Domenica 2 Maggio

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DOMENICA 2 MAGGIO 2021

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Settimanale di Informazione

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ANNO XIX - N° 18 - DOMENICA 2 MAGGIO 2021

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L’EDITORIALE DI MICHELE MITRAGLIA

CITTADINI PER BENE: “La privatizzazione dei tributi fa parte del programma elettorale” Intervista a modo mio (..a tradimento)

Siete voi la forza politica che ha chiesto di privatizzare l’ufficio tributi? “L’esternalizzazione dei tributi fa parte del programma elettorale del nostro movimento politico come faceva parte del movimento politico Libera Mente che appoggiò e vinse le elezioni con candidato Sindaco Pasquale Fuccio. Comunque, sia il MINISTERO ECONOMIA E FINANZE che vari pareri dei revisori dei conti hanno segnalato la scarsa capacità dell’Ente nella riscossione dei tributi”. “Il Movimento di Cittadini per Bene nel prossimo tavolo di maggioranza porrà 4 punti qualificanti: 1) in prossimità del Contratto Decentrato con i lavoratori dipendenti predisporre una piattaforma condivisa con le organizzazioni sindacali per migliorare l’organizzazione dei Settori e dei Servizi della Città per materia e competenza; 2) accelerare la redazione del programma “Progetto Integrato Città Sostenibile” per circa 12 milioni di euro; 3) esternalizzazione dei tributi per contrastare l’evasione tributaria diffusa sul territorio; 4) un serio Piano industriale della società in house Casoria Ambiente tra-

sparente, efficiente ed efficace per ridurre la tassa sulla spazzatura. NON SI GOVERNA GESTENDO SOLO LE EMERGENZE, MA SI GOVERNA SOPRATTUTTO ATTUANDO SERIE POLITICHE SOCIALI ED ECONOMICHE NELL’INTERESSE DELLA CITTA’. CASORIA AI CASORIANI”. La UIL è il vostro riferimento sindacale? “Noi, dopo le rimostranze sindacali della CISL e UIL, abbiamo chiesto e ottenuto un incontro nel merito sollevato dal Segretario Generale del Comune. Nella fattispecie, abbiamo chiesto anche che per le problematiche inerenti agli oneri accessori dei dipendenti (rischio, disagio ecc.) venisse aperto un tavolo di confronto con le OO.SS. al fine di dirimere la conflittualità tra le parti. E’ evidente che tutto ciò passi anche attraverso una riorganizzazione dei settori e dei servizi per materia e competenze”: Grazie per la tua risposta. Un’altra curiosità. “Penso che, al di là della facile demagogia, il gruppo di Cittadini per Bene stia dando il proprio contributo. Nando, come ben sai la politica è una cosa e il gossip è un’altra. continua a pag. 4


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Certo si poteva fare molto di più se l’attuale classe politica avesse ascoltato di più chi ha un poco di esperienza politica e amministrativa”. Che ne pensi della Giunta Municipale? “Non penso niente, anche perché ho saputo che alcuni gruppi politici vogliono chiedere un tavolo per una rivisitazione della Giunta, anche in questo caso, bisogna vedere bene sulla tenuta della maggioranza e punti qualificanti programmatici di un eventuale rilancio politico ed amministrativo dell’amministrazione, penso con tutta onestà che se non ci dovesse essere chiarezza su ciò, credo che difficilmente una persona di buon senso possa accettare un eventuale incarico”. “L’approvazione del bilancio sarà il prossimo banco di prova”. Continuiamo con le nostre interviste. “Chissà se questo consiglio comunale conosce gli interventi del progetto integrato di Città sostenibile”, ci dice un consigliere comunale di maggioranza. Lo stesso consigliere dichiara: “la esternalizzazione è stata votata da tutta la maggioranza”. Dopo la scomparsa dell’assessore agli interventi di Polizia sul territorio, il compianto Raffaele Petrone, fu offerto al Movimento Noi di Arpino l’assessorato agli affari generali e del personale comprendente anche Contratti e Contenzioso, Segreteria e Consiglio Comunale. Chiediamo a Marco Colurcio le cose come stanno e come si sono sviluppate. Ci risponde così: “ho avuto modo di confrontarmi più volte con il Sindaco sulla questione. Per quanto mi riguarda ritengo al momento di non poter lasciare il mio ruolo da consigliere comunale, per dare valore al mio mandato; ho ancora necessità di seguire e puntare l’attenzione su tematiche importanti riguardanti Arpino (via Nazionale delle Puglie, il quarto circolo didattico in via Arpino dedicato a Carlo La Catena, l’isola ecologica a Lufrano ed il Parco dei Pini e/o Buontempo) ritengo che oltre i personalismi e la voglia di arrivare a ricoprire ruoli importanti (sarebbe per me un grande onore)la Politica debba essere anche sacrificio e dedizione”. “Sono due gli assessori da sostituire ed il Sindaco lo deve fare quanto prima, io resto dove sono stato eletto”. Riguardo il tortuoso iter giudiziario che ti ha visto coinvolto? “non sono a conoscenza della situazione di tutti. Tutto vero ma molti consiglieri eravamo in pari non avendo percepito i gettoni di presenza per diversi mesi”.

UFFICIO TRIBUTI – SERVIZIO ENTRATE

Facciamo chiarezza – ultimi aggiornamenti Caro Michele Mitraglia, scassabolle e/o palla avvelenata, la mancata riscossione dei residui attivi è stata commessa da Equitalia (attuale Agenzia delle Entrate riscossione) a cui era affidata la riscossione dei ruoli ordinari e coattivi. Dal 2013 i ruoli ordinari sono gestiti dall’ufficio tributi. Nel corso del 2019 sono stati emessi avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso versamento relativi alla TARI per gli anni 2013, 2014 e parte del 2015, i quali hanno comportato un incasso di 1,3 milioni di euro (documentati!). Queste notizie non le conosce neanche una persona. Mai sono state comunicate!!! “Lo so. A chiunque ne ho parlato non ha capito o non ha voluto capire! Pensa che nel 2019 il servizio tributi ha avuto tre diversi Dirigenti. Dal 1 gennaio 2020 uno nuovo ad interim”. “Giusto anche per chiarire la competenza della riscossione dei residui attivi degli anni dal 2000 al 2012”. “I residui attivi non possono essere addebitati alla inefficienza dei dipendenti”. “Quelli hanno potuto determinare le “quote inesigibili” in quanto non hanno aggiornato i “data base”, mantenendo in essi soggetti non più contribuenti. Poi non si parla più di chi ha inserito nel bilancio di previsione 2012 entrate di ben 34 milioni di euro sostanzialmente fittizi, ma ne sono stati spesi 18 milioni, prosciugando le casse del Comune. (Su questo avverto il mio prezioso ed indiscutibilmente competente mio informatore che, invece, ci sta un procedimento penale presso la Procura della Repub-

blica di Napoli Nord con udienza fissata al 16 giugno n.d.r.). Poi, considerando anche i tagli dei trasferimenti dallo Stato (che non se ne parla), ecco il probabile default!” Il Consiglio Comunale di Casoria senza il voto della opposizione consiliare uscita dall’aula ha dichiarato IL DISSESTO FINANZIARIO. Nel dibattito consiliare si sono evidenziati i problemi ad incassare i residui attivi dando le maggiori responsabilità al Servizio Tributi ed al Settore “Ragioneria, Finanze, Bilancio, Economato” e, naturalmente, ai Dirigenti di quel Settore ed ai Direttori del Servizio. “I residui attivi, giacenti presso la concessionaria, e comunque frutto del lavoro del Servizio Tributi, il quale ha formato i ruoli ordinari e coattivi dei tributi evasi, per consegnarli alla Agenzia delle Entrate già Equitalia. Dal 2013 l’ordinario TARES e poi TARI è gestito direttamente dal servizio Tributi provvedendo a notificare ai 32 mila utenti, fra domestiche e non, gli avvisi bonari, con conseguenti emissioni, nei termini, di avvisi di accertamento per omesso pagamento e omessa dichiarazione (evasori totali) per TARES 2013 e TARI 2014. L’articolo n.4 del Decreto Legge n.119 del 2018 ha disposto lo stralcio dei debiti fino a mille euro affidati all’agente della riscossione dal 2000 al 2010. L’Agenzia delle Entrate ha fatto conoscere che per il Comune di Casoria sono stati cancellati 35 milioni 789 mila 972 euro rimanendone ancora attivi 38 milioni 622 mila 974 euro. Questa comunicazione l’Ufficio Tributi l’ha fatta alla Ragioneria, ai Commissari Prefettizi ed al Segretario Generale il 25 marzo del 2019. Gli avvisi di accertamento per omessa dichiarazione e omesso versamento relativi agli anni 2013 e 2014 hanno portato nelle casse del Comune 1 milione e 400 mila euro. Per gli avvisi di pagamento non pagati, si formeranno i ruoli coattivi, sempre nei termini prescrizionali”. La proposta di deliberazione di esternalizzazione dei tributi è stata approvato in Giunta Municipale del 5 dicembre del 2019 con il n.67 “In quella sede è stata anche spiegata l’inconvenienza economica a privatizzare l’IMU essendo essa una autotassazione. L’ufficio ne verifica la corrispondenza dei versamenti, in mancanza emette avvisi di accertamento (sempre nei termini prescrizionali). Attualmente l’IMU porta nelle casse del Comune 13 milioni 178 mila 707 euro al netto dell’IMU allo Stato del 7,6 per mille sul-


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le categorie “D” pari a circa 2 milioni e 600 mila euro e dell’esonero per le abitazioni principali pari ad altri 3 milioni di euro”. “Quindi se non ha funzionato la concessionaria della riscossione, a cui sono stati affidati i ruoli ordinari TARSU e quelli coattivi di ICI, TOSAP e pubblicità, si dovrebbe puntare ad altra concessionaria. Perché privatizzare il servizio Tributi se questi puntualmente emette nei termini tutti gli atti per il recupero dell’evaso?” A questa domanda riesco ad ottenere il 21 di agosto dall’assessore dell’epoca LUIGI GOFFREDI questa risposta: “la ricerca delle responsabilità non mi compete e non mi interessa come ho detto ampiamente nel consiglio comunale del 5 agosto. Del resto le responsabilità per essere attribuite ci devono stare due requisiti: la colpa grave (negligenza) o dolo. A me interessa portare il Comune di Casoria al di fuori del dissesto ripartendo con un bilancio sano e veritiero”. Riesco ad ottenere all’epoca, il 29 di agosto, il pensiero di LUIGI GOFFREDI sulla delibera redatta dall’Ufficio Tributi e riguardante l’attivazione delle entrate: “addizionale IRPEF uguale al 2019 TARI uguale al 2019, IMU per ville di lusso dal 5,30 al 6%. TOSAP e

imposta pubblicità tariffa base uguale. Vengono aumentate solo le maggiorazioni che passano dal 20% al 50% attuali. L’aumento delle maggiorazioni erano previste dalla legge di bilancio 2019 pertanto anche senza dissesto in fase di bilancio 2020 andavano comunque portate nella misura del 50%”. Il 30 di agosto 2020 i consiglieri comunali Alessandro Graziuso e Vincenzo Ramaglia dopo una accurata visita all’Ufficio Tributi in via Ada Negri ad Arpino di Casoria dichiararono: “i cittadini di Casoria non sono evasori dei tributi locali (come si vuol far credere). Le entrate tributarie ordinarie, per l’anno di competenza, sono pari al 75% di quelle nominali”. “Pur nella convinzione che non sono evasori qualcuno mi deve spiegare come mai si sono accumulati 156 milioni di residui attivi. Il residuo contabilmente è una somma accertata e non riscossa. C’è qualcosa che non torna. Il 75% di 19 milioni di euro fa 14,250 milioni di euro. La differenza che è di circa 5 milioni di euro che fine fa ogni anno? La riscossione si vede dai rendiconti approvati in consiglio comunale, l’ultimo è il 2019… Inoltre perché non si fanno dire quale è la parte abitativa e la parte commerciale?”

Questo è l’ultimo pensiero dell’assessore alla “Ragioneria, Bilancio, Economato, Finanze e Tributi” LUIGI GOFFREDI. Era il 30 di agosto. All’assessore non dicemmo e glielo diciamo adesso: “i ruoli non si formano pedissequamente. Grazie al lavoro dell’ufficio tributi sono state apportate tutte le variazioni dichiarate dall’utenza, quelle provenienti dal SUAP e dall’incrocio con altri database. In merito ai 5 milioni di euro annui l’assessore non tiene conto delle entrate per servizi e rapporto sinallagmatico per il quale con la TARI si deve sostenere il costo di gestione presentato da “Casoria Ambiente”, e quelle per imposta (IMU, ICI, TOSAP) che sono di solo incasso”. IL 22 DICEMBRE 2020 il Sindaco Raffaele Bene toglie la delega a LUIGI GOFFREDI e nomina Assessore alle Finanze FRANCESCO GIRARDI. Gli sviluppi di questa triste vicenda amministrativa che ha portato il Consiglio Comunale di Casoria a votare IL DISSESTO FINANZIARIO ED ECONOMICO ed anche la ESTERNALIZZAZIONE DEL SERVIZIO TRIBUTI ve la racconteremo nelle prossime settimane.

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6 ANTONIO BOTTA

Su Nano TV, nella rubrica “La Copertina”, intervista all’ing. Giuseppe Clarino, autore di due libri di storia locale

QUEI PALAZZI CUSTODISCONO TRACCE PREZIOSE DELLA STORIA DI CASORIA

“Ruspe sulla storia”: è il titolo che il conduttore Nando Troise, Direttore del settimanale Casoriadue, ha dato alla seguita rubrica “La Copertina” trasmessa sulla webTV “Nano Tv”. Ospite della puntata è l’ingegnere Giuseppe Clarino, appassionato di storia locale, del quale sono stati presentati due suoi libri” “L’insula casoriana dei Rocco di Torrepadula” e “Palazzo Carmignano e altro”. Il conduttore ha sollecitato il Comune e prodighi sponsor ad offrire un contributo per la loro ristampa. L’espressione coniata da Troise, “Ruspe sulla storia”, é motivata dalla sua constatazione dello stato di incuria del patrimonio locale e anche di demolizione di manufatti, opere di alto valore storico e culturale. A tal proposito, ha rinnovato la proposta di dedicare un’ora di Storia locale a settimana nelle scuole casoriane al fine di contrastare l’oblio della memoria, rendendo nota alle nuove generazioni la storia di Casoria. Ritengo personalmente che si possa attuare la proposta del direttore Troise tramite progetti

PON nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, ma anche nelle scuole primarie, già in passato realizzati, ad esempio, con alto interesse e partecipazione degli studenti nell’ I. C. I Ludovico da Casoria. Un valido apporto, in tal senso, potrebbero fornirlo valenti docenti e studiosi della “città dei Santi”, che hanno svolto negli anni importanti e interessanti ricerche confluite in preziosi contributi scritti, donne e uomini nominati dallo stesso conduttore: oltre all’ospite Clarino, Giulia Campece, Vittoria Caso, Giovanni Grimaldi, Francesco Iorio, Giuseppe Pesce, Franco Pezzella, Nunziante Rusciano, Ludovico Silvestri, Giuseppe Storti. Rispetto al primo testo, l’Au-

tore ha introdotto il suo intervento sui Rocco, dicendo che loro tracce figurano fin dal 1200, specificando che nelle sue ricerche ha privilegiato tutti i Rocco vissuti a Casoria. Il primo di essi è Marco Rocco, viveva nella nostra Città nel 1799, in piena rivoluzione partenopea, della quale uno dei martiri fu il medico Domenico Cirillo a cui è stata intitolata la piazza dove ha sede il Municipio. “Essa” ha proseguito “ era chiamata anticamente “piazza dell’Olmo”probabilmente per la presenza di un albero. Vi dipartiva una strada, unica, un rettilineo che giungeva fino alla chiesa di S. Giovanni, a Casavatore; infatti era denominata via S. Giovanni. Durante il periodo fascista

fu chiamata via Roma, e poi, per dare lustro ai Rocco, fu cambiato definitivamente il nome in via Marco Rocco. Precisiamo che Casavatore dipendeva da Casoria, divenne Comune autonomo nel 1946. Marco Rocco arrivò a Casoria seguendo la consuetudine di tanti nobili che avevano riattato a ville le loro piccole abitazioni di campagna per sfuggire ai moti della città di Napoli e anche per poter vivere in modo più tranquillo; compivano tale scelta anche per stare vicini alla città di Napoli, ove ricoprivano importanti incarichi pubblici. Ad esempio, i Torrepadula avevano un seggio nell’ammministrazione di Napoli .Prima erano accorpati in un seggio di montagna, però, essendone molti, ne costituirono uno proprio a Napoli”. Su un’osservazione dell’intervistatore, Clarino ha chiarito che il palazzo transennato da tre anni in via Rocco, restringendo un’importante arteria e causando “la morte”, come ha sottolineato Troise, delle attività commerciali in via Marco Rocco e Nicola Rocco ( si é ancora

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DOMENICA 2 MAGGIO 2021 in attesa dell’autorizzazione della Sopraintendenza per l’inizio dei lavori di ristrutturazione, n.d.r.), era di proprietà di Pietro Rocco; “Marco Rocco, invece, é morto in via Pessina, a Napoli, dove vi è una lapide che lo ricorda”. Dopo avere evidenziato “di essere sempre rimasto affascinato dai portoni chiusi dei palazzi casoriani”, destando in lui grande curiosità su come fossero all’interno, l’ing. Clarino ha descritto la parte antica ancora conservata di quello di via Marco Rocco n° 8, “abbandonato dalla contessa De Chiara”, ponendo in risalto soprattutto la bellezza del giardino: “aveva piante rare, statue antichissime e fregi, ma quando hanno costruito accanto il parco è stato depredato tutto dall’interno. Su richiesta di Troise “di raccontare la storia dei Rocco di Torrepadula”, Clarino ha spiegato che essi “erano dei grossi giuristi, insigniti dell’ordine dei Cavalieri dei Templari; sono stati parlamentari, un Marco Rocco fu deputato al primo Parlamento italiano, nel 1860, dopo l’unità d’Italia. E qui ci riallacciamo a Padre Ludovico da Casoria. Fu proprio lui che si adoperò per la elezione di Marco Rocco al Parlamento, per difendere la Chiesa e contrastare l’anticlericalismo. Padre Ludovico aveva rapporti con molti senatori della Repubblica persino con il Presidente della Lanerossi, il Conte Rossi; infatti nel Comune di Schio, provincia di Vicenza, c’è un busto di Padre Ludovico nella sala del Municipio. Io ho cercato e ancora cerco una relazione tra Padre Ludovico e i Rocco: se Padre Ludovico riusciva a ricevere beneficenze da un senatore della Repubblica, avendo fatto eleggere uno dei Rocco in Parlamento, io sono convinto che tra loro vi fosse una

corrispondenza enorme, ma finora non ho trovato traccia. Faccio appello a qualche discendente dei Rocco, per sapere se sia in possesso di qualche documento che dia supporto alla mia ipotesi. Vi fu un Rocco di Torrepadula che pronunciò l’elogio funebre per Padre Ludovico, quando la sua salma fu spostata, a due mesi dalla morte, dal cimitero di Napoli all’ospizio marino di Posillipo. Nel 1915, vi fu un altro Rocco, nel primo centenario della nascita di S. Ludovico,a tesserne l’elogio. Il legame è forte, peccato che non sia mai riuscito ad avere l’elogio funebre completo. Quale Rocco ha scritto il Codice Civile? E’ stato Nicola Rocco ad averlo scritto,vi é una lapide di fronte a via S.Benedetto, dove c’é il palazzo in cui è nato. Nella storia dei Rocco io mi sono rifatto a Giuseppe Pesce, che, non essendosi interessato ai palazzi, ha convogliato le sue ricerche sulla loro vita. Io raccomando, infatti, il volume scritto insieme al prof. Ludovico Silvestri.” Sul palazzo dov’ è posta la lapide, in via Nicola Rocco, ecco quanto ha riferito Clarino: Marco Rocco ebbe un figlio, Innocenzio, che morì giovane, a 37 anni. Il padre fece costruire una cappella all’interno del giardino sulla parte posteriore, in sua memoria nel 1841. Successivamente, il palazzo fu ereditato da un altro Innocenzio sempre di quel ramo dei Rocco, al quale morirono un figlio e una figlia,anche loro in giovane età. Egli chiamò l’ingegnere Orefice, che aveva costruito, coadiuvato da Salierno, la chiesa delle Sacramentine, in stile gotico tra le più belle del circondario di Napoli, al quale affidò la ristrutturazione della Cappella. L’ing. Orefice fece un grande lavoro e la cappella fu dedicata a S. Giulio Papa.

7 Aprì anche un’apertura su via S. Benedetto, ed esiste ancora. E’ barrata, con un portone marrone. All’interno la Cappella è bellissima e presenta un altare maggiore, privilegiatum. Innocenzio Rocco fece apporre delle lapidi dove la moglie si andava a raccogliere per trovare conforto nella preghiera per il grande dolore per la morte dei figli. Quando la consorte morì, fece apporre una lapide molto più grande in memoria della consorte. Il pavimento si conserva tuttora bene”. Nicola Rocco, quando divorziò dalla moglie, molto più giovane di lui, appartenente alla famiglia Pignatelli, ricevette in eredità il palazzo di via S. Benedetto n° 16, che il conte Rocco, quello del 1799, aveva fatto costruire per avere accesso sulla strada principale, che a quell’epoca era proprio via S. Benedetto. Troise, ha letto dal libro di Clarino la dedica a Nicola Rocco posta sulla lapide che si trova sulla facciata del palazzo della via intitolata all’eminente giurista ( ricoprì anche l’incarico di Giudice della Gran Corte Civile e quello di Presidente della Corte d’Appello, n.d.r.): “In questo palazzo, di sua illustre famiglia, il 7 Ottobre 1811, nacque Nicola Rocco, terzogenito principe di Torrepadula cattedratico magistrato, accademico insigne, creatore del Diritto internazionale privato della navigazione, ha un tal nome di fama europea. Casoria, con tale orgoglio intitolò questa via e pose questa epigrafe nel 1927”. Altra notizia dell’ing. Clarino è che il palazzo nel quale vi ha abitato l’ultimo dei Rocco, nel 1923 fu smembrato: una parte ceduta alla Pignatelli, un’altra parte venduta alla moglie di Polizio, che ne fece una sede della Democrazia Cristiana. Ha subìto molte modifiche fino a perdere l’effettivo valore. Io

sono in contatto con un Carlo Rocco di Torrepadula che vive a Milano, ha scritto due libri di cui mi ha fatto dono e in uno di questi c’è una foto che è qualcosa di stupendo Adesso nel palazzo se entri sulla destra ci sono dei garage dei piani ammezzati sopra, prima c’era un salone dove venivano organizzate feste.” Di grande valenza storica anche le notizie fornite dall’intervistato sul palazzo “ad angolo di via Matteotti e via Nicola Rocco, adibito a garconniere del maresciallo Armando Diaz, acquistato per villeggiare a Casoria con la moglie Sara De Rosa Mirabella. La figlia di Diaz sposò un ingegnere di Casoria”. Non è stato possibile, per poco tempo a disposizione rimasto, dedicare adeguato spazio anche al secondo libro dell’Autore su palazzo Carmignano. Ecco le notizie di Clarino: “Ha origini antichissime che risalgono al primo secolo dopo Cristo. L’imperatore era solito concedere ai veterani di guerra delle tenute, dei terreni e ne assegnò uno a un certo Caio Carmignano. Quindi era la casa di un veterano di guerra. In breve, facciamo un salto fino al 1600: il palazzo fu ereditato da Cesare Carmignano, probabilmente un erede, che costruì, lo rifece, era stupendo. Si accedeva attraverso un portone, si percorreva un cortile di circa trenta metri e si arrivava al corpo di fabbrica principale: una parte su due livelli, quella sinistra, e una parte a destra su un solo livello. Si accedeva dal secondo livello al primo attraverso una scala, si percorreva un terrazzo che dava su un giardino; dietro c’era un altro fabbricato su due piani. Fu sede del comando tedesco nel 1940; fu demolito nel gennaio 1981, a seguito del terremoto del 1980.”


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8 RITA GIAQUINTO

Vaccini : necessità e preoccupazioni con il Prof. Ivan Gentile Sulla rete web NanoTv, in diretta Skype, protagonista de La Copertina è stato il Direttore del reparto di Malattie Infettive alla Federico II di Napoli, il Prof. Ivan Gentile, uno dei primi medici a sostenere l’importanza di vaccinare tutta la popolazione nel più breve tempo possibile. L’intervista è stata moderata dal Dir. Nando Troise e condotta dalla giovanissima collega, Elisa Carbone, conduttrice del Tgweb della rete, e che affronta, sin da subuìito, il tema più caldo del periodo : Il terzo rapporto di farmaco vigilanza sui vaccini dell’Aifa, per il periodo che va da dicembre 2020 a marzo 2021, ha indicato che sono pervenute oltre 46000 segnalazioni conseguenti alle vaccinazioni, ma soltanto il 7% di esse riguarda casi ed eventi gravi con un tasso di incidenza di 36 eventi per centomila abitanti. Vorrei ci spiegasse i rischi connessi alla non vaccinazione e quelli che potrebbero sorgere in conseguenza alla vaccinazione stessa “Diciamo subito che la vaccinazione è un atto di protezione che noi mettiamo in campo contro una malattia che può portare alla morte. Il reparto di malattie infettive che dirigo alla Federico II, è pieno di pazienti che stanno male, che hanno il casco, a cui manca ossigeno, quindi per me non esiste gioco tra i rischi eventuali connessi alla vaccinazione e quelli connessi a questa malattia. Entrando più nel merito della sua domanda, tutti i farmaci hanno effetti positivi ed effetti indesiderati, e non esiste un farmaco senza eventi avversi. I vaccini sono un farmaco, quindi possono presentare eventi avversi. Consideri che il profilo di sicurezza dei vaccini è un profilo estremamente favorevole altrimenti non sarebbero mai stati messi in commercio. Quando non ci sentiamo bene, è facile pensare ad un farmaco antifiam-

matorio che, però, ha un profilo molto meno brillante rispetto ai vaccini. Però in quel momento io sto male, quindi non mi pongo il problema del rischio. Contrariamente, me lo pongo nel momento in cui sto bene, ed i vaccini si danno per definizione a persone sane, per prevenzione. Tenga conto che le sperimentazioni sono condotte in maniera estremamente rigorosa, vengono pubblicate nelle riviste scientifiche, valutate da pari, prima di essere commercializzati, i dati relativi ai pazienti vaccinati vengono portate a conoscenza delle agenzie regolatorie, che a loro volta fanno le dovute indagini cercando inesattezze e difformità. Quando si commercializza un farmaco, e quindi anche un vaccino, vuol dire che tutto è stato condotto secondo una buona pratica clinica e di sperimentazione. Anche io conduco sperimentazioni sui farmaci, ma le dico che l’attenzione è massima, se pensa che vanno seguite le dovute procedure anche per portare il farmaco da un piano all’altro. Tutto è rigorosamente controllato. In questo caso, il profilo è estremamente favorevole: abbiamo un rischio alto di contrarre la malattia grave da Covid, se siamo fragili o in età avanzata, mentre abbiamo un rischio basso, che non è mai zero (zero in medicina non esiste), di avere un caso avverso grave da vaccino. E’ emblematico quanto accaduto negli USA con il Johnson&Johnson : sei casi di trombosi su sette milioni di dosi, quindi parliamo di meno di un caso per milione.Dati minimi, ma massima attenzione”. Chi è vaccinato, può contagiarsi nuovamente e trasmettere il virus? “Chi è vaccinato ha un minor rischio di infettarsi : in questo caso il vaccino protegge l’individuo vaccinato dalla malattia grave, che è poi quello che dobbia-

mo evitare, perché è quello che porta gli ospedali ad essere pieni, le persone in terapia intensiva, quello che porta le persone nella bara. Il soggetto vaccinato può quindi contagiarsi nuovamente ma in forma estremamente lieve, asintomatica, o con pochissimi sintomi. Parte di questi, senza vaccino, avrebbero avuto certamente la malattia grave, rischiando l’ospedalizzazione e anche la morte”. Ci sono tanti over 60/over 70 che non hanno fatto la richiesta in piattaforma ed i no-vax che manifestano. Sono una minoranza, ma ci sono. Perché questa vaccinazione fa così paura? “I tanti sociologi che hanno scritto libri sui no-vax sarebbero sicuramente più competenti a rispondere. La preoccupazione è connessa proprio alla modalità della somministrazione del vaccino su persone sane : non esiste un movimento “no-antibiotici”, perché gli antibiotici sono un’arma meravigliosa. Basti pensare che, in questo momento, tante delle persone che ci stanno seguendo, non sarebbero qui se non ci fosse stato il vaccino, che ci ha consentito di invecchiare con una buona qualità di vita. Poliomelite, vaiolo, colera, ma anche il morbillo: quanti bambini, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sono morti per il morbillo? La pratica vaccinale ha ridotto l’incidenza di moltissime malattie infettive, noi questo ce lo siamo dimenticati, perché pensiamo all’oggi, dimenticando il passato. Ma la storia ci deve insegnare che i vaccini hanno salvato intere generazioni ed hanno migliorato la qualità di vita di tutti. Il problema dei no vax è importante, ma ci sono anche tante persone che esitano, che hanno dubbi ed è proprio su di loro che dobbiamo lavorare. L’esitazione vaccinale è una priorità da combattere perché con essa si rischia


DOMENICA 2 MAGGIO 2021 di non raggiungere – come sostiene l’OMS – l’immunità di gregge. Ci sono studi che sono stati fatti in epoca Covid che mostrano che esitano i cittadini provenienti di paesi meno toccati dalla diffusione del virus. Sono più giovani, che non hanno avuto familiari morti per Covid. In sostanza, quanto più è alto il rischio di ammalarsi, tanto maggiore è l’adesione alla vaccinazione. Dobbiamo far capire alla gente che il vaccino è un regalo che la medicina ci ha fatto”. Probabilmente, lo scetticismo delle persone è legato al breve tempo impiegato per la realizzazione “E’ sicuramente uno dei motivi che rende titubanti le persone. Ma la realizzazione dei vaccini contro il Covid è stata accelerata grazie a piattaforme tecnologiche, una impalcatura che era quella della SARS, un Coronavirus che, fortunatamente, si è estinto, ma che aveva portato già molte aziende ad investire su una tecnologia per iniziare le vaccinazioni anti Coronavirus. E’ bastato sostituire la sequenza del coronovirus che è abbastanza simile e ci si è trovati una parte del lavoro già pronto, un lavoro per cui normalmente si impiega diversi anni, era già pronta. Inoltre, le agenzie regolatorie hanno accelerato perchè non c’era tempo di aspettare. Prima di mettere in commercio il vaccino, le aziende hanno fatto dei trials basati su decine di migliaia di persone che facevano il vaccino vero o il placebo, cioè una sostanza fisiologica, acqua e sale, e nessuno sapeva cosa gli fosse stato iniettato. Si ammalava chi aveva fatto acqua e sale. Resisteva invece chi aveva avuto il vaccino vero e prorpio. Anche l’atteggiamento dell’agenzia regolatoria che mette in campo il vaccino e poi lo limita, è un atteggiamento che per alcuni ha confuso le idee,ma per la verità va visto come un atteggiamento di iper cautela.I cittadini devono sapere che ogni farmaco che assumono, dall’aspirina, all’antibiotico, dall’ipertensivo al vaccino, subisce un processo di validazione estremamente rigido. Il tem-

9 po breve in questo caso è stato utile a portare avanti sperimentazioni ben condotte. Pensiamo ciò che è accadatuto in Israele o nel Regno Unito, dove stanno riaprendo tutto ed hanno un numero di morti inferiore. Questo è ciò a cui dobbiamo aspirare per arrivare ad una vita simile a quella di pre-panedemia”. Secondo Lei, sono state opportune le riaperture del 26 aprile? “La decisione di aprire è una decisione politica, il tecnico può suggerire, ma non c’è mai una risposta esatta. Il rischio esiste; come dicevo, lo zero in medicina non esiste. C’è la necessità di dover far ripartire il paese, per motivi didattici o economici. I modelli ci dicono che quanto più siamo rapidi a vaccinare, tanto più potremo riaprire. Quando riusciremo a vaccinare il 50% delle persone, allora avremo realmente la possibilità di riaprire in maniera più serena, ma la valutazione finale, come è giusto che sia, deve essere politca. Da tecnico posso dire che dobbiamo vaccinare tutti e in breve tempo. I dati di questi giorni ci costringono ad avere ancora tanta prudenza, ad agire con intelligenza, con saggezza. Gli ospedali sono pieni, hanno una certa elasticità ma viviamo ancora sotto stress. E’ vero anche che i cittadini sono stanchi delle chiusure, quindi va fa fatto tutto con una certa moderazione. Io sono contro le esasperazioni, contro il terrorismo ma bisogna anche dire le cose come stanno :e le cose stanno appese ad un filo finchè non ci vacciniamo”. Perché non si riesce a trovare univocità nella campagna vaccinale nazionale? “In Italia abbiamo un sistema sanitario regionale,quindi abbiamo 20 sistemi sanitari. Difficile darle una risposta sul sistema paese : procrastinare, e di tanto, le vaccinazioni, come avviene in alcune Regioni, non è idoneo per poter riaprire in sicurezza. Se avessimo dosi a sufficienza, vaccineremmo anche di notte, perché quel che sfugge è che noi siamo di fronte ad una calamità mon-

diale, da cui dobbiamo uscire nel minor tempo possibile, quindi devono arrivare le dosi. Il virus fa delle varianti che sfuggono e, con il tempo, potremmo trovarci in una situazione ancora pù difficile da gestire. E’ anche una lotta contro il tempo : pensare di vaccinare persone l’anno prossimo, vuol dire aver perso la battaglia”. In molti, hanno manifestato e tra i no-vax, molti senza mascherina, c’erano anche medici. Lei cosa ne pensa dell’obligatorietà per tutti e del pass vaccinale? “I colleghi che dicono no ai vaccini, dimostrano poca conoscenza e poco amore per la professione e per i loro pazienti. Abbiamo a che fare con una malattia nuova, unica. Spero nessuno dimentichi i sacrifici di tanti medici caduti per Covid. Il pass vaccinale è un modo intelligente per riaprire un certo tipo di spostamenti, quindi sono favorevole se parliamo di persone che hanno fatto le due dosi nei tempi giusti, ma non sono favorevole al tampone ogni 48 ore perché questo non garantisce praticamente niente : il periodo di incubazione della malattia è più lungo quindi si crerebbe anche una falsa patente di sicurezza”. Questo vaccino andrà ripetuto negli anni a venire? “Non lo sappiamo ancora con certezza. Dipende se il virus troverà un serbatoio animale in cui riprodursi efficacemente, come fa il virus dell’influenza. Non sappiamo se sarà uno scenario simil influenzale oppure una vaccinazione una tantum, e non sappiamo quanto durerà l’immunità, perché è una malattia di cui, comunque, nonostante gli enormi sforzi che stiamo facendo, sappiamo ancora molto poco”. I milioni di morti, l’economia in ginocchio, la sofferenza tra gli anziani, i fragili costretti a stare in casa, i pazienti non-covid che hanno difficoltà a trovare posti letto in ospedale, come ci dice il Prof. Gentile, sono solo alcune delle conseguenze del virus che ci costringono a pensare all’oggi : vaccinarci tutti, senza perder tempo.

La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.


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10 MARIA CRISTINA ORGA

LA SCUOLA È INNANZITUTTO UNA GRANDE OPPORTUNITÀ

Semaforo verde in Campania, anzi per meglio dire, semaforo giallo: dopo settimane di paletta rossa per l’abbondante sforamento dei parametri di rischio e il quotidiano avvilente bollettino di nuovi contagiati e vittime del Covid19, da lunedì scorso la nostra regione è stata dichiarata “fuori pericolo”, (al netto di chi invece contro il virus lotta ancora e soprattutto di chi questa lotta, ahimè la perde) con buona pace degli operatori economici di tutti i comparti penalizzati dalle restrizioni della pandemia, (e in particolare di quelli legati alla ristorazione e al turismo) che ora, maniche rimboccate e mascherina (talvolta) abbassata si lanciano a testa bassa nella vana ricerca del tempo perduto, di Proustiana memoria, sperando di recuperare almeno in parte le perdite accumulate negli ultimi tanti troppi mesi di Era Covid e confidando nei tempi supplementari offerti dalla sorridente e comprensiva primavera mediterranea che si farà presto estate rovente per la gioia di chi può disporre di locali con “un posto al sole” o una ventina, opportunamente distanziati, che è meglio. Per tutti gli altri, pazienza, s’ha da tirar la cinghia ancora un po’, che il tempo è galantuomo e se Natale sembra ieri in realtà abbiamo archiviato già la Pasqua da quasi un mese e in un amen arriverà il primo giugno “aperti tutti”, giusto in tempo per una Festa della Repubblica dall’odore di liberazione nazionale meglio che il 25 Aprile. E insieme alle terrazze dei bar e dei ristoranti all’aperto, dal 26 aprile si sono riaperti anche i cancelli di tutte le scuole superiori, finalmente valicati a passo di carica dal 70 al 100% degli studenti

la Campania torna in fascia gialla e il 70% degli studenti delle superiori rientra in classe. Con il preside Giovanni De Rosa, dirigente scolastico dell’IPSAR Andrea Torrente di Casoria scopriamo la realtà di un istituto superiore che si pone come esempio di legalità e di concrete opportunità di lavoro in un territorio complesso

campani, felici (a detta loro e soprattutto dei loro genitori) di rientrare in classe come mai avrebbero creduto possibile. Eh sì, perché se c’è una novità di rilevante interesse antropologico e sociologico è proprio la mutazione del cliché dello studente medio il quale, da che mondo è mondo, mediamente ad ogni inizio di anno scolastico incassa la testa nelle spalle incurvandosi su se stesso molto più di quanto il peso dello zaino imporrebbe, perché sopraffatto, annichilito, letteralmente schiacciato dall’evidenza che le vacanze estive sono finite e che deve davvero tornare a scuola. E invece, lo studente 20/21.0 (leggi VentiVentunoPuntoZero) alla notizia di dover tornare tra i banchi a sei settimane dalla fine dell’anno scolastico ha esultato come se avesse vinto la lotteria. Bene, anzi, benissimo! Siamo tutti felici di questo ritrovato entusiasmo per le gioie della scuola, speriamo solo che non sia un fuoco di paglia...

e nel frattempo, andiamo a vedere come stanno davvero le cose, facendoci guidare nel meraviglioso mondo di Amelie della scuola italiana, anzi campana, anzi casoriana dal preside (lo so che è un titolo desueto, ma ci sono affezionata) Giovanni De Rosa, dirigente scolastico dell’Istituto superiore Andrea Torrente di Casoria, un IPSAR con la vocazione di fare della scuola professionale una vera fucina di talenti e professionalità da spendere immediatamente nel mondo del lavoro. Il nostro interlocutore dirige una scuola complessa in una realtà che lo è almeno altrettanto e ha chiaro il polso della realtà che scuola italiana vive in questo periodo. Preside, qual è la sua opinione sul ritorno in classe della quasi totalità dei ragazzi a questo punto della pandemia? Come li ha trovati? Quali criticità sono emerse? I ragazzi sono molto contenti di rientrare in classe e ritro-

vare compagni e insegnanti. Devo dire che il loro comportamento fin da subito è stato esemplare e la loro voglia di ricominciare molto incoraggiante. Purtroppo, però, il virus non è sconfitto, anzi, continua a circolare e non mancano le criticità, legate soprattutto alla difficoltà nel tracciamento dei contatti. Non è semplice anche quando sia stato individuato un caso a scuola fermare la catena dei contagi, perché la scuola ha l’obbligo di comunicare all’Asl il nome e la classe dello studente risultato positivo, ma nel frattempo poiché in un istituto come il nostro molti insegnanti ruotano su un elevato numero di classi e anche gli alunni si spostano in diversi gruppi per le loro attività, prima di riuscire a mappare tutti passa tempo prezioso, durante il quale, sempre la scuola, deve farsi carico dell’attivazione dei protocolli di contenimento, quali ad esempio la messa in quarantena di classi intere e la difficile conseguente sostituzione dei docenti e ovviamente la riattivazione della didattica a distanza. Il rischio quindi è che l’attività a scuola proceda a singhiozzo, creando molte difficoltà. Cosa si potrebbe fare secondo lei per velocizzare le procedure? Sarebbe tutto più semplice se si condividessero le banche dati. Gli studenti italiani sono inseriti in un database nazionale in cui ci sono nome, istituto, classe, dati personali e codice fiscale. Le Asl hanno nei database i dati di tutti i cittadini e i relativi codici fiscali: mettere in comunicazione i due serbatoi di dati velocizzerebbe moltissimo il tracciamento dei contatti e aiuterebbe le scuole a gestire in maniera


DOMENICA 2 MAGGIO 2021 più efficace le emergenze che emergono continuamente. Molti la hanno vituperata e combattuta con ogni mezzo: lei cosa pensa della DaD? Penso che sia stata una grande opportunità per mantenere una continuità di relazione e didattica con i ragazzi importantissima in questi mesi. E penso che nonostante i limiti inevitabili abbia funzionato molto bene. A mio parere anzi, i docenti sono stati la categoria di lavoratori che in questo anno e mezzo di pandemia e di emergenza si sono adattati meglio di chiunque altro al cambiamento: si sono messi in gioco, hanno rivisto modalità e strategie didattiche, si sono inventati un modo di fare lezione anche da remoto, anche da un video coinvolgente e motivante per i ragazzi. Perché la cosa più importante per gli studenti non è perdere le lezioni, i contenuti, ma perdere la motivazione. E gli insegnanti ce l’hanno messa tutta. Sono certo che in nessun altro comparto i lavoratori si siano reinventati e adattati tanto velocemente ed efficacemente quanto i docenti italiani. La scuola ha tenuto bene, anche in pandemia, anche a distanza, grazie all’impegno di chi lavora nella scuola e per la scuola. La scuola da lei diretta si dirama in istituto tecnico commerciale, istituto tecnico turistico e istituto per i servizi alberghieri e ristorativi ed è quindi una scuola a profonda vocazione laboratoriale. Quanto è stato penalizzato questo aspetto in DaD? Certamente a distanza è stato difficile riprodurre le esperienze che si fanno in laboratorio, come ad esempio imparare ad impiattare, ma i docenti sono riusciti a sopperire con contributi video e poi ritornati in classe i ragazzi recupereranno le esperienze. Anzi, sarebbe opportuno che le risorse economiche impegnate dai recenti decreti per la scuola (e non ancora erogate) venissero investite soprattutto nelle scuola a vocazione laboratoriale, quelle che offrono uno sbocco occupazionale immediato alla fine del percorso, anche per organizzare magari corsi di recupero nei periodi di sospensione delle attività didattiche per dare modo ai ragazzi di esercitarsi, rimettersi in pari. Anche considerato che molti dei nostri ragazzi provengono da realtà economiche fragili e difficilmente andrebbero in vacanza quest’anno, quindi, tanto varrebbe dare loro un’opportunità formativa spendibile poi professionalmente in un futuro prossimo e che

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li allontanerebbe anche dai richiami di certe sirene per nulla rassicuranti. Uno dei miei timori è che nel prossimo futuro rischiamo di avere persone meno qualificate che si affacciano al mondo del lavoro proprio a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia. La sua scuola accoglie molti ragazzi provenienti da un territorio e da realtà economiche e sociali anche precarie. Quanto ritiene funzioni come baluardo di legalità in un territorio facilmente permeabile alle lusinghe della devianza? Da questo punto di vista il nostro punto di forza è proprio l’aspetto tecnicopratico della conoscenza e della competenza che i ragazzi sperimentano. Ed è straordinario il fatto che quelli tra loro che fuori dalla scuola assumono atteggiamenti non sempre rispettosi delle regole, quando sono impegnati a “fare” cambiano completamente e si comportano benissimo, rispettando tutte le indicazioni e le norme che regolano l’attività. In questo modo il concetto di legalità non resta tale, astratto, ma diventa buona pratica quotidiana, con il valore aggiunto di diventare opportunità di lavoro. In quali percentuali la sua scuola per disponibilità degli spazi ha potuto accogliere il ritorno dei ragazzi e come è stato il loro comportamento al rientro? Il nostro istituto dispone di spazi molto ampi, le aule hanno una metratura sufficiente a garantire le distanze di sicurezza e le classi al 70% non sono poi così numerose, quindi non abbiamo particolari situazioni critiche da questo punto di vista, piuttosto ci siamo invece or-

ganizzati anche con i docenti per far sì che gli studenti del quinto anno possano frequentare queste ultime settimane del loro percorso culturale e formativo tutti in presenza al 100% e anche qui il ridotto numero degli iscritti e le dimensioni degli ambienti ci sono venute in aiuto, fortunatamente. Per quanto riguarda il loro comportamento le dico che è stato esemplare: nessun assembramento né calca, nemmeno al bar, dove li vedo fare la fila con ordine e tranquillità tali da sembrare che non siamo neanche in Italia! Sono anche più attenti degli adulti e pronti a segnalare comportamenti di qualche docente che si distrae… A proposito dei docenti: la campagna vaccinale che è stata recentemente sospesa per la categoria degli insegnanti, nella sua scuola come è andata? Benissimo: abbiamo oltre l’80% dei professori vaccinati. Però la sospensione rischia di mettere in pericolo le vite dei docenti più anziani che non hanno fatto in tempo a vaccinarsi, mentre per la logica delle prenotazioni altri colleghi anche nemmeno trentenni sono ad oggi vaccinati… io credo che si sarebbe dovuto tener conto del criterio discriminante delle categorie, certo, ma al loro interno discernere in base all’età. E invece… E invece… va be’, torniamo ai suoi ragazzi a alla bella prova di responsabilità che stanno dando. La scuola si pone come centro di crescita sociale, civica e professionale reale. I ragazzi basta coinvolgerli, poi da loro si ottiene sempre il massimo. Non hanno bisogno di tante parole e lezioni morali, ma di esempi e opportunità, di pratica, di essere impegnati, di poter dimostrare quanto valgono. E davvero potremmo costruire un futuro migliore. È di questo che bisognerebbe parlare sui giornali, in televisione, dovunque. Delle cose belle. Che ci sono e sono tante. Certo i fatti di cronaca non devono essere ignorati, anzi. Bisogna informare di quanto succede, sempre e correttamente, ma in un periodo così ci vogliono anche le belle notizie e la scuola e i ragazzi ne hanno tante da raccontare. Eh sì, perché la scuola è un grande esercizio di libertà, ma anche una vera, imperdibile opportunità per costruire un futuro all’altezza delle sfide che ci attendono, per formare una generazione di cittadini che siano davvero homini novi, degni di abitare il nostro bistrattato pianeta e di curarne le ferite.


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IN MEMORIA, SU FACEBOOK

Quelli della mia generazione – oltre gli ‘anta’ – usano soprattutto Facebook per rimanere in contatto con amici e conoscenti, e per mostrarsi. E’ soprattutto la vanità. Esternare su una piattaforma social rende per un momento meno ignoti, e un pizzico di fama non dispiace a nessuno. In fondo, in tutti c’è una primadonna. La foto con l’abito della festa o del piatto prelibato bastano per uscire fuori dall’anonimato e diventare riconoscibili e riconosciuti, se pur solo il tempo di un respiro. C’è chi dedica una riflessione alla notizia del giorno, un commento critico alla politica, allo sport, chi condivide una poesia o una recensione. Il fine prevalente è sempre questo, condivido ergo sum. Tra questi post non manca talvolta il ricordo di un proprio caro che non c’è più, che mi spiego, perché è un modo di alleviare il dolore dell’assenza. Ma quello che fino a qualche anno fa era un pensiero privato, si è trasformato in una parola pubblica. L’intimo è personale, e ognuno lo regola come ritiene. Ma cosa ci spinge a condividere questo privatissimo? E’ ancora quella stessa vanità? Questo tipo di post sta sostituendo il dialogo riservato con l’estinto, dunque – per chi crede – con l’eternità? Rievocare l’assente sulla piattaforma può appagare il desiderio di comunicare con l’ignoto e l’aldilà. La rete in un certo senso ce lo permette, perché è come lanciare una navicella in un cosmo sconosciuto, con l’esaltante dubbio: chissà dove – e soprattutto a chi – arriverà. Siamo il naufrago che mette un messaggio nella bottiglia, e affida la sua richiesta all’oceano. Il web è così, un infinito mare in cui navighiamo. Scrivere del – o al – fu caro nella stringa ‘A cosa stai pensando?’ può sostituire,

IL GRILLO PARLANTE

ahimè, sedersi su uno scranno in solitudine, magari in una Chiesa, per mandargli un pensiero attraverso il raccoglimento. E che tra le impostazioni del social ci sia Decidi cosa dovrà succedere al tuo account dopo la tua scomparsa, mi convince definitivamente. La nostra vita virtuale condivisa, se vogliamo, ci sopravviverà. La piattaforma è anche strumento per una specie di immortalità, dunque col rischio di diventare una via di dialogo con questa. Piano piano, l’intima conversazione con l’eternità sta cedendo il posto ai server di Menlo Park, sotto l’occhio di Zuckerberg diventato Caronte che ci traghetta verso questo infimo surrogato di spiritualità. Perché non è caffè, ma lo sciacquo della caffettiera, non è l’oceano, ma una virtuale goccia di memoria. Non è trascendenza, ma reti e server. Avverto il rischio di diventare naufraghi spirituali digitali, in balìa della rete, così grande e ignota da appagare illusoriamente la nostra pulsione all’eterno. Ma negandola del tutto nel profondo. Perché il ricordo dell’amato assente non può mirare a conseguire qualcosa che sta fuori, tangibile, leggibile, visibile come la bella foto del tramonto da mille like. Non è quella la meta. Un traguardo concreto qui non c’è, o meglio non ci dovrebbe essere. Perché il fine è solo il dialogo con sé, il pensiero nascosto senza parola espressa

e senza immagine che ci porta all’assoluto personale, invece ora sostituito dal post che, per la capacità di appagare la nostra vanità, ci distoglie dall’aspirazione allo struggente sentimento, e così ci annichilisce. Il ricordo intimo, proprio perché non detto, ha un’energia evocativa. Con il post, questa capacità esplode nella condivisione e si dissipa nella gratificazione di un mi piace, allontanandoci da ogni auspicabile passaggio di coscienza. Nella differenza tra mezzo e fine, quel ricordo silenzioso è il mezzo che è già l’unico fine. Come Siddharta: non è la strada che porta al Paradiso, la strada – è – il Paradiso. Molto utile è quel silenzio, perché meditazione per l’anima. Invece, la vanità del post corre il rischio di sostituire con un vuoto la più profonda aspirazione all’eterno, illudendoci di aver trovato un’altra via. Svegliamo la coscienza e proviamo a tornare indietro, per ristabilire il dialogo con l’eterno, l’infinito, l’assoluto che stanno in noi, perché ci sono, anche in chi non crede di vederli, attraverso un ricordo che rimanga intimo. Risediamoci da soli su uno scranno, ovunque sia. Anche di fronte al mare, ma quello vero. Non temiamo la silenziosa e nascosta nostalgia della memoria, riservata e privatissima. Non cadiamo nella tentazione di sostituire lo spirito con dei byte condivisi. Perché la nostra eredità d’affetti non passa per un post, ma per il solitario pianto. Adesso, però, condividete e mettete un like.


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CIRO TROISE

Gattuso e Adl, il campo impone il passo indietro

“La pelota no se mancha”, da ieri sera questa frase di Diego ispira i miei pensieri. Il Napoli nel girone di ritorno ha già fatto 32 punti come l’Atalanta, ne ha tredici in più rispetto ad un anno fa, negli scontri diretti ne ha fatti 19 come l’Inter. L’obiettivo non è ancora raggiunto e c’è ancora da sudare, la Lazio è tornata in corsa e il Napoli può mandare almeno una tra Juventus e Milan fuori dalla Champions. Non bisogna assolutamente abbassare la guardia, domenica arriva il Cagliari che ha energia, aggressività ed è coinvolto nella lotta salvezza. Non sono i numeri e gli obiettivi a farmi riflettere da ieri sera ma il campo che, alla faccia della Superlega, è il giudice supremo di questo sport. Il Napoli di Torino è un manifesto, neanche la gara contro la Lazio ha trasmesso le convinzioni maturate contro Belotti e compagni. Costruire una squadra che funzioni non è banale o semplice, il Napoli ha vissuto poi un percorso complesso passato per il ciclo di Sarri da superare, il fallimento dell’esperienza Ancelotti e la sfortuna dell’assenza degli uomini-chiave in quest’annata. Il Napoli è una squadra non identitaria, il lavoro, quindi, è più complesso perché bisogna imparare a saper interpretare le partite in modi differenti. Negli ultimi due mesi Gattuso ha costruito una squadra che è cresciuta tanto in termini di maturità e personalità, sa leggere i momen-

Il Napoli è una squadra evoluta, sa interpretare le partite in più modi, sarebbe un peccato spezzare l’equilibrio ti, adeguare i principi di gioco e il piano-partita a ciò che accade in campo. Gli azzurri hanno imposto il proprio gioco alternando il palleggio corto ad un tocco, l’uscita palla sulle catene laterali, la costruzione dal basso con un efficace Bakayoko a fare il riferimento, e l’attacco in campo aperto con Osimhen, un’arma essenziale purtroppo mancata per cinque mesi tra infortuni, Covid e il lavoro forzato per recuperare la migliore condizione quando non era ancora in forma. Il Napoli ha dominato il campo, si è saputo anche adeguare a quanto fatto dagli avversari che cercavano di portare la partita sui binari del duello fisico. La perfezione non esiste, magari va fatto qualche appunto sulle occasioni sprecate e sulla palla persa da Politano che porta all’occasione di Ansaldi su cui Meret ha

risposto presente. Da Torino, però, il Napoli porta nell’aereo e nelle riflessioni del giorno di riposo la consapevolezza che per costruire serve tanto lavoro mentre a distruggere bastano pochi attimi. Dopo la sconfitta di Verona, Gattuso non è stato protetto come, invece, accaduto a Conte all’Inter e a Pirlo alla Juventus. De Laurentiis, drammatizzando il momento difficile, ha alimentato la sfiducia nell’allenatore, passando dalla corsa al rinnovo di ottobre ai silenzi di metà gennaio. Il patron ha poi corretto il tiro, aiutando concretamente la squadra ma è difficile eliminare le scorie di quella tempesta. Il Napoli in campo era afflitto dalle assenze, aveva sbandato al cospetto del calendario ingolfato, Gattuso veniva dipinto come l’unico colpevole

in un processo continuo, permanente utilizzando anche spesso toni che non appartengono al dibattito civile. Tutto ciò è il passato, la pelota no se mancha. Non era scontata l’empatia così forte tra Gattuso e la squadra, il coinvolgimento puro anche di chi è in scadenza come Hysaj, il lavoro di Bakayoko che si è riscattato dai giudizi sommari, la crescita tattica e mentale che si è vista soprattutto a Torino. De Laurentiis è il capo dell’azienda, tocca a lui ricostruire il rapporto con Gattuso, l’allenatore che ha ricostruito il Napoli dalle macerie dell’ammutinamento. Non esistono i messia, ha valore la continuità, nel calcio ciò che sta funzionando va toccato il meno possibile. Ne sa qualcosa il Napoli che ha dovuto superare lo splendido ciclo di Sarri. La rottura è stata seria, profonda, ha toccato corde esterne al terreno di gioco ma anche Gattuso sa che “la pelota no se mancha”. La Fiorentina è un’altra squadra “malata” da rigenerare, perché andare sempre indietro quando si può andare avanti? Perché interrompere il film di Torino quando all’orizzonte s’intravede una stagione con un calendario “normale” e il ritorno del pubblico negli stadi? De Laurentiis è abituato a regalare colpi di scena: perché non farne un altro? Il campo vi impone un passo indietro anche se sembra quasi impossibile.

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GENNARO DE MARE e il suo approccio alla politica

La politica arzanese, ha tra le proprie file nomi illustri, persone che hanno partecipato attivamente a molte iniziative e manifestazioni. C’è però un nome, una persona, che da più di vent’anni rappresenta la classe politica arzanese: Gennaro De Mare. Noi lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare la sua storia e il suo approccio alla politica. Il primo passo di Gennaro si muove nel 1994, quando attivissimo nella comunità arzanese, sempre nel sociale con i giovani e in ambito sportivo, gli viene chiesto di diventare Assessore alle politiche sociali, sport e cultura con il Partito Popolare. La sua esperienza dura un anno e mezzo e mai fu più appagante. Questo battesimo politico lo aveva così ben colpito che alle elezioni successive del 1997 si candidò come consigliere comunale. Lì il suo partito perse, ma riuscì ad essere il primo eletto e quindi fece parte dell’opposizione. Dopo 3 anni, quindi all’inizio del nuovo millennio, si candidò con Nicola De Mare, in questa situazione vinsero le elezioni, Gennaro fece il secondo eletto,

ma cedette il posto da consigliere comunale per diventare di nuovo assessore alle politiche sociali, culturali e sportive, con l’aggiunta che era anche vicesindaco. “In quei 5 anni di mandato” ci spiega Gennaro “ho vissuto davvero una grandissima esperienza, fare finalmente qualcosa di concreto per il mio paese, in primis il rifacimento del campo sportivo che era rimasto 50 anni nel passato”.

Dopo l’esperienza da vicesindaco riesce a vincere le elezioni provinciali con il partito de la Margherita, ricoprendo la carica di consigliere provinciale dal 2004 al 2009. Nella sua esperienza pluriventennale in politica bisogna segnalare anche la candidatura a consigliere regionale, dove fece il primo dei non eletti, raggiungendo comunque risultati incredibili. Dopo anni di pausa, nel 2017 si candida a sindaco di Arzano, a detta sua “il sogno di una vita, non per la parte economica, ma per la mia voglia di fare sempre di più per il mio paese”. Purtroppo il sogno sfuma visto che perderà le elezioni e diventerà capo dell’opposizione. Nel 2019, dopo la sfiducia alla sindaca Esposito, Gennaro De Mare, si ricandida, con la vittoria in pugno però, sciolgono il Comune per infiltrazioni camorristiche nella giunta precedente. Del futuro Gennaro non ha parlato, ma ha sottolineato quanto fosse felice della creazione, nel 2017, di una lista di giovani che da 4 anni si muove nel sociale. Il suo sogno ora, è quello di vedere loro come nuova classe politica arzanese.


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Salvatore Iavarone

Consigliere Comunale di Casoria

Oltre agli 800 appartamenti, esiste tanto altro Valorizzare il Patrimonio del Comune Utilizzare le strutture per portare servizi sul territorio e nelle periferie Il Patrimonio del Comune di Casoria è notevole, ma allo stesso tempo sembra “dimenticato”, una serie di strutture che potrebbero essere utilizzate e messe a valore, soprattutto dal punto di vista sociale e culturale, ancor prima che economico. Vi sono 800 appartamenti del Comune, che meriterebbero uno stato di manutenzione maggiore, perché sono in evidente stato di abbandono, da decenni. Per gli appartamenti serve una serie riflessione politica, si vuole dismetterli? Venderli agli attuali residenti? Su questo tema la politica locale si deve confrontare e deve dare una risposta seria e definitiva. Non è più possibile pensare che si possa continuare a tenere oltre 800 famiglie in condizioni non proprio idilliache. Oggi con l’eco bonus, il sisma bonus ed altri incentivi si potrebbe fare molto sul patrimonio, ma la normativa pone dei limiti nel caso si tratta di alloggi di edilizia popolare residenziale di proprietà del Comune. La verità è che costano tantissimo oggi al Comune, e non tutti pagano, ma allo stesso tempo bisogna dire che il canone è davvero irrisorio. Un Comune in dissesto può sostenere oltre 800 appartamenti che costano di manutenzione molto oltre le entrate? Se oggi con pochi dipendenti non si riesce a garantire un servizio decente, con la progressiva diminuzione del numero dei dipendenti, sarà possibile fare meglio? Ma il patrimonio del Comune è anche molto altro, a cominciare dalle scuole e dagli edifici comunali, tutte strutture che meritano manutenzione e progetti seri di efficientamento energetico. Vi è poi l’eterna questione del Palazzetto dello Sport e della Piscina, il palazzetto è chiuso e la piscina potrebbe chiudere a causa di un contenzioso, che deve essere risolto nel minor tempo possibile, per evitare che lo sport a Casoria chiuda i

battenti, soprattutto dopo la grande cifra spesa (male) per le universiadi a Casoria. Lo stadio San Mauro merita un capitolo separato, per lo stadio faremo un approfondimento a breve, dobbiamo pensare ad un progetto di cogestione pubblico privata, che riporti lo sport ad alti livelli in città. Vi sono poi una serie di strutture non più utilizzate, come la sede di Via Piave nel Centro Gallery, due piani che furono acquistati dal Comune ed utilizzati come sede delle politiche sociali, ma da anni è chiusa. Questa sede auspichiamo che sia utilizzata per portare in città nuovi servizi per i cittadini, è attualmente nel piano di dismissione, ma se vi fossero proposte importanti di riutilizzo si potrebbe valorizzare. Una questione differente è per le ville comunali, ben sette. Oltre la villa comunale di Casoria centro, vi è il parco Michelangelo, la villetta Don Peppe Diana, e tre ville comunali ad Arpino (inclusa quella del tronco morto), a queste bisogna aggiungere la villetta comunale contigua a LIDL sulla circumvallazione esterna, oggi utilizzata come area per sgambettamento per cani. A breve si aggiungerà anche la piccola villetta nata come opera di compensazione di Globo nel parcheggio del Centro Commerciale. Intanto siamo a lavoro per la realizzazione di una nuova villa comunale di circa 6000 mq nel quartiere Stella su un bene confiscato. Sulle ville comunali bisogna seguire l’esempio di Napoli e pensare a progetti di cogestione con aperture di chioschi e ridurre i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Poi vi sono i beni confiscati, uno dei quali recuperato con i PICS per la nascita di un centro per bambini nel quartiere Stella. Ma vi sono anche tanti altri beni con-

fiscati, che meritano di essere usati per attività sociali, e la quarta commissione consiliare è a lavoro per l’approvazione di un regolamento per l’assegnazione dei beni confiscati alla criminalità. Ma Casoria ha anche tanti altri beni, terreni anche fuori dal Comune di Casoria, quelli fuori Comune devono essere venduti in via prioritaria, perché difficilmente potrebbero essere valorizzati. Vi sono poi diversi terreni anche sparsi sul territorio casoriano. Ma un capitolo importante è rappresentato dalle opere di compensazione che chi ha costruito Parchi edilizi doveva realizzare per la città, alcune in via Michelangelo altre a via Castagna. Ho personalmente scritto nuovamente al dirigente Napolitano per conoscere in modo dettagliato l’elenco delle opere di compensazione da realizzare sul territorio e soprattutto quelle che in questi ultimi venti anni dovevano essere realizzate sul territorio. Per finire, vi sono poi delle opere date in comodato d’uso al Comune come i locali della stazione dati al Comune per scopi sociali, e che devono essere valorizzati per opere sociali. Insomma, uno scenario ricco di opportunità per la nascita di realtà sociali e servizi per la collettività, ma serve una visione, ed una grande capacità ad attrarre servizi e opportunità da fuori territorio, il tutto per far crescere la nostra comunità locale. Avremo questa capacità e questa visione? Vi sono poi tantissime altre proprietà, a cominciare dalla biblioteca, da alcuni locali a Piazza Cirillo, i parcheggi dei centri commerciali locali che sono di nostra proprietà e molto altro ancora. Cercheremo di raccontare dalle pagine di questo giornale le singole soluzioni di valorizzazione di questi beni, cercando di portare avanti proposte concrete.

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16 GIUSEPPE PESCE

1943/45, i Partigiani Casoriani

La Direzione Generale degli Archivi del Ministero per i Beni e le attività culturali ha recentemente messo on-line la banca dati dei “Partigiani d’Italia”, ovvero lo schedario delle commissioni per il riconoscimento degli uomini e delle donne che hanno partecipato alla Resistenza. E tra questi, si incontrano anche le storie di molti casoriani, che hanno combattuto in tutta Italia, e in qualche caso sono anche morti. In Piemonte operarono 7 partigiani casoriani. Ferdinando D’Anna (14 gennaio 1924), nome di battaglia “Nando”, fu volontario della 76° Brigata “Garibaldi” dalla fine di dicembre del 1944, guadagnandosi il titolo di “benemerito”. Domenico Papaccio (1 marzo 1924), invece, tra il gennaio del ’44 e la primavera del ’45 fu conosciuto prima come “Leone” nel “Gruppo Piero”; e poi come “Rosa” nella 183° Brigata “Garibaldi”. Giuseppe Iodice (7 novembre 1921), “Beppe”, combatté nella primavera del ’44 nella formazione “Valle Stura”, e poi nella divisione “R. Cattaneo”. Angelo Palmentieri (9 febbraio 1919), “Angelo”, fu invece partigiano della 1° Divisione “Langhe” da settembre del ’44. Giuseppe De Feo (21 marzo 1924), col nome di “Aquila”, si aggiunse invece ai primi del ’45 alla Brigada “Candida”. Più lunga fu la militanza di Franco Perone (7 agosto 1921), impegnato nella 20° Brigata “Garibaldi”, fin dal settembre 1943, poco dopo l’Armistizio. Domenico Caccavale (27 gennaio 1924), chiamato “Minu”, “Lanza” o “Maresciallo”, fu infine comandante distaccato della 45esima Brigata “Garibaldi”, da giugno del ’44 fino alla Liberazione. Altri operarono in Centro Italia. In Emilia Romagna, Salvatore Tuccillo (15 novembre 1921), “Salvatore”, combatté nella formazione “Roveda”. Nel Lazio, invece, per alcuni mesi si unirono alla Resistenza Francesco Iazzetta (O.M.P.S.I.), e Antonio Fontanella (16 giugno 1913) nella formazione “Bandiera Rossa”. Dall’ottobre del 1943 a giugno del ’44 Fert Abbate (12 giugno 1911) prestò servizio come gregario al centro radio del Fronte Militare Clande-

stino dei Carabinieri “Caruso” di Roma. Molti parteciparono alla Quattro Giornate di Napoli (27-30 settembre 1943): Gennaro Cortese (19 settembre 1893), Antonio Gennaro (15 luglio 1926), Luigi Fontanella (5 dicembre 1912), Gennaro Storti (8 novembre 1912), Antonio Silvestri (2 gennaio 1925), Alfonso Barra (22 marzo 1909), Francesco Barra (3 febbraio 1919), Luigi Barra (11 agosto 1925), Andrea De Luca (31 gennaio 1915), Mauro Di Caprio (10 novembre 1901), Francesco Saverio Belliazzi (13 ottobre 1928), e Antonio Piezzo (2 dicembre 1885) che rimase invalido combattendo contro i tedeschi. In quegli stessi giorni, Giuseppe De Stefano (21 aprile 1892) combatté anche a Ponticelli; dove Aniello Maglione (3 giugno 1893) perse la vita in combattimento e fu riconosciuto “caduto per la lotta di liberazione”. Antonio Vinci (1 gennaio 1900) fu invece in prima linea a San Pietro a Patierno; e Pasquale Caccavale (8 agosto 1925) a Casalnuovo. Altri casoriani presero le armi anche in altre località della Campania: Antonio Ortone (7 dicembre 1925) a Varano e Castellammare di Stabia; Francesco Rubino (28 settembre 1897) a Monte Pugliano e a San Salvatore Telesino. E una donna di quasi cinquant’anni, Antonietta Papatola (3 dicembre 1895) tra l’8 e il 26 settembre del ’43 combatté a Castel San Giorgio, vicino Nocera Inferiore. Il 2 ottobre 1943 la ritirata dei tedeschi lungo le statali Sannitica e delle Puglie

fu segnata da una serie di terribili scontri, ad Acerra, Afragola, e prima ancora a Casoria. Teatro della battaglia fu il piazzale di Santa Maria, nei pressi dell’omonima chiesetta, antistante lo stabilimento industriale “Nocera”, specializzato in tende ed equipaggiamenti militari. Nello scontro di Casoria rimase gravemente ferito il 69enne Domenico D’Anna (10 aprile 1874), morto qualche giorno dopo e riconosciuto “caduto per la lotta di liberazione”; così come il napoletano Luigi Manna (21 gennaio 1918), morto invece sul colpo; mentre un altro napoletano, Ernesto Catalano (18 febbraio 1907), rimase invalido. Queste sono le notizie raccolta nella Banca dati del MiBAC, ovviamente da integrare con altre, varie, cronache e testimonianze. Così come non si può non dedicare una citazione a parte all’antifascista napoletano – stabilitosi a Casoria negli anni ’50 – Ettore Bonavolta (classe 1923) che partecipò alla Resistenza in Albania, col nome di battaglia di “Pedro”, nelle formazioni partigiane comandate da Kali Bozzo nella regione Dunrea; e rimpatriato nel maggio del 1945 fu inquadrato nella divisione “Legnano”. Nel dopoguerra fu dirigente comunista e presidente dell’Associazione napoletana Italia-Albania, nonché attivo promotore dell’Anpi. Scomparso pochi anni fa – seppure curiosamente non compare nella Banca dati – ha lasciato il “fondo” dei suoi documenti (che vanno dal 1945 al 1994) all’Istituto campano per la storia della Resistenza “Vera Lombardi”.

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MICHELE ROSTAN

Recovery, Rostan (Misto): “Semplificare è parola d’ordine per utilizzare al meglio i fondi. Subito decreti per task force locali”

“I fondi garantiti dal Recovery fund sono un’occasione imperdibile per far ripartire l’economia italiana compensando le enormi diseguaglianze tra Nord e Sud del Paese. A patto che il governo metta in campo una concreta e radicale semplificazione delle procedure senza la quale queste risorse rischiano di rimanere inutilizzate. Da questo punto di vista, quanto sta accadendo per il superbonus è molto più di un campanello d’allarme. Pochissime le pratiche presentate, ancor meno quelle approvate a causa di un eccesso di burocrazia che non aiuta affatto. Sburocratizzare deve essere la parola d’ordine un minuto dopo l’approvazione in Parlamento della proposta del premier Draghi”. Queste le

parole di Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera. “Le regioni del Sud si devono far trovare pronte a raccogliere la sfida – prosegue Rostan – e per questo invito il governo ad adottare subito i decreti istitutivi delle task force locali, come previsto dallo stesso Pnrr, a supporto delle pubbliche amministrazioni. Anche su questo piano il Mezzogiorno sconta ritardi enormi in termini di aggiornamento, formazione e digitalizzazione della PA. Risulta evidente che, con queste condizioni di partenza, sia indispensabile rafforzare da subito gli uffici di riferimento avviando collaborazioni con gli ordini professionali e potenziando i percorsi formativi del personale stesso”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA BARBARA CARERE

DA VENERDÌ 30 APRILE È PRESENTE SU TUTTE LE PIATTAFORME DIGITALI “COMME VULESS SAPÈ”, IL NUOVO SINGOLO DI FRANCESCO DA VINCI

Dopo la sua significativa esperienza a “The Voice” e dopo aver partecipato alla famosa serie televisiva internazionale “Gomorra” (presente anche nella prossima serie che sarà trasmessa, la quinta) sia come attore che come interprete di due brani della colonna sonora, Francesco da Vinci presenta il suo brano “Comme vuless sapè” che narra la storia di un amore tormentato e mai del tutto concluso vivendo nella speranza che possa ritornare, questi sentimenti vengono poeticamente espressi intersecandosi però a sonorità decise e melodiche degne del più alto pop sound. Questo brano anticipa un suo radicale cambiamento stilistico: “Credo finalmente di aver trovato la mia strada - confida Francesco- voglio ripartire dalle mie origini, dalla mia città ed emozionare la mia gente (e non solo). Ammetto che per me non è stato facile , questo cambiamento stilistico, optare per questa scelta ma ora, finalmente, dopo tanto tempo sento che è arrivato il momento di potermi esprimere come ho sempre voluto e sono pronto a dare tutto me stesso”. Il brano porta la firma, sia del testo che della produzione, di Vincenzo D’Agostino e Luca Barbato (un binomio ormai noto e consolidato, autori di grandi successi di artisti partenopei) questa nuova produzione tutta made in Naples, sancisce così l’inizio del nuovo progetto di Francesco Da Vinci, figlio e nipote d’arte. Biografia Francesco Sorrentino, in arte Francesco Da Vinci, nato a Napoli, classe 1993. Cantante e attore italiano. Figlio del noto cantante Sal Da Vinci. Da subito ha coltivato la sua passione per la recitazione e per la musica, coltivata prima con il padre e poi sul palcoscenico. Nel 2014, all’insaputa del padre partecipa ai provini per lo spettacolo di Alessandro Siani, “Stelle a metà”, dove entra a far parte del cast rivestendo il ruolo di uno dei protagonisti. Nello stesso anno debutta al Teatro Augusteo

di Napoli. Nel 2015 partecipa come ospite allo spettacolo “Se Amore è - Revolution”, dove presenta “Amo l’Amore”, brano che per diverse settimane mantiene il primo posto nella classifica nazionale indipendenti di Radio AirPlay. Riceve il prestigioso Premio Malafemmina. Viene successivamente ingaggiato da Rai Cinema e Tunnel Produzioni per il film “Vita, Cuore, Battito”. Nel 2016 entra a far parte del cast di Gomorra La Serie per le riprese della terza stagione. Nel 2018 esce il suo nuovo singolo “Sul Io” che rappresenta la partenza di un nuovo percorso musicale e di un progetto del tutto innovativo che vede Francesco Da Vinci come autore e cantante. Nello stesso anno escono i singoli “Dammi un bacio”, “Come te” feat I Desideri ed “Ora”, che anticipa la pubblicazione del primo EP digitale contenente 5 tracce inedite dal nome “Origini”. Nel 2019 Francesco prende parte alla quarta stagione di “Gomorra” non solo come attore, ma anche con due brani all’interno della colonna sonora della serie “Nun passa maje” e “Sulo io”. Nello stesso anno Francesco Da Vinci partecipa al programma televisivo “The Voice of Italy” presentandosi con l’inedito “L’ammore fa paura”. Sempre nel 2019 entra nel cast del musical “La fabbrica dei sogni”. Dopo un periodo di inattività, rompe il suo “silenzio” per tornare con un progetto del tutto originale, in cui la maturità artistica raggiunta è innegabilmente tangibile. Il 19 giugno 2020 pubblica “Nu Vase Tuoje” feat. Livio Cori, con le sue sonorità pop-urban e internazionali che si mescolano, come in una danza, con il dialetto napoletano, è il brano perfetto per un nuovo inizio. A luglio presenta in anteprima su Made In Sud il suo nuovo singolo “Luntan a me” ft Sal Da Vinci, una collaborazione inedita che per la prima volta vede duettare padre e figlio. Sempre nel 2020, pubblica “Te voglio verè” dalle sonorità reggae ultra leggere e “Baby c’est la vie” feat. Marco Calone, che attualmente supera i 2 milioni di visualizzazioni.


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Il monumento sepolcrale del cardinale Luigi Maglione di Saverio Gatto nella collegiata di San Mauro

La terza cappella destra della monumentale collegiata di San Mauro, dedicata al santo omonimo, accoglie - assieme alla seicentesca statua lignea del santo Patrono, sistemata nella nicchia di fondo, al sacello funerario del Preposito Domenico Maglione (†20-5-1908) e al dipinto di Angelo Mozzillo con l’immagine dei Santi Mauro e Filippo Neri nell’atto di adorare sant’Anna con la Madonna Bambina, posti sulla parete sinistra - il monumento sepolcrale del cardinale Luigi Maglione, Segretario di Stato di S. S. Pio XII (†22-8-1944), cui fa il paio, sulla stessa parete, quello dell’arcivescovo Antonio Del Giudice, Nunzio Apostolico in Iraq e Kuwait (†20-8.1982). Nel monumento, il cui schema, strutturato com’è in tre registri, è ripreso nella sua essenzialità dalla scultura funeraria classica, il cardinale è rappresentato due volte: una prima volta, nel registro superiore, a mezzobusto, inserito all’interno di un quadrato affiancato, a sinistra di chi guarda, dalla raffigurazione di una sfera armillare, uno strumento astronomico che rappresenta le orbite dei pianeti e del Sole mediante armille (anelli), simbolo di sapienza e saggezza, a destra da una clessidra, una raffigurazione generalmente utilizzata per simboleggiare lo scorrere del tempo e della caducità della vita nonché della

vacuità delle cose terrestri; una seconda volta, nel registro sottostante, in un gisant (ovvero in una figura sdraiata) a tutto tondo adagiata su un sarcofago trapezoidale capovolto e scanalato da una fitta successione di righe verticali. In entrambi i casi è oltremodo apprezzabile il realismo del volto del presule, realizzato quasi fosse il calco di una maschera funebre. Il monumento è chiuso in bas-

SVB VMBRA ILLIVS QVEM DESIDERAVERAT DORMIT ALOYSIVS MAGLIONE S.R.E. TITVLI SANCTAE PUDENTIANAE PRESBYTER CARDINALIS SACRA HVIVS MAXIMI CASORIANI TEMPLI RESPERSVS VNDA SEXTO NONAS MARTIAS A.D. MDCCCLXXVII EPISCOPATV PLENVS ET APOSTOLICVS NVNTIVS APVD HELVETIOS ET GALLOS ANIMI VIRTVTE HVMILITATE INGENIO ROMANA PVRPVRA HONESTATVS PRAEFECTVS SACRAE CONGREGATIONIS CONCILII A PVBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS S.S.D.N. PII PAPAE XII IN GESTIENDIS MVNIBVS RARISSIMVS TETERRIMO VBIQVE FLAGRANTI BELLO ET CARITATE IN MISEROS QVAM QVI MAXIME SVCCENSVS VLTIMO FRACTVS LABORE AERVMNISQVE PRO DEO ECCLESIA PRINCIPE ADVOLANS IN SVAE GENTIS SINVM LEVAMEN QVAESITVM INFIRMAE VALETVDINI HEIC PIO SEPVLCHRO OPTATA REQVIE DONATVS VNDECIMO KALENDAS SEPTEMBRES A.D. MDCCCCXLIV

so da una lunga epigrafe in latino, che ne descrive in rapida sintesi gli estremi biografici, la carriera ecclesiastica e le virtù, sottostante alla quale è lo stemma cardinalizio, il quale, sormontato dal consueto cappello rosso con fiocchi e cordoni ricadenti dello stesso colore che contrassegna questa dignità, è costituito da uno scudo bipartito orizzontalmente la cui parte superiore è occupata da tre stelle di colore bianco in campo azzurro, quella inferiore da una mano che impugna un martello in campo rosso. Chiude l’intero campo un cartiglio con il motto “Fides et Labor” (Fede e Lavoro). Il monumento, inaugurato il 27 gennaio del 1957, fu realizzato dal pittore e scultore calabrese Saverio Gatto (Reggio Calabria 1877 - Napoli 1959), una delle personalità più affascinanti e complesse del panorama artistico del suo tempo. Dopo una prima esperienza come marinaio e gli studi artistici a Messina sotto la guida dello scultore Giuseppe Scerbo, del quale divenne il collaboratore prediletto, nel 1898 si trasferì a Napoli per iscriversi al Regio Istituto di Belle Arti, dove ebbe come docenti Achille d’Orsi, Domenico Morelli e Michele Cammarano. Sulla scia dei suoi maestri la sua prima produzione artistica si ispirò soprattutto al verismo sociale, ma anche - in virtù di

TRADUZIONE Sotto l’ombra di quello che aveva desiderato dorme/ Aloisio Maglione/sacerdote cardinale della Santa Romana Chiesa del titolo di Santa Pudenziana/asperso con l’onda sacra di questo massimo tempio casoriano/nel giorno sesto delle None di Marzo nell’anno del Signore MDCCCLXXVII/forte per l’episcopato e nunzio apostolico presso gli Elvetici e i Galli/per virtù dell’animo umiltà e intelligenza onorato con la porpora romana/prefetto della sacra congregazione del Concilio/dalle pubbliche cariche della chiesa del santissimo signore nostro Papa Pio II/straordinario nel gestire le funzioni per lo spaventevole conflitto ovunque ardente/e per la carità verso i miseri per la quale era massimamente infiammato/ vinto dall’ultima fatica e dagli affanni per Dio principe della Chiesa/volando nel seno della sua gente il cercato sollievo dalla debolezza della malattia/a questo pio sepolcro donato al desiderato riposo/nel giorno undicesimo delle Kalende di Settembre dell’anno del Signore MDCCCCXLIV.


DOMENICA 2 MAGGIO 2021 uno spiccato amore per la mitologia e la scultura antica - all’arte ellenistica. Tra il 1910 e il 1920 ebbe, altresì, anche una fase espressionistica. Al 1905 si data sua prima opera conosciuta, La napolitana, una testina in bronzo nota in due versioni, alla quale fece seguito, l’anno successivo, la Testa di zingara, un bronzo a grandezza naturale con cui partecipò al “Salon” di Parigi, successivamente acquistato dalla Galleria napoletana d’Arte moderna e poi incluso nelle raccolte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. A partire da quell’anno incominciò ad esporre le sue opere in tutto il mondo partecipando a ben altre quatto edizioni del “Salon”

19 parigino (dal 1907 al 1909 e nel 1911), nonché a numerose mostre a Napoli, sia Collettive (1909, 1911, 1915, 1921, 1930, 1940, 1953) sia Personali (1922, 1923,1958); Reggio Calabria (Biennali del 1920, 1924, 1926, 1949); Torino (1909, 1923); Monaco di Baviera (1910); Milano (1910); a sette edizioni della Biennale di Venezia (1910, e dal 1922 al 1930, 1952); Barcellona (1911 con Putto che ride, con il quale ottenne la medaglia di bronzo all’Esposizione internazionale d’’arte); Bruxelles; Santiago del Cile (1909); Lione; Roma (1917, 1931, 1951); Firenze (1922, 1927); Fiume (1922). Fu anche autore di busti (Tommaso Campanella, per una

piazza di Reggio Calabria; Giosuè Carducci,1912, per Napoli) e di monumenti (Monumento ai caduti, 1923, Muro Lucano). Da segnalare anche la sua attività di restauratore per conto della Soprintendenza di Napoli. Sue opere sono conservate nella Galleria Comunale d’Arte moderna e contemporanea di Roma (Il fardello); nel Museo di Capodimonte di Napoli (Bambino che piange). Ancora dopo la scomparsa sue opere furono presenti nel 1993 nella mostra “Scultura Italiana del primo Novecento” a Savona, e, nel 2002, alla rassegna “La Divina Bellezza” a Catanzaro. Nel 1959, poco prima che morisse fu insignito del premio Michetti per la pittura.

FRANCESCO D’ANNA

Percorso di PCTO del Liceo Gandhi Il Liceo polispecialistico Gandhi in accordo con il Centro Interdipartimentale di Ricerca LUPT, ha avviato un Percorso di Competenze Trasversali e di Orientamento (PCTO) sulle politiche territoriali mediante attività di monitoraggio sulla città di Casoria. Un impegno ardito, ma al contempo audace, sia per i docenti del dipartimento di Urbanistica dell’Università Federico II di Napoli, sia per gli studenti. Le attività, coordinate dal Prof. Ferdinando Musto, hanno visto un susseguirsi di contributi interessanti da parte di docenti e ricercatori della Facoltà di Architettura e di Urbanistica dell’Ateneo Federico II. I ragazzi, quindi, sono stati chiamati, mediante un’analisi strettamente scientifica delle realtà paesaggistiche casoriane, ad una riflessione critica. Qual miglior Virgilio pronto a guidare gli studenti, se non il prof. Musto, profilo di eccellenti competenze e soprattutto, casoriano puro! Durante le lezioni, i temi trattati hanno spaziato da una parte all’altra in maniera dinamica, dalla sociologia, alla climatologia, passando per una branchia delle scienze,

ossia la geologia. Da argomenti puramente teorici si è passati ad altri pratici, ossia il censimento di un popolo, magari finalizzato ad un’analisi dei bisogni. Uno strumento fondamentale per la realizzazione di quanto appena accennato è il GIS, (Geographic Information System), detto anche sistema informativo territoriale, il quale permette di acquisire ed analizzare dati, con la restituzione di informazioni di stratificazione territoriale. È importante evidenziare che, il percorso di PCTO al quale studenti ed i docenti stanno lavorando, si snoda lungo una visione integrata di apporti e di temi riguardanti obiettivi, particolarmente il n.11 ‘città sostenibili’, ed il n. 9 ‘patrimonio e paesaggio dell’Agenda 2030’. Il progetto è stretta-

mente correlato, inoltre alle attività di educazione civica, le quali sono sviluppate dai docenti dei consigli di classe del triennio del settore B del Liceo Scientifico. Tra le finalità dell’arduo lavoro svolto fin ora, vi è proprio quella di sollecitare sia i giovani studenti che le famiglie a loro connesse, a farsi interpreti di una cittadinanza attiva all’interno di un disegno di riqualificazione urbana, sociale ed economicoproduttiva che restituisca la città ai suoi cittadini! L’istituto ha avviato la prima ‘edizione’ di un progetto di durata triennale, da replicare al termine dello stesso e che creerà le basi per l’attivazione di un osservatorio su problemi della città e sulle politiche di gestione amministrativa, mediante uno spirito di continuità e di col-

laborazione. Per le prime settimane di giugno è previsto un incontro di confronto tra le parti, scuola, università, amministrazione comunale, rappresentanti di enti sovralocali ed Associazioni, tra cui Legambiente. L’ambizioso progetto, presentato poc’anzi, si è rivelato essere un’importante sfida che dovrebbe essere da modello per le comunità scolastiche tutte. È doveroso ringraziare da parte della componente studentesca coinvolta, in particolar modo, la Dirigente scolastica, nonché la prof. Errichiello e le docenti Assunta Pagliuca e Lucia Russo, per l’impegno e per la grande passione che quotidianamente impiegano per accompagnare e soprattutto guidare i ragazzi nel percorso. Concludo sostenendo dunque che, i giovani, per far meglio di chi ad oggi ha commesso degli errori, devono partire da percorsi di studio come quelli che il Liceo Gandhi sta portando avanti, perché è indispensabile per un domani, avere una classe dirigente preparata, capace e pronta a risollevare una città ormai affossata.


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20 riceviamo e pubblichiamo da francesco polizio*

La città di Casoria è in coma irreversibile

Dopo l’esperienza traumatica dell’amministrazione Fuccio che non riuscì ad invertire il processo di miseria amministrativa e finanziaria dell’esecutivo Carfora, le amministrative del Maggio/ Giugno 2019 sancirono la vittoria della coalizone Casillo/Bene/Graziuso/ Ferrara/D’Anna che partorirono il primo esecutivo Bene. Dopo il primo approccio, l’esecutivo Casillo/Graziuso/D’Anna/Bene/Ferrara riprese a funzionare in continuità con l’amministrazione Carfora con assunzioni e nomine dei dirigenti in dispregio di quanto evidenziato e denunciato dalle conclusioni ispettive del MEF, dalle indagini della Procura della Repubblica, dalle vertenze attivate dalla Procura Regionale della Corte dei Conti della Campania. Il primo esecutivo Bene è costretto a prendere atto del disastro amministrativo e finanziario e delibera il dissesto finanziario con atto n. 22 del 5/8/2020. Nel frattempo erano intervenute le nomine dei dirigenti De Rosa, Di Napoli e Napolitano con la noncuranza e l’omissionne dell’attivazione delle procedure previste dai servizi ispettivi del Ministero dell’Economia e Finanza (S.I. 1434) e degli atti di indirizzo della Giunta Fuccio. Si da vita al secondo esecutivo Bene estraniando alcune liste civiche (Graziuso e Ferrara) e prendendo rappresentanti eletti della destra in Lega e Forza Italia. Il secondo esecutivo Bene nasce nella continuità del trasformismo e qualunquismo che ha caratterizzato la vita amministrativa della città di Casoria; adesso il predetto esecutivo deve fare i conti con la predisposizione del bilancio stabilmente riequilibrato alla luce delle ponderose e documentate osservazioni della competente struttura del Ministero degli Interni.

SPAZIO PUBBLICITARIO LIBERO

Intanto si auspica la conclusione dela lavoro della commissione di liquidazione in essere al Comune di Casoria per fare conoscere alla città tutti i guasti prodotti dal malgoverno dello stesso Comune. Sulla posizione degli attuali dirigenti, alla luce delle numerose e dettagliate contestazioni riguardanti la posizione della Di Napoli, di Napolitano e di De Rosa, sarebbe utile, finalmente, una dettagliata e rigorosa informazione. Intanto qualche dato oggettivo è illuminante per capire che cosa trattiamo e perchè non si fa chiarezza. I consiglieri dell’opposizione chiedono al Sindaco ragguagli sulla posizione della Dott.ssa Di Napoli che viene assunta dal commissario Giuffrè senza una relazione specifica sul contenzioso in essere determinato dalla precedente amministrazione ed oggetto dell’atto di indirizzo della Giunta n. 9 del 3/11/2016. Il sopra indicato atto di indirizzo riguarda tutte le procedure concorsuali. Altra contestazione riguarda l’asssegnazione dei dirigenti negli incarichi per i quali erano stati banditi i concorsi. Non ci sono state specifiche valutazioni nè tantomeno indicazioni specifiche. Per quanto riguarda la posizione dei dirigenti Napolitano e De Rosa è singolare che i predetti sono stati nominati dirigenti senza aver svolto cinque anni di ruolo nella carriera direttiva; anzi sono diventati dirigenti al Comune di Casoria ancor prima di risultare vincitori nei concorsi per la funzione direttiva. Sulla mobilità c’è stata la violazione del regolamento vigente al Comune di Casoria per quanto riguarda il dirigente De Rosa e per la posizione del dirigente Napolitano si è provveduto senza una dovuta istruttoria e senza tener conto del provvedimento del Comune di Napoli di annullamento della procedura a seguito

di un parere dell’avvocatura municipale che doveva essere acquisito agli atti ed essere parte del fascicolo personale da mettere a disposizione dell’opposizione. Nelle risposte alle interrogazioni dell’opposizione non vi è accenno al regolamento vigente in materia di mobilità per quanto riguarda De Rosa, nè tantomeno esiste riferimento alle conclusioni del provvedimento del Comune di Napoli per quanto riguarda Napolitano. Il Sindaco nel riscontrare le interrogazioni dei consiglieri dell’opposizione riguardanti la posizione del dirigente Di Napoli ammette che si sono pagati emolumenti non dovuti e parla di incarichi attribuiti diversi dall’incarico di riferimento concorsuale. Intanto si registrano ritardi inspiegabili e non sono stati elaborati gli atti di Giunta da sottoporre alle commissioni consiliari ed al consesso civico, previo parere dei revisori dei conti riguardanti la stesura definitiva del bilancio stabilmente riequilibrato. L’approvazione di tale documento dovrebbe avvenire per la fine di Aprile e dovrebbero scontare i passaggi rituali codificati nel regolamento di contabilità. Il provvedimento è propedeutico alla predisposizione del prossimo bilancio di previsione per l’anno 2021. Il Comune che ha penuria di personale qualificato da tempo doveva mettere in cantiere processi di mobilità in entrata per acqusire professionalità di livello prima ancora di dar corso alla mobilità in uscita. Al Comune siamo alla babele amministrativa che dimostra una malattia irreversibile e produce l’amara ed inevitabile conclusione che non c’è classe dirigente politica e burocratica per governare la città di Casoria. *Prof. Avv. Francesco Polizio

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NICOLETTA LANZANO

L’eroismo della “battaglia di Casoria”: ritrovato documento nell’archivio della famiglia D’Anna

Casoria, 2 ottobre 1943. Una colonna di militari tedeschi in ritirata da Napoli, armati di artiglieria pesante e leggera, si stanzia nei locali di un’azienda di tendaggi al fine di costituire una testa di ponte nella piazza intitolata oggi al tenente Formicola, “per frenare l’avanzata delle truppe alleate che attraversavano Casoria dopo aver lasciato Napoli il 1° ottobre”. Queste le parole di Giulia Campece in “Casoria…una volta”, testo storico nel quale la scrittrice descrive uno scontro feroce, cruento, ricostruito grazie anche ai registri cimiteriali e parrocchiali e dalla stessa definito enfaticamente “battaglia di Casoria”. Un combattimento di cui mai prima si era scritto. Quasi dimenticato. “Casoria…una volta”, avvincente e vibrante, è una ricognizione puntuale del tempo che fu, un’opera ormai cardine della memoria casoriana, da lasciare in eredità ai giovani, vittime del de profundis dell’identità storica. Scritto sulla scorta di ricerche accurate, testimonianze e cronache di famiglia, il saggio illustra una eccezionale esperienza di guerra, ma, al tempo stesso, è il resoconto del disorientamento dinanzi a un conflitto tragico ed assurdo, è l’intreccio delle verità che restituisce dignità alla gente comune. Per questo il lavoro di Giulia Campece si ammanta di sacralità. Ma torniamo allo scontro. La scrittrice narra di come la popolazione casoriana, nel mentre ed ignara del pericolo, entusiasta per l’imminente arrivo degli Alleati, si sia riversata nelle strade per

accogliere i liberatori. D’improvviso impazza però la battaglia. I tedeschi colpiscono via padre Ludovico, sulla quale si stanno affacciando le truppe alleate, con mitra, fucili, bombe a mano, mortai. In un attimo si contano morti e feriti. Fra urla di terrore, tutti scappano confusi. Dopo una prima fuga, alcuni coraggiosi tornano sul posto al fine di prestare soccorso ai numerosi caduti e “mani pietose coprirono quei corpi martoriati ed insanguinati che si erano accumulati lungo la strada insieme”. “Chi ha visto quell’orribile scena la ricorda ancora con raccapriccio, e ancora oggi sente l’odore di morte […] e dopo circa 70 anni dall’evento non può trattenere qualche lacrima che esce impellente dagli occhi […]. Il combattimento durò dal due al tre ottobre del 1943”. Oggi, una nuova “tessera” si aggiunge al racconto vivido, giusto e perfetto della prof.ssa Campece, grazie al ritrovamento, nell’archivio della famiglia D’Anna, di un documento che testimonia le gesta eroiche di Giovanni D’Anna, reso noto al pubblico dal casoriano Sergio D’Anna. Il reperto, datato 28 settembre 1946, conferma che il 2 ottobre del 1943, l’esercito tedesco in ritirata aveva provocato la morte di più di trenta persone tra civili e Alleati. In quella circostanza, Giovanni D’Anna di Casoria, pur nella consapevolezza del pericolo conseguente ai bombardamenti, era accorso a raccogliere feriti civili e militari per trasportarli con propri mezzi presso l’ospedale di Napoli. Il maresciallo maggiore della stazione dei carabinieri

di Torre Annunziata, Nicola Ciampa, nel certificare di proprio pugno tale accadimento, aveva concluso: “Il D’Anna, nella circostanza, col soccorrere i feriti, diede prova di altruismo e patriottismo, coadiuvando in tutto l’Arma”. Le esatte deduzioni temporali della Campece e la scoperta cartacea nell’archivio dei D’Anna testimoniano a distanza di anni un avvenimento terribile che ancora oggi, per molti, insiste nell’ombra, divorato dal vortice dell’oblio. E c’è da chiedersi: perché? Si parta da qui, dunque, da “Casoria…una volta” e dalla traccia rinvenuta, per irradiare nuova luce e divulgare con metodo un tassello della storia della comunità casoriana seppellito. Si parta da qui per darne eco. Come scrive Camilleri nel romanzo storico “La strage dimenticata”: “A me interessa che la seconda strage, quella della memoria, sia in qualche modo riscattata. Ricordare gli avvenimenti, ricordare queste persone è un piccolo atto nei loro confronti, è un piccolo modo per ricordare, per chiedere scusa”. E se il trascorrere del tempo tende ad affievolire la portata di fatti cruciali che mutarono radicalmente i destini degli individui e di cui fu teatro la città di Casoria, è vitale che queste “passioni” si trasmettano alle generazioni successive come un viatico della memoria e delle rimembranze e come strumento di formazione della consapevolezza. Percepire il valore del passato e comprendere la vicenda umana così come si è dipanata nel tempo consente di costruire la coscienza critica.


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TERESA D’ANGELO

SECONDA PARTE

Alessandra Parlato si racconta...Dando vita ad una bellissima rubrica sulla quotidianità, sulle curiosità, sullo stile della bella protagonista di “THE REAL HOUSE WIVES di Napoli”

Dalla seconda stagione di “THE REAL HOUSE WIVES di Napoli”, in onda su Discovery Plus, con un appuntamento settimanale, la nostra bella Alessandra Parlato lancia una bellissima rubrica dal suo profilo instagram (Alessandraparlato13), in diretta condivisa alle 21;30 in collaborazione col mio profilo ovvero parliamo insieme degli highlights della puntata andata in onda il venerdì e poi parliamo di un argomento prefissato.In questa seconda puntata della rubrica abbiamo parlato un pó degli highlights della puntata, dove Alessandra ha raccontato di aver partecipato ad una mostra d’arte, dov’erano presenti molti quadri di vario stile che portano un pó al cubismo, all’incastro architettonico di materiali ma soprattutto si é preparata sia culturalmente sia con un abito a stampe firmato Hermès molto colorato e stiloso come lei. Non essendo sola alla mostra partono i primi commenti sul vestito dove viene detto che può essere una griffe da bancarella, ma Alessandra smente tutto ciò, ribadendo l’originalità dell’abito ma non solo dicendo che non ha nulla in contrario con i mercatini e le bancarelle perché come dice il detto “Non è l’abito a fare il monaco”, ma dipende sempre “un capo da chi é come viene indossato”.Alessandra alla sua prima mostra si è divertita davvero tanto tra le altre protagoniste invitate, infatti la sua estrema solarità porta a fare una battuta divertente “sull’occhio di Orwell”, presente su tutti i quadri dicendo che era “l’occhio del Grande Fratello che guardava”.

Ma assolutamente Alessandra sapeva bene che quello è l’occhio di Orwell, tratto dal romanzo pubblicato nel 1984 da George Orwell, che troviamo ancora al ventiduesimo posto tra i libri più letti. Orwell afferma che nella società ciascun individuo è tenuto costantemente sotto controllo dalle autorità, (lui si riferisce al totalitarismo), viene chiamato davvero l’occhio del Grande Fratello, forse gli autori del vero reality si sono ispirati a questo, qualcuno che ci osserva dall’alto all’insaputa.Un aneddoto per rendere l’esperienza meno pesante, sdrammatizzare quell’aria un pó silenziosa delle mostre. Dopo gli highlights, passiamo al punto forte di Alessandra, parlare di moda e nuove tendenze primavera estate 2021. Essendo una donna a cui piace lo shopping, il dressing, piace stare sempre

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al passo con la moda ma con stile.Ha parlato di vari consigli sugli outfits da indossare in un pranzo, un cocktail aperitivo con amiche ed una cena estiva. Indossare i favolosi coordinati tornati di moda molto versatili, vestiti a fiori, pantalonia zampa, pantalonicorti, bermuda oppure abiti comodi con gli accessori giusti ed un bel cinturino, è molto più di una scelta casuale. Anzi in quanto tripudio bucolico ed esplosione armonica di colori, la maggior parte dei vestiti corti o lunghi che siano, tireranno fuori la musa che è dentro di noi caricando di grinta, colore, audacia e vitalità il risultato finale del nostro look. Alessandra consiglia per un pranzo abiti colorati ma comodi, come per un aperitivo con le amiche, perché la comodità aiuta a stare adagio, molto disinvolte e soft in modo da potersi dedicare alle chiacchiere ed al divertimento con le amiche visto le tante ore sedute. Invece per la sera ci propone il classico nero che va sempre di moda, ma anche gli abiti senza spalline che possono risaltare le nostre forme sinuose e mediterranee. Ma la chiave giusta è adorare ciò che si fa, infatti la nostra bella Alessandra ribadisce “essere sé stessi ma con stile “mentre va avanti il suo motto “Adoro”. Grazie a tutte le persone che hanno seguito, grazie ad Alessandra per essersi raccontata e vi diamo appuntamento alla prossima puntata della rubrica con data da destinarsi.Potete rivedere la diretta nel profilo instagram di Alessandra Parlato.

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RIPARTONO LE FIERE, LA BMT A NAPOLI DAL 18 AL 20 GIUGNO 2021

Progecta comunica le nuove date ufficiali della manifestazione, De Negri: “Sarà la prima fiera italiana in presenza, segna la ripartenza del settore”. La recente pubblicazione del decreto che consente la ripartenza delle fiere dal prossimo 15 giugno, renderà possibile il regolare svolgimento della BMT – Borsa Mediterranea del Turismo di Napoli da venerdì 18 a domenica 20 giugno. Lo annuncia Progecta, la società organizzatrice dell’importante appuntamento b2b dedicato ai professionisti del turismo. “Siamo soddisfatti di aprire le porte della nostra borsa perchè con la BMT parte la stagione. Grazie al lavoro del Governo, dell’ENIT, della Regione Campania e della Mostra d’Oltremare potremo re-

alizzare nei tempi giusti ed in sicurezza quella che passerà alla storia come la prima fiera in presenza che racconterà la ripartenza del Turismo” - commenta Angioletto De Negri, amministratore di Progecta. BMT 2021 si presenta con un layout rinnovato negli spazi e nei percorsi, studiato da un team di architetti per garantire l’esperienza di partecipazione in massima sicurezza e tranquillità.

La fiera si svolgerà in parte open air, nel parco monumentale della Mostra d’Oltremare ed in parte nei tradizionali padiglioni interni con maglie espositive allargate e distanziamento prescritto. Tutto nel rispetto dei protocolli di sicurezza ufficiali AEFI. Tante le adesioni di nuovi espositori oltre a quelli già consolidati e di buyers italiani ed internazionali. “La nostra borsa arriverà nel momento in cui il turismo riparte, e lo farà con una fiera dedicata in estate così come era stato auspicato dallo stesso ministro Massimo Garavaglia all’atto del suo insediamento. Siamo certi che il ministro non vorrà mancare in un momento simbolico la ripartenza del Paese” conclude de Negri.

FABRIZIO KÜHNE

Napoli: la prima mostra interattiva su Frida Kahlo

A Palazzo Fondi, in programma dall’11 settembre al 9 gennaio, l’esposizione arricchita da una sala in 10D, con filmato tridimensionale, che crea una inedita suggestione per il visitatore “Guardare negli occhi Frida Kahlo come se fosse una magia. Punta tutto sull’incanto e le suggestioni della tecnologia interattiva 10D e dei dipinti animati la mostra multimediale Frida Kahlo – Il Caos Dentro, organizzata da Navigare S.r.l., per un viaggio totale e immersivo nella vita della celebre pittrice messicana scomparsa quasi 70 anni fa. Originale, icona di ribellione, di passione e di stile, Frida Kahlo è stata raccontata in tutto il mondo, ma mai così da vicino come in questa mostra che farà tappa a Napoli, dall’11 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 nel monumentale Palazzo Fondi. Nel Caos Dentro, infatti, la tecnologia è la porta di accesso all’universo della vibrante personalità della donna e dell’artista. Senza dubbio unica è l’esperienza della speciale sala cinema 10D con effetti speciali sonori e tattili, allestita per la proiezione del film di animazione tridimensionale Frida Kahlo – Il Viaggio (DNArtTheMovie) realizzato per la mostra. Seduto comodamente in poltrona, lo spettatore avrà la sensazione di muoversi in

prima persona, come trasportato da una macchina del tempo a Città del Messico, insieme a Frida, guardando e sentendo ciò che lei vedeva e sentiva. Le immagini in movimento sono un’altra importante particolarità della mostra multisensoriale, che scandisce le diversi fasi della vita e dell’arte di Frida. Spicca, nei 700 mq di esposizione, il celebre Autoritratto con Bonito (1941), uno dei capolavori dell’artista, interamente animato e quindi di grande impatto visivo ed emozionale per il pieno coinvolgimento dello spettatore. Ad arricchire la mostra, non solo effetti speciali. L’amorevole indagine sul vorticoso mondo di Frida, in diverse fasi della sua vita, propone anche la ricostruzione di alcuni ambienti di Casa Azul, dove Frida visse, e numerosi tesori provenienti da collezioni pubbliche e private: l’ope-

ra originale di Frida Kahlo Piden aeroplanos y les dan alas de petate, lettere e pagine di diario, murales, francobolli e opere celebrative, video, abiti, accessori e gioielli tipici della cultura messicana e tanto amati dall’artista. Non ultime, poi, le centinaia di fotografie con cui il grande Leo Matiz immortalò la femminilità della giovane amica Frida. Di particolare rilievo anche le opere di Diego Rivera, amato-odiato sposo di Frida, che anche nel Caos Dentro è ampiamente presente. Per la prima volta, la mostra rende visibili al pubblico 6 litografie acquerellate proprietà di un gallerista di Città del Messico.Frida Kahlo - Il Caos Dentro è curata da Milagros Ancheita, Alejandra Matiz, Maria Rosso, Antonio Arévalo e realizzata con il supporto del Consolato messicano, della Camera di Commercio italiana in Messico, della Fondazione Leo Matiz, del Banco del Messico, della Galleria messicana Oscar Roman, del Detroit Institute of Arts e del Museo Estudio Diego Rivera y Frida Kahlo. L’esposizione è organizzata da Navigare S.r.l., società specializzata in mostre d’arte multimediali. Da anni nel settore dei beni culturali, collabora con importanti istituzioni nazionali e internazionali.


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Covid, Pellegrino (Iv): “Subito Osservatorio per rilancio wedding. Presentato emendamento”

Il consigliere Tommaso Pellegrino, capogruppo di Italia Viva in Consiglio Regionale ha presentato un emendamento alla Legge regionale 31 marzo 2017, n. 10 che mira a introdurre, attraverso una disposizione aggiuntiva, l’Osservatorio regionale del comparto wedding – eventi istituito presso l’Assessorato regionale al Turismo, che svolga attività di impulso e attività consultiva in materia di sostegno e rilancio economico del settore. “Il comparto che in Campania annovera 80mila addetti e che prima della pandemia contava circa 35mila matrimoni

all’anno è fermo al palo. E’ indispensabile programmarne la ripartenza seguendo regole certe e condivise – chiarisce Pellegrino – E’ incomprensibile la paralisi di un settore così ampio e trasversale (location, catering, fioristi, wedding planner, musicisti, fotografi, service audio e luci) solo per citarne alcuni, che penalizza migliaia di famiglie, soprattutto al Sud, dove il matrimonio rappresenta tutt’ora un evento importante. Con l’avvio della campagna vaccinale e l’approssimarsi della stagione estiva – aggiunge il capogruppo di Italia Viva

- ritengo opportuna l’istituzione di un Osservatorio che possa coadiuvare, attraverso la propria attività consultiva, gli Organi amministrativi deputati all’ indicazione delle regole per la ripartenza e delle misure di sostegno. Ritengo fondamentale – conclude Pellegrino – fornire quanto prima una data certa per la ripartenza dell’intero comparto del wedding che, attraverso la definizione e il rispetto di determinate regole, può riprendere la sua corsa abbattendo i rischi così come sta avvenendo per tante altri settori”.

MARCO STILETTI

Casavatore, inaugurato l’hub vaccinale di Viale Michelangelo

È stato inaugurato il centro Vaccino di Viale Michelangelo giovedì scorso con la presenza del sindaco di Casavatore, Vito Marino, dell’amministrazione e della sua giunta. Grande lavoro della Croce Rossa, guidati da Ganzerli, presidente dell’Area Nord, hanno organizzato insieme ai medici giunti per le vaccinazioni tutta l’inaugurazione. Questa coincisa poi con le dosi pronte per vaccinare gli ultra 50enni e il primo cittadino, approfittando per registrarsi aveva invitato la popolazione ad essere pre-

sente al punto informativo della Croce Rossa qualora non sapesse utilizzare la piattaforma Soresa per registrarsi. La struttura è stata scelta

sia dall’Ufficio tecnico del Comune, sia dal comando dell’Ufficio Vigili Urbani e sia dalla Croce Rossa visto che Palazzetto e altre palestre sono da riqualificare e

l’unica che è stata costruita ultimamente era proprio questa perciò si è pensato subito alla De Curtis. Essa è stata scelta e ha convinto per grandezza e doppie entrate e anche per facilità parcheggio con ampio spaziale. L’hub è stato arredato quasi un mese fa e ora finalmente ha visto la sua apertura nel giorno 29 aprile. Finalmente, quindi, i cittadini di Casavatore non dovranno più andare dal 30 aprile in altri comuni anche lontani per avere prima e seconda dose.

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Il batterista Ivan De Francesco come da una passione nasce un lavoro

Nato e cresciuto a Napoli, Ivan De Francesco è uno dei grandi se no l’unico batterista che il Comune di Casavatore possiede tra la sua popolazione. In lui comincia tutto per passione per poi diventare la sua vita e il suo lavoro. Cresciuto a pane e batteria già dall’età di 15 anni, Ivan si aiuta con i libri ascoltando quotidianamente musicisti e artisti differenti tra cui Pino Daniele, Sting, i Toto, Buddy Rich, Dave Weckl e tanti altri. Questi artisti lo nutrono e lo formano fino a farlo diventare uno di loro in tutti i sensi avendo contatti con i mitici del genere come Tullio De Piscopo ed Erich Moore. Negli ultimi anni poi Ivan ha scritto anche un libro “Risonante Storia & Studio della Batteria” su questo favoloso mestiere passando da alunno a maestro. Per Casoria 2 ha risposto ad alcune domande che gli abbiamo posto sulla sua vita e sui suoi programmi futuri. Ivan, come è nata questa tua passione per la batteria? “Sin da quando ero piccolo avevo la passione per la Batteria perché sono nato in una famiglia di musicisti e cantanti infatti, ogni

canzone che ascoltavo di Pino Daniele e altri artisti percuotevo le mani sulla tavola o sulle mie gambe e iniziavo a portare il tempo. Mio padre era batterista da ragazzo lui e i suoi fratelli, quindi la passione mi è stata tramandata e lui mi ha insegnato i primi movimenti e groove”. Quale maestro e guru della batteria è stato fondamentale più di altri per la tua formazione? “Il Mio Guru della Batteria era Jeff Porcaro morto nel 1992 (batterista dei Toto) band che ascolto da quando sono bambino, il suo Shuffle di Rosanna è un qualcosa di difficilissimo per noi batteristi e per impararlo all’epoca ci misi 6 mesi e quando ci riuscii scoppiai di gioia e mi emozionai tantissimo avevo 15

anni e da autodidatta mi lanciai subito su quella canzone perchè dicevo fra me e me se imparo il groove di Rosanna posso suonare qualsiasi cosa... Poi mi sono ricreduto da quando ho iniziato a studiare seriamente la batteria con il Maestro Mariano Barba il quale mi ha formato tanto sullo studio dello strumento e il solfeggio, successivamente mi sono diplomato in batteria nell’Accademia Dom Famularo Drum School Italy dove mi hanno insegnato i Maestri Massimo Russo, Antonio Parisi e Dom Famularo tutte le tecniche americane e i libri che hanno studiato i più importanti batteristi al mondo”. Come è stato scrivere un libro e quindi passare da alunno a maestro?

“Ero incredulo quando nel passare dall’altra parte mi ritrovai ad insegnare a bambini o persone più grandi di me tecniche e metodi che ho studiato per tanto tempo, sentendomi anche non all’altezza, ma con l’aiuto dei miei maestri alle spalle mi sentivo forte e che ce la potevo fare. Nel 2019, grazie alle domande dei miei allievi, ho sviluppato l’idea di scrivere un libro che trattasse di storia e studio della batteria, proprio per aiutarli a capire a fondo quello che volevano sapere dello strumento e nel periodo di covid sono rimasto vicino a tutti loro tramite il mio libro. La mia più grande soddisfazione dopo tutto ciò è aver trasmesso la mia stessa passione a persone che non conoscevano lo strumento e vederli suonare mi rende felice e orgoglioso di me ed ho capito che questo è il mestiere della mia vita”. Quali sono i tuoi progetti futuri? “I miei progetti futuri sono ampliare il mio mestiere di insegnante, portare a termine i progetti che ho con le mie band ed infine il sogno di suonare al Festival di Sanremo”.


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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 28 aprile 2021

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità S.S. Sannitica, 9 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08118254028 email: casoriadue@libero. it

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