DOMENICA Settimanale di Informazione 19 SETTEMBRE 2021
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ANNO XXI - N° 33 - DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021
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DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021
2 MARIA CRISTINA ORGA
IO RACCONTO STORIE magazine
TUTTI IN CLASSE!
FACCIAMO IL PUNTO CON ADRIANA APREA, FIGLIA DI NAPOLI E DI CASORIA E DIRIGENTE SCOLASTICO MIGRANTE NELL’OASI VERDE E FELICE DI PONTASSIEVE
“Settembre andiamo, è tempo di migrare… e di rimettere lo zaino in spalla e tornare tra i banchi di scuola. Puntuali e scalpitanti come mai prima, animati dal sacro fuoco della conoscenza, mercoledì 15 settembre oltre ottocentotrentamila studenti delle scuole campane di ogni ordine e grado, abbandonati finalmente in un angolo pc, tablet e smartphone, sono sciamati festanti in classe gioia negli occhi e mascherina sul volto pronti per tornare a vivere la scuola con il corpo, con la mente e tutti i sensi svegli e pimpanti. Il ministro si è affacciato dagli schermi tv nelle case di tutti gli italiani per placare le ansie di alunni e genitori e con atteggiamento pacato, posa paterna e tono solenne, ha assicurato agli Italiani che la quasi totalità degli operatori scolastici è ormai vaccinata, che molti studenti ultra dodicenni, mostrando maturità e consapevolezza ammirevoli si sono coraggiosamente e volontariamente fatti inoculare il siero antiCovid, che la piattaforma di verifica del certificato verde funziona, che tutte le cattedre saranno coperte dai docenti titolari o incaricati fin dal primo giorno e che l’esperienza maturata nelle due sciagurate stagioni flagellate dal SarsCovi2, nonché le misure di profilassi e contenimento della pandemia adottate, ci consente di riaprire i cancelli delle scuole per non richiuderli giammai. Amen. Coraggio: l’ottimismo è il profumo della vita! Preghiamo e speriamo. Intanto, ripartiamo. Poi si vedrà, E nella scia dell’entusiasmo generale, vogliamo anche noi celebrare degnamente il ritorno a scuola, parlandone bene, una volta tanto e per farlo ci siamo scelti un interlocutore privilegiato, che del binomio scuola-entusiasmo ha fatto una ragione di vita appagante: una napoletana doc, naturalizzata casoriana e felicemente migrata nella lussureggiante e civilissima Toscana nel 2020 per dirigere l’Istituto Comprensivo di Pontassieve, una scuola che accoglie oltre 1400 alunni nei tredici plessi distribuiti in un vasto, verdeggiante e salubre territorio che già da sé è premessa e facilitatore di felicità.
Sopravvissuta a decenni di tagli, riforme e controriforme di cui il tacer è meglio, allo tzunami di una pandemia che ha annichilito il mondo, a due stagioni di Didattica a Distanza e a tutte le livorose critiche di cui si nutrono i poveri di spirito e di senso civico, con squilli di tromba e rulli di tamburi, sotto l’alto patronato del ministro dell’Istruzione Bianchi che ha solennemente promesso “mai più intere scuole in DaD!” è trionfalmente cominciato in presenza l’anno scolastico 2021/2022, tra speranze e timori, vecchi e nuovi problemi organizzativi e sanitari, si parte … e che Dio ce la mandi buona! Oltre alla responsabilità della dirigenza di una scuola così articolata la preside Aprea ha assunto quest’anno anche la reggenza dell’Istituto Superiore Giotto Ulivi a Borgo San Lorenzo. Una realtà, anzi due, ben diverse da quelle cui siamo abituati noi al Sud in generale, in Campania e nella sovrappopolata area metropolitana di Napoli nello specifico ed è proprio per questo che abbiamo scelto di parlare con la preside Aprea la sera del primo giorno di riapertura in presenza delle scuole (che in Toscana è
stato lunedì scorso ndr) 13 settembre, e di farci raccontare una bella storia sulla scuola che nella “sua” Toscana è realtà e che per noi è un sogno. E siccome talvolta i sogni diventano realtà e comunque sempre rendono la vita più bella e la fatica più sopportabile, cominciamo senza ulteriore indugio a raccontare. Anzi, ad ascoltare e sognare. Preside Aprea, facciamo il punto al termine di una giornata fibrillante di emozioni e di novità, nella quale si è anche sperimentata l’efficacia della piattaforma ministeriale per il controllo dei Green Pass. Com’è andata? Le novità ci piovono addosso dall’oggi al domani e durante l’ultimo week end è arrivata un’ulteriore stretta per l’accesso alle scuole che è il controllo del Green Pass non solo per il personale scolastico ma per chiunque varchi la soglia dell’edificio che è attribuito ai presidi per cui, pur delegato ai collaboratori dei plessi, poiché io dirigo un istituto Comprensivo che conta ben 13 plessi e sono anche reggente in un’altra scuola, ha richiesto moltissimo tempo anche perché proprio stasera abbiamo celebrato anche il Welcome Day per l’accoglienza dei ragazzini di prima media che erano accompagnati dai genitori a cui abbiamo mostrato le attività che si svolgono a scuola. Con l’obbligo del certificato verde esteso ai genitori, accorsi in numero molto considerevole, è facile intuire quanto tempo sia occorso ai miei delegati per controllare tutti! Tra l’altro molte persone non lo avevano, altre dicevano di possederlo ma non risultava in piattaforma. Tra l’altro la disposizione ministeriale è stata emanata nel fine settimana e io, come tutti i dirigenti d’Italia, abbiamo dovuto emanare le circolari attuative ad horas nei giorni festivi. La cosa strana per di più è che a noi, che pure dobbiamo controllarne la validità, è proibito per privacy conoscerne la scadenza che è stata ritenuta un dato sensibile; quindi, siamo costretti a verificare la validità delle certificazioni ogni volta che viene richiesto l’accesso agli edifici pur se si
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tratta delle stesse persone. Per fortuna la piattaforma attivata nelle ultime ore dà un quadro d’insieme della situazione, segnalando le persone che danno schermata rossa, che sono le uniche il cui Pass viene controllato. C’è ancora qualche dato non allineato, per cui chi risulta rosso in piattaforma può invece risultare verde dalla App, su cui i dati sono aggiornati in tempo reale. In caso di dubbio, quindi fa fede la App o la piattaforma? La App, anche perché qualche docente o impiegato può andare a fare il tampone la mattina stessa dell’accesso a scuola quindi i dati sulla piattaforma non risultano ancora. Intanto si perde tempo per il controllo… Quello appena iniziato è il terzo anno scolastico attraversato dalla pandemia. È vero che si torna in presenza, ma non ancora liberi come eravamo o vorremmo essere per vivere una esperienza scolastica piena e gratificante per alunni e insegnanti. Quali misure, oltre quelle istituzionali ha assunto nella sua scuola al fine di rendere l’anno scolastico quanto più vivibile possibile? Già con il “Piano Estate”, che all’inizio ha ricevuto un po’ di critiche ma poi ha convinto tutti, docenti, alunni e
famiglie, noi abbiamo organizzato gran parte delle attività all’aperto perché i nostri plessi dispongono di vaste aree verdi che circondano gli edifici e come stile didattico ci siamo dati l’opportunità di vivere quanto più possibile all’aperto le varie attività. Bello, ma, trattandosi di “Piano Estate” la stagione lo consentiva. Ora che andiamo incontro all’inverno, invece… Guardi che qua in Toscana i genitori non sono protettivi quanto al Meridione, anche nei confronti delle intemperie, no, anzi! I ragazzi hanno giocato a pallavolo in campo anche sotto una leggera pioggerella e nessuno se ne è lamentato. Loro amano stare all’aria aperta. Anche oggi per il Welcome Day siamo stati all’aperto. La nostra scuola media (ormai ufficialmente scuola superiore di primo grado, ma chiamiamola ancora così per semplificare ndr) è ad indirizzo musicale e oggi l’orchestra si è esibita in giardino. Abbiamo anche la fortuna di avere un auditorium molto ampio che consente ai ragazzi di lavorare anche insieme, indossando le mascherine e rispettando le distanze di sicurezza. L’otto e il nove ottobre ospiteremo due incontri con il procuratore Gratteri che verrà a Pontassieve per presentare ai ragazzi il
3 suo ultimo libro dal titolo “Non chiamateli eroi” nel quale presenta ai ragazzi su coloro che hanno combattuto la mafia. I nostri alunni lo stanno leggendo in questi giorni in attesa dell’Incontro con l’Autore. Il procuratore Gratteri riceverà la cittadinanza onoraria di Pontassieve e poi incontrerà gli studenti per discutere di legalità. Gli spazi ci aiutano e i docenti sono propensi a lavorare sul territorio. Pontassieve è al centro di un parco fluviale e i ragazzi vivono i luoghi, escono spesso con i docenti, anche per una semplice escursione, questo ci avvantaggia. Per di più abbiamo dalla nostra le istituzioni, a partire dall’Ente comunale che ci supporta in ogni iniziativa. C’è anche molto associazionismo, che supporta i progetti di legalità e sostenibilità ambientale proposti dalla scuola. Lei è uno dei tanti “presidi emigranti” che dal Sud raggiungono sedi lontane. Perché ha lasciato Napoli, anzi, Casoria per trasferirsi a Pontassieve? Io non ho scelto di andare via, ho dovuto. Il concorso che ho vinto come dirigente scolastico era a carattere nazionale, ma solo in Campania stanno ancora scorrendo le graduatorie di un precedente concorso del 2011 e per di più sono stati ammessi anche i ricorsisti, ovvero colo-
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4 ro che non avevano superato una prova ma tramite vie legali ecc., sono stati riammessi in graduatoria e a loro spetta la precedenza di scelta rispetto al nostro concorso. Quindi nel momento in cui io sono stata chiamata a scegliere la sede in Campania non c’erano posti e quindi mi sono orientata sulle regioni limitrofe scegliendo il Lazio, ben consapevole però di preferire la Toscana perché qui il mondo della scuola è molto più preso in considerazione. Bisogna ammetterlo. Io mi trovo dalla mia l’ente Comunale, se faccio richieste vengono esaudite, ho dei progetti che mi vengono finanziati dall’insieme dei comuni della Val di Sieve e di Valdarno, quindi… …quindi la scuola non è sola. Funziona tutto! È vero però che quella di cui ci parla è una realtà molto distante da quella che si vive in Campania e in particolare nell’area metropolitana di Napoli, laddove la densità abitativa è altissima in un territorio relativamente piccolo e sicuramente molto più urbanizzato e cementificato. Lei al contrario dirige un istituto comprensivo che abbraccia un territorio vastissimo ed è frammentato in tante piccole realtà. Quindi di spazio ce n’è tanto rispetto al numero di abitanti. Noi a Napoli viviamo in verticale. Il sovraffollamento in sé è già fonte di stress, come la mancanza di aree verdi protette a disposizione della comunità e anche la scuola ne paga le dirette conseguenze, non certo per mancanze dei dirigenti, degli insegnanti e dei progetti. Lei ha operato come docente per anni a Casoria e sa bene di cosa parlo. A Casoria ero la vicepreside dell’Istituto Comprensivo Carducci-King. Oggi che può fare un confronto tra la scuola toscana e la scuola campana quale vulnus rileva al Sud? Il vulnus più evidente è la mancanza di
servizi nei confronti della scuola che c’è in tutta l’area metropolitana di Napoli, Casoria compresa. C’è uno scollamento. Dovrebbe anche qui sorgere un vero e proprio associazionismo che si occupi di risolvere determinate problematiche della scuola. Ad esempio, io ho qui dei genitori che costituiscono delle associazioni che vengono incontro alle esigenze della scuola. Quello che invece ho notato anche nella mia ex scuola è che spesso le famiglie non si pongono in posizione collaborativa ma spesso di contrapposizione. Bisogna percorrere la via della comunicazione costante perché la scuola coinvolga le famiglie, ne accolga i bisogni, ma manifesti tutto quello che viene fatto anche all’esterno, che sia trasparente- la scuola deve farsi anche centro propulsore per tante attività di aggregazione della cittadinanza. Una scuola che accolga e si ponga in ascolto dei bisogni non solo dei propri allievi, ma di tutta la cittadinanza che gravita intorno ad essa. Per far questo, però c’è bisogno del sostegno delle amministrazioni: lei ci ha detto che la sindaca accoglie tutte le sue richieste, che tra voi c’è
una relazione anche molto diretta. In un grande centro è più difficile che il sindaco ascolti tutti i presidi e abbia risorse da erogare a ciascuno secondo i bisogni e le richieste. Pertanto, la scuola si inventa ogni giorno nuovi modi per sopperire alle carenze delle altre istituzioni e andare incontro alle esigenze di bambini e famiglie. È vero. Però la scuola al Meridione ha accesso ai fondi che vengono dall’Unione Europea e il Nord no. per esempio, gran parte delle risorse che riguardano i PON vanno al Sud. Ci sono le risorse regionali come i POR, per esempio “Scuola Viva” in Campania; quindi, è possibile creare una scuola che diventi centro di aggregazione. Ogni preside, partendo dal proprio bacino di utenza potrebbe iniziare a farlo. Io ho visto molti fondi europei sprecati al Sud, mentre i fondi strutturali potrebbero essere usati meglio, per creare ad esempio dei laboratori attrezzati da mettere a disposizione di una utenza allargata e non solo degli alunni. Sarebbe fondamentale per incidere sul territorio. Occorre un coinvolgimento di tutta la comunità educativa. Quando
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ero a Casoria, ogni volta che abbiamo chiesto l’aiuto dei genitori, motivando quello che volevamo fare, spiegando anche l’importanza del loro operato, l’abbiamo ricevuto. Serve una comunicazione efficace e trasparente, rendendo pubblico tutto ciò che si fa per coinvolgere quanti più soggetti portatori di interesse. A Pontassieve ha trovato tanta bellezza, efficienza e ospitalità, ma qualcosa andando via da Napoli le sarà mancato… Vado sul personale: mi manca la famiglia. Però sono fortunata perché sono stata accolta bene da tutta la cittadinanza e ho stretto delle belle amicizie. Giù però ho lasciato la mia famiglia. Per fortuna i miei figli sono grandi, altrimenti non avrei potuto fare le scelte che ho fatto. Se la graduatoria scorresse fino a consentirle di dirigere una scuola in Campania lascerebbe la Toscana per tornare a lavorare nella sua terra? Per adesso. No. rimarrei qui. Perché qui si viene ricompensati degli sforzi fatti. Però sarebbe bello se lei tornasse e portasse la “modalità Pontassieve” a Casoria, per esempio, offrendo la sua esperienza e le opportunità che ha sperimentato anche qui.
Certo, porterei la mia esperienza, ma mi arrabbierei moltissimo, perché giù non potrei lavorare come qui e quindi porterei tante idee che non riuscirei a realizzare e questo mi farebbe stare male. Ad agosto, per esempio sono stata chiamata dal Comune per pianificare gli interventi da fare nei diversi plessi. Anche qui questi soldi il Comune li intercetta partecipando a progetti anche dell’Unione Europea. Com’è possibile che qui si riescono ad intercettare soldi per l’edilizia scolastica e al Sud no? Lei ha particolarmente al cuore l’inclusione, che nella Toscana manifatturiera, meta di importanti flussi migratori, significa piuttosto integrazione di bambini provenienti da altre culture. Come avviene questo processo? La mia scuola è polo per l’inclusione. Abbiamo circa 500 bambini stranieri su 1883 alunni. Qualche giorno fa si è riunita la commissione intercultura perché all’interno dell’istituto ho una funzione strumentale che si occupa proprio dell’integrazione degli alunni non italiani, sul territorio abbiamo anche il centro intercultura, per cui quando arrivano dei bambini stranieri viene fatto un esame iniziale per accertare innanzitutto il livello di competenza linguistica e quello di raggiungimento delle
5 competenze per decidere in quale classe inserirli indipendentemente dall’età. Subito poi parte un progetto di L2 per l’apprendimento dell’italiano dedicato a bambini e famiglie, in quanto all’interno della scuola abbiamo anche il centro di istruzione per gli adulti. Nelle classi gli alunni stranieri sono molto ben integrati perché ci sono molte attività e tanti progetti che portano i bambini italiani e quelli stranieri a lavorare insieme. Qui, per esempio, è molto numerosa la comunità cinese e ci sono i mediatori culturali che vengono coinvolti ogni volta che c’è da interloquire con le famiglie che vengono seguite e monitorate insieme ai loro figli, per cui di qualsiasi cosa abbiano bisogno, basta che vengano a scuola e attraverso lo sportello di ascolto vengono seguitI anche se per esempio hanno bisogno degli assistenti sociali. Qui anche la rete sociale è molto attiva e presente e interviene subito, appena la scuola le si rivolge. Abbiamo anche parecchi educatori che interagiscono con i bambini sia all’interno della scuola che a casa. Quindi l’integrazione non è un problema della sola scuola, ma c’è tutta una rete che viene attivata. Un paradiso! Facciamo una cosa, preside: non torni lei qui, veniamo noi tutti a Pontassieve!
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6 ANTONIO BOTTA
IL PERCORSO DI VITA DI GINO STRADA, UN MONITO A RISCOPRIRE LA BELLEZZA DI SOGNARE IN GRANDE
A TUTELA DEGLI ULTIMI
Mentre i talebani stavano completando l’occupazione dell’Afghanistan, a seguito del ritorno in Patria delle forze militari americane ed europee, sopraggiunse, poco più di un mese fa, precisamente il 13 agosto, la brutta notizia della morte di Gino Strada, il chirurgo fondatore di Emergency, Organizzazione umanitaria che assiste e cura le vittime delle guerre che scoppiano in Paesi dell’Oriente, dell’Africa e dell’America latina, nei quali sono stati costruiti ospedali dalla stessa O. N.G. dell’”amico degli ultimi”. Chiara e netta la posizione di Strada sui conflitti armati: “Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l’umanità e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla. Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere umano debba far fronte. È anche il più urgente”. Lo sconvolgimento del cuore e le dolorose lacerazioni che gli effetti delle aggressioni belliche su civili e militari determinarono in lui, lo spinsero a spendere la sua vita, in piena sintonia d’intenti
“La guerra all’Afghanistan è stata - né più né meno - una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre, dagli Stati Uniti a cui si sono accodati tutti i Paesi occidentali. Secondo Costs of War della Brown University, circa 241 mila persone sono state vittime dirette della guerra e altre centinaia di migliaia sono morte a causa della fame, delle malattie e della mancanza di servizi essenziali. Solo nell’ultimo decennio, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) ha registrato almeno 28.866 bambini morti o feriti. E sono numeri certamente sottostimati”. con la moglie Teresa Sarti, morta nel 2009 per tumore, per i tanti corpi gravemente mutilati dopo essere stati colpiti da ordigni micidiali “Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti
di bombe o missili. A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette ‘mine giocattolo’,
piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po’, fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l’aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita”. Strada condivideva pienamente le posizioni del compianto giornalista Tiziano Terzani, corrispondente di guerra, quindi anch’egli testimone diretto degli orrori che producono i conflitti armati, in merito alle scelte dei Paesi dell’Occidente, dopo l’attacco alle Torri Gemelle del settembre 2001, di risolvere il problema del terrorismo uccidendo i terroristi, bombardando l’Afghanistan per colpire Osama Bin Laden e i covi dove erano nascosti i talebani. Il chirurgo, che ha testimoniato “sul campo” i valori della solidarietà e dell’altruismo, ha ribadito anche nell’ultimo suo articolo, pubblicato ieri sul quotidiano “La Stampa”, che fu una scelta scellerata quella di intervenire militarmente in Afghanistan, scelta fatta propria anche dall’Italia, che partecipò alla missione militare, a difesa, come si sostenne 20 anni fa, “della
DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021 democrazia e della libertà”. Per Strada e Terzani fu un errore clamoroso: il terrorismo, sostenevano con fermezza, si vince non ricorrendo alla violenza, ma eliminando le ragioni che lo rendono tale. Scriveva Terzani, a tal proposito, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 4 ottobre 2001: “Il terrorista che ora ci viene additato come il “nemico” da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell’Afghanistan, ordina l’attacco alle Torri Gemelle,; è l’ingegnere – pilota, islamico fanatico che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo a una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il “terrorista” possa essere l’uomo d’affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione e inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco di primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso e la gente muore di fame? Gli attentati terroristici, av-
venuti nel corso degli ultimi venti anni in Europa, hanno dimostrato che Strada e Terzani avevano ragione: la violenza chiama altra violenza, le armi di distruzione di massa sempre più sofisticate rendono sempre più le guerre, “avventure senza ritorno”, come affermò l’allora Papa Giovanni Paolo II. Ecco alcuni stralci dell’ultimo articolo scritto da Strada e pubblicato sul quotidiano “La Stampa”: “La guerra all’Afghanistan è stata - né più né meno - una guerra di aggressione iniziata all’indomani dell’attacco dell’11 settembre, dagli Stati Uniti a cui si sono accodati tutti i Paesi occidentali. […] Il 7 ottobre 2001 l’aviazione Usa diede il via ai bombardamenti aerei. La “guerra al terrorismo” diventò di fatto la guerra per l’eliminazione del regime talebano al potere dal settembre 1996, dopo che per almeno due anni gli Stati Uniti avevano “trattato” per trovare un accordo con i talebani stessi: il riconoscimento formale e il sostegno economico al regime di Kabul in cambio del controllo delle multinazionali Usa del petrolio sui futuri oleodotti e gasdotti dall’Asia centrale fino al mare, cioè al Pakistan […] L’intervento della coalizione internazionale si tradusse, nei primi tre mesi del 2001, solo a Kabul e dintorni, in un numero DIvittime civili superiore agli attentati di New York […]Secondo Costs of War della Brown University, circa 241 mila persone sono state vittime dirette della guerra e altre centinaia di migliaia sono morte a causa della fame, delle malattie e della mancanza di servizi essenziali. Solo nell’ultimo
7 decennio, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (Unama) ha registrato almeno 28.866 bambini morti o feriti. E sono numeri certamente sottostimati”. Qualche giornale, comunicando la notizia, in prima pagina, della morte di Gino Strada, lo ha definito “utopista”. Eppure, stando agli eventi terribili accaduti nel corso degli ultimi venti anni dall’attentato alle “Torri Gemelle” va puntualizzato con forza che egli, mai arrendendosi all’inevitabilità dei conflitti armati, era un saggio realista: quel saggio realismo che lo accomunava a Einstein, il quale poco prima di morire nel 1955, rivolgendo all’umanità l’ultimo appello per la sua sopravvivenza disse: “Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto; lo stesso saggio realismo di Terzani che scrisse: “Un mondo più giusto è forse quel che noi tutti, ora più che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalità e ispirato ad un po’ di moralità”; il saggio realismo, infine, di Papa Francesco che nell’enciclica “Fratelli tutti” ha puntualizzato che la guerra non è un fantasma del passato, bensì una minaccia costante e rappresenta la negazione di tutti i diritti, il fallimento della politica e dell’umanità, “la resa vergognosa alle forze del male. Inoltre, a causa delle armi nucleari, chimiche e biologiche che colpiscono molti civili innocenti, oggi non si può pensare, come in passato, ad una possibile guerra giusta, ma bisogna affermare con forza: “Mai
più guerra”!. E considerando che viviamo “una terza guerra mondiale a pezzi”, perché tutti i conflitti sono connessi fra loro, l’eliminazione totale delle armi nucleari è un imperativo morale ed umanitario”. Piuttosto con il denaro che si investe sugli armamenti si costituisca un fondo mondiale per eliminare la fame”. Mi ha colpito particolarmente l’affermazione di Cecilia, figlia di Strada, che, commentando la morte del padre, ha dichiarato che non gli era vicino al momento della sua morte, perché era impegnata in mare a salvare vite umane, altri profughi che scappavano dalle guerre, dalle miserie, da condizioni disumane di vita. Quindi stava facendo ciò che gli avevano insegnato i suoi genitori. Un’altra lezione di grande civiltà e umanità che ci lascia Gino Strada, come padre ed educatore! In una società “orfana” di padri, il papà di Cecilia mostra a tutti la qualità di una paternità responsabile, avendo insegnato, con la testimonianza di premura e di cura verso i deboli, di qualsiasi etnia, religione, militanza politica fossero, i valori universali dell’accoglienza, della bontà e della gratuità, pienamente consapevole della dignità inalienabile di ogni persona, oltre ogni muro, barriera, pregiudizio. Allora un grazie a te, Gino, anche per aver proposto a tua figlia e a tutti i giovani un esempio di padre forte d’amore, di adulto autorevole, di genitore presente nella capacità di offrire la bellezza di “sognare” in grande una vita ricca di significato, dove può emergere il meglio di sé, mettendo da parte il «culto del sé».
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8 RITA GIAQUINTO
NO VAX : NE PARLIAMO CON IL DOTT. UMBERTO PARLATI
È sicuramente l’argomento del giorno: antivaccinisti, o no vax, ovvero quella fetta di popolazione contraria alla somministrazione dei vaccini contro il Covid. Ci siamo chiesti cosa vorrà dire, da un punto di vista socio-sanitario, la libera scelta di quanti sono contrari alla campagna vaccinale in atto e a quali risvolti potrebbe portarci l’obbligatorietà del green pass. Ne parliamo con il Dott. Umberto Parlati, medico di base del nostro territorio, nonché professionista amico della nostra redazione, sempre disponibile a fornirci aggiornamenti ed informazioni sull’andamento di una situazione ancora lontana dalla definitiva risoluzione ma, comunque, vicina ad una gestione che possa concedere un certo ritorno alla normalità, senza che si appesantiscano gli ingressi alle terapie intensive e non si gravi sull’andamento economico del Paese. Facciamo il punto della situazione: il Green Pass, per il momento, è obbligatorio solo nel mondo della scuola e della sanità. Il Governo valuterà se ampliare l’obbligo ad altri settori del lavoro, come le pubbliche amministrazioni. Lei cosa ne pensa da un punto di vista medico-sanitario? “Quest’anno ho visto molte aziende costrette a mettere in quarantena tanti dipendenti per un paziente positivo. Pertanto, dati i costi insostenibili per lo Stato, era logico aspettarsi provvedimenti che espandessero l’obbligo del green pass. Sembra che in settimana il ministro Brunetta sia intenzionato a estenderlo agli statali e alle aziende private, con l’approvazione di Confindustria. Non si possono più sostenere i costi di quarantena per tanti lavoratori”. Lei renderebbe obbligatoria la vaccinazione o ritiene debba essere una libera scelta etica di ciascun cittadino?“In America, il Presidente Biden sembra intenzionato a rendere obbligatoria la vaccinazione e chiaramente questa scelta avrà le sue ripercussioni anche in tante altre nazioni. Credo che molte persone ancora non vaccinate siano state solo condizionate da notizie false e assurde pubblicate sui social, basterebbe quindi fare opera di corretta informazione per raggiungere una quota ancora più consistente di popolazione vaccinata e l’immunità. È utile ricordare che ogni volta che si infetta una
persona c’è il rischio che il virus muti e, una volta avvenuta la mutazione, esso può diventare più pericoloso. Proprio in queste ore si parla di variante “mu”. Una mutazione del virus potrebbe renderlo non riconoscibile dagli anticorpi sviluppati in seguito alla vaccinazione e vanificare il lavoro svolto fino ad ora”. C’è il rischio, secondo Lei, che il green pass possa creare una sorta di disuguaglianza sociale, cioè la divisione tra cittadini di serie A e di serie B? Come se ci dividessero tra persone perbene e menefreghisti? “Non credo e non mi piace definire i no vax menefreghisti. Chi ha deciso in coscienza di vaccinarsi ha oltretutto compiuto un atto d’amore nei confronti del prossimo. Ovviamente persone che hanno conseguito il green pass avranno più possibilità di accedere a tanti settori della vita sociale”. Ritiene che i No Vax possano rappresentare una sorta di blocco dell’Italia da un punto di vista sanitario ma anche economico e sociale? “No, assolutamente. Penso e voglio essere fiducioso che alla fine gli sforzi profusi e gli accorgimenti adottati faranno sì che non si vada incontro a un nuovo blocco dell’Italia che, a questo punto, porterebbe conseguenze negative per il paese davvero inimmaginabili”. Ci dà un quadro di questo momento nel nostro territorio? È una situazione ancora gestibile o è preoccupante? “Premetto che le istituzioni locali sono abbastanza avare di informazioni ufficiali. Le posso riferire quello che sta accadendo negli studi del sottoscritto e di altri colleghi con i quali mi confronto:
stiamo assistendo a un aumento dei contagi fra le persone non vaccinate, purtroppo spesso con conseguenze preoccupanti per il loro decorso clinico. Oltre l’80% dei ricoveri dei pazienti affetti da Covid 19 sono pazienti non vaccinati”. Perché, secondo lei, gli over 50 e gli over 60 sono le fasce d’età in cui riscontriamo una maggiore percentuale di cittadini che non vogliono vaccinarsi? Si è dato una spiegazione? “Credo che siano molteplici le motivazioni che hanno dato luogo a questo fenomeno. Innanzitutto, il clamore provocato dalle reazioni alle vaccinazioni AstraZeneca negli ultrasessantenni e nel corpo docente; un altro motivo può essere che, con l’avanzare dell’età, i pazienti hanno più patologie e, assumendo già parecchi farmaci, si ha il timore che il vaccino possa essere controindicato. Inoltre, le persone di età più avanzata sono più facilmente suggestionabili da fake news e notizie prive di fondamento scientifico”. Cosa direbbe Lei che riesce sempre ad avere una parola amica per i Suoi assistiti, a chi, in questo momento, è ancora indeciso se vaccinarsi o meno? “Gli ricorderei semplicemente che oggi l’unica possibilità che abbiamo per sconfiggere il Covid è rappresentato dai vaccini. In Inghilterra, l’81% della popolazione ha fatto almeno una dose e si è deciso di rununciare al green pass. In Italia, entro fine ottobre, dobbiamo raggiungere e superare questi numeri per scongiurare il pericolo di nuove varianti che potrebbero superare la protezione vaccinale e vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad adesso. Mi hanno colpito le parole del Santo Padre a proposito di questa pandemia e che mi farebbe piacere condividere non solo con gli indecisi ma con tutti i lettori: vaccinarci è un modo semplice di promuovere il bene comune e di prenderci cura gli uni degli altri, specialmente dei più vulnerabili”. Senza obblighi, né divieti, senza marcare distinzioni o differenze, con la conclusione del Dott. Parlati che richiama le parole di Papa Francesco, diventa chiaro che viviamo un tempo in cui ciascun cittadino è chiamato ad affermare il proprio senso civico e le proprie responsabilità in quanto membro di una comunità che, mai come in questo momento, va difesa per il bene di tutti.
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FRANCO PEZZELLA
IL BEATO LUDOVICO DA CASORIA IN ALCUNE TESTIMONIANZE FIGURATIVE DELL’OTTOCENTO E DEL NOVECENTO
Mentre la vita e l’opera di Ludovico da Casoria sono state ampiamente trattate da vari autori nel corso dell’Ottocento e del Novecento non abbastanza si conosce della sua iconografia, che, ancorché non molto ricca di numeri, è, tuttavia, abbastanza interessante, sì da meritare una breve trattazione. Intanto va subito evidenziato che essa si rifà molto, nella resa pittorica e scultorea, alla descrizione che ne fece un suo grande amico, il cardinale Alfonso Capecelatro, nella sua Vita del P. Lodovico da Casoria, edita una prima volta a Napoli nel 1887 e ad una fotografia che, come ho già avuto modo di specificare in un precedente articolo di questo stesso settimanale, gli fu scattata nel 1852, da un suo altro amico e futuro biografo, il sacerdote Raffaele Pellegrini. Se al Pellegrini memore di una crisi mistica avuta dal Nostro mentre era in adorazione di Gesù sacramentato - si deve il merito di averlo immortalato disteso a terra con il volto sofferente per ricordare ai posteri un fondamentale momento della sua vita (un episodio che lo avrebbe condotto alla via della santità e l’unico che i confratelli raccomanderanno sempre di tramandare iconograficamente), al Capecelatro resta quello di aver tratteggiato con grande acume i tratti fisionomici di Padre Ludovico, oltre che quelli spirituali. L’immagine del Pellegrini trovò un convinto assertore in Frate Angelico di Maria, al secolo Pasquale Calabrese (Matera 1852 Casoria 1926) , il quale dopo un passato di intagliatore e scultore a Napoli e in Basilicata che registra la realizzazione di numerose opere nelle chiese della sua regione e la partecipazione alle Esposizioni di Torino e Napoli, nel 1889, alla vigilia delle nozze, raggiunto dalla vocazione, lasciò Matera per raggiungere l’Ospizio Marino di Posillipo, eretto nel 1883 da Padre Ludovico, di cui era devoto seguace. Qui l’attendeva Padre Bonaventura, successore del frate casoriano, incontrato qualche tempo prima quando gli aveva commesso una lampada per il Santissimo Sacramento. L’anno dopo, vestito il saio dei frati Bigi, fu inviato al “Deserto” di Sant’Agata dei due Golfi dove, alternando le pratiche monastiche con l’antica passione per la scultura e la pittura, soggiornò per un breve periodo per poi ritornare a Napoli
a stretto contatto di gomito con Padre Bonaventura desideroso «di avere un figlio che potesse eseguire i suoi disegni, sviluppare le idee della sua mente, in cui era tanta bellezza e armonia di arte» (P. Clemente, In memoria di Frate Angelico Calabrese Nostri Ricordi, Napoli 1926, p. 6). In questo contesto i due confratelli elaborarono la bella statua in terracotta di Padre Ludovico seduto a terra che ancora è data vedere nel cortile del Ritiro di San Raffaele a Materdei per accogliere, gli orfani e i ragazzi di strada e insegnare loro qualche mestiere nel cosiddetto “Convitto d’arte e mestieri per gli artigianelli”. Due copie della statua, sempre in terracotta, furono realizzate più tardi nella Casa delle Suore Stimmatine al Tondo di Capodimonte (fig.1) e nel cortile antistante la casa di
Padre Ludovico a Casoria, altre due, in cemento, a Posillipo e al “Deserto” (fig.2). Qui, nella foresteria sottostante al Belvedere, comunemente denominata
“sala maiolicata” giacché le sue mura, compreso il soffitto, furono interamente tappezzate con stupende ceramiche della Manifattura di Doccia (Firenze) del marchese Ginori alla fine dell’Ottocento, è ancora dato osservare il busto, cinto da una ricca ghirlanda floreale dai colori molto accesi, che ripropone il volto del Padre, tratto verosimilmente da un suo ritratto ovale che si conserva presso una comunità monastica fiorentina. La critica assegna questo ritratto (fig.3), divenuta
una vera e propria icona, alle mani del pittore svizzero-italiano Giuseppe Ciseri, (Ronco sopra Ascona 1821 - Firenze 1891) al quale il Nostro, nel 1875, aveva commissionato ben cinque pale d’altare per la costruenda chiesa del Sacro Cuore di Gesù di Firenze da Lui voluta accanto all’orfanatrofio che aveva fatto erigere per i suoi piccoli sordomuti. Alla stessa immagine ricorse, probabilmente anche lo scultore pugliese Filippo Cifariello (Molfetta 1864 - Napoli 1936), allorché nel 1914, anno centenario della nascita di padre Ludovico, Casoria, la sua città natale, celebrò questo suo illustre figlio commissionando all’artista il busto in bronzo del frate che si osserva, su una colonna in Piazza Santa Croce (fig. 4). Circondato da un piccolo cancello di ferro, il monumento, disegnato dall’architetto casoriano Domenico Salierno, si eleva di sette metri dal piano della piazzetta. Intorno vi corre un’aiuola nella quale arieggia un tronco di piramide in pietra vesuviana, dalla cui base superiore, s’eleva una
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DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021 dello Spirito Santo, in quella posteriore una croce. Ma chi, più e meglio degli altri, seppe celebrare la figura di Padre Ludovico fu senza dubbio padre Candido Martini, Superiore generale dei Bigi, che alla fine degli anni Trenta del secolo scorso fece dipingere al pittore napoletano Vincenzo Galloppi ben sei tele con i Fatti della vita di P. Ludovico da Casoria, ora in collezioni private, tra cui quella degli eredi del pittore, aventi a soggetto Un colloquio con Ferdinando II, La visita al monarca morente, Fra i moretti d’Africa, Fra i vecchi pescatori dell’Ospizio marino di Posillipo, Una predica nella chiesa di San Raffaele, L’incontro con il cardinale Vincenzo Maria Sarnelli.
svelta colonna di granito recuperata nel distrutto antico palazzo del Carmignano, sormontata da un capitello, anch’esso di pietra vesuviana, sul quale grava, come detto il busto bronzeo di Padre Ludovico, il cui modello in gesso si conserva presso il Museo Civico di Barletta. Il capitello ha quattro facce con uguali spigoli ognuno dei quali reca scolpito un fascio; sulla faccia anteriore v’è scolpita una colomba con le ali aperte, simbolo
I primi due soggetti fanno riferimento alla sua frequentazione con Ferdinando II, il quale, da quando lo aveva aiutato nel riscatto dei cosiddetti “moretti d’Africa” dalla schiavitù, lo teneva talmente in grazia che mentre era a Bari ammalato di un ascesso femorale inguinale, per i postumi della ferita infettagli tre
anni prima durante un attentato da un soldato calabrese e mai completamente guarita, chiese proprio a lui conforto e consiglio circa il suo ritorno a Napoli (fig.5). Gli altri, tranne L’incontro con il cardinale Vincenzo Maria Sarnelli, testimoniano la familiarità che ebbe con gli “ultimi”, gli anziani pescatori posillipini, i lazzaroni, i ciechi, gli invalidi, i disoccupati, i poveri dei quartieri popolari di Napoli e i “moretti d’Africa” che in tempi difficilissimi e contradittori quali furono i decenni a cavallo di metà Ottocento per i continui rivolgimenti politici e sociali, più degli altri vivevano nell’indigenza assoluta. In quei momenti, come ebbe a scrivere: «…non domandavo a Dio, per sfogare il mio animo, l’estasi, il rapimento, le visioni, ma il lavoro, le opere, la fede, la salvezza delle anime. Chiedevo nella preghiera ardore nell’operare, amore di Dio nei combattimenti, nei travagli, nelle angustie, nelle contraddizioni, ed esclamavo sempre: o amare, o morire di amore». Ci piace, infine, segnalare, che nel 1970, tra le quattro statue marmoree collocate in altrettante nicchie nel portico della facciata del santuario della Madonna del Rosario di Pompei che ricordassero i santi legati alla storia del santuario, fu posata anche - dovuta alle mani dello scultore Arnaldo Gelli - quella di Padre Ludovico, indicato come ispiratore, secondo quando aveva ricordato a suo tempo lo stesso Bartolo Longo, della fondazione di alcune delle opere annesse.
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CARMINE D’ARGENIO
“L’AMORE CONCRETO” NEI 150 ANNI DEL SERAFICO DI ASSISI
Assisi - Per rendere omaggio alla vita più fragile e indifesa, in occasione del suo 150° anniversario, l’Istituto Serafico di Assisi, tramite Conferenza Stampa in Sala D’Onore di Palazzo Donnini a Perugia, ha presentato le iniziative in programma Si parte il 17 settembre, giorno di fondazione del Serafico (il 17 settembre 1871 San Ludovico da Casoria fonda ad Assisi un’Opera dedicata a San Francesco, per la cura di ragazzi ciechi e sordi). L’apertura dell’evento celebrativo si svolgerà al Teatro Lyrick di Assisi, con la proiezione del docufilm “Nella vita c’è la vita” – realizzato dalla regista Maria Amato Calò – che racconta il Serafico attraverso gli occhi di Giorgio, un ragazzo ospite dell’Istituto, ma anche attraverso le voci e le testimonianze toccanti di genitori, medici, operatori e di tutto il personale che compone la famiglia di questa Opera storica. Ed è proprio di grande famiglia che ha parlato la mamma di Giorgio anche in Conferenza. “L’amore che trapela dalle mura dell’edificio al centro di Assisi, città che già di per sé mette pace all’anima, è maggiore di quello che può annidarsi in famiglia casa. Perché chi ha scelto di donarsi al più debole, lo fa incondizionatamente. A muoverlo è l’amore puro. Non avrei mai lasciato mio figlio da altre parti. Al Serafico c’è quello di cui parla la presidente – il riferimento è alla Dottoressa di fianco, Francesca Di Maolo -: l’amore concreto. Quello che apre il cuore. Ne è testimonianza stessa, mio figlio, che in dieci anni, ogni volta che passavo giorni con lui, al ritorno all’Istituto, mai una volta che mi avesse fatto capire: ma dove andiamo ora? Anzi, credo, che proprio la felicità di questi ragazzi nel ritorno, sia la motivazione di tanta serenità. Serenità è stata la prima emozione che
ho vissuto quando ho “conosciuto” per la prima volta, dieci anni fa, l’Istituto Serafico”. La stessa Presidente dell’Istituto Di Maolo lascia comprendere come a loro volta, tale serenità d’animo la “prendano” dai ragazzi stessi. “Sono loro che ti fanno intendere, come, anche chi non ha possibilità di vedere, ascoltare o parlare; se ha qualcuno vicino, può volare lo stesso ! – Sulla fiducia dei genitori – E’ fondamentale per tutti noi la forza ad andare avanti che gli stessi genitori ci donano. Con il virus entrato anche al Serafico, gli stessi parenti sono stati mesi senza vedere i propri ragazzi. Si, si sentivano. Si aggiornavano quotidianamente. Ma come detto dalla mamma di Giorgio, non poteva mai essere come l’abbraccio, una stretta da vicino. Eppure la loro forza è stata la nostra ad andare avanti. Era ciò che ci chiedevano”. Il 13 dicembre si chiude con L’Udienza Speciale in Vaticano di Papa Francesco per il Serafico di Assisi. Un incontro che sancisce il forte legame tra il Santo Padre e il Serafico, nato sin dall’inizio del suo pontificato, quando il 4 ottobre 2013 iniziò il suo pellegrinaggio ad Assisi proprio con la visita all’Istituto. “Queste piaghe devono essere
ascoltate”, con queste parole Papa Francesco tracciava il cammino del Serafico nella cura di bambini e ragazzi con fragilità, definendo quello che da 150 anni è il suo operato: “l’amore concreto”. Amore concreto che al Serafico accoglie e cura ogni giorno 165 pazienti, provenienti da 15 regioni d’Italia. In Conferenza, presieduta da Padre Enzo Fortunato, si è potuto toccare con mano, anche con una proiezione video con le parole dirette di quanti “vivono” senza filtri questi ragazzi con bisogni speciali, frame di istanti quotidiani dei valori umani che accompagnano il cammino dei trattamenti riabilitativi. Ci si è soffermati sul pensare quanto sia difficile curare una semplice caria, piuttosto che fare una radiografia. Non solo gli spettri comportamentali da rinnovarne sempre il seguito; ma la difficoltà medesima dei familiari, soventi, pellegrinanti erranti, se solo pensiamo all’accesso alle cure giuste. La sfida è migliorare per tutti, l’accessibilità alle cure. 6 su 10 ricevono soltanto una generica diagnostica. Il Serafico ricerca il potenziamento degli ambulatori specialistici pensati a misura per le persone con disabilità, per una equa accessibilità alle prestazioni sanitarie.
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CIRO TROISE
SIBILIA: “IL TRASFERIMENTO DEI TITOLI NON PUÒ ESSERE UN MERCIMONIO”
“Sui titoli bisogna fare una riflessione sulla normativa in vigore” Finalmente il pallone sta per tornare a rotolare in tutte le categorie, domenica inizierà anche il campionato di serie D. La pandemia ha svuotato i campi, spezzato il ritmo delle stagioni calcistiche, messo in seria difficoltà il movimento. Di tutti gli aspetti della ripartenza abbiamo parlato con Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti. Ci siamo ormai, il pallone a livello dilettantistico è tornato a rotolare e domenica inizierà anche il campionato di serie D. Ci racconta il valore di aver rimesso in moto la macchina dopo le grandi difficoltà imposte dalla pandemia? “Un valore immenso, sia per quello che la Serie D rappresenta per qualità della competizione e livello di organizzazione dei suoi club, ma anche per essere riusciti - come istituzione - a garantire prima la tenuta e poi la ripresa dopo due stagioni, che definire travagliate è dire poco” Come riparte il mondo dei Dilettanti? S’aspettava un aiuto più forte da parte del Governo per il mondo del calcio e soprattutto per l’attività di base in generale? “Non ho mai nascosto le mie perplessità rispetto a politiche di sostegno, condotte a livello centrale, che avrebbero dovuto tenere in maggior conto il calcio dilettantistico in ragione della sua funzione sociale. Oggi tutti lanciano l’allarme sulla perdita dei giovani, ma senza gli aiuti alle società che possono aggregarli e crescere la missione di recupero rischia di diventare impossibile” In Campania, soprattutto nella provincia di Napoli, da tempo si assiste ogni estate a trasferimenti di titoli. Nulla di illegale, le norme lo prevedono, ma non le sembra se ne stia abusando? “Come LND teniamo sotto osservazione il fenomeno che, seppur si realizzi nel rispetto delle regole, in ogni caso non
può trasformarsi in un mercimonio” Tanti tifosi e club chiedono di cambiare la norma che prevede questi trasferimenti, ovvero limitare il fenomeno. Come pensate di intervenire? “È necessario fare una riflessione sulla normativa in vigore, che è di competenza federale, poiché credo sia fondamentale preservare le identità territoriali, che sono uno dei capisaldi del calcio di base” Gravina ha riproposto il tema della riforma dei campionati. Come va avanti il dibattito su questo argomento? Che tempi secondo lei ci sono per fare in modo che ci siano veramente dei cambiamenti? “Nell’ultimo Consiglio Direttivo della LND abbiamo affrontato il tema proprio con il presidente federale. Ora faremo le nostre analisi e formuleremo una proposta che tenga conto delle peculiarità e delle esigenze del nostro movimento” Attendono di tornare in campo anche tanti ragazzini che hanno visto spegnere i loro sogni, con i campionati giovanili bloccati dalla pandemia. Come si sta lavorando sulla ripartenza del calcio giovanile? “Il protocollo sanitario in vigore ed i progressi della campagna vaccinale dovrebbero apportare i necessari benefici per consentire a tutte le nostre società e ai settori giovanili di riprendere l’attività in modo pieno e regolare. Ciò
che manca è la continuità, senza la quale è impossibile fare programmazione. Mi auguro sia davvero arrivata la stagione della rinascita, per tutti” È stato ad Agerola per l’inaugurazione del nuovo campo sportivo nato da una vecchia discarica. Che esempio può rappresentare per far sì che si lavori meglio sulle strutture sportive? “Sono uno che viene dal campo e per questo ho la piena consapevolezza del fatto che senza impianti sportivi e senza la capacità di visione non può esserci sviluppo per le singole comunità. La disponibilità di strutture moderne ed efficienti, unite a politiche di recupero del territorio, sono delle armi vincenti per contrastare ogni tipo di degrado, anche quello valoriate” La Rappresentativa Under 17 della Lega Nazionale Dilettanti ha vinto il torneo Shalom battendo il Napoli in finale. Ci racconta un po’ il lavoro di questa squadra? “Una grandissima soddisfazione, non solo per l’under 17. In meno di due settimane i nostri staff hanno rimesso in piedi le attività di selezione ed hanno poi conquistato tre finali di altrettanti tornei, vincendone due e portando questi giovani a confrontarsi con importanti squadre di club. I risultati fanno sempre piacere, in modo particolare per il successo della neonata Under 20 femminile, ma sono felice ancora di più per il segnale di ripresa che è stato lanciato”
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
TESTIMONIANZA DEL PROF AVV. FRANCESCO POLIZIO SULLA FIGURA DI IGINO GIORDANI
Ho conosciuto il Prof. Igino Giordani durante il corso di formazione politica preparato dalla Democrazia Cristiana della Provincia di Napoli d’intesa con l’ufficio formazione del partito Nazionale. Il corso si svolgeva alla Camilluccia di Roma e durava una settimana. All’epoca ero studente universitario di giurisprudenza ed agli inizi della vicenda politica. Il prof. Igino Giordani era direttore della scuola di formazione e presentò il corso con una lezione di grande respiro sull’attualità dell’impegno dei cattolici in politica, dell’esigenza di sal-
vaguardare la costituzione, di coniugare gli interessi dell’Italia nell’ottica dell’Europa da costruire insieme per la difesa della civiltà occidentale. Uomo di grande cultura, dall’eloquio erudito, di grande fede. Era amico personale di De Gasperi e degli uomini politici più illustri della Democrazia che chiamava a fare lezioni nella scuola, come Pella, Scelba, Fanfani, Moro, Colombo, Andreotti e tanti altri. Ho ricordato alcuni che avevano tenuto lezioni durante il corso. Siamo alla stagione 1960/61.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Egregio assessore è premura di questa organizzazione sindacale accertarsi dell’avvenuto recapito delle e-mail che Le abbiamo inviato l’8 settembre u.s. Con l’occasione, sempre in relazione all’oggetto, Le alleghiamo una foto risalente al 2017 in cui è ripresa una rotonda “provvisoria” che avrebbe dovuto meglio regolare il traffico all’incrocio tra Via Pio XII, Via Macello e Via Michelangelo. Il manufatto, che ben risolveva le criticità ataviche di detta zona, ebbe durata breve perché vandalizzato da “ignobili”.
spesa. nell’ambito dei lavori tuttora in corso. CGIL Area Nord Napoli (Casoria)
Con il suo predecessore avevamo verificata la sostenibilità di realizzare detta rotonda. con un modesto impegno di
Si riscontra la mail pari oggetto e si conferma la ricezione della pregressa corrispondenza in merito. Sarà cura dello Scrivente, di concerto con il Dirigente di settore - che legge per conoscenza -di programmare un incontro specifico al fine di porre in atto le eventuali azioni operative che il caso richieda. Ing. Luca Brancaccio
RAFFAELE SILVESTRO
ARZANO, COSA SERVE PER LA RINASCITA?
Nello scorso numero vi abbiamo descritto quelli che si contenderanno la poltrona da primo cittadino nelle prossime elezioni comunali di Arzano, le varie coalizioni, partiti e accoppiamenti, ma adesso entriamo nello specifico e cerchiamo di capire di cosa ha bisogno uno dei paesi più martoriati dell’area nord di Napoli. Dopo 3 scioglimenti consecutivi, la popolazione ha perso fiducia nella politica nei programmi e nelle persone, vuole dei fatti, vuole risultati, cose che purtroppo però non avverranno sin da subito. Sappiamo che il comune è in dissesto, non ha più soldi e la macchina comunale è ridotta all’osso. Manca un piano urbanistico che permetterebbe l’ampliamento di alcune zone, o almeno riqualificarle. Un punto focale, dove molto si sta battendo in questa campagna elettorale, è che manca un luogo di aggregazione per i giovani, con la villa comunale sempre in disuso o vandalizzata, non ci sono zone sicure e tranquille dove ragazzi e bambini possono passeggiare, giocare o passare il proprio tempo libero. L’ultimo punto fondamentale sul quale il prossimo sindaco di Arzano deve assolutamente fare bene, è gestire nel miglior dei modi gli impianti sportivi. Lo sport, sono anni ormai che non ha una casa, o meglio la possiede ma non in ottimo stato, situazione, questa degli impianti “decadenti” che costringe le società sportive arzanesi a migrare verso paesi limitrofi, una cosa inaccettabile, visto il grandissimo livello della pallavolo femminile e i vecchi fasti dell’Arzanese nell’allora serie c2. Le cose da fare sono tante, purtroppo le risorse sono poche, ma la voglia sembra essere tanta. Questo deve essere il monito di tutti, avere voglia di fare, non arrendersi ai primi problemi, c’è bisogno di pazienza e tanta, tantissima buona volontà, altrimenti Arzano finirà di sprofondare nel baratro.
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14 SALVATORE IAVARONE
Presidente della IV commissione Consiliare “Istruzione, Cultura, Sport”
PROGRAMMA ANNUALE DEGLI INTERVENTI PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CONFISCATI LA REGIONE CAMPANIA FINANZIA I COMUNI PER IL RECUPERO DEI BENI CONFISCATI
La Regione Campania, in attuazione del Programma annuale, con le risorse di cui al “Fondo unico per i Beni confiscati”, finanzia interventi finalizzati al recupero e alla rifunzionalizzazione di beni immobili confiscati, da destinare ad attività istituzionali, sociali e produttive. Lo scorso anno il Comune di Casoria, su nostra proposta, fatta dalle pagine di questo giornale, ha ottenuto il finanziamento per la realizzazione del parco nel quartiere Stella (i lavori sono in corso). Quest’anno proponiamo di continuare su questa scia ed abbiamo chiesto come Europa VERDE un incontro all’assessore Girardi, assessore ai beni confiscati. Gli interventi devono essere volti a garantire il riutilizzo dello stesso bene per fini istituzionali/sociali/produttivi ed essere funzionali alle attività/servizi da svolgere al loro interno. Sono ammessi interventi di valorizzazione, recupero, e comunque tutti gli interventi di ristrutturazione finalizzati: - alla realizzazione di sedi istituzionali; - alla realizzazione di infrastrutture, per servizi sociali di comunità, centri di accoglienza, centri ludici, centri formativieducativi, strutture per senza fissa dimora, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, ecc. - alla riqualificazione di spazi degradati e dismessi per sostenere e migliorare la qualità di vita quali ad esempio spazi verdi attrezzati per il tempo libero e per lo sport, orti urbani, parchi urbani, ecc. - alla realizzazione di spazi destinati ad accogliere attività produttive, reti di ospitalità (turismo sociale), agricoltura sociale, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, paesaggistico e ambiente, ecc. - alla realizzazione di spazi di co-working per iniziative innovative promosse dai giovani (hub, innovatori sociali, ecc.), nonché spazi per l’inclusione lavorativa di giovani, disoccupati e soggetti svantaggiati attraverso percorsi educativo/formativi e di tirocinio. Saranno escluse le proposte progettuali:
- per le quali non è stata approvata la progettazione esecutiva
ai sensi del D. Lgs. n. 50/2016 e ss.mm.ii.; - afferenti beni per i quali non è stata effettuata la pubblicazione sul proprio sito istituzionale (art. 4 comma 1 lettera a) L.R. 7/2012 e ss.mm.ii) nell’elenco previsto dell’art. 48 comma 3 decreto legislativo 159/2011 e ss.mm.ii ; - afferenti beni gravati da ipoteche, atti di pignoramento e da qualsiasi annotazione pregiudizievole alla realizzazione dell’intervento; - destinatarie di altro finanziamento attivo (dal POR FESR Campania 2014-2020 e dal PON Legalità 2014-2020 o altro finanziamento regionale); - afferenti beni confiscati per i quali l’affidamento in gestione a terzi non è stato effettuato mediante procedura di evidenza pubblica. Saranno ammesse le proposte progettuali dotate di un livello di progettazione esecutiva, ai sensi del D. Lgs. n. 50/2016 e ss.mm.ii. Laddove il progetto non preveda la realizzazione di attività istituzionali, l’affidamento del bene immobile a soggetti terzi, di cui all’art. 48 comma 3 del decreto legislativo 159/2011, deve avvenire mediante procedura di evidenza pubblica. In tal caso, l’ente proponente dovrà individuare il soggetto gestore prima dell’erogazione del saldo, pena la revoca del finanziamento e il recupero delle somme erogate. Sono ammissibili a contributo le seguenti spese: lavori a misura, a corpo, in economia; • forniture; • imprevisti nel limite di 5% di a); • allacciamento ai pubblici servizi; • le spese generali, ivi incluse le spese di progettazione esecutiva dell’intervento direzione • lavori e coordinamento sicurezza e tutte le altre spese tecniche nella misura non superiore • al 12% di a)+b); • IVA ed eventuali altre imposte e contributi dovute per legge.
Ciao Marisa
Un altro pilastro del Liceo Gandhi di Casoria è andato via: Marisa Ciavarella, ottima e apprezzata insegnante di Storia e Filosofia, indirizzo Classico, è stata un punto di riferimento per tante generazioni di discenti e docenti. Sempre disponibile, attenta alle esigenze di tutti, risolutiva, ottimista, collaborativa, sensibile, Marisa ha lasciato un segno nella storia della nostra Istituzione Scolastica. Permettetemi un ricordo personale: quando sono arrivato all’allora Liceo Classico Durante, sezione staccata di Frattamaggiore, oltre 20 anni fa, Marisa mi ha accolto con un sorriso e con un fare rassicurante, in seguito siamo stati per decenni colleghi di corso, ci capivamo con uno sguardo, mai uno screzio, mai un dissapore, il suo garbo era proverbiale, ci è stata sempre di aiuto sia in ambito professionale che in quello personale e privato. Mamma presente, moglie amorevole, nonna buonissima e orgogliosa, perfetta padrona di casa, ospitale, Marisa ci proteggerà e veglierà su di noi ovunque sarà. Un abbraccio fortissimo al marito Vittorio, alla figlia Antonella, e a tutta la sua famiglia. Antonio D’Addio
DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021
AFGHANISTAN 2021
Marea umana, in giorni di calura, scappa da iniquo destino di crudeltà e paura. Occhi sprizzanti lampi di spavento s’involano liberi dall’orrido inferno come uccelli in fuga da bosco in fiamme. Fragore d’armi in strade afghane, ove scorazzano, vindici, i talebani che in case e d’intorno, qual rapaci di prede all’assalto, spargono panico e afrore di morte. Su visi di donne disperate e piangenti si riflette, scioccante, il brutale mondo, per dignità oltraggiata e violenze immonde. Oh, folate devastanti d’odio cruento con attacchi esplosivi e stragi tremende irrorano il terreno di sangue innocente! Osservarlo sgomento quel Paese martoriato dove sfumano da anni auspici di pace, vederlo turpe nel pianto di bimbi offesi, nei loro sogni e diritti lesi, tormento desta e gran sofferenza. Ma pur alleviano le pene dell’animo soavi abbracci a cuccioli umani da cuori teneri accolti con palpiti d’amore, sorrisi e speranza offrendo a quell’infanzia dolente d’un futuro migliore. Antonio Botta
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SI TORNA A CORRERE A CASORIA TUTTI INSIEME PER MATTIA
E’ di domenica scorsa, sotto un brillante sole settembrino, l’evento svoltosi a Casoria “Tutti insieme per Mattia”, a cui tanti appassionati della corsa e tante associazioni podistiche, tra cui la Run for Love p-AC, sono state chiamate a partecipare, ritornando a gareggiare, a correre e, soprattutto a correre per amore. Fine ultimo della gara è stata, infatti, una catena di solidarietà che si è voluta costruire per un bambino speciale, una catena che si è trasformata in un evento molto ben organizzato dalla A.s.d. Pink Road e sostenuto dalla appassionata gestione della Promoter di eventi sportivi Paola Meluzis, che, tra l’altro, è stata la voce narrante della manifestazione. Un progetto realizzato per sostenere Mattia, un piccolo guerriero che, a causa di una malformazione congenita, è costretto a vivere come in una sorta di isolamento dal mondo che lo circonda, in quanto privo, dalla nascita, dei dotti uditivi. Un intervento di ricostruzione, a dir poco rivoluzionario, potrebbe dare a Mattia la felicità di ricongiungersi ad un mondo che, per molti versi, gli risulta ancora sconosciuto ed estraneo. L’intervento è realizzabile in California, al California Ear Institute, ed è necessaria una cospicua somma per poter affrontare viaggio ed operazione. Ottantamila Euro (pari a circa novanta mila dollari) è la cifra che andrebbe raggiunta e per la quale la gara di domenica ha cercato di rappresentare quella goccia in un oceano di amore, sostegno, aiuto, condivisione. Tra le tante società sportive che hanno preso parte all’evento, la Run for Love p-AC era presente con il maggior numero di atleti iscritti : no.48 componenti che hanno dato vita, per circa dieci chilometri, a quell’onda giallo-flou che ha fluttuato per le strade di Casoria. Un evento che l’associazione ha appoggiato ed ha accolto sin da subito con l’entusiasmo che la caratterizza, perché è stata organizzata secondo i valori in cui crede e per cui è nata : sostenere con la forza delle gambe degli atleti e dei cuori dei propri associati, quelle attività che possono aiutare i più bisognosi e regalare un sorriso a chi è in un momento delicato della propria esistenza.I sorrisi e gli abbracci che i componenti della RfL-pAC si sono scambiati e con cui si sono avvicinati alla gara, hanno ripreso vigore e forza dopo le chiusure forzate dovute alla pandemia. L’unione della squadra e l’amicizia che lega i componenti tra loro hanno lasciato un indelebile segno di presenza e positività. “Felici di aver dato ancora una volta, grazie alla corsa, il nostro contributo”: con queste parole, pronunciate all’unisono da atleti e associati della squadra, si è chiusa una domenica importante, simbolo di una ripresa, di quel ritorno alla “sacra” normalità quanto mai desiderata anche nel mondo podistico. Di quello fatto, principalmente, di amore e di sport.
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16 STEFANIA COLICELLI
LA BIOGRAFIA: CHI SONO? UNA CAPA TOSTA CHE AMA LE SFIDE E pensare che volevo fare l’archeologa, mi immaginavo con le scarpe impolverate e il cappello alla Indiana Jones a scavare e scoprire pezzi di storia da raccontare al mondo. Un mondo che da giovane mi sembrava perfino piccolo… Oggi sono una preside, in una delle zone più belle e difficili della nostra città, Forcella, e sono contenta della strada che ho percorso, del mondo che sono riuscito a esplorare. Tre anni fa, però, ho imboccato la strada di casa, Napoli: mi mancava, sentivo che viveva grandi difficoltà, che aveva bisogno di tutti noi, anche di me. Ecco perché oggi ho deciso di difenderla personalmente dopo aver vissuto esperienze importanti in scuole e realtà di trincea, a Imperia, a Roma, a Casoria, dopo aver portato le mie battaglie sulla legalità in posti dove qualcuno storceva il naso quando si trovava davanti una donna rigorosa e inflessibile per il solo fatto di essere napoletana. Ovunque sia stata, della mia città ho portato con me la fantasia nella risoluzione dei problemi, ma anche la cultura, la solidarietà, l’integrazione, l’educazione, la cordialità. Il nostro tesoretto, ciò che gli altri, lontano da qui, apprezzano di noi perfino più della simpatia. Di quella passione per l’archeologia, che fu oggetto della mia tesi di laurea su Pompei, mi è rimasta la voglia di andare a fondo, di studiare i problemi guardandoli da vicino, di saper tirare fuori il bello dal fango e dalla ruggine, di non curarmi delle zanzare, di chi prova a infastidire chi cerca di fare qualcosa per gli altri. Oggi sono una donna che nella scuola ha realizzato se stessa girando l’Italia ma con i piedi e i cervello ben saldi nelle mie radici, Secondigliano, la mia periferia del mondo, ma anche la mia pista di decollo verso la Napoli della borghesia, dei professionisti, dell’impresa, del volontariato, del turismo, della cultura, di chi tutti i giorni non si rassegna al racconto di
una città “di passaggio” o una “friggitoria all’aperto”, per citare il mio candidato sindaco, il professor Gaetano Manfredi. Chi sono? Una donna, una mamma, una moglie, ho un marito commercialista, un figlio bello e vivace, sono di sinistra, pacifista e cattolica, caratteristiche di cui sono orgogliosa anche se non me ne vanto. La mia sfida è sulla competenza, sull’esperienza delle cose materialmente fatte, sulla passione. Conta questo, in politica, l’ho detto subito a chi mi ha proposto la prima esperienza politica. Fin da ragazza, ho cercato di fare le cose perbene, con applicazione: ero un po’ secchiona, lo ammetto, mi sono laureata in Lettere Classiche alla Federico II con 110 e lode, poi ho iniziato a insegnare, in tutta Italia, partecipando a progetti sulla povertà, sulla pace, contro la violenza sulle donne, sull’adozione di monumenti. Quando ho vinto il concorso da dirigente scolastica e sono diventata preside, ho cercato di sfruttare fino all’ultimo euro le risorse pubbliche per i ragazzi, ho aperto la scuola alla città, ho imposto regole, organizzazione e opportunità a chi ne cercasse, ho guardato al futuro dei giovani come guardo oggi a quello di Napoli, che vedo come una grande aula di gente perbene cui offrire risposte e con cui collaborare, come faccio da anni nelle mie scuole con docenti, personale e studenti. Oggi sono alla “Ristori” di Forcella, con il plesso intitolato ad Annalisa Durante, la bambina uccisa in un raid di camorra che oggi avrebbe 30 anni. Un grande onore e un immenso onere. E’ la scuola forse più bella e più difficile di Napoli, come ho detto prima. Ma “bello” e “difficile” sono le parole che amo di più. Forse lo avere capito: tengo a’ capa tosta... A proposito di difficoltà: è la mia prima volta. Comunque vada, grazie di avermi aiutato a vivere questa meravigliosa esperienza.
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RITA GIAQUINTO
NASCE WILL: L’ASSISTENZA LEGALE A LIVELLO MONDIALE Venerdì 24 settembre si terrà a Napoli un seminario, parzialmente in presenza causa normative anti Covid, seguito da una cena di gala, che possiamo considerare, in questo periodo di necessaria Il ruolo dei professionisti ripresa, come un momento inaugurale a sostegno di un nuovo network di professionsiti. delle imprese Si tratta della WILL, Worldwide In- nei processi di dependent Lawyers League, ovvero internalizzazione. Lega Mondiale degli Avvocati Indipendenti, formata da 230 Avvocati con sedi in molti Paesi del mondo, WEBINAR IN DIRETTA SULLA PIATTAFORMA che si sono uniti per raggiungere, con profonda determinazione, l’ambizioso 24 settembre 2021 Ore 15:00 - 19:00 obiettivo di offrire assistenza legale, a livello mondiale, a chiunque ne avesse bisogno, a tutte quelle persone che si trovano all’estero per i più svariati motivi (turismo, studio, lavoro, salute) e che, lontani dal proprio paese di origine, potrebbero trovare difficoltà a vedere riconosciuti i propri diritti. La WILL nasce poco tempo prima della pandemia, ma comincia a prendere vita da un evento particolarmente drammatico che segna la vita del suo fondatore, Marco Buscema, un avvocato di Udine. È il 1997, Buscema si trova in Turchia e l’autobus su cui viaggia, insieme a molte altre persone, precipita in un dirupo. Sopravvive al grave incidente, ma le conseguenze che subiscono i superstiti, anche per l’assenza di un’adeguata assistenza legale, lo feriscono e lo colpiscono profondamente������������������������������� . L’avvocato intuisce che è necessario fare qualcosa affinchè non accada mai più che le persone lontane da casa propria si sentano sole, costrette in gravi situazioni, talvolta impossibili da gestire. L’Avv. Buscema comincia, dunque, a costruire, piano piano, una rete di rapporti con avvocati in ogni parte del mondo, che condividono la sua mission che, proprio dalla WILL, ci riassumono come segue : “Contribuire alla costruzione di un mondo più equo attraverso la creazione della più ampia rete internazionale di specialisti legali, che copra almeno 22 fusi orari. Proprietari e comproprietari di studi guidati da eccellenza, passione, integrità ed etica, che affrontino i casi usando il pensiero latera-
le e stabiliscano un rapporto di fiducia tra pari con il cliente e tra affiliati della lega stessa”. E‘ così che nasce WILL : un acronimo che riassume la libertà di volere ed il potere di scegliere, che trasformi le differenze culturali in grandi opportunità. Ma WILL è anche un nome proprio, quasi a volerlo considerare idealmente come una persona, un amico su cui poter sempre contare, ovunque ci si trovi. “Sogniamo un mondo in cui la protezione legale di massima qualità sia resa accessibile a livello globale per ogni individuo, azienda o entità” : è così che ci raccontano l’Avv. Marco Buscema, il fondatore, l’Avv. Enrica Maggi, amministratrice delegata della WILL e l’Avv. Fabio Marinelli, Responsabile per il Sud Italia. All’interno della Lega, è stata costituita una divisione chiamata “WILL DESK” che raggruppa avvocati che hanno sede in Paesi stranieri e che parlano tutti correttamente la lingua italiana. Ricordiamo che – causa Covid – soltanto ad un ristretto numero di avvocati sarà consentita la riunione in presenza, ma, tramite la piattaforma ZOOM, dalle ore 15 alle ore 19 del 24 settembre, ci si potrà collegare in diretta webinar. L’evento dal titolo “Il ruolo dei professionisti a sostegno delle imprese nei processi di internalizzazione” è stato accreditato presso l’Ordine degli Avvocati di Napoli per n.2 crediti formativi. Si raccomanda ai professionisti interessati l’scrizione tramite e-mail : seminarionapoli2021iscrizioni@gmail.com L’auspicio per questa nuova associazione è che Napoli possa essere foriera e spinta propulsiva per un progetto fatto di scienza, conoscenza e profonda umanità, che possa interessare sempre più utenti nella costruzione di ponti, diradando i confini culturali, dove la giurisprudenza, ed i suoi migliori interpreti forensi, diventino il vero strumento di ogni società civile per combattere ingiustizie e disuguaglianze. In nome di quei diritti fondanti la tutela e la difesa dell’essere umano, equamente, in ogni parte del mondo.
INTRODUZIONI E INTERVENTI
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Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Circondario del Tribunale di Napoli
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Ente Pubblico non economico
Commissione di Studio Ricerca e Programmi Comunitari
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L’evento è stato accreditato presso l’Ordine degli Avvocati di Napoli per n. 2 crediti formativi.
INFO
Iscrizioni all’evento tramite e-mail: seminarionapoli2021iscrizioni@gmail.com
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INTERVENTI PROGRAMMATI
Vincenzo Moretta: Presidente ODCEC di Napoli. Antonio Tafuri: Presidente Consiglio Ordine Avvocati di Napoli. Angelo Sessa: Vice Presidente ODCEC di Napoli Delegato Commissione Internalizzazione Odcec Napoli. Liliana Speranza: Consigliere Delegato Commissione Ricerca e Programmi Comunitari Odcec Napoli. Elio Lupacchini: Presidente Commissione Ricerca e Programmi Comunitari Odcec Napoli.
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INTRODUZIONE Fabio Marinelli: avvocato diritto commerciale internazionale del foro di Napoli.
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INTERVENTI Monica Scipione: “Le soluzioni di SACE per finanziare progetti all’estero, il sostegno all’internazionalizzazione e lo sviluppo internazionale delle imprese.” Nicoletta Grassi: “il ruolo dei professionisti a sostegno delle imprese nei processi di internalizzazione”. Lia La Barbera: L’impresa delle imprese: uno spunto di riflessione sulle opportunità a livello internazionale per le imprese in tempi eccezionali.
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Francesco Del Deo: La responsabilità penale delle imprese straniere che operano in Italia. Francesca Sperti: Impatto dell’intelligenza artificiale sulle obbligazioni contrattuali delle parti negli scambi internazionali. Alessandro Menin: Criteri di scelta degli INCOTERM nei contratti del commercio internazionale. Antonello Giacobazzi: Tecniche di redazione dei contratti internazionali: suggerimenti. Eva Micheli: L’ufficio estero in outsourcing. Enrica Maggi - Austria: Introduzione al diritto societario e tributario austriaco. Małgorzata Skawinśka - Polonia: Fare business in Polonia: la prospettiva legale. Federica Bertollini - Dubai: Business focus: gli Emirati Arabi Uniti. Matjia Jamnik - Slovenia: cenni al diritto societario sloveno.
SALUTI Avv. Buscema - Fondatore di Will, Avvocato in Udine.
Si raccomanda di scaricare la piattaforma con congruo anticipo al seguente indirizzo https://zoom.us/support/download La partecipazione all’evento attribuirà n. 2 crediti formativi e saranno riconosciuti ai commercialisti/revisori (iscritti presso un Albo ODCEC Italia) che si prenoteranno sul sito www.odcec.napoli.it\eventi e, successivamente, auto-certificheranno “online”, entro sette giorni dal webinar, nella stessa pagina, l’avvenuta partecipazione.
conIAZZETTA Sindaco vota scrivi ANTONIO IAZZETTA
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ROBERTA D’AGOSTINO
STAGIONE TEATRO SANNAZARO 2021-22 La nuova stagione del Teatro Sannazaro - dice Lara Sansone, direttrice artistica del teatro - è un invito a ricominciare. Rientra nel vivo! E’ una esortazione a riprendere possesso delle nostre emozioni, del piacere di vivere il rito della rappresentazione teatrale, della nostra piccola, grande normalità. Nel segno della ripartenza ecco un cartellone pieno di proposte interessantissime, fedeli alle due linee guida che sono ormai connotative delle nostre scelte artistiche: Tradizione e Contemporaneo. Molte produzioni e collaborazioni eccellenti che racchiudono il meglio del panorama nazionale; in totale 23 spettacoli in cartellone, più sette Prime di settimana. Apre la stagione, il 15 ottobre, La Maîtresse, liberamente tratto da Memorie di una maîtresse americana di Nell Kimball, con riduzione, regia ed interpretazione di Gaia Aprea. Lo spettacolo è il racconto in prima persona della vita di Nell Kimball, nata nel 1854 in un “podere di sassi” nell’Illinois e morta in Florida nel 1934. Dal 22 al 24 ottobre El blues di Loi con Milvia Marigliano e Igor Esposito con drammaturgia di Igor Esposito e la supervisione di Peppino Mazzotta; una performance teatrale dove un’attrice e un poeta accompagnati da un musicista portano in scena i versi di una delle personalità poetiche più potenti del secondo Novecento italiano: il poeta Franco Loi. Un blues che si dipana attraverso quattro stazioni drammaturgiche. Dal 29 al 31 ottobre Angela De Matteo, Massimo De Matteo e Francesco Procopio sono i protagonisti di Muratori di Edoardo Erba. La regia è di Peppe Miale. La celebre commedia di Edoardo Erba, messa in scena per la prima volta in lingua napoletana, affronta un tema quanto mai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi mega supermercati. Tra esilaranti scambi comici e momenti di profonda riflessione, una storia di amicizia, rivincita e conflitti sociali che è un inno d’amore al teatro. Dal 5 al 7 novembre Peppe Barra e Lalla Esposito saranno i protagonisti di Non c’è niente da ridere con la regia di Lam-
berto Lambertini. Uno spettacolo al contrario, anche la scenografia raffigura un teatro dal punto di vista degli attori, con le file dei palchi sul fondo e con le luci della ribalta puntate verso la sala. In questo luogo irreale si avvicendano un attore e un’attrice (Peppe Barra e Lalla Esposito), con duetti, monologhi, canzonette e assurde parodie del teatro classico, mentre semplici oggetti di scena o consunti fondalini delineano le diverse situazioni drammatiche. Lello Arena, dal 12 al 14 novembre, propone “Parenti serpenti” di Carmine Amoroso con Giorgia Trasselli, Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea De Goyzueta, Carla Ferraro, Luciano Giugliano ed Annarita Vitolo diretti da Luciano Melchionna. Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta? Luciano Melchionna, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere e allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione. Dal 26 al 28 novembre Rosalia Porcaro è la protagonista di Core ‘ngrato della stessa Porcaro e Corrado Ardone. Uno spettacolo comico e intimo, che racconta
un amore grande ma complesso tra madre e figlia. La Porcaro interpreta tutti i personaggi femminili, e pur se il pubblico la conosce più come attrice comica, qui appare in una veste più completa. Se parliamo di cuore, di sentimenti, d’amore, di vita, come sarebbe possibile fare una divisione fra comico e drammatico? Lo spettacolo delle feste di Natale, in scena dal 17 al 30 dicembre è Cafè chantant - su le maschere! di e con Lara Sansone con l’Orchestra e il Balletto del Cafè chantant prodotto da Tradizione e Turismo - Centro di Produzione Teatrale. Una successione imprevedibile e mai uguale di performance di teatro, musica, danza e cabaret avvolge una platea fatta non più di belle poltrone messe in ordinata fila, ma di tavoli! Il pubblico viene coinvolto in una incredibile macchina teatrale totale. Un’antica tradizione rinnovata ogni anno in forme sempre diverse e al passo con i tempi. Perché l’originario Café Chantant della Belle Époque, simbolo della vita spensierata, non parlava mai al passato, ma sempre al presente e al futuro. Dal 5 al 9 gennaio Alla festa di Romeo e Giulietta di Shakespeare/D’Errico/ Sicca per la regia di Benedetto Sicca con Francesco Aricò, Clara Bocchino, Marialuisa Bosso, Emanuele D’Errico, Teresa Raiano, Francesco Roccasecca, Dario Rea Il punto da cui si partirà è il fatto che all’interno del testo ogni festa sfocia in un funerale: la festa in cui i due innamorati si incontrano per la prima volta sfocia nel funerale di Mercuzio; la festa (mancata) delle nozze tra Giulietta e Paride sfocia nel funerale di Romeo e Giulietta.. La domanda che ci porremo e che porremo ai nostri invitati è: in che modo, c’entra tutto questo con l’amore? Dal 21 al 23 gennaio L’Oreste.Quando i morti uccidono i vivi di Francesco Niccolini con Claudio Casadio per la regia dello stesso Francesco Niccolini con Giuseppe Marini, uno spettacolo illustrato da Andrea Bruno. L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola. È stato abbandonato quando era bambino. Dopo trent’anni non è ancora uscito: si è specializzato a trovarsi sempre nel posto
DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021 sbagliato nel momento peggiore. “L’Oreste” è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato. Su come la vita spesso non faccia sconti e sia impietosa. E su come, a volte, sia più difficile andare da Imola a Lucca che da Imola sulla Luna. Dal 28 al 30 gennaio Contractions / contrazioni di Mike Bartlett uno spettacolo di e con Valentina Acca e Federica Sandrini per la regia di Francesco Saponaro. Un testo dal linguaggio tagliente che parla di come possiamo diventare o di come siamo già, che da un iniziale realismo ci porta nel paradosso e nel grottesco e che mostra l’invadenza di una società che ha perso qualsiasi umanità. Il testo diventa così anche un monito su come siano in pericolo e su come vadano protetti i nostri spazi di libertà, intimità, umanità e amore. Dal 4 al 6 febbraio Marisa Laurito con Livio Beshir, Giancarlo Nicoletti, Guglielmo Poggi diretti da Giancarlo Nicoletti sono i protagonisti di Persone naturali e strafottenti di Giuseppe Patroni Griffi. Emarginazione, violenza, distanze socio-culturali, violenza sessuale e psicologica, la ricerca continua di un altro che non esiste: la drammaturgia di Patroni Griffi è cruda e ironica, scandalosa e poetica, verbosa e visionaria. Ne
viene fuori una tragicommedia dal sapore post-eduardiano e pre-ruccelliano, col respiro di un periodare socio – poetico, che fra cinismi, grettezze e turpiloqui ci restituisce lo squarcio di un’altra Napoli – non più la cartolina buona per i turisti, ma tutta la sbordante umanità di un “vascio”, che diventa, immediatamente, un altro mondo, un’altra realtà, una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio. Un non luogo dove, fra la comicità e il grottesco, si discute – immensamente e inconsciamente - del mondo, degli esseri umani, del sesso e della razza. Dall’11 al 13 febbraio Enzo Moscato in Modo minore Dall’ultimo (e romantico) Carosone di ‘Giacca rossa é russetto; dall’ imperituro (e quasi modernista) Sergio Bruni di ‘O jukebox ‘e Carmela’; dall’ ironico Ugo Calise al malinconico Enzo Di Domenico; da Antonio Basurto a Teddy Reno, Mario Trevi, Mimmo Rocco, Bruno Martino, Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Pino Donaggio, Sonny and Cher, l’ Equipe ’84, Dalida e Gloria Christian. Ecco, in sintesi, la sfilata, o defilé, di artisti, autori e ‘glamorous’ canzoni d’epoca, che attraversa Modo Minore, viaggio mnemonico - musicale, che, scanzonatamente, ma non senza il rigore dell’ attenzione e dell’ approfondimento filologico – si muove, anzi
19 si sposta danzando discretamente – in modo minore, appunto, vale a dire in umiltà – dal cuore agli arti, dal centro al margine ( e viceversa) del complesso e al contempo leggerissimo e giocoso impero canoro – napoletano ( ed internazionale ) relativo agli ultimi tre decenni del ‘900. Dal 18 al 20 febbraio Lina Sastri in Maria Maddalena con Filippo d’Allio (chitarra, arrangiamenti) Gianluca Mirra (percussioni) collaborazione alla messa in scena Bruno Garofalo. Il racconto è appassionato e spietato, come la scrittura magnifica di Marguerite Yourcenar. È un canto poetico in cui prende forma una storia d’amore dolorosa e appassionata. La storia di una mancanza che segna la vita di Maria Maddalena e la condanna a un destino di solitudine e infelicità, perché segnata da un’eterna ferita d’amore: così la Yourcenar racconta la storia di questa donna che passa dall’amore innocente per Giovanni a quello appassionato per Gesù fino alla dedizione più assoluta.È un percorso inquietante e profondo nell’anima femminile. In scena con l’attrice interprete di Maddalena, due musicisti evocano musicalmente le atmosfere emozionali del racconto, che prendono corpo grazie alla voce dell’interprete. Dal 25 al 27 febbraio Sorelle è il pri-
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DOMENICA 19 SETTEMBRE 2021 mo adattamento italiano di Souers, testo del pluripremiato drammaturgo Pascal Rambert che ne ha curato anche la regia. In scena ci sono Sara Bertelà e Anna Della Rosa «Non esiste una trama – dice Rambert - mi piace immaginare lo spettacolo in termini di energia. Non mi interessa raccontare una storia di conflitto ma focalizzarmi su come le interpreti incarnano il testo. Sull’energia reale e organica che scaturisce dalla relazione che i loro due corpi instaurano nello spazio. Quando dico che si tratta di uno scontro tra due sorelle, dico tutto e allo stesso tempo niente. La forza del conflitto risiede, infatti, su due elementi: il potere dello scambio verbale e l’eco che questo genera nello spazio e nel tempo. È qualcosa che si rinnova ogni sera e che richiede un notevole sforzo fisico». Dal 4 al 6 marzo Luca De Fusco dirige Lara Sansone ne La locandiera con Francesco Biscione, Vittorio Ciorcalo, Cinzia Cordella, Gennaro Di Biase, Giacinto Palmarini, Gilda Postiglione. Una trasposizione di Goldoni negli anni ’50 che il regista presenta così: “Ritrovo ne La Locandiera la perfezione della drammaturgia goldoniana, il suo meccanismo a mosaico che la rende perfetta se la compagnia è dotata di tutte le tessere giuste. Il regista deve rispettare ed anzi sforzarsi di riprodurre il mosaico ma può poi darsi delle libertà interpretative. Per la terza volta ho ambientato Goldoni negli anni ’50.Trovo che ci sia un’analogia tra la freschezza e l’ottimismo della nascente borghesia italiana del ’700 e quello della borghesia italiana degli inizi del boom economico del secolo scorso. Le trasposizioni, a mio avviso, rivitalizzano i testi e ne dimostrano l’eternità”. Dall’11 al 13 marzo Le Baccanti di Euripide traduzione e adattamento Laura Sicignano e Alessandra Vannucci per la regia di Laura Sicignano. Siamo nella stanza di un museo infestato da presenze malefiche, che forse è la traduzione spaziale della mente di Penteo, uno spazio geometrico e razionale, ma minacciato da muffe e infiltrazioni, inquietudini e desideri violentemente repressi. Qui si manifestano apparizioni e scomparse di sogni e di inconfessabili desideri. Siamo in un circo demoniaco, dove regnano metamorfosi e travestimento. Su musica elettronica, le donne corrono con i lupi: streghe e femmine folli
di Dioniso, le Baccanti sono un piccolo esercito impeccabile di principesse inservienti pronte a danzare e a sbranare, sfuggono allo stereotipo dello sguardo maschile e sono libere. Dal 18 al 20 marzo ci sarà The night writer. Giornale notturno testo, scene e regia di Jan Fabre con Lino Musella. Jan Fabre di notte scrive e disegna. Le trasposizioni, a mio avviso, rivitalizzano i testi e ne dimostrano l’eternità raccoglie, come in un flusso, i suoi pensieri sull’arte e sul teatro, sul senso della vita, sulla famiglia, sul sesso, sull’amore: dai vent’anni di un giovane di provincia, sino alla maturità dell’artista celebrato in tutto il mondo. Come in una confessione, un mettersi a nudo con spregiudicatezza, con ironia e crudeltà, il copione raccoglie diverse pagine dei diari personali dell’autore, oltre a brani tratti dai suoi scritti per il teatro. Dal 25 al 27 marzo Ovvi destini di Filippo Gili con Vanessa Scalera e con Pier Giorgio Bellocchio, Anna Ferzetti, Daniela Marra, per la regia di Filippo Gili. ‘Ovvi destini’ è una tragedia contemporanea da mettere in scena con la consueta passione per la concretezza. Per questo saranno Anna Ferzetti, Daniela Marra e Vanessa Scalera a interpretare questo gruppo di famiglia. Per la loro straordinaria inclinazione ad una recitazione concreta, e per la loro bravura a far diventare ‘concreto’ non il quotidiano ma, come in questo caso, le tragiche e paradossali ‘ore limite’ di una intera vita, di una intera famiglia. Ettore Bassi è il protagonista, dall’1 al 3 aprile Il sindaco pescatore tratto dall’omonimo libro di Dario Vassallo per la regia Enrico Maria Lamanna testi di Edoardo Erba. Si racconta e soprattutto si ricorda la storia di un eroe normale, Angelo Vassallo, il Sindaco Pescatore. Un uomo normale e straordinario in una regione malata e straordinaria come la Campania. Un uomo che ha sacrificato con la sua vita l’impegno di amministrare, difendere e migliorare la sua terra e le sue persone. La sua opera di uomo semplice onesto e lungimirante attraverso l’inizio della sua carriera politica, i successi straordinari ottenuti sul campo del Cilento nell’ottica del Bene Comune, compresa l’operazione Dieta Mediterranea assunta grazie a lui a Patrimonio dell’Unesco, fino al suo tragico epilogo. Dall’8 al 10 aprile Cristina Donadio
21 è la protagonista di Je suis kiki di Igor Esposito con Marco Zurzulo Ensamble. Una produzione Tradizione e Turismo Centro di Produzione Teatrale. Nel testo la Donadio racconta una donna schiava dell’immagine come erano Marylin Monroe e Mia Martini del mio spettacolo del 2014: una figura persa, drogata di cocaina e di assenzio, incapace di fare i conti con chi era vent’anni prima, con l’immagine fotografata da Man Ray o dipinta da Modigliani. Dal 22 al 24 aprile Berretto a sonagli di Luigi Pirandello con Chiara Baffi, Gigi Savoia regia Massimiliano Gallo. Una commedia il cui meccanismo perfetto ti porta a parteggiare apertamente per il protagonista, in un quadro quasi sprezzante di quella borghesia così sapientemente rappresentata dall’autore. Uno spettacolo pregno di emozioni e sentimenti, pieno di quel sangue non espresso dalla “corda pazza”. È questa una delle missioni del Teatro, raccontarsi, mettere in scena i personaggi, in un luogo di confronto. Mettersi a nudo, come davanti ad uno specchio. Ma a Teatro lo specchio sarete voi… Dal 29 al 30 aprile e il 1 maggio Nadia Baldi firma la regia di Ferdinando di Annibale Ruccello con Gea Martire, Chiara Baffi, Fulvio Cauteruccio. Francesco Roccasecca, il testo forse più famoso di Annibale Ruccello, andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986. L’opera ha vinto due premi IDI: uno nel 1985 come testo teatrale, il secondo nel 1986 come miglior messinscena. Questa nuova versione ha ricevuto due nomination ai Premi Le maschere 2017 per Chiara Baffi e Le maschere 2018 per Chiara Baffi e Francesco Roccasecca. Dal 6 all’8 maggio sarà in scena Laura Marinoni con La Gilda un progetto firmato dalla Marinoni e Alessandro Nidi da La Gilda del Mac Mahon di Giovanni Testori. Mi sembra di conoscerla, la Gilda. E la lingua stupefacente con cui l’autore la fa parlare, come un torrente in piena; quella vitalità senza freni che racconta la fatica di sopravvivere e la passione incontenibile per il sesso sì, ma soprattutto per l’amore.Testori mi commuove, sempre. Ho tanta voglia di farla vivere, questa Atomica dei quartieri bassi, che si vende per far uscire di galera il suo Gino e poi viene scaricata proprio in ragione del suo “darsi intorno”. Mi assomiglia la
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A PIAZZA DEL PLEBISCITO, IL SECONDO CAPITOLO DI “VIVIANI PER STRADA”
Da sabato 25 settembre in scena “Via Partenope” e “Tuledo ‘e notte” con Bammenella ‘e ‘ncopp’ ‘e Quartieri I due atti unici del commediografo stabiese, diretti da Nello Mascia, prologo alla stagione ‘21/‘22 del Trianon Viviani curata da Marisa Laurito Biglietti in vendita online e al botteghino del teatro A piazza del Plebiscito, dal 25 al 29 settembre, debutta il secondo capitolo di Viviani per strada, il progetto del Trianon Viviani, curato e diretto da Nello Mascia. Viviani per strada è nato lo scorso anno, in piena pandemia, per immaginare un “teatro possibile”, nel rispetto delle norme restrittive sanitarie emanate dal Governo, guardando a quelle vie e vicoli dove proprio l’Autore coglie gli umori più genuini dei suoi personaggi. Dopo il dittico Porta Capuana e Mmiez’â Ferrovia, per questo secondo capitolo Mascia ha scelto altri due atti unici vivianei, Via Partenope e Tuledo ‘e notte (Via Toledo di notte), scritti entrambi nel 1918, all’indomani della disfatta di Caporetto, quando il Governo italiano tassò il teatro di varietà per disincentivare l’allestimento di questo tipo di spettacoli. In entrambe le commedie sono presenti tutti gli elementi che rappresentano la base del teatro di Viviani, con l’avvicendamento di personaggi e situazioni in un ritmo quasi cinematografico, che trasforma il folclore partenopeo in un clima culturale molto vicino all’espressionismo tedesco. Tuledo ‘e notte, in particolare, comprende uno degli esempi della straordinaria maestria dell’Autore, ovvero il brano Bammenella ‘e
‘ncopp’ ‘e Quartieri, diventato celebre oltre la stessa commedia. Nei due spettacoli saranno in scena, con lo stesso Nello Mascia che firma anche la regia, Daud Afzal, Rossella Amato, Matteo Biccari, Ciro Cascino, Peppe Celentano, Gianluca d’Agostino, Francesco Del Gaudio, Angela De Matteo, Massimo De Matteo, Chiara Di Girolamo, Roberto Giordano, Pierluigi Iorio, Roberto Mascia, Massimo Masiello, Matteo Mauriello, Simone Mazzella, Ciccio Merolla, Ivano Schiavi, Daniela Sponzilli e Imma Tammaro. Le elaborazioni musicali sono di Ciro Cascino e Ciccio Merolla. Le scenografie sono a cura di Raffaele Di Florio, i costumi di Pina Sorrentino, le coreografie di Imma Tammaro, con il disegno luci di Gianluca Sacco e il suono di Da-
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niele Chessa. Viviani per strada andrà in scena, tutti i giorni, da sabato 25 a mercoledì 29 settembre, sempre alle 21. I biglietti sono acquistabili presso il botteghino del teatro, le prevendite autorizzate e online sul circuito AzzurroService.net. Il botteghino è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19; il sabato dalle 10 alle 13:30. Informazioni: sito istituzionale teatrotrianon.org, tel. 081 2258285. Nel rispetto della normativa di igiene e sicurezza prescritta per l’emergenza sanitaria, i posti sono contingentati e numerati. È obbligatorio il possesso del green pass e l’uso della mascherina. Prodotto dal Trianon Viviani con il sostegno del Programma operativo complementare della Regione Campania (Poc 2014-2020), lo spettacolo è il prologo della stagione teatrale 2021/2022, curata da Marisa Laurito, che sarà inaugurata il 15 ottobre prossimo con la prima teatrale del musical Adagio Napoletano. Cantata d’ammore, scritto e diretto da Bruno Garofalo, con la compagnia Stabile del teatro della Canzone napoletana. Le attività del teatro della Canzone napoletana si avvalgono della sponsorship tecnica di Enel e il patrocinio di Rai Campania. Trianon Viviani, 11 settembre 2021 ufficio stampa FONDAZIONE TRIANON VIVIANI • Paolo Animato, responsabile tel. 081 2258285 / email comunicazione@teatrotrianon.org • Gabriella Galbiati tel. 320 2166484 / email galbiati@teatrotrianon.org
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
CAROSUONANDO AL COMPLESSO DI SAN DOMENICO MAGGIORE
Per festeggiare l’imminente riapertura del Teatro Lazzari Felici, prevista sabato 9 Ottobre, l’organizzazione in collaborazione con l’APS Insolitaguida Napoli propone un evento imperdibile: Venerdì 1 Ottobre ore 21:00 nel suggestivo cortile di San Domenico Maggiore andrà in scena lo spettacolo Carosuonando a cura della Compagnia L’Arrocco. Un piacevole viaggio musicale nell’attività artistica del Maestro napoletano nel suo periodo d’oro. “Innovatore” della canzone napoletana e autore di canzoni, seppe dare anche alle canzoni napoletane più classiche quel ritmo ballabile che, ancora oggi, è fonte di ispirazione e di imitazione per molti altri artisti. Lo spettacolo cercherà di far comprendere, attraverso la musica e qualche aneddoto, l’epoca, la vita e il carattere di uno degli “ambasciatori” più conosciuti della nostra città nel mondo. Per prendere parte all’evento, contributo di partecipazione € 12, organizzato dall’Associazione Insolitaguida Napoli e Teatro Lazzari Felici, è necessario prenotare chiamando / whatsappando il 3389652288, oppure tramite i siti web www. insolitaguida.it o www.lazzarifelici.it, dove è possibile procedere anche all’acquisto online. CRISTINA CENNAMO
ORDINE DEI COMMERCIALISTI: SALTA LA TERZA LISTA PER LA PRESIDENZA DI NAPOLI
La candidata di Donne e Valori, Francesca Giglio, ha rinunciato alla carica. Niente di fatto all’Ordine dei Commercialisti di Napoli per quella che doveva essere la terza lista in corsa per la carica di presidente: Donne e Valori. In vista delle prossime elezioni, in programma l’11 e 12 ottobre, un gruppo di colleghi molti dei quali già incardinati nell’attività ordinistica con cariche di prestigio, aveva espresso il desiderio di proporre un’alternativa alle due formazioni storiche creando una lista composta da commercialisti emergenti o che in ogni caso rappresentassero le istanze e le esigenze delle nuove leve della professione. Il candidato alla presidenza individuato dal gruppo, e quindi coordinatore dello stesso, era stato individuato nella figura di Francesca Giglio: figlia di Raffaele, per anni alla guida dell’Ordine, console delle Filippine e già assessore al bilancio del Comune di Nola che ha portato fuori da una difficile situazione appena un anno fa.
Dopo alcune settimane di incontri, però, la Giglio ha deciso di fare un passo indietro, rimandando quindi alla prossima tornata il progetto elettorale : “Con grande dispiacere – ha dichiarato – e nonostante l’impegno profuso, mi vedo costretta a comunicare ai colleghi che mi hanno incoraggiata e sostenuta che non potrò farmi portavoce di un progetto per il cambiamento e la rappresentanza femminile. Faccio un doveroso passo indietro a causa del tempo ristretto che mi è stato concesso, che non mi consente di aggregare una compagine tale da garantire l’evoluzione della nostra categoria che resta sempre senza salvaguardie ed esclusive. Il cambiamento che auspichiamo deve essere frutto di un percorso più lungo, ed invito allora quanti mi hanno dimostrato stima e fiducia ad affiancarmi nel percorso ordinistico affinché io possa continuare ad essere espressione di chi, come me, crede in un futuro migliore dei commercialisti non solo di Napoli ma di tutta Italia”.
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DAVIDE GUIDA
A DAVIDE VOLPE ASSEGNATO IL PREMIO PER IL 1° VESUVIAN POETRY SLAM
Venerdì 10 settembre, presso l’Agriturismo “La Vigna” di Pollena Trocchia (NA), si è conclusa, con grande riscontro di pubblico, la prima edizione del Vesuvian Poetry Slam. Alla splendida cornice naturale creata alle falde del Monte Somma, tredici poeti hanno partecipato, con le loro emozioni in poesia, al concorso voluto e condotto dall’artista Melania Mollo, dall’attore e scrittore Pasquale Rea e dal poeta Giuseppe Vetromile del Circolo Letterario Anastasiano, con la collaborazione dell’Agriturismo “La Vigna”, del “Club Napoli Pollena Trocchia”, del circolo di promozione e aggregazione culturale “Club House Artisti” e della Pro Loco di Pollena Trocchia. Il concorso, dedicato alle vittime della pandemia Covid-19, ha assunto una particolare valenza in quanto è stato inserito in un ambito di grande rilievo nazionale, il campionato di Slam Italia che vedrà la sua gara conclusiva a Milano il prossimo 18 settembre. Durante la serata, l’attore Pasquale Rea ha intrattenuto il pubblico con la sua maschera di Pulcinella. Presenti all’evento anche le principali istituzioni dei comuni di Pollena Trocchia e di Massa di Somma, che hanno mandato i loro saluti ufficiali al pubblico presente e ai concorrenti. I poeti iscritti a concorrere alla kermesse di poesia sono stati Nancy Loved Amato, Simona Barbati, Giuseppina Dell’Aria, Milena Di Rubbo, Anna Gentile, Gennaro Iannuzzi, Aniello Luciano (Eddie Verso), Valeria Marchese, Martina Natale, Paolo Perrone, Irene Sabetta, Carmine Tremolaterra e Davide Volpe. Secondo le regole del concorso, i poeti sono stati chiamati ad esprimersi davanti a una giuria unicamente con la loro mas-
sima bravura espositiva, ma senza alcun aiuto strumentale e scenografico ad eccezione del microfono. Il primo premio è stato assegnato a Davide Volpe, giovane poeta con la passione del teatro (è anche attore) non nuovo a mostrare i suoi lavori lirici a manifestazioni e concorsi, che grazie a questo importante riconoscimento potrà andare in finale a Milano il 18 settembre. Sul podio si sono susseguiti Milena Di Rubbo e Anna Gentile, rispettivamente seconda e terza classificata. Durante la serata è stato assegnato anche un premio speciale, dedicato a Mimmo Borriello scomparso a causa del covid nel mese di novembre 2020. Questo premio è stato conferito alla quarta classificata, Irene Sabetta da Alatri. Una serata intensa di calore, in primis grazie all’ottima organizzazione, composta da coloro che con professionalità credono alla poesia quale strumento di trasmissione di emozioni: non per nulla gli organizzatori sono volti noti e pluripremiati a livello nazionale, grazie pro-
prio ai loro capolavori lirici e non solo. Melania Mollo e Pasquale Rea non sono solo poeti di spessore ma anche attori, volti noti a livello del cinema sociale e della televisione locale e nazionale, con partecipazione a progetti di forte rilevanza mediatica. Giuseppe Vetromile è attualmente in tournée con il suo ultimo lavoro editoriale “Proprietà dell’attesa”. E ineccepibili tutti i partecipanti, che hanno saputo mettere in difficoltà, con la bravura con quale hanno espresso in lirica le loro emozioni, i componeti della giuria, rigorosamente popolare che veniva modificata durante ogni manche del concorso, e che ha dovuto lavorare sodo per esprimere la scelta del vincitore. In attesa della finale e della seconda edizione del concorso, che sicuramente vedrà aprire le porte nel nuovo anno. Il fotografo ufficiale dell’evento è stato Giuseppe Pelosi che con professionalità ha immortalato con i suoi scatti i momenti salienti. I premi per i vincitori sono stati donati dalla Press Photo Srl dei fratelli Maione.
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FABRIZIO KUHNE
APERTA A NAPOLI LA MOSTRA DEDICATA A FRIDA KAHLO
A Palazzo Fondi, sino al 9 gennaio 2022, l’esposizione omaggia una delle figure femminili più amate al mondo. Il promoter Lacagnina: “Un tributo a tutte le donne che lottano”. Aperta al pubblico a Palazzo Fondi a Napoli (via Medina 24) la mostra dedicata alla pittrice messicana Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón dal titolo: “Frida Kahlo – Il caos dentro”. L’esposizione, realizzata dalla società Navigare e patrocinata dal Comune di Napoli, accoglierà i visitatori tutti i giorni dalle 9.30 alle 20.00 al costo di 12 euro, mentre nei weekend l’orario sarà prolungato alle ore 21 ed il biglietto costerà 2 euro in più (14). “Questa mostra, che ha già avuto luogo a Roma e Milano con un successo di partecipazioni – ha dichiarato l’organizzatore e promoter della mostra, Salvatore Lacagnina – intende omaggiare la figura storica dell’artista messicana icona nel mondo, ma far sì che l’esempio di Frida Kahlo parli a tutti. In questo caotico momento storico, ma ancor più alle donne impegnate nella lotta quotidiana per la propria salute e sopravvivenza per l’indipendenza, con particolare attenzione alla loro condizione in Afghanistan, vuole sostenere la loro determinazione”. L’esposizione, in programma sino al 9 gennaio 2022, prende vita negli oltre 700 metri quadri del monumentale Palazzo Fondi, progetto di rigenerazione urbana temporanea sviluppato e realiz-
zato nel 2018 da Urban Value srl insieme a Demanio e Comune di Napoli, premiato nel 2021 tra le migliori location d’Italia e luogo contemporaneo di produzione culturale. La struttura, esempio virtuoso di collaborazione tra settore pubblico, privato, aziende, associazioni senza scopo di lucro e operatori culturali, ospita riproduzioni in dimensioni reali degli ambienti quotidiani di Casa Azul, dove Frida visse sino alla morte. Abiti, accessori e oggetti amati e usati da Frida introdurranno il pubblico al clima culturale, politico, e familiare del Messico in cui Frida si formò. L’espressione di quel mondo interiorizzato e mescolato alla sensibilità ferita ma appassionata di Frida troverà, poi, rappresentazione nei dipinti esposti: l’originale Piden aeroplanos y les dan alas de petate, un olio su cartone del 1938 proveniente da una collezione privata di Madrid, e 15 celebri autoritratti riprodotti in formato digitale con tecnica modlight e animati. La mostra, inaugurata con il vernissage al quale hanno partecipato per il Comune di Napoli gli assessori Annamaria Palmieri (Cultura ed Istruzione) e Donatella Chiodo (Welfare, digitalizzazione, politiche giovanili e sport) e Hector Alcantra, addetto culturale dell’Ambasciata del Messico in Italia, si conclude con la proiezione del film di animazione tridimensionale Frida Kahlo – Il Viaggio, realizzato in esclusiva per la mostra e proiettato in una speciale sala cinema 10D, con effetti speciali multisensoriali.
Crescere insieme, perfezionandosi SICUREZZA EDILIZIA AMBIENTE VIA G. ROCCO, 2 - 80026 CASORIA (NA) TEL./FAX +39 081 19105654 - CELL. +39 335 8157475 E-MAIL: stdgroupsrls@virgilio.it - stdgroupsrl@pec.it
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Trigesimo MIMMO RONGA giovedì 23 settembre ore 18.00 Chiesa di San Mauro, Casoria
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www.casoriadue.it Augurissimi
10 settembre Auguri ai novelli sposi Giuseppe Amato e Carmela Delle Donne 19 settembre San Gennaro Martire Santo Patrono di Napoli e di Afragola Auguri a tutti i Gennaro in particolare a Gennaro Buonaurio Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
Editore CASORIA DUE s. a. s società messa in liquidazione
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