DOMENICA 30 MAGGIO 2021
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Settimanale di Informazione
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ANNO XXI - N° 22 - DOMENICA 30 MAGGIO 2021
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L’EDITORIALE DI MICHELE MITRAGLIA
CARA, VECCHIA, ADORATA CASORIA! In quanti guai mi cacci! Mentre a Sorrento, la Sorrento della Federalberghi, della cultura e del giornalismo, di Marina Grande e di quella piccola, festeggiano, finalmente, la bandiera blu, assisto al Vomero, nella piazza delle Quattro Giornate ai ludi della cortesia. Il brasiliano Luis Vinicio, allenatore del Napoli della eleganza e della cortesia, dello stile e della classe negli anni 70, mai dimenticato dai milioni di napoletani sparsi per il mondo, è stato superato in leggerezza e bel gioco dal toscano di Figline Valdarno ma nato a Bagnoli, in quel lembo di terra, tra Coroglio e Lido Pola, tra il Lido delle Sirene e la Cementir, dove e lo ha capito anche Vezio De Lucia, è legato il futuro della nostra NAPOLI. Maurizio Sarri è nei sogni di tutti i tifosi del Napoli dopo il saluto di addio via tweet a Gennaro Gattuso, calabrese di Corigliano Schiavonea. Cara vecchia Casoria, quante me ne combini! All’ombra del Maschio Angioino, nel mentre mi recavo alla Manifestazione Nazionale di Piazza Forcella, spiego a tre importanti soggetti politici casoriani tre, i motivi del mio distacco dalla poli-
tica casoriana, quella delle annunciazioni annunciazioni. Ma quanta colpa ha la gente minuta, spicciola, l’appassionato, il cittadino in sé e per sé? E quanta altra invece ne ha il dirigente? Colui che dovrebbe condurre e non conduce, colui che dovrebbe fissare il tema e non fissa? E in certi luoghi, dove pure dovrebbe e potrebbe nascere la pubblica amministrazione, che odori si percepiscono? Sono centri di pubblica utilità, di gestione amministrativa o sentine puzzolenti? Maneggioni, perfidi, ben protetti spiano e speculano. Su tutto e con un cinismo, e una disonestà che può portarli, prima è già successo, dopo non lo posso sa-
pere, anche a Poggioreale. Maneggione (o accattone) però non è colui che viene con il cappello in mano per tenere in piedi una situation comedy e da tantissimi anni, gira ed osserva; maneggione non è il “tecnico” rimasto senza posto e quindi adattatosi in panchina aspetta il suo ingresso nella stanza dei bottoni (augurando a costoro, però, di trovarli i bottoni e magari anche la stanza); questi fanno parte del mondo naturale, vi appartengono di diritto; devono restarci. Maneggione è chi si spaccia per dirigente e non lo è. Maneggione è colui che coltiva le simpatie di chi governa la cosa pubblica, il pubblico denaro, l’amministrazione, i settori, i servizi, spacciandogli per vere mille menzogne, falsando la realtà; maneggione però rischia di finire con l’esserlo anche chi si fida troppo! C’entra in questo discorso anche il Comune? I suoi professionisti? Per carità! Ma se questi organismi non operano selezioni, se non aiutano, ad esempio, i tecnici, se si prestano al caos che esiste, si fanno corresponsabili dello andazzo e allora conviene intervenire. continua a pag. 5
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5 Sonia Tabacco, Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura, Sport e Tempo libero, ha rassegnato le dimissioni e non ancora sostituita; mai nominato l’assessore all’Assetto del Territorio; delega ritirata a Ilaria Capone, valentissima assessore agli affari generali e del personale, nonostante l’impegno, la tenacia, l’abnegazione e le capacità dimostrate dalla giovane dottoressa casoriana; Con alle spalle Italia Viva, il partito di Ettore Rosato e Gennaro Migliore, occupa il posto di assessore alla Sicurezza ed Assistenza Sociale l’unica rappresentante di Arpino in G.M., cioè Marianna Riccardi (in un mio giro ad Arpino ho solo sentito parole di elogio e di apprezzamento); aspettiamo….. Un solo consiglio al Sindaco: ci pensi bene prima di toccare questa G.M.; ho l’impressione che gli possa succedere quanto già accaduto con i suoi predecessori e cioè NON FINIRE IL MANDATO. Cara vecchia Casoria, dici che facciamo del moralismo spicciolo? Manco a pensarlo. Cerchiamo di dire la verità, convinti come siamo che solo le troppo verità taciute fino a oggi, ci hanno sconciato come sappiamo e vediamo. Dici che non cambia niente? Non è vero. Tante cose ho visto cambiare in 51 anni di giornalismo, al servizio appunto del vero. Richieste astiose al Prefetto di Napoli, frutto di altre dilatazioni. Si cerca x e non lo si trova. Si sbriga e si specula, il tutto è frutto di una politica che certo non è stata rivoluzionaria, che vede il Comune ancora pieno di debiti fuori bilancio. La direzione seria, oculata, anche impopolare, sia della macchina comunale che dell’intera Azienda è prima che una mia invenzione una necessità sociale immediata. Lo hanno detto anche a Raffaele Bene, nel giugno del 2019, e Bene, a dicembre del 2020, confidò il prurito
SEGUE DA PAG. 3 Raffaele Bene non legge, non me lo ha confessato; è lontano, molto lontano ma sono convinto che qualcuno si incaricherà di fargli leggere quanto stiamo scrivendo. A Casoria c’è odore di bruciato ma non nei settori, non nei dipendenti comunali, non in alcuni dirigenti, ma in un “giretto” ormai individuato e quindi quasi fuori gioco. A Casoria accade quello che accade in qualsiasi parte d’Italia, compresa la Toscana e la Lombardia, con rispetto parlando; ma quel che accade qui subisce modifiche, travisamenti, piccole, delicate ma importanti violenze. Il pinco che parla con palla, è fatto comune; ma da noi la speculazione è diventata legale e non venitemi a parlare di moralismo, andiamo a parare dalle parti di una Azienda, il Comune di Casoria, che va difeso. Dalle parti di un Ente, massimo polmone finanziario della Città di Casoria, che sta andando a puttana, per colpa innanzitutto di alcuni dei suoi dirigenti più noti. (Per chiarezza e completezza di informazione chiarisco che per dirigenti non mi riferisco certo a quelli di settore, quei pochi che sono rimasti, ma a chi dirige la cosa pubblica!!!). Negli anni scorsi fu trascinato Alfonso Setaro davanti al Tribunale di Napoli. Poi è toccato all’ex Sindaco ed all’ex segretario, assolti dalla Corte dei Conti grazie ad una delibera di salvaguardia ed alla bravura dei loro avvocati. Nessuna notizia ufficiale della fase dibattimentale, invece, dei 25 avvisi di garanzia arrivati a consiglieri e assessori per il bilancio del 2012. L’Azienda Comune così è stata difesa. Come è sempre giusto. E come mi avrebbe fatto piacere fosse accaduto anche alla Giunta Municipale. Ma non esiste purtroppo più. L’hanno distrutta.
di volerla organizzare lui! Ecco la ragione dell’ “azzeramento” della Giunta Municipale di Casoria. Ecco la ragione delle riunioni di maggioranza consiliare. E così saltano Franco Russo, Ilaria Capone, Luigi Goffredi, Ornella Esposito, Gianluca Aceto mentre torna a dirigere Lavori Pubblici ed Urbanistica Salvatore Napolitano. Va via Ciro De Rosa. Guarda caso tutti adesso scoprono i problemi di casa. Raffaele Bene è stanco, lo dice lui. E non credo che sia disposto a fare esplodere altre guerre. Non gioverebbe, del resto, alla sua azione di Sindaco. Si ritroverebbe solo. E noi tutti, invece, intendiamo rispettare il suo ruolo. Raffaele Bene è bravo ma appartiene anche lui a quella tipologia di napoletani che si ritiene più furba di tutti. Se si ostina cadrà miseramente, come sono caduti quelli prima di lui. Una nuova classe di soggetti politici dice di essere pronta: apriamo le porte: vi fanno parte tutti i giovani impegnati nell’agone politico, quelli eletti e quelli non eletti nel Consiglio Comunale, né in commissioni o nei posti di sottogoverno. Apriamo le porte ma diciamo loro di continuare ad avanzare nello studio delle questioni sia politiche che amministrative non più con le astuzie e gli inghippi ma con l’intelligenza. L’amministrazione della cosa pubblica, l’uso e l’utilizzo del pubblico danaro, sia in uscita (spese anche quando sono fondi regionali, nazionali o europei) o in entrata (riscossione!!!) non è una gara tra furbi ma tra gente sana. Questi dirigenti della cosa pubblica poi non aduliamo ma con onestà critichiamo. Sappiano costoro che saranno rispettati se sapranno rispettare. Che vinceranno se sapranno lottare. La cara vecchia Casoria ha bisogno di un pizzico di amore e di onestà. Vogliamo concederglielo?
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6 ANTONIO BOTTA
Casoria: nella basilica di S. Mauro i funerali di Gianluca Coppola, giovane di 27 anni ucciso in un agguato
“NON FOMENTATE L’ODIO!” In un clima di preghiera e di intimo raccoglimento si sono svolti il 20 maggio scorso, nella pontificia basilica minore di S. Mauro, i funerali di Gianluca Coppola, il giovane casoriano di 27 anni, morto al Cardarelli dopo 40 giorni di agonia dopo un vile agguato nel pomeriggio di giovedì 8 aprile accaduto, nei pressi di viale Europa, mentre stava rientrando in casa. La funzione religiosa, svolta nel rigoroso rispetto delle norme anti Covid, è stata officiata dallo zio di Gianluca, don Luigi Coppola; ha concelebrato il preposito curato, parroco don Mauro Zurro. Nella riflessione omiletica, seguita alla proclamazione della Parola, il Celebrante, nel porre in rilievo che nella liturgia esequiale avviene “l’incontro tra il nostro dolore e l’amore di Dio, soprattutto il dolore di Gianluca la cui vita è stata crudelmente stroncata”, ha detto che ha avuto l’opportunità “in sala di rianimazione, di amministrargli i sacramenti della penitenza, dell’unzione degli infermi e della cresima, che lui mi aveva chiesto pochi mesi fa; ho chiesto al Signore di stargli Lui stesso accanto, di farsi conoscere da Gianluca e di dargli tempo per farsi conoscere. E sono certo che quest’incontro, questa conoscenza di Gesù per Gianluca sia avvenuta”. Dopo aver sottolineato che nei 40 giorni di ricovero Gianluca
“Fate vostre le parole del Salmo, pregando il Signore e affidando a Lui la vostra giusta causa, il vostro grido di dolore, il vostro desiderio di verità, il vostro disorientamento, nella consapevolezza che Dio ora custodisce nel suo grembo Gianluca e lì è davvero al sicuro”
“ha vissuto il suo esodo pasquale dove l’amore di Gesù crocifisso, morto e risorto, l’ha purificato per l’ingresso nella vita eterna,don Luigi ha spiegato che, contrariamente a quanto avvenuto al momento del parto in cui Gianluca piangeva uscendo dal grembo materno, mentre tutti gioivano per quella nascita, ora sono i familiari e gli amici a piangere per la sua tragica morte, “ma questa volta è Gianluca a sorridere vedendo quale grande ed eterna festa gli è stata preparata in cielo. Il suo dolore, dunque, non c’è più, ma resta il dolore di mamma Elisa, di papà Roberto, della fidanza-
ta Emanuela, della sorella Claudia, dei parenti e degli amici. Ciascuno conosce l’intensità del proprio dolore ed è invitato a gettare questo carico ai piedi della croce di Gesù”. Soprattutto il dolore dei genitori, ha proseguito l’officiante, va rispettato, “non pensando di dover dire qualcosa, ma solo di fare qualcosa, cioè non altro che pregare e stare loro accanto, ma discretamente. Per favore, lo so che molti di voi trovano imbarazzante stare senza dire niente, ma se proprio non riuscite a fare silenzio, almeno non fomentate l’odio perché l’odio non risana il dolore, ma lo
allarga. Perciò, parliamo di meno e preghiamo di più! Lasciamo che la Parola di Dio ascoltata cominci da questo momento a risanare il cuore sanguinante di questa coppia di genitori. Cari Roberto ed Elisa, voglio dirvi che tutto quello che avete fatto durante i 40 giorni, dalla sera dell’otto aprile alla notte del 18 maggio, giorno e notte, non è stato inutile. Soprattutto le vostre preghiere non sono state inutili, perché tutto è stato espressione del vostro amore viscerale per Gianluca. Pregare per una persona cara, per un figlio, soprattutto quando non si può fare altro, è il più grande segno d’amore. Solo il Signore sa ciò che avete fatto per aggrapparvi a Lui. E ora continuate ad aggrapparvi a Lui perché solo il Signore può guarire il vostro dolore e lo guarisce perché lo comprende per averlo vissuto personalmente”. Continuando a rivolgersi ai genitori, don Luigi ha esortato papà Roberto a volgere lo sguardo a Gesù crocifisso, a Colui che hanno trafitto per trovare un senso alle trafitture che ha subìto tuo figlio e a quelle che hai tu nel cuore spezzato; se vuoi prova a diventare suo discepolo e vedrai che il sangue di Gesù sanerà ciò che in te sanguina. E la sua acqua disseterà la tua vita. Anche a mamma Elisa il Celebrante ha rivolto parole di profondo
DOMENICA 30 MAGGIO 2021 conforto spirituale: “Ai piedi della Croce puoi incontrare la Vergine Maria, che può capire il tuo strazio di madre che vede il figlio ammazzato sotto i propri occhi. Non c’è dolore più grande che vedere il figlio morire: sopravvivere ai propri figli è innaturale! Vorrei che tu frequentassi la Vergine Maria, imparassi da Lei ad essere discepola di Gesù e così diventare come quella madre ( da 2 Maccabei, brano biblico proclamato, n.d.r.) che, vedendo morire i 7 figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Coltiva, coltivate questa speranza; fate vostre le parole del Salmo, pregando il Signore e affidando a Lui la vostra giusta causa, il vostro grido di dolore, il vostro desiderio di verità, il vostro disorientamento, nella consapevolezza che Dio ora custodisce nel suo grembo Gianluca e lì è davvero al sicuro. E voi che date a vostro figlio appuntamento verso
Dio, sappiate di essere anche voi la pupilla del suo occhio, e insieme, come sposi, con i vostri occhi cercate il suo Volto, con i vostri orecchi cercate la Sua Parola e il vostro dolore si sazierà dell’amore del Signore, per il quale vale ancora la pena vivere.” Al termine della celebrazione, dopo le preghiere per l’anima di Gianluca, recitate da don Mauro Zurro e il cordoglio che il Preposito curato ha espresso ai genitori e ai familiari a nome della famiglia parrocchiale, del sindaco Bene, che vi ha presenziato, e della comunità cittadina, la bara bianca è stata condotta fuori dalla Basilica. E mentre ciascuno porgeva in cuor suo l’ultimo saluto al giovane Gianluca, la viva esortazione di don Luigi Coppola a non fomentare l’odio graffiava ancora la nostra coscienza. Un accorato appello a dare un senso al percorso umano di Gianluca, a non rendere inutile la sua morte, a farlo vivere dentro il proprio cuore,
7 attivando segni di pace, capaci di superare le conflittualità con il dialogo, le tensioni con la disponibilità a comprendere i punti di vista altrui, ad accogliere i frammenti di verità di cui ognuno è portatore, valorizzando ciò che unisce e non divide; una forte sollecitazione ad adottare insieme, famiglie, uomini pubblici, insegnanti dirigenti,operai… stili di vita conformi ai valori del rispetto oltre ogni pregiudizio, arroganza e senso di superiorità; ad imparare il tempo della pazienza, dominando le pulsioni aggressive, senza lasciarsi avvincere dall’emotività; ad apprezzare la mitezza che schiaccia la prepotenza e la gentilezza nei modi di agire che sa sconfiggere la sguaiata sopraffazione; infine, per le istituzioni, un pressante richiamo ad investire di più sui giovani, ad intervenire nelle periferie urbane prive di servizi, creando un tessuto di collaborazione e di cooperazione, per qualificare spazi
della città degradati, sottraendoli alla malavita, alla camorra, in modo da poter seguire soprattutto i ragazzi a rischio; in particolare, dopo l’emergenza pandemica, quel “non fomentare l’odio” é un pressante invito per i parroci non solo ad aprire, ma a SPALANCARE gli oratori; significa per gli amministratori della “cosa pubblica,”RIGENERARE i quartieri, rendendoli luoghi sani di aggregazione per stimolare dibattiti culturali, organizzare cineforum, stimolare a leggere mediante la presentazione di libri (si dia uno spazio adeguato, ad esempio, all’associazione CLARAE MUSAE); significa sollecitare l’impegno nel volontariato. Tutto ciò per onorare in modo fattivo, vero, la memoria di GIANLUCA COPPOLA, di STEFANO CIARAMELLA, di ANDREA NOLLINO, ANTONIO COPPOLA e di tutte le vittime innocenti casoriane dell’odio e della violenza.
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8 MARIA CRISTINA ORGA
Scintille tra maggioranza e opposizione in consiglio comunale. La capogruppo M5S Elena Vignati richiama l’attenzione della cittadinanza sui motivi della crisi e le proposte concrete per uscirne.
Casoria: è scontro tra Guelfi e Ghibellini in consiglio comunale sulla delibera per l’esternalizzazione dei tributi. Le ragioni dell’opposizione targata M5S.
Sempre più accesa la polemica politica nel consiglio comunale di Casoria e sempre più in discussione la stabilità della giunta guidata da Raffaele Bene. La capogruppo dell’opposizione targata M5S Elena Vignati non fa sconti all’attuale amministrazione incapace di imprimere una vera svolta alla politica cittadina e di trascinare il popoloso Comune a nord di Napoli in una palude di indifferenza e apatia civica e sociale, consegnandolo alle vecchie logiche di spartizione degli incarichi di una consolidata pluridecennale politica che fa di clientelismo amicale e incompetenza la rovina di molti Comuni italiani, meridionali in particolare e consegna al nostro settimanale le ragioni dell’opposizione che si batte per un cambiamento di mentalità chiamando a raccolta cittadini, operatori culturali e sociali e politici che condividano il progetto di rilanciare un territorio offeso da decenni di degrado. Ma cominciamo a fare ordine nei fatti. Elena, partiamo dall’inizio, in modo da ricordare a casoriani e non come, quando e perché nasce la giunta attualmente al governo della città e quali sono le inadempienze che come opposizione le contestate. Alle ultime elezioni nel maggio del 2019 l’attuale sindaco Raffaele Bene venne sostenuto da ben nove liste civiche. Dall’altra parte c’era il centrodestra, noi e il sindaco uscente Pasquale Fuccio. Il risultato elettorale premiò al
ballottaggio la megacoalizione formata da tanti candidati che non erano tenuti insieme da un progetto o una storia comune quanto piuttosto da un cartello elettorale. Va detto che nonostante ci fossero tante liste e tanti candidati in campo, molti cittadini si astennero dal voto e Casoria fece registrare la più alta astensione d’Italia, meno del 30% addirittura, a significare la disaffezione verso la politica perché la politica casoriana negli ultimi venti-trent’anni non ha espresso una classe politica in grado di far appassionare i cittadini e non ha saputo costruire nulla per il bene collettivo. Il M5S da solo prese seimila voti, che pur essendo tanti per una sola lista, nulla possono contro una megacoalizio-
ne, che ha tra l’altro schiacciato tutte le voci più identitarie perché a Casoria ci sono dei feudi inespugnabili di famiglie che fanno politica addirittura da mezzo secolo e purtroppo incidono ancora molto sulla nostra realtà. C’è il dubbio che ci siano infiltrazioni malavitose in questi feudi? Questo no, ma è certo che si sono state assunzioni dubbie, concorsi non trasparenti, situazioni opache… la questione è un po’ complicata, soprattutto nel centro storico. Casoria non è una città ricchissima, forse lo era in passato durante il boom industriale. Ora è un Comune periferico e bistrattato, perché la popolazione è composta ormai anche da molti oriundi napoletani e afragolesi. Quindi c’è una buona fetta di casoriani storici che sono affezionati a una tradizione come dire familistica e quindi è difficile riconvertire questa tendenza. Qual era il programma di questo governo e quali le promesse non mantenute? Il programma di governo di questa amministrazione non è mai stato chiarissimo poiché si tratta di una paginetta e mezza di proclami generici e questo doveva già allertare i cittadini. Ma loro hanno posto in atto una mossa ad effetto: poiché il Comune era ed è in sottorganico, hanno fatto delle assunzioni attingendo dalle liste del discusso concorso del 2013 superato da molti candidati dell’allora coalizione e alcuni anche di
DOMENICA 30 MAGGIO 2021 questa, che fu voluto da Carfora e Casillo (si badi bene che Tommaso Casillo è il regista anche di questa megacoalizione). Certo, i vincitori hanno superato un concorso, ma è un fatto che molti di loro siano personaggi vicini alla politica. Alcuni con la mobilità sono stati assunti anche da altri Comuni, specie il Comune di Ercolano e guarda un pò, recentemente il sindaco Bene è passato a Italia Viva, a cui appartiene casualmente anche il sindaco di Ercolano Bonaiuto e tra i due c’è un rapporto diretto. Quindi Bene, che si era presentato come un candidato civico, dopo due anni si è legato a Italia Viva insieme al consigliere Puzone che invece veniva dalle liste di centrodestra, con precisione da Forza Italia. Comunque, dopo le assunzioni, hanno dichiarato dissesto e poi adesso hanno fatto votare una delibera vergognosa sull’esternalizzazione dei tributi, perché secondo loro si è persa la maggior parte dei residui attivi a causa della mancata riscossione da parte dell’ufficio tributi che viene giudicato non all’altezza di adempiere a queste riscossioni. Di questa decisione noi non sappiamo niente e ci siamo opposti fino alle fine. Tra l’altro, ancora non si sa nulla del bando, né dei partecipanti. La situazione risale all’amministrazione Fuccio che è durata due anni anche per il voto dell’opposizione M5S. noi gli avevamo presentato all’attenzione delle urgenze da affrontare ma lui non le aveva prese in considerazione perché aveva anche altre situazioni da risolvere e alla fine è stato sfiduciato. Noi siamo rimasti all’opposizione, ma molti di coloro che gli hanno votato contro hanno poi sostenuto l’amministrazione Bene. Quindi c’era un progetto che nel tempo si era consolidato per mandarlo via e creare una nuova classe politica fatta di un assembramento di personaggi che nel tempo, direttamente o tramite figli, nipoti e altri parenti, hanno fatto il bello e il cattivo tempo sia nel centro destra
9 che nel centro sinistra. Negli anni tutte queste varie amministrazioni non hanno potenziato l’Ufficio Tributi, né hanno fatto un affiancamento come proponevamo noi. Ora hanno fatto delle assunzioni in vari settori tranne che a quell’ufficio, quindi già c’era l’intenzione di smantellarlo e dare ai privati la gestione di un servizio essenziale. La gara non è ancora stata espletata, quindi l’operazione non è conclusa e anziché fare con urgenza quello che andrebbe fatto, cioè portare in consiglio comunale una delibera di genere, insieme all’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato che si fa quando viene dichiarato dissesto finanziario, è stata fatta questa delibera di liquidazione per riscuotere e pagare i creditori che a loro volta avevano dei crediti verso l’Ente. Il 31 marzo era il termine da loro stabilito per la gara e a settembre il privato doveva già diventare operativo e iniziare a riscuotere, ma adesso siamo già a fine maggio e la gara non è stata fatta. Che fine ha fatto quindi l’urgenza dell’esternalizzazione? E non è stata fatta una discussione adeguata, né approfondimenti, né rispetto al coattivo né all’ordinario degli ultimi cinque anni, quindi al privato che subentrerà regaleremo milioni di euro che andavano riscossi dall’ufficio tributi e che sono dei cittadini. Noi quindi non ci fermeremo e tenteremo di far desistere l’amministrazione da questo sciagurato progetto. E come pensate di fare? Guarderemo soprattutto gli atti di gara e cercheremo di capire la regolarità del processo di affidamento alle società di servizi. Se invece riusciremo a far capire alla città e ai tre consiglieri comunali cosiddetti responsabili che tengono in piedi questa amministrazione, perché il sindaco Bene nel tempo ha perso cinque consiglieri di maggioranza passati all’opposizione nel corso dell’ultimo consiglio comunale e ne ha rastrellato
tre dall’opposizione, tutti eletti nel centro destra nella lista Angela Russo sindaco, ce la potremo fare. Perché i cinque consiglieri hanno lasciato Bene? Perché il sistema che si era avviato in questa amministrazione, ossia agevolazioni, modo di fare politica non per la città ma per i desiderata di qualcuno dei consiglieri che mantiene la maggioranza in piedi, alla fine… a Casoria accade null’altro di diverso che negli altri Comuni in cui si mischiano maggioranza e opposizione anche perché la legge lo consente e quindi… molti personaggi vicini ad alcuni consiglieri hanno avuto chi l’incarico a Casoria Ambiente, chi adesso si è candidato nel complesso cimiteriale consortile. Ci sono tanti eventi che fanno venire il dubbio che si possano collegare questi interessi però non possiamo dirlo con certezza. Ma io sono convinta che quello che si fa prima o poi si viene a sapere. Ora intanto c’è tutto l’interesse a mantenere un profilo basso e ad andare avanti convocando consigli comunali solo sulle scadenze ministeriali che tra l’altro loro stravolgono a modo loro, infatti ci hanno fatto approvare il bilancio stabilmente riequilibrato due volte, perché la prima volta mancavano degli allegati essenziali per i quali l’opposizione ha fatto anche ricorso al TAR e stiamo aspettando il giudizio. Tutto quello che possiamo fare lo facciamo: nell’ultimo consiglio comunale abbiamo fatto approvare un emendamento del PD che per quanto riguarda le cooperative aveva proposto di non gravare di un costo maggiore di quello notarile i cittadini relativamente alla vendita o dismissione da parte dei privati, come voleva fare la maggioranza. Grazie a questo emendamento abbiamo fatto in modo che ci si possa rivolgersi anche al segretario comunale, quindi abbiamo cercato di venire incontro ai cittadini. Per quello che possiamo cerchiamo di porre rimedio
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10 alle sciaguratezze di questa amministrazione che ha perso nove milioni di euro di fondi di Città Metropolitana perché i progetti non erano pronti a causa, per loro, del sottorganico, ma anche questo del sottorganico è sintomo di una cattiva gestione della macchina amministrativa. Pensa che Ciro de Rosa, l’unico dirigente assunto proprio per l’ufficio tributi, in questa situazione è stato trasferito ad altro settore e ha intanto avuto il nulla osta per la Camera di Commercio. E ci sono molti altri esempi di assunzioni e balletti di trasferimenti. Noi abbiamo più volte chiesto che i dipendenti comunali venissero assegnati ai vari settori in base al loro curriculum quindi alle loro competenze e quindi posizionarli in maniera chirurgica per compensare al sottorganico cronico. Per tornare ai tributi, dopo anni disastrosi, nel 2019 prima delle elezioni gli sforzi compiuti dall’amministrazione Fuccio si stavano cominciando a vedere e stavamo incassando il dovuto e gli arretrati, quindi a nostro giudizio non c’era proprio la necessità di esternalizzare. Come si prepara Casoria all’arrivo dei fondi del Recovery, il Piano di Rilancio e Resilienza e degli altri capitoli di spesa destinati al Sud? Ci sono progetti? Quali? Noi ora stiamo affrontando il problema dei Fondi comunitari gestiti dalla regione Campania che vengono affidati ai Comuni per diverse progettualità e quindi di tutto quello che sono questi fondi e l’amministrazione qui ha fatto un altro errore perché non ha condiviso i progetti con tutte le forze politiche e alla fine quelli presentati erano più o meno gli stessi che aveva elaborato l’amministrazione
Fuccio se non con qualche piccola modifica. Ci sarebbero dodici milioni di euro per rilanciare Casoria e fare il Museo di Arte Contemporanea, interventi sul centro storico, (la Chiesa del Carmine che abbiamo a piazza Cirillo ndr), per incentivare il turismo religioso, per fare dei parchi urbani come quello di via Boccaccio, tante cose ci sono all’interno dei progetti, ma resta il problema del sottorganico del Comune sul fatto che riesca a spendere questi soldi. Per quanto riguarda il Recovery, al momento non si sa ancora niente quindi non c’è ancora una progettualità in Comune per questo capitolo, però siamo in attesa. Questa amministrazione di progettualità non parla proprio. Si era posta quattro obiettivi: assunzioni, dissesto finanziario, esternalizzazione dei tributi e PUC, il piano urbanistico comunale che per la nostra città è fondamentale. Dopo di che, secondo me andrà a casa. Ma anche del PUC non si discute in consiglio nonostante le nostre richieste e nonostante il fatto che sono anni che Casoria non riesce a progettare e applicare un piano di risanamento e rilancio urbanistico che è davvero urgente. Del PUC si sta occupando l’Università Federico II di Napoli in modo da avere un piano quanto più possibile regolare, ma la politica sta partecipando poco a questo processo. Le vie di indirizzo dovevano essere discusse in consiglio e invece niente. E per di più questi unici quattro punti vengono portati all’attenzione del consiglio comunale in maniera disorganizzata, sconsiderata e il più delle volte illegittima, come abbiamo contestato in due occasioni relativamente al bilancio. Alla fine siamo arrivati al punto che a Casoria il
bilancio va avanti per dodicesimi e il Comune è vincolato perché non ha approvato il ritardo perché la prima volta non c’erano gli allegati. La seconda volta il ministero ha mandato una nota con tutti gli allegati che mancavano pensando che questi atti fossero stati approvati in consiglio e invece la maggioranza li ha presentati nell’ultimo consiglio che si è tenuto e quindi adesso bisognerà attendere che il bilancio tardivamente approvato nell’ultima seduta arrivi al ministero e mentre il ministero se lo guarda e fa ulteriori osservazioni passano altri due mesi e quindi siamo costretti a lavorare con un bilancio in dodicesimi che impedisce di fare operazioni di lungo respiro. E forse è anche questo il motivo per cui non possono fare l’esternalizzazione: perché non ci sono i fondi per stanziarli. È un cane che si morde la coda, un muro di gomma su cui sbatti e rimbalzi e non se ne esce mai. Qual è infine la vostra proposta per smettere di rimbalzare sul muro di gomma e uscire dall’impasse a parte fare le pulci alla maggioranza? Costruire una valida alternativa. Cosa che stiamo facendo. Abbiamo avviato confronti con più forze politiche ma sempre nell’ottica del centro sinistra, perché stanno venendo fuori delle affinità, vedute e intenti comuni che ci portano verso un percorso che si sta incanalando nella direzione giusta. E naturalmente ci sono le migliori energie civiche impegnate nella nostra città nel sociale e nella cultura e nell’innovazione. Con il sostegno dei cittadini speriamo di ridare presto una stabilità, una speranza e un futuro credibile a questa città.
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RITA GIAQUINTO
Scuola e Sindacato: ne parliamo con Eliana Troise Torniamo a parlare di scuola e lo facciamo con la Prof.ssa Eliana Troise, docente di chimica industriale all’Istituto Superiore Elena di Savoia di Napoli, ma anche Segretario Provinciale Scuola del Sindacato ACAI. Una voce senz’altro autorevole con la quale, dal di dentro e al di fuori, ci consente di affrontare le difficili questioni che attanagliano il mondo della scuola non solo in tempi di pandemia. Partiamo innnazitutto dal suo ruolo all’interno del sindacato, facendoci raccontare come è arrivata a ricoprire questa posizione : “Ho ricoperto il ruolo di Segretario Provinciale e Regionale della UGL fino a due mesi fa. Ho svolto questo ruolo per circa dieci anni ed è stata un’esperienza davvero molto impegnativa e soprattutto di responsabilità. Sono arrivata a ricoprire il ruolo di Segretario Regionale per la fiducia data dai lavoratori del comparto scuola e dai dirigenti nazionali. La più dura delle battaglie che l’UGL Scuola di Napoli che si è intestata, come vertenza, è stata la ricollocazione dei quaranta lavoratori dell’istituto per ciechi ed ipovedenti Domenico Martuscelli di Napoli. Adesso ricopro il ruolo di Segretario Provinciale Scuola del sindacato ACAI”. Lei ha dichiarato delle difficoltà di una comunicazione mai serena con l’ex Ministro all’istruzione Azzolina. Con il Governo Draghi la situazione è cambiata? “Con l’ex Ministro Azzolina purtroppo nessun sindacato ha potuto dialogare. Eppure l’ex ministro è stata una attivista sindacale ma purtroppo con le parti sociali aveva un rifiuto totale di confrontarsi. Adesso con il Governo Draghi e l’attuale Ministro dell’Istruzione sembra che ci sia un’apertura di confronto, certo è che il sindacato deve essere parte integrante in questo momento delicato per poter affrontare al meglio i problemi che attanagliano la scuola”. Come è cambiato negli anni il rapporto scuola-sindacato? Quali progressi sono stati fatti e dove, invece, si sono fatti passi indietro o, quantomeno, ci sono ancora carenze? “In questi ultimi anni il rapporto scuola - sindacato è scostante. Molte decisioni di politiche scolastiche, importanti, si sono prese senza consultare i sindacati. Da questa situazione, i sindacati si sono
dovuti rivolgere ai tribunali del lavoro per poter tutelare l’iscritto. Molte volte il giudice si è sostituito al ministro”. Cosa vuol dire oggi per un sindacato stare dalla parte dei lavoratori? “Oggi il sindacato detiene ancora il rispetto e la tutela del lavoro. La scuola al momento possiede ancora una mole di precari storici da stabilizzare ed il sindacato deve negoziare al più presto questa grande vertenza”. Che nemici ha, se li ha, in una posizione come la Sua? “Non ho nemici. L’unico nemico è il tempo. Perchè chi vuole intraprendere la professione di insegnante in questo Paese deve fare i conti con i lunghi anni di precariato ed il sindacato su questo aspetto è debole”. L’anno scolastico di molti istituti comincia, quasi sempre, con cattedre vacanti. Si risolverà prima o poi questo problema? “Purtroppo ogni anno è sempre la stessa storia. Nessun Governo ha pensato mai di fare una vera programmazione delle risorse umane da reclutare e di redigere un organico che soddisfi il fabbisogno”. Da docente ma anche da donna che difende i diritti, mi dà un Suo parere sulla DAD e quali sono state le ripercussioni sul sindacato? “La DAD non può essere la didattica normale. La Dad è una didattica di emergenza. E’ stato fatto anche un abuso di questo strumento poichè non è stata contrattata la reale rimodulazione delle ore di lezione. Un bambino ha fatto delle ore di lezione al computer quasi al pari di un lavoratore che lavora al videoterminale. Sindacalmente bisognava
apportare delle modifiche agli orari di lezione”. E qual è il disagio maggiore che gli studenti hanno subito da questa emergenza, secondo Lei? “Sicuramente le ripercussioni ci sono state anche sugli adolescenti, ma il disagio dei bambini di sette, otto anni è stato notevole. Basti pensare che per alcuni di loro la DAD è deiventata la normalità e sono state enormi le difficoltà da affrontare per ritornare in classe. La socialità, lo spirito di aggregazione che sono generalmente i motivi alla base della formazione di una classe, sono diventati, invece, causa di spavento per alcuni di questi bambini. Il disagio è stato, ed è tuttora, forte”. Come è stato e com’è il confronto con i docenti ed il personale ATA in periodo di pandemia? “Il rapporto è stato quotidiano, soprattutto con i docenti di sostegno. Questi hanno fatto lezione in presenza con gli alunni diversamente abili. Il personale ATA è stato anch’esso molto presente nel periodo della pandemia, assicurando la piena efficienza e sanificazione degli ambienti dove venivano collocati gli allievi svantaggiati. Certo, una pecca c’è. Il compenso del fondo di istituto che riceveranno, sia i docenti che il personale ATA, non sarà adeguato al lavoro svolto. Qui il sindacato si farà portavoce di questo mancato incentivo”. Una donna con la Sua esperienza e che possiamo ben dire vive il mondo della scuola a trecentossessanta gradi, ha mai pensato di ricoprire un ruolo prettamente politico che consenta un potere decisionale sicuramente maggiore rispetto a quello che può avere come docente o segretario di sindacato? “Si, ci penso. A dir la verità, non è una porta che chiudo a priori. Ma più che politica vera e propria mi farebbe piacere continuare a dare un mio contributo di supporto tecnico su un dipartimento scuola così come ho già fatto tempo fa con un partito politico. Sono sinceramente tentata perché mi rendo conto che le scuole, a partire dalle strutture, cadono a pezzi, c’è una mala gestione delle infrastrutture, andrebbe migliorato il servizio che diamo alle famiglie, in troppi casi, ancora molto carente, an-
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12 drebbero foritificati i diritti di chi vive la scuola, dagli studenti, ai docenti al personale. Non c’è manutenzione, spesso, mi duole dirlo, è solo sulla carta, non c’è una vera programmazione”. Che la scuola abbia bisogno di voci che, nel concreto, si possano trasformare in azioni tese al miglioramento, è senz’al-
tro fuor di dubbio. In un momento di rinascita e di ricostruzione generale a cui la pandemia ci ha costretto, l’idea di avere donne di esperienza come Eliana Troise in ruoli formalmente istituzionali potrebbe anch’esso rappresentare un rinnovato punto di partenza in un mondo, quello della scuola, che segna, unita-
mente alla sanità, il grado di civiltà di un qualsiasi paese. L’istruzione, il sistema educativo e formativo della scuola in tutto il suo percorso creano, per eccellenza, il grado di libertà e di rispetto della legalità di ogni donna e di ogni uomo che costituiranno e decreteranno il futuro di un qualsiasi territorio.
CIRO TROISE
Uno psicodramma che deve far riflettere tutti: nessuno si senta escluso
Sarà difficile riaccendere seParma, il silenzio stampa durato renamente la passione per il tre mesi. Napoli, il tifoso oggi è sportiTutto questo è accaduto l’anno vamente depresso. È impossidopo l’ammutinamento, una bile non esserlo, dopo un anno novità assoluta nel mondo e mezzo fuori dallo stadio, del calcio, un’esperienza che trascorso a seguire il calcio ai a quanto pare ha insegnato tempi della pandemia, vedere poco al Napoli nella gestione una squadra incapace di fare dei rapporti interni e nella la propria partita nel momento ricerca dell’armonia tra tutte le decisivo. componenti. Il Napoli è stato colpito da A breve De Laurentiis dovrà uno psicodramma, come uno ripartire, probabilmente sarà studente che ha trascorso gli Spalletti il nuovo allenatore. ultimi tre mesi a prepararsi per Serviranno insieme umiltà e l’esame decisivo e poi, colpito Il Napoli ha sprecato l’occasione storica di coraggio, con la consapevolezza dalla tensione, fa scena muta aver sprecato l’occasione di mandare la Juventus fuori dalla Champions, di davanti al professore. poter modificare gli equilibri di spostare gli equilibri per il futuro Il Verona ha fatto una partita del calcio italiano mandando la attenta, organizzata, intensa, Juventus fuori dalla Champions mettendo in campo le sue storiche caratteristiche: pressing alto, League. battaglia uomo su uomo a tutto campo, la capacità di togliere il La prestazione contro il Verona è uno psicodramma ma respiro alla manovra del Napoli. nell’analisi di un’annata va messo tutto, anche la lotta ad armi Niente d’insormontabile, gli azzurri, nelle rare occasioni in cui impari come dimostrano il gol annullato ad Osimhen contro il riuscivano a prendere campo, arrivavano nell’area avversaria Cagliari e il rigore su Cuadrado in Juventus-Inter. senza grossi problemi. Non sono dettagli o alibi, come vengono chiamati nei tribunali Il Napoli si è fatto prendere dalla tensione, ha patito la sindrome mediatici dei giudizi sommari, ma aspetti che vanno messi vissuta dal Milan contro il Cagliari con l’aggravante che si sulla bilancia come la prestazione contro il Verona. giocava l’ultima partita e, quindi, con le notizie che arrivavano Il Napoli ha perso quattordici punti da situazione di vantaggio. da Bologna si percepiva il rischio di perdere l’obiettivo a Ogni volta che non ha chiuso la gara, ha fatto fatica a portare a pochi passi dal traguardo. Gattuso ha provato varie strade dalla casa la vittoria. Quando ce l’ha fatta come a Bologna all’andata panchina per cambiare l’inerzia dell’incontro ma non ce l’ha o col Milan al ritorno, nel finale ha rischiato di subire il gol del fatta, anzi è sembrato anche lui in balia dello psicodramma pareggio. generale. È un epilogo che deve far riflettere tutti su vari Lo dicevamo dopo Napoli-Spezia, quando i soloni si dilettavano aspetti. Che valore hanno calciatori che puntualmente ricadono nel comodo attacco a Gattuso come unico responsabile di tutti i in situazioni del genere? La ferita del 2018 era ancora fresca, mali. Questa squadra è sopravvalutata non perché non è forte, in quel caso c’era l’attenuante di Inter-Juventus ma il risultato ha tanta qualità ma ha dei ciclici problemi che si ripresentano. fu lo stesso: il Napoli mollò prima nella testa e poi nelle gambe. Non ha dei grandi leader, ancora di più quando manca Perché cambiano gli allenatori ma nelle gare decisive il Napoli Koulibaly, è un organico incompiuto senza un centrocampista viene sempre meno? Possiamo ricordare Bologna-Napoli con centrale capace di gestire i tempi del gioco, i momenti della Mazzarri che costò la Champions, le partite contro Athletic partita. Bilbao, Dnipro, Lazio dell’era Benitez, la sfida di Firenze con C’è una questione mentale che si trascina da anni, il Napoli Sarri? ha sofferto addirittura con giocatori scuola Real come Albiol, Nella preparazione di questi appuntamenti conta anche la Callejon, Reina e Higuain, abituati alla vittoria, figuriamoci struttura societaria, la capacità di trasmettere serenità allo senza questi uomini di spessore. spogliatoio, di non alimentare la tensione. Il Napoli è arrivato Nella pianificazione del futuro, non bisogna sottovalutare al termine della stagione attraversando una guerra “pubblica” quest’aspetto, conta più di qualsiasi altra cosa anche se uno tra presidente e allenatore in cui è successo di tutto: attacchi psicodramma come Napoli-Verona non era neanche nelle più mediatici pilotati, intervista di risposta di Gattuso dopo Napoli- fosche previsioni.
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ANGELA CAPOCELLI
APERIART: QUANDO LA VOGLIA DI UN APERITIVO INCONTRA IL PIACERE DI GUARDARE L’ARTE
Il Contemporary Art Museum (CAM) di Casoria ha ideato un evento che si tiene ogni venerdì e che prevede la possibilità di fare un aperitivo in compagnia in una location insolita: un museo! Ogni settimana, ci spiega il direttore Antonio Manfredi, la mostra è incentrata su un tema differente. Le scorse, ad esempio, i temi delle esposizioni sono state la Coca Cola, Walt Disney e la Vespa. Inoltre, c’è la possibilità di visitare il resto del museo che, ricco di contenuti, presenta una vasta gamma di opere artistiche divise in sezioni tematiche che vanno dalla Camorra all’Africa. Fotografie significative, installazioni sorprendenti, sculture particolari e messaggi intrinseci profondi: se siete alla ricerca di un venerdì sera alternativo, il CAM è la risposta giusta! Tutto questo, dalle 18.30 alle 22.30. Oltre a un settimanale incontro con i brand storici che hanno fatto la storia del design, dunque, il museo permette di vivere un’esperienza particolare e di immergersi nelle sue sale completamente rinnovate, assistere a performance artistico musicali sempre varie, consumare un aperitivo ed ascol-
tare musica. Si prevedono un ciclo di allestimenti, con ampia partecipazione di giovani, nel rispetto di tutte le norme anticovid e la presentazione di una serie di brand che hanno dato un forte impatto all’arte e al design contribuendo ad ispirare intere generazioni di artisti e designer. Il CAM è un motivo d’orgoglio per Casoria in quanto da ormai 16 anni presenta opere di artisti provenienti da tutto il mondo e sostenere le sue iniziative è un piacere, più che un obbligo, per i Casoriani. L’auspicio del direttore Antonio Manfre-
di è che, dopo le lunghe e critiche chiusure dovute alla pandemia, con l’arte e con la cultura si possano risollevare le sorti della realtà napoletana e di tutto il sud Italia. “Make art, not war” si legge all’ingresso: fate l’arte, non la guerra. E quale occasione migliore di fare arte guardando l’arte e immergendosi in essa quando si è in compagnia? Per chi si temesse di sentirsi a disagio in un contesto di un certo spessore culturale ricordiamo che L’ARTE NON È COMPETENZA, L’ARTE È SENSAZIONE, EMOZIONE.
La pubblicità sulle edizioni digitali e sui siti dei giornali offre una informazione credibile. Il settimanale CASORIADUE ha una storia cartacea di 30 anni e dal lockdown ha iniziato la sua storia in edizione digitale; in aggiunta ha anche un sito del giornale. La pubblicità è un’antenna molto sensibile in una fase di ridefinizione dei valori e delle priorità. La nostra testata da la possibilità alle aziende che intendono puntare sulla qualità e sulla capacità creativa di immaginare un tempo post pandemia.
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Don Pasquale Fioretti: “la pandemia ci ha resi più fragili ma più uniti”
Dal suo punto di vista come è cambiato il rapporto con la fede durante questa pandemia? La pandemia ha rivelato la fragilità dell’umanità. L’uomo che credeva di essere capace di dominare il mondo si è trovato a sentirsi solo, spaventato ed impreparato al cospetto di un qualcosa di infinitamente piccolo ma drammaticamente letale come il coronavirus. Il virus ha spazzato via posti di lavoro, ha spezzato famiglie e distrutto intere comunità. Io stesso ho celebrato tanti funerali in questo periodo ed ho potuto constatare che, oltre al dolore per la perdita di una persona cara, i familiari dovevano affrontare anche la paura e lo smarrimento per la necessità di cremare i defunti prima del funerale, una cosa decisamente insolita. Il concetto dell’essere umano ridotto in cenere è difficile da elaborare. Ma la pandemia, paradossalmente, ha anche rafforzato i concetti di comunità, di famiglia, di umanità. Siamo stati distanti ma ci siamo sentiti tutti molto vicini gli uni agli altri, perché eravamo e siamo tutti sulla stessa barca. E inoltre la preghiera, diffusa in tutto il mondo anche attraverso i social, ci ha visti uniti ed ha abbattuto ogni barriera ideologica, culturale o religiosa. Tutto il mondo, chiamato a raccolta da Papa Francesco, ha pregato con tutte le sue forze per la fine della Pandemia. Insomma l’uomo si è scoperto fragile ma ha anche riscoperto la vera socialità. Quanto è difficile portare nel mondo il messaggio di Gesù in un momento storico nel quale, comprensibilmente, la fede di molti vacilla? La difficoltà è stata grande anche e
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soprattutto per lo scandalo del dolore, della perdita. Uno scandalo che però, dopo lo smarrimento iniziale, può anche tramutarsi in riscatto e in riscoperta dei valori essenziali. Ora si comprende di più il valore della fede. E la pastorale deve stare sempre attenta alle esigenze contingenti. Bisogna reinventarsi continuamente, pur continuando a portare avanti le proprie idee. Ci sono leggende, storie particolari o qualche curiosità sul Santuario di San Benedetto? Raccontare la storia di questo santuario che è una delle chiese parrocchiali più antiche della diocesi di Napoli non è cosa semplice. C’è “ L’ antichissima chiesa di S.Benedetto” un volume di oltre 300 pagine di cui si è parlato più volte in qualche intervista con lo stesso direttore Nando Troise. In questo volume si parla dell’importanza storica, culturale, sociale e religiosa di quella parte di Casoria che faceva capo alla zona di San Benedetto. infatti San Benedetto e la zona San Mauro furono i due iniziali
fuochi, così si chiamavano, che poi col tempo sono stati fusi nel primo Comune di Casoria che per questo ha questa eccezione: avere due chiese antiche quasi coeve. l’attuale chiesa è del 1600, fu ultimata poi dopo 50 anni e ad essa sono stati annessi due edifici: una chiesa medievale e una cappella funeraria dove c’è l’uomo d’armi più conosciuto a Casoria, il crociato Jacopo Torello da Fano. In particolar modo la cappella ed un’antica epigrafe sono oggetto di studi perché il testo dell’epigrafe (databile tra fine 1200 ed inizio 1300) potrebbe essere una delle prime testimonianze di volgare italiano. Facendo un enorme balzo in avanti, nel 2009 il cardinale, constatato che la devozione e il culto legato a San Benedetto era ed è molto forte ancora oggi ha elevato la parrocchia a santuario benedettino diocesano, un unicum in sé perché l’unica parrocchia non abbazia benedettina, quindi senza presenza diretta dei benedettini, ad essere santuario benedettino. Insomma tra Casoria e San Benedetto c’è davvero un legame profondo. Ma ci sarebbero tantissime cose da raccontare. Per chi volesse approfondire, oltre al volume su citato, c’è un interessante lavoro del giornalista e scrittore Giuseppe Pesce relativo proprio alla storia documentale dell’Abbazia. Ci parli delle attività del Santuario Le attività del santuario sono poliedriche e tante. Abbiamo la sede centrale che è il santuario e poi la cappella periferica di via Foscolo, la cappella dell’Immacolata, che funge quasi come parrocchia dove si celebrano messe tutti i giorni, dove si fa il catechismo
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DOMENICA 30 MAGGIO 2021 per la prima comunione i corsi di cresima come in santuario E’ quindi come se fossero due parrocchie unite l’una all’altra. La pandemia ci ha bloccato ma piano piano ci stiamo riprendendo. Seguendo tutte le norme anti covid stiamo ricominciando con i corsi prematrimoniali, abbiamo celebrato, dilazionandole, le cresime, stiamo piano piano ricominciando a celebrare matrimoni. Ma durante la pandemia però la macchina della solidarietà non si è fermata del tutto, anzi. La Caritas è stata una risorsa enorme e in questo anche per l’aiuto alimentare soprattutto nel primo periodo quando non c’erano neanche gli aiuti da parte dello Stato. E ci siamo trovati ad aiutare anche famiglie che fino a prima della pandemia non avevano mai chiesto aiuto. Abbiamo anche un bellissimo oratorio, in cui i ragazzi più che imparare le regole dello sport imparano le regole dello stare insieme e in cui gli educatori non sono maestri di calcio ma insegnanti di vita. Abbiamo anche gruppi di adulti che si riuniscono in preghiera. E Poi ci siamo io, Don Antonio e Don Raffaele che cerchiamo di dare il massimo per venire incontro a tutti. Pensi che ogni
15 domenica celebriamo cinque messe, tutte piene e tutte partecipate! Ci sono eventi particolari in basilica in questo mese di Maggio? Il mese di Maggio è molto sentito, così come quello di Giugno per il Cuore di Gesù. Era tradizione del santuario organizzare ogni anno pellegrinaggi a Lourdes a testimonianza che c’è grande amore e devozione nei confronti della Madonna, cui il mese di Maggio è tradizionalmente dedicato. Tra l’altro fino a prima della pandemia il culto della Madonna era così sentito che si girava casa per casa per celebrare delle vere e proprie messe condominiali. In passato ad ogni condominio del Rione fu regalata una statuetta della Madonna intorno alla quale raccogliersi in preghiera. Ovviamente la pandemia ha bloccato questa usanza molto sentita ma ogni sera in parrocchia stiamo portando, dopo la celebrazione, un lumino acceso da porre davanti alla statua della Madonna (abbiamo una grotta di Lourdes accanto alla parrocchia molto bella e suggestiva). Il 31 Maggio, a conclusione del mese mariano, celebreremo una messa solenne aperta a tutta la comunità, in cui ci
sarà la consacrazione al cuore immacolato di Maria e si scioglieranno i nodi, bruciandoli, di tutte le persone (tantissime) che ne hanno apposti sulla statua della Madonna che scioglie i nodi, gradito dono fattoci da una famiglia della nostra comunità. Voglio concludere con una domanda un po’ frivola*segue il calcio? Se si in quale ruolo farebbe giocare i sacerdoti? Si, mi piace il calcio anche se non posso seguirlo come vorrei. Mi piace quando il calcio e lo sport in generale diventano mezzo di coesione. Penso che il prete sarebbe un ottimo fantasista o un libero. Il sacerdote deve saper essere un difensore, per, appunto, difendere la sua comunità dagli attacchi del nemico, deve essere un centravanti perché deve guidare la squadra della comunità ad attaccare e cercare di vincere le battaglie che si presentano. Deve essere centrocampista perché deve animare la partita ed aiutare a fare goal. Deve essere in grado di svolgere quanti più ruoli è possibile per poter aiutare la sua squadra a raggiungere la vittoria. In realtà il sacerdote è anche un po’ allenatore, che dall’esterno, incita e supporta la squadra.
FRANCESCO TAGLIALATELA
IL RACCONTO DI DESIREE KLAIN: GIORNALISMO, ARTE E AMORE PER IL SOCIALE Tutela e narra la vita dei più deboli, degli esclusi, degli ultimi e lo fa ormai da una vita, da quando nell’utlima decade dello scorso secolo quello della giornalista/cronista per il sociale è praticamente diventato il suo lavoro a tutti gli effetti o forse lo è sempre stato avendo vissuto a stretto contatto con un complesso e articolato tessuto sociale come quello della periferia di Napoli, della quale si occupa organizzando eventi e manifestazioni artistiche da quando era poco più che una ventenne, riuscendo a portare Napoli e alcune sue sfaccettature anche al di fuori dei confini regionali. Désirée Klain oltre ad essere una giornalista navigata dalla spiccata personalià, è an-
che una persona preziosa e di grande umiltà. Una carriera la sua che ruota tutta attorno all’amore per la scrittura, per l’informazione libera e per la spettacolarizzazione degli eventi, un esempio di umanità e generosità allo stato puro. Da oltre ventisei anni si occupa della direzione artistica di eventi interna-
zionali e ha ottenuto diversi premi in Europa. Nel 2014 idea e dirige “I Miserabili”, un concept fotografico contro il femminicidio, prodotto dal Museo Madre, impostosi poi come caso mediatico. Ho avuto l’immenso piacere di scambiare quattro chiacchiere con lei, approfittandone per saperne di più su tutto
ciò che concerne il mondo del giornalismo, della libertà di stampa e di parola, tema che ad oggi è più che mai al centro del dibattito e che attanaglia l’opinione pubblica a livello globale: Désirée quali sono state le tappe fondamentali del tuo percorso professionale fino ad oggi? “Ho iniziato molto presto, infatti all’età di tredici anni già scrivevo per il murales “Posto Unico”, che sai, all’epoca non esistendo ancora internet era un foglio molto utile e consultato dall’intera città e non solo, dato che la distribuzione coinvolgeva anche le aree periferiche di Napoli e la gente poteva trovare questo foglio affisso nelle bacheche
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16 dei cinema, dei ristoranti e dei locali facendosi in questo modo un’idea su quelle che erano le notizie, i progetti e le iniziative più rilevanti del giorno e della settimana. Tra queste c’era “Zoom”, il giornale diretto da mia madre, le cui redini successivamente furono affidate a me in maniera ereditaria, difatti ero io ad occuparmi della stampa prima della distribuzione. Poi ho iniziato a fare scoop per “Il Giorno”, a scrivere per “L’Indipendente” fino a raggiungere una delle tappe fondamentali della mia vita sia a livello professionale che umano, cioè l’approdo al “Roma”, avevo solo ventun’anni. Qui ho avuto modo di essere plasmata da una grande personalità in ambito giornalistico come quella di Antonio Sasso, che mi ha insegnato tutto, un maestro e un uomo di grande esperienza e onestà intellettuale. Sasso è stata sicuramente una delle figure che più hanno influenzato la mia visione di giornalismo, ho ricevuto da lui una grande scuola grazie alla quale sono poi diventata caporedattrice di varie testate. C’è da dire che la mia carriera da giornalista si é sempre sviluppata in parallelo con il percorso da ideatrice e direttrice artistica di festival ed eventi. Sempre all’età di ventun’anni infatti ho organizzato il mio primo festival, “Periferie del mondo- Periferie immaginarie”, e ne ho diretto la prima edizione con sito nel quartiere/ghetto di Scampia. Ad oggi questo festival può contare ben sette edizioni e se a queste si aggiungono le “edizioni zero”, se ne arrivano a contare addirittura una decina. E’ fondamentale per chi come me fa questo tipo di lavoro connettersi a 360’ con i luoghi in cui si opera, entrando in sintonia con essi e arrivando magari a valorizzarli estendendoli ad un pubblico quanto più ampio possibile. Tra le altre cose ho avuto anche modo di ospitare a Scampia per la prima volta al mondo la presentazione di “Gomorra”, che poi diverrà di lì a poco il bestseller di un’allora giovanissimo Roberto Saviano, che ho ospitato nella rubrica da me curata “Letteratura Marginale” dedicata a giovani giornalisti emergenti.” Dal 2016 ormai sei Responsabile per la Regione Campania di “Articolo 21,liberi di..”, ti chiedo come sei arrivata a ricoprire quest’ incarico e che responsabilità comporta? “ Dunque alla seconda edizione del festival “Imbavagliati” a Napoli, format da me ideato e diretto, un tale Giusep-
pe Giulietti, da sempre impegnato ad aiutare i giornalisti minacciati dalla camorra, accorgendosi della situazione che si respirava in periferia e tenendo conto del mio operato fino a quel momento decise di premiarmi. In quell’occasione vinsi il “Premio Giuntella” e ci gemellammo con il “Premio Siani” in virtù del nostro simbolo organizzando un’iniziativa dal nome “Siani x Regeni” che fu accolta con entusiasmo da tutti. Poi nel 2016, tramite un’apposita assemblea mi è stato affidato quest’incarico come Responsabile per la Campania di “Articolo 21,liberi di..”, associazione che nasce libera e morirà libera la quale da voce a tutti coloro che ne vorranno far parte. Incarico che ho accettato con orgoglio essendo stata ritenuta la persona più adatta per ricoprire un tale ruolo vista l’esperienza accumulata tra i quartieri della periferia napoletana dove ho da sempre saldamente le mie radici. La responsabilità è quella di accendere una luce per tutti coloro che sono minacciati, giornalisti e non, ma che nonostante tutto non rinunciano a narrare la propria storia, offrendo quindi delle testimonianze importanti. Difendiamo la libertà di stampa e il diritto alla parola, perché ad oggi la violenza non é solo fisica, ma anche digitale e trova linfa nel web attraverso le “fake news” o mediante siti occultati dal deepweb. Dovere di “Articolo 21” è quello di attuare una sorta di “scorta mediatica” per tutti questi giornalisti e cronisti di diverse età e nazionalità in maniera tale da renderli meno vulnerabili e meno esposti dunque ad eventuali attacchi o minacce. Inoltre accendere una luce sugli ultimi, dare voce a chi non ha voce, sugli immigrati e sulle classi subalterne, questo è il nostro imperativo.” Desirée com’è mutato nel corso degli anni il modo di fare comunicazione? “Partiamo dal fatto che oggi tutti si sentono comunicatori grazie soprattutto alla presenza dei social, strumento che ha cambiato moltissimo il modo di comunicare. Per essere giornalista oggi, vedi lo stesso Regeni, non devi necessariemente essere in possesso di un tesserino o di una patente specifica, infatti Giulio Regeni era solo alla ricerca della verità. E qui veniamo alle differenze, perché dico questo, perché la differenza tra un giornalista professionista e un pubblicista o un’appassionato aihmé, sta nel saper riconoscere una
notizia autentica da una “fake news” e soprattutto risiede nell’abilità della verifica delle fonti. Spesso accade che le notizie fasulle diventino vere e riconosciute da tutti come tali e questo è un grosso rischio che in alcuni casi causa la caduta di intere testate giornalistiche e il loro fallimento. Detto questo, quello che rispetto ai miei tempi é cambiato é la velocità, poiché oggi tutti possono dire la loro opinione in tempo reale e interagire, infatti non a caso credo che il futuro sia proprio il giornale online. Il giornalista contemporaneo inoltre deve saper fare un po’ tutto, dallo scrivere velocemente, al saper fare un buon video report, deve saper fare un servizio radio perché ormai la comunicazione é totale, prende tutto e in più modi sai riportare le notizie, più possibilità hai di essere riconosciuto come un ottimo giornalista. In generale ritengo che sia anche una fortuna disporre di svariati strumenti più efficienti e all’avanguardia per fare comunicazione, perché è tutto più veloce, più immediato e più accessibile, rischi permettendo.” Qual’é la più grande soddisfazione che il lavoro da giornalista ti ha offerto e ti offre? “Beh di sicuro quando ti accorgi che i tuoi sforzi, i tuoi sacrifici e la tua passione vengono ripagati e vengono riconosciuti é gia di per sé una grossa soddisfazione. E’ una grande soddisfazione quando ti poni degli obiettivi e riesci a perseguirli, ed é una grande soddisfazione quando il tuo nome arriva anche all’estero. Dico questo perché su “Imbavagliati” e su altre mie ideazioni sono state sviluppate sei tesi di laurea, l’ultima delle quali alla prestigiosa Università di Coventry in Inghilterra. Inoltre posso dire che per quanto mi riguarda la più grande soddisfazione in assoluto é quando salvi una vita. Ti racconto quest’aneddoto: mi sono a lungo occupata grazie anche al supporto di “Articolo 21” di un immigrato ivoriano sbarcato sulle coste italiane dopo un lungo e travagliato viaggio dalla Libia. La sua é una storia commovente perché dopo aver perso la moglie e quasi tutte le sue figlie, solo una è riuscita a salvarsi, arriva qui in Italia depresso per non aver avuto modo di commemorare i suoi cari, al che decisi di organizzare una massiccia campagna mediatica per tutelarlo e provare a migliorare la sua condizione di vita con la collaborazione della presidente di “Articolo 21”
DOMENICA 30 MAGGIO 2021 che ringrazio profondamente. Ad oggi quest’uomo si é risposato e vive in Francia felice dopo aver formato una nuova famiglia con una moglie bianca che lo ama e mediante un contatto in comune sono venuta a sapere che grazie al mio intervento lui tutte le sere prega e prega per me ringraziandomi di cuore per ciò che sono riuscita a fare. Dunque questo capisci bene che non può che riempirmi di gioia e soddisfazione appunto.” Désirée che consigli senti di dare ai giovani intenzionati ad intraprendere il tuo medesimo percorso e quali sono gli errori da evitare? “Allora parto dagli errori da evitare. Paradossalmente un giovane che punta a diventare un bravo giornalista non deve leggere libri o romanzi. Al contrario é consigliabile leggere tanti tanti quotidiani, anche di differenti parti politiche e leggerne di più al giorno per capire come vengono scritti e il tipo di
17 scrittura adottata che varia appunto da quotidiano a quotidiano. Un errore molto comune tra i giovani giornalisti é quello di interessarsi poco e di prestare scarsa attenzione al lavoro dei colleghi, magari già più indirizzati di loro, per cui spesso si cade nella trappola del voler fare un lavoro che in realtà poi non si conosce, quando invece è fondamentale capire gli altri come scrivono. Altra cosa che consiglierei é di imparare bene almeno due lingue che oggi é una chiave di volta per chi vuole girare il mondo e di sapersi destreggiare su più fronti come ho detto prima, quindi saper fare dei video report di qualità, saper fare un buon servizio scritto perché é sempre richiesto e un buon servizio radiofonico anche perché ci stiamo spostando in questa direzione, questo é il futuro.” Sogni nel cassetto? “Vorrei tanto riuscire a pubblicare il mio romanzo, la cui stesura é iniziata
da quando avevo solo vent’anni, ma è come se mi mancasse il coraggio di tirarlo fuori da quel “cassetto” appunto in cui giace da tempo. Quando nasci in un ambiente intellettuale in mezzo a dei “mostri” intellettuali confrontarti con chi scrive romanzi per lavoro e magari lo fa da anni mi spaventa un pò, anche perché non ti nascondo che non mi sento all’altezza di fare una cosa del genere. Ho sempre amato narrare le storie degli altri e dunque mettermi a nudo con, con un mio romanzo personale un po’ mi spaventa e non mi sentirei a mio agio. Altro sogno nel cassetto al quale ho lavorato tanto e che in raltà si dovrebbe realizzare a breve é che finalmente “Imbavagliati” diventerà un sito d’informazione libera internazionale per quanto concerne temi come la libertà di stampa e le minacce ai giornalisti. Un veicolo per dare voce a chi non ha voce e che tra qualche mese inaugureremo.
GAIA MOSCHETTI
Intervista a Chicca Imbaldi
Mi piace partire da lontano, come ti sei avvicinata a questo sport? Più che avvicinata a questo sport direi “nata in palestra, figlia d’arte poiché entrambi i miei genitori insegnavano ginnastica e hanno dedicato la loro vita a quella che oggi chiamo “casa” la società ginnastica Quasar Alessandro Imbaldi La prima volta com’è stata? Ti va di raccontare quali emozioni hai provato? La prima gara importante la ricordo come se fosse ieri, campionato di serie C tenutosi a Casagiove, avevo 8 anni... le mani che sudavano e la voglia di far-
cela...per me ogni gara ha rappresentato una sfida contro me stessa, in campo
gara esistevano solo io e gli attrezzi, tra cui la mia migliore amica/nemica “la trave” La più grande soddisfazione? Oggi insegno e mi ritengo fortunata... “ginnasta per sempre” con ancora cucito il body addosso, le mie ragazze sono la mia famiglia e il mio orgoglio più grande ...ogni lacrima che versano è anche mia ...ogni loro vittoria da senso a tutto... Ad oggi insegni, per il futuro hai già dei progetti? Obbiettivi per il futuro...dopo un anno così arduo ritornare a lavorare con la serenità di una volta
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18 GENNARO MOSCA
CHE TRAGEDIA. RAFFORZIAMO I CONTROLLI
Maledetto trefolo. La cabina è agganciata a due cavi, uno che la mantiene là, in alto, sopra il mondo, e l’altro che la tira da giù a su. Sono trefoli di acciaio, fili sottili attorcigliati tra di loro per formare un cordoncino più doppio a sua volta intorno ad altri, come tanti soldatini stretti in un plotone tra plotoni, per fare una truppa tra le truppe per formare un esercito, resistente, solido, invincibile. Almeno in teoria. E invece s’è spezzato. Orribile. Maledetto forchettone. La cabina ha un freno d’emergenza, due ganasce a cavallo del cavo di sostegno che – se quello trainante si spezza – si chiudono arrestando il tragico scivolamento, come una molletta del bucato che si chiude sul filo dello stendino. Le ganasce, però, possono essere bloccate in posizione di apertura attraverso il dannato forchettone, impedendo quella salvifica funzione. Questo pare sia stato fatto, perché andavano in blocco, e la cabinovia avrebbe dovuto subire un periodo di fermo per manutenzione. Siamo pieni di infrastrutture e servizi, strade, ponti, acquedotti, dighe, ferrovie, funivie. E così, da Milano a Napoli ci vogliono poco più di quattro ore; basta aprire un rubinetto per tutta l’acqua che occorre, o si può salire in funivia per godere una vista mozzafiato. Ci permettono di vivere meglio, quando non c’ammazzano, perché le condizioni di incuria, l’omissione di manutenzione o l’insipienza dell’uomo portano a situazioni limite. La probabilità che le cose vadano nel verso giusto, quasi sempre, non è figlia della sorte o della mano santa a cui
IL GRILLO PARLANTE
di volta in volta ci affidiamo, e peraltro vorrei vedere chi, un secondo prima di salire in aereo, un pensierino trascendente non lo faccia. Ma è conseguenza di un sistema pubblico di verifiche e controlli che assicura – o dovrebbe farlo – che non ci saranno problemi. Dai farmaci al cibo, dagli aerei ai treni, agli autobus o ai traghetti, dai ponti alle dighe, passando per le strade fino al calcestruzzo, c’è sempre qualcuno che accerta che la qualità e la tutela siano assicurate. Aifa, Enac, Ministeri, Regioni, Province, per dirne taluni, sono istituzioni che hanno tra le funzioni quella di vigilare sulla nostra sicurezza. E, ancora più a monte, nell’affidamento dei contratti pubblici, c’è l’ANAC che accerta – tra l’altro – eventuali intromissioni della malavita negli appalti. Ma le tragedie non mancano. Perché? Perché in questi casi qualcosa non ha funzionato. Forse chi doveva vigilare durante la realizzazione di quell’opera non l’ha fatto come doveva; o durante l’esercizio occorreva accertare il persistere delle condizioni di sicurezza ed è stato omesso, la manutenzione non è stata prescritta o non eseguita. Quali soluzioni per evitare ulteriori catastrofi? Lo ignoro,
figuriamoci. Ma una cosa la so. Credo si debba andare nella direzione del potenziamento di quel sistema di vigilanza e controllo. Solo con più efficaci e stringenti procedure di esame delle condizioni di agibilità delle infrastrutture e dei servizi si può arginare queste sciagure. Invece, da qualche autorevole voce pubblica, sento il folle auspicio di annullare i sistemi di controllo: eliminare il Codice dei Contratti, e dunque l’ANAC, cancellare la burocrazia. Così gli appalti saranno appannaggio delle associazioni cantate dalle rime del 416 bis del codice penale, e nel calcestruzzo invece del cemento ci sarà solo sabbia, pure sporca. Annientare gli Organi deputati al controllo sulle infrastrutture vuol dire che i gestori di queste opere, anziché fare una manutenzione periodica, magari al limite anche poco prima del disastro, non la faranno proprio più, perché nessuno gliela prescrive a pena di chiusura. Ma si, privatizziamo tutto e bruciamo leggi e burocrazia. Burocrazia, che quella corrente di pensiero continua a prospettare come indice di aggravamento, peso, impedimento
del libero realizzarsi della capacità imprenditoriale del privato. Non è così. Non è affatto così. Lo Stato, il Pubblico, la Burocrazia sono sorretti da principi di azione di valore etico elevatissimo, trasparenza, correttezza, equità, non aggravamento del procedimento, efficacia, efficienza, imparzialità, che servono anche a facilitare le legittime aspettative del singolo, ma compatibilmente con le esigenze di sicurezza della collettività. E’ un bilanciamento, tra le aspirazioni del privato, come continuare a tenere in esercizio quella cabinovia, e la necessità di salvaguardare la salute della comunità, imponendo una manutenzione. E lo Stato assicura il contemperamento tra le due esigenze opposte, individuando quella di volta in volta prevalente. Se le cose non funzionano, e non hanno funzionato, non è colpa della Legge, ma degli uomini che talvolta la applicano male o la ignorano, inadeguati, impreparati, incapaci. Tanto, tantissimo va rivisto, aggiornato, forse stravolto e di sicuro migliorato, ma nella direzione affatto opposta alla privatizzazione e al depauperamento della Pubblica Amministrazione e del sistema dei controlli. Sennò, facciamo un falò di tutte le Leggi ispirate da quei principi e rivolte al fine della salvaguardia pubblica, e vedremo come andrà a finire. Ricordo che un altro, maledettissimo baffetto, nel 1933, dispose una distruzione analoga, il Bücherverbrennungen, il rogo di tutte le Leggi e di ciò che non era conforme alla sua ideologia. Quanto bene fece al suo popolo e all’intera umanità!
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DOMENICO BORRIELLO
RITORNA L’EUROVISION CON UNA VITTORIA TRICOLORE
Corsi e ricorsi storici per la sessantacinquesima edizione dell’Eurovision Song Contest, con il gruppo dei Maneskin che “Zitti e buoni” riportano il trofeo in Italia dopo 31 anni. Era il 1990 quando il nostro paese saliva, per l’ultima volta prima di oggi, sul gradino più alto del podio con Toto Cutugno in quel di Zagabria. Era l’anno delle “Notti magiche” di Italia ‘90, dove tutti i sogni sembravano possibili. Quest’anno, effettivamente, un grande evento calcistico ritornerà in Italia: l’europeo di calcio itinerante, che vedrà il suo calcio d’inizio a Roma. Corsi e ricorsi storici, appunto. L’Italia vince a Rotterdam, dove nel 2000 l’europeo di calcio, appunto, lo perse. E lo perse proprio contro la Francia, con un golden goal di Trezeguet dopo essere stata acciuffata al novantesimo da Wiltdord, che pareggiò la rete di Delvecchio. La vittoria a Rotterdam dei Maneskin, di soli 25 punti sulla Francia, effettivamente ricorda un po’ un golden goal ai supplementari. L’edizione di quest’anno è stata particolarmente scoppiettante, dopo lo stop forzato a causa della pandemia per il 2020. L’organizzazione degli olandesi è stata di tutto rispetto, per un evento che ha effettivamente segnato lo spartiacque tra un prima e dopo il Covid. Abbiamo rivisto il pubblico all’interno di un’arena, festante e gioioso. Abbiamo rivisto l’Europa festeggiare. Abbiamo rivisto la vita. Tuttavia l’evento ha dovuto, in qualche modo, adattarsi alle vicende sanitarie. La cantante australiana non ha potuto viaggiare alla volta di Rotterdam a causa delle restrizioni imposte dal suo governo, quindi si è esibita in semifinale con un live-on-tape. Poi è stata la volta del simpaticissimo gruppo islandese, costretto in albergo a causa della positività di uno dei membri: fortunatamente avevano realizzato un’ottima prova e hanno raggiunto con quel video
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un’ottima e meritatissima quarta posizione. E il covid, purtroppo, non ha risparmiato nemmeno il vincitore dell’edizione 2019: Duncan Laurance. Sarebbe stato lui a dover consegnare il premio ai Maneskin, come nella tradizione del passaggio di consegne dell’Eurovision. Purtroppo non è stato possibile e anche lui ha dovuto presenziare alla finale con un video delle prove, in cui ha cantato la sua Arcade, vincitrice a Tel Aviv 2019, e un nuovissimo singolo. Emozionante il momento in cui alcuni artisti vincitori delle passate edizioni si sono esibiti, durante l’interval act, dai tetti di Rotterdam. Come a ricordare I momenti vissuti dai balconi durante il durissimo lockdown di marzo-aprile 2020. Infatti anche nelle cartoline mostrate prima dell’esibizione di ogni paese non è mancato un riferimento al periodo che abbiamo vissuto. La caratteristica di ogni cartolina era una piccola casetta in cui venivano mostrati gli “oggetti del cuore” degli artisti in gara. Una gara, appunto, che a prescindere dall’emozione per il ritorno alla vita, è stata vera e combatutta fino alla fine. Il Regno Unito ha chiuso clamorosamente a zero punti, San Marino non è riuscita a portarsi alla sinistra del tabellone nonostante fosse rappresentata da un pezzo da 90 come Flo Rida e per la prima volta negli anni 2000 abbiamo visto un podio senza lingua inglese. Sul gradino più basso si è piazzato lo svizzero Gjon’s tears, vincitore del voto delle giurie. Poi è stata lotta a due Italia-Francia, con I Maneskin che hanno avuto la meglio di un soffio su una meravigliosa e incantevole Barbara Pravi, degna erede di Edith Piaf. La vittoria ha un valore maggiore se contro un avversario di spessore, ora l’Eurovision può tornare finalmente in Italia dopo 31 anni.
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EUROVISION: CHI VINCE...OSPITA! DA TORINO A NAPOLI, ECCO LE PRIME CANDIDATE
La tradizione dell’Eurovision Song Contest vuole che il paese vincitore si assuma l’onore e l’onere di ospitare l’evento per l’edizione successiva. Toccherà quindi alla nostra tv di stato, la RAI, organizzare l’edizione 2022. Impazza già il toto-città, con una chiarissima favorita rispetto alle altre: Torino. Il capoluogo piemontese è stato tirato in ballo dal vicedirettore di Rai 1 Claudio Fasulo, che ha spiegato poco prima della finale che nel 2017, quando l’Italia favorita non vinse, ci furono dei contatti tra la RAI e la città per ospitare l’evento. Torino è favorita perché ha in città un’arena già pronta, il Pala Alpitour. Oltre, ovviamente, ad essere in regola con requisiti basilari come una buona capacità alberghiera e degli ottimi collegamenti. Ma il fatto che Torino sia favorita non è comunque sinonimo di una partita già chiusa, visto che ospitare l’evento genera un indotto di un certo rilievo e potrebbe essere una manna dal cielo per la città ospitante, anche per riprendersi dallo shock covid. Virginia Raggi lo sogna a Roma, Milano ha già fatto sapere di essere disponibile ad ospitare l’evento, probabilmente puntando sul Mediolanum Forum di Assago. Anche Bologna con l’Unipol Arena, che si trova a Casalecchio, ha fatto un passo avanti. Pure I piccoli centri sognano, con Pesaro che si candida con il suo bellissimo palazzetto. Su Twitter Alessandra Clemente, super assessore della giun-
ta di De Magistris e candidata sindaco in quota DeMa, fa sapere che lavorerà per la candidatura di Napoli. Per il capoluogo partenopeo sarebbe un bis, visto che ha ospitato la prima edizione italiana nel 1965 in seguito alla vittoria di Gigliola Cinquetti. Napoli ha le carte in regola per la logistica e viene dal successo organizzativo delle Universiadi, ma deve trovare una struttura coperta che possa essere sede dell’evento. Tutto farebbe pensare ad uno dei padiglioni espositivi della Mostra d’Oltremare, purché riescano a garantire I requisiti minimi di capienza e di altezza (18 metri minimo). La Mostra potrebbe essere un’idea affascinante, realizzando nelle settimane dell’evento una vera e propria cittadella eurovisiva con l’EuroClub a due passi dall’arena che ospiterebbe l’evento. Non è impossibile. L’impressione è che se Napoli riesce a studiare la formula perfetta alla Mostra, potrebbe avere una candidatura decisamente interessante e giocarsela alla grande con Torino. La città, inoltre, ha dimostrato con l’arena temporanea del mare per le gare di Tennis della Coppa Davis e delle Universiadi di avere la straordinaria capacità di adattarsi. Anche se sarebbe arrivato il momento di lavorare sul PalArgento e restituire un palazzetto dignitoso alla città, anche per gli ottimi risultati che il Napoli della palla a spicchi sta regalando ai suoi tifosi.
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Franco Pezzella
I dipinti di Giovan Vincenzo D’Onofrio, detto il Forlì, nella Collegiata di San Mauro di Casoria
Alla pari di Domenico Antonio Vaccaro, un altro pittore napoletano d’adozione, ma molisano di nascita, Giovan Vincenzo D’Onofrio, altrimenti noto come il Forlì dal nome del piccolo paese presso Isernia (oggi Forlì del Sannio) dove era nato intorno al 1570, è presente nella Collegiata di San Mauro con ben tre dipinti: una tavola centinata e incastrata in una cornice d’epoca, la più antica del gruppo, documentata al 1600, raffigurante la Madonna di Monserrato e Santi e due tele, databili alla terza decade dello stesso secolo, raffiguranti rispettivamente Il martirio di Santo Stefano e la Sacra Famiglia. Nel primo dipinto, la popolare immagine della “Vergine Moreneta”, la scultura lignea di fattura romanica così denominata a causa del colorito brunastro del volto, altrimenti conosciuta come Vergine di Monserrato dal nome della località nei pressi di Barcellona dove si conserva, è adorata dai santi Francesco d’Assisi, Giovanni Battista, Pancrazio e Antonio da Padova. Commissionata da tale Cesare Valentino per l’omonima cappella di patronato della famiglia ubicata nella primitiva chiesa di San Mauro-come documenta una polizza di pagamento dell’antico banco napoletano dell’A. G. P (Ave Gratia Plena) datata 4 febbraio 1600-la tavola pervenne alla Collegiata, unitamente ad altre suppellettili sacre, in un non meglio precisabile anno dei primi decenni del secolo allorquando si completò l’edificazione della nuova chiesa, iniziata nel 1606. Caratterizzato da «una calda luminosità dorata», il dipinto è ordito, in aderenza a uno schema assai diffuso nella pittura napoletana del tempo, secondo la tradizionale scansione gerarchica: in alto è la Madonna di Monserrato col Bambino, seduta sulle nuvole circondata da testine alate che si affacciano tra altre nubi;
il Bambino impugna una sega, chiaro riferimento al monte Serratus, cioè segato, il luogo dove il suddetto culto mariano nacque e prese il nome; sotto, a sinistra di chi guarda, si osservano le figure di san Francesco d’Assisi e san Giovanni Battista resi secondo la consueta iconografia; a destra quelle di san Pancrazio e di sant’Antonio da Padova, riconoscibili per i rispettivi attributi iconografici, il vestito da patrizio romano e la palma l’uno, il giglio l’altro; in basso il committente (probabilmente un ricco mercante di Casoria), con la moglie e un nipote in atteggiamento orante (non sappiamo se per ringraziare la Vergine di una grazia ricevuta, o per impetrare la sua protezione). Sullo sfondo si staglia la montagna del Monserrato, e ai suoi piedi, un paesaggio con il convento benedettino dell’omonima località, nella cui chiesa si conserva il simulacro della Vergine con questo titolo; e non già, come viene subito da pensare soprattutto per le forti analogie della montagna catalana con il Vesuvio, a una rappresentazione del vulcano sullo sfondo di una veduta di Casoria così com’era nel XVI secolo. La prima delle due tele, anch’essa centi-
nata e inserita in una cornice d’epoca, Il martirio di Santo Stefano, raffigura l’atto conclusivo della vita del santo: l’esecuzione della condanna alla lapidazione così come ci viene narrata dagli Atti degli Apostoli. In primo piano il santo, vestito con abiti diaconali, è inginocchiato, con le mani giunte, ed è attorniato da una ressa di giudei che impugnano, in pose artificiose e teatrali, le pietre da scagliargli addosso; sulla destra, in un angolo, seduto sul mantello deposto da Stefano, assiste alla scena il giovane Saulo di Tarso, il futuro apostolo Paolo che in seguito si sarebbe convertito lungo la via di Damasco. Alle spalle dei lapidatori si apre un paesaggio in cui si vedono, a destra, le possenti mura di Gerusalemme, a sinistra le alture circostanti e una torre circondata da una fitta vegetazione e sullo sfondo una montagna dalla sagoma vagamente simile a quella del Vesuvio. In alto domina la scena, assisa su una nube e illuminata da una fonte di luce, la Santissima Trinità. Due figure della Trinità, il Padre e lo Spirito Santo, circondate da angeli e cherubini, ritornano nell’altra tela della Sacra Famiglia, perimetrata da una cornice d’epoca, convenzionalmente raffigurata con Gesù ormai adolescente tra la Vergine Maria e san Giuseppe ancorché la rappresentazione dei momenti di carattere familiare della sua infanzia, rielaborati in seno alla Chiesa cattolica dopo il Protestantesimo con il Concilio di Trento, fosse un tema assai caro alla spiritualità del XVII secolo. Giovan Vincenzo D’Onofrio fu pittore di non eccelsa fama, e tuttavia, di notevole importanza nell’ambiente artistico della Napoli del primo Seicento in quanto abile organizzatore dei grandi cantieri decorativi dell’epoca (Capua, soffitto della chiesa dell’Annunziata, 1616-18;
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Giugliano in Campania, soffitto della chiesa dell’A. G. P., 1618; Napoli, soffitto del Duomo, 1621-24). Formatosi sugli esempi di Corenzio e Rodriguez, due dei maggiori pittori meridionali della fine del XVI secolo, fu console dell’arte dei pittori napoletani già dal 1594. Le sue prime opere note, andati persi i dipinti dell’Annunziata di Napoli, realizzati in quell’anno, sono l’Apparizione della Vergine a san Giacinto nella chiesa di San Domenico (dello stesso anno), la
Madonna degli Angeli e i santi Francesco d’Assisi e Caterina d’Alessandria nella chiesa di San Francesco a Padula (1597), l’Immacolata di Roccarainola (dello stesso anno), la nostra Madonna di Monserrato, l’Annunciazione della Croce di Lucca a Napoli, tutte datate o databili entro il 1600. Facendo proprio gli schemi decorativi e disegnativi del Cavalier d’Arpino, nel primo decennio del secolo diede luogo alla migliore produzione della sua attività con la Madonna delle Grazie della chiesa del Carmine e la Parabola del Buon Samaritano del Pio Monte di Misericordia (1607). In questa chiesa ebbe modo di conoscere da vicino la maniera naturalistica di Caravaggio e Battistello Caracciolo cui si accostò ben presto. E però, frastornato e incapace di dar corpo alle nuove formule proposte dal pittore lombardo, elaborò uno stile personale che, per quanto oltremodo addensato di scuri pseudo caravaggeschi, riscosse molto successo. Il miglior risultato di questo periodo fu la Circoncisione della chiesa della Sanità, già commissionata allo stesso Caravaggio e mai realizzata. Seguiranno poi-tutte entro il secondo decennio del secolo-la Cona di Viggiano (1616), il Crocifisso dell’Annunziata di Arienzo, le opere lucane di Lagonegro e Albano (l’Adorazione della Croce), la Madonna
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA MARIANNA RICCARDI*
del Rosario di S. Agata dei due Golfi, la Sant’Orsola di San Giovanni a Carbonara (tutte del 1619), oltre naturalmente le tele per il già citato soffitto di Giugliano. Nel decennio successivo fu impegnato quasi esclusivamente, oltre che a Casoria, nella realizzazione dei soffitti di Capua a Napoli. Dopo il 1639, anno in cui sono documentati dei pagamenti per alcuni lavori fatti nel refettorio del convento napoletano di San Pietro ad Aram non si hanno più notizie di lui.
RIAPRE IL Centro Sociale Polivalente per Anziani
Nella giornata di oggi è stato riaperto il Centro Sociale Polivalente per Anziani nella zona Casoria-Cittadella. Chiuso da Marzo 2020 è stato, dopo opportuna sanificazione e installazione di tutti di dispositivi anti Covid-19, finalmente riconsegnato alla cittadinanza. Con una cerimonia simbolica, che vuole idealmente ricordare la continuità del servizio di tale centro, l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Casoria Marianna Riccardi, a nome di tutta l’amministrazione comunale, ha consegnato le chiavi alla signora Maria Ranieri, vedova del vicepresidente del Centro Anziani, il sig. Mario Silvestro, in rappresentanza anche del purtroppo defunto presidente, il sig. Agostino Navarra. Il Centro Anziani sarà quindi nuovamente attivo e pronto a tornare ad essere luogo d’incontro e di socializzazione per gli anziani del quartiere, nel rispetto naturalmente di tutti i protocolli sanitari attualmente vigenti. Un piccolo passo verso la normalizzazione della vita del quartiere Cittadella e di tutto il territorio comunale che si spera possa proseguire nelle prossime settimane. *Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Casoria
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL’AVV. FRANCESCO POLIZIO
Il debito dei comuni grava sulla collettività Il dibattito di questi giorni conseguente alla lettera/comunicazione di rinuncia alla candidatura a sindaco della città di Napoli da parte dell’ex Ministro Manfredi, trascura un elemento fondamentale di confronto che riguarda il modo di governare la città e l’uso del denaro pubblico. Il debito dei Comuni in dissesto, che si dovrebbe accollare lo Stato, nella sostanza grava sulla collettività ed infrange il principio delle responsabilità nella gestione del denaro pubblico. Il punto di partenza non può essere la corsa delle forze politiche a trovare nel bilancio dello Stato le risorse utili a coprire i buchi nei bilanci degli enti locali per le disseminate politiche di spesa senza copertura delle entrate da parte degli amministratori con la complicità di dirigenti e dei funzionari. Non si può legare la candidatura a Sindaco con la richiesta di ottenere la copertura del disavanzo prodotto da chi ha amministrato senza cautela e senza prudenza lasciando i conti in disordine per una manifesta incapacità a riscuotere tasse, imposte e tariffe. Anzi la candidatura a Sindaco per governare una città in dissesto finanziario ed amministrativo è una sfida duplice perché impone la presa d’atto del dissesto ricevuto in eredità e la consapevolezza di dover mettere subito in essere una politica rigorosa della spesa ed un’efficace ed efficiente politica delle entrate lasciando alla commissione di liquidazione il compito di quantificare in maniera specifica e compiuta il debito esistente e le iniziative idonee per ripianare il disavanzo. La vicenda di Napoli, ma anche quella di Casoria, di Nola e di tanti altri enti locali in Campania, nel Mezzogiorno ed in Italia è emblematica per il modo di governare le città, disordinato ed inefficiente, che punta solo sulla spesa senza la preoccupazione della riscossione delle entrate e porta inevitabilmente a falsificare le poste in bilancio per poter spendere risorse che non si hanno a disposizione.
Il Comune di Napoli all’inizio dell’esperienza De Magistris aveva un debito che sfiorava i 900 milioni di euro. Il sindaco neoeletto, invece di prendere atto della situazione finanziaria del Comune, per mettere in essere la sua politica di acquisizione del consenso, spendeva e spendeva senza preoccuparsi minimente di incassare le entrate indicate nel bilancio di previsione. Il risultato dopo 10 anni di allegra gestione per ottenere consenso e continuare a governare la città di Napoli era la produzione di ulteriori debiti ed ancora più deficit con un’esposizione accertata dal Comune che si avvicina ai 3 miliardi di euro, ma che probabilmente arriva a 5 miliardi considerando le poste non esigibili ed i debiti delle partecipate. Il palliativo immaginato dal governo mettendo una pezza all’evidente dissesto di tanti Comuni tra cui Napoli non avrà gli effetti sperati perchè gli amministratori, con la partecipazione dei dirigenti scelti quasi sempre dalla politica, non avranno interesse a mettere in essere i provvedimenti di recuoero delle tasse e delle imposte che non producono consensi, ma alienano le simpatie. La sanatoria per i Comuni in dissesto richiede, per chi è a conoscenza dei conti degli enti locali, uno sforzo straodinario che si avvicina ai 50 miliardi. È evidente che non si può immaginare di chiudere la partita debitoria dei Comuni in dissesto senza prevedere sanzioni certe per chi ha gestito allegramente il Comune scaricando sulla collettività gli oneri e senza assicurare i servizi dovuti. Chi ha determinato il dissesto nel proprio Comune deve essere sanzionato sia attraverso l’incandidabilità per non consentire altri danni, sia attraverso il procedimento di danno erariale. Il Cittadino deve sapere che chi ha disastrato il proprio comune deve pagare il conto alla collettività. Prof. Avv. Francesco Polizio
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Memento Mori il libro d’esordio di Stella Azzini
“Memento Mori” è il libro d’esordio di Stella Azzini, grafica e illustratrice italiana, di Udine. che dal 2012 vive a Londra. Cresce in una famiglia di artisti: pittori, orafi, disegnatori e scultori, nel tempo libero Stella ama cercare l’ispirazione in luoghi misteriosi e macabre. oltre a pubblicare il suo primo romanzo, fonda una casa editrice: Lis Aganis Publishing House, che, come viene spiegato nel suo blog, sono creature fatate legate al mondo dell’acqua, fulcro di molte leggende, non solo friulane. Declan, il protagonista del libro, ha origini italiane e irlandesi, durante l’adolescenza, inizia ad essere oggetto della maledizione che grava sulla sua famiglia e crescerà combattuto tra paure e timori, tra dubbi e incertezze. “Memento Mori” è un viaggio emozionale alla scoperta di sé stessa ma, allo stesso tempo, è il luogo dove si incontrano due
mondi, quello materico e quello spirituale, che si dipanano trasversalmente ai molti scenari geografici cui l’autrice ha fatto ricorso: la Londra esoterica e l’Irlanda delle banshees dagli occhi verdi e dalla chioma fulva, l’ Abruzzo terra d’origine della famiglia materna di Declan con le sue leggende antiche e Trieste, luogo d’elezione della sua storia d’amore con Hope, terra di una ritrovata serenità per il protagonista, il suo nuovo inizio, la nascita di una progettualità che profuma di speranza. Mondi che si incontrano ma che, soprattutto, si scontrano trasformando l’esistenza di Declan nel campo di battaglia sul quale forze avverse si affrontano nel tentativo di trovare una pacificazione e alla cui soluzione contribuirà l’Eterno Femminino. Il libro disponibile dal 28 Maggio su Amazon anche in versione Kindle.
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DOMENICA 30 MAGGIO 2021
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VITTORIA CASO
COMPLIMENTI ED AUGURI AL MaESTRO ENZO MARINO CAVALIERE DELLA REPUBBBLICA
Pittore, scultore, muralista, scrittore, incisore, curatore, artista sperimentale a 360°, Enzo Marino onore e vanto per Casoria, di cui è nativo, ha festeggiato i suoi primi 60, anzi 63 anni di carriera, sabato 22, all’aperto, nel piazzale antistante al Palacasoria. “Emozionano le diverse sfaccettature dell’arte che il grande maestro Enzo Marino utilizza nel creare le sue opere, coniugando l’onirico e l’esistenziale in chiaroscuri reali o metaforici, frutto di sensibilità, creatività, amore indiscusso per l’arte declinata nei suoi variegati aspetti.” Così si è espressa Pina Stendardo, garbata giornalista che ha condotto la serata con sobrietà ed eleganza, invitando Enzo Marino a raccontarsi, soffermandosi su alcune fra le tante ed importanti sue esperienze artistiche. Parole e immagini, infatti, si sono intrecciate, narrando e mostrando ai presenti momenti di mostre e di performances del Maestro non solo in Europa, Romania, Austria, Francia, Germania, Russia ma anche in India, Colombia, Argentina, Messico, Marocco, Tunisia, Ecuador, Uruguay, Slovenia, China, Giordania, in cui Enzo Marino ha sensibilizzato al messaggio artistico adulti e giovani creando sinergie con la sua operosa maestria. Una pioggia di premi ha inorgoglito tutti gli amici presenti, in primis l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana concessa dal Presidente della Repubblica Mattarella. Un riconoscimento, è da sottolineare, ottenuto esclusivamente per meriti artistici. L’amico colonnello Angelo Marciano, in maniera informale, ha appuntato la Croce di Cavaliere sul petto di Enzo Marino, congratulandosi con lui per il curriculum ricchissimo e per il suo coltivare l’arte senza sosta, educando alla bellezza, arma indispensabile, oggi più che mai, contro la rassegnazione, la depressione, il male di vivere. Emozionante anche la consegna da parte del sindaco Raffaele Bene di una targa, “A Enzo Marino che ha dedicato la sua vita all’arte dando lustro alla nostra città. Auguri”; “A nome dell’amministrazione e dei cittadini di Casoria i quali non possono che ringraziarti – ha affermato il sindaco- perchè attraverso la tua opera hai portato la tua terra natia oltre i confini territoriali, in nome dell’u-
niversalità dell’arte”. Enzo Marino, emozionato, ha ringraziato il sindaco e ha colto l’occasione per ricordargli che Casoria merita celerità nella risoluzione dei problemi che l’attanagliano così come necessitano della dovuta attenzione i giovani artisti casoriani e di essere coltivati i teneri germogli, che il premio “la scintilla dell’ingegno” ogni anno fa emergere. Anche la Volley Casoria, rappresentata dagli atleti Domenico Marolda e Andrea Bellame, ha voluto consegnare una targa al maestro “per i tuoi splendenti 60 anni di attività artistica” ricordando che arte e sport procedono parallelamente nel trasmettere valori indispensabili all’umanità. Tra gli artisti presenti, sul palco Rosario Sannino ha voluto omaggiare il M° Marino interpretando magistralmente i versi ricchi di chiaroscuri di un maestro della poesia dialettale, Raffaele Viviani. Insomma, una serata emozionante, connotata non solo da dimostrazioni di affetto e di stima ma anche da filmati che hanno consentito un excursus nella lunga carriera del maestro: i suoi primi 60 anni. Numerosi e simpatici gli aneddoti da lui narrati, dalle prime espressioni artistiche che confermavano le sue potenzialità fino alle più mature e convinte sperimentazioni ed opere, risultato di un lavorio costante della propria sensibilità più che del mero intelletto, a volte antinomiche ma evocatrici del dramma della materia di cui è fatto il mondo e di cui sono fatti gli esseri umani. Interessante come sempre la performance estemporanea con il roller painting, tecnica di sua invenzione e di cui ha offerto
un saggio. Altri simpatici riconoscimenti: una targa e un simbolico cammellino, da parte della Free International Artist India, associazione da lui fondata a Bikaner con l’artista Shree G. Vyas; il cavallino donato al cavaliere dal professor Ciro O. Gravier. Le dolci note del violino di Rosario Laino hanno impreziosito i diversi momenti di questa serata emozionante non solo per il premiato ma anche per amici, artisti, giornalisti, estimatori, i familiari presenti. Un delizioso buffet è stato offerto agli ospiti assieme all’originale testo “Biografia di un artista ribelle. Enzo Marino una vita per l’arte” scritto dal giornalista Giuseppe De Silva. I figli di Enzo, Daniele, Gina, Diego, la moglie, i nipoti, anch’essi commossi hanno arricchito l’evento di energia positiva assieme a tutti i presenti, orgogliosi di condividere la gioia del cavalierato e di congratularsi con questo casoriano eccellente. L’associazione di P.C. “Le Aquile”, coordinata da Alberto Simonetti, ha vegliato affinchè il tutto si svolgesse nel rispetto delle norme anticovid, mentre l’amico Antonio Laezza ha gestito alla perfezione i suoni e le proiezioni. Anche le docenti che collaborano con Enzo nell’organizzare “La scintilla dell’ingegno”, premio da lui ideato e organizzato, gli hanno dedicato una targa, “La tua arte è un volo nell’infinito, lì dove il tuo spirito ha saputo dar vita ad emozioni multicolori”: è vero, sabato 22 anche noi siamo stati partecipi di quest’atmosfera vibrante d’arte e di emozioni. Auguri, Maestro, ad maiora!
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Salvatore Iavarone
Consigliere Comunale di Casoria
Rilanciare il CAM, ripartiamo dalle eccellenze
UN MUSEO CHE IN MOLTI CI INVIDIANO
In qualità di presidente della IV Commissione Consiliare che si occupa di Cultura, Sociale, Pubblica Istruzione, ho convocato una seduta con l’audizione di Antonio Manfredi Direttore del Museo CAM di Casoria, un eccellenza del nostro territorio, che nel mondo ci invidiano e riconoscono come un eccellenza. La seduta della commissione, con l’audizione, si è tenuta la scorsa settimana. Ritengo che dopo questo stop dovuto al covid, che ha bloccato ogni attività sociale e culturale, bisogna ripartire da quelle realtà importanti che abbiamo sul territorio. Il CAM è una grande risorsa che deve essere sostenuta con i fatti e non con le parole. Durante l’audizione è stato presentato il finanziamento che il comune ha intercettato nell’ambito dei PICS per la ristrutturazione della sede, si è poi parlato della proroga del comodato per l’utilizzo dei locali e delle attività culturali previste a breve. È emersa la necessità di individuare nuove risorse per la promozione della cultura. Siamo sulla strada giusta ma è solo l’inizio. Per chi non conoscesse la storia del CAM, riporto una breve storia (tratta dal sito ufficiale) di un Museo che a Casoria i Casoriani dovrebbero apprezzare di più, l’amministrazione da subito dovrebbe promuoverlo con comunicazione sul sito, segnaletica adeguata e coinvolgimento reale di tutte le scuole nel prossimo anno scolastico. Intanto siamo a lavoro per migliorare anche la biblioteca del Cam. Il CAM_Casoria Contemporary Art Museum nasce nel 2005 con la volontà di divenire polo culturale, laboratorio
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sperimentale, ma soprattutto punto di riferimento per un’arte contemporanea universale e dal contesto aperto. Fondato e diretto da Antonio Manfredi, parte dalla considerazione generale che una raccolta d’arte pubblica sia specchio dell’arte e della cultura del proprio tempo. Per questo motivo l’attenzione del team museale è incentrata su un obiettivo fondamentale: che il Museo sia un punto di riferimento culturale, vivace e stimolante per tutti e non un luogo statico. Il Museo pertanto si prefigge di essere luogo di incontro e di scambio, grazie ad ampi programmi e ad iniziative culturali rivolte ai visitatori. Con questa operazione si punta alla creazione di un villaggio di forme, una sorta di città ideale, nella quale le opere presenti coabitano in modo armonico, permettendo loro di esprimere al meglio le proprie diversità. Nato non come macchina espositivo culturale, né come museo contenitore di simulacri, il CAM_Casoria Contemporary Art Museum si avvicina a come vorremmo che fosse oggi ogni museo: luogo in cui si produce cultura e ricerca, si fa didattica, si stimola un’esperienza ermeneutica della contemporaneità, si visualizza la creatività, si conosce e pratica la complessità estetica attuale.
La collezione del Museo d’Arte Contemporanea di Casoria è aperta a una crescita internazionale; vi figurano artisti di ogni Paese senza pregiudizi nei confronti di alcuna nazione o etnia. L’obiettivo principale è quello di avvicinare e coinvolgere tutti coloro che sono interessati all’arte contemporanea e sensibili alla rapida rivoluzione delle forme espressive presenti in tutto il mondo. Con i periodici work-shop, dove sono invitati gli artisti, si contribuisce all’interazione tra gli artisti che espongono ed i visitatori, in modo da rendere l’arte contemporanea chiara e comprensibile a tutti coloro che desiderano ampliare i propri orizzonti. Si estende su una superficie di circa 3.500 mq con 3.000 mq. di esposizione permanente. Espone in via permanente ed ha acquisito al suo patrimonio circa 1200 opere di arte contemporanea di pittura, scultura, fotografia, video, arte multimediale ed installazioni di importanti artisti provenienti da tutto il mondo. Vanta una delle maggiori collezioni europee di arte multimediale, di arte orientale, di arte contemporanea africana e la più completa collezione di opere degli artisti napoletani contemporanei dal secondo dopoguerra ad oggi. Svolge attività di promozione, esposizione, catalogazione, conservazione di opere e volumi di arte contemporanea. Progetta mostre ed eventi itineranti in collaborazione con importanti Musei di Arte contemporanea internazionali. Promuove visite guidate ai suoi spazi per gli insegnanti, gli alunni e studenti di ogni ordine e grado.
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28 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA ANIDA
Il Comune di Casoria si dichiara pronto a far rispettare i diritti di Mobilità e Parcheggio dei Diversamente Abili di Casoria
Il 20 maggio c.a., alle ore 12:00 per quasi due ore, si è tenuto presso il Comune di Casoria in aula consiliare l’incontro richiesto dall’associazione A.N.I.D.A. Onlus qualche giorno fa, per affrontare la problematica relativa alla Verifica dei Contrassegni H. Alla riunione hanno preso parte oltre alla delegazione dell’A.N.I.D.A. il Sindaco Raffaele Bene, l’Assessore alle Politiche Sociali Marianna Riccardi, L’Assessore alla Sicurezza Urbana e Mobilità Vincenzo D’Anna, il Direttore dell’ASL NA2 Nord Pasquale Bove e il Comandante della Polizia Municipale di Casoria Giuseppe Sciaudone. Il Presidente dell’ANIDA Giuseppe Sannino partendo dal Verbale di Deliberazione del Consiglio Comunale n° 47 del 24-10-2019 “ Mozione ai sensi art. 77 del Regolamento di Consiglio Comunale – Verifica Contrassegni per disabili, ha richiesto lo stato di avanzamento della
mappatura degli stalli presenti sul Comune di Casoria, la possibilità di istituire una Commissione di Verifica a campione della persistenza dei requisiti dei possessori del contrassegno “H” con l’obiettivo di ridurre o certificare il numero di coloro che ne hanno realmente diritto (ad oggi il Comando dei vigili dichiara che ne sono stati rilasciati oltre 2.300) e soprattutto chiedere maggior controllo alla Polizia Municipale degli stalli e dei posti riservati ai disabili con un atteggiamento più rigido col fine di scoraggiare l’uso improprio da parte dei cittadini con gravi conseguenze di mobilità per i veri Disabili. Alle richieste dell’A.N.I.D.A. l’assessore D’Anna ha dichiarato che la mappatura che permetterà un controllo più puntuale dei parcheggi e degli stalli è quasi pronta, il Comandante Sciaudone condividendo le osservazioni dell’associazione, si è impegnato, nonostante le difficoltà legate alla carenza di persona-
le, ad intensificare e rendere più incisivi i controlli. Il Direttore Bove al canto suo si è impegnato ad organizzare a breve questa verifica dei Contrassegni “H”. L’assessore Riccardi ha condiviso tali decisioni e ha comunicato ai presenti che la Consulta dei Disabili partirà a breve e che sarà un ulteriore strumento per raccogliere le osservazioni su tutte le problematiche relative ai Diversamente Abili casoriani. Il sindaco Bene pur rendendosi conto che le esigenze dei Disabili casoriani mal si conciliano con i problemi di Bilancio e burocrazia del Comune che amministra, si è dichiarato disponibile a far sue tutte le osservazioni dell’A.N.I.D.A. e ha confermato che subito si attiverà con la Polizia Municipale per far partire i controlli e monitorare le risultanze. L’associazione prende atto degli impegni assunti dai presenti e vigilerà affinché quanto promesso venga realizzato nel minor tempo possibile.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA CGIL
rifacimento strade cittadine nel comune di Casoria
La recente apertura di cantieri per il rifacimento delle strade cittadine (Via Michelangelo e Via Brodolini) ed interventi aggiuntivi richiede, a nostro parere, una riflessione sia nel merito sia nel metodo delle attività attualmente in atto. È noto che i pensionamenti prima e la pandemia dopo hanno “decimato” sia il Settore in indirizzo sia quello della Polizia locale, ciò a discapito del monitoraggio di attività spesso interferenti con la vita quotidiana dei privati cittadini. Ciò ha già causato notevoli disagi in conseguenza alla posa della fibra, in particolar modo nella fase di ripristino, compromettendo lo stato della viabilità cittadina già oggetto, negli ultimi quarant’anni, di degrado e carenze strutturali. A tal proposito segnaliamo il disagio vissuto dai fabbricati prospicienti la via Pio XII, primo e secondo tratto, a causa del “microsisma” a cui sono sottoposti in tutte le ore del giorno e della notte. È il ritorno di un “incubo” che aveva già afflitto i residenti negli anni 80/90, anche “testimoniato” da un preoccupante quadro fessurativo che si evidenziò in tramezzi e tompagni. Il rifacimento della strada, avvenuto a metà anni ’90, risolse per qualche anno il problema. D’allora, il tratto di strada in questione non solo non è stato interessato da manutenzione alcuna, ma è anche stato flagellato da interventi per la posa di nuovi sottoservizi, ultimo in ordine di tempo appunto la fibra.
Chiusini basculanti, caditoie ostruite e spesso mancanti delle relative griglie, piccole voragini e numerose sconnessioni del manto stradale compromettono un corretto esercizio della viabilità in questione e sono la causa dello scuotimento dei fabbricati. Tutto ciò premesso, considerato che: Sulla dorsale Via Pio XII (altamente conurbata) insistono siti d’interesse pubblico e privato; Via Michelangelo e Via Brodolini si ammagliano perpendicolarmente alla via Pio XII; Lo spostamento dell’area Mercatale presso il palazzetto dello sport e l’apertura del Parco Michelangelo ha sensibilmente aumentato il traffico, in particolare quello pedonale; Detto incremento ha acuito l’inadeguatezza infrastrutturale del tratto di strada che va dall’incrocio di Via Pio XII con Via Macello (nel cui incrocio, ad esempio, sarebbe necessaria una rotonda) e prosegue con Via Michelangelo (tutta). Si chiede quali siano i programmi di Codesta Amministrazione per la soluzione delle problematiche esposte. Pari urgenza si segnala la pericolosità del rudere che insiste su Via Boccaccio, il cui posizionamento causa un pericoloso restringimento della carreggiata. Cordiali saluti. CGIL Area Nord di Napoli
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA PASQUALE LONGHI
CENTRO VACCINALE OSPEDALE CASORIA: LE MIE CONSIDERAZIONI
Al termine della mia esperienza come medico vaccinatore volontario, ritengo indispensabile rivolgere alcune parole di apprezzamento e di stima per quanti ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere e con i quali ho collaborato in questo periodo. Al di la della professionalità del direttore sanitario nella persona del dott. Domenico Maglione, che già conoscevo e stimavo, ho avuto il piacere di conoscere ed apprezzare persone come Nello Lanzuise, dirigente infermieristico e delle professioni sanitarie, Andrea, ingegnere informatico, e tanti altri con cui ho avuto la gioia di collaborare e che mi hanno istruito sulla ormai famosa piattaforma e sul quanto di pertinenza del medico vaccinatore, rendendomi autonomo ed esperto. Ho avuto modo, avendo alle spalle l’esperienza di ben 46 anni di laurea, di conoscere e stimare tanti colleghi che hanno
mostrato tutti garbo, correttezza, professionalità e disponibilità e mi sento onorato di avere fatto la loro conoscenza. Una parola ed un apprezzamento a parte merita il personale non medico sempre efficiente, competente e puntuale nella preparazione ed iniezione dei vaccini e non solo. Infine che dire del sorriso e della dolcezza delle suore che hanno accompagnato i momenti di attesa di tutti i vaccinati con garbo, cortesia e disponibilità. Concludendo il mio plauso a tutti anche alle due squadre di protezione civile che si sono alternate ed al personale amministrativo che hanno avuto il non facile compito del rapporto continuo con gli utenti, cosa spesso non facile. Una esperienza bellissima, purtroppo conclusasi anzi tempo, ma che ha arricchito me ed ha offerto a tanti cittadini di Casoria un servizio, rapido, preciso ed efficiente.
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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 27 maggio 2021
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