, è stato compiuto Sabato 25 marzo, nella parrocchia S. Antonio Abate, dove sono convenuti fedeli di alcune comunità parrocchiali cittadine, che, nel ritiro di Quaresima, hanno
meditato insieme sul tema “La Buona Notizia della e nella Passione di Gesù”, guidati dall’interessantissima riflessione di Don Lello Ponticelli, Delegato arcivescovile per il Clero della Diocesi di Napoli, Padre Spirituale presso il Seminario Maggiore di Napoli e Docente di Psicologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione S. Tommaso d’Aquino. Egli ha posto in rilievo che la Buona Notizia della Passione del Signore spinge a donarsi per amore, fino ad avvertire dentro di sé un forte sentimento di giustizia, una profonda empatia per le vicende umane, provando quella “Passione” che fa sentire sulla pelle le ferite degli altri, che impedisce al cuore di essere intrappolato nella rete dell’indifferenza; è “Buona Notizia” quella Passione che spinge ad uscire dall’egoismo che uccide più della morte, che ti impedisce di turbarti, di piangere sul dolore degli altri; è “Buona Notizia” quella passione che ti libera dall’individualismo, permettendoti di godere della gioia della compagnia, della condivisione, dell’amicizia.
La Croce di Dio, infatti, ha voluto essere il dolore di ogni uomo e il dolore di ogni uomo è il dolore stesso di Dio; un Dio, dunque, “fragile”, come ha sottolineato don Ponticelli, che, però ha trasformato la sofferenza in amore. Ed è stato proprio l’amore col quale ha portato ed offerto la sofferenza ad avere salvato il mondo; lo stesso amore di don Peppe per la sua terra e per la sua gente, che lo ha portato a donarsi fino al sacrificio della vita; lo stesso amore per il quale si sono sacrificati il giudice Rosario Livatino, il vescovo Romero, Falcone, Borsellino, don Puglisi, e tanti, tra tutori dell’ordine, religiosi e religiose, persone oneste e rette. Dopo il “deserto” personale, vissuto nel silenzio meditativo, nei gruppi si sono condivise risonanze sul tema sviluppato da don Ponticelli; infine, la preghiera conclusiva.
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NAPOLI SI VESTE A FESTA PER LO SCUDETTO, ORA SI COLORI ANCHE IL MARADONA
Se dovessi descrivere lo stato emotivo di Napoli nelle ultime settimane, basterebbe fare un parallelismo con il Capodanno. Siamo alle 11 del mattino circa del 31 dicembre, la mezzanotte ancora non arriva ma tutti lavorano per renderla magica. Per un popolo che ha con il festeggiamento un rapporto profondo, quasi ossessivo, avere il tempo rispetto agli altri due scudetti precedenti di prepararsi può regalare un’atmosfera unica. Diffidate dai nostalgici che mentono anche a se stessi e dicono: “Non sarà mai come negli anni ‘80”. Sarà diversa ma forse anche più piena perché ai tempi dei social tutto arriva ovunque, annullando le distanze.
Il centro storico ha dei tratti in cui il presente si mescola con l’era Maradona, tra gli occhi curiosi dei giovani che non l’hanno mai vissuto. Chi c’era ai tempi di Diego si perde tra la malinconia per le persone più care che non ha più al suo fianco mentre accompagna gli altri al loro primo appuntamento con la Storia. Di padre in figlio, come la tradizione più popolare del pallone insegna, nella narrazione del tifo napoletano che è fatto d’appartenenza. Fa parte della cultura, dell’identità, i colori biancoazzurri sono dentro l’anima come una canzone di Pino Daniele, una battuta di Totò o Massimo Troisi citati in tanti striscioni commoventi che si possono ammirare facendosi trascinare dai vicoli, dalle strade, da questa festa work in progress. Lo scudetto da queste parti è un sogno, ci sono generazioni intere che hanno coltivato il desiderio di vivere una gioia simile a quella dei propri genitori e finalmente sembra che quel momento stia per arrivare. Tutti studiano il calendario provando ad immaginare quale sarà la data di quest’esplosione di gioia.
Il presidente De Laurentiis, il sindaco Manfredi, le istituzioni dedite all’ordine pubblico da mesi studiano il piano ideale per conciliare una gioia attesa 33 anni con la necessità di proteggere la città, le persone, evitare tensioni e danneggiamenti. Si lavora ad un evento distribuito per i quartieri, con 15 città del mondo collegate a dieci zone della città per immergersi nella gioia più pura, quella di chi vive lontano da Napoli e
sta già costruendo delle oasi azzurre in cui celebrare quel tricolore tanto atteso. Da queste parti vincere non è né l’unica cosa che conta e neanche un’abitudine, l’appartenenza al Napoli è fatta di passione nel senso più forte del termine. “Chiu forte e na catena”, ripercorrendo una meravigliosa canzone di Roberto Murolo.
Non è lineare, oscilla nel termometro dei sentimenti, tra il ricordo delle delusioni più intense, dallo scudetto perso nel 1988 al campionato dei 91 punti, con la ferita di Napoli-Verona da cui è ripartito Spalletti nell’indifferenza totale.
Il 2 luglio 2021 alla stazione NapoliAfragola non c’era nessuno ad aspettarlo, soltanto un anonimo rumore dei treni mentre Spalletti guardava oltre, cantava il coro delle stagioni più esaltanti e preparava la pettorina per gli allenamenti.
Il Napoli ha un’anima diversa dalla città, non si fa travolgere dall’emotività, è un caterpillar cinico, serio, non esce dal tempo del lavoro pur guardando a festoni, striscioni, bandiere. Roba che per dirla alla Spalletti rende Napoli così bella che non si può guardare, fa venire a tutti gli occhi azzurri.
Le contraddizioni sono l’anima storica di Napoli, la rendono intrigante ed enigmatica, non mancano neanche in quest’annata magica. Mentre in città i quartieri quasi si sfidano ad inventare la decorazione e il messaggio più bello, al
Maradona si fa fatica a costruire un’atmosfera bollente per le frequenti limitazioni al tifo organizzato come il divieto di introdurre bandiere, striscioni e megafoni durato due mesi dopo gli scontri di Badia al Pino Est e confermato poi nella gara contro l’Eintracht Francoforte. Una decisione arbitraria, una mossa che non rientra nella prassi dello Stato di diritto in cui ogni azione è motivata da principi normativi di riferimento. Non c’è nessuna legge che prescrive il criterio per cui, prima di individuare le responsabilità personali dei soggetti che hanno partecipato ad alcuni scontri, si spara nel mucchio con un solo risultato: rendere lo stadio meno caloroso. Ieri al Palavesuvio per la final four di Coppa Italia di calcio a 5 è stato negato l’accesso ad uno striscione che recitava in maniera ironica e provocatoria “Brutti, sporchi e terroni”. Non è un bel presagio in vista di ciò che dovrebbe vivere il Maradona a breve. Sta per arrivare un mese di aprile storico, tra campionato e Champions League. Regalateci un Maradona all’altezza di ciò che sta facendo il Napoli, in una città che si sta già vestendo a festa da alcune settimane e merita uno stadio pronto e adeguato alla portata storica del cammino degli azzurri. L’ha spiegato Spalletti citando Ligabue: “Il tempo passa per non ripassare più” .
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CIRO TROISE
RITA GIAQUINTO
LA COPERTINA LA STANZA DEL SINDACO RAFFAELE BENE
Si commenta il numero 12 di CasoriaDue uscito domenica 19 marzo dal titolo provocatorio: “Ti verrò a cercare”, con la foto della stanza del Sindaco. A giugno saranno quattro anni che l’Avv. Raffaele Bene è il primo cittadino di Casoria ma, nonostante gli innumerevoli inviti del Dir.Troise, il Sindaco ha accettato di presenziare in trasmissione soltanto due volte. L’editoriale redatto dal Direttore stesso, porta lo stesso titolo della copertina. Le domande sono tante ma le risposte non arrivano. Una delle ultime puntate del rotocalco condotto dal Dir. Troise è stata incentrata interamente sulle domande, sui dubbi, i chiarimenti che ci sono pervenuti in redazione da cittadini, addetti ai lavori, giovani che si aspettavano che addirittura il Sindaco rispondesse in diretta. Il che sarebbe stata la migliore espressione della volontà di far incontrare le istituzioni con il territorio ma anche se non siamo riusciti a realizzare questa che sarebbe stata una vera manna dal cielo, ci aspettiamo che, prima o poi, il Sindaco venga a dare soddisfazione a quanti hanno mostrato non solo interesse, ma anche entusiasmo a volersi confrontare con l’amministrazione. Ci ha assicurato che verrà presto
in trasmissione, dal canto nostro mettiamo a disposizione tutti gli spazi possibili – dal settimanale alla rete web NanoTV – per poterlo ospitare e farlo incontrare, anche se solo virtualmente, con la cittadinanza. Dopo l’editoriale, segue un articolo di Antonio Botta sulle primarie del PD a Casoria: Bonaccini supera la Schlein.
La dichiarazione di Troise fu che ha prevalso l’anima democristiana e socialista degli iscritti al PD; i non iscritti hanno optato per la neosegretaria Schlein. Il commento invece di Botta è rivolto alla segretaria Schlein, a cui ho fatto arrivare la copia del settimanale digitale attraverso il suo coordinatore nazionale Furfaro: “Si dia da fare ora la Schlein per mostrare la vera anima del PD occupandosi delle priorità: lavoro,
contrasto alle intollerabili disuguaglianze sociali, scuola e formazione, sanità pubblica, e delle scandalose chilometriche liste di attesa”. L’articolo di Ciro Troise: “Un giorno potremmo dire ho visto Kvaratskhelia”, calciatore destinato ad entrare nella memoria di tutti ed archetipo di riferimento – come scrive Troise e che, in maglia azzurra, sta regalando magie ad ogni partita, dimostrando le sue grandi doti tecniche, forza fisica e non solo.
Segue poi il consueto reportage di Maria Cristina Orga, questa volta, sull’8 marzo: “La Copertina è donna”, è il titolo del suo racconto che – commentando una trasmissione del Direttore – si punta il dito sull’inadeguatezza degli uomini ai ruoli parlando del Pala Casoria. La giornalista chiude l’articolo regalan-
do un fiore di poesia alle cinque ragazze iraniane esposte al pericolo di una nazione che trasforma la religione in una cattiveria assoluta.
Chiara D’Aponte scrive “Un fiore per l’amicizia per ricordare Gaetano Coppola”, la cerimonia di premiazione del contest letterario “I fiori dell’amicizia”, premio dedicato alla memoria del Prof. Gaetano Coppola, artista e docente scomparso nel 2019. Di fianco un altro bell’articolo di Angelo Vozzella, “Sport, ricordi e passione” il trofeo di ginnastica artistica realizzato in memoria di Alessandro Imbaldi, giovane vittima di un incidente di moto che si verificò proprio nei pressi della palestra dove era istruttori, in via Nazionale delle Puglie. Sotto questo articolo, c’è uno straordinario reportage di Simonetta De Chiara Ruffo sulla dermatologia ed alcuni farmaci innovativi.
La idrosadenite suppurativa è una malattia dermatologica immunomediata che si manifesta con noduli infiammatori, ascessi e fistole che ha un impatto notevole sulla qualità della vita anche a livello psicosociale. I pazienti non saranno più soli con metodologie e terapie innovative prese in carico dal SIDEMAST, la società di dermatologi delle
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malattie sessualmente trasmesse.
Dopodiché, arriviamo alla rubrica, sempre molto seguita, dell’Avv. Mario Setola, esperto civilista in diritto di famiglia. Poi, troviamo i consueti consigli di Casoriambiente, piccoli gesti fanno la differenza, il consiglio è di scaricare l’app per il ritiro di rifiuti ingombranti, ma anche sfalci e potature. Di fianco, c’è una importante comunicazione sulla guida sicura: la regione Campania e l’ ANCI
chiamano a raccolta le scuole e le università campane sull’importanza della guida sicura ed un approccio sempre più responsabile all’educazione stradale.
Segue un articolo di Diana Kühne, sui campionati regionali che si sono conclusi a Roccaraso. Un interessante comunicato della società Reggi & Spizzichino che ci presenta il film “Amate sponde” di Egidio Eronico,un viaggio visionario, l’Italia come non l’abbiamo mai
vista e come rischiamo di perderla, nei cinema dal 14 marzo. Marco Calafiore, invece, ci informa della nuova Orchestra Scarlatti e del concerto dei 30 anni diretto dalla straordinaria Beatrice Venezi.
Nella pagina a fianco, troviamo un reportage straordinario di Francesca Fasolino sull’endometriosi, una malattia che colpisce moltissime donne, una due giorni dedicati alla consapevolezza di questa patologia sono stati
organizzati a Roma il 25 e il 26 marzo.
Chiudiamo con interessanti locandine: una dedicata a Serena Nardi e al suo album “Mentecuore”; il libro di Ludovico Silvestri dedicato a Padre Rocco e, infine, lo spettacolo tutto da ridere “Tutta colpa di Ludovico”, diretto e interpretato da Antonio Fiorillo al Teatro Ateneo di Casoria, per chi vuole divertirsi e trascorrere una serata tra comicità, risate e tanta allegria.
CHIARA D’APONTE NANDO TROISE: “SARÒ FAZIOSO MA IL
MONDO DEL GIORNALISMO VA RIFORMATO”
Con la solita schiettezza che lo ha sempre contraddistinto, il nostro Direttore Nando Troise è intervenuto all’Ordine dei Giornalisti, in una sala strapiena.
L’incontro era stato organizzato per approvare i bilanci ma è stata un’occasione per portare all’attenzione dei colleghi giornalisti il “lato oscuro” del mondo dell’informazione campana.
“Sono fazioso! Vado a simpatie ed antipatie”. E’ un fiume in piena il nostro Troise, un uomo che non le manda certo a dire. “Ti sei accorto adesso che siamo arrivati a 12 mila iscritti?!?” Chiede provocatoriamente al collega Gerardo Ausiello. “Faccio il Direttore di settimanali da 38 anni, ho preso anche qualche querela per mancato controllo. Quante volte ho rotto le scatole ad Alessandro Sansoni per il concetto di “tesseropoli”!
E in effetti io sono d’accordo: sapeste quanti collaboratori ho avuto che volevano prendere il tesserino con me non sapendo neanche usare le “h”! Io mi sono sempre rifiutato di firmare”!
Il Direttore sottolinea che, nonostante l’altissimo numero di iscritti, il numero
dei tesserati che ha nel giornalismo la sua unica fonte di guadagno è realmente irrisorio. “Sai di tutti i collaboratori che ho accompagnato fino al tesserino quanti hanno effettivamente trovato lavoro come giornalisti? Uno solo: è Leandro Del Gaudio, firma prestigiosa nel campo della cronaca giudiziaria. Poi c’è Giuseppe Pesce, che però fa principalmente lo storico più che il giornalista. Tutti gli altri, e sono tantissimi, non scrivono.
Mai!
E sapeste quante volte mi sono lamentato col Consiglio dell’Ordine, rendendomi anche antipatico! Dicevo loro “Cancellateli! Che li tenete a fare?!?
E cancellate anche chi non paga!” Nel corso dell’incontro all’Ordine si è parlato di una scarsissima presenza di giovani leve. Anche su questo Troise ha preso una posizione netta: “i giovani? E come potrebbero mai farsi largo tra di noi, che siamo tanti, troppi e siamo tutti vecchi? Un giovane ha difficoltà a crearsi il suo spazio. Anche fisicamente. Non abbiamo spazio! Siamo riuniti in una sala minuscola. Questo scoraggia la partecipazione dei giovani”.
In ultimo Troise riflette su una piccola assurdità: “siamo in 12 mila ma se si deve organizzare una qualunque trasmissione sportiva è d’obbligo invitare qualche nostro collega del nord. Pare che avere dei giornalisti del “norde” faccia fare più ascolti. Come se conferissero ai programmi una autorità che, altrimenti, non avrebbero. Direi che c’è davvero qualcosa che non va”!
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MARIA CRISTINA ORGA
G. B.: AVVOCATO PER MESTIERE, ROMANZIERE PER PASSIONE
Non solo politica e attualità nel seguitissimo rotocalco ideato e condotto dall’infaticabile Nando Troise e trasmesso nell’etere virtuale dalla web TV di Napoli Nord, meglio nota con il felice acronimo di NANO TV. Ospiti del nostro Magnifico Direttore in una delle ultime seguitissime puntate, i romanzi di uno dei più prolifici e ispirati scrittori napoletani di ultima generazione, che si sta conquistando sempre maggiori apprezzamenti tra il pubblico dei lettori di thriller psicologici, genere in felice fase di espansione insieme all’intramontabile giallo, negli ultimi anni. Avvocato civilista, fino a quarant’anni Giovanni Luca Brancaccio, aveva riservato tutte le proprie energie creative alla professione forense, mai immaginando per sé un futuro di tessitore di audaci trame letterarie. Ma la vita, si sa, va dove vuole e ci trascina con sé, per cui, un po’ per gioco e passione, si era lasciato sedurre dalla proposta di un amico di provare a inventare una trama mistery a quattro mani. Diventare scrittore? Perché no! In fondo era solo un gioco, a cui dedicarsi a tempo perso, senza prendersi troppo sul serio. Ma come ben sanno i bambini, che sono i veri saggi, non c’è nulla di più serio di un gioco, quando il gioco è divertente. Così, seppure a singhiozzi, la trama inizia ad essere imbastita. Le sorprese però non sono finite (a ben guardare questa vicenda basta già essa stessa a creare la trama di un libro un po’ pirandelliano, che potrebbe intitolarsi Storia a quattro mani in cerca di autori), perché l’amico molla Giovanni Luca con la penna in mano (sempre meglio che col cerino!) e l’avvocato la chiude nel cassetto, ovvero in una cartella sul desktop
Ospite di una speciale puntata de “La Copertina”, l’avvocato Giovanni Luca Brancaccio, noto al pubblico dei lettori come Gianni Brandi, racconta la sua passione per gli psico-thriller e svela le trame dei suoi romanzi ai web spettatori di NANO TV.
del suo pc e torna a scrivere solo arringhe, memorie e petizioni fino a quando i tempi non maturano suo malgrado e il destino ineluttabile che lo vuole scrittore si compie. Nel modo peggiore forse, il più doloroso certo: un lutto. E non un lutto qualsiasi, ma la perdita dell’amata madre, anzi, piuttosto, come lo stesso autore precisa, non senza commozione, le circostanze della sua dipartita. Un dolore così grande non è facile da metabolizzare, destabilizza, richiede energie e approcci impensabili fino al momento in cui si impone nella vita, pretende di essere guardato dritto negli occhi e mes-
so nero su bianco, magari in un romanzo intimo e toccante, in cui, attraverso un alter ego, il protagonista narra la propria straziante vicenda personale come fosse la storia di un altro uomo, tingendola di fiction quel tanto che basta per allontanarla dalla stretta autobiografia e renderla una storia universale, in cui siano in molti a potersi identificare, da chiudere nell’abbraccio morbido di una copertina di cartoncino e da consegnare alle stampe e ai lettori nel 2019 con il titolo di Era mia madre da parte di Gianno Brandi, nome che, trattenendo le iniziali di quello anagrafico, l’ospite di Nando sceglie per inaugurare la propria nuova vita di scrittore. Così, mentre Giovanni Brancaccio continua a indossare la toga e a perorare con successo le cause dei suoi assistiti in tribunale, Gianni Brandi viene letto da un pubblico interessato e partecipe, tanto da convincersi che forse è arrivato il momento di riaprire il famoso cassetto e tirarne fuori l’imbastitura di quello che, ultimato a due mani, diventerà nel 2020 Connessione con l’Aldilà psico thriller ambientato in un distopico futuro databile al 2041, nel quale il protagonista, attraverso un programma messo a punto da un su amico misteriosamente scomparso, sulle cui tracce si pone, entra in contatto con il mondo dei più, ricevendo da alcuni defunti delle rivelazioni scioccanti relative ad alcuni degli snidi più drammatici della storia mondiale contemporanea, dall’attentato alle Torri Gemelle, al Covid 19, ritrovandosi così al centro di intrighi internazionali e sperimentando di persona quanto sottile e labile sia il velo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti e quanto questi siano invece
10 DOMENICA 2 APRILE 2023 IO RACCONTO STORIE magazine
in relazione. La cifra del giallo surreale, che fa vibrare le corde delle emozioni e degli interrogativi più profondi si impone nella linea narrativa dello scrittore, divenendone cifra connotativa ancor più nel secondo romanzo che dà alle stampe A volte anche la luna è piatta, in cui si narrano le surreali vicende di un padre che al risveglio, una mattina come le altre di un mite aprile 2018, vede la sua vita completamente sconvolta quando si accorge che la figlioletta di sette anni è sparita. Non sparita nel senso che non si sa dove sia andata, ma letteralmente scomparsa, svanita nel nulla, al punto che anche sua moglie, presunta madre della bambina nega che lei e Roberto (questo il nome del protagonista) abbiano mai avuto una figlia e non se ne trova traccia né nei registri della scuola che Martina, la bimba svanita nel nulla, dovrebbe frequentare e neppure all’anagrafe. La pervicace convinzione di Roberto che la piccola non sia frutto della sua immaginazione, ma esista realmente e che sia finita in un indeterminato altrove per ragioni che sfuggono alla sua comprensione, lo porterà a imbarcarsi nell’avventurosa ricerca della verità e, travalicando confini razionali e dimensioni spazio-temporali a fare degli
incontri inquietanti e rivelatori che lo metteranno sulla strada giusta per venire a capo del mistero. Dato alle stampe nel 2019, A volte anche la luna è piatta, trova il suo compimento nell’ultimo libro di Brandi, A volte anche il deserto è fiorito, datato 2022, nel quale Roberto si ritrova improvvisamente proiettato nel futuro, in un appartamento progettato secondo i più evoluti criteri della domotica, quando avverte le urla lontane di una bambina, che invoca aiuto. Ne segue la sua voce fino ad una prigione nella quale è rinchiusa quella che riconosce come la sua Martina, che invece non lo riconosce, scomparendo all’improvviso dalla sua vista. Roberto ripartito immediatamente alla sua ricerca, incontra una donna in uno strano luogo dove lo spazio del cielo appare diviso in due: un’area verdeggiante e luminosa da un lato, un’altra arida e oscura dall’altro. La donna misteriosa lo esorta a cambiare atteggiamento, a non vedere solo il lato oscuro della sua vita, lasciandogli intendere che così troverà la luce della verità, poi scompare, mentre Roberto si ritrova inspiegabilmente nel 2020, in un passato in cui ha una moglie e un figlio maschio che non conosce, in un mondo sconvolto dal Covid 19, di cui non sa nulla. Ed è
allora che inizia un nuovo viaggio, questa volta alla ricerca di se stesso e dei suoi affetti veri, in un universo costellato da inganni e false rappresentazioni, in cui è difficile distinguere il reale dall’immaginario, appena sfumate da impercettibili barriere spazio-temporali. Per perdersi e ritrovarsi nei romanzi di Gianni Brandi basta cercare sui siti web dedicati, o sulle sue pagine social, o meglio ancora andare in libreria che resta sempre la soluzione più corretta per un lettore e quella che vi suggerisco caldamente, perché nessuna navigazione on line può mai sostituire il piacere sottile e inebriante di un giro tra gli scaffali e una chiacchiera con un libraio o una libraia titolari di piccole botteghe indipendenti dove il libro è oggetto d’amore e la cultura è culto della bellezza che, mai come oggi, credetemi, si ostinano a tirar su la saracinesca con fatica e sacrificio, a tirare la cinghia morsi dalla crisi come poche altre categorie, come atto civico di resistenza etica e, mi si consenta, poetica fino ad essere commovente. Per godervi intanto l’incontro tra Brandi e il Nostro impareggiabile Nando, cliccate sul link seguente. Buona visione e, soprattutto, buona lettura.
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E’ stato molto triste vederlo abbandonato, inagibile, chiuso, per anni. Poi è stato emozionante rivederlo aperto alla città, ospitare tanti sportivi, tanti tifosi, numerosi eventi.
Nel 2019 avveniva la semina del prato allo Stadio San Mauro, in previsione del grande evento internazionale delle “Universiadi”, che vide gareggiare atleti provenienti da ogni angolo di mondo; nel maggio dell’anno scorso si sono esibiti atleti da tutta l’Europa, durante l’Ultimate Box League; oggi la squadra viola del Casoria Calcio compete per la vittoria del campionato di Eccellenza, girone A, distante cinque lunghezze dalla capolista Ischia, che è venuta a Casoria a vincere determinando tale svantaggio a seguito dello scontro diretto… mancano poche partite e sarà difficile coronare il sogno, ma comunque andrà, sarà stato bello così, perché anche il calcio cittadino mancava dall’impianto sportivo da molto tempo.
Il direttore Nando Troise, prima di essere un giornalista e prima di essere un informatissimo cittadino casoriano, è innanzitutto un grande cultore dello sport, è stato sempre vicinissimo al suo Casoria e ha seguito le vicende sportive cittadine da protagonista. Vedere le immagini degli ultimi eventi, dove tanti giovani e tanti sport diversi hanno reso viva la struttura sportiva di via Tenente Formicola, ha suscitato in lui, ma anche in tutti noi, la suggestione di un impianto sportivo a 360 gradi, aperto alla città e a tutte le discipline sportive. Così un’inchiesta, una raccolta di pareri su quest’idea, non poteva mancare ed è stata anche oggetto della sua trasmissione “La foto del gior-
no”. Tanti addetti ai lavori e persone del mondo sportivo hanno dato la loro opinione e commentato l’idea di uno stadio “per tutti e tutte”, tutti i cittadini, tutte le discipline.
L’avvocato Francesco Polizio, per anni uno dei protagonisti della politica casoriana, ha sostenuto che “l’idea è da sostenere e da sviluppare, contenendo i costi per l’uso dello stadio”. Dello stesso parere, il consigliere comunale in quota Cinque Stelle, Mauro Baratto, ex calciatore, che ha dichiarato: “Credo che una struttura come lo stadio San Mauro vada valorizzata al massimo, quindi ben vengano altre discipline… C’è bisogno di buoni regolamenti, di una pianificazione, di una buona gestione dell’impianto” – ha poi concluso – “Troppi anni è stato chiuso e la speranza è che le prossime amministrazioni assumano come un mantra il concetto che lo sport può essere uno strumento per la rinascita della nostra città”.
Pasquale Giancolo, che è stato il giardiniere dello stadio San Mauro di Casoria, ha apprezzato la proposta, pensando soprattutto alle nuove generazioni e al loro futuro e a lui si sono associati tanti commenti. “Tutte le discipline sportive
svolte dai nostri giovani ben vengano, diamo spazio al loro futuro, grazie agli amministratori se offriranno questa opportunità alla città”. Anche Alfredo Paturzo, conduttore di Televomero, tv che attualmente ha sede a Casoria, è di questo avviso: “è importante che i giovani facciano sport, con istruttori di un certo livello si possono dare alle nuove generazioni tante opportunità”.
Gli hanno fatto coro l’allenatore attuale del Casoria, Gaetano Perrella, “così i giovani hanno la possibilità di conoscere e avvicinarsi a tutte le discipline!” e Franco Troiano, già presidente del consiglio comunale, “Casoria ha bisogno di sport per trasmettere degli ideali e dei valori ai nostri giovani” Vincenzo Sellitto, procuratore sportivo: “Le strutture comunali devono essere aperte e disponibili per il bene della comunità e dei ragazzi, per recuperare i valori della socialità ai tempi dei social”.
Ferdinando De Luca, ex poliziotto e fervente tifoso del Casoria negli anni ’80, ha anch’essi espresso il suo compiacimento verso un’apertura dello Stadio a varie discipline e ha colto l’occasione per fare una proposta d’intitolazione della struttura: “Sarebbe bello dedicare lo
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ANGELO VOZZELLA
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IL
SAN MAURO APERTO ALLE REALTÀ SPORTIVE CASORIANE E A TUTTE LE DISCIPLINE: UN SOGNO CHE PUÒ AVVERARSI UNO STADIO PER TUTTI E TUTTE
Stadio a ‘Bruno Tintori’ “, ex presidente del glorioso Casoria che disputò tanti anni fa tre campionati in serie C. Per F. De Luca, “lo sport è confronto sportivo permeato di lealtà e non scontro, come ci ha invece spesso abituato il calcio: sono tante le discipline che possono rappresentare un’alternativa alla strada per i giovani del territorio”.
Più scettici o critici altri commenti, come quello di Mauro Caiazzo, specialista in medicina dello sport (fu anche medico sociale del Casoria Calcio in serie D) che ha mostrato il disappunto verso “una storia che si ripete”: “Negligenza e incompetenza che non riesce a programmare e a dare strumenti alla
popolazione, lo Stadio è aperto a tutti e a tutte le discipline solo una o due volte all’anno!”.
Mauro Arnone, tifoso viola, si è soffermato, anche giustamente, sulla necessità di salvaguardare il prato del campo: “Nella situazione attuale, con un prato in erba naturale, aprire a troppe discipline potrebbe essere un danno per il manto erboso… fare dei lavori per realizzare una pista d’atletica renderebbe la proposta più applicabile, grazie a una necessaria manutenzione e anche al contestuale utilizzo del Palazzetto dello Sport”.
Carmine Testa, editore e direttore del Corriere del Pallone: “L’idea è sicuramente bella, ma senza pregiudizi e ‘retropensieri’ si può anche accettare di dare una piccola priorità per lo sport che coinvolge più persone, ossia il calcio”. E’ arrivato anche il saluto e il parere di Giuseppe D’Aniello, partito tanti anni fa dalla scuola calcio ‘Luigi Vitale’ sul campo dell’Audax, passato dalle giovanili del Napoli, attualmente direttore finanziario e amministrativo della Triestina: “E’ bello vedere dopo tanti anni che lo sport cittadino cresce e che viene dato spazio a tante discipline, un saluto e un in bocca al lupo per chi da anni lotta per tutto ciò”.
Cosa ne pensano le istituzioni locali lo sappiamo dalle parole dell’assessore allo sport, Vincenzo Russo, non avendo risposto sull’argomento il Sindaco Raffaele Bene. “Lo stadio San Mauro e il PalaCasoria devono diventare il luogo ideale per ospitare eventi di rilievo nazionale” – ha dichiarato l’assessore Russo, che ha poi continuato con le affermazioni che chiudono questo reportage – “In questi ultimi mesi abbiamo portato in città diversi eventi sportivi, ma dobbiamo fare di più. Lo stadio è un patrimonio di tutti, lo sport è una panacea per il corpo e la mente, tutte le associazioni sportive sono benvenute per dare il proprio contributo”.
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SORTEGGI CHAMPIONS LEAGUE IL NAPOLI FA LA STORIA PER LA
PRIMA VOLTA ACCEDE AI QUARTI DI FINALE
Ebbene si, il Napoli ha raggiunto un traguardo mai visto prima tra l’altro inaspettatamente, visto i pronostici dati prima dell’avvio della stagione complici le partenze di Koulibaly, Mertens, e Insigne giocatori essenziali per la squadra. Se da una parte questa è la prima volta che i partenopei si qualificano ai quarti, dall’altra non è la prima volta che militano in competizioni europee: (1 in Champions League, 3 in Europa League, 3 in Coppa delle Coppe), un altro fatto sorprendente è che nei sorteggi ha preso il Milan, le statistiche dicono che il Napoli nella sua storia in competizioni europee ha affrontato una sola volta una squadra italiana, si tratta della Juventus eliminata dagli azzurri nei quarti di finale della Coppa Uefa 1988-1989. Non sono mancati i commenti da parte dei sostenitori di entrambe le squadre, Baresi: “Siamo contenti di essere arrivati fin qui, ora ci sarà questo derby italiano peccato che una delle due si fermerà. Abbiamo grande rispetto per il Napoli e lo affronteremo nel migliore dei modi”. Spalletti: “Avrei preferito non incontrare le italiane, solo gli incompetenti parlano di un buon sorteggio. Il Milan è la Champions league e solo Paolo Maldini
ne ha vinto cinque, giocheremo contro un grandissimo avversario e vincerà chi sarà più bravo in campo”. Diversamente per L’Inter il quale becca il Benfica, per i nerazzurri sono un avversario storico. Sono tre i precedenti nella storia della Champions e l’Inter non ha mai perso, l’ultimo incontro risale agli ottavi di finale della coppa UEFA 2003-2004 quando dopo lo 0-0 al Da Luz, i portoghesi vennero sconfitti per 4-3 al Meazza. Contro il Benfica la FC Internazionale ha vinto la sua seconda Coppa dei Campioni nell’anno 19641965. La reazione di Zanetti: “Sorteggio
importante”, il Benfica è una squadra forte. Siamo contenti di rappresentare il calcio italiano, speriamo di essere all’altezza.
Manchester City – Bayern Monaco, Salihamidzic, dirigente del Bayern: “City contro Bayern è lo scontro più entusiasmante dei quarti di finale, è un abbinamento top.
Haaland è uno dei migliori attaccanti del mondo, gioca molto, molto bene. Abbiamo già difeso molto bene contro il Paris Saint-Germain, ma attualmente il City è ancora meglio, faremo le migliori prestazioni contro le migliori squadre”.
PER PASQUA ARRIVA IL TORTANO DI MARE, LA TRADIZIONE SECONDO BARITTICO
Barittico, la prima salumeria di mare sita in via Giovanni Merliani 51, a Napoli, nel cuore del Vomero, è un locale accogliente che presenta anche tavoli all’aperto in cui scoprire i sapori del mare abbinandoli a ottimo vino o a buonissimi drink che spaziano dai più classici ai più insoliti, Nella cucina di Barittico influenze internazionali e ingredienti tradizionali si esprimono in tapas originali e creative e, per Pasqua, si incontrano in una ricetta gustosa e innovativa: il tortano di mare. Si tratta di un prodotto completamente artigianale che sintetizza il meglio della tradizione napoletana e l’idea di cucina di Barittico.
Un impasto diretto con biga a lunga lievitazione e 48 ore di
maturazione per un prodotto leggero e altamente digeribile, farcito poi con i migliori salumi preparati direttamente dallo chef Vittorio Zigarelli, come la mortadella di tonno e la fesa di pesce spada e l’aggiunta di Parmigiano Reggiano stagionato almeno 12 mesi per un gusto ancora più ricco e intenso.
Il tortano di mare è perfetto da regalarsi, da regalare o per stupire gli ospiti, riscoprendo la tradizione partenopea in una chiave nuova e ricca di gusto. Il consiglio dello chef per gustarlo al meglio? Scaldarlo in forno a 180° per 3 o 4 minuti e poi immergersi in tutta la sua bontà! Per acquistare il tortano, basta recarsi da Barittico e richiederlo alla cassa o prenotarlo via whatsapp al numero 081 1921 4976.
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RAFFALE FUMO
GAIA MOSCHETTI
DOMENICO BORRIELLO
GIANNI MINÀ, FUORICLASSE COME DIEGO E MUHAMMAD ALÌ
“
Un giornalista deve raccontare, non giudicare”. In una frase semplice e incisiva possiamo intuire la caratura professionale e umana di Gianni Minà, un fuoriclasse del suo mestiere.
Un giornalista che è stato capace di narrare come pochi altri il Sud del mondo e alcuni dei personaggi più iconici dei tempi che furono.
L’indimenticato e indimenticabile Massimo Troisi con il famoso siparietto sull’agendina di Minà aveva dipinto perfettamente la grandezza del giornalista: un uomo capace di tessere rapporti con i grandi dello sport e dello spettacolo, proprio perché non vedevano in Minà un avido ricercatore di notizie, ma un professionista di spessore e - soprattutto - un uomo leale che mai avrebbe barattato un’intima confessione per uno scoop sensazionalistico.
Lo aveva ben compreso Diego Armando Maradona che, dopo aver eliminato l’Italia al mondiale del 1990, nell’area mista dribblò la stampa internazionale perché “aveva preso un impegno” con
il suo amico Minà. Il giornalista è stato uno dei più grandi e sinceri amici del Pibe de Oro, questo perché Maradona aveva intuito che dall’altra parte non avrebbe mai trovato un giudizio cinico e spietato, ma un professionista e un uomo capace di comprendere le mille sfumature del campione.
E chissà quanto distava il numero di Diego Maradona da quello di Muhammad Ali nell’agendina di Minà, anche perché probabilmente Maradona non era stato salvato per cognome, ma per nome. Un po’ come Fidel (Castro, ovviamente), come ricordava il buon Troisi.
E a Muhammad Alì è legato uno degli aneddoti che più di tutti descrivono la grandezza e allo stesso tempo la straordinaria semplicità del buon Minà. Una cena programmata con il più grande pugile di sempre e una chiamata da Robert De Niro, che appena apprese dell’appuntamento da “Checco Er Carrettiere” non esitò ad unirsi alla comitiva insieme a Sergio Leone, con cui stava proprio girando a Roma “C’era una volta in America”. Ma il telefono di Minà squillò ancora una volta, dall’altra parte del telefono c’era il premio Nobel Gabriel Garcia Marquez a cui Leone e De Niro avevano dato buca per una cena con Muhammad Ali. E appena il premio Nobel apprese che il grande cerimoniere di quella cena improvvisata fosse proprio Minà, si autoinvitò a quello che dev’essere stato uno dei tavoli più belli della storia. Minà amava raccontare che tutti i commensali pendevano dalle labbra di Muhammad Ali e che in quel momento ritornano un po’ bambini.
E poi c’è il Sud del mondo, un Sud che idealmente parte da Napoli, città dove Minà non era nato, ma che sentiva particolarmente vicina. Una Napoli troppo spesso sbattuta sulle prime pagine e giudicata, ma mai compresa. L’animo
nobile e gentile del professionista e dell’uomo Minà, invece, riuscì ad andare in profondità e a cogliere l’essenza di una città unica nel suo genere. Napoli ha sempre occupato un posto importante nei racconti del grande maestro, anche attraverso Diego e il Napoli. Infatti fu proprio Minà ad organizzare e presentare la storica trasmissione RAI andata in onda il 17 maggio 1987 per celebrare il primo scudetto del Napoli: una trasmissione in cui i protagonisti non furono soltanto gli eroi allenati da Ottavio Bianchi, ma anche e soprattutto alcuni degli artisti più importanti della città, come Massimo Troisi e Luciano De Crescenzo. La volontà di sottolineare che Napoli non era solo il grande successo di Maradona e compagni, ma uno scrigno di cultura all’ombra del Vesuvio.
Da Napoli all’America Latina, altro grande amore del grande giornalista: anche in questo caso un racconto intimo, genuino, sincero e spoglio di ogni pregiudizio.
Minà è stato un fuoriclasse della sua categoria, un vero e proprio genio. Come ebbe a dire Arthur Schopenhauer, “il talento colpisce un bersaglio che nessun altro può colpire. Il genio colpisce un bersaglio che nessun altro può vedere”. E Minà riusciva veramente a vedere oltre, in profondità, l’essenza delle cose. E grazie a questa straordinaria capacità ha potuto sedersi accanto a gente come Diego Maradona, Muhammad Ali, Gabriel Garcia Marquez, Robert De Niro, Sergio Leone, Pino Daniele, Luciano De Crescenzo, Massimo Troisi e tanti altri. La particolarità è che sedendosi accanto a loro è riuscito a brillare di luce propria e non di semplice luce riflessa. Un maestro, un fuoriclasse, un genio: Gianni Minà. Siamo sicuri che con la sua agendina stia già organizzando grandi incontri in paradiso.
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GIOVANNI ABRIOLA
L’ULTIMO VIAGGIO IN UCRAINA DI DUE NONNI… SPRINT
Ed eccomi a narrare il mio ultimo viaggio in Ucraina. La sera del dieci febbraio, facendo zapping, mi sono soffermato su alcune scene dell’Ucraina. Si trattava di un reportage de Le Iene su un orfanotrofio. Ho seguito il servizio con attenzione. Mi si è accapponata la pelle. Non riuscivo a pensare ad altro che a quei bambini senza famiglia, ai neonati abbandonati, agli adolescenti affetti da patologie neurologiche. Le condizioni in cui vivono mi hanno fatto venire i brividi. Ho anche osservato i rifugi antiaerei fatiscenti e bui. Le immagini mi hanno procurato incubi sia la notte stessa, sia quelle successive. L’indomani, appena sveglio, ero in fermento. Non riuscivo a stare fermo e non facevo altro che guardare l’orologio. Alle nove ho telefonato all’amico Pier Giorgio. “Guarda il reportage di ieri sera. Io devo fare qualcosa e tu mi devi aiutare”. “Dammi il tempo di guardarlo e ti faccio sapere”. E, dopo un po’, “Hai ragione. Dobbiamo muoverci”. Sono seguiti giorni frenetici. Ci siamo divisi i compiti. Io ho cercato la ditta che in dicembre ci aveva venduto i quindici generatori portati a Kiev poco prima di Natale. Ne ho ordinati altri quindici e poi una sessantina tra lampade e torce. Dopo varie telefonate, e con l’aiuto di altri amici, fra i quali i meccanici Marino e Alessandro, ho noleggiato un furgone. Sia il giovane Matteo, uno dei responsabili della ditta Stefani Gianni s.n.c.,che ci ha fornito i generatori, sia Giuseppe, titolare della MSG Rent, da cui ho prelevato il furgone, si sono comportati in modo encomiabile.
Non appena ha scoperto a cosa serviva il furgone, dopo aver letto l’articolo del dicembre scorso, Giuseppe ha dimezzato il preventivo. Ne approfitto per ringraziarlo. Quando ho ritirato il mezzo, ho scoperto che Giuseppe è un napoletano trasferitosi a Pordenone per lavoro. Ho, inoltre, appreso che i suoi genitori hanno vissuto per anni a Casoria (NA), il mio paese. Ancora oggi i suoi zii vi gestiscono una pasticceria.
Per aiutarmi a raccogliere vestitini, scarpe ed altro materiale, mia figlia Sara ha creato un gruppo WhatsApp. Diverse mamme hanno aderito all’invito, regalandoci tanti indumenti.
Con il passare dei giorni ho raccolto tanti materiali. Alessandra, responsabile
della Bravi Market, mi ha regalato scarpe, vestitini e cappellini invernali per bambini. Indumenti nuovi, ancora dotati di etichette. Un ringraziamento anche a lei. Alla vigilia della partenza, il 28 febbraio, sono stato condotto al pronto soccorso per un attacco di vertigini. Non ne avevo mai sofferto.
Il viaggio è stato quindi rimandato di una settimana, ma non avrei mai rinunciato. I bambini ci aspettavano.
Due giorni prima della partenza, avvenuta l’otto marzo, sono stato contattato dalla Bluenergy Group di Udine. Mi hanno informato che il Gruppo, aveva deciso di stanziare per il mio viaggio, la somma di mille euro.
Non stavo più nella pelle! Non sapevo cosa dire se non “grazie”. Con quella cifra avremmo comprato tante altre cose in Ucraina. Poi dicono che la Provvidenza non esiste! Il contributo è giunto perché, qualche settimana prima, avevo spedito una richiesta all’Amministratore Delegato del Gruppo Bluenergy, la Dottoressa Alberta Gervasio. Il consiglio mi era stato dato dall’amico Stefano Padri-
ni. Grazie anche a te, Stefano!
Il giorno prima della partenza, proveniente dalla provincia di Belluno, è giunto Pier Giorgio. In compagnia degli amici Natalino, Claudio e Luciana abbiamo caricato i materiali momentaneamente ricoverati nei locali sottostanti alla chiesa di San Domenico a Udine. Un ringraziamento alla Dottoressa Anna Grego, per i suoi consigli medici. Lei è amica d’infanzia della mia compagna Elena, ed è scappata con la famiglia da Sumy, ora sono ospitati nei locali della chiesa.
Un grazie particolare al caro amico don Franco Saccavini, parroco di San Domenico. Non si stufa mai delle mie richieste, anzi. Mi dice sempre che sono pazzo. Lo ribadisce anche durante l’omelia… E’ un po’ burbero, ma sono certo che mi vuole bene.
Allestito il furgone, abbiamo incontrato un altro nostro amico, Tullio, dopo averlo salutato, siamo andati a cena dalla mia compagna Elena. Eravamo affamati e stanchi. Prima di andare via la mamma di Elena, Luba (in ucraino significa amore) ci ha benedetti e ci ha dato una piccola icona per il viaggio. Un grazie anche a Elena e a sua madre.
Dopo aver dormito poche ore, alle prime luci dell’alba siamo partiti.
Il viaggio è stato lungo e faticoso. Abbiamo attraversato Slovenia, Ungheria e, infine, Slovacchia.
Nel tardo pomeriggio siamo arrivati a Kosice, a circa 60 chilometri dal confine ucraino. Un trancio di pizza e subito a dormire. Al mattino successivo abbiamo visitato il centro storico. Nel pomeriggio, finalmente, siamo stati ricevuti dall’ing. Buras, consulente finanziario del premier slovacco. Ci ha accompagnati personalmente fino alla frontiera. Nonostante la sua influenza, abbiamo comunque impiegato due ore per l’attraversamento. Varcato il confine, ci ha accompagnati in un albergo situato a pochi chilometri di distanza. E’ rientrato subito dopo. Aveva poco tempo: l’indomani avrebbe rifatto la stessa strada portando con sé un’ambulanza destinata alla Croce Rossa ucraina. Grazie mister Buras! Ed eccoci sul suolo ucraino.
Dopo circa 150 chilometri siamo arrivati alla prima tappa, Mukacheve. Abbiamo raggiunto l’orfanotrofio.
Qui sono ricoverati trenta bambini, alcu-
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ne donne e alcuni uomini.
Ci hanno fatto visitare varie stanze. In una di queste c’erano due bambini, un maschietto e una femminuccia. Stavano disegnando in compagnia della loro insegnante di sostegno.
Abbiamo giocato con loro, scattato alcune foto e, mentre parlavamo con le responsabili, siamo stati omaggiati di due splendidi doni: la bambina dai capelli biondi ha regalato a Pier Giorgio un disegno con varie persone protagoniste. A me, invece, ha dedicato un cuore e un fiore. Il bambino, invece, a mia insaputa, ha realizzato un ritratto del mio viso. Qualche amico ha commentato che è più bello dell’originale!
Abbiamo abbracciato e ringraziato questi piccoli, grandi eroi.
Prima di partire abbiamo donato all’orfanotrofio un generatore, vestiti, panettoni, qualche lampada e una piccola somma di denaro.
Subito dopo, alcune insegnanti ci hanno accompagnati in un altro orfanotrofio, situato a poca distanza.
In questo vivono 108 bambini e ragazzi disabili, 22 dei quali giunti da Donetsk. Molti di loro non hanno una famiglia. Dopo aver scaricato i materiali, Pier Giorgio ha improvvisato dei giochi di prestigio. I ragazzi si sono molto divertiti! Successivamente, all’interno della struttura, i responsabili ci hanno ringraziato per i doni. Quando uno di questi mi ha abbracciato, ho lasciato tutti e sono scappato. Non volevo mi vedessero piangere.
Anche a quell’orfanotrofio abbiamo donato un generatore, scarpe, vestiti, giocattoli, qualche lampada e una piccola somma di denaro.
Usciti dalla struttura, percorsi pochi chilometri, abbiamo lasciato un altro generatore in un casolare fatiscente nel quale erano alloggiati alcune donne ed alcuni uomini. Successivamente, ci siamo diretti a Sualyava, a circa trenta chilometri di distanza. Qui si trova la struttura de-
nominata “Regional Child Home”. Ospita 88 bambini piccoli, fra cui diversi neonati. Alcuni sono orfani, altri disabili. Altri, ancora, sono stati abbandonati. In un grande stanzone vi erano una decina di culle, poste una accanto all’altra. Alcuni neonati dormivano, altri erano svegli. Erano bellissimi! Separati per sempre dalle loro mamme, non vivranno mai la gioia del calore materno. Non saranno mai accuditi dai loro genitori, non riceveranno da loro una carezza, non cammineranno mano nella mano. A questo pensiero, il cuore di un genitore, di un nonno come me, non può non stringersi in una morsa fino a farti male. Vorresti tutto ciò non fosse vero. Vorresti fare di più. Sai che ciò che stai facendo non è che una piccola goccia in un oceano di sofferenza.
Anche in questa struttura abbiamo lasciato scarpe nuove per i piccoli ospiti, omogeneizzati, un materasso, uno sterilizzatore per biberon della Chicco, panettoni e una piccola somma.
Rimessoci in marcia, abbiamo raggiunto Kalush.
Raggiunto il punto d’incontro con uno dei responsabili del centro, siamo stati accompagnati in albergo. Sarebbe venuto a prenderci il mattino dopo per condurci in sede.
Lasciate le valigie in camera, siamo scesi per mangiare qualcosa. Era tutto chiuso. Abbiamo cenato con la poca frutta rimastaci. Al mattino mi sono svegliato indisposto. Avevo subito un nuovo episodio di vertigini. Per muovermi mi sono appoggiato a Pier Giorgio. Sembravo ubriaco. I rappresentanti dell’associazione sono giunti puntuali. Pochi chilometri e siamo arrivati in sede. L’organizzazione si chiama “Pure Hearts Kalush”. Assiste 42.000 rifugiati, di cui 11.500 bambini. La sede è situata in una palazzina di due piani soggetta a ristrutturazione. Abbiamo portato in magazzino quattro generatori, scarpe e lampade. Anche a loro abbiamo lasciato dei contanti. Dopo i loro ringraziamenti, ci siamo messi in marcia alla volta di Leopoli, distante 250 chilometri.
Poco dopo, abbiamo ricevuto una telefonata da uno dei responsabili che avevamo appena salutato.
Ci ha chiesto altri materiali. Abbiamo, così, trasbordato su un altro furgone le coperte e i vestiti rimastici. Li avrebbero consegnati il giorno dopo in un’altra loro sede, fuori Kalus.
Qualche ora dopo siamo arrivati a Leopoli. Utilizzando una scheda ucraina, ho chiamato l’ex console italiano, il dottor Gianluca Sardelli.
Possedevo il suo numero grazie a mio fratello Luigi. Si erano conosciuti a Bibione, dove mio fratello prestava la sua opera di medico nel centro di accoglienza per profughi ucraini. In questa struttura sono tuttora ricoverati soprattutto donne e bambini. Grazie Luigi.
Dopo l’incontro con l’ex console, omaggiato con dei prodotti tipici friulani che non si trovano in Ucraina, siamo stati ac-
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colti dalle suore sue vicine di casa. La sera il dott. Sardelli è venuto a prenderci insieme al figlio e alla compagna. Ci siamo recati da don Egidio Montanari presso il centro “Divina Provvidenza”. Si tratta di una struttura di accoglienza per ragazzi che fa parte dell’opera di don Orione. Deve ancora essere completata. Anche a don Egidio abbiamo lasciato un piccolo contributo.
Conclusa la visita, il console ci ha invitati a cena in un ristorante che fa parte di una catena. Qui si mangia dell’ottima carne, ma la particolarità è che ci si ciba esclusivamente con le mani. Banditi piatti e posate. La serata è trascorsa in semplicità e allegria. Prima di uscire dal locale, il dott. Sardelli ci ha omaggiati di tre birre locali.
Una per me, una per Pier Giorgio e un’altra da portare in Italia a mio fratello Luigi. La particolarità di queste bottiglie sono le etichette, su queste sono rafigurate le caricature di Putin e dei sui ministri. Al termine, Sardelli ci ha riaccompagnati. Anche a lui e ai suoi familiari va il mio ringraziamento per la squisita gentilezza. Eravamo molto stanchi, faceva freddo e stava nevicando. Entrati nell’androne, abbiamo trovato il portone chiuso. Che fare? Abbiamo chiamato le suore, ma non ci rispondevano. A malincuore, vista l’ora tarda, Pier Giorgio ha chiamato una signora di Leopoli che aveva fatto da tramite con le suore. Dopo alcuni tentativi, assonnata, ci ha risposto. Ha chiamato le suore e poi ci ha richiamati. “Il portone è aperto”. Ci siamo guardati in faccia e, solo in quel momento, abbiamo compreso che avevamo sbagliato interno. Ci siamo spostati e abbiamo nuovamente sbagliato portone. Poi, finalmente!, ecco la sbarra giusta, varcata nel pomeriggio quando avevamo parcheggiato il furgone. Ci siamo guardati di nuovo e abbiamo commentato: “Siamo due vecchi bacucchi!” Una suora ci attendeva. Abbiamo riso, ci siamo scusati e abbiamo
potuto finalmente coricarci. Al risveglio abbiamo notato la copiosa nevicata. Fatta colazione, siamo scesi, abbiamo rimosso la neve dal furgone e la suora ci ha guidati con la sua macchina a casa di una signora. Abbiamo scaricato e portato in cantina gli ultimi otto generatori rimasti insieme alle lampade. Nei giorni seguenti, Padre Pavlo li avrebbe ritirati e portati a Kiev per distribuirli alle famiglie bisognose. Dopo i saluti siamo saliti sul furgone ormai vuoto e, attraversata Leopoli, abbiamo intrapreso la via di casa. Le strade erano pulite dalla neve, mentre i campi esterni ad esse apparivano completamente imbiancati. Abbiamo percorso a ritroso la strada dell’andata, a parte dirigerci verso un altro confine per l’Ungheria, come consigliatoci dal console. La scelta si è rivelata azzeccata. La frontiera era piccola e non c’era nemmeno un autocarro. L’attesa si è limitata a due ore. Che bello! Abbiamo ripreso la marcia e, verso le otto di sera, ci siamo fermati in un piccolo albergo. Per cena un’altra pizza, ma questa è risultata la peggiore di tutte.
Ora, perché mangiare la pizza all’estero? Ebbene, era l’unico piatto comprensibile leggendo il menù. Il giorno dopo siamo finalmente giunti a Udine. Casa!
Operato il trasbordo delle valigie, Pier Giorgio è ripartito subito per casa. Doveva percorrere altri 160 chilometri. Io, invece, ho riconsegnato il furgone a Gruaro (VE), 45 chilometri da Udine. Ho ripreso la mia macchina e sono tornato a casa. Ad ogni mio viaggio amici, conoscenti e familiari mi domandano: “Chi te lo fa fare? Perché non ti riposi sul divano davanti alla televisione? Non hai più l’età per certe cose, può essere pericoloso”. Rispondo solo che quanto di più bello, i ringraziamenti più cari, dolci e sinceri che una persona possa ricevere li ho trovati nei visi di quei bambini, nei loro occhi, nei loro sguardi velati di tristezza. Non potevano parlare, ma è bastato un sorriso per ringraziarci. Con una loro carezza la stanchezza è svanita di colpo. Mi sono sentito un vero nonno. Mi sono sentito un uomo. Concludo ringraziando la persona che più di tutti merita il mio abbraccio: l’amico Pier Giorgio Da Rold. Lui e la sua associazione “Insieme Si Può” si sono sobbarcati le spese dell’intera spedizione. Senza di loro questo viaggio della speranza a beneficio dei bambini non sarebbe stato possibile. Un nuovo ringraziamento a tutti coloro che ci hanno aiutato. Un ultimo grazie però a colei che tutto può: “Sorella Provvidenza”.
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LUIGI FICHERA, FIGLIO D’ARTE E MUSICISTA
Un violinista affermato e conosciuto, le sue origini sono di Casoria, vive questo territorio e a Casoria insegna come docente.
Una storia che merita di essere conosciuta sul nostro territorio.
Luigi Fichera, nato a Napoli, ha iniziato giovanissimo lo studio del violino presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli con G. Francavilla, proseguendo poi con G. Leone ed a Milano con F. Cusano .
Diplomatosi con il massimo dei voti, ha seguito vari corsi di perfezionamento, fra cui il Corso Triennale di Perfezionamento presso la Scuola Superiore di Musica “A. Lualdi” di Campobasso, ottenendo così di proseguire i suoi studi sotto la guida di P. Vernokov, Y. Grubert e Z. Gilels.
Definito dal BERGAMO OGGI “…violinista dalla cavata sicura e flessuosa…” e dal MATTINO di Napoli “…sicuro ed esperto violinista…”
Affermatosi nelle audizioni del Teatro San Carlo e del Maggio Musicale Fiorentino, ha collaborato anche con la Nuova Orchestra Scarlatti e la Piccola Sinfonica di Milano. Inoltre, in esecuzioni filologiche e con strumenti originali, con la Cappella della Pietà dei Turchini di A. Florio e con l’Ensemble Aurora di E. Gatti.
E’ stato primo violino dell’Orchestra Sinfonica Molisana, dell’Orchestra della Società Irpina di Musica Corale,
dell’Orchestra della Società dei Concerti di Napoli e dell’Orchestra da Camera di Caserta.
Ha collaborato con K.Penderecki, A.Hanzelewicz, J.Neshling, A.Cascio, R.Colella, P.Vernikov, A.Persichilli, B.Canino, M.Ancillotti, P.Pollastri, M.Maur, A.Vismara, A.Pay, Y.Grubert, A.Katz, F.Angeleri, R.Jaffé, A.Menier, F.Petracchi, A.Caprioli, J. Galaway, X. De Maistre, S. Nakariakov, C. Rossi. L’ambito della musica leggera lo impegna in qualità di primo violino dell’orchestra per il Concerto dell’Epifania di RAI 1 dal 2004 al 2007, collaborando con Renato Serio, Irene Fargo, Balentes, Joan Armatrading, Nomadi, Eliades Ochoa, Mavis Staples, Eugenio Finardi, Uri Caine, Mark Ledford, David Gilmour, Dulce Pontes, Ian Anderson, Youssou N’Dour, Paul Young, Enzo Gragnianiello, Angelique Kidjo, Linda, Z-Star, Hasna El Becharia, Gary Brooker, Nair, Edoardo Bennato, Cheb Khaled, Dee Dee Bridgewater, Povia, Peppe Barra, Tony Hadley, Enzo Avitabile, Enrico Ruggeri, Rosalia Misseri, Andreas Vollenweider, Niccolò Fabi, Dianne Reeves, Petra Magoni, Teresa Salguiero, Yusuf Islam (Cat Stevens), Keit Emerson.
Luigi Fichera ha sempre affiancato all’attività concertistica la passione per l’insegnamento, sperimentando e ricercando nuove linee metodologiche per la didattica del violino.
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SALVATORE IAVARONE LE STORIE BELLE DEL NOSTRO TERRITORIO CASORIANO
gesti DIFFERENZA INDIFFERENZIATO
Riduci l’INDIFFERENZIATO per te, per i tuoi figli, per la tua città.
Si conferisce:
Gomma, giocattoli, pannolini
Assorbenti, CD, DVD, VHS, penne Sacchi per aspirapolvere, spazzolini
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Riduci, Ricicla, Riusa.
USA SEMPRE SACCHI TRASPARENTI
VINCENZO AMATO
Il riferimento è solo a quegli interventi effettuati su strade ripavimentate di recente.
Per detti interventi non vale nessuna normativa superiore, che detta norme a livello nazionale per lavori collegati
alla posa in opera della fibra. Via Vittorio Emanuele,Via Cesare Battisti,Via Michelangelo e Via Pietro Nenni.
Sono queste strade, come tante altre, riqualificate con nuovi tappetini di asfalto, dopo pochi mesi, sono interessate di interventi da parte di Società (Tim, Open Fibra, Campania gas ecc), le quali vengono autorizzate per effettuare interventi, con conseguenti ripristini quasi mai a regola d’arte.
Le stesse strade che prima degli interventi di riqualificazione da parte del Comune, erano piene di buche a avvallamenti, ritorneranno a breve scadenza, nello stato di precarietà di sempre. Eppure esiste un regolamento comunale che contiene norme specifiche e puntuali, in modo particolare su strade interessate da interventi recenti nonché le condizioni da inserire nelle autorizzazioni per la salvaguardia e il buon mantenimento delle strade riqualificate, per cui la realizzazione degli scavi e relativo ripristino, non devono arrecare danni immediati e futuri.
Mentre l’amministrazione fa inutili convegni per la sostenibilità di una nuova mobilità del futuro, la rete stra-
dale sulla quale la mobilità deve muoversi, ritorna dopo interventi che hanno comportato notevoli spese, in uno stato di grande precarietà.
E grave,inoltre richiedere solo a una Società, di tutte quelle che ne fanno richiesta, la presentazione di polizze fideyussorie a garanzia degli scavi,della validità di tre anni. Perché a una no, e a tutte le altre si?
Quello che manca è amore verso la nostra città.
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MARCO CALAFIORE
AL THE SPACE CINEMA DI NAPOLI LA PRESENTAZIONE DEL FILM “TEMPI SUPPLEMENTARI” DI CORRADO ARDONE
Mercoledì 5 aprile 2023 ore 17:30, nella sala 8 di The Space Cinema, a Napoli in Viale giochi del Mediterraneo, sarà presentato il film “Tempi Supplementari” in presenza del cast artistico: Corrado Ardone, Massimo Peluso, Simona Tammaro, Gigio Morra, Marzio Honorato, Noemi Gherrero, Alessandro Manna e Giuseppe Pirozzi. Dopo il grande successo di “Sodoma, l’altra faccia di Gomorra”, cult movie su YouTube con oltre 1.300.000 visualizzazioni, l’autore e regista Corrado Ardone, nell’ambito del progetto “Cinema Sociale, la cultura
ci rende umani”, presenterà il suo nuovo film “Tempi Supplementari”, prodotto dalla Maxima Film di Marzio Honorato e Germano Bellavia e dalla Angel MGP Production. Il film, surreale, grottesco, drammatico, che narra di povertà educativa e di sentimenti, stimolando la riflessione sulla seconda possibilità che ognuno merita nella vita, ha ottenuto il riconoscimento Cinema d’Essai, ha partecipato ed è iscritto a diversi festival cinematografici in Italia e all’estero: Francia, Lussemburgo, Stati Uniti, ed è in concorso ai David di Donatello 2023.
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DALLA CAMPANIA A CAMELOT “LE ORIGINI STORICHE DEL MITO DI RE ARTÙ” DI ANTONIO TRINCHESE
A marzo in libreria per Stamperia del Valentino
Da sempre la figura di re Artù è in bilico tra immaginazione e mito. È davvero esistito? E se sì, quale era la sua reale identità? E la sua discendenza? Domande che trovano molteplici differenti risposte, tutte o quasi suffragate da ipotesi e, tra l’altro, dando pensiero a stuoli di storici che inseguono una ricostruzione realistica.
Tra le tante dibattute questioni, c’è quella dei rapporti del mitico personaggio con il territorio italiano. Pare che il regale condottiero avrebbe lasciato il segno di suoi passaggi in Sicilia (vedi l’opera di Arturo Graf, Artù nell’Etna), ma anche in Campania. Ed è questa la traccia portata alla luce nell’affascinante e documentato saggio di Antonio Trinchese, “Dalla Campania a Camelot - Le origini storiche del mito di re Artù”, pubblicato nella collana I Polifemi di Stamperia del Valentino (204 pagine, 22 euro).
Una chicca per gli appassionati del ciclo arturiano e delle vicende che avvolgono la ricerca del Sacro Graal.
“La prima citazione scritta dell’esistenza di un vittorioso condottiero della Britannia celto-romana fra il V e il VI secolo denominato Artù o Arturo ci viene dall’Historia Brittonum”, spiega l’autore nel libro, “un’opera datata fra l’VIII e il IX secolo e attribuita al monaco britanno Nennio”. Qui Artù è definito Dux Bellorum, un guerriero ricordato per imprese favolose contro gli invasori. Secondo lo storico Leslie Alcock questo
racconto corrisponde alla trascrizione di un preesistente poema e che gli invasori a cui si fa riferimento siano i Sassoni del V secolo. Un altro importante riferimento ad Artù si trova negli Annales Cambriae (cronache della Cambria o terra dei Cymry, i popoli celtici che non si erano sottomessi ai vittoriosi Sassoni, datate al X secolo). Questa testimonianza rappresenta “un importante indizio circa l’esistenza del personaggio, poiché tutte le altre figure citate sono storiche”, ma sul reale ruolo dell’Artù menzionato non ci dicono molto.
Nella Legenda Sancti Goeznovii, biografia di un santo bretone vissuto nel VI o VII secolo, scritta da un tal William intorno al 1019, si attribuiscono ad Arthur, oltre alle vittorie contro i Sassoni
in Britannia, anche successi in Gallia. Anche in uno scritto del 1113, ispirato a racconti e a canti epico-lirici trasmessi oralmente dai bardi e dai giullari di corte, si parla delle imprese di “quel famoso Artù, re dei Britanni”. Tanti gli spunti sviluppati in questo avvincente volume che gli amanti del personaggio sapranno apprezzare.
La casa editrice
Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico.
La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti.
La Collana
Il ciclope Polifemo - che sembra risiedesse nella napoletana isoletta di Nisida - dovette il suo nome alla propensione al “molto parlare”. Un chiacchierone, dunque, stando all’etimo greco polìfemì. Questa collana mutua dal mitico personaggio omerico l’interpretazione più nobile di quel nome, in - tendendo proporre libri piccoli (nei costi e nel formato) ma che “hanno molto da dire” e che quindi vale la pena di “ascoltare”.
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CURCI
ANITA
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Conclusa in maniera trionfale la quinta edizione del premio Il Sognatore, istituito dal giornale Lo Strillo con il patrocinio morale del Comune di Napoli, che si è svolta nella prestigiosa Sala Bianca di Villa Domi, la dimora settecentesca napoletana, gestita amorevolmente dal proprietario Domenico Contessa. Nel corso della serata-evento, condotta dai giornalisti Anna Maria Ghedina, direttore responsabile della rivista, e da Antonio D’Addio, vice direttore, coadiuvati da Nicola Coletta, bravo e bello top model e attore in ascesa, vestito, per l’occasione, da Sartoriale Daniele Bruno, sono stati consegnati gli originali riconoscimenti a 6 personalità che, secondo il parere insindacabile dell’organizzazione, sono dei sognatori, o per il loro percorso di vita, o perché hanno fatto sognare gli altri, o perché hanno realizzato i loro sogni. Il premio consiste in una caratteristica e significativa scultura realizzata dal maestro Armando Jossa, il fotografo ufficiale della manifestazione è stato Giuseppe Moggia. I sognatori di questa nuova edizione, che è ritornata dopo lo stop forzato a causa dalla pandemia, sono stati: Massimo Di Mauro, Presidente Nazionale della Rete Associativa E.S.S.E. Ente Sportivo Sociale Europeo, a cui è stato attribuito il Premio Il Sognatore - Mimì De Simone, dedicato alla memoria del nostro mitico direttore e fondatore de Lo Strillo, che è stato consegnato da Tullio De Simone, giornalista e figlio del direttore, e da Mattia De Simone, giornalista e cantautore, nipote del fondatore de Lo Strillo, l’editore Armando De Nigris, premiato dallo scrittore Nino Daniele, la giovanissima attrice emergente, ma grande sognatrice, Azzurra Mennella, premiata da Armando Jossa, creatore della scultura, il cantante Ernesto Schinella, che ha fatto sognare tutti con le sue interpretazioni a Ti Lascio una Canzone, premiato dalla fascinosa Rossella Giaquinto, il cuciniere curioso Luca Pappagallo, premiato dal patron Domenico Contessa, e l’annunciatrice, cantante e conduttrice Rai Katia Svizzero, che ha fatto sognare intere generazioni con la sua canzone L’Ape Maia, premiata dal decano dei giornalisti Ermanno Corsi. Un riconoscimento speciale è stato tributato a Nino Daniele, uomo di cultura, scrittore, già sindaco di
Ercolano, ex assessore alla Cultura del Comune di Napoli, allievo del filosofo Aldo Masullo e autore di interessanti saggi. Tanti i momenti di spettacolo, apprezzati dal folto pubblico accorso per assistere all’evento, affidati alla giovane e talentuosa fisarmonicista Sabrina De Martino, che ha eseguito delle sue improvvisazioni e un medley di brani brasiliani e argentini, alla brava jazzista Maresa Galli, che, accompagnata live dal chitarrista Enzo Amazio, ha eseguito, in modo magistrale, due perle del patrimonio internazionale, All of me e Summertime, all’ottimo attore Sasà Trapanese, che ci ha regalato una sua personale considerazione sull’amore senza tralasciare un appassionante medley interpretato da Ernesto Schinella e l’esibizione di Katia Svizzero de L’Ape Maia, che ha scatenato l’allegria e il buonumore in tutti gli invitati. Tra il pubblico Fulvio Frezza, consigliere regionale, Fabio Palazzi, creatore di eventi, Lina La Mura, fashion blogger, maestra di stile e ideatrice del blog Lina’s Style, Ciro Schettino, amministratore del blog Lina’s Style, i giornalisti Alberto Alovisi, Maria Antonia Iannantuoni, Elio Guerriero, Annamaria Braschi, Virginia Maresca, Davide Guida, Alessandro Iacobelli, Gianni de Somma, Sabrina Abbrunzo, Nicola Rivieccio, Manuela De Rosa, Valentina Di Febbraro, Sonia Ghedina, Luigi Ventriglia, Alfonso Somma, titolare dell’agenzia Moda Gold e ideatore, insieme a Nicola
Coletta, del Premio Fashion Gold Party, Annamaria Viscardi, editrice di Radio Studio Emme, i fotografi Umberto Raia, Maurek Poggiante, Andrea Carlino, Angelo Cannavacciuolo, Gabriele Cozzolino, la pittrice – fotografa Pina Della Rossa, le scrittrici Yvonne Carbonaro e Annalisa De Gregorio, e tanti altri. Un ringraziamento va a chi ci ha consentito la serata ovvero Villa Domi con il suo patron Domenico Contessa, Villa Domi nella persona del suo proprietario Domenico Contessa, Il Grand’Hotel San Francesco al Monte Residenze d’Epoca, Nausicaa istituto di Bellezza di Rossella Giaquinto, la Boutique Keave, la cooperativa del Golfo Mercato dei fiori, Glemart Grafica e Stampa, Asd Social Event e Promotion di Luana R. Cavazzuti, Dream Service Sound Entertainment.
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TERMINATA ALLA GRANDE LA QUINTA EDIZIONE DEL PREMIO “IL SOGNATORE”
MARIA CONSIGLIA IZZO
GRANDE SUCCESSO DEL CONCERTO ORGANIZZATO DA ADRIANO ARAGOZZINI PER GIUSEPPE GAMBI
La Capitale conferma il tenore partenopeo come uno dei più grandi talenti della musica lirica italiana
Il concerto pop lirico del tenore Giuseppe Gambi, organizzato da Adriano Aragozzini, svoltosi il giorno 24 marzo a Roma presso il Teatro Italia ha riscosso un grande successo. E’ stato uno spettacolo ammaliante: Giuseppe Gambi ha eseguito un vasto repertorio musicale che spaziava dalla canzone italiana e napoletana alle hit internazionali più celebri, fino ad alcune romantiche canzoni provenienti dalle opere più importanti: La donna è mobile, Il mondo, Granada, My way, Caruso, Un amore così grande, Nessun dorma, ‘O sole mio, Theme From New York New York, ed ovviamente il suo ultimo singolo “Adesso esisti”. L’eccellente regia, diretta da Walter Garibaldi, ha dato ulteriore risalto al talento artistico del tenore partenopeo.
La sala del teatro Italia era
gremita di appassionati di musica lirica, che hanno applaudito a lungo dopo ogni pezzo eseguito da Gambi. Tra il pubblico erano presenti anche numerose personalità del mondo artistico e culturale, che hanno espresso grande ammirazione per la performance del tenore. Musica lirica e musica pop: due generi musicali solo apparentemente distanti, la cui fusione nell’ultimo decennio ha dato vita ad una nuova forma di espressione musicale che ha incontrato un vasto pubblico di appassionati. L’idea di unire la melodia e l’armonia della musica pop
IOLANDA POMPOSELLI
con le tecniche di canto e le forme compositive della musica lirica ha portato alla creazione di nuove sonorità ed emozioni. Molte grandi star della musica pop, come ad esempio Elton John, Freddie Mercury, Andrea Bocelli, Sarah Brightman e molti altri, hanno collaborato con importanti compositori di musica lirica, dando vita a canzoni che hanno segnato la storia della musica. Giuseppe Gambi, grazie alla sua straordinaria versatilità, è attualmente una delle voci italiane più adatte all’affermazione e alla propagazione del genere pop lirico.
Di recente, Gambi è stato scritturato da Adriano Aragozzini, noto manager, produttore e agente internazionale. Insieme a lui, ha intrapreso una tournée in numerose città della Repubblica Ceca, che si è conclusa con un grande concerto al Teatro dell’Opera di Praga, dove Gambi ha riscosso un enorme successo, testimoniato da una standing ovation di tutta la sala.
Sotto la guida di Aragozzini, Gambi si è esibito in diretta televisiva nel programma di Piero Chiambretti su Italia 1 e recentemente a Domenica
In dove ha presentato il brano “Adesso esisti” prodotto da Adriano Aragozzini. La musica è stata scritta da uno degli autori italiani più famosi nel nostro Paese, Maurizio Fabrizio, mentre l’arrangiamento e la direzione d’orchestra sono stati curati da Alterisio Paoletti, noto arrangiatore e direttore d’orchestra di Al Bano, Tony Renis, Andrea Bocelli e molti altri.
PAOLO VALLESI E IL MESSAGGIO DI SPERANZA CON “LA FORZA DELLA VITA”
sa dall’Associazione “Carletto nel cuore” allo scopo di creare una raccolta fondi destinata ai reparti di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale Andrea Tortora di Pagani.
La città di Pagani si stringe ai genitori del piccolo Carlo Coda in occasione del suo primo memorial
La voce di Paolo Vallesi ha fatto risuonare la Forza della Vita, il grande successo di Sanremo, nel Teatro Auditorium Sant’Alfonso Maria De’ Liguori di Pagani, intonando la canzone in un unico coro con l’intera platea presente. È stato un vero e proprio messaggio di speranza, uno dei momenti più toccanti della serata di beneficenza Memorial “Carlo Coda”, promos-
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MICHELE D’ONOFRIO (ATTORE, PRESENTATORE, SHOWMAN)
Michele D’Onofrio classe 1996; nasce nella bellissima città partenopea illuminata dal sole splendente e dal mare luminoso del Sud che è Napoli il 15/07/1996. Sin da piccolo è sempre stato dotato “dell’arte di far ridere” già in famiglia e tra gli amici e dall’età di 11 che iniziò a fare teatro ad oggi non ha mai più smesso, frequentando varie compagnie d’attori e prendendo il teatro come luogo di vita, libertà, consapevolezza, cultura, arte e salvezza. “Iniziò tutto per gioco “ afferma; poiché è proprio questa la veridicità degli eventi. Quando frequentava l’istituto tecnico industriale (nel quale successivamente si diplomò come perito tecnico informatico) alcuni amici gli suggerirono di “avvicinarsi” ad un progetto pomeridiano di Teatro poiché era l’unico luogo dell’istituto frequentato da ragazze ed egli un po’ titubante ma allo stesso modo contento in parte di poter stare a contatto con ragazze (siccome gli istituti tecnici hanno un alto tasso d’iscrizioni prevalentemente maschili e un numero ridotto di ragazze in particolare modo negli anni addietro cosa che sembra stia un po’ cambiando negli ultimi anni) accettò e si presentò al progetto pomeridiano extrascolastico. Lì, oltre a ciò che gli era stato riferito, si ritrovò trasportato dal forte ardore di quello che per lui diventerà successivamente “fonte di vita”. Grazie agli insegnamenti della docente incaricata della gestione del progetto teatrale: Elisabetta De Sio (considerata per lui oltre che una grande insegnante e docente anche una seconda mamma), la sua passione e il suo amore per il teatro accresceva sempre più
migliorandosi e riscoprendo tante cose alcune come sopraddetto “l’arte di saper far ridere” e ciò lo appagava molto, facendolo sentire quasi come se avesse il bisogno smisurato di sentir d’essere la causa dei sorrisi altrui constantemente. Prende parte, inoltre, ad un cortometraggio e si classifica assieme ai suoi compagni di scuola al “Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli” con il suddetto corto per la regia di Giuseppe Carrieri. Continua a praticare lo studio del teatro con il docente successivo: Giorgio Mottola, il nuovo incaricato alla gestione del
teatro e altro grande punto di riferimento che segna il suo percorso. Grazie al nuovo docente gli è stato possibile migliorarsi ancor più nel dettaglio e scoprire altre cose di se stesso e, contemporaneamente, inizia a scoprire l’arte del trasformismo grazie al “Comicon Napoli” e successivamente ad altre fiere per l’Italia impersonando vari personaggi (Cosplay) in particolar modo, molto riscontro in tutta Italia hanno avuto i suoi “ Joker e Lupin III” facendolo affermare anche come Cosplayer. Inizia, inoltre, ad avvicinarsi anche esternamente al teatro mediante in primis con compagnie amatoriali (in particolare modo è molto grato a Vincenzo Manferino con la sua compagnia “LORO DI NAPOLI” e ad Aurelio Magnetti con la sua compagnia “ I 115” e agli attori delle suddette compagnie; i quali gli hanno permesso oltre a stare sui palchi teatrali, una vera e propria crescita personale e teatrale) e iniziando a fare piccoli video divertenti su YouTube avendo tanti bambini e ragazzi ad apprezzarlo. Una volta preso il diploma di scuola superiore decide di proseguire verso la strada della sua passione inseguendo il suo sogno e anche perchè contemporaneamente alle varie compagnie teatrali inizia un percorso vario e ampio di studi di recitazione tra corsi, workshop, masterclass con tanti attori quali: Gianfelice Imparato, Cristina Donadio, Gianfranco e Massimiliano Gallo, Gigi Savoia, Federico Cucchini etc.. e laboratori annuali con Corrado Taranto (figlio di Carlo e nipote di Nino Taranto). Nel 2018 oltre ad avere la possibilità di far parte del programma “VIP
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UMBERTO SALNSELMO
28 DOMENICA 2 APRILE 2023 Via Argine, 827 - C/o Complesso Breglia Capannone 15/A 80147 Napoli - Tel. 3938420805 e-mail: raffaeleniutta@brandevolutionsrl.net ww.brandsrl.net
DOMENICA 2 APRILE 2023
A TUTTI I COSTI” di Oscar Di Maio, si avvicina anche un po’ nel mondo della televisione e del cinema con comparse, figurazioni speciali e qualche ruolo come in un cortometraggio contro il bullismo e partecipa a vari videoclip di cantanti, in alcuni dei quali lo vediamo “protagonista” e inizia pian piano ad andare ospite in primis come opinionista e successivamente come conduttore e presentatore ufficiale presso l’emittente televisiva HashtagTv (da prima emittente locale e divenuta poi regionale) di Napoli (è contentissimo dell’opportunità che gli sta permettendo di crescere in vari aspetti e ringrazia i suoi due amici artisti Umberto Sanselmo e Serena Nardi). Nella suddetta sede oltre ad avere in mano il timone di vari e vasti format televisivi in onda su tutto il territorio campano, alcune zone della Calabria e anche della Sicilia (in molti dei quali con ospiti in studio del mondo dello spettacolo, del web e artisti neomelodici) decide d’esibirsi in piccoli sketck comici inizialmente cover di grandi at-
tori avendo come idolo l’attore comico napoletano Biagio Izzo; e poi successivamente s’esibisce con inediti scritti personalmente. Conclusi, inoltre, i suoi ultimi spettacoli “nel mondo” del teatro amatoriale poiché avendo debuttato lo stesso anno, oltre che per studi anche lavorativamente e professionalmente in compagnie e associazioni d’attori e registi professionisti (è molto grato per ciò in particolare modo a Ciro Scherma e Diego Consiglio due grandi attori e grandi punti di riferimento, Antonio Ruocco regista di “Karma arte cultura e spettacolo” che effettua spettacoli itineranti nei luoghi culturali valorizzandoli con il mezzo teatrale, Carmine Rullo, coreografo e amico che grazie al quale con la “Rullo Stage” ha partecipato per la prima volta ad un Musical con la regia di Gennaro Monti) decide quindi di uscirne dall’amatoriale per “puntare più in alto”. Nel 2019, infatti, inizia il suo percorso di studi presso il Laboratorio permanente del Teatro Elicantropo di Napoli, un percorso della durata di 3
SIMONETTA DE CHIARA RUFFO
anni (ma che per via della pandemia ha dovuto interrompere prima )con la Direzione artistica di Carlo Cerciello avente vari attori professionisti come insegnati, tra i quali il sopracitato Carlo Cerciello, Roberto Azzurro, Paolo Coletta, Massimo Maraviglia e tanti altri e lo vedremo impegnato in tanti altri spettacoli teatrali con vari attori professionisti del mestiere. Inoltre, attualmente, Michele D’Onofrio è ancora l’unico conduttore e presentatore ufficiale dell’emittente televisiva HashtagTv; sporadicamente carica quel suo vecchio canale Youtube nuovamente video per strappare risate al quel suo pubblico che tanto ama e che spera ancora lo apprezzino e altrettanto fà sulle altre piattaforme social come TikTok. Inoltre, ha iniziato a far diventare quei suoi sketck comici un vero e proprio show
“ Michele D’Onofrio (Fighetto) Cabaret” e lavora, inoltre, sia come comico e anche come presentatore/speaker per tutti i tipi di eventi e cerimonie (pubbliche e private) ed emittenti televisive.
DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE SICOB SUL DECESSO DELLA PAZIENTE OPERATA DI CHIRURGIA BARIATRICA AL CENTRO HUMANITAS DI ROZZANO:
Con riferimento alla triste notizia del decesso di Anna Giugliano, operata per obesità presso il centro Humanitas di Rozzano, il Prof. Marco Antonio Zappa, Presidente della SICOB (Società Italiana Chirurgia dell’Obesità e delle Malattie Metaboliche) esprime il cordoglio e la vicinanza della SICOB alla famiglia della ragazza.
Ritiene però importante fornire alcune precisazioni per evitare il diffondersi di notizie fuorvianti: “Premesso che non sappiamo come si sono svolti i fatti che sono allo studio degli inquirenti, mi preme ribadire che la chirurgia bariatrica non è, come molti pensano, un intervento di tipo estetico; il paziente obeso infatti è tra i soggetti più a rischio per le numerose complicanze che possono derivare dalla stessa obesità, come patologie cardiovascolari, diabete e cancro, spesso con conseguenze mortali. Per
cui chi decide di affrontare un intervento bariatrico lo fa per recuperare una buona qualità di vita e prevenire patologie ancora più gravi. Basti pensare che se non esistesse l’obesità nel mondo il tasso di tumori
nell’uomo calerebbe dell’11,5%, nella donna del 13,5%.
Ma come tutti gli interventi chirurgici può comportare dei rischi, anche se in percentuale minima, grazie al fatto che in Italia è eseguito nel 92% dei casi in laparoscopia e dai chirurghi tra i migliori al mondo. Infatti oggi se la chirurgia del colon in Italia determina un rischio di mortalità a 30 giorni dall’intervento del 6-7% e la colicistectomia dello 0,5%, la percentuale di rischio della chirurgia bariatrica precipita allo 0,08%.
Per questo motivo, sento di dire ai pazienti di continuare ad affidarsi agli specialisti, perché il rischio di mortalità è molto più basso di tanti altri interventi definiti “comuni” e “di routine” e i benefici sono di gran lunga superiori ai rischi”.
Marco A. Zappa Presidente Sicob
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“CHI AFFRONTA L’INTERVENTO NON LO FA PER FINI ESTETICI MA PER EVITARE RISCHI ANCORA PIÙ GRAVI PER LA SALUTE”
30 DOMENICA 2 APRILE 2023
SEBS 2023 GARA PROMOZIONALE DI PATTINAGGIO FREESTYLE 16 APRILE PALAVESUVIO NAPOLI
Nel grande Villaggio Sportivo che verrà allestito all’interno del complesso Palavesuvio di Ponticelli si respirerà un’aria di festa e di divertimento. Tra le molteplici novità avremo: LA GARA
PROMOZIONALE DI PATTINAGGIO FREESTYLE (Specialità Roller Cross).
Il giorno 16 Aprile al PalaVesuvio di Napoli nell’ambito del S.E.B.S. Fiera dello Sport 2023 si disputerà il 1° Trofeo S.E.B.S. di Pattinaggio Freestyle specialità “Roller Cross” con la Direzione Tecnica di Tommaso Conte.
L’evento sarà una gara di tipo promozionale organizzata dalla A.S.D.
ONE LINE SKATING SCHOOL sotto l’egida del Comitato Regionale F.I.S.R. (Federazione Italiana Sport Rotellistici).
La gara promozionale di Roller Cross si svolgerà su pista piana scoperta in cemento, dimensioni 20x35mt.
Responsabile organizzativo sarà il signor Kimon Fusco. Le categorie sia maschili che femminili in gara vanno dal 2010 al 2017 e gareggeranno dalle ore 10,00 alle 13,00 partendo dalle categorie del 2017.
Per info è possibile scaricare programmi e moduli di partecipazione su: www.sebsevento.com
TRE ATLETI DEL COMITATO CAMPANO NEL TEAM ITALIA PER GLI INTERNAZIONALI DEL PINOCCHIO SUGLI SCI
Sono 8 le medaglie (5 d’oro), vinte nelle finali nazionali dell’Abetone da atleti campani.
La D’Antonio, Mancini e Attanasio nella squadra italiana per la fase internazionale
Gli sciatori del comitato Campano sono saliti per otto volte sul podio delle finali nazionali del “Pinocchio sugli sci” una delle 5 manifestazioni più importanti a livello mondiale per i giovani nati dal 2007 al 2010. Quattro giorni in cui hanno gareggiato 1600 ragazzi provenienti da tutta Italia.
Nell’ultima giornata di gare ben due medaglie d’oro sono state conquistate dagli atleti dello sci club Vesuvio nel gigante della categoria under 14: Giada D’Antonio e Marco Mancini. Per la D’Antonio è il secondo oro dopo quello conquistato nella giornata precedente con una prova di slalom (con oltre 4 secondi di vantaggio) che l’ha confermata come miglior sciatrice d’Italia della sua categoria. D’altra parte, lo scorso anno aveva dato già dimostrazione conquistando ex aequo con Laura Colturi, figlia della campionessa olimpica Daniela Ciccarelli, il titolo di miglior sciatrice femminile.
Con lei, Marco Mancini della categoria ragazzi e Luigi Attanasio, under 16 dello sci club Settecolli-BBC Team, formano un trio campano che andrà a comporre la squadra dei 20 italiani che parteciperà alla fase internazionale alle quali prendono parte 34 rappresentative provenienti da tutto il mondo e che si concluderà sabato 1 aprile.
Ma le medaglie sono arrivate anche da altri atleti più piccoli che hanno disputato le gare di gigante nei giorni scorsi.
Nella giornata di apertura, in cui erano in gara i più piccoli, Diego Di Menna del 3000 ski race, reduce dai successi dei Giovanissimi di Cortina, ha vinto il gigante della categoria Baby2, ovvero i nati nel 2013.
Altre due medaglie sono arrivate nella categoria Baby 1 (nati nel 2014) con Rosario Boffa del Sai e da Carolina Comune dello ski Tribe che si sono aggiudicati il bronzo
Il giorno successivo il Comitato campano ha raggiunto ancora il tetto d’Italia con Dafne Colantoni dello sci club 3punto3, che ha vinto la medaglia d’oro nel gigante della categoria cuccioli 1 femminile.
Con il tempo di 49”58 ha rifilato un secondo esatto di distacco alla seconda classificata conquistando, a distanza di pochi giorni, un altro podio nazionale dopo aver vinto l’argento nello slalom del criterium nazionale cuccioli.
Ma anche un bronzo è andato ad arricchire il medagliere campano con la terza posizione di Andrea Barbarossa dello sci club Napoli, anche per lui una conferma dopo aver vinto in questa stagione l’oro al Criterium Cuccioli e una medaglia di bronzo nel parallelo della finale nazionale dei Giovanissimi. Ora non ci resta che incrociare le dita e sperare che la Black Panther dello sci napoletano ci regali un’altra medaglia internazionale come nella scorsa edizione.
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VERONICA CAPRIO
DIANA KÜHNE
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Questo numero è stato chiuso il 30 marzo 2023
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