Domenica 15 maggio

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DOMENICA 15 MAGGIO 2022

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Settimanale di Informazione

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ANNO XXII - N° 20 - DOMENICA 15 MAGGIO 2022

CON I PICARDI CASORIA È IN ITALIA E IN EUROPA

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DOMENICA 15 MAGGIO 2022

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MARIA CRISTINA ORGA

IO RACCONTO STORIE magazine

PICARDI V/S BENKORICHI: LA GRANDE BOXE TORNA A CASORIA

Era ora! Quanta paziente attesa e quanta tenace determinazione per riaprire quei cancelli ai grandi eventi sportivi! Ma è di pazienza e tenacia la fibra della passione vera, così, dopo una lunga scalpitante attesa trascorsa altalenando tra sopportazione ascetica e rosicchiamento esasperato del freno, il sospirato premio arriva, facendo dimenticare attese e sacrifici imposti ad atleti e appassionati da due anni di doverose ma ineluttabili restrizioni, rinunce e rinvii imposti dalla pandemia di Covid-19 che fatichiamo ancora a scrollarci di dosso. Intanto, per fortuna, lo sport riparte e i grandi appuntamenti tornano a riempire non solo gli stadi di calcio, ma anche i palazzetti che ospitano altri eventi e accolgono folle di appassionati. E il Palacasoria non si fa cogliere impreparato, spalancando i cancelli ad un’occasione veramente spe-

ciale: il ritorno del grande pugilato. Sul ring, a contendersi il titolo italiano dei Pesi Leggeri, saliranno Gianluca Picardi, casoriano doc, figlio e fratello d’arte e Fateh Benkorichi, talento marocchino naturalizzato italiano per una sfida che si preannuncia ricca di emozioni. Tra i tanti vanti e i talenti eccellenti non sempre riconosciuti, anzi, la città di San Mauro vanta anche il primato di essere la patria di una famiglia di campioni pluri iridati della nobile arte della sfida con i guantoni, che hanno legato il proprio cognome a prestigiosi riconoscimenti internazionali da tre generazioni: la famiglia Picardi. Venerdì 27 la grande chance di aggiungere un altro trofeo al medagliere di famiglia l’avrà Gianluca, secondogenito di Antonio, campione italiano dei Pesi Gallo negli anni ’80, a sua volta figlio d’arte e fratello di Vin-

cenzo, bronzo alle olimpiadi di Pechino, campione italiano in carica e prossimo sfidante europeo, giusto per ricordare solo alcuni titoli. Non è stato facile convincere la federazione ad accettare che la finale in programma il 27 venisse disputata a Casoria, né trovare un parterre di sponsor appassionati e motivati al punto da sostenere l’ingente sforzo economico che ha consentito la migrazione a sud dell’evento, ma la soddisfazione di aver riportato un appuntamento così prestigioso al Meridione, o meglio in Campania e per esser più precisi nella sofferente e discussa area a nord di Napoli e segnatamente proprio a Casoria, ripaga di tutti gli sforzi. Ah! Ogni tanto una soddisfazione ci vuole. Aiuta a crederci di più e a fare sempre meglio perché nei nostri territori si cominci davvero a scrivere una nuova storia fatta di eccellenze,


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4 di rispetto delle regole e di impegno. Quell’eccellenza, quel rispetto di sé e dell’altro, quella preziosa disciplina dell’impegno costante che insegna la nobile arte della boxe, ben lontana dallo stereotipo di violenza che talvolta le si vuole appiccicare addosso per sminuirne il valore sportivo ed umano, quanto piuttosto sovrapponibile all’assoluto controllo delle proprie pulsioni negative, alla capacità di disinnescare l’impeto dell’avversario e trasformare la sua forza nella propria e al rispetto delle regole che si riconoscono in maniera indiscussa alle arti marziali orientali, ma non si è altrettanto portati ad attribuire anche a chi sceglie di pugilare. Certo, il fascino esotico del Sol Levante è indiscutibile, ma anche quello di una bella scazzottata sul ring non è male: la forma, magari cambia, la boxe è un po’ più “casereccia” rispetto a kung fu, karate e compagnia bella: si lotta in mutandoni e guantoni e non in kimono di seta e chignon, si suda parecchio e si sputa sangue talvolta, ma i valori e i principi del duello sono gli stessi e hanno la stessa nobiltà. Ma torniamo all’evento del 27: per farci raccontare un po’ di retroscena e qualche episodio della gloriosa storia dei Picardi, abbiamo scomodato papà Antonio, che, sceso dal ring boxeur professionista, è calato ormai da anni nei panni dell’allenatore talentuoso dei suoi figli e di altre giovani

Sarà disputato venerdì 27 maggio nella esaltante cornice di un Palacasoria che torna ad ospitare grandi eventi, l’incontro che incoronerà il campione italiano dei Pesi Leggeri di pugilato. Gong d’inizio alle 19 promesse del pugilato di casa nostra. Come e quando è nata in lei la passione per il pugilato e i suoi figli l’hanno ereditata da lei? La passione l’ho ereditata da mio padre che è stato a sua volta un pugile. Ho iniziato negli anni ’70 e ho combattuto fino agli anni ’90. Quando ho smesso la carriera pugilistica ho aperto una palestra nel 1996 in una scuola elementare di Casoria che mi ha accolto, la Nikka Costa, per mettere a disposizione dei giovani l’esperienza maturata in tanti anni sul ring. La scuola metteva a disposizione la sua palestra dove io

per tre o quattro anni ho allenato i piccoli. Ora la Nikka Costa non c’è più e quell’istituto ospita il liceo classico Ghandi. Nel frattempo, i miei figli crescevano. Giocavano a calcio, ma la loro passione era il pugilato fin da bambini, anche perché vedevano che io andavo in televisione e questo a loro piaceva. Diventati più grandi hanno lasciato il calcio e hanno cominciato ad allenarsi con me. Vincenzo ha cominciato a gareggiare già a quattordici anni. Fino poi ad arrivare alle Olimpiadi! Sì. Ha partecipato ai Giochi di Pechino, conquistando

il bronzo. Ha vinto poi due argenti agli Europei, è arrivato terzo ai mondiali, terzo ai campionati dell’Unione Europea ed è campione italiano in carica. Lo scorso 5 aprile ha combattuto e vinto il match per la quarta riconferma del titolo. È imbattuto dal 2019. Anche il secondogenito Gianluca segue le sue orme e sarà il protagonista del grande evento in calendario al Palacasoria il prossimo 27. Quello del prossimo 27 maggio è davvero un incontro importante. L’avversario di Gianluca è molto preparato tecnicamente e Gianluca non è da meno. Sarà una bella sfida. Speriamo di raccogliere un risultato positivo per noi, per Casoria, per la Campania. Quello del Palacasoria sarà il primo incontro con il pubblico in presenza dopo due anni di pandemia. Un grande ritorno per uno sport che anima grandi passioni anche da parte degli spettatori. Ma cosa insegna uno sport così “duro”? Nel pugilato non c’è violenza. Gli avversari si affrontano sempre con rispetto. È uno sport violento solo all’apparenza. A conferma di quello che dice, ci sono i casi di tanti ragazzi che il pugilato ha salvato dalla strada. Tra le tante storie, mi ha colpito molto quella di una ragazza di Torre Annunziata, Irma Testa, che a soli dodici anni,


DOMENICA 15 MAGGIO 2022 grazie al maestro Lucio Zurlo che l’ha “adottata”, è sfuggita a un destino già scritto di devianza e ha costruito una carriera strepitosa che l’ha portata ai vertici del pugilato mondiale già nel 2015, quando ha conquistato l’oro mondiale juniores a Taiwan e di là è arrivata alle Olimpiadi e oltre… altro che sport violento, il pugilato è uno sport di redenzione! Quella di Irma è una storia della e importante, che l’ha salvata da una famiglia difficile e grazie al pugilato e ai suoi allenatori, soprattutto Zurlo, ha trovato la sua strada e il suo riscatto. Qual è il segreto che rende il pugilato uno sport per così dire “di redenzione”? Il segreto è la volontà. I ragazzi “difficili” vengono in palestra credendo di poter dare sfogo alla loro violenza e invece scoprono che ci sono delle regole da rispettare e le rispettano. Il ragazzo “difficile” quando si allena tira fuori tutta la rabbia, poi quando è in strada impara invece a contare fino a dieci e a controllarla. Torniamo all’evento del 27. Come si è riusciti a portare una sfida per il titolo di campione italiano a Casoria? Abbiamo fatto dei sacrifici per portarlo da Milano a Casoria. Grazie agli sponsor abbiamo messo insieme una certa somma, sufficiente a portarlo a casa nostra. L’avversario, giustamente, non voleva che si disputasse qui, ma ci siamo accordati con il procuratore e, offrendo una cifra maggiore, siamo riusciti a scegliere la sede. Giocare in casa darà a Gianluca il vantaggio del campo, per così dire, perché il tifo di casa sarà tutto per lui! Il sostegno del pubblico è importante, ma ce la dobbiamo giocare tutta comunque, perché l’avversario è impegnativo. Come si sta preparando Gianluca, con lei? Si sta allenando con me, in palestra. Lui

5 fa solo il professionista, Vincenzo invece sta in polizia. Come si chiama e dov’è la sua palestra? Picardi boxe. Si trova a via Tasso. Picardi boxe è un marchio di famiglia e una garanzia! Ci sono ragazze nella sua palestra? Abbiamo avuto poche ragazze professioniste, ma ce ne sono quattro o cinque che fanno attività amatoriale o per imparare tecniche di difesa personale. Io però sono un po’ scettico circa le ragazze nel pugilato. Questo perché ritiene il pugilato uno sport “maschio”? Sì. Le ragazze le vedo indifese. Le dispiace che si facciano male, che si prendano a pugni… Esatto. Lei ha figlie femmine o solo maschi? Solo maschi. Forse per questo la pensa così. magari se avesse avuto delle figlie… Le ragazze nel professionismo stanno portando più risultati dei maschi, ma comunque io non lo vedo come uno sport adatto alle donne. Capito… torniamo al 27: dopo quello che ci auguriamo sarà il trionfo di Gianluca, quali sono i progetti suoi e dei suoi figli? Se porteremo a casa la vittoria, il mio sarà vivere una soddisfazione incredibile. Per Gianluca, se vincerà, si apriranno le porte degli europei, poi Vincenzo se non potrà disputare gli europei, accederà ai mondiali. Quando si disputeranno? Non c’è una data precisa. Si lancia una sfida al campione in carica e se lui e la federazione accettano… Vincenzo ha già lanciato tre volte la sfida al francese che è campione in carica, ma lui non ha accettato perché è già stato sconfitto due volte da mio figlio da dilettante e quindi non gli conviene accettare la sfida. Capito: il campione ha paura di per-

dere il titolo! Vogliamo parlare ora delle prospettive del pugilato italiano? Il pugilato è in crisi, come gli altri sport da combattimento… E perché? Forse non porta abbastanza soldi? A quanto pare… negli ultimi anni comunque non gira bene… speriamo che nei prossimi anni le cose cambino. Rischia di essere escluso dal professionismo e addirittura dalle Olimpiadi… Quindi il rischio è che sia relegato a sport solo per dilettanti? Sì. Tra l’altro vedo che c’è una disaffezione verso gli sport da combattimento, c’è attenzione solo per gli sport di squadra. Sia da parte del pubblico che da quella degli sponsor. L’unico sport singolare che continua ad attirare molto sia i tifosi che gli investitori è il tennis, a quanto pare. A parte la scherma. Lei è d’accordo che alle Olimpiadi siano ammessi solo sport di squadra che attirano grandi numeri e molti soldi? No, affatto. Io non ho niente contro gli sport di squadra, ma alle Olimpiadi secondo me, dovrebbero invece essere piuttosto preferiti gli sport a sfida, quelli di combattimento… …riprendendo l’antica tradizione delle Olimpiadi greche, nelle quali c’erano i duelli e dopo essersi confrontati in gare di biathlon, triathlon, lotta, corsa, eccetera, veniva proclamato vincitore e impalmato di alloro un unico atleta? Sì, secondo me, gli sport di “duello”, di sfida sono gli sport che rappresentano i valori olimpici, perché è l’atleta che si mette in gioco, contando solo sulle sue forze e il suo valore. Speriamo che il suo auspicio si realizzi e che gli sport “di contatto” non vengano esclusi dai grandi circuiti. Anche perché sono discipline che insegnano tanto…lei cosa ha imparato dal pugilato?

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6 Tante cose. La lealtà, il rispetto dell’altro e delle regole. Anche i suoi figli e i suoi allievi hanno imparato questi valori? Sì. Chi non ne comprende l’importanza e non li fa propri in genere abbandona. Qual è l’età giusta per iniziare a pugilare? Intorno ai 15 anni. Prima, anche se è previsto che ci siano già gare, è prematuro. Che tipo di ragazzo si affaccia al pugilato? Quello che riesce meglio è un ragazzo semplice, tranquillo, che si divide tra scuola, casa, palestra e amici. Le “teste calde” invece, non resistono a lungo. Io provo a tenerli sul ring, a farli appassionare. Ma difficilmente si appassionano a qualcosa e quindi anche per lo sport è così: mollano. Ci sono anche però quelli che hanno una buona stoffa e riescono ad abbandonare la parte negativa di se stessi e dell’ambiente da cui provengono e a fare strada nel pugilato e nello

sport in generale. Diciamo quindi che i ragazzi “di strada” sono poco propensi ad essere sportivi? Sì. Io faccio il possibile per incoraggiarli, per far avere loro fiducia in se stessi. Dico loro che sono bravi, che ce la possono fare, però è difficile. Con loro il lavoro è più difficile, perché non sono disposti ad accettare le due semplici regole che abbiamo richiamato prima: la lealtà e il rispetto. Esatto. Fanno fatica. Però io non mollo e spesso riesco a farli cambiare. In chiusura: ci racconti della sua più bruciante sconfitta e della più esaltante vittoria. La delusione che abbiamo vissuto con Gianluca in occasione del titolo italiano, quando a Firenze dopo un bellissimo match l’arbitro gli ha attribuito un unico punto di penalità che non c’era gli è costato la sconfitta. La gioia più grande è stata la vittoria sullo sfidante tunisino di Vincenzo alle semifinali delle

Olimpiadi di Pechino, grazie alla quale è salito sul podio e ha portato a casa il bronzo. Abbiamo citato entrambi i suoi figli. E di lei cosa ci vuole raccontare: una delusione o una soddisfazione? Eh… La delusione dell’ultimo incontro europeo nell’aprile del 1995. L’incontro fu disputato a Londra ed era stato equilibrato fino all’ottavo round, quando ho dovuto abbandonare l’incontro per problemi fisici. La mattina ero sotto il peso minimo della categoria e quindi ho dovuto recuperarlo. È stato uno sbaglio di alimentazione e di eccesso di allenamento che mi ha fatto poi stare male durante l’incontro… è stata una grande delusione. Ha mai abbattuto un avversario per ko? E lei ha subito ko? Sì. Una volta ho vinto per ko e un’altra ho dovuto abbandonare per ferita a un sopracciglio. Ma il mio avversario era il Principe del pugilato, campione del mondo.

MARIA CORRADO

SECONDA TAPPA DELLA MARATONA MARZIALE WTKA Domenica 8 maggio 2022 si è svolta al palazzetto dello sport di Casoria “Domenico D’Alise” la seconda tappa della Maratona Marziale WTKA. Una tappa importane per lo sport delle arti Marziali ed una grande occasione per la citta di Casoria che ha voglia di riscatto. Dopo le universiadi per una serie di controversie legali e burocratiche con l’attuale gestione la struttura era praticamente abbandonata a se stessa in preda ai vandali e viveva in un desolante stato di degrado. Grazie all’impegno del consigliere Rino Trojano che ha ricevuto la richiesta da parte della federazione per poter utilizzare la struttura in occasione della seconda tappa di Arti Marziali - riservata al sud Italia - si è riusciti, grazie ad una

clausola contrattuale a poter concedere alla federazione l’utilizzo del palazzetto. Una vera e propria corsa contro il tempo alla quale ha contribuito in maniera determinante l’assessore Giovanna Guarino Grazie al lavoro continuo ed estenuante dell’assessore Guarino, ed alla caparbietà del consigliere Trojano, la citta di Casoria ha potuto così ospitare la prima di tante importanti manifestazioni sportive ed hanno finalmente ridato vita alla più importante struttura cittadina, peraltro, il palazzetto intitolato al grande maestro di Taekwondo scomparso nel giugno del 2019 ha ospitato come prima manifestazione post-chiusura proprio le gare di Arti Marziali, la disciplina del compianto sportivo di origini casoriane, Mimmo D’Alise.

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CHIARA D’APONTE

CAOS SAVOIA: TUTTO CIÒ CHE DOVETE SAPERE

Sudore, passione ed abnegazione. Quando si pensa al cosiddetto “calcio minore” è questo ciò che ci viene in mente. Pensiamo alle serie minori come alle custodi del modo più genuino di vivere il calcio: molto poco business, tanto pallone. E invece anche nelle serie minori, specialmente se guardiamo alle squadre campane, ci sono parecchi problemi. Il caso simbolo che dimostra che se è vero che il “calcio che conta” è molto malato non è che il calcio minore stia poi tanto meglio in salute è rappresentato dal Savoia. Un vero e proprio enigma che il nostro Direttore Nando Troise, durante la trasmissione web “La Copertina”, ha cercato di risolvere. Per farlo si è servito dell’aiuto di Carmine Testa, Direttore del “Corriere del Pallone”, e di uno dei protagonisti dello “Scandalo Savoia”: Riccardo Franceschini. Vi riportiamo la cronaca di quanto successo in trasmissione. Tutto ha origine da una domanda che il Direttore Troise aveva precedentemente posto al Direttore Testa: “Lo stadio San Mauro di Casoria, uno dei più belli e in ottime condizioni, è chiuso per mancanza di richiesta sportiva.” A tale domanda Carmine Testa risponde: “L’Estate scorsa un gruppo milanese, che voleva rilevare il Savoia e chiamarlo Casoria, ha vanamente bussato alle porte dell’ufficio del sindaco per poter ottenere l’utilizzo del campo. Dopo aver aspettato per due ore fuori ad una porta chiusa, questo gruppo ha chiesto a Torre Annunziata l’utilizzo dello stadio e Torre non se lo è fatto ripetere due volte”. A questo duro intervento di Testa Franceschini replica: “Testa, che è molto arguto, ha voluto fare una provocazione. La società cui si riferisce Testa si chiama ASD FC Giugliano 1928 arbitrariamente chiamata Savoia. Questa squadra è nata qua a Casoria, per otto undicesimi è la nostra. La disponibilità del San Mauro c’è, è tutto registra-

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to. Giuridicamente questa squadra che gioca a Torre Annunziata è legalmente registrata al campo di Casoria. Ripeto: la società si chiama Giugliano 1928 e il campo di destinazione è il San Mauro. Abbiamo tutte le carte in regola per stare qui. Lo sapete, io ho vissuto per il calcio: sono stato calciatore, sono stato Direttore Sportivo di tante società (tra le tante Avellino, Messina, Latina). Io ho una grande passione per il calcio e vederlo in queste condizioni mi rammarica enormemente.” Poi Franceschini legge il regolamento figc relativo all’etica e si chiede come mai, in due secondi, con “un semplice click” e senza neanche ascoltare le sue ragioni, la società le sia stata letteralmente scippata. “Io sono il Presidente del Giugliano e non capisco e non accetto che mi sia stata tolta la presidenza. Amo la mia squadra e non me la prendo con tutti i calciatori che, come è giusto che sia, ci hanno lasciati per accasarsi in situazioni più stabili. Al di là di questa vicenda che ha avuto dei risvolti giudiziari (ma le sentenze stanno per arrivare e io in merito sono molto fiducioso) io ho comunque fatto una promessa alla città e a tutti i miei amici casoriani, una promessa che, vi assicuro, manter-

rò ad ogni costo: riportare il calcio a Casoria. Qui ho avuto un’accoglienza meravigliosa, la gente è calorosa ed affettuosa. Insomma mi sono assunto un impegno morale e lo porterò avanti. Certo, anche io, come Carmine Testa, noto una grande disorganizzazione per quanto riguarda il calcio campano: non ci sono campi, non c’è interesse a riattivare i campi dismessi, le scuole calcio sono abbandonate a se stesse.” Sul finire della trasmissione Carmine Testa ha dato una sua interpretazione su quanto può essere accaduto relativamente al portare i titoli da una città ad un’altra non confinante (come il titolo del Giugliano che è andato a Torre Annunziata): “per gli organi federali il Savoia non esiste, esiste il Giugliano 1928 che non può giocare a Casoria. Sant’Antonio Abate ha potuto “scippare” il titolo perché, rispettando i tempi giuridici, ha potuto fondere due società e, io suppongo, far passare il campo di Casoria come inagibile. Quindi il campo è stato fatto passare per inagibile e si è deciso di andare a giocare a Torre Annunziata, che è comunque in provincia di Napoli, quindi è tutto in regola”. Come andrà a finire questa brutta storia? Continuate a seguirci per saperlo!

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8 CHIARA D’APONTE

RICCARDO FRANCESCHINI A “LA COPERTINA” DI NANOTV: “VI RACCONTO COME VIVONO IN AFRICA IL COVID E LA GUERRA RUSSO\UCRAINA”

Durante l’ultima puntata di “La Copertina”, trasmissione web di Nano Tv condotta dal nostro Direttore Nando Troise si è avuto modo, grazie a Riccardo Franceschini, uomo di calcio dalle mille esperienze e grande conoscitore dei paesi del Nord Africa, di approfondire un tema di cui poco si sono interessati i media occidentali: come hanno vissuto e stanno vivendo la pandemia i paesi africani? E come stanno vivendo il conflitto Russo/Ucraino? Ecco quanto ha dichiarato Franceschini: “La guerra in Africa la vivono con lo stesso terrore con cui la viviamo noi. Certamente ci sono anche altre guerre in corso attualmente, alcune proprio nel continente africano, ed anche di quelle si dovrebbe parlare. Però nel 2022 è assurdo parlare di guerra in Europa. Come in molti hanno già detto e premesso che io con la politica non ho

alcun rapporto perché sono fermamente convinto che chi vive di calcio debba tenere la politica a debita distanza, considero Putin un pazzo criminale, un fanatico, una persona fuori dal tempo e con troppo potere in mano. La guerra si deve ripudiare sempre. Per quanto riguarda il

Covid, io credo che il caldo abbia favorito la situazione. Nel senso che i contagi sono pochi e non c’è una situazione di emergenza. Anche lì ovviamente hanno usato come arma di difesa mascherine e vaccinazioni, ma la situazione non è mai stata drammatica”.

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MARIA SAVERIA RUSSO

EVARISTO COLA, UNO DEI PIÙ GRANDI CONOSCITORI DEL NOSTRO CALCIO “IL CALCIO PER I BAMBINI DEVE ESSERE UN DIVERTIMENTO, NON UN LAVORO”

Chi è e cosa fa l’osservatore di calcio? L’osservatore calcistico, anche chiamato talent scout, è una figura importantissima nel panorama calcistico, italiano e non. Sostanzialmente si occupa di redigere relazioni di giovani calciatori al fine di valutarli al meglio nella loro complessità per consigliarli poi alle varie squadre calcistiche. Lo scouting serve a fotografare un momento particolare nella carriera di un giocatore – anche se si tratta di una fase primordiale della carriera – e non può prevedere il futuro e lo sviluppo del ragazzo. I metodi di scouting stanno cambiando, soprattutto grazie alla tecnologia. Ma la cosa più importante resta avere un progetto, un modello da seguire. Il lavoro del talent scout non si può ridurre ai report compilati da un esperto chiamato a dare una valutazione di un calciatore sulla base delle osservazioni a occhio nudo. Anzi, la figura del talent scout è una di quelle che negli ultimi anni si è evoluta e aggiornata di più in senso tecnologico. Non che gli osservatori abbiano smesso di andare a vedere le partite, ma in un mondo in cui sono tutti sempre interconnessi e le distanze geografiche si possono abbattere fino quasi a scomparire, i computer, i tablet e gli smartphone degli osservatori sono diventati una specie di hub per lo studio dei giocatori, per iniziare a inquadrarli prima di partire e seguirli dal vivo. Ma non bisogna fermarsi a quello: i metodi all’ “antica” continuano ad essere quelli che più di tutti mostrano la professionalità dei talent scout, la loro passione nel cercare giovani talenti e portarli al successo. Pensiero condiviso anche da professionisti di alto livello come Evaristo Cola, grandissimo conoscitore del nostro calcio e osservatore per prime squadre di Serie A e Serie B, nonché ex Direttore Sportivo di squadre in Serie C e in Serie D. Evaristo è stato così gentile da fare due chiacchiere con noi e raccontarsi il suo lavoro, cosa manca nel calcio “moderno” e di cose occorrerebbe cambiare per far ritornare il calcio alla gloria del passato. Salve Evaristo. Partiamo con la prima domanda: quando e come è nata la sua

passione per il calcio? La passione per il calcio è nata quando avevo 5 anni, perché mio papà era Presidente di una scuola calcio, mi ha portato sul campo per la prima volta e non l’ho più lasciato. Possiamo quindi dire che in quel momento ha capito che le sarebbe piaciuto fare del calcio la sua professione o è una consapevolezza nata più in età adulta? Lì mi ha fatto appassionare del calcio; io a 18 anni mi ruppi i legamenti perché giocavo a calcio ed iniziai già, tra virgolette, a fare il talent scout e penso di essere stato, speriamo che qualcuno non dica questo è presuntuoso, io a 1819 anni già riuscii a cedere un giocatore all’Atalanta in serie A; poi con l’Atalanta, da quel momento dopo aver ceduto questo giocatore, ci ho lavorato 5 anni. Quindi se dovessimo spiegare un po’ ai nostri lettori cosa fa un osservatore, un talent scout, lei cosa potrebbe dire per riassumere il suo lavoro? Allora il discorso è questo: prima era più difficile, oggi è molto più facile anche se è molto più limitativo, perché? Perché prima non standoci tutta questa tecnologia, c’era poco da fare: dovevi andare sul campo, lontano o vicino che fosse, col treno, con la macchina. Dovevi andarci in tutti i modi. Oggi purtroppo, per me, è cambiato in peggio perché in poche parole oggi molti fanno

male perché fanno scouting attraverso il pc, curriculum, statistiche, tabellini e questo lascia il tempo che trova, perché io sono un po’ alla vecchia maniera: io nonostante i sacrifici, poiché ci rimetto di tasca mia facendo kilometri e a volte digiunando, perché secondo me bisogna essere onesti e soprattutto per dare una valutazione totale, globale, nulla di meglio del raggio d’azione totale del campo te lo può dare, nessuno. E tanti fanno anche ricerca su Wyscout. Io dico si, Wyscout è una cosa innovativa, qualitativa ed importante, però Wyscout per me ti può dare un input per far capire che devi andarci poi di persona a vedere il calciatore, mi spiego. Se su Wyscout vedi che c’è un calciatore che ha qualcosa, un calciatore che ha le caratteristiche che a te in quel momento interessano,dove sta questo giocatore, in Colombia? Allora io devo andare in Colombia, poiché Wyscout mi ha fatto capire che questo giocatore potrebbe interessarmi ma devo vederlo in campo dal vivo, vedere lui con la palla, senza palla come si comporta, a livello di accorciare i tempi, a livello di pressare, a livello di fare una diagonale, a livello di profondità, se fa un errore nel movimento, a livello tattica, di postura: sono tutte cose che tu puoi vedere solo dal vivo. Si percepisce da Wyscout le caratteristiche psicofisiche, tecniche, tattiche che può avere, si percepisce e mi fa capire che può essere un giocatore che si può acquisire; però per dire ad una proprietà con correttezza “questo è un giocatore da prendere perché si può fare la prospettiva, perché può arrivare a quei livelli, perché può fare questo etc” devi andarci dal vivo e lì ti fai una valutazione globale. Però è normale che l’input positivo te lo da Wyscout, ma mai prendere un giocatore solo tramite Wyscout e mai prendere un giocatore attraverso statistiche, tabellini, sentito dire etc. Chi fa questo, secondo me, non è professionale ed è una mancanza di rispetto nei confronti della proprietà perché la proprietà mette i soldi. Quali sono i suoi metodi di giudizio, di valutazione quando deve consigliare o scegliere un calciatore? Io non sono d’accordo con una cosa:


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10 oggi la maggior parte delle società chiedono un giocatore con qualsiasi caratteristica ma che deve essere strutturalmente forte, deve essere almeno 1 metro ed 80, deve essere forte fisicamente. Questa è una cosa che a me non piace tanto. Il calcio, anni fa, i vari signori come Zola, i vari Baiano che erano giocatori rapidi, col baricentro basso, sono stati grandi giocatori e lo sarebbero anche oggi ma perché? Perché quando hai rapidità, esecuzione (anche Mertens per dire) se sei rapido di mente (si dice di mente perché sei veloce di pensiero), questi sono sempre i più difficili da bocciare, perché sono quelli che alla fine con la velocità, la rapidità, non li riesci a prendere più. Lo stesso Chiesa: strutturalmente non è un “animale”, ma è uno dei pochi che in Italia fa l’uno contro uno, baricentro basso, veloce, rapido. Si, per alcuni ruoli è importante avere una struttura e una forza fisica: il portiere, il difensore centrale. Ma se mi parli di una seconda punta, di un quarto basso a destro tipo Lazzari, questi non puoi dire “non li prendo perché non sono abbastanza alti o muscolosi”, sono quelli che hanno rapidità, sono veloci. Dipende delle caratteristiche di cui i ruoli necessitano. Bruno Conti, ad esempio, che ha vinto il mondiale era 1.60 m, oggi non giocherebbe? Certo, farebbe il fenomeno. Sentire parlare sono di struttura mi lascia perplesso, si perde la vera essenza del calcio. Qual è la prima cosa che lei nota, anzi cerca in un giocatore? L’eleganza, la postura, la corsa limpida, come riceve palla, come distribuisce palla. Dove la vedo l’eleganza? La vedo nella postura, nella coordinazione e nel movimento nonché corsa limpida: già lì ti accorgi che c’è qualità. E completa ovviamente la distribuzione della palla. Lei percepisce qualche cambiamento di prospettiva dei ragazzi che adesso si approcciano al calcio rispetto a quelli degli anni passati? Cioò vede una forma mentis diversa? Molto diversa, ma molto più negativa del passato perché l’attuale calcio, e vedi Covid e vedi soprattutto i giochi elettronici, hanno distrutto la voglia dei bambini di essere sul campo. Soprattutto al Sud, dove io resto dell’idea che ci siano i migliori di Italia, prima su 10 ce ne erano 9 del Sud, oggi su 10 ce ne sono 5 cioè 4 del Sud ed 1 del Nord, perché non più 10? Perché oggi purtruppo 8 su 10 sono attaccati a questi famosi giochi elettronici che li hanno completamente distratti

in negativo dalla voglia di stare all’aria aperta, di stare in strada che per me resta sempre la migliore scuola-calcio del mondo. Infatti ecco perché ancora oggi i migliori talenti sono sudamericani, africani, poiché comunque hanno più fame e stanno più tempo per strada. Quindi i bambini oggi sono un po’ meno forti rispetto al passato perché stanno troppo al pc e poi c’è la problematica che delle scuole calcio purtroppo poche sono qualificate, occorrerebbe fare delle ispezioni sui campi di scuole calcio da parte degli organi competenti. Oggi un bambino deve avere un istruttore, non di persone che pensa solo alle partite, che vuole solo vincere, che si arrabbia se si sbaglia. Quindi il talento, facendo così, lo distruggi pensando solo al risultato. Non ci vuole un allenatore, ma un istruttore, di uno psicologo perché il bambino ha una psicologia e poi colui che fa l’istruttore completa tutto istruendolo sul piano tecnico, insegnando tre cose fondamentali: postura, ricezione palla e distribuzione. Io sto dritto, stoppo e do palla. Ma cosa importante: devono lasciare i bambini GIOCARE, li devono lasciare divertire. Secondo lei, possono avere un ruolo “troppo pressante” i genitori? Basti pensare alle storie che si leggono di genitori che picchiano gli allenatori di calcio. I genitori, purtroppo, 8 volte su 10 sono la rovina dei figli perché pensano tutti di avere piccoli-grandi giocatori, di avere tutti fenomeni, ma devono capire che devono mandarli a giocare in primis per farli divertire, è importante anche a livello di ossigeno, la seconda cosa è la socializzazione, la terza cosa è un grande divertimento per loro, li dovrebbero accompagnare al campo e riprenderli quando sono usciti dalla doccia e non parlare di calcio, farli stare in pace. Inoltre, oggi come può un bambino migliorare se le scuole calcio offrono allenamenti solo due volte a settimana e stanno in un campo con più squadre, come può oggi un bambino migliorare quando fa due allenamenti alla settimana con un rosa di 30 bambini quando ci sono 3-4 categorie di scuola calcio? Già due allenamenti a settimana sono pochi, non hai le strutture, ovviamente vogliono risparmiare poiché non ci sono i soldi, e il bambino automaticamente gioca in un campo di azione strettissimo. Sono tante le cose che non vanno. Parlando di giovani: come in ogni ambito vengono poco valorizzati. Stavo leggendo una sua intervista in cui lei

dice proprio che sarebbe necessaria una riforma per arginare questa cosa; lei che cosa avrebbe in mente? Sempre in riferimento alle scuole calcio. Per prima cosa, ispezioni sui campi di scuole calcio da parte degli organi competenti per verificare chi realmente è qualificato. Poi consiglierei alle scuole calcio di non prendere allenatori ma di prendere istruttori ISEF, perché i bambini che iniziano a giocare a calcio hanno bisogno di imparare la coordinazione, la postura, la corsa limpida e da lì, facendo questo, migliori anche nella fase tattica: se la postura è sbagliata, se la parte della corsa limpida è sbagliata, non vai avanti. Ho visto bambini di 9 anni a cui hanno fatto fare lavori atletici pesanti. Cose che per quell’età non sono consone. Devono fare solo tanto tanto calcio senza corsa, senza pesi, senza la parte atletica: devono imparare solo con la palla. Ci sono scuole calcio organizzate bene, ma la maggioranza delle scuole calcio a questi bambini li ingabbiano in questa tattica, nella vincita delle partite, e automaticamente un bambino perde la passione. Oggi un difensore non sa più giocare uno contro uno, non hanno riferimenti, perché giocano a zona e quindi il bambino non lo sa fare, lo perdi, tatticamente lo distruggi. Per concludere questa nostra chiacchierata: lei da talent scout che consigli vorrebbe dare ai ragazzi che si approcciano per la prima volta al mondo del calcio e ai loro stessi genitori che li accompagnano in questo percorso? Con quale mentalità dovrebbero cominciare? Dovrebbero cominciare questo percorso innanzitutto per socializzare, poi per una questione di beneficio fisico (fare attività fisica, soprattutto all’aperto, fa molto bene, si formano gli anticorpi) e poi divertimento, perché il calcio deve essere per loro un divertimento e non l’obbligo di diventare per forza dei calciatori. Facendo questo è già più facile cercare di migliorare e di proiettarsi nel futuro che potrebbe essere roseo, ovviamente per chi ha le giuste attitudini. Calciatori non si nasce, chi è bravo può essere completato da un istruttore bravo ma non è che lo puoi creare. Le società e gli istruttori devono aiutarli a completarsi. Quello fondamentale è quello di mettere sempre passione, impegno e serietà, perché a volte chi ha l’impegno e la serietà va più avanti di chi ha talento ma è indisci-


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RITA GIAQUINTO

SALUTE & BENESSERE

L’IMPORTANZA DEL VERDE FUORI E DENTRO CASA CON ROSSELLA, L’AGRONOMO BORRIELLO E L’ARCH. TIRRITO

Pur essendo di grande attualità, si parla, nel concreto, fin troppo poco dell’importanza che le piante rivestono nella qualità della nostra vita e degli effetti estremamente positivi nella lotta all’inquinamento, sia all’aperto che negli ambienti chiusi in cui viviamo. Siamo quotidianamente invitati dalle istituzioni ad una maggiore consapevolezza verso i pericolosi cambiamenti climatici, ma non si presta la giusta attenzione a sviluppare il basilare concetto di verde. Una discussione che architetti e agronomi, di concerto, stanno cercando di portare anche all’interno delle abitazioni grazie all’applicazione di particolari tecnologie. Per discuterne, Rossella Giaquinto ha invitato nel suo salotto del giovedì pomeriggio, Salute & Benessere sulla rete web NanoTV, due voci particolarmente esperte: il Prof. Rino Borriello, agronomo territoriale, Presidente della AIVEP, Associazione Italiana Verde Pensile e con la Dott. ssa Manuela Tirrito, architetto, esperta in progettazione di verde verticale, orizzontale e pensile. Disporre di un giardino o introdurre verde nelle case e negli ambienti di

lavoro sta, giustamente, diventando una priorità, come Rossella fa spiegare, nello specifico, al Prof. Borriello: “Sappiamo tutti benissimo che le piante contribuiscono al nostro equilibrio psicofisico, basti pensare al benessere che si ottiene da una passeggiata in un bosco o da ambienti in cui c’è predominanza di piante. Nei tempi passati non c’era questa esigenza di avere tanto verde in casa, perché il verde era fuori, a due passi; con il passare degli anni si è cominciata ad avvertire questa esigenza di portare le piante all’interno delle nostre abitazioni innan-

zitutto come ornamento. Con la ricerca, si è scoperto che riescono a ridurre notevolmente il carico di inquinanti presenti nelle nostre abitazioni, quindi alla funzione estetica si è aggiunta quella pratica e vitale. Ci sono piante che ci proteggono da sostanze dannose come la formaldeide che si sprigiona dalle vernici dei mobili. Una di queste è il falangio, una pianta estremamente comune, che può essere coltivata in casa anche da chi non ha il pollice verde, perché richiede poca cura, basta non esporla ai raggi diretti del sole e dà tante soddisfazioni”.

Addirittura, uno studio di un’università americana sostiene l’efficacia delle piante anche contro malattie come il cancro. Il Prof. Borriello, che si occupa anche di verde terapeutico, ci risponde così: “In effetti noi ci auguriamo che le nuove tecnologie di verde pensile possano essere adottate in tutte le strutture ospedaliere. Le piante non sono miracolose ma possono contribuire notevolmente al raggiungimento del risultato finale che si sono prefissati psicologi e medici per la cura di un determinato paziente. I medici, insieme ad un gruppo di esperti, ar-


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12 chitetti, progettisti, agronomi, possono adottare quelle pratiche nella scelta e nel posizionamento delle piante che sortiscono grandi benefici per i malati che hanno disturbi comportamentali come Alzheimer, autismo, ma anche nella depressione e in altre patologie come la gestione di un malato di cancro”. La Dott.ssa Manuela Tirrito, architetto ed esperta di vegetazione, ci illustra, invece, i notevoli progressi delle moderne tecnologie che riescono a far integrare perfettamente quel connubio tra verde e interni di appartamenti: “Con l’ottimizzazione del verde tecnologico, possiamo realizzare sui nostri terrazzi, ma anche all’interno dei nostri appartamenti o sulle facciate, il verde pensile, con strutture controllate da remoto attraverso delle app con cui si controlla la salute delle piante. Con l’aiuto di queste tecnologie riusciamo ad avere in casa piante che ricoprono sia una funzione estetica che di enorme benessere per chi ci vive, in modo molto più semplice: tutto ������ è ���� controllato dal computer, noi non dobbiamo neanche innaffiarle. Ovviamente, va fatta preventivamente una progettazione adeguata a seconda di dove si vogliono posizionare queste pareti verticali, soprattutto in base alle caratteristiche dell’appartamento”. Particolarmente elegante l’idea di pareti di piante che incorniciano un angolo della casa, un quadro, un camino. Ma nel-

la praticità, è inutile negare i timori dei non addetti ai lavori che umidità e insetti possano rendere tanta eleganza tutt’altro che piacevole. La Tirrito ci tranquillizza: “Queste sono le paure di tutti. Ma sono timori infondati. Consideriamo un quadro vegetale in un salone: a parte il benessere che provoca il solo guardare la parete che diventa parte dell’arredo, ma sono strutture che dispongono di un loro sistema di irrigazione; quindi, tutto è curato nei minimi dettagli. Ma poi producono ossigeno, assorbono anidride carbonica, va anche a beneficiarne l’ambiente. Per una buona riuscita delle piante dobbiamo realizzare luci particolari che riproducono la luce solare, cosicché la pianta la riconosce e sarà sempre in salute. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che con una “sana” umidità si migliora l’ambiente e il suo microclima. La vegetazione è un termoregolatore, ci insegna tutto la natura, noi dobbiamo solo portare questi ambienti più naturali nelle nostre case per vivere meglio. E noi lo stiamo facendo già da tanto tempo”. Tanto benessere, certo, ma anche l’abbattimento dei costi è un interessante aspetto della questione, come ci spiega il Prof. Borriello: “Le piante concorrono ad abbassare il carico di spesa: contribuiscono al miglioramento della temperatura degli ambienti interni, ma anche ad aumentare il valore dei nostri

edifici: stanziare una parete vegetale in un appartamento è come comprare un’altra parete con tutti i benefici del caso”. Sul risparmio energetico l’Arch. Tirrito aggiunge che lo stesso CNR ne sta studiando tutti gli aspetti, per ottenere le relative certificazioni: “Il verde verticale sulle facciate è una protezione che riduce il calore in estate e il freddo in inverno. La nostra città è stata rovinata perché tendiamo ad eliminare anche quel poco di verde che è rimasto”. Ed è proprio così: poca normativa in materia su cui non si è lavorato più di tanto. Attorno alla legge 110 c’è molto movimento, ma non viene compresa, né spiegata per bene, creando tanta confusione. Senza voler entrare nei meriti di una questione prettamente urbanistica, sia Borriello che la Tirrito esternano l’inevitabile malessere delle nostre città e delle nostre periferie deprivate quasi completamente di alberi, aiuole, giardini e di tutto il verde che potrebbe garantire una migliore qualità di aria, e quindi di vita, per la nostra popolazione. Il benessere di una società passa anche da qui: il verde che intercetta sostanze inquinanti per ridurre quella “mal aria” che, nelle agende istituzionali, dovrebbe essere inserita tra le imprescindibili priorità a difesa della salute pubblica e della ecosostenibilità. Una società senza verde è una società senza futuro.


DOMENICA 15 MAGGIO 2022 CIRO TROISE

Si meravigliano tutti del lavoro di Pioli, come se avesse iniziato ieri a fare l’allenatore. La comunicazione è tutto, nel calcio mediatico diventa un aspetto totalizzante e forse la sensazione di sorpresa è dovuta al fatto che Pioli è un normalizzatore, mette sempre la squadra davanti a lui, non ha la fama dell’intellettuale che deve conquistare il mondo con le sue idee. Contano i fatti: il Bologna con Pioli ha portato a casa il record di punti, il Chievo Verona si è brillantemente salvato, alla Lazio ha ottenuto qualificazione ai play-off di Champions League ed è andato in finale di Coppa Italia, alla Fiorentina ha gestito in maniera brillante il gruppo dopo la tragedia della morte di Astori. Lo scudetto è un’altra cosa ma Pioli, con il supporto della società che ha costruito con un progetto coerente, sta

raccogliendo anche quanto di buono ha seminato durante il suo percorso. Non è un caso che il Milan è l’unico club delle squadre di vertice a non aver cambiato l’allenatore quest’estate. La svolta è nell’estate del 2020, quando Maldini, interpretando anche i desideri della squadra, ha resistito alla tentazione Rangnick. La continuità è un valore a patto che si segua in maniera seria un progetto tecnico per far crescere una rosa costruita e non assemblata come quella attuale. La lezione di Pioli può essere un esempio per il Napoli. Si riparta da Spalletti non solo perché c’è un altro anno di contratto più opzione ma con convinzione, disegnando insieme il futuro del Napoli. Il rimpianto per il sogno scudetto sfumato più presto è un boccone amaro ma il lavoro dell’allenatore è stato importante. Bisogna

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LA CONTINUITÀ PUÒ DIVENTARE UN VALORE, AVANTI CON SPALLETTI CON UNITÀ D’INTENTI guardare alla stagione nella sua complessità, il Napoli ha dovuto affrontare infortuni, i molteplici contagi da Covid-19, la Coppa d’Africa, la precarietà di tanti giocatorichiave in scadenza, problematiche di ogni natura. Spalletti ha retto il passo perché è stato capace di fare l’equilibrista in una rosa assemblata, riuscendo ad alternare dopo la straordinaria parte iniziale il calcio di palleggio e la profondità per Osimhen. Non era facile rialzarsi dopo il dicembre nero, Spalletti ha le risorse per far bene a Napoli: grande patrimonio di conoscenze tattiche e personalità. C’è tanto su cui riflettere: innanzitutto la distanza tra il rendimento interno ed esterno, la squadra è cresciuta a livello difensivo mentre la macchina da gol non è andata ai ritmi della scorsa stagione. Il modo migliore per provare ad andare avanti,

con la rivoluzione alle porte, è farlo con Spalletti, costruire un progetto, definire un’identità tattica condivisa e lavorare sul mercato. Il presupposto corretto è che ci sia effettiva unità d’intenti tra tutte le componenti, De Laurentiis segua i pensieri di Spalletti, mettendo da parte il tormentato post-partita di Empoli nell’archivio dei brutti ricordi. Il Napoli ha già perso un punto di riferimento come Insigne che domenica merita un emozionante tributo al Maradona. Sarà un’estate calda, all’insegna del cambiamento, con una squadra che trasformerà il suo volto. La continuità è un valore, va preservata soprattutto quando il mare è agitato e Spalletti, nonostante la delusione per il sogno scudetto sfumato, ha dimostrato di saper navigare in condizioni difficili riportando il Napoli in Champions League.

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AGENZIA IMMOBILIARE RE/MAX PROGRAMMA CASA

Oggi protagonista della nostra intervista è un’agenzia immobiliare. Risponderà alle domande il dottor Mauro Grieco La sua non è una mera agenzia immobiliare? Per l’esattezza è uno studio associato di agenti immobiliari basato sul metodo americano, nato nel 1973 a Denver nel Colorado. Mentre in Italia arriva nel 1996 Noi siamo affiliati a Re/Max dal 2000 Questa per voi è stata una scommessa per il futuro? Assolutamente si Ci dica qualcosa di più dottore. Come è partita l’iniziativa di avventurarsi in questo nuovo settore quando non era ancora molto promettente? Si avvertiva l’esigenza di organizzarsi in maniera diversa dalla vecchia e tradizionale agenzia immobiliare. Dove c’era il titolare, la segretaria e qualche dipendente, in un ufficio di pochi metri quadrati. Invece ora noi siamo strutturati per accogliere più professionisti, quindi c’è una condivisone di costi da un lato che permette ambienti più grandi ed accoglienti, tecnologie più sofisticate, un portafoglio incarichi molto più ampio e dunque servizi migliori per la clientela. A cosa è dovuto il successo della vostra iniziativa, dottor Grieco? È dovuto proprio a questi

vantaggi che dà questo tipo di sistema, lo stare insieme sicuramente unisce le forze. Si creano delle sinergie che creano un valore aggiunto che poi viene percepito. L’altro vantaggio del nostro sistema è il fatto che noi non abbiamo dipendenti, abbiamo partners, il sistema di remunerazione è molto più alto rispetto alla concorrenza, i nostri consulenti ottengono fino all’85% di provvigione Capperi!! Pensi che le agenzie tradizionali danno ai loro dipendenti il 10% o il 20%. Abbiamo completamente ribaltato la situazione. Capisco. Quante agenzie consociate avete adesso? Lei parla di RE/MAX in Italia? Si, RE/MAX in Italia ha circa 450 agenzie immobiliari. In quali città italiane? Grosso modo copriamo l’intera penisola. Isole comprese? Si Quindi anche qui a Palermo? Si anche a Palermo e le dirò di più, in realtà come per esempio Catania ci sono strutture con oltre 200 consulenti immobiliari. Catania, in confronto a Palermo, è un quartiere. Si, infatti i colleghi impren-

ditori di Catania sono stati molto bravi, hanno creato un vero e proprio centro immobiliare in una intera palazzina. Accidenti. Prevede un ulteriore sviluppo, un ulteriore incremento in questo settore? Assolutamente si. È un settore in continua crescita, tutto sommato la nostra professione è molto antica, quella di mediatore è una professione che probabilmente nasce millenni fa. Già all’epoca degli antichi romani si scambiavano merci grazie all’intervento di me-

diatori come noi. Molto, molto prima, dottore. A quei tempi si dava la stretta di mano, oggi si usano metodi più sofisticati. I tempi evolvono e noi ci siamo. Cosa vi ha spinto ad intraprendere questa attività in un momento in cui ben pochi avrebbero scommesso sulla sua riuscita? Lei parla dell’attività immobiliare o dell’attività di RE/ MAX? Di entrambe. Noi abbiamo sempre creduto nell’attività di agenti immobiliari. Crediamo nel


DOMENICA 15 MAGGIO 2022 mattone ed è risaputo che specialmente noi italiani vi siamo molto affezionati. Quindi tutti i servizi che sono intorno a questo settore prosperano: agenzie come la nostra, l’edilizia e gli studi legali, per citarne solo alcune. Crede che questa vostra iniziativa si possa applicare anche ad altre attività professionali, oltre la vostra? Sicuramente, vediamo ad esempio gli studi legali, come i grossi studi americani, dove troviamo tantissimi avvocati specializzati in settori specifici. Sicuramente offrono alla clientela dei servizi molto più qualificati rispetto al singolo professionista che magari deve lavorare dalla pratica di divorzio al sinistro d’auto ed altre simili situazioni. Stare appresso a tutte le normative, la giurisprudenza che è tantissima, non è facile. Anche il Covid ha fatto la sua parte per fare sviluppare il lavoro smart e la condivisione degli spazi. Quindi si andrà sempre più verso questo tipo di realtà lavorativa. Quindi siete saliti sul cavallo vincente? Secondo me si, è il cavallo della modernità che ci porterà dritti al futuro e vogliamo starci in groppa. Non siete gli unici, ve lo garantisco. Tutti vogliono salire sul cavallo vincente, anche io. Lei da quando lavora nella sua agenzia?

15 Io svolgo questa attività dal 1986. Quindi è stato uno dei fondatori, ha capito che doveva prendere la palla al balzo? Assolutamente si. Quanti siete i fondatori nella vostra agenzia? Siamo in due: Io e il mio amico Biagio De Angelis. Abbiamo fondato questa prima agenzia a Casoria, poi ne abbiamo aperta una anche a Napoli, più grande. In questi due uffici ci lavorano circa quaranta consulenti. Bel risultato. Ma cosa è cambiato rispetto a prima, intendo agenzia vecchio stampo e agenzia nuovo stampo? È cambiato sicuramente il modo di comunicare con le persone che entrano nei nostri uffici non tanto in maniera fisica, bensì virtuale-digitale, attraverso questi moderni mezzi forniti dal web, dai social e altro. Quindi perde forza il fatto di essere ben visibili fisicamente, acquista invece forza il fatto di essere ben visibili virtualmente. Quindi cambia anche il modo di mostrare gli immobili? Anche in questo caso, assolutamente si. Noi abbiamo delle modalità come i virtual tour, gli open house, che sono moderni strumenti di mostrare le case. I virtual tour, lo dice anche la parola

stessa, sono una modalità di visitare l’immobile attraverso un tool che permette di spostarsi in una sequenza di immagini, il cliente può girare virtualmente la casa. L’open house è una altra innovativa modalità, apre la casa in determinati giorni, in determinate ore con delle visite libere. Chiunque può venire a visitare, anche la concorrenza, siamo aperti alla collaborazione e questa è una altra caratteristica di RE/MAX. Quindi lei pensa che le agenzie vecchio stampo, con i vecchi metodi, siano destinate a soccombere? Oppure anche loro continueranno ad avere un loro spazio? Potranno mantenere una quota di mercato se alle vecchie modalità assoceranno anche queste importanti innovazioni, altrimenti rischieranno di rimanere fagocitati in questa nuova realtà. È stato molto gentile ed esaustivo, ma non le risparmio la mia domanda spinosa. Se potesse, tornerebbe indietro e sceglierebbe un’altra professione? Assolutamente no, anzi consiglio ai giovani volenterosi di approcciarsi a questo mio lavoro, se fatto con coscienza e costanza, rappresenta uno sbocco professionale di enormi potenzialità.


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INTERVISTA AL CONSIGLIERE ORSINO ESPOSITO

Benvenuto consigliere Orsino Esposito. Come sta? Bene. Lei come capogruppo del PD è all’opposizione? Siamo stati eletti all’opposizione. Si, ho saputo che fino ad ora, lei ha sempre ottenuto brillanti risultati in termini elettorali. La sua è una posizione di prestigio, in quanto è capogruppo del suo partito a Casoria. Molti guardano a lei, sia lo abbiano votato, sia non lo abbiano votato. Come riesce a conciliare questa situazione? Mi spiego meglio. Riesce a salvaguardare sia gli interessi di chi lo ha votato e anche gli interessi di chi non lo ha votato per il bene comune o ha delle difficoltà? Insomma riesce a salvare capra e cavoli? Allora, Casoria da molti anni vive in una contraddizione perché non riesce a utilizzare appieno le enormi possibilità messe a disposizione dai fondi pubblici per migliorare la situazione del tessuto urbano e territoriale. Inoltre non si ha la capacità di redigere e approvare un importante strumento urbanistico quale il PUC che, unitamente al bilancio di previsione e al Piano Annuale delle Opere Pubbliche, è il documento più importante per uno sviluppo efficiente e programmato del territorio. I consiglieri di maggioranza o di minoranza, al di là della loro posizione devono svolgere un ruolo preciso, quello di avvicinare i cittadini alle istituzioni. Ovviamente questo tipo di atteggiamento, porta ad essere una persona più riflessiva. Credo di avere la giusta esperienza e maturità che mi consente di essere propositivo all’interno del gruppo consiliare e non prendo mai posizione per partito preso, cerco sempre di guardare all’essenza del problema e delle cose che vengono attuate. In sostanza se ci sono proposte positive, riesco ad apprezzarle, anche se formulate da altri partiti, questo mi mette in una condizione di tranquillità e di prendere delle decisioni super partes. La mia esperienza politica e di rapporto diretto con il territorio, e nata con il Comitato civico del quartiere Stella, sono stato e continuo ad essere da molti anni

il presidente di tale comitato, ricoprendo attualmente, il triplice ruolo di presidente del comitato civico, di consigliere comunale e capogruppo del partito PD. Tutti i mercoledì alle ore 19:00, ho incontri con i cittadini su temi che vertono sulle problematiche del territorio. Ciò mi consente di avere un osservatorio privilegiato in quanto gli interessati mi espongono direttamente quali sono le loro aspettative, le loro proposte e i loro dissapori rispetto a quello che l’amministrazione ha fatto e sta facendo. Questo dal 2006, quando ancora non ero neanche consigliere comunale, sono stato eletto per la prima volta nel 2011 e rieletto consecutivamente. La mia longeva militanza nella società civile e nel partito mi ha permesso di farmi degli amici al di sopra delle parti. Questo mio ottimo rapporto lo faccio valere al di là del simbolo elettorale. Insomma ho fatto del buon senso la mia arma vincente. Faccio politica per passione e per il bene comune, non deve mai diventare un reddito, vivo del mio lavoro. Prima di essere un politico, sono un cittadino che perora una causa solo se la ritiene giusta. Si consigliere, prima di iniziare questa intervista, mi sono permessa la libertà di raccogliere qualche informazione su di lei, lavora per la Xerox. Esatto sono un suo dipendente da ben quaranta tre anni. Questo le fa veramente onore. Non ho problema ad ammettere di avere nei

suoi confronti un certo timore reverenziale, in quanto mi sto rendendo conto della sua levatura morale. Ottimo anche questo suo stare vicino alla gente, ascoltare le loro problematiche, tendergli una mano. Complimenti, onestamente penso che si dovrebbe sempre seguire questo suo nobile esempio. Si, in quanto permette di avere una visione sempre precisa e puntuale della realtà. A volte il politico, in modo particolare un consigliere comunale, che ricopre un incarico pubblico istituzionale che è il più vicino e diretto con la città, che non ha un rapporto continuo con gli elettori, si autoesclude dal contesto in cui vive e opera. Io invece, ho un rapporto continuo e vivo tra le gente e in mezzo alla gente.Questo è alla base dell’espletamento dei miei incarichi, perché più degli impegni e degli obbiettivi politici, è importante essere credibile verso i cittadini. Si riescono a fare le cose nella misura in cui si riesce ad ottenere la fiducia delle persone, questo soprattutto in politica, perché li si è proprio nell’occhio del ciclone. Tanti cercano di buttarti fango addosso, eppure tanti mi riconoscono una integrità ed una onestà senza pari. Questo per me è un vanto. Tra le mie tante proposte, con soddisfazione e orgoglio posso dire che in questi giorni è in fase di realizzazione nel quartiere Stella un progetto da me voluto e proposto, nato sin dai tempi dell’amministrazione Carfora. Di che si tratta? Grazie a una serie di finanziamenti stiamo realizzando delle infrastrutture importanti, quali una villa comunale di circa 6.000 mq su un area confiscata alla camorra. Ho il dovere di precisare che essendo stato eletto consigliere comunale della Città di Casoria, e non di una parte di essa, il mio impegno e le mie proposte guardano alla risoluzione dei problemi dell’intera città. Mi consenta una domanda fuori dalle righe: Visto che dalle ultime elezioni si trova all’opposizione. Sente di aver in qualche modo perso la fiducia dei suoi elettori? A chi reputa questa sua sconfitta elettorale?


DOMENICA 15 MAGGIO 2022 Allora, io penso che un uomo non vince da solo, vince in una squadra. Sono stato eletto tre volte. La prima volta ho preso 465 voti. La seconda volta con 485. La terza volta con 670 voti. Quindi non ritengo di aver perso, forse ha perso la squadra. Posso garantire che c’è tutto l’impegno e la volontà di operare, seppur dalla opposizione, per ritornare da protagonisti al governo della città. In termini personali, in un momento in cui il mio partito ha dimezzato i voti, ho ottenuto 160 voti in più, rispetto alla volta precedente. Sono stato il primo della lista nel partito democratico. Nell’amministrazione precedente, nel breve lasso di tempo di due anni e mezzo con l’impegno dell’Amministrazione in carica, guidata dal Sindaco Fuccio, il Comune ha ottenuto una serie di finanziamenti di rilievo che molto hanno giovato, nel senso che sono state riqualificate tutte le strutture sportive (Palasport, Piscina e Stadio Comunale), perché nella nostra città si sono svolte le Universiadi, inoltre sono stati finanziati una serie di interventi di riqualificazione stradali e marciapiedi, per un importo complessivo di circa cinque milioni di euro, i cui lavori sono attualmente in corso di esecuzione. L’esperienza politica precedente è stata una esperienza molto positiva, anche perché si è cercato di formare una squadra di giovani, indispensabili e a volte determinanti, in quanto hanno la capacità e la forza di mettere in campo energie maggiori e innovative per cercare di cambiare una città che purtroppo è restia ai cambiamenti. Lei da giornalista riesce a capirmi. Si consigliere, i numeri parlano chiaro e la matematica non è una opinione. Pensa di candidarsi alle prossime elezioni? Guardi, sto molto pensando al futuro politico, il partito democratico è chiamato ad essere la locomotiva di un treno che porti verso la meta. Se il mio partito riuscirà a mettere un po’ da parte tutti quelli che sono i personalismi e riuscirà ad avere quell’idea di città che io immagino, potrò rimanere all’interno del partito e ricandidarmi anche con un ruolo diverso da quello di semplice consigliere. Lo dico con molta franchezza, poiché non vivendo di politica e facendola per passione, posso continuare anche da semplice cittadino, come presidente di un comitato. La politica, come servizio

17 alla città, è qualcosa che mi è entrata dentro, un amore e non ci posso rinunciare. Quindi continuerò comunque ma non posso affermare in che modo. Certo. Quale sarà il suo prossimo programma elettorale? Soprattutto per quanto riguarda l’occupazione giovanile? Il mio programma elettorale è consono alla mia visione. Io penso ad una città a misura d’uomo, dove tutto si possa realizzare nell’ambito della città, dove ognuno possa godere di spazi vitali che, conseguenzialmente, valorizzino la qualità della vita dei cittadini. Purtroppo io questo non lo vedo ne programmato, ne realizzato a Casoria. In questi giorni ci troviamo di fronte a un caso emblematico e grave. Dopo anni di battaglie i cittadini di Arpino negli anni 70-80 riuscirono a far costruire l’edificio destinato a casa comunale, finanziato con fondi comunali per circa 1 miliardo e mezzo di lire, dove si prestavano tutta una serie di servizi per la cittadinanza, quali polizia urbana, anagrafe, stato civile, commercio ecc. Oggi questa amministrazione, non avendo mai effettuato interventi di manutenzione, lo fa chiudere e vuole cederlo in comodato d’uso all’ASL NA 2, con molta probabilità gratuito, per la realizzazione di altri servizi. È opportuna e utile tale operazione in questo particolare momento dove il nostro Comune si trova nella fase di dissesto finanziario? È importante capire che creare nuovi servizi per la città, non significa, obbligatoriamente, eliminarne altri. La frazione Arpino conta oltre trentamila abitanti è ubicata lontano dal capoluogo di Casoria Centro, per cui ha la necessità di avere servizi distaccati efficienti. Queste decisioni fanno capire che l’attuale Amministrazione non opera nell’ottica e nell’interesse primario dei cittadini. Il problema è che, oltre a eliminare l’edificio comunale, si continuano a tagliare altri servizi quali i mezzi di trasporto locali, compresi i pulmini per le scuole elementari e medie dei ragazzi, per non parlare poi degli asili nido, e della incapacità di ottenere i finanziamenti per la Scuola La Catena, chiusa ormai da più di tre anni. Per tale edificio questa Amministrazione ha perso un finanziamento concesso dalla Città Metropolitana di circa 8 milioni

di euro, per non aver redatto i progetti esecutivi e non aver presentato gli atti nei termini. Inoltre per tale scuola e tante altre finalità (asili nido, aree destinate a verde, ecc.) il Comune non ha partecipato ai bandi pubblicati per attingere dai finanziamenti del PNRR. Ritengo che questa amministrazione comunale, sia pure in difficoltà, in un momento talmente prolifico di investimenti come questo, non riesce ad avere una visione programmatica per cui non potrà mai migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini. Questo, secondo me è il problema fondamentale, manca la visione di insieme. Probabilmente ci voleva un sindaco con una visione ampia che doveva nominare una amministrazione in grado di risolvere le problematiche nel modo migliore. Il PNRR, come ho detto più volte, sarà una occasione unica e irripetibile, può consentire ai comuni medio-grandi come Casoria di ottenere una serie infinita di finanziamenti. Basta essere pronti, avere le idee chiare, capacità propositiva e organizzativa, nonché la voglia di investire tutte le forze presenti in consiglio comunale, le organizzazioni sociali, quelle imprenditoriali, e la cittadinanza attiva, per organizzare come meglio richiedere, ottenere e utilizzare i finanziamenti. Ma chissà se si riuscirà a capitalizzare questo momento fatto di tante opportunità. Adesso mi perdoni consigliere, c’è la domanda spinosa, la pongo a tutti e non la risparmio a nessuno. Cosa consiglia ai politici in erba che come lei hanno veramente a cuore il benessere generale? Guardi nella passata amministrazione avevamo un consiglio comunale in maggioranza under quaranta, c’erano solo tre veterani, ebbene io confido molto nei giovani e consiglio di farsi una esperienza e una idea. Ma vedo che molto spesso, purtroppo, i giovani pensano di poter cambiare le cose in poco tempo e non hanno la pazienza di aspettare. Devono capire che ci vuole lungimiranza, bisogna saper aspettare. La frenesia è da evitare assolutamente, ma è la nostra società che forse non consente un loro organico inserimento nelle attività politiche e lavorative. Non esistono esperienze giuste o sbagliate, perché tutte fanno riflettere e maturare, da ognuna di loro c’è da imparare.


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IL DUOMO DI MONREALE

La leggenda siciliana narra che Guglielmo II detto il Buono appena ventenne e devotissimo alla Madonna, si trovava a Monreale per una battuta di caccia, ad un certo punto gli venne un grande sonno e si addormentò sotto un albero di carrubo. Mentre dormiva la Santa Vergine Maria gli apparve in sogno rivelandogli che sotto l’albero in cui si era assopito per le fatiche proprio di quella caccia si trovava nascosto da suo padre in persona il re Guglielmo I detto il Malo un grande tesoro con il quale doveva costruire una chiesa dedicata a lei, il tesoro sarebbe stato effettivamente ritrovato nel punto indicato e avrebbe finanziato la sua costruzione. Nella realtà storica la sua costruzione inizio nel 1174 per volere di Guglielmo II e terminò nel giro di dieci anni ma la sua consacrazione in pompa magna avvenne il 25 aprile 1267 sotto Carlo d’Angiò, quasi cento anni dopo, a causa di aspre e sanguinose controversie politiche: Dai Normanni il Regno di Sicilia passò agli Svevi, infine agli Angioini.

Non si può descrivere la bellezza della chiesa che ne sorse, bisogna proprio andare a vederla. I mosaici, che impreziosiscono il Duomo di Monreale, costituiscono la più grande decorazione di questo genere in Italia con 0,75 ettari di tessere di pietra ed almeno 100 milioni in vetro a formare una superficie complessiva di 6240 metri quadri, seconda al mondo per estensione solamente alla

chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli. Il prezioso organo custodito all’interno del Duomo di Monreale, si compone di ben 10.000 canne, è inoltre l’unico organo in Italia ad avere una consolle con sei tastiere. Purtroppo o per fortuna non potrei mai descrivere la sua magnificenza, per chi ne avesse voglia consiglio il link di academia.edu, appositamente dedicatogli.


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MARIA FLORIANA ALAIA

DISCOTECA E DONNA OGGETTO: L’ACCOPPIATA DELLA VERGOGNA

Lido di Ostia (RM), Primo maggio. A tre ragazze di ventidue anni viene vietato l’ingresso in un locale per “mancanza di requisiti fisici”. L’episodio descritto si è verificato allo Shilling Club, un ristorante e cocktail bar sul litorale di Roma dalla meravigliosa location, ottime pietanze e norme d’accoglienza discutibili. Le ragazze in questione si erano recate al locale per godersi un aperitivo vista mare ma, una volta all’ingresso, i loro progetti sono stati ostacolati dal buttafuori che le ha congedate con la frase “Non avete i requisiti fisici per entrare”. Inizialmente le malcapitate hanno pensato che il problema potesse essere legato dall’età, così hanno specificato di essere maggiorenni, ma la risposta dello steward non è cambiata; hanno quindi iniziato a credere di possedere qualche difetto fisico che impedisse l’ingresso, come magari l’essere troppo basse di statura. Si sono poi interrogate sul loro dress code, ma considerato che indossavano tacchi, jeans e camicetta non si spiegavano il comportamento dell’addetto alla sicurezza. Dopo diversi ragionamenti hanno poi intuito che il motivo non fosse legato a ciò che indossavano, ma a come lo facevano: è sorto loro infatti il dubbio che le camicette fossero troppo abbottonate per i canoni che il buttafuori doveva far rispettare. Dopo aver trascorso il pomeriggio in un altro locale, una delle ragazze è ritornata a chiedere spiegazioni all’addetto dello Shilling Club poiché non riusciva a passare sopra l’accaduto, e gli ha chiesto se per entrare occorresse essere più scollate. Il buttafuori ha quindi annuito sorridendo, e le ragazze sentendosi umiliate hanno preteso le scuse del gestore del locale che, dopo diverse battute infelici, ha fatto ricadere la colpa sulla maleducazione del bodyguard. Un episodio da denuncia, tant’è che le ragazze si sono rivolte a una vicina pattuglia della polizia in servizio che, seppur desse loro ragione, ha spiegato che non poteva intervenire perché impegnata in altro e consigliava di formalizzare la denuncia nei giorni a seguire. È chiaro che le regole che gli addetti alla

sicurezza fanno rispettare all’interno e all’esterno di un locale siano stabilite dai proprietari degli stessi, e che quindi l’episodio accaduto non può trovare colpa nella figura del buttafuori, ma è solo espressione di una mentalità sbagliata largamente diffusa nel settore dei luoghi di intrattenimento. L’articolo 187 del Regolamento per l’esecuzione del TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) stabilisce che: “Salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”. Ciò significa che i titolari dei locali pubblici hanno sì l’obbligo di garantire l’ordine e la sicurezza facendo un’eventuale selezione per non eccedere la capienza massima e/o prevenire disordini, ma non possono assolutamente discriminare i clienti in base a criteri da loro inventati se essi pagano il prezzo corrisposto per il servizio di cui vogliono usufruire. Episodi come questo purtroppo non sono così isolati. Un caso analogo ha interessato me in prima persona qualche estate fa all’ingresso del locale Kabana di Gallipoli: l’addetto alla sicurezza chiedeva che le ragazze togliessero la maglia e restassero in costume, cosa non richiesta invece agli uomini. Il genere femminile aveva inoltre precedenza

nell’accesso alla discoteca, motivo per cui un gruppo di ragazzi maschi, anche se accompagnato da qualche rappresentante donna, doveva aspettare un po’ di tempo prima di entrare. Galanteria? Femminismo? Gli atteggiamenti adottati da parte dei locali nei confronti delle donne sono tutto tranne che un privilegio per il gentil sesso, considerato che in realtà sono mirati unicamente a trarre vantaggio in termini di lucro. Quello delle discoteche è uno dei mercati più remunerativi e ricchi dell’industria dell’intrattenimento. Il prezzo di ingresso in un locale varia però spesso a seconda del sesso della persona: le donne pagano meno degli uomini, o in alcuni casi per loro l’ingresso è addirittura gratuito. Questo “regalo” da parte dei gestori dei luoghi di intrattenimento è dovuto al fatto che nell’immaginario collettivo questi sono considerati i luoghi di “rimorchio” per eccellenza, dove si ci si può divertire conoscendo ragazze, soprattutto perché posti molto frequentati da single in cerca di nuove conoscenze. In una situazione in cui il numero degli uomini presenti all’interno di un locale è maggiore rispetto a quello delle donne, una buona parte di ragazzi non avrà modo di fare colpo durante la serata e la considererà una delusione, con la reale possibilità di scegliere di non frequen-


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20 tare più il posto in cui la serata è stata un flop. Tutto si fonda sul principio che “maggiori donne frequentano un locale, più uomini attireranno”: la donna diventa così il vero oggetto di attrazione della serata. Per questa stessa ragione a gruppi di ragazzi costituiti da una maggioranza di maschi viene spesso vietato l’ingresso, poiché viene chiesto loro di raggiungere un pari numero uomo-donna per entrare. Tutto questo è ciò che si nasconde dietro ai motivi per cui al genere femminile viene facilitato l’ingresso ai locali, ma al contempo viene anche richiesto di mettersi maggiormente in mostra e rispettare i giusti “requisiti fisici”. La mercificazione della donna vende. Non a caso le serate nei locali di intrattenimento sono per lo più animate dalle cosiddette “ragazze immagine” che esibiscono il proprio corpo per divertire il pubblico. È questo il concept intorno

al quale gira l’industria dell’intrattenimento e che si è fatto strada nella mente dello stesso genere femminile, che oggi concepisce quasi come “normale” l’essere apprezzati a seconda di quanto venga mostrato il proprio corpo. In alcuni casi questo fa sì che alcune donne possano sentirsi “sbagliate” o a disagio se non se la sentono di uniformarsi a ciò che la società chiede loro: una ragazza che prova imbarazzo nel mettere in evidenza le proprie forme o nel mostrare la propria intimità per un qualsiasi motivo (che sia per principio morale o per disagio), non deve sentirsi sminuita o considerarsi mancante rispetto a coloro che idealmente riescono a mostrarsi senza alcuna vergogna. Non dovrebbe essere concessa la pratica di determinati tipi di discriminazioni solo perché vi è un problema culturale datato, il quale fa sì che prevalga in qualsiasi campo il culto del bello e dell’apparire in ogni sua forma. Basti pensare

ancora a ciò che è accaduto ad una trentanovenne di Manchester l’anno scorso, bloccata all’entrata di un locale notturno da un buttafuori con la frase “In questa discoteca non entri, sei troppo brutta”. Spesso le donne ignorano i motivi dei privilegi a loro dedicati, e questo porta sempre più alla generalizzazione che certi ambienti vengano rappresentati da un genere femminile messo a nudo, figurativamente parlando e non. Spesso le donne, o anche più generalmente il sesso, vengono utilizzati come metodo ideale per pubblicizzare prodotti e servizi, dal mondo dello spettacolo ad un semplice cartellone pubblicitario. Sfortunatamente il fatto che molte donne siano consapevoli di sfruttare la propria bellezza fisica in particolare nel campo lavorativo fa sì che il concetto di “donna-oggetto” venga spesso esasperato, a scapito di donne inconsapevoli o non interessate a fare del proprio corpo un’arma di potere.

IDA PICCOLO

MARIA SS. DELL’ARCO, LA FAMIGLIA IANNICELLI DAL 1946

La devozione è qualcosa di sorprendente, sentirla e renderla pubblica per un obiettivo comune è una mistificazione di sentimento e annoveramento a fare sempre di più per la società.. Il gruppo fujénti della Madonna Dell’arco di San Giovanni a Teduccio è uno dei più storici e apprezzati per la loro autentica fede e praticantato ad ogni missione si svolga in tutto il mondo dedicato alla Madonna. Nel nostro quartiere ci chiamano i soldati della Madonna dell’Arco (spiega Francesco Makizzano) per il modo in cui facciamo le funzioni e coreografie che creiamo per strada nel mentre camminiamo trasmettendo fede e tradizione; l’intero quartiere di San Giovanni a Teduccio si emoziona dal più grande al più piccolo, e noi entusiasti di poter donare a loro

attimi di commozione. Quando è stata fondata l’associazione? Da chi? “Dalla famiglia Iannicelli fondata nel 1946 i quali membri: Iannicelli Antonio, Iannicelli Antonio (figlio) Iannicelli Pasquale, Iannicelli Pasqualina, ma in seguito nel 1996 abbiamo fatto un cambio di sede ed abbiamo cambiato anche il nome Maria SS Dell’Arco Iannicelli e soci al Corso San Giovanni a Teduccio, 980”. In conclusione Francesco ci spiega che l’amore hanno sempre accompagnato la famiglia alla dedizione e alla preghiera e che i loro sorrisi sono frutto di una longeva vicinanza a tante generazioni, e invita tutti a seguirli con gioia e amore con gli occhi della fede e che partecipino offrendo tutto alla nostra e sola Regina di Misericordia.


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ELENA TORRE

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI DI CINZIA CIARMATORI

Da leggere “La Medicina dei Piccoli Mammiferi – Coniglio, Furetto, Cavia Peruviana, Cincillà, Degu Del Cile, Criceto, Gerbillo Della Mongolia, Topo, Ratto, Petauro Dello Zucchero, Riccio Africano” edizioni Ebook ECM per la formazione continua dei Medici Veterinari ma non solo. L’ebook a firma dalla dottoressa Cinzia Ciarmatori offre una panoramica sui piccoli mammiferi ospitati nelle nostre case come animali domestici. “Si tratta di specie molto diverse tra loro - scrive Ciarmatori sul suo sitoper provenienza geografica, abitudini, esigenze nutrizionali e gestionali. Conoscerle è indispensabile per mettere in atto le migliori strategie di cura e fornire a questi animali e alle loro famiglie tutti gli strumenti, anche in termini diagnostici e terapeutici. I medici veterinari che non si occupano in via preferenziale di animali non convenzionali possono aver bisogno di una guida completa e veloce da consultare, che contenga informazioni da applicare fin da subito per non trovarsi impreparati”. -Sottolinea-. “Coniglio, cavia, cincillà, criceto, degu, furetto, gerbillo e topo e ratto, ma anche petauro dello zucchero e riccio africano sono trattati da ogni punto di vista: dalle principali caratteristiche anatomiche e fisiologiche all’alimentazione, dalle metodiche di visita alla diagnosi e terapia delle

patologie più comuni. Si tratta di specie molto diffuse in ambito domestico, in particolare il coniglio è ormai considerato il terzo animale da compagnia dopo cane e gatto”. Un volume dal taglio pratico, consultabile in qualsiasi momento e su ogni dispositivo, per prepararsi prima di una visita o rispondere alle domande più frequenti di chi vive con questi animali e si rivolge al proprio medico veterinario di fiducia per non commettere errori. Un libro pensato e dedicato a tutti i professionisti della salute animale, per assisterli al meglio nella loro pratica

quotidiana anche con i pazienti meno convenzionali!” Un Ebook con 20 crediti ECM per la formazione continua dei Medici veterinari, ma anche Biologi e altri professionisti della salute animale, ma anche per tutti coloro che abbiano voglia di approfondire il tema della cura e della convivenza con questi splendidi animali. Ecco dove trovarlo: https://www.ebookecm.it/corsi-ecm-fad/la-medicinadei-piccoli-mammiferi-413.html Cinzia Ciarmatori Medico Veterinario dal 2002 si occupa di cura degli animali, abbracciando più ambiti: dalla clinica alla divulgazione scientifica, dalle medicine complementari alla PNEI, dalla scrittura all’insegnamento. Ha compreso nel tempo l’importanza di un approccio sistemico, trasmette l’importanza della prevenzione come strumento per mantenere gli animali in salute. Approfondisce i temi della nutrizione e nutraceutica e approcci di medicina olistica, in particolare omeopatia veterinaria, fitoterapia e floriterapia di Bach. La sua scrittura è al servizio della divulgazione scientifica con articoli, libri, e dare voce a tutti gli animali e difenderne i diritti. Suoi anche La medicina del coniglio (EbooK ECM) e Un coniglio per amico (Macro Edizioni) È docente in webinar, master, corsi e congressi nazionali e internazionali.

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22 RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA

ALIENAZIONE DEL BENE COMUNE E SERVITÙ COATTIVA

Egregio avvocato, mi chiamo Ludovico e scrivo da Afragola. Siamo 21 eredi di un area di 5000 mq fabbricabile e non lottizzata a quote indivise (originariamente i proprietari erano 5 fratelli che sono mancati). Ora ci sarebbe la possibilità di vendere, ma uno solo non vuole vendere. Considerato che il Comune sta cambiando il piano regolatore e questa area sarà destinata a diventare agricola se non verrà lottizzata velocemente, cosa possiamo fare? La prego di rispondermi in maniera celere, perché non abbiamo molto tempo. Grazie. Gentile Ludovico, ai sensi dell’articolo 1108, III comma, del codice civile, è necessario il consenso di tutti i partecipanti alla comunione per gli atti di alienazione del bene comune. Secondo la suddetta norma quindi, il dissenso di un solo comunista può impedire la vendita dell’area fabbricabile ereditata. La soluzione ai vostri problemi, tuttavia, è contenuta nell’articolo 1111, I comma, del codice civile; secondo quest’ultima norma, ciascuno dei partecipanti alla comunione può sempre domandare lo scioglimento della stessa. In caso di istanza di scioglimento, presentata all’autorità giudiziaria competente, dal singolo comunista, il dissenso di un erede/comunista non può impedire lo scioglimento della comunione ereditaria. Se il tuo coerede si ostinerà ad impedire la vendita dell’area fabbricabile, avrete facoltà di rivolgervi singolarmente al Tribunale, al fine di chiedere lo scioglimento della comunione. Il giudice, di conseguenza, nominerà un perito (consulente tecnico d’ufficio) che determinerà il valore di mercato delle singole quote. Successivamente l’autorità giudiziaria dichiarerà con sentenza,

lo scioglimento della comunione, prevedendo che al comunista dissenziente sia liquidata in denaro, la quota di proprietà di sua pertinenza, da parte degli altri coeredi. Sciolta la comunione, si potrà procedere alla vendita dell’area fabbricabile, impedendo che la stessa diventi area agricola, per un mero capriccio di un coerede. ….poi, scrive Luigi da Cardito: ho un terreno agricolo (che coltivo) che confina con quello di mio cugino. Per poter irrigare il mio terreno 5 anni fa (con finanziamento europeo OCM e col consenso verbale di mio cugino) ho sotterrato nel podere di mio cugino, attraverso una ditta specializzata, una serie di tubi che dal canale consorziale portano l’acqua al mio podere. In più sempre nel suo podere ho messo un motore removibile per il pescaggio dell’acqua e che ovviamente in inverno tolgo. Ora, mio cugino può impedirmi in futuro di passare dalla sua proprietà per continuare la mia attività di irrigazione o addirittura tagliarmi il tubo e interrompere il defluire dell’acqua visto che non esiste nessuna servitù di passaggio scritta?

Caro Luigi, puoi imporre una servitù coattiva, per la precisione, una servitù di acquedotto coattivo, ai sensi dell’articolo 1033 del codice civile che recita: “Il proprietario è tenuto a dare passaggio per i suoi fondi alle acque di ogni specie che si vogliono condurre da parte di chi ha, anche solo temporaneamente, il diritto di utilizzarle per i bisogni della vita o per usi agrari o industriali. Sono esenti da questa servitù le case, i cortili, i giardini e le aie ad esse attinenti”. La servitù coattiva, può essere imposta, a maggior ragione, in considerazione del finanziamento europeo OCM, che è stato in precedenza concesso, e del relativo consenso verbale di tuo cugino. Per imporre la servitù coattiva è necessario presentare ricorso al tribunale civile, con l’assistenza del tuo avvocato di fiducia. Tuo cugino pertanto, non ha diritto di vietare la tua attività di irrigazione. Avv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA PROF. AVV. FRANCESCO POLIZIO

IL CONFLITTO TRA IL COMUNE DI CASORIA E LA CHIESA SAN MAURO

Il punto di partenza della diatriba insorta tra il comune di Casoria e la chiesa San Mauro si rinviene in una nota del facente funzioni di dirigente del settore patrimonio. La chiesa San Mauro riceve una rendita annuale di € 39.677,26 per aver messo a disposizione del comune di Casoria aree di cui era in possesso e gestiva legalmente per la realizzazione di importanti opere pubbliche (villa comunale, tribunale, caserma dei carabinieri, palazzetto dello sport). La rendita attualmente viene erogata in base a convenzioni sottoscritte dai rappresentanti legali del comune e della basilica pontificia San Mauro. Il dirigente del settore ambiente e patrimonio, partendo da una premessa sbagliata (il rapporto intercorrente tra comune e chiesa viene ritenuto usufrutto) arriva ad una conclusione errata (revoca della rendita assegnata alla chiesa San Mauro per il mantenimento del clero e per l’esercizio del culto). La ricostruzione storico-documentale dei rapporti intercorsi tra il comune di Casoria e la Basilica Pontificia San Mauro porta alla ovvia ed acclarata conclusione della validità delle convenzioni sottoscritte e dell’esistente obbligo del comune di Casoria di continuare a provvedere al pagamento della rendita annuale così come definita negli atti sottoscritti a suo tempo. Del resto la lettura attenta e scevra da pregiudizi delle convenzioni succedutesi nel tempo ed i richiami storici contenuti nelle premesse convenzionali nonchè le delibere commissariali 104 del 2/3/1932 e n. 461 del 14/11/1932 e la convenzione rep n. 4321 progressivo 2915 del 15/12/1925 stipulata tra il commissario prefettizio ed il preposto curato della collegiale S. Mauro convergono senza ombra di dubbio nel riconoscere

alla chiesa San Mauro la rendita fissata e concordata. Sulla vicenda si ricorda il decreto regio dell’1/5/1930 n. 695 e la richiesta dell’allora reverendo preposito di San Mauro del Novembre 1931 della retrocessione dei beni che erano già appartenuti alla chiesa e che venivano, comunque, affidati alla stessa. Altro elemento non trascurabile riguarda l’uso dei predetti beni che erano di proprietà della chiesa e che erano lasciti per assicurare al clero rendite di mantenimento. Tale principio è stato sempre ribadito nei rapporti intercorrenti tra comune di Casoria e la chiesa San Mauro. Non si può cancellare tale principio, storicamente accertato e giuridicamente certificato ed attuale, a seguito di un’interpretazione fuori dal diritto, di un’espressione usata per comodità di riferimento come quella individuata in una convenzione sottoscritta che riconduce ad una forma di usufrutto la rendita dei beni utilizzati dal comune. Altro riferimento storico a convalida dell’assunto che si è inteso esplicitare a corredo della validità e dell’operatività ed efficacia delle convenzioni sottoscritte, è il richiamo alla legge eversiva del 15/8/1867 che prevedendo l’incameramento dei beni della chiesa su tutto il territorio nazionale comunque riconosceva alla chiesa il diritto di percepire la rendita prodotta dai beni per lo svolgimento delle attività di culto. Il comune di Casoria, inoltre, già all’epoca dei provvedimenti, non avendo la possibilità di utilizzare i beni su cui rivendicava l’incameramento, lasciava alla stessa chiesa parrocchiale San Mauro la gestione e l’uso dei beni e le relative rendite. Alla luce dei riferimenti storici richiamati ed alle delucidazione offerte, nella corretta interpretazioni dei documenti

esaminati, le convenzioni sottoscritte, a suo tempo dal Sindaco e dal legale rappresentante della chiesa parrocchiale San Mauro, per un periodo temporale di 9 anni prorogabile tacitamente, sono anche valide e spiegano la loro efficacia. Tra l’altro, solo e sempre per comodità discorsiva, nel rispetto ed a conferma di quanto formulato sopra, si ricorda un passaggio delle convenzioni dove si richiama un diritto di superficie riconosciuto al comune di Casoria a titolo oneroso da parte della chiesa San Mauro che riceve in contropartita un compenso annuo. In tutte le convenzioni che si sono succedute nel tempo si è sempre convenuto sulla cessione di un diritto di superficie riconosciuto dalla chiesa al comune con la corresponsione di un canone annuo che non è altro che la rendita assicurata per il mantenimento del clero e per lo svolgimento dell’attività religiosa. E, sempre per ricordare, sui beni concessi dalla chiesa, il comune percepisce una redditualità enorme rispetto alla modica entità riconosciuta alla parrocchia San Mauro. Alla luce della ricostruzione storica emergente dai documenti richiamati, la chiesa, che ha dimostrato attraverso la firma delle convenzioni una grande disponibilità per favorire la realizzazione di importantissime opere pubbliche, va ancora ringraziata. Il rispetto delle convenzioni ed il diritto ad ottenere, alle scadenze, le rendite riconosciute restano l’unica soluzione praticabile. Un eventuale contenzioso può intervenire a seguito della nota richiamata nell’introduzione che, oltre ad essere fuorviante ed innoportuna, potrebbe rivelarsi anche improvvida per le rivendicazioni che potrebbe avanzare la chiesa S. Mauro per ottenere quanto dovuto in misura certamente più imponente rispetto alla consistenza attuale.


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FERNANDA MANGANELLI Egregio Direttore, caro Nando L’ospitalità che il tuo seguitissimo giornale mi concede, e di cui ti sono grata, mi dà l’opportunità di scrivere di un argomento che, sin da quando ho iniziato il mio percorso professionale prima da insegnante e poi da Dirigente Scolastico, determina e nobilita ogni nostra azione quotidiana: la felicità e la gioia dei nostri alunni. Quella stessa gioia, quella felicità, quella indescrivibile commozione che ho viste dipinte sui volti dei ragazzi della scuola che ho l’onore di dirigere, i musicisti della nostra Orchestra, al ritorno dalla vittoriosa esperienza a Sanremo. Il GEF di Sanremo è una manifestazione internazionale che mette in competizione scuole di tutto il mondo nei campi dell’arte, della recitazione, della musica, e i nostri alunni, per la seconda volta consecutiva, sono stati incoronati quale migliore orchestra: da musicista dico che è una impresa straordinaria, perché ripetersi è spesso più difficile che vincere la prima volta. Ne scrivo con orgoglio, lo stesso orgoglio che ho provato ascoltando l’Orchestra che per molti anni ho visto primeggiare tante volte, quella della “Carducci-King” di Casoria, dove sono stata Dirigente per lungo tempo e a cui mi lega un affetto indissolubile. Ne scrivo, come detto, con orgoglio ma anche con la consapevolezza che dalle vittorie, così come dal-

le sconfitte, è possibile, forse necessario, estrapolare degli insegnamenti importanti, in ossequio ad un principio fondamentale: la Scuola ha il dovere di educare, prima che di formare. Ho seguito il percorso di preparazione dei miei ragazzi quasi quotidianamente: insieme ai loro encomiabili ed instancabili docenti hanno deciso ed analizzato i brani da proporre, li hanno fatti propri con amore e devozione, li hanno ripetuti decine e decine di volte sempre con la stessa passione, hanno rinunciato ad una passeggiata o a qualche ora di meritato riposo pur di provare, provare ancora per assorbire ogni singola nota liberata dai loro amati strumenti. Ecco la prima importante, fondamentale lezione di vita: nessun risultato, nessuna conquista può accadere senza una grande impegno, senza abnegazione, senza dedizione, e nessuna vittoria si raggiunge senza l’amore per ciò che facciamo. Il piacevole sacrificio di grandi mo-

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tivazioni rappresenta il vero propellente per incamminarci verso ogni tipo di successo ed anzi rappresenta l’essenza stessa di ogni impegno e di ogni nostra piccola o grande vittoria. Ma se anche i nostri ragazzi non fossero usciti vincitori da quella competizione, abbiamo la certezza che non avrebbero per questo “perso”, perché essi devono sapere che anche le sconfitte sono parte di ogni successo. Tu che ami così tanto il Calcio, caro Direttore, puoi testimoniare di quanti rigori sbagliati stanno dietro e prima di un rigore realizzato in una finale internazionale, di quante corse contro il vento stanno dietro e prima di un contropiede che finisce in rete! Poi, è giusto sottolineare quanto divulgare buoni propositi e notizie di successi sia importante per dare fiducia ai nostri giovani, che spesso hanno una immagine distorta di ciò che li circonda, del loro ruolo, della considerazione che la società disegna per loro: spesso infatti, nel

costruire un’immagine della Scuola, degli Studenti, dei Docenti prestiamo più attenzione alle “cattive notizie”, a quanto di peggio accade intorno a noi, un mondo che invece, ricordiamocelo, è fatto nella sua stragrande maggioranza di donne ed uomini sani, motivati e preparati. Un’ultima considerazione vorrei farla a proposito della Musica, del suo ruolo fuori e dentro la Scuola, una riflessione che ho costruito in particolare dopo i tanti anni della mia bellissima esperienza lì a Casoria e che ho rafforzato poi dirigendo una scuola della mia città, Frattamaggiore. La Musica è magia, e come ebbe a dire il compianto Maestro Ezio Bosso, “è proprio perché la musica è magia che i Direttori d’Orchestra hanno la bacchetta, come i maghi!” Sì la Musica è magia perché riesce a sollevare i nostri animi, dona dignità e senso alle nostre parole, emozioni a ciò che facciamo ma soprattutto dona speranza, quella speranza che la Scuola ha il dovere di dare ad ogni suo figlio, a quelli fortunati e a quelli meno, a coloro la amano da subito e a coloro che si lasciano guidare da Lei per ritrovare la strada che avevano perduto: sì, perché la Musica, nella nostra terra, ha anche questo compito, il compito di dare una alternativa dignitosa ai nostri figli, di trasmettergli il senso del bello, del giusto, in una parola, appunto, della speranza.

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DOMENICA 15 MAGGIO 2022

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DEGRADO, VIOLENZA E ABBANDONO: QUALI RISPOSTE DALLE POLITICHE SOCIALI

Dal 2016 al 2018, nell’era Fuccio, è stata la prima vice-sindaco donna di Casoria. Nel vestire questo ruolo istituzionale, la dott. Marianna Riccardi aveva uno sguardo generale sull’azione amministrativa, mentre il suo contributo per la città è diventato più specifico dal dicembre 2020, quando è entrata a far parte della giunta comunale del sindaco Raffaele Bene con delega alle politiche sociali. Da quando è assessore, la Riccardi s’è tuffata in un mondo di disagio, di persone in difficoltà, di famiglie disastrate, di anziani e disabili abbandonati. Pensava di dover dare input e indirizzi all’azione di governo cittadino, ma s’è ritrovata a far fronte a mille emergenze quotidiane che impediscono una programmazione più lungimirante. “Sapevo che non sarebbe stato facile, ma non mi aspettavo di trovare tanto abbandono sociale e povertà; ho capito quanto sono fortunata e affronto con umanità e impegno tutte queste sfide. E’ un settore delicato, ci vuole un cuore di ferro a scindere il ruolo istituzionale dai sentimenti e, infatti, non sempre ci riesco e lavoro anche fuori orario per ascoltare le esigenze e i bisogni delle persone”. Si augura di poter migliorare il grado di apertura e permeabilità del Comune verso chi ne ha più bisogno, tra l’altro promuovendo presto uno sportello di ‘segretariato sociale’ che riesca ad avere una proficua funzione di ponte tra l’azione amministrativa e le richieste d’aiuto. Il suo sogno è che servizi e risposte ai cittadini siano garantiti da un buon funzionamento della macchina amministrativa e non concessi dopo incontri singoli con le famiglie che disperate devono prodigarsi per chiedere “favori”, quando invece si parla di loro “diritti”. Sono numerose, infatti, le richieste di assistenza domiciliare e le situazioni di precarietà cui far fronte. Una delle situazioni di precarietà sociale che sembrava stesse volgendo a una risoluzione è la questione del campo Rom del Cantariello. Si parlava di fondi europei per il reinseri-

A colloquio con l’assessore Marianna Riccardi: “A Casoria presto un centro antiviolenza, spazi per le associazioni e uno sportello di segretariato sociale. Aspettiamo che il prefetto sblocchi il progetto per i Rom del Cantariello”

mento sociale, nuove abitazioni e altri interventi per restituire diritti e dignità a questi concittadini. A che punto siamo? “Un milione e 770 mila euro sono destinati al progetto “I nostri Rom… inclusione reale”, ma non ricevo notizie dal vice- prefetto da sei mesi: approfitto per fare appello al nuovo prefetto per portare a termine questo lavoro e garantire presto ai Rom di nuova generazione una casa, un orientamento, cure, documenti, istruzione… insomma, un’opportunità reale di riscatto”. Fu sgomberato un locale di proprietà comunale in piazza Dante che accoglieva i senzatetto. Conoscerà la triste storia di Sebastian, che dormiva lì e purtroppo ora ci ha lasciati. Quale destinazione avrà questo spazio in stazione attualmente in disuso? I tempi sono stati lunghi, ma finalmente sono state consegnate le chiavi di que-

sto spazio alla Croce Rossa Italiana che speriamo possa farne un punto di riferimento per chi ne ha più bisogno. Presso la procura di Napoli, come Comune capofila dell’ambito 18, avete approvato il Protocollo operativo per la prevenzione e il contrasto delle violenze nei confronti delle donne e dei minori… Quali sono gli interventi concreti su questo tema? “Sono felice di poter annunciare che presto sarà realizzato un centro antiviolenza, per il quale è già stata espletata la gara per affidare il servizio, siamo solo in attesa della nomina del nuovo coordinatore d’ambito per poi concretizzare questo e altri progetti come l’asilo nido e la casa rifugio per le famiglie”. Quali sono le altre azioni del suo assessorato in questo periodo? “Abbiamo da poco condiviso e firmato la programmazione sociale regionale che stabilisce dei fondi in base al numero di abitanti, fondi che speriamo di poter spendere al meglio. Con la consulta per le persone con disabilità stiamo portando avanti un lavoro importante ed entro fine maggio organizzeremo un convegno di confronto sulla disabilità e le esigenze delle famiglie del territorio. Come sapete abbiamo accolto delle famiglie ucraine in alcuni appartamenti confiscati alla camorra: una delle prossime azioni sarà rinnovare l’appello alla solidarietà con un nuovo format. Ci saranno presto delle comunicazioni anche riguardo il progetto con l’ASL per un ospedale di comunità in via Benedetto Croce”. Tra le difficoltà principali c’è una comunicazione carente che non riesce ad arrivare ai cittadini che potrebbero fruire di servizi o bandi utili di cui non sono neppure a conoscenza. In che modo superare questo limite? “Proveremo a migliorare la comunicazione col potenziamento delle pagine social istituzionali e con il costante aggiornamento del sito internet del Comune, è importante che i cittadini seguano anche questi canali per poter essere quanto più informati possibile. Magari, anche tessendo maggiormente un rap-


DOMENICA 15 MAGGIO 2022 porto con le associazioni che possono talvolta fungere da amplificatori di alcuni ambiti importanti per la cittadinanza. Le associazioni siano una spina nel fianco, una spia attiva, non solo un fiore all’occhiello da mostrare all’occorrenza”.

27 Proprio sulle associazioni e sulla possibilità di dar loro più strumenti e spazi, la Riccardi ci lascia con una felice anticipazione: “Presto saranno disponibili per l’associazionismo i locali degli ex- custodi delle scuole del territorio ed è in caldo

anche un bando per manifestazioni d’interesse per la gestione delle ville comunali. Questo patrimonio immobiliare a disposizione può dar loro più agilità e può creare reti sociali e servizi utili alla collettività”.

www.casoriadue.it DARIO SARNATARO

AIAS CASORIA, CHIUSO IL PROGETTO “MANI IN PASTO”, RAGAZZI ENTUSIASTI

Il presidente Salvatore Giacometti: «Felici di aver dato strumenti per favorire l’inclusione dei disabili, nella società come nel mondo del lavoro» Con la consegna degli attestati si è chiuso il progetto “Mani in Pasto”, uno dei tanti modi attraverso i quali l’Aias (Associazione italiana assistenza spastici) di Casoria favorisce l’inclusione dei ragazzi disabili e la loro integrazione nel mondo del lavoro. Si sono infatti conclusi i due corsi gratuiti di formazione, di Operatore artigianale di ceramica (della durata di 50 ore) e di Marketing e Comunicazione (di 30 ore) rivolti anche ai familiari dei disabili e ai volontari già impegnati nel terzo settore. Attraverso diciassette, tra lezioni teoriche e laboratori, i corsisti hanno prima acquisito le tecniche di modellamento della ceramica e poi le hanno messe in pratica, guidate da un artigiano, dilettandosi con successo nel taglio dell’argilla, nella lavorazione con forme sino infine alla cottura nei forni delle opere realizzate. Con il corso di marketing e comunicazione i ragazzi hanno invece acquisito –in dieci lezioni - una buona

infarinatura sulle tecniche di vendita e promozione dei loro prodotti nel contesto dell’importanza della comunicazione, sul web quanto su altri strumenti. Il progetto “Mani in Pasto” (ID. n.19, corsi di gratuiti di formazione istituiti a seguito di avviso pubblico D.D. 446/2019 della Regione Campania) si è chiuso formalmente venerdì scorso, con la consegna degli attestati alla presenza del presidente dell’Aias Salvatore Giacometti, del consigliere Lello Marangio (scrittore, commediografo e autore comico) e degli altri componenti della sezione di Casoria. Entusiasti i ragazzi per l’esperienza intrapresa, utile per avere qualche chances in più nel

mondo del lavoro e estremamente importante per blindarne l’integrazione sociale, avendo studiato e lavorato a stretto gomito con i volontari e con alcuni familiari, impegnando in modo costruttivo e creativo il loro tempo, acquisendo nozioni per svolgere il ruolo all’interno di un laboratorio di ceramica. Durante i corsi si sono altresì osservati il parallelismo e le differenze con altre figure professionali legate ai Servizi Sociali. Alcuni ragazzi disabili del “Centro Sociale Polifunzionale” dell’Aias hanno scoperto di avere una spiccata manualità, unita a un buon senso artistico. Qualcun altro ha invece seguito con interesse profondo le

lezioni di marketing, appagando diverse curiosità in materia. «Nonostante la pandemia e la crisi economica non ci fermiamo con i progetti e con i laboratori – ha sottolineato il presidente dell’Aias di Casoria Salvatore Giacometti – e siamo felici, con questi corsi, di aver dato strumenti per favorire l’inclusione dei disabili, nella società come nel mondo del lavoro. Loro e gli altri corsisti hanno acquisito concetti nuovi o più approfonditi e, al di là se troveranno o meno sbocchi concreti nel mondo del lavoro, hanno avuto una possibilità di crescita. Ringraziamo la Regione Campania perché è un Ente sempre prodigo di bandi e avvisi pubblici importanti per il terzo settore. Speriamo che anche altre istituzioni riescano a trovare sempre idee e fondi per supportare l’Aias e onlus simili». L’associazione non si ferma, in effetti, avendo già varato l’avvio del progetto “Nessuno Escluso”, e prossimo a decollare il “Mani in Pasto 2.0“, il più recente finanziato, tutto volto all’inserimento lavorativo dei giovani disabili.


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STEFANIA FIORILLO È AL SUO PRIMO DISCO DAL TITOLO “AD UN PASSO DA TE”

Stefania Fiorillo è al suo primo disco dal titolo “Ad Un Passo Da Te” prodotto da Fabrizio Fedele e pubblicato da Cellar Studio in distribuzione digitale Soundrop. La voce calda e dalle notevoli sfumature della Fiorillo, propone un disco che ricorda un vinile anni ‘70, in dimensioni ridotte, opaco e cartonato con i disegni di Stefania D’Ammora e il layout di Dario Frattolillo. Gli otto brani contenuti nel disco, scritti da Stefania e Fabrizio ma con un apporto particolare di altri 4 autori: Carlo Lomanto, Andrea Pisano, Veronica Fiorillo

e Pierpaolo Iermano. Questi brani sono legati da un filo che parte da una dimensione autobiografica; non è un disco che parla solo d’amore nella versione più tradizionale ma affronta il tema degli amori finiti, di relazioni alle quali non devi più nulla. L’unico brano che parla d’Amore è in napoletano ed è firmato da Fedele in cui torna il mestiere imparato dalla Fiorillo nel corso delle sue esperienze teatrali come cantante-attrice. Canzoni dalla carica testuale forte a cui si aggiungono tre videoclips disponibili sulle principali piattaforme.

COMUNICATO STAMPA

IL SINDACO BENE AZZERA LA GIUNTA E ANNUNCIA UN NUOVO ESECUTIVO

“Oggi ho provveduto all’azzeramento della Giunta Municipale e dopo un confronto con i componenti e gruppi politici che mi sostengono, presento alla Città il nuovo esecutivo”, così il sindaco Raffaele Bene in un comunicato stampa la scelta politica di far terminare l’esperienza della sua Giunta e annunciare un gruppo nuovo che lo assisterà nel guidare la città di Casoria: Dott.ssa Paola Ambrosio, Vicesindaco, con deleghe alle politiche ambientali, verde pubblico, arredo urbano e S.U.A.P.; Dott.ssa Marianna Riccardi, con deleghe alle Politiche sociali; Dott.ssa Maria Tommasina D’Onofrio, con deleghe all’Urbanistica; Ing. Luca Brancaccio, con deleghe ai Lavori Pubblici; Prof. Rosario Poliso, con deleghe al Bilancio e tributi; Dott. Vincenzo Russo, con deleghe alla Pubblica istruzione, alla Cultura ed allo Sport; Marco Colurcio, con deleghe alla Polizia Municipale, mobilità urbana e Protezione civile. “Una Giunta di qualità, che sarà sicuramente in grado di dare ulteriore slancio all’azione amministrativa. Ringrazio la Giunta uscente che, tra mille difficoltà, ha lavorato con impegno ed abnegazione, raggiungendo importanti risultati. Auguro ai nuovi Assessori un proficuo lavoro”, così il sindaco Raffaele Bene ha presentato il lavoro svolto.

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DOMENICA 15 MAGGIO 2022 GIOVANNI ABRIOLA

Nell’immaginario collettivo, non appena si sente la parola sirene, si pensa subito alla mitologia greca. In un primo tempo le sirene erano rappresentate come donne-uccello. Poi, con il passare del tempo, sono diventate donne-pesci. Erano descritte come molto belle, sensuali, provviste di un canto che affascinava chi l’ascoltava. In un particolare giorno dell’anno, inoltre, con la luna piena si trasformavano in esseri umani. Verginelle leggiadre, caste, innocenti, ma tentatrici come il demonio. Erano anche considerate simboli di fertilità. Le ritroviamo nell’Odissea. Su consiglio della maga Circe, per sentire il loro canto Ulisse si fa legare all’albero della nave. Gli argonauti, invece, dopo essersi turati le orecchie, si salvano ascoltando la lira di Orfeo, il cui suono era più potente di quelli delle sirene. Per l’umiliazione subita, le sirene si gettarono in mare e si suicidarono. Si tramutarono in sassi, “Li galli”, come le piccole isole poste di fronte a Positano. L’ultima sirena, invece, Partenope, decise di suicidarsi solo dopo aver raggiunto la costa a nuoto. In quel punto nacque Neapolis, la città nuova. Da qui il termine Partenopei, ad indicarne gli abitanti. Vorrei, però, passare ad un altro tipo di sirena. Uno strumento meccanico dotato di un motore collegato ad una ventola. Genera un suono lungo e acuto, chiamato anche fischio. Più sirene collocate sul territorio svolgono la funzione di segnalare che un evento sta per accadere. Avevo ascoltato questo suono così penetrante solo in televisione. Infatti, è usato soprattutto in guerra. Ma per parlare delle circo-

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LE SIRENE

stanze in cui l’ho sentito dal vivo devo fare un passo indietro. Prima di Pasqua, alcuni amici, Elena Lenarduzzi e i fratelli Massimiliano ed Emilio Padovan, venuti a conoscenza dei miei viaggi umanitari a favore del popolo ucraino, mi hanno donato del denaro affinché potessi sostenere una nuova missione. Con il loro aiuto, quello di altri benefattori e delle parrocchie di Udine, Fagagna e Ischia di Castro (VT), abbiamo riempito il furgone e siamo ripartiti per l’Ucraina. Avevo già ricevuto conferma di poter ritornare con alcuni profughi, i quali sarebbero stati accolti presso alcune famiglie. All’alba del primo maggio sono partito insieme all’amico Enzo e alla sua compagna ucraina Zorjana. In Italiano, possiamo tradurlo con Stella. Il giorno seguente, dopo aver oltrepassato il confine e tantissimi autocarri in colonna, ci siamo addentrati per circa trenta chilometri in territorio ucraino. Attorno alle 13 abbiamo raggiunto la nostra

prima tappa, il piccolo paese di Sudova Vyshnya. Qui abbiamo consegnato a frate Kostantin tutto ciò che mi aveva chiesto al telefono. Derrate alimentari, pannolini e peluche per i bambini, vestiti e materiali di igiene per gli adulti. Al termine, frate Kostantin ci ha offerto il pranzo in canonica. A tavola ho scoperto che i frati dell’Ordine dei Francescani Minori vengono trasferiti ogni tre anni. Konstantin ha trascorso un periodo nel convento di Sant’ Antonio ad Afragola ed ora opera nella diocesi di Biella. Subito dopo lo scoppio delle ostilità, è balzato alla ribalta nazionale: essendosi recato in Ucraina per la morte del padre, le autorità lo hanno trattenuto poiché tutti gli uomini di età compresa tra i 18 e i 60 anni sono stati precettati. Dovevano essere pronti, in qualsiasi momento, ad andare in guerra. Concluso il pranzo, ci siamo rimessi in marcia alla volta di Leopoli. Siamo giunti a destinazione in poco più di un’ora, per-

correndo un tratto di strada completamente dissestato e notando, ai lati della strada, il consueto serpentone di autocarri, quasi certamente senza carburante. Gli amici e i parenti di Stella ci hanno accolto con calore. Ci siamo sistemati nella casa di una famiglia da noi condotta in Italia un mese prima. Il palazzo è carino, anche se ancora in fase di ultimazione. L’ascensore, in acciaio e cristallo, è stato ricoperto da pannelli di truciolato per proteggerlo da eventuali danni provocati dai diversi proprietari durante i traslochi. Entrati nell’appartamento, ho constatato che tutto era nuovo e arredato con gusto. Mi sono domandato come mai quella famiglia, composta da madre, figlia e dal figlio di quest’ultima, di appena dieci mesi, fosse fuggita adattandosi ad abitare in una comunità. Il mattino successivo, dopo aver distribuito ad altre famiglie bisognose i viveri rimasti, Enzo ed io siamo andati in giro per Leopoli accompagnati da Oreste, il figlio di Stella. Lei, invece, si è recata in diversi uffici per ottenere documenti necessari in Italia. Leopoli è davvero una bella città, ricca di testimonianze storiche. Mi ha colpito notare tanti giovani, soprattutto ragazze, muoversi per la città senza alcuna preoccupazione. Come mai questo contegno a poche centinaia di chilometri dai teatri operativi? Apparivano sorridenti, spensierati, com’è giusto che siano i ragazzi. Io mi sono domandato che ci facessi lì, cosa fossi venuto a fare. Ho avuto la mia risposta solo poche ore dopo, quando siamo andati a cena a casa di Oreste. Appena arrivati abbiamo


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sentito un rumore inconfondibile: il suono delle sirene. Segnalava un bombardamento imminente. Le sirene suonano all’unisono in tutta la Nazione. Anche una app per smartphone preannuncia il pericolo. Un’altra, invece, permette di vedere l’intera Nazione divisa in distretti. Inizialmente, tutti sono colorati di rosso. Successivamente, mano a mano che i missili bombardano una determinata zona, se le altre non sono più a rischio diventano bianche. Mentre ci interrogavamo su come comportarci, ecco il primo boato. Ci siamo rinchiusi in bagno lontani dalle finestre. Enzo si è disteso nella vasca da bagno, noi siamo rimasti in piedi vicini. I nostri volti si erano completamente trasfigurati dalla paura. E’ arrivato un altro boato, ancora più forte del primo. Lo stabile ha cominciato ad oscillare. Sembrava il terremoto. Eravamo tutti stretti l’uno all’altro. Luce ed acqua erano venute a mancare. Eravamo illuminati solo dalla luce fioca di una piccola candela. Credo che solo in quei momenti di pura paura escano i veri caratteri delle persone. Enzo era sempre disteso nella vasca e fingeva di leggere le notizie sul cellulare. Oreste era seduto per terra con le ginocchia fra le mani. Mormorava parole che non capivo contro i Russi e contro la guerra. Maria, la fidanzata di Oreste, si era, invece, ammutolita. Teneva in mano la candela. Stella, seduta sul bordo della vasca, parlava in modo logorroico, era quasi in uno stato confusionale. Io avevo il cuore in gola. Per farmi forza e non pensare, cercavo di tranquillizzare Stella. Tremavamo tutti dalla paura. Alla fine, siamo usciti dal bagno. Con passi felpati siamo andati alla finestra. A circa duecento metri da noi si alzava un fumo nero e acre. Un palazzo posto sull’altro lato della strada ci aveva fatto da scudo dopo l’esplosione di un missile. Solo per quel motivo i vetri erano ancora integri. Non così gli edifici di fronte. Anche la chiesa accanto al palazzo di fronte a noi aveva tutti i vetri rotti. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che eravamo stati graziati. Se il missile fosse caduto più vicino alla strada… I Russi avevano già bombardato quella zona poiché vicina alla ferrovia. Solo poche ore prima Oreste ci aveva portato a vedere, non lontano da casa sua, la distruzione provocata da un missile qual-

che prima era sinonimo di morte e distruzione, ora si palesa come una rinascita. Quel suono opprimente, che ti incatenava lo stomaco e le viscere, ora ti riporta in vita. Riesci a liberare il respiro, a pensare di nuovo, a guardarti intorno con serenità. Puoi ancora amare, arrabbiarti per cose stupide, rivedere i tuoi cari, le albe, i tramonti. Puoi ancora sentire il cinguettio degli uccelli e i profumi dei fiori. Puoi dire di nuovo “sono vivo”. Dopo questa esperienza, ho ripensato ai giovani che due giorni prima avevo criticato. Sicuramente si sono costruiti una corazza per non soccombere alla paura e, anche se sentono quel suono orribile, cercano in tutti i modi di essere fatalisti, di non pensare alle conseguenze. Ora capisco anche il motivo per il quale molti uomini, mariti, padri hanno fatto il possibile per mandare via la propria famiglia, pur sapendo che quel distacco dai loro affetti li avrebbe resi meno forti. L’hanno allontanata per preservarla da quello stillicidio di paure e di morte conseguente ai suoni sinistri di quelle sirene. Sono rimasti soli a combattere per la propria terra e per quella parola che, solo a pronunciarla, ti rende forte, vivo: ”Libertà”. Al termine di queste mie riflessioni, desidero condividere alcune notizie. In un primo momento frate Konstantin doveva tentare di rientrare in Italia con noi. Poi ha saputo che alcuni confratelli sarebbero passati a prenderlo. Ha, quindi, deciso di attenderli e tentare di attraversare il confine insieme a loro. Alla fine, è riuscito a tornare nel suo convento a Biella. La madre e il bambino di due anni indicatici da Konstantin, invece, all’ultimo non se la sono sentita di partire. Con noi, invece, è venuta una signora, madre di una ragazza che avevamo trasportato in un viaggio precedente. In conclusione, ci tenevo a sottolineare un aspetto: anche se in televisione vediamo delle immagini crude e ci commuoviamo per i volti di persone rigati dal pianto o per le immagini di case rase al suolo, le emozioni provate a distanza, dall’altro lato di uno schermo, non saranno mai realistiche fino a quando non le vivi in prima persona e sulla tua pelle. Le guerre, per qualsiasi motivo vengano combattute, sono sempre devastanti, brutte, bastarde. Portano solo morte, fame e distruzione, sia per i vincitori, sia per i vinti. In ogni caso, nessuno ne esce indenne.

che settimana prima. Oltre alle case, si era portato via anche molte vite, persone che, in quel momento, si trovavano al lavoro. Il giorno dopo le sirene hanno suonato diverse volte. La prima mentre eravamo in un bar. Siamo scappati tutti nei sotterranei fino al suono di un’altra sirena, quella che segnala che il peggio è passato e si può uscire. Le sirene hanno suonato altre volte, anche a brevi intervalli, poi, finalmente, hanno smesso. Alle quattro del mattino, però, hanno ricominciato. Mi sono vestito in fretta e ho chiesto agli amici cosa dovessimo fare, se scendere nei sotterranei o attendere che smettessero. Abbiamo optato per la seconda soluzione e ci siamo riaddormentati vestiti. Ho constatato sulla mia pelle cosa significhi quel suono lungo e acuto, quel fischio così invadente che riesce a penetrarti nella testa e nell’anima tanto da annichilire i tuoi pensieri. Ti lascia sgomento, non sai cosa fare. Non sai se, nei minuti successivi, sarai in grado di dire che sei stato fortunato. L’aria comincia a mancarti, il cuore va a mille. Corri. E, mentre lo fai, guardi in alto. Speri di non vedere, nella sagoma di un missile, la falce della morte pronta a recidere la tua vita. Dopo queste emozioni così forti, quando senti di nuovo lo stesso suono, quello


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MEDFILM FESTIVAL DAL 9 AL 20 NOVEMBRE 2022

APERTE LE ISCRIZIONI ALLA 28° EDIZIONE DEL MEDFILM FESTIVAL ! Annunciate le date della 28° edizione del MEDFILM festival che avrà luogo dal 9 al 20 novembre 2022. Il festival più longevo della Capitale, il primo in Italia dedicato alle cinematografie del Mediterraneo, si svolgerà in presenza a Roma e anche online. Dodici giorni dedicati alla diffusione del cinema Mediterraneo e Mediorientale e non solo. Meeting professionali, masterclass nelle università, incontri con giovani autori e maestri del cinema, letteratura e forum di approfondimento su temi brucianti del nostro tempo arricchiranno un programma tradizionalmente attento alle istanze del presente. Come ogni anno (dal 1995), il festival continuerà a ricercare e promuovere opere di qualità. In particolare, alla luce degli eventi che stanno accadendo ora in Europa, ovvero di una guerra cruenta e piena di oscuri presagi, il MEDFILM prova a tenere salda la rotta confermandosi luogo di accoglienza, ascolto, riflessione, dialogo culturale e produttivo, tra l’Italia e i paesi dell’area euromediterranea. Le iscrizioni saranno

aperte dal 5 maggio al 30 luglio 2022, esclusivamente attraverso la piattaforma Filmfreeway (https://filmfreeway.com/ MedFilmFestival-1). Confermate le sezioni competitive del 28° MedFilm Festival: Concorso Ufficiale, riservato esclusivamente alle opere provenienti dai paesi mediterranei e mediorientali con il Premio Amore e Psiche (E. 2000,00) e Premio speciale della Giuria (E. 1.000,00), e il Concor-

so Internazionale Cortometraggi Premio Methexis (E. 1000,00). Confermate anche le vetrine e le sezioni parallele: Le Perle - Nuovo Cinema Italiano, Lux Film Days a Roma, Sguardi dal Futuro, Voci dal Carcere. Così come i Premi speciali: Premio alla Carriera, Premio Koiné, Premio Diritti Umani Amnesty International Italia, Premio Cervantes Roma e Premio Valentina Pedicini- Migliore opera prima e seconda. Per la terza edizione dei WIPSMEDFILM WORKS IN PROGRESS, il bando aperto alle opere in post-produzione, la giuria internazionale assegnerà i seguenti premi: Premio OIM (E 10.000,00), Premio Stadion Video (lavorazioni DCP per un valore di 3.500,00 Euro). La finestra del Bando WIPS sarà aperta dal 30 maggio fino al 30 luglio 2022. Entro il 10 ottobre 2022 la Direzione del MedFilm Festival darà comunicazione delle opere selezionate e l’elenco ufficiale sarà pubblicato sul sito del Festival non oltre il 30 ottobre 2022. Tutti gli approfondimenti sul sito ufficiale: medfilmfestival.org Scadenza del bando: 30/07/2022 Mese dell’evento: novembre 2022


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A.N.I.D.A. Onlus

Associazione Nazionale Italiana Diversamente Abili 12 Maggio 2022

Staff ANIDA

L’A.N.I.D.A. INCONTRA I VERTICI DEL MINISTERO INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ SOSTENIBILE

Oggi alle ore 12:00 il Presidente Giuseppe Sannino ha incontrato i vertici del Ministero delle Infrastrutture a seguito della richiesta di incontro inviata al Ministro Giovannini il 22-02-2022. Alla riunione in modalità telematica durata oltre un’ora, hanno partecipato l’Ing. Vito Di Santo Direzione Generale per la Sicurezza Stradale e l’Autotrasporto e l’Ing. Silvestro Antoniazzi Direttore Divisione 2 Sicurezza Stradale Omologazione Relativi Dispositivi e Controlli. Dopo le presentazioni di rito si sono affrontati i problemi relativi alla viabilità e parcheggio dei Disabili. Il Presidente si dichiara soddisfatto per la volontà dei presenti di voler entrare, per quanto di competenza del Ministero; nel merito delle questioni sollevate ormai da anni dall’associazione, ormai veri e propri “cavalli di battaglia” : - Rivisitazione dei Contrassegni “H” (CUDE), - Sistemi di controllo tecnologici per il controllo dei posti riservati ai Diversamente Abili, - Gestione accesso ZTL – Riforma Codice della strada in materia di viabilità e parcheggio per i Disabili.

Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore C&C CENTRO STAMPE SRL

Direttore Responsabile: Ferdinando Troise

WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 12 maggio 2022 Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Pietro Casilli, 26 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08113086022 email: casoriadue@libero. it

Gli esponenti del Ministero hanno condiviso ed accolto quanto proposto dall’A.N.I.D.A. nei prossimi giorni relazioneranno il Ministro Giovannini sugli argomenti affrontati e aggiorneranno l’associazione sugli sviluppi futuri e su eventuali ed ulteriori nuovi incontri. L’A.N.I.D.A. resta comunque in attesa di conoscere in che modo opererà la nuova Commissione di studio per la resilienza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con disabilità” costituita con il Ministro alla Disabilità Stefani, con la quale spera di potersi confrontare su tutte le problematiche che attanagliano i veri Diversamente Abili e discutere su come realizzare una vera inclusione in tema di PNRR.

CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE

Facebook Giuseppe Anida Sannino e-mail anidaweb@libero.it

Staff A.N.I.D.A.


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